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FERNWEH
from TRAKS MAGAZINE 50
by Fabio Alcini
Esce ufficialmente la colonna sonora ufficiale di “Tríptiko”, un concerto multimediale ispirato alle opere di Hieronymus Bosch contenute nel Museo del Prado
Prima domanda ovvia: come si fa a tradurre in musica un dipinto di Bosch? Si cerca di tramutare in musica le suggestioni che il dipinto offre, sia a livello personale che di band. Il processo avviene, per quanto ci riguarda, molto meno consciamente di quanto si creda: i dipinti di Bosch hanno semplicemente toccato in noi delle corde da cui sono scaturiti certi suoni e determinate scelte artistiche che sono proprie della nostra identità musicale. A questo abbiamo aggiunto una ricerca approfondita di analisi dell’opera, così da poter anche offrire musicalmente, in maniera razionale, un nostro commento e un’interpretazione dei temi principali che attraversano i dipinti. Detto questo, non pensiamo ci sia una vera e propria maniera di tradurre in musica Bosch, se non quella di offrire una genuina e personale interpretazione dell’opera, evitando qualunque forzato didascalismo (per dire, cercare di riprodurre “fedelmente” la musica dell’epoca e dei luoghi di Bosch). Probabilmente la via è quella di riuscire a dire qualcosa di se stessi, mentre ci si proietta con la musica sull’opera di altri. Per tanto, ogni artista impegnato nella solita sfida, avrebbe affrontato Bosch in maniera differente, con il proprio taglio personale. Quali sono state le basi e anche le difficoltà di questo progetto?
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Inizialmente, nel progetto audiovisivo live di Tríptiko, non era previsto il nostro contributo musicale. La Fondazione produttrice del progetto aveva pensato a un riadattamento musicale più vicino al tempo di Bosch. Rino Stefano Tagliafierro e lo studio di visual design Karmachina, che hanno avuto cura della direzione artistica e della produzione del video di Tríptiko, hanno preferito avanzare una proposta musicale più sperimentale e contemporanea e ci hanno coinvolto, sulla base di alcune altre collaborazioni che avevamo avuto in passato. Abbiamo dovuto comporre un provino di circa tre minuti, rappresentativo dello stile e delle sonorità con cui avremmo sviluppato il lavoro. Il provino è stato sottoposto alla Fondazione, è piaciuto e ci siamo ritrovati dentro il progetto. Quel materiale musicale è diventato lo scheletro della colonna sonora complessiva. La più grande difficoltà è stata sicuramente avere poco tempo a disposizione; in circa un mese abbiamo creato mezz’ora di musica e di sound design, allo stesso tempo abbiamo pensato a come organizzare il concerto e a come eseguire le varie parti dal vivo. Abbiamo finito la soundtrack negli stessi giorni delle prove generali. Tenen- do conto dell’importanza e della portata dell’evento è stato stressante, ma forse questa commistione ha fatto in modo che l’esperienza della dimensione performativa abbia influito molto nel finalizzare la scrittura e siamo davvero rimasti piacevolmente sorpresi del risultato finale.
Che cosa c’è di “musicale” nell’opera di Bosch?
La forza delle immagini di Bosch è talmente visionaria e lisergica che in certi momenti tutto sembra essere musica! Basti pensare a quell’orgiastico connubio di corpi nell’anta centrale del Giardino delle Delizie: noi abbiamo immediatamente pensato a una danza e come tale l’abbiamo musicata. A parte questo, nel trittico di Bosch, sono ricchi i riferimenti esplicitamente musicali: nell’anta destra, l’inferno, sono raffigurati strumenti musicali come liuto, arpa, ghironda, zampogna, flauto ecc. Le sonorità di alcune tracce dell’album dedicate all’anta destra riprendono i timbri di questi strumenti, in combinazione con sonorità elettroniche e sintetiche.
Infine, il riferimento che da subito ci ha più entusiasmato è la presenza di uno spartito musicale nel dipinto, attribuito allo stesso Bosch, che abbiamo deciso di rielaborare e far diventare il tema musicale delle tracce 10 e 13, Hell + Bosch’s Theme e Bosch’s Theme (reprise).
Il tema musicale è diventato anche l’anteprima di presentazione dell’intero album.
Avete in mente altri pittori che secondo la vostra sensibilità sarebbe possibile “musicare”?
Chiunque altro. Possiamo sempre offrire un nostro commento relazionandoci all’opera di altri sulla base del nostro tempo, della nostra situazionalità artistica. In tale modo, si dà vita all’opera per capire come questa si relaziona alle nostre vite di oggi, senza fermarci a una semplice contemplazione e passivo omaggio.
Che altri progetti state portando avanti in questo momento?
Al momento siamo ancora concentrati su Tríptiko, che non è da considerarsi come un progetto chiuso dopo questa pubblicazione musicale. Tríptiko è un progetto articolato: è un concerto multimediale che intendiamo portare avanti e presentare live il più possibile, in seguito alle esibizioni spagnole e alla prima italiana del 2021 a Ibrida Festival; è anche un’installazione multimediale, attualmente esposta nella mostra Bosch e un altro Rinascimento a Palazzo Reale a Milano. Tutto questo per quanto riguarda il nostro lavoro con il mondo audiovisivo e installativo, ma è sul nostro percorso di band che stiamo cercando di portarci avanti. In questi mesi stiamo lavorando a un se- condo album che segua il nostro debutto uscito nel 2018, ormai diversi anni fa: ci manca soprattutto quello che aveva seguito quell’uscita, il tour in Europa, le tante date in giro e le emozioni connesse a queste. Nel frattempo siamo cambiati e, con noi, la nostra musica; per questo preferiamo prenderci il tempo necessario e uscire solo quando avremo raggiunto davvero quello che vogliamo e in cui ci riconosciamo. Al momento stiamo lavorando in remoto alle varie tracce, ma ci riuniremo in studio per ultimare il tutto.