REDAZIONE
Direttore: Corrado Piroddi. Vicedirettore: Anna Maria Ricucci Redazione: Valeria Bizzari, Antonio Freddi, Giacomo Miranda, Teresa Paciariello, Lavinia Pesci, Corrado Piroddi, Anna Ricucci, Timothy Tambassi. Collaboratori esterni: Marco Anzalone, Simona Bertolini, Mara Fornari, Donatella Gorreta, Federica Gregoratto, Francesco Mazzoli, Giovanna Maria Pileci, Marina Savi, Cristina Travanini. Direttore responsabile: Ferruccio Andolfi.
SOMMARIO
Figure dell’individualismo..............................................................................................................................................p. 6 La libertà e l’individualità secondo Stirner di Ferruccio Andolfi............................................................................................................p. 7
Meditazioni filosofiche..................................................................................................................................................p. 18 Il capitalismo non è ineluttabile di Lavinia Pesci....................................................................................................................................p. 19 A riddle about justice di Timothy Tambassi.........................................................................................................................................p. 23
Cinema e filosofia............................................................................................................................................................p. 24 Discorso, violenza, potere: Changeling di Roberta Martina Zagarella...................................................................................................p. 25 La realtà oltre la sua durata di Clio Nicastro..........................................................................................................................................p. 31
Letteratura e filosofia...................................................................................................................................................p. 36 Spunti di riflessione sul concetto di mimesis di Lucia Mancini................................................................................................................p. 37 La narrativa fantasy fra ModernitĂ e Medioevo: dal Signore degli Anelli al Trono di Spade di Andrea Marconi...................................p. 45
Didattica e filosofia.............................................................. .......................................................................................p. 52 Il potere della parola di Beatrice Bandini.............................................................................................................................................p. 53
Libri in discussione....................................................................................................................................................p. 58 Riconoscimento e teoria sociale critica di Timothy Tambassi..................................................................................................................p. 59 Mal fare, dir vero di Silvia Ferrari..........................................................................................................................................................p. 61 Verso un’individualità autentica di Mara Fornari...................................................................................................................................p. 64
These buildings and objects are taken as they could be evidences of a past civilization. They appear to be likely dolmens left in landscapes. They seem like forgotten old temples. Consumerist society taught us the newest things are always the best, but it did not warn us how fast they will become old and obsolete. Today’s Empire, Tomorrow’s Ashes.
Antonio Cavicchioni nasce il 25 luglio del 1984 a Reggio Emilia. Ottenuta la maturità scientifica, si dedica allo studio della chitarra classica presso il conservatorio di Reggio Emilia e consegue la laurea in Scienze della Comunicazione presso l'università di Bologna. Comincia a interessarsi alla fotografia verso i vent'anni, ispirato soprattutto dall'amore per alcuni registi come Lynch, Greenaway, Von Trier e Chabrol. Nel 2010 e nel 2012 riceve due menzioni d'onore all’International Photography Award di New York. Nel 2013 inaugura una mostra personale in occasione della Settimana della Fotografia Europea a Reggio Emilia.
Figure dell’individualismo
LA LIBERTÀ E L’INDIVIDUALITÀ SECONDO STIRNER
I
le figure del moderno Stato di diritto: la partecipazione alla res publica, la nazione, il partito, il diritto alla proprietà come pure a beni spirituali
l liberalismo e i diritti. La riflessione di Stirner sulla libertà propria si
quali la libertà di espressione. La retorica travolgente di queste pagine
iscrive all’interno di un’analisi del liberalismo, che ha al proprio
non consente confutazioni, fino a che incontriamo una radura di
centro i concetti di popolo, diritto e Stato. I movimenti contemporanei
riflessioni più pacate che chiariscono i presupposti di fondo da cui
che reclamavano le costituzioni e l’allargamento dei diritti –
muovono le argomentazioni precedenti.
ricordiamolo, siamo nel 1844 – forniscono a Stirner un modello storico concreto di che cosa significasse la lotta per la libertà. Le costituzioni
Dalla comunità all’unione. Il primo punto che Stirner stabilisce, sulla
reclamate dai liberali costituivano però, a suo giudizio, nuovi vincoli,
base di un’evidenza assunta come incontestabile, è che la società, e non
esigevano abnegazione, non giovavano alla valorizzazione di se stessi.
l’isolamento, costituisce la condizione originaria dell’uomo, il suo «stato
Non c’è nessuno Stato in cui io possa essere libero 1. Al suo interno –
di natura». In effetti nell’ordine biologico lo stato simbiotico madre-
afferma – non è permesso avere rapporti liberi, cioè spontanei, con gli
figlio precede il distacco e la progressiva autonomia del bambino; e sul
altri (ivi). La dipendenza, anche nella forma moderna di una subordina-
piano sociale, non diversamente, gli uomini passano progressivamente
zione alla legge, resta un rapporto religioso (301), cioè rinvia a quella
da un regime di convivenza, in cui la vita in gruppo, quasi fusionale,
forma di alienazione che Stirner, con Feuerbach, giudica ancora
sembra essenziale alla sopravvivenza, a una «società di individui», i cui
primaria.
membri sono indipendenti gli uni dagli altri (407 s.). Qualche decennio
La polemica con la pretesa, avanzata da teorici di uno Stato ideale,
dopo uno dei primi sociologi, Tönnies, avrebbe elaborato questo tema
sedicente «libero», occupa gran parte della sezione dell’opera «I miei
con la nota tesi di un’originaria comunità organica (Gemeinschaft) che si
rapporti» (Mein Verkehr). Tutte le cosiddette libertà reclamate dai rivo-
sfalda in una società formata da unità discrete concorrenti (Gesellschaft).
luzionari del tempo vengono mostrate nella loro irrilevanza per l’unico,
Tuttavia la constatazione di questo passaggio di per sé non comporta un
che per esse sacrifica la propria potenza. La requisitoria abbraccia tutte
giudizio di valore. Tanto è vero che Stirner e Tönnies giungono a
7
Quaderni della Ginestra
conclusioni opposte: per il primo il trend va assunto come una direzione
L’appartenenza del singolo a se stesso è incompatibile con qualsivoglia
irreversibile, che occorre appog giare con un movimento di coscienza (la
istituzione («Finché esiste anche una sola istituzione che il singolo non
coscienza dell’egoismo), mentre per il sociologo l’abbandono della
possa dissolvere, l’individualità propria e l’appartenenza a se stessi sono
comunità tradizionale comporta una perdita, alla quale bisogna reagire
ancora lontane», 285). La suggestione di questo tema, rinforzata
studiandosi di salvaguardare i valori minacciati. Ed è anche possibile
dall’esempio, fa dimenticare che l’unificazione, come del resto il
assumere la posizione di due socialisti utopisti come Landauer e Buber,
pensiero, non può darsi nella forma di un movimento perpetuo, ma ha
che diffidano del conservatorismo di Tönnies, e ripongono nel futuro
bisogno di punti d’appoggio, che nel linguaggio dei sociologi si
una «nuova comunità», purificata attraverso il filtro dell’individualismo
chiamano «istituzioni» e in quello dei pensatori «tesi», provvisorie
moderno, ben rappresentato da Stirner2. Sul piano teorico ciò che resta
quanto si voglia. Sulla difficoltà di una posizione, che mantenesse
da dimostrare è che la individualizzazione moderna rappresenti di per sé
l’azione in atto priva di qualsiasi sedimentazione istituzionale riportò
un movimento ascendente, e che l’unica alternativa alla comunità sia
l’attenzione, già ai tempi di Stirner, Arnold Ruge. Questi riconobbe
data dall’unione (Verein), di cui proprio in questo contesto Stirner
all’unico il merito di essersi posto, dopo Hegel, la questione di una
fornisce una definizione.
«realizzazione» dell’universale, e di aver ricondotto la società all’azione reciproca degli individui – prefigurando una definizione di società,
La cristallizzazione dell’unione. Questa risulta da un dissolvimento
aggiungiamo, che Simmel avrebbe reso famosa – ma indicò come limite
(Auflösung) della società, ma Stirner non si nasconde che da ogni unione
dell’unicismo stirneriano la mancanza di coscienza di come quest’azione
può sempre scaturire, per una sorta di «cristallizzazione», una società
sia necessariamente produttiva di alcunché di solido. Un unico che fosse
solida – diversamente da Tönnies, Stirner usa in modo equivalente i
rigorosamente indicibile non approderebbe a nulla. Lo stesso libro di
termini Gesellschaft e Gemeinschaft – che sopprime il movimento stesso di
Stirner è la prova che l’unico ha bisogno di comunicazione3.
unificazione (Vereinigung). L’idea viene chiarita attraverso l’analogia con il
Un’osservazione analoga la troviamo nella pagina conclusiva dello
pensiero attivo che si sedimenta e spegne in una «idea fissa» (408).
studio di Löwith, Das Individuum in der Rolle des Mitmenschen (1928): «Che
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Figure dell’individualismo
Stirner abbia potuto scrivere un libro intero sull’unico, che pure è
nostro autore. Una libertà assoluta è fuori questione, ciascuno di noi è
assolutamente una parola vuota, dipende dal fatto di averlo determinato
attorniato da potenze di ogni genere. Bisogna venire a patti con questa
nel suo rapporto con il mondo,… come individuo nel ruolo del co-
circostanza. D’altronde la società che mi toglie alcune libertà me ne
uomo» 4.
concede altre, almeno in termini di sicurezza. Ogni contratto a cui mi
La raccomandazione di Stirner di non arrestarsi a cambiamenti della
impegno comporta esso stesso la rinuncia a una libertà illimitata. Nel
struttura sociale – a ciò che altri, a partire da Marx, avrebbero chiamato
gioco tra l’autorità della società e le libertà è possibile una certa
«rivoluzioni» – sarebbe stata sviluppata da Camus nel senso di un invito
evoluzione nel senso di una maggiore «tolleranza»: la società può esporsi
a mantenere attivo, dentro le stesse nuove istituzioni che la rivoluzione
alla critica e alle riforme, purché la critica non sia «impudente» e
crea, il movimento della rivolta. All’autore del L’homme revolté dobbiamo,
«irriverente», spingendosi a investire la legalità come tale e a toccare la
credo, una delle formulazioni più equilibrate della necessaria convivenza
sua sostanza «sacra» (409).
di questi momenti. Stirner insiste invece piuttosto sul rischio che la
Quando la critica raggiunge questo punto, non viene più mossa in
rivoluzione si converta in reazione – e ciò metterebbe in luce «che cosa
nome della propria libertà, che inevitabilmente anche l’unione
era in realtà la rivoluzione» (145). Anche ne La rivoluzione di Landauer
sottopone a restrizioni, ma della propria Eigenheit, che si scontra
(1907)
convive
frontalmente con una potenza che la sovrasta, rifiutando la
drammaticamente con l’imperativo di dover agire per la trasformazione
«rassegnazione» e la «umiltà» (Demut) da cui quella potenza è alimentata
delle strutture sociali, malgrado il presentimento di un possibile
(410). Si tratta del tema ben noto della «servitù volontaria». Ma rispetto
fallimento.
a La Boetie ora quel tema si incrocia con la categoria del «sacro», cioè
lo
sguardo
è
altrettanto
disincantato,
ma
con la enfatizzazione della critica religiosa caratteristica del tempo, ed è La libertà non è assoluta. Ma torniamo all’analisi del testo stirneriano.
di questo che dovremo discutere.
La società cristallizzata si presenta come una minaccia per la libertà. Le
La differenza tra lo Stato e l’unione in fatto di libertà non è quindi
restrizioni imposte alle libertà non sembrano impensierire troppo il
sostanziale, perché entrambe le forme sociali suppongono qualche
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Quaderni della Ginestra
misura di costrizione. Si può solo immaginare che l’unione promuova
La società comunista e il vero bene. La posizione con cui Stirner sente
qualche nuova libertà. Ma la libertà assoluta è una esaltazione religiosa,
immediatamente il bisogno di confrontare la propria idea associativa di
afferma Stirner, avvicinandosi su questo punto a Feuerbach (ivi). La vera
«unione» è quella comunista di una società che pretende anch’essa di
differenza riguarda la Eigenheit, di cui lo Stato è nemico e che viene
porsi al di là dello stato di cose esistente. In forma più ampia egli aveva
viceversa valorizzata dall’unione, una struttura che non arriva a
già indagato i caratteri di una simile società nelle pagine dedicate al
costituirsi come qualcosa a se stante e di cui anzi l’unico dispone,
«liberalismo sociale», identificando come suo tratto quella di essere una
almeno nel senso che può sempre recedere da essa (411).
«società dei lavoratori». Questa caratterizzazione resta anche qui, ma si insiste particolarmente sulle implicazioni morali di una simile società, la quale mira a un problematico «vero bene» o «bene di tutti», che non è davvero in grado di soddisfare le esigenze universali. L’amore e il sacrificio del socialismo umanistico e religioso qui rappresentato non valgono a preparare tempi migliori, meglio seguire piuttosto la via dell’«usurpazione» (411-13). Si può congetturare facilmente che Marx ed Engels, dopo la polemica serrata con Stirner nell’Ideologia tedesca (184546), abbiano fatto tesoro tuttavia della sua lezione, imprimendo una svolta alla teoria socialista che stavano costruendo in una direzione che un critico (Althusser) ha chiamato, con qualche esagerazione, «antiumanistica». Anche se l’usurpazione non fa parte della loro strategia, essi cercano di spogliare la loro proposta da quelle connotazioni moralistiche che il linguaggio umanistico precedentemente
TODAY’S EMPIRE, TOMORROW ’S AS HES N°11, 2014
adottato poteva suggerire.
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Figure dell’individualismo
La religione (cristiana) col suo principio dell’amore, l’umanesimo di
di partenza dei concorrenti – ma per la morale dell’amore, della
Feuerbach, che aveva ricondotto appunto il nucleo del cristianesimo al
compassione, e della sofferenza che muove a compassione, che vi trova
principio dell’amore per appropriarsene, e il socialismo, in alcune delle
implicati (414). E vi oppone un egoismo della reciprocità, introducendo
teorizzazioni anteriori alla sua formulazione «scientifica» o pretesa tale,
un motivo che Nietzsche avrebbe svolto, insieme a quello, che compare
si trovano su un’unica linea di sviluppo, che Stirner vuole decisamente abbandonare. Il bisogno di comunità, ammette, esiste, ma solo in quanto spinge gli uomini a collegarsi per raggiungere meglio i propri intenti. Quando la comunità diventa un «principio», emerge il suo aspetto totalitario. La religione e la società sono talmente collegati che a Stirner appare impensabile una religione che non sia della società in qualche sua forma (413). L’aspetto intimo della religione, che nei suoi Discorsi Schleiermacher aveva reclamato come suo lato essenziale, non viene affatto preso in considerazione. Il comunismo allora è tutt’altro che una estirpazione della religione, come pretende, ma anzi il compimento di questa religione per così dire «sociale». Il suo valore centrale è l’eguaglianza, l’esistere gli uni per gli altri in una solidarietà amorosa e soffocante, che non lascia spazio ad alcuna libertà che non sia appunto quella della stessa società. Si direbbe che Stirner non contesti tanto il comunismo come sistema politico – anzi da questo punto di vista esso rappresenta un progresso, premiando il lavoro piuttosto che la ricchezza ed eguagliando così davvero i punti
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Quaderni della Ginestra
qui anch’esso, di come sia umiliante e meschino accettare perpe-
può «far uso» per i propri fini, o, in modo un po’ meno brutale, se
tuamente doni senza contraccambiare.
riescono «interessanti» per noi. L’unione si sostanzia proprio di rapporti di questo tipo (415 s.), anche se a dire il vero su questo punto si registra
Uguaglianza e differenziazione. È il presupposto stesso dell’uguaglianza
qualche oscillazione: da un lato Stirner sembra aderire a una prospettiva
degli uomini, da cui discende l’amore, la compassione e tutto il resto, ad
utilitaristica (come Marx gli rimprovera), d’altro lato suggerisce che
essere una finzione del pensiero, nella realtà ciascuno ha una diversità
l’eliminazione di qualsiasi termine medio nei rapporti tra singoli, vale a
essenziale da ogni altro, e nella sua indicibilità si può dire che sia un
dire dei loro ruoli sociali, potrebbe consentire rapporti più autentici, in
non-uomo (415). Il processo di differenziazione, che si è compiuto nella
cui ciascuno mette in gioco il proprio sé. Questa socialità conviviale ha
modernità e che a partire dall’epoca romantica si è ancor più
poco a che fare con rapporti di tipo strumentale, e rimanda se mai a
radicalizzato, ci ha reso molto sensibili a questo argomento, che però
quella Geselligkeit, che Schleiermacher aveva opposto alla forma irrigidita
contrasta con altre evidenze a cui le scienze sociali hanno dato risalto, in
dello Stato.
particolare con quella di una comune umanità quale sostrato di qualsiasi differenziazione. Nel
quadro di un approccio scienti fico alla realtà
La mappa delle forme associative. Riporterò per intero in passaggio che
sociale l’opposizione netta tra nominalismo e realismo, a cui Stirner si
segue, a p. 416, perché in esso la mappa articolata delle varie forme
attiene, non riesce di alcuna utilità. Simmel, un sociologo particolar -
associative, che ha portato un’interprete (Hans Sveistrup) a parlare di
mente attento alla differenziazione sociale, ha osservato, proprio
una sociologia di Stirner6, viene illustrata con particolare finezza.
riferendosi a Stirner, che il sostrato comune non cessa di essere tale per il fatto che ciascuno lo esprime a suo modo 5.
«L’unione non sta insieme per un legame naturale né per uno spirituale e non è né una lega naturale né una spirituale. Non è un sangue
L’utile e autenticità dei rapporti. L’alternativa alla considerazione degli
o una fede (cioè uno spirito) a fondarla. In un legame naturale – qual è
altri come simili dotati della medesima essenza sta nel badare se di essi si
quello di una famiglia, di una stirpe, di una nazione e persino
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Figure dell’individualismo
dell’umanità – i singoli hanno valore solo come esemplari della stessa
mentre in una società egli funge da membro. Nelle unioni create per
specie o dello stesso genere; in un legame spirituale, qual è quello di una
accordo (Übereinkunft) infine il singolo non riceve investiture ma si
comunità, di una Chiesa – il singolo non ha altro significato che quello
comporta come «proprietario» nel godimento cosciente della propria
di essere un membro dello stesso spirito; nell’un caso come nell’altro ciò che tu sei come unico deve essere – represso. Come unico puoi affermarti solo nell’unione, perché l’unione non ti possiede: sei tu che la possiedi e ne fai uso (416).»
unicità7. Seguire la propria strada e sbarazzarsi dai limiti. Questa ricognizione delle diverse entità sociali storicamente date o almeno possibili ci permette una migliore comprensione del rapporto tra libertà e individualità che
Le entità sociali si possono distinguere – commenta Sveistrup – in
ho messo al centro del mio intervento. Ogni forma sociale rappresenta
due generi, a seconda della posizione che in essa occupa il singolo. Le
un punto di equilibrio tra esigenze di libertà e di necessaria repressione.
«unioni» (Vereine) vengono create o assunte dai singoli mediante accordi.
L’unione non costituisce l’unico spazio di libertà possibile, anche se
Le entità sociali in cui invece il singolo si trova nella posizione passiva di
presenta vantaggi anche sotto questo profilo. Essa viene indicata invece
chi riceve da esse la propria funzione e valore vengono denominate con
come l’unica forma sociale in cui può esplicarsi convenientemente la
il termine Bund, perché il singolo in esse è appunto legato (verbunden).
individualità propria.
Tra queste ultime Stirner traccia un’ulteriore distinzione a seconda che il
Stirner avanza l’idea che l’avanzamento della libertà sia un’impresa
Bund abbia origine nella natura o nello spirito. Il Bund di provenienza
vana o che avrebbe senso solo qualora fosse raggiungibile una libertà
naturale lo chiama Gemeinschaft, anticipando la nota definizione di
totale. Se la libertà guadagnata è invece, come non può non essere, una
Tönnies, mentre chiama Gesellschaft un Bund di provenienza spirituale, e
libertà determinata, essa si converte necessariamente in un nuovo
di nuovo Sveistrup fa notare la concordanza con Tönnies in quanto per
dominio. Ed esorta a darsi da fare per ottenere qualcosa di meglio
entrambi la Gesellschaft è una convivenza umana razionalizzata. Dal lato
dell’irraggiungibile – vale a dire la propria Eigenheit. Sembrerebbe che i
del singolo la sua posizione in una comunità è quella di un esemplare,
progressi nella libertà, ammesso che se ne diano, non abbiano nessun
13
Quaderni della Ginestra
effetto sulla produzione della propria individualità. Se una relazione
affermazioni. La loro attendibilità non è così scontata. Si può davvero
viene ammessa è solo nel senso che certe conquiste di libertà conseguono a
supporre che esista un nucleo dell’io sottostante alle sue manifestazioni?
una rigorosa e coerente attuazione del proprio sé. L’esempio addotto è
Gli psicologi hanno seri dubbi in proposito. L’identità sembra piuttosto
quello di Cristo, che senza proporsi in alcun modo di rovesciare l’ordine
il risultato di una progressiva costruzione che avviene all’interno
esistente coi mezzi dell’agitazione politica, di fatto lo distrugge, in
dell’esperienza e che si dipana dunque storicamente, e non ciò che resta
quanto, incurante dell’autorità, «ribelle», procede per la propria strada
una volta che ci siamo sbarazzati di una serie di vincoli. Altrettanto
(423). La liberazione dell’io dalle forme storiche di dominio non è
dubbia è una concezione della libertà puramente negativa, come una
dunque altro che la conseguenza di un suo precedente egoismo. È
liberazione da ciò che ci limita. La centralità assegnata a questo aspetto
l’attaccamento a se stessi a creare nuove libertà (214).
della libertà dipende soltanto dalla preoccupazione – forse da un
O, se si vuole adottare la prospettiva della liberazione, si può
eccesso di preoccupazione – di non subire coercizioni dall’esterno.
considerarla un fine a cui tendere solo a condizione che si pensino fino
Come ha sostenuto C.B. Macpherson in polemica con I. Berlin, non
in fondo i compiti che essa pone. Si tratta di liberare me da tutto ciò che
potremmo neppure porci il problema di una «libertà da», se non
non sono: «Io sono dunque il nocciolo che dev’essere liberato da ogni
avessimo già risolto in qualche modo il problema della nostra autodeter -
involucro, da ogni guscio limitante» (215). Ma a questo punto il
minazione («libertà di») in positivo8.
linguaggio della liberazione si rivela inefficace. Questo io, che ha
Se affrontiamo la questione in questi termini la libertà acquista un
«portato se stesso alla luce del giorno» (212), attingendo quella che in
risalto e un’importanza ben diversa da quella che Stirner le riconosce.
termini esistenziali potremmo chiamare la propria autenticità, non può
Essa diventa parte integrante della individualità di ciascuno, il suo essere
trovare nella libertà, che consiste essenzialmente nello sbarazzarsi di
proprio. Le potenzialità che essa esprime, come d’altra parte i limiti che
qualcosa, alcun ulteriore criterio di guida (215).
le appartengono, rappresentano potenzialità e limiti costitutivi della stessa individualità.
Il nucleo dell’io e le sue manifestazioni.
Soffermiamoci su queste
Le condizioni entro cui l’io si costituisce sono fin dall’origine, come 14
Figure dell’individualismo
nn
TODAY’S EMPIRE, TOMORROW ’S AS HES N°18, 2014
15
Quaderni della Ginestra
ammette Stirner nelle prima pagine della sua opera, condizioni sociali.
misura crescente come un’identità scelta e progettata piuttosto che
Fin dall’inizio l’uomo cerca di trovare se stesso e di conquistare se stesso
socialmente assegnata10.
emergendo dal groviglio delle cose del mondo (13). Questo processo di individualizzazione avviene in un gioco di relazioni più o meno
Il mondo dell’unico. Per definire il rapporto che intercorre tra l’esercizio
conflittuali. La libertà, come volontà di autoaffermazione diretta a
delle libertà e l’identità di un soggetto occorre intendere più in generale
eliminare barriere e resistenze, si rivela quindi come un momento
come si pone il soggetto rispetto al suo mondo, o, per usare le categorie
costitutivo dell’identità propria. Questo movimento liberatorio sarebbe
di Stirner, alla sua «proprietà» (Eigenthum). È proprio riflettendo su
stato interpretato da Feuerbach, nei suoi tardi scritti di etica, come
questa relazione, sul fatto che l’opera di Stirner si occupa dell’io ma
sorretto dalla «volontà di essere» e di «essere felici», che è inseparabile
insieme dei suoi «rapporti» (Verkehr), che Löwith arriva a conclusioni
dallo «sforzo di liberarsi dai mali» - se non da tutti dai mali eliminabili
che vanno oltre la dichiarazione di una ineffabilità dell’unico. Egli scrive:
della vita9. Che cosa può indicare allora la distinzione che Stirner vuole
«Ognuno, come unico, vive nel mondo come suo mondo particolare,
mantenere ad ogni costo tra individualità e libertà? Può alludere solo al
perché non solo si vive in mezzo al mondo, ma si è al centro del proprio
fatto, divenuto sempre più palese nelle società moderne, a misura che
mondo. Mondo non è ciò che uno è da sé, bensì ciò che gli appartiene,
l’io si è autonomizzato dai condizionamenti sociali, che la sfera del
che per lui è così com’è. Dunque tu unico sei «unico» solo insieme alla
cambiamento di sé non coincide, diversamente da quanto affer ma la
«tua proprietà» e in virtù di questa proprietà l’unico possiede, in quanto
celebre tesi marxiana, con il cambiamento delle circostanze. Se l’io si
proprietario di essa, un contenuto effettivo ed esprimibile.»11
forma sempre su uno sfondo naturale e sociale, esso finisce tuttavia per costituire riflessivamente un rapporto con se stesso, che ha una propria
Nel momento il cui l’io è al centro di un mondo, cessa perciò stesso
autonoma modalità di sviluppo. Ciò vale sul piano ontogenetico ma
di essere un unico ineffabile per farsi individuo sociale. Le relazioni,
anche su quello filogenetico. L’identità moderna infatti si presenta in
conflittuali o armoniche, con gli elementi di questo mondo – i suoi gesti
16
Figure dell’individualismo
di liberazione – lo costituiscono. Questa connessione dell’individuo al proprio mondo, che è inevitabilmente anche una «dipendenza» da esso, non viene annullata per il fatto che egli avanza nella coscienza di sé. La metafora della «proprietà» o della «appropriazione» non riesce a rendere la complessità di questa relazione, in cui io possiedo il mondo ma ne sono insieme posseduto. E anche l’esasperazione del rigetto del sacro rischia di portare fuori strada. Stirner ha creduto che la critica della religione di Feuerbach dovesse essere radicalizzata attraverso il disconoscimento di qualsiasi entità sacra. La sua funzione storica è stata per lo più fatta risiedere in questo allargamento della critica. Ma il di più non è sempre meglio. Nel frattempo una critica immanente alla religione, inaugurata da Schleiermacher, aveva indicato che viceversa proprio il sentimento del sacro – una sorta di «religione senza dio» – poteva costituire un riparo per il singolo da ogni potenza sovrastante, religiosa o mondana.
FERRUCCIO ANDOLFI
Intervento tenuto presso l’Università Magna Grecia, a Catanzaro, il 28 febbraio 2015, in occasione del convegno «La libertà radicale. Individuo e comunità nel pensiero libertario». 1 M. Stirner, Der Einzige und sein Eigenthum, Wigand, Leipzig 1845, p. 298. I numeri tra parentesi nel testo si riferiscono a questa prima edizione dell’opera. La traduzione
17
italiana seguita è quella di Leonardo Amoroso (edizione Adelphi). 1 M. Stirner, Der Einzige und sein Eigenthum, Wigand, Leipzig 1845, p. 298. I numeri tra parentesi nel testo si riferiscono a questa prima edizione dell’opera. La traduzione italiana seguita è quella di Leonardo Amoroso (edizione Adelphi). 2 G. Landauer, Durch Absonderung zur Gemeinschaft, 1901, poi in Die Botschaft der Titanic, Edition Kontext, Berlin 1994, pp. 7-28; M. Buber, Gemeinschaft, in Wörte an die Zeit, dreiländerverlag, München-Wien-Zürich 1919. Entrambi i saggi sono tradotti, con il titolo Attraverso la separazione verso la comunità e Comunità, nel n. 30/2007 de La società degli individui, pp. 122-140 e 141-154. 3 A. Ruge, Unsere lette zehn Jahre, in Zwei Jahre in Paris, vol. 2, Leipzig 1846, pp. 119-121. 4 K. Löwith, L’individuo nel ruolo del co-uomo, Guida, Napoli 2007, p. 262. 5 G. Simmel, Die beiden Formen des Individualismus, 1902, trad. it. Le due forme dell’individualismo, in Id., Forme dell’individualismo, Armando, Roma 2001, pp. 35-45; Das individuelle Gesetz, 1913, trad. it. La legge individuale, Armando, Roma 2001, p. 104: «L’individuo è l’uomo intero, non il resto che rimane quando da questo si toglie ciò che condivide con altri». 6 H. Sveistrup, Stirner als Sociologe,1928, rist. in «Stirneriana», n. 29, Leipzig 2006. 7 Ivi, p. 25. 8 C. B. Macpherson, Berlin's Division of Liberty, in Democratic Theory, Clarendon Press, Oxford 1973, pp. 108-9. 9 L. Feuerbach, Der Eudämonismus, SW X, p. 232. 10 P. Berger, B. Berger, H. Kellner, The Homeless Mind, 1973. 11 K. Löwith, op. cit., trad. cit., p. 262.
Meditazioni filosofiche
Meditazioni filosofiche
IL CAPITALISMO NON È INELUTTABILE «[…]Bisogna capire
bene
che
l'attuale
società
capitalistica, ormai
L
e righe del filosofo Costanzo Preve, recentemente scomparso, ci consegnano a mio avviso un messaggio molto importante: la non
ineluttabilità del capitalismo. Esso, infatti, è il risultato storico di una
mondializzatasi, non rappresenta l'esito ineluttabile e necessario di tutta la
serie di eventi, di circostanze fortuite che hanno portato l'umanità,
precedente storia del mondo, destinata fatalmente fin dal tempo delle caverne a finire
soprattutto dopo la caduta del Muro di Berlino, a santificare il mercato
in questo punto. La nascita del capitalismo, invece, deve essere considerata in larga
come unica forma possibile di economia. Nel testo sopraccitato, Preve
misura un caso, o, per meglio dire, un incidente aleatorio delle vicende umane.»
afferma inoltre: “il capitalismo non è l'esito fatalmente necessario di una storia direzionata, ma il prodotto largamente casuale di un insieme di
Costanzo Preve I secoli difficili. Introduzione al pensiero filosofico dell'Ottocento e del Novecento, Editrice C.R.C., Pistoia 2009, p. 27. «Proprio perché, con il feticismo della merce, la socialità viene feticizzata in cosalità, quella capitalistica si configura come una società di merci e di mercati, dei quai gli uomini non sono che intermediari, gli strumenti passivi. In questa deformazione storicamente determinata, anziché dominare le merci utilizzandole per soddisfare dei bisogni, gli uomini - compresi i capitalisti - ne sono schiavi, le accumulano senza tregua e le venerano come altrettante divinità venute al mondo in maniera autonoma.» Diego Fusaro, Bentornato Marx! Rinascita di un pensiero rivoluzionario, Bompiani, Milano 2009, p. 276
eventi in se stessi privi di qualsiasi necessità storica”1. Questa storicità del sistema capitalistico viene costantemente negata a favore di una visione che lo descrive come 'naturale', a-storico, necessariamente esteso a tutto il globo come l'aria che respiriamo. Nelle sue opere, Preve utilizza il termine, ripreso spesso dal suo giovane allievo Diego Fusaro, “monoteismo del mercato”. Quest'espressione è assai efficace poiché descrive l'atteggiamento, oramai dilagante, che innalza l'attuale economia a divinità unica, con le conseguenze che da tale atto derivano: la fede cieca nella sua bontà - paradiso realizzato di merci sempre nuove, in quanto massimamente deperibili - e l'inattaccabilità del sistema nel suo complesso, difeso com'è da una cittadella di dogmi, primo tra tutti l'articolo di fede della sua fatalità. E così, come scriveva Pierre Leroux, un filosofo annoverato tra i cosiddetti socialisti utopisti: “un tempo
19
Quaderni della Ginestra
Gesù cacciava i mercanti dal tempio, oggi non ci sono più templi se non
I pochi che levano le loro voci contro l'hybris capitalistica - quella che
quelli dei mercanti”. Questo aspetto religioso dell'ideologia capitalistica
Marx definisce nel libro I del Capitale la “produzione per la produzione”
è stato descritto anche dal filosofo francese Michel Onfray quando
o, detto in altri termini, l'accumulazione illimitata - , potrebbero essere
scrive, ad esempio: “I capitali fluttuanti, il denaro che, circolando,
accusati di vilipendio, apostasia o, cambiando campo semantico ma non
sprigiona l'energia e l'entropia con la quale il capitale di partenza si
la portata dell'accusa, di utopia...
riproduce – confondendo mitosi e meiosi -, poi si fraziona, si sviluppa,
Eppure i disastri provocati dalla dottrina neoliberista sono evidenti,
s'ingrossa, si sposta, tutto questo contribuisce alla formazione di un Dio
basti pensare alla sistematica precarizzazione del lavoro, o peggio alla
al quale tutti o quasi si sacrificano”.2
dilagante disoccupazione, al trionfo di un mondo dominato dalle cose e abitato da individui che hanno smesso di lottare per liberarsi dalle catene semplicemente perché le catene non le vedono più. E così si attua quella che Marx definiva Verdinglichung, ossia la reificazione, il processo che riduce gli individui e i rapporti sociali a cose. Anche il pensiero subisce il processo di reificazione assumendo i dati e i fatti esistenti come necessari e immodificabili. Da dove deriva questa cecità? Essa è il frutto di quella che Fusaro definisce nei suoi interventi “colonizzazione dell'immaginario”. I servi del capitalismo ecumenico - mezzi di comunicazione, esangui intellettuali allineati al sistema o finti nemici - difendono continuamente un modello di società caratterizzato dalla mercificazione totale, sostenendone la non trasformabilità. E così si consolidano il
TODAY’S EMPIRE, TOMORROW ’S AS HES N°1, 2014
conformismo e l'omologazione; nella “voce del gregge”, ricordando
20
Meditazioni filosofiche
l'espressione di Nietzsche, risuona continuamente l'elogio della
diversamente e progettare futuri alternativi. Pensare in senso utopico
produzione. Le merci, da oggetti necessari per soddisfare bisogni, si
significa recuperare l'idea di un futuro inteso, sempre citando Fusaro,
trasformano
come promessa e non come minaccia.
in
vettori
di
significati:
successo/insuccesso,
inclusione/esclusione. Ciò che compriamo è promessa: di felicità, di
Questa dimensione progettuale dovrebbe essere accompagnata dalla
salute, di bellezza, insomma, di riuscita sociale. Aver accesso alle cose è
ripresa del primato della politica sull'economia. L'attuale sistema
ormai l'orizzonte di senso che scandisce la vita di individui che
economico globalizzato si è emancipato da essa, si è innalzato a potenza
accettano incondizionatamente l'auctoritas capitalistica diventandone
autonoma, rendendo gli Stati inermi di fronte alle logiche del mercato.
schiavi.
La politica, a sua volta, anziché essere affidata solo ai politici di
Dal macigno dell'ineluttabile alla ripresa della categoria della
professione, dovrebbe aumentare gli spazi della partecipazione collettiva
possibilità: solo in questo modo si possono pensare - e costruire - futuri
e, per far questo, occorre 'aver cura' dei cittadini, assicurando loro le
alternativi. Per decolonizzare l'immaginario occorre riaffermare il potere
migliori opportunità di crescita culturale. In questo modo si potrebbe
dell'utopia, intesa come capacità di prospettare soluzioni nuove, di
verificare quell'inversione di rotta in grado di porre fine alla sudditanza
oltrepassare ciò che è immediatamente dato affrontando le fatiche e i
degli uomini al denaro. Sempre Michel Onfray scrive: “Non più servire
rischi del cambiamento. 'L'infedeltà' all'esistente, quand'esso coincide
il capitale, ma metterlo a disposizione degli uomini. Il trionfo del
con il regno dell'ingiustizia, è la condizione necessaria per ridare slancio
capitalismo ha firmato la condanna a morte del politico e della politica a
ad ogni coraggioso progetto di trasformazione, alle battaglie che
vantaggio di un puro e semplice elogio della tecnica di amministrare gli
rivendicano la possibilità per l'uomo di vivere in un mondo migliore.
uomini come fossero beni.” […] Ogni prolegomeno al reincanto del
Contro ogni rassegnazione, dunque, lo spirito utopico non può essere
mondo passa per questa rivoluzione copernicana: smetterla con quella
etichettato come con lo sterile atteggiamento di personalità immature
religione dell'economia che fa del capitale il suo Dio e degli uomini dei
che coltivano chimere - così lo descrivo i detrattori dell'utopia -, ma
volgari fedeli da derubare e sfruttare a piacimento. Così da promuovere
rappresenta quella capacità creativa dell'uomo che sa pensare
un ateismo nella materia, quantomeno un confinamento dell'economia
21
Quaderni della Ginestra
al solo registro dei mezzi e non a quello dei fini. Essa deve essere al servizio e smettere di pretendere d'essere servita. Per far questo, deve essere sottomessa al politico, mentre da troppo tempo la politica fa da serva all'economia. 3 Insomma, il dato fondamentale da cui partire è quello di non ritenere
1Costanzo
Preve, I secoli difficili. Introduzione al pensiero filosofico dell'Ottocento e del Novecento, Editrice C.R.C., Pistoia 2009, p. 29 . 2Michel Onfray, La politica del ribelle, trattato di resistenza e insubordinazione, Fazi Editore, Roma 2008, p.96. 3 Michel Onfray, op. cit.,p. 91.
l'attuale modello economico come inevitabile, 'fatidico'; inizia da lì la ripresa della dimensione utopico-progettuale che ci porta a combattere per conquistare nuove opportunità di espressione, per 'democratizzare' la politica costringendola ad uscire dai perimetri angusti dei palazzi del potere. I politici non dovrebbero governare per il popolo, ma con il popolo.
Occo rre
ripensare anche lo spazio pubblico, creando centri di
aggregazioni in cui la democrazia si eserciti oltre la mera, ormai quasi vuota cerimonia della democrazia formale: recarsi alle urne. Ad esempio creando Consigli Popolari in cui i cittadini possano esprimersi in merito alla realizzazione delle opere pubbliche. Le istituzioni devono perdere la mentalità 'verticistica' e organizzare discussione. Alimentando così
spazi fisici per i momenti di
la pratica della partecipazione,
dell'impegno, della responsabilità si può vincere la nefasta tendenza, funzionale al potere, di vivere la realtà come un evento che non può essere modificato.
LAVINIA PESCI 22
Meditazioni filosofiche
A RIDDLE ABOUT JUSTICE
L
To put it simply, we do not consider justice1 and justice2 as selfcontradictory, antinomic and so on. Is it permissible to answer the question by making an appeal to a
et’s take:
-
two different theories of justice: justice1, justice2;
-
the question: ‘is right2 just1?’. Such a question calls into question justice1 appealing to a different theory of justice (justice2).
theory of justice (justice2) different from the theory called into question (justice1)? In other words, given two different theories of justice, is it possible to make a comparison between these theories to select the best theory? (1) If it is not permissible, then the two theories are incomparable; (2) If it is permissible, then it is always possible to formulate a new theory of justice (justice3) and to question ‘is right3 just1?’ or ‘is right3 just2?’ and so on, with any kind of theory of justice in an infinite multiplication of possible comparisons. In both cases we cannot identify a privileged theory of justice, nor can we identify criterions through which we can choose between different theories of justice. Indeed, it is always possible to pose the question ‘is rightx criterionx?’ to any kind of criterion, and the permissible or impermissible answer is ascribable to cases (1) or (2).
TODAY’S EMPIRE, TOMORROW ’S AS HES N°2, 2014
23
TIMOTHY TAMBASSI
Cinema e filosofia
DISCORSO, VIOLENZA, POTERE: CHANGELING
U
distacco dalla realtà, di poter rappresentare un pericolo per se stessa e per gli altri, e per questa ragione internata nel reparto psichiatrico del
na vicenda realmente accaduta: la scomparsa di un bambino e la
Los Angeles County General Hospital. L’esitazione della donna diviene
lotta tra due verità contrastanti.
il perno attorno al quale si articola la struttura narrativa di tutto il film e
Christine Collins si reca alla stazione ferroviaria convinta che la
su cui si fonda l’argomentazione diffamatoria della polizia e dello
polizia abbia ritrovato suo figlio, sparito cinque mesi prima. Dal treno,
psichiatra: perché mai la donna avrebbe dovuto portare a casa un
però, scende un bambino che la donna non riconosce. «Questo non è
bambino che non era suo figlio se era tanto sicura che non fosse Walter?
mio figlio», dice al capitano della polizia J. J. Jones. Il poliziotto la rassicura, lei è sotto choc e il ragazzo ha passato dei mesi terribili, è smagrito ed è cambiato: «Glielo assicuro, glielo giuro, le do la mia parola, questo è suo figlio». Per di più, quando lo interpellano, il bambino afferma di essere proprio Walter Collins, il figlio di Christine. Christine è certa che quel ragazzo non sia Walter, eppure dubita di se stessa e della propria lucidità fino a lasciarsi persuadere dal capitano Jones a portare a casa con sé il bambino. È il giuramento del capitano, o meglio la fiducia che Christine ripone nel sacramento del potere1, che dà avvio a quello che potremmo definire il dramma nel dramma: ostinandosi ad affermare che la polizia si è sbagliata, la donna sarà dapprima dipinta come emotivamente instabile, successivamente verrà tacciata di voler evitare le sue responsabilità di madre, e, infine, di presentare paranoia, manie di persecuzione e
25
TODAY’S EMPIRE, TOMORROW ’S AS HES N°4, 2014
Quaderni della Ginestra
Eastwood sviscera il rapporto tra discorso e verità, mettendo in scena lo
che si mobiliterà in suo favore, ma la sua condizione sociale - è una
scontro tra due punti di vista discordanti. Da una parte, il regista mostra
donna sola nell’America proibizionista alle soglie della Grande
gli abusi della polizia che, non volendo ammettere di aver riportato alla
Depressione - lascerà le autorità libere di esercitare il proprio potere e di
signora Collins il bambino sbagliato, vanifica le proteste della donna
agire secondo un sistema di valori a lei sfavorevole.
facendo leva sulla sua immagine sociale e sulla contraddizione tra una
Alla scoperta della mobilitazione di Christine, la reazione del
fotografia che la ritrae vicino al treno con il figlio appena ritrovato e la
capitano all’attacco contro l’immagine del suo dipartimento diviene
dichiarazione successiva di non essere sua madre; dall’altra, il film si
spietata, imboccando un cammino guidato da uno dei tre principi di
sofferma sulle strategie adoperate da Christine per opporre resistenza
esclusione che secondo Foucault controllano, selezionano, organizzano
alla calunnia e al discredito gettatole addosso dalle autorità corrotte e
e distribuiscono la produzione del discorso in ogni società al fine di
per difendersi dall’accusa di fare dichiarazioni mendaci o insensate.
scongiurarne i poteri e i pericoli: l’opposizione tra ragione e follia 2. La
Dopo un primo tentativo – vano – di chiarire il malinteso col
parola di Christine e le testimonianze da lei addotte vengono rese nulle
capitano Jones mettendo in gioco la propria certezza materna, Christine
tramite un’altra parola, più potente e autorevole: un affidavit di
cerca di gestire il conflitto tra le due verità procurandosi quante più
infermità mentale.
possibili attestazioni materiali a sostegno della legittimità delle proprie
Nel dialogo che precede l’ordine di ricovero, il capitano Jones
affermazioni e provando a costruire una versione pubblica della propria
presenta due immagini della donna: o Christine è una madre
storia. Tenta così di sottrarsi all’immagine veicolata dalla polizia e dai
sconsiderata, che rinnega il figlio perché stanca di prendersene cura,
giornalisti che iniziano a ritrarla come una donna emotivamente
oppure è affetta da disturbi mentali che falsano la sua percezione della
sconvolta o, peggio, irresponsabile - ad ogni modo poco credibile -,
realtà non consentendole di riconoscerlo. Non esiste una terza opzione.
supportando la sua verità con prove oggettive e collegando
Changeling mostra così un apparato istituzionale che si trasforma in
pubblicamente la propria immagine a quella di un reverendo già noto e
sistema di dominio, intimidazione e assoggettamento, che distorce la
apprezzato dalla comunità. Riuscirà a persuadere l’opinione pubblica,
verità con lo scopo di screditare la donna e, con ciò, comprometterne la
26
Cinema e filosofia
credibilità3. L’inganno, la manipolazione dell’opinione pubblica e la
considerato nullo e senza effetto. Non ha verità né importanza; cade
violenza prendono la forma di un vero e proprio attacco personale,
perciò nel nulla, rigettato non appena proferito7. Le parole di Christine
felicemente realizzato solo perché spacciato per un altro atto linguistico:
contengono in nuce un potere pericoloso; nell’impossibilità di
un’accusa fondata o una diagnosi 4. Siamo di fronte ad un’aggressività
raggiungere un accordo (la donna non cambierà mai idea, perché quel
verbale che nega surrettiziamente alla sua vittima la reciprocità della
ragazzo non è suo figlio) e di mostrarsi deprecabili di fronte all’opinione
parola, sottraendo in tal modo chi lo sferra al confronto diretto5.
pubblica manifestando un comportamento violento, l’unico modo di
Nella dissimmetria della relazione di potere tra Christine e il sistema
annientarle è tramite una forma di coercizione che abbia le sembianze di
istituzionale, sembra che alla donna non resti scampo se non subire
un’azione legittima8. La credibilità del racconto di Christine viene perciò
inerme il sopruso. Se, però, consideriamo la coppia soggetto-potere
minata da una dichiarazione più potente, che nella sua posizione
come un intreccio che porta con sé la possibilità di resistenza e dunque
asimmetrica ha la capacità di invalidarne la verità.
sancisce il riconoscimento dell’altro come elemento costitutivo del
Altrettanto linguistica - e violenta - è la scappatoia offerta alla donna
potere stesso 6, emerge l’immagine di una donna che lotta, che esercita la
durante la reclusione: la possibilità di essere scarcerata in cambio di una
sua forma di opposizione nell’impuntarsi a ribadire sempre la stessa
confessione. Lo psichiatra imputa alla signora Collins di non possedere
verità. Così facendo, Christine opta per l’assegnazione discorsiva che fa
capacità di discernimento, lasciandole solo due alternative: ammettere di
di lei una pazza: la strategia delle autorità consiste, infatti, non
essere malata e sottoporsi al trattamento farmacologico propostole o
nell’attaccare le affermazioni della signora Collins, ma nel nullificare del
dimostrare di stare bene firmando una dichiarazione, una confessione in
tutto il suo discorso diagnosticandone l’infermità mentale.
cui afferma di essersi sbagliata, ritrattando quanto detto e scagionando
La dichiarazione di follia lascia a Christine la totale libertà di parola,
la polizia. Di nuovo, Christine ha una possibilità di scelta e decide di
facendole pagare il pegno di proferire solo insensatezze. Come chiarisce
opporsi a quanto le sta accadendo rifiutando le medicine e non
Foucault, che annovera la follia tra i principi di partizione e di
firmando il documento. Confessare equivarrebbe ad autenticare la sua
esclusione, fin dal Medioevo il folle è, infatti, colui il cui discorso è
follia, a riconoscere la validità delle ingiurie rivolte contro di lei, a
27
Quaderni della Ginestra
Eastwood è consapevole di uno dei principi cardine della retorica e della teoria dell’argomentazione: la credibilità di chi parla (che Aristotele chiamava ethos) è condizionata dal sistema di valori condivisi dalla società e dal modo in cui questi valori emergono a livello discorsivo, facendo una grande differenza tra l’immagine veicolata dai discorsi di un capitano di polizia e quella di una madre single nella società americana degli anni ’20. Christine Collins è però l’emblema di un soggetto che non resta schiacciato dall’immagine che la società le attribuisce: Changeling ha, infatti, il pregio di mettere a fuoco la possibilità di rilavorare 10 la propria immagine (il proprio ethos), di determinare di volta in volta strategie di resistenza e di opposizione alla tirannia del discorso di TODAY’S EMPIRE, TOMORROW ’S AS HES N°5, 2014
potere. Le condizioni etiche della verità sono irriducibili a regole formali: colui che parla ha la possibilità di esprimere il coraggio di legare
produrre lei stessa la verità dei propri accusatori, a compiere «un atto
la sua stessa esistenza alla presa di parola, accettando le implicazioni
verbale attraverso cui il soggetto fa un’affermazione su ciò che egli è, si
politiche, sociali e personali della verità affermata. Così anche chi ascolta
lega a questa verità, si colloca in un rapporto di dipendenza nei
ha la libertà e il dovere di accogliere o respingere come vera la parola
confronti degli altri, e modifica allo stesso tempo il rapporto che ha con
altrui, di mettere alla prova le impressioni che provengono dal discorso
se stesso» 9.
dell’altro e di valutare criticamente il sistema di credenze implicite che
Il regista segue così l’intreccio che lega i discorsi ai ruoli sociali e alle
ne stanno alla base.
relazioni di potere che rafforzano, indeboliscono, e talvolta addirittura
Al potere si oppone il coraggio, e la disobbedienza di Christine si
annullano la potenza delle parole e la credibilità dell’enunciatore.
ribalta, nella seconda parte del film, nella sua occasione di riscatto: aver 28
Cinema e filosofia
perseverato le renderà possibile la scarcerazione improvvisa. Mentre
SCHEDA FILM
Christine è rinchiusa in manicomio, viene, infatti, arrestato Gordon
Titolo originale The Changeling
Northcott, assassino di almeno venti bambini tra i quali figura Walter
Anno 2008
Collins. Appresa la notizia dal giornale, lo psichiatra libera la paziente,
Regia: Clin Eastwood
ma prima di rilasciarla le domanda nuovamente se è disposta o no a
Soggetto e sceneggiatura: J. Michael Straczynski
cambiare la sua versione dei fatti:
Fotografia: Tom Stern (bianco e nero/Technicolor, Panavision) Montaggio: Joel Cox, Gary D. Roach
-
Dottor Steele: «Signora, per l’ultima volta, è disposta o no a firmare
Musica: Clint Eastwood.
quella dichiarazione?»
Suono: Alan Robert Murray.
-
Christine: «No».
-
Dottor Steele: «Può andare».
Scenografia: James J. Murakami. Interpreti e personaggi: Angelina Jolie, John Malkovich, Jeffrey
La verità a cui fino a quel momento era stato impedito di essere quel che doveva essere, mascherata e rimpiazzata con un’altra, viene finalmente resa manifesta e ristabilita, dando avvio alle conseguenze filmiche e giuridiche che da essa seguono: i due processi narrati nella seconda parte del lungometraggio, che non restituiscono a Christine il figlio, ma se non altro smascherano e condannano gli abusi subiti.
Donovan , Micheal Kelly, Colm Feore, Jason Butler Harner , Amy Ryan, Devon Conti, Gattlin Griffith , Denis O’Hare, Peter Gerety Produzione: Clint Eastwood, Brian Grazer, Ron Howard, Robert Lorenz per Malpaso Production, Imagine Entertaintment, Relativity Media. Distribuzione: Universal Pictures. Origine: Usa.
ROBERTA MARTINA ZAGARELLA
29
Durata: 141’
Quaderni della Ginestra
Cfr. G. AGAMBEN, Il sacramento del linguaggio. Archeologia del giuramento, Laterza, RomaBari 2008; É. BENVENISTE , L’expression du serment dans la Grèce ancienne, “Revue de l’histoire des religions”, 134, 1948, pp. 81-94; ID., Le vocabulaire des institutions indoeuropéennes, Les Editions de Minuit, Paris 1969; P. PRODI, Il sacramento del potere. Il giuramento politico nella storia costituzionale dell’Occidente, Il Mulino, Bologna 1992. 2 Cfr. M. F OUCAULT, L’ordre du discours, Éditions Gallimard, Paris 1971. Tr. it. L’ordine del discorso e altri interventi, Einaudi, Torino 2004, pp. 4-7. 3 Cfr. M. F OUCAULT, The Subject and the Power, in H. DREYFUS & P. R ABINOW, Michel Foucault: Beyond Structuralism and Hermeneutics, Chicago, University of Chicago Press, Chicago 1982. Tr. it. Il soggetto e il potere, in H. DREYFUS & P. RABINOW, La ricerca di Michel Foucault. Analitica della verità e storia del presente, Ponte alle Grazie, Firenze 1989, pp. 235-254. 4 Cfr. R. P OMELLI , Triangolazione diabolica e terzietà nella grecia antica, “RIFL (Rivista italiana di Filosofia del linguaggio)”, VI, 3, 2012, pp. 95-107; F. PIAZZA, Calunnie, diavoli e macchine del fango. Sulla nozione di diabole nella retorica greca, “Blityri. Studi di storia delle idee sui segni e le lingue”, Edizioni ETS, Pisa (in corso di stampa). 5 Cfr. R. P OMELLI , Triangolazione diabolica e terzietà nella grecia antica, cit.; 2012; N. LORAUX, La cité divisée. L’oubli dans la mémoire d’Athènes, Éditions Payot & Rivages, Paris 1997. 6 Cfr. M. F OUCAULT, Il soggetto e il potere, cit., p. 248. 7 Cfr. M. F OUCAULT, L’ordine del discorso, cit., pp. 6-7. 8 A quell’epoca era, infatti, possibile che un capitano di polizia ordinasse l’incarcerazione o l’internamento di un cittadino della contea di Los Angeles in un istituto psichiatrico anche in assenza di un mandato o di una perizia e senza l’istruzione di un regolare processo. Anzi, fu proprio in seguito al processo contro il capitano Jones che vennero riesaminate e cambiate le leggi e le procedure in vigore e che furono sospese le incarcerazioni previste dal “Codice 12”. 9 M. F OUCAULT, Mal faire, dire vrai. Fonction de l’aveu en justice. Cours de Louvain (1981), Presses Universitaires de Louvain/University of Chicago Press, Louvain-Chicago 2012. Tr. it. Mal fare, dir vero. Funzione della confessione nella giustizia. Corso di Lovanio, Il Mulino, Bologna 2013, p. 9. 10 Cfr. R. A MOSSY , La presentation de soi. Ethos et identité verbale, Presses Universitaires de France, Paris 2010. 1
30
Cinema e filosofia
LA REALTÀ OLTRE LA SUA DURATA
scavare con una vanga per riuscire a trovare qualcosa in questo paesaggio offeso. […] Su questa terra è difficile trovare quella
A volte l’immagine restava vuota, magari per dieci secondi: per esempio l’erba e le foglie mosse dalla tempesta, e sentivo che non
trasparenza delle immagini che una volta era presente. Io andrei ovunque per trovarla.2
si potevano tralasciare cose così meravigliose.1 Il regista-archeologo segue le tracce del reale sulle quali posare uno
A
ll’ultimo piano della Tokio Tower, Wim Wenders interroga
sguardo inedito per scoprire il modo di «estrarle» senza tradire del tutto
Werner Herzog sulla natura del suo lavoro cinematografico. La
la realtà, senza aderire meccanicamente a essa, ma potenziandone il
telecamera inquadra la folla di edifici che confusamente
valore «estatico» 3. Siamo di fronte a una consapevole demarcazione tra il
delineano lo skyline della metropoli giapponese, mentre i visitatori
mondo e la sua riproduzione: la luce della verità che illumina i fatti 4
dell’osservatorio ammirano la città dall’alto con i cannocchiali
sorge nel solco di questo scarto. Herzog è consapevole di un’intuizione
direzionati verso lo scenario futuristico di strade e grattacieli. È il 1985,
quasi profetica agli albori della sua ricerca: la necessità di soffermarsi
Herzog da più di vent’anni rincorre non il sogno, bensì l’urgenza reale di
sullo statuto del reale in risposta alla proliferazione e alla diversificazione
un’immagine pura che non sia neutra e cristallina ma che trasferisca
della rappresentazione digitale si impone parecchi decenni dopo il suo
nella sua purezza un’immagine fedele del mondo, l’impronta seppur
esordio alla regia, eppure è sempre stato il nucleo forte del suo lavoro
insignificante e passeggera della nostra civiltà e della nostra profonda
fin da Herakles (1962). L’intersezione ricercata e visionaria tra finzione e
voce interiore.
documentario risulta infallibile proprio perché sapientemente costruita a partire dalla distinzione programmatica tra fatto e verità, non come
31
Le cose stanno così: ormai restano poche immagini, osservando
ottusa presa di posizione, ma al contrario come prova d’amore per il
il panorama da qui si vedono solo edifici, le immagini non sono
mondo 5 in cui l’accadere dei fatti non coincide con il loro stesso
più possibili. Bisognerebbe come un archeologo cominciare a
svelamento. Le cose sono lì, alla portata dei nostri sensi, ma si srotolano
Quaderni della Ginestra
e assumono la loro forma originaria solo indagando la natura della loro
«l’azione è tanto grande quanto l’ambiente» 8, dall’altro i personaggio
rappresentazione che intrattiene un doppio rapporto con la realtà,
penetrano nelle fessure del mondo e gonfiano dal suo interno i confini
poiché di rimando ne veicola la percezione e l’interpretazione stratificata
di un’immagine che sfiora così il sublime nel microscopico.
del mondo, la misura della distanza tra soggetto e oggetto nello spazio e
Il processo di stilizzazione che passa attraverso invenzione e
nel tempo: «quando le nostre mani si lasciano è come se fossimo
immaginazione9 non è dunque la ricerca di un segno, di una grammatica
distanti mille miglia»6. Fini Straubinger, la protagonista sordo-cieca de Il
filmica che possa esemplificare la complessità degli oggetti che
paese del silenzio e dell’oscurità (1971), è un emblema della trasfigurazione
popolano il nostro mondo percettivo, ma un movimento catabatico
percettiva delle forme che trovano nell’immagine filmica un ponte, un
verso i livelli sotterranei da cui germogliano le cose, i paesaggi e i volti.
punto di contatto al contempo fragile e duraturo al cui interno permane comunque l’impossibilità di catturare brutalmente e descrivere esaustivamente la verità. Eppure, questa frattura costitutiva tra la conoscenza umana e l’appropriazione definitiva del vero, piuttosto che costituire una barriera, invita al suo superamento nella ricerca incessante intorno al mistero della rappresentazione: è la curiosità di comprendere i segreti della natura di una visione sinestetica a partire da quegli elementi che attraggono l’attenzione dei diversi individui mutando radicalmente il loro paesaggio sensoriale. È il caso per esempio dei bambini di Nessuno vuole giocare con me (1976) e dei personaggi di Anche i nani hanno cominciato da piccoli (1970), in cui i paesaggi si assottigliano, si appiattiscono, diventano tristi e smorti e persino scompaiono. Da un lato troviamo le folli imprese eroiche e grandiose di Aguirre7 e di Fitzcarraldo (1982) in cui
ANTONI O CAVICCHIONI, TODAY’S EMPIRE, TOMORROW ’S AS HES N°3, 2014
32
Cinema e filosofia
Quando Herzog si cala nei meandri della grotta di Chauvet 10 insieme
Per Bazin, è possibile rintracciare una costante nella storia dell’uomo,
agli addetti ai lavori, i soli a cui è concesso di entrare per garantirne la
ovvero la necessità psicologica di arginare lo scorrere del tempo nel
conservazione, le straordinarie pitture rupestri del Paleolitico superiore
tentativo di fissarlo nell’istante. A partire dalle pratiche funerarie egizie,
non si sgretolano fino a scomparire come nella celebre scena di
dalla mummificazione che ostacola la decomposizione del cadavere,
11
Roma (1972), in cui i mosaici di una casa romana trovata per caso
l’arte ha nei secoli amplificato e intensificato questa ossessione,
durante
vengono
declinandola nelle differenti forme concesse dall’apporto tecnologico
immediatamente corrosi dall’ossigeno e dalla luce davanti gli occhi
dei mezzi espressivi. L’imbalsamazione del reale, in un congelamento
increduli degli archeologi e della troupe. Nella scena felliniana siamo
che lo pone al riparo dalla vita nel suo fluire è il rimedio più efficace per
costretti a scegliere tra l’aria e la bellezza, tra il congelamento della
«salvare l’essere mediante la sua apparenza», per sostituire il mondo
traccia protetta nel ventre del tempo e la realtà attuale del divenire della
sensibile con un suo doppio simbolico. Nonostante la matrice comune
vita. I graffiti presenti sulle pareti rocciose nel sud della Francia, sono al
riposi nel «complesso della mummia», percorrendo le tappe
contrario una sbalorditiva rappresentazione stilizzata di animali selvatici
dell’evoluzione delle forme rappresentazionali dalla pittura, alla
in movimento, la cui corsa dopo 32000 anni sembra non essersi mai
fotografia, fino al mezzo cinematografico come prolungamento dello
arrestata. Qual è il segreto che tiene in vita questo movimento sospeso,
sguardo fotografico, si assiste a significativi cambiamenti qualitativi. Da
che lo tende in tutta la sua estensione, fino al suo limite estremo? In un
un lato la fotografia consacra la fossilizzazione del reale tramite
unicum dell’arte primitiva Herzog scorge gli embrioni dell’immagine in
un’oggettività che si emancipa dalla presenza stessa della traccia umana,
movimento.
«non si tratta più della sopravvivenza dell’uomo, ma più in generale della
gli
scavi
del
tunnel
della
metropolitana
La dimensione temporale è proprio una delle componenti
creazione di un universo ideale a immagine del reale e dotato di un
fondamentali che suggella il confine tra fatto e vero. Il concetto di
destino temporale autonomo» 13. Dall’altro lato, il cinema pur ponendo le
«impronta digitale»12 di Andrè Bazin si rivela tanto discordante
sue radici nell’immagine cinematografica, con l’introduzione del
dall’approccio del regista tedesco quanto utile per capirne i fondamenti.
movimento rimette in discussione la categoria tempo aprendo un
33
Quaderni della Ginestra
illuminazione»16. Seguendo il modello baziniano l’occhio della
peculiare legame ontologico tra esperienza e rappresentazione.
telecamera sarà in grado attraverso la creazione di un suo specifico e Il film non si contenta più di conservare l’oggetto avvolto nel suo
innovativo linguaggio di scovare e mostrare queste regole e, così
istante, come, nell’ambra, il corpo intatto degli insetti di un’era
facendo, di restituire la superficie degli oggetti, la loro disposizione nel
trascorsa; esso libera l’arte barocca dalla sua catalessi convulsiva.
mondo, il loro funzionamento e le loro reciproche connessioni. Soltanto
Per la prima volta, l’immagine delle cose è anche quella della loro
la verità cinematografica ha al contrario secondo Herzog il potere di
durata e quasi la mummia del
cambiamento 14.
trasfigurare le cose, piuttosto che rifletterle, trasportandole con un lungo salto acrobatico in una dimensione temporale in cui la realtà
La durata cinematografica che consente di liberare l’oggetto
eccede la sua durata e risponde alla sfida di trovare «qualcosa che ci
dall’involucro dell’istante per restituirlo al flusso temporale del vissuto
illumini dal di fuori, che vada oltre e al di sotto di questa realtà, qualcosa
coincide di fatto in Bazin con una fedele trasposizione del reale, in cui
che ci dia una specie di intuizione estatica, qualcosa che duri molto di
l’impronta digitale del mondo si sedimenta sull’emulsione della pellicola,
più di quanto non faccia la realtà»17. Dal paradossale cortocircuito tra
riproduce e replica il reale fino a confondersi con esso perché ne è parte
finzione e realtà, tra fiction e documentario, sgorga la figura altrettanto
integrante. «La realtà che il cinema riproduce a volontà e che organizza è
complessa dell’estasi dinamica, in cui l’accento è posto sul movimento
la realtà del mondo nel quale siamo inclusi, è il continuum sensibile di
di fuoriuscita dal sé contenuto nell’etimologia greca (ek-stasis). In una
15
cui la pellicola riprende una sagoma insieme spaziale e temporale» .
delle scene più celebri ne cogliamo tutta la delicata potenza: lo scultore
La rappresentazione cinematografica della realtà ha in questo modo il
svizzero Walter Steiner18, più volte campione di salto con gli sci, si lancia
privilegio di farsi a sua volta realtà, calandosi al suo interno per carpirne
sulla pista ai limiti della zona di non-sicurezza, in un maestoso ralenti
i più intimi segreti. Herzog procede al contrario, in un processo di
che restituisce lo stupore del suo volto.
stilizzazione che tocca il vero quando la realtà si erge a immagine
L’uscire da sé dell’ekstasis e il “salire obliquamente fin sotto la soglia
assoluta: «I fatti hanno creato le regole, ma solo la verità crea
più alta” del sublimis si fondono insieme, disegnando una verità che 34
Cinema e filosofia
scavalca i fatti lasciandosi contaminare dalla menzogna. «La caduta degli universi siderali si compirà – come la Creazione – con imponente bellezza»19: la falsa citazione da Pascal che apre Fata Morgana (1992) è la prova che il vero passa attraverso l’ostico, la stratificazione e la stilizzazione. Certi livelli di realtà, come il paesaggio offeso e dilaniato del Kuwait o la bellezza imponente della caduta degli universi siderali, esplodono solo in seguito al lavoro di mediazione offerto dalla rappresentazione. Se ciò da un lato non coincide con l’estetizzazione formalista, con l’innalzamento dell’orrore a opera aliena, di cui fu accusato Herzog durante la prima proiezione berlinese del film sulla Guerra del Golfo, dall’altro è altrettanto irriducibile a un processo che si configuri come percorso a ritroso verso lo stato di natura. La natura non è infatti né amichevole né armoniosa e la sua ostilità non può che essere penetrata tramite il contrasto, la sfida, il salto e il prolungamento.
CLIO NICASTRO 1
G. Paganelli, Segni di vita. Werner Herzog e il cinema, Il Castoro, Milano, 2008, p. 49. 2Min 36’:13’’(trad. mia) 3 W. Herzog, On the Asolute, Sublime and Ecstatic Truth, Arion, 17.3 Winter 2010, scritto in occasione della Milanesiana del luglio 2007; Dell’assoluto, del sublime e della verità estatica in Segni di vita, cit. pp.178-189. 4 W. Herzog, Minnesota Declaration, Walker Art Center, Minneapolis, Minnesota
35
April 30, 1999; La dichiarazione del Minnesota. Verità e fatto nel cinema documentario. Lezioni di oscurità, in G. Paganelli, Segni di vita, cit., pp. 190-191. 5 Cfr. G. Paganelli, Segni di vita, cit., p. 50. 6 W. Herzog, Il paese del silenzio e dell’oscurità (Land des Schweigens und der Dunkelheit), 1971. 7 Aguirre, furore di Dio (Aguirre, der Zorn Gottes), 1972. 8 G. Deleuze, L’immagine-movimento, cit, p. 212. 9 W. Herzog, Dichiarazione del Minnesota, cit. 10 Werner Herzog, Caves of forgotten Dreams, 2010. 11 F. Fellini, Roma, 1972, 1’32’’. 12 A. Bazin, Che cos’è il cinema?, Garzanti, Milano, 1999, p.9. 13 Ivi, cit., p. 4. 14 Ivi, p. 9. 15 Ivi, p.31. 16 G. Paganelli, Segni di vita, cit. p. 43. 17 Ivi, p. 41. 18 La grande estasi dell’intagliatore Steiner (1973). 19 W. Herzog, Dell’assoluto, del sublime e della verità estatica, cit.
Letteratura e filosofia
SPUNTI DI RIFLESSIONE SUL CONCETTO DI «MIMESIS»
M
questa categoria grammaticale mantiene in forma residuale la forza spirituale immanente all’attività produttrice del verbo3.
…mhsij è un sostantivo deverbale derivato dal verbo mi-
I sostantivi deverbali, caratterizzati dalla desinenza in -sij, si presen-
me‹sqai: imitare, riprodurre, rappresentare. Secondo Gerald
tano come manifestazioni del verbo, ma in essi il centro dell’attenzione
Else1 mime‹sqai, che originariamente aveva il solo significato di imitare
risulta focalizzato non in una cosa, in un oggetto concreto, ma
(attraverso il canto e la danza) la voce o le movenze un uomo o animale,
sull’azione, sul processo, che dà alla luce tale oggetto. Meillet osserva
è stato mutuato dalla tradizione drammatica siciliana. La prima attesta-
che questi sostantivi, in quanto partecipi della forza creatrice del verbo,
zione di questo verbo risale al VI secolo nell’Inno ad Apollo (v. 163), do-
sono concettualmente caratterizzati da una connotazione mitico-
ve il canto del coro delle Deliadi è descritto come un’imitazione di lin-
religiosa. Ciò avrebbe costretto la riflessione filosofica greca del VI se-
gue e accenti incomprensibili, un vero e proprio rifare, con arte, voci e
colo, al fine di svincolare la lingua dalla sfera religioso-sacrale, a concre-
linguaggi sconosciuti davanti al pubblico straniero degli Ioni giunti
tizzare i sostantivi in -sij attraverso l’introduzione della desinenza -ma.
nell’isola di Delo per la festa in onore del dio 2. Questo verbo, assieme
Ecco dunque motivata la comparsa del termine m…mhma che, a differen-
ai suoi derivati m…mhsij e m…mhma, ha progressivamente guadagnato
za di m…mhsij, designa non l’atto ma l’oggetto dell’imitazione.
terreno nella sfera ionico-attica, ma ha raggiunto la sua completa naturalizzazione soltanto nel III secolo.
Le prime attestazioni del termine m…mhsij risalgono alla seconda metà del V secolo e ricorrono negli scritti di Erodoto, Euripide e Ari-
La classe dei sostantivi deverbali ha delle peculiarità interessanti: basti
stofane. Else osserva però che il significato attribuito a questo termine
ricordare che ha la caratteristica di portare a compimento l’azione del
(e ai termini ad esso correlati: il verbo mime‹sqai e il sostantivo
verbo, attualizzarla, renderla immediatamente presente. In un certo sen-
m…mhma) subisce, a seconda del contesto, slittamenti concettuali e indi-
so questi sostantivi partecipano della forza primigenia del proprio verbo
vidua una casistica di tre possibili definizioni: il concetto di imitazione
madre. Parafrasando le osservazioni di Meillet, si può affermare che
come miming, ossia come semplice riproduzione della voce o dell’aspetto
37
Quaderni della Ginestra
di un uomo o animale attraverso la voce, la musica o la danza, come imi-
tÕn tîn ¢gro…kwn» non si riferisce solo all’aspetto esteriore dei conta-
tation, se riferita non solo alle caratteristiche fisiche della persona ma an-
dini, ma al loro modo d’essere, sottintendendo un giudizio di valore ne-
che all’aspetto morale, e come replication, ossia come ripresentazione di
gativo.
un’immagine attraverso l’uso di un medium materiale. Questa classifica-
Il terzo insieme risulta invece, agli occhi di Else, la massima genera-
zione, che non ha valore assoluto ma solo euristico, nasce in risposta al-
lizzazione del concetto di imitazione, perché implica la comparsa di un
4
la teoria di Hermann Koller che limitava il significato di m…mhsij nel V
medium materiale capace di ricordare al pubblico il modello originario.
secolo alla sola sfera della danza e della musica.
Ad esempio, Elena, nell’omonima tragedia di Euripide, si riferisce a Pa-
Else comprova la propria classificazione riportando esempi da ascrivere alle diverse variazioni di significato. Nel primo raggruppamento,
ride attraverso l’immagine di un tizzone ardente rievocando, quindi, il sogno avuto da Ecuba alla vigilia della nascita di Paride.
che rispecchia a suo dire il significato più antico del termine, viene ri-
In conclusione, Else afferma che non è possibile offrire una teoria
chiamato il taurÒfqoggoj, un particolare strumento “musicale”, usato
che delinei compiutamente il significato e la recezione di questo gruppo
durante le feste religiose, capace di rievocare il muggito del toro (deriva
di termini nella Grecia del V secolo. Sostiene invece che si possa pre-
infatti da taàroj, toro, e fqšggomai, emetto suoni). Euripide afferma an-
sumibilmente ritenere che il verbo mime‹sqai – con i suoi derivati –
che che questo strumento, considerato di natura quasi demonica, non
abbia subito un progressivo ampliamento di significato.
poteva essere mostrato al pubblico. Oltre al taurÒfqoggoj Else cita
Le tre accezioni riconosciute da Else, comunque, sono accomunate
alcune attestazioni di Aristofane tra le quali una tratta dalle Thesmophoria-
da un medesimo riferimento ad un modello, un par£deigma, da ripre-
zusae: «interpreterò una nuova Elena».
sentare. È inoltre interessante notare come, da Alcmane in poi, sia ope-
Il secondo gruppo rappresenta il naturale ampliamento del primo
rante in Grecia il concetto di arte poetica come imitazione. La nozione
perché l’azione imitativa non si limita a circoscrivere una semplice pre-
di imitazione, implicita alla poesia, si esplica attraverso due linee di ten-
sentazione fisica ma offre anche una connotazione etica. Ad esempio,
denza: in direzione della natura (fÚsij) e in direzione del patrimonio
quando Aristofane nell’Ecclesiazuse scrive «tÕn trÒpon mimoÚmenai
mitico tradizionale. 38
Letteratura e filosofia
Per quanto riguarda la prima linea, la m…mhsij poetica consiste nella
quindi possibile constatare come la poesia in Grecia non fosse creativo-
riproposizione del rapporto che lega il poeta alla fÚsij. Il poeta, in
estetica, ma euristico-imitativa. La perizia, l’abilità del poeta consisteva
questo senso, è l’uomo che meglio riesce a penetrare e possedere i se-
dunque nella presentificazione di un oggetto alla luce di una sapiente
greti della natura, è l’uomo che sotto la guida delle Muse è capace di co-
rielaborazione del patrimonio mnemonico.
gliere la verità (¢l»qeia) originaria e, riproducendola attraverso i versi,
Analizzando l’atto poetico si può constatare come esso sia costituito
la rende fruibile alla comunità. Il rapporto privilegiato del poeta con
(a livello puramente formale e non sostanziale) da due momenti:
queste divinità è espresso già da Esiodo che nel proemio della Teogonia
l’inventio (ossia la ricerca dell’argomento da celebrare) e la compositio (ossia
rievoca la propria investitura poetica. La comprensione della fÚsij da parte del poeta si traduce nella riproposizione del passato mitico di comunione originaria fra l’umanità e la natura, percepita come un tutto organico e materno, e caratterizzata dalla presenza di forze produttrici immanenti di matrice spirituale (si noti che anche il termine fÚsij è un sostantivo deverbale, nel quale rimangono presenti e operanti i concetti di generazione e accrescimento ereditati dal verbo fÚw). Nella seconda direzione, ossia nell’imitazione del patrimonio mitico tradizionale, confluisce sia il repertorio orale dei rapsodi che il repertorio della produzione poetica precedente. Risulta perciò evidente il rapporto che si instaura tra m…mhsij e mnhmosÚnh, memoria (intesa in senso sia individuale che collettivo5). È altresì significativo che le Muse, divinità preposte alle poesia, fossero figlie di Mnemosine, la memoria. È
39
TODAY’S EMPIRE, TOMORROW ’S AS HES N°7, 2014
Quaderni della Ginestra
la costituzione di un universo linguistico capace di vertere efficacemente
naria che solo parzialmente è contenuta dalla datità fenomenica ed at-
in parole l’intima natura del modello originario). Il trovare ed il compor-
tinge la propria forza all’interno dell’area ctonia-sacrale del passato miti-
re trovano la loro sostanziale unità nella m…mhsij, ossia nel loro comune
co, ed il piano politico, in quanto delimita il perimetro dell’agire sociale.
intento di riattualizzare, attraverso forme espressive legate ad un medium
È questo il retroterra concettuale sotteso alle osservazioni platoniche
(il linguaggio), le gesta degli eroi passati o degli atleti presenti o le voci di
sul concetto di m…mhsij poetica. Nel II e III libro della Repubblica, deli-
uomini o animali.
neando il modello educativo da impartire ai giovani fÚlakej, Platone
Una presentificazione, quella condotta dalla poesia, tanto viva e reale da essere in grado di convogliare il p£qoj degli spettatori sino a creare
teorizza una netta quanto decisamente antitradizionale riforma del sistema educativo 7.
un mutuo rapporto di emozionalità fra il pubblico e il poeta. La poesia è
Quella proposta di Platone è una vera rifondazione della paide…a
l’adesione simpatetica 6 che fa confluire pubblico, poeta e personaggi
greca. La critica platonica si concentra in primo luogo sulla poesia mi-
cantati ad un unicum emotivo.
metica, ossia sulle particolari composizioni che, attraverso l’uso del di-
In questi termini risulta esplicata la connotazione più marcatamente
scorso diretto, risultano basate sull’identificazione del poeta ‒ voce nar-
politica della poesia. Infatti, rendendo partecipe l’intera società di un
rante ‒ con il personaggio. Questo rifiuto è giustificato da una preoccu-
medesimo stato emotivo, la poesia si presenta come strumento di identifi-
pazione sostanziale, ossia la convinzione che l’imitazione di un perso-
cazione sociale.
naggio, attraverso le parole o la mimica fisica, sia correlata a
La sapienza poetica rivela al cittadino la propria identità, quale tra-
un’omologazione morale del fruitore dell’opera poetica al personaggio
spare dall’unione imprescindibile fra l’oscurità del passato mitico e la con-
descritto. Tale processo di identificazione introdurrebbe nell’individuo
temporaneità del presente politico.
una momentanea perdita della propria identità personale, causando
In conclusione, il carattere evocativo della poesia si configura come
quindi la frammentazione dell’Io. Da qui, dunque, la necessità di intro-
una ri-presentazione che investe contemporaneamente due piani: il pia-
durre un’oculata censura – un’autentica purificazione – dei contenuti nar-
no ontologico, in quanto si vuole cogliere e riprodurre una realtà origi-
rati dalla poesia. Se i personaggi descritti dai poeti hanno valore esem40
Letteratura e filosofia
plare, tanto da costituire l’optimum verso cui deve tendere il fanciullo
risma che si riunisce nei teatri durante le feste pubbliche; perché
greco, allora è necessario che abbiano un comportamento e un modus co-
per essa l’imitazione riguarda un sentimento altrui.» 10
gitandi irreprensibile in quanto l’imitazione fisica è solo il preludio per la successiva identificazione morale. Platone osserva inoltre che i poeti nelle loro opere non descrivono
È nell’aspetto più propriamente simpatetico che Platone rintraccia la pericolosità della m…mhsij poetica. Se uno dei compiti che una buona città
gli ¥ristoi (i nobili, i migliori) secondo verità, in quanto tutti gli eroi e
deve proporsi è la formazione di un gruppo di guerrieri competenti e
gli dei descritti da Omero ed Esiodo, non rispecchiano i canoni
specializzati capaci di unire coraggio e razionalità, allora i racconti narrati
dell’uomo kalÕj kaˆ ¢gaqÒj, ma sono presentati come superbi, tra-
dai vari generi poetici non possono e non devono presentare eroi dub-
cotanti ed iracondi. Achille stesso, l’eroe per eccellenza nell’immaginario
biosi e sconvolti dalle passioni perché:
collettivo greco, pur essendo figlio di una dea e del migliore fra i mortali, è descritto come avido, insubordinato e pavido davanti alla morte 8. Agli occhi di Platone, questo allontanamento dal vero è dovuto, oltre che a una condizione di sostanziale ignoranza9, al fatto che ai poeti risulti più facile imitare un carattere scostante e un comportamento caricatu-
«… a pochi è dato, io penso, di capire che inevitabilmente i sentimenti altrui diventino i propri: non è facile dominare la compassione nelle sventure personali dopo averla rinvigorita a proposito delle vicende altrui.»11
rale rispetto al modo di parlare e di agire corretto e razionalmente costante dell’uomo probo. Infatti: È per garantire ai futuri fÚlakej una maggiore possibilità di auto-
41
«soltanto la nostra natura emotiva può essere oggetto di molta e
controllo che Platone ritiene necessario emendare la poesia dai contenu-
varia imitazione, mentre un carattere intelligente e calmo, essen-
ti dannosi e costituirne un’altra, volta invece a narrare, secondo verità, le
do sempre uguale a se stesso, non è facilmente imitabile, né me-
gesta di uomini kaloˆ kaˆ ¢gaqoˆ12 in modo che il processo di omolo-
morabile se pure venisse imitato, soprattutto per la gente d’ogni
gazione inscindibile dalla nozione di m…mhsij, porti il futuro ceto guerrie-
Quaderni della Ginestra
ro alla conquista di un completo dominio dei propri istinti e a una altrettanto completa e convinta subordinazione agli ordini dei governanti.
La rifondazione della poesia secondo il criterio dell’utilità introduce un’ulteriore direzione allo sviluppo della trattazione: il principio di com-
Questa nuova poesia, emendata dai contenuti nocivi per l’anima ra-
petenza. Non tutti gli uomini, infatti, sono in grado di saper indicare cosa
zionale13, risulterà utile per formare nei giovani fÚlakej quella sovra-
sia effettivamente utile alla pÒlij: assistiamo, dunque, all’introduzione
struttura di valori socialmente condivisi che, in una prima fase, saranno
all’interno del discorso poetico, della nozione di conoscenza.
seguiti e imitati solo passivamente ma che, con la progressiva matura-
Infatti, solo chi conosce può indicare cosa sia concretamente utile ai
zione morale e culturale dell’individuo, col tempo saranno interiorizzati
cittadini. Omero, così come tutti gli altri poeti e tragici17, non aveva al-
e compresi intellettualmente.
cuna conoscenza specifica: ha cantato le virtù, le guerre, i rimedi medici
È in questo senso che la critica di Platone non può essere considerata inerente alla sola poesia, ma deve essere estesa all’intero approccio
senza essere esperto né di morale, né di strategia militare né tantomeno di medicina18. In questo senso il poeta è, in ambito letterario, il corri-
culturale del tempo: se è vero che i componimenti poetici sono alla base
spettivo del pittore perché «colora in parole e frasi ogni arte senza sa-
non solo dell’educazione culturale, ma anche di quella morale, allora il
per far altro che imitare19». Le composizioni poetiche non sono di dif-
loro parametro valutativo non può essere ridotto al solo piacere (¹don»),
ficile stesura perché non presuppongono la conoscenza della realtà:
al loro puro pregio estetico14, ma deve essere soggetta anche al criterio dell’utilità (æfšleia)15. È infatti per questo che Socrate afferma:
«…esse sono lontane di tre gradi dalla realtà e si possono creare facilmente anche senza conoscere la verità, appunto in quanto
«Quanto a noi che badiamo alla pura utilità, preferiremo avere un
apparenze prive di realtà.»20
poeta e un mitologo meno gradevole ma più serio, capace di imitare per noi il modo di esprimersi di un uomo onesto e di parlare attenendosi ai modelli da noi stabiliti all’inizio quando abbiamo intrapreso ad educare i soldati».16
Infatti, non è neppure ipotizzabile che i poeti conoscano la verità e decidano deliberatamente di
non celebrarla perché, secondo 42
Letteratura e filosofia
l’intellettualismo etico di Platone, colui che conosce il vero, il bene,
d’essere nel corretto svolgimento del compito che gli è proprio dopo
non può scegliere di falsarlo21.
aver portato alla luce, attraverso una corretta educazione, quelle
Assistiamo dunque a una polarizzazione che sembrerebbe portare a
peculiari caratteristiche che già possedeva per natura. Nella rigida
una distinzione netta fra filosofia-verità e poesia-menzogna, dove
distinzione delle categorie lavorative, nel controllo degli appetiti e
l’imitazione potrebbe essere considerata come un’opinione distorta,
nell’obbedienza alle disposizioni dei governanti (obbedienza non coatta
specifico frutto della condizione di sostanziale ignoranza in cui versa il
ma volontaria, spontanea perché riconosciuta come giusta), Platone
poeta. Ritengo comunque che tale posizione non possa essere intesa in
riconosce le condizioni necessarie per un corretto e pacifico equilibrio
modo assoluto, perché, sfruttato da uomini competenti, il potenziale
politico e sociale all’interno della pÒlij.
eversivo che Platone individua nella m…mhsij si può tradurre in stru-
LUCIA MANCINI
mento di perfezionamento morale perché una corretta conoscenza della virtù porterebbe inevitabilmente gli uomini al desiderio di imitarla. Infatti, non è trascurabile considerare che la stessa forma espositiva usata da Platone sia il dialogo. Forma che, secondo la classificazione dei generi narrativi attuata da Socrate nel corso del III libro della Repubblica, dovrebbe rientrare all’interno del genere completamente imitativo. Con
questa
puntualizzazione
risulta
evidente
che
l’intera
problematica riguardante il ruolo della m…mhsij non risulta più ascrivibile soltanto all’ambito della letteratura e della morale, ma entra di diritto a far parte del campo gnoseologico, in quanto correlato ad una specifica competenza. L’o„keiograg…a risulta quindi, in ultima analisi, la cifra distintiva della città perfetta, dove ciascun individuo trova ragion 43
Gerald F. Else, Imitation in the fifth century, Classical Philologhy, The University of Chicago Press, 1958. 2 E v’è ancora una grande meraviglia, la cui gloria non perirà mai: le fanciulle di Delo, ancelle del dio che colpisce lontano. Esse dopo aver celebrato, primo fra tutti, Apollo, e poi Leto e Artemide saettatrice, rammentando gli eroi e le donne dei tempi antichi intonano un inno, e incantano le stirpi degli uomini. Di tutti gli uomini le voci e gli accenti sanno imitare: ognuno direbbe d’essere lui stesso a parlare, tanto bene si adegua il loro canto armonioso. Inno ad Apollo, vv. 156-164. 3 Antoine Meillet, Aperçu d’une histoire de la langue grecque, Édition Klincksieck, 1963; trad. it. E. De Felice, Lineamenti di storia della lingua greca, Giulio Einaudi Editore s.p.a., Torino 2003. 4 H. Koller, Die Mimesis in der Antike: Nachahmung, Darstellung, Ausdruk, Berna, Francke, 1954 1
Quaderni della Ginestra
Ritengo che questa distinzione, ovvia per i contemporanei, per i greci fosse molto più sfumata e che i due tipi di memoria tendessero idealmente a sovrapporsi in quanto l’uomo greco, oltre ad essere intimamente radicato al proprio territorio (sono esemplificativi in questo caso i miti e le rivendicazioni di autoctonia dove le varie popolazioni greche sono generate direttamente dalla terra), all’interno della pÒlij si riconosceva nel tutto organico della vita politica (è marcata la contrapposizione fra pol…thj, cittadino, e „dièthj, privato, singolo individuo, in questo termine è presente una chiara valutazione negativa). 6 Intesa in senso etimologico da sum-paq»j: partecipe dei medesimi sentimenti. 7 Le citazioni dalla Repubblica fanno riferimento alla traduzione di Mario Vegetti (Bibliopolis, Napoli 1998). 8 Fra i molti, cito due esempi, il primo tratto dal primo libro dall’Iliade nel quale si evince come Atena riesca a placare Achille, adirato con Agamennone che ha appena deciso di sottrargli Briseide, solo con la promessa di un risarcimento tre volte maggiore al valore della schiava sottratta («così ti dico infatti, e questo avrà compimento:/ tre volte tanti splendidi doni a te s’offriranno un giorno/ per questa violenza; trattieniti, dunque, e obbedisci»; Il, I, vv. 212-214; trad. Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi, Torino 2014), il secondo tratto dall’Odissea, nel quale l’ombra dell’eroe si rivolge a Odisseo con queste parole: «non lodarmi la morte, splendido Odisseo,/ vorrei esser bifolco, servire un padrone,/ un diseredato, che non avesse ricchezza,/ piuttosto che dominare su tutte l’ombre consunte» (Od, XI, vv. 489-491; trad. it. Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi, Torino 2014). 9 Platone, Rp.: 602, b. «… l’imitatore non sa nulla di essenziale sul conto di ciò che imita; la sua imitazione è uno scherzo più che un’attività seria…». 10 Platone, Rp: 604, e. 11 Platone, Rp: 606, b. 12 Platone, Rp: 396, d. :«L’uomo dabbene… quando parlando giungerà a citare una parola o un’azione di una persona onesta, vorrà riferirle identificandosi con lei, soprattutto se imiterà, di un uomo onesto, un comportamento serio e ragionevole […] Ma quando giunga a parlare di un individuo inferiore a lui, non vorrà davvero conformarsi a chi non gli è pari se non occasionalmente, quando costui faccia qualcosa di buono; e comunque si sentirà a disagio, perché non avvezzo ad imitare gente simile, e sarà irritato di modellarsi e conformarsi agli esempi di chi vale meno di lui…» È possibile notare in questo passo come la distinta conoscenza di un modello virtuoso introduca nell’individuo un forte sentimento di emulazione e, parimenti, la chiara 5
consapevolezza di una superiorità assiologia fra l’uomo «dabbene», colui che sa riconoscere la virtù, e il malvagio, caratterizzato invece da una condizione di ignoranza dei giusti valori morali. 13 Platone, Rp.: 603, b. «… la pittura e l’arte mimetica in genere ottengono i loro effetti ben lungi dalla verità ed hanno invece uno stretto legame con ciò che in noi è lontano dalla ragione e non si prefigge nessuno scopo sano e veritiero.» In sostanza, la poesia “cattiva” fa leva sulla componente non razionale dell’anima, infatti poco dopo (606, d) Platone afferma che l’imitazione poetica irriga ed alimenta quegli aspetti emotivi che un uomo equilibrato dovrebbe invece tendere a soffocare. 14 Nonostante le critiche condotte contro i contenuti della tradizione poetica, Platone non abbia mai negato il valore estetico e l’eleganza stilistica dell’epica omerica. Cfr. Platone, Rs.: 387, b. «Pregheremo Omero e gli altri poeti di non sdegnarsi, se elimineremo questi e tutti gli altri versi simili, non perché non siano poetici e gradevoli per la gente, ma appunto perché quanto più sono poetici, tanto meno debbono udirli i giovani e gli adulti, se vogliono essere liberi e temere il servaggio più della morte.» 15 Platone, Rs.: 607, d10-e1: «Forse infatti ci guadagneremo noi, se la poesia si dimostrerà non solo piacevole ma anche utile». 16 Platone, Rs.: 17 Platone considerava Omero come il padre ideale della tragedia, se non altro per la frequenza con cui i poeti tragici hanno tratto spunto dai suoi poemi. 18 Platone, Rs.: 600, e, 5-7. «Possiamo dunque affermare che tutti i poeti, e Omero per primo, riguardo alla virtù e a qualsiasi altro tema sono imitatori di immagini e non raggiungono la verità.» 19 Platone, Rs.: 601, a. 20 Platone, Rs.: 599, a. 21 Platone, Rs.: 599, a. «Tu credi che se qualcuno potesse creare entrambe le cose, ossia l’oggetto da imitare e la sua imitazione, si applicherebbe davvero a creare imitazioni e considererebbe questa attività come il fine principale della sua esistenza?»
44
Letteratura e filosofia
LA NARRATIVA FANTASY TRA MODERNITÀ E MEDIOEVO: DAL SIGNORE DEGLI ANELLI AL TRONO DI SPADE
S
grande evidenza a cavallo del nuovo millenio. È proprio in questo periodo, infatti, che ottengono un vasto successo di pubblico alcune produzioni cinematografiche medievaleggianti, nelle quali accanto a
appiamo che, intorno alla metà dell’Ottocento, intellettuali e poeti
figure sociali storicamente fondate, come re e nobili cavalieri, trovano
come William Morris iniziarono a riscoprire stili artistici e opere
spazio creature fantastiche come nani, maghi, draghi ed elfi. Queste
letterarie provenienti dai cosiddetti “secoli bui”. Fu un fenomeno
produzioni
straordinario, che caratterizzò un po’ tutta l’Europa nella stagione
costituita da romanzi inseriti in quell’articolato filone letterario
romantica e che favorì, negli anni successivi, lo studio sistematico non
solitamente definito fantasy, un tipo di narrativa nella quale in un
solo delle opere di Dante o di Chaucher, ma anche dei romances scritti in
sostrato storico sono innestati elementi epici, avventurosi oppure
antico francese e delle saghe nordiche. Da allora, il Medioevo ha
decisamente sovrannaturali.
presentano spesso un’interessante origine letteraria,
continuato a esercitare un fascino duraturo che, dagli ambienti
Gli esempi più noti di questo genere ibrido sono probabilmente i
accademici, si è poi esteso pian piano anche alla letteratura, dando vita,
romanzi creati da due illustri accademici inglesi uniti da stima e amicizia:
anche in tempi recenti, a molteplici revival dell’Età di Mezzo. Si tratta di
Clive Staples Lewis, autore delle Cronache di Narnia, e John Ronald Reuel
un fenomeno non solo letterario che include varie espressioni artistiche
Tolkien, inventore della saga del Signore degli Anelli. Tra le affinità
e di intrattenimento (miniature, videogiochi, giochi da tavolo e di ruolo)
manifestate da questi due appassionati studiosi del Medioevo, vi è
che sono spesso inserite nell’ampia categoria dei medievalismi e che
senz’altro la capacità di scrivere storie fruibili da chiunque: una dote
dagli specialisti del Medioevo sono di solito liquidate, in modo assai
all’origine di un vasto e duraturo successo ottenuto in Occidente a
sbrigativo,
Queste
partire dalla metà degli anni Sessanta del Novecento. Ma, in questa sede,
manifestazioni, che solo apparentemente contrastano con lo sviluppo
ci interessa concentrarci su un’altra caratteristica comune ai due amici: la
ipertecnologico caratteristico dei paesi occidentali (ma in realtà sono ad
loro peculiare concezione del Medioevo. Si tratta infatti di un Medioevo
esso complementari), si sono affermati nella cultura di massa con
considerato non tanto come una semplice età storica, bensì come un
45
quali
stravaganze
ingenue
e
sottoculturali.
Quaderni della Ginestra
quadro di riferimento epistemologico e valoriale. Infatti, i due non sono
paese di Middle-earth), dopo il superamento di tutte le difficoltà inerenti
attratti solo dal codice cortese o dall’etica cavalleresca dell’Età di Mezzo,
alla restaurazione dell’ordine perduto. Sauron, infatti, rappresenta il
ma anche da quella fede cristiana che caratterizzò la cultura medievale.
tentativo di instaurare una gerarchia totalitaria ad opera di un feroce
È infatti risaputo quanto Lewis e Tolkien fossero animati entrambi
tiranno che desidera sottomettere la comunità dei viventi all’unica
da una profonda sensibilità religiosa; ma qui ci interessa soprattutto
volontà del dominatore. A tal proposito, va tenuto presente che,
sottolineare come la sincera adesione al cattolicesimo del secondo,
sebbene la società ideale configurata da Tolkien non si presenti affatto
benché non venga mai esplicitata nei romanzi, abbia profondamente
come egalitaria, i personaggi che attraversano la Terra di Mezzo
condizionato il suo lavoro di scrittura. Di certo, infatti, l’autore de Lo
appaiono singolarmente liberi, pur rispettando un ordine sociale
hobbit considerava il libero arbitrio un problema centrale all’interno dello
strutturato secondo un modello monarchico di stampo medievale. Il
schema morale sotteso alle sue opere più celebri. Il problema della
rapporto tra ordine e monarchia si articola in modo biunivoco: se per
caduta umana è d’altra parte connesso a quello riguardante la
un verso sembra eticamente giusto che un re dotato di ogni virtù
responsabilità morale della libertà di scelta; ma tale scelta è pattuibile
conquisti il potere e ristabilisca la pace e l’armonia sociale, per un altro
solo tramite un processo di conoscenza. Proprio per questo, per
l’ascesa al trono non appare tanto la ricompensa personale dell’eroe
esempio, il mago Gandalf racconta a Frodo la storia dell’anello, per
quanto l’affermazione di quell’ordine naturale che il male aveva
stimolarlo alla quest (inchiesta) che innerva la trama de Il signore degli
temporaneamente sovvertito.
Anelli.
Di certo, un profondo senso morale impregna di sé Aragorn, che ci
Di natura etico-religiosa risulta poi anche il senso della gerarchia che
appare come la quintessenza del campione medievale: un valoroso
Tolkien immette nella coscienza dei propri eroi. La gerarchia dei
guerriero di stirpe reale beneficiato, per di più, dall’amore della
rapporti tra individui rispecchia un ordine dell’universo, un ordine che
bellissima Arwen1. Proprio in virtù di queste caratteristiche Aragorn
trascende la storia. Non per nulla, alla fine del libro The Lord of the Rings
appare profondamente differente dalla maggior parte dei protagonisti
troviamo la riaffermazione dell’armonia perduta nella Terra di Mezzo (il
“senza qualità” che pullulano nei grandi romanzi europei del
46
Letteratura e filosofia
Novecento: basti pensare agli anti-eroi di Musil, Proust e Kafka oppure,
annientare tutti gli altri anelli magici posseduti dagli Uomini e dagli Elfi.
per rimanere in Italia, agli inetti al centro delle opere di Svevo e
Frodo sa bene di non poter utilizzare l’anello contro il malvagio Sauron,
Pirandello.
perché esso non contiene un potere buono, bensì il medesimo potere
Non tutti gli eroi tolkeniani appaiono però senza macchia e senza
del suo creatore. Tale terrificante potere potrà essere annientato solo se
paura. Va detto, per esempio, che il Bilbo dello Hobbit non è
l’anello verrà distrutto nel luogo in cui è stato forgiato. Allora Frodo
spontaneamente un eroe, o almeno non lo è per sua naturale
prende la decisione di procedere da solo verso Mordor senza il mago e il
inclinazione: occorre l’intervento di Gandalf per costringerlo alla quest
cavaliere, assumendosi finalmente una responsabilità verso i suoi amici e
(inchiesta); e ci vogliono la malizia e la prepotenza dei Nani per indurlo
verso se stesso. Ma deve superare un’ultima prova, il tradimento di
a compiere azioni rischiose. Per quanto guidato dalla figura paterna del
Gollum, la creatura di cui si fidava. Così, ingannato da Gollum, finisce
mago e, in seguito, manifestamente aiutato dal potere magico
per essere morso da un ragno gigante; catturato dagli orchi, viene deriso
dell’invisibilità
acquisisce
e spogliato assumendo in questi frangenti una connotazione quasi
gradualmente coscienza delle sue risorse e possibilità, proprio come i
cristologica. L’eroe non soccombe, ma subisce fallimenti e umiliazioni
più tipici eroi medievali e, alla pari di loro, si ritrova a compiere imprese
fino alla conclusione dell’avventura intrapresa, in modo assai differente
leggendarie contro un soverchiante numero di nemici. Bilbo Beggins,
da quanto avviene nei romanzi cortesi, anch’essi fitti di eventi magico-
tuttavia, non è un eroe narcisista e autocratico, ma è un eroe che, senza
meravigliosi, attribuiti a Chrétien de Troyes o ad altri autori di romanzi
rinunciare all’umiltà, si fa promotore dei più autentici valori morali della
cavallereschi.
concessa
dall’anello
magico,
Bilbo
cavalleria: coraggio, lealtà e rispetto sacrale dell’amicizia.
Frodo infatti non possiede la statura fisica e morale dell’eroe delle
Il nipote di Bilbo, Frodo Beggins, ha un profilo epico molto più
leggende medievali tanto amate da Tolkien; è un eroe del tutto
articolato e complesso, oltre che un’impresa da compiere assai più
particolare, un eroe che non realizza il proprio percorso di
impegnativa. L’anello magico trovato da Bilbo diviene, una volta
perfezionamento attraverso una quest dalla connotazione mistica come
ereditato da Frodo, l’Anello per antonomasia: l’anello capace di
quella per raggiungere il Santo Graal; né afferma la propria individualità
47
Quaderni della Ginestra
in rapporto a una determinata comunità tribale, e neppure in rapporto
anche a letture antitetiche; letture in contrasto con l’idea, tutta moderna,
all’altro-da-sé per antonomasia, cioè la donna amata. La consapevolezza
dell’unicità dell’autore. Mi riferisco a quanto teorizzato recentemente da
di sé come individuo si rafforza piuttosto in Frodo nella lotta morale
un membro del collettivo Wu Ming, il quale ha sottolineato con validi
contro il potere dell’anello. Si tratta di una lotta tutta interiore, ben
argomenti la rilevanza della co-autorialità nella poetica tolkeniania. Nel
diversa dalle battaglie combattute dagli eroici cavalieri delle chansons de
saggio intitolato Difendere la Terra di Mezzo3, Federico Guglielmi (noto
geste elaborate dai poeti medievali e, successivamente, riprese e
con lo pseudonimo di Wu Ming 4) ci segnala, tra l’altro, un dato
valorizzate dalla cultura romantica.
interessante: le fonti letterarie studiate da Tolkien nel corso della sua
In altre parole, l’eroe di Tolkien è un eroe solitario, che propende per
carriera accademica, cioè i più celebri poemi medievali inglesi, hanno in
l’isolamento proprio quando la battaglia cosmica tra Bene e Male
comune il fatto di non essere riconducibili a un autore preciso. Ciò è
richiederebbe la massima compattezza per conseguire la vittoria. Frodo
vero tanto per il Beowulf quanto per La battaglia di Maldon, oppure per Sir
può apparire così come un eroe tragico, una specie di re ferito che, nel
Gewain e il Cavaliere verde, nonostante queste opere siano state composte
suo isolamento, è incaricato di tramandare con le sue memorie gli
in epoche diverse e appartengano a fasi distinte della storia linguistica
avvenimenti di cui è stato partecipe. Nell’ultimo atto della storia
anglosassone. Tuttavia, tutte queste storie sono state trasmesse e
troviamo la partenza di Frodo verso la tanto agognata riunione
rielaborate dal corrispettivo medievale degli aedi preclassici, cioè i
sovrannaturale, e il finale della sua quest sembrerebbe relegare in
giullari e i trovatori. Neppure quanti decisero di mettere per iscritto quel
secondo piano quelle identità individuali e sociali che non è mai riuscito
corpus di storie e di apporre il proprio nome all’opera, come nel caso di
a realizzare completamente. Per questa ragione, ha scritto Claudia Corti,
Chrétien de Troyes, potevano pensare di attribuirsene interamente la
«la sua vera, autentica identità parrebbe solo quella autoriale: la figura
paternità dal momento che quelle storie circolavano in Europa da
dello scrittore, dell’artista, che crea dalle proprie sofferenze una parola
secoli4.
immortale» 2. Ma, a ben vedere, la questione dell’autorialità in Tolkien si presta
La letteratura che Tolkien studiava era dunque una letteratura basata sulla co-autorialità, prodotta tramite il passaggio del testimone nel corso
48
Letteratura e filosofia
del tempo e, per ricombinazione, da parte del singolo cantore. Tolkien stesso, come appare dalle sue lettere, tendeva a considerarsi una sorta di collettore di poemi e leggende. In sostanza, più che un inventore o un demiurgo di un mondo immaginario, si vedeva come un artista che registrava storie tramandate da un passato mitico-storico. Ed è del tutto evidente che una tale concezione della letteratura, strettamente legata a una dimensione comunitaria, si discosta radicalmente da quella che è andata affermandosi nel corso degli ultimi trecento anni. L’idea contemporanea di letteratura si basa, infatti, su due figure legate da un rapporto profondamente asimmetrico: il lettore che legge e giudica l’opera, e l’autore che esprime individualmente il proprio genio creativo5.
TODAY’S EMPIRE, TOMORROW ’S AS HES N°6, 2014
Ma cosa rimane al giorno d’oggi di queste scelte controcorrente (sia a livello narratologico sia valoriale) che caratterizzano la prosa tolkeniana?
personaggi di Martin manifestano tutti una irriducibile ambiguità
Ben poco verrebbe da dire pensando al ciclo di romanzi pubblicati tra la
morale: non ci sono buoni e cattivi, ma solo individui più o meno ligi
fine del XX secolo e l’inizio del XXI da un appassionato lettore di
all’onore e altri disposti a tutto per raggiungere i propri fini. Mentre il
Tolkien: quel George Raymond Richard Martin noto soprattutto per il
Signore degli Anelli è la storia di una squadra, di una Compagnia che
6
bestseller da cui è tratta la serie televisiva il Trono di Spade . Anche nelle
coopera per distruggere l’Unico Anello, nelle storie create da Martin
storie dello scrittore americano troviamo, per esempio, lo scontro tra
ogni personaggio si trova a combattere la propria battaglia personale.
forze opposte tipica della letteratura fantasy. Ma se nell’opera di Tolkien
Inoltre, le ricchezze contano poco per i personaggi di Tolkien e i
è presente una netta divisone tra le forze del bene e quelle del male, i
soldi sono menzionati prevalentemente con intenti comici, come nel
49
Quaderni della Ginestra
caso dell’insolita passione dei nani per l’oro. Nei libri di Martin, al
questi elementi abbiano una grande rilevanza, tanto più se pensiamo
contrario, la lotta per il potere è invece un gioco spietato tra esponenti
alla
di nobili casate, che si muovono come anti-eroi disposti a tutto pur di
confermerebbero inoltre le dichiarazioni rilasciate da Martin in svariate
far prevalere le proprie ambizioni individuali intorno al Trono di Spade.
interviste, nelle quali lo scrittore afferma che lo scopo del suo lavoro
Nel mondo di Martin troviamo poi elementi magici, ma in misura molto
letterario sarebbe solo quello di divertire il lettore. Ma tutto ciò non
minore che in Tolkien; e in più, nelle guerre tra le casate dei Sette Regni,
significa che le sue opere siano prive di una specifica visione del mondo
troviamo un tasso di orrore e brutalità (stupri e delitti efferati) del tutto
e dei rapporti personali. La spregiudicatezza e l’indifferentismo in
assente nella Terra di Mezzo. In una scena che descrive un improvviso
campo morale che caratterizzano i suoi personaggi sono infatti distanti
tumulto urbano contro i Lannister, all’interno del libro secondo delle
anni luce dall’intrinseca bontà manifestata da esseri apparentemente
“Cronache del ghiaccio e del fuoco, troviamo:
insignificanti come gli hobbit tolkeniani; ma proprio questi tratti a-
trasposizione
televisiva
intitolata
Games
of
Trone.
Lo
morali possono suscitare una sorta di rispecchiamento compiaciuto in «In cima alla lista del massacro c’era l’Alto Sacerdote, fatto letteralmente a pezzi mentre invocava la misericordia dei suoi dei.
tanti fans, persuasi, come l’autore, che non siano più credibili e sostenibili
sistemi
valoriali
assoluti.
Sarebbe
inoltre
sbagliato
[...] Ser Preston era stato accoltellato e accettato con tale ferocia
sottovalutare l’impatto emotivo ottenuto dall’insistente presenza di
da venire ridotto a una carcassa marrone e porpora dalla testa ai
scene a base di sesso e violenza nella complessa trama costruita da
piedi. [...] Lollys, la figlia di lady Tanda, aveva ceduto la propria
Martin; mentre in Tolkien, come abbiamo visto, trovavano spazio solo
virginale virtù a una cinquantina di dementi nel vicolo dietro il
casti dialoghi tra innamorati come quelli tra il valoroso Aragorn e la
negozio di un tintore.»7
bella principessa elfica Arwen. Va detto, a onor di verità, che le storie piccanti fin dal Medioevo (si
Sarebbero dunque le scene forti e lo stile iperrealistico il segreto del
pensi per esempio al Decameron) hanno sempre attirato una vasta platea
grande successo della saga creata da Martin? Certo, è innegabile che
di lettori e lettrici; ma in questo caso, per la ricercata crudezza dei 50
Letteratura e filosofia
particolari, siamo di fronte a qualcosa di diverso, da collegare piuttosto a
e, proprio per questo, offre preziose chiavi di lettura per comprendere
un lungo processo, nato in epoca moderna, che Foucault definì la
meglio la società di massa contemporanea 9.
«trasposizione in discorso del sesso» 8. Secondo il filosofo francese sarebbe infatti solo dopo il Medioevo che si affermerebbe il bisogno di
ANDREA MARCONI
esporre, senza alcuna omissione, i fatti riguardanti la vita sessuale. Si pensi, per esempio, alla letteratura scandalosa dei libertini come il marchese De Sade, nella quale è presente in modo esemplare la contraddizione moderna del parlare nei minimi dettagli di sesso facendolo passare, al contempo, per un discorso destinato a rimanere segreto. Parafrasando Foucault, si può affermare che questo aumento esponenziale dei discorsi sulla sessualità ha finito per determinare in tempi recenti una sorta di imperativo alla sessualità, presentando il sesso come un elemento pervasivo e desiderabile in ogni tempo e in ogni contesto, anche quelli improbabili dei libri fantasy. Una letteratura che, da Tolkien fino a Martin, ha continuato a prediligere scenari latamente medievali (come da tradizione ottocentesca) e che, proprio per questo, si può interpretare anche come una risposta alla crisi dell’idea di progresso nel segno dell’evasione in un altrove spazio-temporale di matrice romantica. Una letteratura che, benché non vada mai sottovalutata la sua componente di prodotto commerciale, anche grazie ai suoi stereotipi medievaleggianti è diventata il genere letterario più diffuso in Occidente
51
1
Cfr. V. FLIEGER, A question of Time: J.R.R. Tolkien’s Road to Faërie, Kent State University Press, Kent (Ohio) 1997, passim. 2 Vedi C. CORTI , Dal Medievale al Medievalismo: la nostalgia moderna del passato (W. Morris, C.S. Lewis, J.R.R. Tolkien), in Lo spazio letterario del Medioevo, 2. Il Medioevo volgare, vol. IV, L’attualizzazione del testo, a cura di P. Boitani, M. Mancini, A. Vàrvaro, Salerno Editrice, Roma 2004, pp. 247-272, p. 270. 3 Cfr. WU MING 4, Difendere la terra di mezzo. Scritti su J.R.R. Tolkien, Odoya Bologna 2013. 4 Il parallelo con gli aedi non è casuale: ormai da tempo le ipotesi storiche su Omero si orientano sull’idea che dietro quella firma si nasconda ben più di un poeta o, addirittura, possa sottendere l’arte poetica di un’intera cultura nel passaggio dall’oralità alla scrittura: cfr. C.O. PAVESE , Un rapsodo chiamato Omero, in Opuscula Selecta, a cura di A. Camerotto – E. Fabbro, Padova 2007, pp. 53-62. 5 Sulla distanza tra lettore e autore nell’ideologia letteraria contemporanea, cfr. R. BARTHE S, S/Z, Einudi, Torino 1973, p. 10 e sgg. 6 Per l’edizione completa vedi G.R.R. MARTIN, Le cronache del ghiaccio e del fuoco, voll. IXI, Mondadori, Milano 1996-2012. 7 G.R.R. MARTIN, Il Regno dei lupi e la regina dei draghi, Mondadori, Milano 2012, pp. 574575. 8 M. F OUCAULT, La volontà di sapere. Storia della sessualità, vol. I, Feltrinelli, Milano 2001, p. 22. 9 Cfr. T. DI CARPEGNA FALCONIERI , Medioevo militante, Einaudi, Torino 2011, pp. 98 sgg.
Didattica e filosofia
IL POTERE DELLA PAROLA
H
coinvolgendo in prima persona i discenti, inducendoli all'analisi sistematica e favorendo le abilità espositive.
o cominciato a insegnare Filosofia nei Licei nel lontano 1993,
Perciò ho deciso di puntare tutto su una didattica incentrata
quindi sono oramai più di 20 anni che lavoro per i ragazzi e con
sull'efficacia comunicativa, consapevole che nessuna perla filosofica può
i ragazzi.
essere apprezzata se non se ne percepisce la rarità. Ma per far sì che ciò
Negli anni le generazioni che si sono avvicendate hanno presentato
sia possibile è necessario mediare, motivare e incuriosire, oltre che
bisogni educativi e didattici differenziati. Ci sono state ondate di
creare relazioni umane di rispetto e fiducia. Insomma, come ci ha
studenti che si approcciavano allo studio in maniera enciclopedica: in
insegnato la psicologia, il veicolo è importante tanto quanto il
alcuni casi si giungeva a eccellenti livelli di analiticità e approfondimento.
contenuto.
Anche le abilità espressive erano molto curate e specifiche, quasi
Così ho voluto cimentarmi nella didattica laboratoriale del dibattito
tecniche. Forse però quegli stessi studenti mancavano in aderenza alla
filosofico, pratica oggi proposta tutto campo anche dall'INDIRE 1.
realtà e capacità di attualizzare il loro sapere, a volte troppo libresco.
Consiste in questo: si trova una frase filosofica di interesse comune e le
I ragazzi di oggi non sono in questa situazione, al contrario sono
si fa il processo. Proprio così: la si accusa, la si difende, la si controbatte,
dispersi nel mondo globalizzato e la scuola, fortemente cambiata da
la si arringa e la si giudica. Il tutto avviene senza l'ausilio di supporti
quegli anni, chiede loro di estendere le proprie competenze a 360°. Ma
tecnico-informatici, solo utilizzando il potere della parola. E gli autori di
per far questo capita di tralasciare l'approfondimento: gli studenti si
tutto ciò sono gli studenti: la classe è divisa in gruppi di avvocati e
stancano presto di fronte al duro lavoro di ricerca e documentazione.
giudici e, dopo un accurato lavoro di ricerca sulle fonti filosofiche, le
Spesso non sanno neanche motivare razionalmente, o anche solo
due linee argomentative, tesi e antitesi, sono pronte a darsi battaglia e il
ragionevolmente, le loro opinioni.
processo viene celebrato.
Di fronte a questo nuovo bisogno educativo è essenziale ancora una
Risulta quindi un apprendimento teorico-pratico che ricalca e
volta rinnovare la metodologia dell'azione insegnamento-apprendimento
attualizza gli antichi dialoghi sofisti-socratico-platonici con largo uso di
53
Quaderni della Ginestra
retorica e dialettica, ma anche le dispute medioevali, con le loro lectio,
verità, ma è tuttavia chiaro che la responsabilità del pensiero e
questio e disputatio.
conseguentemente dell'uso della parola assumono valenze non solo
Ad esempio nell'Encomio di Elena, dopo aver annullato il potere conoscitivo del linguaggio e in tal modo aver annullato l'essere
gnoseologico-ontologiche ma pure psicologiche, pedagogiche, giuridiche e politiche.
parmenideo, Gorgia fa risorgere la parola dandole una missione
Non da ultimo riflessioni fenomenologiche, esistenzialiste ed
creatrice: quella di produrre significati. La parola può persuadere
ermeneutiche del '900 hanno riportato il linguaggio a un primato di
attraverso vari tipi di argomentazione, al di là della verità storica,
interesse, ancorandolo alla manifestazione dell'essere, (è celebre la
soprattutto per la capacità di fare appello alla situazione emotiva
dottrina
dell'uditorio. Per questo l'uso del linguaggio non è teorico né neutro ma
dell'Occidente ha nascosto l'Essere negli enti e ha attribuito il primato al
profondamente pratico e assiologico.
pensiero, mentre l'Essere diventa evento nel linguaggio autentico della
heideggeriana
per
la
quale
la tradizione
metafisica
Nel “Gorgia” di Platone, invece, si pone una prima questione sulla
poesia) e alla teoria dell'interpretazione gadameriana che permette di
pericolosità della retorica gorgiana e sofista, (celebre è il paragone della
prendere coscienza del proprio retroterra culturale e linguistico in ogni
retorica alla culinaria, rendendo evidente la condanna platonica per tale
azione di interpretazione del linguaggio, sia che sia un testo, sia che sia
attività empirica) e la scelta di quest'ultimo di seguire più da vicino le
un'opera d'arte.
orme del maestro Socrate nel privilegiare il dialogo e la dialettica, che
Inoltre anche la psicologia ha contribuito vastissimamente alla
diventano quindi arte del confronto, arte della confutazione e, da ultima,
trattazione della comunicazione linguistica e meta linguistica, si ricordi la
scienza delle Idee, e come tali le uniche che possano tendere alla Verità.
“Pragmatica della comunicazione umana” della Scuola di Palo Alto.
Ai Sofisti a Socrate a Platone e Aristotele la parola ha suscitato un
Ma ciò che maggiormente ha teso a rivalutare il potere della parola
vivo interesse in quanto connessa al pensiero, alla realtà ontologica o
nel Novecento, è stato il lavoro di C. Perelman e L. Olbrechts-
anche solo al potere della persuasione. Spesso quest'ultimo è stato
Tyteca“La nuova retorica”.
criticato come non filosofico perché spesso svincolato dalla ricerca della
Perelman e Olbrechts-Tyteca tentano di limitare la distanza tra
54
Didattica e filosofia
nnnnnn
TODAY’S EMPIRE, TOMORROW ’S AS HES N°8, 2014
55
Quaderni della Ginestra
dialettica e retorica e di rivalutare il ruolo di quest’ultima all’interno
argomentazione e obbligo di credere a qualcosa sulla sola base di dati
dell’argomentazione. I due autori si contrappongono alla svalutazione
scientifici e non emotivi.
della retorica quale disciplina irrazionale, e si propongono di rivalutarla
argomentazione rilevate da Perelman e Olbrechts-Tyteca sono relative:
La differenze tra dimostrazione e
sottolineandone la ragionevolezza. Essi non negano il ruolo della ragione quale tratto distintivo dell’essere umano, ma ridimensionano la
1) al carattere di necessità delle affermazioni,
posizione illuminista secondo cui tutto ciò che non è scientificamente
2)al numero degli argomenti, generalmente inferiore nelle dimostrazioni
provato è falso. In particolare, gli autori giustificano la loro vicinanza
e più elevato nelle argomentazioni dove si tende ad aggiungere elementi
alla retorica attraverso la volontà di far sopravvivere la “retorica”,
che rafforzano la tesi;
sminuita dalla tradizione precedente e il rilievo dell’uditorio che,
3) l’importanza assunta dalla disposizione degli argomenti, inferiore nel
svalutato dalla dialettica, era rivalutato dalla retorica antica.
caso della dimostrazione e strategica nell’argomentazione.
Perelman e Olbrechts-Tyteca affermano che Come noi docenti sappiamo, l'individuazione di problemi e l'uso «La natura stessa dell’argomentazione e della deliberazione
delle categorie e del linguaggio filosofici non possono essere appresi
s’oppone alla necessità e all’evidenza, perché non si delibera
solo attraverso una didattica dell'ascolto. La pratica dell'argomentazione
dove la soluzione è necessaria, né s’argomenta contro l’evidenza.
sintetizza efficacemente l'approccio a contenuti filosofici e la
Il campo dell’argomentazione è quello del verosimile, del
metodologia filosofica che unisce pensiero a linguaggio nel noto
probabile, nella misura in cui quest’ultimo sfugge alle certezze
riferimento al concetto-categoria di Logos come pensiero, parola e
del calcolo [mio il grassetto].»
2
razionalità. Dagli studenti il dibattito filosofico è generalmente percepito come
Con questa affermazione gli autori rimarcano la distanza che separa
un'opportunità di immergersi nella creatività dell'argomentazione che
argomentazione e calcolo razionale, argomentazione e necessità,
esce dai libri di testo per diventare analisi pratica, didattica sperimentale.
56
Didattica e filosofia
Ma c'è di più: si scopre il coinvolgimento e l'appassionarsi sincero per la tesi sostenuta, quasi come se essa fosse un imputato in carne ed ossa! Certo è che la tensione di tutto questo progettare e lavorare secondo didattiche efficaci è volta verso la Filosofia, che mi ha fatto incuriosire tanti anni fa, e che sono convinta possa essere per gli studenti una formidabile maestra di vita. E chissà se Eraclito ci catalogherebbe fra gli svegli o i dormienti in questo tentativo di farci servitori di quel Logos venerando e terribile che a tanti uomini rimane celato.
BEATRICE BANDINI 1
Trattasi dell’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa.
2
C.Perelman, L.Olbrechts-Tyteca, Trattato dell'argomentazione: la nuova retorica, Torino,
Giulio Einaudi Editore, 1966, p. 3
57
Libri in discussione
RICONOSCIMENTO E TEORIA SOCIALE CRITICA
I
secondo il quale «l'interconnessione tra queste componenti e gli atteggiamenti conoscitivi corrispondenti rende la persona "pienamente
n Contesti del riconoscimento, curato da Federica Gregoratto e Filippo
sviluppata" un fenomeno olistico dotato di una struttura interna
Ranchio,
del
dinamica e unitaria». Incentrato sulla comprensione normativa dei
riconoscimento, tema che, negli ultimi anni, è stato oggetto di una
contesti del riconoscimento è invece il saggio di Axel Honneth. Tali
rinnovata riflessione filosofica in ambiti che spaziano, tra gli altri, dalle
contesti, per l'autore, sono risultato «di dinamiche storiche di
teorie del soggetto ai gender studies, dall'etica all'ontologia sociale, dalla
negoziazione intersoggettiva della validità di norme condivise,
filosofia politica all'estetica. Obiettivo del volume è mostrare la
implicitamente o esplicitamente, dagli abitanti di una forma di vita».
molteplicità di indagini che affrontano il discorso riconoscitivo,
Arvi-Antti Särkelä si concentra, invece, sul nesso tra una concezione
sottolineando le rispettive diversità in termini di approcci storicamente
secolarizzata del progresso e il riconoscimento, evidenziando come la
dati e metodologie, in una prospettiva che sia al contempo unitaria e
normatività di quest'ultimo sia strettamente correlata a precisi contesti
molteplice, e faccia emergere il riconoscimento stesso come strumento
storici e concreti. Infine, lo scetticismo di Rahel Jaeggi sulle teorie del
interpretativo del mondo contemporaneo.
riconoscimento ne evidenzia gli aspetti pratici di oggettivazione e
sono
raccolti
quattordici
saggi
sul
tema
La prima parte del volume è finalizzata ad articolare una concezione
reificazione, soffermandosi sulle teorie negative dell'intersoggettività.
unitaria della nozione di riconoscimento e a specificarne i contesti di
Nella seconda parte, il tema del riconoscimento viene analizzato a
utilizzo. Nel saggio di Lucio Cortella il riconoscimento viene
partire dalle nozioni di libertà e seconda natura hegeliana. Centrale, nel
rappresentato come l'orizzonte oggettivo di costituzione delle singole
saggio di Christoph Menke, è l'idea che «la formazione di una libera
soggettività, e la sua comprensione come una dimensione etica
soggettività passi necessariamente attraverso l'acquisizione di abitudini
dell'interazione umana. L'esser-persona (personhood) e le sue dimensioni
razionali e di capacità riflessive mediate dalla partecipazione dei singoli
deontiche e assiologiche, articolate su livelli psicologici, interpersonali e
soggetti alle pratiche istituzionali dell'eticità», e che la realizzazione della
istituzionali, rappresentano il fulcro della riflessione di Heikki Ikäheimo,
libertà avvenga soltanto all'interno di contesti di riconoscimento storici,
59
Quaderni della Ginestra
sociali e istituzionali. La libertà individuale e il suo esercizio dialettico
coercitive e subordinanti. Eva von Redecker individua nella capacità di
sono fondamentali anche nel saggio di Martin Seel, incentrato sulla
auto-riflessione individuale la precondizione per il riconoscimento,
prassi estetica che ne costituisce un contesto di esercizio fondamentale.
sottolineando come l'identità individuale possa costituirsi in modo non
La nozione di seconda natura rappresenta il cardine delle riflessioni di
coercitivo nelle storie narrate da coloro che ci riconoscono. Il nesso tra
Philip Hogh, Julia König e Filippo Ranchio. I primi si concentrano sulle
riconoscimento, genere e amore costituisce, invece, il filo rosso della
ricerche
neonatale,
riflessione di Federica Gregoratto, in cui l'autrice propone una
analizzando la tensione dialettica che investe i contesti della formazione
definizione di relazione riconoscitiva a partire dal rapporto di
psicologica dei singoli individui. Ranchio si sofferma sulla logica
dipendenza e indipendenza dall'altro. Il saggio conclusivo di Elena
riconoscitiva, analizzando le modalità attraverso le quali «una stessa
Pulcini presenta, infine, l'attualizzarsi del riconoscimento in forma
forma di relazione possa rappresentare a un tempo una condizione di
patologica come strumento di diagnosi sociale, patologia che può essere
emancipazione per i soggetti coinvolti e una riproduzione dei rapporti
corretta «mettendo capo a una forma buona, definita "morale", di
di dominio vigenti». Italo Testa sviluppa invece una teoria sistematica
riconoscimento, nel momento in cui gli individui imparano a desiderare
del riconoscimento da un punto di vista biologico, soffermandosi
qualcosa perché in sé virtuoso e non perché permette loro di farsi simili
inoltre sul rapporto costituivo tra normatività e potere.
agli attori dal cui riconoscimento dipendono».
sperimentali
legate
allo
sviluppo
psichico
Infine, nella terza parte del volume viene indagato il nesso tra riconoscimento, patologie, potere e genere, «a partire da una nuova
TIMOTHY TAMBASSI
prospettiva, la possibilità che la dinamica riconoscitiva "positiva" sia di
Federica Gregoratto, Filippo Ranchio (a cura di), Contesti del riconoscimento, Mimesis, Milano-Udine 2014, pp. 320, € 28
per sé abitata da una logica "negativa"». Amy Allen si sofferma sulle dinamiche di riconoscimento, evidenziandone la possibilità di agire come potere biopolitico e normalizzante, e come nell'essere oggetti di riconoscimento i soggetti possano trovarsi assoggettati a norme
60
Libri in discussione
MAL FARE, DIR VERO
C
Leggere tutto il lavoro foucaultiano come una ricostruzione di una storia della confessione è a dir poco fuorviante, eppure non sarebbe
onsapevoli che il 2014 sarebbe stato l’anno foucaultiano par excel-
troppo azzardato indicare il Corso di Lovanio, il primo volume della Storia
lence, Einaudi ha di poco anticipato i tempi e nel dicembre 2013
della sessualità, La volontà di sapere, e il Potere Psichiatrico come opere ge-
pubblica il corso di Michel Foucault tenuto a Lovanio tra il gennaio e il
melle in cui, attraverso tre dimensioni differenti (giudiziaria, pastorale,
maggio 1981 con il titolo Mal fare, dir vero. Funzione della confessione nella
psichiatrica), il filosofo di Poitiers dimostra quanto la confessione rientri
giustizia, tradotto in italiano da Valeria Zini. A conclusione del libro non
nelle tecniche di produzione di verità e di incremento del potere. Proce-
solo sono raccolte tre interviste al filosofo di Poitiers ad opera di André
dendo in ordine cronologico, Foucault rileva come sia stato l’Occidente
Berten, Christian Panier e Pierre Waitté ed infine Jean François e John
cristiano ad avere “inventato” la confessione, pratica in cui colui che
De Wit, ma anche è presente – come di consueto nei Corsi al Collège de
parla è lo stesso di cui si parla e il cui detto ha il fine di svelare tutto del
France – La situazione del corso curata da Fabienne Brion e Bernard E.
confessante senza però lasciarne alcuna traccia. La confessione, in bre-
Harcourt.
ve, nasce come discorso vero su se stessi. Dalla fine del XVII secolo
Il contesto entro cui si è ritrovato il Corso di Lovanio e il modo in
l’amministrazione politica si sostituisce all’amministrazione dei culti e a
cui si è giunti faticosamente ad editarlo meriterebbero uno studio a par-
quella religiosa, e non più il dire di sé viene “barattato” con il perdono e
te: alla ricostruzione del testo non solo hanno partecipato una copia del
la salvezza dell’anima; attraverso una confessione che si incarna in una
manoscritto originale e il dattiloscritto, ma anche alcune registrazioni
denuncia, in una querela, in un’inchiesta si registra tutto ciò che viene
audiovisive in cassette U-Matic delle lezioni. Il corso, tenuto su invito da
detto e steso in un preciso rapporto. L’ultimo tassello dell’utilizzo della
parte della Facoltà di Diritto e Scuola di Criminologia, è composto dalla
confessione come tecnica disciplinare è da attribuirsi alla medicalizza-
conferenza inaugurale e sei lezioni, ed ha l’obiettivo di delineare una
zione e alla psichiatria, ambiti nei quali, attraverso il grande récit della li-
«storia della confessione come forma di legame e di rapporto tra veridi-
berazione, il soggetto racconta di sé e ammette verità su di sé: in un cer-
zione e giurisdizione» (p.20) circoscritta nella sfera del penale.
to qual modo, l’effetto di queste modalità di enunciazione è che il sog-
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Quaderni della Ginestra
ANTONIO CAVICCHIONI, TODAY’S EMPIRE, TOMORROW ’S AS HES N°9, 2014
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Libri in discussione
getto di ancori alla verità prodotta in sede religiosa, giudiziaria oppure
veva ignorato o che non esisteva prima per essa, compito che
psichiatrica e costruisca la propria identità a partire da quella verità. La
consiste nel dire chi siamo, nel dire cosa sia il nostro presente,
confessione allora si può definire come una delle tecniche di individua-
che cosa sia l’oggi. […] Io penso che la filosofia, tra le diverse
lizzazione e, più in generale, uno strumento per uno studio critico-
funzioni che può e che deve avere, abbia anche quella di interro-
filosofico sulle «forme di veridizione» che non rivelino la verità o la falsità di un enunciato bensì «come i soggetti sono effettivamente legati in e attraverso le forme di veridizione in cui si impegnano» (p.13). Sebbene il sentiero percorso da Foucault sembrerebbe iniziare e proseguire sulla scia di questa storia intellettuale della confessione, il punto di partenza e di arrivo è ben diverso: uno studio di tal genere permette da una parte di sconfessare gran parte della filosofia politica occidentale che descriveva il potere come dispotico e preoccupato di tacciare gli individui, dall’altra di denunciare l’inefficacia della confessione concepita come tecnica di liberazione e altresì rivela il vero punto cruciale della sua filosofia: «Mi sembra che la filosofia moderna – forse a partire dal giorno in cui Kant ha posto la questione «Was ist AufklArung?», vale a dire «Che cos’è la nostra attualità? Che cosa accade attorno a noi? Che cos’è il nostro presente?» – abbia assunto una dimensione, o abbia visto aprirsi davanti a sé un certo compito che a-
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garsi su ciò che noi siamo nel nostro presente e nella nostra attualità» (p. 228).
SILVIA FERRARI M. Foucault, Mal fare, dir vero. Funzione della confessione nella giustizia. Corso di Lovanio (1981), Einaudi, Torino 2013
Quaderni della Ginestra
VERSO UN ’INDIVIDUALITÀ AUTENTICA
I
tra come si svolgeva la vita e gli ideali professati verbalmente: la "casa divisa" vede un agire in un senso ed un dire in un altro dovuti ad un'in-
ndividualismo vecchio e nuovo raccoglie diversi scritti di John Dewey sti-
dustrializzazione veloce e inattesa che ha causato questo gap esistenzia-
lati nel 1929 e pubblicati nel 1930 dalla rivista "The New Republic".
le. Mentre si professava la necessità della solidarietà comunitaria e
Si tratta di considerazioni strettamente connesse alla Grande Depres-
dell'agire in modo etico (kantianamente definibile come considerare gli
sione e focalizzate sull'eccesso di individualismo che permea la società
altri sempre come fini e mai come mezzi), la quotidianità mostrava
statunitense di quel tempo.
un'attenzione quasi esclusiva per il raggiungimento del profitto, le per-
Evocando temi di tocquevilliana memoria, il filosofo statunitense
sone erano valutate in funzione del loro ruolo nel mercato, la logica del
propone una nuova forma di individualismo "realmente democratica"
capitalismo e la meccanicizzazione si espandevano fattivamente in ogni
che consentirebbe il superamento della "civiltà del denaro", rea della cri-
dinamica quotidiana, a dispetto di quanto verbalmente professato, cau-
si degli anni Trenta. Il "nuovo individualismo" dovrebbe porre al centro
sando così una dicotomia tra teoria e prassi.
l'etica democratica basandosi su un “attivismo pedagogico” e "liberando" scienza e tecnica dal giogo dell'economia. Ma come può divenire possibile questo cambiamento che Dewey stesso ammette essere estremamente radicale?
Tradizione ed innovazione si trovano a convivere, ma non a comunicare. "Il nostro diritto e la nostra politica, i rapporti tra le persone dipendono da una nuova combinazione di macchine e denaro, il cui risultato è la cultura monetaria caratteristica della nostra civiltà. Il fattore spi-
"La nostra intera teoria consiste nel ritenere che l'uomo progetti e usi
rituale della nostra tradizione, uguali opportunità, libera associazione e
le macchine per i propri scopi umani e morali, invece di essere condotto
libera comunicazione reciproca, è offuscato e messo da parte." L'indivi-
là dove la macchina lo porta. Non il materialismo, ma il nostro ideali-
dualismo diviene così perverso e conformato alla cultura economico-
smo è probabilmente la filosofia più "gridata" e praticata che il mondo
monetaria. Tale condizione nella società americana vedrebbe una sper-
abbia mai conosciuto."
sonalizzazione ed una superficialità esasperate. Mentre le condizioni e-
Già nel primo saggio della raccolta Dewey rileva una contraddizione
sterne - in termini di beni fruibili ed accessibili come anche di quantità e
64
Libri in discussione
qualità della vita - paiono migliorare, quelle interiori ne divengono suc-
propri dell'uomo in quanto tale, ma che attraversano incessantemente la
cubi, sempre minore è infatti l'attenzione posta alla componente "non
società americana. Un rifugio inteso come via di fuga da questo turbinio
materiale" dell'essere umano. Dewey ovviamente si staglia contro questa
di sensazioni l'uomo americano lo ha individuato nella nazione: "L'uo-
standardizzazione dovuta ad un uso irriflessivo della tecnica e ritiene
mo ha un istinto empatico che lo spinge a vivere e combattere insieme
che sia un punto fondamentale su cui agire per giungere ad un nuovo
agli altri; se la comunità in cui viviamo quotidianamente non dà soste-
individualismo. L'associatività è solo esteriore, occorre che venga inte-
gno a questo impulso, l'immaginazione romantica si rappresenta una
riorizzata perché si realizzi un equilibrio organico tra individuo e società.
grandiosa nazione in cui tutti sono una cosa sola. Se i semplici doveri
Senza tale equilibrio l'individuo è smarrito.
della pace non strutturano una vita comune, le emozioni sono messe in
Dewey tratta senza mezze misure dello smarrimento dell'individuo, oggetto di un altro saggio della raccolta. I vincoli e i legami della vecchia
moto dal servizio di una guerra che ne offrirà un surrogato temporaneo."
comunità si sono rotti con l'industrializzazione e conseguentemente
Tuttavia, religione, tentativi di ricostruzione del sé, metafisiche rifles-
l'individuo è quasi totalmente perso in una dinamica dove a detenere il
sioni su un'unità di fatto inesistente non hanno raggiunto lo scopo pre-
potere è l'oligarchia industriale. Le persone paiono essere come pedine
fissato: Dewey non vede che dissoluzione. "Il malato non può curare la
mosse da forze che non possono né controllare né prevedere, non
malattia", occorrono energie che aiutino l'interiorità a svilupparsi. Quin-
comprendono dove sono, non hanno un progetto che sentono come
di quale percorso seguire per approdare ad un nuovo individualismo che
appartenere loro e, quindi, sono smarrite.
superi e sostituisca quello economico e sociale emerso prepotentemente
Cosa comporta questa condizione esistenziale nella vita dell'uomo? Ge-
dalle rivoluzioni industriali?
nera una crescente sensazione di insicurezza, il futuro pare sfuggente, la
L' "individuo smarrito" si trova in una condizione tragica:invischiato
disoccupazione è una minaccia che pietrifica, il lavorare non sempre
in una rete complessa di associazioni senza che in esse vi sia il riflesso
corrisponde ad agiatezza ed appagamento. Subentra la fretta, il desiderio
delle sue emozioni e ideali si sente sempre più parte di una condizione
di cambiare, l'impazienza, lo scontento: tutti elementi che non sono
sociale priva di armonia. Questa sorta di circolo vizioso deve essere rot-
65
Quaderni della Ginestra
to da un nuovo individualismo, ovvero un individualismo che ponga al
"L'arte di cui il nostro tempo ha bisogno per creare un nuovo tipo di
centro l'essere umano nella sua interezza e lo renda protagonista attivo
individualità è l'arte che, sensibile alla tecnologia e alla scienza che costi-
delle dinamiche che muovono la sua vita. L'uomo non dovrà più essere
tuiscono le forze motrici del nostro tempo, immaginerà quella cultura
considerato soltanto come parte di un ingranaggio eterodiretto volto e-
sociale espansiva che la tecnologia e la scienza possono essere indotte a
sclusivamente alla realizzazione del profitto. Il pensiero che porta a que-
servire."
sta visione è connotato da un'uniformità superficiale e artificiosa, in una
Da un punto di vista politico-economico, Dewey propone alcuni scenari
parola conformista. "Conformismo è un nome per l'assenza di un'inte-
alternativi al capitalismo liberale: un socialismo pubblico oppure un so-
razione vitale, per l'arresto e l'intorpidimento della comunicazione. [...] il
cialismo capitalistico; obiettivo di tale proposta sarebbe il sostituire il
conformismo è il surrogato artificiale con cui si cercano di tenere uniti
cieco determinismo mosso solo dalla ricerca del profitto con uno svi-
gli uomini nel momento in cui mancano le associazioni che sono incar-
luppo pianificato socialmente ed ordinato. Ritorna il contrapporre vec-
nate nelle disposizioni interiori del pensiero e del desiderio." Lo stesso
chio e nuovo, ma in una diversa prospettiva.
vuoto che crea terreno fertile per il conformismo Dewey ritiene si ri-
Ulteriore ed ultimo ambito di riflessione critica di questa raccolta ri-
specchi nell'abitudine a riunirsi tipica degli americani e all'eccessiva so-
guarda la cultura americana che l’autore ritiene attraversare un momento
cievolezza ad essa correlata. L'evitare la solitudine è indicativo dello sta-
di crisi, intendendo con cultura "quel tipo di emozione e di pensiero che
to di smarrimento dell'individuo. Difficile superare il vecchio individua-
è tipico di un popolo e di un'epoca nel suo insieme, una qualità organica
lismo, radicato nell'economia e nella concezione di successo individuale
morale e intellettuale." Dewey definisce quella americana una cultura
e di profitto privato, a favore di un nuovo individualismo che vorrebbe
materiale, figlia dell'industrializzazione, nella quale gli stessi intellettuali
porre al centro un'autentica socievolezza e cooperazione tra le persone.
che propongono nuovi sistemi di valori sono divisi oppure non tengono
Alla luce di questa considerazione, il filosofo-pedagogista ritiene neces-
in debito conto la diversità socioeconomica insita nella società america-
sario utilizzare scienza e tecnica per favorire l'affermazione sociale di
na. Le scuole stesse hanno un impianto educativo che a suo dire an-
quest'ultimo.
drebbe rivisto. Si rende necessaria la fondazione di una nuova cultura
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Libri in discussione
che liberi le potenzialità creative degli individui all'interno di quella che è
viamo e realizzando così le precondizioni per l'interazione, noi che sia-
una civiltà materiale e meccanica, il tutto non senza sforzo od impegno.
mo parti del presente sempre in movimento creiamo noi stessi nello
Una nuova individualità deve infatti aver inizio dall'individuo stesso.
stesso momento in cui creiamo un futuro sconosciuto."
Ogni individuo particolare vive situazioni con le quali si relaziona in
Il nuovo individualismo è dunque necessario per la società americana
modo peculiare. "L'armonia con le condizioni non consiste in una sin-
degli anni Trenta, ma tutt’oggi tale istanza appare interessante ed attuale,
gola e monotona uniformità, ma è una faccenda diversificata che richie-
dato il permanere nella società statunitense - ed in generale occidentale -
de un attacco individuale. L'individualità è inespugnabile perché è un
di problematiche connesse al ruolo predominante delle dinamiche eco-
modo della sensibilità che discrimina, della selezione, della scelta, della
nomiche nella vita individuale e collettiva. Sfumato e particolare nella
risposta e dell'utilizzo delle condizioni. [...] Se a lungo andare un indivi-
sua costruzione, un nuovo individualismo si può dunque delineare, ma
duo rimane perduto è perché ha scelto l'irresponsabilità; se rimane
non disegnare compiutamente.
completamente avvilito è perché ha scelto la via del facile parassitismo." Dewey pone quindi l'accento sull'unicità dell'individualità, richiamando la concezione di "vita come opera d'arte" presente in un più recente scritto di Bauman. Il futuro non è prevedibile, ogni programma può essere soltanto una linea guida poiché gli individui non sono entità statiche, ma dinamiche e particolari poste in un mondo in continuo mutamento. A partire da queste premesse è evidente che una individualità unificata necessiti di un impegnato lavorio individuale. Dewey la paragona infine ad un giardino non recintato seppur chiaramente delimitato. "Il nostro giardino è il mondo, dalla prospettiva in cui tocca il nostro modo di essere. Accettando il mondo associato e industriale in cui vi-
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MARA FORNARI John Dewey, Individualismo vecchi e nuovo, a cura di Rosa Maria Calcaterra, Diabasis, Parma 2013