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Andy Warhol: la pubblicità della forma

IN MOSTRA

ANDY WARHOL LA PUBBLICITÀ DELLA FORMA

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A cura di ALDO MARTINI

Il genio della Pop Art torna in mostra a Milano, in una maniera del tutto inedita, dopo una lunga assenza (il 9 marzo 2014 terminava infatti a Palazzo Reale la mostra “Warhol. Dalla collezione di Peter Brant”). Un viaggio nell’universo artistico e umano di uno degli artisti che hanno maggiormente innovato la storia dell’arte mondiale, attraverso una ventina di tele, una cinquantina di opere uniche come serigrafie su seta, cotone, carta, oltre a disegni, fotografie, dischi originali, T-shirt, il computer Commodore Amiga 2000 con le sue illustrazioni digitali, la BMW Art Car dipinta da Warhol e altri veri e propri cimeli come le cover originali disegnate e autografate da Warhol. Oltre 300 lavori che raccontano il percorso dell’artista che, attraverso la sua rivoluzione, è stato in grado di innovare la storia dell’arte del Novecento, cimentandosi in diversi ambiti quali mo-

“Ogni cosa ripete se stessa. È stupefacente che tutti siano convinti che ogni cosa sia nuova, quando in realtà altro non è se non una ripetizione. “

IN MOSTRA

Andrew Warhola, classe 1928, originario di Pittsburgh, dopo la laurea nel 1949 si trasferisce a New York, trasforma il proprio nome di origine slovacca in Warhol e nei primi anni ’60 è un giovane pubblicitario di successo, che lavora per riviste come ‘New Yorker’, ‘Vogue’ e ‘Glamour’. L’intuizione che lo renderà celebre e ricco è quella di ripetere una immagine più e più volte, in modo da farla entrare per sempre nella mente del pubblico. “Thirty Are Better Than One”, la sua prima Monna Lisa ripetuta ben 30 volte, da celebre ed esclusiva opera d’arte, viene trasformata in una opera di tutti e per tutti, trasformando il linguaggio della pubblicità in arte. L’artista muore nel 1987 per una infezione alla cistifellea. Le sue icone, i suoi personaggi, i suoi soggetti sono riprodotti ovunque, in tutto il mondo, su vestiti, matite, posters, piatti, zaini. Ha anticipato i social network e la globalizzazione degli anni Duemila, ha cambiato per sempre la storia dell’arte, è ancora attualissimo e amato da un pubblico trasversale. La mostra “Andy Warhol. La pubblicità della forma” rappresenta una occasione imperdibile per godere della sua arte unica, coraggiosa, innovativa e traboccante di idee. da, musica e imprenditoria. La mostra, a cura di Achille Bonito Oliva con Edoardo Falcioni per Art Motors, partner BMW, documenta questo avvincente percorso storico spaziando dagli anni ’50, che lo consacreranno soprattutto come un fine e rispettatissimo disegnatore, agli anni ’60, uno dei periodi più prolifici dell’artista, che diverrà un vero e proprio “commentatore sociale”, ritraendo icone (come la mitica Campbell’s Soup), fama (Marilyn Monroe, Liz Taylor) e disastri (dai volti di Jackie Kennedy segnati per il funerale del marito a un Car Crash); dalla serie Ladies & Gentlemen degli anni ’70 dedicata alle drag queen, i travestiti, simbolo di emarginazione per eccellenza e considerati alla pari di star come Marilyn, sino agli anni ’80, in cui l’artista, presentandosi al grande pubblico come il padre spirituale di una nuova generazione di artisti come JeanMichel Basquiat e Keith Haring, realizzerà nuovi simbolismi, sperimentazioni e omaggi al passato.

Nella pagina a fianco: Ads Rebel Without A Cause, 1985, Serigrafia su Lenox Museum Board, Unique Trial Proof, 96.5 x 96.5 cm, Collezione Privata; Marilyn, 1967, Serigrafia su carta, 189 / 250, 91.4 x 91.4 cm, Collezione Eugenio Falcioni; in alto da sinistra: Andy Warhol’s Velvet Underground featuring Nico, 1970, LP originale autografato, Collezione Privata; Campbell’s Soup (Tomato), 1968, Serigrafia su carta, 58/250, 88.9 x 58.4 cm, Collezione Privata, Monaco; sotto: Untitled (Flowers), ca. 1983-85, Serigrafia su seta, 101.6 x 88.9 cm, Collezione Privata

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