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“Artigianale da Filiera Agricola Italiana”, il marchio del Consorzio Birra Italiana
Marco Farchioni di Mastri Birrai Umbri: “UNITI PER CRESCERE”
Marco Farchioni, general manager di Mastri Birrai Umbri e fondatore del Consorzio Birra Italiana.
“Artigianale da filiera Agricola Italiana”: recita così il marchio che il Consorzio per la tutela e la promozione della birra artigianale italiana ha lanciato sul mercato ormai da un anno, con la collaborazione di Coldiretti e con il coinvolgimento di produttori di birra e di malto e coltivatori di orzo e luppolo. Tra gli obiettivi del Consorzio c’è, infatti, quello di collegare in una filiera tutta italiana i vari passaggi della produzione, dal campo dove si coltivano le materie prime fino alla bottiglia che arriva al consumatore finale. Il marchio mira a garantire e tracciare la prevalenza di materia prima da filiera agricola italiana. Il tutto ponendo attenzione alla remunerazione etica della filiera e di tutti i suoi attori. “Investiamo tutti i giorni – spiega Marco Farchioni, general manager di Mastri Birrai Umbri e socio fondatore del Consorzio – perché crediamo che la materia prima italiana, grazie alla biodiversità del nostro territorio, rappresenti una grande ricchezza. Il luppolo, per esempio, rappresenta il legame con il terroir. Come la vite, assume le caratteristiche aromatiche del territorio”. In Italia si producono 19,5 milioni di ettolitri di birra, 7 dei quali provenienti da altri Paesi. Dei 14-15 milioni di ettolitri prodotti esclusivamente in Italia, ben 2,5 milioni sono quelli utilizzati per la realizzazione di birre speciali, ad alto valore aggiunto. Secondo i dati del Consorzio, la produzione di birra artigianale ammonta a 550 mila ettolitri. Un terzo di questa produzione proviene da una filiera italiana. Come ricorda anche il disciplinare del Consorzio per la tutela e la promozione della birra artigianale italiana – nato il 28 marzo 2019 – per produrre “Birra Artigianale” secondo le disposizioni di legge, ciascun birrificio deve rispettare alcuni criteri: indipendenza del birrificio, limite di produzione stabilito in un massimo di 200.000 ettolitri all’anno e integrità del prodotto, che non deve essere sottoposto a processi di pastorizzazione o di microfiltrazione. Il Consorzio rappresenta il 10-11% della birra artigianale prodotta in Italia (58 mila ettolitri) e il 50% del malto da birra prodotto nel Paese. In Italia ci sono 964 microbirrifici, con una produzione media di 600 ettolitri. Il Consorzio si impegna a valorizzare i produttori artigianali che usano il 51% di materia nazionale, a creare un legame sempre più stretto tra coltivatori di orzo, di luppolo e di birra, a sviluppare sempre più una genetica italiana, a tutelare la birra artigianale made in Italy. “Grazie al Consorzio aumenteremo la condivisione tra i produttori a tutti i livelli della filiera”, conclude Farchioni. “Abbiamo una grandissima voglia di fare gruppo: riusciamo a crescere solo se ci uniamo e se condividiamo le nostre conoscenze. Unire domanda e offerta è l’unica speranza per crescere. Inoltre, per fare un prodotto artigianale agricolo – dunque un prodotto ‘vivo’ – servono grande attenzione, serietà e conoscenze tecniche”.
Il mastro birraio di Mastri Birrai Umbri analizza la birra.
CIBUS E L’IMPORTANZA
DEL LEGAME CON IL TERRITORIO
Come e quando nasce la partnership tra Cibus e Birra Nostra? La partnership tra Cibus e Birra Nostra ha basi solide; ricordo che le prime riunioni risalgono a quasi 10 anni fa. La volontà era quella di inserire, all’interno di una manifestazione internazionale, un nuovo segmento di mercato che negli anni potesse evolversi e svilupparsi. La produzione di birra artigianale, allora di nicchia, per la prima volta si affacciava verso una fiera alimentare esclusivamente rivolta al comparto B2B.
? A che cosa è dovuta l’importante apertura nei confronti dei birrifici indipendenti, inizialmente presenti nell’area MicroMalto all’interno di Cibus e oggi protagonisti dell’evento con un’area espositiva dedicata? Il sistema brassicolo italiano è cresciuto negli ultimi anni in maniera esponenziale, così come la domanda di birra a livello nazionale e internazionale. Una filiera sempre più rilevante su cui Cibus ha deciso di investire per l’edizione del
2021, così da completare l’offerta assortimentale con le birre artigianali, che corrispondono al core business della fiera, ovvero l’Authentic Made in Italy. Partecipando a Cibus, i birrifici artigianali hanno l’occasione di prendere contatto con il network B2B e far conoscere i propri prodotti all’estero, grazie al riconosciuto ruolo di Cibus quale booster verso l’export.
? Qual è stato il ruolo di Birra Nostra in questi anni di collaborazione con Fiere Parma e quale il ruolo che le spetta in futuro? Birra Nostra, grazie al prezioso ruolo di Luca Grandi, ha sempre lavorato per lo sviluppo e la crescita di MicroMalto all’interno di Cibus. Lanciata nel 2012, l’area ha ospitato microbirrifici e produttori di birra italiana, dando così la possibilità al pubblico professionale di Cibus di toccare con mano e conoscere la complessità e l’eccellenza della produzione artigianale italiana di birra. ? Quanto vale la birra artigianale all’interno della filiera dell’agroalimentare presente a Cibus? Per l’edizione del 2021, su circa 2000 espositori che parteciperanno a Cibus, l’area dedicata alla birra artigianale costituisce una realtà consolidata, grazie anche all’entusiasmo degli attori della filiera che hanno aderito al progetto. Ospiterà un centinaio di birrifici artigianali disposti su 800 metri quadrati, in una posizione centrale del Padiglione 7 dedicato alle aree speciali. Inoltre, Cibus sarà il palcoscenico della premiazione del concorso Birra dell’Anno 2021, che valorizza le eccellenze della birra indipendente artigianale italiana.
Riccardo Caravita, Cibus and Food brand manager.
Oltre a importanti occasioni di business e di visibilità di fronte a un pubblico strettamente professionale, abbiamo voluto dare alla birra artigianale la possibilità di farsi conoscere anche da un pubblico più generico, con un’area dedicata in città dal 29 agosto al 5 settembre nella cornice del Cibus Off Portici del Grano e dal 3 al 5 settembre per Cibus Off Village. ? Per gestire la più importante fiera internazionale nel food & beverage in Italia quali caratteristiche, ma soprattutto quale visione, deve avere un brand manager? La visione è collettiva. Il brand manager rappresenta solo la punta di un grande iceberg, che coralmente deve lavorare in sinergia per elaborare, sviluppare e proporre la migliore strategia per implementare le opportunità di business e di relazione dei clienti che partecipano a una fiera.
Nel lungo periodo quali sono le prospettive di Cibus? Alla luce della nostra esperienza, la fiera rappresenta un momento imprescindibile di networking e contatto, non facilmente replicabile virtualmente. Nel lungo periodo il nostro obiettivo è affermare sempre più il ruolo di Cibus come un’opportunità per il tessuto produttivo agroalimentare italiano al fine di sviluppare attività di export; di qui il nostro costante impegno a una profilazione sempre più accurata dei visitatori nazionali e internazionali, per garantire l’ottimizzazione degli investimenti di tutte le aziende espositrici. Inoltre, abbiamo una forte volontà di portare avanti e potenziare gli importanti progetti collaterali sviluppati nell’ultimo anno, come My Business Cibus, la piattaforma online di matching, e Cibus Lab, i workshop organizzati in collaborazione con Gdo news, per ribadire l’intenzione di accompagnare tutto l’anno gli operatori del settore con occasioni di business, spunti e contenuti.
? Negli ultimi anni, importanti poli fieristici sono stati al centro di fusioni. Come si pone al riguardo Fiere di Parma? Il tema delle fusioni è strategico e in molti settori rappresenta l’unica vera soluzione per consolidarsi sui mercati e sviluppare new business. Il modello adottato da Fiere di Parma è “policentrico”: stringiamo sinergie con fiere e manifestazioni fornendo il nostro know-how per sviluppare il business sul proprio territorio di origine. Cito, per esempio, la recente collaborazione con la Fiera di Padova per la manifestazione florovivaistica Flormart, a Padova. Si tratta della 71a edizione di un salone storico, in cui abbiamo deciso di impegnarci, fedeli al nostro principio che le fiere debbano rimanere ancorate, per quanto possibile, al territorio che le ha espresse. ★