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CONSUMI & TRENDS
Covid-19: nuovo approccio alle scelte alimentari
Se ancora oggi, in buona parte del Mondo, la pandemia da Covid-19 è un’emergenza sanitaria, è sempre più evidente come la crisi che ne sta derivando impatti su molti ambiti della nostra vita quotidiana. In quest’ottica, e focalizzando l’attenzione sulle relazioni tra alimentazione e difese immunitarie, è recentemente uscito uno studio dell’Università Cattolica che inizia a far luce su un aspetto peculiare di questa fase storica: il cambiamento che Covid-19 sta causando nell’approccio psicologico alle scelte e ai consumi alimentari. Da questa ricerca – condotta attraverso una survey su un campione rappresentativo della popolazione – emerge subito un dato particolarmente rilevante: il 40% della popolazione italiana percepisce la propria alimentazione come “poco importante” al fine di rafforzare il sistema immunitario per ridurre il rischio di contagio da Covid-19. E in tal senso sono soprattutto i giovani a pensarla così: nella fascia della popolazione tra i 18 e i 34 anni, il 51% del campione non ritiene che le proprie scelte alimentari possano aiutare a difendersi da Covid-19. Seppur ad oggi non esistano evidenze scientifiche che testimoniano una relazione diretta tra l’alimentazione e la prevenzione da Covid-19, è pur sempre vero che da sempre gli esperti sottolineano l’importanza di avere un sistema immunitario sano per affrontare al meglio eventi come questo. Risulta quindi interessante offrire una panoramica sugli orientamenti degli italiani rispetto al ruolo che l’alimentazione possa avere in questa pandemia, anche a fronte delle sfide che essa ha comportato per gli italiani in termini di stile di vita. In questa fetta della popolazione, quelli che attribuiscono meno importanza al cibo come fattore di prevenzione differiscono, dal punto di vista psicologico, sull’atteggiamento nei confronti della salute e del cibo. Lo studio – condotto da Mariarosaria Savarese, Greta Castellini e Guendalina Graffigna dell’EngageMinds HUB, centro di ricerca della Cattolica in psicologia dei consumi e della salute e da Lorenzo Morelli, Ordinario di microbiologia e direttore del Dipartimento di Scienze e tecnologie alimentari per una filiera agro-alimentare sostenibile (Distas) dello stesso Ateneo e pubblicato sulla rivista scientifica Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases – ha fatto emergere anche altri elementi che coinvolgono la sfera psicologica dei cittadini e che possono fornire una chiave di lettura interessante per questo fenomeno. In particolare, fra coloro che hanno una bassa preoccupazione di contagio da Covid-19 e mostrano difficoltà nel gestire la propria salute in condizione di forte stress, la percentuale di persone che non percepisce l’alimentazione come un fattore di protezione aumenta, rispettivamente, di 6 e 15 punti percentuali (46% e 55%). Per quanto riguarda le abitudini di consumo alimentare, fra coloro che non percepiscono l’alimentazione come un’arma di difesa contro il contagio da Covid-19, solamente il 18% dichiara che, nei prossimi sei mesi, il rafforzamento del sistema immunitario diverrà un principale driver di consumo alimentare. Per questo motivo, probabilmente, affermano che, anche nei prossimi sei mesi, l’85% delle persone non darà ai propri consumi alimentari la valenza di sostegno al proprio sistema immunitario e dunque di difesa da Covid-19. Nemmeno attraverso prodotti ricchi di vitamine e antiossidanti. Di conseguenza, la maggior parte di queste persone non sarà intenzionata ad aumentare l’acquisto di alimenti ricchi di vitamine e antiossidanti ma, al contrario, ne prevede una diminuzione (15%). Ma ripartiamo dal contesto. La diffusione del coronavirus Sars-CoV-2, che sta determinando la pandemia da Covid-19 – sta sfidando i comportamenti delle persone, e questo è particolarmente vero nel campo degli stili di vita e delle scelte
di Guendalina Graffigna Ordinario di Psicologia dei Consumi e della Salute, Università Cattolica del Sacro Cuore
Il 40% della popolazione italiana ritiene la propria alimentazione come “poco importante” al fine di rafforzare il sistema immunitario
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La pandemia può spingere verso una visione di cibo “rifugio emotivo”
alimentari. Molte delle misure di contenimento della curva epidemiologica, quali la forte riduzione degli spostamenti, il lavoro da casa e il distanziamento sociale che elimina la convivialità stanno cambiando l’approccio delle persone all’acquisto del cibo. E in questa fase, dall’altro lato, gli sforzi di molti soggetti istituzionali per comunicare buoni stili di vita e corrette scelte alimentari, sembrano essere vanificati dall’orientamento psicologico di molti cittadini. Sono d’altro canto diversi gli studi recenti che indicano come l’emergenza da Covid-19 abbia influito sui consumi alimentari tramite l’impatto psicologico che essa ha avuto sui consumatori. È ad esempio frequente il caso di persone che per affrontare lo stress passino a diete scorrette e talvolta nocive per la salute, attraverso un abbondante ricorso a cibi ricchi di zuccheri, sali o grassi. Considerando che il cibo ha un ruolo importante nel buon funzionamento del sistema immunitario, questa ricerca è stata orientata alla comprensione degli atteggiamenti delle persone sul ruolo dell’alimentazione come misura di prevenzione nel corso della pandemia da Covid-19, allo studio della relazione che esiste tra l’orientamento dei cittadini alla salute e come questo aspetto possa riconfigurare i consumi alimentari di oggi e del futuro. In questo contesto, la situazione determinata dal Covid-19 sembra aver polarizzato nelle persone gli atteggiamenti psicologici nei confronti della salute e abbia influenzato le loro scelte alimentari aumentando potenzialmente il rischio di diete scorrette. Seppur evidenziato dalla letteratura scientifica, il legame tra alimentazione e sistema immunitario rischia di essere sottovalutato proprio a causa del disorientamento emotivo che i consumatori stanno vivendo in questa pandemia. Il pericolo è quello che le scelte dei consumatori italiani si allontanino da un’alimentazione sana ed equilibrata – rappresentata nel nostro Paese dal modello della dieta mediterranea - verso forme più estreme di alimentazione che oscillano tra una visione del cibo come “rifugio emotivo” ad una visione dello stesso come panacea per tutti i mali. Ecco il motivo per cui è sempre più importante comprendere l’orientamento psicologico delle persone, anche e soprattutto al fine di trovare le leve giuste, dal punto di vista della comunicazione in senso lato e delle policy da adottare a vari livelli, per orientare favorevolmente le dinamiche individuali e sociali, e di conseguenza le scelte alimentari dei consumatori. Anche attraverso campagne educative che mirino a diffondere informazioni efficaci e corrette, a rafforzare la motivazione positiva degli individui verso un sano consumo di cibo e ostacolare così l’insorgere di comportamenti a rischio.
LA RICERCA
I dati della ricerca sono stati raccolti tramite un questionario posto a campione rappresentativo della popolazione italiana per genere, età, professione, area geografica. Il sondaggio è stato condotto utilizzando la metodologia CAWI (computerassisted web interviewing) tra il 12 e il 18 maggio 2020. Il campione era costituito da 1004 soggetti selezionati in modo casuale dal panel dei consumatori gestito da Norstat srl (https://norstat.it/). Nella ricerca sono state esplorate le differenze tra quanti credono che il rafforzamento delle difese immunitarie attraverso la nutrizione sia importante per ridurre il rischio di contrarre Covid-19 e coloro che pensano il contrario; e i dati sono stati incrociati con variabili sociodemografiche e un insieme di item ad hoc.