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La marcia giusta è sempre quella in avanti
Non sto per svelarvi alcun grande segreto redazionale, dicendovi che gli articoli per le riviste, a maggior ragione per quelle come la nostra che è bimestrale, si preparano in anticipo rispetto al momento in cui vengono sfogliate dai lettori.
Quindi oggi, mentre scrivo queste poche righe, è un sabato piovoso di fine settembre e la pioggia che sbatte sulle finestre non mi sembra così fastidiosa, perché porta freschezza e sollievo dopo le lunghe torride giornate di questa estate che ricorderemo come la più bollente degli ultimi anni.
Sarà a causa del tempo che lascia poco spazio alla voglia di uscire oppure perché semplicemente è fine settimana, Milano mi pare avvolta da un insolito silenzio, almeno nel mio quartiere è tutto tranquillo.
È il giorno del silenzio elettorale e quindi accendendo la TV si scopre un piacere perché mancano gli incessanti talk show e gli appelli dei vari politici, di cui sinceramente eravamo stanchi.
Comunque, spengo velocemente, toccando il bottone rosso del telecomando, vedendo scorrere qualche immagine della sfarzosa cerimonia per l’ultimo saluto della Regina Elisabetta – già, è finita un’era.
Mi emergo quindi volentieri (in santa pace) e indisturbato a rivedere e sistemare gli appunti che mi sono preso durante i tre giorni appena passati da AlimentiPiù – Primo Convegno nazionale digitale di Scienza e Tecnologia Alimentare – che mi ha visto coinvolto nell’organizzazione, ma anche come moderatore di alcune sessioni di questo evento che è stato accolto con grande interesse dai colleghi e dagli addetti dei lavori. Oltre 50 esperti impegnati in dodici sessioni, suddivise in tre giorni per analizzare le novità del settore e i trend tecnologici del mondo della produzione alimentare, del confezionamento e della transizione digitale ed ecologica, analizzando il sistema dei controlli ufficiali, anche per l’e-commerce e il delivery, con una panoramica sulle normative internazionali con cui si deve confrontare l’export italiano. Il settore alimentare in tutte le sue sfaccettature e livelli di filiera (import-export, produzione, distribuzione, ristorazione), sino all’industria dell’ospitalità, sono da sempre trainanti per l’economia italiana e la gravissima crisi che pende sull’intero comparto merita e necessità una seria riflessione. Durante le sessioni del Convegno, grazie alla partecipazione di autorevoli rappresentanti delle Istituzioni e Università e dei colleghi con lunghissima esperienza, abbiamo analizzato i trend tecnologici del mondo della produzione alimentare,
MASSIMO ARTORIGE GIUBILESI
Presidente Ordine dei Tecnologi Alimentari Lombardia e Liguria
Il Tecnologo Alimentare si contraddistingue per lungimiranza, creatività e competenza nel risolvere le problematiche, saprà trovare la forza, la volontà e la giusta strada per uscire dalla crisi
del confezionamento e della transizione digitale ed ecologica. Tutte sfide ambiziose, anche e soprattutto per la nostra categoria professionale di Tecnologi Alimentari, che in questo momento storico si trova a dover gestire una materia già in sé complessa e multidisciplinare, aggravata da una molteplicità di nuove problematiche, certamente mai affrontate sinora. La crisi di approvvigionamento, le problematiche ambientali, la speculazione energetica, la carenza di personale speLa Federazione Italiana Pubblici Esercizi e la Federazione Italiana Cuochi evidenziano l’imminente pericolo di chiusura per almeno il 10% delle imprese della ristorazione e in particolare di quelle più giovani e meno patrimonializzate. Ma i segni di sofferenza e l’aggravarsi dei sintomi della crisi in essere, stanno trascinando il settore del food (e le filiere di supporto) in condizioni forse peggiori rispetto anche ai tempi dell’emergenza sanitaria. Le blande politiche di sostegno attuali sembra si basino sul principio della Mi auguro e spero, che qualunque sia il colore politico delle persone che si prenderanno questa enorme responsabilità, la loro vincita si trasformi in un successo per tutti. Ovviamente nessuno avrà la bacchetta magica, nè tanto meno la situazione che stiamo attraversando è un pessimo reality show televisivo dal quale possiamo uscirne cambiando canale: dovremo impegnarci tutti, facendo la parte che ci spetta. Certamente il nostro Paese ha bisogno di una svolta, ovvero di iniettare competen-
Il settore alimentare è da sempre trainante per l’economia italiana
cializzato, la guerra, la siccità, le alluvioni, sono tutti fenomeni fortemente interconnessi in un mondo globale che impattano sulle economie locali spianando la strada dell’inflazione e della recessione, i cui effetti sono in divenire con la loro turbolenza. Parlare quindi di novità, innovazioni e sviluppo diventa estremamente difficile in una situazione che vede l’economia reale messa in ginocchio e costretta a impegnare quasi tutte le risorse a disposizione per mantenere a galla la propria esistenza, compromessa per lo più dalla crisi energetica. Le prime a dare segno di debolezza sono le microimprese e le PMI di carattere familiare-padronale, che in Italia rappresentano la maggioranza del tessuto economico, in particolare quelle che operano in settori energivori come i prodotti da forno, le conserve, il lattiero-caseario, ma non solo. Sembra che il grido di aiuto di interventi tempestivi e concreti lanciato da tutte le Associazioni di Categoria e dai Centri Studi rimanga inascoltato dalle Istituzioni e dal Governo. “vigile attesa” di prossimo cambio della congiuntura politico-economica, la fine della guerra o l’andamento dei mercati finanziari, contribuiscono solo ad aumentare l’incertezza. Se nel settore agro-alimentare le imprese a monte della filiera riescono a scaricare gli extra-costi sugli altri anelli della catena, la ristorazione e l’ospitalità non possono farlo con facilità perché i consumatori non sono imprese e sulle loro spalle rimarrà il peso più grave. Con amarezza e preoccupazione gli imprenditori affermano che purtroppo finché l’incertezza permane, le aziende saranno costrette a licenziare il personale, a ridurre le attività o, nel peggiore dei casi, a chiudere. Quando leggerete questo articolo, sicuramente non ci sarà la giornata di apparente calma di “silenzio elettorale”, probabilmente si starà componendo il nuovo governo italiano che dovrà affrontare e guidarci verso l’uscita della crisi che secondo gli esperti è la più grande sfida dell’ultimo ventennio. ze ed esperienze direttive veramente di eccellenza, capaci di gestire l’emergenza di oggi, ma soprattutto lungimiranti nel pianificare azioni strutturali di mediolungo periodo di domani. E se oggi sembra introvabile il tasto giusto da toccare per riaccendere l’economia, dobbiamo ben guardarci a non premere sul bottone che manda indietro, che frena l’introduzione delle novità, che preclude la strada delle innovazioni e che ci faccia ritornare su scenari già visti. Ricordiamoci, la marcia giusta è quella in avanti, quella della visione e della prospettiva, che guarda con ottimismo il futuro e ne trova i punti forti e le opportunità. Immaginare scenari bui o sprofondare nei pessimismi non fa parte dell’indole della nostra professione che da sempre si è contraddistinta con lungimiranza, creatività e competenza nel risolvere le problematiche, pertanto sono sicuro che anche questa volta troveremo la forza, la volontà e la giusta strada per uscirne.