IoArch 91 - Dec-Jan 2021

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ioArch

Anno 15 | Dic_Gen 2021 euro 9,00 ISSN 2531-9779 FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano

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I PRINCIPI DEL PROGETTO IL SIGNIFICATO PROFONDO DELLE COSE

ARCHITETTURE PER L’OSPITALITÀ DARE VALORE AL TURISMO CHE VERRÀ

RPBW | ARW | STEFANO PUJATTI | MODUS | MATTEO THUN | BASALT | DESIGN GROUP ITALIA BERETTA ASSOCIATI | RENATO ARRIGO | PROGETTO CMR | OPEN PROJECT | RIZOMA MCA | GBPA | H&DM | ZHA | ONSITESTUDIO | MDU | SUBSTRATUM | ARCHISBANG


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SOMMARIO ioArch 91

DESIGNCAFÈ

WORK IN PROGRESS

8 Pier Luigi Nervi a Firenze

22 Milano | ONSITESTUDIO - GIORGETTA - SIO

14 Swiss Architectural Award 2020 | BRUTHER

SCUOLA DI CASCINA MERLATA

16 - 64 - 138 Libri

OPEN SOURCE

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24 Pacentro | MARIO CUCINELLA - LAP, SCUOLA PARTECIPATA 26 Assago | GBPA PER IL NUOVO U3 28 Milano | PROGETTO CMR, THE SIGN

10 Manifesto per un’interiorità urbana | di Stefano Corbo

30 Roma | ACPV, SEDE ENEL

FOCUS

34 Rotterdam | POWERHOUSE, MASTERPLAN A RIJNHAVEN

18 Progettazione custom | BRIANZA PLASTICA

36 Hangzhou | HERZOG & DE MEURON, MUSEO

20 Rivestimenti in alluminio | ALUBEL

38 Shenzhen | ZHA, MUSEO DELLA SCIENZA E TECNOLOGIA

32 Berlino | GMP, EX AEROPORTO DI TEGEL

ARCHIWORKS 40 Architettura disegnata dall’acqua e dal vento | RPBW 46 Non chiamatelo Centro Commerciale NEGOZIO BLU - CRISTIANA CATINO

52 NòvAmpère. Il fascino discreto della borghesia BERETTA ASSOCIATI

120 La modernità in dialogo con il contesto storico MDU ARCHITETTI

124 Un esempio virtuoso | SUBSTRATUM 126 La villetta cambia volto | ARCHISBANG

LPP - ARCHITETTI ITALIANI a cura di Luigi Prestinenza Puglisi

58 Renato Arrigo



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SOMMARIO

80

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OSPITALITÀ 80 Architetture per l’ospitalità 82 Viaggio al centro della Terra | BASALT - DESIGN GROUP 88 Il paziente come ospite | MATTEO THUN 92 La storia si rinnova | PROGETTO CMR 98 The Student Hotel. Togetherness MATTEO FANTONI - OPEN PROJECT - RIZOMA

102 Cinque stelle vista lago | MANZONI - CONSONNI 106 Il bianco ai piedi del massiccio | DOMENICO MAZZA 108 Un’elegante oasi urbana | CABERLON CAROPPI 110 Il resort che dissemina Arte

| di Giovanni Bartolozzi

114 Il progetto della luce nell’ospitalità

I PRINCIPI DEL PROGETTO

| di Jacopo Acciaro

DOSSIER

a cura di Carlo Ezechieli

129 Superbonus 110%

66 Il significato profondo delle cose 67 My way | STEFANO PUJATTI 70 Imparare dal luogo | BOTTICINI - FACCHINELLI 76 Il modo di Modus | MODUS ARCHITECTS

ELEMENTS a cura di Elena Riolo

139 Workplaces

139

In copertina MoDus Architects Tree Hugger in costruzione, Bressanone. Ph. ©Leonhard Angerer.

Direttore editoriale Antonio Morlacchi

Contributi Jacopo Acciaro, Giovanni Bartolozzi Luisa Castiglioni, Stefano Corbo Luigi Prestinenza Puglisi Elena Riolo

Direttore responsabile Sonia Politi

Grafica e impaginazione Alice Ceccherini

Comitato di redazione Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi, Sonia Politi

Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it Fotolito e stampa Errestampa

Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00 Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00 abbonamenti@ioarch.it Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Periodico iscritto al ROC-Registro degli Operatori della Comunicazione. Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano ISSN 2531-9779


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Pier Luigi Nervi a Firenze Preceduta da un’operazione digitale piuttosto innovativa, fino al 25 marzo è aperta al pubblico a Firenze, negli spazi dell’ex Manifattura Tabacchi, la tappa fiorentina della mostra itinerante Pier Luigi Nervi Architettura come Sfida. Delle dodici sezioni della mostra, ciascuna dedicata a un progetto iconico dell’ingegnere, architetto e costruttore, un capitolo è dedicato allo stadio Artemio Franchi, del 1932 (all’epoca era lo stadio municipale ‘Giovanni Berta’), che consacra il prestigio di Nervi a livello internazionale: con quest’opera l’ingegnere inizia a esprimere appieno le potenzialità della sua progettualità: capacità innovativa, stile e insieme saggezza imprenditoriale ed economicità. Plastici, copie dei disegni originali, un ampio corredo fotografico di immagini di cantiere e foto di attualità illustrano, capitolo dopo capitolo, l’intero percorso creativo di Nervi e guidano i visitatori all’esplorazione dei principali ambiti della sua attività: dal cinema-teatro Augusteo di Napoli, una delle opere a lui più care, alla sede dell’Unesco a Parigi o l’Aula Vaticana delle udienze pontificie in Vaticano e la torre della Borsa di Montreal, per approdare all’ultimo progetto realizzato, l’Ambasciata Italiana a Brasilia, concepito da Nervi e dal figlio Antonio nel 1969 e testimonianza dell’attività internazionale dello studio. Nel percorso espositivo si inserisce il progetto di trasformazione della Manifattura Tabacchi, costruita tra il 1933 e il 1940 su progetto dei tecnici del Monopolio, che presenta linee architettoniche e strutture di modernità ed eleganza tali da farvi ipotizzare la mano di Pier Luigi Nervi. Il complesso dell’ex-manifattura sarà recuperato sulla base di un progetto di riqualificazione – al masterplan hanno con-

tribuito gli studi Concrete, Sanaa, Studio Mumbai, q-bic e il paesaggista Antonio Perazzi – avviato nel 2016 che si propone di preservare lo spirito industriale dell’architettura storica con interventi di carattere contemporaneo capaci di valorizzare la monumentalità degli edifici e la qualità unica degli spazi e dei materiali. Si diceva dell’iniziativa digitale: Nam-Not a Museum, il programma di arte contemporanea di Manifattura Tabacchi, e Parasite 2.0 hanno prodotto Cinema Nervi, un contributo sperimentale che ha coinvolto cinque studi di architetti, designer e artisti internazionali chiamati a reinterpretare altrettante architetture di Nervi attraverso il video e i linguaggi digitali – realtà aumentata, video-collage, animazioni 3D – terreno comune a tutti gli attori coinvolti. Dal 19 gennaio, ogni martedì, in streaming sulla Igtv di Not a Museum e sul canale youtube di Manifattura Tabacchi è andata in onda una delle opere di videoarte, fruibili comunque all’interno della mostra. Pier Luigi Nervi Architettura come Sfida, a cura di Carlo Olmo, è frutto della cooperazione tra l’Associazione Pier Luigi Nervi Research and Knowledge Management Project e il Civa (Centre International pour la Ville, l’Architecture et le Paysage) di Bruxelles, in cooperazione con il Maxxi/ Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo e con il Csac/Centro Studi e Archivi della Comunicazione dell’Università di Parma. Mostra co-prodotta da Manifattura Tabacchi con il patrocinio di Comune di Firenze, Università degli studi di Firenze, Fondazione Giovanni Michelucci, Ordine e Fondazione degli Architetti di Firenze, Docomomo Italia e Società Italiana per il Restauro dell’Architettura

ph. ©Wu Qingshan

Archstudio trasforma un tradizionale edificio a corte https://bit.ly/3ntxghN

ph. ©Yvan Moreau

48° Nord: stile hygge per un resort in Alsazia https://bit.ly/3oe6ytU [8]

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Pier Luigi Nervi e Le Corbusier allo stadio Flaminio (courtesy Pier Luigi Nervi Project Association, Bruxelles)



› OPEN SOURCE

MANIFESTO PER UN’INTERIORITÀ URBANA DALLA NEGAZIONE DEGLI ANTICHI PER GLI INTERNI ALL’OSSESSIONE PER LA TRASPARENZA DEL MOVIMENTO MODERNO, QUATTRO TESI PER INTERPRETARE LO SPAZIO URBANO COME UN CONTINUUM SPAZIALE CON CUI GLI OGGETTI ARCHITETTONICI INTERAGISCONO di Stefano Corbo

Stefano Corbo, PhD Architetto, Associate Professor at Rhode Island School of Design, Corbo ha conseguito un PhD e un MArch II in Advanced Architectural Design presso la Upm-Etsam Madrid (Escuela Técnica Superior de Arquitectura). Ha contribuito a diverse riviste internazionali e pubblicato tre libri: From Formalism to Weak Form: The Architecture and Philosophy of Peter Eisenman (Ashgate/Routledge, 2016); Interior Landscapes: A Visual Atlas (Images, 2016); Notes from the Underworld (Schiffer, 2019). Nel 2012 ha fondato il proprio studio di architettura a Boston. www.scstudio.eu [ 10 ]

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Nel 2001, la US Food and Drug Administration approva ufficialmente la capsula endoscopica M2A - mouth to anus: una piccola videocamera che, una volta ingerita con l’aiuto di un bicchiere d’acqua, può riprodurre fino a 50.000 immagini del tratto gastrointestinale ad alta risoluzione. Nel raggiungere e studiare quelle aree del corpo tradizionalmente considerate invisibili, la capsula endoscopica genera un interessante paradosso – il paradosso di un corpo senza pelle, un insieme di ossa e organi potenzialmente esposto a sguardi esterni, come osservato da Beatriz Colomina nel suo libro X-Ray Architecture. Lo stesso desiderio di svelare meccanismi reconditi ha attraversato periodicamente il territorio dell’architettura: dalla Francia del diciannovesimo secolo, dove giornali e riviste cominciano a pubblicare immagini di edifici parigini rappresentati come corpi dissezionati, aperti verso l’esterno così da permetterne un’attenta ispezione, fino all’uso e abuso che il Movimento Moderno ha fatto del concetto di trasparenza. Nel ripensare in maniera radicale le idee di comfort, domesticità e privacy, l’ossessione modernista per la trasparenza ha permesso di ridefinire quel microcosmo di spazi e relazioni chiamato interni. Per parafrasare Charles Rice, gli interni sono spazio e immagine allo stesso tempo: sono l’interno di una stanza, ma anche l’immagine o la rappresentazione dell’interno di quella stanza. Parallela, se non opposta alla definizione di interni fornita da Rice, è la nozione di interiorità. Termine vago e contraddittorio, che spesso assume una connotazione introspettiva – sia psicologica che spirituale – mentre qui se ne propone un uso decontestualizzato, introducendo la nozione di interiorità urbana. Quello che segue è infatti un manifesto per un’interiorità urbana, intesa come corpus espanso di operazioni progettuali e prospettive teoriche. Contrariamente alla definizione suggerita da Rice, la nozione di interiorità urbana ha radici diverse. Nelle rappresentazioni pittoriche di Giotto e di altri artisti della scuola italiana del tardo Medioevo, per esempio, non esistono interni. Il ruolo dell’architettura è quello di un palinsesto, un’infrastruttura ideata esclusivamente per celebrare azioni pubbliche.

Qualsiasi descrizione privata o aneddotica è radicalmente negata. Una posizione simile può essere riscontrata nella Biblioteca Medicea Laurenziana (1523), dove Michelangelo rappresenta gli interni come una sorta di scenografia urbana. Lo spazio della città – i suoi ordini architettonici, le sue proporzioni, i suoi ritmi – invade la Biblioteca e ne modella le sue superfici. Riavvolgendo il filo della storia, potremmo soffermarci sulla domus romana come la massima cristallizzazione del concetto di interiorità urbana. In particolare, la Casa del Menandro a Pompei, costruita a partire dal terzo secolo a.C., si basa sull’articolazione di un sistema variegato di spazi privati, semiprivati e pubblici. L’atrium è la cerniera di questo complesso dispositivo architettonico, fungendo da connettore tra lo spazio esterno della città e lo spazio intimo e domestico della casa. Nonostante le loro evidenti differenze, tutti questi esempi hanno un comune denominatore: essi costituiscono l’intelaiatura storico-teorica dell’idea di interiorità urbana. Una volta stabilita la genealogia di questo termine, al fine di comprenderne il ruolo nella produzione architettonica contemporanea si propongono quattro punti o criteri interpretativi. 1. Meta-scala Il primo punto di questo manifesto ha a che vedere con il concetto di scala – inteso non solo come componente fisica ma anche come pretesto per riflettere su contesto e contestualismo in architettura. In un progetto di interiorità urbana la separazione tra interni ed esterni, spazi pubblici e privati diventa liquida e tende a evaporare progressivamente. Fluidità di movimento e di relazioni sono aspetti chiave, come nel caso della nuova Scuola di Architettura di Nantes, progettata nel 2009 dallo studio francese Lacaton & Vassal. Esempio di urbanismo verticale, questo scheletro di cemento agisce come una piattaforma neutra pronta ad essere invasa dai flussi urbani. Una rampa continua connette il livello della strada con la copertura, raggiungendo tutti i diversi piani dell’edificio. Persone, biciclette e automobili condividono lo stesso accesso e lo stesso percorso, secondo una prosecuzione ideale della città all’interno dell’edificio.


› OPEN SOURCE

Cinque piani di mondo parigino: l’illustrazione di Bertall del 1845 è uno dei primi esempi di edificio dissezionato e aperto verso l’esterno. Sotto, l’intento del ‘cabinet of curiosities’ disegnato da Stefano Corbo (©2019) è di sostituire agli oggetti un continuum spaziale che contiene vettori, unificando elementi eterogenei di cui viene preservata la singolarità.

2. Oggetti e campi Il dialogo critico tra oggetti e campi sostanzia la definizione di interiorità urbana. Nell’immaginario tradizionale, gli interni sono spesso caratterizzati dalla presenza debordante di oggetti. Contrapposta a questa immagine degli interni è l’idea di interiorità come continuum spaziale – uno spazio unificato di possibilità visive, concettuali e fisiche. Per certi versi, la nozione di interiorità urbana può essere compresa meglio se collegata a quelle che Stan Allen chiama condizioni di campo – field conditions. Al contrario degli oggetti, un campo contiene vettori; un campo permette di unificare, all’interno di un plateau comune, elementi eterogenei, preservando l’identità e singolarità di ognuno di quegli elementi. L’idea di interiorità urbana appartiene a questo corpus di pratiche, nel senso di una configurazione spaziale aperta e ibrida. Il Musac - Museo di Arte Contemporanea di Castiglia e León – costruito nel 2004 dagli architetti spagnoli Mansilla + Tuñón, affronta questioni di interiorità urbana sia in pianta che in alzato, attraverso il dispiegamento di condizioni di campo. Concepita come un’aggregazione di spazi irregolari capaci di ospitare un programma variegato di attività espositive, la configurazione planimetrica del museo è una griglia urbana deformata, che richiama sia la geometria di alcuni mosaici di età romana sia la struttura del cosiddetto castrum, maglia generativa della città di León. Il risultato è una geografia interiore di moduli – una concatenazione di spazi che produce assi visivi multi-direzionali, viste trasversali, connessioni e usi inaspettati. 3. Proprietà intensive ed estensive Una delle conseguenze disciplinari della transizione da oggetto a campo è la distinzione tra proprietà intensive (peso, elasticità, densità, colore) ed estensive (massa, volume, tempo). Piuttosto che dicotomiche, proprietà intensive ed estensive sono complementari. Il Jade Eco Park (2016), progettato da Philippe Rahm a Taichung, Taiwan, utilizza le condizioni climatiche della città – per molti mesi calda e umida – come punto di partenza per una proposta progettuale tesa a definire una costellazione di spazi diversi,

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› OPEN SOURCE

La domus romana (nella foto, la casa del Menandro a Pompei) bssata sull’articolazione di un sistema di spazi privati, semiprivati e pubblici, rappresenta la massima cristallizzazione del concetto di interiorità urbana. A destra, l’École d’Architecture di Nantes (Vacaton & Lassal, 2009) con una rampa continua che connette il livello della strada con la copertura, è un esempio di urbanismo verticale.

a cui corrispondono micro-climi specifici. Tre parametri fondamentali – variazioni di temperatura, di umidità e inquinamento atmosferico – fungono da scheletro compositivo dell’intero progetto. Intervenendo su queste condizioni – variando la temperatura, o abbassando l’umidità o controllando l’inquinamento – Rahm produce nuovi spazi attraverso parametri intensivi. Gli utenti possono occupare liberamente gli spazi progettati, scegliendo il loro micro-clima preferito, che cambia a seconda dei giorni e dei mesi dell’anno. Il Jade Eco Park definisce una scala di intervento che è urbana solo in apparenza, ma che introduce elementi di interiorità nel rapporto intimo e privilegiato con l’utente e la sua esperienza del luogo.

In un progetto di interiorità urbana la separazione tra interni ed esterni, spazi pubblici e privati diventa liquida e tende a evaporare progressivamente 4. Interiorità urbana e assemblaggi A partire dagli anni ’70, la nozione di assemblaggio ha acquisito un’importante connotazione filosofica, specialmente grazie ai contributi di Gilles Deleuze e Félix Guattari. Recentemente, il filosofo americano Manuel Delanda ha provato a estendere tale concetto a tutti gli aspetti dell’esistenza umana – persone, artefatti materiali e simbolici, l’architettura degli edifici che li ospitano, agenti naturali, etc. Il progetto di un’interiorità urbana può costituire una forma di assemblaggio. Mentre a prima vista la parola assemblaggio in architettura ricorda operazioni postmoderniste di frammentazione, bricolage, pastiche storicista, etc, in una interiorità urbana la nozione di assemblaggio [ 12 ]

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consente di preservare singolarità e molteplicità allo stesso tempo. Esemplificativo può essere il caso della Sala Beckett (2014), un progetto degli architetti catalani Flores & Prats. Un antico circolo culturale, usato nel passato per cerimonie familiari, viene trasformato in teatro e scuola di drammaturgia. Qui il concetto di memoria condivisa è il filo rosso che tiene insieme preesistenze e nuovi linguaggi, al confine tra nostalgia e sperimentalismo. Piuttosto che confinare il nuovo programma in una determinata area dell’edificio, gli architetti optano per un’idea di teatro diffuso, che possa raggiungere ogni angolo del progetto. In altre parole l’edificio stesso, nella sua totalità, diventa teatro: materiali, decorazioni, object trouvé e viste interne modellano la principale attività teatrale. L’intervento di riuso sull’edificio preesistente è processo di anastilosi, dove nuovi e antichi frammenti si ricompongono in una configurazione rinnovata. Come risultato finale di un processo di assemblaggio, la Sala Beckett rappresenta un artefatto composito: una molteplicità che guarda all’architettura come combinazione di nuovi e antichi pattern, relazioni entropiche, componenti interiori e urbane. I quattro punti qui presentati, insieme alla genealogia storica del termine interiorità urbana, non ambiscono a costruire una definizione statica e restringente del suo potenziale. Al contrario, l’idea di interiorità urbana rappresenta un campo magmatico, fatto di mutui aggiustamenti e lenti assestamenti. Nel trascendere confini disciplinari, il progetto di un’interiorità urbana ci invita ad affrontare una serie di questioni sullo spazio in cui viviamo e sui rapporti tra le sue componenti. S. C.


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ph. ©Marvin Leuvrey

Fondato nel 2007 da Stéphanie Bru (1973) e Alexandre Thériot (1972), lo studio di Parigi lavora nel campo dell’architettura, della ricerca, della didattica, dell’urbanistica e del paesaggio con progetti in delicato equilibrio tra forma e strategia, libertà e rigore, specificità e genericità, immediatezza e istanza evolutiva per realizzare infrastrutture con ampia flessibilità d’uso aperte alle possibilità future. Bruther, residenza per ricercatori universitari “Maison Julie-Victoire Daubié”, Parigi, 2014-2018 (ph. ©Maxime Delvaux).

SWISS ARCHITECTURAL AWARD 2020 STÉPHANIE BRU E ALEXANDRE THÉRIOT DI STUDIO BRUTHER SONO I VINCITORI DELLA SETTIMA EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE DA 100.000 FRANCHI SVIZZERI Promosso per la prima volta dalla Fondazione Teatro dell’Architettura, il premio biennale – che riunisce le tre scuole di architettura svizzere di Mendrisio, Losanna e Zurigo – raccoglie l’eredità della Bsi Architectural Foundation nella promozione di un’architettura attenta alle questioni etiche, estetiche ed ecologiche contemporanee. Delle prime edizioni il Premio mantiene anche le modalità: i candidati, senza distinzione di nazionalità, vengono segnalati alla segreteria e alla giuria da una rete internazionale di advisor. Le sole condizioni sono il limite di età (inferiore a 50 anni) e l’avere realizzato almeno tre opere significative. Fondato a Parigi da Stéphanie Bru e Alexandre Thériot, lo studio Bruther, vincitore di questa edizione, è stato scelto fra 33 candidati provenienti da 19 Paesi. Le tre opere premiate – il centro culturale e sportivo Saint-Blaise a Parigi (2010-2014), il New Generation Research Center a Caen (20132015) e la residenza per ricercatori universitari Maison Julie-Victoire Daubié a Parigi (20142018) – aff rontano tutte il tema della periferia, riconosciuta, nelle motivazioni della giuria, “come luogo nevralgico in cui si manifestano, con forza dirompente, le contraddizioni della nostra società. In contesti difficili, percorsi da tensioni sociali e caratterizzati da spazi anonimi se non degradati, Bruther interviene con un’architettura caratterizzata da una profonda istanza civica, che si propone di restituire dignità [ 14 ]

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a questi luoghi e ai loro abitanti”. La cerimonia ufficiale di consegna si svolgerà il prossimo 21 aprile presso il Teatro dell’Architettura di Mendrisio. In quell’occasione verrà aperta al pubblico l’esposizione di tutti i lavori presentati dai 33 candidati che hanno partecipato a questa settima edizione. Presieduta da Mario Botta, la giuria dello Swiss

Architectural Award è composta da Riccardo Blumer, direttore dell’Accademia di Architettura dell’Usi (Università della Svizzera Italiana) di Mendrisio, João Luís Carrilho da Graça, Dieter Dietz, direttore della Section d’Architecture dell’Epfl (École polytechnique fédérale di Losanna) e Christophe Girot, decano del Departement Architektur dell’Eth Zurigo)


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Amiamo il sole, fonte d’ispirazione giorno dopo giorno. Come pionieri, concepiamo soluzioni confortevoli e sostenibili racchiuse in un design d’eccellenza. Abbiamo un atteggiamento aperto perché le idee migliori nascono dall’ispirazione. Questo spirito pionieristico ci porta tutti nel futuro grazie al sole che ci ispira ogni giorno. Ecco perché il nostro nuovo motto è «Inspired by the sun».

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› DESIGNCAFÈ CHE FINE HA FATTO IL FUTURO Piani flessibili e versatili (Fuksas), villaggi su Marte (Foster + Partners), architetture in grado di riconciliare natura e ambiente costruito (Carlo Ratti), una nuova alleanza con il mondo vegetale (Stefano Boeri), assunzioni di responsabilità con la consapevolezza che ciascuna architettura comporta l’impiego di energia e di risorse (Mario Cucinella) e il timore di Odile Decq che l’onda emotiva porti al ritorno di un pensiero conservatore (“la casetta in campagna”). La bella ricognizione di Alessandra Coppa, che presenta in sintesi le risposte e le idee di quindici architetti di fama internazionale intervistati durante il primo lockdown, ci mette davanti a quell’incertezza che è la caratteristica dei nostri tempi. Possiamo anche chiamarla ‘fluidità’, fatto sta che lo sketch concettuale del progetto tende sempre più a somigliare a un punto interrogativo anziché tracciare con chiarezza, come nei disegni di Le Corbusier, un futuro certo. Che quando si è concretizzato, come a Brasilia, non si è dimostrato poi così radioso. Forse bisognerebbe convenire con Frank Ghery quando afferma che “l’architettura deve parlare del suo tempo e luogo ma desiderare l’atemporalità”? Una convinzione praticata da Mario Botta, che fa “architettura futura con la coscienza del presente”. Perché in fondo – scrive Libeskind – “ogni disegno architettonico è tanto uno sviluppo prospettico di possibilità future quanto un recupero di una storia particolare, delle cui intenzioni testimonia e i cui limiti sfida sempre”. Peccato che in Italia più che di futuro ci si ritrovi a parlare di passato, visto che ad assumere forma concreta sono progetti pensati e disegnati vent’anni prima, ma questo è un altro discorso.

Alessandra Coppa Architetture del futuro. Visioni contemporanee dell’abitare 24Ore Cultura, Milano, 2020 160 pp, 60 ill., 32 euro - ISBN 978-88-6648-521-6

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LO SGUARDO ZOOM Non ci si può attendere che un libro su Gianni Arnaudo rispecchi i testi tradizionali in materia di architettura e design: non sarebbe coerente con il carattere sovversivo che, secondo la classificazione del Centre Pompidou nella mostra Big Bang, connota l’opera dell’architetto. Un libro diverso già dalla copertina, dove il timbro rosso ‘Anti-Design’ indica la chiave di lettura, dove la forma espressiva privilegiata è la narrazione per immagini, commentate in modo autoironico venato di umorismo, anche quando si riferisce ad opere di grafica e di design che sono parte di collezioni di musei internazionali come il Vitra Design Museum di Basilea, il Centre Pompidou, il Moma di New York, l’Adam di Bruxelles. Immagini – molte inedite – a partire dagli anni Settanta, Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, durante i quali per Arnaudo nascono le ragioni di un’architettura e di un design come ‘progetto critico’, un modo di evidenziare le contraddizioni di una società dedita al potere (es. le discoteche Paolina B e il Flash

Back con Studio 65) ed esprimere pensieri su temi quali l’etica nella produzione industriale (la cantina L’Astemia Pentita), il recupero dei segni del territorio (la cantina Terre da Vino, il museo di Capo Verde), il rapporto tra mondo occidentale e orientale (la fabbrica Maina), il richiamo all’importanza della natura (lo stabilimento Bertolotto Porte). Le opere di Arnaudo sono in collezioni permanenti di molti musei nel mondo (vedi il tavolo Déjeuner sur l’Arbre, la Colonna di Piatti, il servizio Rha al Centre Pompidou, il tavolo Tea Time all’Adam) e sono occasione per irridere ai luoghi comuni del linguaggio e del pensiero ricorrenti (vedi il Pandoro e il Fizz, ideati per Slide come il Tea Time). È l’ironia, tradotta in modi diversi che richiamano gli stilemi del Pop (lo “sguardo Zoom”), ma costituiscono solo una parte di un linguaggio dominato da un atteggiamento creativo non ortodosso e provocatorio finalizzato a suscitare riflessioni oltre l’immediata percezione dell’oggetto reale (come con Sua Eminenza, ultima nata per Poltrona Frau).

Gianni Arnaudo Anti-design Skira, Milano, 2021. 246 pp, 40 euro ISBN 978-8857-2441-4

COME STILE MI PIACE DI PIÙ IL RUSTICO Non vivo con la stessa empatia di Roberto Malfatti le affermazioni che a tutti capita di ascoltare involontariamente ogni giorno, altrimenti non avrei scelto, tra più di sessanta acquarelli, proprio questa frase per intitolare una breve presentazione del suo delizioso ‘Parole Rubate’. E soprattutto mi manca la bravura di Roberto nel rappresentare al volo, con i pennelli del suo iPad, i protagonisti del banale quotidiano che tuttavia sono le persone reali che abitano i luoghi, gli edifici e le città che anche Roberto, che nella vita fa l’architetto – è uno dei soci fondatori di Politecnica – potrebbe progettare. Dal minimarket al treno, dai parchi cittadini alle spiagge, un taccuino di viaggio in un Paese ben diverso da quello che raccontava Nanni Loi negli

anni Sessanta: un’Italia più anziana e più sola malgrado – o forse proprio perché – siamo sempre ‘connessi’.

Roberto Malfatti Parole rubate Smith Editore, Firenze, 2020 144 pp, 67 ill, 12 euro - ISBN 978-88-945141-6-2



› FOCUS

Le nuove unità immobiliari di Pove del Grappa realizzate con sistema modulare a secco. Gli involucri sono coibentati in modo continuo con il sistema Isotec Parete sia in facciata sia in copertura.

LA METODOLOGIA COSTRUTTIVA A SECCO CHE CARATTERIZZA SIA LE STRUTTURE MOBU SIA IL SISTEMA ISOTEC DI BRIANZA PLASTICA CONSENTE DI OPERARE IN CANTIERE IN MODO PULITO, OTTIMIZZARE LE RISORSE E RIDURRE GLI SCARTI, OLTRE A PERMETTERE UNA GESTIONE PRECISA E RAPIDA DEI TEMPI DI REALIZZAZIONE. CONSENTE INOLTRE DI EFFETTUARE LE LAVORAZIONI IN TUTTE LE STAGIONI DELL’ANNO

Progettazione custom produzione industriale Per aff rontare e vincere le sfide della sostenibilità ambientale ed economica richieste all’edilizia moderna occorre puntare sulle tecnologie più innovative già disponibili sul mercato, che possono essere sfruttate in combinazione con metodologie costruttive molto diverse rispetto al passato. Il sistema Isotec di Brianza Plastica, ideale per l’isolamento termico ventilato dell’involucro, è stato scelto come soluzione multifunzionale all’interno del modello costruttivo denominato Mobu, acronimo di Modular Building, sistema di costruzione a secco concepito e sviluppato da Creis Srl per la realizzazione di edifici efficienti, cost-effective, caratterizzati da alta qualità abitativa e bassi consumi energetici. Il cantiere di Pove del Grappa ha dato vita in poche settimane alla realizzazione di due villette monofamiliari sviluppate su due piani fuori terra, rispettivamente di 160 e 140 mq. [ 18 ]

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Le villette realizzate con questo innovativo sistema sono state edificate su progetto dell’arch. Silvia Orso, mentre l’esecuzione dei lavori è stata finalizzata dalla Creis di Mussolente in poche settimane. Gli involucri dei due edifici sono stati coibentati in modo continuo, impiegando lo stesso sistema Isotec Parete sia in facciata che in copertura. Per il rivestimento delle facciate è stata scelta una configurazione elegante con pannelli in fibrocemento – assicurati con semplici viti ai correntini di Isotec Parete – successivamente rasati ad intonaco. L’effetto finale, per i due edifici, è una brillante bicromia in grey and white. Per la copertura si è scelto lo stesso sistema isolante, poiché la particolare forma del correntino di Isotec Parete off riva una superficie di appoggio più ampia per il fissaggio del tavolato di OSB su cui è stata poi fissata la lamiera aggraffata scelta per il rivestimento del tetto

DATI TECNICI Tipologia Nuove costruzioni Ubicazione Pove del Grappa Committente Privato Progettista Arch. Silvia Orso Direttore Lavori Geom. Iuri Ferraro Impresa realizzatrice Creis srl - Mussolente Isolamento tetto e facciate Sistema Isotec

Parete di Brianza Plastica - spessore 100 mm

Superficie di coperture e facciate isolate mq 150+ mq 500

Rivestimento copertura Lamiera aggraffata Rivestimento facciate Lastre in fibrocemento porta-intonaco


Photo©️Sabin Prodan

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› FOCUS

Le lastre ondulate Ond-All 33 utilizzate per il rivestimento riducono notevolmente il lavoro di montaggio. Per la torre è stato utilizzato il rivestimento in alluminio Easy Wand, un pannello coibentato di nuova generazione, completamente liscio, isolato, leggero e maneggevole. L’alluminio pesa un terzo rispetto all’acciaio, resiste al tempo, alla corrosione ed è riciclabile al 100%. La posa è a secco e non utilizza nessun tipo di collante o malta.

Rivestimenti in alluminio per ripensare l’edificio in termini estetici e prestazionali In questi ultimi anni quello dell’efficienza energetica degli edifici è diventato un tema prioritario e grazie agli incentivi fiscali sempre più generosi è diventato un’opportunità da cogliere al volo. Se poi il miglioramento dell’isolamento termico è anche l’occasione per ripensare l’aspetto dell’edificio si ottiene il massimo dei risultati: un edificio nuovo, nell’aspetto e nelle prestazioni. È quello che ha ottenuto Delta srl, società con sede a Prado (PV), con la recente manutenzione straordinaria delle facciate della sua sede che oggi si presenta completamente trasformata in un edificio moderno, elegante [ 20 ]

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e fortemente riconoscibile. L’architetto Fabrizio Condio, progettista dell’intervento, ha ripensato completamente l’aspetto delle facciate: lavorando con diverse tipologie di pannello di rivestimento, alternando colori e finiture e curando con attenzione tutti i raccordi e i dettagli è riuscito a ottenere un risultato estremamente efficace. In suo aiuto l’esperienza di Alubel che, con la sua ampia gamma di prodotti e soluzioni, è riuscita a concretizzare le idee del progettista. In particolare sono stati utilizzati i pannelli Easy Wand in due colorazioni Ral differenti e le lastre Ond-All 33, anche nella versione forata, posate dall’impresa Aeffe Lattoneria

su sottostruttura in alluminio appositamente progettata per ottenere le planarità e le inclinazioni richieste (la parete sul lato strada è inclinata di 5°). Protetti dal nuovo rivestimento, i pannelli in Eps garantiscono un elevato livello di isolamento termico all’edificio, oltre a migliorarne notevolmente l’estetica.


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› WORK IN PROGRESS

Planimetria e una sezione della nuova scuola di Cascina Merlata (courtesy Onsitestudio).

MILANO ONSITESTUDIO, GIORGETTA E SIO PER LA NUOVA SCUOLA DI CASCINA MERLATA Inizieranno nell’estate 2021, dopo l’assegnazione dell’appalto sulla base della gara di concorso europea presentata in questi giorni, e dureranno 24 mesi i lavori di costruzione della nuova scuola all’interno del parco di Cascina Merlata a Milano. Progettato dallo studio milanese Onsitestudio, il nuovo plesso scolastico – che accoglierà 800 alunni tra scuola d’infanzia, primaria e media inferiore – è articolato in volumi di diverse altezze e con percorsi differenziati. Corpi separati ospiteranno una palestra, la mensa e un refettorio. Verde e spazi aperti – il progetto di paesaggio è di studio Giorgetta – svolgono un ruolo fondamentale nel progetto: i diversi volumi creano corti interne protette sulle quali si aprono le aule; adiacente alla scuola di infanzia un ampio spazio alberato, come alberato [ 22 ]

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è il cortile principale di ingresso alla primaria, con la ciminiera conservata della ex-fornace che sorgeva in zona a fare da landmark. Soprattutto, l’intero complesso è inserito direttamente nei 30 ettari di parco che caratterizzano il nuovo quartiere e raggiungibile a piedi dai residenti percorrendo i sentieri che lo attraversano. Diverse le altezze, dai tre livelli della secondaria di primo grado al solo piano terra della scuola d’infanzia, del refettorio – un volume cubico che assume la forma archetipica della casa/tenda, con un grande lucernario in copertura – e della palestra, che guadagna però una doppia altezza grazie a un livello interrato. La varietà compositiva si ritrova anche nella pelle dell’edificio, che alterna pannelli in cemento a prospetti in piastrelle tridimensionali di clinker verde, come da

tradizione del Moderno milanese. Oltre a rispondere ai requisiti previsti dalla nuova normativa, che per le nuove scuole prevede anche una funzione pubblica per la comunità che vada oltre i normali orari di insegnamento, si tratta di un edificio Nzeb, ovvero a consumo di energia da fonti rinnovabili vicino allo zero, grazie anche al sistema di teleriscaldamento che serve l’intero distretto, e sicuro dal punto di vista sanitario. Nella progettazione degli impianti SIO Engineering ha previsto un sistema centralizzato di raffrescamento e ventilazione meccanica controllata con recupero di calore progettato in modo da evitare che i flussi di aria in entrata e in uscita si mescolino tra le aule. L’intervento è finanziato da Euromilano come parte degli oneri di urbanizzazione dello sviluppo residenziale di UpTown.


› WORK IN N PROGRESS

La scuola è collegata al parco di 30 ettari del nuovo distretto cittadino. Conservata, la ciminiera è un pezzo di archeologia industriale della vecchia fornace che sorgeva sul sito (render courtesy Onsitestudio).

Località Milano Committente Comune di Milano Progetto architettonico Onsitestudio Progettazione impiantistica SIO Engineering Progetto del paesaggio Studio Giorgetta Superficie lotto 10.000 mq Cronologia 2015 - 2023


› WORK IN PROGRESS

La scuola come una grande piazza coperta da un tetto giardino e l’architettura come “terzo educatore” nel progetto di Pacentro (disegni e render ©MC A e LAP).

PACENTRO, L’AQUILA LA SCUOLA PARTECIPATA DI MARIO CUCINELLA E LAP La prima cosa che un bambino disegna assomiglia a un cerchio, diceva Bruno Munari. Come il Polo Scolastico in costruzione a Pacentro, che lo studio di Mario Cucinella ha progettato con LAP_ Laboratorio di Architettura Partecipata. Si tratta di un percorso iniziato cinque anni fa con il coinvolgimento della comunità colpita dal sisma del 2009, con la partecipazione di studenti, insegnanti e con la collaborazione di ActionAid e Viviamolaq, tutti insieme per pensare l’idea di una nuova scuola. Un progetto di ricostruzione che diventa un’architettura di comunità, che intercetta i bisogni delle persone, ma che vuole essere anche un esempio di scuola innovativa e sicura. L’idea di progetto nasce dalla volontà di creare un luogo di incontro, di condivisione e scambio di idee: una grande piazza dedicata alla crescita individuale e [ 24 ]

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di gruppo, colorata, luminosa e flessibile, dove la natura possa entrare e guidare lo sguardo, dove penetri la luce filtrata dalla vegetazione circostante e dunque mutevole nei colori e nei toni secondo il ritmo delle stagioni. A partire dal grande atrio centrale della piazza si generano tutti gli altri spazi della scuola, pensati seguendo il concetto di didattica basata sulla teoria del “learning landscape”, con ambienti interni visibili e strutturati per l’apprendimento, flessibili e con pareti trasparenti con aree di apprendimento svincolate dal tradizionale concetto di aula. «L’architettura come terzo educatore. Noi adulti abbiamo il dovere di fare le scuole belle perché lì crescono gli adulti di domani. L’architettura sta dicendo qualcosa agli studenti. Sta dicendo

soprattutto che ci stiamo prendendo cura di loro, che ci stiamo occupando del loro futuro, e che lo stiamo facendo attraverso la costruzione dello spazio, di quei luoghi educativi nuovi e sicuri di cui hanno bisogno» spiega l’architetto Mario Cucinella.

Località Pacentro (Aq) Anno 2015 – 2020 Importo Lavori 1.199.968 euro Cliente Comune di Pacentro Progetto Mario Cucinella Architects con LAP (progetto preliminare e definitivo); Dunamis Architettura (progetto esecutivo) Progetto Strutturale Giovanni Accili Progetto Impiantistico Marco Santangelo, Rino Antonelli Laboratori di Partecipazione ActionAid, Viviamolaq



› WORK IN PROGRESS

Cuptaspe rchit, imi, tem laborit illab inctem ipide conectem quati unt.

ASSAGO, MILANO GBPA PER IL NUOVO U3 DI BRIOSCHI IMMOBILIARE Gbpa Architects è stata incaricata da Milanofiori Sviluppo srl, Gruppo Brioschi Sviluppo Immobiliare, della progettazione del nuovo edificio U3 a destinazione terziaria nel comparto urbano di Milanofiori Nord ad Assago. Si tratta di un edificio direzionale in linea, a doppio corpo, perpendicolare all’autostrada A7. Circa 11mila metri quadrati su 9 piani più 2 sottostanti a parcheggio. Come previsto dalla distribuzione planivolumetrica originaria, il nuovo edificio mantiene l’altezza degli edifici adiacenti e assume un’inclinazione libera nel lotto, al fine di proseguire l’effetto visivo dei coni visuali aperti-chiusi e la scansione pieni-vuoti che già caratterizza l’edificato esistente. U3 si presenta come un volume trasparente, chiuso tra due ali leggere. Sull’autostrada il fronte è stretto e svettante mentre sulla parte posteriore si apre in terrazze affcciate sul parco di Milanofiori Nord. I prospetti nord e sud definiscono l’immagine dell’edificio, che si caratterizza per [ 26 ]

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un particolare e movimentato effetto, giocato dalla rifrazione della luce sui frangisole, diversamente orientati, in vetro serigrafato di colore bianco. La facciata sud, in particolare, appare come sospesa, lasciando intravedere il volume trasparente rettangolare e rafforzando così la relazione interno-esterno. La reception, quale punto focale di accesso, trova una particolare posizione visiva grazie alla cornice di due quinte opache. “L’edificio – affermano gli architetti Gioli e De Leva – si pone come elemento di ampliamento integrato nell’area. Per disegnarlo siamo partiti dalle caratteristiche comuni alle costruzioni adiacenti, in modo da creare qualcosa che si legasse con ciò che lo circonda ma che, al tempo stesso, avesse una sua chiara identità”. Sviluppato in Bim, l’immobile soddisfa i criteri di green building per la certificazione Leed Gold. La consegna è prevista per dicembre 2021.

Cliente Milanofiori Sviluppo Srl Design Architect GBPA Architects Progettazione integrata General Planning Srl Progettazione costruttiva (edile + strutture) SCE Project Imprese costruttrici Nessi & Majocchi SpA e Impresa Percassi SpA (opere edili); Bouygues Construction (impianti); Focchi Group (facciate)


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LA RISPOSTA È NELL’ARIA Le soluzioni costruttive e isolanti Ytong e Multipor in calcestruzzo aerato autoclavato sono realizzate con materie prime naturali e grazie all’aria contenuta all’interno della struttura cellulare, sono al tempo stesso leggere ed estremamente solide. La struttura porosa massimizza le proprietà isolanti e la traspirabilità del materiale, mentre la natura minerale conferisce una elevata resistenza al fuoco e durabilità nel tempo. Ytong e Multipor, insieme alla gamma di malte e intonaci minerali, costituiscono un sistema costruttivo completo, naturale, sostenibile e conforme ai requisiti CAM.

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› WORK IN PROGRESS

Il nuovo complesso sta sorgendo nella zona sud-ovest di Milano e comprende tre edifici da 9, 11 e 3 piani ad uso ufficio. La facciata fortemente contemporanea prevede una serie di lembi dorati che si alternano alle trasparenze del vetro (foto ©Andrea Martiradonna).

MILANO IL BUSINESS DISTRICT THE SIGN A FIRMA DI PROGETTO CMR Proseguono i lavori per The Sign, il nuovo business district di Covivio che sta sorgendo nell’area sud-ovest di Milano su disegno di Progetto CMR Massimo Roj Architects. L’intervento nasce come riqualificazione dell’ex Fonderia Vedani e della sua successiva riconversione in un complesso costituito da tre edifici direzionali da 9, 11 e 3 piani fuori terra. La nuova architettura comunica visivamente il valore innovativo del progetto: i tre corpi di fabbrica sono accomunati da una facciata fortemente contemporanea, una serie di lembi dorati che si alternano alle trasparenze del vetro in una sequenza vivace e vibrante. Interrompe il gioco della scansione [ 28 ]

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pieno-vuoto una frattura trasparente che corre lungo tutte le facciate e che costituisce il ‘segno’ distintivo di The Sign. Un’ampia zona verde rende l’area di intervento accessibile e permeabile: lo spazio compreso tra gli edifici (circa 4.000 mq) è stato pensato come ideale prolungamento del parco del vicino complesso Iulm. Studiato per raggiungere la certificazione Leed Gold, il progetto prevede sistemi per una gestione efficiente delle risorse, come l’acqua e l’energia: rete duale, recupero dell’acqua meteorica per l’irrigazione, tetti verdi, impianti refrigeranti innovativi, soluzioni per il miglioramento della qualità dell’aria e del benessere termico all’interno

degli edifici. Inoltre, verranno utilizzate piante autoctone per le aree a verde e materiale locale per la costruzione, così come legno proveniente esclusivamente da foreste certificate.

Località Milano Committente Covivio Progettazione Progetto CMR Slp 20.400 mq Area totale costruita 33.195 mq (interrati 8.643 mq) Aree verdi e piazze circa 10.000 mq Numero edifici 3



› WORK IN PROGRESS

ROMA DI ACPV LA RIQUALIFICAZIONE DELLA SEDE ENEL Nuovi spazi, maggiore comfort, riduzione dei consumi e una progettazione basata su principi innovativi e sostenibili: Enel ha avviato i lavori di ristrutturazione della sede di viale Regina Margherita a Roma, che ne cambieranno radicalmente la struttura. Il progetto di riqualificazione, che porta la firma dello studio di architettura Antonio Citterio Patricia Viel (ACPV), selezionato mediante aggiudicazione di un beauty contest, interessa una superficie complessiva di circa 80mila metri quadrati. Dopo una fase di selezione attraverso un processo di qualifica che ha visto coinvolte le principali imprese generali di costruzioni a livello nazionale e la successiva gara, l’appalto dei lavori è stato assegnato a Colombo Costruzioni. «L’intervento promosso da Enel e progettato dal nostro studio – dice Patricia Viel – permette di ripensare un edificio degli anni Sessanta riscrivendolo secondo principi funzionali in linea con le nuove esigenze lavorative. Enel compie così una doppia operazione: rigenera l’edificio e rinnova il proprio rapporto con la città». [ 30 ]

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L’edificio accrescerà anche gli spazi per i servizi alla persona, con una palestra che si aggiungerà alle dotazioni esistenti (asilo, zone ristoro, auditorium). Il livello di sostenibilità e di comfort sarà sottoposto a verifica da parte di organismi terzi con l’obiettivo di conseguire le certificazioni Leed e Well, entrambe con il livello Gold. Lavorando sulla valorizzazione dell’impianto planivolumetrico esistente, il progetto di ACPV sviluppa un “edificiocittà” in cui le torri di cui si compone sono armonizzate dalla ritrovata trasparenza dell’involucro. Il vetro della nuova facciata permette allo sguardo di attraversare la sequenza fra architettura e vegetazione circostante. La nuova sede sarà realizzata applicando principi innovativi di progettazione bioclimatica, sostenibile e biofila. Per la progettazione è stato usato un modello digitale (Bim) che raccoglie e rende disponibili informazioni e rappresentazioni 3D dell’intero ciclo di vita dell’opera, permettendo di gestire in maniera più efficiente e sostenibile sia il cantiere sia l’intero ciclo di vita dell’edificio.

Così apparirà la sede Enel dopo l’intervento di riqualificazione (©ACPV, courtesy Colombo Costruzioni).

Località Roma Viale Regina Margherita Committente Enel Progetto architettonico Antonio Citterio Patricia Viel General contractor Colombo Costruzioni Superficie 80.000 mq Cronologia 2020 – in corso


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› WORK IN PROGRESS

L’Urban Tech Republic sarà un campus di ricerca sulle tecnologie urbane e ospiterà aule e laboratori della Beuth University (render ©gmp Architekten).

BERLINO GMP TRASFORMA, CONSERVANDOLO, L’EX AEROPORTO DI TEGEL Porta d’ingresso di Berlino Ovest e poi della capitale della Germania riunificata, l’aeroporto di Tegel (TXL) ha concluso le attività lo scorso 8 novembre. Pensato inizialmente a supporto del Templehof, negli anni Settanta era stato ampliato su progetto dello studio von Gerkan, Marg und Partners (gmp). Era un aeroporto pensato per la civiltà dell’auto, con cui si arrivava direttamente al centro del blocco esagonale degli imbarchi, distanti solo 30 metri. Oggi sempre gmp è incaricata del recupero e della riconversione del complesso in un nuovo campus denominato Urban Tech Republic, un parco industriale e di ricerca per le tecnologie urbane al cui centro sono previsti aule e laboratori dell’Università di Scienze Applicate Beuth. Cuore urbanistico e architettonico del campus rimarrà l’edificio centrale del terminal che accoglierà un centro congressi espositivo, sedi di start-up e gli uffici della società [ 32 ]

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pubblica incaricata dello sviluppo e della gestione del campus. Il concept combina la riqualificazione energetica degli edifici – con l’obiettivo di ottenere il livello ‘platinum’ della certificazione nazionale Dgnb – con la conservazione delle strutture e delle piante triangolari che caratterizzano il complesso. Nuovi percorsi di circolazione verticale collegheranno l’edificio con futuri spazi pubblicamente accessibili, superando la disposizione strettamente orizzontale delle precedenti funzioni aeroportuali. Al livello inferiore sono previste aree mostre e conferenze e laboratori, collegati da ampie scalinate esterne al precedente livello degli ingressi, che diventerà luogo di aggregazione e di incontro. Intorno a quella che era la lobby, futura Agora del campus, si troveranno funzioni pubbliche e un centro congressi. I livelli dal secondo al quarto saranno messi in comunicazione

tra loro da una scalinata a spirale posta al centro dell’edificio, a sua volta collegato all’esagono del terminal A, dove si installerà l’università, da un ampio corridoio con zone di ristorazione e lounge. La piazza ‘drivein’ interna all’esagono sarà rimodellata e attraversata da passerelle aeree vetrate. La riqualificazione prevede la sostituzione dei tamponamenti con nuove facciate vetrate. Località Berlino Tegel Committente Tegel Projekt GmbH Progetto architettonico Meinhard von Gerkan e Stephan Schütz Progetto del paesaggio West 8 Ingegneria strutturale lotto B ProfessorPfeiferundPartner PartGmbB Impianti Lindschulte Ingenieurgesellschaft mbH Facciate, fisica delle costruzioni, energia Drees & Sommer Berlin GmbH Slp 27.855 mq Fine lavori prima fase 2021


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› WORK IN PROGRESS

ROTTERDAM IL MASTERPLAN DI POWERHOUSE A RIJNHAVEN I vecchi stabilimenti di Codrico, nella vivace area portuale di Katendrecht a Rotterdam, sono considerati un patrimonio storico del Paese. Dopo il trasferimento delle attività industriali l’area di circa 190.000 mq sta per essere trasformata in una nuova zona residenziale con la costruzione di circa 1.500 nuove residenze, per metà in edilizia convenzionata, secondo un piano approvato dalla municipalità. Powerhouse Company, che ha sviluppato il masterplan dell’area, realizzerà anche il complesso residenziale di forma organica ‘Fonda’, sul lotto adiacente la fabbrica, mentre lo studio SHoP Architects sta disegnando una torre di 220 metri di altezza ispirata ai primi grattacieli di New York, mèta di molti emigrati olandesi che salpavano per la traversata atlantica proprio dalle banchine di Katendrecht. Al centro del nuovo sviluppo naturalmente rimarranno gli imponenti stabilimenti della Codrico, tutelati come monumento nazionale, che saranno interamente riqualificati da Office Winhov con la consulenza degli storici dell’architettura di Crimson Historians & Urbanists: gli alti silos saranno trasformati in residenze. Il masterplan dello studio di Nanne de Ru prevede anche, al centro del bacino, un Maritime Center – progetto di Francine Houben e Mecanoo – dalla pianta a tripla elica e parzialmente sommerso con l’alta marea (il livello dell’acqua varia di 1,5/2 [ 34 ]

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metri). Un ponte pedonale che attraversa lo specchio d’acqua completerà i percorsi lungo le banchine che faranno del Codrico Terrain un luogo dove trascorrere il tempo libero all’aperto. Il progetto del paesaggio è di Delva Landscape Architects & Urbanism.

Località Rotterdam Committente RED Company Masterplan Powerhouse Company Architetture Office Winhov, SHoP Architects, Mecanoo Paesaggio Delva Landscape Architecture & Urbanism Project management DVP Visualizzazioni Filippo Bolognese, Atchain, Plomp Superficie dell’area 1,9 ha Cronologia 2017 - in corso



› WORK IN PROGRESS

Visualizzazioni del progetto ©Herzog & de Meuron.

Località Hangzhou Committente Hangzhou Canal Preservation & Development Construction Group Co, Ltd Progetto architettonico Jacques Herzog Pierre de Meuron, Andreas Fries (partner in charge) Capo progetto architettura Linxi Dong Progetto strutture Schnetzer Puskas Ingenieure Superficie del lotto 57.600 mq Impronta al suolo 22.970 mq Gla 119.760 mq Livelli 14 Completamento previsto 2023

HANGZHOU IL MUSEO DI HERZOG & DE MEURON Per più di 2.500 anni il Grand Canal, che con un percorso di 1800 chilometri collega Pechino a Hangzhou, ha garantito lo sviluppo agricolo, economico e culturale della Cina e promosso l’urbanizzazione lungo le sue sponde. Il nuovo museo disegnato da Herzog & de Meuron ora racconta la storia del fiume artificiale più lungo del mondo, dal 2014 riconosciuto patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Sollevato di 12 metri dal suolo e ridotti al minimo gli elementi strutturali che toccano terra, il Grand Canal Museum [ 36 ]

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Complex fornisce uno spazio pubblico coperto e ombreggiato per gli abitanti di Hangzhou e i visitatori. La progettazione degli spazi esterni prevede anche una promenade alberata e una grande piazza urbana con specie autoctone. La vasta area espositiva, disposta su circa 50mila metri quadrati, guarda al fiume dalla facciata curva composta da grandi elementi concavi in vetro fuso, che ricordano lo scintillio dell’acqua increspata e amplificano la bellezza naturale del canale. Il museo è ancorato a un grande complesso

alberghiero a forma di montagna, anch’esso affacciato sul Grand Canal. Un’ambientazione che rende concreto il classico ideale cinese di integrazione armoniosa delle persone, degli edifici e del loro ambiente naturale: “l’acqua davanti, la montagna dietro”. All’interno del complesso sono tre i programmi chiave dell’edificio – il centro congressi ai piani inferiori, il museo al centro e i ristoranti e l’albergo in cima – a formare una città verticale in cui le diverse funzioni si completano a vicenda per formare un insieme sinergico.


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› WORK IN PROGRESS

SHENZHEN IL MUSEO DELLA SCIENZA E TECNOLOGIA DI ZAHA HADID ARCHITECTS È previsto entro il 2023 il completamento del nuovo museo della scienza e della tecnologia di Shenzhen, metropoli caposaldo del Guangzhou–Shenzhen Science Technology Innovation Corridor, un’area di 11mila chilometri quadrati della provincia del Guangdong già chiamata la Silicon Valley del fiume delle Perle e concepita dalle autorità come il principale motore di innovazione scientifica del Paese da qui al 2030. Progettato da Zaha Hadid Architects in collaborazione con il Beijing Institute of Architectural Design, che svilupperà i definitivi e gli esecutivi, il nuovo museo rafforzerà il ruolo di Shenzhen – un ruolo globale, nelle ambizioni del governo – come centro guida dell’innovazione e della tecnologia. La pianta a U rovesciata prevede ambienti che si sviluppano intorno a una vasta corte/atrio centrale a tutta altezza, per complessivi 125.000 metri quadrati. Geometrie, proporzioni e esperienza [ 38 ]

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dello spazio di ogni singola galleria museale sono concepite per ottenere la massima flessibilità espositiva (alcune gallerie saranno destinate a mostre temporanee) e per offrire ai visitatori un percorso ricco e sorprendente. È il programma ad influenzare, almeno in parte, la forma dell’edificio, con solide volumetrie curvilinee marcate da diversi livelli di terrazze che echeggiano il flusso dei percorsi e la sequenza delle sale interne, mentre l’enorme facciata vetrata del prospetto principale, orientata verso ovest, porta luce naturale alla piazza/atrio centrale e porta il museo a confrontarsi con il parco Guangming, richiamando in questo modo l’attenzione di un pubblico più ampio. Ovviamente l’edificio sarà un punto di riferimento quanto a tecnologia applicata, con la modellazione in Bim, i test condotti nella galleria del vento per massimizzare l’efficacia dell’involucro nella riduzione del consumo di energia, e la valutazione

dell’impatto ambientale delle operazioni di cantiere e del ciclo di vita dei materiali per minimizzare l’impronta ambientale in termini di emissioni.

Località Shenzhen Committente municipalità di Shenzhen Progetto architettonico Consorzio Local Design Institute tra Zaha Hadid Architects e Beijing Institute of Architectural Design Progetto preliminare strutture e impianti Capol International & Associates Group Progetto preliminare architettonico Beijing Institute of Architectural Design Progetto preliminare facciate Dadi Facade Technology Progetto preliminare interni J&A (Jiang & Associates) Gla 125.000 mq Completamento previsto fine 2023 Nel render di Brick l’imponente prospetto ovest del futuro museo della scienza e della tecnologia di Shenzhen (courtesy ZHA)


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› ARCHIWORKS

L’École Normale Supérieure (in alto in un render ©Plompmozes e ripresa da drone, ph ©Michel Denancé) è una delle istituzioni del cluster tecnologico Paris-Saclay. Il progetto integra una vera strategia bioclimatica a partire dal giardino interno protetto dal vento (ph ©Michel Denancé). Sotto, concept di progetto in uno schizzo di Renzo Piano.

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› ARCHIWORKS

ÉCOLE NORMALE SUPÉRIEURE PARIS-SACLAY

UN POLO DI CULTURA PLURIDISCIPLINARE ED ECOSOSTENIBILE CHE INVITA ALLA RICERCA E ALL’INCONTRO DEI SAPERI. AL CENTRO, UN GRANDE GIARDINO BIOCLIMATICO E LE ESIGENZE DELL’UOMO

UN’ARCHITETTURA DISEGNATA DALL’ACQUA E DAL VENTO Il progetto di Renzo Piano Building Workshop dell’École Normale Supérieure di Paris-Saclay (ENS) è un edificio di 64mila metri quadrati per oltre tremila studenti nell’ambito del vasto polo scientifico e tecnologico situato pochi chilometri a sud di Parigi. Paris-Saclay comprende università, istituti di scuola superiore, centri di ricerca di aziende private e centinaia di spin-off operanti nei settori delle tecnologie, della salute, dell’efficienza energetica, dell’aerospaziale, della difesa, della sicurezza e della mobilità.

Per un contesto tanto ricco e stimolante Rpbw ha creato un luogo concepito come un grande campus pluridisciplinare del tutto ecosostenibile. Il progetto è un esempio di integrazione tra architettura e ingegneria, tra tecnica e umanesimo dove il risultato è funzionale al programma senza esibizioni autoriali. L’intervento rappresenta una sintesi virtuosa tra discipline, rispecchiando la ricchezza e la complessità di una scuola speciale come l’Ens Paris-Saclay che forma gli studenti alla ricerca scientifica, all’insegnamento

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› ARCHIWORKS

Renzo Piano Building Workshop Fondato nel 1981 dal premio Pritzker Renzo Piano, che lo guida insieme a otto partner, Rpbw ha sede a Genova e Parigi. Fin qui lo studio ha realizzato 140 opere nel mondo attraverso un metodo di lavoro cooperativo che coinvolge l’intera filiera del progetto per assicurare, fin dall’inizio, che ogni particolare della costruzione funzioni, anche attraverso la produzione di centinaia di modelli in scala. Più che da un segno autoriale, i progetti si caratterizzano per la leggerezza e la luce, materiale cruciale dell’architettura. Altrettanto decisivo il programma, che indipendentemente dalla funzione dell’edificio rimane l’Uomo: ogni progetto è la costruzione di ‘uno spazio per le persone’. Tra i progetti in corso, l’Academy Museum of Motion Pictures a Los Angeles, la sede della V-A-C Foundation a Mosca, il Science Gateway del Cern di Ginevra, complessi residenziali a Sidney e in Portogallo. Appena concluso il centro di chirurgia infantile di Emergency a Entebbe. Con il suo emolumento di senatore a vita, Renzo Piano finanzia il programma G124 che coinvolge giovani architetti guidati da tutor in interventi minimi di ‘rammendo’ urbano. www.rpbw.com

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Nel masterplan ©Rpbw, le quattro unità architettoniche dell’Ens organizzate attorno a un grande parco centrale di oltre un ettaro (nelle foto ©Michel Denancé). Le sezioni dell’atrio (a destra) mostrano il funzionamento bioclimatico dell’edificio in estate e in inverno (©Rpbw).


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universitario e alle classi preparatorie per le Grandes Écoles e, più in generale, al servizio dell’amministrazione dello Stato e degli enti locali. La sua singolarità è quella di unire discipline che nessun altro istituto di istruzione superiore propone con questo livello di approccio multidisciplinare: scienze ingegneristiche e scienze umane e sociali. Il progetto si compone di quattro unità architettoniche organizzate attorno a un grande parco centrale di oltre un ettaro: un luogo d’incontro che svolge un importante ruolo di regolazione del microclima in quanto protetto dal vento grazie ai palazzi circostanti. La facciata sud, interamente trasparente, offre una vista sulla vita quotidiana della scuo-

la, ospitando aree pubbliche complementari alle attività di insegnamento come la caffetteria, il ristorante, gli spazi per conferenze. L’edificio nord, concepito intorno a una strada interna, ospita le attività di insegnamento e di ricerca in scienze generali e scienze delle costruzioni; il polo delle scienze umane e sociali è invece in un edificio satellite, dalle forme più arrotondate. Concepita come ecosistema dinamico, l’architettura nasce con l’obiettivo di minimizzare l’impatto ambientale e, al contempo, garantire un comfort ottimale per i suoi utenti. Lo fa con diverse strategie coordinate tra loro: trasparenza e porosità controllata delle facciate per adattarsi al mutare delle

stagioni, tetti e balconi verdi, ventilazione naturale, raff rescamento passivo, recupero e gestione delle acque pluviali, un giardino bioclimatico. L’intervento di progetto ha saputo trasformare in risorse preziose le due principali criticità dell’ambiente naturale dell’altopiano di Saclay: l’elevata esposizione ai venti e il terreno argilloso a bassa permeabilità, che rende complesso il drenaggio delle acque piovane. Dalla somma di questi vincoli è nata l’idea del giardino protetto, circondato dagli edifici, che crea un microclima dove le piante stesse aiutano a moderare i disagi del vento. Inoltre il parco e le terrazze sul tetto permettono di scaricare l’acqua piovana che

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In questa pagina, due aule di insegnamento. A destra, la galleria delle scienze, alta 15 metri e illuminata dalla luce zenitale proveniente dall’ampio tetto in vetro (ph. ©Michel Denancé) e la pianta del livello 1 (©Rpbw).

CREDITI Progetto École normale supérieure Paris-Saclay Località Saclay, Francia Committente École normale supérieure de Paris-Saclay Progetto architettonico Renzo Piano Building Workshop Team di progetto Vincent, Plattner, Temenides, Mothes (partner e associati); Bricard, Franceschin, Gallissian, Giralt, Grilli di Cortona, Mestiri, Meyer, Moolhuijzen (partner), Niederkorn, Oña Martinez, Nizza, Piazza, Sismondini, Sobreiro, Thireau e Casarotto, Chiabrera, Zanguio; Bagatella, Tsagkaropoulos (CGI); Aubert, Colson; Kyrkos (modelli) LAMM Partendo dalla rielaborazione di un prodotto di serie, in collaborazione con Renzo Piano Building Workshop il dipartimento Ricerca & Sviluppo Lamm ha sviluppato un sistema di tavoli e sedute in grado di soddisfare le esigenze estetiche del progetto assicurando la massima qualità in termini di performance, sicurezza e durabilità necessarie per gli ambienti

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educational. Sono stati installati oltre 2.000 banchi-studio con piano di scrittura fisso o ribaltabile, con o senza braccioli, nella versione imbottita oppure in legno, tutti caratterizzati da sedili dotati di ribaltamento con ritorno autofrenante a doppia staffa per una chiusura controllata e silenziosa della seduta. www.lamm.it

Strutture, MEP, ingegneria civile AIA Ingénierie Facciate RFR Sostenibilità Franck Boutté Consultants Acustica Peutz & Associés Illuminazione CPLD Sistemi A/V Labeyrie & Associés Paesaggio P.Cribier, ALP Architetto consulente Groupe-6 Supervisione del sito CICAD Banchi studio Lamm Cronologia 2013-2020


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il nuovo stagno lineare raccoglie e ricicla. All’interno i quattro edifici sono concepiti con estrema flessibilità. Il progetto si organizza intorno a una pianta libera da pilastri, con interassi molto ampi, di 13,5, 16 e 20 metri. Ne nascono spazi che offrono una disposizione modulabile delle aule, degli uffici e dei laboratori, consentendo non solo di accogliere con la massima libertà le funzioni previste, ma anche di far fronte con facilità a future evoluzioni ed esigenze. Come sempre, la filosofia incentrata sulle persone è al centro del processo di progettazione di Rpbw perché è convinzione dello studio che edifici migliori rendano il mondo migliore così come, per essere definita di successo, un’architettura deve essere in grado di migliorare la vita quotidiana delle persone. Tra gli elementi caratterizzanti del progetto vi è l’utilizzo intensivo della tecnologia Bim che è valso l’ottenimento del Bim d’Or 2015, riconoscimento francese al progetto maggiormente distintosi per l’uso innovativo di questi metodi di progettazione

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Nelle foto, il volume del nuovo edificio, costruito in prosecuzione del primo Eataly, è alleggerito dalle schermature solari che lo caratterizzano e dalle terrazze verdi (ph. ©Fabio Oggero).

SEZIONE EST OVEST

ARCHITETTURA ORGANICA E ENERGIA NEAR ZERO PER GREEN PEA, CHE SEGNALA LA TRANSIZIONE DEL RETAIL PARK VERSO LA CONSAPEVOLEZZA AMBIENTALE E PROPONE NUOVI MODELLI DI CONSUMO. PROGETTO ARCHITETTONICO DI CRISTIANA CATINO E DI NEGOZIO BLU ARCHITETTI ASSOCIATI

SEZIONE NORD SUD

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Egeritif ecrivirtuam in Etrum ducionstus cus condam tum, que mandi si peconst ribustruncer locusquam ocatum tem viviliist feculto pultus. Avo, vidin ilice moera noximis.

GREEN PEA, TORINO

NON CHIAMATELO CENTRO COMMERCIALE Adiacente al primo Eataly d’Italia, nell’exarea industriale Carpano-Lingotto di Torino, martedì 8 dicembre è stata inaugurata l’ultima creatura di Oscar Farinetti. Se le dimensioni, la superficie e l’offerta commerciale sono quelle di un tradizionale department store, per niente tradizionale è invece la proposta commerciale di Green Pea, che tratta di energia e mobilità e all’ultimo piano include l‘ozio creativo’ con Spa, cocktail bar e una infinity pool con vista sulla corona alpina. Particolarmente interessante per gli architetti, con sei uffici prenotabili via app per disegnare

‘live’, insieme al cliente, il progetto di interni, è il primo piano, con più di 40 corner store dei partner home & design di Green Pea come Agostini, Artemide, Pianca, Riva 1920, Rubelli, Gervasoni. Le categorie merceologiche più convenzionali, come fashion e cosmesi, presentano marchi, anche del lusso, e prodotti in qualche modo certificati come cool per il pianeta dall’etichetta del Pea Dot che li accompagna. L’intento pedagogico di Farinetti – educare a nuove forme di consumo più rispettose dell’ambiente, consumare meno ma meglio, sposare i principi della circolarità – è

interpretato al meglio dall’architettura. Il volume piuttosto imponente di Green Pea è reso leggero da una schermatura continua di lamelle frangisole in legno sostenute orizzontalmente da una nervatura in acciaio che protegge e filtra la parete interna, caratterizzata da grandi superfici vetrate che portano luce agli ambienti interni. Tutto è naturale: il legno dei frangisole che connotano formalmente l’edificio, recuperato da abeti abbattuti dalla tempesta Vaia nelle foreste del Nord-Est, che l’azienda Legno e Sole Contract ha trattato termicamente per l’uso esterno; i pannelli san-

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LEGNO E SOLE CONTRACT

I listelli in legno proveniente dagli abeti abbattuti dalla tempesta Vaia sono stati trattati termicamente e applicati a sottostrutture metalliche a formare pannelli frangisole poi agganciati alla struttura principale della facciata esterna. A destra, Mauro Scagliarini di Legno e Sole Contract con Oscar Farinetti alla presentazione del modello dell’edificio

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Con raffiche fino a 217 chilometri all’ora, il 28 ottobre 2018 la tempesta Vaia abbattè 14 milioni di alberi infliggendo alle foreste delle Dolomiti una ferita che richiederà decenni per rimarginarsi. 8,5 milioni di metri cubi di legname a terra, un secolare deposito di CO2 che le aziende del territorio stanno recuperando. Oggi 1.150 di quegli abeti formano il graticcio ligneo che connota inconfondibilmente l’architettura di Green Pea: a Mauro Scagliarini di Legno e Sole Contract sono bastati due minuti per convincere Oscar Farinetti che questo legno poteva essere il rivestimento ideale per la sede di una nuova insegna che fa del riciclo e del rispetto per l’ambiente il proprio manifesto. 400 metri cubi di legno di abete sono stati trasformati in 22mila metri lineari di listelli, resi resistenti e durevoli attraverso speciali trattamenti termici ad alta temperatura, e applicati a sottostrutture irrigidenti in acciaio per produrre circa mille pannelli modulari – facilmente replicabili per altri progetti – con i quali è stata composta la pelle esterna dell’edificio. Tutto il progetto è documentato fin dall’inizio in un video prodotto da Legno e Sole Contract. Insieme a Oscar Farinetti inoltre l’azienda di Ponte nelle Alpi ha lanciato il progetto “20 20, Venti milioni di alberi nei prossimi 20 anni”, per piantumare quanto la tempesta Vaia ha sottratto al territorio bellunese. www.legnoesole.com


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“Green Pea nasce per dimostrare che oggi è possibile vivere in armonia con il pianeta senza rinunciare al bello. Poiché ci sembra di aver raggiunto questo scopo già con Eataly per quanto riguarda il cibo, ora ci proviamo con le altre attività di consumo: muoversi, abitare, vestirsi e poi stare puliti, in forma e sapienti” Oscar Farinetti

dwich in legno massello Kvh coibentati in fibra di legno e rivestiti in lamiera metallica del tamponamento interno. La costruzione stessa, realizzata in prefabbricazione e posa in opera interamente a secco, compresa la struttura in travi e pilastri di acciaio imbullonati, almeno teoricamente è smontabile e riciclabile. Del pari, con più di duemila essenze prevalentemente autoctone e adatte al clima della città, la vegetazione forma parte costitutiva dell’architettura stessa, con piante ad alto fusto posate in vasche sul sistema di terrazze che smaterializza il volume e con il tetto giardino attrezzato, caratterizzato da una serra bioclimatica che diventa la quinta facciata di Green Pea. Il tema ambientale ritorna negli interni, con molta luce naturale, pavimenti in listoni di legno non trattato, recuperato dai letti dei fiumi della Val Varàita senza abbattere alcun albero, ampio uso di legno e calce naturale, vernici che neutralizzano batteri e inquinanti. Con un ampio panorama di tecnologie di produzione di energia da fonti rinnovabili – pozzi geotermici, pannelli fotovoltaici, pannelli solari, mini pale eoliche e, all’ingresso, pavimenti piezoelettrici che consentono il recupero dell’energia cinetica generata dal passaggio degli utenti – Green Pea è un edificio a consumi vicini allo zero (Nzeb) con un punteggio di 3.5 del Protocollo Itaca. Green Pea diventa così la mossa più recente nella transizione dal passato industriale al carattere commerciale della città che per più di un secolo ha avuto nel vicino Lingotto – dove Benedetto Camerana sta trasformando la storica pista di collaudo Fiat con le curve paraboliche sul tetto nel più grande giardino pensile d’Europa – il centro nevralgico della propria economia

Negozio Blu Architetti Associati

ACC Naturale Architettura Cristiana Catino

Fondato nel 1993 in un vecchio negozio nella parte antica di Torino (da cui il nome) insieme a Mauro Penna (fino al 2013) e Cristiana Catino (fino al 2015), lo studio è formato da Gustavo Ambrosini, Paola Gatti e Carlo Grometto (nella foto). Lo studio ha realizzato interventi di riqualificazione urbana e di edifici industriali, retail (Eataly), terziario (Santander Consumer Bank, Codebò), e progetti residenziali a Torino e in ambito alpino. Nel 2020 ha completato il complesso parrocchiale Gesù Maestro a Racalmuto, vincitore di un concorso della Cei. www.negoziobluarchitetti.it

Il percorso professionale di Cristiana Catino inizia con Andrea Bruno a Torino e Renzo Piano a Parigi e prosegue con Negozio Blu, studio di cui è stata co-fondatrice e socia fino al 2015 e con il quale in più di vent’anni ha realizzato numerose opere, tra cui il primo Eataly a Torino. Dal 1995 si specializza in bioarchitettura (Casa Clima e Istituto Nazionale di Bioarchitettura) e nel 2016 fonda ACC Naturale Architettura. Tra le sue realizzazioni il centro socioculturale Workout Pasubio a Parma (concorso 2016) e l’albergo diffuso Fontanafredda di Alba (2017). www.accnaturalearchitettura.it

Al piano terra, il Green Pea Discovery Museum, spazio educativo sui temi dell’energia. Sopra, il pavimento piezoelettrico che recupera l’energia cinetica (foto ©Fabio Oggero).

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GEZE Per i varchi del Green Pea i progettisti hanno scelto le automazioni Geze, nello specifico porte scorrevoli telescopiche SLT con funzione FR, realizzabili nella soluzione a 2 o 4 ante con luce fino a 3.600 mm, abbinabili all’automazione Slimdrive che presenta uno spessore di soli 7 centimetri. Tutte le porte automatiche sono dotate inoltre di apertura di emergenza tramite doppio sistema elettromeccanico in accordo con la normativa 16005: in caso di black-out una batteria integrata apre e mantiene aperta la porta scorrevole, segnalando il malfunzionamento ma garantendo la via di fuga. Da sempre attenta a un uso corretto delle risorse, Geze peraltro, quale membro del Dgnb (German Sustainable Building Council) che raggruppa aziende, imprese e studi di progettazione, condivide la filosofia orientata alla sostenibilità ambientale che anima Green Pea. www.geze.it

From duty to beauty è il payoff di Green Pea (foto in alto, courtesy Geze): vivere in armonia con il Pianeta senza rinunciare alla bellezza. Il primo piano è dedicato alla casa, con corner di partner del design come Agostini Group (a sinistra). Alla pagina di destra, il Green Dot al termine della piscina a sfioro all’ultimo piano (ph ©Fabio Oggero).

AGOSTINI GROUP IN GREEN PEA Tra le aziende che hanno condiviso l’idea di sostenibilità di Farinetti, Agostini Group, che qui presenta tra gli altri le serie Minimal Frames e Fibex Inside: serramenti realizzati con grande attenzione al design e al lifestyle italiani, alle prestazioni di isolamento termo-acustico e alla sicurezza. Prodotte con legni da foreste certificate FSC, alluminio e vetro 100% riciclabili e inserti in Fibex riutilizzabili a fine vita. «Il nostro viaggio – spiega Germano Agostini – inizia nell’entroterra veneziano, dove dal 1963 raccontiamo l’evoluzione del serramento italiano. Progettiamo finestre di design in armonia con la natura, con tecnologie che aprono le pareti alla luce e massimizzano il risparmio energetico. Per produrle utilizziamo solo energia da fonti rinnovabili, in parte autoprodotta e in parte acquistata da enti certificati Tüv Süd. Soprattutto, crediamo nella seconda vita dei prodotti. Questo è il nostro concetto di durabilità». www.agostinigroup.com

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CREDITI Località Torino Committente Eataly Real Estate Srl Progetto architettonico Acc Naturale Architettura e Negozio Blu Architetti Associati

Direzione lavori architettonica Cristiana Catino e Carlo Grometto

Progettazione strutturale, geotecnica, sicurezza e DL strutture Ceas Progetto impiantistico, antincendio, energia Studio Sapi

Progetto del verde ACC Naturale Architettura Cristiana Catino, Negozio Blu AA con agronomi Vigetti e Merlo

General contractor Impresa Novara Carpenterie metalliche Officine Costruzioni Metalmeccaniche Lombarde

Lamelle frangisole in legno e deck copertura Legno e Sole Contract

Facciate continue e serramenti Sermeca Porte automatiche Geze Pitture decorative Airlite Controsoffitti Saint-Gobain e Fantoni Cronologia 2018-2020 Slp mq 10.500 di cui 5.500 mq di superficie di vendita e 4.900 mq di servizi (5 livelli)

Una delle terrazze, piantumate con alberi di alto fusto, che caratterizzano l’edificio (ph ©Fabio Oggero).

Investimento 50 milioni di euro

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NÒVAMPÈRE, MILANO

IL FASCINO DISCRETO DELLA BORGHESIA SOSTITUZIONE EDILIZIA A CITTÀ STUDI: IL PROGETTO DI BERETTA ASSOCIATI RIVISITA IL ‘PALAZZO’ MILANESE E ASSUME UNA DIMENSIONE URBANA CONTRIBUENDO A MIGLIORARE LA QUALITÀ AMBIENTALE DI UNO DEI QUARTIERI SEMI-CENTRALI PIÙ VIVACI DI MILANO

A sinistra, la facciata di nòvAmpère. Sopra, la corte interna e la reception (foto ©Davide Arena).

«L’architettura è sempre contemporanea – ci dice l’architetto Gianmaria Beretta parlando delle residenze di nòvAmpère che ha disegnato – deve inevitabilmente tenere conto delle mutate esigenze abitative, trarre vantaggio dai progressi della tecnologia, adeguarsi ai regolamenti edilizi ed essere economicamente sostenibile. Ma questo non mi impedisce di rimpiangere le abitazioni di un tempo, gli spazi interni ampi e luminosi, le altezze degli ambienti. Con l’esigenza di disporre di spazi aperti, possibilmente protetti, e quindi le logge, i soffitti interni a dueesettanta tolgono luce agli ambienti di soggiorno. Per questo amo ricorrere al piano e mezzo». Una strategia progettuale adottata anche per il complesso residenziale frutto di una sostituzione – sorge a poca distanza dalla facoltà di architettura del Politecnico di Milano, in

luogo dell’edificio che il Cnr aveva abbandonato da anni per trasferirsi nel quartiere Bicocca di Gregotti – che è già diventato uno dei maggiori successi immobiliari milanesi degli ultimi anni. Si tratta di un intero isolato che, costruito in linea con gli edifici adiacenti, conserva la cortina stradale pur creando, con ampie aperture vetrate, una permeabilità visiva tra le due vie parallele Ampère e Poggi. Permeabilità che dalla portineria h24 attraversa il giardino di cinquemila metri quadrati – con specchio d’acqua centrale che è anche luogo di raccolta dell’acqua e riserva per l’irrigazione – fino agli ambienti comuni, con spazio giochi per i bambini e ambienti di coworking per i residenti. In un mix di tradizione e innovazione, le facciate di nòvAmpère utilizzano la pietra

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Ingresso Carraio

S01

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Portico 8 m2

BASIC350

Portico / Area Giochi Bimbi

45 m2

4 m2

GSP102

S02 S10

35 m2 NRO514

Sala Condominiale

9 m2 43 m2

Portico / Area Giochi Bimbi

M181

VIA AMPERE

VIA POGGI

10 m2

KPL109

Portico

8 m2

S09

S03

236

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Atrio Ingresso

Deposito Biciclette

Fondato a Milano nel 1964, lo studio di architettura Beretta Associati è guidato da Gianmaria Beretta (a destra nella foto), affiancato dal 1982 dal fratello Roberto e dal 2008 da Federico Aldini. Negli anni, con interventi come il complesso di Orti Antichi in piazza Mondadori, la sede di L’Oréal, il complesso residenziale di via Tortona 10, i progetti di social housing di via Barona, via Moneta e Merezzate, lo studio ha contribuito a definire l’identità architettonica di Milano senza perdere il respiro internazionale che fin dall’inizio – padiglione Italia all’Expo di Osaka del 1970 – ne ha caratterizzato l’operato. Oggi sono ben 27 i cantieri in corso curati dallo studio, tra cui, sempre a Milano, i due edifici residenziali di 80 metri di altezza Torre Milano e HippodrHome. Il più impegnativo è forse l’ampliamento dell’Università Cattolica di Milano nel sito dell’attuale caserma di PS Montello, un intervento in larga parte ipogeo di 70.000 metri quadrati che prevede un investimento di 120 milioni di euro. www.berettaassociati.it

Portico

S08

Portico Uffici

S07

Uffici

90 240

S06

Sala Fitness Condominiale

90 240

90 240

Uffici

Area Deposito Pacchi

Sala Pilates / Yoga

Uffici

ASSETTO TIPOLOGICO-SPAZIALE E VARIETA’ DEI TAGLI DEGLI APPARTAMENTI

Sopra, la planimetria del complesso. Qui accanto, il particolare assetto tipologicospaziale del progetto che dà luogo ad ambienti interni di particolare altezza (courtesy Beretta Associati).

naturale di Santafiora – posa a secco di Tecno Dima – e pannelli in cemento autopulente i.active di Italcementi – realizzati su misura da Styl-Comp – che con un processo di fotocatalisi decompongono in ossidi gli inquinanti presenti in atmosfera, e si completano con schermature in legno tecnico Décowood. L’innovazione caratterizza anche la progettazione degli impianti – l’edificio è posizionato in Classe A+ – con pozzi geotermici e pompe di calore che sfruttano l’acqua di falda per il riscaldamento e il raff rescamento del complesso, evitando il ricorso a fonti fossili. Cura per il dettaglio e ricerca di soluzioni innovative caratterizzano anche la progettazione dei tagli interni degli appartamenti. [ 54 ]

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Studio Beretta Associati

Una delle particolarità del progetto è l’applicazione di un nuovo assetto tipologicospaziale, cui accennava nella nostra conversazione Gianmaria Beretta, che consente di realizzare zone giorno con quote superiori rispetto ai locali della zona notte, cosa che permette l’impiego di ampie vetrate (profi li Schüco), favorendo una grande luminosità degli ambienti. Gli appartamenti, tutti con finiture di pregio, sono dotati di una domotica di facile gestione per il comando delle tapparelle e del microclima di ogni singolo ambiente. Il piano attico accoglie spazi verdi con prati e aree wellness e presenta una varietà di tipologie abitative, inclusi appartamenti con tripla esposizione o articolati attorno a un patio centrale.

Diversamente dalla consuetudine, gli oneri di urbanizzazione secondari dell’opera sono stati utilizzati per un’area non a diretto contatto con la zona di intervento, con il completamento della riqualificazione di Piazza Leonardo Da Vinci (secondo lotto, 14mila mq) affidato all’architetto Sabrina Fazio, che ha previsto il ridisegno e la riqualificazione di aiuole e percorsi, l’ampliamento e la sostituzione delle aree gioco per bambini, la ristrutturazione della fontana di Cascella, la sostituzione degli arredi e dell’impianto di illuminazione. Nel suo complesso dunque nòvAmpère favorisce un processo di riqualificazione del quartiere milanese di Città Studi, determinando un miglioramento della qualità ambientale e della qualità della vita per l’intera area


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PIETRA SANTAFIORA Per le facciate di nòvAmpère, lo Studio Beretta Associati ha scelto, con i pannelli in cemento i.Active, lastre di Pietra Santafiora con finitura superficiale ‘piano sega limaia’. Si tratta di 6mila mq di rivestimenti incollati di 2 cm di spessore, con formato di 40 cm e lunghezze a correre. Una parte dei rivestimenti è stata eseguita con un innovativo sistema “sandwich”, che permette l’incollaggio certificato della pietra naturale sul cappotto termico. In Pietra Santafiora nella medesima finitura anche i davanzali e i contorni delle finestre. La versatilità dell’azienda, la cui rosa di prodotti include anche la Pietra Lavagrigia, la Pietra Lavarosa e la Pietra Peperino Grigio, consente la produzione di blocchi e lastre grezze, pavimenti interni e esterni, rivestimenti a parete incollata o ventilata, rivestimenti interni, arredo urbano, contorni, davanzali, scale, lavori su misura e lavori artistici come capitelli, colonne, balaustre, panchine e fontane. www.santafiorasrl.com

DÉCO Décowood by Déco per i frangisole realizzati su misura per la facciata di NòvAmpère e oltre 4mila mq di Décowood Plus by Déco per terrazzi e balconi, anche le facciate vestono Déco con frangisole realizzati su misura in Décowood, un innovativo profilo in legno composito resistente senza manutenzioni fino a 25 anni dalla posa. Al valore estetico e alla protezione dalla luce solare diretta Décowood aggiunge il miglioramento delle prestazioni energetiche, abbatte i ponti termici, riduce il processo di degrado del paramento esterno e migliora le performance stratigrafiche delle pareti. In linea con la filosofia dell’azienda fondata da Mattia Bambi, Paolo Damiani e Eugenio Lorenzo Caselli, i prodotti Wpc (Wood Polymer Composite) della collezione Décowood sono eco-sostenibili: la farina di legno che li compone è ricavata da trucioli riciclati ed è quindi a impatto zero sulla deforestazione, e la componente in Hdpe (polietilene ad alta densità) è un sostituto totalmente biodecomponibile del Pvc. www.decodecking.it

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› ARCHIWORKS

LUALDI L’elevato livello della proposta residenziale e l’approccio progettuale di Gianmaria Beretta, tra i più interessanti esponenti dell’architettura moderna milanese, hanno reso inevitabile la presenza di Lualdi nel capitolato di nòvAmpère per tutte le residenze. Il modello Rasomuro 55s, naturale evoluzione del modello storico Rasomuro, di cui riprende ed esaspera le caratteristiche tecniche che ne hanno decretato il successo: cerniere completamente a scomparsa, forte spessore, stipite invisibile in alluminio per un totale mimetismo con la parete. Nella versione in vetro, Rasomuro sviluppa una propria originalità e prerogative uniche: trasparenza, luminosità, leggerezza. www.lualdi.com

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› ARCHIWORKS CREDITI Località Milano, via Ampère 56 Committente GRM Sviluppo Srl, società costituita da Gestimm Spa, Impresa Rusconi Srl, Mangiavacchi Pedercini Spa

Progetto architettonico Studio Beretta Associati Consulenza per le facciate MAB Arquitectura Progetto Strutture Ingegnere Ersilio Riva Progetto Impianti, Idraulica, Elettrica, Illuminotecnica Technion Srl Progetto del paesaggio Architetto Sabrina Fazio General contractor Mangiavacchi Pedercini Cronologia aprile 2017 - ottobre 2019 Superficie commerciale 11.065 mq (esclusi uffici) Giardino interno 5.530 mq Residenze 102 unità immobiliari Box interrati 152 Pannelli fotovoltaici in copertura 322 unità Rivestimenti di facciata Pietra Santafiora e pannelli i.Active

Schermature solari Décowood by Déco Infissi, porte-finestra e serramenti in alluminio Schüco

Pavimenti Florim, Listone Giordano Porte interne Lualdi Cucine Ernesto Meda Sanitari e arredobagno Gessi Cabine doccia Cesana Domotica Bticino

Gli ampi spazi comuni coperti e scoperti comprendono una palestra, una sala per praticare yoga e pilates. Oltre alla portineria, nòvAmpère è dotata di un parco di 4mila mq caratterizzato da uno specchio d’acqua centrale. Sotto, un appartamento tipo (foto ©Davide Arena).

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› I PROFILI DI LPP

RENATO ARRIGO di Luigi Prestinenza Puglisi

Renato Arrigo vive e lavora a Messina, dove sviluppa progetti in ambito residenziale, alberghiero, commerciale e di restauro di edifici di culto. Alla scala architettonica affianca il disegno di oggetti di arredo, progettati e realizzati con grande cura del dettaglio, al pari dei progetti di interni. Ha esposto a Parigi, Beirut, Riyadh e San Paolo. I suoi lavori hanno ricevuto numerosi riconoscimenti. Realizzatore di sogni come ama definirsi, i suoi interessi si rivolgono verso tutti gli aspetti della contemporaneità, dall’arte alle forme della comunicazione pubblicitaria. Arrigo è vicepresidente regionale di InArch Sicilia ed è stato membro dell’ultima commissione edilizia del Comune di Messina. www.renatoarrigo.com

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CON SOLUZIONI LUDICHE E POETICHE A UN TEMPO, IL MONDO DI RENATO ARRIGO DIVENTA FUNZIONALE ANCHE TRASCENDENDO LA REALTÀ MATERIALE. NESSUNA TECNOLOGIA MA LO STUPORE CREATIVO DEI BAMBINI APPLICATO AL DESIGN. COSÌ UNA SCALA PROIETTATA VERSO UN TETTO TRASPARENTE PERDE I SUOI CONFINI E PUÒ SALIRE FINO AL CIELO, LÀ DOVE SI INCONTRANO LE NUVOLE


› I PROFILI DI LPP

QUANDO PENSIAMO ALL’ARCHITETTURA oggi in Sicilia, prevalgono alcuni stereotipi: ci vengono alla mente gli emuli di Alvaro Siza e di Francesco Venezia. E poi Pasquale Culotta e la scuola palermitana. Tutti, in misura più o meno diversa, sono accomunati da un forte senso del volume lapideo che si rapporta con un altrettanto abbagliante senso della luce che un po’ ne esalta e un po’ ne dissolve la carica materica. In realtà l’architettura siciliana è molte altre cose ancora, forse meno conosciute e meno stereotipate. Basta un approfondimento per capire che è difficilmente inquadrabile all’interno di pregiudizi formali. Dai quali due personaggi si distaccano con maggior forza. Il primo è da qualche tempo apprezzato ed è Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, il secondo è Renato Arrigo. Se Maria Giuseppina Grasso Cannizzo gioca sulla razionalità che si trasforma in effetto poetico, Renato Arrigo gioca sul versante opposto della poesia che si confronta

“Lo spazio è un lusso” sentenzia ironicamente la scritta riportata sotto il letto sopraelevabile che scompare nel soffitto del piccolo appartamento a Taormina (foto ©Maria Teresa Furnari).

con la razionalità. Arrigo vive, infatti, in un mondo che trascende la realtà materiale, fatto di sensazioni e di riferimenti, quasi incantato. Una delle sue prime opere, la casa che ha sistemato per sé stesso a Messina, lo racconta bene con l’organizzazione di spazi e di oggetti ineffabili, quasi astratti eppure funzionali. Chi vi si sia recato, ricorda un mondo vibrante che fa pensare al realismo magico, ma senza la cappa metafisica che a volte ne rende eccessivamente letterario e forzato l’approccio. Ci piace pensare che Renato Arrigo sia un eterno adolescente che gioca con i dati e i dadi del progetto. Come è avvenuto in un piccolissimo appartamento a Taormina dove il problema principale era sfruttare al massimo lo spazio. E la sfida era realizzare un residence, completo di tutto, lavastoviglie inclusa, in venticinque metri quadrati coperti più sette di terrazza. La soluzione è consistita nel rendere sollevabile il letto mediante un argano controllato elettricamente. Una soluzione funzionale, un po’ anni sessanta e settanta, se vogliamo. Ma qui risolta in maniera non tecnologica. Trasformandola in un gioco che rende insieme reale e irreale la casa. Ad esplicitarlo è la scritta posta nell’intradosso del letto e quindi nell’estradosso del controsoffitto, una volta che il letto è stato sollevato: space is luxury. Nella casa vi è un secondo accorgimento: è il tavolo-infisso. La porta che connette la casa con il terrazzo è, infatti, divisa in due: una grande anta vetrata e una più sottile che all’occorrenza si ribalta verso l’esterno diventando il prolungamento della mensolatavolo che parte dalla cucina. Interno ed esterno sono connessi: si può pranzare all’aperto senza ingombrare il terrazzino con attrezzature che ne comprometterebbero la vivibilità. Tutto appare leggero, tutto sembra irreale. Arrigo trova la sua dimensione ottimale nel disegno di oggetti di arredo, che realizza con estrema cura, e negli interni. Riesce, come accade, nel progetto di “una casa piccola” a trasformare in interni gli esterni. In questo caso giocando con un muro perimetrale che buca e così scandisce in un alternarsi di pieni e di vuoti, in un sistema di trasparenze e di chiusure. Elementi focali nelle sue opere sono le scale, alle quali è dato il compito di legare i diversi livelli dello spazio. L’ideale diventa il realizzare “scale senza confini, proiettate verso un tetto trasparente, là dove si incontrano le nuvole”. Nella sua produzione gioca un ruolo prevalente la dimensione ludica. Che invita l’osservatore a recuperare la propria innocenza. La capacità che si ha, quando si è ragazzi, di vedere il mondo con occhi ingenui e proprio per questo creativi. Penso, tra i progetti, alla porta di un negozio affiancata a quella principale e disegnata secondo le proporzioni di un bambino. Oppure a uno spazio commerciale da lui definito vintage e pensato come un luogo che racconta un vissuto, naturalmente fantastico. In cui i materiali sono la terra, la paglia e le piastrelle di cemento di recupero. E in cui l’insegna esterna continua all’interno, diventando un lucernario. Chissà perché, ma a volte penso al fantastico mondo di Amélie e a volte agli scritti di Georges Perec. Una ragione ci sarà. E, forse, consiste nella capacità di guardare e produrre un mondo leggero, sospeso tra realtà e fantasia LPP

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› I PROFILI DI LPP

Il lungo tavolo ribaltabile entra nel terrazzo attraverso la grande finestra per poi scomparire nella parete una volta chiuso (foto ©Maria Teresa Furnari).

Microspazio a Taormina Per la ristrutturazione di un piccolo appartamento di villeggiatura nel pieno centro di Taormina il progettista si è confrontato con vincoli, distanze al contorno, vicinato, carrabilità e Sovrintendenza dei beni culturali: tutti fattori che ne hanno condizionato la libera espressività. La scarsa superficie, il principale vincolo compositivo, si è rivelato lo stimolo creativo più significativo per il progetto. Appena 25 metri quadrati (oltre ai sette di terrazzo) garantiscono infatti lo spazio necessario per quattro persone, una coppia e le due figlie: comodo, compatto ed essenziale. La casa si chiama Space is luxury proprio per le sue caratteristiche di ambiente anomalo e apparentemente sottodimensionato. Alcune soluzioni architettoniche sono risultate decisive, come l’infisso proteso sul terrazzo che durante l’apertura diventa prosecuzione ideale di un lungo tavolo e durante la chiusura scompare ridiventando infisso, e il letto sopraelevabile che scompare nel soffitto, pronto a cedere lo spazio necessario alle attività diurne. Non è un caso che la scritta ‘Lo spazio è un lusso’ compaia sotto il letto, come presenza costante della giornata, a ricordare, come afferma Renato Arrigo, che ‘una casa piccola non deve essere grande per essere bella, così come una casa piccola non deve rinunciare alle funzioni per essere grande’.

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› I PROFILI DI LPP

Il prato verticale che riveste il modulo abitativo realizzato a Messina e la parete con i monitor nascosti che comunicano al passaggio delle persone (foto ©Nino Bartuccio).

Prototipo per il CNR Un modulo abitativo realizzato a Messina nel 2017 per fini dimostrativi come contenitore e promotore di nuovi pensieri e azioni in connubio tra innovazione e natura. È il prototipo energicamente autonomo realizzato per il Consiglio Nazionale delle Ricerche strutturato in pultruso, che utilizza la tecnologia, la sostenibilità e il riuso di materiali come strategia progettuale. Destinato a turismo, social housing, esposizioni, oltre a essere adattabile per emergenze abitative, il modulo è pensato per essere nomade, pronto a essere esportato dove il ciclo dell’acqua e del sole, attraverso l’idrogeno e il fotovoltaico, consentono l’indipendenza energetica in equilibrio dinamico con la natura circostante. All’interno, per il pavimento è stata scelta una moquette di materiale tessile generato da reti da pesca riciclate. Nelle pareti, costituite da strutture tessili Barrisol, sono posizionati visori nascosti che restituiscono all’occhio curioso filmati divulgativi attivando, solo in prossimità del passaggio, puntuali onde sonore e visive sui concetti energetici di cui è promotore il padiglione. Sensori all’ingresso consentono l’apertura a scenari illuminotecnici preimpostati e tarati sull’atmosfera di volta in volta desiderata; il candore del bianco si moltiplica all’infinito tra le pareti specchianti per poi assumere le valenze cromatiche in funzione del recupero energetico istantaneamente monitorato. I sensori, inoltre, nascondono dentro il soffitto all’arrivo del crepuscolo le tende solari schermanti.

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› I PROFILI DI LPP

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› I PROFILI DI LPP

Nell’abitazione con vista sullo stretto di Messina le facciate principali sono mosse da ampi rivestimenti lignei e dal gioco di aperture degli infissi (foto ©Maria Teresa Furnari).

Abitazione privata Nel 2014 Renato Arrigo ha dato risposta a una committenza alla ricerca di un linguaggio architettonico non omologato con la realizzazione di una villa unifamiliare nel verde dell’area residenziale messinese. Il progettista ha attuato una trasformazione integrale dei lavori inizialmente previsti: travi, pilastri, muri, aperture, scale. L’intervento parla così una lingua diversa rispetto alle anonime ville circostanti. L’abitazione è un contenitore neutro e geometrico mimetizzato con infissi, ora visibili ora celati. Gli infissi infatti si nascondono per buona parte con degli scuri oscuranti rivestiti di intonaci scorrevoli, realizzati con lo stesso linguaggio dei muri adiacenti. Altri, sempre aperti e fissi, sono pensati come vere e proprie cartoline aperte sul paesaggio. Anche i parapetti in vetro contribuiscono a creare squarci prospettici che inquadrano il panorama sullo stretto di Messina. La scala esterna unifica le tre diverse elevazioni guidando i percorsi insieme agli elementi luminosi che garantiscono la gerarchia ai diversi ingressi. All’interno i doppi volumi giocano col vuoto e pieno sui vari livelli dell’appartamento, accesi da punti di colore.

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› DESIGNCAFÈ COMPRENDERE LA TRANSIZIONE

APPUNTI DI ARCHITETTURA DAL SOTTOSUOLO

Se anche James Bond nel prossimo film guiderà un’auto elettrica la transizione agli EV è proprio inevitabile, anche perché oggi è guidata con forza – forse con più forza del dovuto – dalla mano pubblica, da un lato con le limitazioni delle Ztl e la futura messa al bando dei veicoli con motore a combustione interna in molti centri urbani, dall’altro con incentivi all’acquisto di mezzi elettrici. Tutto bene dunque? Forse no, perché finora non c’è stata occasione di approfondire il tema. Sappiamo per esempio che la Cina è il Paese con la maggior diffusione di mezzi elettrici ma l’elettricità in Cina viene ancora prodotta in larga parte col carbone, quindi semplicemente le emissioni e l’inquinamento vengono spostati da un’altra parte. Oppure le batterie: il loro costo sta scendendo, certo, ma qual è il prezzo ambientale in termini di risorse estratte, impatto della produzione, smaltimento? O ancora le colonnine di ricarica: Beppe Grillo sul suo blog si lamenta del fatto che una compagnia addebiti un costo supplementare se, trascorsa l’ora necessaria per la ricarica, il cliente non sposta la vettura. È una colonnina di ricarica o un parcheggio? Finalmente il rapporto pubblicato da Transform Transport, la divisione di ricerca della società di pianificazione dei trasporti e della mobilità Systematica, approfondisce il tema nei suoi molteplici aspetti e soprattutto, per ciò che riguarda progettisti, urbanisti e decisori, analizza anche con casi di studio concreti il più vasto tema della mobilità elettrica alla scala regionale, della città e dell’edificio. Perché – fermo restando che nuove tecnologie come l’idrogeno potrebbero prendere piede – in generale la questione non riguarda se e quale mezzo elettrico ma una rimodulazione complessiva della mobilità che sia capace di integrare più mezzi in funzione di distanze, orari e caratteristiche specifiche dei luoghi.

Sin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno esplorato lo spazio sotto i loro piedi per diversi scopi: fuggire da persecuzioni e guerre, trovare protezione da climi rigidi, migliorare la vita nelle città e, più recentemente, affrontare questioni ambientali. Con uno sguardo alle antiche e nuove strutture sotterranee dal punto di vista di un architetto, questo testo di Stefano Corbo, architetto e Associate Professor della Rhode Island School of Design, esamina il mondo sotterraneo attraverso le lenti del tempo di guerra, della vita e della morte, dei rituali religiosi e secolari e del riutilizzo adattivo. L’atlante degli oltre 80 progetti internazionali presi in esame varia ampiamente per periodo e tipologia: una casa in un sito nucleare dismesso, una banca di semi nell’Artico, una discoteca di Beirut, luoghi d’arte, un’azienda vinicola italiana e persino un monastero scavato in una montagna. Sono tutti esempi sorprendenti di come gli spazi artificiali invisibili seguano gli stessi segnali culturali ed economici delle loro controparti visibili e siano luoghi in cui ancor oggi immagazziniamo, nascondiamo, conserviamo e viviamo.

Transform Transport Electric Mobility Towards zero emissions Systematica 112 pp, EN, 23 euro ISBN 978-88-944-1794-4

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Stefano Cor bo

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Stefano Corbo Notes from the Underworld Schiffer Publishing, 2019 144 pp, EN, $ 24,99 ISBN 978-0-7643-5840-1

PROGETTI COME STORIE DA RACCONTARE La forma è sostanza, vien da pensare osservando il formato scelto dall’architetto libanese Karim Nader – classe 1976 – per la sua prima monografia che raccoglie 32 progetti sviluppati in vent’anni di carriera professionale, in parte costruiti e per il resto, come da sempre accade nell’incerto percorso dell’architettura, con le sue rinnovate meraviglie e le promesse deluse, solo potenziali o perduti per sempre. Come per l’architettura, anche le intenzioni e le ambizioni dell’editoria devono confrontarsi con la realtà della materia, in questo caso la carta, e dunque un libro non è un film o una performance. Può però, come in questo caso, accompagnare il racconto per immagini – in formato A4 – con il testo della loro sceneggiatura, in inserti più piccoli che si accontentano del bianco e nero. Perché – Nader lo dice fin dal titolo – in quanto esperienza vissuta nello spazio e nel tempo l’architettura è un romanzo. Fatto, come la vita, di successi e insuccessi, passioni e delusioni. E a volte si riesce persino a coglierne la poesia.

Karim Nader For a Novel Architecture ciné-roman 2000 - 2020 LetteraVentidue, Siracusa, 2020 244 pp, 188 ill, 29 euro ISBN 978-88-6242-479-0


› I PRINCIPI DEL PROGETTO

I PRINCIPI DEL PROGETTO UN’IDEA NON HA MATERIA MA DÀ FORMA ALLE COSE. COME NASCE UN’IDEA DI PROGETTO E COME – IN MEZZO A MILLE DIFFICOLTÀ – VIENE CONVERTITA IN UN’OPERA COMPIUTA?

Carlo Ezechieli

Elastico Farm, Houses of Cards, ph ©Atelier XYZ


› I PRINCIPI DEL PROGETTO

Il significato profondo delle cose Un’idea non ha materia, però dà forma alle cose. È una sorta di inversione temporale che invece di passare dalla memoria di un’opera alla sua immagine segue una sequenza che va da un’immagine, spesso astratta, talvolta offuscata, a un’opera compiuta. Le idee stanno dappertutto, anche nelle cose più insignificanti. Alla base c’è sempre un innesco, un punto di riferimento il più delle volte nascosto, che assume significato solo se colto da uno sguardo attento, e valore solo se rivelato attraverso una narrazione, prendendo forma e materia. Ed è un dato di fatto che, senza un’idea di partenza, senza un principio, non è possibile sviluppare alcun progetto, né in architettura né in nessun altro campo. L’idea in sé, tuttavia, è una condizione necessaria ma non sufficiente per arrivare a un’opera costruita che, per essere realizzata, necessita di un armamento tecnico. Come diceva un amico e collega, parafrasando Frank Zappa: “Un progetto è come lo space shuttle, va tutto bene finché è in orbita, poi quando scende a terra si rompe inevitabilmente qualcosa, si brucia lo scudo termico, e c’è il rischio di finire inceneriti”. E qui si apre il tema del dialogo, e in parte dell’antinomia, tra l’Archè, il principio, l’idea fondativa, e la Teknè, la tecnica, la componente materiale e realizzativa, dove la seconda diventa sempre più pericolosamente preponderante. Ma se le idee sono così importanti, come è importante saperle cogliere, sviluppare, saperle trasformare in opere, qual è il processo? Quali sono le caratteristiche? Quale, forse più che le sofisticate strategie, l’atteggiamento che permette di far fronte agli inevitabili e innumerevoli intralci? I contributi raccolti in questo numero di IoArch si riferiscono proprio a questo. Ai principi, al modo in cui nasce un’idea di progetto, e alle condizioni che, malgrado mille difficoltà – inesorabili in una realtà come l’Italia, dove fare l’architetto è un lavoro difficile e tendenzialmente poco considerato – permettono di realizzare forme costruite, dense di significato. CE

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› I PRINCIPI DEL PROGETTO

Elastico Farm Stefano Pujatti (Aviano,1968) laureato in Architettura presso l’Università Iuav di Venezia e un master presso Sci-Arc a Los Angeles, vive e lavora a Chieri. Dopo aver collaborato con Coop Himmelb(l)au e Gino Valle Architetti è stato cofondatore dello Studio Elastico 1995/2005, oggi Elastico Farm. La sua ricerca parte dalla fascinazione per le forze e gli elementi della natura e per i loro effetti visibili e invisibili sull’uomo e sui manufatti dell’uomo. Le maree, il clima, i movimenti sismici sono da sempre oggetto dei suoi studi e si sono tradotti nel tempo in edifici e progetti che affrontano queste tematiche con attenzione scientifica esaltandone nel contempo le potenzialità espressive e comunicative. www.elasticofarm.com

MY WAY UNA VISITA ALLA ELASTICO FARM, UNA CASCINA TRASFORMATA IN ATELIER NELLA CAMPAGNA TORINESE. UN CONTESTO POCO CONVENZIONALE PER UNO STUDIO DI ARCHITETTURA, MA È ANCHE CIÒ CHE CARATTERIZZA LO SPIRITO CON CUI STEFANO PUJATTI, ALLA GUIDA DI UNA PICCOLA COMUNITÀ DI PROGETTISTI, PORTA AVANTI IL SUO LAVORO. di Carlo Ezechieli

Parlando per tutto un pomeriggio con Stefano Pujatti non ho potuto fare a meno di pensare a una frase celebre, esagerata direbbe senz’altro il diretto interessato, che recita più o meno così: “Il nostro pericolo più grande non è puntare troppo in alto e mancare il bersaglio, ma puntare troppo in basso e raggiungerlo”. Malgrado l’oggettivo ingombro, di cui sono ovviamente consapevole, di questa citazione michelangiolesca, credo che il suo spirito sia in realtà molto più ricorrente e presente nel nostro lavoro di quanto si possa immaginare. Soprattutto quando si parla di opere pensate e realizzate con una certa intelligenza e che, in quanto tali, escono dai percorsi tanto sicuri quanto scontati. Stefano Pujatti è un autore di opere senza dubbio significative, molto apprezzate. Ma oltre al risultato, queste incorporano caratteristiche che vanno oltre l’opera in sé e coinvolgono non solo l’attitudine verso il lavoro, ma anche quella verso le cose in generale. Pujatti osa, accetta il rischio di seguire i propri sentieri, non importa quanto faticosi o accidentati. Quelli dove si può inciampare, e se proprio si inciampa, tanto vale assimilare l’errore, metabolizzarlo, trasformarlo in un innesco creativo: nella correzione di un tiro che mira inesorabilmente in alto.

Qual è il proposito del tuo lavoro?

É quello di lavorare finché posso, continuando ad avere una sensazione, fors’anche falsa, di libertà. E malgrado le migliaia di vincoli e di impedimenti, almeno finora mi sento abbastanza libero. Sono convinto che la responsabilità dell’esito di un’opera sia in fondo solo mia e del mio staff, e realmente non vedo limiti a ciò che faccio che possano avere origine da altri. Sono semplicemente consapevole che tutto dipenda dalla mia capacità di gestione e di conservare una sensazione di libertà che ritengo un dono vero e proprio. Libertà di espressione, ma anche da dogmi e canoni, immagino

Non ho mai voluto pensare all’architettura come una gabbia costruita da dogmi. L’architettura ha bisogno di cultura ampia e aperta, certamente non di precetti. Quando mi trovo di fronte ad atteggiamenti del tipo ‘si fa così’, o ‘così è bene, così e male’, inevitabilmente mi irrigidisco. Anche se ognuno, senza saperlo, è infine prigioniero delle sue gabbie, per me l’importante è che queste siano le mie, che dipendano da ciò che mi è successo nella vita e non dall’adesione alle convinzioni o alle idee di qualcun altro.

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› I PRINCIPI DEL PROGETTO

Elastico Farm, interno e esterno di Atelier Fleuriste, Chieri, 2006-2008 (ph ©Beppe Giardino). Pagina precedente: l’hotel 1301INN Slow Horse, Piancavallo, 2012 (ph ©Jacopo Riccesi).

Quanto conta l’istinto?

Credo conti parecchio, ma soprattutto, cerco di non crearmi tabù. Almeno ci provo, forse li ho senza nemmeno accorgermene, per questo credo sia importante una valutazione dall’esterno. E tutto questo è difficile da insegnare ed è per questo che, soprattutto negli ultimi tempi, mi ritrovo sempre più a disagio con l’insegnamento. Trovo difficoltà ad incanalare gli allievi in una direzione o nell’altra. E soprattutto seguo quello che in un dato momento mi incuriosisce, e la curiosità è per me ciò che conta veramente. Tendo ad assecondarla, in modo quasi ossessivo. Cosa ti incuriosisce o ti ispira di più?

Ultimamente trovo incredibile il tema dell’intelligenza artificiale. La capacità che abbiamo oggi di leggere cose, anche molto complesse come il cervello umano e di tradurre tutto ciò in qualcosa di fisico, come ad esempio un’architettura per persone con disabilità totali. Un interesse, ne sono consapevole, che molti potrebbero sentire distante dall’architettura, e soprattutto dal mio lavoro, che da sempre presta molta attenzione alle qualità dei materiali. Ma di certo trovo molti più stimoli in argomenti come questo che, ad esempio, in quello della sostenibilità, che francamente trovo pieno di retorica e di ipocrisia. Sono d’accordissimo, certo che abitualmente paesaggio e ambiente vanno di pari passo. E viene spontanea una domanda: cosa ti ha spinto a vivere in Piemonte in una cascina in mezzo alla campagna?

Considera però che questo è un paesaggio completamente antropizzato, con campi dap[ 68 ]

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pertutto e la fabbrichetta appena dietro l’angolo. Credo che l’ambiente c’entri ben poco. Il punto è invece che mi piace immaginare un mio mondo fantastico, idealizzato, dove faccio il cowboy o il contadino. Sono ridicolo, senza dubbio, ma questo mi aiuta a pensare le cose e l’architettura in un modo non semplicemente diverso, ma a modo mio. In fondo la realtà non è una cosa assoluta, ognuno la vive a suo modo, costruendosi il suo mondo. Ho in mente una tua conferenza di qualche tempo fa dove parlavi delle opportunità emerse inaspettatamente dell’errore, proprio quello che quasi tutti temono di più.

Devi sapere che è ricorrente l’immagine dell’architetto sempre sofferente. Che patisce tutto e di tutto. Un essere miserabile in balia di chissà quale forze e di un destino sempre governato da qualcun altro. Visto così, è evidente che qualsiasi suo errore sia inesorabilmente riconducibile a qualcun altro. E dato che l’errore non gli appartiene, non ha mai l’occasione né di rimediare, né tantomeno di tirare fuori qualcosa di meglio. Talvolta è vero, si viene schiacciati, ma il più delle volte le cose sono assolutamente nelle nostre mani. Quando facciamo un disegno, ad esempio, è come se facessimo uno spartito e non è detto che tutto funzioni a meraviglia. Probabilmente ci sarà qualche nota fuori posto da sistemare. O l’alternativa è essere perfetti, come gli svizzeri. Ma qui il problema è che per essere perfetti bisogna abbassare drammaticamente il tiro. Ovviamente faccio di tutto affinché non ci siano errori, ma se ne emergono li accetto perché fanno parte del percorso. Non riesco insomma a patire l’erro-

re quanto patisco la cautela estrema, o ancor peggio, i preconcetti. Cosa ti ha portato verso l’architettura?

Sono stato sempre molto influenzato da quello che guardavo. E come ai vecchietti, anche a me piacevano i cantieri. Quando facevo le medie a Pordenone passavo sempre di fronte alla sede della Zanussi o davanti al municipio di Fontanafredda, entrambi di Gino Valle. Due opere in cemento faccia a vista e che tutti denigravano. Senz’altro erano due opere molto dure, ma francamente non capivo perché non piacessero a nessuno. È stato proprio da lì che ho incominciato a incuriosirmi agli edifici. E naturalmente mi piaceva disegnare. La cosa interessante è che mi sentivo molto più architetto all’inizio dei miei studi che non adesso. Oggi è un lavoro che mi interessa se ho la possibilità di farlo a modo mio, altrimenti va a finire che per un motivo o per l’altro il progetto si interrompe. Se un committente non entra in sintonia col nostro modo di essere finisce per andarsene, e il più delle volte va bene così. Ci sono sempre architetti, anche celeberrimi, che da piccoli sognavano di essere Le Corbusier o chissà chi altri. Se tu come architetto non fossi Stefano Pujatti, chi ti sarebbe piaciuto essere?


› I PRINCIPI DEL PROGETTO

Nessun altro. O al massimo vorrei essere un pittore, qualcuno che in qualche modo ha a che fare con le cose che stanno all’origine, come un artista o un agricoltore. L’agricoltore trasforma i sali minerali presenti nel terreno, l’artista sostanze analoghe che sono presenti nella società. Credo comunque che gli architetti si distinguano in due filoni fondamentali: quelli che attingono dall’arte, ovvero guardano le cose alla loro origine più profonda, e altri che, guardando bene a cosa hanno fatto quelli bravi, prendono dall’architettura. Non so di quale categoria io faccia parte ma di sicuro, come alternativa, mi piacerebbe fare l’artista … o l’agricoltore. Cosa ti piace e non ti piace della nostra epoca?

Mi piace tutto. La contemporaneità è il frutto di ciò che è stato, quindi dire che il passato era meglio non ha senso perché ha prodotto il presente. Se oggi siamo tutti dei drogati vuol dire che i nostri genitori ci hanno tirato su in modo che lo diventassimo, quindi probabilmente erano anche peggio di noi. Se oggi siamo qui è perché è così e quindi va bene cosi. Senza dubbio è un momento interessante che ha visto dissolversi molte delle certezze di un tempo. E forse l’unica ricchezza è che finalmente sappiamo di non sapere niente.

Parlando di contemporaneità, di questi tempi abbiamo molta architettura bella, ma bella forse non basta, talvolta è forse un po’ sterile.

Il problema è che spesso ci sono opere che sono una specie di riassunto, o meglio un riassunto di un testo che però non c’è. Ma questo succede anche nell’arte, un conto è partire da una tela bianca e basta, un altro è che la tela sia diventata bianca a forza di lavorarci sopra. Insomma ci sono dei testi che sono riassunti perché sono una sintesi di qualcos’altro e degli altri che lo sono perché sono poveri e basta. E senza dubbio conta la capacità dell’architetto. E su questo punto credo che gli architetti bravi siano un po’ come dei cavalli da corsa, e di cavalli da corsa ce ne sono pochi. Ci sono cavalli normali che possono mettersi a correre, ma alla fine non correranno come gli altri. Ci sono alcuni che studiano, si impegnano, ma alla fine lo si vede, è un po’ una costruzione. Come dicevi prima conta l’istinto, c’è una forte componente istintiva, nei casi in cui tutto è costruito, tutto diventa mediato dall’intelletto e un po’ troppo cerebrale.

voro. Se questo non ti viene facile, se non ti viene spontaneo, forse non è tanto la tua strada. Teniamo presente che anche se agli architetti piace farla tanto complicata, alla fine l’architettura è una cosa molto semplice. Non è che sia necessario sapere chissà cosa, sono conoscenze tutto sommato basilari, non si tratta di neutrini e neutroni, ma principalmente di qualcosa che è poco più complesso della forza di gravità. Insomma se l’architettura è una cosa che ti sembra complicata, lascia stare. E poi c’è la cosiddetta esperienza che è la cosa più deleteria e paralizzante che ci sia. Per farti un esempio, se calcolo il lavoro che abbiamo impiegato per realizzare la parete dove scorre l’acqua nell’atelier del fiorista qui a Chieri – che all’inizio perdeva, aveva mille problemi che abbiamo dovuto sistemare – ne risulta uno sforzo e un investimento immane. Se da allora mi fossi basato sull’esperienza non mi sarei mai più imbarcato in niente del genere, avrei seguito un modo tranquillo e sicuro, ma con ogni probabilità senza mai arrivare ad alcun risultato apprezzabile.

Un’ultima domanda, cosa diresti a un giovane architetto?

A uno studente direi: sai già tutto, devi solo imparare a esprimerlo con i mezzi del tuo la-

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› I PRINCIPI DEL PROGETTO

Architectural Research Workshop Il laboratorio di ricerca ARW è stato fondato nel 2016 da Camillo Botticini – laurea in Architettura e PhD al Politecnico di Milano – e Matteo Facchinelli, laureato in architettura al Politecnico di Milano dopo un periodo di studi a Parigi con Dominique Perrault. Nel 2006 Camillo Botticini ha vinto il primo premio InArch/Ance come miglior giovane architetto italiano e nel 2012 ha ricevuto la Medaglia d’Oro all’Architettura italiana. Selezionato per il premio Mies Van Der Rohe nel 2007 e nel 2014. Selezionato con i suoi progetti alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2000, 2010, 2014 e 2018. Prima di fare ritorno in Italia, dove è stato finalista al premio Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana nel 2016, Matteo Facchinelli ha vissuto diversi anni a Parigi lavorando con l’atelier di Massimiliano Fuksas e lo studio di Francis Soler. Nel 2017 ha ricevuto una menzione ai Trophées Eiffel per il centro tecnico municipale di Rixheim. Nel 2012 Facchinelli è stato assistente di progettazione architettonica al Politecnico di Milano. www.arw-associates.com

IMPARARE DAL LUOGO UNA CONVERSAZIONE CON CAMILLO BOTTICINI E MATTEO FACCHINELLI SULLE IDEE SUI RIFERIMENTI E SUL CAMMINO COMUNE CHE PORTA ALL’OPERA DI ARCHITETTURA di Carlo Ezechieli

Lontano dalla genesi di tipo strettamente imprenditoriale, nonché dal forte affidamento ai media che caratterizza molti degli studi di architettura emergenti sia in Italia che all’estero, la carriera di Camillo Botticini e di Matteo Facchinelli, fondatori dello studio ARW, si è sviluppata gradualmente, seguendo un percorso di pragmatico idealismo, di sintesi tra localismo e globalità. Un’architettura “criticamente distante da mode e formalismi, alimentata dalla storia, nelle sue strutture primarie” che ha origine dalla voglia di contribuire alla qualità dell’abitare e dei luoghi, di costruire significato utilizzando l’armamento della risposta colta a questioni progettuali, ma anche la professionalità concreta e l’esperienza diretta. Cosa ricercate facendo il vostro lavoro?

In sintesi il nostro scopo, in un Paese dove è difficile fare l’architetto, è quello di fare architettura. Per metterla in termini aziendali è una mission che consiste nel dar vita a progetti che abbiano senso e definiscano qualità. Per un architetto è fondamentale essere consapevole che, se un progetto non porta una trasformazione qualitativa, viene meno il senso dell’intervento stesso. È cruciale ripensare questi luoghi, renderli abitabili, capaci di interpretare le dinamiche dell’abitare contemporaneo e di dare loro senso, qualità e identità. Ed è un lavoro che nasce dalla sintesi delle complessità che nascono dalla committenza, sia pubblica che privata, e da un’investigazione profonda del rapporto tra luogo e programma: che sono tre componenti fondamentali del progetto. [ 70 ]

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Lavorando insieme abbiamo unito la sensibilità del paesaggio con la ricerca accademica, e questo ha alimentato la nostra ricerca verso riferimenti comuni dell’architettura contemporanea e Moderna, adattandola a un luogo, rendendola site specific.

fermerà la centralità del progetto, il mercato sarà in mano ad anonime figure di studi di ingegneria che gestiscono un progetto come se fosse una procedura. L’architettura va riportata al centro perché restituisce la qualità e il livello di civiltà di un Paese.

Come tenere sotto controllo un progetto: un percorso sempre difficile che, ovviamente, senza un’idea non può trovare forma, ma che allo stesso tempo necessita di un’armamento tecnico e strategico per arrivare a un’opera compiuta.

Visto che tutto parte da un’idea quali sono le cose che vi ispirano di più?

Hai citato un concetto centrale: un progetto richiede sempre un pensiero e un’idea. Senza dubbio da un lato c’è una componente ideativa legata a un aspetto autentico, molto riferito al vissuto individuale. Dall’altro un aspetto fondamentale è comunque il rapporto con il committente, con il quale va sviluppata un’idea rispettando i limiti imposti, anche economici, e introducendo allo stesso tempo innovazione dal punto di vista costruttivo. Come nel caso della Claw House. La realizzazione, comunque, è sempre un percorso complesso, specialmente in Italia, dove la legge tende a confondere, soprattutto nelle opere pubbliche, il progetto con il processo perché valorizza al massimo aspetti assolutamente non centrali, riferiti ai fatturati e a una sorta di coerenza all’assistenza nello sviluppo del progetto. Tutto questo è importante ovviamente, ma è un po’ come confondere la causa con l’effetto. La sostanza del problema è che solo se c’è una qualità nell’idea il processo ha senso. Finché in Italia non ci sarà una legge sull’architettura che, come in Francia, con-

Sicuramente un elemento per noi determinante è il rapporto tra processo e luogo, nelle diverse condizioni: da quelle in cui il sito è pesantemente trasformato e l’architettura deve in qualche modo affermarsi, ad altre in cui è necessario adattarsi sottilmente alle sue condizioni. Oltre a questo, benché ogni idea di progetto emerga da basi molto individuali, il teamwork è per noi fondamentale e si sviluppa in base a molti riferimenti comuni, al lavoro di artisti come Eduardo Chillida o Jorge Oteiza. Intendiamo l’architettura come un elemento volumetrico scavato, tendenzialmente monomaterico e, sempre, come qualcosa che sta nel punto di incontro tra un’idea che sta all’origine, tra sistemi di relazione, tra la Kunstwollen e il luogo. In che modo il rapporto con il luogo o altri fattori hanno influenzato l’evoluzione della vostra architettura?

Lavorare in un paesaggio che ha connotati forti, come nel caso della Alps Villa, è una condizione che rende imprescindibile il riferimento alle forme di continuità, alla topologia. L’oggetto architettonico è qualcosa che si incastra letteralmente nel luogo, che non


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Camillo Botticini, Alps Villa, Lumezzane (Bs), 2011-2014 (ph ©Atelier XYZ, Eugeni Pons). Alla pagina seguente, a sinistra, nel render di Flooert, progetto di Camillo Botticini e Matteo Facchinelli per un complesso residenziale di 4.667 mq di Slp in costruzione a Curno (Bg).

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ha una sintonia totale con il sito, non vuole scomparire ma ha, al contrario, un’identità forte. In altri casi, come nell’intervento di Rixheim – un’opera prima realizzata a partire da un concorso – l’architettura, a scala locale, è una sintesi tra scala pubblica, scala industriale e produttiva, riferita in profondità al luogo e al contesto. Sempre restando in tema, per voi il luogo è più un insieme di stratificazioni o quasi, seguendo il filone “animista” di Carl Jung o James Hillman, così seguiti dagli architetti, una sorta di “personaggio” con una sua storia e un suo vissuto?

È una bella domanda. In realtà valgono e coesistono entrambe le considerazioni. In alcuni casi il luogo è oggettivamente un insieme di stratificazioni. Ultimamente, ad esempio, stiamo lavorando a un tema straordinario di progetto che è il percorso Unesco, una sorta di passeggiata attraverso le memorie archeologiche della città di Brescia. La nostra è una doppia strategia: da un lato la massima integrazione con il luogo, dall’altro l’intenzione di rivelare tutto quello che le condizioni attuali, un po’ per incuria un po’ per mancanza di consapevolezza, tendono a cancellare. Infine sicuramente il tema del progetto è rivelare l’anima dei luoghi: questo è senz’altro possibile per chi è allenato a vederla, ed è un [ 72 ]

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discorso che va di pari passo con quello sulle stratificazioni. Un’ultima domanda, cosa direste a uno studente di architettura o qualche principiante?

Innanzitutto l’elemento fondamentale è la passione, non c’è niente come la passione a sostegno del nostro lavoro. È ciò che permette di andare avanti, di non fermarsi. È qualcosa che si tende a dare per scontato, ma vedendo molti giovani, quelli sinceramente appassionati sono veramente pochi. Oltre a questo è fondamentale viaggiare, fare esperienze all’estero che è importantissimo per l’apertura mentale e per lo sviluppo delle proprie competenze. Circa invece la professione in sé, esiste una sorta di paradosso legato alla necessità di essere molto competenti, per così dire specializzati, o professionalizzati, pur conservando una prospettiva sulle cose. Questo significa indirizzare la propria passione non solo verso il campo di lavoro specifico, ma verso la vita in generale. Infine, e questo abbiamo avuto modo di verificarlo negli anni, molto spesso il nostro lavoro è qualcosa che nasce dal proprio interno, e che in qualche modo uno, o ce l’ha o non ce l’ha. Non c’è bisogno di dirlo agli studenti, quelli che hanno già questa impostazione ne sono già consapevoli.


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La geometria della Claw House è fatta di sfaccettature multiple, uniformate dal rivestimento in doghe di legno scuro, che interagiscono in modi sempre diversi con le caratteristiche specifiche del paesaggio circostante (ph ©Atelier XYZ).

La copertura sospesa Oltre a dare un’interpretazione contemporanea di un’idea dell’abitare domestico, Il progetto di Camillo Botticini e Matteo Facchinelli per la Claw House – letteralmente ‘casa artiglio’ – è governato dalla volontà di rapporto con un paesaggio dai caratteri notevoli: una collina come sito di costruzione, la verticalità dell’Adamello, l’orizzontalità del Lago di Iseo e la prossimità con il Parco del Sebino. La sua forma irregolare, una sorta di grande copertura sospesa, si sviluppa attorno a un patio, aperto verso le montagne, mentre le camere hanno aperture continue rivolte al lago. Il posizionamento dello spazio abitabile, in posizione elevata, dà origine a una sequenza di ingresso, quasi dal sottosuolo, a partire da un rappresentativo piazzale di arrivo, verso l’importante scala di ingresso. Come un aereo Stealth, la geometria della Claw House, resa omogenea dal rivestimento in doghe di legno scuro, è composta da sfaccettature multiple che anziché rispondere alle leggi di rifrazione delle onde radar sono la traduzione di un profondo principio di rapporto con il luogo.

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Supershed Il progetto di Matteo Facchinelli, in collaborazione con Nicola Martinoli, per il Centro Tecnico Municipale di Rixheim, nel dipartimento francese dell’Alto Reno, si è sviluppato in due fasi. Generalmente un edificio destinato alla manutenzione dei mezzi di un’agenzia municipale viene inteso come poco più che una copertura, un capannone, preferibilmente prefabbricato e a basso costo, nella cui ideazione l’architettura non è nemmeno lontanamente contemplata. Il caso di queste opere è differente. Interpretando sapientemente il rapporto, sempre difficile, tra contesto agricolo e urbanizzazione recente, si ispirano a forme archetipiche dell’architettura alsaziana, riprendendole secondo moduli. Ogni modulo corrisponde a diverse modalità di utilizzo, a misure, e a una differente modulazione della luce che, attraverso un diverso trattamento dei fronti, caratterizza l’interno e di notte si dichiara verso l’esterno, come una lanterna. La copertura, vero e proprio “supershed”, è ciò che unisce, che conferisce ritmo e continuità ed è ciò che pur mantenendo il carattere industriale dell’edificio lo riporta in dialogo con gli elementi fondativi della tradizione locale: un principio compositivoorganizzativo ricorrente nella seconda fase dell’intervento, caratterizzata da una struttura a piegature multiple, simile a un origami. Non solo entrambe le realizzazioni, in stretto rapporto tra loro, sono forme rappresentative, iconiche, elementi significativi nel paesaggio, ma la prima tranche, vinta con un concorso e completata nel 2014, è anche un’eccellente opera prima dell’autore.

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In alto il primo lotto dell’intervento di Rixheim, completato nel 2015, visto nel contesto agricolo e in un dettaglio del fronte (ph ©Fernando Guerra FG+SG). A sinistra e a destra, il secondo lotto completato nel 2019. Entrambi i progetti sono stati realizzati da Matteo Facchinelli in collaborazione con l’architetto Nicola Martinoli (ph. ©Federico Covre).

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IL MODO DI MODUS DUE REALIZZAZIONI RECENTI DELLO STUDIO DI BRESSANONE

È interessante notare come MoDus Architects, sicuramente uno degli studi emersi con più evidenza in Italia negli ultimi anni e fondato da due architetti formatisi in ambito internazionale, abbia scelto proprio Bressanone, nel cuore delle Alpi, come propria sede e campo operativo. Una condizione non convenzionale, ma che l’architettura di MoDus rivela attraverso una felice combinazione tra località e globalità, tra rispetto per la tradizione e per i caratteri del luogo, unito a uno sguardo attento a tendenze contemporanee, come il design parametrico. Da queste due opere emerge sia l’attenzione all’epoca presente, sia l’importanza dell’identificazione dei principi fondativi del progetto attraverso un legame profondo con il vissuto dei luoghi. Carlo Ezechieli

MoDusArchitects Fondato nel 2000 da Sandy Attia (Il Cairo, 1974) e Matteo Scagnol (Trieste, 1968) lo studio persegue la propria ricerca progettuale alle diverse scale, dalle infrastrutture agli edifici scolastici, mantenendo il controllo e la coerenza delle opere fino alla loro realizzazione. I progetti nascono dall’intreccio tra linguaggio espressivo e identità dei luoghi. Tra i lavori realizzati il Centro di Riabilitazione Psichiatrica e il Polo Scolastico nel quartiere Firmian a Bolzano, la tangenziale Bressanone-Varna, la Casa-Atelier Kostner e la sede di Damiani Holz&Ko. Lo studio ha ricevuto numerosi premi, menzioni e riconoscimenti e esposto i propri progetti in diverse edizioni della Biennale di Architettura di Venezia. All’attività professionale, Matteo Scagnol e Sandy Attia affiancano la didattica e la ricerca presso la Princeton University’s School of Architecture. www.modusarchitects.com

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Struttura ad albero Il nuovo ufficio di informazioni turistiche di Bressanone, risultato di un concorso del 2016 e premio regionale InArchitettura 2020 di Inarch, si situa al limite del centro storico di Bressanone, accanto al Palazzo Vescovile, e riprende le qualità spaziali e la leggerezza dell’architettura che per secoli ha caratterizzato la storia del luogo, grazie a elementi come colonne sottili, logge profonde e aggetti misurati. Staccandosi da terra, offrendosi alla città sotto forma di spazio pubblico, crea connessioni visive non solo


› I PRINCIPI DEL PROGETTO

con l’edificio del Palazzo Vescovile ma anche con i due padiglioni cinese e giapponese, di dimensioni più contenute, disposti agli angoli dei vicini giardini signorili. L’architettura del nuovo edificio si modella avvolgendo un platano di notevoli dimensioni. Sfruttando il tronco come fulcro, cinque campate ad arco liberano l’edificio da terra e si avvolgono intorno all’albero incorniciandone la chioma. Al fine di ottenere continuità con il guscio esterno in cemento, le pareti a tutt’altezza sono state gettate con un unico gesto e in sezioni successive, formando così un anello continuo alto nove metri, all’interno del quale sono state inserite le lastre di

cemento. La curvatura delle pareti, insieme al solaio, genera una composizione sinergica in cui forma, struttura e facciate diventano un’unica entità. Per consentire la massima trasparenza e permeabilità il piano terra, che ospita gli spazi pubblici e i banchi informativi, è quasi interamente vetrato. Mentre l’ingresso, nettamente individuato dalle finestre rientranti e dal grande aggetto, si apre verso la nuova piazza. Infine, la sequenza di pareti convesse dona al piano superiore, che contiene gli uffici amministrativi, un carattere introverso ed ermetico. Area di progetto 430 mq, completamento settembre 2019.

Un semicerchio ricavato nell’impronta a terra fa sì che l’edificio avvolga il grande platano che ne precedeva la costruzione e che auspicabilmente – tra cinquanta o cent’anni – le sopravviverà (ph. ©Oskar da Riz).

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la relazione del nuovo centro di informazioni turistiche con l’intorno urbano di Bressanone e il vicino Palazzo Vescovile. All’ingresso e parte del piano terra vetrato si contrappone un involucro in cemento faccia a vista chiuso e silenzioso. L’intervento è stato realizzato in sostituzione di un precedente edificio (ph. ©Oskar da Riz). Sotto, sezione. Al primo piano gli uffici amministrativi che ricevono luce naturale anche dall’alto (courtesy MoDusArchitects).

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The Hot Zone L’infrastruttura diventa opera di architettura nel progetto dell’impianto di cisterne per la rete di teleriscaldamento della città di Bressanone. Pur invisibile, la rete di tubazioni che, attraverso il sottosuolo, trasporta l’acqua del teleriscaldamento di Bressanone è un sistema molto esteso, complesso e ramificato. Questo sistema si rivela in superficie solamente in quattro centrali di cogenerazione collocate attorno all’abitato. Una di queste è l’impianto di raccolta dell’acqua calda prodotta dalla centrale di teleriscaldamento ‘Mozart’, composto da sei cisterne di 15 metri di altezza e 4,5 metri di diametro, parzialmente poste sotto il livello del terreno in un vano quadrato interrato. Il progetto di MoDus aggrega le sei cisterne tramite una cortina a lamelle che delimita e cinge le cisterne donando ad una struttura prettamente tecnica una veste neutrale che si confronta con gli edifici circostanti e che reagisce al variare della luce e delle giornate. Cubatura 1.500 mc, completamento 2011

Schizzo concettuale e una sezione dell’impianto di raccolta di acqua calda da teleriscaldamento (courtesy MoDusArchitects). Nella foto, la forma curvilinea e le lamelle verticali fanno dell’infrastruttura tecnologica quasi un intervento di land-art (ph. ©Günther Wett). SEZIONE A-A

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› OSPITALITÀ

ARMONIA, AUTENTICITÀ, BELLEZZA LE NUOVE PAROLE D’ORDINE PER PROGETTARE ALTRE ESPERIENZE DI SOGGIORNO

ARCHITETTURE PER

L’OSPITALITÀ

Lava, acque termali alla temperatura di 40°C e flora boreale al The Retreat at Blue Lagoon (ph. courtesy of Blue Lagoon Iceland).

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› OSPITALITÀ

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› OSPITALITÀ

THE RETREAT AT BLUE LAGOON, SVARTSENGI, ISLANDA

VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA

L’ENERGIA NASCOSTA DELLA TERRA E LA GEOLOGIA DEL SITO SONO ALLA BASE DELL’ARCHITETTURA ORGANICA DI BASALT ARCHITECTS PER QUESTO RIFUGIO DI BENESSERE. INSIEME A BASALT, DESIGN GROUP ITALIA HA PROGETTATO UN’ESPERIENZA DI OSPITALITÀ UNICA COME QUESTO LUOGO. INTERAMENTE MADE IN ITALY IL CONTRACT DEGLI INTERNI

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› OSPITALITÀ

L

a storia del Blue Lagoon inizia negli anni Settanta, quando la costruzione della centrale geotermica di Svartsengi (che attualmente riscalda 32mila abitazioni e produce 75 MW di energia elettrica) porta in superficie un bacino di acqua salmastra di 40 gradi centigradi di temperatura che il dottor Grímur Sæmundsen trasforma in un parco termale, incaricando Sigríður Sigþórsdóttir, socia fondatrice di Basalt Architects, di realizzare le infrastrutture necessarie per accogliere i visitatori. Oggi Blue Lagoon, con più di un milione di presenze l’anno, è uno dei principali richiami turistici d’Islanda. Con una Spa direttamente collegata alla laguna, un ristorante gastronomico e 62 eleganti suites, una delle quali di 200 metri quadrati su due livelli e accesso privato alle acque che come un fossato medievale lo circondano, da due anni il resort di lusso The Retreat at Blue Lagoon Iceland completa questo Eden che prende origine dalle

In alto, gli ambienti della Spa, scavati nel basamento lavico, si aprono sul bacino termalie attraversato – foto a sinistra – da percorsi in legno che terminano direttamente nell’acqua (ph. courtesy of Blue Lagoon Iceland).

viscere della Terra e dal Tempo. Il tempo che ha modellato le emergenze vulcaniche di questa porzione di crosta terrestre dove con più evidenza si manifestano le energie compresse all’interno del pianeta e dove la percezione del legame dell’uomo con la natura abbandona i luoghi comuni e assume un profondo significato di verità. Anche il progetto di The Retreat, recentemente premiato con il The Sanctuary Award agli Ahead Global 2020, è stato sviluppato da Basalt Architects, insieme alla società italiana Design Group Italia, guidata dall’islandese Sigurdur Thorsteinsson, che si è occupata del progetto degli interni curandone la realizzazione fino al minimo dettaglio per creare un’esperienza di soggiorno unica come il luogo. Costruiti in posizione sopraelevata intorno al bordo occidentale della laguna, i volumi che su due livelli distribuiscono le funzioni ne definiscono organicamente il confine con la pianura lavica di Illahraun popolata di flora artica. In lontananza verso sud, la vista corre alla sommità della Þorbjörne, al cielo sempre mutevole dell’isola e alle northern lights boreali. Guidato da un profondo principio di interconnessione tra uomo e natura, il progetto si è sviluppato in una sorta di ‘design&build’, via via modificandosi in

funzione della natura del substrato lavico, in alcuni punti robusto e impenetrabile e in altri, di più recente formazione, friabile e incapace di reggere il peso della costruzione. Il risultato è un’integrazione di elementi prefabbricati – in cemento, vetro e legno Jatoba – acqua e roccia lavica entro la quale sono scavati gli ambienti della Spa, la stessa pietra che riveste a spacco il camino a tutt’altezza al piano terra e che diventa parte degli arredi stessi in alcune aree comuni. Sviluppando una serie di moodboard ispirati al carattere unico del sito, il progetto di interni di Design Group Italia disegna una varietà di ambienti accomunati da un lusso discreto e senza tempo dove energia e tranquillità confluiscono nella consapevolezza di quell’interconnessione tra uomo e natura ricercata dall’intero progetto. Per la realizzazione, Design Group Italia ha coinvolto alcune tra le migliori firme del design italiano, tra cui la divisione contract di B&B Italia che ha realizzato molti arredi su disegno, Tabu con i tranciati in noce nazionale per le boiserie e i pannelli degli arredi, Arbol per le pavimentazioni in legno Jatobà in continuità tra interno e esterno e Ica Group che ha formulato le vernici protettive che proteggono i legni dalle avversità atmosferiche

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› OSPITALITÀ

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Basalt Architects Basalt Architects è stato fondato a Reykjavik nel 2009 da Sigríður Sigþórsdóttir (foto a sinistra), con Hrólfur Karl Cela e Marcos Zotes. I soci sono membri dell’Associazione degli Architetti Islandesi AÍ e soci fondatori del Gbc d’Islanda. Le competenze includono l’architettura, lo sviluppo di progetti esecutivi e definitivi e l’interior design. L’approccio affonda le sue radici nella tradizione del design democratico scandinavo. Il lavoro dello studio mira alla sostenibilità intesa in senso olistico, capace cioè di attribuire il giusto peso alle istanze ambientali, economiche e sociali dell’opera costruita. Attualmente Basalt sta sviluppando numerosi lavori in Islanda progettati adottando i criteri della certificazione Breeam. www.basalt.is

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› OSPITALITÀ

Design Group Italia Design Group Italia, guidato da Edgardo Angelini, Peter Newbould e Sigurdur Thorsteinsson (nella foto), ha sede a Milano e uffici a New York e Reykjavik. Fondato nel 1968, ha via via ampliato le sue competenze che ora includono UX e service design, interiors, food, engineering e design strategico. Con un team che comprende 75 professionisti di 17 diverse nazionalità, collabora con multinazionali, start-up e associazioni no profit.Tra i numerosi premi ricevuti, il Compasso d’Oro 2020 per D-Heart, strumento medico che consente di effettuare autonomamente e trasmettere via smartphone diagnosi cardiache. www.designgroupitalia.com

A sinistra dall’alto, masterplan del complesso, sezione (courtesy Basalt Architects) e vista d’insieme del Retreat, costruito sul bordo occidentale della Blue Lagoon. A destra, spazi comuni e una suite (ph. courtesy of Blue Lagoon Iceland).

TABU L’unicità del progetto di interni di The Retreat at Blue Lagoon risiede nel contrasto tra la severità della lava e i toni morbidi, caldi e accoglienti, tipici dell’Italian Touch, dei legni delle boiserie e degli arredi, rivestiti in Noce fiammato della collezione Skeens di Tabu. Si tratta di leggeri fogli di legno certificato FSC, forniti nelle dimensioni di 60 x 300 mm e tagliati su misura in fase di realizzazione, di noce della specie Juglans: alberi di grande taglia, alti da 10 a 40 metri, reperibili, oltre che in Europa centrale e meridionale, in Asia e nelle Americhe. www.tabu.it www.skeens.it

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› OSPITALITÀ

Un attento studio dei materiali ha dato vita a una varietà di ambienti interni che integra naturale e artificiale, colori e luci dando vita a un lusso discreto in sintonia con la singolarità del luogo (ph. courtesy of Blue Lagoon Iceland).

CREDITI Località Svartsengi, Grindavík Committente Blue Lagoon Progetto architettonico Basalt Architects Progetto d’interni Design Group Italia Progetto strutture e impianti Efla Progetto della luce Liska Sculture Ragna Róbertsdóttir General contractor Jáverk Superficie 8.500 mq Cronologia 2014-2018 Automatismi per porte Geze Boiserie e pannelli arredi in Noce Tabu Pavimentazioni in legno Arbol Piastrelle effetto pietra (suites) Emil Ceramica Arredi su misura B&B Italia div. contract Sanitari e arredobagno Axor Illuminazione iGuzzini [ 86 ]

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› OSPITALITÀ

GEZE La maggior parte dei varchi del The Retreat al Blue Lagoon è attrezzata con sistemi e automatismi Geze. Si tratta di sistemi che nonostante l’heavy duty a cui sono sottoposti, sia in termini di frequenza d’utilizzo sia in termini di pesi e dimensioni – alcune porte sono ampie fino a 4 metri e pesanti fino a 150 Kg – risultano invisibili e ben integrati nel mix di design italiano e scandinavo dal lusso discreto che caratterizza il progetto di interni. Nello specifico sono stati adottati automatismi Geze Powerturn per la porta d’ingresso principale; Geze Powerdrive per l’ingresso e le porte della Spa e del tunnel che conduce alla laguna termale esterna. Per ragioni di sicurezza e funzionalità sono stati adottati sistemi Geze anche per le porte della cucina del ristorante gourmet del Retreat. Le porte scorrevoli che conducono alle cucine sono motorizzate con ECdrive. Slimdrive EMD-F infine per le porte tagliafuoco e tagliafumo nei corridoi e sulle vie di fuga. www.geze.it

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› OSPITALITÀ

La facciata circolare in legno del nuovo edificio ospedaliero a Eisenberg, in Germania. Anche la reception principale combina l’estetica dei progetti di hospitality con le esigenze del settore sanitario (foto ©Gionata Xerra).

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› OSPITALITÀ

WALDKLINIKEN EISENBERG, TURINGIA

IL PAZIENTE COME OSPITE STANDARD ALBERGHIERI PER IL PIÙ GRANDE CENTRO ORTOPEDICO IN GERMANIA, DOVE MATTEO THUN & PARTNERS COMBINA LA QUALITÀ E L’ESTETICA DEGLI HOTEL CON LE ESIGENZE OSPEDALIERE. E L’OSPITE È AL CENTRO

Un progetto che equipara un centro di cura e un albergo. È il nuovo Waldkliniken Eisenberg disegnato da Matteo Thun che interpreta un luogo di degenza come un hotel. A partire dalla radice comune di hospital e hospitality, entrambi derivati dal latino hospes, il progettista ha coniato il neologismo hospitecture per descrivere un’architettura sanitaria che offre qualità e servizi superiori ai requisiti puramente tecnico-funzionali di una struttura ospedaliera. Avvicinare l’architettura a un tema che viene spesso delegato a specialisti di altre discipline, ingegneristiche e sanitarie, per Thun significa anche mettere a frutto decenni di esperienza nell’ospitalità e nella cura e qualità del costruito nei confronti delle persone e della natura circostante. Nel Waldkliniken Eisenberg, il più grande centro ortopedico in Germania, il focus è quindi l’ospite e l’architettura e gli interni

hanno lo scopo di promuoverne il processo di guarigione. L’edificio circolare, con una facciata in legno di larice locale, 128 stanze di degenza e 246 posti letto, accoglie i pazienti ortopedici nella fase post-operatoria in un ambiente che consapevolmente li pone al centro. Ad accomunare la struttura a un hotel vero e proprio concorrono molteplici elementi come la scelta delle finiture e degli arredi degli interni: sono stati selezionati materiali naturali e arredi contract di alto livello, e grande importanza è stata data alla luce naturale e alle combinazioni cromatiche. La particolare disposizione degli spazi offre ai pazienti la possibilità di ritirarsi e godere di privacy anche nelle camere doppie grazie a un layout a forma di Z. La profonda interazione tra interno ed esterno, tanto importante negli hotel progettati da Thun, si rinnova qui con le ampie verande

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› OSPITALITÀ

Matteo Thun & Partners Lo studio di architettura, interior e product design ha uffici a Milano e a Shanghai. Opera da oltre venti anni a livello internazionale su progetti legati all’ospitalità, al residenziale, al retail, all’urban design e al masterplanning. Attualmente il team di lavoro dello studio è composto di 70 collaboratori tra architetti, interior e product designer e grafici, impegnati nella gestione di opere complesse e con un approccio interdisciplinare. Nell’ambito dell’ospitalità Matteo Thun & Partners (nella foto ©Nacho Alegre l’architetto Matteo Thun) propone concept architettonici e di interior design personalizzati e chiavi in mano studiati per garantire durabilità estetica e funzionale sviluppati in funzione di un ideale di healthy living. www.matteothun.com

Masterplan (sopra) e sezioni (accanto) del Waldkliniken Eisenberg, il più grande centro ortopedico in Germania.

Il nuovo edificio ospedaliero progettato da Matteo Thun & Partners è integrato nella foresta della Turingia (foto ©Gionata Xerra).

CREDITI Località Eisenberg Progetto Matteo Thun & Partners Local architect HDR GmbH Superficie 16.500 mq Volume 66.500 mc Progettazione tecnologia medica HDR GmbH Progetto paesaggio HKK Landschaftsarchitektur Progettazione cucina Edgar Fuchs, Aschaffenburg Illuminazione Mawa Design (Interior); Ewo (esterni) Impianto elettrico interruttori e prese Jung Rivestimento Vescom Arredi fissi Jenaboi Ladenbau Arredi aree pubbliche e stanze pazienti Cassina Arredi degli uffici Vitra Oggetti decorativi Matteo Thun Atelier Tessili Delius (tessuti per tende e rivestimenti) Arredo bagno Keuco Cronologia 2013-2020 [ 90 ]

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› OSPITALITÀ

La luminosa veranda che collega due camere serve come luogo di ritrovo e per conversazioni confidenziali con medici o parenti. Sotto, il bistrò, lo spazio dedicato alle pause dei dipendenti e del personale sanitario, e il bar della hall (foto ©Gionata Xerra).

Il Waldkliniken è stato concepito per promuovere la relazione tra spazio natura e benessere e realizzato secondo il principio dei tre zero: Zero chilometri, Zero CO2 e Zero rifiuti

delle camere, tutte con vista sul cortile interno o sulla natura circostante dove sono stati appena piantati 55 alberi. Il rispetto per l’ambiente è un altro focus della progettualità di Matteo Thun & Partners: il nuovo edificio è stato concepito secondo il principio dei tre zero: zero chilometri (materiali e competenze locali); zero CO2 (gestione energetica e basse emissioni); zero rifiuti (gestione del ciclo di vita nel processo di costruzione e riutilizzo dei materiali). La società di progettazione Hdr, specializzata in campo sanitario, ha supportato Matteo Thun e il suo team implementando efficienza, funzionalità e facilità d’uso della struttura. Per progettare percorsi e spazi secondo le reali esigenze del paziente ortopedico e del personale sanitario, gli architetti hanno lavorato in stretto dialogo con i medici e il personale infermieristico della Waldkliniken

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› OSPITALITÀ

NH Collection Palazzo Verona è un luogo denso di storia in cui convivono testimonianze artistiche e culturali del passato e innesti di design contemporaneo. Fulcro del progetto è la hall, omaggio dichiarato all’Arena (foto ©Andrea Martiradonna e courtesy NH Hotel Group).

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› OSPITALITÀ

PALAZZO VERONA, PROGETTO CMR

LA STORIA SI RINNOVA UNO STORICO EDIFICIO DI ORIGINE MEDIEVALE NEL CENTRO DI VERONA È RIMODELLATO DA PROGETTO CMR PER VALORIZZARNE LE STRATIFICAZIONI STORICHE E CULTURALI Qui, a Palazzo Realdi fu fondata Cattolica Assicurazioni nel 1896; l’immobile venne poi acquistato nel 2018 dal fondo immobiliare Euripide, posseduto al 100% da Cattolica e gestito da Finanziaria Internazionale Sgr. La struttura, la cui originaria ristrutturazione negli anni Settanta fu seguita da Libero Cecchini, conosciuto per i numerosi lavori di recupero di reperti e monumenti storici, è stata riqualificata da Progetto Cmr, che l’ha trasformata nel primo hotel 5 stelle della città. L’obiettivo è stato quello di enfatizzare le peculiarità del complesso nel rispetto dell’esistente affinando lo stile complessivo degli interni per re-

stituire un’immagine coerente e contemporanea. L’NH Collection Palazzo Verona ora dispone di 70 camere e suite distribuite su quattro piani, una sala meeting, un giardino interno e un ristorante da 70 posti di cui 30 nella corte trecentesca. L’architettura si sviluppa mostrando la sua complessa stratigrafia: nel primo piano interrato sono presenti resti archeologici romani, nei piani superiori la corte interna, tipica nel tessuto storico, e la hall si manifestano come esempio di contemporaneità e dialogo tra antico e nuovo. Il progetto al piano terra dell’area attesa/recep-

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› OSPITALITÀ Ristorante 1° Area

SCALA B

INGRESSO B

220 mq c.a.+ 50 mq c.a. (corridoio)

Lounge 2° Area Cortile

61 mq c.a. Lounge

Reception & Hall

73 mq c.a. Bar 55 mq c.a Cortile

Bar

195 mq c.a Ristorante

SCALA C SCALA A

Progetto CMR Dal 1994, anno della fondazione, Progetto Cmr (nella foto Massimo Roj, co-fondatore e amministratore delegato della società) ha maturato una solida esperienza sul mercato nazionale e internazionale perseguendo una crescita costante e rimanendo sempre fedeli al credo: il cliente prima di tutto. Ancor oggi l’obiettivo primario è progettare in modo flessibile, efficiente e sostenibile partendo da un’approfondita analisi delle esigenze dell’utente finale. L’integrazione dei processi garantisce il costante controllo di costi, tempi e qualità. Lo studio è una società di progettazione internazionale che oggi ha le sue sedi principali a Milano e a Pechino, con uffici anche ad Atene, Ho Chi Minh City, Istanbul, Giacarta, Mosca, Praga, Roma, Tianjin. Progetto Cmr ha così diffuso in tutto il mondo la propria visione di una architettura sostenibile attraverso un’ampia varietà di lavori: dagli uffici alle residenze, dagli hotel agli spazi per il retail, fino alla pianificazione urbana. www.progettocmr.com

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INGRESSO A Planimetria piano terra

tion vede una completa ridistribuzione degli spazi e delle funzioni che gravitano nell’area centrale. Il cuore simbolico della struttura alberghiera è stato riprogettato e pensato come luogo di accoglienza e aggregazione. La sua reinvenzione passa dalla valorizzazione del genius loci veronese con un dichiarato omaggio alla forma perfetta dell’arena di Verona. L’anfiteatro, illuminato da una scultura luminosa a soffitto, accoglie gli ospiti con sedute e poltrone dal sapore domestico. Qui vengono valorizzati i materiali esistenti della lobby, in particolare quelli di origine locale: il marmo rosso Verona del pavimento e la pietra di Lessinia del rivestimento dietro il bancone della reception, progettato custom con illuminazione integrata.

La reception/hall, aperta sui due ingressi dell’hotel, guarda allo spazio conviviale del cortile con volta a botte vetrata. Il percorso prosegue poi con il bar, l’area lounge, un piccolo spazio esterno, continuazione ideale del bar e il ristorante. Sono stati aggiunti due accessi su strada, uno di pertinenza del ristorante, l’altro del bar, come segno di apertura nei confronti della città e dei suoi residenti. Le camere sono state rimodellate a partire dalla scelta dei materiali – parquet in legno, intonaco effetto stucco veneziano chiaro e scuro, testata in ecopelle per i letti. I bagni ne riprendono le cromie e la finitura a parete per un risultato armonico e coerente


› OSPITALITÀ

L’hotel si compone di molti ambienti pubblici: il cortile vetrato, il bar, l’area lounge, il giardino – salotto verde all’aperto circondato dalla storia – e il ristorante ora suddiviso in due aree distinte: una dedicata al buffet e a consumazioni veloci, l’altra a una ristorazione più tradizionale (foto courtesy NH Hotel Group).

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› OSPITALITÀ

Nelle camere arredi classici dalle tonalità neutre con pavimenti in parquet. In alcune sono stati conservati gli affreschi originali (foto courtesy NH Hotel Group).

CREDITI Località Verona Committente Finint Investments SGR Progetto Progetto CMR Area 6.500 mq Cronologia 2018-2020 Arredi su misura, camere e aree comuni, porte interne, imbottiti e tendaggi, illuminazione custom Arredo Design Cupola di copertura Lazzaro Srl Grès porcellanato Graniti Fiandre Finitura pareti Oikos Tappeti Besana Cristallo docce Cesana Lampade da scrivania Flos [ 96 ]

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ARREDO DESIGN Azienda leader nel settore contract, Arredo Design ha realizzato, operando in sinergia con Progetto CMR, gli arredi su misura delle camere e degli spazi comuni dell’hotel NH Collection Palazzo Verona. Lo sviluppo del progetto è passato attraverso scelte stilistiche e di materiali in grado di rispecchiare ed esaltare la storia e la particolarità dell’edificio. Le finiture dei metalli in ottone satinato, i colori naturali dei rivestimenti e degli imbottiti, le linee degli arredi pulite e minimaliste conferiscono ad ogni ambiente eleganza e stile. Arredo Design, avvalendosi della sua esperienza nel settore contract, nel quale opera dal 1992, ha realizzato ogni elemento utilizzando tecnologie di ultima generazione ed al contempo cura artigianale dei dettagli. www.arredodesign.com


ARREDO DESIGN SRL CONTRACT & FURNITURE VIA DON G. MUCCIARDI 3 86020 CAMPOCHIARO (CB) IT T. +39 0874 775260 INFO@ARREDODESIGN.COM

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› OSPITALITÀ

In alto, nella foto di Giovanni Franceschelli (Rizoma) l’inquadramento urbano di TSH nel quartiere della Bolognina (sulla sinistra l’edificio dove ha sede il Comune). Sopra, un vista della corte interna e, qui accanto, la reception. Ovunque gli impianti sono a vista. A destra, un ambiente comune. Fit-out e arredi dei TSH sono pensati per accogliere molteplici funzioni, anche aperte alla città, come lo spazio di co-working ‘collab’, in un mood giovanile e ‘energizzante’. (ph. courtesy TSH Italia).

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› OSPITALITÀ

THE STUDENT HOTEL BOLOGNA

TOGETHERNESS STUDENTATO, HOTEL 4 STELLE, CO-WORKING. INAUGURATI DI RECENTE, GLI AMBIENTI DI TSH BOLOGNA SONO PENSATI PER IL FUTURO IBRIDO CHE CI ATTENDE. PROGETTO DEFINITIVO DI OPEN PROJECT SU CONCEPT DI MATTEO FANTONI. IL DESIGN DEGLI INTERNI E DELLA PIAZZA È DI RIZOMA ARCHITETTURE Sono già 180 – malgrado la situazione sanitaria – gli studenti per il 40% stranieri che abitano gli spazi del The Student Hotel inaugurato pochi mesi fa a Bologna, nello storico quartiere della Bolognina, a due passi dalla stazione AV e dalla sede del Comune di Mario Cucinella. Quello di via Fioravanti 27 è il secondo student hotel di Charlie MacGregor in Italia – il sedicesimo in Europa – dopo quello aperto a Firenze nel 2018. Costruito alla fine degli anni ’80 – prima adibito a uffici Telecom, poi abbandonato, successivamente occupato e infine sgomberato dall’amministrazione cittadina, l’edificio è stato ristrutturato con un intento

conservativo per mantenerne il carattere industriale e vagamente brutalista. Ricondotta allo scheletro, la struttura in cemento armato è stata sottoposta ad adeguamento sismico prima di procedere ai tamponamenti rigenerando le porzioni opache in cemento faccia-a-vista e sostituendo i serramenti e l’involucro mediante l’introduzione di sistemi a secco, premessa dei successivi adeguamenti energetici e impiantistici che, anche grazie alla qualità rigenerativa a livello urbano, sono valsi a ottenere una premialità volumetrica che è stata sfruttata con un nuovo livello aggiunto in copertura, realizzato in carpenteria metallica con tecnologie

di costruzione a secco. Del carattere industriale dell’edificio è stato conservato anche il notevole interasse, sfruttando l’altezza fino a 4 metri dei piani per le canalizzazioni impiantistiche, lasciate a vista anche nelle camere. Complessivamente il TSH Bologna sviluppa una superficie di 26mila metri quadrati organizzati in ambienti comuni e 361 camere – il 40% delle quali riservate agli ospiti dell’hotel – che affacciano sull’ampia piazza-corte interna che è il cuore della vita sociale del TSH. Conservata e ristrutturata, tra palme che rievocano esotici giardini nascosti dei palazzi

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› OSPITALITÀ

Matteo Fantoni Studio

Open Project

Rizoma Architetture

Dopo una lunga esperienza professionale nello studio Foster + Partners, nel 2007 Matteo Fantoni apre il proprio studio di Milano, dove opera a tutte le scale, dal masterplan al design di prodotto – sulla base dei principi della progettazione integrata, flessibile ed ecosostenibile – a una serie di progetti in Italia e all’estero. Recentemente ha aperto una sede a Punta del Este (Uruguay), dove insieme a un team internazionale ha presentato una visione per delineare possibili strategie di sviluppo sostenibile per il Paese in collaborazione con governo e istituzioni locali. Nel 2019 e 2020 Matteo Fantoni è stato nominato Italian Design Ambassador. www.matteofantoni.com

Fondato a Bologna nel 1984, lo studio di architettura e ingegneria Open Project – oggi guidato da Maurizio Piolanti (foto a destra) e Francesco Conserva – riunisce un team multidisciplinare di 45 professionisti altamente qualificati in ambiti distinti per ideare e portare a termine progetti complessi, accompagnando il committente dal concept iniziale, attraverso la realizzazionee fino ai dettagli costruttivi. Lo studio conta numerose realizzazioni nei diversi settori del residenziale, ricettivo, commerciale, produttivo e terziario. Innovativi processi di digitalizzazione e una speciale attenzione ai temi legati alla sostenibilità affiancano la consolidata tradizione operativa e progettuale. www.openproject.it

Fondato nel 2009 a Bologna (nella foto Giovanni Franceschelli, uno dei fondatori), Rizoma Architetture è formato da quindici professionisti e conta su una fitta rete di collaboratori interni ed esterni che lavorano in team. Alla base dei progetti il principio del Mix&Match, per plasmare forme innovative dell’abitare capaci di generare spazi di socialità e contagio culturale. Negli ultimi anni lo studio è stato coinvolto in diversi progetti di interior design per strutture in grado di unire ospitalità, offerta di food&beverage, spazi per il lavoro e il commercio. Nel 2019 il progetto sviluppato per The Student Hotel Firenze Lavagnini ha vinto un Mipim Award nel settore Best Mixed-Use Development. www.rizoma.me

15.60 m

11.20 m

6.27 m

1.30 m

CREDITI Località Bologna Committente TSH Italia Progetto Matteo Fantoni Studio (architettonico); Open Project (architettonico definitivo, esecutivo, progettazione integrata

Progetto degli interni Rizoma Architetture Direzione lavori Open Project Superficie 26.000 mq Camere 361 General contractor Constructors Pavimenti in Pvc Forbo Pavimenti in resina Bolid Pavimenti ceramica Marazzi Pareti esterne vetrate Iamec Srl Infissi Isa Spa Impianti climatizzazione Mitsubishi Electric Ascensori Schindler [ 100 ]

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› OSPITALITÀ

A sinistra, prospetto e sezione del TSH Bologna (©Open Project) e l’esploso con le funzioni (courtesy Rizoma Architetture). Sopra, il ristorante, una camera dell’hotel e una camera dello studentato (ph courtesy TSH).

bolognesi e un’opera di street art del milanese Never2501 che rimanda all’anima ribelle della città, la piazza centrale ora ospita una piscina, gli spazi aperti del Creativity Hub, l’ambiente di co-working accessibile con prenotazione e i tavoli dell’area ristorante. Gli interventi energetici e impiantistici hanno permesso all’edificio di ottenere una certificazione energetica Breeam ‘Good’: produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile grazie a un impianto fotovoltaico in copertura; sistema di climatizzazione ad alta efficienza a espansione diretta, gestito da Uta e unità interne con sistema a pompa di calore e recupero di calore a servizio delle camere e degli spazi comuni; alcuni sistemi a recupero di calore sono inoltre dotati di più unità terminali per la produzione di acqua calda sanitaria. Dopo l’Olanda, per TSH l’Italia è il secondo Paese per investimenti. Le prossime mosse del gruppo guidato da Charles MacGregor saranno un secondo TSH a Firenze, negli spazi di Manifattura Tabacchi, e il primo TSH di Roma

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› OSPITALITÀ

BIANCA RELAIS

CINQUE STELLE VISTA LAGO DESIGN E RICERCA REINVENTANO UNA STRUTTURA RICETTIVA A CONTATTO CON LA NATURA. L’INTERVENTO PRIVILEGIA LA VISTA DEL LAGO E DEL VERDE ELIMINANDO GLI OSTACOLI VISIVI. PROGETTO DI GIUSEPPE MANZONI, RITA CONSONNI E CARLOTTA MANZONI

Bianca Relais è il primo 5 stelle in provincia di Lecco: dieci camere, di cui otto suite, il ristorante Bianca sul Lago e il bistrot Drop. Un boutique hotel che nasce dall’esigenza di riqualificazione di un edificio degli anni Cinquanta a Oggiono, sulle sponde del lago di Annone, e dall’idea di conferirgli una nuova identità: contemporanea, attrattiva e funzionale. Il contesto lacustre, il declivio naturale del terreno che caratterizza i volumi della struttura e la suggestiva veduta sulle località di Bagnolo e di Annone Brianza spiegano la scelta progettuale attenta all’impatto ambientale e il delicato progetto di ristrutturazione del designer Giuseppe Manzoni e degli architetti Rita Consonni e Carlotta Manzoni. La nuova struttura si apre alla vista del lago e del verde circostante con la creazione di ampi prospetti vetrati e di una grande terrazza dalla forma sinuosa sul fronte principale che riprende le anse delle sponde del lago. L’ampliamento volumetrico ha consentito un uso più [ 102 ]

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razionale degli spazi e uno scambio più diretto tra le aree aperte e quelle coperte, interne ed esterne. Il fronte del vecchio edificio presentava serramenti con aperture poco armoniose tra loro, di molteplici forme e di diver-

Da sinistra, la vista da una delle suite. La struttura è perfettamente inserita in un placido contesto lacustre e gode della suggestiva veduta sulle località di Bagnolo e di Annone Brianza.


› OSPITALITÀ

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› OSPITALITÀ

I parapetti vetrati nelle camere e nel ristorante con illuminazione led integrata sono progettati da Thema. I serramenti in alluminio a taglio termico Schüco ADS e AWS 75.SI e i grandi scorrevoli in alluminio altamente performante Schüco ASS 70.HI integrano con naturalezza interno ed esterno. Nella sala ristorante il nastro continuo di vetro, soluzione custom di Thema, consente la massima continuità visiva, per avere pochi montanti, un frame snello e le campate più grandi possibili.

se tipologie con la presenza di continui montanti, traversi e porzioni di vetrate cieche che tagliavano la superficie finestrata e limitavano fortemente lo sguardo verso l’esterno. Privilegiare la vista del lago e del verde circostante eliminando gli ostacoli visivi è stato un obiettivo sempre presente nel corso della progettazione e realizzazione dell’intervento e in quest’ottica è stato previsto anche lo spostamento dell’area di parcheggio. Il progetto ha richiesto un’attenzione particolare alle nuove tecniche di consolidamento strutturale rispettando le richieste legislative in merito agli adeguamenti antisismici degli edifici e all’utilizzo di sistemi e materiali costruttivi che rispondessero al fabbisogno del contenimento energetico. Bianca Relais è una casa di lusso, più che un hotel, all’interno della quale viene proposta un’esperienza autentica e tailor-made. Evidente in particolare nelle spaziose camere dove la qualità del tempo e dello spazio rappresentano la vera ricchezza di oggi. Ogni camera possiede un proprio carattere personale con superfici e rivestimenti diversi, in particolare legno, vetro, acciaio e cuoio, proposti sui toni dei verdi. Alcune suite sono dotate di oasi private di benessere con private steam room con bagno di vapore e percorsi emozionali

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› OSPITALITÀ

Il team di architettura Il progetto di ristrutturazione architettonica e del paesaggio del Bianca Relais è stato realizzato da Carlotta Manzoni (a sinistra nella foto) e Rita Consonni, entrambe laureate in architettura al Politecnico di Milano, in stretta collaborazione con Giuseppe Manzoni, industrial designer dal 1976, dopo gli studi alla Scuola Politecnica di Design (dove ha studiato tra gli altri con Bruno Munari, Alberto Rosselli, Isao Hosoe) e membro ADI.

IL NETWORK THEATRO Per dare forma e qualità al progetto di ristrutturazione del Bianca Relais gli architetti si sono affidati alla competenza di Theatro, il network di imprese nato da un’intuizione di Thema e Schüco Italia per accompagnare i progettisti in modo coordinato nell’impegnativo percorso che porta dall’idea alla costruzione. Thema e Schüco sono state scelte per le grandi finestrature scorrevoli sul lago e tutti gli infissi e serramenti, con soluzioni dall’elevato isolamento termico e acustico. Assa Abloy Entrance Systems ha realizzato la bussola di ingresso, con vetri curvi e le porte a due e quattro ante Semi-Transparent. Di AGC sono i vetri utilizzati per i parapetti alternati agli elementi in corten forgiati a mano dalla forma filiforme che richiama un canneto. Resstende ha fornito le schermature solari esterne e le tende interne motorizzate delle suite. Le maniglie della porte sono di Valli&Valli, e nelle stanze da bagno la finitura di Florim crea un percorso verso la private steam room di Starpool, mentre la piccola palestra per gli ospiti è attrezzata con soluzioni di Technogym. L’intero edificio infine è governato da un sistema di building automation di Schneider Electric. www.theatro-italia.com

CREDITI Località Oggiono (Lecco) Area totale 3.500 mq Data inizio/fine lavori 2017-2020 Committente Lago Futuro Srl Progetto Rita Consonni, Carlotta Manzoni, Giuseppe Manzoni (designer)

Ingegnere Alberto Invernizzi Fotografie Marcello Mariana

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› OSPITALITÀ

I rivestimenti in alluminio Prefa, insieme a pietra e legno, miscelano la tradizione e l’innovazione, per un risultato architettonico elegante e armonioso.

DATI TECNICI Prefalz nei colori P.10 bianco Prefa e P.10 antracite Prefa

Materiale alluminio preverniciato spessore 0,7 mm

Lato a vista Doppio strato di verniciatura

poliammidica poliuretanica di alta qualità in coil coating

Lato posteriore Primer protettivo Formati 0,70 × 650 mm; 0,70 × 500 mm; 0,70 × 1000 mm (solo come nastro di complemento)

Peso 1,89 Kg/mq: 2,3 Kg/mq ca di

superficie per Prafalz 500; 2,2 Kg/mq ca per Prefalz 650

Colori utilizzati P.10 bianco Prefa e P.10 antracite Prefa

Gamma disponibile 19 colori standard, superficie liscia o goffrata

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› OSPITALITÀ

HOTEL TH COURMAYEUR

Il bianco ai piedi del massiccio PIETRA, LEGNO E ALLUMINIO PER UNA STRUTTURA ALBERGHIERA CHE DICHIARA LA PROPRIA MODERNITÀ E SCEGLIE L’ALLUMINIO DI PREFA PER RISCRIVERE I CANONI DEI TIPICI MATERIALI ALPINI

Con 130 camere tra cui alcune suite a doppia altezza, una piscina panoramica coperta e un centro benessere, l’hotel TH è il più grande complesso alberghiero di Courmayeur. E benché da decenni ormai l’abitato abbia assunto connotati urbani più che da villaggio alpino, proprio la scala dell’edificio ha rappresentato la principale sfida progettuale dell’architetto Domenico Mazza, oltre ad essere oggetto di un acceso dibattito cittadino. Una dimensione che non si prestava certo ai ‘graziosi’ canoni tipici della tradizionale architettura alpina. Occorreva invece instaurare un adeguato dialogo con l’imponente sfondo roccioso del massiccio che sorge alle spalle del TH Courmayeur. Queste considerazioni hanno condotto alla scelta di ‘smontare’ la volumetria in più corpi accostati e in un caso tra loro collegati da percorsi orizzontali vetrati ai piani, con il duplice vantaggio di alleggerire la massa costruita e di offrire percorsi panoramici coperti sempre fruibili dagli ospiti. La seconda scelta è stata l’articolazione dei volumi basamentali – che accolgono funzioni collettive – rivestiti in graniti del Monte Bianco, sopra i quali si elevano, bianchi come ammassi di neve, i volumi delle camere. Un unico rivestimento in nastri di alluminio Prefalz di Prefa scende dalle indispensabili

falde inclinate – non banale citazione alpina ma componente necessaria sia per ragioni meteorologiche sia per ricavare le doppie altezze interne – lungo le facciate opache, alternando, proprio come sulla Montagna, al bianco della citazione della neve il color antracite nelle fasce verticali che includono parti trasparenti. Risalta la morbidezza delle curve, non interrotte dal filo di gronda, che la lattoneria di Mauro Gualandris, incaricato della posa, ha abilmente incorporato nel tetto. In legno invece il rivestimento delle grandi logge protette che, delimitate da balaustre in ferro o da lastre di alluminio Prefa, ampliano verso l’esterno lo spazio di ogni ospite. Ampiamente utilizzato in architetture estreme, come rifugi e bivacchi di alta montagna, l’alluminio dei rivestimenti Prefa si dimostra qui adatto anche per riscrivere secondo criteri di modernità i canoni dei tipici materiali alpini: le sue caratteristiche di resistenza al gelo, agli sbalzi termici, alla corrosione, alla trazione del vento e al peso della neve proteggono al meglio dalle azioni di una natura spesso matrigna i manufatti costruiti dall’uomo. La leggerezza del materiale inoltre ben si presta per cantieri dove è necessario operare rapidamente, perché la bella stagione dura poco

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› OSPITITALITÀ

Un’elegante oasi urbana PEDRALI ARREDA IL SILENE BAR DELLO SHERATON MILANO SAN SIRO, SPAZIO ELEGANTE E FLESSIBILE PER UNA CLIENTELA LEISURE E BUSINESS

Jazz, accoglienti sedute imbottite con schienale curvato e avvolgente, separato dal sedile da un’apertura che le rende comode e funzionali.

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Frutto del radicale restyling del preesistente Grand Hotel Brun, lo Sheraton Milan San Siro è un’importante struttura della catena Marriott International, di proprietà di European Hotel Investments. Il progetto di ristrutturazione, budget 60 milioni di euro, è dello studio CaberlonCaroppi Italian Touch Architects, che ha pensato a un elegante look anni ’60, accostato a finiture e colori naturali. L’hotel, 310 camere, ospita al suo interno il Silene Bar e Restaurant, un ambiente luminoso e versatile caratterizzato da un gioco di luci e design in cui si alternano consistenze e colori: tocchi grigi e dorati si fondono con linee nette e trame di carattere, definendo uno spazio rilassante e al tempo stesso funzionale. Caratterizzato da un ampio tavolo comune attorniato da numerosi tavoli, l’ambiente favorisce l’in-

contro e la condivisione, con diverse proposte di menù lungo l’arco della giornata. Gli elementi d’arredo di Pedrali, inseriti in sintonia con il concept del ristorante, garantiscono la massima adattabilità all’interno di ambienti contract: poltrone e sgabelli della collezione Jazz, caratterizzati da armonia di forme, ergonomia ed eleganza; poltrone Vic, design Patrick Norguet, avvolgenti ed eleganti nella loro semplicità; le Babila di Odo Fioravanti, proposte nella versione soft. A completare l’arredo, le poltrone Nemea di CMP Design, una collezione in multistrato di frassino e i tavoli Inox. Nella bella stagione, il giardino terrazzo – allestito con i tavoli Lunar, di Pio e Tito Toso e le poltrone Island di Claudio Dondoli e Marco Pocci – si trasforma in una serena oasi urbana


› OSPITALITÀ

Gli spazi luminosi e rilassanti del Silene Bar&Restaurant dello Sheraton Milano San Siro (ph. credits Matteo Barro).

Da sinistra, Nemea, una collezione di sedute dalle forme classiche in multistrato di frassino e gambe in massello di frassino. Vic, poltroncina imbottita con schienale che si solleva dal sedile a creare un’apertura che le conferisce un senso di leggerezza. Design senza tempo per la poltrona Babila, qui nella versione con scocca imbottita e gambe in massello di frassino.

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› OSPITALITÀ

BSJ 15, FIRENZE

IL RESORT CHE DISSEMINA ARTE AMBIENTI COME UNA GALLERIA D’ARTE IN UN PALAZZO MEDIEVALE OLTRARNO. UN’OFFERTA RIVOLTA A UN TURISMO CULTURALMENTE CONSAPEVOLE, LONTANA DALL’APPROCCIO SPECULATIVO DEL LOW-COST CHE NEGLI ANNI SCORSI AVEVA PEGGIORATO LA QUALITÀ URBANA DI MOLTI CENTRI STORICI di Giovanni Bartolozzi

Finita la stagione del turismo di massa che ha moltiplicato alloggi a dismisura, spesso improvvisati e con una bassa qualità abitativa, si prefigura per le nostre città uno scenario nuovo, fatto di investimenti meditati e spazi progettati per vivere esperienze confortevoli e speciali. Firenze e il suo centro sono stati strangolati nell’ultimo decennio, deteriorati da un accanimento turistico senza precedenti. Si tratta di una pagina della storia urbanistica, apparentemente chiusa, che sta attivando un riassetto del mercato immobiliare e che ha spinto gli imprenditori più attenti a puntare su nuove sostanze e sulle emergenze locali. L’esperienza progettuale del resort BSJ 15, recentemente ultimato a Firenze dall’architetto Pino Brugellis, ne è vivace testimonianza.

Giovanni Bartolozzi, architetto, PhD, co-fondatore dello studio Fabbricanove di Firenze, è docente alla Facoltà di Architettura di Firenze, al Design Campus di Calenzano e alla Accademia Cappiello di Firenze. Co-curatore del ciclo fiorentino di mostre Radical Tools tenuto a Base/progetti per l’arte, ha curato la mostra Leonardo Ricci: il tavolo dell’architetto al Museo Novecento di Firenze e gli allestimenti di Source Self Made a Firenze e Milano. Recentemente ha pubblicato il volume Verso il progetto (Didapress, Firenze 2019). Nel 2013 aveva già pubblicato Leonardo Ricci Nuovi modelli urbani per i tipi di Quodlibet. www.fabbricanove.com/studio [ 110 ]

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› OSPITALITÀ

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› OSPITALITÀ

CREDITI Località Firenze Committenza RIV srl Progetto architettonico e Direzione artistica arch. Pino Brugellis

Direzione Lavori arch. Marco Lastrucci Progetto strutturale Arch. Stefano Picchi Progetto Impiantistico Studio tecnico associato Mannelli, Giannini, Andreini

Progetto domotico Next works Consulenza illuminotecnica arch. Stefania Galanti

General contractor Rebuilt di Fabio Fanfarillo Realizzazione impianti meccanici e idraulici Marco Lazzerini

Realizzazione impianti elettici e domotica Elettroti di Failli

Infissi esterni Tecnolegno Infissi interni MTS/Tesi Forniture Giulio Tanini (contract), Targetti Sankey (luci), Focardi e Cerbai (forniture edili)

Arredi Poltrona Frau, Kartell, Artemide Fontana Arte

Realizzato a pochi passi da Ponte Vecchio, all’interno di un palazzo di origini medioevali, come testimonia lo scrigno bugnato in pietra forte, il resort è articolato su due livelli, con quattro camere per piano. In continuità con l’accogliente androne su Borgo San Iacopo, uno spazio comune e multifunzionale, rivolto su una piccola corte interna, anticipa ai visitatori l’atmosfera non ordinaria del resort. Il progetto mette a punto una modalità d’intervento chiara e decisa che neutralizza gli interni e ne esalta la spazialità attraverso l’utilizzo di superfici materiche attentamente calibrate. Il pavimento in rovere stabilisce una continuità fluida tra gli ambienti, differenziati dal sofisticato sistema d’illuminazione perimetrale dei soffitti e dalle eleganti colorazioni delle pareti, sensibili alla quantità di luce naturale proveniente dall’esterno. Il risultato è una sequenza immersiva di spazi in cui elementi d’arredo progettati su misura definiscono punti di vista a forte carica plastica. Angoli e piccole superfici sono ottimizzati per offrire al visitatore una permanenza confortevole, accentuata dal dialogo tra gli spazi privati delle camere e i soggiorni comuni rivolti sul piccolo patio. C’è in realtà molto di più in questa ristrutturazione. Pino Brugellis è attento ai meccanismi dell’arte contemporanea e ha profuso in questo lavoro il suo profilo curatoriale, organizzando il resort come un piccolo museo nel quale ha attentamente posizionato le opere dei nove artisti fondatori di Base / progetti per l’arte. Le grafiche di Maurizio Nannucci, Paolo Masi, Remo Salvadori, Massimo [ 112 ]

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Bartolini, Marco Bagnoli, Paolo Parisi, Massimo Nannucci, Vittorio Cavallini ed Enrico Vezzi accompagnano il visitatore in un percorso senza precedenti e unificano la sequenza di camere minuziosamente progettate. Il palazzo si trova in angolo tra Borgo San Jacopo e Via Toscanella. Sono le strade in cui operava negli anni Settanta e Ottanta Mario Mariotti, l’artista fiorentino più popolare, che proprio in via Toscanella ha lasciato una delle opere permanenti meno note e più ironiche, animate dallo spirito di protesta nei confronti di alcune scelte dell’amministrazione di quegli anni: La Madonna del puzzo. Opera che i visitatori di domani potranno riscoprire, insieme alle 60 opere di artisti internazionali che Pino ha disseminato tra le stanze e gli spazi di questo antico palazzo

Qui e alle pagine precedenti, il piccolo resort fiorentino che negli ambienti e nelle camere espone 60 opere di artisti internazionali, poste in interessante dialogo sia con gli elementi antichi che ancora caratterizzano il palazzo trecentesco sia con gli arredi minuzioosamente progettati e realizzati (foto ©Leonardo Morfini).


› OSPITALITÀ

Presso l’ingresso del palazzo è facile incappare nella ‘madonna del puzzo’, opera permanente realizzata negli anni Settanta dall’artista fiorentino Mario Mariotti

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› OSPITALITÀ / LUCE

IL PROGETTO DELLA LUCE NELL’OSPITALITÀ di Jacopo Acciaro

Jacopo Acciaro si laurea in architettura al Politecnico di Milano e sviluppa da subito un forte interesse per il mondo della luce. Si forma nello studio di Piero Castiglioni con il quale collabora per alcuni anni prima di fondare Voltaire Lighting Design, una struttura professionale che si occupa di progetti di illuminazione per l’architettura, l’interior e l’urbanistica, oltre a progettare corpi illuminanti custom made. Acciaro ha svolto attività di docenza e tiene regolarmente corsi di illuminotecnica. www.voltairedesign.it [ 114 ]

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La complessità tecnica del tema luce e la cultura progettuale che il mondo dell’hotellerie richiede rendono essenziale la presenza di un lighting designer che, integrandosi fin dai momenti iniziali del progetto, possa accompagnare il gruppo di progettazione nel raggiungimento di un risultato unitario e organico. I contenuti del progetto illuminotecnico si legano alla composizione architettonica, ai rapporti tra i volumi e gli spazi, alla valorizzazione delle geometrie e dei colori, e rendono quindi possibile la creazione di un ambiente profondamente suggestivo e poetico. In questo contesto, la luce è chiamata a valorizzare i vari ambienti di una struttura: esterni, hall, spazi comuni e camere sono infatti gli ambienti in cui il lighting designer può contribuire a creare una specifica e indimenticabile emozione. Al tema luce viene spesso affidato il compito di trasmettere il primo feeling dell’hotel che, inserito nel contesto urbano, aspira a divenire un punto focale ben visivo anche da scorci prospettici distanti o non agevoli. Una prima sensazione che deve rimanere impressa nella mente del fruitore che tende ad associare ad un’immagine, ad una suggestione, un determinato brand o hotel. Aiutare la location ad essere “letta” rappresenta una sfida che la proprietà richiede e che spesso si traduce per la stessa in un tema di business; creare una forte riconoscibilità comporta infatti una maggior affluenza di clienti. Che siano strutture moderne e trattate con approcci progettuali molto evocativi e spesso con interventi di media façade o che siano strutture storiche con interventi di valorizzazione, il tema luce rappresenta spesso il primo biglietto da visita del brand e dell’hotel. Un esempio di media façade è lo Yas Hotel di Abu Dhabi in cui sono stati utilizzati apparecchi della tipologia a dots Led Rgbw posizionati in maniera massiccia e puntuale lungo la copertura e programmati per renderla sinuosa e vibrante con sequenze luminose multimediali. Nel Kimpton Fitzroy Hotel di Londra, invece, l’illuminazione si mette a servizio dell’illustre storia dell’edificio assecondando ed enfatizzando i dettagli architettonici e le cromie dei materiali con sorgenti a Led ad alta resa cromatica posizionate in maniera puntuale e mimetizzata. L’effetto finale è il perfetto bilanciamento dell’intensità di ogni effetto luminoso; inoltre l’utilizzo capillare di apparecchi a bassa potenza ha permesso di creare la giusta dose di drammaticità e contrasto.

L’ELEMENTO LUCE NEL MONDO DELL’HOTELLERIE SI INSERISCE IN MANIERA TRASVERSALE E CON UN FORTE IMPATTO PERCETTIVO, RICOPRENDO UN RUOLO DETERMINANTE NELLA CREAZIONE DEL MOOD E DELLE SENSAZIONI CHE NE CARATTERIZZANO GLI AMBIENTI. LA SUA CAPACITÀ DI GENERARE SUGGESTIONI E STIMOLARE EMOZIONI LA RENDE UNO STRUMENTO ESTREMAMENTE POTENTE E COMPLESSO CHE, SE SAPIENTEMENTE GOVERNATO, VALORIZZA L’ESTETICA DEGLI SPAZI DI ACCOGLIENZA E IL COMFORT PER IL CLIENTE, INCREMENTANDO DI CONSEGUENZA IL BUSINESS DEGLI IMPRENDITORI.


› OSPITALITÀ / LUCE

A destra, tipico esempio di corretta illuminazione di una facciata storica per il Kimpton Fitzroy di Londra. Progetto di Lighting Design International. Foto Gavriil Papadiotis, courtesy Lighting Design International. Diverso approccio per lo Yas Hotel di Abu Dhabi, dove troviamo un esempio di media façade: l’uso massiccio di led con sequenze luminose multimediali ne valorizza la forma sinuosa e rende l’architettura futuristica e vibrante. Lighting consultant Arup. Progetto di architettura Asymptote Architecture.

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› OSPITALITÀ / LUCE

Per il PuXuan Hotel di Pechino si è optato per soluzioni illuminotecniche minimal e fortemente integrate con l’architettura. Qui l’elemento luce trova la sua massima espressione nella hall-lounge. ll progetto illuminotecnico dello studio The Flaming Beacon di Melbourne si orienta su una leggera illuminazione diffusa a tonalità calda proveniente dalla struttura posizionata a soffitto, abbinata a una valorizzazione delle superfici verticali in grado di rendere chiari volumi e profondità. Interior design MQ studio. Photo Zhu Hai, Jiao Yang.

Superata la soglia dell’ingresso, la hall e gli ambienti annessi ricoprono un ruolo determinante nell’accogliere il cliente. In questi spazi si inaugura l’esperienza che il cliente andrà a vivere grazie al suo soggiorno nella struttura; il tema illuminotecnico si inserisce in maniera determinante e fortemente connessa all’interior design e all’identità che si vuole comunicare. La complessità del luogo richiede un approccio illuminotecnico trasversale, in grado di coniugare aspetti prettamente funzionali (corretti valori di illuminamento, alto comfort con abbagliamenti contenuti, qualità della resa cromatica dell’emissione luminosa, etc) con una chiara personalità delle scelte compositive. Possono esserne un esempio soluzioni illuminotecniche minimal e fortemente integrate con l’architettura o più rappresentative con l’inserimento di oggetti luminosi più o meno forti e dichiarati. Per il primo caso possiamo citare il PuXuan Hotel di Beijing, in cui l’integrazione tra l’architettura e l’elemento luce trova la sua massima espressione nella hall-lounge. Una leggera illuminazione diffusa a tonalità calda proveniente dalla struttura posizionata a soffitto, abbinata a una valorizzazione delle superfici verticali in grado di rendere chiari volumi e profondità, rendono l’ambiente ben equilibrato e armonioso. La medesima tipologia di spazio, tuttavia, può anche essere approcciata con una strategia illuminotecnica completamente differente, in cui i corpi illuminanti decorativi diventano i protagonisti dello spazio stesso. Ne è un esempio il progetto di DPA lighting consultants per il Mandarin Oriental Hotel di Jumeirah, Dubai, dove alberi luminosi entrano nel progetto con marcate valenze estetiche e in piena sinergia con il lighting design dell’intervento; grande importanza è stata data all’armonia delle tonalità delle emissioni luminose e al rapporto che esse instaurano con i differenti materiali presenti nella hall. Il risultato finale risulta molto ricco di elementi ma altrettanto organico e ben bilanciato nelle atmosfere luminose. [ 116 ]

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› OSPITALITÀ / LUCE

Un altro tema importante nel progetto di lighting design per i complessi ricettivi è la camera, dove il comfort, la possibilità di trovare un’atmosfera accogliente e la flessibilità nella gestione delle accensioni definiscono gli obiettivi primari di un risultato di successo. L’illuminazione deve essere in grado di accompagnare il cliente nei diversi momenti di fruizione della camera e contemporaneamente generare una sensazione di accoglienza e intimità. Le scelte illuminotecniche sono spesso caratterizzate da una forte integrazione con l’interior design della camera e i suoi elementi d’arredo e dalla ricerca dell’equilibrio perfetto tra illuminazione diffusa (indiretta-diretta tramite gole luminose o apparecchi decorativi) e illuminazione d’accento. Fondamentale risulta assecondare con una buona illuminazione anche gli spazi dedicati alle attività (una corretta illuminazione della scrivania, della zona armadio, per il comodino e la lettura a letto, etc) mantenendo sempre un ottimo compromesso tra quantità luminosa e comfort. Un risultato ottimale è stato raggiunto dal nostro studio con il progetto della camera dell’hotel Viu Milan, all’interno del quale l’attenzione ad ogni dettaglio e alla relazione spaziattività-luce è stata ottimizzata. La presenza dell’illuminazione d’atmosfera diffusa e morbida, generata dalle gole luminose presenti a soffitto e dagli apparecchi decorativi, alternata con l’uso di apparecchi a incasso per l’illuminazione d’accento, genera un ottimo equilibrio tra zone maggiormente illuminate e aree ‘più soft’. Al bagno è stata dedicata particolare attenzione al fine di ottenere una corretta illuminazione frontale nell’area specchi, con l’inserimento di spot dedicati ad aumentare il contrasto delle geometrie. La scelta di utilizzare tutte sorgenti a led ad alta resa cromatica (Ra>90) ha garantito l’abbattimento dei consumi energetici, mantenendo uno standard qualitativo dell’emissione luminosa molto elevato. Un altro esempio di come l’elemento luce possa essere determinante e fortemente integrato nel tema camera lo si può comprendere nel progetto dello studio Noa*-network of architecture per l’Hotel Panorama di Caldaro e in particolar modo nella Cabana 701, un’idea di camera sicuramente fuori dagli schemi. La sorgente luminosa si connette e si cela in maniera del tutto naturale con la struttura, struttura, determinando una percezione organica, quasi olistica e mai invasiva del rapporto spazio-luce. Lo studio esprime qui la vera essenza della luce quale elemento naturale in grado di disegnare gli spazi, modellarli e rivelarne la presenza. Come si può comprendere, nel settore dell’accoglienza internazionale il progetto di lighting rappresenta una componente di notevole importanza, con sfaccettature spesso differenti e con variabili sempre nuove. Oggi viviamo una grande evoluzione per quanto riguarda gli aspetti tecnologici e gli strumenti illuminotecnici con tecnologia Led a disposizione del progettista si sono moltiplicati a dismisura fornendo la possibilità di comporre soluzioni estremamente performanti da tutti i punti di vista. Ci sono argomenti ancora da sviluppare, come l’interazione tra il fruitore e gli ambienti dell’hotel grazie a nuove tecnologie come l’IoT (Internet of Things), che consente di interagire in maniera capillare e smart con gli utenti e monitorarne flussi e spostamenti raccogliendo e distribuendo molteplici informazioni. J. A. [ 118 ]

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In alto, la Cabana 701 dell’Hotel Panorama di Caldaro, progettato dallo studio Noa*-network of architecture nel 2012 nell’ambito dell’ampliamento della struttura. Una piccola suite per dormire sotto le stelle. Qui la sorgente luminosa si connette e si cela in maniera del tutto naturale con la struttura. Foto di Alex Filz. Per le camere dell’hotel Viu Milan (foto a destra), Voltaire Lighting Design ha optato per un’illuminazione d’atmosfera diffusa e morbida, generata dalle gole luminose presenti a soffitto e dagli apparecchi decorativi e che, alternata con l’uso di apparecchi a incasso per l’illuminazione d’accento, genera un ottimo equilibrio tra zone maggiormente illuminate e aree più soft. Studio di architettura Arassociati. Foto di Lin Qi.


› OSPITALITÀ / LUCE

NELLE CAMERE UN BUON PROGETTO DI ILLUMINAZIONE DEVE SAPER GENERARE UN’ATMOSFERA ACCOGLIENTE E OFFRIRE LA NECESSARIA FLESSIBILITÀ NELLA GESTIONE DELLE ACCENSIONI, ELEMENTI CHE DEFINISCONO GLI OBIETTIVI PRIMARI DI UN RISULTATO DI SUCCESSO. IN SOSTANZA LA LUCE DEVE ACCOMPAGNARE IL CLIENTE NEI DIVERSI MOMENTI DI FRUIZIONE DELLO SPAZIO, CON UN PERFETTO EQUILIBRIO TRA ILLUMINAZIONE DIFFUSA E ILLUMINAZIONE D’ACCENTO

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› ARCHIWORKS

PROSPETTO E SEZIONE VIA DELLA STUFA, SCALA 1:100

MDU Architetti Lo studio è stato fondato a Prato nel 2001 da Alessandro Corradini (Firenze, 1964), Cristiano Cosi (Montevarchi, 1974) e Marcello Marchesini (Prato, 1970), tutti e tre laureati in Architettura a Firenze. La denominazione (Mdu – Misuratori del Differenziale Urbano) descrive l’approccio dello studio al progetto di architettura, inteso come esplorazione del differenziale latente di un “supercontesto” che racchiude l’insieme delle possibili relazioni di un luogo, incluse le relazioni umane, perché il compito dell’architettura è quello di migliorare la vita delle persone. Un approccio che implica un’intensa attività culturale e di ricerca e che ha portato alla progettazione di numerose opere per committenti pubblici e privati. Tra queste ricordiamo la sede della Camera di commercio di Prato, la nuova sede di Develer a Campi Bisenzio, l’intervento per l’Aula Magna del rettorato dell’Università degli Studi di Milano. Lavori di MDU sono stati esposti alla 14. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia ‘Innesti/Grafting’. www.mduarchitetti.it

La ristrutturazione, che ha potuto beneficiare dell’ecobonus 65% comprende un cappotto poliuretanico esterno di 10 cm inserito anche in copertura

LA MODERNITÀ IN DIALOGO CON IL CONTESTO STORICO Dalla relazione progettuale Questo progetto di ristrutturazione, concepito da Mdu Architetti per una piccola abitazione nel centro storico di Prato, via della Stufa 38, poggia sul presupposto di mantenerne l’unitarietà sia da un punto di vista architettonico sia tipologico, rendendola più luminosa, vivibile e confortevole. Si tratta di un edificio alto e stretto, con una scala d’ingresso che taglia longitudinalmente tutti i piani e consente la distribuzione e l’accesso alle varie quote. Si sono affrontate delle demolizioni, per togliere quei tramezzi che avevano compromesso lo spazio esistente originario, e operati dei riassetti. Per quanto riguarda la luce, la vigente normativa del Comune di Prato dà la possibilità di allargare le finestre esistenti e, di conseguenza, di modificare i prospetti esterni consentendo così non [ 120 ]

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solo di portare luce e aria all’interno dell’abitazione, ma anche di aprire un dialogo con la città e di mettere in contatto la sfera privata con quella pubblica. Questa opportunità ha condotto a una rifessione sul tema dell’esistente e sulla possibilità di intervenire in contesti storicizzati come questo, affrontando il tema del rapporto tra antico e nuovo, tra preesistenze e nuove architetture. L’approccio seguito è quello legato alle esperienze di Ernesto Nathan Rogers, che accoglie le potenzialità del linguaggio contemporaneo come strumento lecito per dialogare con le preesistenze urbane e architettoniche nel rispetto del contesto storico nel quale il nuovo progetto si inserisce. Dialogare e rinnovare sono i due concetti che Rogers esprime attraverso il suo modus operandi: re-interpretare


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Il basamento in intonaco liscio è sovrastato dalla facciata a fughe parallele realizzata con la tecnica dello sgraffito, ottenuta inserendo nell’intonaco grezzo listelli in legno poi rimossi. In alto, la tettoia di gronda disegnata con tre scalettature sporge di un metro sulla facciata e nasconde uno spazio terrazzato a filo parete.

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› ARCHIWORKS PROSPETTO E SEZIONE VIA DELLA STUFA, SCALA 1:100 PIANTE VIA DELLA STUFA, SCALA 1:100

ingresso

terrazza terrazza camera camera salotto-pranzo

guardaroba

PIANTA PT

camera

lastrico solare

cucina

bagno

salotto

lav.

veranda

bagno

PIANTA P3

PIANTA P2

PIANTA P1 PIANTA COPERTURE

Oltre al cappotto poliuretanico, l’abitazione è stata dotata anche di serramenti Schüco a taglio termico.

la storia. Re-interpretare consente, al nuovo e al vecchio, di arricchirsi a vicenda. In via della Stufa non è tanto la qualità architettonica dei singoli edifci ad essere di interesse storico-artistico, ma piuttosto la qualità urbana che tutti insieme esprimono. Si è pensato così a questa struttura come a una torre che ha perso la sua funzione difensiva sottolineandone la verticalità allungando, anziché allargarle, le finestre, e eliminando anche il parapetto in muratura esistente. Le persiane sono in legno con apertura a spinta verso l’esterno e gli infissi a tutta altezza. Il rivestimento dell’involucro, che appare a liste di conci orizzontali, fa riferimento a quelli realizzati con la tecnica dello ‘sgraffito’, un metodo antico per l’esecuzione di in-

CREDITI Località Prato Committente privato Progettazione architettonica MDU architetti (Alessandro Corradini, Cristano Cosi, Marcello Marchesini)

Collaboratori Brando Barni, Gianmarco Dolfi, Francesca Macchioni

Progettazione strutture Massimo Perri Progettazione impianti Luca Tocchio Coordinatore per la sicurezza Sandra Margarolo Superficie intervento 150 mq su 3 piani Impresa di costruzioni F.lli Musmalej Cronologia 2017 (progetto) 2019 (realizzazione) Infissi Schüco Tende Griesser Italia Sanitari Olympia Radiatori Irsap Fotografie Filippo Bardazzi [ 122 ]

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tonaci decorati, già documentati nel 1550 dal Vasari nel suo trattato Le Vite. Gli intonaci a sgraffito sono costituiti da due strati di colore contrastante – o anche tono su tono – il più superfciale dei quali viene graffiato secondo un preciso motivo decorativo o disegno geometrico. A Prato è ben visibile l’esempio del palazzo in piazza San Francesco, di lato alla chiesa omonima. Il disegno qui creato, in dialogo con quello delle persiane per forma e ritmo, è stato realizzato con l’inserimento di listelli fissati sull’intonaco grezzo e poi eliminati, andando a creare una serie di fughe parallele concepite secondo un ritmo sincopato che, mano a mano che sale, si apre sempre di più: alla trama fitta in basso corrisponde un disegno più ampio e dilatato all’estremità alta. I colori scelti sono quelli dai toni caldi e monocromi ritenuti più eleganti e appropriati a quelli già presenti nel ccontesto urbano. Un ultimo accorgimento infine è stato quello di uniformare la linea di gronda a quella dell’edificio in stile liberty adiacente. Il risultato ottenuto è quello di un fronte leggero dove i pochi elementi inseriti sono la conseguenza di una lettura sensibile del contesto, di un’interpretazione critica dell’esistente nella logica di valorizzare e potenziare la qualità architettonica dell’antico tessuto urbano della città. Grazie alla resalizzazione di un cappotto poliuretanico di 8 cm di spessore (che riguarda anche la copertura), di infissi in alluminio a taglio termico Schüco e all’installazione di una caldaia a condensazione, l’intervento – che inizialmente era stato pensato solo come progetto di ristrutturazione interna – ha potuto usufruire dell’agevolazione fiscale ‘ecobonus’ del 65%

Gli interventi rendono più luminosa, vivibile e confortevole l’abitazione e permettono all’edificio di instaurare un nuovo dialogo con la città e la sua storia

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Substratum Substratum è stato fondato a Roma nel 2017 da Giorgia Castellani, Giovanni Tamburro e Ganesh Poggi Madarena, che vi hanno apportato le esperienze maturate – dopo il percorso di studi – presso altri studi di architettura. Il principale oggetto di interesse dello studio è la materia storica, che si traduce in lavori di restauro conservativo di beni storicoartistici, ristrutturazione di appartamenti e progetti di architettura d’interni, rilievi di precisione con strumenti laser. Substratum si occupa anche di architettura temporanea realizzando allestimenti espositivi e museali. www.substratum.it

Nei disegni, il prospetto principale nel confronto tra lo stato di fatto e di progetto. Il risultato – foto – è caratterizzato dalla facciata basamentale in mattoni faccia a vista, dai nuovi imbotti delle aperture e dai parapetti in vetro. L’allineamento delle finestre, vincolato, è stato mantenuto. I serramenti sono stati sostituiti con nuovi infissi a taglio termico in legno realizzati da una falegnameria locale. A destra, il fronte nord rivolto verso la corte interna (ph. ©Giulio Valerio Mancini).

CREDITI Località Gubbio (Perugia) Committente Mameli srl Progetto architettonico Substratum Progettisti Giorgia Castellani, Giovanni Tamburro, Ganesh Poggi Madarena

Strutture Gianluca Bei Impianti Alessandro Giusti Superficie 500 mq Costo 500.000 euro Cronologia 2018-2019 Foto Giulio Valerio Mancini [ 124 ]

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RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA E ADEGUAMENTO SISMICO, GUBBIO

UN ESEMPIO VIRTUOSO

IL RETROFITTING PUÒ E DEVE GENERARE BUONA ARCHITETTURA: QUESTO L’APPROCCIO DI SUBSTRATUM PER IL PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE DI UN EDIFICIO A USO MISTO – COMMERCIALE E RESIDENZIALE – A GUBBIO La filosofia dello studio romano si esplicita con chiarezza fin dalla scelta del nome: Substratum, ovvero, spiegano i giovani architetti, «steso sotto, già di per sé materiale progettuale in quanto pre-esistenza che chiede di essere restituita a una contemporaneità inattuale. In senso arcaico è ciò che sta sotto, talora nascosto, ma pur sempre ciò che tiene, materia fatta di relazioni solide, connessioni costanti, collegamenti persistenti. Esige uno sguardo acuto, dinamico, capace di leggere dal basso verso l’alto e ritorno, di lato e di traverso, fuori e dentro». Nel proprio lavoro di ricerca lo studio promette un’indagine attenta alle luci e soprattutto alle ombre «perché sono queste a dare spessore e sostanza, capace di rintracciare segni e disegni, di ricostruire tessuti e trame, di connettere idee a idee, colori a forme, gesti a corpi, sensi a sogni».

E così, attraverso il progetto Civico 23, l’aspetto dell’edificio di cinque piani, espressione di un’edilizia anni Sessanta, è stato rinnovato innanzitutto ascoltandone l’essenza e creando di conseguenza una nuova trama più aderente all’oggi sia da un punto di vista meramente estetico sia dal punto di vista dell’efficienza energetica. L’intervento più evidente è il basamento realizzato con una cortina in mattoni dal disegno contemporaneo; inoltre sono state disallineate le aperture attraverso imbotti in ferro diversamente strombate, rifinita la vetrata della scala con una lamiera stirata e rivestita la facciavista originaria con un cappotto termico intonacato realizzato da un’impresa edile locale, intervento che ha contribuito in misura significativa al miglioramento energetico dell’edificio. L’inte-

ro progetto di riqualificazione e la sua realizzazione hanno prodotto addirittura un salto positivo di quattro classi energetiche, dalla G alla C, che ha permesso di usufruire dell’Ecobonus. Così come la realizzazione degli interventi di adeguamento sismico ha consentito un passaggio di classe sismica, dalla classe G alla classe B, che ha reso possibile l’ottenimento dei vantaggi fiscali del Sismabonus. Il progetto ha previsto la ridistribuzione di tutti gli spazi interni commerciali e dei quattro appartamenti e la conversione del sottotetto a uso abitativo, grazie al rifacimento della copertura ai fini dell’adeguamento sismico. Nell’attico è stata elaborata un’idea spaziale fluida, articolata intorno a un camino centrale e arricchita da una terrazza a tasca realizzata ex novo

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GNR_IL GENERALE, IVREA NEL PROGETTO DI ARCHISBANG LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA È OCCASIONE PER DARE QUALITÀ ARCHITETTONICA A UN ANONIMO PALAZZOTTO DI PROVINCIA DEGLI ANNI SETTANTA

CREDITI Località Ivrea Progetto di architettura e DL Studio Archisbang (Silvia Minutolo, Marco Giai Via, Alberto Perino)

Progetto strutture Ing. Marco Cuccureddu Impresa di costruzioni Perino Costruzioni Sistema di isolamento facciata Isotec Brianza Plastica

Finiture murali interne e esterne Tassullo Superficie 450 mq Data completamento dicembre 2019 [ 126 ]

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LA VILLETTA CAMBIA VOLTO Rimettere in moto il ciclo di vita di un edificio: questo in sintesi lo spirito con cui Archisbang ha affrontato il progetto di ristrutturazione di un edificio residenziale, nella convinzione che sia possibile intervenire sull’esistente rispettando l’impronta, contenendo lo spreco, la produzione di rifiuti di difficile smaltimento e rigenerando non solo l’edilizia ma anche l’architettura. Della preesistenza è stata colta, enfatizzandola, l’imponenza volumetrica nel rapporto con l’intorno, un discreto contesto residenziale sulla collina di Ivrea. Pieni e vuoti sono stati ridisegnati con grandi fori quadrati e la copertura trasformata in ulteriore piano calpestabile: un intimo rooftop con vista sull’arco alpino e la serra morenica del Canavese. Dopo aver portato allo scheletro e adeguato sismicamente la struttura, l’involucro è stato

isolato con un sistema a cappotto esterno cui sono state applicate lastre di calcestruzzo alleggerito rifinite a intonaco grezzo in malta di calce naturale. Il lavoro sulla massa conferisce all’architettura l’aspetto di una fortezza, in contrasto con i grandi fori trasparenti delle finestre. Il peso dell’attacco a terra è sottolineato dalla presenza della grande roccia su cui l’edificio si innesta, che, liberata, diventa un elemento percepibile a tutti i livelli, tramite il gioco di vuoti e doppie altezze sul fronte sud. Il programma prevedeva la realizzazione di tre appartamenti la cui indipendenza trova espressione nel nastro metallico della scala esterna, mentre un ascensore e il vano scala interni legano comunque l’insieme in un sistema unitario. Il piano terra è adibito ad autorimessa e cantina in parte ricavata nel-


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Archisbang Lo studio torinese Archisbang – Silvia Minutolo, Marco Giai Via e Alberto Perino i partner – si occupa di progettazione architettonica, spazialità non convenzionale e cura del dettaglio nella realizzazione di architetture per l’innovazione, la formazione e la cultura, con particolare attenzione per la riqualificazione del patrimonio esistente e l’inserimento degli interventi nel loro specifico contesto. Attualmente lo studio è attivo nella progettazione di interventi di edilizia scolastica sul territorio nazionale, oltre a gestire progetti in ambito residenziale e terziario in cui emergono trasversalmente le stesse tematiche di sostenibilità, flessibilità e contaminazione tra le diverse funzioni. Archisbang ha ricevuto una menzione d’onore al premio Architetto Italiano 2020. www.archisbang.com

Caratterizza l’architettura una scala metallica esterna che sottolinea anche l’indipendenza dei tre appartamenti in cui è organizzato l’edificio. In copertura, resa calpestabile, anche una piscina. Accanto, le grandi aperture che bucano, alleggerendola, una massa volutamente imponente (ph. ©Aldo Amoretti).

la roccia. Al primo, due mini appartamenti condividono uno spazio living, rimodulando all’occorrenza le loro dimensioni attraverso un pannello in legno manovrabile a 180°. All’ultimo livello è collocata la residenza principale. Qui la camera da letto è racchiusa in un box di calcestruzzo armato a vista che funge da principale rinforzo della struttura esistente e sostiene, al di sopra, la piscina sul tetto. Gli spazi fluidi dell’ambiente interno sono caratterizzati da pareti grezze in continuità con l’esterno, pavimenti in cemento elicotterato intervallato da porzioni lavorate con effetto seminato e parquet. Il legno delle porte, dei serramenti e degli arredi su misura ammorbidisce l’atmosfera severa delle linee minime, insieme ai grandi scorci vetrati sul verde esterno e ai tagli di luce che intercettano i diversi piani.

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› ARCHIWORKS 4

Gnr_il Generale, sezione verticale scala 1:20 1

Solaio di copertura 20 mm doghe teak 60/120 mm distanziali 2x4 mm guaina impermeabile 2x120 mm isolante termico ad alta densitĂ 1 mm barriera al vapore 210 mm solaio esistente laterocemento 20 mm intonaco in calce naturale

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Solaio di piano 90 mm calcestruzzo elicotterato con resina epossidica 50 mm pannelli radianti 5 mm isolante acustico 100 mm massetto alleggerito 210 mm solaio esistente laterocemento 20 mm intonaco in calce naturale

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Solaio controterra 90 mm calcestruzzo elicotterato ai silicati 50 mm isolante termico 1 mm barriera al vapore 100 mm pavimento esistente

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4 Parapetto 15 mm intonaco in calce naturale + rasante idrorepellente 15 mm lastra fibrocemento 160 mm isolante termico facciata nord e ovest / 120 mm isolante termico facciata est e sud 200 mm calcestruzzo 80 mm isolante termico 15 mm lastra fibrocemento 15 mm intonaco in calce naturale + rasante idrorepellente 5 Triplo vetro senza telaio su cassonetto prefabbricato, fisso 6 92 mm infisso in legno con triplo vetro con zanzariera, anta unica

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7 Facciata 15 mm intonaco in calce naturale + rasante idrorepellente 15 mm lastra calcestruzzo alleggerito 160 mm isolante termico facciata nord e ovest / 120 mm isolante termico facciata est e sud 10 mm intonaco esistente 380 mm muratura esistente in laterizio 20 mm intonaco in calce naturale 8

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Scala esterna in acciaio HEA 140 ancorata al solaio 8x215 mm cosciali 30 mm grigliato 4 mm lamiera parapetto su lame 6x40 mm

9 Soglia in calcestruzzo su cassonetto prefabbricato

Lo stato di fatto e, sotto (foto ŠAldo Amoretti), l’edificio una volta completata la trasformazione.

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SUPERBONUS

110% Le agevolazioni fiscali sono un’occasione strategica per migliorare la qualità dell’ambiente costruito. Il ruolo degli architetti e le proposte dell’industria Antonio Morlacchi In un Paese di sussidi il termine ‘bonus’ non suona particolarmente brillante se riferito a interventi su un patrimonio edilizio obsoleto – secondo il Cresme la metà dei 12,2 milioni di edifici a destinazione d’uso residenziale, dei quali 11 di condomìni pluripiano, è in classe energetica G o F – che potrebbero migliorare anche la qualità ambientale. Il superbonus dovrebbe piuttosto rientrare a pieno titolo nella strategia europea del Green Deal. Il 40% degli investimenti previsti dal Next Generation EU è destinato infatti alla ‘transizione verde’ e l’obiettivo è arrivare nel 2050 a un’Europa ‘carbon neutral’. Sappiamo che il settore delle costruzioni, responsabile del 40% delle emissioni di CO2, gioca un ruolo di primo piano: con la Renovation Wave, varata lo scorso ottobre, il Parlamento europeo punta a riqualificare entro un decennio 35 milioni di edifici attraverso tre linee di intervento: decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento e di raffrescamento; lotta alla povertà energetica (in questo momento quasi 34 milioni di europei non dispongono di risorse sufficienti per riscaldare le proprie abitazioni); ristrutturazione dell’edilizia pubblica (scuole, ospedali, uffici pubblici). È questo il quadro di ampio respiro che ci preme sottolineare per tre ragioni. Prima di tutto perché crediamo che il superbonus possa avviare un discorso sulla qualità del costruito e dell’ambiente non più rinviabile. In

secondo luogo, perché i provvedimenti nazionali trovano senso compiuto solo all’interno di una strategia europea sovranazionale capace di condividere necessità e risorse. E infine perché la qualità ambientale non è fatta solo di gradi centigradi e di indici lambda ma è qualità di vita, del costruito e del paesaggio, e come architetti non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo rimanere ai margini di un dibattito al quale è decisivo imprimere una visione strategica che fin qui nel nostro Paese è mancata. Con gli inevitabili limiti, le agevolazioni fiscali mettono in moto meccanismi che, con modalità di sostegno diverse, limitando i contributi a debito e promuovendo investimenti privati virtuosi, proseguiranno per i prossimi decenni. Del resto i dati dell’Enea parlano chiaro: nel solo quadriennio 2016-2019 il totale degli edifici ad alte prestazioni, comprendendo anche le nuove costruzioni, è passato dal 7% al 10% e negli ultimi dieci anni gli interventi di riqualificazione energetica in Italia hanno generato circa 39 miliardi di investimenti e 270mila posti di lavoro diretti, che diventano 400mila considerando anche l’indotto. Nel solo 2019 sono stati registrati circa 3,5 miliardi di euro di investimenti (di cui 1,3 destinati alla sostituzione dei serramenti e un miliardo alla sostituzione dell’impianto di riscaldamento).

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IL SUPERBONUS 110%

In Italia le prime detrazioni fiscali per incentivare l’efficientamento energetico del costruito vennero introdotte nel 2006. Per quanto positivi, sia sulla qualità del costruito sia sul mercato delle costruzioni, i diversi provvedimenti che da allora si sono succeduti non hanno però portato a una svolta significativa nel valore degli investimenti per tre ragioni: l’incertezza delle misure e della loro durata; la dimensione media degli interventi, troppo limitata per costituire un reale interesse per gli investitori; le farraginosità burocratiche collegate alla loro attuazione. Dell’incertezza, specie sui tempi, soffre anche il cosiddetto ‘superbonus’ introdotto l’anno scorso con le misure del decreto ‘rilancio’ (DL n. 34 del 19 maggio 2020, art. 119, convertito nella Legge 17 luglio 2020 n. 77) che nel momento in cui scriviamo dovrebbe essere prorogato fino al termine del 2022. Una durata che, soprattutto per le procedure e la complessità che interventi di isolamento dell’involucro comportano, appare inadeguata a tutti gli attori che abbiamo intervistato. Preoccupa altresì la complessità burocratica per accedere ai benefici fiscali. L’entità del risparmio fiscale tuttavia – appunto il 110% del costo di interventi di efficientamento che riguardano l’isolamento dell’involucro e il sistema di riscaldamento invernale, entro i limiti di spesa indicati nello schema alle pagine seguenti – e la cessione del credito (già sperimentata con il precedente ecobonus) rende il ‘superbonus’ interessante per banche, istituti finanziari e operatori del settore dell’energia, che stanno mettendo a punto programmi finanziari che potrebbero agire da moltiplicatore degli interventi (e quindi degli investimenti). INTERVENTI TRAINANTI E TRAINATI

Condizione indispensabile per accedere alle detrazioni fiscali del superbonus è il miglioramento di due classi energetiche dell’edificio con interventi di isolamento di almeno il 25% delle superfici opache e/o con la sostituzione dell’impianto di riscaldamento. Si tratta dei cosiddetti interventi ‘trainanti’. Anche la sostituzione dei serramenti, l’installazione di schermature solari o pannelli fotovoltaici, se eseguiti con uno degli interventi trainanti, usufruiscono della stessa detrazione. Rientrano infine nell’agevolazione – per edifici costruiti nelle zone sismiche 1, 2 e 3 – gli interventi di miglioramento sismico dell’edificio. L’INVOLUCRO

Quanto alla coibentazione dell’involucro, è lecito immaginare che la maggior parte dei futuri interventi consisterà nella realizzazione di un ‘cappotto’ esterno all’edificio. “Da alcuni mesi – afferma Andris Pavan, presidente del Consorzio Cortexa, che ha realizzato un manuale al sistema di isolamento termico a cappotto che riflette anni di esperienza delle aziende associate – registriamo un incremento esponenziale delle richieste. Ora il problema sarà quello di far fronte in maniera adeguata alla domanda”. Domanda che, complice l’inseguimento del prezzo più basso, molto popolare nelle assemblee di condominio, rischia di essere colmata da imprese prive di esperienza, con il rischio che dopo dieci anni il lavoro sia da rifare. Per questa ragione sarebbe utile per il progettista verificare preventivamente con il consorzio quali siano le imprese formate secondo la norma volontaria Cortexa. [ 130 ]

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“Quasi tutti gli edifici residenziali sono in classe F o G, perciò è abbastanza semplice ottenere il salto di due classi energetiche. Lo strumento fiscale è piuttosto complesso, in compenso i limiti di spesa permettono di scegliere materiali di migliore qualità senza venire condizionati dall’aspetto economico” Simone Pruneri, responsabile vendite settore building, Brianza Plastica

Isotec, isolamento ventilato per la riqualificazione energetica dell’involucro

BRIANZA PLASTICA Isotec e Isotec Parete di Brianza Plastica sono sistemi termoisolanti per coperture e facciate ventilate ad alte prestazioni, complementari fra loro per una protezione continua e priva di ponti termici dell’involucro. Tutti i prodotti della gamma Isotec sono conformi ai Criteri Ambientali Minimi (CAM) necessari per accedere agli incentivi del Superbonus 110%, e dotati di mappatura Leed V.4. In poliuretano espanso e con prestazioni di coibentazione altamente performanti (valore lD di 0,022 W/mK) i sistemi termoisolanti della gamma Isotec si caratterizzano per la pre-accoppiatura in stabilimento delle componenti: il correntino metallico integrato al pannello isolante assicura semplicità e rapidità di posa, riducendo i tempi di cantiere. Nelle due varianti per tetto e facciate, Isotec ed Isotec Parete si posano completamente a secco, con grande rapidità, adattandosi a qualsiasi tipo di scelta estetica ed architettonica, poiché la doppia compatibilità li rende adatti ad essere installati su tutti i supporti

portanti e abbinati a qualsiasi rivestimento di copertura o di facciata. La ventilazione naturale che si attiva dietro il rivestimento di facciata o sotto il manto di copertura è funzionale al rapido smaltimento dell’umidità in inverno e del calore superficiale in estate, per un ambiente abitativo salubre e confortevole in tutte le stagioni dell’anno. https://isotec.brianzaplastica.it


“Ai partner proponiamo sempre pacchetti ‘chiavi-in-mano’, dal progetto all’ingegnerizzazione all’applicazione. In questo modo il committente è protetto da un’assicurazione decennale. In ogni caso il mio consiglio è di rivolgersi sempre a società certificate ISO e SOA” Alessandro Penzi architects’ sales manager, Cosentino

COSENTINO Utilizzata in grandi progetti architettonici in tutto il mondo, la superficie ultracompatta Dekton di Cosentino viene prodotta, a partire da una miscela di materie prime come vetro, materiali porcellanati e quarzo, con un processo proprietario di sinterizzazione delle particelle che dà origine a proprietà tecniche specifiche: resistenza ai raggi ultravioletti, ai graffi, alle macchie, agli shock termici, e un assorbimento di acqua pari quasi a zero. Dekton può ‘ricreare’ qualsiasi tipo di materiale con un elevato livello di qualità. Di facile lavorazione, viene prodotto in lastre di grande formato (fino a 320 x 144 centimetri) e in cinque spessori diversi (4, 8, 12, 20 e 30 millimetri). Utilizzato in grandi curtain wall e in caso di pareti ventilate, nello spessore 4 mm Dekton si presta anche all’incollaggio su sistemi a cappotto. A parità di spessore, il peso al metro quadrato di Dekton è inferiore del 20% circa a quello della pietra naturale. Rispetto a un rivestimento in fibrocemento, a parità di texture architettonica Dekton può avere lo stesso costo, o fino a un massimo del 10% in più secondo il tipo di sottostruttura scelta. www.cosentino.com

Rivestimenti di facciata in Dekton in un progetto di Estudio Rubio Arquitectura

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In alternativa al cappotto, fissato solidalmente alla parete, la scelta potrebbe essere quella della facciata ventilata, dove l’isolante e il rivestimento esterno sono applicati a una sottostruttura agganciata al muro perimetrale dell’edificio, con il doppio vantaggio di modificarne sensibilmente l’aspetto (a una facciata ventilata possono essere applicati diversi tipi di materiali, con lastre di maggiori dimensioni) migliorandone l’estetica e di apportare benefici climatici anche durante estati sempre più calde che provocano un costante aumento dei consumi con l’uso crescente dei condizionatori: anche se il superbonus prende in considerazione solo il riscaldamento invernale, risparmiare sui costi economici e ambientali causati dall’uso dei condizionatori è un passo avanti. Agevolate in questo senso le abitazioni unifamiliari, i piccoli condomini e i casi di sostituzione edilizia, come spiega Davide Cremonesi, product manager di Mitsubishi Electric per il settore residenziale: “un moderno sistema idronico aria/acqua oggi è in grado di riscaldare adeguatamente in qualsiasi area climatica del Paese, anche se può comportare la sostituzione degli elementi radianti con altri di superficie maggiore. Esistono inoltre prodotti come Ecodan Multi a cui si possono collegare anche i classici split per il raffrescamento”. Tornando alla coibentazione dell’involucro, una soluzione che, nel caso si opti per l’adozione di una facciata ventilata, risolve a priori anche la progettazione della sottostruttura è rappresentata dal sistema Isotec di Brianza Plastica: “in un’unica soluzione tecnica – spiega Simone Pruneri, responsabile vendite settore building di Brianza Plastica – Isotec Parete crea un cappotto esterno termoisolante continuo e omogeneo e una struttura di supporto per la finitura esterna di rivestimento. Il correntino metallico portante, integrato nel pannello, crea la camera di ventilazione tra il pannello isolante e la finitura di facciata”. Finitura che può essere di qualsiasi genere e che può contribuire a incrementare il valore immobiliare dell’edificio ristrutturato. Per l’eventuale incollaggio in un sistema a cappotto per esempio Cosentino propone la sua superficie Dekton nello spessore di 4 mm, con un peso di 10 Kg/mq: “del 20% inferiore alla pietra naturale che inoltre non può assumere spessori così ridotti (normalmente la pietra usa spessori di 3 o 4 cm). Questo permette di sfruttare la superficie della lastra da intera a tutti i suoi sottomoduli, per un passo di fissaggio medio tra 80 e 120 cm”, spiega Alessandro Penzi, architects’ sales manager di Cosentino. Oltre alla grande varietà di finiture Dekton è una superficie ultracompatta a poro chiuso: oltre a resistere brillantemente al gelo è molto facile eliminare eventuali graffiti. Grande resistenza agli atti vandalici anche nei rivestimenti Trespa: “si tratta di laminati Hpl impregnati in resine termoindurenti – ci dice Armando Minoliti, responsabile tecnico di Alpewa che li commercializza in Italia – perfettamente planari, garantiti 40 anni e riutilizzabili al termine del loro ciclo di vita (programma Trespa Second Life)”. Specializzata in sistemi di facciata e di copertura, oltre a Prefa Alpewa dispone di un’ampia gamma di alternative, dal più economico fibrocemento Equitone ai rivestimenti metallici in acciaio, leghe di rame, alluminio e zinco-titanio. Mentre il ricorso a pannelli rigidi richiede una grande cura nella progettazione della facciata, nel caso di rivestimenti metallici – ad esempio Prefa o Rheinzink – decisiva è invece l’abilità e l’esperienza del lattoniere. [ 132 ]

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Limiti massimi di spesa in euro per interventi ‘trainanti’ Abitazioni indipendenti

Edifici da 2 a 8 u.i.

Edifici con più di 8 u.i.

Isolamento superfici opache > 25% della superficie disperdente lorda totale

50.000

40.000

30.000

Sostituzione dell’impianto di climatizzazione invernale

30.000

20.000

15.000

Miglioramento e adeguamento antisismico (solo per le zone 1, 2, 3)

96.000

96.000

96.000

Interventi per u.i.*

“Rispetto al cappotto, la facciata ventilata protegge meglio lo strato isolante. Nelle stagioni calde inoltre crea un cuscinetto d’aria che isola la muratura e attenua l’effetto riscaldante delle superfici esposte al sole” Andrea Favale marketing manager, Alpewa

“Abbiamo un territorio da curare e da rivalutare. Occorre ridurre il consumo di suolo ricorrendo ovunque possibile alla sostituzione edilizia. Pensiamo anche al fatto che la mappa sismica del Paese è in corso di revisione. Il superbonus è un’occasione importante per pensare alla sostituzione edilizia”

“Il superbonus sta creando consapevolezza sulla necessità di migliorare le prestazioni energetiche degli edifici ma dall’altra parte crea improvvisazione. Oggi molte imprese si presentano come esperti del sistema cappotto senza averne mai realizzati prima” Andris Pavan presidente, Consorzio Cortexa

Marco Paolini direttore generale, Xella Italia

XELLA Prodotto con un basso impiego di energia da materie prime naturali come sabbia, calce, acqua e una minima percentuale di cemento e additivi porizzanti, per le sue proprietà traspiranti il pannello isolante Multipor in idrati di silicato di calcio autoclavato può essere usato per sistemi a cappotto senza l’impiego di barriere al vapore. Presenta inoltre un’eccellente inerzia termica – elevato valore di sfasamento e ridotto fattore di attenuazione – che lo rende adatto anche per la costruzione di edifici passivi o Nzeb. Oltre a rispondere ai Criteri Ambientali Minimi necessari per accedere alle agevolazioni fiscali, Multipor è un materiale

Le lastre di Multipor possono essere usate in diverse situazioni, per isolare l’edificio sia esternamente sia dall’interno.

ecologicamente e biologicamente innocuo, le cui caratteristiche sono attestate dalla Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD) e dalla certificazione natureplus®, mentre l’Eco Institut tedesco ne garantisce la salubrità perchè privo di emissioni di VOC (sostanze organiche volatili). Multipor si applica agevolmente a tutti i supporti murari garantendo un ottimo comfort abitativo nel risparmio di risorse naturali ed economiche. www.ytong.it


Limiti massimi di spesa in euro per interventi ‘trainati’ Interventi per u.i.* Finestre (infissi e serramenti)

54.545

Schermature solari

54.545

Impianti fotovoltaici

43.636 per impianti di potenza massima di 20 kW

Sistemi di accumulo solari

909 per ogni kW di capacità di accumulo

Sistemi di building automation

13.636

* unità immobiliare

La stratigrafia del sistema di isolamento termico a cappotto traspirante Open di Baumit.

BAUMIT Tra i sistemi per l’isolamento termico di Baumit, OpenSystem spicca per l’elevata traspirabilità della soluzione, che si avvale di pannelli in Eps dotati di una particolare configurazione di foratura brevettata. In questo modo l’isolamento termico a cappotto, oltre a ridurre le dispersioni energetiche dell’edificio, crea un clima domestico salubre e confortevole. L’elevata permeabilità al vapore del sistema di isolamento termico Baumit OpenSystem contribuisce notevolmente all’eliminazione dell’umidità, consentendo il rilascio del vapore acqueo verso l’esterno. Il sistema si basa sull’impiego del pannello open air e del collante/rasante openContact, anch’esso particolarmente permeabile al vapore acqueo. Baumit OpenSystem comprende: il sistema di ancoraggio meccanico Baumit StarTrack, alternativo alla tassellatura tradizionale; il pannello traspirante in Eps grigio Baumit openTherm 031, con rivestimento riflettente che facilita le successive fasi di rasatura; la rete porta intonaco Baumit openTex in fibra di vetro; il collante e rasante il polvere traspirante Baumit openContact; il primer pronto all’uso Baumit PremiumPrimer e la finitura a spessore per il rivestimento finale Baumit StarTop o Baumit NanoporTop. www.baumit.it

ALPEWA

ph. ©Dario Conci

Con un’ampia gamma di prodotti, incluse le sottostrutture, Alpewa gestisce interamente il pacchetto delle facciate ventilate offrendo anche consulenza a progettisti e amministratori di condominio per la scelta della soluzione più adatta al progetto. Molto ampia la gamma di possibili materiali di rivestimento, risultato di una ricerca tra le migliori marche europee: dai rivestimenti metallici – Tecu e Kme per il rame e le sue leghe; alluminio (Prefa), zinco titanio di Rheinzink – ai pannelli in Hpl di Trespa al più economico fibrocemento di Equitone. Recentemente Alpewa ha avviato anche la commercializzazione di membrane isolanti in Epdm di Firestone per tetti piani. www.alpewa.com

Nella foto a sinistra, edificio residenziale ristrutturato con una facciata ventilata rivestita in pannelli compositi Stacbond e alluminio preverniciato Prefa.

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In questo senso Alpewa offre la propria consulenza a progettisti e amministratori di condominio: perché oltre alla qualità della posa il lavoro vada a buon fine nei tempi previsti, è necessario assicurarsi della solidità organizzativa e finanziaria dell’impresa installatrice. GLI IMPIANTI

“Il meccanismo degli incentivi – afferma Alberto Favero, direttore generale di Baxi – ha determinato uno svecchiamento degli impianti con l’impiego di generatori più efficienti. In questo senso il superbonus, malgrado le complessità del provvedimento, rappresenta una leva in più”. In questi anni anche i Comuni hanno fatto la loro parte, favorendo la transizione dal gasolio al gas, anche se il resto d’Europa marcia deciso verso il ‘tutto elettrico’. Di conseguenza, la maggior parte delle sostituzioni comporterà l’installazione di caldaie a condensazione, che grazie al recupero dell’energia dei gas combusti presentano rendimenti superiori al 100% dell’energia impiegata: nell’ottica di un condominio, la sostituzione è semplice e in genere non comporta modifiche agli impianti esistenti. Tuttavia le soluzioni più compatibili con l’ambiente sono le pompe di calore: a parità di rendimento la potenza impegnata è minore e, anche se l’energia elettrica viene ancora prodotta da fonti fossili (ma diverse aziende propongono ormai contratti che forniscono energia prodotta solo da fonti rinnovabili) si elimina l’inquinamento atmosferico nell’ambiente urbano. Per questo motivo anche per i condomini è utile in fase di progetto prendere in considerazione, quantomeno nelle aree climatiche più miti del Paese, l’ipotesi di sostituire la caldaia con pompe di calore centralizzate, come propongono sia Mitsubishi Electric sia Samsung (che per l’ultimo trimestre 2020 segnala una crescita a doppia cifra). Un’altra soluzione possono essere i sistemi ibridi sviluppati dal 2010 da Baxi che li assembla nello stabilimento di Bassano del Grappa: generatori in pompa di calore combinati con caldaie a condensazione che sfruttando la possibilità di far intervenire la fonte energetica più performante in un dato momento, garantiscono il comfort (sanitario e riscaldamento) nel modo più efficiente in qualsiasi condizione climatica. Si tratta di un sistema che dato il clima del nostro Paese – ma anche il costo al momento più elevato dell’energia elettrica – trova maggiore applicazione in Italia. Ben più semplice risulta l’installazione di pompe di calore aria/acqua in abitazioni monofamiliari, specie se dotate di piccoli ambienti in grado di ospitare anche i sistemi di accumulo per l’acqua calda sanitaria. Oltretutto, parlando di residenze unifamiliari, si apre l’interessante capitolo della sostituzione edilizia. SOSTITUZIONE EDILIZIA

In effetti, se il superbonus ha mobilitato le assemblee di condominio, il provvedimento offre anche grandi opportunità di ricostruire, valorizzandole, abitazioni abbandonate contribuendo alla qualità complessiva del paesaggio e al recupero dei borghi nelle aree interne del Paese. E, in alcuni casi, di sostituire blocchi residenziali urbani evitando di ricorrere a nuove costruzioni e ulteriore consumo di suolo. Soprattutto considerando i generosi contributi previsti per l’adeguamento sismico degli edifici. “Fermo restando che ad ogni singolo intervento (e alla somma dei loro costi) sono applicati dei tetti massimi di spesa, risulta chiaro [ 134 ]

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“Il provvedimento prevede solo limiti prestazionali e trascura la qualità. La rincorsa al prezzo basso rischia di far perdere di vista l’obiettivo più generale della riduzione dell’impatto ambientale, con la scelta di serramenti di scarsa qualità che tra cinque anni rischiano già di dover essere sostituiti. E smaltiti” Francesco Benvin responsabile marketing, Schüco Italia

Serramenti in alluminio: la garanzia di Schüco si estende alla posa

SCHÜCO Il nodo finestra gioca un ruolo decisivo sia per il comfort interno sia per le performance energetiche dell’abitazione, e specie in caso di ristrutturazione l’analisi accurata di tutti gli elementi – il telaio, l’incasso nella muratura e il cassonetto – è decisiva. Anche se incentivata, la sostituzione dei serramenti deve puntare alla qualità e alla durata dell’intervento nel tempo. Facendo ricorso ai serramentisti Premium Partner certificati con il marchio Posa Qualità la garanzia decennale di Schüco si estende anche ad eventuali difetti di posa. www.schueco.it


“La sostituzione dei serramenti è uno degli interventi di riqualificazione energetica preferiti perché facilmente praticabile dal singolo proprietario. Il fatto che rientri tra gli interventi ‘trainati’ anche se adottato da un solo condòmino (a condizione che gli interventi principali conducano al ‘salto’ di due classi) favorirà la scelta di serramenti di qualità” Dario Poletti responsabile tecnico, Anfit

“Il superbonus ha messo in moto un fenomeno interessante, la ristrutturazione totale di immobili abbandonati che può contribuire in maniera sensibile a migliorare la qualità del paesaggio nazionale con il recupero di interi borghi nelle aree interne del Paese” Matteo Grisi direttore marketing, Alpac

MyBox di Alpac, un paracadute contro la condensa

ALPAC I cassonetti degli avvolgibili sono responsabili per un quarto della dispersione termica del foro finestra e quando si isolano altre parti dell’edificio, come i serramenti, il ponte termico peggiora. Il cassonetto MyBox permette di risolvere in modo semplice la formazione di condensa. Miniaturizzando la tecnologia della Vmc centralizzata, Alpac ha introdotto sul mercato anche MyBox 2.0. Inserito all’interno del cassonetto, il sistema di ventilazione meccanica controllata presenta un rendimento del 91%, con un filtro efficace all’80% sulle polveri sottili 0,4. Certificato Sima Verified dalla Società Italiana di Medicina Ambientale. www.alpac.it

GRIESSER Le schermature solari esterne presentano indubbi vantaggi, sia in termini di performance, anche durante la stagione estiva, sia in termini di comfort e di qualità estetica dell’edificio, ma non sempre si tratta di interventi praticabili in caso di ristrutturazione leggera. Sicuramente consigliabili quando si operi una ristrutturazione edilizia di una certa entità, le schermature solari possono comunque usufruire di precedenti provvedimenti di incentivazione tuttora attivi. Griesser opera in questo settore da più di cent’anni con soluzioni di lunga durata come le veneziane in alluminio Metalunic Sinus che consentono di sfruttare più del 50% della luce naturale grazie alle lamelle sinusoidali che indirizzano i raggi solari verso il soffitto evitando l’abbagliamento. L’azionamento motorizzato Soft-Closing consente un posizionamento preciso delle lamelle e una regolazione perfetta della luce naturale; una protezione integrata blocca il movimento della tenda non appena le lamelle incontrano un ostacolo; il sistema di controllo delle lamelle integrato all’interno delle guide estruse garantisce una resistenza al vento fino a 102 Km/h. www.griesser.it

Le veneziane evolute Metalunic Sinus

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che, specie fuori dai grandi centri urbani, una detrazione del 110% rende possibili anche interventi di sostituzione, con la demolizione e la ricostruzione di case di campagna o abitazioni costruite in zone sismiche”, fa notare Marco Paolini, direttore generale di Xella Italia: oltre che antisismici, i blocchi in calcestruzzo aerato autoclavato Ytong Sismiclima e Climagold possiedono proprietà isolanti che rendono superfluo il ricorso al cappotto esterno e quindi possono bensì contribuire al miglioramento di due classi energetiche necessario per accedere alle agevolazioni.

“Suggerisco di non trascurare, quanto meno per le residenze unifamiliari, anche la altre tecnologie incentivate, come la domotica. La nostra app Smart Things permette di controllare nel modo più efficiente tutte le tecnologie Samsung, dall’aria condizionata agli elettrodomestici” Ettore Jovane responsabile divisione AirCon, Samsung

GLI INTERVENTI TRAINATI

Gli interventi ‘trainati’ sono quelli che, già coperti da incentivi in base alla legislazione precedente, accedono al 110% se eseguiti in accoppiata con uno degli interventi trainanti. Da anni la sostituzione dei serramenti è al primo posto negli interventi di adeguamento degli edifici. Secondo l’ufficio studi Unicmi, dei 50,56 milioni di finestre vendute tra il 2011 e il 2019 più di tre quarti (38,46 milioni) sono andate per il rinnovo di edifici esistenti. Ma anche qui la corsa al prezzo basso rischia di fare più danni che contribuire a migliorare la qualità dello stock abitativo, con sostituzioni che dopo pochi anni sono a loro volta già da sostituire, per non dire della formazione di condense e muffe dovute ai ponti termici che un vetro ben sigillato crea quando si dimentica – come ci ricorda il responsabile marketing di Schüco Italia Francesco Benvin – che “la finestra è una ‘macchina’ a cui concorrono il telaio e il cassonetto. La progettazione del nodo in posa è fondamentale. Il vero risparmio deve essere l’assenza di manutenzione straordinaria per i prossimi venti o trent’anni, ricorrendo se necessario a ricambi che, come da migliore tradizione tedesca, saranno reperibili anche a distanza di decenni”. Schüco, che offre una garanzia decennale, sottopone a test ogni componentistica del serramento sottoponendolo a 20mila cicli di apertura/chiusura e conta su un network nazionale di 110 posatori Premium Partner assicurati e certificati dal marchio Posa Qualità. Sul fatto che la finestra sia una macchina concorda pienamente Matteo Grisi, direttore marketing di Alpac. L’azienda è nota per il monoblocco, che risolve in un colpo solo l’intero nodo foro finestra, adatto però al nuovo e alle ristrutturazioni invasive perché interviene sulla luce architettonica. Per le riqualificazioni normali, le più frequenti, Alpac propone la soluzione MyBox, che consente di isolare il cassonetto dagli avvolgibili. E il cassonetto, ricorda Grisi, “conta per un quarto della dispersone termica e sarà il peggior ponte termico di tutta l’abitazione”. Un altro elemento decisivo per migliorare le prestazioni e nello stesso tempo il comfort di una residenza è rappresentato dalle schermature solari, comprese anch’esse negli interventi che, alle condizioni menzionate in precedenza, godono di detrazione fiscale. Per quanto di più semplice applicazione in caso di nuova costruzione o di ristrutturazioni ‘invasive’, le schermature esterne possono contribuire in maniera decisiva a cambiare il volto di un edificio. Come nella Torre Velasca di Milano: “installati nel 1957, gli avvolgibili in alluminio orientabili sono ancora lì – ci dice Massimo Giorgis, direttore generale di Griesser – resistenti al tempo e al vento contribuiscono alla qualità complessiva dell’architettura”. [ 136 ]

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Samsung EHS TDM Plus, la soluzione integrata per il raffrescamento, il riscaldamento e la produzione di Acs. SAMSUNG EHS (Eco Heating System) di Samsung si avvale della tecnologia Tdm (Time Division Multi) che con una sola unità esterna permette il funzionamento della pompa di calore sia in modalità aria/acqua sia in modalità aria/aria (per raggiungere più rapidamente la temperatura di regime). Grazie al sistema integrato ClimateHub la soluzione garantisce inoltre la produzione di Acs. In estate il comfort è assicurato dall’esclusiva tecnologia WindFree. Più facilmente applicabile alle abitazioni

monofamiliari o in piccoli condomini, EHS è ideale quando si intenda cogliere l’opportunità dell’incentivo fiscale per operazioni di sostituzione edilizia. Samsung ha sviluppato una serie di casi di studio per tipologia di edificio e zona climatica dai quali si rilevano potenziali risparmi pari al 40% rispetto a soluzioni impiantistiche tradizionali. Una condizione che può ulteriormente migliorare con l’impiego della domotica, altra innovazione tecnologica incentivata. www.samsung.com/it/business/climate/

RDZ È invisibile: il comfort si diffonde dal pavimento utilizzando acqua a bassa temperatura, riscaldata da fonti rinnovabili. Più salubre, perché riduce i moti convettivi e i movimenti di polvere, il riscaldamento radiante permette una ripartizione uniforme della temperatura in tutto l’ambiente. Quando l’abitazione non offre spazio sufficiente per un sistema tradizionale, Rdz propone impianti a ingombri ridotti e bassa inerzia termica. Con uno spessore complessivo di 1,5 mm Quota Zero AD può essere installato sopra una pavimentazione esistente (o su un supporto isolante ad alta densità). Il sistema è composto dalla tubazione Rdz Clima in Pb Ø 12x1.3 mm e da una lastra termoformata in polistirene compatto dotata di fori all’interno e tra le bugne per permettere al massetto speciale autolivellante di penetrare nelle cavità e aggrapparsi al sottofondo. La bassa

Rdz, riscaldamento a pavimento a basso spessore inerzia termica permette a Quota Zero AD di inseguire i cambiamenti di carico termico interno adattando la temperatura degli ambienti alle esigenze di comfort. www.rdz.it


“L’incentivo ha dato un impulso significativo alla rigenerazione degli impianti contribuendo al rilancio del settore. Tra i limiti dobbiamo rilevare ancora una certa complessità del provvedimento. Inoltre l’attesa di chiarimenti rischia di frenare la realizzazione degli interventi” Alberto Favero direttore generale, Baxi

“Una moderna pompa di calore aria/acqua oggi è in grado di riscaldare adeguatamente in qualsiasi area climatica del Paese” Davide Cremonesi product manager Mitsubishi Electric

MITSUBISHI ELECTRIC In termini di efficienza non ci sono dubbi: la potenza termica che una pompa di calore aria/acqua è in grado di restituire all’interno di un’abitazione è quattro volte maggiore della potenza elettrica assorbita per il suo funzionamento. La difficoltà caso mai riguarda il retrofitting di impianti obsoleti realizzati pensando al fossile come sola possibile fonte di energia. Ma in caso di sostituzione edilizia le pompe di calore

Impianti, il ‘tutto elettrico’ di Mitsubishi Electric

sono la soluzione più adeguata, adatte a tutte le zone climatiche sia per i condomini – centralizzate a cascata – sia per abitazioni mono o bifamiliari, dove ad esempio alla soluzione Ecodan Multi di Mitsubishi Electric, oltre alla produzione di acqua calda per il riscaldamento a uso sanitario possono essere abbinati anche i classici split per la climatizzazione estiva. Adatta invece per appartamenti di nuova costruzione privi di spazio per la centrale termica, Ecodan Inwall (nel render) è la soluzione da armadio che include il serbatoio di accumulo per l’Acs e il sistema di distribuzione. https://climatizzazione.mitsubishielectric.it/it/

I sistemi ibridi di Baxi sono assemblati direttamente in stabilimento

BAXI Analizzando le caratteristiche climatiche in Italia, nel 2010 Baxi pensò di combinare pompa di calore e caldaia a condensazione. Nacque così il primo sistema ibrido, che combina una caldaia a condensazione e una pompa di calore aria/acqua inverter in modo da attivare la fonte energetica più efficiente in base alle condizioni esterne. Con i sistemi ibridi di Baxi è possibile accedere alle agevolazioni fiscali (del superbonus se è rispettato il rapporto Ppdc/ Pcal < 0,5, o in alternativa al 65% dell’ecobonus). La versione Baxi Hybrid Auriga massimizza il rendimento e la fonte energetica più adatta per produrre acqua calda per il riscaldamento a 60°C, Acs e acqua refrigerata per il raffrescamento estivo, mentre i sistemi ibridi Baxi Hybrid Power, gestiti da un’interfaccia elettronica, mettono a sistema una o più pompe di calore combinate con caldaie a gas ad alta potenza per la climatizzazione di impianti centralizzati per palazzine e condomini. www.baxi.it

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› DESIGNCAFÈ

Open Architecture, Ucca Dune Art Museum, Bohay Bay, Qinhuangdao, provincia dell’Hebei. Costruite sulle e nelle dune della baia di Bohay, in parte aperte sulla costa e in parte illuminate da pozzi di luce provenienti dall’alto, le sale del museo sono grandi caverne modellate in cemento armato.

Aa.vv. Out of the Woods. Architecture and Interiors Built from Wood Gestalten Verlag, Berlino, 2020 288 pp, EN, 39,90 euro ISBN 978-3-89955-859-3

Atelier Too+c, capsule hotel and bookstore, villaggio di Qinglongwu, Tongiu. Due volumi indipendenti composti ciascuno di dieci capsule-room con soffitti a soli 1,35 metri di altezza costruiti all’interno dello scheletro di un’antica struttura edilizia.

GUARDANDO A EST DAI PROGETTI ILLUSTRATI IN BEAUTY AND THE EAST EMERGE L’APPROCCIO ORIGINALE CON CUI L’ARCHITETTURA CINESE SI STA LIBERANDO DALLA SUBALTERNITÀ NEI CONFRONTI DELLA CULTURA OCCIDENTALE

Agli albori del terzo millennio l’originalità dei lavori di un piccolo gruppo di architetti cinesi conquistò l’attenzione dei media internazionali. Lo spirito critico maturato in ambienti universitari e di ricerca, in patria e all’estero, si esprimeva in una creatività non comune, capace di interpretare in nuove spazialità, e forse prima ancora nell’uso speciale di materiali tradizionali e contemporanei, la cultura e lo spirito autentico del Paese. Questo approccio negli anni ha fatto scuola, non in senso occidentale, dove le tendenze si sono formalizzate fino a cristallizzarsi, ma proponendo un’attenzione alla qualità del costruito e un’originalità dell’architettura contemporanea cinese che nel 2014 il governo ha trasformato in direttiva di stato, dopo il famoso richiamo di Xi Jinping a “porre fine alle stranezze architettoniche” di stampo occidentale delle megalopoli cinesi. Quanto vi sia di autentico e quanto di strumentale nelle prescrizioni che stanno guidando la costruzione, 130 chilometri a sud-ovest di Pechino, di Xiong’an, con la pretesa di farne il modello della nuova città globale – e già che ci siamo post-pandemica – del XXI secolo qui ha poca importanza. Ciò che conta è l’evoluzione, così ben documentata nel volume con la presentazione dei progetti di 35 studi cinesi, dai più noti MAD Architects, Vector e Neri&Hu ai meno conosciuti Atelier too+c o Hil Architects, della nuova architettura cinese. Un’autentica ventata di innovazione che arriva da oriente

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elements Workplaces a cura di Elena Riolo

The Placemakers - Eitherland - Meaningful Workplaces - Designers Alberto Mattiello, Davide Anzalone

LE INCERTEZZE ATTUALI CI PORTANO A IMMAGINARE SCENARI DIVERSI ANCHE PER IL FUTURO DEGLI AMBIENTI DI LAVORO, GIÀ IN TRASFORMAZIONE DA TEMPO. POTREMMO LAVORARE IN PARTE DA CASA, IN PARTE IN LUOGHI CHE ASSOMIGLIERANNO A UNA CASA O A UN HOTEL, CON GIARDINI E TERRAZZE. SARANNO PIÙ SICURI, STIMOLANTI, ORIENTATI ALLA CAPACITÀ DI FAVORIRE I MOMENTI DI INCONTRO E COLLABORAZIONE MA ANCHE LA PRIVACY QUANDO NECESSARIA, DOVE DIVERSE COMPETENZE, RESPONSABILITÀ E FASCE DI ETÀ POSSANO INCONTRARSI E LAVORARE INSIEME.


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ET AL. HARVEY. Elemento caratterizzante del nuovo tavolo disegnato da Francesco Faccin è il cavalletto elettrificato a tre piedi, pensato per il lavoro contemporaneo che richiede l’impiego di strumentazione elettronica. Inserita nel cavalletto, la soluzione elettrificata con prese Schuko e slot Usb permette di sfruttare l’intera superficie del tavolo e di vivere l’arredo in modo flessibile nelle diverse ore del giorno.

www.et-al.it

FANTONI MINI. Fa parte della gamma Acoustic Room, concepita per creare oasi acusticamente protette all’interno di ambienti più ampi. Mini è un phone booth (100x100 cm) con struttura autoportante movimentabile anche assemblato. Composto di due lati ciechi, uno fisso vetrato e uno con porta, internamente è rivestito con il sistema fonoassorbente 4akustik, esternamente può essere in melaminico o tessuto. Viene fornito completo di pavimento, sistema di aerazione, piano d’appoggio e luce a led integrata.

www.fantoni.it

FARAM BAHLARA. Disegnata da Egidio Panzera, Bahlara è la collezione d’arredo che può riconfigurarsi, articolarsi e adattarsi a nuove esigenze funzionali, estetiche, organizzative. Il sistema consente di personalizzare ogni elemento e interpretare tutte le funzioni, utilizzando molteplici arredi e finiture. Nell’immagine, i pannelli fonoassorbenti sono inseriti ai lati di ogni top dove è presente un vuoto. In quanto calamitati, i pannelli sono rimovibili e ricollocabili, frontalmente e ai lati. La discontinuità tra i bench diventa occasione per creare privacy visiva e acustica e protezione tra le varie postazioni.

www.faram.com

ARPER PLANESIT. Disegnato da Lievore Altherr Valdés nel 2018, Planesit punta sulla tecnologia invisibile e sul comfort per merito dell’imbottitura e della regolazione ergonomica di classe A. La base a cinque razze è disponibile nella versione sedia o sgabello, in bianco o in nero. Lo schienale offre sostegno e protezione in due altezze: profilo basso per sale riunioni e conferenze; profilo alto per gli spazi di lavoro. Entrambe le altezze sono disponibili in rete o in rivestimento personalizzabile, con o senza braccioli 3D.

www.arper.com foto Marco Covi & Rndr

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TECNO NOMOS. Il tavolo – il primo prodotto di industrial design progettato da Foster+Partners nel 1986 – si distingue per la struttura tubolare in metallo concepita come un solido scheletro dall’estetica zoomorfica: come una spina centrale è il punto di partenza del sistema, alla quale sono aggiunte gambe, piedi, supporti, superfici di lavoro, sovrastrutture e schermi. Nel 2013 è stata prodotta un’edizione speciale con nuove finiture: cemento, massello di noce canaletto, marmo nero marquina e cristallo fumé.

www.tecnospa.com

QUADRIFOGLIO X-CHANGE. Per la condivisione di spazi aperti in cui flessibilità e interconnessioni sono le conditio sine qua non della produttività del team, la soluzione di Quadrifoglio Group è X-Change, un sistema di cabine acustiche di diverse dimensioni: da 1m x 1m a 3m x 4m. Un nuovo prodotto dalle alte performance acustiche, in linea con le finiture e le soluzioni stilistiche del Gruppo, in grado di garantire un arredo esteticamente coerente e tecnologicamente funzionale.

www.quadrifoglio.com

VITRA DANCING WALL. Nel suo nuovo studio di Zurigo, Stephan Hürlemann ha tradotto i principi del lavoro agile nell’architettura di un ufficio situazionale: il Dancing Office. ‘La coreografia del lavoro’, oltre alle aree fisse, statiche in ufficio, richiede spazi liberi, zone indefinite o ‘piste da ballo’, modificabili con arredi mobili, flessibili, che consentono di creare diverse situazioni lavorative. Uno dei componenti principali è il Dancing Wall, una parete divisoria mobile sviluppata da Hürlemann che svolge la funzione di schermo acustico e visivo per la privacy, offre superfici per presentazioni o per pareti vegetali.

www.vitra.com

PEDRALI BUDDY HUB. Caratterizzato da un pannello fonoassorbente perimetrale che circonda l’imbottito creando una sorta di rifugio dall’ambiente circostante, Buddy Hub, design Busetti Garuti Redaelli, è disponibile nella versione poltrona o divanetto. La seduta è adatta come postazione di lavoro temporanea riservata e acusticamente protetta. Ponendo i due elementi uno di fronte all’altro, uniti tra loro da un pannello a cui può essere fissato un tavolo a penisola, si dà vita a spazi pensati per ospitare meeting informali e aree break-out.

www.pedrali.it

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HUMANSCALE WELLGUARD. Progettato per adattarsi perfettamente a qualsiasi ambiente ufficio, lo schermo di protezione di Humanscale è un contributo determinante per ridurre, per quanto possibile, il rischio di contagio tra le postazioni di lavoro, oltre a garantire privacy visiva e acustica. Realizzato in Petg, si caratterizza per il copolimero di qualità superiore, molto resistente all’impatto, totalmente riciclabile e disponibile in versione trasparente o satinata. Certificato Classe 1 reazione al fuoco, a norma di legge.

www.humanscale.com

MATIS MEWA. Satyendra Pakhalé ha progettato la nuova seduta Mewa: un sistema elegante e flessibile che permette di creare molteplici configurazioni per spazi pubblici e privati. Il sistema, facile da montare e smontare, dispone di un unico tubo circolare centrale che presenta varie possibilità di configurazione capaci di adattarsi alle evoluzioni delle esigenze di spazio. Inoltre è possibile aggiungere alla struttura due tipi di tavolini, rettangolari o quadrati, che garantiscono il corretto distanziamento fra i sedili.

MARTE DILMUN. Le poltrone Marte puntano a essere versatili e immediatamente comprensibili, il design e le personalizzazioni le rendono uniche e trasversali. E così Dilmun con le sue linee semplici è un oggetto senza tempo. La poltroncina con scocca in poliuretano rivestita in tessuto, similpelle, pelle o nella versione antimicrobica si appoggia sulla base girevole a 5 razze in alluminio verniciato a polveri o lucidato su richiesta.

www.matis-srl.com

www.martedesign.it

NEWFORM UFFICIO KOBE. Protagoniste della nuova linea Kobe sono le scrivanie, la cui particolarità sta nei ‘piani affogati’: i top sono infatti immersi nelle strutture metalliche in modo da alleggerire il design, eliminare sovrapposizioni o inutili spessori, e giocare con i colori. Tra le tante finiture e i materiali disponibili, vi è anche il Fenix, dotato di tecnologia anti-impronte e capace di conferire una piacevole sensazione soft-touch. Alle scrivanie si aggiunge una serie di mobili di servizio, boiserie, mensole e pensili componibili.

www.newformufficio.it

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LUXY ITALIA. Ideata per rispondere alla necessità di una seduta dirigenziale ad alte prestazioni, Italia è disegnata da Favaretto & Partners con la struttura metallica a vista in tondino di acciaio ad alta resistenza, nella versione cromata e verniciata bianca o nera. Dotata di un meccanismo Synchron autopesante con antishock e traslatore, e disponibile nella versione alta o bassa, la seduta può essere personalizzata scegliendo tra una ricercata gamma di pelli e tessuti e tra diverse tipologie di struttura: cromata, con verniciatura goffrata nero o bianco.

www.luxy.com

HERMAN MILLER COSM. I componenti di Cosm, progettata dai designer berlinesi di Studio 7.5, si adattano immediatamente alla corporatura, al movimento e alla postura dell’utente. La forma omogenea delle sospensioni elastomeriche, traspiranti e dalla neutralità termica, elimina il divario tra il sedile e lo schienale, fornendo un supporto dinamico alla spina dorsale. Il telaio sottile e robusto offre supporto mentre si flette, permettendo di muovere comodamente la parte superiore del corpo.

www.hermanmiller.com

FORNASARIG LINK COMPAS e CATO OFFICE. Link Compas Desk, design Luca Fornasarig, utilizza un innovativo metodo di costruzione che consente al piano del tavolo di fluttuare tra la leggerezza del design e la rigidità della scrivania. Perfetto in ambienti commerciali o educativi, è ideale per lo smart-working. Il piano del tavolo è disponibile in legno, laminato HPL o Fenix. Le gambe in metallo sono dotate di piedini regolabili. Nell’immagine, Link Compas Desk in combinazione con la seduta Cato Office.

www.fornasarig.it

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VIGANÒ OFFICE CHAIRS AND MORE GEORGE. Il divano di attesa e conversazione è infinitamente componibile: angolo, centrale, pouf e tavolino. Il progetto di Basaglia + Rota Nodari comprende un modulo laterale, uno centrale, un pouf e un tavolino, accostabili per adattarsi a numerose soluzioni. Anche l’altezza è modulare. Tutto questo permette di variare le composizioni molto facilmente anche dopo l’acquisto. Disponibile con accessorio per carica batteria a induzione e cavo, agganciabile a piacimento in ogni configurazione.

www.viganooffice.it

LAPALMA ORI. Pensato con un design essenziale, a diverse altezze e con piani di differenti misure e forme – rettangolare, quadrato, rotondo –, il nuovo tavolo disegnato da Romano Marcato si ambienta in ogni luogo dall’ufficio alla casa, fino agli ambienti pubblici. Ori unisce il legno e l’acciaio in una gamba leggermente inclinata e a sezione esagonale, che nasconde, in uno spazio tra i due elementi, cavi per alimentare le prese sul piano elettrificato all’occorrenza.

www.lapalma.it

ARESLINE AIRA. È una collezione completa di sedute, un programma vasto e configurabile. Combinando materiali, colori e finiture il cliente può creare la sua seduta secondo i propri requisiti funzionali ed estetici. È una soluzione disegnata da BaccoliniDesign per Aresline che da oltre trent’anni è specializzata nella produzione di sedute per ambienti di lavoro progettate e prodotte interamente in Italia.

www.aresline.com

foto Thomas Pagani

MDF ITALIA 20.VENTI HOME LIGHT. Reinterpretazione in chiave contemporanea dello scrittoio tradizionale, 20.Venti Home Light è la nuova variante compatta della famiglia 20.Venti, disegnata da 967Arch con telaio e gambe in acciaio, sezione 2x2 cm, verniciato a polvere epossidica nei colori opachi bianco, nichel nero e bronzo. I piani sono realizzati con pannelli di fibra di legno a media densità impiallacciato rovere, spazzolato a poro aperto, nei colori sbiancato, rovere chiaro e antracite. Lo scrittoio è dotato di antina passacavi in alluminio.

www.mdfitalia.com

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DIEMME SNAKE. Il design del nuovo sistema modulare completo è definito dall’accostamento di linee essenziali a forme curvilinee. La combinazione dei suoi elementi consente molteplici configurazioni per adattarsi a ogni spazio. La gamma di moduli comprende panche imbottite, disponibili anche con braccioli e schienale, tavolini, elementi di elettrificazione, pareti divisorie e accessori come portariviste, portapiante, appendiabiti. I diversi moduli possono essere utilizzati singolarmente oppure collegati tra di loro in diverse soluzioni, lineari o angolari.

www.diemmeoffice.com

UNIFOR TOUCH DOWN UNIT. Progettata da Studio Klass, la workstation pensata in origine per ambienti di lavoro e prodotta da UniFor, nella nuova versione home entra a far parte della collezione Molteni&C. Munita di ruote e dotata di batteria ricaricabile e prese Usb, la postazione permette di lavorare da sedia, divano, sgabello, oppure stando in piedi. I dispositivi di scorrimento verticale e di traslazione orizzontale permettono di regolare l’altezza e la posizione del piano. Da chiusa permette di riporre i propri oggetti di lavoro.

www.unifor.it www.moltenigroup.com

MARTEX NUCLEO. Monica Graffeo ha progettato una collezione completa di arredi per aree comuni, attesa, break, lounge, ma anche di meeting e postazioni touch down. Nell’immagine, Nucleo Pantry, centro di aggregazione per caffè e pause pranzo. Lo spazio del piano è pensato per attrezzature e piccoli elettrodomestici. Il vano inferiore con ante battenti personalizzabili nei colori a catalogo può essere attrezzato con frigobar, mentre la parte superiore può essere personalizzata con una mensola con luci led.

www.martex.it

ANAUNIA AUREA ZIP. Adatta a molteplici configurazioni, la parete manovrabile è caratterizzata dall’impiego di materiali leggeri come l’alluminio e il vetro e dall’assenza di fissaggi a terra. Aurea Zip è un prodotto realizzato su misura pensato per esemplificare le qualità essenziali dell’architettura: la modulazione, la ricchezza delle superfici, l’orchestrazione e la disposizione in sequenza del movimento.

www.anaunia.it

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FREZZA POP WOODY. Legno e metallo per Pop Woody, programma di arredo da ufficio ergonomico e funzionale. I tavoli Frezza offrono tutti i comfort necessari ai moderni stili di lavoro e si inseriscono perfettamente in ambienti domestici. Le scrivanie e i tavoli riunioni Pop Woody sono configurati con piani rettangolari in varie dimensioni e finiture e possono essere accompagnati con diverse tipologie di contenitori. Tra gli accessori disponibili, l’elettrificazione integrata e la possibilità di installare top access.

www.frezza.com

CUF MILANO GLEB. Disegnata da Matteo Origoni dello studio Origoni Steiner, Gleb è la nuova serie di scrivanie operative del brand del gruppo Centrufficio. Sua peculiarità è il nuovo materiale con cui è realizzata: la glebanite, risultante da scarti di prodotti in fibra di vetro, come vecchi scafi di navi oppure pale eoliche dismesse, cui si aggiunge il metallo, utilizzato per il rinforzo strutturale e per la viteria. L’azienda ha collaborato con il progetto europeo FiberEuse e con il Politecnico di Milano.

www.cufmilano.com

DVO HOME SMART OFFICE. Il nuovo catalogo Home Smart Office propone soluzioni versatili di arredo ufficio in-office e out-of-office, con composizioni progettate da Antonio Morello. I sistemi flessibili e funzionali reinventano gli ambienti attraverso inediti utilizzi degli arredi DVO: scrivanie, sedute e divani, arredi, librerie e contenitori, divisori fonoassorbenti, consolle multifunzionali. Nell’immagine, il tavolo scrivania orientabile DV504 Milo disegnato da Enzo Berti.

www.dvo.it

ARCHIUTTI FLOAT HOME OFFICE. La collezione, basata sui valori di essenzialità e funzionalità, riorganizza lo spazio di lavoro con scrivanie, librerie, pannelli e cassettiere progettate per ordinare e arredare la propria postazione multitasking. La postazione singola è dotata di piani di lavoro, bianco o rovere chiaro, e struttura in acciaio verniciato bianco o verde. Product design: Paolo Cortivo e D&T Hub con Rosetta Bortolato, Antonello Cornaglia, Masahiko Kubo.

www.archiutti.it

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EUROAMBIENTE S.R.L. Via Pratese, 527 | 51100 Pistoia Tel. + 39 0573 4451 - Fax + 39 0573 445190 info@euroamb.it

www.euroamb.it


SIMONSWERK / si – mons – werk /: 1. I nostri prodotti permettono alle porte di aprirsi dal 1889 2. La nostra sfida, rendere il buono sempre migliore 3. Innovazione ed elevati standard qualitativi sono i pilastri del nostro successo 4. La nostra forza sta’ nella cura per i dettagli 5. La parola “Cerniera” è troppo semplice per descrivere i nostri sistemi. 6. In un mondo in costante trasformazione siamo precursori nel cambiamento 7. Semplicemente, SIMONSWERK

www.simonswerk.com


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