IoArch 90 - Oct-Nov 2020

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ALLA RISCOPERTA DEL SIGNIFICATO UNA FRASE DI ANNA HERINGER SPIEGA BENE LA FILOSOFIA DEL PROGETTO ANANDALOY, PREMIATO QUEST’ANNO CON L’OBEL AWARD: «I THINK THERE IS A LOT OF GOOD-LOOKING ARCHITECTURE AROUND, BUT I THINK THAT GOOD-LOOKING ARCHITECTURE IS NOT ENOUGH. IT HAS TO BRING MEANING TO PEOPLE. AND OF COURSE ADD TO A HEALTHY PLANET AND TO SOCIAL JUSTICE, AND THAT IS WHAT I AM TRYING TO DO WITH MY WORK»

Anna Heringer La ricerca di Anna Heringer (Laufen, 1977), architetto e professore onorario della cattedra Unesco di Earthen Architecture, Building Cultures and Sustainable Development, si focalizza sull’uso di materiali da costruzione naturali. Dal 1997 è coinvolta attivamente nella cooperazione per lo sviluppo in Bangladesh. La sua tesi di laurea, la scuola Meti, nel 2005 è stata realizzata a Rudrapur e nel 2007 ha vinto un Aga Kahn Award per l’Architettura. Nel corso degli anni ha realizzato altri progetti in Asia, Africa e Europa. Visiting professor in diverse università, Anna Heringer ha ottenuto numerosi riconoscimenti: il Global Award for Sustainable Architecture, l’AR Emerging Architecture Award, il Loeb Fellowship della Gsd di Harvard e la Riba International Fellowship. Suoi progetti sono stati esposti tra gli altri al MoMA di New York, al V&A Museum di Londra e alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2016 e nel 2018. www.anna-heringer.com

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Arrivato alla sua seconda edizione, l’Obel Award si sta già confermando come uno dei più interessanti premi di architettura a livello internazionale. Nel 2019 il vincitore era Junya Ishigami, con il Tochigi Garden, un’opera, oltre che notevole, che convertiva in forma e materia una concezione differente di intendere il nostro rapporto con la natura, con il paesaggio e con lo stratificarsi delle sue trasformazioni. Nel mondo dei premi di architettura, il nuovo Obel Award sembra distinguersi per una rara capacità di equilibrio tra attenzione assoluta verso il valore architettonico e la ricerca del ruolo di trasformazione culturale che l’opera di architettura possiede. Un rapporto che,

nella storia recente dell’architettura, non è sempre stato facile, e che, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, era stato segnato dal deragliamento verso posizioni ideologiche. In sintesi, l’insieme dei concetti che ispira l’Obel Award non potrebbe essere descritto meglio che dalla frase di Anna Heringer, vincitrice dell’Obel Sotto, gli accoglienti ‘bozzoli’ ricavati nello spessore delle pareti in terra cruda dove i bambini possono rifugiarsi. A destra il corridoio di distribuzione in legno e bambù cui si accede da una rampa in lieve pendenza e, a pagina stesa, un disegno preparatorio per il workshop di ricamo di Anandaloy (©Studio Anna Heringer, ph. ©Kurt Hoerbst).


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