REDAZIONE
Direttore: Corrado Piroddi. Vicedirettore: Anna Maria Ricucci Redazione: Valeria Bizzari, Antonio Freddi, Giacomo Miranda, Teresa Paciariello, Lavinia Pesci, Corrado Piroddi, Anna Maria Ricucci, Timothy Tambassi. Collaboratori esterni: Marco Anzalone, Simona Bertolini, Mara Fornari, Donatella Gorreta, Federica Gregoratto, Francesco Mazzoli, Giovanna Maria Pileci, Marina Savi, Cristina Travanini. Direttore responsabile: Ferruccio Andolfi.
SOMMARIO
Figure dell’individualismo................................................................................................................................................p. 4 Una comune bandiera. Marxisti e anarchici nella Prima Internazionale di Michael Löwy.......................................................................p. 5
Meditazioni filosofiche...................................................................................................................................................p. 12 Empiria e corporeità nella fenomenologia classica: Husserl e Merleau – Ponty di Valeria Bizzari...........................................................p. 13 Amare più che essere: l’eros nella fenomenologia di Jean Luc Marion di Livio Rabboni.........................................................................p. 20
Cinema e filosofia............................................................................................................................................................p. 24 Ascetism in the film of Ruben Östlund di Oliver Blomqvist................................................................................................................p. 25 Gone Girl di Andrea Ferri................... .................................................................................................................................................p. 30
Letteratura e filosofia...................................................................................................................................................p. 36 La Calunnia di Elisa Zimarri.............................. ..............................................................................................................................p. 37 Filippo Zoli: la catarsi nell’arte di Margherita Lollini. .........................................................................................................................p. 44
Didattica e filosofia......................................................................................................................................................p. 50 Riflessioni sulla traduzione della «Fedra» di Seneca di Sabrina Bonati.................................................................................................p. 51
Libri in discussione....................................................................................................................................................p. 56 Né persona, né cosa. Roberto Esposito sul corpo vivente di Lucia Zaietta................................................................................................p. 57 Compatibilità e flessibilità. Del successo del neoliberalismo di Camilla Cupelli........................................................................................p. 60
Figure dell’individualismo
UNA COMUNE BANDIERA. MARXISTI E ANARCHICI NELLA PRIMA INTERNAZIONALE
M
Ciò che si smarrisce con questa impostazione che predomina ampiamente nella letteratura sulla Prima Internazionale, è il semplice ma importante fatto che si trattava di un'associazione aperta e pluralista
arxisti e Anarchici - questi termini non erano abituali a quei
dove, a dispetto dei dissensi e dei conflitti, i sostenitori di Proudhon,
tempi - fecero parte dell'Associazione Internazionale dei
Marx, Bakunin, Blanqui e altri furono in grado di lavorare insieme per
Lavoratori - la Prima Internazionale - fin dalle sue origini nel 1864. I
molti anni, assumendo anche risoluzioni comuni e lottando insieme nel
dissensi fra i sostenitori di Marx e quelli di Bakunin portarono a
più grande evento rivoluzionario del 19° secolo, la Comune di Parigi.
un'aspra scissione nel 1872. Subito dopo l'Internazionale "Marxista" si
Consentiteci di abbozzare brevemente alcuni dei momenti principali
dissolse di fatto, mentre gli adepti di Bakunin diedero vita, con la
di questa storia dimenticata dell'incontro tra Marxisti e Anarchici
Conferenza del 1872 a Saint-Imier in Svizzera, alla loro propria
nell'Internazionale dei Lavoratori.
Internazionale che, seppure in forme precarie, tuttora esiste. Secondo
Subito dopo la fondazione della Prima Internazionale il suo
Marx, le ragioni della divisione stanno nelle tendenze pan-slave di
Comitato Centrale incaricò Karl Marx di scrivere il Regolamento
Bakunin e nel suo frazionismo antidemocratico e cospirativo. Per
Provvisorio dell'Associazione. Il documento inizia con il famoso invito:
Bakunin la scissione è la conseguenza sia dell'orientamento pan-
«L'emancipazione delle classi lavoratrici deve essere conquistata dalle
germanico di Marx sia del suo atteggiamento autoritario e intollerante.
classi lavoratrici stesse» - ancora oggi una base comune per Marxisti e
Nonostante le inevitabili esagerazioni, ambedue le accuse contengono
Anarchici.
una parte di verità, anche se gli errori difficilmente possono essere
Fin dall'inizio Anarchici e Libertaires - uso il termine francese che fa
attribuiti a una parte sola. Gli storici marxisti e anarchici riproducono
riferimento a una vasta tendenza anti autoritaria del socialismo
queste
crisi
rivoluzionario poiché il suo equivalente inglese, Libertarians, è stato
dell'Internazionale. Gli studiosi accademici, seppur senza prendere
trafugato da un'ideologia capitalista ultra liberale e reazionaria - erano
posizione, enfatizzano il conflitto di idee e di prassi tra le due parti.1
presenti, insieme ad altri gruppi socialisti, nella Prima Internazionale. Ci
5
argomentazioni
accusandosi
l'un
l'altro
della
Quaderni della Ginestra
riferiamo innanzi tutto ai seguaci di Proudhon (1809-1865), i cui
«Considerato che lasciare le foreste a proprietari privati porta alla loro
rapporti con i socialisti marxiani non furono necessariamente
distruzione; che questa distruzione in alcune parti del territorio
conflittuali. Tra gli amici di Marx e i seguaci della corrente
minaccerà la salvaguardia delle sorgenti d'acqua e, dunque, la buona
proudhoniana di sinistra, come il belga Cesar de Paepe e il francese
qualità del territorio così come la salute pubblica e la vita dei cittadini, il
Eugène Varlin, esistevano considerevoli convergenze. Ambedue le tendenze combattevano l'ala destra (piccolo borghese) proudhoniana
Congresso decide che le foreste devono divenire proprietà della collettività sociale».³
sostenitrice del cosiddetto "mutualismo", un progetto economico fondato sullo "scambio eguale" tra piccoli proprietari. Uno dei principali
Tutt'e due le tendenze sostenevano anche una risoluzione che
sostenitori di mutualismo e proprietà privata era il delegato francese
proclamava la necessità che i lavoratori si opponessero alla guerra
Henri Tolain che sarà poi espulso dalla Prima Internazionale per
attraverso lo sciopero generale. Per oscure ragioni questa risoluzione
tradimento, a causa del suo sostegno al governo borghese di Versailles
non piacque a Karl Marx (che non era presente a Bruxelles) ma resta il
contro la Comune di Parigi.
fatto che essa venne proposta da uno dei suoi seguaci, Charles Longuet,
Al Congresso dell'Internazionale di Bruxelles nel 1868 l'alleanza tra
che presto sarebbe divenuto, sposando Jenny Marx, suo genero...
le due tendenze di sinistra si manifestò con l'adozione, contro i
Bakunin aderirà alla Prima Internazionale in quel momento, nel
"mutualisti", di un programma collettivista presentato dal socialista
1868. Egli si considerava, come appare da diverse pubblicazioni, un
libertario belga Cesar de Paepe. Questa risoluzione proponeva la
simpatizzante delle idee di Marx, che incontrò nel corso di una visita a
proprietà collettiva dei mezzi di produzione: terra, miniere, foreste,
Londra nel 1864; nel 1867 Marx gli inviò una copia di Das Kapital. La
macchine, mezzi di trasporto.2
reazione di Bakunin fu entusiastica tanto da indurlo a celebrare: " Il
La risoluzione sulle foreste appare, retrospettivamente, come una delle più interessanti per il suo contenuto socialista e ecologico:
signor Karl Marx l'illustre guida del Comunismo Tedesco" e "il suo magnifico lavoro Das Kapital". Egli riteneva che il libro dovesse essere tradotto in francese
6
Figure dell’individualismo
«poiché, per quanto mi è dato conoscere, nessun altro libro contiene
«noi non dovremmo mai sottovalutare, ed io certamente non lo faccio,
un'analisi così profonda, così illuminata e scientifica e così altrettanto
gli immensi servigi che egli ha reso alla causa del socialismo che egli
decisiva e, per così dire, spietata nello smascherare la formazione del
serve con intelligenza, energia e lealtà negli ultimi 25 anni, nel quale
capitale borghese e il sistematico e crudele sfruttamento che esso
sforzo egli ha indubbiamente superato tutti noi».5
continua ad imporre al lavoro proletario. Il solo limite del libro (...) sta nel fatto che è scritto, anche se solo in parte, in uno stile troppo metafisico e astratto (...) il che rende la sua lettura difficile se non quasi impossibile per la maggioranza dei lavoratori. Tuttavia sono proprio i lavoratori che dovrebbero leggerlo. I borghesi non lo faranno mai o, se lo facessero, non lo capirebbero e, se lo comprendessero, mai lo citerebbero; essendo questo libro nient'altro che la loro sentenza di
Nel 1869 le due tendenze collettiviste approvarono una risoluzione comune che proponeva la socializzazione delle terre. Gli Anarchici ottennero
tuttavia
una
vittoria
simbolica
alla
Conferenza
dell'Internazionale di Basilea, con l'approvazione a maggioranza di una deliberazione a favore dell'abolizione dell'eredità, contrastata dai
morte, motivata scientificamente e pronunziate irrevocabilmente, non
marxisti. Nel corso della Comune di Parigi Anarchici e Marxisti
come individui ma come classe».4
collaboreranno ancora fraternamente in questo primo grande tentativo di potere proletario della storia moderna. Già nel 1870 Leo Frankel, un
Non è un caso che nel 1879, diversi anni dopo la scissione,
attivista ungherese stabilitosi in Francia e amico stretto di Marx, e
l'anarchico italiano Carlo Cafiero, uno stretto collaboratore di Bakunin,
Eugene Varlin, proudhoniano dissidente, si mettono insieme per
scrisse una versione popolare del Capitale che fu considerata molto utile
riorganizzare la sezione francese dell'Internazionale. Dopo il 18 marzo
da Marx.
del '71 saranno insieme in stretta collaborazione ai vertici della Comune,
Naturalmente vi furono fin dall'inizio forti disaccordi tra i due. In
il primo come delegato al lavoro, il secondo come delegato alla guerra.
una lettera a Herzen del 28 ottobre 1869 Bakunin cita la sua principale
Tutt'e due prenderanno parte nel maggio '71 alla battaglia contro
obiezione a quello che chiamava "il comunismo di stato" marxista. Ma
l'esercito di Versaillas: Verlin sarà fucilato dopo la sconfitta della
nella medesima lettera aggiungeva, a proposito di Marx:
Comune mentre Frankel riuscì a sfuggire alla repressione e ad emigrare
7
Quaderni della Ginestra
a Londra. Nonostante la sua breve esistenza - solo pochi mesi - la
questo mostro contro natura prodotto dalla società».
Comune del 1871 è stato il primo esempio storico di potere rivoluzionario dei lavoratori organizzato democraticamente - delegati
Osservatori
ben
informati
hanno
subito
corretto
questa
eletti a suffragio universale - con la soppressione dell'apparato
impostazione: la prima affermazione fu scritta da ... Bakunin stesso nel
burocratico
un'esperienza
suo saggio La Comune di Parigi e la nozione di Stato.6 La seconda è una
autenticamente pluralista dato che metteva insieme nella stessa battaglia
citazione di ... Marx nella sua prima stesura del documento La guerra
"marxisti" (un termine che ancora non esisteva), Proudhoniani di
civile in Francia (1871).7 Abbiamo invertito le affermazioni di proposito
sinistra, Giacobini, Blanquisti e Social Repubblicani.
per mostrare che le - innegabili - divergenze fra Marx e Bakunin,
dello
Stato
borghese.
Fu
inoltre
Naturalmente le analisi di Marx e Bakunin su questo avvenimento
Marxisti e Anarchici, non sono poi così semplici e ovvie come
rivoluzionario furono diametralmente opposte. Si potrebbe riassumere
comunemente si crede. È interessante osservare come Marx si rallegrò,
la posizione di Marx con la seguente citazione:
durante gli eventi della Comune, del fatto che i proudhoniani dimenticarono le tesi del loro mentore, mentre alcuni Anarchici si
«La situazione di un piccolo numero di convinti socialisti era
compiacquero del fatto che gli scritti di Marx sulla Comune avevano
eccessivamente difficoltosa. Essi dovevano opporre un governo e un
abbandonato il centralismo e adottato il federalismo. È vero che La
esercito rivoluzionari al governo e all'esercito di Versailles».
guerra civile in Francia, l'analisi della Comune che Marx scrisse per conto della Prima Internazionale, così come i numerosi appunti in
Contro questa lettura della guerra civile in Francia come scontro tra
preparazione di questo documento, costituiscono una prova del feroce
due governi e due eserciti Bakunin sviluppò un punto di vista
anti-statalismo di Marx. Definendo la Comune come la forma politica,
fortemente anti-statalista.:
finalmente trovata, dell'emancipazione sociale dei lavoratori, egli insiste sulla rottura con lo Stato, questo corpo artificiale, questo boa
«La Comune di Parigi fu una rivoluzione contro lo Stato in quanto tale,
constrictor (gigantesco serpente che stritola le proprie vittime), questo
8
Figure dell’individualismo
incubo soffocante, questa escrescenza parassitica.8
nnn
Comunque, dopo la Comune, lo scontro tra le due tendenze rivoluzionarie s'intensificò e portò, al Congresso dell'Internazionale di Hagues nel 1872, all'esclusione di Bakunin e Guillaume (il suo seguace svizzero) e al trasferimento del quartier generale dell'Internazionale a New York - in pratica, la sua dissoluzione. Dopo la separazione gli Anarchici, come ricordato sopra, fondarono la loro propria Internazionale. Malgrado la scissione Marx e Engels non ignorarono gli scritti di Bakunin e in alcuni casi dovettero aderire ai suoi argomenti anti-stato. Un esempio impressionante è rappresentato dalla Critica del programma di Gotha (1875). Nel suo testo Stato e Anarchia (1873) Bakunin aveva acutamente criticato il concetto di "Stato Popolare" usato dai Socialdemocratici tedeschi, che egli (giustamente) attribuiva a Ferdinand Lasalle e (erroneamente) a Marx. Quando i seguaci di Marx e Lasalle si unificarono nel 1875 nella città di Gotha, fondando il partito Socialdemocratico tedesco, il loro programma comune avanzò la proposta di uno "Stato Popolare" (Volksstaat) per la Germania. Nella sua Critica del programma di Gotha - scritto come documento interno e pubblicato solo dopo la sua morte - Marx respinge apertamente il FILIPPO Z OLI, CROCIFISSIONE
9
concetto di "Stato Popolare". Inoltre nella sua lettera all'amico Wilhelm
Quaderni della Ginestra
Brake - uno dei dirigenti del partito - che gli invia insieme alla Critica,
persino ulteriori passi verso l'Anarchismo:
spiega che uno dei motivi che l'hanno spinto a scrivere questo documento è che
«Bisognerebbe lasciar cadere tutte queste inutili chiacchiere sullo Stato soprattutto dopo la Comune di Parigi che non fu del tutto uno Stato nel
«Bakunin (...) mi ritiene responsabile non solo di tutti i programmi del
vero senso della parola. (...) Propongo dunque di sostituire ovunque (nel
Partito, ma persino di tutti i passi compiuti da [Wilhelm] Liebknecht fin
Programma) Stato con Gemeinwesen, un buon vecchio termine tedesco
dai
che può egregiamente corrispondere al francese Commune».11
giorni
della sua collaborazione
con
il
Partito
Popolare
(Volkspartei)».9
Engels, in una lettera del marzo 1875 a August Bebel è persino più esplicito:
Invece di cercare di contabilizzare e le sviste di ciascuna delle parti in conflitto - gli argomenti non mancano per le reciproche accuse abbiamo cercato di porre l'accento sulla caratteristica positiva della Prima Internazionale: un movimento internazionalista diverso, pluralista
«Gli Anarchici ci hanno sbattuto in faccia il Volksstaat fino alla noia
e democratico, all'interno del quale opzioni politiche differenti non solo
anche se lo scritto di Marx contro Proudhon così come il Manifesto del
potevano coesistere, ma anche cooperare teoricamente e praticamente
Partito Comunista hanno già chiaramente stabilito che con l'affermarsi
nel corso di molti anni, giocando un ruolo d'avanguardia nella prima
della società socialista lo Stato si dissolve e
scompare».10
grande rivoluzione dell'epoca moderna. Un'Internazionale dove Marxisti e Libertari potevano, nonostante i conflitti, lavorare insieme e
Si potrebbe pertanto concludere che l'argomentazione contro lo
impegnarsi in azioni comuni.
statalismo lasalliano contenuta nella Critica del Programma di Gotha
Le successive Internazionali - la Seconda, la Terza e la Quarta - non
era, in certa misura, motivata dalle polemiche di Bakunin contro i
lasciarono molto spazio agli anarchici. Ciononostante, nel corso di molti
Socialdemocratici tedeschi ... Nella stessa lettera a Bebel, Engels compie
importanti avvenimenti nella storia del 20° secolo, le due tendenze 10
Figure dell’individualismo
furono in grado di unificare le forze: ad esempio, nel corso dei primi
ecologiche radicali, nelle mobilitazioni di massa degli Indignados (Spagna,
anni della Rivoluzione d'Ottobre (1917-1921) molti anarchici come
Grecia), o in Occupy Wall Street.
Emma Goldmann e Alexander Berkman fornirono un appoggio
MICHAEL LÖWY TRADUZIONE DI MAURIZIO CARENZI
(critico) ai dirigenti bolscevici; nel corso della Rivoluzione Spagnola gli anarchici del CNT-FAI (Confederacion Nacional del Trabajo Federacion Anarquista Iberica) e i simpatizzanti trotzkisti del POUM (Partido Obrero de Unificacion Marxista) combatterono insieme contro il fascismo e si opposero agli orientamenti non rivoluzionari degli Stalinisti e dei Socialdemocratici di destra; nel Maggio '68 una delle prime iniziative rivoluzionarie fu la fondazione del Movimento 22 Marzo con la leadership dell'anarchico Daniel Cohn Bendit e del trotzkista Daniel Bensaїd. Si sono avuti anche numerosi tentativi teorici di mettere insieme le due tradizioni rivoluzionarie tra scrittori come William Morris o Victor Serge, poeti come il fondatore del movimento surrealista André Breton, filosofi come walter Benjamin o storici come Daniel Guérin. L'esperienza della Prima Internazionale non la si può naturalmente ripetere ma è assai importante per noi, all'alba del 21° secolo, quando ancora una volta Marxisti ed Anarchici - o Autonomi, Libertari, ecc. uniscono le forze e si muovono insieme, a sostegno degli Zapatisti del Chiapas, nel movimento per la giustizia globale, nelle battaglie
11
Un recente esempio è Robert Graham, Marxism and Anarchism on Communism. The debate between the Two Bastions of the Left, in Shannon Brincat (ed.) Communism in the 21th Century. Vol.2 Wither Communism?, Praeger, Oxford 2014. 2 Vedi Gaetano Manfredonia, L'anarchisme en Europe, Paris, PUF, 2001, Que sais je?, pag.36. 4 Citato in G.P.Maximoff (ed.) The political philosophy of Bakunin, The free press of Glencoe, London 1953, pag.187. Anche Bakunin, Œuvres, Champ libre, Paris, VIII, 357. 5 Citato in Association Internationale des Travailleurs, Wikipedia. 6 M.Bakunin, De la guerre à la Commune, textes établis par Fernand Rudé, Anthropos, Paris 1972, pag.412. 7 Marx, Engels, Lenin, Sur la Commune de Paris, Ed. du Progrès, Moscou 1971, pag.45. 8 K. Marx, F. Engels, Inventer l'inconnu. Textes et correspondances autour de la Commune, introdotto da Daniel Bensaїd Politiques de Marx, Editions de La Fabrique, Paris 2008. Vedi anche Miguel Abensour, La Démocratie contre l'État. Marx et le moment machiavélien, Ed. Le Felin, Paris 2004, pagg.137-142. 9 Documento allegato a K.Marx, F.Engels Critiques des Programme de Gotha et d'Erfurt, Éditions Sociales, Paris 1950, pag.46. Il partito citato è il Partito Socialdemocratico dei Lavoratori (SDAP) fondato da Liebknecht e Bebel nel 1869 nella città di Eisenach, il Volkspartei era un partito liberale borghese, al quale Liebknecht aveva partecipato prima della fondazione dello SDAP 10 Ibid. pag.99. 11 Ibidem. 1
Meditazioni filosofiche
Meditazioni filosofiche
EMPIRIA E CORPOREITÀ NELLA FENOMENOLOGIA CLASSICA : HUSSERL E MERLEAU -PONTY
L
a
tradizione
fenomenologica
contiene
numerose
teorie
dell’intersoggettività, spesso contrastanti fra loro. Nonostante
l’eterogeneità di posizioni, si può però affermare che tutti i pensatori appartenenti a tale corrente concordassero sul fatto che l’empatia «Io vedo l’uomo, e vedendolo, vedo anche il suo corpo vivo. In certo modo l’apprensione dell’uomo va oltre la manifestazione del corpo, che in questo caso è corpo vivo. In certo modo
dev’essere distinta dalla mera imitazione, e che va piuttosto intesa come la percezione di un’alterità incarnata1.
non si ferma al corpo, non dirige le sue frecce su di esso, ma lo attraversa- e nemmeno si
Non è un caso che Husserl, padre della fenomenologia, abbia
dirige su uno spirito congiunto col primo, bensì appunto sull’uomo. E l’apprensione
dedicato il suo ultimo corso, nel semestre del 1928/1929, proprio a
dell’uomo, l’apprensione di questa persona che è qui, che balla e ride soddisfatta e chiacchiera o discute con me di problemi scientifici, ecc., non è l’apprensione di un che di spirituale che è disposto entro il corpo vivo, bensì apprensione di qualche cosa che si compie attraverso il medium della manifestazione del corpo, che implica per essenza la manifestazione del corpo e
queste tematiche, intitolandolo “Phänomenologie der Einfühlung in Vorlesungen und Ǘbungen”, a testimonianza di quanto l’argomento fosse per lui di grande interesse, e, probabilmente, meritevole di ulteriori
costituisce un oggetto di cui io posso dire: quest’oggetto ha una somaticità, ha un corpo che è
approfondimenti. Il pensatore, specialmente nelle sue ultime opere (Idee
una cosa fisica, così e così conformato, e ha vissuti e disposizioni al vissuto»
II, Meditazioni Cartesiane, La Crisi, Esperienza e Giudizio) sottolinea come il soggetto non debba essere considerato un ego trascendentale e assoluto,
E. Husserl, Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica, Vol. 2, trad. ita (a cura di ) V. Costa e E. Filippini, Einaudi Editore, Torino 2002, pag. 674
ma un ente incarnato in un corpo e immerso nel mondo-della-vita: un Leib, in cui corpo biologico e psiche sono essenzialmente intrecciati e compenetrantesi. In quanto Leib, non solo mi è possibile avere coscienza di me stesso, ma viene anche resa possibile l’esperienza dell’alterità: la somiglianza del corpo altrui motiva infatti l’analogia, grazie alla quale attribuisco ad altri soggetti un Leib come il mio, seppur diverso da esso. Percepisco l’altro
13
Quaderni della Ginestra
non solo come mero oggetto cosale, ma come soggetto psicofisico.
associativamente il mio, avviene infatti una trasposizione grazie alla
Nelle Meditazioni Cartesiane, Husserl asserisce infatti che «nel dominio
quale considero l’altro come dotato a sua volta della bilateralità delle
percettivo della mia natura primordiale si fa avanti un corpo che, per
cinestesi, ovvero della capacità di percepirsi sia da un punto di vista
essere primordiale, è naturalmente un mero momento costitutivo di me
esterno, come oggetto, sia da un punto di vista interno, come soggetto
2
stesso» . L’altro è inizialmente percepito come oggetto intenzionale,
senziente. Mentre il corpo dell’altro rimarrà sempre cosale, oggettivo-
tuttavia
seppur portatore di vissuti, che però non potrò mai esperire da una prospettiva in prima persona-, il mio corpo non è solo osservabile
«Il suo modo di manifestazione non si appaia attraverso un’associazione
dall’esterno, ma procura sensazioni di movimento interne, dette
diretta con il modo di manifestazione che di volta in volta possiede
cinestestiche.
effettivamente il mio corpo vivo (nel modo del “qui”), ma ridesta
La trasposizione appercettiva (Ǘbertragung) nei confronti dell’alterità,
riproduttivamente un’altra manifestazione immediatamente simile,
è di tipo formale, e non contenutistico: posso capire che l’altro è un
relativa al sistema costitutivo del mio corpo vivo come corpo nello
soggetto come me, un “qui-ora”, ma i suoi vissuti mi rimarranno
spazio. Questa manifestazione ricorda il mio aspetto corporeo, se io fossi
sempre estranei ed inaccessibili, in quanto ogni individuo rappresenta
là». 3
un centro di orientazione diverso. Tale asimmetria rappresenta uno scarto invalicabile, che ha tuttavia l’importante ruolo di preservare le
La procedura attraverso la quale esperiamo un’alterità è quindi di tipo
individualità: se la bilateralità delle cinestesi fosse estesa non solo al mio
corporeo, e avviene a partire dall’osservazione del corpo altrui e dei suoi
corpo, ma anche a quello degli altri, allora esisterebbe una sola
movimenti: in altre parole, l’apparire del corpo fisico dell’altro
coscienza, un solo ed unico Leib.
all’interno del mio campo percettivo è una condizione senza la quale
Percepire l’esistenza di un altro corpo vivo comporta inoltre il
non avrei alcuna esperienza interpersonale. La funzione del corpo
decentramento dell’io: comprendo che il mio punto di vista non è unico,
appare dunque centrale: osservando il corpo altrui, che richiama
ma uno fra tanti, e che esistono numerose datità il cui centro di 14
Meditazioni filosofiche
orientazione non è il mio corpo. L’altro si configura così come
legato: “l’unità dell’uomo abbraccia entrambe le componenti, non come
Mitgegenwart (“compresenza"), presente altro dal mio che non viene
realtà legate l’una all’altra soltanto esteriormente, bensì come due realtà
esperito in modo diretto e immediato come il mio, ma che a sua volta
intimamente intrecciate e in certo modo compenetratesi.” 5 La nozione
costituisce me.
di corpo vivo, di Leib, implica dunque l’unione tra il flusso di vissuti
Come
nota
anche
Vincenzo
Costa,
il
punto
cruciale
dell’impostazione husserliana
soggettivi e l’estensione corporea, un’unione paragonabile a quella tra il colore e la sua estensione: tra i due elementi esiste infatti una modalità di connessione a priori. In questo modo, la struttura funzionale e
«è l’insistenza sulla necessità del corpo vivo, che non significa che di
intenzionale tipica della coscienza si unisce alla dimensione affettiva del
fatto questa esperienza preceda temporal mente l’esperienza dell’altro
sentire, lo strato psichico si lega indissolubilmente all’estensione
come totalità. Significa soltanto mettere in luce che, nell’ordine di
corporea. L’immagine dell’agente risulta quindi più completa: non solo
fondazione, non vi può essere esperienza dell’altro (per esempio delle
mero corpo fisico, oggetto percepibile da altri, ma anche soggetto di
sue tracce che leggiamo in una testimonianza del passato) senza che vi sia stata costituzione dell’altro attraverso un corpo vivo. Possiamo leggere gli oggetti come sedimentazioni di una vita psichica altra solo perché abbiamo già costituito un alter ego attraverso il suo corpo, solo perché sappiamo che un altro, se non è attualmente dotato di corpo vivo, lo è stato o lo sarà».4
vissuti, di percezioni, di emozioni. In quest’ottica, l’intersoggettività si configura come una relazione intenzionale con il mondo, e anche gli oggetti di percezione sembrano caratterizzati da una natura essenzialmente pubblica: il soggetto è infatti intenzionalmente diretto verso oggetti il cui orizzonte di datità testimonia la loro apertura ad altri agenti. In altre parole, un oggetto
Husserl considera la coscienza vivente e incorporata il risultato della
percettivo non si esaurisce a ciò che appare ad un solo soggetto,
necessaria connessione tra la dimensione psichica e quella corporea. La
piuttosto, esso possiede un orizzonte di profili coesistenti che, sebbene
nozione di Leib estende l’immanenza del flusso di vissuti individuali alla
siano al momento inaccessibili all’agente in questione, potrebbero essere
sua diffusione in un corpo, al quale tale flusso sembra inestricabilmente
percepiti da altri. Tale rimando all’alterità dimostra la natura
15
Quaderni della Ginestra
intrinsecamente intersoggettiva dell’oggetto: ne L’Essere e il Nulla, Sartre
nella filosofia merleau - pontiana la corporeità viene enfatizzata a tal
nota che per Husserl l’oggetto appare come polivalente, ovvero come
punto da essere sottratta dalla sfera dell’ego trascendentale e assoluto:
un sistema di riferimento di un’infinita pluralità di coscienze.6
una simile concezione di io puro per il fenomenologo francese non è
Risulta evidente come l’intersoggettività non si esaurisca nel mero
infatti ammissibile. Il corpo assume in tal senso una funzione
incontro con l’altro, ma sia caratterizzata in primis come co-soggettività,
conoscitiva fondamentale: è il vero nucleo dell’attività percettiva, e
o intersoggettività costitutiva. Entrambi questi momenti sono
permette di stabilire un contatto tra mondo e soggetto, tra ego e alter ego.
fondamentali nella costituzione del mondo oggettivo: esperendo un
Per analizzare tali legami, il filosofo si avvale della nozione di
oggetto e avendo consapevolezza che l’alter sta facendo la stessa cosa, la
intenzionalità fungente, ovvero passiva e vissuta, grazie alla quale i corpi
percezione diviene obiettiva e reale. Grazie alla percezione dell’atro
entrano in contatto e si riconoscono l’un l’altro in un’esperienza
come Leib, infine, riesco a comprenderlo non più come mera co-
preriflessiva.
soggettività, ma come un’alterità a tutto tondo.
Caratteristica principale di tale tipo di intenzionalità, oltre
Anche Merleau - Ponty assume il corpo come centrale nell’affrontare
all’essenziale passività, è la motricità: è importante sottolineare, infatti,
il tema dell’alterità: egli, infatti, enfatizza la dimensione carnale della
che il soggetto percipiente si muove ed agisce secondo un determinato
coscienza, che definisce essenzialmente percettiva e corporea. In questa
schema corporeo, nozione che il filosofo mutua dalla psicologia di Schilder.
direzione il problema dell’alter e del riconoscimento del corpo altrui va
Lo schema corporeo rappresenta la struttura attraverso la quale il corpo
risolto inquadrandolo all’interno della dimensione della corporeità: è il
non solo ha consapevolezza di sé come “io posso” (e non
corpo proprio (Leib) che permette una relazione effettiva con il mondo.
semplicemente come “io penso”) ma diviene anche in grado di
Rifacendosi all’ “ultimo Husserl”, Merleau - Ponty sostiene che la
muoversi coscientemente in un determinato spazio. L’intenzionalità
costituzione della cosa avviene non solo tramite rinvii intenzionali, ma
motoria, in breve, rende il soggetto capace di percepire e comprendere
anche grazie all’esperienza estetica del soggetto, il quale agisce sia
la fatticità e la concretezza di sé e del mondo in cui è immerso, e lo
attivamente che passivamente, come corpo proprio. Rispetto ad Husserl,
rende consapevole delle sue possibilità. L’essere-al-mondo presuppone,
16
Meditazioni filosofiche
infatti, un corpo che si muove e orienta nello spazio non semplicemente
definizione, quella di comprendere un’esteriorità. Nel caso della
attraverso uno dei suoi sensi (ad esempio la vista o il tatto..), ma con la
bilateralità delle cinestesi, infatti, il soggetto si esperisce sia internamente
totalità del suo essere. Questo avviene perché ogni parte del corpo è
che esternamente, anticipando sia il modo in cui un altro avrebbe
implicata nelle altre, andando a formare così un’esperienza integrale e
esperienza di lui, sia il modo in cui egli stesso potrebbe percepire
complessa.
l’alterità. In quest’ottica, l’autocoscienza incarnata può essere descritta
Grazie dunque alla nozione di intenzionalità fungente, motoria, ed essenzialmente corporea, ci troviamo di fronte ad una rinnovata immagine di soggetto, al contempo attivo e passivo, incarnato ma
come un pre-sentimento dell’altro, e l’esperienza dell’altro come un eco della propria costituzione corporea. In Fenomenologia della Percezione,
seconda tesi
dottorale del
proprio per questo in grado delle più alte attività intellettive. Merleau -
fenomenologo francese e testo paradigmatico del suo intero filosofare,
Ponty intende così restituire centralità ontologica al corpo in quanto
egli
dimensione originaria dell’esistenza precedente qualsiasi tematizzazione,
intersoggettiva dell’uomo, che fin dalla nascita esprime la sua natura
compresa la distinzione tra res cogitans e res extensa. Ne emerge una
relazionale: se, infatti, sostiene Merleau - Ponty, qualcuno fingesse di
soggettività complessa, capace di rapportarsi con il mondo per mezzo di
prendere il dito di un bambino e portarselo alla bocca per morderlo, il
una gnoseologia pratica e non meramente razionale (la praktognosia).
bambino, istintivamente, sarebbe portato ad aprire la bocca a sua volta7.
fa un esempio
significativo della natura essenzialmente
Per quanto riguarda la questione dell’intersoggettività, Merleau -
Questo avviene, secondo il filosofo, poiché il corpo vissuto contiene
Ponty, foriero e “radicalizzatore” del pensiero husserliano, sostiene che
un’anticipazione dell’alterità, e ciò non è dovuto a particolari processi
l’esperienza della propria soggettività deve necessariamente contenere
inferenziali, mentali, ma semplicemente al possesso dello schema
l’esperienza dell’alterità: essenziale al soggetto è l’essere aperto all’altro
corporeo. E’ interessante notare come studi sperimentali recenti
ed avere la tendenza ad oltrepassare se stesso. Inoltre, sia nel caso della
abbiano dimostrato la validità di questa tesi: Meltzoff e Moore hanno
percezione di Sé, sia nel caso della percezione dell’altro si ha a che fare
infatti provato che i neonati (i più “giovani” di 42 minuti, i più “maturi”
con una soggettività incarnata, la cui caratteristica principale è, per
di 72 ore dalla nascita) sono in grado di imitare le espressioni facciali,
17
Quaderni della Ginestra
grazie a una capacità innata simile allo schema corporeo merleau-
Altro: l’incontro con l’alterità avviene infatti grazie al corpo, l’unico dato
pontiano, che ci permette dunque di creare un ponte tra interiorità ed
realmente oggettivabile, che mi permette di cogliere l’altro come
esteriorità. Certo, è chiaro come in questi casi sia difficile, se non
persona (Leib), e non come cosa (Körper). Ciò richiama il paradigma
impossibile, parlare di empatia vera e propria: abbiamo già sottolineato
enattivo9 di Thompson e Varela, secondo il quale il corpo vissuto,
quanto, da un punto di vista fenomenologico, sia necessario distinguere
muovendosi nello spazio, esperisce e conosce il mondo estraneo e gli
la mera imitazione dal momento empatico; tuttavia, la presenza di
altri.
questa “intersoggettività primaria”8 è un’esplicita testimonianza di come, fin dalla nascita, l’uomo sia costitutivamente relazionale. L’empatia si configura quindi come la base per:
Come nota Zahavi nel testo Beyond Empathy10, sia nel pensiero husserliano che in quello merleau-pontiano (e anche nelle definizioni di intersoggettività di altri fenomenologi, come ad esempio Scheler), si possono individuare le seguenti tesi comuni:
La conoscenza dell’altro; La costituzione del mondo oggettivo; L’acquisizione della coscienza (grazie alla quale avviene la distinzione tra Sé e Altro).
L’empatia è qualcosa di precategoriale e prelinguistico; L’empatia non può essere analizzata tramite un approccio in terza persona: al contrario, dev’essere intesa come una relazione tra soggetti osservabile in prima persona e seconda persona;
Risulta chiaro, inoltre, come, sia in Husserl che in Merleau - Ponty, la
L’intersoggettività richiede una relazione tra soggetto e mondo:
vita intersoggettiva in generale e l’empatia in particolare si configurino
in quest’ottica, le tre regioni Sé, Altro e Mondo si appartengono
come il risultato di una soggettività incarnata, di un Leib . La centralità
e si illuminano vicendevolmente, e possono essere comprese so-
del corpo emerge in quanto l’esperienza del corpo vissuto, proprio e
lo nella loro interrelazione. Merleau - Ponty, in particolare, for-
altrui, si può definire come il termine medio dell’intera relazione Sé-
temente influenzato dalla psicologia della Gestalt, sostiene che 18
Meditazioni filosofiche
l’intersoggettività è possibile se e solo se il soggetto si considera come incarnato in un mondo, mondo definito come un comune campo di esperienza. L’analisi fenomenologica dell’intersoggettività va dunque ben oltre la soluzione del problema della comprensione delle altre menti: essa rende piuttosto
giustizia
al
passaggio
dalla
semplice
interazione
a
un’interpersonalità più complessa, e dimostra quanto la relazionalità non sia nient’altro che un attributo essenziale dell’esistenza umana.
VALERIA BIZZARI Un capitolo a parte andrebbe tuttavia dedicato al pensiero di Lipps, la cui definizione di empatia non solo sembrerebbe compatibile con la mera imitazione, ma privilegia anche l’elemento spirituale rispetto a quello corporeo. E’ bene sottolineare, però, che Lipps fu largamente confutato sia dallo stesso Husserl, sia da altri autori, come Scheler e la Stein. 2 E. Husserl, Meditazioni Cartesiane,Bompiani, Milano 2009, pag. 131. 3 Ivi, pag. 137. 4 V. Costa, Husserl, Carocci editore, Roma 2010, pag. 124. 5 E. Husserl, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica, volume II, trad. it. Einaudi, Torino, 2002, pag.98. 6 In questo senso, il pensiero di Husserl si pone in diretto contrasto con quello di Kant, secondo il quale l’oggetto si costituisce in relazione ad un soggetto soltanto. 7 Merleau - Ponty, specialmente in Fenomenologia della percezione, si avvale spesso di casi mutuati dalla letteratura clinica. Il suo approccio, infatti, è molto aperto all’interdisciplinarietà, con uno spiccato interesse alla psicologia della Gestalt. 8 Secondo lo psicologo dello sviluppo Colwyn Trevarthen, tale tipo di intersoggettività va distinto dalla cosiddetta “intersoggettività secondaria”, momento in cui il bambino 1
19
inizia a collegare l’azione al contesto pragmatico. 9 Secondo l’enattivismo la nostra mente è essenzialmente incarnata e connessa al mondo circostante. Tale approccio si pone in contrasto al cognitivismo classico, secondo il quale la conoscenza sarebbe basata su mere rappresentazioni mentali. 10 D. Zahavi, Beyond Empathy. Phenomenological Approaches to Intersubjectivity, in Journal of Consciousness Studies 8, No. 5-7, 2001, pagg. 151-67.
Quaderni della Ginestra
AMARE PIÙ CHE ESSERE: L’EROS NELLA FENOMENOLOGIA DI JEAN LUC MARION
L
a domanda sull’amore, un tempo determinante e decisiva nel dibattito filosofico, registra un insolito silenzio da parte della
filosofia contemporanea. Un silenzio che, secondo Jean Luc Marion, può essere spiegato a partire da alcuni orientamenti speculativi intrapresi «L’uomo ama, cosa che lo distingue da tutti gli altri enti finiti ad eccezione degli angeli.
già nel Medioevo e consolidati all’inizio della modernità quando la
L’uomo non si definisce né attraverso il logos, Né attraverso l’essere che è in lui, ma per il
filosofia ha, dapprima, privilegiato un’attenzione tematica nei confronti
fatto che ama, o odia, che lo voglia o no»
dell’ente, ha rintracciato nel mondo esterno i confini del proprio campo d’indagine e ha, successivamente, definito il sapere nei termini della
J.L. Marion, Il fenomeno erotico. Sei meditazioni, Siena Cantagalli, 2007, p.12
certezza. Nella prospettiva dischiusa da questi orientamenti, il pensiero, essenzialmente declinato come ontologia e epistemologia, ha aperto la strada al progresso scientifico e ai fondamenti teorici che lo sostengono, ma ha smarrito la sua vocazione originaria perché la filosofia- afferma Marion nel contesto di una proposta speculativa situata nella tradizione fenomenologica- sa e comprende in quanto ama. In altri termini, nel solco di un’interpretazione che segue parzialmente la dottrina heideggeriana dell’oblio dell’essere, la vera questione smarrita della filosofia contemporanea non riguarda tanto l’essere quanto l’amore: dalla dissoluzione del legame originario con gli affetti -l’amore, il desiderio, l’eros- deriva, per la filosofia, l’incapacità di comprendere pienamente l’uomo che, del resto, è l’unico animale che ama.
20
Meditazioni filosofiche
Nelle sei meditazioni che compongono il saggio Il fenomeno erotico,
dinamiche che definiscono lo status ontico degli altri enti: è nell’amore
Jean Luc Marion si propone di ristabilire questo legame originario
che il mio essere – nello spazio e nel tempo- può essere pensato aldilà
iniziando da una critica serrata al cogito cartesiano: la domanda decisiva
della mera presenza, diversamente da un oggetto.
per accedere alla comprensione del soggetto umano non riguarda la certezza (riduzione epistemica)
L’ulteriorità e la trascendenza dell’amore non valgono solamente a
o l’essere dell’ente (riduzione
distinguermi come soggetto umano, ma anche a vanificare ogni pretesa
ontologica), ma l’amare e l’essere amato. Una domanda che,almeno
dell’amor proprio. Ogni posizione speculativa che voglia rintracciare
inizialmente, può essere così formulata: Sono amato da altrove? Questa
un’origine egoistica del fenomeno amoroso appare a Marion
domanda si riferisce direttamente al senso della soggettività, in un
condizionata da presupposti ontico-ontologici: nel desiderio, tipico
orizzonte tematico diverso dall’essere e dal conoscere. Nella domanda
dell’amor proprio, ciascuno aderisce a sé, agisce in vista di sé, ama se
Sono amato da altrove? non si decide tanto della semplice presenza del
stesso nella presunta autosufficienza dell’ego cogito. Presupposti che,
soggetto, quanto del suo poter resistere e essere rassicurato nei
come ribadisce Marion, sono del tutto inadeguati ad una riflessione che
confronti quell’esperienza di vanità che circonda e aggredisce ogni vita
voglia seriamente prendere in considerazione le esperienze della
umana. Nella prospettiva dischiusa da questa domanda,in cui si attua la
finitezza e della necessità di essere rassicurati.
riduzione erotica, il processo di identificazione assume un significato
Non solo, l’amor proprio è considerato dal filosofo francese come
diverso da quello ontico-ontologico ed epistemico: a identificarmi-
una cifra rappresentativa di una tendenza a persistere nella presenza
Marion ritiene che dell’amore e del soggetto si possa parlare solo in
quando, per il soggetto umano, essere propriamente significa inaugurarsi
prima persona- è l’attesa di un altrove che mi assegna a me stesso.
nella possibilità.
E’ questo altrove che ridefinisce la mia presenza nello spazio e nel
La denuncia dell’insufficienza del soggetto, della sua incapacità di
tempo: io sono là dove sono amato, nel momento in cui sono amato.
fare riferimento esclusivamente a se stesso trovano conferma in quel
Queste modalità, con cui sono collocato nel mondo dall’amore,
fenomeno che è l’odio di sé. Un fenomeno che, per Marion, è la tonalità
sottraggono la mia individualità e, soprattutto, la mia corporeità alle
affettiva dominante del soggetto: il mio sforzo di cercare e rivendicare
21
Quaderni della Ginestra
amore testimonia l’odio che, in fondo, provo per me stesso e che spesso
con prepotenza i caratteri della gratuità e del disinteresse, il senso
riverso sugli altri. Nella polarità costituita dall’amor proprio ( che non
comune sembra avere le sue buone ragioni nel porre in evidenza le
rassicura nessuno) e dall’odio verso gli altri (che mi impedisce di
concrete difficoltà di un amore umano che sappia donarsi senza
riconoscere altri sentimenti) sembra impossibile trovare una risposta alla
reciprocità, senza prudenza e senza presenza. A dare forza a queste
domanda Sono amato da altrove?.
opinioni del senso comune concorre anche la riflessione delle scienze
Per potere fare esperienza dell’amore di altri, è necessario cambiare
umane, in cui l’amore è spesso considerato nell’ottica dell’appagamento
ulteriormente prospettiva e partire da un'altra domanda: Posso amare per
di sé. La risposta di Marion in proposito è estremamente chiara: se
primo? La risposta, in questo caso, sembra poter essere determinata dalla
guardiamo al nostro modo di amare, lontani dai pregiudizi del senso
decisione del soggetto: Io sono, avverte Marion, in questo atto di
comune, possiamo constatare la nostra capacità di amare senza essere
decisione, quando amo per primo e mi faccio avanti senza riserve. Nel
amati e di amare oltre la presenza di chi amiamo.
movimento del farmi avanti, io sono consegnato all’essere in quanto amante e l’altro che amo diventa visibile, si rivela nell’amore.
Se poi, oltre al senso comune, cerchiamo di abbandonare le suggestioni dell’ontologia per seguire le modalità con cui il fenomeno
Nell’amore, uscendo dalla mia ipseità, sono in contatto l’altro e, in
erotico incrocia la nostra esperienza, possiamo riconoscere che
assenza dell’altro (perché non risponde all’amore o, nei termini della
attraverso l’altro, l’amato che risponde al desiderio, ciascuno di noi è
presenza, non è più o non è ancora), l’amore continua a costituirmi e a
restituito alla propria dimensione di carne. Una dimensione diversa da
tenere viva la possibilità di una relazione senza il corrispettivo della
quella oggettivata del corpo, in cui ciascuno acquista un significato
reciprocità.
specifico: il significato dell’unicità e del riconoscimento per effetto
Quando amo per primo, prosegue Marion, mi faccio avanti, procedo nella mia decisione, aspettando che l’amato risponda in una tensione che può essere descritta come attesa, speranza e rinuncia al possesso. Nei confronti di tale concezione dell’amore, in cui emergono quasi
dell’amore che si dona attraverso la persona amata. Nell’esperienza dell’amore, pertanto, a partire dalla decisione di amare per primo, guadagno, contro la vanità del mio ego, la rassicurazione di essere amato da altrove e ricevo la dignità di amante in
22
Meditazioni filosofiche
quanto amato. Una dignità che esprime l’esclusività della relazione e che rende evidente un paradosso: mentre mi faccio avanti nel desiderio, con il desiderio di amare per primo, riconosco che l’amore dell’amato precede in silenzio il mio. Nella riflessione di Marion, che intende recuperare nell’eros l’origine della persona, l’amore è posto, dunque, con i caratteri di una irreducibile trascendenza che, mentre da forma all’umano, stabilisce la radicale alterità tra l’essere degli uomini e l’essere degli altri enti.
Una
trascendenza e un’alterità che impongono, nella riflessione dell’autore, l’abbandono del lessico filosofico e l’adozione di un linguaggio vicino alla mistica perché il primo amante – che ama nella perfezione, senza un difetto, senza errore- si chiama, da sempre, Dio.
LIVIO RABBONI
FILIPPO Z OLI, CUORE PESANTE
23
Cinema e filosofia
ASCETICISM IN THE FILMS OF RUBEN ÖSTLUND
forms of bodily exercises that have made their way into Western secular contexts (i.e. meditation and yoga). The word itself is of Greek origin
A
and originally signified 'exercise' or 'training' in order to achieve spiritual sceticism, the act of self-deprivation, has from time to time been
or corporal perfection.
applied as an artistic principle by film makers. In Scandinavian
In Christian tradition, ascetic living is seen as the ultimate expression
cinema, the idea has been present from Dreyer to Dogme 95, and most
of Man's plight: to joylessly toil by the sweat of his brow, as is his fate
recently in the cinema of Swedish Ruben Östlund. A non-cinephile
after the Original sin. But it is also through the observance of rigorous
extreme sports photographer turned arthouse favorite, Östlund has an
rules, passed down by tradition, that Man is able to abandon earthly
elaborated ontological and technical approach to the idea of
pleasures and thus remove the obstacles for a connection to God. This
parsimonious expression and developed this idea in films such as De
dual sense of the Christian asceticism – both as a punishment and as a
ofrivilliga (2008), Play (2011) and Force majeure (2014). In short the
path toward higher pleasures (removing the rubble of the material world
approach consists in the act of carefully limiting one's artistic tools to a
from the way) – can be found in the thought of prominent film makers
minimum, imposing a harsh set of rules to abide by in one's craft. What
associated with the concept.
are the means and goals of asceticism in cinema when the idea is
In European cinema the notion of «asceticism» is perhaps most
divorced from its religious/spiritual origin? Why does the artist become
strongly associated with the French director Robert Bresson. A devout
an ascetic?
catholic, Bresson was determined to forsake the language of mainstream
The notion of asceticism is somewhat of a religious universal. In
cinema in order to create a true cinematic expression, the cinématographe.
most major religions one can see the idea of self-deprivation as the
Bresson maintains a sharp distinction between true and false films:
highest virtue occurring under more or less similar forms. Hinduism
«Deux sortes de films: ceux qui emploient les moyens du théatre
and Buddhism have provided some of the more widespread
(acteurs, mise en scène etc.) et se servent de la caméra afin de reproduire;
embodiments of the notion: anti-materialistic ideology and varying
ceux qui emploient les moyens du cinématographe et se servent de la
25
Quaderni della Ginestra
caméra afin de créer». According to Bresson, the cinematograph is an art
imposes its content on the viewer, rather than inspiring reflection. In his
of its own. As such it cannot be reliant on set design, acting, music and
film 71 Fragmente – einer Kronologie des Zufalls (1994), Haneke follows a
other independent art forms, lest it become mere "recorded theatre". It
young man about to commit a mass murder. In a key scene the young
is a unique craft, with its proper raw materials to be molded by the
man is playing table tennis against a wall. The take is long and without
artist: «Le cinématographe est une écriture avec des images en
dialogue. Haneke explains: «First you think, 'Oh, the film maker is using
mouvement et des sons». The ascetic film maker must observe two
table tennis to show a man who is frustrated and angry, okay we get it'».
principles: «Me débarasser des erreurs et faussetés accumulés. Connaître
As the scene drags on for several minutes, the viewers grow skeptic and
mes moyens, m'assurer d'eux». And the path towards mastering the
begin to truly see what is happening in the scene, forgetting what the
craft is parsimony and self-restraint: «La faculté de bien me servir de
scene is supposed to convey. The inherent ambiguity of Hanekes images
mes moyens diminue lorsque leur nombre augmente.» 1
and his lacuna-riddled narratives are weapons for combating the
The ideas expressed above do not explicitly make reference to
“fascist” notion of one truth, one interpretation. All potentially
spiritual or religious experience, but it is clear from the structure of
manipulative, imposing means of expression such as background music,
Bresson's thought that Christian asceticism has furnished him with a
camera movement and editing must therefore be kept in check.
(practically unattainable) ideal, which can only be reached through a strict rejection of the impurities of mainstream cinema.
This dichotomy between two kinds of cinema – we may call them fascist and emancipatory – may be political or ideological in nature, but
If Bresson's asceticism has sprung out of a mode of dualistic
in its dualistic structure, the notion bears an unmistakable kinship to the
thinking, rooted in Roman Catholic tradition, his dichotomy between
religiously inspired asceticism of Bresson. The corruption of
pure and impure cinema has inspired others that have dispensed with
mainstream expression and the redeeming promise of the pure cinema
the
are clearly present in the philosophy of Haneke as well.
religious
connotations
and
substituted
them
with
a
political/ideological one. The Austrian film maker Michael Haneke has
Yet another elaboration of the idea of asceticism in cinema was
engaged in a battle against “fascist cinema”, an authoritarian cinema that
launched by the Dogme 95-movement. The very choice of word dogma
26
Cinema e filosofia
and the fact that directors wishing to certify their films as Dogme-films
connection between occurrences. Drawing a parallel from the field of
had to adhere to a Vow of chastity evoke religious connotations and
genetics, the evolution of eyes has been found to have taken place
situates the movement in a Christian context. The stated goals of the
independently in at least 40 different species, without any common
movement were to “counter certain tendencies” in cinema today, most
hereditary basis.
notably “the film of illusion” and “a bourgeois perception of art”. While
The old idea of cinematic chastity has been applied anew to the film
the original goals have fallen into obscurity by now, the means by which
craft
by
the
Cannes-awarded
film director
Ruben
Östlund,
these tendencies were to be countered are well remembered: no props,
internationally known for his pitiless study on the downfall of the
no artificial lighting, no non-diegetic music, no genre movies nor
nuclear family, Force Majeure (2014). In his native Sweden, he debuted as
superficial action, only handheld cameras etc. 2 Significantly, none of the
a film maker with his semi-documentary examination of eccentric
official Dogme 95-certified films were able to follow the rules exactly
personalities on the outskirts of Sweden next-largest city Gothenburg,
because of the very strict way in which the Vow of chastity was
Gitarrmongot (2003). The film, both praised and deplored in Swedish
formulated.
press, featured among other characters a young boy with Down's
We have seen through the examples above some embodiments of
syndrome playing rude punk rock songs on the streets of Gothenburg.
asceticism as a mode of film making, all in one way or another serving
This film was followed by De ofrivilliga (2008), a brutal examination of
the dual purpose of being a harsh exercise intended to humble the artist
the destructive nature of conformity and the stereotypical Swedish
and purifying the art of cinema itself from decadence, whether it be
avoiding of interpersonal conflicts. Its subject matter and narrative
“filmed theater”, “fascism” or “a bourgeois perception of art”. But can
structure do deserve an extensive discussion, but for the present
cinematic asceticism be completely divorced from dualistic, pseudo-
purpose it is important to stress Östlund's craft and mode of
Christian thinking?
expression. Apart from a closing scene where the camera is sitting in an
It is not uncommon in the history of ideas to see the same thoughts
ambulance, rushing through nocturnal city streets, the camera is static
reemerge in different time periods and contexts, seemingly without any
throughout the film, the lighting natural, background music absent and
27
Quaderni della Ginestra
the individual stories are told through a series of long, uninterrupted
most cinematic of film tools – the montage? The reasons, for Östlund
takes, often from angles that conceal rather than display what is
are part technical, part ontological in nature. Firstly, Östlund started his
happening in the scene. Östlund also features a cast of unknowns and
film making career filming downhill skiing and discovered that the long,
has them acting out scenes with a pre-determined outcome in a semi-
unedited take of a skier was a much more compelling sequence than an
improvised manner. The film, then, is a series of carefully framed
edited one, since editing can be used to smooth over mistakes and
“clips” featuring uneasy situations in which various pathologies of
combining different takes into an illusion of a single skiing
Swedish society are laid bare through very concrete everyday situations.
performance. The more attentive viewers will see through the
In the history of cinema, as the art form evolved from long, static
deception, while the long, unedited take will be perceived as showing
takes towards a montage-based expression, where the actions were
reality as such, as it were. For Östlund, the long take is a way to convey
analyzed into components and pieced together through the use of
the image he has of reality to the viewer in a direct, unadulterated
editing techniques, the cinematic expression also underwent a change
manner.
from showing actions to implying them, or manipulating the viewer into
But besides being a means of fidelity to one's perception of the
reading into the images content that was not actually shown, as
world, the self-imposed limitation of the unedited take and static camera
famously noted by André Bazin in his L'Ontologie de l'image
are a spark of creativity. In an interview that the present author
photographique3. The refinement of the montage technique made it
conducted with Östlund in the summer of 2010, he explained his ascetic
possible for cinema to more forcefully manipulate the viewer and to
approach in the following way: «If I want to capture a situation on film,
present the world in a manner which was unique to cinema. For many,
there will always be an abundance of possible ways in which to do it.
thus, the art of juxtaposing of images to incite and create emotional or
The possibilities are so numerous that they drain creative energy. Now,
intellectual responses in the viewer is the very essence of cinematic
if I instead decide to observe certain formal constraints, such as only
expression.
filming from a given angle, using a still camera, not editing within a
Why then, does a modern film maker decide to dispense with this
scene and so forth, it suddenly becomes clear to me what my options
28
Cinema e filosofia
are and I am forced to find a narrative innovation for the scene. For me, this creates a massive amount of energy.» 4 What is the role of the ascetic exercise, then, for Östlund? The exercise of restraint serves the twofold purpose of stimulating artistic creativity and of being true to one's perception of reality. Östlund is a self-proclaimed non-cinephile and thus his limitations are not an intended to cleanse cinema as an art form, nor do they seem ideologically motivated or religious in nature. It has simply risen out of a practical need: what do I need to make a scene work, and to convey the story to the viewer? How can I create anything when the means that are offered are practically limitless? In its most basic form, it is possible to distinguish a link from this technical exercise to the asceticism in religious thought: the removing of excess to discover essence.
OLIVER BLOMQVIST 1
R. Bresson (1995): Notes sur le cinématographe, Collection Folio, Gallimard, Paris 1995. The movement is now disbanded but the manifesto and the Vow of chastity are available at: http://www.dogme95.dk/dogma-95/. 3 A. Bazin, Qu'est-ce que le cinéma?, Collection 7e Art, Cerf, Paris 1976. 4 O. Blomqvist, Att köra rakt mot rött, in Filmjournalen issue 2/2010. 2
29
Quaderni della Ginestra
GONE GIRL DI DAVID F INCHER
Gone Girl è l’ultimo film diretto da David Fincher, trasposizione dell’omonimo romanzo di Gillian Flynn. In queste pagine, parleremo di come il rapporto di coppia uomo-donna, e quello fra marito-moglie,
Quando penso a mia moglie, penso sempre alla sua testa. Immagino di aprirle quel cranio perfetto e srotolarle il cervello, in cerca di risposte alle domande principali di ogni matrimonio. A cosa pensi?Come ti senti? Che cosa ci siamo fatti? (Gone Girl)
M
siano rappresentati nel film attraverso strategie, vendette, ricatti. Vedremo com’è questa nuova famiglia americana, giovane e famosa, che il film mette in scena. Parleremo del potere della messa in scena: la capacità di fingere, di recitare. Una dote utile per cavarsela in ogni situazione, in particolare di
issouri. Provincia americana. Il mattino del quinto anniversario di
fronte all’obiettivo di una telecamera che influenza lo stato d’animo
matrimonio di Amy e Nick, lei sparisce nel nulla. Nella loro casa ci sono
dell’opinione pubblica. Parleremo di mass-media e della caratteristica
diverse tracce che fanno pensare a una violenta colluttazione. I mass-media si
che
mobilitano in una campagna assillante per il ritrovamento di Amy, cercando un
Per consapevolezza intendiamo qui la costruzione originale del proprio
colpevole o quantomeno un capro espiatorio. Nick è messo in seria difficoltà da una
modo di rapportarsi col mondo. Amy e Nick come si rapportano col
giovane amante e da una serie di prove che sembrano essere state create ad hoc per
mondo, con tutto ciò che è esterno a loro come singoli individui? I due
incolparlo. Qui comincia la sua lotta per scagionarsi e per riabilitare la sua
sono consapevoli del fatto che il loro rapporto affettivo non sia altro
immagine di uomo e di marito. Amy – che ha ordito tutta questa strategia diabolica
che un rapporto strategico, fatto di precise mosse per ottenere il potere
sino al più piccolo dettaglio – finge di essere stata rapita da un suo vecchio
sull’altro. Sono brutalmente realisti e consapevoli di ignorare ogni
spasimante e, dopo averlo ucciso, ritorna a casa indossando i panni della vittima.
morale pur di ottenere ciò che – come singoli – desiderano. Sono
contraddistingue
questi
personaggi:
la
consapevolezza.
Nel finale, Amy obbliga Nick a posare di fronte alle telecamere e annuncia di
consapevoli di come l’indeterminatezza della verità in una società iper-
essere incinta. L’uomo è terrorizzato, non sa come uscire da questa situazione.
mediatizzata sia facilmente manipolabile, se si è in grado di crearsi una
Intanto i due sorridono e si tengono per mano davanti alle telecamere.
maschera (e un copione) credibile di fronte alle telecamere.
30
Cinema e filosofia
Ma procediamo con ordine, aprendo innanzitutto una breve
consapevoli. Sanno riconoscere alla perfezione i propri mezzi e quelli
parentesi su cinema e serialità. Gone Girl sembra essere un ottimo
altrui. Sono in grado di ordire strategie efficaci. Sono sempre coscienti
esempio dell’ibridazione tra queste due tipologie di testi. La durata è
del contesto storico, socio-economico, politico, mediatico in cui
alta, un film (non d’essai e non fantasy) di due ore e mezzo all’epoca di
agiscono. Hanno a disposizione una serie di maschere, espressioni,
YouTube è raro. La trama è molto fitta, c’è un bell’intreccio giocato su
comportamenti da sfoggiare a seconda delle occasioni e degli
diversi piani temporali e più punti di vista. Si sarebbe potuto
interlocutori.
tranquillamente farci una serie tv. Neil Patrick Harris, uno degli attori
In House of Cards l’appartenenza politica non è altro che una maschera
principali, è divenuto una star grazie alla serialità tv. Questo per dire che,
per proteggere e alimentare la sete di potere della coppia protagonista.
da ogni punto di vista, sarà sempre più difficile parlare di cinema senza
Allo stesso modo, in Gone Girl, il rapporto matrimoniale (e la sua
considerare le serie tv. E viceversa. Non è infatti un caso che David
rappresentazione mediatica) è la maschera sotto la quale si consuma il
Fincher abbia girato un film del genere. Nel 2013 aveva diretto i primi
violento scontro per il dominio tra Amy e Nick. Sono molti gli esempi
due episodi della serie tv House of Cards, ispirata dai romanzi dell’ex-
di questa consapevolezza – e della relativa capacità di indossare
politico conservatore britannico Micheal Dobbs.
maschere – presenti nei personaggi delle serie tv contemporanee. Si
La serie racconta l’ascesa al potere del deputato democratico Frank
pensi a Damages, Dexter, How to Get Away from Murder, True Dective.
Underwood e della moglie Claire. Il potere e la ricchezza giustificano i
Dexter, per esempio, è un personaggio che ha costruito la sua
mezzi. Ogni mezzo. In questa coppia, in questi personaggi, risiedeva già
esistenza (lavoro, vita privata) intorno all’ingombrante lato oscuro di cui
il seme di quello che ritroveremo in Gone Girl. Senza entrare nel merito
non riesce a liberarsi. Dexter deve uccidere, perciò il miglior modo per
delle singole narrazioni, possiamo dire che nella serie tv così come nel
farlo è avere una vita normale: lavorare per la polizia di giorno e
film ci troviamo di fronte a due coppie piene di segreti: c’è chi li usa in
ammazzare di notte (persone che secondo lui sono colpevoli di
favore dell’ascesa famigliare (e individuale), chi invece li usa per ricattare
qualcosa. Non parliamo mai di ‘fare giustizia’, piuttosto di una sotto-
il coniuge. Siamo di fronte a quattro personaggi consapevoli. Molto
selezione naturale: devo uccidere? Bene, meglio qualcuno con la
31
Quaderni della Ginestra
coscienza sporca). In due parole: strategia, consapevolezza. True Detective, grazie a Rustin (Matthew McConaughey), porta alle estreme conseguenze questa consapevolezza. Laddove Dexter di fronte
disincantato, che a volte porta a ordire vere e proprie strategie per piegare la realtà dei fatti alla propria volontà, ai propri fini (o bisogni) individuali.
a una suora cattolica (stagione 6, ep. 1) sosteneva di non credere in
Qualunque sia il fine, ciò che conta è che questi personaggi sanno
nulla, se non in una serie di regole che lo aiutano a cavarsela nel mondo,
muoversi alla perfezione nel loro ambiente di riferimento: la società
ecco che Rustin fa un passo in avanti (stagione 1, ep.1):
occidentale. Dexter e Rustin sono solo due esempi di una tendenza, confermata e
Ma non sei cristiano, dunque in cosa credi?
rinvigorita da Amy e Nick di Gone Girl. L’incipit del film è un quadro
[...]
perturbante: Nick accarezza amorevolmente la testa della moglie, ma noi
Mi considero un realista, okay? Ma in termini filosofici sono un cosiddetto
possiamo sentire ciò che lui pensa veramente. Vorrebbe «aprirle il cranio
‘pessimista’.
e srotolarle il cervello per capire cosa pensa veramente». Nick teme la
Okay e che significa?
moglie, lo terrorizza ciò che lei potrebbe fare. Non parliamo di due
[...] Sono dell’idea che la coscienza umana sia stata un tragico passo falso
personaggi che scoprono i reciproci segreti, ma di una coppia che si
nell’evoluzione. Siamo diventati troppo consapevoli di noi stessi. La natura ha creato
conosce profondamente e per questo sa come muoversi, come stanare
un aspetto della natura separato da se stessa.
l’altro, come turbarlo o ricattarlo. Se Rustin era il lato oscuro ma profondamente etico di questa nuova consapevolezza, ecco che Nick e
Siamo di fronte a personaggi che hanno visto in faccia il lato più
(soprattutto) Amy sono una nuova categoria di mostri contemporanei.
oscuro dell’esistenza e sono costretti a conviverci. Non si tratta (solo) di
Solo con il passare dei minuti capiamo come sono andate davvero le
nichilismo, ma di una vera e propria riformulazione valoriale. Un nuovo
cose, scopriamo che tutti gli indizi su cui fondavamo il nostro giudizio
modo di stare al mondo, di essere esseri umani. Una visione priva di
di spettatori erano falsi (come il diario di Amy). Emergono gli scheletri
retorica, iperbole e manicheismo. Un vero e proprio realismo
nell’armadio dei due coniugi, le loro strategie di dominio e di
32
Cinema e filosofia
colpevolizzazione si scontrano.
indubbiamente il
protagonista di
Nightcrawler: un personaggio
In fondo, tutta questa tremenda consapevolezza genera anche
straordinario interpretato da Jake Gyllenhaal che ben rappresenta la
ammirazione. Per lo spettatore, scoprire come sono andate veramente le
febbre mass-mediatica della mostrazione totale (il dover vedere tutto, a
cose è agghiacciante, ma rende lampante la genialità di questi personaggi
tutti i costi, violenza e morte in primis), la deviazione perversa del sogno
e delle loro macchinazioni. Non sono vittime dei loro istinti dati in
americano esemplificato da un giovane sciacallo pronto a tutto pur di
pasto all’opinione pubblica, com’era il Denzel Washington di Flight:
fare carriera. Un ragazzo che si è auto-formato sul web e che utilizza un
prima eroe, poi capro espiatorio, infine solo un uomo, che deve cercare
linguaggio manageriale nonostante sia un disoccupato che nessuno
di spiegare al figlio (e a se stesso) chi è. In Gone Girl la domanda relativa
vuole. Tu sei un prodotto e devi saperti vendere. Allo stesso modo sono
all’identità è opposta. Se il personaggio di Denzel Washington era in
merce commerciabile Amy e Nick, con la loro travagliata storia d’amore
piena fase di ridefinizione e mostrava un’identità mutevole, soprattutto
e sangue. Vendibile a puntate sulla tv. Non importa quali siano le
se messo al centro del tornado di voci dei mass-media contemporanei,
dinamiche reali, perché questa roba fa audience. L’importante è sapersi
Amy e Nick hanno identità forti e scolpite. Per questo si scontrano, per
offrire e riuscire a mettersi in scena: credibilità, vendibilità.
questo si detestano. Per questo, in fondo, si ammirano. Per questo deve esserci un vincitore che domina l’altro.
Questo porta inevitabilmente in luce il rapporto perverso esistente tra una società mediatica sempre più affamata di intrattenimento, più
Era da alcuni anni che il cinema americano non rappresentava mostri
che di verità, e questi personaggi che hanno costruito la loro identità
del genere. A parte qualche eccezione (vedi, ad esempio, Killer Joe di
mediatica (nonché sociale) sulla radicale inautenticità. Una falsità totale
Friedkin e No Country for Old Men dei Coen, film in cui il pensiero unico
mostrata (e venduta) come verità. Una mascherata fatta di bei sentimenti
del valore economico andava imponendosi), probabilmente eravamo
e credenze condivise che comporta una pesante manipolazione
fermi al Patrick Bateman di B. E. Ellis (American Psycho) e al suo epigono
dell’audience mediatica, proprio in virtù del fatto che nessuno ricorda
di Cosmopolis. Personaggio più controverso che mostruoso quest’ultimo.
agli spettatori che tra un’immagine reale (ovvero realmente girata, con
Una delle poche eccezioni odierne, oltre ad Amy e Nick, è
referenti in carne e ossa oltre l’obbiettivo) e un’immagine vera (che
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Quaderni della Ginestra
rispecchia qualcosa di autentico, ma è proprio qui il limite della
minuscolo, solo in questi brevi istanti, emerge la verità che sta scritta
rappresentazione visiva, che si tratti di fotografia, cinema, tv o profili
dietro il sangue. Lontano da telecamere e orecchie indiscrete.
social: è impossibile andare oltre la superficie dell’immagine) esiste un’abissale differenza.
In un periodo in cui molti autori lavorano sul rapporto uomomacchina (la serie tv Black Mirror, Her, Humanandroid, ecc), Gone Girl ha
La coppia di Gone Girl contribuisce inoltre a ridefinire la
deciso di interrogarsi su cosa resta della coppia in carne e ossa: chi è il
rappresentazione della coppia occidentale contemporanea. Già Sam
colpevole del fallimento del rapporto tra Amy e Nick? Chi ha più
Mendes aveva lavorato in diverse occasioni sulla crisi della famiglia
responsabilità? Eppure la vera domanda pare essere un’altra: di quale
occidentale (valoriale, identitaria, umana), ma aveva lasciato la coppia di
fallimento stiamo parlando? La facciata della coppia, dopo il terribile
giovani di American Life con una missione: essere autentici ed essere
caso di “rapimento” risolto, è meravigliosa. I due appaiono
diversi dai loro tremendi predecessori. Fincher fa affondare questa
indissolubilmente uniti e aspettano il loro primo figlio, come
speranza e ridefinisce il quadro: di fronte a una coppia simile, quale
annunciano in una tenera intervista tv nel finale del film. Dunque, i due
coppia tutta baci, fiducia e romanticismo sarà ancora credibile?
si sono perfettamente reintegrati all’interno del sistema mediatico, la cui
Forse quella patinata e superficiale che il film stesso ci mostra nella
audience può ora acclamarli come esempio di una famiglia vera,
scena del ritorno a casa di Amy. Un dolly verso l’alto mostra questo
esemplare di come le tragiche disavventure possano risolversi nel
quadro commovente, con l’amata che ritorna a casa, ferita, tra le braccia
migliore dei modi. Amy ce l’ha fatta, ha ottenuto quello che desiderava e
del marito. Sospiri di sollievo, speranza, commozione. Peccato che poco
sembra essere pronta (pena la scoperta della verità su di lei) a indossare
dopo, assistiamo alla scena chiave della doccia: Amy si lava via il sangue
maschere e recitare copioni per il resto dei suoi giorni.
dell’innocente che ha ucciso per portare a termine il suo piano. Vediamo
Anche Nick sarà costretto a indossare una serie di maschere per
acqua torbida scendere nello scarico. Amy obbliga Nick a spogliarsi, per
poter sopravvivere: quella utile a mostrarsi all’interno dell’universo
accertarsi che non abbia microfoni addosso, e gli racconta la verità.
mass-mediatico (pena la gogna pubblica e mediatica da parte
Nudi, soli, spogliati di ogni menzogna. Solo in questo spazio
dell’audience verso il padre-marito “cattivo”) e quella utile a poter vivere
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Cinema e filosofia
con Amy fingendo di condividere gli stessi obiettivi e sentimenti, mentre all’esterno tenta di far emergere la verità. Questo suo modo di agire non è tanto, o solo, figlio della sua codardia, ma piuttosto è la diretta conseguenza della sua strategia: le sue mosse si sono rivelate peggiori di quelle di Amy. La strategia ordita dalla moglie era migliore. Non ci resta che dare il benvenuto a questa new american family: odio, possesso, ricatto, menzogna, paranoia, negoziazione e violenza. Se Frank di House of Cards ha trovato come moglie uno squalo femmina del suo calibro, pare che Amy e Nick combatteranno ancora a lungo. Finché (un’altra) morte non li separi. O li unisca definitivamente.
ANDREA FERRI
35
Letteratura e filosofia
LA CALUNNIA
I
giustificata dal prestigio di cui godeva il pittore greco Apelle nell’antichità. Egli, educato a Efeso, fu il ritrattista preferito di Alessan-
l fascino delle antiche pitture greche di Apelle, Zeusi, Timante, Ae-
dro Magno, e fu ricercatore di enargheia, la forza di rappresentazione vi-
zione, Protogene è rimasto solo nelle descrizioni (ekfraseis), traman-
siva,e si mostrò rispettoso dell’apheleia, la semplicità, qualità amata dai
dateci dagli autori; a queste tracce hanno attinto i letterati e gli artisti del
retori della seconda sofistica. Il tema della calunnia fu trattato da Apelle
Rinascimento per far rivivere l’antica bellezza. L’ekfrasis, secondo la de-
per vendicarsi delle menzogne riferite al suo mecenate, il re d’Egitto To-
finizione della retorica alessandrina, è demonstatio ad oculos, il discorso de-
lomeo I Sotèr dal pittore rivale Antifilo. Quest’ultimo lo aveva accusato
scrittivo di una rappresentazione dettagliata e viva, specie di un’opera
di avere partecipato a una congiura ordita a Tiro contro il sovrano egi-
d’arte. La capacità dello scrittore sta nell’evocare forme e colori e nel
zio alla cui corte lavoravano entrambi gli artisti. L’incolpevole Apelle fu
simulare un processo visivo. Tale genere letterario ampiamente presente
imprigionato finché, infine, uno dei veri cospiratori, allora in stato
nella cultura classica, ha largo impiego nelle scuole di retorica e, perciò,
d’arresto, rivelò la sua innocenza. Tolomeo, pieno di rimorso, riabilitò il
si conserva nella civiltà bizantina. Le ekphraseis sono presenti nella tratta-
pittore, gli fece dono di cento talenti e gli diede Antifilo come schiavo.
tistica del Cinquecento. In ciò ha larga parte la teoria oraziana dell’ut pic-
Apelle, pieno di rabbia per l’ingiustizia subita, dipinse così il famoso
tura poësis, che evidenzia l’affinità tra il lavoro del pittore e quello del po-
quadro.
eta. La pittura è poesia muta e la poesia è pittura cieca. L’ekfrasis che,
In consonanza con la funzione didascalica attribuita alla pittura, Leon
della Calunnia dipinta da Apelle ha lasciato Luciano nel Caluminiae non
Battista Alberti nel 1435 proponeva nel terzo libro del De Pictura ai pit-
temere credendum, ha suscitato interesse, fin dal Quattrocento, a causa del
tori come modello d’invenzione il quadro di Apelle descritto da Luciano
carattere morale e allegorico del soggetto. Luciano, autore esemplare
e, parallelamente, erano circolanti traduzioni in latino del testo greco.
della II Sofistica, consente all’ascoltatore di riconvertire in linguaggio vi-
Dopo più di mezzo secolo da quando l’Alberti aveva proposto agli arti-
sivo attraverso la descrizione del dipinto in un ritmo che va da sinistra a
sti la descrizione lucianea, Botticelli trasse la sua reinterpretazione della
destra ripartendo i gruppi di allegorie. L’attenzione per il soggetto era
descrizione dell’opera antica: una piccola tempera su tavola (62 x 91 cm)
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Quaderni della Ginestra
terminata probabilmente tra il 1493 e il 1500 e oggi conservata alla Gal-
abbassati e non può vedere niente di ciò che avviene, tende la mano a
leria degli Uffizi a Firenze. L’opera, citata da Giorgio Vasari ne Le Vite,
un personaggio in piedi, che gli sta davanti. Si tratta di Phtonos, Livore,
fu donata dal pittore “al suo amicissimo” Antonio Segni appartenente
che è rappresentato da un personaggio virile. Egli, incappucciato e vesti-
all’illustre famiglia Segna Guidi. L’epigramma apposto alla “parva tabel-
to di stracci scuri, tende una mano verso il re, fissandolo con sguardo
la” da Fabio Segni, figlio umanista di Antonio, ne celebra il valore e-
pungente e, con l’altra, stringe un polso alla Calunnia, che, come segno
semplare di monito ai regnanti. Le ridotte dimensioni dell’opera fanno
delle menzogne diffuse, tiene nella destra una fiaccola. La Calunnia tra-
dedurre che il dipinto miniaturistico non fosse stato concepito come
scina per i capelli la propria vittima: un giovane uomo quasi nudo e livi-
decorazione parietale o per
essere appeso sopra un pezzo
do, che, con le mani giunte, chiede soccorso e liberazione. L’innocenza
d’arredamento, bensì come preziosità destinata ad un’intensa osserva-
del calunniato è testimoniata dalla sua nudità, egli non ha nulla da na-
zione ravvicinata. Nel dipinto si è visto un atto d’accusa al debole go-
scondere e fa appello alla divinità. Le figure dell’Insidia (Macchinazione)
verno di Piero de’ Medici, successore di Lorenzo il Magnifico, o
e della Frode (Inganno) ornano con il nastro bianco dell’innocenza i ca-
un’allusione alla scomunica del Savonarola, comminatagli da Alessandro
pelli della loro signora, e spargono sul suo capo e sulle sue spalle rose, i
VI Borgia nel 1497 o a una vicenda personale del pittore.
fiori della semplicità e dell’innocenza. Nella figura ingannevole di una
L’allegoria è riletta ad hoc: occorre non prestare fede alla calunnia cioè
donna giovane e bella, esse sfruttano per i propri fini il simbolo della
alle false accuse. La composizione si colloca all’interno di un edificio,
bellezza e dell’innocenza per abbellire con esso le menzogne. A sinistra
riccamente ornato di statue e rilievi, aperto con tre fornici sul mare cal-
del gruppo centrale, segue a distanza una vecchia ammantata di vesti ne-
mo e sul cielo terso. La scena di giudizio si legge partendo da destra: un
re e logore; essa simboleggia il Pentimento (Mutamento di Parere) e si
re su un trono rialzato è affiancato da due figure femminili, sue cattive
rivolge con il volto amareggiato verso l’ultima figura situata al margine
consigliere, Sospetto e Ignoranza, che gli sussurrano nelle orecchie
del quadro: Verità. L’allegoria, bellissima e nuda, come nel carme di O-
d’asino. Così sul fregio, con nesso tematico, è rappresentata una scena
razio (Carmina I 24.7), indica, con l’indice della mano destra alzato, quel-
della giustizia di Traiano tratta dalla Commedia dantesca. Il re ha gli occhi
la potenza da cui ci si deve aspettare il giudizio supremo sulla verità e
38
Letteratura e filosofia
sulla menzogna. Senza osservare il comportamento degli altri, rivolti tut-
seri mitici potrebbe alludere a una visione neoplatonica come il famoso
ti verso il re, e, perciò, del tutto isolata, essa manifesta la propria incor-
quadro di Botticelli dell’allegoria di Pallade che doma il Centauro. Nel pen-
ruttibilità e immutabilità. La sua nudità la ricollega al giovane innocente,
siero neoplatonico l’essere semiferino rappresenta il livello più basso di
mentre le altre figure celano con gli indumenti il loro vero aspetto. Nella
esistenza non illuminato dal sapere ed è contrapponibile alla dea della
composizione dell’insieme il Botticelli si è certamente avvalso della cul-
sapienza che incarna, secondo la concezione ficiniana, l’amore orientato
tura di un letterato: la sua ricostruzione svela una precisa conoscenza del
alla conoscenza. L’edificio d’ambientazione del quadro ha una comples-
testo antico, seguito nell’orientamento compositivo, nella disposizione
sa decorazione scultorea evocante un’antichità fastosa, una rivisitazione
dei personaggi e nei loro atteggiamenti. Sotto il podio su cui si trova il re
dell’antico o una chiesa fiorentina. Il nesso programmatico tra i rilievi, le
dalle orecchie d’asino, il pittore riproduce e cita, dipingendo a mono-
statue, i bassorilievi dorati, le raffigurazioni minori è una questione non
cromo, come in rilievo, un’ altra famosa opera dell’antichità classica: La
ancora risolta che ha dato adito a plurime interpretazioni. Tuttavia è in-
famiglia dei Centauri di Zeusi, la cui descrizione è conservata nel dialogo
negabile il rimando dei soggetti alla cultura neoplatonica. Il fastoso spa-
lucianeo Zeuxis vel Anthiocus. La raffigurazione della centaura che allatta è
zio architettonico fittamente ornato di figure esemplari di virtù pagana e
un’immagine di maternità semiferina presente su sarcofagi funerari ro-
di santità cristiana è un allegorico tribunale della storia, simbolo del
mani e nell’imagerie medievale, ma la dipendenza dall’ekfrasis può essere
mondo classico, inteso non come determinata epoca storica, ma come il
provata non dalla coincidenza tematica, ma da precise concordanze di
«remoto regno delle idee, là dove risiedono le cause profonde delle a-
dati caratterizzanti ed esclusivi. Dell’opera di Zeusi sono ripresi alcuni
zioni umane». Su un fregio del primo architrave da sinistra è rappresen-
dettagli iconografici: la presenza del centauro col leoncino, la posizione
tata la pericolosità della passione d’amore tramite la figurazione
diversificata dei due piccoli, la posizione delle zampe anteriori della ma-
dell’Ippolito dell’ Amorosa Visione, sul secondo è rappresentata Arianna
dre . Il gruppo della creatura mitologica che allatta i suoi piccoli e del
nella posa dell’abbandono, analogo stilema si ripete nell’iconografia di
compagno che gioca con i figli, mostrando loro un cucciolo di leone è
Efigenia al cospetto di Cimone nell’architrave più a destra. Si susseguo-
raffigurato come un plastico rilievo marmoreo. La scena di vita degli es-
no poi l’allegoria del Leone circondato dagli Amorini, la legge governata
39
Quaderni della Ginestra
dalle forze d’Amore, Venere con il Centauro, Giuditta e Oloferne. Bot-
Veritas è una donna statuaria, una figura riposante che indica il cielo,
ticelli segue la lezione di Ficino: Amore è una via alogica verso il divino.
luogo della verità e personifica l’anima, il principio che anela a realizzare
Come Arianna, abbandonata dall’amore terreno di Teseo, vive attraver-
in terra l’ordine eternamente pensato da Dio. Nel quadro di Botticelli
so l’amore divino di Dioniso una crescita spirituale, così, nella novella di
Nuda Veritas ha l’atteggiamento della Venere Anadiomene, dipinta anti-
Boccaccio, Efigenia trasforma il rozzo Cimone in uomo virtuoso; causa,
camente dal calunniato Apelle, e compie il gesto della Venus Pudica per
motore e crescita di tutto ciò è Amore. La ninfa recubans risvegliata da
coprire le nudità con la mano destra. L’atteggiamento pudico è ripetuto
Dioniso - piacere ha valenza allegorica e filosofica sulla base della coinci-
nelle raffigurazioni di Arianna e Efigenia. I Satiri che corredano alcune
dentia oppositorum: lo svelamento e la rivelazione divina del dio sono esito
scene secondarie del fondale architettonico sono emblemi della voluptas
sublime della potenza d’amore. Nel neoplatonismo fiorentino si attua il
neoplatonica, svelamento e rivelazione divina dell’esito sublime della
connubio Virtus-Voluptas. Ficino vedeva l’essenza dell’amore come un
potenza d’amore. La luminosità trasparente dei pigmenti del quadro ha
dualismo di concupiscenza corporeo - terrestre e di aspirazione spiritua-
valore teologico: la tematica della luce è emanazione dell’amore univer-
le a Dio, che egli contrapponeva come contrasto tra sensi e ragione, ma-
sale che congiunge il Creatore e le Creature. L’impianto decorativo che
teria e spirito. Il filosofo neoplatonico descriveva la via ideale dell’amore
fa da sfondo al componimento allegorico è leggibile da sinistra a destra
degli uomini come uno sforzo per liberarsi dalla passione sensuale attra-
dall’alto al basso su vari piani: soffitti, architravi, nicchie, plinti e basi. Le
verso il desiderio spiritualizzato fino all’illuminazione e alla saggezza di
iconografie sono state variamente interpretate, ma le immagini sono
Dio. Ficino, preoccupato della predicazione di Savonarola contro le arti
raggruppabili per tematiche. Sui soffitti è descritta la novella del Boccac-
e contro la speculazione filosofica, chiede a Piero de’ Medici di proteg-
cio: la vicenda di Nastagio degli Onesti, Muzio Scevola del De casibus vi-
gere Poliziano e Pico della Mirandola e nel 1493 gli dedica in difesa della
rorum illustrium ed episodi tratti dal Ninfale Fiesolano. Muzio Scevola
cultura neoplatonica il De sole et lumine sul significato teologico e filosofi-
con l’atto dell’automutilazione rappresenta il gesto estremo rivolto al
co della luce. La contemplazione della bellezza eleva l’uomo all’assoluto
supremo ideale della Virtus. I rilievi dell’architrave hanno per tema amo-
e restituisce all’anima le ali per ritornare alla patria celeste. La Nuda
re: Ippolito, Bacco e Arianna, Amorini con le armi di Marte e un leone,
40
Letteratura e filosofia
Venere che guida un Centauro, Cimone e Ifigenia, Giuditta con la testa
anela a Dio. L’ornamentazione dei plinti rappresenta le origini, le risor-
di Oloferne. La storia biblica di Giuditta che uccise Oloferne, coman-
se, i piaceri e la natura della poesia sacra e profana: il sacrificio di Abele,
dante dell’esercito del re assiro, poiché egli rappresentava una minaccia
Apollo e Dafne, Davide e Golia, il ritorno di Giuditta a Betulia.
mortale per gli ebrei di Betulia, era uno dei temi preferiti del Rinasci-
I fregi delle basi approfondiscono il significato dei soggetti narrati.
mento fiorentino. Giuditta rappresentava il prototipo della forza fem-
La visione dell’insieme testimonia la categoria dell’ harmonia, un termine
minile, avendo essa portato a termine da sola l’uccisione del tiranno.
critico legittimato dall’uso retorico e arricchito dalle valenze matematico
Diverse immagini rimandano alla concezione neoplatonica, dualistica
- filosofiche assunte in ambito pitagorico. Il termine, originariamente
dell’amore. Marte incarna ad esempio la forza della passione fisica. Il
connesso con il lavoro del falegname, per il significato di connessione e
centauro secondo l’oscuro simbolismo di Ficino è «bestia nostra, id est
di giuntura, diviene in ambito pitagorico il principio fondamentale che
sensus; homo noster, id est ratio» con ciò si spiega la sua duplice natura,
permette la fusione di elementi in una nuova unità caratterizzata da un
partecipe nella metà inferiore, equina, dell’istintività della bestia, e nella
perfetto equilibrio di rapporti.
superiore, umana, della facoltà raziocinante. Sulle nicchie sono figurati
Sandro Botticelli fu un’artista intimamente legato alla cultura neopla-
gli uomini di fama che si sono dedicati alla poesia: Caino, i Profeti
tonica, che conobbe vivendo a contatto con i filosofi e i letterati della
dell’Antico Testamento, Davide, (nell’iconografia del S. Giorgio di Do-
corte medicea. Secondo i principi del neoplatonismo, l’uomo occupa
natello a Orsanmichele), Cesare, Giosuè, Mosè, S. Paolo, Boccaccio.
una posizione centrale e privilegiata nella scala degli esseri che discende
Davide, cantore della gloria di Dio, canta la teologia divina cioè la poesia
da Dio. Perciò l’uomo ha l’opportunità di ricongiungersi con l’Ente Su-
divina ispirata dall’amore e dalla riconoscenza verso il Padre per le bel-
premo, sempre che riesca a liberare il proprio spirito dalla materia e a
lezze del Creato. Come proclama S. Paolo: la radice autentica del Cri-
raggiungere l’armonia universale. La bellezza, intesa come riflesso di
stianesimo è Amore che ha infiammato i Salmi e ha ispirato i Profeti.
quella divina, e l’amore sono le vie per intraprendere l’ascesi. Non sap-
Nella visione neoplatonica è lo stesso amore che i poeti pagani hanno
piamo se il quadro avesse riferimenti personali per il pittore. Forse, co-
utilizzato per esprimere in chiave allegorica la tensione dell’anima che
me ipotizzano alcuni, il soggetto potrebbe essere stato dipinto prima
41
Quaderni della Ginestra
dell’adesione all’opera di moralizzazione religiosa messa in atto dal Sa-
Tutta la realtà è distinta in cinque gradi: il corpo, la qualità, l’anima,
vonarola per reagire alla campagna denigratrice del predicatore quaresi-
l’angelo e Dio. L’anima è nel mezzo ed è perciò la terza essenza o es-
malista che malediceva tutti gli uomini che si davano al peccato, com-
senza media: sia ascendendo dal corpo a Dio, sia discendendo da Dio al
presi gli artisti che rappresentavano la sensualità nei loro dipinti.
corpo, essa si trova nel mezzo. Essa è il nodo vivente della creazione, la
La Calunnia potrebbe essere dedicata a Piero de’ Medici che deve di-
copula mundi, perciò è indistruttibile e infinita. La funzione mediatrice
fendere la poetica neoplatonica dagli attacchi subiti, riabilitare la poesia
dell’anima si esplica attraverso l’amore, che è la forza che unisce armo-
calunniata e indirizzare il governo verso la saggezza neoplatonica. Que-
nicamente tra loro le parti diverse della creazione. Per l’amore l’universo
sta è solo una delle tante interpretazioni possibili,ad esempio, c’è chi ve-
tende a Dio e così esce dal caos, si organizza e raggiunge l’ordine e la
de nell’accusato Savonarola e interpreta la calunnia come prodromo del-
perfezione. Per l’amore che Dio ha del mondo, egli si prende cura di es-
la svolta mistica di Botticelli.
so, lo ordina e gli dà vita. Il centro della speculazione neoplatonica ori-
Un modello per la concezione del reale viene trovato nella filosofia
ginaria è Dio stesso, unità assoluta dalla quale tutto muove e alla quale
di Platone, che postula, al di là del mondo reale, inteso come mondo di
tutto ritorna. Il centro della speculazione neoplatonica di Ficino è
apparenze effimere, l’esistenza di un mondo ideale, di forme perfette ed
l’uomo nella sua funzione mediatrice e quindi nell’amore, giustificazione
eterne. Il Platonismo esercita un forte fascino sugli uomini del secondo
ed atto di questa funzione. L’uomo è un elemento indispensabile
Quattrocento, e diviene la forma di pensiero dominante nella civiltà cor-
dell’ordine e dell’unità dinamica dell’essere. Esso continua ad avere la
tigiana. Il centro del platonismo è proprio la Firenze medicea, dove il
sua origine e perfezione in Dio, ma trova la sua unità vivente e la sua
filosofo Marsilio Ficino provvede alla traduzione latina del corpus delle
auto giustificazione nell’amore che lo lega a Dio e di cui Dio lo ricam-
opere di Platone e dei neoplatonici, e nella sua Theologia platonica tenta
bia. È parte essenziale del platonismo storico originario il senso dei limi-
una conciliazione tra platonismo e cristianesimo, vedendo l’anima
ti dell’uomo e della trascendenza dell’essere rispetto a questi limiti. Ma
dell’uomo come legame tra finito ed infinito. Essa può realizzare il ri-
proprio tali limiti costituiscono per Ficino l’originalità della natura uma-
torno delle cose create a Dio, da cui si sono staccate per emanazione.
na e il fondamento del suo valore e della sua libertà. Il merito di Pico
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Letteratura e filosofia
della Mirandola e di Marsilio Ficino sta, soprattutto, nell’avere definiti-
avuto un significato personale per Botticelli. Ignoriamo se abbia rischia-
vamente avvicinato il cristianesimo alla cultura pagana. All’inizio del
to di esser vittima di una calunniosa denuncia da parte di un rivale invi-
Quattrocento all’esaltazione del mondo antico considerato come un e-
dioso ai magistrati fiorentini, pur non potendosi affatto escludere che
sempio di virtù morali e politiche, avanzata dai laici, si contrapponeva la
sia accaduto, essendo le denunce ampiamente incoraggiate a Firenze
negazione della cultura classica da parte dei clerici, che identificavano
come in altri stati italiani. Sappiamo infatti che il 16 novembre 1502
l’antico con il paganesimo. I due pensatori neoplatonici dimostrarono,
contro Botticelli venne presentata anonima accusa agli uffiziali di Notte
invece, che la filosofia antica possedeva una profonda religiosità. È que-
per atti di sodomia che avrebbe compiuto con uno dei suoi assistenti.
sto il motivo principale per cui, in campo figurativo, le tradizionali te-
Ma non è neppure escluso che La Calunnia egli l’abbia dipinta per il
matiche tramandate dal Medioevo furono sostituite da temi mitologici, il
proprio piacere, inserendo l’architettura con rilievi contenenti riferimen-
più delle volte reinterpretati in chiave cristiana. Negli anni di composi-
ti ad alcune delle sue opere per soddisfare un suo fantastico capriccio e
zione del quadro è vicina una crisi di valori nella città di Firenze: il Sa-
giustificare ai propri occhi il glorioso nome d’Apelle che gli avevano at-
vonarola nel 1494 dal pulpito di San Marco, con terribili profezie, ri-
tribuito poeti e umanisti nei loro versi. Così per esempio in un epi-
chiama la città alla severità dei costumi contro la degenerazione morale
gramma in latino Sui pittori e scultori di Firenze equiparabili agli antichi Greci
e la diffusione della cultura umanistico - rinascimentale. Dal 1494, dopo
scritto nel 1488 circa, Ugolino Verino così lo esalta: «Né si indigni Apel-
la cacciata dei Medici, Firenze è sempre più scossa dalla sua predicazio-
le perché Sandro gli viene equiparato il suo nome è adesso ovunque no-
ne, finché nel 1498, il frate domenicano, arrestato, torturato, calunniato,
to».
processato, è condannato a morte come eretico. È questo l’ultimo dipinto del pittore fiorentino che ha per tema una storia secolare. In seguito Botticelli dipinse solo quadri religiosi. L’allegoria rappresenta il quadro di tensione nella Firenze di quegl’anni quando il secolo volgeva alla fine. È possibile che quest’immagine di verità tardivamente scoperta abbia
43
ELISA ZIMARRI
Quaderni della Ginestra
FILIPPO ZOLI: LA CATARSI DELL’ARTE
C
ipercapitalismo, trattata nelle delucidazioni di Marc Augé e Zigmunt Bauman, che si percepisce pienamente nell’arte di Filippo Zoli, giovane
i sono non casuali rimandi, ci sono echi, sovrapposizioni,
artista che si fa portavoce di un messaggio universale di richiesta di
richiami, che ci appaiono nell'ordito del tempo: scenari analoghi,
ascolto al disagio. Al malessere. All’inquietudine.
similari, affini, diluiti nel loro verificarsi e accadere. Così, le distanze
Il pensiero di Freud, Nietzsche, Ibsen, Strindberg ha agito con
epocali diventano un tratto breve, quasi trascurabile, dove si compie
effetto
detonante
all’inizio
del
secolo
scorso,
rivoluzionando
quel meccanismo di parziale identità, dove – per un momento – la
irreversibilmente il rapporto fra individuo e mondo: l’uomo è lungi
diversità diventa come indistinguibile e ci sembra, per un gioco
dall’essere razionale che per secoli si era creduto, bensì il suo
apparente, che qualcosa (un fatto culturale) si possa riproporre con
comportamento è in preda a forze interne e occulte. Il soggetto della
caratteristiche e elementi simili e si situi in modo omologo in momenti
storia non è un agente, ma è “agito”, dimora di impulsi incontrollabili.
storici che si succedono, nel loro incessante divenire.
Munch è l’artista che accoglie questa lezione: la sua ossessione, la sua
Non si sa propriamente che cosa determini questo riapparire dei fatti
vertigine sono quelle umane. Non c’è scampo per la mente da questa
del mondo: probabilmente, si crea un insieme di condizioni materiali – e
realtà interiore spettrale. Egli “scrive la sua vita”: l’arte è la scrittura
quindi culturali – che si sedimentano concorrendo al crearsi di un certo
visiva di una narrazione biografica che registra in ogni opera il modo di
tipo di humus, naturalmente da ritenersi assicurato e determinato per
sentire di Munch stesso. Non solo, ma Munch è l’artista che ha ritratto
molti aspetti.
l’angoscia che agita l’animo umano. La preparazione del quadro
Nostra intenzione è quella di rendere visibile un’analogia tra quelle
culturale in cui opera Munch è stata influenzata da Kierkegaard, che
circostanze culturali permeate da un senso di angoscia, perfettamente
sente intimamente il suo tempo: è il recupero del soggetto come realtà
delineate dall’analisi filosofica di Søren Kierkegaard e che anticipano e
non più soltanto concettuale che fa discendere l’angoscia, la
influenzano la poetica pittorica di Edvard Munch, e il sentire diffuso
considerazione cardine del pensiero del filosofo danese. L’esistenza
della nuova angoscia, postmoderna e relativa alla fase avanzata di
individuale si realizza nella dimensione della possibilità della scelta del
44
Letteratura e filosofia
modo in cui vivere e, in questo senso, questa si configura come la più
essenzialmente solitaria consumata tra l'egoismo e l'egocentrismo,
pesante delle categorie. L’angoscia è il sentimento puro di tale possibilità
afflitto da smarrimento e disorientamento.
che fa sì che quello che potrebbe accadere sia molto più terribile della
Oggi, sentiamo che è viva l’angoscia, quindi, profonda più che mai:
realtà stessa. Solo la fede può salvare dalla minaccia del nulla: l’angoscia
latente, ma anche manifesta, essa dilaga sulle nostra identità. Se l’artista
è esperienza che forma e con cui Dio va in caccia dell’uomo attraverso
è colui che sente il tempo e lo riporta a espressione piena, allora
l’inquietudine.
possiamo dire che Filippo Zoli sia uno di questi. L’arte, recita Zoli, non
Oggi, siamo nel postmoderno, nella congiuntura della fase
si studia, ma si vive: diventa scansione emotiva, registrazione di stati
ipercapitalistica avanzata: rinnovati spettri, come illustra nel suo saggio
interiori, diario di immagini da collezionare nella vita delle sue tele.
Le nuove paure Marc Augé segnano lo stato attuale della condizione
L’urlo dell’io trabocca, tracima: grida. Filippo Zoli esprime questa
umana. La globalizzazione ha spinto il capitalismo a un'egemonia
catarsi dell’arte.
incontrastata senza confini, decretando l’imposizione delle regole del
Così come, nella poetica di Munch, vi sono ombre scure che si
sistema economico sugli stati e portando gli effetti perversi
allungano sull’animo e dentro di esso: persino la nascita reca angoscia, è
dell’ipercapitalismo. La morte è presente e la vita diventa intollerabile:
la prima delle fratture e avviene quando l’individuo è gettato nel mondo,
non più paura della morte, ma paura della vita. La paura al quadrato: la
senza poterlo volere, senza avere una voce di scelta. La vita è quindi essa
paura della paura. L’individuo è in preda alla solitudine, frammentato,
stessa una questione di casualità, ma – forse più fortemente – di fatalità:
nudo, spossessato di se stesso, segnato da stigma.
è la febbre del vuoto, l’incapacità di rinvenire un senso.
Bauman è la voce di controcanto a intonare i temi cupi della
L'arte di Zoli è più primitiva sotto questo aspetto: è uno stato
disgregazione sociale e dell'identità instabile: nella società liquida, dove
minimale essenziale, che comunica direttamente, istintivamente.
l’economia ha preso il sopravvento, travolto gli argini dei valori e
D'altronde, lo sono anche le tecniche con cui si esprime: povere e miste,
dirottato in piena, i legami tra individui si sono dissipati, diluiti, dissolti.
dallo spray, alla vernice da muro, agli smalti, ai pennarelli.
Del soggetto resta una monade isolata, che conduce un'esistenza
45
Che cosa è l'angoscia per questo giovane artista? Non è ciò che la
Quaderni della Ginestra
pittura cerca o trasmette, ma è ciò che abita il suo io interiore e è inscindibile con se stesso; è il sentimento del mondo metropolitano, l'ansia cosmopolita, lo stordimento urbano, è il vivere il suo e il nostro tempo, conflittuale, contraddittorio, complesso. Vediamo come i due artisti affrontano temi analoghi, ricorrenti, in modo diverso, ma non lontano: e come il richiamarsi sia un legame, una linea sottile con cui tracciare un percorso che abbraccia due secoli differenti e che pure resta aperto. Il tema della morte e degli affetti primari è scandagliato da Munch in Bambina malata (1880-1881): una scena familiare relativa all’infanzia dell’artista assurge alla rappresentazione scenica della malattia, nonché si fa triste preludio della morte. Pallore, raccoglimento, agonia: per narrare l’epilogo della sorella, deceduta ancora fanciulla di tubercolosi, testimoniando la cosiddetta epoca dei cuscini. Zoli egualmente nel suo Anna, la mia nonna (2015) si dedica alla memoria, alla morte della vita e alla vita dei ricordi. Scrive: «Nonna quando sono al buio in una grande città / solo / oppure anche la notte / penso ai tuoi lunghi abbracci / al tuo affetto sopra ogni cosa / la morte e il mutamento che combina sulle persone mi spaventa / per questo ti dipingo» (Filippo Zoli, 2015). Cromatismo pacato per le figure, un bambino (il poeta, probabilmente) e la nonna che lo tiene fra le
FILIPPO Z OLI, ABBIAMO PERSO LA MAMMA
46
Letteratura e filosofia
braccia, sfondo vivace quasi simbolo di un richiamo alla realtà e al
violentemente impressive per la scelta dei colori complementari per la
presente.
campitura dei volti (l'arancio e il blu) e racconta insieme due storie:
In Munch, l’espressione dell’ego è trattata ne Il grido (1893): tinte
quella della solitudine dei due ubriachi e, al tempo stesso, quella della
sinistre, violente, allucinate, linee che sono onde, che seguono un ritmo,
loro comunione, giacché uno sembra prendere, avvicinando a sé, l'altro,
che si avvolgono in spirali dense. Vediamo uno stato dell’io privo di
quasi a richiamare un'idea di unione.
libertà, posto, lasciato, gettato fatalmente e senza scelta di fronte al
Tema adolescenziale di Munch è Pubertà (1893): l’ansia è il
mondo. Non può fare altro che gridare, nel vuoto di un abisso,
momento della scoperta della sessualità che prende forma nella nudità
scavando l’aria con la sua angoscia, con la tragedia di dovere vivere.
della fanciulla e si evince dalle ombre, che si stendono dietro di lei,
Per Zoli, il grido è quello disperato di un padre che regge accanto a sé il suo bambino: è il dramma di Abbiamo perso la mamma (2015). Una
addensate nel mistero. Caos, disordine, sconvolgimento: sottomissione a leggi incomprensibili eppure plasmanti.
scena inquietante, che lascia attoniti. La violenza dei colori, il prevalere
Cuore pesante (2015) è il ritratto che Zoli compie di una giovane
del rosa tendente al rosso e il nero, i tratti così espressivi, la bocca
adolescente: mutuando la posa munchiana, la figura è seduta, le braccia
dell'uomo che grida che si fa serraglio, uno squarcio nel volto, una
incrociate, quasi a fare sbarra, a proteggere la persona. Il bianco
morsa agonizzante che si strozza in gola: è il suono che possiamo
raggiunge la violenza espressiva, mentre il rosso in schizzi e macchie lo
intuire, ma non sentiamo. La tela non parla ma è come se lo facesse.
imbratta a richiamo di un evento di violenza. Potremmo dire, la
Ne Il giorno dopo (1894-1895) Munch affronta il tema femminile,
coscienza di una storia più grande, della narrazione del tempo, segnata
associando la posa sensuale della giovane all'abitudine dell'etilismo,
da episodi ingiusti e di conflitto, di forze e di costrizione emerge nel
fornendo un’immagine contemporaneamente innocente e colpevole, di
ritratto della ragazza, che assurge a simbolo della purezza violentata.
intensa bellezza e grande disperazione.
Emblema di tutte le violazioni.
Analogamente, con un tono forse più sociale, Zoli ci fa riflettere sulla
Il tema si allarga e si fa vasto, estendendosi all’umanità in sacrificio: si
piaga dell'alcolismo. Due ubriachi in stazione (2015) ritrae due figure
giunge qui al manifesto dell’angoscia. Sia per Munch che per Zoli è
47
Quaderni della Ginestra
questione di dramma: la vita, il genere umano, la storia sono la scena per
Questa è la catarsi dell’arte: il dare voce a tutta quella imponente
una tragedia, quella che si perpetua e si invera quotidianamente. Questa
matassa di terrore muto tenuto dentro come un segreto che non può
forza nel messaggio pittorico si fa grande in entrambi gli artisti: vediamo
essere detto. Zoli riesce nelle sue tele a buttare tutta questa carica di
come, però.
tragedia: e la morte, e la vita si somigliano. Esse stanno allo specchio,
Con Golgota (1900) Munch rappresenta l’umanità intera. Il Monte
l’una di fronte all’altra e non aspettano che di essere dette. Raccontate
Calvario è tenebra senza vita, simbolo di tutti i luoghi dove l’umanità
così, con la sincerità di un pennello che non risparmia bellezza, quando
subisce tragedia. Il Crocifisso è unico, al centro, solo: sul Calvario sta
può servire alla causa della liberazione dell’animo da quelle stesse forze
un’unica croce. Dio sembra vivo, in dialogo con l’umanità. La notte sta
occulte che Munch per primo aveva ritratto; che oggi più che mai –
venendo, il fascio rosso è il dramma del sangue versato. La folla ai piedi
invocate da una congiuntura sociale e economica caotica e disperata –
della Croce è un’umanità inquieta, che cerca salvezza protesa verso la
trovano la loro espressione nell’arte di Filippo Zoli.
Croce. Ma l’angoscia sembra avanzare dominando. Anche Zoli nella sua Crocifissione (2015) impiega il colore rosso per
MARGHERITA LOLLINI
scaraventare sulla tela tutta la pregnanza di un’atrocità: è sangue, è vita esalata, è materia pulsante quella che occupa la tela. Questo lo sfondo. In posizione assiale e centrale, ecco resta a guardarci il crocifisso: qui l’umanità non è proprio contemplata, soltanto Dio resta, solo anche più che nell’opera di Munch. Solo tra le croci, solo nella croce tra gli uomini: è un Dio che grida, urla con noi che lo guardiamo tutta l’infinita tragedia cui egli assiste e che noi vediamo. E che noi viviamo. Zoli non poteva che essere più allarmante, più violento: e cromaticamente e per la sintesi di figura che riesce a restituirci.
48
Letteratura e filosofia
FILIPPO Z OLI, ANNA, LA MIA NONNA
49
Didattica e filosofia
RIFLESSIONI SULLA TRADUZIONE DELLA FEDRA DI SENECA
L
connubio tra poesia e filosofia, si pensi evidentemente al De Rerum Natura di Lucrezio a proposito di epicureismo, per esempio, oppure agli Astronomica di Manilio per lo stoicismo. E ancora: le scelte stilistiche, a
a programmazione di latino di una classe quinta di liceo
tratti addirittura espressionistiche e apparentemente in contrasto con
scientifico prevede la trattazione di Seneca e delle sue opere.
l’habitus del sapiens, si propongono come oggetto d’indagine coerente
Particolarmente interessante, da un punto di vista letterario, diventa
con la realtà del regime neroniano e con opere di altri autori coevi, su
l’occasione di affrontare la lettura di tragedie latine, di cui restano
tutte la Pharsalia di Lucano. 1 Nello specifico la tragedia Fedra consente di
nell’ambito più ampio della storia della letteratura latina relativamente
focalizzare
poche altre attestazioni, risalenti perlopiù al periodo arcaico. Tuttavia,
caratterizza la protagonista e sui temi propri sia dei trattati (De ira o De
non è ininfluente l’attinenza filosofica di formazione e altra produzione
Clementia) sia delle Epistulae, soprattutto quando affronta il nascere e
dell’autore in questione, senza trascurare naturalmente il contesto
svilupparsi della passione insana e immorale per il figliastro, il dissidio
storico-politico sotteso.
interiore che vede prevalere il furor, la terribile esperienza dei limiti
Il valore didattico costituito dallo studio di un testo teatrale senecano
l’attenzione
sull’approfondimento
psicologico
che
dell’humanitas.
si fonda perciò su diversi aspetti. Intanto, in un’ampia prospettiva
Taglio originale della trattazione curricolare è stato tuttavia la scelta
culturale, è momento di passaggio tra la tragedia greca e il teatro tragico
di concentrare le abituali lettura e analisi del testo in una prospettiva che
moderno da Shakespeare in poi. Inoltre, la definizione di teatro
aggiungesse la riflessione sulla traduzione, antica e contemporanea,
didascalico, attribuita alle tragedie di Seneca, si fonda sul fatto che esse
come percorso di ricerca privilegiato, in maniera tale da far emergere
offrono una trasposizione poetica della preminenza dell’etica e delle
dalla comparazione tra traduzioni moderne da un lato la densità della
problematiche morali, in particolare i rapporti tra logos e alogon, ratio e
lingua originale e allo stesso tempo da un altro l’arricchimento
voluntas, che sono asse portante della speculazione di orientamento
ermeneutico rappresentato dalle soluzioni della lingua di arrivo. Tra i
stoico dell’autore. Non è un unicum all’interno della letteratura latina il
pre-requisiti specifici si segnala la preventiva sensibilizzazione degli
51
Quaderni della Ginestra
studenti, riguardo al complesso processo della traduzione, secondo
Atti del I Congresso Internazionale di Studi Ciceroniani, II, Roma 1961, 355-
almeno tre delle prospettive più rilevanti.
405). Al suo interno Paolo Serra Zanetti evidenzia il percorso compiuto
Le prime lezioni del terzo anno hanno impostato una linea di
da Cicerone a livello sia teorico, nella codificazione di situazioni e criteri
indagine in questa direzione e sono state dedicate allo studio
del tradurre, che pratico, nelle citazioni o riprese dei modelli, dettato in
dell’Epistula LVII De optimo genere interpretandi di S. Gerolamo. L’autore,
particolare dalla rielaborazione delle premesse filosofiche greche alla
rivolgendosi ad un amico, parte da esigenze apologetiche nei confronti
base del suo ecclettismo. Interessanti risultano in particolare le
delle accuse di inadeguatezza mosse a una sua versione dal greco di una
osservazioni sulla terminologia inerente il rendere i concetti di una
lettera di Epifanio di Salamina; questa resa, corredata di note, avrebbe
lingua nell’altra o i singoli lemmi. Per esempio l’esigenza di explicare le
dovuto essere la risposta privata a una richiesta di Eusebio di Cremona,
orazioni greche sfocia nel Latine reddere in De oratore I 155; la
divenuta poi pubblica e oggetto di critiche. Il monaco filologo,
contrapposizione tra verba e vis di un brano trapela in Academica I 10; la
nell’Epistula citata, non solo si occupa, giustificando metodo e principi
trattazione di De optimo genere oratorum 13s. infine sottolinea con
propri, di questioni affrontate nel suo ambito specifico di traduttore
l’espressione nec converti ut interpres sed ut orator l’ottica di Cicerone. Degna
delle Scritture dall’ebraico e dal greco, ma si allarga ad alcune
di nota infine è la differenziazione tra esercizio retorico, trasposizione
testimonianze strettamente letterarie (Terenzio e Cicerone, tra gli altri).
filosofica o poetica, esigenza polemica, che vengono indicati come
Lo studio di questo testo si presta così ad introdurre il rapporto
prospettive di ricerca per tipologie e criteri della traduzione stessa.
costante della letteratura latina con quella greca, che non solo l’ha
Georges Mounin, in Teoria e storia della traduzione (Torino, 1965, 2006),
preceduta, ma che ne ha costituito l’ineludibile parametro di confronto e
in terza battuta, è diventato una preziosa risorsa, affrontando, oltre alla
riassume la questione di fondo che contrappone traduzione letterale
dimensione
(verbum de verbo) e libera (ad sensum).
problematiche interpretative sostanziali che mettono in relazione l’atto
Un secondo testo è stato discusso insieme alla classe a ridosso dell’attività: Sul criterio e il valore della traduzione per Cicerone e S. Gerolamo (in
storica
e
alle
tipologie
di
traduzione
moderne,
del tradurre con la sfera linguistica, semantica, antropologica, comunicativa e transculturale. 52
Didattica e filosofia
La proposta didattica realizzata si è articolata nelle seguenti consegne: lettura integrale dell’opera in lingua italiana; confronto di tre traduzioni esemplari, quelle di Traina, Faggi e Paratore; individuazione di luoghi notevoli interpretati differentemente; analisi linguistica del testo originale; analisi lessicale; analisi tematica; valutazione critica nell’ambito della conoscenza degli altri testi dell’autore e del periodo; disamina delle scelte operate dai tre traduttori dal punto di vista della lingua di arrivo. La procedura di lavoro ha previsto la suddivisione ragionata in cinque macrosequenze del testo integrale, corrispondente alla ripartizione della classe in cinque unità operative di studenti. Nell’ottica di un cooperative learning che ha consentito lo spazio per i contributi personali in ogni fase, gli alunni hanno proseguito con l’individuazione dei versi o dei termini notevoli che sono emersi dal confronto dei testi tradotti della stessa tragedia. Ne è seguita dapprima una discussione all’interno di ogni singolo gruppo, volta ad accreditare una rilevanza condivisa delle proposte di tali versi o termini, supportandola con altri riferimenti e testimoni testuali o di studio, sfruttando evidentemente scambio di informazioni e punti di vista argomentati tra pari. Lo sviluppo e l’esercizio di spirito critico sono stati poi sollecitati FILIPPO Z OLI, D UE UBRIACHI IN STAZIONE
53
ulteriormente a livello di classe, nell’esposizione e valutazione dei
Quaderni della Ginestra
risultati dei gruppi.
Alessandro Magno (Ad Lucilium 94, 61-63).
Passando ad un’esemplificazione specifica di alcuni di questi, uno dei
Un secondo gruppo di lavoro si è concentrato sulle sfumature
luoghi individuati si è rivelato il sintagma infando malo del v. 115. Il nesso
dell’esito nella lingua italiana per pudor del v. 430 ovvero “rispetto di sé”,
aggettivo-sostantivo esprime la “mostruosa passione” ovvero “indicibile
“buona coscienza” e “senso morale”; ha sottolineato inoltre riguardo al
morbo” ovvero “passione abietta” che Fedra attribuisce alla madre
furor del v. 268, attribuito a Fedra dalla nutrice, i legami con un’altra
Pasifae. L’attrazione per il toro darà come frutto a quest’ultima il
tragedia, Tieste, che si caratterizza politicamente mettendo in scena gli
Minotauro e viene paragonata dalla protagonista stessa al trasporto
orrori e l’oscurantismo della tirannide e ha ricostruito etimologicamente
provato per il figliastro Ippolito. L’associazione delle due situazioni si
dal latino uno dei termini italiani, “delirio”.
regge sulla caratteristica di essere allo stesso modo al di fuori di
Altri ragazzi hanno imperniato la loro riflessione sul rapporto
razionalità e moralità, i due cardini della filosofia senecana, che, se
filosofico tra ratio, natura e dirus furor, v. 567, nel dialogo di Ippolito con
trascurati, danno luogo appunto alla tragicità dell’esistenza rappresentata
la nutrice. Ancora un diverso nucleo di discenti ha approfondito, a
nell’azione drammatica, determinata dalla vittoria della passione e dalle
partire dall’espressione licet, v. 804, riferita ad Ippolito, “puoi”, “è
funeste conseguenze per i diversi personaggi.
permesso”, “è lecito”, il difficile ma ineludibile esercizio dell’impegno
Si fanno notare nell’analisi degli studenti i riferimenti al
politico nel tempo di Seneca, fondato sul ruolo del saggio così come
riconoscimento della malattia come primo passo verso la guarigione (Ad
delineato nello specifico dall’interpretazione senecana dello stoicismo, in
Lucilium VI, 2), l’appropriazione diretta da parte degli alunni del termine
particolare secondo la designazione testuale di De tranquillitate animi IV,
latino fas per identificare le leggi non scritte del periodo originario,
1-6.
antecedente a quello del passaggio alla codificazione scritta del diritto
Infine il legame naturale tra padri e figli (v. 1114ss.) è stato messo in
(ius); nei confronti del termine “passione” emergono almeno tre
relazione dall’ultima squadra impegnata, con i passi del De Brevitate vitae
citazioni giustificative, vale a dire il difficile controllo (De ira I, 7), il
(capp. II; XV), in cui si contrappone alla possibilità personale di
rischio del contagio dagli altri (Ad Lucilium VII, 1-9) e l’anti-exemplum di
scegliere invece responsabilmente, da parte del soggetto maturo, i 54
Didattica e filosofia
modelli formativi a cui ispirarsi e si assolve la natura stessa da un rigido meccanicismo. In conclusione, la conoscenza delle opere filosofiche di Seneca è stata costruita attraverso la scelta antologica in lingua italiana e in lingua latina pianificata nella programmazione abituale, a cui si è unita la lettura e discussione della tragedia Tieste, e ha costituito prerequisito necessario per tutta l’attività monografica dedicata a Fedra che ne è seguita. Il valore sostanziale dell’operazione sulla tragedia in esame consiste sicuramente nell’analisi autonoma da parte degli studenti di un’opera inedita, ma soprattutto nel filtro specifico della comparazione tra traduzioni, che ha motivato la scelta dei passi esaminati e ha rovesciato l’approccio solito ai testi,
configurando
il
percorso
come
concreta
rielaborazione
personalizzata dei contenuti. In seguito al confronto conclusivo dei luoghi presi in esame, che ha amplificato l’effetto già descritto all’interno dei singoli gruppi, le osservazioni sul lavoro svolto, sollecitate dall’insegnante, hanno condotto gli studenti alla consapevolezza della traduzione come fenomeno transculturale, oltre che linguistico, e al raggiungimento delle competenze costruite in tutto il quinquennio.
SABRINA BONATI
55
Si rimanda, per le molteplici prospettive di analisi, direttamente a premessa, introduzione e note di G.G. Biondi in Seneca, Medea-Fedra, Bur, Milano 1989. 1
Libri in discussione
NÉ PERSONA, NÉ COSA. ROBERTO ESPOSITO SUL CORPO VIVENTE
L
profonda nella nostra percezione, e anche nella nostra coscienza morale, quanto la convinzione che non siamo delle cose – dal momento che le cose sono il contrario delle persone».
a trama del pensiero occidentale è intrisa di grandi divisioni,
Siamo delle persone e, come tali, possediamo, utilizziamo, e dunque
binomi concettuali che si radicano profondamente nella cultura e
dominiamo, le cose; d’altra parte, le cose – che non sono persone –
nel mondo della vita fino a diventarne capisaldi. Si può certamente
sono possedute, utilizzate e dominate. Eppure, ci spiega Esposito,
guardare alle celebri coppie filosofiche che hanno caratterizzato la
andando oltre ci accorgiamo presto che la logica binaria tra persone e
filosofia fin dalle sue origini (corpo-anima, sensibilità-intelletto, res
cose è caratterizzata da contorni tutt’altro che definiti e fissati.
extensa-res cogitans solo per citarne alcune), ma non occorre
Sono innanzitutto il diritto romano, e la dottrina cristiana poi, a
scomodare le riflessioni dei grandi pensatori per rendersi conto della
mostrarci la flessibilità con cui poteva essere attribuita o privata la
presenza – e del peso – di tali fratture. Basterà rivolgersi al linguaggio
categoria di persona, anche nel corso della vita di uno stesso individuo.
della società, a quello del diritto, della scienza e, non in ultimo, al
In senso opposto ma complementare, la cosa non coincide con la
linguaggio comune.
propria esistenza singolare ma si trova spesso a essere sospesa, negata e
Le logiche binarie della nostra tradizione culturale hanno almeno due
trasferita su un piano immateriale che ne nega la presenza reale.
caratteristiche comuni: innanzitutto quella di essere escludenti per loro
Da una parte, dunque, si assiste alla depersonalizzazione delle
stessa natura e in secondo luogo di contenere dei rapporti di forza, che
persone e dall’altra alla derealizzazione delle cose, due vettori con
si traducono per lo più in un’indiscussa predominanza di un termine
direzioni opposte ma una stessa radice, situata precisamente nel distacco
sull’altro se non di un vero e proprio dominio strumentale.
dalla corporeità.
La grande distinzione scelta da Roberto Esposito per l’analisi
Il “dispositivo della persona”, come nella sua radice etimologica di
pubblicata da Einaudi nel 2014, e che ne costituisce il titolo, è quella tra
maschera teatrale o come nella locuzione romana di personam habere,
Le persone e le cose: «Nessun altro principio ha una radice altrettanto
non aderisce mai al corpo vivente cui si riferisce ma crea al contrario
57
Quaderni della Ginestra
due zone di differente valore e di subordinazione. Così l’uomo è
In secondo luogo, di un corpo intero, se è vero che le singole parti, una
considerato «un composto di razionalità e animalità, qualificabile come
volte staccate dal corpo, sono trattate giuridicamente come fossero cose.
persona solo nella misura in cui è in grado di dominare l’animale che lo
In entrambi i casi, il corpo resta ancora intrappolato nello schema
abita». D’altra parte troviamo lo stesso esito per quanto riguarda la
binario dell’opposizione persone-cose: «Se un corpo, o una sua parte, è
scorporazione delle cose, che sono divise da se stesse nel momento in
mai stato persona, continuerà a esserlo in ogni condizione; se, invece, a
cui si trovano ad essere sospese a essenze nella metafisica, svuotate in
un certo momento è diventato cosa, vuol dire che lo era fin dall’inizio».
segni nel linguaggio o ridotte a merci interscambiabili nell’economia.
Al paradigma platonico e cartesiano più radicato e diffuso, che
È dunque il corpo, il “sempre escluso”, a essere il canale di transito
subordina il corpo al dominio della ragione, Esposito affianca un
tra le persone e le cose, l’angolo di visuale che inaugura uno sguardo
percorso alternativo che intravede nella corporeità la fonte stessa del
alternativo in grado di sanare la doppiezza del soggetto come persona e
pensiero, l’origine dell’esperienza e, ancor più importante, il terreno di
dell’oggetto come cosa. Ed è dunque al corpo che Roberto Esposito si
una tecnicità originaria. Il corpo, in quest’ottica, diviene uno spazio
rivolge, a una relazione con la corporeità, sottratta all’egemonia della
plastico e flessibile, aperto a prolungamenti, innesti, trapianti,
dicotomia cartesiana tra res cogitans e res extensa, che trova nei nomi di
potenziamenti. Occorre d’altra parte, ora più che mai, chiarire la natura
Spinoza, di Vico, di Nietzsche e della fenomenologia i più autorevoli
di questo corpo. L’età contemporanea è infatti caratterizzata da una
difensori.
visione ambigua sul corpo che coniuga due posizioni apparentemente
Il corpo, oggetto del terzo capitolo del lavoro di Esposito, è stato
contraddittorie ma in realtà strettamente connesse: se da una parte il
tradizionalmente ricondotto talvolta alla categoria di persona, talvolta a
corpo diventa uno spazio vergine di creazione e intervento, dall’altra vi è
quella di cosa, senza divenire però il puntuale oggetto di un’analisi
una sorta di diffidenza nei confronti della corporeità, un sospetto verso
approfondita. Non è scontato infatti capire di quale corpo stiamo
un corpo pesante, obsoleto e limitante che si traduce nei tentativi di
parlando. Per prima cosa di un corpo vivente, se è vero che, citando
virtualizzazione e disincarnazione a cui assistiamo in diversi campi del
Pierre Legendre, «la morte fa entrare il corpo nella categoria delle cose».
sapere. Tali difficoltà, dovute fondamentalmente alla riduzione del
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Libri in discussione
corpo a oggetto, dimostrano ancora una volta che l’ordine binario della
relazioni con esse.
tradizione cartesiana è senza uscita. Pensare la tecnica in addizione a un
L’antropotecnica diventa così una risorsa, la messa in atto della
corpo immobile e statico, pensarla anzi come la possibilità stessa di
relazionalità e della tecnicità insite nel corpo stesso. Un corpo ora
oltrepassare un corpo che limita, tradisce lo statuto stesso della
riconosciuto come ponte mobile verso gli oggetti e gli altri individui, un
corporeità.
corpo vivente e pulsante che si riconosce finalmente soggetto di rivolta
È al centro di questo nodo problematico che si inserisce la
al centro di una politica della vita: «Esterno tanto alla semantica della
fenomenologia, e in particolare la riflessione merleau-pontyana a cui
persona quanto a quella della cosa, il corpo vivente di moltitudini
Esposito fa riferimento in questa e altre sedi. In questa prospettiva, il
sempre più vaste chiede alla politica, al diritto e alla filosofia un
corpo non è ricondotto né alla categoria di persona (o di coscienza) né a
rinnovamento radicale dei loro lessici. Se essi sapranno rispondere a tale
quella di cosa ma riconosciuto come un orizzonte percettivo
domanda, o si chiuderanno in difesa di se stessi, prima di implodere
ineliminabile. Si passa così dalla preminenza dell’avere sull’essere,
definitivamente, lo vedremo nel corso dei prossimi anni».
radicata nella divisione tra persone e cose e i loro annessi, alla permanenza assoluta della corporeità, dell’essere innanzitutto un corpo.
LUCIA ZAIETTA
Una tale prospettiva non scompagina solamente le definizioni classiche di persona e di coscienza, ma interviene con forza anche nel ripensamento della cosa e della relazione con essa. L’esistenza stessa degli oggetti è garantita dalla presenza – e dalla resistenza – di un corpo che si muove, che tende ad essi. Vi è una reale compenetrazione tra corpo e oggetti, la stessa partecipazione che costituisce il rapporto di senso tra l’orizzonte e ciò che ne emerge. Alla riscoperta del corpo corrisponde il riconoscimento del «cuore delle cose» e le inedite
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Roberto Esposito, Le persone e le cose, Einaudi Editore, Torino 2014, pp. 115.
Quaderni della Ginestra
COMPATIBILITÀ E FLESSIBILITÀ. DEL SUCCESSO DEL NEOLIBERALISMO
I
particolarmente adatto al contesto contemporaneo. Due sono infatti le modalità d’eccezione, strettamente legate alle tecnologie di zoning
l testo di Aiwha Ong Neoliberalismo come eccezione. Cittadinanza e
messe in atto dai vari governi, che si configurano attraverso il
sovranità in mutazione rappresenta una pietra miliare per gli studiosi
neoliberalismo: il neoliberalismo come eccezione, all’interno di contesti
neofoucaultiani che si occupano di organizzazione degli spazi
prevalentemente dominati da razionalità non neoliberali, e le eccezioni
d’eccezione nelle economie emergenti, a partire dai concetti di
al neoliberalismo, meccanismi di esclusione attuati in contesti dove la
governamentalità e biopolitica mutuati proprio da Michel Foucault. A
razionalità prevalente sarebbe, appunto, quella neoliberale. In
interessare l’autrice sono in particolare le caratteristiche che la
particolare, secondo l’autrice,
governamentalità neoliberale assume all’interno dei diversi contesti in cui essa si esprime, con particolare riferimento alla sua compatibilità e
«il neoliberalismo come eccezione è applicato in luoghi in rapida
alla flessibilità della sua applicazione:
trasfor mazione dove sono stati introdotti calcoli economici nella gestione di popolazioni e nell’amministrazione di spazi speciali. […]
«il neoliberalismo infatti […] può imporsi come governamentalità senza
Allo stesso tempo, nelle decisioni politiche, sono invocate anche
costituirsi in ideologia dominante, confermando così quella che
eccezioni al neoliberalismo, al fine di escludere alcune popolazioni e
vedremo essere la sua caratteristica forse principale: la compatibilità».
alcuni spazi dai calcoli e dalle scelte neoliberali».
Questa caratteristica del neoliberalismo deriva dal fatto che esso
Attraverso le tecniche di zoning descritte nel testo, il neoliberalismo è
permetta di tenere assieme il governo di sé e degli altri, regolamentando
in grado di creare spazi fisici, giuridici, economici, sociali e democratici
di volta in volta principi di inclusione ed esclusione basati su pratiche
d’eccezione, regolamentando tali spazi in base a criteri, ancora una volta,
comuni, adattati alla situazione locale. La capacità di applicarsi in diversi
contestuali: differenze etniche, differenze economiche, differenze di
territori in base alle specificità locali rende il modello neoliberale
diritti. In questo modo, soprattutto i contesti urbani vengono sempre 60
Libri in discussione
più suddivisi in spazi definiti da confini e caratterizzati da
interstiziale che si declina in modi differenti, due dei quali sono le note
regolamentazioni di ingresso e uscita, differenziando il territorio in
SEZ e SAR (Zone a Statuto Speciale e Regioni ad Amministrazione
quelli che l’autrice, con richiamo deleuziano, chiama spazi lisci e striati.
Speciale). Cosa sono questi spazi speciali creati dalla pratica neoliberale?
É proprio in questi spazi che si formano regimi di assoggettamento
La Ong afferma che le SEZ godono di poteri autonomi più limitati
disconnessi rispetto ai canonici confini statali, con la creazione di spazi
rispetto alle SAR: le SEZ sono tecnicamente un’eccezione economica
sovra (o trans) nazionali, o di enclave chiuse da recinti virtuali di potere.
alla
Tali spazi possono facilmente essere assimilati alle eterotopie di
fondamentalmente uno stato di eccezione politica. Inoltre, mentre le
Foucault: l’eterotopia è, secondo la sua etimologia, uno “spazio altro”,
SEZ vigono prevalentemente in contesti di economia socialista o
contrapposto,
spazio
postsocialista, dove si interrompono alcuni meccanismi per introdurre
contemporaneamente delocalizzato e delocalizzante, privo di quella che
più efficaci pratiche economiche neoliberali, le SAR sono introdotte
i geografi chiamano “territorialità” e caratterizzato, secondo Foucault,
prevalentemente in spazi democratici dove ad essere sospesi sono i
dal fatto di avere una specifica funzione. Inoltre, l’accesso alle eterotopie
diritti di alcune categorie di cittadini. L’eccezione a cui questi spazi sono
è regolamentato: non si può entrare né uscire liberamente.
sottoposti non è più tale, ma diviene la norma.
in
un
certo
senso,
all’utopia.
Uno
pianificazione
centralizzata
socialista;
le
SAR
sono
Un aspetto interessante dell’opera, suddivisa in quattro capitoli
Di particolare interesse è la parte riguardante i territori di Malaysia,
dedicati a diverse tipologie di governamentalità neoliberale, sta
Indonesia e Cina. Quella che l’autrice chiama “politica arcipelagica”
nell'essere stata scritta in relazione alle ricerche sul campo svolte
indonesiana e cinese è l’esempio principe di come la governamentalità
dall’autrice nei contesti post-coloniali delle economie emergenti. Il testo
neoliberale sia in grado di modellare gli spazi a suo piacimento, e
è dunque costruito in modo da offrire una spiegazione fenomenologica
conseguentemente la società stessa. Le sovranità cosiddette “a
alle teorie foucaultiane, mostrandone la fecondità nel contesto
scacchiera” che emergono in questi luoghi, infatti, rendono visibili i
contemporaneo. In quasi tutti i casi studio analizzati nel testo, negli
rapporti di potere che si instaurano in una società dove a governare è il
spazi definiti dalla pratica neoliberale, viene ad instaurarsi una sovranità
potere economico neoliberale. Il caso dei triangoli di crescita (GTS), tra
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Quaderni della Ginestra
i quali si configura ad esempio Indonesia-Malaysia-Singapore, sono
lavoro senza tutele dello Stato. Al loro rientro in patria, inoltre, essi sono
emblematici: i territori che vengono a configurarsi sono più estesi dei
definiti come portatori di etiche in conflitto, spesso difficilmente
confini nazionali e spesso cercano semplicemente di soddisfare esigenze
rimodellabili secondo gli standard politici dei paesi di provenienza.
geopolitiche coniugandole con eccezioni continue, che diventano la
L’altra questione è, invece, quella della securizzazione, ad essa
norma. Naturalmente, senza dimenticare che quando si parla di
intrecciata. Come sostiene Cavalletti, “l’ultimo, e conseguente, sviluppo
neoliberalismo non si intende tanto, o comunque non solo, potere
del politico è così non lo stato-nazione ma il grande spazio di sicurezza,
economico in senso stretto, quanto piuttosto un intero paradigma di
che si pone rispetto non a un nemico esterno o interno ai confini
razionalità di governo che trova le sue radici nella pratica neoliberale, e
nazionali, bensì a un non-spazio che è insieme dentro e fuori di questi.
si serve di dispositivi quali un certo uso della biopolitica, della
La soglia positiva di sicurezza forma infatti isole di intensità collaboranti
zonizzazione e dell’esclusione sociale, ai fini della massimizzazione a
[…]”. Spesso, infatti, si costituiscono attorno agli hub produttivi i
ogni costo.
cosiddetti bodyshops, installati per avere un controllo capillare sulle azioni
Infine, l’autrice si inserisce nel dibattito relativo ad altre due questioni
degli individui privati di diritti. Si tratta di una scelta di inclusione e
importanti. La prima è quella dei circuiti di expertise, intesi come lo
esclusione sociale attraverso la spazialità e il controllo sulle attività. Già
spostamento di flussi di persone dall’Est del mondo verso gli Stati Uniti
in Sorvegliare e punire Foucault mostrava la fecondità di tali riflessioni:
d’America in cerca di un’istruzione migliore. Sul territorio di approdo di
il Panopticon benthamiano non differisce di molto dagli attuali edifici, o
questi giovani studiosi si trovano grandi hub produttivi, ad esempio la
più genericamente spazi, di controllo sugli individui:
Silicon Valley, che per quanto cerchino di mostrarsi positivamente come luoghi di tecnologizzazione e sviluppo, producono attorno a sé una
«lo spazio sovrano si moltiplica e si segmenta, e per certi versi si
distorsione dei valori democratici: tipicamente, attorno a questi spazi,
trasfor ma in qualcosa che sembra sfuggire alla materialità. La sovranità
vengono a costituirsi gli sweat-shops, dove altri immigrati, classificati dalla
non è più data dalla gestione del territorio e dai confini che lo
società come di minor valore, lavorano senza limiti di orario o diritti del
delimitano, ma dalla possibilità di creare una gerarchia di spazi in cui
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Libri in discussione
vigono for me diverse di cittadinanza. Insomma, lo stato neoliberale costruisce forme specifiche e flessibili di sovranità in relazione con i flussi delle merci, dei capitali e degli individui variamente coinvol ti nel ciclo produttivo.»
CAMILLA CUPELLI A. Ong, Neoliberalismo come eccezione. Cittadinanza e sovranità in mutazione, La Casa Usher, Firenze – Lucca 2013, pp. 303.
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