IoArch 94 - Jun/Jul 2021

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ioArch

Anno 15 | Luglio 2021 euro 9,00 ISSN 2531-9779 FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano

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ARCHITETTURA

E LOGISTICA SOTTOPRODOTTI SPAZIALI DEL TARDO CAPITALISMO DATACENTER, DEPOSITI, HUB

LUOGHI DEL LAVORO CAMBIAMENTI IN ATTO PROGETTARE LA TRASFORMAZIONE

PARK ASSOCIATI | MARIO CUCINELLA MC A | SBGA | GPA | DEGW | TÉTRIS | PROGETTO CMR LOMBARDINI22 | BALANCE | GIOVANNI VACCARINI | PAOLO CAPUTO | SUSANNA TRADATI ALFONSO FEMIA | SYSTEMATICA | JACOPO ACCIARO | TRANSIT | TRAVERSO-VIGHY | ZHA | ARTUSO


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Ottolungo, di Oscar&Gabriele Buratti. Esaltazione artistica di un radiatore, che diventa colonna architettonica, protagonista dello spazio.


55 SOMMARIO

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DESIGNCAFÈ

WORK IN PROGRESS

10 Il Museo del Compasso d’Oro

26 Reinventing Milano | LAMBRATE, LORETO, BOVISA

14 Le Storie di LPP | IL MITO DEL BAUHAUS

28 Milano | CITTERIO VIEL, GATE CENTRAL TICINESE

54 / 130 Libri

30 Fano | MARIO CUCINELLA, BIBLIOTECA FEDERICIANA 32 Fusina | FRIGERIO, CENTRALE ENEL

OPEN SOURCE

34 San Pietroburgo | COOP HIMMELB(L)AU, SCA ARENA

16 Didattica fiorentina | di Giovanni Bartolozzi

ARCHIWORKS

20 La Cina è vicina? | ALDO NORSA

36 Architettura e comunità | MARIO CUCINELLA

FOCUS

40 Lungomare di Reggio Calabria | ZHA, ARTUSO

12 Vetro e alluminio | ALUBEL 24 Le porte scorrevoli | GEZE

LPP - ARCHITETTI ITALIANI

138 Igiene negli Uffici | TORK

a cura di Luigi Prestinenza Puglisi

44 Giovanni Vaccarini

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ARCHITETTURA E LOGISTICA a cura di Carlo Ezechieli

56 Edifici terminali 56 Exteriorless | STEFANO CORBO 58 Il paesaggio violato | SUSANNA TRADATI 62 Dialogo tra filiere | ALFONSO FEMIA 64 Doppia identità | MATTEO COLLEONI 65 Il paesaggio delle merci | SYSTEMATICA 67 Sostenibilità culturale | LUDOVICO MAGISTRETTI



SOMMARIO

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98 84 Disegnare la complessità | GPA STUDIO 88 Interpretare i principi dell’Industria 4.0 TRAVERSO-VIGHY

92 Trasparenza editoriale | DEGW, PARK ASSOCIATI 98 Gli uffici che respirano | LOMBARDINI22 104 Racconto identitario | PROGETTO CMR 108 Lavorare a casa Satispay | BALANCE 114 L’anima ibrida del Flex-space | PAOLO CAPUTO 120 Comfort ambientale | TÉTRIS

124

LUCE di Jacopo Acciaro

124 Progettare la luce negli spazi del lavoro

DOSSIER

LUOGHI DEL LAVORO

131 BioArchitettura

70 Il futuro degli uffici | Il mercato 72 Il futuro degli uffici | Le opinioni 74 Razionalismo espressivo | STUDIO TRANSIT 80

BIO Architettura

ELEMENTS a cura di Elena Riolo

139 Uffici

Umanesimo High Tech | SBGA

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In copertina, disegno della serie Exteriorless, particolare. ©Stefano Corbo.

Direttore editoriale Antonio Morlacchi

Contributi Jacopo Acciaro, Giovanni Bartolozzi Luisa Castiglioni, Stefano Corbo Roberto Malfatti, Aldo Norsa Luigi Prestinenza Puglisi, Elena Riolo

Direttore responsabile Sonia Politi

Grafica e impaginazione Alice Ceccherini

Comitato di redazione Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi, Sonia Politi

Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it Fotolito e stampa Errestampa

Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00 Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00 abbonamenti@ioarch.it Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Periodico iscritto al ROC-Registro degli Operatori della Comunicazione. Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano ISSN 2531-9779



› DESIGNCAFÈ

ioArch.it OGNI GIORNO SU WWW.IOARCH.IT NUOVE NOTIZIE E REALIZZAZIONI DAL MONDO DEL PROGETTO, DELL’ARTE, DEL REAL ESTATE, DEL DESIGN E DELLA PRODUZIONE, E L’ARCHIVIO COMPLETO DI DIECI ANNI DI ARTICOLI

ADI DESIGN MUSEUM, MILANO

Il museo del Compasso d’Oro Narrante e generativo: così il presidente di ADI Luciano Galimberti ha definito l’ADI Design Museum inaugurato a fine maggio a Milano, che oltre alla collezione permanente dei pezzi storici – dal 1954 ad oggi – del Premio Compasso d’Oro ospiterà anche una serie di esposizioni temporanee di approfondimento su temi specifici del design (otto quelle attualmente in corso). L’edificio di 5.135 mq, cui si accede da una piazza pubblica al civico 7 di via Ceresio,

è frutto di un progetto di riconversione di un ex deposito di tram a cavalli, poi trasformato in un impianto di distribuzione di energia elettrica, degli architetti Giancarlo Perotta e Massimo C. Bodini, con direzione lavori affidata a Carlo Valtolina dello studio Archemi. Il progetto di allestimento della collezione permanente è dello studio Migliore+Servetto Architects con Italo Lupi, che ha creato anche il logo e la brand identity.

ph. ©Kéré Architecture

Locale e bioclimatico il campus formativo di Francis Kéré https://bit.ly/3dBjUhy

Tra le mostre attualmente in corso all’ADI Design Museum, nell’ex locale di trasformazione elettrica, “Manifesto alla Carriera” (ph. ©Martina Bonetti).

Urbanpromo Green ph. ©Lorenzo Masotto

Di Stefano Boeri il nuovo accesso alla Domus Aurea https://bit.ly/3AaVBAJ

ph. ©Enrico Cano

Il nuovo campus di architettura del Politecnico di Milano https://bit.ly/2SglgGU

ph. ©Zhao Qiang

Jiashan Museum, architettura cinese sempre più autonoma https://bit.ly/36dMAZW

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Ci sarà anche Help (High Efficiency Emergency Living) tra i progetti che verranno presentati a Urbanpromo Green, la manifestazione promossa dall’Istituto Italiano di Urbanistica con Urbit e l’Università Iuav di Venezia in programma online il prossimo 15 e 16 settembre. Help è un progetto di ricerca delle Università di Padova e Iuav di Venezia finanziato dalla Regione Veneto con l’obiettivo di sviluppare un modulo abitativo di emergenza minimo, flessibile e replicabile a larga scala per migliorare la capacità di resistenza e di adattamento del territorio veneto a crisi ed emergenze ambientali. Principale caratteristica del progetto l’adattabilità costruttiva e la flessibilità degli

ambienti interni, con la trasformazione funzionale dello spazio minimo, tramite arredi e partizioni mobili, in base alle esigenze dell’abitare. L’uso di elementi modulari prefabbricati in legno e di tecnologie costruttive innovative consente un significativo incremento della velocità di produzione e l’ottimizzazione e la semplificazione delle fasi di cantierizzazione: in contesti emergenziali rapidità d’intervento e facilità di trasporto e assemblaggio sono fattori cruciali. Urbanpromo Green è l’evento specialistico che precede Urbanpromo Progetti per il Paese, in programma a novembre insieme con l’evento specialistico dedicato al Social Housing.


C.A.M.

COMPLIANT

Sopra solo cielo. Sotto solo Isotec. ISOTEC consente di realizzare coperture isolate e ventilate, con tutti i tipi di struttura portante ed è compatibile con qualsiasi rivestimento, dalle tradizionali tegole alle più moderne soluzioni continue in metallo. Il tutto con la massima efficienza energetica ed un’eccezionale rapidità di posa. Anche nella soluzione Isotec Parete per facciate isolate e ventilate. isotec.brianzaplastica.it


› FOCUS

Vetro e alluminio materiali che fanno la differenza di Tommaso Brenna

A Ripalta Cremasca, nel cuore della pianura padana, in mezzo alle campagne sorge un comparto produttivo artigianale, una serie di capannoni grigi e anonimi fra i quali spicca un edificio, nuovo e fortemente caratterizzato. Si tratta della nuova sede di un’azienda di commercio di prodotti ittici progettata dagli architetti Paolo Capuano e Marco Venturelli dello studio tIPS di Crema e completata nel corso del 2020. Un edificio costituito da più volumi che ospitano le diverse funzioni aziendali – produzione, magazzino e uffici – che si differenziano e si compenetrano, dialogando con il paesaggio circostante in un gioco di pieni e vuoti, di chiari e di scuri. L’effetto è quello di un edificio articolato, sfaccettato, complesso. Per ottenerlo i progettisti hanno lavorato con i volumi, realizzati con strutture prefabbricate in calcestruzzo, e con le finiture: parte delle facciate sono in calcestruzzo, parte invece sono rivestite con le lastre Ond-All 33 di Alubel color grigio antracite in cui si inseriscono grandi vetrate. L’uso del rivestimento metallico, scuro e lucido caratterizza l’edificio, che appare moderno ed elegante, fortemente riconoscibile. Le lastre sono state posate su tubolari metallici fissati su pareti a secco in aquapanel: una soluzione leggera, che offre la massima protezione dalle intemperie ed elevate prestazioni di isolamento energetico. A questo si aggiunge la grande flessibilità del sistema Ond-All 33, che, grazie all’ampia gamma di accessori ha consentito un montaggio rapido e preciso da parte dell’installatore, la LSI Lattoneria Specializzata Italiana di Offanengo. www.alubel.com [ 12 ]

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Un edificio che si distingue nel panorama anonimo di una delle tante zone artigianali industriali che punteggiano il territorio nazionale. Scelte volumetriche e materiche conferiscono dignità architettonica a un immobile produttivo migliorandone le prestazioni energetiche e la qualità di vita dei lavoratori. Le lastre ondulate OND-ALL 33 di Alubel sono ideali per il rivestimento di facciate industriali e civili.


SIMONSWERK / si – mons – werk /: 1. I nostri prodotti permettono alle porte di aprirsi dal 1889 2. La nostra sfida, rendere il buono sempre migliore 3. Innovazione ed elevati standard qualitativi sono i pilastri del nostro successo 4. La nostra forza sta’ nella cura per i dettagli 5. La parola “Cerniera” è troppo semplice per descrivere i nostri sistemi. 6. In un mondo in costante trasformazione siamo precursori nel cambiamento 7. Semplicemente, SIMONSWERK

www.simonswerk.com


› DESIGNCAFÈ

Il mito del Bauhaus di Luigi Prestinenza Puglisi

le storie di lpp

illustrazione di Roberto Malfatti

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Il Bauhaus fu un’esperienza importante ma oggi, a distanza di oltre cento anni dalla fondazione dell’istituto, avvenuta nel 1919, è lecito avanzare qualche perplessità. Dei quattordici anni di durata della scuola circa nove furono diretti da Walter Gropius. Gli altri videro la direzione di Hannes Meyer, che fu considerato dallo stesso Gropius un personaggio esiziale, e di Mies van der Rohe che la trasformò poco più che una scuola di cloni, tutta centrata sul suo insegnamento e sulla sua poetica. Nove anni sembrano pochi per determinare una svolta di dimensioni epocali nell’architettura moderna. Tanto più che sino al 1927 il Bauhaus fu solo un istituto di arti e mestieri, senza un programma specifico di architettura. Il caustico Mies affermò con una punta di perfidia che “la cosa migliore che ha fatto Gropius è stata inventare il nome del Bauhaus”. E, in effetti, se si analizzano con attenzione gli anni della sua direzione, si vedrà che almeno nei primi quattro, sino al 1923, quando Johannes Itten si allontanerà per far posto a Lázló Moholy-Nagy, il programma della scuola era molto confuso; scisso tra ispirazioni contrastanti e sicuramente più orientato in direzione mistica ed espressionista che funzionalista e costruttivista. Quando nel 1921 Theo van Doesburg si trasferisce a

Weimar, e gli viene rifiutato un posto di insegnante, il conflitto esplode generando una contro-scuola con due schieramenti che arriveranno allo scontro fisico. Gropius dedica poco tempo alla didattica, la sua vita in quegli anni è centrata sul difficile rapporto con Alma Mahler, le numerose avventure sentimentali e la attività professionale privata che conduce in conflitto di interesse con quella di direttore della scuola. Sarà uno dei principali capi d’accusa che gli muoverà il successore Hannes Meyer. La scuola ebbe notorietà in Europa, più che per i suoi effettivi meriti didattici, per le straordinarie capacità di pubbliche relazioni e di coinvolgimento di Gropius. E per l’apporto di Ise Frank, la seconda moglie: una donna abile, calcolatrice, determinata e con ottime doti di scrittura e di relazioni. Gli farà, a partire dal 1924, da PR, tanto da meritarsi il soprannome di Mrs. Bauhaus. Il mito del Bauhaus si consolidò con la diaspora in America. Gropius e Ise riuscirono a confezionare una storia – oggi si parlerebbe di story telling – che non poteva non appassionare il pubblico americano: l’innovativa scuola di architettura era nata in Germania, era stata chiusa da Hitler e aveva trovato rifugio proprio negli Stati Uniti. Il bene che trionfa sul male. La Germania perdente, l’America vittoriosa. Una trama che, ovviamente, non poteva tenere in nessun conto il secondo direttore Meyer, comunista convinto e praticante, che era poi andato in URSS per collaborare alla costruzione del socialismo. Gropius e Ise contribuirono, e non poco, a questa narrazione con rimozione, anche ricorrendo a colpi scorretti come l’embargo della pubblicazione delle memorie di Meyer


IL SISTEMA DI CERNIERE A SCOMPARSA PER PORTE CON RIVESTIMENTI

ANSELMI AN 172 3D L’architettura moderna richiede spesso la possibilità di rivestire porte e pareti con diversi materiali estetici per ottenere un design d’interni sempre più omogeneo e minimale. La cerniera a scomparsa AN 172 3D di Anselmi rende possibile tutto questo: regolabile sui 3 assi, con una portata fino a 60 kg con sole due cerniere e disponibile in ben 13 finiture di pregio questa cerniera permette di rivestire pareti ed ante con materiali estetici in grado di far scomparire la porta all’interno della parete. www.anselmisrl.it


› OPEN SOURCE CI ACCOSTIAMO AL TEMA COMPLESSO E ARTICOLATO DELLA DIDATTICA NELLE FACOLTÀ DI ARCHITETTURA ITALIANE CON UN PRIMO SPACCATO SULLA SCUOLA FIORENTINA DI ARCHITETTURA, CHE HA PRESO LE MOSSE DALL’ESPERIENZA DI GIOVANNI MICHELUCCI E DEI SUOI ALLIEVI RICCI E SAVIOLI di Giovanni Bartolozzi

Remo Buti (ph. Archivio Base/Progetti per l’Arte).

DIDATTICA FIORENTINA Amici fraterni, visceralmente diversi ma complementari, Leonardo Ricci e Leonardo Savioli, con il maestro Michelucci, hanno rappresentato la punta più alta e poetica dell’architettura italiana a Firenze, sul terreno artistico, progettuale e della didattica universitaria. In circa quarant’anni di insegnamento hanno forgiato generazioni di architetti. Gli allievi di quegli anni ricordano con entusiasmo l’originale corso di Visual Design tenuto da Ricci e caratterizzato da una serie di esercitazioni che portavano lo studente ad avere padronanza del segno, dal disegno fino alle tre dimensioni, così come i corsi di Savioli tenuti nel 1966-67 sul tema del Piper e sintetizzati nello storico volume ‘Ipotesi di spazio’, che aprirono una stagione incandescente della facoltà fiorentina e aprirono le porte al movimento radicale fiorentino.

Giovanni Bartolozzi Architetto, co-fondatore dello studio Fabbricanove di Firenze con cui ha recentemente realizzato la sede del Milano Luiss HUb, Bartolozzi è docente alla Facoltà di Architettura di Firenze, al Design Campus di Calenzano e all’Accademia Cappiello di Firenze. Ha curato la mostra Leonardo Ricci: il tavolo dell’architetto al Museo Novecento di Firenze e gli allestimenti di Source Self Made a Firenze e Milano. Ha pubblicato il volume Verso il progetto (Didapress, Firenze 2019). Nel 2013 aveva pubblicato Leonardo Ricci Nuovi modelli urbani (Quodlibet). www.fabbricanove.com/studio [ 16 ]

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Ricci invitò Umberto Eco a tenere le prime lezioni di semiotica dentro il suo corso e dagli appunti di quelle lezioni nacque ‘Opera aperta’, originariamente apparso come dispensa al corso di Ricci e divenuta subito dopo testo centrale per il dibattito sulla semiotica, che proprio a Firenze ebbe in G. K. Koenig uno dei principali studiosi. Si deve quindi ai corsi di Ricci e Savioli la prima spinta al rinnovamento della didattica alla Facoltà di architettura di Firenze, con espedienti innovativi come la possibilità di sostenere l’esame collettivo: una nuova metodologia di lavoro che Ricci e Savioli assecondarono perché vedevano nella scuola un’occasione creativa collettiva, e che ispirò la nascita di quei gruppi studenteschi oggi noti come radicals, caratterizzati dalla comune origine studentesca. Tra i gruppi radicals, Remo Buti rimane il più


› OPEN SOURCE

Alla pagina di sinistra, Remo Buti dalla finestra di Base/Progetti per l’arte in occasione della rassegna Radical Tools 2014 (ph. Archivio Base/Progetti per l’Arte). Sopra, esposizione dei plastici della Casa Tonda (AA 1984-1985, foto Archivio Buti). Nella sequenza accanto e alla pagina successiva, plastici di concept del Laboratorio di Progettazione 2 della Facoltà di Architettura di Firenze (AA 2018-2019) tenuto da Giovanni Bartolozzi.

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› OPEN SOURCE

silenzioso e autentico allievo dei due Leonardo fiorentini. “Un ghignante fustigatore dell’eccesso”, come lo definì Branzi, Buti trasse il meglio dai maestri: il rigore atonale di Savioli e l’irruenza plastica di Ricci, creando una miscela del tutto autonoma e originale che ha tenuto alto, fin quasi ai nostri giorni, lo spirito e la lezione di queste due insolite personalità. Non esiste nella storia della Facoltà di Architettura di Firenze un corso noto come quello di Remo Buti. Vi sono indubbiamente state delle eccellenze nelle più svariate discipline, che devono la loro notorietà a quella del docente, ai più brillanti esiti delle esercitazioni progettuali o a un’effettiva originalità della struttura didattica. Ma nessuno dei corsi fiorentini storicamente riconosciuti è stato ideato con la consapevolezza dell’opera continua, così come ha fatto Remo Buti a partire dal 1979, applicando al metodo didattico il rigore concettuale dell’operazione artistica. Sul finire degli anni Settanta, quando Buti tenne i primi corsi, la didattica era influenzata dallo studio della grande scala di progetto, una dimensione

che Buti sentiva distante, non governabile, scollegata dalle reali possibilità operative. La sua formazione da artigiano gli imponeva un confronto diretto con la materia e con gli strumenti a disposizione dell’architetto. Fu il primo a riformulare gli ambiti operativi dell’architettura degli interni nella Facoltà fiorentina e a reinventare l’insegnamento di Arredamento e Architettura degli interni attraverso il suo corso. Pioniere della piccola scala di progetto, Buti ha veicolato nella didattica universitaria tutto il repertorio che apparteneva alla sua formazione di architetto e di artigiano. In oltre vent’anni di insegnamento ha condotto un lavoro metodico e meticoloso di regia che ha favorito la nascita di nuovi linguaggi progettuali, riversando grande fiducia nei collaboratori, dai quali si è lasciato a sua volta influenzare. Remo Buti ha messo a punto un metodo radicalmente antiaccademico, fatto di precisi strumenti di controllo per tutte le fasi della didattica, fatto di schede, elenchi, layout rigorosi, misure da rispettare, griglie bi- e tridimensionali, set fotografici e scatole contenitive. Dentro questi sistemi di controllo era possibile spingere al massimo la fantasia, la sperimentazione e la ricerca. E proprio su questi binari, attentamente distanziati, si muoveva la vivace attività di ciascun corso e scorreva, in una sorta di piano sequenza lungo vent’anni e più, la macchina da presa di Remo Buti, che ogni anno, con stupore, assaporava divertito i risultati imprevedibili del suo attento lavoro di regia. Nei corsi di progettazione assistiamo comunemente alla produzione di esiti ripetitivi, per lo più riconducibili al linguaggio o all’assenza di linguaggio dei docenti. Remo Buti ha evitato rigorosamente questa prassi diffusa, perché ha trasferito nella sua didattica radicale un metodo chiaro e si è divertito a filmarne gli esiti

Sopra, esposizione dei plastici del corso dedicato a ‘Post-Marsiglia’ (AA 1985-86, foto Archivio Buti).

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ITALIANI ALL’ESTERO

LA CINA È VICINA? di Aldo Norsa

“Forse la lesson learnt più significativa della mia esperienza in Cina è quella dell’ascolto: al di là del significato letterale, l’arte di cogliere e interpretare le differenze”

Aldo Norsa Già professore ordinario di tecnologia dell’architettura all’Università Iuav di Venezia, associato al Politecnico di Milano, incaricato all’Università di Firenze e ricercatore all’Université de Montréal, nel 2011 e 2012 ha coordinato il gruppo di lavoro per l’aggiornamento delle norme tecniche presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Dal 2010 è membro operativo del Ctbuh (Council on Tall Buildings and Urban Habitat). È direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano che pubblica il rapporto annuale “Italian Construction, Architecture and Engineering Industry” e il “Rapporto Classifiche - Le Prime 50 Imprese dell’Edilizia Privata”. Dal 2010 inoltre organizza e anima con Università Iuav di Venezia, Politecnico di Milano e Triennale Milano l’annuale conferenza “Tall Buildings”. www.guamari.it [ 20 ]

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La Cina è vicina? 54 anni dopo la risposta

2015. Il secondo, deluso da una coraggiosa

al titolo del film di Marco Bellocchio è:

(anche in considerazione dell’età) iniziativa

“dipende”. Per quanto riguarda la progettazione

imprenditoriale “plafonata” dall’esclusiva che

architettonica, a fronte di numerose nostre

gli istituti parastatali cinesi mantengono sui

società che vi hanno aperto (con soddisfazione)

progetti esecutivi, è stato anche vittima del

filiali locali (è il caso di Archea Associati, H&A

blocco dei viaggi all’inizio della pandemia e si

Associati, Progetto CMR, Hydea, Stefano Boeri

è ritrovato suo malgrado nuovamente italiano.

Architetti, Studio Marco Piva…) vi è una varietà

Al momento collabora con una delle giovani

di esperienze di giovani architetti che hanno

società più creative, Giuseppe Tortato Architetti,

sperimentato il trasferimento e, in genere (a

in importanti concorsi di progettazione.

differenza che nei grandi Paesi occidentali) sono

Joseph Di Pasquale, che pure in Cina si era

poi tornati indietro, arricchiti professionalmente

fatto notare con progetti di una certa visibilità,

ma dovendo reinventarsi un ruolo. In questa

si è poi sentito culturalmente non più in sintonia.

occasione presentiamo tre testimonianze

Tornato in Italia ha fondato una sua società di

in diretta: Andrea D’Antrassi, Marco Vitali e

progettazione che oggi è assurta agli onori delle

Joseph Di Pasquale, che hanno rispettivamente

cronache per il visionario quartiere bergamasco

39, 41 e 53 anni. Sufficientemente diverse tra

Chorus Life, in corso di realizzazione da parte

loro per dare un quadro abbastanza completo

del gruppo Costim.

delle alternative di chi si avventura in Oriente

La morale è considerare la Cina oggi più che

come free lance. Il primo, dopo aver conosciuto

mai uno straordinario trampolino di lancio

la Cina inviato da Fuksas Architecture e poi

ma non illudersi di mettervi radici perché il

essere assunto dalla locale MAD Architects,

protezionismo accetta solo la presenza di filiali

è riuscito a stabilire rapporti tali da essere

estere che portino sì valore aggiunto ma non si

reimpatriato per aprire la filiale europea della

trasformino in entità locali così radicate da far

firma creativa cinese. Con esiti commerciali

concorrenza a un’imprenditoria che non rinuncia

in crescita: a Milano per esempio partecipa

a esser protetta dallo Stato. Comunque chi ha

al progetto dell’insediamento Westgate del

retto alle difficoltà di quel contesto, quando

nuovo distretto Mind nella sede dell’ex-Expo

torna “casca sempre in piedi”.

MAD Architects, Nanjing Zendai plaza


› OPEN SOURCE

RM Architects, Xixian Orange Sky Mall

Marco Vitali Nel 2010, con una laurea al Politecnico di Milano, cinque anni presso Caputo Partnership International, uno presso Erick Van Egeraat a Rotterdam e un Master in Sustainability all’Architectural Association School alle spalle partii per la Cina: nella prospettiva di focalizzare la mia crescita professionale verso direzioni e dimensioni di più ampia scala. Nel primo triennio lavorai come senior manager presso JAO Design (Pechino) occupandomi di masterplan e progetti di grande rilevanza, dovendo far fronte a due paradigmi della realtà cinese: un efficiente approccio manageriale e una notevole velocità di produzione del progetto, coniugati con obiettivi di qualità. E la necessità di un continuo confronto – sin dalle prime fasi di progetto – con i dipartimenti tecnici e le istituzioni governative, il cui potere decisionale è determinante.

Gli studi stranieri non possono infatti firmare l’intero progetto, in quanto l’esecutivo è di competenza di Local Design Institutes parastatali, realtà molto evolute, con migliaia di dipendenti, in grado di proporre soluzioni di design and build per interventi di grande impatto, pressoché imbattibili sul mercato. Nel 2012, con il collega Riccardo Minervini, fondai RM Architects Ltd a Pechino e, in qualità di direttore, ne gestii la rapida crescita, organizzando attività progettuali a diverse scale – da grandi complessi a interventi di interior design per hotel e residenze di lusso – dotando la società di tool gestionali da noi stessi sviluppati per monitorare l’andamento dei progetti integrando le diverse basi informative italiane e cinesi. Fondamentali poi le attività di marketing e comunicazione, sviluppatesi in Cina già da molti anni attra-

verso social network dedicati: in un contesto dove la condivisione delle informazioni via device telefonico ha una pervasività certamente maggiore che in altri Paesi ciò costituisce un notevole fattore di successo per le grandi e piccole società di progettazione basate in Cina che, cogliendo tale tendenza, investano in forme innovative di promozione. In conclusione, rientrato a Milano allo scoppio della pandemia, oltre la dimensione tecnico-manageriale del progetto e della struttura professionale, forse la lesson learnt più significativa della mia esperienza in Cina è quella dell’ascolto: al di là del significato letterale, l’arte di cogliere e interpretare le differenze, per fare sintesi di molteplici variabili culturali, organizzative e produttive.

crescita professionale. Nel giro di due anni sono diventato associate partner con la possibilità di supervisionare progetti di larga scala sia in Cina che in Europa. I progetti cinesi sono contrassegnati da una complessità dovuta alle grandi dimensioni e ai tempi ristretti di progettazione, tale da imporre un approccio pragmatico alla professione di architetto. Presso MAD mi sono occupato dei primi progetti in Europa e di importanti concorsi internazionali, tra cui la prima proposta per il museo di George Lucas, ora in costruzione a Los Angeles. Nel 2015 sentivo il bisogno di tornare in Italia per mettere a frutto quest’esperienza e con il fondatore di MAD, Ma Yansong, abbiamo deciso di aprire una filiale europea. A Roma, andando controcorrente vista l’importanza di Milano nel real estate e nel mondo creativo internazionale.

Al momento da un loft insediato nel quartiere Ostiense seguiamo progetti a Roma, Milano, Parigi e Rotterdam: ci sono molti giovani professionisti affascinati dall’architettura organica di MAD che collaborano con noi. Gli inconfondibili volumi curvilinei e gli spazi dalla grande permeabilità improntati alla mimesi e assimilazione del contesto paesaggistico che ci sono tipici sono uno stile progettuale che in un’Europa con una visione meno avveniristica dell’architettura rappresentano una sfida per nuovi stimoli e nuova linfa allo sviluppo di progetti tecnologicamente avanzati. Nonostante le difficoltà che una realtà sfaccettata come quella italiana comporta, penso che la sfida di essere il link tra la creatività made in China e il saper fare italiano sia un’avventura quotidiana da giocare in prima linea.

Marco Vitali

Andrea D’Antrassi Il ponte di collegamento tra Cina ed Europa che rappresento è frutto di una spinta ad andare oltre l’ordinario che ha avuto inizio all’Accademia di Architettura di Mendrisio grazie alla quale ho potuto fare esperienze in Paesi come l’Argentina e l’Australia. Il mio primo approccio con la Cina è datato 2008 quando Fuksas Architecture mi spedì a Shenzhen per seguire la progettazione del nuovo aeroporto di una delle città simbolo del boom economico cinese. Un’esperienza stimolante che mi ha aperto una prospettiva nuova sull’Asia e sulla “terra di mezzo”. Tornato a Roma e conclusasi la mia collaborazione con Fuksas, nel 2010, nel pieno della crisi economica che spingeva molti professionisti fuori d’Europa, ho iniziato un percorso presso MAD Architects a Pechino. MAD rappresenta una realtà molto viva e stimolante dal punto di vista del design e della

Andrea D’Antrassi

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› OPEN SOURCE

Joseph Di Pasquale, Guangzhou Circle

Joseph di Pasquale

“Assistetti in pochi mesi a un vero e proprio cambio di approccio nei confronti di ciò che era straniero: a un istintivo interesse unito a una latente ammirazione subentrò una diffidenza unita a un latente senso di superiorità”

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Arrivai in Cina la prima volta nel marzo 2008 e aprii una società di progettazione con un bravo e leale ingegnere cinese. In maggio vincemmo un concorso internazionale per la Jing Wu Ecocity, una città satellite di 75mila abitanti nell’area metropolitana di Tianjin, che derivava il disegno urbano da un’antica leggenda cinese. In dicembre vincemmo il concorso internazionale per il nuovo landmark building di Hongda Group, il più grande trader di materie plastiche del mondo, a Guanzghou con un edificio che si ispirava al doppio disco di Giada e alla numerologia tradizionale del Feng Shui: il Guangzhou Circle. Inaugurato cinque anni dopo, si è poi affermato per la sua fortissima carica iconica. Il mio approccio attento alla “sostenibilità culturale” aveva suscitato un grande interesse ma … poco dopo quell’inaugurazione, nel gennaio 2014, chiusi la mia attività senza più tornare in Cina per motivi professionali. L’epilogo sembra contraddittorio ma le ragioni che mi hanno spinto a ricentrare la mia attività in Italia sono principalmente due. In primo luogo ho sperimentato sulla mia pelle l’assurdità inebriante del globalismo esasperato: nel 2009 sono arrivato a compiere 18 viaggi intercontinentali tra Italia, Cina e Americhe. Nel marzo 2012 alzandomi una mattina in una camera di albergo, oltre alla normale sensazione di non sapere dove mi trovassi, per qualche secondo ebbi anche quella di non sapere più chi fossi. Questo fu il sintomo di un malessere profondo: mi resi conto del pericolo insito nel perseguire

quello stile di vita e decisi di tornare a radicarmi nel mio territorio e nel mio ambito culturale. Sempre nel 2012 inoltre vi fu l’elezione del nuovo segretario generale del Pcc (poi presidente) Xi Jin Ping, che poco dopo condannò la “weird architecture” (letteralmente “architettura strana”) auspicando l’affermarsi di un’architettura “normale”, nazionale e orientata al bene dello Stato. Era in un certo senso la fine della stagione di grande apertura culturale e internazionale del decennio di Hu Jing Tao. Questa “serrata” coincise anche con il sorpasso della Cina sul Giappone in termini di Pil. Assistetti in pochi mesi a un vero e proprio cambio di approccio delle persone con cui entravo in contatto nei confronti di ciò che era straniero: a un istintivo interesse unito a una latente ammirazione subentrò una diffidenza unita a un latente senso di superiorità. In un certo senso iniziava l’inversione di tendenza rispetto al globalismo tesa a riscoprire le radici e l’identità che potremmo dire essersi definitivamente affermata con l’attuale pandemia: ci aspetta un mondo connesso globalmente ma radicato nella prossimità sia relazionale sia culturale. Non credo sia un’involuzione ma piuttosto un progresso autenticamente sostenibile: quello che combina la spinta in avanti con la conservazione di tutto ciò che costituisce la radice della propria identità. Joseph di Pasquale


Signature

Rovere Conchiglia | Monolith woodco.it


POWERDRIVE PL / PL-FR La porta scorrevole automatica adatta a numerosi utilizzi negli interni e sulle facciate

Automazione particolarmente potente e precisa per ante grandi e pesanti e ampi angoli di apertura Variante FR: funzione via di fuga con sistema ridondante e tecnologia a due motori a bassa usura Comando digitale intelligente: - ad autoapprendimento - comfort ottimale grazie all’adattamento automatico del funzionamento della porta in relazione alla frequenza di utilizzo - collegabile e integrabile nei sistemi di gestione impianti degli edifici mediante Can-Bus - autoriconoscimento e memorizzazione indipendente degli errori - possibilità di impostare tutti i parametri di movimento della porta Automazione a corrente continua molto silenziosa; motore a bassa usura, esente da manutenzione Batteria integrata per apertura e chiusura di emergenza in mancanza di corrente Alimentatore robusto con interruttore principale su tutti i poli e protezione con fusibile Certificato a norma Din 18650 Combinabile con il sistema per uscita di emergenza SecuLogic Geze, il sistema di controllo d’accesso e il sistema di gestione impianti degli edifici. Campi di applicazione - Sistemi di porte scorrevoli a una o due ante - Porte interne ed esterne soggette a traffico elevato - Possibili larghezze di apertura da 700 a 3000 mm - Pesi delle ante fino a 200 kg per anta - I sistemi di profilo adatti sono sistemi di profilo intelaiati con precisione con ISOGlas e Mono-Glas, profilo di fissaggio ESG, anta telaio e anta di legno a cura del cliente - Adatto per diversi sistemi di profilo.

Powerdrive, il sistema di ingresso Geze adatto per movimentare ante grandi e pesanti.


Le porte scorrevoli Geze al Foro Annonario di Senigallia Senigallia non è conosciuta solo per la spiaggia di velluto e la Rotonda sul mare, chi c’è stato ricorda quello spazio particolare e vivace che è il Foro Annonario, ancor oggi centro del mercato giornaliero, sia al coperto sia nella piazza. Progettato nel 1834 dall’architetto Pietro Ghinelli, è un’armoniosa struttura neoclassica in laterizio a pianta circolare delimitata da 24 colonne che reggono una struttura e formano un portico dietro al quale si aprono magazzini e botteghe. Nel 1845 i due bracci del portico vengono sopraelevati per realizzare camerate per i soldati. Nel 1998 con il progetto degli architetti Massimo e Gabriella Carmassi, le camerate vengono adibite a spazio per la biblioteca comunale. Per gli abitanti di Senigallia il Foro Annonario è l’edificio simbolo della città, punto di ritrovo e scenario teatrale di eventi culturali e spettacoli.

Ora proprio dove era ubicata la pescheria, sarà inaugurato un museo archeologico, dotato di porte automatiche Geze azionate con Powerdrive, il sistema di ingresso adatto per movimentare ante grandi e pesanti. L’intervento si inserisce in maniera discreta nei lavori di riqualificazione del foro e dell’area della pescheria, mantendo intatti gli elementi storici, i banconi, i colonnati, facendo su di essi un importante lavoro di pulizia. L’integrazione delle porte scorrevoli nelle volte degli ingressi principali è avvenuta nel totale rispetto degli elementi originali e delle notevoli altezze, che hanno inoltre reso ancor più difficile la scelta di una soluzione discreta, minimale e di design, optando per una soluzione dalle alte prestazioni.

GEZE Italia Srl Via Fiorbellina 20 20871 Vimercate MB Tel. 039.9530401 Via Lucrezia Romana, 91 00178 Roma Tel. 039.9530401 italia.it@geze.com www.geze.it


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REINVENTING MILANO REINVENTING CITIES, CONCORSI INTERNAZIONALI DI PROGETTAZIONE PROMOSSI DAL NETWORK C40 A CUI PARTECIPANO ANCHE MILANO E ROMA, METTE IN MOTO ENERGIE E INVESTIMENTI PROMUOVENDO COLLABORAZIONI VIRTUOSE TRA PUBBLICO E PRIVATO. SOLO NEGLI ULTIMI TRE MESI IL COMUNE DI MILANO HA PRESENTATO QUATTRO PROGETTI VINCITORI. DOPO IL SOCIAL HOUSING PER L’AREA DI 1,4 ETTARI DI CRESCENZAGO – CAPOFILA REDO SGR, CHE AVEVA GIÀ ACQUISTATO L’AREA DELL’EX-SCALO DI GRECO – È STATA LA VOLTA DI PIAZZALE LORETO, DELLA RICUCITURA DELL’AREA DI BOVISA E DELL’EX-SCALO FERROVIARIO DI LAMBRATE

Lambrate Streaming Sull’area di sette ettari esterna alla cintura ferroviaria, a 500 metri dalla stazione ferroviaria di Milano Lambrate, sorgeranno abitazioni a prezzi accessibili e un parco di 41.500 metri quadrati attraversato da percorsi ciclopedonali. Il masterplan, disegnato dallo studio Caputo Partnership International, organizza l’area in tre grandi ‘piazze’ e due punti di accesso al nuovo sviluppo. Lungo tutto il sistema di spazi pubblici nasceranno frutteti, orti didattici e di comunità, aree ricreative attrezzate, campi giochi e sportivi. Particolarità del progetto l’allestimento artistico del muro del rilevato ferroviario, che si configurerà come una “quinta urbana” incisa di poesie e versi legati ai temi del viaggio di poeti milanesi e lombardi. Come previsto dall’Accordo di Programma sugli scali, verranno realizzate soluzioni abitative a prezzi accessibili rivolte prevalentemente a giovani e studenti: oltre 19.000 mq, pari a 307 alloggi di edilizia sociale, tra cui convenzionata agevolata in vendita e in locazione con patto di futura vendita, co-

housing, in locazione a canone moderato, concordato e convenzionato, alloggi per studenti e edilizia a canone sociale. Ad esse si aggiungerà la realizzazione di servizi per il quartiere la cui natura sarà definita attraverso un processo di progettazione partecipata con la comunità. La rigenerazione dell’area rientra nell’Accordo di Programma per la riqualificazione degli scali ferroviari milanesi sottoscritto nel 2017 tra Comune di Milano, Regione Lombardia, società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane e Savills IM SGR SpA.

Capogruppo Sant’Ilario Società Cooperativa Edilizia Masterplan e architettura Caputo Partnership International Srl Ambiente, strutture, impianti Tekne Paesaggio Studio Giorgetta Mobilità e infrastrutture Pro Iter Processi socio-partecipativi Consorzio Poliedra Politecnico di Milano Progettazione ambientale, risorse e regime idrico Ambiente Italia Progetti Installazione artistica Giorgio Milani Piano economico-finanziario Ernst&Young Aspetti legali e urbanistici avvocato Guido Bardelli

Capogruppo Ceetrus Nhood Design team Metrogramma, Andrea Caputo, MiC - Mobility in Chain, LAND, Temporiuso, Futureberry, Squadrati, Starching, con Matteo Gatto e Renovatio Design Esperto ambientale Arcadis Italia Srl Investimento previsto 60 milioni di euro

Loreto Open Community Il progetto trasformerà il principale crocevia milanese che connette l’asse commerciale di Corso Buenos Aires con la circonvallazione e le direttrici di viale Monza, via Padova (che verrà chiusa al traffico veicolare), via Andrea Costa e via Porpora riducendo della metà la superficie carrabile a favore di una mobilità a basse emissioni. Il progetto crea 24.000 metri quadrati di spazio pubblico, [ 26 ]

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con il 69% della superficie dedicata ad aree per la comunità. La progettazione stradale privilegia la ciclopedonalità, riconfigurando gli spazi destinati ai flussi veicolari, riducendo i parcheggi e creando un hub di micromobilità con punti di ricarica elettrica e veicoli condivisi adiacenti alla stazione della metropolitana Loreto. Loreto Open Community include una piazza

verde multilivello con un bosco urbano di 300 alberi e 4.200 mq di area verde che oltre alla riduzione complessiva di emissioni clima-alteranti ridurrà l’effetto isola di calore. Gli edifici, che ospiteranno nuovi spazi per la comunità tra cui un asilo nido e spazi di co-working, saranno sostenibili, realizzati in legno ibrido e con strategie di progettazione passiva e bioclimatica che, insieme a circa 5.000 mq di pannelli fotovoltaici, consentiranno di ottenere un risparmio energetico del 90%. Andrea Caputo, co-autore del masterplan, si occuperà anche della progettazione di un edificio a torre su via Porpora (un intervento di sostituzione) integrato al sistema del piazzale.


› WORK IN PROGRESS

MoLeCoLa Ovvero Mobility Learning Community Lab, il masterplan sviluppato da Park Associati per reinventare il nodo milanese di Bovisa. Il progetto, che riguarda un’area di 9 ettari, si sviluppa in maniera sinergica con gli altri interventi già presenti o previsti sull’area, in particolare i campus di ingegneria (La Masa) e di design (via Candiani) del Politecnico di Milano, ed è l’occasione per ricucire gli ambiti finora separati dai binari della ferrovia Milano Nord Bovisa, riqualificando la stazione ferroviaria e creando un hub di interscambio che diventerà il fulcro pulsante del rinnovato quartiere. Il masterplan, che prevede la realizzazione di un nuovo attraversamento

ciclopedonale e tramviario che metterà in comunicazione i due versanti dell’area, include residenze, uno studentato, attività commerciali, uno spazio di co-working e la nuova sede di Ferrovie Nord progettati in maniera integrata con il disegno dello spazio pubblico, ricco di aree verdi attrezzate, in modo da creare un paesaggio armonizzato che risponda all’obiettivo di zero emissioni di CO2 al 2050. L’insediamento sarà complementare al campus universitario e al nuovo distretto tecnologico che il Politecnico di Milano realizzerà nell’area dei gasometri (che per la sua conformazione a Milano è chiamata la ‘Goccia’).

Capogruppo Hines Italia e Ferrovie Nord Milano Masterplan e architettura Park Associati Strutture Bollinger+Grohmann Impianti e strategie energetiche ESA Engineering, A2A Consulenza ambientale Habitech Paesaggio Greencure Infrastrutture, trasporti e mobilità MiC - Mobility in Chain Processi socio-partecipativi IRS - Istituto di Ricerca Sociale Consulenza prefabbricazione Woodbeton Aspetti legali e amministrativi Ammlex


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Località Milano Committente Gruppo Building Progetto di architettura Antonio Citterio Patricia Viel (ACPV) Team Antonio Citterio, Patricia Viel, Sara Busnelli (partner in charge), Paolo Aranci, Clara Alfieri Paolo Antonini, Matteo Brambati, Mattia Cattaneo, Domenico Cattolico, Daniele Raimondi, Luciana Ricca, Cristina Spada, Alessandro Tatti Rendering Paolo Longoni, Andrea De Cet Aspetti giuridici e urbanistici Studio Legale Valaguzza: Sara Valaguzza, Eugenio Pizzaghi, Maria Rita Surano

MILANO CON GATE CENTRAL ACPV RIPRISTINA IL TESSUTO EDILIZIO STORICO Il nuovo complesso residenziale disegnato dallo studio internazionale di architettura Antonio Citterio Patricia Viel per Gruppo Building chiude un vuoto urbanistico che i bombardamenti della seconda guerra mondiale avevano lasciato davanti alle Colonne di San Lorenzo. A uso misto, il complesso si sviluppa su due piani rialzati e quattro piani fuori terra per un totale di 1.700 metri quadrati, e ospiterà otto unità abitative di pregio e spazi retail al piano terra e interrato, in linea con il mix di funzioni che caratterizza il quartiere. Stabilendo una nuova accessibilità pedonale attraverso la creazione di una piazzetta [ 28 ]

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interna semipubblica, che collegherà via dei Fabbri a Corso di porta Ticinese, il progetto garantisce l’accesso alle residenze tramite un volume vetrato che illumina lo spazio pedonale antistante. L’edificio è caratterizzato da una facciata che si distingue per le forature delle finestre in bronzo brunito, mentre il basamento in pietra naturale Ceppo di Gré, tipicamente milanese, favorirà l’integrazione dell’edificio con il contesto. La struttura del tetto del nuovo corpo architettonico sarà rivestita in coppi in cotto di Possagno. «L’architettura contemporanea dell’edificio e la sua materialità richiamano e rispettano le importanti

preesistenze stabilendo un rapporto unico con i vicini monumenti storici, che includono la medievale Porta Ticinese, il colonnato romano e la Basilica di San Lorenzo, una delle chiese più antiche di Milano» spiega Sara Busnelli, partner ACPV e responsabile del progetto. Gate Central risponde all’approccio progettuale di ACPV finalizzato a migliorare la qualità di vita dei cittadini. Il nuovo complesso residenziale di Porta Ticinese contribuirà alla rigenerazione urbana dell’intera area, integrando in modo sostenibile una molteplicità di funzioni ad uso sia privato che pubblico.



› WORK IN PROGRESS

Località Fano Committenti Comune di Fano e Fondazione Montanari Progetto architettonico Mario Cucinella Architects Team Mario Cucinella, Michele Olivieri (direttore di progetto), Francesco Visco (capo progetto), Eugenio De Nicola (modellista), Giuseppe Panzarini, Elisabetta Pettazzoni Visual Hapto Progetto strutturale Maffeis Engineering Progetto impiantistico Technion Slp ampliamento 3.000 mq Avvio progetto architettonico marzo 2021

FANO DI MC A IL RECUPERO E AMPLIAMENTO DELLA BIBLIOTECA FEDERICIANA Comune di Fano e Fondazione Montanari hanno affidato a Mario Cucinella e al suo studio MC A un progetto di recupero e ampliamento della storica biblioteca cittadina. Fortemente voluto dall’ex presidente della Fondazione Federiciana e attualmente consulente del Comune di Fano, Antonella Agnoli, il progetto prevede, da un lato, il recupero del manufatto storico, adiacente la chiesa barocca di San Pietro in Valle, con la riorganizzazione delle funzioni e la conservazione degli ambienti, in particolare della celebre Sala dei Globi con le sue scansie lignee e gli arredi. Dall’altro, lo studio bolognese ha sviluppato il progetto per realizzare una moderna estensione attigua – la ‘Nuova Biblioteca Federiciana’ – che si candida a diventare un nuovo centro di aggregazione culturale della città. [ 30 ]

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L’ampliamento prende forma dal vuoto creato dalla demolizione dell’edificio moderno preesistente e, in continuità con il disegno urbano contemporaneo, segna il passo tra la Fano storica e quella moderna aprendosi verso gli Orti, il porto e il lungomare Sassonia. Il nuovo volume si sviluppa su quattro livelli oltre a un piano interrato adibito a caveau degli antichi volumi da preservare. L’architettura interna si snoda attraverso terrazze interne a sbalzo, ‘sospese’ e lievemente sfalsate, dal livello primo, che accoglie anche uno spazio eventi, fino al quarto, per culminare infine in copertura con una terrazza panoramica con vista sul mare. Un gesto architettonico fluido e continuo disegna le forme organiche delle terrazze con spazi protesi verso l’esterno dedicati alla lettura, mettendo in relazione l’architettura interna con il

paesaggio urbano, fino all’orizzonte del mare. Dal giardino d’inverno al piano terra fino alla terrazza panoramica, nel progetto la vegetazione diventa materiale dell’architettura e segnala altresì una continuità con l’area verde esterna già esistente. Il progetto è accompagnato da un attento studio del clima e della luce, con l’ottimizzazione dell’esposizione della facciata principale, rivolta a nord-ovest per proteggersi dalla radiazione solare diretta portando al contempo all’interno abbondante luce naturale, e lo studio della ventilazione naturale che sfrutta le brezze provenienti da nord in estate e durante le mezze stagioni.

Render (Hapto) e modello (Eugenio De Nicola) del volume della Nuova Biblioteca Federiciana.


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› WORK IN PROGRESS

FUSINA LA TRANSIZIONE ECOLOGICA DI ENEL HA IL SEGNO DI FRIGERIO DESIGN GROUP Con il progetto ‘Resilience Lab Grid’ lo studio Frigerio Design Group ha vinto il concorso indetto da Enel per la riconversione della centrale Enel ‘Andrea Palladio’ di Fusina, nella Laguna di Venezia. Due gli ambiti interessati dal concorso: nuovi edifici con aree fruibili anche dal pubblico, e le preesistenze, su cui intervenire per incrementare il valore estetico e simbolico dell’impianto, riqualificando la zona industriale. Il concept di Enrico Frigerio (sotto) prende ispirazione dai frattali, la cui forma è invariante al variare della scala delle lunghezze: in base a un sistema modulare e implementabile, i nuovi edifici hanno dimensioni differenti a seconda delle funzioni, ma presentano sempre le stesse caratteristiche. Edifici bioclimatici che massimizzano gli aspetti energetici passivi per ridurre al minimo gli apporti energetici

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attivi provenienti da fonti rinnovabili. Nucleo generatore dell’intero sistema è l’Enel Pavilion, luogo di accoglienza, informazione e promozione della cultura della sostenibilità ambientale e dell’innovazione. L’intero complesso industriale si pone in relazione con il paesaggio circostante, reinterpretato astrattamente in elementi geometrici applicati a edifici e impianti con lastre che, sotto i raggi del sole, creano riflessi e vibrazioni di luce dando vita a volumi eterei e leggeri. Ulteriore elemento di congiunzione con il contesto è la vegetazione, funzionale alla mitigazione del rumore, per migliorare il microclima e pensata anche come nodo per colmare un dialogo mancante tra il complesso industriale e l’ambiente naturale. La ricostruzione dei paesaggi lagunari delle barene diventa occasione

per raccontare il territorio e includerlo in un contesto educativo. Tutti gli interventi sono pensati con componenti prefabbricati, realizzati con materiali riciclati e riciclabili, ad elevata riflettanza solare per ridurre il surriscaldamento ambientale.

Località Fusina, Venezia Committente Enel Produzione SpA Superfici lotto 450.000 mq Progetto architettonico Frigerio Design Group Team Enrico Frigerio con M. Verdona, S. Rota M. Roberto, W. Larteri, F. Valido, A. Chiappini Strategia ambientale socioeconomica T. Georgiadis e L. Cremonini, Istituto per la BioEconomia IBE-CNR Landscape Openfabric Impianti Tekser Ingegneria Cronologia concorso luglio 2020, aggiudicazione maggio 2021


LA PORTA APERTA AI TUOI PROGETTI

Per ogni ambiente la miglior soluzione San.Co, brand del gruppo Zanini Italia, da più di 30 anni sviluppa e fornisce soluzioni tagliafuoco e tagliafumo in legno e vetro secondo i più alti standard di sicurezza e design. Per il restauro dell’Hotel Lutetia, icona dell’hotellerie parigina, San.Co è intervenuta nel progetto come fornitore di porte per i più grandi marchi del contract italiano garantendo un supporto normativo di altissimo livello.

Progetta, proteggi Soluzioni Tagliafuoco in legno e vetro

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› WORK IN PROGRESS

SAN PIETROBURGO LA SCA ARENA DI COOP HIMMELB(L)AU Rimanda al Costruttivismo russo il progetto di Coop Himmelb(l)au per la riqualificazione e ampliamento del Palazzo del Ghiaccio di San Pietroburgo vincitore di un concorso internazionale. Senza toccare l’impianto esistente, il progetto realizza un secondo involucro trasparente che crea un’ampia galleria commerciale coperta e serve da supporto strutturale per la grande – più di 65mila metri quadrati – copertura a sbalzo prevista. La struttura, dichiaratamente ispirata all’architettura progettata – ma mai edificata – da Vladimir Tatlin come futura sede del Comintern serve anche da supporto strutturale della nuova copertura a sbalzo. Le nervature – interrotte da grandi archi in corrispondenza della nuova, monumentale piastra basamentale – nelle intenzioni esprimono la dinamicità dei movimenti dei giocatori sul ghiaccio. Sulla nuova galleria si affacciano balconate che mettono in comunicazione lo spazio della galleria con l’interno dello stadio e che potranno essre usate come lounge e terrazze ristorante anche in assenza di eventi sportivi. Come una grande cupola modellata e ribassata, la copertura accoglierà pannelli fotovoltaici nella porzione esposta a sud e uno schermo a Led programmabile per molteplici usi in corrispondenza dell’ingresso principale. Il progetto di Coop Himmelb(l)au include anche un vicino parco per attività sportive all’aperto attraversato da una maglia di percorsi che connettono le aree destinate a diverse funzioni spazialmente percepibili dai fruitori. [ 34 ]

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Località San Pietroburgo Masterplan e architettura Coop Himmelb(l)au, Wolf D. Prix & Partner Team Wolf D. Prix (design principal), Markus Prossnigg (managing partner) Alexander Ott (design partner) Benjamin Schmidt (project partner), Poltak Pandjaitan Tyler Bornstein, Balbina Scheitnagl, Shir Katz, Eren Adan Ingegneria strutturale B+G Ingenieure Bollinger und Grohmann GmbH Vienna: Klaus Bollinger, Moritz Heimrath, Adam Orlinski Ingegnerizzazione facciata B+G Ingenieure, Bollinger and Grohmann Sarl Parigi: Niccolo Baldassini, Nicolas Polaert Lighting Design a·g Licht GbR Planungsbüro Wilfried Kramb Landscape Rajek Barosch Landschaftsarchitektur Oliver Barosch Progetto della mobilità Rosinak & Partner, Philip Rosinak Superficie complessiva del sito 300.000 mq Aree a verde 78.000 mq Dimensioni stadio 126.500 mq (funzioni sportive),14.699 mq (spalti, galleria e collegamenti), 333 x 265 metri, altezza 59 metri, 23.000 posti Parcheggi 24.000 mq (sotterranei) + 18.400 mq (all’aperto)

Il masterplan dell’intervento, che include anche la realizzazione di un parco sportivo all’aperto. Nella visualizzazione, il reticolo strutturale interrotto da archi in corrispondenza degli ingressi regge la grande copertura a sbalzo (immagini © Coop Himmelb(l)au).


WOJO Tolbiac, Paris.

In Tétris, lasciamo che sia lo spazio a parlare. Nel 2020, abbiamo realizzato più di 750.000 m2 di spazi innovativi per aziende consapevoli del profondo cambiamento nel rapporto tra luoghi e persone, in tutti i settori industriali.

Design you can feel tetris-db.com

@tetris_fit-out

@tetrisdesignxbuild


› ARCHIWORKS

foto ©Amedeo Turello

Mario Cucinella, Hon. FAIA, Int. Fellow RIBA Fondatore di Mario Cucinella Architects, studio di progettazione internazionale con sede a Bologna, Milano e New York, Mario Cucinella possiede una solida esperienza nella progettazione architettonica basata sulla ricerca legata ai temi della sostenibilità secondo un approccio olistico. Nel 2015 costituisce a Bologna S.O.S.-School of Sustainability, programma post-laurea per la formazione di nuove figure professionali nel campo della progettazione sostenibile. Nel 2018 è stato curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia con Arcipelago Italia. Nel 2019 ha lanciato Mario Cucinella Design con la collezione Building Objects, ispirata ai suoi progetti di architettura. L’importanza del suo lavoro è stata riconosciuta con la Honorary Fellowship dell’AIA e l’International Fellowship del RIBA. www.mcarchitects.it

Grandi vetrate in legno/alluminio Unitherm di Uniform a moduli verticali sfalsati si alternano su un involucro opaco di lastre ceramiche che rivestono anche la copertura. Sotto, lo schema di progettazione passiva (sketch courtesy MC A).

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› ARCHIWORKS

CENTRO SOCIO-SANITARIO, SAN FELICE SUL PANARO

ARCHITETTURA E COMUNITÀ NON COME PRIMA MA MEGLIO DI PRIMA. QUESTO LO SPIRITO DEL WORKSHOP RICOSTRUZIONE CON CUI MARIO CUCINELLA ARCHITECTS HA REALIZZATO ‘CINQUE PILLOLE DI BELLEZZA’ NEI LUOGHI COLPITI DAL SISMA DELL’EMILIA DEL 2012. IL CASO DEL CENTRO SOCIO-SANITARIO IL NUOVO PICCHIO

Da una parte Nuova Polis, un trust costituito congiuntamente da Confindustria, Confservizi, Cgil, Cisl e Uil dove far convergere i 7,7 milioni di euro di contributi volontari raccolti dai lavoratori e dalle imprese; dall’altra un laboratorio di progettazione guidato da Mario Cucinella Architects in cui sono confluite le energie di numerosi giovani progettisti e le idee della popolazione. Così, con la convinzione che l’architettura possa rappresentare la forza di una comunità e interpretare la volontà di rinascita, migliorandolo, di un territorio,

sono nate le ‘cinque pillole di bellezza’ realizzate dopo il sisma che nel 2012 ha colpito l’Emilia, tra cui il Centro Socio Sanitario residenziale “Il Nuovo Picchio” di San Felice sul Panaro che pubblichiamo in queste pagine, inaugurato nel 2019. In grado di accogliere fino a 22 ospiti con gravi disabilità, la struttura serve un bacino d’utenza di nove comuni dell’area nord della provincia di Modena. Si tratta di uno spazio senza barriere, progettato attorno al concept dell’archetipo del fienile, completamente permeabile grazie alle ampie vetrate,

che permettono agli utenti della struttura di instaurare un rapporto visivo diretto tra esterno e interno. Le aree verdi sono studiate secondo i principi dell’healing garden, per favorire e migliorare la salute e il benessere degli ospiti attraverso la scelta delle specie vegetali e il disegno dei percorsi pavimentati, trasformando il giardino in uno spazio terapeutico. La struttura portante dell’edificio è in XLam. Il sistema di costruzione a secco ha permesso da un lato di ridurre notevolmente i tempi di realizzazione e dall’altro

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› ARCHIWORKS

UNIFORM Ampie vetrate rendono permeabile lo spazio e permettono agli ospiti della struttura di instaurare un rapporto visivo diretto con l’esterno. Il disegno a moduli verticali sfalsati è stato ottenuto con l’impiego del sistema Unitherm in legno-alluminio di Uniform che migliora anche le performance energetiche dell’edificio. Il sistema Unitherm è composto da una struttura in Rovere lamellare con taglio termico in pvc e finiture esterne in alluminio, una combinazione che permette di sfruttare al meglio le caratteristiche dei materiali. Il legno rivolto verso l’interno aumenta il comfort termico e rende gradevole l’ambiente. Una guarnizione in gomma Epdm evita il contatto diretto tra il legno e l’alluminio dei profili esterni, mentre il taglio termico è ottenuto mediante l’interposizione di un listello a bassa conducibilità termica (pvc) fra il profilo base in alluminio e il profilo esterno di fissaggio degli elementi di tamponamento. I ridotti tempi di montaggio della facciata vetrata si sposano con la tipologia di costruzione a secco dell’opera. www.uniform.it

CREDITI

di raggiungere performance di isolamento notevoli. Il rivestimento è una pelle continua in lastre ceramiche che avvolge senza soluzione di continuità superfici verticali e falde di copertura. Le prestazioni raggiunte dall’involucro sono finalizzate a garantire un comfort elevato agli ospiti della struttura in tutti gli ambienti dell’edificio. Alla progettazione passiva – volume compatto, ventilazione naturale, orientamento e alberi che schermano in estate e favoriscono l’irraggiamento solare in inverno – si aggiungono accorgimenti ambientali [ 38 ]

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come il sistema di raccolta delle acque meteoriche e gli impianti ad alta efficienza alimentati dalla rete di teleriscaldamento, che hanno fatto guadagnare all’edificio la certificazione energetica di classe A. Le altre pillole di bellezza realizzate dal Workshop sono state la Casa della musica di Pieve di Cento, inaugurata nel maggio 2017 alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Centro Ricreativo Hub Oltrepò Mantovano di Quistello, il Centro Polifunzionale Arti e cultura di Bondeno e la Scuola di Danza di Reggiolo

Località San Felice sul Panaro (Modena) Committente Trust Nuova Polis Onlus Beneficiario Comune di San Felice sul Panaro Concept e progetto architettonico definitivo Mario Cucinella Architects: Mario Cucinella Marco Dell’Agli con Mirco Bianchini

Lanscape e healing garden Greencure Esecutivo architettura Arch. Mauro Frate Esecutivo strutture Ing. Sabrina Aldrovandi Esecutivo impianti Ing. Roberto Carboni Imprese esecutrici Baschieri (capogruppo), Alcide Stabellini (mandante)

Photo credit Daniele Domenicali Completamento 2019



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REGIUM WATERFRONT, REGGIO CALABRIA

LUNGOMARE CULTURALE IL MASTERPLAN PER IL CHILOMETRO PIÙ BELLO D’ITALIA CULMINERÀ NELL’AVVENIRISTICO MUSEO DEL MEDITERRANEO, RIQUALIFICANDO IL QUARTIERE CANDELORO E L’INTERA CITTÀ. PROGETTO DI ZAHA HADID ARCHITECTS, LOCAL ARCHITECT ARTUSO ARCHITETTI ASSOCIATI

E Reggio Calabria? Tre millenni di storia, più di 170mila abitanti, i Bronzi di Riace esposti nel Museo Archeologico di Marcello Piacentini (ristrutturato cinque anni fa da Paolo Desideri), la Torre Nervi che dagli anni Settanta domina il Lido, e ne sentiamo parlare solo una volta all’anno, quando Il Sole 24 Ore pubblica le classifiche sulla qualità della vita e la città occupa le ultime posizioni. Le infrastrutture non aiutano: niente Alta Velocità, l’aeroporto più vicino a 130 chilometri di distanza, gli imbarchi per la Sicilia 7 chilometri più a nord. Un abbandono cui intese porre rimedio il concorso internazionale di progettazione per la riqualificazione del lun[ 40 ]

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gomare, vinto nel 2007 dallo studio Zaha Hadid Architects (project lead Filippo Innocenti) che prevede la realizzazione di due edifici dalle forme organiche, caratteristici dello studio londinese: il centro polifunzionale a Sud e il nuovissimo Museo del Mediterraneo a Nord del ‘chilometro più bello d’Italia’. Rallentato da diversi intoppi, tra cui l’amministrazione controllata seguita allo scioglimento del consiglio comunale nel 2012, il progetto – suddiviso in lotti – è attualmente in fase di attuazione e ogni parte, anche non spettacolare, come il parcheggio già realizzato da Artuso Architetti Associati a nord del torrente e le cui coperture fotovoltaiche forniranno energia al

futuro Museo del Mediterraneo, contribuisce alla riqualificazione dell’area portuale, caratterizzata da episodi edilizi incongrui e ampie aree degradate. Appena concluso – inaugurato il 22 maggio – il nuovo lungomare Falcomatà, con scalinata e fontana prospicienti l’ingresso del Lido comunale a congiunzione del percorso ciclopedonale panoramico, che trae vantaggio anche dalla riqualificata pineta, con quello inferiore, più prossimo al mare. Prospettive positive anche per la futura realizzazione del Museo del Mediterraneo: considerata dal Ministero guidato da Enrico Franceschini una delle 14 aree culturalmente


› ARCHIWORKS Il masterplan preliminare. L’intervento si estende da Sud, in prossimità della stazione ferroviaria, al terreno antistante il molo, dove sorgerà il Museo del Mediterraneo. A destra, il percorso ciclopedonale inaugurato da poco, con la scalinata accompagnata dalle vasche d’acqua. Sotto, la darsena del porto turistico (ph. courtesy Forme d’Acqua).

UNA SCALINATA D’ACQUA Inaugurato lo scorso 22 maggio, il percorso pedonale del nuovo waterfront di Reggio Calabria prende avvio dalla scalinata accompagnata da una fontana artistica progettata e realizzata da Forme d’Acqua Venice Fountains, dove l’acqua scende energica lungo tre gradini alternati da altrettante vasche in cemento bianco resinato, materiale che caratterizza molti dei progetti di Zaha Hadid Architects. La sera, un sistema di illuminazione custom Led RGB+W trasforma il connubio con l’elemento acqua in uno spettacolo. Una complessa struttura tecnica e tecnologica rende la fontana – costruita da Cobar Spa – sostenibile e durevole nel tempo: un sistema di filtrazione performante, collegato a un pannello per l’acidificazione e la clorazione, garantisce acqua sempre cristallina e pulita, mentre il sistema di movimentazione permette di riutilizzare sempre la stessa acqua assicurando una gestione controllata e sostenibile delle risorse idriche. Completa la progettazione un sistema di carico automatico con stop per motori a secco e un troppo pieno, a garanzia di un livello d’acqua sempre costante, e un pannello di controllo per la gestione automatica della fontana. www.formedacqua.com

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› ARCHIWORKS

Artuso Architetti Associati

Zaha Hadid Architects, Filippo Innocenti

Formato dagli architetti Giovanni Artuso (foto), Fabrizio Artuso e Giandomenico Chirico, da oltre vent’anni lo studio associato opera prevalentemente nel settore delle opere pubbliche avvalendosi sia di progettisti interni sia della collaborazione stabile di professionisti, studi e società specializzate. Con sedi a Reggio Calabria, Bologna e Roma, lo studio svolge attività di progettazione architettonica, direzione lavori, servizi e collaudi su interventi di rilevanza nazionale tra cui la nuova Accademia delle Belle Arti di Bari, l’ospedale San Cataldo di Taranto, l’ampliamento del Museo sito sull’area megalitica di Aosta, l’ospedale di circolo Macchi di Varese, la riqualificazione dell’ex ospedale militare di Catanzaro. www.artusoarchitetti.com

Capo progetto del Regium Waterfront, Filippo Innocenti (laureato in Architettura all’Università di Firenze e master al Design Research Laboratory dell’Architectural Association di Londra) nel 2002 entra in Zaha Hadid Architects, dove svolge un ruolo chiave nello sviluppo di progetti infrastrutturali e culturali, tra cui il Terminal Marittimo di Salerno e la Guangzhou Opera House. Attualmente è direttore di progetto della stazione AV di Afragola, della stazione della metropolitana del distretto finanziario di Riyadh e del masterplan del porto di Tallin. Prima di entrare in ZHA era stato co-fondatore del gruppo di ricerca Spin+ e parte del gruppo di progettazione del Museo degli Uffizi di Firenze. www.zaha-hadid.com

CREDITI Località Reggio Calabria Committente Comune di Reggio Calabria Masterplan e progetto architettonico Zaha Hadid Architects, project leader Filippo Innocenti

Progettazione definitiva e esecutiva Artuso Architetti Associati

Esecuzione opere realizzate Cobar Spa Fontana artistica Forme d’Acqua Venice Fountains Area edificabile complessiva (masterplan) 137.000 mq

attrattive d’Italia, la sua costruzione rientra nei progetti del Pnrr, anche se al momento finanziata con il medesimo importo previsto dieci anni fa, mentre è ancora in attesa di finanziamento il Centro Polifunzionale che secondo il masterplan sarebbe dovuto sorgere a sud dell’area di sviluppo, di fronte alla Villa Comunale. Molte esperienze recenti dimostrano come la riqualificazione dei waterfront, che infrastrutture e attività portuali hanno per lungo tempo separato dai nuclei urbani, possa diventare un potente attrattore di investimenti capaci di attivare cicli virtuosi di rigenerazione e sviluppo urbano. Purché sia alimentata da una visione di ampio respiro, non limitata alla realizzazione di banali infrastrutture turistiche

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A destra, nel fotoinserimento la porzione dell’area comprendente il Museo del Mediterraneo e le opere già realizzate: parcheggio fotovoltaico e passerella a scavalco del torrente. Sotto, render del Museo e del centro polifunzionale (courtesy ZHA).


› ARCHIWORKS

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› I PROFILI DI LPP

Laureato in architettura presso l’Università degli Studi di Pescara e con un perfezionamento post laurea in architettura del paesaggio presso la University of Waterloo School of Architecture in Ontario, Giovanni Vaccarini fonda il proprio studio a Pescara, dove vive e lavora, nel 1993. Dottore di Ricerca in composizione architettonica, Vaccarini è stato professore a contratto in composizione architettonica IV presso la facoltà di Architettura dell’Università degli Studi “Gabriele D’Annunzio” di Pescara e svolge attività didattica e di ricerca come visiting professor presso facoltà di architettura e ingegneria italiane. Progetti e realizzazioni nel corso degli anni hanno ottenuto numerosi premi e riconoscimenti. Lo studio, selezionato per l’Atlante Mondiale dell’Architettura del XXI secolo di Phaidon, è tra le cento imprese più innovative d’Abruzzo secondo la ricerca “100 Innovation stories” di Symbola. www.giovannivaccarini.it

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› I PROFILI DI LPP

GIOVANNI VACCARINI di Luigi Prestinenza Puglisi IL SUBSTRATO CULTURALE È QUELLO DEI MAESTRI DELLA STAGIONE D’ORO DELL’ARCHITETTURA ITALIANA, IL MOVENTE LA CURIOSITÀ, LA CONSAPEVOLEZZA INVECE È CHE IL PAESAGGIO NASCE DALL’INTEGRAZIONE TRA L’OGGETTO ARCHITETTONICO E L’AMBIENTE CIRCOSTANTE, SENZA FORZATURE IN SENSO NATURALISTICO E SENZA IMPOSIZIONI ARTIFICIALI. NASCE COSÌ LA POETICA ARCHITETTONICA DI GIOVANNI VACCARINI

Powerbarn, la centrale elettrica da fonti rinnovabili di Russi (Ravenna)

Giovanni Vaccarini è un costruttore di paesaggi. Lo è sicuramente con le sue opere più imponenti, quali per esempio la recente Powerbarn, una gigantesca centrale elettrica da fonti rinnovabili, che si pone come una presenza amichevole del territorio di Russi, alle porte di Ravenna. E lo è quando realizza edifici di dimensioni più limitate, come una casa unifamiliare a Villanova nelle Marche, un complesso per uffici a Ginevra, in Svizzera o anche un cimitero ad Ortona. Tutte le sue opere entrano in viva relazione con lo spazio circostante: in certi casi rifiutano l’involucro chiuso, in altri sono pensate come organismi che vibrano con la luce, in altri ancora generano molteplici giaciture geometriche e inaspettati punti di vista. La seconda caratteristica di Vaccarini è l’amore per il fare. Laureatosi nel 1993, cioè in un periodo in cui venivano alla luce tutti i limiti dell’architettura disegnata e pensata per rimanere solo sulla carta, ha puntato alla materialità dell’oggetto, all’intelligenza e accuratezza del dettaglio, alla buona esecuzione. Da qui uno studio quasi ossessivo, e nelle prime opere dichiaratamente manierista, dei protagonisti della stagione d’oro dell’architettura italiana. Da Luigi Moretti a Franco Albini, da Carlo Mollino a Luciano Baldessari, da Mario De Renzi a Ugo Luccichenti, da Gio Ponti a Ignazio Gardella. E, per chi è attento, non mancano anche spunti ripresi da altri maestri dell’architettura in Europa: per esempio lo spagnolo Josep Antoni Coderch i de Sentmenat. Cioè temperamenti artistici per i quali il know how del progetto e il know how del fare si sono conciliati, senza mai cadere né nell’estremo della ricerca fine a se stessa né in un pragmatismo piatto e senza ideali. In questa ansia fruttuosa di indagare concreti etimi linguistici e raffinate soluzioni progettuali, Vaccarini non esita a dialogare anche con maestri dell’architettura contemporanea: nella sua casa a Giulianova, per esempio, con la villa a Floirac di Rem Koolhaas; nei laboratori Racotek a Bellante (Teramo) con Renzo Piano e Richard Meier. Nelle opere più recenti, che presentiamo in questo profilo di IoArch, i riferimenti ai lavori dei maestri diventano più tenui ed astratti e prefigurano una nuova stagione progettuale carat-

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› I PROFILI DI LPP

Il concept ha seguito la logica Razzle Dazzle, tecnica cubista di scomposizione dei volumi che inganna l’osservatore rispetto a distanze e dimensioni.

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+52.85

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terizzata da sempre maggiore sensibilità ambientale e da una dialettica, a mio avviso intrigante, tra le ragioni della statica e dell’equilibrio e quelle di una fruizione dinamica e in movimento. Dicevamo della centrale Powerbarn, progettata come una presenza amichevole. Il paradosso è che per farla apparire tale, Vaccarini ricorre alle tecniche, riprese dal cubismo, che venivano adoperate in guerra per rendere poco identificabili navi e aerei. L’ambiguità, generata dal gioco dei piani inclinati, evita la sensazione che l’edificio si contrapponga al suo intorno, anzi +52.85 rende il paesaggio in certo senso più sfaccettato e affascinan+52.85 te. Un interessante scacco agli ambientalisti che mostra come la buona architettura renda migliore e non peggiore lo spazio nel quale si inserisce. Stessa ansia di dialogo con l’ambiente esprimono le raffinate lamelle serigrafate degli uffici a Ginevra. Realizzano un edificio impressionista che racconta come la città potrebbe essere diversa se si riuscisse a rendere poeticamente vibranti i numerosi volumi direzionali che la soffocano perché concepiti come banali e ingombranti scatoloni vetrati. E come, con una migliore progettazione del modo in cui la luce naturale batte sull’involucro e da questa venga riflessa all’esterno e all’interno, si generi, oltre che poesia, un miglior uso dell’energia naturale. I metodi per coinvolgere il contesto, insegna il progetto di concorso per lo stadio di Montepellier, possono essere i più diversificati. Compreso il ridisegno del terreno e delle sue curve. Non è detto che l’architettura debba svettare isolata. Mentre invece è importante dare vita a una dialettica che metta in gioco artificiale e naturale, ordine e disordine, equilibrio e instabilità ingresso che fumi e, quindi, semplicità e complessità da sempre sono due tra i principali ingredienti della buona architettura

Sotto e in basso a sinistra, sezione e iinvolucro della torre fumi. Powerrbarn funziona a cippato di legna.

+52.85 +51.00 +50.00 +47.00

+35.60

+24.00

ingresso fumi

+7.20


› I PROFILI DI LPP

Territorio e energia Il progetto per il polo di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (cippato di legna) di Russi, presso Ravenna, si confronta con le ragguardevoli dimensioni dell’edificio principale (caldaia e linea fumi): circa cento metri di lunghezza e oltre trenta metri di altezza. Fonte di ispirazione per la scomposizione percettiva di questa massa sono state le esperienze artistiche del camuffamento Dazzle, utilizzato in maniera estensiva durante le prima guerra mondiale, che consiste in una serie di righe e disegni che si interrompono e incastrano definendo un motivo che confonde l’osservatore rendendo difficili da stimare distanza e grandezza dell’oggetto. Il sito – un ex stabilimento Eridania che si estende su un’area di circa 47 ettari, 28 dei quali bonificati e rinaturalizzati – ha una connotazione prevalentemente agricola segnata dal disegno dei campi. Segnando il confine e allo stesso tempo la ricongiunzione tra i due mondi dell’agricoltura e dell’energia, con i bordi dell’area segnati da terrapieni di altezza variabile ottenuti con la sola terra di scavo Powerbarn si presenta come una sorta di bastione contemporaneo che termina con la grande collina/ingresso da cui si staglia il corpo principale dell’edificio caldaia. La produzione annua del polo di Russi è stimata in 222 GWh, sufficienti a soddisfare il fabbisogno di 84mila famiglie, evitando l’immissione in atmosfera di 117mila tonnellate di CO2.

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› I PROFILI DI LPP

Ampie balconate si protendono verso la cortina dell’edificato storico, sopra gli spazi commerciali che risolvono, insieme alla parte interna destinata a servizi alle residenze, il dislivello del sito. Il progetto è un intervento di sostituzione edilizia.

Complesso a Giulianova Una porzione che su via Gramsci ospita funzioni commerciali e di servizio risolve il declivio del sito su cui sorge questo intervento di sostituzione edilizia, al margine del centro storico della città alta di Giulianova. In tal modo il volume delle residenze, cui si accede direttamente dalla via parallela, a quota +3,50, ‘galleggia’ su un basamento su cui poggiano anche i giardini pensili e i percorsi pedonali. Una soluzione che identifica in maniera chiara le differenti parti e funzioni e che disegna l’affaccio est di un grande terrazzo rivolto al mare. Addossato sul lato nord, il blocco delle residenze inquadra lo scorcio esistente nella cortina dell’edificato, traguardando l’orizzonte. A sud l’area affaccia sul giardino di una delle ville storiche della città, che proietta sull’edificio le ombre lunghe dei pini. L’edificio si apre, si flette e proietta volumi e affacci verso lo spazio esterno; grandi aperture vetrate portano negli interni brani di paesaggio. Il flesso della facciata principale prende la luce in maniera differenziata nelle diverse ore del giorno: una citazione dell’amata palazzina romana di via Archimede di Ugo Luccichenti. Sotto la luce i volumi disegnano un gioco di ombre che si fonde con quelle del paesaggio circostante. I materiali di facciata sono semplici: intonaco e vetro.

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› I PROFILI DI LPP

Il progetto con cui Vaccarini aveva partecipato al concorso per il nuovo stadio di Montepellier prevedeva la costruzione di un paesaggio integrato con quello naturale dell’area e la possibile dismissione del manufatto a fine vita con un semplice cantiere di movimento terra.

Lo stadio che emerge dalla collina Alla fine ha vinto un progetto più convenzionale, ma l’idea di Craterre, uno stadio che nasce dalla natura e può essere riconvertito in natura è affascinante, specialmente in un universo di club sportivi sempre più opaco dove forte è la sensazione che la costruzione di un nuovo stadio sia il pretesto per nuove speculazioni immobiliari. Nel progetto lo stadio emerge come un cratere dalla collina artificiale che lo circonda e che, se da un lato nasconde le necessarie infrastrutture di servizio e i parcheggi, dall’altro si trasforma in parco attraversato da percorsi di mobilità dolce, in diretta simbiosi con il territorio circostante, a sud della città, un corridoio verde in parte ancora incontaminato. Forte anche il valore simbolico e comunicativo del progetto, immaginato su un sito ben visibile dalla vicina autostrada che collega Montepellier al mare.

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› I PROFILI DI LPP

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› I PROFILI DI LPP

La serigrafia e il ritmo delle lastre frangisole vetrate donano all’edificio un effetto vibratile e cangiante secondo le ore del giorno.

SPG Ginevra Riflessioni multiple Un sistema di facciata tecnologicamente avanzato che trasforma l’edificio in un volume dalla matericità vibratile e dai contorni apparentemente sfuggenti contraddistingue il progetto di ampliamento e riuso dei nuovi headquarter della svizzera Société Privée de Gérance (SPG) a Ginevra. L’originale involucro, definito da regole semplici che attraverso la loro reiterazione producono un disegno complesso di elementi che varia nel corso della giornata e in base alle condizioni luminose, migliora la qualità degli ambienti di lavoro. La facciata vetrata risponde infatti all’esigenza di garantire la schermatura solare degli ambienti interni garantendo al contempo la massima permeabilità visiva sull’ambiente circostante. Essa consente inoltre di migliorare le prestazioni acustiche e di isolamento termico dell’edificio: la doppia pelle permette di aerare in modo naturale l’involucro e il sistema di ventilazione perimetrale, combinato con l’impianto interno di aerazione forzata, riduce il consumo energetico complessivo. La facciata, nello specifico, è costruita con un sistema a cellule in alluminio di misura 1500x3150 ingegnerizzato da BCS e realizzato e installato da Pichler Projects. Le cellule trasparenti, con ante interne apribili ed esterne fisse, si basano su profili in alluminio a taglio termico che, procedendo dall’interno verso l’esterno, supportano: un triplo vetro isolante interno (FS 50%; RL 16%; TL 67%; coefficiente di trasmittanza termica U 0.6 W/m2k); una camera areata che accoglie le veneziane e una vetrata semplice extrachiara.

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› I PROFILI DI LPP “Il riferimento progettuale è ai principi di Kandinsky, individuando nella variabile temporale e nella sua capacità di realizzare una scansione delle superfi ci la possibilità di definire il ritmo compositivo che rende mutevole la percezione del volume architettonico” Giovanni Vaccarini

I brise soleil in vetro serigrafato sono disposti con passo variabile e presentano dimensioni di base pari a 200 mm, 400 mm e 600 mm, per altezze comprese fra 1.160 mm e 4.340 mm. La trama della serigrafia si basa su un pattern modulare di colore bianco, la cui densità cresce dall’interno all’esterno seguendo un disegno irregolare. Le strutture portanti verticali sono state rivestite con lastre di pietra di Vals, presente anche sulle pavimentazioni, agganciate mediante inserti in acciaio inox. Per gestire le circa 100 tonnellate di vetro inserite su un edificio già esistente e quindi sottoposto a specifici vincoli di carico, si è provveduto a minimizzare i pesi. Il nuovo sistema a celle è stato posizionato piano per piano procedendo dall’alto verso il basso, ingegnerizzando un sistema di posa Top-down che consentisse di procedere con i lavori senza interrompere la normale attività all’interno degli uffici, e ha richiesto nove mesi di ingegnerizzazione e circa un anno e mezzo di cantierizzazione.

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A sinistra, sezione orizzontale della facciata e sezione verticale del nodo frangisole (nella foto, visti dal basso).

Progetto architettonico Giovanni Vaccarini Architetti - Sincretica Architecture

Realizzazione facciate Pichler Projects Sistemi d’involucro Metra Aluminium Vetrate Guardian Lame frangisole Tvitec


PICHLER Projects, partner dei Vostri progetti www.pichler.pro

© Alex Filz

Guardiamo lontano, insieme a Voi


› DESIGNCAFÈ IL MONDO CHE VERRÀ

AGENTI DELLA TRASFORMAZIONE

Apparentemente organizzato come un diario dei giorni del lockdown – il che per fortuna non è, perché non ne possiamo più di quei giorni e delle narrazioni che hanno prodotto – il capitolo principale, che dà anche il titolo al libro, è cronologicamente collocato dieci anni avanti a noi, al 31 dicembre del 2030. È la giornata conclusiva del grande forum mondiale – Urbania appunto – promosso annualmente dalla ‘Confederazione delle Metropoli Arcipelago’ per superare la dicotomia tra sfera urbana e sfera naturale. Se suona un po’ come un racconto di Philip K. Dick, in realtà si tratta dell’auspicato esito del lavoro con cui da più di vent’anni Stefano Boeri promuove con intelligenza, progetti e azioni – da Metrobosco a Forestami al principio fondativo del Bosco Verticale, che dopo Milano sta prendendo forma a Eindhoven e Huangguang, nella provincia cinese dell’Hubei – l’idea della riconversione ecologica del pianeta che passerà attraverso il radicale ripensamento dell’architettura, dell’urbanistica e degli attuali modelli di mobilità e sviluppo economico, a cominciare dall’agroalimentare. Sintesi hegeliana di due momenti che Boeri individua come fondamentali (entrambi curati da Rem Koolhaas): Mutations, nel 2000, che trattava di città, che pur occupando un esiguo 3% delle terre emerse condizionano la totalità della vita sulla Terra; e Countryside, che nel 2020 rivolgeva lo sguardo al restante 97%, dove si giocheranno le trasformazioni relative alla logistica della sfera digitale, alla produzione agricola e alimentare, alla questione della mobilità individuale, Urbania prefigura, oltre le cinture boschive che con la piantumazione di due miliardi di alberi potranno arrestare la crescente desertificazione, corridoi della biodiversità e masterplan transnazionali dove un sistema di aree verdi non antropizzate sia al centro di un arcipelago di città. Città che a loro volta, trasformate in costellazioni di borghi dal forte impulso al decentramento e all’automazione del lavoro, saranno assai diverse da come le conosciamo e tuttavia ancora segnate da sacche di povertà e emarginazione, conseguenza soprattutto dei flussi migratori indotti dai cambiamenti climatici. Con Stefano Boeri, che affronta architettura e urbanistica a partire dall’osservazione dei fenomeni delle mutazioni urbane e dell’ambiente, qualsiasi definizione appare riduttiva, anche quella di biourbanista. Ma è l’intellettuale di cui abbiamo bisogno, che come Cosimo, il protagonista del Barone Rampante, guarda il mondo attraverso gli alberi.

Quando sono frutto di conversazioni, le interviste contengono un certo grado di soggettività, a cominciare dalla scelta degli interlocutori, e la selezione di Fulvio Irace per questo libro è eccellente. Quasi tutti i professionisti coinvolti conducono studi di piccole e medie dimensioni e anche quelli più strutturati riescono a mantenere il pieno controllo sul prodotto. Inoltre il panorama è internazionale, e se da un lato questo – ora che la globalizzazione è compiuta – conduce a una certa omologazione, dall’altro restano visibili tracce di appartenenza, come in Bijoy Jain, fondatore di Studio Mumbai, e in Francis Kéré con la sua ricerca che coniuga razionalità occidentale e pratiche costruttive africane. Spesso l’architettura è vista come un impegno sociale e il progetto come un processo del quale il risultato finale è solo una parte, e comune è l’attenzione verso il Pianeta, con l’invito di Tadao Ando a “prenderci cura dell’architettura già esistente nell’ambiente antropizzato”. Meravigliosa in questo senso la spiegazione che Charles Renfro dà del progetto che ha dato notorietà internazionale allo studio DS+R: “tutti gli ingredienti della High Line erano già presenti. Siamo solo riusciti a non rovinare tutto”.

Stefano Boeri Urbania Gius. Laterza e Figli Spa Bari-Roma, 2021 212 pp, 18 euro ISBN 978 88 581 4310 0

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Fulvio Irace Sguardi sull’architettura contemporanea Libri Scheiwiller Milano, 2021 176 pp, 22,90 euro ISBN 978 88 7644 670 2

IL DESIGN È UN’ATTITUDINE Così chiaro nella lingua inglese, da noi il termine design, come giustamente osserva Matteo Vercelloni nell’introduzione, oscilla costantemente tra la condizione di verbo e quella di aggettivo, così come è variabile la sua pratica, tra il marketing – il più delle volte – l’arte e, di rado, l’invenzione. Sicuramente, come confermano molti degli autori intervistati, non sono più i tempi della forma/funzione con cui l’avanguardia dei designer in fondo interpretava la spinta propulsiva dell’industrializzazione di massa. Piuttosto quelli, più o meno sinceri, di azioni di miglioramento e di emancipazione della vita. Vaste programme che porta il design – nel libro, avviato in tempi di lockdown, si parla soprattutto di casa e delle repentine evoluzioni di cui siamo stati tutti partecipi anche grazie agli strumenti digitali – a occuparsi di emozioni e di relazioni più che di oggetti, fino a pensare – il che può essere preoccupante – di ‘progettare comportamenti’. Ma per fortuna, come dice Andrea Branzi, più che il design sono la cultura, la politica, gli affetti e la salute pubblica a modificare le condizioni sociali. Imperdibile, a pagina 51 (non fatevi ingannare dall’indice) l’intervista a Philippe Starck.

Matteo Vercelloni Sguardi sul design contemporaneo Libri Scheiwiller Milano, 2021 160 pp, 22,90 euro ISBN 978 88 7644 673 3


› LOGISTICA

ARCHITETTURA E LOGISTICA UN’ECONOMIA BASATA SU RETI INFRASTRUTTURALI SEMPRE PIÙ DIFFUSE E COMPLESSE STA DANDO ORIGINE A UN NUOVO BOOM EDILIZIO. SOLLEVANDO QUESTIONI IMPORTANTI PER IL PAESAGGIO E L’ARCHITETTURA

Carlo Ezechieli

©Stefano Corbo, disegno della serie Exteriorless, particolare


› LOGISTICA

Edifici terminali L’ATTUALE, VERTIGINOSA CRESCITA DELLE STRUTTURE LEGATE ALLA LOGISTICA E IL RUOLO POTENZIALE DEL PROGETTO DI ARCHITETTURA

Terminal Architecture era il titolo di un libro, pubblicato nel 1998, del critico di architettura Martin Pawley, autorevole editorialista per il Guardian e l’Observer, dove terminal stava a indicare sia uno stadio terminale dell’architettura, sia l’architettura dei nodi di reti sempre più estese, complesse e tecnologicamente avanzate. Nel libro l’autore, scagliandosi contro il patetico camouflage della conservazione dei centri storici, esaltava la traduzione edificata dell’allora nascente età elettronica – i data center, gli edificimacchina, i big shed della logistica – i terminali, appunto, di un mondo sempre più dipendente da reti di informazione e di connessione. Secondo Pawley questi ultimi rappresentavano l’ambito che, con una opportuna traslazione di valori, avrebbe portato per l’architettura una reale ondata di innovazione. Oggi, a più di vent’anni di distanza, possiamo constatare che l’unica vera ondata è la crescente pressione immobiliare sul paesaggio: un fenomeno che sta letteralmente passando sotto il naso degli addetti alla sua tutela. L’intera struttura del commercio e dell’industria si è profondamente modificata ed è ormai governata da una sovrastruttura elettronica e immateriale che, quando tocca il suolo, è capace di danni ingenti. Si tratta, almeno in questa fase, di un sistema fondamentalmente alieno, sostanzialmente privo di volontà di contatto con l’intorno e rispetto al quale i pensieri espressi da Pawley vent’anni fa rivelano un’ingenuità abissale. Si parla di progetto mentre, su scala colossale, si portano a termine poco più che procedure. Si innescano bombe a orologeria chiamandole sostenibilità. E intanto l’architettura, la grande assente, rimane l’unica disciplina ancora capace di una visione d’insieme e forse l’unica soluzione possibile. CE

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INFRASTRUTTURE IPERTROFICHE, QUESTIONI SOCIALI, RELAZIONI DI POTERE MA SOPRATTUTTO LA NEGAZIONE DI QUALSIASI INTERAZIONE CON L’ESTERNO. LA CONDIZIONE SPAZIALE DEL TARDO CAPITALISMO NELLE RAPPRESENTAZIONI DI STEFANO CORBO

Sottoprodotti spaziali del tardo capitalismo, datacenter, depositi e hub della logistica sono estremamente rilevanti non solo per dimensioni e non certo per qualità storiche o formali ma per il sistema implicito di valori che incorporano: relazioni di potere, nuove forme del lavoro e precise gerarchie infrastrutturali. Di più: malgrado la loro diversità funzionale, queste architetture condividono la totale assenza di esteriorità, la volontà di creare universi chiusi, autonomi e autosufficienti del tutto separati dal territorio che occupano.


› LOGISTICA

EXTERIORLESS La serie Exteriorless – qui e in apertura due raffigurazioni – è una rappresentazione speculativa di questa condizione in cui ogni frammento descrive scenari globali in cui convivono ottimismo tecnologico e morte, sviluppo e rovina. Exteriorless sostituisce la città come la conosciamo e – parafrasando Andrea Branzi – prefigura la città del XXI secolo, che non prevede più Architettura. Con forte simbolismo, Exteriorless presenta se stessa come alternativa alla città. Le sue architetture, prive di qualsiasi intento pianificatorio, convivono per col-

lisione e disallineamento realizzando la sola concepibile alternativa alla città: uno spazio chiuso e introverso, privo di porosità e esteso all’infinito. Rappresentate come potenziali rovine, le strutture progressivamente colonizzate dalla vegetazione e rifiutate dagli esseri umani di Exteriorless non raffigurano però la nostalgia di un passato perduto ma la distopia di un futuro autonomo dal suolo, dall’ambiente e dalla vita di comunità

Stefano Corbo

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› LOGISTICA

Susanna Tradati si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano nel 1999, con specializzazione in progettazione urbana. Nel 2004 inizia la collaborazione con Nemesi, di cui nel 2008 diviene partner associato. Per Nemesi è responsabile delle strategie di Comunicazione e Sviluppo, e ha curato la gestione strategicooperativa di diverse commesse, tra cui Padiglione Italia a Expo Milano 2015 e il nuovo Headquarter Eni a San Donato Milanese. Con Nemesi indaga, attraverso i progetti, le strutture sottese alle dinamiche della contemporaneità, studiandone l’impatto sui linguaggi dell’architettura nell’interazione con le nuove tecnologie.

IL PAESAGGIO VIOLATO VIAGGIO ALLA RICERCA DEL SENSO PERDUTO DEL PROGETTO

di Susanna Tradati

L’astronave nel Paesaggio Viaggiando in macchina, una domenica all’inizio di quest’anno mi sono imbattuta in ‘un’astronave nel Paesaggio’, lo splendido paesaggio che da Roma si snoda, attraverso la Via Casilina, verso la Campania: questa ‘astronave’ immensa è il nuovo Centro logistico di Colleferro, inaugurato a fine 2020. L’immagine di questa ‘astronave’ mi ha riportato alla mente l’indimenticabile film del regista sovietico Andrej Tarkovskij del 1979: Stalker. Nel film si parla di manufatti di chiara origine extraterrestre lasciati in vari punti del pianeta, dove degli esseri alieni che hanno visitato la terra, prima di ripartire, hanno abbandonato dei residui tecnologici incomprensibili per i terrestri, spesso così pericolosi che i luoghi visitati, le cosiddette Zone, vengono recintate e sorvegliate. Questi luoghi alieni costringono nel tempo gli umani a fare i conti non solo con ciò che è altro da sé, ma con sé stessi: il protagonista del film di Tarkovskij, lo Stalker appunto, è alla ricerca di risposte che possono essere ritrovate nella Zona, quel luogo dei desideri in cui le aspirazioni umane possono prendere forma, ma anche tragicamente metterci di fronte alla [ 58 ]

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nostra inadeguatezza, fino alla distruzione di noi stessi. Nel mio viaggio in macchina mi sono immedesimata nello Stalker di Tarkovskij: imbattendomi nell’astronave nel Paesaggio mi sono ritrovata in quella ‘Zona’ aliena che nel film è metafora della vita, della bellezza e della relazione tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda, stimolando in me riflessioni importanti. Cosa è un Paesaggio e quale è il nostro rapporto con esso? Il Centro Logistico di Colleferro occupa complessivamente un’area coperta di circa 150.000 mq, ospitando tra gli altri il colosso dell’ecommerce Amazon, presente in Italia dal 2010 con circa 40 sedi distribuite sul territorio nazionale. Si tratta di un esempio tra tanti di come la logistica in Italia abbia sempre più un ruolo strategico nella trasformazione del nostro territorio, in un processo che ad oggi non è reversibile e ci interroga fortemente sull’impatto di questi non-progetti sul Paesaggio. Guardando le immagini di questo immenso parallelepipedo bianco, la domanda che viene infatti da porsi è come questo insediamento dialoghi con il Paesaggio, o meglio anco-

“Imbattendomi nell’astronave nel Paesaggio lungo la via Casilina mi sono ritrovata in quella Zona aliena che nel film Stalker di Tarkovskji è metafora della vita, della bellezza e della relazione tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda” Susanna Tradati

Una vista della ZAL di Colleferro, realizzata in parte sull’area di una ex-discarica.

ra, quale è il Progetto di Paesaggio sotteso a questo intervento? Banalmente si scoprirà che non ce n’è uno, nonostante il progetto soddisfi una serie di requisiti e vincoli ambientali che ne hanno consentito la realizzazione; in occasione della sua inaugurazione a fine 2020 l’amministrazione di Colleferro ha dichiarato che “il Centro sarà un fattore di crescita per l’area. Per la prima volta ci sarà un insediamento senza ciminiere che rispetta l’ambiente ed è compatibile con il territorio”. A guardarla bene, l’immagine dell’astronave di Colleferro è però l’immagine di un Paesaggio violato, in cui la relazione del manufatto con il contesto è totalmente negata, perché non ricercata e non voluta, ma anche perché frutto di un sistema di regole e volontà che legittimano questi non-progetti, nonostante tutto. Un sistema fragile: Paesaggio vs Progetto Proprio in questi giorni in Italia è in corso di approvazione la legge sulla Rigenerazione Urbana che stringe in un sistema rigido di norme i nostri centri storici urbanizzati, con l’obiettivo di intervenire sull’esistente e di limitare il consumo di suolo, senza una visione strategica


› LOGISTICA

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› LOGISTICA

sul territorio: come per paradosso, ancora una volta il Paesaggio è considerato un altrove, il luogo del non progetto appunto, in cui però di fatto può succedere di tutto. Nella Visione del mondo ‘che ci protegge’, il Paesaggio per essere salvato, deve essere escluso dal Progetto. In antitesi alla prospettiva protezionista che oggi fa del Paesaggio qualcosa da tutelare come una reliquia, in contrapposizione al consumo di suolo e quindi al Progetto che nell’immaginario collettivo rappresenta il problema e non la soluzione a questo abuso, io credo che il Paesaggio sia innanzitutto la possibilità di costruzione di nuovi desideri e immaginari, in cui convergono ambiente naturale, architettura e design urbano. Il Paesaggio, quindi, non può essere solo il bene da proteggere, ma, proprio perché risorsa, deve essere un bene da progettare, integrandone la visione nelle strategie di sviluppo e governance del territorio, secondo un’accezione più ampia e lungimirante. Solo facendo del Paesaggio un Progetto, parte di un immaginario, lo potremo infatti [ 60 ]

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preservare dal consumo e dall’impoverimento. Parafrasando Tarkovskij, il Paesaggio (La Zona) non è più il luogo in cui dare forma alle nostre più alte aspirazioni, ma alle nostre più recondite paure. Credo quindi che il Paesaggio sia per eccellenza il campo di azione su cui è necessario ed urgente rifondare una legittimazione del Progetto. Abbandonando tutte le certezze precostituite, il pericolo (la debolezza) può essere potenza, come dice Tarkovskij. Il nostro ruolo è dare risposte, adesso. Quali sono le risposte che un architetto deve offrire oggi alla Società, anche a fronte di questo grave momento di crisi? La vera rivelazione che lo Stalker fa, e che noi architetti non possiamo che condividere, è che ‘L’umanità non è fatta per scorciatoie e per stampelle’ (come, ad esempio, agire abdicando alla responsabilità del progetto e delegare invece alle norme ogni responsabilità), ma per ‘Creare Opere d’arte’. La Crisi sistemica che oggi riguarda l’Architettura, così come il senso del Progetto Urbano e

“Oggi abbiamo messo le manette sulla città, imbrigliando ogni discorso progettuale in meccanismi troppo spesso in antitesi con il perseguimento dell’interesse comune. La tutela e il perseguimento dell’interesse comune, che è l’autentico valore dell’opera pubblica, deve essere la finalità ultima cui guardare” Susanna Tradati


› LOGISTICA

del Paesaggio, rende necessaria una rilegittimazione del nostro ruolo di architetti, in cui il Progetto torni al centro dei ragionamenti sulla Città ed il territorio. Oggi che l’ecosistema urbano in cui viviamo è più che mai sottoposto a una condizione di fragilità e richiede un nuovo modo di pensarlo, progettarlo e viverlo, è importante rifondare la legittimazione di un metodo qualitativo e sostenibile di pensare allo sviluppo del territorio (urbanizzato e non). In quest’ottica, è necessario superare lo sguardo miope fatto di vincoli e di regole nel Disegno della Città e del Paesaggio, per ragionare al contrario in termini di Visioni e linee di indirizzo che vanno contrapposte al modo tradizionale di fare urbanistica. Parafrasando un altro film, di Francesco Rosi, ‘le Mani sulla città’, oggi abbiamo messo le manette sulla città, imbrigliando ogni discorso progettuale in meccanismi che spesso, troppo spesso, sono in antitesi con il perseguimento dell’interesse comune. La tutela e il

perseguimento dell’Interesse Comune, ossia del Valore dell’Opera Pubblica (sia essa un edificio, una piazza o la trasformazione di una grande area urbana) deve essere la finalità ultima cui guardare. Il Paesaggio Italiano, fatto da ambiente naturale e antropizzato, è il riferimento a cui guardare per costruire nuove Visioni per la Città e il territorio, da cui far discendere gli strumenti di Governance da attuare, e non viceversa: non possiamo più accontentarci di un ragionamento su frammenti urbani, ma dobbiamo al contrario ricercare una Visione di insieme da cui far discendere i diversi progetti che la sostanzino. Sarebbe a mio parere oggi urgente e necessario un Piano Nazionale Strategico per la Rigenerazione Urbana e del Paesaggio, che venga attuato dalle Città e dalle Regioni in collaborazione con una Cabina di Regia Governativa, che individui i principali progetti strategici per le città Italiane ed il territorio che gravita attorno ad esse, in un quadro temporale di

almeno 15 anni, inquadrandoli in visioni a medio lungo termine, e che individui in modo improrogabile tempi e costi a copertura di tali opere, nonché l’impossibilità di rimetterle in discussione una volta approvate. Per sanare le ferite che il nostro territorio ha subito, e soprattutto per combattere la Banalità e l’appiattimento su posizioni spesso schematiche e sterili, che fanno del male alla nostra professione ma soprattutto al mondo in cui siamo chiamati ad agire, dobbiamo ritornare a costruire Identità e Bellezza, facendo del nostro modo di Progettare e costruire Visioni per la Città e il territorio, un modello italiano a cui guardare da tutto il mondo: è questa la legittimazione da restituire al nostro ruolo di progettisti. Proseguendo il mio viaggio in macchina quel giorno sono arrivata ad Anagni, un bellissimo borgo che dialoga con il territorio e costruisce relazioni con esso, generando senso di comunità ed appartenenza. Forse dobbiamo ripartire da qui

Fotogrammi di Stalker, il film girato nel 1979 dal regista sovietico Andrej Tarkovskij (da www. atlasofplaces.com). Alla pagina di sinistra un’altra immagine del centro logistico di Colleferro

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› LOGISTICA

Logistica, una questione urgente

Alfonso Femia è ideatore e cofondatore nel 1995 di 5+1, lo studio che diventa 5+1AA nel 2005 e nel 2017 si trasforma in Atelier(s) Alfonso Femia. È stato docente alla Kent State University di Firenze, alle facoltà di Architettura di Ferrara e di Genova e visiting professor all’università di Hong Kong (Cina). Nel 2019 è stato direttore artistico della terza edizione della Biennale di Pisa. Tra i progetti più recenti Les Docks a Marsiglia, la nuova sede Bnl-Bnp Paribas a Roma, la Dallara Academy a Parma e The Corner Milano. Attualmente in corso numerosi progetti a scala urbana, da Barcellona all’Italia, Francia, Algeria e Uzbekistan.

Dallo scorso anno Alfonso Femia ha avviato un journal con articoli su temi di architettura attuali. Uno dei quali – https://www.atelierfemia.com/it/j/logisticaarchitettura-e-paesaggio/ – qui riassunto per estratti, è significativo per la completezza nell’inquadramento di tematiche chiave rispetto ai processi in atto.

Trasformazione La logistica si sta trasformando in tutto il mondo, individuando luoghi prossimi alla catena del consumo, indipendentemente dal tipo di merce, collocati ai margini per soddisfare sia le esigenze domestiche, sia quelle della piccola e media industria che ancora gravita intorno ai centri urbani. Strumenti La logistica immobiliare fa parte di uno sviluppo che non può essere fermato, dunque l’atteggiamento più costruttivo è quello di conciliare le esigenze industriali ed economiche con quelle sociali e territoriali. Lo strumento esiste. È l’architettura. Crescita Il sistema della logistica sta crescendo, sia su scala nazionale sia su scala mondiale. In Italia, con riferimento ai dati 2019, conta quasi 100 mila imprese, 1,5 milioni di addetti, 85 miliardi di fatturato, quasi il 5 per cento del Pil nazionale 2019. Domanda Ci si aspetta che il settore alimentare e farmaceutico, i beni di largo consumo e l’e-commerce stimoleranno un forte aumento della domanda di immobili, particolarmente di logistica urbana – sull’ultimo miglio – collocazione che contribuisce a ridurre notevolmente i tempi di spedizione. Gerarchia La tendenza sarà quella di costruire strutture per lo stoccaggio in altezza, magazzini con superficie superiore ai 50mila mq lontano dalla città e piccole piattaforme logistiche, i micro fulfillment center, prossime ai centri urbani, automatizzati per gestire gli ordini e per consegnare più velocemente. Incentivi Gli investimenti immobiliari trovano un’ulteriore spinta nel significativo numero di incentivi che il Pnrr prevede per la logistica (sistemi intralogistici cioè scaffalature industriali, macchine e apparecchi per sollevamento, carrelli industriali, gru mobili, piattaforme di lavoro mobili elevabili). Milioni Una ricerca di Deloitte rivela che da qui al 2023 la richiesta di spazi per la logistica esigerà 80 milioni di metri quadrati. Cascine Ma proprio per la ramificazione progressiva degli oggetti edilizi, i capannoni dovrebbero trasformarsi nelle nuove cascine, insediamenti armonici e rispettosi, sostenibili prima di tutto per i luoghi e non solo per gli aspetti energetici. Prefabbricazione L’architettura per la logistica ripropone il tema della prefabbricazione, ormai largamente emancipata dai vincoli di omologazione degli esordi. Oggi la fabbricazione digitale consente di realizzare opere di qualità economicamente sostenibili con una grande libertà progettuale. ZAL Nell’impetuosa crescita del comparto immobiliare logistico, le piattaforme sono state concentrate in zone dedicate, le ZAL (Zona di attività logistiche) che riuniscono le attività sia di stoccaggio, sia di trasporto. Per ridurre i costi le aziende hanno scelto di condividere le piattaforme

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DIALOGO TRA FILIERE UN’INTERVISTA A ALFONSO FEMIA SUL RUOLO DELL’ARCHITETTURA RISPETTO ALL’ATTUALE BOOM DI STRUTTURE E INFRASTRUTTURE LEGATE ALLA LOGISTICA. CON L’OBIETTIVO DI RIPORTARE UN DIALOGO TRA LA FILIERA DEL PENSIERO E LA FILIERA DEL FARE

di Carlo Ezechieli

Mentre si pone una grande enfasi sul tema del costruire sul costruito si sta verificando un fenomeno ingente di nuova edificazione legato alla logistica, che sta letteralmente passando sotto il naso degli architetti. Come affrontare questo tema?

Della generalizzata incapacità di confrontarsi con la realtà, al momento giusto, soffre anche l’architettura che è in uno stato di permanente ritardo nel mettere a fuoco i veri cambiamenti e nell’individuare i temi progettuali ai quali dare priorità. In termini generali, sempre di più emerge la necessità di alzare il livello di osservazione critica, alimentando l’architettura attraverso la ricerca dei materiali e l’attenzione al territorio. Nello specifico, l’edilizia per la logistica sta cominciando a essere oggetto di attenzione solo ora che i numeri stanno crescendo molto in fretta, a causa di una vera e propria rivoluzione del retail. Ci stiamo accorgendo, oggi, del progressivo insediamento di oggetti invasivi sul territorio che in realtà è in corso già da almeno vent’anni. La sostenibilità, panacea di qualsiasi situazione, e baluardo della logistica innovata, deve essere anticipata dalla creazione di una coscienza – professionale, economica e immobiliare – responsabile,

che coinvolga l’architettura nel processo globale di sviluppo e non solo in casi d’eccezione. Ancora una volta, al di là dei comportamenti virtuosi, si sente la mancanza di un riferimento legislativo, in materia di architettura e urbanistica. Il tema è politico e l’attenzione all’impatto sul territorio, tanto auspicato quanto spesso disatteso, fa riferimento a un quadro politico che metta in relazione i diversi aspetti della logistica: l’accessibilità, la viabilità e, primo tra tutti, la valorizzazione, non lo sfruttamento delle aree selezionate. Al tema fondativo territoriale e urbano si somma quello tipologico e materico che, anche in questo caso, come per tutte le destinazioni d’uso, può mettere in atto una riattivazione del dialogo tra la filiera del pensiero e la filiera del fare. Di certo proporre una nuova ondata di urbanizzazione del paesaggio non è uno scenario ideale, ma la presenza di terminali primari di reti infrastrutturali estese, come nel caso della logistica, la rende necessaria. Come vedi la questione dal punto di vista urbanistico e paesistico?

Ci sono diversi modi per affrontare la questione. La logistica non deve necessariamente rientrare nelle logiche dell’urbaniz-


› LOGISTICA zazione del paesaggio. Per esempio, credo che le cascine, architetture educate, diffuse nei territori agricoli, non siano interpretabili come paesaggio agricolo urbanizzato, ma come traccia significativa e spontanea, segno di un dialetto architettonico profondamente autentico. È evidente che le premesse all’architettura per la logistica sono differenti, ma proprio per questo servirebbe un piano strategico e una visione di insieme: l’allocazione dell’immobiliare per la logistica non può essere legata solo alla selezione di brani territoriali prossimi agli assi viari. Dovrebbe essere prioritario il recupero, in primis, di aree compromesse o abbandonate, e l’innesto logistico dovrebbe contribuire alla soluzione di tematiche ambientali infrastrutturali. Se il sistema venoso delle infrastrutture vincola la posizione della logistica, è altresì necessario stabilire delle regole per migliorare e attribuire significato al paesaggio. Regole-invarianti da applicare a tutti i progetti per costruire una sorta di rating qualitativo secondo le sfide ambientali che ogni progetto di questa natura dovrebbe avere. È chiaro, in quest’ottica, come l’architettura sia necessaria, anzi conditio sine qua non per fare logistica. Il progetto di mega edifici-container porta chi investe, comprensibilmente, ad economizzare il che, il più delle volte porta a soluzioni omologate, agli inesorabili ‘white box’. C’é una via di uscita?

Di nuovo, se non esiste una premessa legislativa, le regole di cui abbiamo parlato, i vincoli territoriali vengono interpretati in

termini opportunistici. Si piazzano delle scatole, piene di fotovoltaico in copertura e si dichiarano sostenibili energeticamente. A fronte di una domanda di immobili/ depositi vivacissima, i dotti dibattiti che si consumano all’interno della comunità degli architetti possono forse mitigare il modello di espansione immobiliare in mancanza di regole legislative? La Valutazione di Impatto ambientale da sola, evidentemente, non è sufficiente. Se le grandi fabbriche della Ford di Albert Kahn di inizio ‘900, considerate brutali dai contemporanei, hanno ispirato il Movimento Moderno, credi che i nuovi mega-container della logistica possano in qualche modo ispirare nuove idee?

Era complicato, agli inizi del 1900, comprendere l’estetica delle fabbriche. La contemporaneità e il vissuto sociale degli oggetti inibiva una lettura di respiro. Ma il punto sostanziale è che a quella tipologia di edificio Kahn attribuiva un valore e una dignità ab origine. Le fabbriche di Khan possedevano una dimensione eroica, coraggiosa dove lo spazio del lavoro veniva glorificato. Edifici pensati come cattedrali, frutto di una ricerca che non trascurava la scelta del linguaggio, né la ricchezza del dettaglio. Le committenze mettevano in gioco la propria identità attraverso l’espressività dell’architettura. È chiaro come le premesse, per quanto riguarda la logistica, siano profondamente differenti. Fino a oggi, e salvo eccezioni, l’architettura non è stata neppure chiamata in gioco. E gli esempi virtuosi

sono quasi sempre il risultato di progetti legati a un’identità produttiva industriale, come nel nostro progetto per Vimar. Quando la logistica è scatola funzionale al deposito di merci si abbandona qualsiasi ricerca. Sei di Genova, città portuale. Hai lavorato a Marsiglia. Nel sistema logistica e merci, i porti stanno assumendo una sempre maggiore importanza con sviluppi spesso imprevedibili. Il retroporto di Genova ad esempio è a Parma. Come vedi il futuro di queste città, e dei loro porti?

Le città portuali hanno un ruolo fondamentale per le città del futuro in quanto sul loro confine tra i due territori si gioca la vera metamorfosi e il loro destino. C’è molto lavoro da fare per riqualificare gli aspetti ambientali, legato ai temi di transizione ambientale (uso dell’elettricità, dell’idrogeno, dell’acqua di mare). Il porto è un luogo straordinario, di sconfino e di integrazione tra la città da una parte e il mare dall’altra, ibrido, vitale, sempre connesso con il mondo. Credo che sarà il tema del futuro e secondo un approccio innovativo il waterfront non sarà più il racconto di un confine, di una linea, ma di una complessità che è fatta di profondità e spessori. Stiamo lavorando su diverse città di mare e recentemente abbiamo vinto un concorso internazionale a Barcellona che ci darà l’occasione di mettere in atto alcuni dei temi di ricerca che stiamo portando avanti proprio sul rapporto città-porto

Baie di carico nel centro logistico Vimar di Marostica, progetto Atelier(s) Alfonso Femia, ph. ©Stefano Anzini

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› LOGISTICA L’EGEMONIA DEI PORTI NELLO SCENARIO INFRASTRUTTURALE ODIERNO E IL LORO COMPLESSO RAPPORTO CON LE CITTÀ, OSCILLANTE TRA ISOLAMENTO A-TERRITORIALE E MONUMENTALIZZAZIONE

DOPPIA IDENTITÀ di Matteo Colleoni

Matteo Colleoni Ordinario di Sociologia dell’ambiente e del territorio presso il Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università di Milano-Bicocca, dove è anche Presidente del Corso di Laurea in Scienze del turismo e Delegato rettorale presso la Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile (RUS). Ha svolto docenze presso università italiane e straniere ed è stato visiting professor presso la Libera Università di Bruxelles, l’Università di Grenoble e l’Università di Shanghai. Membro di diversi consigli scientifici ed editoriali di riviste italiane e estere e di differenti organizzazioni scientifiche nazionali e internazionali, i suoi argomenti di studio e ricerca riguardano la struttura e trasformazione delle aree urbane, la mobilità e i trasporti, la sostenibilità e lo sviluppo sostenibile e le politiche urbane.

Nell’attuale sistema logistico i porti e il complesso sistema infrastrutturale ad essi connesso stanno assumento sempre maggior rilievo. Nelle immagini ©Google Earth, da sinistra il porto di Marsiglia, quello di Genova e le estese ramificazioni nell’entroterra del porto di Rotterdam.

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Il porto ha sempre rappresentato il luogo più paradigmatico di incontro (e di separazione) tra il mondo terrestre umano e quello marittimo naturale, un incontro foriero di viaggi, scoperte e ricchezza ma nel contempo di invasioni, incertezza e paura (Cocco 2020). In tal senso il porto è sempre stato concepito come luogo liminale (Van Gennep 1909) in cui costruzioni, persone e idee si collocano su una terra di mezzo di ambigua identità territoriale, urbana e sociale. A ragione si è detto, a tal proposito, che i porti (le genti che li abitano e le loro costruzioni) appartengono allo stato senza nome e senza confini delle città-porto (Braudel 1985). Tuttavia proprio perché ambiguo e ambivalente, lo spazio costruito e sociale del porto rappresenta uno dei contesti più interessanti per osservare i cambiamenti, come quelli attualmente in corso, che li configurano come luoghi di sempre maggiore importanza nell’ambito di un sistema infrastrutturale esteso. Il progressivo ampliamento dei commerci marittimi e terrestri e la presenza di imbarcazioni di sempre maggiori dimensioni hanno portato alla riorganizzazione del trasporto marittimo e alla diversa costruzione degli spazi portuali. Caratterizzato, oggi come allora, dalla presenza di spazi fuori scala (di edifici, luoghi di movimento e macchine) rispetto a quelli costretti del centro urbano, il porto ha subito una doppia trasformazione che ne ha offuscato l’ambigua identità e relazione con la città. Da un lato è stato isolato dalla città, collocato in aree di maggiori estensione – in cui muovere più agilmente navi, container e mezzi di trasporto – e di migliore connessione con gli altri nodi terrestri

e marittimi delle reti di trasporto e commerciali. Dall’altro, i suoi spazi e le sue costruzioni residuali, appartenenti a schemi organizzativi ormai superati, sono stati re-inglobati nella città, riassegnando al porto il ruolo di attrezzatura monumentale della città (che possedeva fino alla nascita del portofranco di ottocentesca memoria), scevro però delle funzionalità caratterizzanti i luoghi del commercio marittimo. Si è parlato, a questo proposito, di gentrificazione dei porti nel significato di espulsione delle tradizionali popolazioni residenti e lavorative, e delle relative attività, a vantaggio di nuove funzioni residenziali, ricreative, architettoniche e simboliche delle città dell’economia (e del turismo) globali. Un processo che si svolge parallelamente e che ha coinvolto la quasi totalità delle città portuali. Tra queste, ricordiamo, a titolo esemplificativo, la città di Genova che, da un lato, ha trasferito le nuove attività portuali nell’area periferica di Cornigliano e dall’altro ha riconvertito l’area costiera del Porto Vecchio a vantaggio delle nuove attività turistiche e ricreative. O ancora la città di Oslo, interessata da un simile processo di decentramento delle attività portuali a vantaggio, in questo caso, della creazione del nuovo centro gravitazionale di Aker Brygge nella precedente area portuale del Sentrum. Questa doppia identità rinvia tuttavia alla natura ontologicamente duale che il porto ha sempre avuto, in qualità di struttura (materiale) e, quindi, di paesaggio costiero e urbano, e di funzione nodale a-territoriale di supporto al movimento marittimo e terrestre di merci e persone (Barbieri 1959)


› LOGISTICA LA CRESCITA DI NUOVI MODELLI DI SVILUPPO IMPONE LA NECESSITÀ DI INVESTIRE IN UNA SFIDA DI CARATTERE ARCHITETTONICO CHE POSSA CONFIGURARE GLI SPAZI DELLA LOGISTICA COME NUOVE POLARITÀ URBANE E TERRITORIALI, E LE RETI COME DISPOSITIVI DI COSTRUZIONE E CARATTERIZZAZIONE DEL PAESAGGIO

IL PAESAGGIO DELLE MERCI di Samuele Camolese e Filippo Bregola, Systematica

Nella nostra epoca la logistica – vale a dire l’insieme dei rapporti che gli stabilimenti produttivi hanno con la domanda, il trasporto, la distribuzione di beni e informazioni – rappresenta il principale motore di definizione e trasformazione delle relazioni tra sistemi economici alle diverse scale territoriali. Di queste relazioni, i vettori principali si identificano nelle reti delle infrastrutture di trasporto ferroviario, su gomma e marittimo (come i corridoi TEN-T, l’insieme di infrastrutture lineari e puntuali considerate rilevanti a livello comunitario e le rotte “pendulum”, i principali percorsi a scala globale delle navi cargo) che assumono ancora maggior rilievo se si considera che per la movimentazione merci le proiezioni della Commissione europea indicano, rispetto al 2005, un aumento superiore all’80% entro il 2050. Se le principali infrastrutture di relazione si identificano ormai come elementi pressoché indipendenti dai territori che attraversano, questo non dovrebbe accadere per gli oggetti spaziali che

queste infrastrutture connettono: stabilimenti produttivi, aeroporti, porti, transit hub, magazzini, consolidation point. L’esercizio urbanistico e architettonico, che riguardi la pianificazione a scala territoriale o la specifica progettazione di questi oggetti, sembra invece preoccuparsene solo in termini di localizzazione e dimensionamento, trascurandone contestualizzazione ambientale e carattere spaziale. La delocalizzazione produttiva e la crescita dei consumi hanno determinato un incremento delle quantità, degli spostamenti e dell’intermodalità dei sistemi di trasporto. La conseguenza diretta della crescita dell’attività logistica è lo sviluppo edilizio, sempre crescente, degli spazi e delle piattaforme di stoccaggio e smistamento di beni. Prendendo ad esempio l’area del nord Italia intorno alla direttrice infrastrutturale del Corridoio Mediterraneo (TENT), messa a sistema con l’hub intermodale di Novara, il terminal di Milano, gli interporti di Padova e Verona, i porti di Venezia e Trieste, è

Systematica Primaria società di consulenza nel settore della Pianificazione dei Trasporti e Ingegneria del Traffico con uffici a Milano, Beirut, Mumbai e New York, è stata costituita nel 1989. Opera in Italia e all’estero offrendo una vasta gamma di servizi integrati nel settore della pianificazione e progettazione dei sistemi di trasporto e dei servizi di mobilità a qualunque scala di analisi. Systematica collabora abitualmente con alcuni dei principali studi di architettura a livello internazionale mettendo a disposizione risposte inedite e altamente professionali al problema, in continua evoluzione, della mobilità e della pianificazione dei trasporti.

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› LOGISTICA

Schema della rete logistica del Nord Italia (©Systematica).

possibile osservare le modalità spaziali con cui si risponde alla crescente domanda del settore logistico: • Riuso di manufatti industriali dismessi come nuovi magazzini; • Costruzione ex novo di nuovi magazzini attraverso ampliamenti di edifici esistenti; • Costruzione ex novo di piattaforme logistiche all’interno delle aree di produzione industriale; • Costruzione ex novo di piattaforme logistiche mono-operatore lungo i tracciati ferroviari e i principali assi autostradali; • Costruzione ex novo di isole logistico-produttive di grandi dimensioni (rare). La diffusione a macchia d’olio dei centri logistici è dovuta principalmente alla mancanza di infrastrutture che permettano la prosecuzione del percorso delle merci che arrivano via nave: a differenza del sistema di smistamento merci dei porti del nord Europa (leader nella movimentazione container a livello europeo), dove i retroporti sono ben collegati [ 66 ]

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alla rete ferroviaria ad alta capacità, in Italia queste infrastrutture sono principalmente autostradali e la prosecuzione delle merci avviene via camion. Come ha sottolineato Martina Pertoldi, in una ricerca del 2013, rispetto al contesto del nord Italia, diffusamente urbanizzato, questo processo impone un ripensamento spaziale a scala territoriale e un approccio maggiormente attento alle strutture insediative e agli attori economici. In questi termini, risulta fondamentale porre l’accento su un progetto di mobilità integrato, maggiormente incentrato su un modello di accessibilità basato su infrastrutturazioni ferroviarie tra porti, interporti e centri di consolidamento urbani che all’interno delle città dovranno gestire il cosiddetto ultimo miglio, ovvero la destinazione finale. All’interno di queste reti, localmente diffuse e capillari, risulterebbe più facile attivare processi di condensamento di nodi chiave capaci di generare integrazione e sinergia tra i diversi attori. Questi, coinvolti nel processo

all’interno dei propri ambiti locali, sarebbero naturalmente predisposti a rispondere in modo puntuale alle esigenze dei singoli territori, sia rispetto alla pianificazione ad area vasta sia nella progettazione architettonica dei manufatti, in modo da preservarne da un lato la funzionalità e dall’altro per riuscire ad integrarsi in modo armonico con il contesto territoriale. Risulta indispensabile, dunque, investire in una sfida di carattere architettonico-compositivo che possa configurare gli spazi della logistica come nuove polarità urbane, rispetto alle quali il valore aggiunto della qualità architettonica dovrà essere capace di integrarle e renderle interfacciabili con i fattori di scala e con le esigenze di permeabilità e qualità urbana della città consolidata. Gli stessi concetti andrebbero poi trasferiti anche alle reti, oggi viste come pura opera di ingegneria di mobilità, che si devono confrontare con i territori e i contesti urbani che vengono attraversati e con i quali si devono armonizzare


› LOGISTICA

SOSTENIBILITÀ CULTURALE LA COSTRUZIONE DEL PAESAGGIO NEL ‘BIG SHED’ DEL DEPOSITO ATM DI FAMAGOSTA DI LUDOVICO MAGISTRETTI DEL 2001

di Carlo Ezechieli

Nella descrizione di qualsiasi intervento recente, sia in città che su greenfield, un termine ricorre con particolare enfasi: sostenibilità. Che poi l’opera sia il risultato di una una procedura puramente tecnica, che le sue dimensioni siano direttamente proporzionali alla sua banalità, o si tratti di una scatola tanto indifferente al contesto quanto le infrastrutture dalle quali è servita, sembra essere considerato un problema del tutto marginale. Sostenibilità d’accordo, ma come dimostrano alcune grandi opere la chiave per raggiungerla è la capacità di porsi interrogativi, superando discorsi ormai diventati cliché. Messo a confronto con le enormi strutture della logistica odierne il capannone dell’Atm di via Famagosta a Milano, 2,5 ettari, può sembrare cosa modesta. Si tratta comunque di un intervento di dimensioni considerevoli, che convenzionalmente avrebbe potuto risolversi in un mega container adagiato nel già confuso paesaggio di quest’area di Milano.

Terminata nel 2001, questa grande opera, una delle ultime di Ludovico Magistretti, lavora in realtà su due aspetti fondamentali, l’enorme superficie e il controllo della luce, sintetizzandole nel formidabile elemento caratterizzante dei lucernari. Questi ultimi, letteralmente messi sul podio del volume in mattoni del deposito, costruiscono un paesaggio dinamico-sequenziale direttamente riferito al moto lungo le principali traiettorie di traffico. Incredibile, se non entusiasmante ripercorrere – grazie agli schizzi concettuali di Magistretti (messi cordialmente a disposizione dell’Archivio Magistretti) – il processo creativo dell’opera: un procedimento in sequenza, una successione di ragionamenti rivelati attraverso i segni e sicuramente un invito a considerare quanto sia fondamentale, oggi sempre di più, che le opere di grandi dimensioni siano capaci di incorporare funzione, cultura e progettualità

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› LOGISTICA

Il rapporto tra il basamento e le grandi prese di luce, la planimetria e una foto del plastico (©Archivio Studio Magistretti, per gentile concessione della Fondazione Vico Magistretti). Alla pagina precedente i lucernari del deposito Atm Famagosta visti dall’autostrada (ph. ©Carlo Ezechieli) e uno schizzo di Ludovico Magistretti (©Archivio Studio Magistretti).

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› LOGISTICA

Ibusdam invelignatur aut que dolupta sit ea sitat odit ent verovit el ipsa conet fugit, nonse ium nimillam, cora quid et adit, nem ab ipsa nus solore, ut aped maionectati aperro volor sum etur. Vidus, cor aspid ma nonse ium nimillam.

Schizzi originali di Vico Magistretti (©Archivio Studio Magistretti, per gentile concessione della Fondazione Vico Magistretti). Sopra, un’altra vista dei lucernari posti sopra il deposito (ph. ©Carlo Ezechieli).

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I LUOGHI DEL LAVORO

MERCATO

Saranno i quartieri a dare valore agli uffici IL FUTURO E IL MERCATO DEGLI UFFICI A MILANO E A ROMA IN UN’ANALISI DI COIMA

Con un lavoro di ricerca data driven, Coima – oltre 6 miliardi di euro il valore degli immobili in gestione alla Sgr, 850.000 mq gli spazi ufficio sviluppati da Coima Srl – ha presentato alcune analisi preliminari, con particolare riguardo a Milano e Roma, sul futuro del prodotto ufficio. Tra le basi dati utilizzate, rilevanti le informazioni di mercato di CBRE e l’analisi “Public transport accessibility level” di Mobility in Chain. Quest’ultima è importante perché Coima, abbandonando la tradizionale distinzione centro/semicentro/ periferia per quella di ‘quartieri qualificati’ e ‘quartieri indifferenziati’, ha creato un modello che valuta l’attrattività dei quartieri secondo criteri che vanno dall’accessibilità tramite trasporto pubblico, al livello dei servizi, alla disponibilità di spazi verdi e alla diversificazione delle destinazioni d’uso. Negli ultimi anni i quartieri qualificati, sia a Milano che a Roma, hanno visto un take up (tasso di occupazione) del 35-49% più alto rispetto ai quartieri indifferenziati e hanno regi-

strato una maggiore crescita dei canoni (di 9-14 punti percentuali). Secondo Coima, nei prossimi anni queste dinamiche si consolideranno, amplificate da una maggiore adozione del lavoro remoto. I conduttori molto probabilmente favoriranno “la qualità rispetto alla quantità” nelle loro decisioni sul portafoglio immobiliare, optando per ridurre lo spazio ma aggiornando le loro sedi per guadagnare in accessibilità, visibilità, sostenibilità e benessere dei dipendenti e, come ‘effetto collaterale’, contribuendo ad accelerare i processi di rigenerazione urbana. Un’accelerazione di 1,5-2,0x nella dinamica della domanda osservata negli ultimi anni a Milano e Roma potrebbe più che compensare, per quartieri qualificati, la riduzione della domanda di spazi per uffici associata a una maggiore adozione del lavoro remoto – riduzione tuttora molto incerta, che potrebbe oscillare tra il 10% e il 30% ma in parte compensata dall’esigenza di maggiore spazio da destinare alle aree comuni, che potrebbe passare dal 40%

CRITERI CHIAVE DELLE SOCIETÀ NELL’ANALISI DELL’ATTRATTIVITÀ DEI BUSINESS DISTRICTS

ADOZIONE DELLO SMART WORKING PER TIPO DI SOCIETÀ (% DELLE SOCIETÀ) GRANDI IMPRESE

PICCOLE E MEDIE IMPRESE

AMMINISTRAZIONE PUBBLICA

100% 80%

34%

60%

8%

0%

30% 5%

67%

74%

83%

20%

65%

3%

2%

71%

2018

2019

2018

2019

8% 9%

23%

2018

2019

Fonte: Elaborazione COIMA su dati Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano

Adozione considerata

40%

50%

60%

70%

90%

57%

Essere parte di un contesto “work/live/play”

40%

Essere parte di un business

40% 14%

Fonte: EY-ULI (2020)

PRIORITÀ NEL RENDERE UN BUSINESS DISTRICT SOSTENIBILE 10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

86%

Trasporti dive sostenibili

MERCATO UFFICI MILANO

MERCATO UFFICI ROMA

TAKE UP STORICO ANNUALE MEDIO (‘000 MQ, 2015-2019) E SFITTO ATTUALE (%)

TAKE UP STORICO ANNUALE MEDIO (‘000 MQ, 2018-2019) E SFITTO ATTUALE (%)

66%

cienza nell’uso di energia ed acqua

46%

Maggior presenza di alberi, foreste urbane e coltivazioni

0

100

Quartieri

200

300

400

223

0

6%

Quartieri

15%

Quartieri indifferenziati

8 pp

cati D vs indifferenziati

100

200

SFITTO

300

400

4%

134

SFITTO

26%

Gestione d

19%

Fornitori locali

18%

Partecipazione del pubblico

15%

Consegne e spedizioni coordinate a livello collettivo Parcheggi condivisi Maggior uso di pannelli solari

6% 4%

Quartieri indifferenziati cati D vs indifferenziati

165

SFITTO

58

Totale

DELTA SFITTO

387

6%

SFITTO

Totale

17%

90

SFITTO

14 pp

44

DELTA SFITTO

224

Source: EY-ULI (2020) Take up annuale medio (2015-2019)

[ 70 ]

80%

misura

Non adottato

0%

30%

84%

are di spazi ad uso

Attualmente adottato

20%

Essere vicini ai clienti e alle opportunità di business 6%

30%

24%

0%

10%

Attrarre e trattenere i talenti

40% 58%

attuale al 50/60% della superficie complessiva dell’ufficio – sostenendo i livelli dei canoni e contribuendo nel mantenere livelli di sfitto modesti, sostanzialmente in linea con quelli attuali. In conclusione dunque Coima ritiene che la crisi Covid-19 accelererà la tendenza a sviluppare quartieri resilienti, olistici e di alta qualità progettati con criteri ESG misurabili. Questi quartieri attireranno una domanda che, invece di concentrarsi esclusivamente sul fattore prezzo, sarà più sensibile a una gamma più ampia di caratteristiche. Nel medio termine, i quartieri qualificati continueranno a godere di un sano interesse da parte dei conduttori, mentre, d’altro canto, i quartieri indifferenziati molto probabilmente affronteranno maggiori difficoltà, con una parte del loro stock di uffici che potrebbe rischiare di perdere attrattività e in alcuni casi anche esigere sovvenzioni pubbliche in modo da essere riconvertito economicamente in altri usi.

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Take up annuale medio (2018-2019)

9%

SFITTO


I LUOGHI DEL LAVORO

L’EVOLUZIONE DEGLI AMBIENTI DI LAVORO ALLA LUCE DEI CAMBIAMENTI IN ATTO LE OPINIONI DI ALESSANDRO ADAMO, ANDRÉ STRAJA, FRANCESCO CONSERVA, MASSIMO ROJ, PHILIPPE SOURDOIS I PROGETTI DI STUDIO TRANSIT, TRAVERSO-VIGHY, BLENGINI GHIRARDELLI, GPA STUDIO, PARK ASSOCIATI, DEGW, LOMBARDINI22, PROGETTO CMR, BALANCE ARCHITETTURA, CAPUTO PARTNERSHIP, TÉTRIS

L’ufficio come una piazza, © Open Project


I LUOGHI DEL LAVORO

le opinioni

L’EVOLUZIONE DEGLI AMBIENTI DI LAVORO ALLA LUCE DEI CAMBIAMENTI IN ATTO

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Alessandro Adamo

André Straja

Per la nostra comunità lo spazio è una leva per facilitare, in un contesto di lavoro, le interazioni tra le persone: siamo infatti esseri sociali, spinti da un’energia collettiva che ci fa crescere e migliorare insieme. L’ufficio rimane quindi un irrinunciabile distillato fisico della cultura d’impresa. L’identità organizzativa è il primo punto di una serie di raccomandazioni per il nuovo ufficio ibrido, in equilibrio dinamico tra città, spazio aziendale e home office. L’ambiente ufficio dovrà trasmettere senso di appartenenza favorendo collaborazioni e interazioni; facilitarne l’utilizzo con efficaci sistemi di prenotazione degli spazi e wayfinding accurati; favorire benessere e sicurezza e modellare al meglio quelle che definisco ‘aree grigie tra una riunione e altra’: è lì che nascono ed emergono le informazioni destrutturate che rendono importante la presenza in ufficio. Cosa sarà l’Ufficio? Non dovrà essere solo un ufficio, ma un ecosistema di eventi ed esperienze, di servizi e amenities che attraggono le persone e offrono luoghi e occasioni in cui interagire e comunicare. Il progetto dell’ufficio diventerà quindi una componente sempre più strategica per ricentrare e rafforzare l’identità dell’azienda, rendendo lo spazio fisico una metafora ancora più espressiva, un concentrato sempre più denso della cultura aziendale e dei valori delle risorse umane. L’obiettivo fondamentale degli uffici che costruiamo oggi è quello di essere funzionali per il domani mettendo al centro l’employee experience, focalizzandosi sulla qualità degli ambienti e sulla creazione di uno spazio fluido e ibrido in grado di adattarsi velocemente ai cambiamenti. Stiamo progettando luoghi di lavoro sempre più resilienti, in grado di mutare nel tempo, nel corso della giornata e aperti alla città.

Il contesto della pandemia ha portato molti a credere che lavorare da casa sia una cosa positiva. Certo, abbiamo continuato a lavorare scansando il contagio, ma nella mia esperienza lavorare da casa non è necessariamente un’opzione gradita. Se devo guardare le email la mattina va benissimo farlo da casa, ma essere separato dai colleghi e dalla vita sociale che ruota attorno all’ufficio non è una condizione premiante. La maggior parte degli esseri umani trae energia e stimolo per la vita personale anche attraverso la vita professionale. Vita personale e professionale sono collegate. La maggior parte dei miei amici sono persone che ho incontrato al lavoro o a scuola. Anche mia moglie l’ho conosciuta al lavoro. Insomma, gli uffici sono vitali e necessari per il nostro equilibrio emotivo. D’altra parte l’attività professionale è spesso fonte di stress: competizione, obiettivi sfidanti, il desiderio di raggiungere nuovi traguardi. Dunque, come rendere più gradevole la vita in ufficio? È importante la qualità del clima aziendale, le gratificazioni e gli incoraggiamenti e infine identificare aree relax in cui se puoi riposare per 10 minuti tu possa farlo davvero. Prendiamo ispirazione dai Paesi del Nord Europa o dalla California, dove già 35 anni fa le società di high tech avevano campi di pallavolo, basket, distributori di succhi freschi e snack a disposizione dei dipendenti. Non si tratta di attività antieconomiche, al contrario. Investire nel benessere delle persone è un sicuro stimolo all’efficienza e alla produttività. È la differenza fra risparmiare o guadagnare di più. Tutto questo per dire che secondo me il mondo del lavoro sta andando verso la direzione che è stata già definita dal concetto di smart working, a patto però di distinguerlo dall’home working che è tutta un’altra questione. La filosofia dello smart working include anche il lavorare da casa ma propone tutta una serie di servizi per rendere l’ufficio più confortevole e domestico e favorire la socialità. Lo smart working permette anche di ridurre la pressione sullo spazio del lavoro, in termini di numero di persone da ospitare simultaneamente, e questo farà sparire i vecchi concetti di ambienti che, per decenni, sono stati progettati per ottenere la massima densità di persone allo scopo di ridurre al massimo i costi.


I LUOGHI DEL LAVORO

Francesco Conserva

Massimo Roj

Philippe Sourdois

Possiamo immaginare qualsiasi cosa. Il nuovo spazio in cui vogliamo lavorare. Il luogo in cui poter collaborare. Il nostro nuovo ufficio. Finché non apriamo gli occhi e ci accorgiamo che questo non è altro che una piazza. Nell’ultimo anno, con l’avvento dell’home working, i workspace sono stati messi fortemente in discussione, ma ciò di cui possiamo essere certi è che abbiamo ancora bisogno degli uffici per mantenere le connessioni e sottolineare l’importanza del ruolo sociale dell’essere umano. Proprio come una piazza, il nuovo workspace non è solo uno spazio di produzione ma di comunità. Un luogo in cui alimentare interazione, condivisione e collaborazione. Come la piazza, la zona dell’ufficio è collettiva: le postazioni si distribuiscono nello spazio con tavoli condivisi in cui poter creare nuovi team o trovare un momento di osmosi e scambio; è l’ambiente in cui si possono trovare anche momenti di focus e concentrazione grazie, oltre ai principali prodotti e strumenti per il lavoro, a phone booth e poltrone fonoisolanti. La piazza è per sua natura all’aperto. Pertanto il nuovo ufficio è uno spazio che fa pensare a un luogo accessibile, non chiuso, in cui il verde e la luce naturale diventano elementi fondamentali per migliorare il comfort e la qualità dell’ambiente. Gli elementi della natura si riflettono anche sull’uso dei materiali dell’interno, come il legno, dei materiali sostenibili, eccetera. Il nuovo ufficio è la piazza, dove la sostenibilità ha un ruolo centrale ed è legata alla responsabilità individuale, dove attraverso la gamification sono gli stessi utenti a fruire in modo consapevole e sostenibile l’ambiente che li circonda, come in un luogo pubblico condiviso. La nostra visione dello spazio di lavoro è dinamica, come in una piazza, in cui le persone si aggregano e transitano in maniera libera. In questo modo lo spazio di lavoro è un hub in cui le ricerche, le conoscenze e le professionalità viaggiano in maniera fluida con connessioni sempre nuove. Il nostro compito di progettisti è quello di plasmare spazi che si adattino e che favoriscano le trasformazioni future e, proprio come in uno spazio urbano, siano luoghi vivi e condivisi.

Proprio perché abbiamo scoperto la fragilità e la solitudine sono convinto che il bisogno di tornare a lavorare insieme per condividere idee e pensieri sia ancora più forte. Con regole diverse, naturalmente, che presto diventeranno il nuovo standard. Come dopo l’11 settembre, con tempi e controlli in aeroporto che ormai sono prassi accettata. Alcune abitudini del resto esistevano già, come per esempio, banalmente, ingressi e uscite separati. Gli investitori ci chiedono spesso quale sarà il futuro degli uffici, e per rispondere abbiamo creato un team multidisciplinare che coinvolge medici, psicologi e università, perché la domanda non è più “quante persone posso mettere in questo spazio” ma “quale qualità può assicurare il benessere in questo spazio”, e la ricerca della qualità dipende molto dallo studio dei comportamenti e degli effetti sulla salute. Non si tratta semplicemente di benessere fisico, al quale si può rispondere con l’ergonomia, ma piscologico. Per questo crediamo che, accentuando la tendenza verso la ‘domesticità’ degli spazi del lavoro che era già in atto, l’ufficio debba acquisire proprietà sensoriali. Con un attento uso del colore, ad esempio, o stimolando il senso del tatto. Anche se progettati prima della pandemia, gli ambienti della nostra nuova sede sono un manifesto di ciò che si dovrebbe fare: abbondanza di luce naturale, spazi più ampi, numerose sale per riunioni veloci e massima flessibilità, con postazioni che si formano in base al singolo progetto e al team che lo deve seguire. Ma vorrei aggiungere che la trasformazione degli uffici non è una semplice questione di space planning, bensì riguarda tutto il tessuto urbano. In questo senso, e con la premessa che le infrastrutture digitali siano adeguate, il periodo che stiamo ancora attraversando rappresenta l’opportunità di riconfigurare le città. A cominciare dalla mobilità, con ambienti di lavoro delocalizzati e vicini alle residenze di chi fino a ieri si recava ogni giorno in sede, possiamo immaginare una città policentrica, una sorta di ritorno al passato, quando i quartieri erano comunità vive dove tutti si conoscevano. E di valorizzare i borghi che costituiscono una ricchezza ineguagliabile del nostro Paese.

Il lavoro ibrido è destinato a rivoluzionare il modo di lavorare e quindi di concepire l’ufficio. Secondo una ricerca condotta da JLL, due dipendenti su tre hanno espresso il desiderio di continuare a lavorare in modo flessibile anche che nel periodo post pandemia, con la libertà di scegliere se lavorare da casa o da qualsiasi altro luogo in base all’attività che devono svolgere. Questa molteplicità comporta anche un ripensamento – da parte di molte aziende – del concetto stesso di headquarter. Secondo un nuovo modello ‘hub & club’, alla sede centrale si potranno affiancare siti delocalizzati, flessibili e iperconnessi dove i dipendenti potranno recarsi per momenti di scambio, socializzazione e lavoro individuale, e ulteriori ambienti come co-working, lounge di hotel o caffè da affittare ‘on-demand’ per metterli a disposizione dei propri collaboratori tramite convenzioni aziendali. Tornando all’headquarter, l’ufficio viene re-immaginato, da luogo statico dove svolgere attività quotidiane a spazio ibrido di socializzazione, condivisione e lavoro di gruppo dove recarsi per scambiare idee, avviare nuovi progetti e sentirsi parte di una comunità. Gli spazi di lavoro ibrido saranno luoghi dove vivere esperienze tra vita sociale e vita lavorativa e ruoteranno intorno a tre concetti chiave: emozioni, digitale e fisico. Gli uffici diventeranno ambienti che fanno leva sui sensi attraverso l’olfatto, il suono, il tatto e la vista. La maggior parte degli spazi sarà supportata dalle tecnologie in grado di facilitare e rendere più veloce ed efficiente il lavoro quotidiano. Ma dall’altra parte alcune aree diventeranno “free wi-fi”, totalmente dedicate alla concentrazione, incoraggiando la conversazione spontanea o i brain storming creativi: è un’altra necessità emersa con la pandemia: spegnere il telefono e accendere la creatività. Ci troviamo davanti a una vera e propria rivoluzione degli spazi. L’ufficio di domani è un ambiente flessibile che crea coesione tra gli individui, attento alla sostenibilità ambientale, in grado di aumentare l’efficienza delle persone con attenzione ai loro bisogni e alle nuove esigenze che si sono create nell’ultimo anno.

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I LUOGHI DEL LAVORO

La composizione geometrica e materica dei volumi come appaiono dalla piazza centrale. L’edificio ‘ponte’ si piega per appoggiarsi, apparentemente incurante della gravità, su volumi trasparenti.

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I LUOGHI DEL LAVORO L’impianto planimetrico distribuisce quattrro blocchi operativi collegati tra loro dall’edificio ponte che in corrispondenza dell’ingresso principale si impenna sviluppando al proprio interno una hall a tutta altezza.

ANGELINI HQ, ROMA IL COMPLESSO DEI NUOVI HEADQUARTER DI ANGELINI FARMACEUTICA È L’ESITO DI UN CONCORSO INTERNAZIONALE VINTO DA STUDIO TRANSIT dalla relazione di progetto

RAZIONALISMO ESPRESSIVO Localizzato a Roma nel quartiere Appio Tuscolano, in un’area di circa 12.600 mq, il progetto ha previsto l’adeguamento e il rinnovamento della sede originaria del gruppo Angelini tramite un intervento di ristrutturazione edilizia in demolizione e ricostruzione che ha portato alla realizzazione del complesso dei nuovi uffici. Più che un edificio, l’intervento rappresenta una “misura urbana”, dove sono compresi spazi per uffici e servizi generali ad essi connessi, funzioni collegate tra loro attraverso un’attenta e calibrata articolazione degli spazi interni, dei giardini e degli atrii. L’intervento si lega alla città reiterando alcuni

elementi dell’edificio originario, cui imprime un scatto verso valenze contemporanee con forme organiche caratterizzate da un forte dinamismo. Della sede originaria, testimonianza di archeologia industriale, si è scelto di continuare a far vivere due aspetti, uno urbanistico e uno architettonico. L’edificio preesistente si configurava come organismo a L impostato sul margine stradale, a richiudere l’isolato su due lati. Con il nuovo progetto tale impianto planimetrico viene ribadito e ampliato realizzando il completamento del lotto su tutti i tre fronti stradali. La continuità di fronte della preesistenza viene

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I LUOGHI DEL LAVORO

però negata “sezionando” idealmente il volume con l’obiettivo di creare quattro blocchi distinti divisi da varchi di circa 10 metri in cui vengono inserite aree verdi private, e ciò con tre obiettivi: incrementare l’aerazione e la luce naturale negli spazi di lavoro interni; connettere visivamente lo spazio privato della corte interna con gli spazi pubblici della città; consentire l’autonomia funzionale di singole parti dell’edificio. Da un punto di vista più prettamente architettonico si è scelto di mantenere il ricordo dell’impianto di facciata preesistente ribadendone l’impaginato, il sistema di pieni e vuoti delle finestrature e la sua matericità sul fronte stradale. La solidità delle facciate, su via Nocera Umbra e via Narni, è ottenuta tramite la realizzazione di pareti ventilate in grès a effetto materico. Sugli altri fronti i volumi presentano involucri vetrati, opportunamente schermati usando vetri selettivi e basso-emissivi. Tali blocchi ospitano funzioni più prettamente connesse all’attività lavorativa come uffici e sale riunioni, oltre ai servizi e ai nuclei distributivi verticali. [ 76 ]

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L’intero organismo è ricucito da un elemento sopraelevato che si espande sopra il resto dell’edificio, generando un’espressiva sopraelevazione dello stesso, inglobando e ridando unitarietà alle singole parti in una logica architettonica contemporanea. Tale volume “ponte”, che ospita gli uffici della presidenza e dell’alta dirigenza, realizza la connessione funzionale dei quattro blocchi operativi e completa la perimetrazione del lotto identificando uno spazio interno all’area allo stesso tempo introverso e rivolto all’esterno, attraverso la zona pilotis su via Amelia e le cesure tra i blocchi uffici. Le tamponature sono realizzate con vetrate strutturali a cellule schermate da un sistema random di brise-soleil in bacchette orizzontali di alluminio bianco a copertura delle facciate e del soffitto del piano pilotis. Questo elemento architettonico sottolinea l’andamento orizzontale del volume realizzando un gioco vibrante di luci e ombre sulle superfici. La parte centrale del nuovo complesso è rappresentata da una zona polifunzionale direttamente relazionata a tutto il sistema che si configura

come il cuore dell’edificio sia per la sua posizione baricentrica che per la sua natura organica e vitale. Gli spazi di incontro e di relazion trovano casa in un volume volutamente complesso, metricamente dinamico, estremamente luminoso e strettamente connesso con il ponte, i blocchi uffici e lo spazio esterno, quest’ultimo a sua volta caratterizzato dall’inserimento di prati, alberature, vasche d’acqua, fontane. Così la hall, gli spazi di accoglienza ed espositivi a doppia altezza, la mensa, il fitness, il bar, le sale formazione e l’auditorium, organizzato in tre sale accorpabili per eventi speciali, si snodano all’interno di una sorta di “nastro” che si avvolge su se stesso, fino a impennarsi lungo lo scalone principale di accesso ai piani operativi che crea così uno spazio verticale su cui affacciano tutti i livelli dell’edificio ponte. Questo “nastro”, che costituisce la copertura dell’intero volume polifunzionale, è completamente rivestito con un sistema a palladiana di spezzato di grès bianco, in continuità con l’involucro. Le pareti verticali sono realizzate con un sistema interamente vetrato di facciate


I LUOGHI DEL LAVORO

In alto a sinistra, il volume vetrato che poggia su pilotis rivestiti di verde verticale è completamente avvolto da lamelle bianche di alluminio che a rivestimento del solaio abbandonano la funzione di brisesoleil per trasformarsi in motivo estetico. Accanto, il luminoso e geometrico atrio di ingresso, spazi a doppia e tripla altezza inondati di luce naturale per gli ambienti pubblici e di ricevimento.

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I LUOGHI DEL LAVORO

Studio Transit Operante a Roma dal 1972, Studio Transit è formato dal socio fondatore Gianni Ascarelli e da Alessandro Pistolesi, Manuela De Micheli e Sergio Vinci. Transit, che ha coniato il termine ‘razionalismo espressivo’ a indicare la tensione tra bisogno di essenzialità e chiarezza del segno e esigenza di forme articolate e organiche, è un’officina, un laboratorio di idee e di architettura all’interno del quale diverse professionalità offrono il proprio contributo specifico finalizzato alla qualità del progetto. Tra le opere recenti realizzate ricordiamo la sede di Atac all’Europarco (2014), la sede della Business Unit di Eni ‘Refinery and marketing’, sempre all’Europarco (2019) e i complessi residenziali di Mezzocammino e Monte della Breccia, quest’ultimo, composto da circa 700 alloggi, da poco completato. www.studiotransit.com

Estremamente pulite, le coperture sono trattate come una quinta facciata.

Concept dell’intervento, dall’originario volume a L alla segmentazione e lo sviluppo del terzo fronte (a sinistra). La sezione evidenzia l’organizzazione funzionale degli ambienti.

CREDITI Località Roma Committente Angelini Immobiliare Spa Progetto di concorso Studio Transit con Enzo Pinci Progetto architettonico Studio Transit Progetto strutturale So.In.Ci, Innovae, Ser.In Progetto impiantistico Innovae, Lombardini 22 Fotografie Manuela De Micheli, Francesco Pinto, Francesco Campanelli

Pavimenti e in grès Casalgrande Padana Finiture a parete Oikos Controsoffitti Armstrong Tende oscuranti Omnitex Ascensori Schindler Pareti mobili Tecno Arredi Tecno, La Palma, X Office, Poltrona Frau Illuminazione Xal Sanitari Cielo Superficie costruita 15.000 mq Cronologia 2016 - 2019

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I LUOGHI DEL LAVORO Spazi a doppia e tripla altezza inondati di luce naturale per gli ambienti pubblici e di ricevimento. Sotto, pareti vetrate amplificano la luminosità degli ambienti e la brillantezza del verde verticale stabilizzato.

Pareti vetrate amplificano la luminosità degli ambienti e la brillantezza del verde verticale stabilizzato.

a montanti e traversi, opportunamente schermate con tendaggi. All’interno vengono riproposti i materiali e gli elementi usati per caratterizzare l’immagine esterna dell’edificio. Le pavimentazioni interne in resina bianca dello spazio polifunzionale trovano un collegamento visivo nelle contigue pavimentazioni lapidee esterne, anch’esse di colore bianco caldo. L’uso del bacchettato verticale di legno, utilizzato all’interno come all’esterno per caratterizzare il rivestimento dei volumi di forma organica, è solo uno dei diversi elementi naturali introdotti all’interno del progetto.

Il verde che all’esterno riveste i setti in pilotis si traduce all’interno in pareti di verde verticale. Le vasche d’acqua dall’esterno si introiettano nello spazio a doppia altezza della zona espositiva, accentuando la continuità tra interno ed esterno già sottolineata dalla trasparenza dell’involucro. Si realizza dunque un sistema unitario composto da parti, inframmezzate a una sequenza verde di giardini che, oltre a costituire affacci gradevoli, migliorano la qualità del luogo di lavoro, contribuendo, con un nuovo microclima, a ottenere condizioni di lavoro ottimali.

Il sistema di distribuzione pedonale prevede la possibilità di accessi distinti alle singole aree funzionali da via Nocera Umbra, via Amelia e via Narni. L’accessibilità carrabile è invece concentrata su un solo ingresso (via Amelia), che attraverso un sistema di rampe a senso unico serve sia la hall principale, a livello superficiale, sia due piani interrati, dove sono dislocati i parcheggi pertinenziali e il dock per l’approvigionamento merci del complesso. L’uscita è prevista su via Nocera Umbra, dove si trova anche un ingresso di emergenza che garantisce l’accessibilita diretta dei mezzi di soccorso al nucleo centrale del complesso. L’edificio ottempera alle più recenti normative e buone pratiche nazionali in tutti i campi e in particolare per quanto riguarda la prevenzione sismica, ottenuta poggiando l’edificio su isolatori sismici, e il contenimento dei consumi energetici attraverso criteri adottati sin dalle fasi preliminari della progettazione per evitare possibili problematicità di integrazione formale con l’opera realizzata. Certificazione Leed in corso di ottenimento

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I LUOGHI DEL LAVORO

Dettaglio dello spigolo all’incontro tra la facciata continua e la facciata nord ventilata. A destra, la geometria dei volumi si inserisce nel complesso produttivo in prossimità della tensostruttura a protezione delle baie di carico (ph. Lorenzo Patoia,courtesy Cosentino).

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I LUOGHI DEL LAVORO

CENTRO DI RICERCA AEC, SUBBIANO

UMANESIMO

HIGH TECH

ALTO TASSO DI INNOVAZIONE, VELOCITÀ DI RISPOSTA E LA GESTIONE DIRETTA DELL’INTERA FILIERA. L’ARCHITETTURA DI BLENGINI GHIRARDELLI PER IL NUOVO CENTRO RICERCHE DI AEC ILLUMINAZIONE INTERPRETA I VALORI DI UNO DEI GIOIELLI DELL’INDUSTRIA 4.0 ITALIANA

Le chiamano multinazionali tascabili. Sono le imprese che innovano, operano sui mercati internazionali e con la loro forza espansiva trainano l’economia del Paese. Sono italiane, rappresentano il nostro autentico vantaggio competitivo e sono poco note, come nel caso di AEC Illuminazione, azienda che opera nel settore dell’illuminazione pubblica. Un settore dove in vent’anni è cambiato tutto, dalle sorgenti Led al monitoraggio da remoto delle infrastrutture, e dove i competitor si chiamano Siemens o AEG. Fin dalla nascita, sessant’anni fa, due i fattori di successo di AEC: il controllo completo della filiera produttiva e l’innovazione. Ele-

menti che consentono di presentare rapidamente soluzioni vincenti, personalizzate in funzione della singola gara d’appalto. Il centro di ricerca progettato dallo studio milanese Blengini Ghirardelli Architects e inaugurato pochi mesi fa completa questo percorso e lo fa in due modi: accogliendo al proprio interno un laboratorio con macchine e strumenti di analisi sofisticati che opera come un istituto di certificazione secondo protocolli indipendenti; e mostrando ai clienti in visita, anch’essi accolti in questo luogo, la qualità dell’innovazione espressa dall’azienda. Se il programma traduce in spazi queste esi-

genze, l’architettura e le scelte costruttive ne manifestano il carattere. Si gioca di simmetrie tra l’identità della committenza e lo stile del progetto. Come sottolinea Giuseppe Blengini, «la luminosità, il controllo ambientale, la sicurezza si intrecciano con l’estetica minimalista di AEC. Il carattere funzionale degli spazi si allinea alla tecnologia che ospita, e il design rigoroso ne rispecchia l’affidabilità costruttiva». Realizzato interamente a secco su un telaio strutturale in acciaio, volumetricamente l’edificio è composto da due parallelepipedi intersecati tra di loro con una superficie complessiva di 3.000 metri quadrati. Tre i livelli

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I LUOGHI DEL LAVORO

+ 13.50 m

+ 13.50 m

H. MASSIMA 195

H.MASSIMA

PANNELLI FOTOVOLTAICI

+ 11.95 m

+ 11.95 m

COPERTURA

72

COPERTURA

+9.00m 300

+9.00m

+7.50m

+7.50m

LABORATORIO

BAGNI

PIANO PRIMO

+ 7.25 m

110

250

367

117

PIANO PRIMO

+3.50m

+3.50m

AREA TECNICA

CORRIDOIO

MEZZANINO

+3.65 m

300

310

300

600

50

MEZZANINO

LABORATORIO

±0.00 m

CORRIDOIO

±0.0.0 m

PIANO TERRA

CORRIDOIO

PIANO TERRA

SBGA | Blengini Ghirardelli Architects

+13.50m

+ 13.50 m

H.MASSIMA

176

176

PARAPETTO

PANNELLI FOTOVOLTAICI

+ 11.95 m

125

125

COPERTURA

LABORATORIO

AREA COMUNE

CORRIDOIO

+7.50 m

150 250

150

PIANO PRIMO

+ 6.40 m

AREA TECNICA

600

+3.50 m

PIANO PRIMO

+3.50m

MEZZANINO

GONIOFOTOMETRO

300

600

50

MEZZANINO

LABORATORIO

+7.50m

LIMITE DI PROPRIETA'

ALLINEAMENTO FABBRICATO ESISTENTE

300

300

+9.00 m

+ 7.85 m

±0.00 m

PIANO TERRA

-0.05 m

Fondato da Giuseppe Blengini (laurea in Architettura al Politecnico di Torino nel 2001) e Agostino Ghirardelli (laurea in Architettura nel 1999 presso l’Università di Genova), lo studio opera alle diverse scale del progetto, dai piani urbani al product design, con un approccio interdisciplinare che combina inventiva e pragmatismo. Passione e esperienza fanno di SBGA uno degli studi emergenti a livello internazionale. Architect of records per la torre PwC e le residenze Libeskind nel complesso milanese di Citylife (local architect Studio Daniel Libeskind), tra le opere realizzate da SBGA ricordiamo la sede olandese dell’Agenzia Spaziale Europea, diversi interventi per le cantine Ceretto, il concept e i progetti di interni delle filiali di CheBanca! www.sbga.it

CREDITI Località Subbiano (Arezzo) Committente AEC Illuminazione Progetto architettonico SBGA | Blengini Ghirardelli Giuseppe Blengini, Agostino Ghirardelli, Pietro Borzini

Team Giorgia Mazzeo, Gino D’Andrea, Andrea Fortunato, Chiara Leone, Maged Raphael, Andrea Spadoni, Margherita Stampanone, Federica Zampini

Strutture Ing. Francesco Bacciarelli (strutture in cemento), Ing. Andrej Gruden (strutture in acciaio)

Ingegneria elettrica Faroda Impianti Ingegneria meccanica e HVAC Salvietti Studio Illuminotecnica AEC Illuminazione Direzione Lavori Arch. Matteo Nardi Impresa Focchi Rivestimento facciata Dekton by Cosentino Facciata vetrata Focchi Group Superficie del sito 5.000 mq Superficie costruita lorda 3.000 mq Cronologia 2017–2018 (progetto) 2018–2019 (costruzione)

di sviluppo: al piano terra e al primo piano – dove si eseguono test ed esperimenti in simulazione a condizioni ambientali estreme – si susseguono una serie di laboratori a duplice e triplice altezza che si intersecano con mezzanini da cui è possibile controllare in sicurezza le fasi dei test. Queste geometrie nette e precise, la pulizia formale che tocca le proporzioni volumetriche e i rapporti pieni/ vuoti si ripetono anche al terzo piano, dove si trovano gli uffici di ricerca. La copertura, [ 82 ]

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mossa da contrafforti obliqui e scomposti, ospita un lucernario che convoglia la luce al centro dello spazio di lavoro. Più su, sulla copertura, sono posizionati gli impianti tecnici e i pannelli fotovoltaici coperti da un cornicione scuro che chiude e completa il discorso architettonico. Rilevante nel progetto anche la dimensione ambientale. Il paesaggio circostante è interpretato come risorsa per creare un contesto rilassante e migliorare la qualità della

vita. Ampie finestre a nastro corrono sul lato ovest dell’edificio, in corrispondenza dell’ingresso principale a doppia altezza. Questa facciata vetrata trasmette un senso generale di leggerezza, fa circolare la luce naturale e accoglie il verde della campagna. Soluzioni pensate per trasformare l’idea stessa di fabbrica, per renderla un luogo di socializzazione e benessere. E un po’ anche per indurre meraviglia presso un cliente che giunga da Pittsburgh o da Bruxelles


I LUOGHI DEL LAVORO

Epudi am, sam, quuntium alitam denihitint porio dollo vellorum nam, omnis vere nonem dolendam re arciam faccatur maios esto que ditinte sinis archil in commoluptium.

Sopra, gli uffici ricevono anche luce naturale zenitale da un grande lucernario ricavato in copertura. A sinistra, la parete nord ventilata è rivestita in Dekton nel formato lastra di 320 x 144 cm (ph. Lorenzo Patoia, courtesy Cosentino).

DEKTON IN FORMATO LASTRA Realizzata in collaborazione con Cosentino, la facciata nord del centro ricerche di AEC è rivestita con lastre sinterizzate ultracompatte Dekton® Domoos Serie Solid, finitura nero grafite opaco: con una superficie complessiva di circa 1.100 mq è la più grande facciata esterna fin qui realizzata in Italia utilizzando Dekton nel formato lastra (320 x 144 cm). Applicate con tecnologia meccanica a secco alle carpenterie metalliche strutturali, le lastre hanno permesso di ottenere una facciata ventilata a scomparsa, a conferma della ricerca tecnologica e della qualità totale su cui si fonda l’intero progetto. Partendo dall’architettura che allinea i moduli della facciata continua (realizzata con una vetrata) con quelli della facciata ventilata in Dekton, vengono fornite all’edificio prestazioni qualitative che, grazie alla composizione in massa a poro chiuso delle lastre prodotte da Cosentino, garantiscono il massimo isolamento termico, un’elevata resistenza ai raggi ultravioletti e il miglior comfort acustico interno. www.cosentino.com/it-it/dekton/

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I LUOGHI DEL LAVORO

CENTRO RICERCA E SVILUPPO STERLING, SOLOMEO (PG)

DISEGNARE LA COMPLESSITÀ CON ELEGANTE SEMPLICITÀ LA FACCIATA DEI LABORATORI DI UN’AZIENDA FARMACEUTICA NELLA CAMPAGNA UMBRA DICHIARA ESPLICITAMENTE LE ATTIVITÀ DI RICERCA SCIENTIFICA CUI È DESTINATA. PROGETTO DI GIUSEPPE PASSARO ARCHITETTO

Il laboratorio di ricerca e sviluppo di Sterling, completato nel 2018, occupa solo una piccola porzione del campus di 50mila metri quadrati – 20mila dei quali tenuti a verde – che sorge a Solomeo, nella campagna umbra, ma svolge un ruolo scientifico fondamentale nell’attività dell’azienda che da quarant’anni opera nel settore farmaceutico dei principi attivi. L’architetto Giuseppe Passaro, che ha progettato anche questo edificio, segue da diversi anni l’azienda in costante crescita e recentemente ha realizzato anche la sala conferenze dove, oltre ai clienti, convergono periodicamente commissioni degli organi regolatori europei (Ema) e ameri[ 84 ]

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cani (Fda, Sterling ha sedi anche a Malta e New York) per le periodiche verifiche degli standard di produzione dei bioreattori. «Il design del padiglione R&D, un volume semplice, dichiara plasticamente in facciata le attività complesse che ospita – ci spiega Passaro dal suo studio di Casalgrande (Reggio Emilia). Il disegno si ispira alla struttura molecolare di base del nucleo steroideo, formato da tanti poligoni irregolari». Da qui il nome dell’edificio, ‘Molecola’, con una facciata ventilata caratterizzata da pieni e vuoti che evidenziano cavedi e finestre. Il colore, uniforme, del rivestimento, grazie a tre diverse finiture dei pannelli in Hpl Trespa Meteon – marchio

commercializzato in Italia da Alpewa – assume un aspetto cangiante sotto la luce del sole e nei diversi momenti della giornata. Ma proprio per le diverse caratteristiche e dimensioni dei pannelli si è trattato di un disegno delicato sotto l’aspetto esecutivo. L’ottimo risultato finale è stato raggiunto grazie alle capacità tecniche e artigianali dell’impresa esecutrice, la Gal di Cavriago. Pratici e versatili, i pannelli in Hpl Trespa Meteon presentano elevata resistenza meccanica e termica, resistenza dei colori ai raggi UV, leggerezza, lavorabilità e richiedono poca manutenzione. Sono disponibili in un’ampia gamma di colori e finiture


I LUOGHI DEL LAVORO

Sopra, oltre all’ampliamento del laboratorio di ricerca e sviluppo, l’intervento progettuale ha ristrutturato il percorso interno ai laboratori esistenti e riqualificato le facciate degli edifici originari (ph. courtesy Alpewa).

CREDITI Località Solomeo (Pg) Progetto architettonico GPA Giuseppe Passaro Architetto

Rivestimento di facciata 400 mq di pannelli Hpl Trespa Meteon - Alpewa

Installatore Gal Srl Area d’intervento 1.120 mq Cronologia 2016-2018

Poligoni vuoti e pieni di diverse dimensioni rendono immediata la lettura delle attività di ricerca che si svolgono all’interno dell’edificio. Monocolore, grazie a tre diverse finiture superficiali dei pannelli Trespa Meteon la facciata reagisce in modo cangiante alla luce del sole nelle diverse ore del giorno (ph. courtesy Alpewa).

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I LUOGHI DEL LAVORO

GPA studio Fondato nel 2000 da Giuseppe Passaro (foto) dopo la laurea presso la Facoltà di Architettura di Firenze lo studio, con sede a Casalgrande (Reggio Emilia), si avvale di consolidate collaborazioni esterne con professionisti specializzati e qualificate botteghe artigiane per seguire tutte le fasi del progetto, dagli studi di fattibilità alla precisione del disegno esecutivo, ponendo al centro del lavoro la qualità, la riservatezza e l’efficienza. Attraverso nuove realizzazioni e il recupero e la riqualificazione di edifici esistenti, GPA Studio si è specializzato nei settori residenziale, commerciale e del design di interni realizzando uffici, loft, negozi, showroom e abitazioni private. La cultura e la tradizione artistica italiana sono i principi ispirativi di ogni progetto. www.giuseppepassaroarchitetto.com

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Il complesso produttivo di Sterling si sviluppa su un’area di 5 ettari, con 20mila metri quadrati a verde. La riqualificazione del laboratorio di ricerca ‘Molecola’ (a sud-est nel masterplan, presso l’ingresso carrabile) fa parte di un piano di interventi che include la riqualificazione degli edifici e la realizzazione di un piccolo auditorium.


Foto Luca Capuano

Oltre lo standard

Rivestiamo l’architettura Progetto STERLING SPA Architetto Giuseppe Passaro Installatore Gal srl Materiale TRESPA® METEON® L05.0.0_dIFFUSE

www.alpewa.com


I LUOGHI DEL LAVORO

CAMPUS SALVAGNINI, SAREGO

PROGETTAZIONE DIGITALE, ECONOMIA DELLE RISORSE, COSTRUZIONE LEGGERA E REVERSIBILE, INTEGRAZIONE CON IL PAESAGGIO: L’ARCHITETTURA DELLO STUDIO TRAVERSOVIGHY PER IL NUOVO CAMPUS SALVAGNINI INTERPRETA I PRINCIPI DELL’INDUSTRIA 4.0

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INTERPRETARE I PRINCIPI DELL’INDUSTRIA 4.0 Parte di un più esteso progetto dell’area direzionale Salvagnini, dove nuovi edifici multipiano riorganizzano il layout aziendale con una riduzione delle superfici coperte a favore di maggiori spazi verdi, il Salvagnini Campus, che copre circa il 10% dei 44mila metri quadrati del sito produttivo di Sarego, ai piedi dei Colli Berici, è un luogo di formazione e ricerca internazionale sulla robotica applicata ai sistemi di macchine industriali per la lavorazione delle lamiere. La sua costruzione ha seguito un processo di rigenerazione, dove nuovi edifici leggeri e reversibili hanno sostituito precedenti manufatti industriali. Spazi aperti e alberati contribuiscono alla mitigazione e alla “ricucitura” con l’ambiente agricolo e collinare circostante. Il campus comprende quattro nuovi edifici

energeticamente autonomi, tra loro interconnessi attraverso percorsi e assi visivi all’interno di un ampio parco non recintato. Il percorso di visita inizia dal verde del parcheggio e si eleva poi sullo spazio della reception, luogo di attesa sospeso sul paesaggio e punto di unione tra i due edifici principali che hanno funzione di Showroom e Academy. Dalla reception si accede poi al soppalco panoramico sulle attività della Showroom, vero e proprio prototipo di fabbrica automatica dove i sistemi progettati da Salvagnini lavorano in modo sinergico e flessibile alla produzione di oggetti derivati dalla lavorazione della lamiera. L’interno è un grande spazio tecnologico, silenzioso, pulito e in piena luce naturale, ben lontano dall’immagine tradizionale dell’offi-


I LUOGHI DEL LAVORO

ARMADIO ELETTRICO PER MV

Sopra, lo spazio dell’Academy si presenta come una piazza. Al centro dello spazio il volume circolare del teatro/auditorium. A destra, gli edifici realizzati in prefabbricazione sono inseriti in un ampio parco (ph. ©Alessandra Chemollo). 4

3000

2 3 9

Pianta piano primo 1 Parcheggio 2 Passerella di ingresso 3 Reception 4 Showroom 5 Academy 6 Meeting room 7 Teatro 8 Uffici 9 Corte esterna

6

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1

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0

5

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10m

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I LUOGHI DEL LAVORO

All’interno dell’Academy un sistema di strutture leggere prefabbricate crea nuove funzioni: uffici commerciali, sale riunioni e aule formative (ph. ©Alessandra Chemollo).

CREDITI cina meccanica. La sua struttura è stata pensata secondo principi museali: flessibilità nel layout espositivo, sistemi di illuminazione d’accento e fondali tessili intercambiabili. I metodi costruttivi dell’edificio si rifanno alla filosofia di Industria 4.0, una struttura prefabbricata mirata all’economia delle risorse e in cui ogni componente, assemblato a secco, deriva da un processo di produzione digitale: lamiere e profili tubolari tagliati al laser, pannelli in X-lam lavorati a controllo numerico, architettura tessile. Un metodo costruttivo modulare e pensato per essere reversibile e riciclabile a fine vita. Sempre dallo spazio reception si accede anche alla grande piazza coperta dell’edificio Academy, il luogo degli incontri commerciali, del-

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la formazione e della cultura legata al mondo di Salvagnini. Questo edificio, preesistente, è stato riorganizzato attraverso l’inserimento di un nuovo sistema di strutture leggere multipiano per generare nuove funzioni e nuove relazioni: aule didattiche, uffici, sale riunioni, un bar ristorante, spazi dedicati allo smartworking. Un volume circolare al centro dello spazio, collegato da passerelle sospese, ospita un teatro/auditorium in grado di accogliere fino a 150 persone. Destinato a incontri e eventi aziendali, il teatro è potenzialmente aperto anche alla comunità locale Al piano terra un giardino pavimentato unisce la ‘piazza’ di Academy con il piano espositivo della Showroom, estendendo gli spazi di lavoro e di incontro anche all’esterno

Località Sarego (Vicenza) Committente Salvagnini Italia Spa Progetto architettonico traverso-vighy architetti Team Giovanni Traverso, Paola Vighy, Cristina Baggio, Stefania Dal Bianco, Elena Panza, Valeria Pesavento

Progetto strutture acciaio e legno Alberto Crosato Progetto strutture cementi armati Massimo Nardi Progetto impianti meccanici Paolo Lucatello Progetto impianti elettrici Cristiano Stellin Direzione lavori Massimo Nardi e Daniele Bertoldo Sicurezza e direzione cantiere Luca Gonnella Sistema illuminotecnico Zumtobel Area di progetto12.256 mq Superficie coperta 4.122 mq Anno 2020


I LUOGHI DEL LAVORO

ZUMTOBEL

Il progetto illuminotecnico

traverso-vighy architetti Fondato a Vicenza nel 1996, lo studiolaboratorio si basa sull’esperienza interdisciplinare di Giovanni Traverso e Paola Vighy, laureati in architettura presso l’Università Iuav di Venezia e specializzati in luce naturale presso The Bartlett, University College of London. Lo studio è da sempre spazio di sperimentazione e ricerca sull’architettura e sul lighting design. L’equilibrio tra sapienza tradizionale nella lavorazione dei materiali e produzione industriale e digitale si traduce in un percorso coerente di realizzazione di edifici leggeri, basati su prefabbricazione ed economia di risorse. Lo studio è impegnato nel condividere e diffondere la consapevolezza che un progetto debba essere incentrato sull’esperienza della persona, del suo benessere nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio. www.traverso-vighy.com

L’allestimento dell’area espositiva interpreta i principi di Industria 4.0. Assemblati a secco, anche i componenti strutturali sono frutto di processi di produzione digitale. La copertura a shed è realizzata con profili tubolari a taglio laser (ph. ©Alessandra Chemollo).

Zumtobel Group ha seguito Giovanni Traverso e Paola Vighy in tutte le fasi di progetto dei diversi spazi del Campus. Showroom, reception e area Academy sono state dotate di apparecchi della famiglia Tecton di Zumtobel integrati nelle nuove strutture e utilizzati in modo innovativo: mentre in genere Tecton viene usato per ampi spazi pubblici e supermercati, con i corpi illuminanti direzionati verso il basso, in questo caso è stato invece utilizzato per un articolato sistema di illuminazione radente a integrazione della luce naturale, con ottiche wallwasher con emissione asimmetrica verso l’alto. Gli ambienti e lo showroom possiedono un livello luminoso pressoché costante, in quanto, se ridotta o mancante, la luce naturale viene integrata con la luce generata dai Tecton integrati nelle strutture di copertura. Il binario Tecton integra tutte le funzioni possibili: alimentazione elettrica, comandi della luce, collegamento per illuminazione di sicurezza. Si tratta di un profilo elettrificato a 11 poli con cui si garantisce che il sistema sia predisposto sin dall’inizio per ogni esigenza futura come l’inserimento di singoli spot o altri componenti del sistema. La scelta dell’apparecchio deriva anche da un circolo virtuoso di collaborazione tra Zumtobel Group e l’azienda veneta: le macchine Salvagnini sono infatti utilizzate per piegare la parte metallica di Tecton. Gli uffici e le sale riunione sono stati risolti con Ecoos II, un corpo illuminante

olistico, capace di diffondere una luce tridimensionale praticamente all’infinito, con corpi illuminanti dal design lineare che si uniscono in una fila continua otticamente ininterrotta capace di “scomparire” all’interno delle architetture. La luce d’accento per il banco reception, il box e il bar è stata realizzata con i proiettori Supersystem II. «Oltre che per per sostenere l’illuminazione naturale che caratterizza il nostro nuovo Campus – ha dichiarato Francesca Zanettin, responsabile Relazioni Esterne di Salvagnini Group – ci siamo rivolti a Zumtobel anche per illuminare gli spazi di lavoro e migliorare il benessere dei dipendenti. La scelta è stata guidata dall’offerta innovativa, che rispondeva perfettamente ai nostri standard e alle nostre specifiche di progetto, e dal rapporto di partnership che si è consolidato negli anni. A distanza di diversi mesi dall’apertura della struttura siamo davvero soddisfatti del risultato. Le soluzioni adottate esaltano l’architettura dalle linee moderne, i volumi del foyer e l’ingresso all’Academy, circoscrivendo piacevolmente gli spazi del bar ristorante destinati alla socialità. Le luci calde e diffuse delle aule stimolano l’attenzione senza affaticare la vista, mentre l’illuminazione realizzata per gli uffici supporta i dipendenti che trascorrono le proprie giornate al terminale». https://z.lighting/en

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I LUOGHI DEL LAVORO

Prima e dopo l’intervento di Park Associati, che ha trasformato il volume opaco in un cubo vetrato ritmato da sottili lesene metalliche e scavato da logge a doppia altezza (pagina di destra) che stabiliscono un contatto diretto tra gli uffici e l’esterno. Il volume del corpo scale è stato rivestito con una lamiera microforata (ph. ©Andrea Martiradonna, Park Associati lo stato di fatto).

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I LUOGHI DEL LAVORO

URBAN CUBE, MILANO

SEMPRE PIÙ DIGITAL E MULTIMEDIALE, IL GRUPPO EDITORIALE IL SOLE-24 ORE LASCIA L’ICONICA SEDE DISEGNATA DA RENZO PIANO E SI TRASFERISCE NELL’URBAN CUBE DI VIALE SARCA, REALIZZATO DA PARK ASSOCIATI CON UN INTERVENTO DI HARD RETROFITTING. SPACE PLANNING E INTERIOR DESIGN DI DEGW-LOMBARDINI 22 IN SINERGIA CON IL TEAM DI PROGETTAZIONE DEL SOLE-24 ORE GUIDATO DA GIANPAOLO SORGI

TRASPARENZA EDITORIALE Dallo scorso aprile Il Sole-24 Ore occupa i 16.000 metri quadrati di Urban Cube, un immobile di proprietà di Axa Investment Managers Real Asset nel nuovo Bicocca Business Center di Milano che è stato completamente rinnovato. Si trattava di un cubo monolitico rinchiuso nel proprio volume opaco costruito nel 1988 che l’intervento di Park Associati ha ora rimodellato completamente, migliorando sia la vivibilità degli ambienti interni e le performance ambientali (l’edificio ha ottenuto la certificazione Leed Gold, Core and Shell) sia l’impatto sul paesaggio urbano. Il vetro, movimentato da sottili lesene metalliche, rende le due facciate principali chiare e pulite: l’alternanza di parti trasparenti e serigrafate disegna campiture geometriche che riflettono diversamente la luce esterna. Logge a doppia altezza scavate nel volume e

piantumate a Fargesia (una varietà di bambù) rompono l’uniformità della superficie e diventano estensioni all’aperto degli uffici. L’intero lato nord e il vano esterno delle scale sono invece ricoperti da lamiera presso-piegata, microforata e verniciata, un materiale che crea un volume diaframmatico rispetto alle facciate. Un’altra caratteristica del progetto è il decimo piano, rifunzionalizzato con un volume cristallino arretrato rispetto al filo di facciata per trasformarlo in spazio di rappresentanza e sale riunioni. Qui, con un terrazzo di 850 metri quadrati con vista sulla città e sulle Alpi, si sviluppa un ambiente che alterna momenti di verde a diverse quote con sedute integrate e verde a prato. Riparato da una pensilina che spezza la luce del sole, lo spazio esterno si configura come un giardi-

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I LUOGHI DEL LAVORO

Sopra, nell’atrio un volume in policarbonato trasforma l’illuminazione in un segno architettonico forte (ph. ©Andrea Martiradonna).

DOTT.GALLINA Per conferire continuità e dinamismo agli spazi comuni collocati al piano terra, i due ampi corridoi di collegamento sono caratterizzati da un controsoffitto retroilluminato realizzato mediante l’impiego di pannelli in policarbonato alveolare arcoPlus 9207 di dott.gallina aventi colorazione opale diffondente satinata, scelta appositamente per enfatizzare la luce proveniente dai corpi illuminanti Led. Tale sistema permette infatti il fissaggio e l’unione dei pannelli mediante un profilo di giunzione anch’esso in policarbonato trasparente, in modo da minimizzare le linee d’ombra e garantire una superficie luminosa senza soluzione di continuità. www.gallina.it

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no pensile, con sedute che diventano fioriere, come nelle logge sottostanti. Una pensilina coperta accompagna dipendenti e visitatori dalla strada alla hall di ingresso, un grande volume a doppia altezza dove due vie luminose al soffitto agevolano i flussi verso il bar al piano terra, il giardino, gli ascensori e una grande sala conferenze (divisibile in tre sale indipendenti). Un corridoio di policarbonato lascia trasparire la luce rendendola voluminosa e tridimensionale, trasformandola così in un segno architettonico forte. Il layout dei piani riservati agli uffici è improntato alla massima flessibilità e con un rapporto diretto e costante con l’ambiente esterno anche grazie alle logge a doppia al-

tezza. Il progetto degli interni, sviluppato da Degw, la società di workplace design & consultancy di Lombardini 22, sfrutta le profondità e le diverse zone di luminosità interna ottimizzando gli spazi: nel piano-tipo gli ambienti chiusi (sale riunioni, phone booth, archivi) sono disposti intorno al nucleo centrale dei servizi e dei collegamenti verticali mentre lungo le facciate vetrate le postazioni in open space si alternano a postazioni riservate e uffici chiusi per i direttori. Tutto ciò che non è prettamente dedicato ad attività operative è sfruttato con aree di supporto informali che intercettano i due assi mediani dell’edificio. Sul primo, più ampio, gravitano l’area break e uno spazio “hub” con salottini, lockers e postazioni d’appog-


I LUOGHI DEL LAVORO

FARAM

Negli uffici tinte tenui accentuano la sensazione di comfort. Ricorrenti nei vari ambienti librerie e contenitori disegnati su misura (ph. ©Paolo Riolzi).

Faram 1957, storica azienda di arredi e pareti per il mondo office, ha arredato i 16mila mq del nuovo headquarter del Sole 24 Ore. Le grandi pareti vetrate di sale meeting, uffici direzionali e phone booth sono state risolte con la partizione P660 a doppio vetro, con porte battenti intelaiate e profili di colore nero, di soli 60 mm di spessore, cerniere a scomparsa e oltre 3 metri di altezza, che garantisce ottime prestazioni acustiche. Con il sistema Cartesio, che si compone di scrivanie minimali e leggere, sono state realizzate oltre 800 postazioni, divise tra direzionali, singole, bench da 2, 4 e 6 posti con schermi frontali in melaminico. Sono stati realizzati inoltre diverse tipologie di contenitore, ad ante scorrevoli, battenti e a giorno mono e bifacciali. Faram ha inoltre ingegnerizzato ex novo elementi impiantistici come carter e vasche passacavi sottopiano. www.faram.com

gio per presenze più mobili e discontinue. Sul secondo, in corrispondenza degli ingressi e sbarchi ascensori, sono collocate aree meeting informali filtrate da librerie su disegno. A piani alterni un ampio ambiente chiuso, definito “area recharging”, è dedicato a momenti di interazione e conversazione comune. Il moodboard degli ambienti incrocia i concetti di comfort e calore percettivo con l’identità del Sole-24 Ore: una palette cromatica di tinte tenui, legni caldi e accenti puntuali trasmette pulizia ed eleganza e allo stesso tempo rigore e modernità. Una particolare ‘invenzione’ figurativa caratterizza le aree più sociali e interattive, dove la tipica gabbia di impaginazione gra-

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I LUOGHI DEL LAVORO

fica del quotidiano diventa matrice compositiva di spazi e superfici. Su questo tema è giocato il disegno dei pavimenti tessili delle aree di supporto, che si distinguono dai pavimenti in vinilico effetto legno chiaro delle aree di lavoro, così come il disegno delle pareti verticali di alcune aree speciali, come la sala riunioni dei caporedattori, un “newsroom hub” dotato di grande tavolo avvolgente e parete fonoassorbente con videowall. Le librerie su disegno sono un altro elemento ricorrente: presenze costanti negli hub, nelle break area, nelle aree informali agli ingressi, sono divider o quinte d’arredo che accolgono le persone con grafiche corporate e prodotti editoriali che caratterizzano anche tematicamente i diversi ambienti. In generale, la selezione degli arredi è tutta orientata a conferire un tono domestico agli spazi. Tutte le scelte progettuali e in particolare dei materiali sono state guidate dal tema della qualità acustica degli spazi e del benessere ambientale in generale

Degw

Park Associati

Guidato da Alessandro Adamo (foto), architetto e partner di Lombardini 22, Degw è il brand specializzato in workplace design & consultancy del gruppo di progettazione integrata Lombardini 22. Offre servizi di consulenza organizzativa e immobiliare; space planning; interior design e workplace change management. Con un approccio basato sulla ricerca e sull’osservazione dei comportamenti organizzativi e di come questi vengono influenzati dall’ambiente fisico, Degw è in grado di aiutare le aziende a migliorare la propria performance adeguando lo spazio di lavoro alle strategie aziendali e ai bisogni delle persone. Alcuni dei suoi ultimi grandi progetti sono la Microsoft House a Milano Porta Nuova, la nuova sede EY, il nuovo headquarter di Prysmian Group a Milano e l’headquarter di Alcatel Lucent a Vimercate. www.degw.it

Fondato nel 2000 da Filippo Pagliani e Michele Rossi, Park Associati ha sviluppato negli anni un filone importante di attività legato al mondo degli headquarter, tra questi le sedi di Salewa a Bolzano e di Luxottica e Nestlé a Milano. Altra peculiarità dello studio riguarda la cura dei dettagli e la scelta di materiali innovativi come avvenuto per i ristoranti itineranti The Cube e Priceless o per i progetti di retail e degli spazi multifunzionali per il gruppo giapponese Tenoha a Milano, per la boutique di Hermès a Roma e per Brioni. Altra specificità dello studio riguarda la progettazione di forme residenziali alternative, in particolare quelle legate agli alloggi per studenti. Di recente lo studio ha vinto il concorso di progettazione del masterplan per la riqualificazione del waterfront di Catania e fa parte del team che ha vinto il concorso di Reinventing Cities per il quartiere Bovisa di Milano con il masterplan MoLeCoLa. www.parkassociati.com

CREDITI Località Milano Committente Axa Investment Managers Real Asset

Tenant Gruppo Editoriale Il Sole 24 Ore Progetto architettonico Park Associati Design team Filippo Pagliani, Michele Rossi Alessandro Rossi (Project Director) Marinella Ferrari, Andrea Riva, Enrico Sterle, Marco Vitalini, Corrado Collura, Valerio Conti, Matteo Arietti. Visualizzazioni Mario Frusca

Progettazione esecutiva Planimetro Progettazione strutturale e Project Management J&A Consulting

Progettazione impianti Coprat Progettazione antincendio GAe Engineering General Contractor Ediltecno restauri Interior design, fit-out e space planning Lombardini 22 DEGW

Interior design team Alessandro Adamo (client leader), Giuseppe Pepe (project leader), Perla Perrotta (senior architect)

Progetto studi Radio 24 e TV Giuseppe Stillitano Facciate Sermeca Rivestimenti e pavimenti Mirage, Cercom, Liuni Policarbonato Dott.Gallina Arredi uffici e pareti vetrate Faram Arredi terrazza Pedrali Arredi di design Cardex Area 20.000 mq Slp 16.000 mq Cronologia 2018 (progetto) 2019-2020 (realizzazione) 2021 (consegna)

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I LUOGHI DEL LAVORO

PEDRALI Punto focale di Urban Cube è la terrazza panoramica al decimo piano, arredata con la collezione Tribeca di Pedrali (CMP Design), moderna reinterpretazione delle classiche sedute da terrazza anni Sessanta realizzate in acciaio con intreccio rivisitata attraverso nuovi materiali: un solido telaio tubolare e un profilo in colorato materiale plastico ordito verticalmente, durevole e pulibile. L’alternanza dell’incordatura dà un ritmo e un’apertura visiva che rendono la seduta fresca e dinamica. Sedie, poltrone e divanetti Tribeca sono abbinati ai tavoli Elliot di Patrick Jouin, dalla forte identità, che unisce la morbidezza delle linee alla fluidità delle forme. Il design trasmette al contempo un particolare senso di armonia e una solidità che lo rende leggero e funzionale. La colonna in estruso di alluminio di forma trilobata o quadrilobata si separa, assottigliandosi, in tre o quattro piedini in pressofusione di alluminio che appoggiano delicatamente a terra. www.pedrali.it

Al decimo piano un volume vetrato protetto da una pensilina frangisole si affaccia su una spettacolare terrazza di 850 mq (foto da drone ©Nicola Colella/ Park Associati, foto al centro ©Luca Rotondo).

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I LUOGHI DEL LAVORO

Lombardini22 Lombardini22 nasce nel 2007 grazie all’iniziativa di sei soci – oggi sette – appartenenti a background differenti con l’obiettivo di proporre una progettazione orientata al servizio e ai bisogni dei clienti, non vincolata a un’autorialità. L’obiettivo di Lombardini22 è creare valore e generare fiducia nei progetti in cui è coinvolta. E così stimolare crescita e sviluppo in tutta la filiera, per l’intera comunità real estate. Lombardini22 raggiunge questo obiettivo grazie a una progettazione multi autoriale, basata su un’attivià di analisi e consulenza strategica pre-progetto. www.lombardini22.com

LOMBARDINI22, MILANO

GLI UFFICI CHE RESPIRANO PIÙ DI 300 PERSONE, COVID PERMETTENDO, LAVORANO QUI. LOMBARDINI22 È UN LABORATORIO CREATIVO E DINAMICO CHE ACCOGLIE PROFESSIONISTI DI TUTTO IL MONDO SPECIALIZZATI IN DISCIPLINE COMPLEMENTARI, CHE LAVORANO IN MODO SINCRONIZZATO

Il suo nome corrisponde all’indirizzo e sottolinea il legame con una tra le zone più caratteristiche della città, i Navigli, dove è forte la storia della Milano imprenditrice e operosa. Si era presentata nel 2007 con un evento di lancio, reso sorprendente da un carro armato gonfiabile in scala reale con un mazzo di fiori che fuoriusciva dalla bocca da fuoco: era Retired Weapons di Yuji Tokuda e Junya Ishikawa. Un inizio che ha posizionato da subito la società su una linea di pensiero trasversale, contaminata da discipline diverse, in cui l’arte gioca un ruolo importante di stimolo e sfida. Da allora Lombardini22 ha sempre avviato progetti di ricerca ad ampio raggio, [ 98 ]

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processi digitali per implementare efficienza e condivisione dei progetti in corso, e incursioni d’arte per dare un nuovo senso a spazi e relazioni, come il murale dell’artista romano Hitnes che da qualche mese segnala l’ampliamento dello studio. A popolare i nuovi spazi di Lombardini22 c’è ora anche La Fabbrica dell’Aria, progetto dello scienziato Stefano Mancuso e di Pnat, un laboratorio di innovazione scientifica e tecnologica che purifica l’aria indoor. Il mondo vegetale è un sistema da cui abbiamo molto da imparare. Le piante hanno un’organizzazione diffusa e senza centri di comando, capace di rispondere rapidamente

Nel recente ampliamento di Lombardini22 ha trovato spazio La Fabbrica dell’Aria, il laboratorio studiato da Stefano Mancuso e Pnat per depurare e rinfrescare l’aria. La serra permette una riduzione degli inquinanti atmosferici del 98%.


I LUOGHI DEL LAVORO

LA FABBRICA DELL’ARIA La serra è dotata di un sistema di filtrazione botanica (Stomata, brevettato da Pnat) che amplifica la naturale capacità delle piante di trattenere e degradare gli inquinanti trasformandoli in nutrienti per le piante. L’aria è un ricircolo di aria indoor: aspirata e forzata attraverso il letto di crescita delle piante, fatta fluire a contatto con le foglie e infine reimmessa purificata nell’ambiente stesso. Ciò garantisce anche un risparmio energetico ed economico rispetto ai costi di gestione e manutenzione tradizionali, non essendo l’aria riscaldata o raffreddata ma fornita, pura, alla temperatura di comfort. Mentre radici e foglie lavorano come filtri sempre efficienti, un sistema di sensori permette di misurare e restituire in tempo reale il miglioramento della qualità dell’aria in entrata e uscita, i cui valori sono visibili su uno schermo. La selezione delle piante predilige quelle con un’ampia superficie fogliare poiché la capacità filtrante è proporzionale.

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I LUOGHI DEL LAVORO

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I LUOGHI DEL LAVORO

Accanto, la serra di 35 metri quadrati della Fabbrica dell’Aria è collocata negli spazi acquisiti nel 2020 dove si sono trasferite le unità di Lombardini22 più direttamente legate alla sostenibilità energetica e ambientale.

Nello spazio oggetto del primo ampliamento dello studio, nel 2017, hanno trovato posto alcune unità prettamente dedicate all’architettura e all’interior design come DEGW, L22 Retail, L22 Urban & Building.

ai cambiamenti. Possono sopravvivere solo entro un ecosistema completo e per questo la loro evoluzione è basata sul mutuo appoggio, la simbiosi e la comunità. La Fabbrica dell’Aria è uno spazio che propone questo nuovo sapere, un esempio di come un sistema non gerarchico e basato sulla cooperazione può produrre innovazione, benessere e bellezza. Con la Fabbrica dell’Aria Lombardini22 vuole infatti rappresentare un modo non convenzionale di intendere l’atmosfera non solo degli ambienti di lavoro ma anche dell’hospitality, del retail, dell’abitare. È un luogo per i collaboratori dello studio,

ma anche una vetrina a disposizione di clienti e operatori del settore immobiliare con i quali costruire concretamente una cultura della sostenibilità. La serra di 35 metri quadrati ha trovato posto nei nuovi spazi, acquisiti e ristrutturati durante la primavera 2020, in cui si sono trasferite le unità più direttamente legate alla sostenibilità energetica e alle qualità atmosferiche dell’ambiente: L22 Engineering & Sustainability e Cap Dc, oltre ai pm e agli specialisti della prevenzione incendi. Questa ampia superficie è unita da un cortile alla Barragán all’area principale dello studio, quella che fu

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I LUOGHI DEL LAVORO

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I LUOGHI DEL LAVORO

La scala popolata di frasi evocative e disegni di Adolfo Suarez conduce agli uffici amministrativi dove si trova un’ampia terrazza verde.

Aperto con grandi vetrine su via Lombardini, l’Unplugged è un luogo polifunzionale per riunioni allargate, eventi, lanci di prodotti e di nuove business unit.

LA FABBRICA DELL’ARIA Località Milano Concept and design Stefano Mancuso, Pnat

Partner tecnici Artemide, Ferrari Arredamenti, HW Style, Impianti Cogliati

una tipografia e per 10 anni lo spazio operativo dello studio. Qui ora lavorano gli specialisti della comunicazione e del branding design di Fud, i tecnici dei computi e del Bim, gli architetti di Eclettico Design specializzati in luxury interior design e hospitality design e DDLab (Digital Design Laboratory), il team creativo e sperimentale, dove l’innovazione digitale integra il processo di progettazione. In una delle navate di questo spazio si trovano anche le unità Tuned e Atmos, dedicate rispettivamente alla ricerca sulle neuroscienze in architettura e al building physics. Una scalinata in legno, utilizzata anche per eventi e incontri informali, unisce infine

questo vasto ambiente a tre navate a quello che ospita le postazioni delle business unit Degw, L22 Retail, L22 Urban & Building. Quello che era un capannone inutilizzato era stato riqualificato nel 2017 e chiamato “Spazio necessario” come l’opera di Massimo Uberti che accoglie all’ingresso: uno spazio necessario alla crescita, all’innovazione, alle professionalità, ai giovani che qui trovano una comunità aperta

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I LUOGHI DEL LAVORO

La sede di via Russoli 6, che ha celebrato i 25 anni di attività di Progetto Cmr, ne esprime le competenze e l’identità complessiva. Facciata e foto di Schüco: Andrea Martiradonna.

PROGETTO CMR, MILANO

RACCONTO

IDENTITARIO UNO SPAZIO DI LAVORO CHE RAPPRESENTA PER INTERO LA SOCIETÀ CHE OSPITA: LA NUOVA SEDE MILANESE DI PROGETTO CMR RACCONTA IL MODO DI LAVORARE E IL PENSIERO PROFESSIONALE DELLA SOCIETÀ DI PROGETTAZIONE INTEGRATA FONDATA NEL 1994 A MILANO

La sede di Progetto Cmr, concepita per essere la Casa Italiana dell’Architettura, riunisce in un unico luogo le competenze dello studio che si esprimono attraverso lo space planning e le buone pratiche di sostenibilità. In via Russoli 6 a Milano, tra l’Università Iulm e gli uffici di The Sign, firmato anch’esso da Progetto Cmr, il complesso nasce dalla trasformazione di un ex edificio industriale totalmente riqualificato a livello strutturale e impiantistico. Ne è risultata una struttura di tre piani fuori terra e uno interrato, dove si trovano la Library, una suggestiva sala con la ricca emeroteca dello studio, e l’Academy, l’area dedicata alla formazione con una capienza di 60 persone che può essere messa a disposizione di clienti o terzi per eventi e collaborazioni. [ 104 ]

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Ogni spazio dei sei semipiani, pensati per ospitare funzioni e attività diverse, è progettato per mutare in funzione degli obiettivi di lavoro, tra spazi formali e informali per favorire comfort, dinamismo e creatività a seconda delle esigenze dei professionisti. Esempio di questa flessibilità sono le postazioni di lavoro ad altezza regolabile, che permettono riunioni in piedi o seduti; le postazioni touch down presenti a tutti i semipiani; le sedute privé insonorizzate e aree di lavoro all’esterno. In quest’ottica, sono presenti i locker per lasciare i propri effetti personali e potersi muovere liberamente all’interno della struttura in accordo con le proprie esigenze lavorative. Tutti gli arredi sono disegnati da Progetto Cmr e prodotti da partner, come Ares Line, Artemide, Caimi, Citterio, Cuf, Emmegi, Frezza, Liuni, Manerba, Serralunga.


I LUOGHI DEL LAVORO

Le soluzioni in alluminio Schüco hanno consentito di ottenere la riduzione del fabbisogno energetico dell’edificio. Sono sistemi concepiti per offrire il massimo del comfort, che grazie all’utilizzo dell’alluminio completamente riciclabile a ciclo continuo (CradleToCradle), garantiscono durabilità nel tempo e tutela delle risorse naturali. Il vantaggio è doppio: abbattimento dei consumi e attenzione all’ambiente.

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I LUOGHI DEL LAVORO

Progetto CMR Dal 1994, anno della fondazione, Progetto Cmr (nella foto Massimo Roj, co-fondatore e amministratore delegato della società) ha maturato una solida esperienza sul mercato nazionale e internazionale perseguendo una crescita costante e rimanendo sempre fedeli al credo: il cliente prima di tutto: l’obiettivo primario è progettare in modo flessibile, efficiente e sostenibile partendo da un’approfondita analisi delle esigenze dell’utente finale. l’integrazione dei processi garantisce il costante controllo di costi, tempi e qualità. Lo studio è una società di progettazione internazionale che oggi ha le sue sedi principali a Milano e a Pechino e uffici anche ad Atene, Ho Chi Minh City, Istanbul, Giacarta, Mosca, Praga, Roma, Tianjin. Progetto Cmr ha così diffuso in tutto il mondo la propria visione di una architettura sostenibile attraverso un’ampia varietà di opere: dagli uffici alle residenze, dagli hotel agli spazi per il retail, fino alla pianificazione urbana. www.progettocmr.com

Al piano interrato si trova la Library, che ospita l’emeroteca e molti modelli prodotti dallo studio.

Il fil-rouge degli spazi è la passione per la musica rock e per i suoi personaggi iconici. In ogni semipiano, infatti, emergono dalle pareti le figure chiave di questo genere musicale, rappresentate in maniera stilizzata dall’artista Sergio D’Antonio. Alle principali band sono anche dedicate le sale riunioni del piano interrato, mentre quelle dei piani fuoriterra prendono il nome di grandi architetti. Progettato per ottenere la certificazione Leed, l’edificio è basato sull’utilizzo di sistemi sostenibili e prodotti con certificazioni ambientali per realizzare un complesso in grado di distinguersi per elevata efficienza energetica e durabilità. Si è ottenuta la riduzione dei fabbisogni energetici attraverso l’integrazione di soluzioni pas[ 106 ]

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sive (isolamento, vetri ad alte prestazioni, schermature solari) e delle emissioni pari a 110 tonnellate di CO2 l’anno, equivalente all’anidride carbonica assorbita in un anno da circa 3.200 alberi ad alto fusto. Senza dimenticare la gestione intelligente degli impianti di ventilazione e condizionamento dell’aria e degli accessi; l’illuminazione naturale degli spazi e la gestione attraverso sensori di illuminamento della luce artificiale; la selezione di materiali con alto contenuto di riciclato e certificazione Epd (Environmental Product Declaration) relativa al basso impatto ambientale; le finiture interne con basse emissioni di composti organici volatili e l’installazione di pannelli fotovoltaici

CREDITI Località Milano Progettazione architettonica e di interni Progetto CMR

Arredi Ares Line, Caimi, Citterio, CUF Milano, Emmegi, Frezza, LAS, Manerba, Poltrona Frau, Serralunga

Pavimenti Liuni Illuminazione Artemide Facciata Schüco, Thema

Concepita per essere la “Casa Italiana dell’Architettura” la sede di Progetto Cmr è la concretizzazione dell’esperienza pluridecennale della società di progettazione.


I LUOGHI DEL LAVORO

Musicisti rock ritratti dall’artista Sergio D’Antonio connotano le pareti delle zone operative e delle sale riunioni del piano interrato.

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I LUOGHI DEL LAVORO

UFFICI, MILANO ISOLA

LAVORARE A CASA SATISPAY 2.500 mq di uffici, per gli attuali 80 dipendenti, progettati da Balance Architettura [BLA] con la capacità e la flessibilità di diventare 200 in breve tempo. Quello che compone i nuovi uffici Satispay nel quartiere Isola, a Milano, è un complesso molto articolato: un blocco urbano con tre edifici, ciascuno di tre piani fuori terra, cortili interni e diversi cavedi trasformati in veri e propri giardini. La definizione del programma, ovvero la raccolta e conseguente traduzione in layout di tutte le esigenze, è stata la partenza del progetto. Si sono svolte diverse riunio[ 108 ]

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ni con i responsabili dell’azienda al fine di individuare le esigenze che si sono trasformate nella distribuzione proposta da Balance Architettura. Nell’ufficio trovano posto le diverse aree associate ai differenti team (marketing, sviluppatori IT, ufficio legale, amministrazione, risorse umane, team di sviluppo aziendale e di gestione degli account) che durante le pause si incontrano nell’ampio cortile centrale e nell’area sociale al piano terra. Lo spazio centrale è stato progettato con la massima flessibilità per diventare anche il

UN OBSOLETO EDIFICIO DIREZIONALE È STATO CONVERTITO IN UFFICI PER UNA START-UP GIOVANE E IN FORTE CRESCITA. SPAZI LUMINOSI CARATTERIZZATI DALL’INSERIMENTO DI AMBIENTI CONVIVIALI E ELEMENTI DI TIPO RESIDENZIALE. È IL PROGETTO DI BALANCE ARCHITETTURA PER LA SEDE MILANESE DI SATISPAY


I LUOGHI DEL LAVORO

Il rivestimento di parete opaca del soppalco è realizzato con la pannellatura in policarbonato alveolare da 40mm arcoPlus dott.gallina. La pannellatura dona profondità alla superficie e diffonde in modo omogeneo la luminosità dell’ambiente andando a ricreare sulla stessa le colorazioni del design interno, eliminando eventuali riflessi per garantire il comfort visivo nelle postazioni di lavoro (foto ©Beppe Giardino).

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I LUOGHI DEL LAVORO

Sia per gli interni sia per gli esterni è stato sviluppato un progetto paesaggistico. L’ambiente globale è quindi ricco di verde e piante che aumentano la qualità ambientale degli spazi. Gli ambienti, resi luminosi dalle ampie vetrate e dal continuo dialogo con l’outdoor, si caratterizzano per gli arredi su misura in legno di betulla, il pavimento in cemento, le travi a soffitto e gli accenti rossi (foto ©Beppe Giardino).

A destra, assonometria del complesso. In evidenza i nuovi elementi inseriti (courtesy Balance Architettura).

CREDITI Località Milano Cliente Satispay Spa Progetto architettonico Balance Architettura [BLA] Team di progetto Alberto Lessan, Jacopo Bracco, Davide Minervini, Thomas Pepino, Emanuele Sciuva, Egle Tavolaro, Germana Ravazzolo

Consulenza ingegneristica DQuadro Engineering Paesaggio Verde Officina Impresa di costruzioni FC General Contractor Superficie 2500 mq Policarbonato interno e esterno dott.gallina Srl Sedute Humanscale [ 110 ]

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I LUOGHI DEL LAVORO

Balance Architettura [BLA] Già Blaarchitettura, fondata nel 2011 da Alberto Lessan e Jacopo Bracco, lo studio Balance Architettura [BLA]. ha base a Torino e a Cuneo e lavora nel campo dell’architettura, dei grandi allestimenti, dell’urbanistica e dell’interior design. Nella ferma convinzione che l’architettura sia assemblaggio e composizione di elementi e funzioni nelle tre dimensioni, lo studio è attualmente completato da Davide Minervini, Giorgio Salza, Alejandra Mora, Vittorio Domanda, Alberto Cout, Eudes Margaria e Jessica Marsengo. www.blaarchitettura.it

Nell’area marketing, disposta nella porzione di fabbricato con doppia altezza e capriate metalliche, è stata inserita la seduta World Chair di Humanscale, design Niels Diffrient. Leggera, realizzata con un elevato utilizzo di materiale riciclato e riciclabile a favore di minimo impatto ambientale, minore manutenzione e maggior durata nel tempo. Red Dot Award 2010, la seduta è certificata Living Product (foto ©Beppe Giardino).

luogo deputato alle assemblee e agli aggiornamenti aziendali. Le diverse aree di lavoro sono separate e collegate tra loro da specifici percorsi interni ed esterni che, insieme alla disposizione degli spazi e all’approccio social-oriented, rappresentano i principali elementi di innovazione dell’intervento. Il progetto, pur a destinazione terziaria/direzionale, contiene caratteri residenziali, tra cui la presenza di molta vegetazione anche all’interno, elementi in legno e materiali dalle caratteristiche tattili e sensoriali. Come spiegano i progettisti «consideriamo

il principio di trasferire elementi residenziali come il nuovo modo di progettare e pensare gli uffici». I mobili sono disegnati su misura appositamente per il progetto, con il caldo legno di betulla come materiale principale dell’ambiente che collega l’intero ufficio. La pavimentazione è completamente in cemento elicotterato. Partizioni verticali in policarbonato smaterializzano alcuni volumi dell’ambiente con il loro aspetto traslucido. Tra la porzione di fabbricato su via Porro Lambertenghi e le altre aree dei fabbricati è stata costruita una passerella di collegamento che richiama le pareti in policarbonato degli interni. L’idea di creare una vera e propria casa Satispay si realizza quindi soprattutto nei collegamenti: semplici, veloci, smart come l’identità dell’azienda. Il risultato è un progetto sviluppato con le persone e non per le persone, per un modo di lavorare sempre più libero e fluido

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I LUOGHI DEL LAVORO

Qui accanto, l’involucro traslucido del camminamento sospeso realizzato con sistema modulare ad incastro con pannellatura alveolare di policarbonato da 60mm arcoWall dott.gallina, color cristallo con finitura mattata, che offre elevate performance sia di trasmutanza termica sia di trasmissione luminosa per l’illuminazione naturale del corridoio interno. In basso, vista interna del camminamento: la finitura mattata ottimizza la diffusione omogenea della luce per il comfort visivo. Policarbonato anche per i rivestimenti traslucidi delle pareti interne con sistema modulare ad incastro da 40mm arcoPlus dott.gallina e finitura mattata che conferisce eleganza e matericità alle superfici e assicura ottima luminosità agli ambienti. Viene così ridotta la necessità di installare fonti luminose artificiali (foto ©Beppe Giardino).

DOTT.GALLINA La ricerca di un filo conduttore visivo che desse continuità a tutti gli spazi ha portato i progettisti a individuare i pannelli modulari di policarbonato arcoPlus 547 da impiegare come elemento traslucido ed etereo di rivestimento sia delle superfici interne opache, sia dei serramenti per garantire l’adeguata illuminazione degli spazi di lavoro. Inoltre, per enfatizzare l’effetto estetico desiderato, tutti i pannelli sono stati prodotti con un innovativo trattamento superficiale diffondente e mattato. Tale continuità è stata infine garantita anche negli spazi confinanti con l’esterno, come la passerella pedonale, tramite l’impiego di pannelli arcoWall 5613 da 60 mm di spessore forniti con la medesima colorazione e trattamento. www.gallina.it

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ARCHITETTURA VESTITA DI LUCE

EFFEKT Architects Photo: Rasmus Hjortshøj

Game Streetmekka Cultural Sport Center, Viborg, DK Dare nuova vita agli edifici industriali in disuso, donandone nuova destinazione culturale e nuova valenza estetica… nasce così un paesaggio urbano al coperto come luogo di aggregazione sociale per favorire la comunicazione tra le nuove generazioni. Streetmekka è una casa della cultura destinata ad ospitare urban sport di strada, sale per la produzione musicale, laboratori d’arte e di danza. La struttura originale in calcestruzzo, che negli anni ’60 ospitava una fabbrica di mulini a vento, è stata trasformata in un immenso volume etereo con un involucro interamente realizzato con sistemi modulari arcoPlus® di policarbonato, con l’obiettivo di creare un non-confine tra il mondo esterno e le attività svolte all’interno. Inoltre le vaste superfici traslucide laterali, in cui sono stati mimetizzati dei setti apribili a scorrimento anch’essi in policarbonato, fungono da tela gigante per proiettare le performance artistiche e per conferire all’edificio la massima leggerezza.

LEGGEREZZA, TRASPARENZA E ISOLAMENTO TERMICO SOLUZIONI TRASLUCIDE PER L’EDILIZIA SOSTENIBILE Sistemi Modulari di Policarbonato

www.gallina.it | info@gallina.it | t +39 011 9628177


I LUOGHI DEL LAVORO

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I LUOGHI DEL LAVORO

WELLIO, MILANO

L’ANIMA IBRIDA DEL FLEX-SPACE CO-WORKING? THINK AGAIN. IN UN IMMOBILE DEL CENTRO DI MILANO RIQUALIFICATO SU PROGETTO DI CAPUTO PARTNERSHIP INTERNATIONAL APRE IL PRIMO PRO-WORKING ITALIANO DI WELLIO: SPAZI EFFICIENTI, SERVIZI PERSONALIZZATI E UN COMFORT DI LIVELLO ALBERGHIERO. CRISTOFORI SANTI PER L’INTERIOR DESIGN

Prima erano gli Starbucks, dove tra un caffè e l’altro giovani informatici inventavano software che sarebbero diventati The Next Big Thing. Poi aggregazioni semi-spontanee in spazi ex-industriali, con arredi spartani e collegamenti Internet precari. Seguirono gli spazi di co-coworking istituzionalizzati, abitati da start-up. Nel frattempo il mondo è cambiato a velocità supersonica, i grandi headquarter si sono spopolati, i viaggi di lavoro diradati ma le competenze specializzate di manager e professionisti sono più necessarie di prima. Servono basi locali evolute, attrezzate tec-

nologicamente come l’headquarter e capaci di offrire un grado di comfort che metta in condizione di lavorare con serenità. Sulla base di questi principi – e per valorizzare investimenti immobiliari di pregio della capogruppo – è nato il pro-working di Wellio, società del gruppo Covivio, che da poco ha aperto il primo sito italiano a Milano, nella centralissima via Dante. Lungo la cui cortina monumentale, al civico 7, sorge “Casa Celesia”, palazzo di sette piani f.t. progettato nel 1890 e interamente riqualificato dallo studio Caputo Partnership International. Da un lato, il progetto valorizza

La torre in acciaio e vetro che si innesta sull’edificio originario si prolunga fino al luminoso volume vetrato costruito al sesto livello e, insieme alla pavimentazione in parte vetrata, trasforma la corte interna in un contemporaneo salotto en plein air (ph. ©Diego De Pol).

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I LUOGHI DEL LAVORO

Il prospetto dell’edificio su via Dante è stato riportato alle condizioni originarie (ph. ©Diego De Pol). Sotto, sezione trasversale e pianta del piano terra (courtesy Caputo Partnership International).

CREDITI Località Milano Committente Covivio Sa Co-committente Wellio Progetto architettonico Caputo Partnership International

Progetto di interni Cristofori Santi Architetti Progetto strutture e involucro Faces Engineering

Progetto impianti, acustico e consulenza Leed Deerns Italia

Progetto antincendio Studio Mistretta & Co. Direzione Lavori e Sicurezza Alma Ingegneria Project & construction management Covivio Sa General contractor Mangiavacchi Pedercini (Impresa Percassi)

Facciata continua Lamaciste, Secco Sistemi Parapetti in vetro Metalglas Bonomi Schermature solari Omnitex Porte interne Lualdi (standard e filomuro), Universal Selecta (in vetro), Dierre (tagliafuoco)

Arredi interni Quinti (sedute ergonomiche) Arper (sedie sale riunioni), Frezza (tavoli riunione, desk, armadi)

Pannelli fonoassorbenti Celenit Arredi esterni Pedrali, Roda Slp 5.547 mq Altezza 29,57 metri per 7 piani f.t. + un interrato Cronologia 2018-2021

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I LUOGHI DEL LAVORO

Caputo Partnership International Fondato da Paolo Caputo, lo studio ha realizzato numerosi edifici tra cui la nuova sede di Regione Lombardia (con Pei, Cobb, Freed & Partners) e, tra gli altri, torre Solea nel complesso milanese di Porta Nuova e il recupero di palazzo MalvinniMalvezzi a Matera. Numerosi i progetti a scala urbana tra cui il masterplan di Santa Giulia, il piano di urbanizzazione di Cascina MerlataUpTown a Milano e, recentemente, quello per la trasformazione dell’ex-scalo ferroviario di Milano Lambrate. In ambito internazionale, tra gli altri lavori il Palazzo del Governo della Provincia del Bengo in Angola, il progetto Renaissance City ad Abu Dhabi, un blocco di social housing nell’Ensance di Vallecas a Madrid e il nuovo Abdali Park di Amman. Paolo Caputo è professore ordinario di Progettazione Architettonica e Urbana al Politecnico di Milano. www.caputopartnership.it

Per le porte interne di Wellio, lo studio Caputo ha scelto due modelli di Lualdi: la Rasomuro 55s, porta a battente filo muro in tamburato con telaio in alluminio, e l’elegante L41 (nella foto) progettata da Piero Lissoni, caratterizzata dal sottile stipite in alluminio.

il palazzo originario, che ricostruisce volumetricamente, liberandosi di maldestri interventi risalenti agli anni Sessanta del secolo scorso e ripristinando alcuni rilevanti aspetti figurativi originari, come ad esempio il colore della facciata su via Dante (che prima dell’intervento era di un incongruo rosso pompeiano; chissà quando la città di Milano si doterà infine di un piano colore). Dall’altro, definisce la modernità del luo-

go con un’iconica struttura in acciaio e vetro che si innesta sull’originario volume interessando in particolare lo spazio della corte interna e il sesto livello, dove è progettato un volume, sostitutivo del coacervo di volumi abitati, spazi tecnici e apparati tecnologici che si configuravano come una “informe e disordinata superfetazione”, che definisce in forme controllate e coerenti ambienti di rappresentanza.

QUINTI I prodotti Quinti sono creati seguendo ogni momento dello sviluppo con cura e attenzione, combinando la ricerca di forme originali con la volontà di realizzare prodotti pratici e funzionali. Al valore della tradizione che rappresenta il punto di partenza, l’azienda ha affiancato con il tempo una spiccata sensibilità per la ricerca di materiali, per gli abbinamenti capaci di sorprendere e per la cura estrema dei dettagli. Le collezioni di poltrone utilizzate in Wellio sono un autentico prodotto ‘su misura’. Frutto della sinergia fra progettisti e azienda, della capacità di visione dei primi e delle competenze realizzative di Quinti. Sedute per le zone operative, break e meeting che rappresentano la risposta a chi ama i dettagli e ricerca una esperienza unica e intensa. www.quinti.com

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I LUOGHI DEL LAVORO

Con le torri ascensore la nuova struttura ‘affonda’ nell’interrato e lo svela con una copertura trasparente allocata in parziale sostituzione della precedente pavimentazione. La corte stessa, attrezzata come un ‘salotto en plein air’, ne risulta valorizzata. Nell’edificio il concetto di pro-working di Wellio trova espressione con la compresenza di uffici privati, postazioni collaborative in aree condivise, sale riunioni, aree per eventi e spazi polifunzionali. Ogni piano comprende inoltre aree lounge, phone booth e piccole aree break. Altri spazi di lavoro sono collocati nei locali ipogei, dove è stata realizzata anche un’area fitness. Dal luminoso bar al sesto piano e dalla terrazza panoramica si aprono viste sul vicino Castello Sforzesco. La complessità delle sottostrutture – sotto via Dante corre la metropolitana – hanno impedito il ricorso alla geotermia: per questo gli impianti, completamente rinnovati, sono stati ricollocati in copertura, allocati sul lato opposto a via Dante e schermati con una struttura metallica

Aree break e spazi comuni di Wellio sono arredati con poltroncine di Quinti Sedute, azienda nata nel 1975 in provincia di Arezzo che si caratterizza per una produzione interamente ‘made in Italy’ (ph. ©Beppe Raso).

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I LUOGHI DEL LAVORO

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I LUOGHI DEL LAVORO

H&H GROUP, MILANO

COMFORT

AMBIENTALE AL CENTRO IL BENESSERE DELLE PERSONE IN UN AMBIENTE DI LAVORO LUMINOSO E VIVACE, RICCO DI SPAZI APERTI INTERCONNESSI PER FAVORIRE LA COLLABORAZIONE E IL SENSO DI COMUNITÀ. IL PROGETTO DI TÉTRIS ITALIA PER H&H GROUP

Piante, tocchi di colore, sedute in midollino appese al soffitto conferiscono agli uffici di H&H Group un’atmosfera vivace e spensierata. Tétris Italia ha previsto un ricco menu di spazi tra cui aree informali con moquette effetto-prato e angoli insonorizzati per riunioni e telefonate (ph. ©Davide Galli Atelier).

Tétris Italia ha realizzato in modalità design and build i nuovi uffici di H&H Group, marchio specializzato nel settore della nutrizione e della cura avanzata neonatale e per adulti. La sede italiana, situata in viale Sarca a Milano in zona Bicocca in un edificio certificato Leed, è stata progettata da Tétris per creare un ambiente di lavoro che pone al centro il benessere delle persone. Il layout degli uffici è strutturato in tre ambienti principali: uno spazio per l’accoglienza con una waiting area informale circondata da sale riunioni; open space operativi con postazioni di lavoro flessibili, divanetti, pouf e aree multifunzione, utilizzate anche come stanze dove praticare yoga o per tenere conferenze e workshop; e uno spazio centrale ibrido dotato di un bancone bar e una zona break che si presta a ospitare eventi o

incontri informali. Alle postazioni operative in open space si alternano una varietà di ambienti di interazione, creando percorsi di circolazione multipli per isolare il rumore tra le zone di lavoro e incoraggiare il movimento delle persone per tutto l’ufficio. «Lo spazio è stato organizzato in modo fluido e flessibile con aree che offrono diversi livelli di privacy agli utenti in base alle loro attività quotidiane, così che i dipendenti possano trovare il loro ambiente di lavoro ideale – spiega Federica Dolci, lead architect del progetto. Abbiamo ascoltato le esigenze delle persone per realizzare angoli insonorizzati per conversazioni informali o per chi è alla ricerca di concentrazione, sale riunioni istituzionali e rimodulabili in base alle esigenze, phone booth, aree dedicate a brain storming

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I LUOGHI DEL LAVORO

Tétris Italia Tétris è una società affiliata interamente controllata da JLL, una società Fortune 500. In qualità di azienda leader di design & build, Tétris progetta e costruisce spazi dinamici che ispirano le persone a pensare meglio, lavorare meglio e vivere meglio. Con un team globale di ingegneri, architetti e designer, Tétris è in grado di offrire una gamma completa di servizi per soddisfare le esigenze del cliente, dalla progettazione alla costruzione e alla selezione degli arredi (FF&E). A livello globale, dalla sua creazione nel 2003, l’azienda si è affermata in 18 Paesi e tre continenti, con un team di oltre 820 persone dislocate in 35 sedi. Per maggiori informazioni, visitare tetris-db.com.

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INFORMAL MEETING

TV

TV

BOARD ROOM

FOLDING PARTITIONS

L’ufficio è organizzato in modo fluido e flessibile con ambienti che offrono agli utenti diversi livelli di privacy in base alle attività quotidiane (ph. ©Davide Galli Atelier).

BREAK AREA

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TV 5,0 7,5

12,0

brand - The swirl + inspiring wellness tag SMALL MEETING ROOM

MEETING AREA

PHONE BOOTH

WORK LOUNGE COLLABORATION SPACE

TV

WELCOME AREA

BRAINSTORMING AREA

LIBRARY/EXHIBIT SPACE

LIBRARY/EXHIBIT SPACE

LOCKERS

210 90

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LIBRARY/EXHIBIT SPACE

SMALL MEETING ROOM

Server room

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MULTIPURPOSE ROOM COPY AREA

Storage


I LUOGHI DEL LAVORO

Lo spazio dedicato ad attività di brain storming e al lavoro in team dotato di lavagne e sedute a gradoni con cuscini colorati e, sotto, l’area break (ph. ©Davide Galli Atelier).

e lavoro in team dotate di lavagne e sedute a gradoni, zone relax con pouf e divanetti per concedersi un momento di svago con i colleghi e postazioni touch-down a disposizione di clienti e consulenti». Il moodboard delle aree informali e dell’isola centrale, dotata di bancone bar e zona break, presenta molti richiami a elementi naturali come l’utilizzo ricorrente del legno, la moquette che richiama le tonalità di un manto erboso e la presenza di vegetazione. Anche gli arredi, realizzati con materiali organici, contribuiscono a ricreare una sensa-

zione di naturalezza e freschezza che incoraggia dipendenti e collaboratori a lavorare in modo efficiente, favorendo la formazione di un clima sereno e un maggior senso di appartenenza che viene rafforzato dalla presenza di elementi e finiture che richiamano i valori del brand aziendale. Abbondante infine la luce naturale. Come osservato dall’architetto Dolci «i dipendenti che hanno una maggiore esposizione alla luce del giorno in ufficio riferiscono di una migliore qualità della vita. Dove, c’è una carenza di luce naturale, a causa della strut-

tura dell’edificio o in climi dove le giornate invernali sono brevi, è stato dimostrato che un’illuminazione circadiana che riproduce la variazione della luce durante il giorno migliora l’umore, la concentrazione e la qualità del sonno». Le scrivanie sono state quindi posizionate in modo da poter sfruttare il più possibile la luce naturale che penetra dalle ampie vetrate dell’edificio; inoltre l’uso di pareti divisorie trasparenti, come nelle sale riunioni, favorisce una maggior diffusione della luce diurna in tutto l’ambiente di lavoro

CREDITI Località Milano Committente H&H Group
 Team di progettazione Tétris Tiziano Betti (head of design), Federica Dolci (architetto), Luca Virmilli (construction manager)

General contractor Tétris Fornitori Ge.co.par, Celenit, Tarkett True Design, Arper, Gaber, Pedrali

Superficie 750 mq
 Anno di completamento 2019

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› LUCE

PROGETTARE LA LUCE NEGLI SPAZI DEL LAVORO OTTIMIZZAZIONE DEI FLUSSI, DEI COMPORTAMENTI, DELLE PERFORMANCE E DEL BENESSERE PSICOFISICO: NEGLI UFFICI IL PROGETTO LUCE SI INSERISCE IN MODO MULTIDISCIPLINARE IN QUESTA LOGICA E CONSENTE L’UNIONE TRA LE ESIGENZE DELLA COMMITTENZA E GLI ASPETTI TECNICO/CREATIVI PROPRI DEL TEAM DI PROGETTO di Jacopo Acciaro

Jacopo Acciaro Jacopo Acciaro si laurea in architettura al Politecnico di Milano e sviluppa da subito un forte interesse per il mondo della luce. Si forma nello studio di Piero Castiglioni con il quale collabora per alcuni anni prima di fondare Voltaire Lighting Design, uno studio professionale che si occupa di progetti di illuminazione per l’architettura, l’interior e l’urbanistica, oltre a progettare corpi illuminanti custom made. Acciaro ha svolto attività di docenza presso l’Università degli Studi di Pavia e tiene corsi di illuminotecnica per gli Ordini degli Architetti. www.voltairedesign.it [ 124 ]

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La progettazione illuminotecnica destinata all’office necessita di un approccio in grado di tenere conto di tutte le complesse problematiche che caratterizzano questi ambienti e di tutte le dinamiche che si sviluppano al loro interno. Gli uffici si possono considerare microcosmi che comprendono una molteplicità di aspetti e argomenti connessi sia al tema prettamente compositivo architettonico e di interior sia al tema del benessere psicofisico dei fruitori, che sono i veri protagonisti degli spazi di lavoro. Oggi come ormai da molti anni l’uomo con le sue attitudini comportamentali rimane il punto cardine della progettazione illuminotecnica: fruisce degli spazi attraverso la luce e reagisce diversamente a seconda della sua intensità o caratterizzazione. Risulta chiaro come la progettazione della stessa all’interno dei luoghi di lavoro sia di fondamentale importanza e contribuisca a creare le condizioni per un ambiente qualitativo e stimolante. Attualmente si discute molto di come sia importante assecondare e incentivare i comportamenti degli individui in ufficio, ma questo aspetto è sempre stato intrinseco in un approccio progettuale professionale e qualitativo. Mi piace ricordare progetti che ho sviluppato con lo studio e che hanno avuto un driver analogo a quello appena descritto. Uno di questi è il progetto lighting sviluppato nel 2007 per i Diesel Headquarter a Breganze (Vicenza): gli aspetti normativi, sempre fondamentali, sono stati coniugati in un contesto dai molteplici risvolti, dove la diversità delle esigenze dei compiti visivi ci ha portato a studiare soluzioni custom performanti. Il corpo illuminante a sospensione previsto per le postazioni di lavoro è stato infatti progettato per garantire flessibilità e prestazioni differenti: l’apparecchio ha nell’illuminazione indiretta una base in grado di uniformare


› LUCE

Interni di Burò (architettura Onsitestudio; impianti Ariatta Ingegneria dei sistemi; strutture Redesco Progetti; ph. © Roar Studio).

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› LUCE

la percezione degli ambienti e nell’illuminazione diretta soluzioni differenziate. Grande forza è stata data alla creazione del mood Diesel che ha definito tutte le aree di progetto e reso chiara l’identità del brand; dove era consentito, abbiamo infine lavorato con forti chiaroscuri luminosi e la personalizzazione delle finiture dei corpi illuminanti. Tornando al tema del benessere delle persone, recentemente abbiamo assistito all’inserimento di certificazioni energetiche (Leed) e certificazioni nei confronti dei parametri qualitativi dell’ambiente (Well). La progettazione illuminotecnica si è quindi arricchita di temi tecnici, connessi alla Leed, e ha visto il consolidamento dei parametri qualitativi, elementi cardine della corretta progettazione, con la certificazione Well. Il processo progettuale mantiene come obiettivi basilari lo sviluppo di soluzioni compatibili con l’architettura e l’Interior e l’ottemperanza alla normativa UNI ma con parametri energetici precisi e ambiziosi e l’aggiunta di soluzioni specificamente dedicate al comfort e agli aspetti psicofisici dei fruitori. Il lighting designer deve trovare quindi l’equilibrio ottimale tra i molteplici valori da rispettare, gli spunti progettuali, l’ottemperanza alle normative, eccetera, sotto la regia di una proprietà sempre più preparata ed esigente. Un esempio molto interessante di questa evoluzione è il progetto che abbiamo sviluppato per la sede della BNL di Roma Tiburtina che vede i valori inerenti alla normativa UNI 12464 uniti a grandi performance energetiche. Il progetto illuminotecnico ha portato a una riduzione pari

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al 35% del consumo dell’impianto illuminotecnico con l’ottenimento di ben 7 punti Leed. Gli spazi ufficio, inoltre, stanno vivendo profondi cambiamenti orientati a una proliferazione della varietà degli ambienti di lavoro e a un frazionamento sempre più capillare degli stessi. Smart working, co-working, lavoro ridistribuito e altre modalità stanno influendo anche sul modo di progettare la luce e orientano sempre più verso tematiche legate alla flessibilità e alla riconfigurabilità dell’impianto. Le postazioni di lavoro sono ‘open’ e disaggregate, con la necessità di garantire un sistema luce localizzato e connesso con la postazione e le sue caratteristiche. Naturalmente questo aspetto si ripercuote anche sulla gestione delle accensioni e dei volumi luminosi che dovrà essere sempre più precisa, localizzata e intelligente. Le scrivanie diventeranno sempre più assimilabili a cluster, hub autonomi ma nello stesso tempo connesse con tutto il sistema ufficio tramite tecnologie molto avanzate come l’IoT (Internet of Things) che oltre a connettere reti possono trasferire dati. Proprio la maggior attenzione al singolo individuo sta spingendo verso un processo di analisi più attenta delle tematiche correlate al benessere, con la tendenza verso un’illuminazione biologicamente efficace, un impianto di illuminazione artificiale che imiti l’illuminazione naturale, impostato sull’andamento della luce diurna in grado di stabilizzare – attraverso tecnologie di luce dinamica (Tunable White) che regolano le variazioni di temperatura di colore della luce – il ritmo circadiano di chi vive gli spazi lavoro.


› LUCE

Un esempio di progetto basato su smart working e co-working sviluppato dal nostro studio è quello dello spazio Burò di Base a Milano. Qui il nostro lavoro si è concentrato sulla flessibilità ma soprattutto sulla forte correlazione tra soluzione illuminotecnica e caratteristiche delle singole aree. All’interno della project house di Base ci si può imbattere in spazi declinati in maniera completamente differente, così da far sentire a proprio agio la maggior quantità di persone dalle attitudini e con gli skill più diversi. Ampie zone sono inoltre dedicate alla convivialità, dove l’espressione di team working trova la sua naturale collocazione con ambienti informali e concilianti. L’illuminazione per le postazioni di lavoro è sempre riconducibile all’applicazione dei valori secondo norma, ma raggiunti e declinati compatibilmente con le caratteristiche spaziali e distributive tipiche degli ambienti coworking. Un sistema sospeso a doppia emissione luminosa (diretta - indiretta) posizionato in mezzeria delle campate scandisce gli ambienti dedicati alle postazioni lavoro. Tecnicamente si è optato per una gestione separata dell’illuminazione indiretta da quella diretta. Per la natura delle problematiche che si devono gestire all’interno degli spazi ufficio gli apparecchi

Alla pagina di sinistra, interni della sede BNL di Roma Tiburtina (architectural design 5+1AA; concept e Interior design Studio di architettura Paolo Mantero e Next Urban Solutions; space planning Degw; engineering e construction management Starching. Qui e sopra, gli headquarter Diesel a Breganze (architettura Pierpaolo Ricatti; interior design e space planning Paolo Mantero Architetto, Jacobs Engineering e Diesel Creative Team; progetto degli impianti Jacobs Engineering; paesaggio Land). Foto © Beppe Raso.

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› LUCE

Il sistema Modus di Linea Light Group, design Jacopo Acciaro, è di facile inserimento nella maggior parte dei contesti architettonici, molto performante sotto l’aspetto illuminotecnico, coerente con le norme vigenti e competitivo in termini di prescrizioni Leed e Well.

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› LUCE

Due immagini della sede di Stoccolma di Fabege, un gruppo di sviluppo immobiliare. Lighitng design Erco Gmbh (ph. © Gavriil Papadiotis).

illuminanti devono essere estremamente performanti e tecnicamente evoluti. Spesso nasce l’esigenza di ricorrere a sistemi che prevedono differenti declinazioni della medesima tipologia di soluzione. Proprio per il continuo sviluppo dei luoghi di lavoro gli apparecchi sono analogamente in evoluzione sia dal punto di vista illuminotecnico che gestionale, con un’elettronica sempre più avanzata. Un sistema di nuova concezione, progettato dal nostro studio, è rappresentato dalla famiglia Modus di Linea Light Group. Il sistema può essere configurato con differenti soluzioni tecniche ed estetiche a seconda delle esigenze progettuali. La forma, che riprende un archetipo molto semplice (un parallelepipedo lineare), ne facilita l’inserimento nella maggior parte dei contesti architettonici. Tecnicamente è stato concepito per essere molto performante sotto l’aspetto illuminotecnico e coerente con le norme vigenti (EN12464) in molteplici tipologie di installazione. Particolare attenzione è stata dedicata ai rendimenti e alla qualità delle emissioni luminose per renderlo competitivo rispetto alle prescrizioni Leed (apparecchio con rendimento elevato in relazione ai valori di illuminamento richiesti) e Well (possibilità di avere un sistema di luce dinamica tunable white). Per quanto riguarda flessibilità e riconfigurabilità, inoltre, una soluzione che trovo particolarmente interessante è rappresentata dalla linea Jilly di produzione Erco, che sfrutta una piattaforma basata su binari elettrificati in grado di ospitare molteplici famiglie di prodotto. Poter disporre di un binario elettrificato di ridottissime dimensioni e di facile installazione rappresenta

infatti un notevole vantaggio nell’adattare l’impianto illuminotecnico ai differenti layout e ai diversi utilizzi. Gli apparecchi per binari elettrificati possono essere spostati, orientati o integrati in qualsiasi momento senza necessità di attrezzi. Come si può notare nel progetto Fabege di Stoccolma, le differenti configurazioni del layout di arredi vengono assecondate con molta facilità e in maniera capillare dalle soluzioni installate su binari elettrificati. La possibilità di movimentare i corpi illuminanti consente di seguire e assecondare quasi tutti gli eventuali cambiamenti di layout. La compatibilità dell’attacco a binario ha consentito inoltre di sfruttare questa predisposizione per installare altre tipologie di apparecchi completando in maniera unitaria l’allestimento illuminotecnico

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› DESIGNCAFÈ

CONCRETEZZA RESPONSABILE

IL MARE, MA CON STILE

Il volume è dedicato alle cinque edizioni del Premio Internazionale Architettura Sostenibile Fassa Bortolo, promosso congiuntamente dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara e dall’azienda Fassa Bortolo, che si sono svolte dal 2011 al 2017. Dalle trentanove architetture pubblicate, accompagnate da una serie di saggi sui temi dell’innovazione e della sperimentazione nel progetto, emergono in particolare due considerazioni che riguardano entrambe la globalizzazione e la crescente omologazione. Da un lato appare chiaro come l’elaborazione della conoscenza sia comune – e quindi applicabile – a tutto il mondo; dall’altro che fortunatamente si sta sviluppando una sensibilità locale nell’uso dei materiali e delle risorse che, azzarda il presidente di giuria Thomas Herzog, potrebbe condurre a nuovi regionalismi e che dà “spazio a una creatività significativa per la forma e la forza dell’esempio realizzato”. Come il progetto Podernuovo realizzato da Alvisi Kirimoto per la cantine Bulgari illustrato in copertina, premio speciale Fassa Bortolo 2017.

Non ha mai sentito parlare di Arne Jacobsen ma ha appena acquistato una casa al mare ed è il vostro nuovo potenziale cliente. Se vi state chiedendo cosa si aspetta e come farlo felice, questo libro vi offrirà un ampio repertorio di buone idee: quaranta progetti di ogni natura e dimensione edificati lungo le coste delle terre emerse, dall’East Coast all’Australia, dall’Indonesia all’India al Mediterraneo passando per il minimalismo e la fusione tra abitazione e natura delle hygge scandinave. Si tratta soprattutto di soluzioni di interior e outdoor design ma non mancano esempi di architetture notevoli, che riescono a interpretare la bellezza dei luoghi con materiali locali o – come in Brasile e Paraguay – interessanti riletture del Moderno di matrice nord-americana. Tra i progettisti, Tham & Videgård, Aires Mateus, Norm Architects, Stefania Sfera, GAAA Arquitectos.

Marcello Balzani e Roberto Di Giulio (a cura di) Architettura e sostenibilità Skira Editore, Milano, 2021 264 pp, 130 ill, 49 euro ISBN 978 88 5723 990 3

Aa.Vv. Life’s a Beach Gestalten, Berlino, 2021 304 pp, EN, 360 ill, 39,90 euro ISBN 978-3-96704-009-8

ARCHITETTURA COME RAPPRESENTAZIONE L’obiettivo di David Rockwell, FAIA, fondatore e presidente di Rockwell Group, è quello di creare storie. Insolite, emozionanti e soprattutto coinvolgenti, capaci di generare empatia. Le architetture non sono semplicemente edifici ma sono le diverse vite che gli spazi accolgono. E come a teatro – il luogo dove Rockwell è cresciuto fino all’età di 12 anni, e le scenografie teatrali sono una delle specializzazioni dello studio – ogni vita possiede una storia. Il sipario blu della copertina di Drama anticipa i temi della creatività di Rockwell e di cui il libro è un manifesto: audience, ensemble, worlds, story, journey e impermanence. Ogni capitolo [ 130 ]

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illustra i modi in cui i principi fondativi della rappresentazione teatrale in realtà si possano applicare alle discipline creative, a cominciare dall’architettura. Drama include, in forma di conversazioni, contributi multidisciplinari: con Daniel Libeskind, Quincy Jones, la curatrice museale Thelma Golden, l’attrice teatrale Anna Deavere Smith e lo scenografo di Grand Budapest Hotel Adam Stockhausen. I progetti illustrati comprendono allestimenti teatrali, Nobu Dowtown, il centro dei diritti civili di Atlanta e gli interni del centro d’arte The Shed a New York, dove Rockwell Group ha collaborato con i lead architect Diller Scofidio + Renfro.

David Rockwell Drama Phaidon, Londra e New York, 2021 312 pp, 300 ill., EN, 49,95 euro ISBN 978 1 8386 6241 7


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BIO Architettura

Nuove tecnologie si affiancano alla riscoperta di tecniche e materiali tradizionali a cura di Carlo Ezechieli

Nel corso degli ultimi anni i temi che riguardano l’ambiente hanno assunto per l’architettura un ruolo centrale, sviluppandosi secondo diversi filoni di pensiero, da quelli più specificamente indirizzati all’alta tecnologia, a quelli rivolti ad un approccio olistico ed ecologicamente coerente nei confronti dell’ambiente. Il termine bioarchitettura, pur caratterizzato da declinazioni metodologiche e operative alquanto eterogenee, si inquadra nell’ambito di questa seconda corrente. Indica un approccio orientato verso il progetto di edifici a basso consumo, costruiti con materiali a ridotto contenuto di artificialità, poco esigenti in termini di energia necessaria per la loro produzione, privi di composti di sintesi. Le soluzioni sono spesso molto vicine alle tecniche di costruzione tradizionali, delle quali viene recuperata, in forma attualizzata, l’ingegnosità e la fondatezza dal punto di vista ecologico. Le prime, consolidate teorie inquadrabili nel filone della bioarchitettura, sono emerse intorno al 1960, con una nuova consapevolezza ambientale e con testi ai tempi sottovalutati ma oggi di grande interesse, come Architettura senza architetti di Bernard Rudofsky del 1964 e Progettare con il clima di Victor Olgyay del 1963. Mentre Rudofsky riscopriva il valore e la saggezza dell’architettura vernacolare, Olgyay proponeva un repertorio di soluzioni di edifici bioclimatici, ovvero termicamente efficienti indipendentemente dall’uso di sistemi attivi di climatizzazione. L’utilizzo frequente di materiali a basso contenuto tecnologico e il riferimento alla tradizione e al Genius Loci propri della bioarchitettura, accomunano molte soluzioni impiegate in architettura a quelle del restauro, soprattutto dal punto di vista delle tecnologie. Forse un segnale che, per progettare il futuro, è necessario imparare, più che dagli errori, dalle virtù del passato.

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Giancarlo Allen

Architetto. fondatore di Anab architetturanaturale di cui è stato Segretario Nazionale fino al 2010

Marco Adriano Perletti

Architetto e PhD. Il suo libro più recente (2019) è Costruire sostenibile con la canapa (Maggioli).

Decalogo utopico oltre una falsa transizione ecologica

L’attualità dei materiali tradizionali in bioarchitettura

Riusare. Cercare il nuovo è un’ossessione recente, indotta dal consumo. Riparare materiali e beni d’uso anziché gettarli è stata per secoli una prassi consolidata. Progettare il riuso è l’Architettura oggi.

Nell’era della crisi climatica la qualità dell’abitare non può prescindere da un’idea di architettura che sostenga un cambio di paradigma garantendo efficienza energetica, comfort e maggiore sostenibilità. Coerenti a questa prospettiva sono, ad esempio, i sistemi costruttivi ‘carbon negative’ che impiegano fibre o legno di canapa (il canapulo). Dal 2016 la Canapa sativa è finalmente sostenuta dalla Legge 242, che ne promuove coltivazione e trasformazione a fini produttivi, mentre una ricerca iniziata nel 2018 da Enea e Politecnico di Milano evidenzia le grandi potenzialità di materiali edilizi che la contengono. Alle note qualità isolanti e traspiranti si aggiunge il valore di un ciclo di vita – Life Cycle Assessment – che consuma meno ‘energia grigia’ nell’intero processo dalla produzione allo smaltimento. Grazie al profilo green e ai tanti usi industriali, dal 2021 la canapa è anche al centro di un piano di settore che il Ministero delle politiche agricole sta studiando per sostenerne la ricerca e promuovere filiere nazionali di economia circolare.

Quasi niente. 1938, Mies Van der Rohe per l’IIT di Chicago pensa un’Architettura leggera e adattatabile, elementi modulari, smontabili e riciclabili di acciaio e vetro. Per questa architettura parla di Beinhae Nichts. Metabolismo. Dobbiamo sostituire materiali inerti, sempre più sintetici con materiali viventi, capaci di rigenerarsi e auto ripararsi come avviene nel metabolismo degli organismi naturali. Circolarità. L’Architettura del consumo è lineare: prelievo di materie prime, trasformazione, uso, scarto. Bisogna pensare circolare come in natura. Ogni parte nasce, cresce e muore senza rifiuti, è integrata alle altre e porta sempre a condizioni di equilibrio. UGC. La comunicazione è sempre più dinamica e digitale. L’Architettura è fissa, immobile, lenta. L’Architettura contemporanea e democratica si deve trasformare da testo in ipertesto, non una sola sequenza logica ma, attraverso nodi attivi, sequenze diverse generate da chi le usa (User Generated Content). Comportamenti. Per l’etologa Jane Goodall l’innovazione non è la scoperta di qualcosa di nuovo ma la combinazione inedita di elementi noti. Invece di progettare nuovi luoghi dobbiamo progettare nuovi comportamenti, modi nuovi di usare i luoghi esistenti. Più chiese meno case. ἐκκλησία in greco classico è il luogo della comunità, l’assemblea del popolo di una città libera. Per fare crescere comunità attive serve Architettura civile partecipata, scuole, teatri, centri civici. Costruire senza costruire. Il faudrait batir sans batir scriveva Le Corbusier a Venezia per il progetto del nuovo ospedale. Venezia è una metafora della saturazione del territorio di oggi. Dobbiamo imparare a costruire senza costruire. Curare le cause. In Architettura come in medicina si curano i sintomi dei malesseri anziché le cause. L’architettura consuma troppo? isolamento termico con prodotti di sintesi, petrolio per risparmiare petrolio! La vera domanda è più radicale: per restituire benessere bisogna isolare gli edifici o bisogna smettere di costruire? Microcosmi. La città ideale per Platone è circolare, di misura controllata, divisa in parti attorno a un centro per la cultura. Una città senza diseguaglianze, democratica. La rigenerazione dell’ambiente costruito passa per la riduzione e frammentazione della continuità territoriale per tornare a microcosmi intervallati da spazio rinaturalizzato. [ 132 ]

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Alessandro Speccher

Laurea in ingegneria ambientale, formatore e consulente per la transizione ambientale degli spazi.

L’importanza di semplificare Con l’arrivo dell’edilizia industrializzata e degli ingredienti sintetici è diventato necessario distinguere l’edilizia attenta all’ambiente e alla salubrità degli spazi da quella che ha preso il posto delle tecniche tradizionali comuni fino a 70 anni fa. Termini come bioedilizia, edilizia sostenibile, green building, architettura naturale, architettura ecologica, hanno pertanto iniziato a comparire sul mercato, caratterizzando prodotti e interventi in modo più o meno rigoroso dal punto metodologico e delle prestazioni. Come suggeriva Confucio, se vogliamo guarire il mondo cominciamo a far sì che i nomi dati alle cose corrispondano alla realtà. Invece di inventare nomi sempre nuovi che disorientano il consumatore finale, non basterebbe forse re-imparare a distinguere la buona dalla cattiva architettura? Sarà cattiva quell’architettura che crea città poco vivibili, edifici poco salubri o che consumano molte risorse, o che non dialogano con l’ecosistema circostante e la sfera sociale; sarà buona architettura tutto quello che rimane (per quel che resta…).


BIO Architettura

I PRODOTTI

CALCHÈRA SAN GIORGIO

APPLICARE TECNICHE MILLENARIE Ancor oggi, molti edifici soffrono di problemi di salubrità degli ambienti interni. Il crescente investimento in soluzioni rivolte al miglioramento dell’efficienza energetica ha peraltro portato a diminuzioni significative della traspirabilità dell’involucro che, dati i normali carichi di umidità dovuti alla presenza di persone, si traduce nella presenza di condensa, muffe e batteri all’interno degli ambienti. Calchèra San Giorgio produce materiali innovativi, ma consacrati da millenni di esperienza, e risolutivi di molte delle problematiche contemporanee. Si tratta di materiali inorganici, in quanto composti esclusivamente da materie minerali o mineralizzate, esenti da Voc (sostanze organiche volatili, spesso tossiche); antibatterici, utilizzando come legante la calce, dall’elevata alcalinità (pH 13); traspiranti, in quanto porosi, tali da favorire la migrazione del vapore acqueo all’esterno ed evitare la formazione di condensa superficiale; termici, per la presenza di aggregati leggeri espansi, derivati dal riciclo del vetro, che isolano i ponti termici e contribuiscono a mantenere costante la temperatura interna; e infine igroscopici, per la loro capacità di stabilire un equilibrio con l’ambiente circostante assorbendo e cedendo vapore acqueo. Tutte le finiture a calce Calchèra San Giorgio sono eco-sostenibili e bio-compatibili, esenti da materie dannose per la salute e l’ambiente, riciclabili come inerti a fine vita e assolutamente privi di sali e di ogni forma di clinker. Finiture decorative, materiche, traspiranti e naturali per un ambiente bello e sano, dai colori naturali della materia e di grande eleganza. www.calcherasangiorgio.it

Rudus Risana è ideale nel caso di realizzazione di nuovo intonaco. Materiale minerale, naturale, con elevato potere deumidificante e termico. Rasante ‘900 Leggero. Nei vecchi edifici in cui l’intonaco preesistente non venga rimosso, è possibile ricoprirlo con una malta specifica anticondensa, rasante a basso peso specifico, minerale e traspirante. Tonachino Anticondensa. Malta di finitura pensata per ambienti umidi con fenomeni di condensazione, dove si necessiti l’utilizzo di un materiale igroscopico, naturale, molto traspirante, compatibile con i materiali utilizzati in passato. I prodotti Vetus Marmorino, Intonaco Lavato, Tonachino, sono disponibili nella Linea Materia, dai colori naturali e nella Linea VentiVenti con una gamma di 40 colori. Questa linea è caratterizzata dalla personalizzazione delle finiture, con diversi effetti, mediante l’uso di materie prime come vetri colorati, fibre di canapa, lolla di riso, minerali pregiati e terre colorate. Dalla scelta e dalla combinazione di questi elementi il progettista può trovare la risposta adatta a ogni esigenza. L’astrazione cromatica del colore naturale data delle polveri di pietre, marmi e delle sabbie, dona alle superfici l’aspetto opaco, classico e contemporaneo della pietra. Dall’alto in senso orario, Rudus Risana, Tonachino Anticondensa, Intonaco Materico lolla di riso e Vetus Marmorino Acquamarina.

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Qui accanto, Archi+ pietra, il rivestimento murale in polvere a effetto pietra. Sotto, Archi+ pietra Intonaco, la finitura decorativa in polvere a grana grossa. Esaltato dal contrasto fra calce e metallo, può essere applicato a una sola mano ed è il rivestimento più indicato per la decorazione di ambienti rustici e accoglienti. NOVACOLOR

ARCHI+ PIETRA RIVESTIMENTO E INTONACO Sempre più professionisti decidono di introdurre prodotti naturali nell’arredamento d’interni. Novacolor, importante azienda forlivese, ha scelto di puntare su due prodotti cardine della linea Concrete, dedicata agli effetti cemento. In particolare Archi+ pietra, un rivestimento murale in polvere a base di calce idraulica, per interni, a effetto pietra che permette di realizzare finiture decorative di pregio, e Archi+ pietra Intonaco, una finitura decorativa in polvere a base di calce idraulica, per interni, a grana grossa. Entrambe permettono interessanti soluzioni decorative. Novacolor è infatti la prima azienda in assoluto in Italia ad ottenere la certificazione RDcert2 per le pitture a effetto decorativo, un importante certificato assegnato alle aziende che investono in materie prime sostenibili. Sono caratteristiche di prodotto del tutto coerenti con il ruolo che Novacolor ha assunto negli ultimi anni nella ricerca e innovazione, partecipando attivamente a importanti eventi di architettura. In particolare, Novacolor è sponsor del Padiglione Venezia alla 17. Mostra Internazionale di Architettura, curata da Hashim Sarkis, collocandosi in questo contesto quale parte attiva nel dibattito su alcuni dei più attuali temi per l’architettura. Come pure è protagonista al Best International Houses - una selezione di 70 progetti internazionali presso la Scuola Grande della Misericordia, dove è in mostra anche il progetto Casa Las Freiras, dello studio di architettura portoghese Mario Martins, premiato Platinum Winner all’Outstanding Property Award di Londra 2020. Casa Las Freiras, realizzata interamente con Archi+ Concrete, è un progetto dal carattere fortemente scultoreo nelle forme geometriche, che gioca con tagli netti permettendo il passaggio della luce e allo stesso tempo sottolineando la bellezza delle architetture. www.novacolor.it

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BIO Architettura

Accanto, rivestimento dell’involucro in nastri Prefalz di Prefa a doppia aggraffatura. Sotto, copertura in scaglie di alluminio e, in basso, dettaglio di facciata retroventilata rivestita con pannelli tridimensionali Prefa Doga.X PREFA

COPERTURE E RIVESTIMENTI IN ALLUMINIO Dopo anni di ricerca nel campo della sostenibilità, ciò che emerge come requisito fondamentale per molti materiali è la loro longevità e i bassi costi ambientali ed economici legati alla loro manutenzione. Da questo punto di vista l’alluminio è un materiale che riesce a coniugare l’elevata resistenza all’estrema leggerezza, la lunghissima durata e la possibilità di essere riciclato al 100% senza perdita di qualità. Nel campo della produzione e lavorazione dell’alluminio, Prefa è senza dubbio un’azienda leader. Nata nel 1946 a Salisburgo, Prefa – nome che risulta dalla combinazione della parole tedesche PREss (pressatura) e FAlz (aggraffatura) – è stata pioniera nell’introduzione e messa a punto di prodotti e lavorazioni del tutto innovative: dalla prima tegola in alluminio, ai nastri di alluminio preverniciati, al sistema della doppia aggraffatura fino alla tecnologia di verniciatura automatizzata Coil Coating per l’innovativa gamma P.10, contro scheggiature e formazione di bolle, e allo sviluppo del rivoluzionario sistema di rivestimento FX.12, seguito dalla Doga.X. Negli ultimi quindici anni l’azienda ha intrapreso un percorso di espansione costante, che ha portato all’apertura delle società commerciali Prefa in Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Svizzera, Olanda, Italia, fino a raggiungere una presenza consolidata ad oggi in 22 Paesi europei. Oggi Prefa, forte di un’esperienza di 70 anni che ha contribuito a scrivere la storia del settore dei rivestimenti in Europa, prosegue nel suo percorso di crescita fedele ai principi che l’hanno sempre ispirata: garanzia di una qualità superiore, ottimo servizio di assistenza tecnica e costante ricerca di soluzioni innovative all’avanguardia per rispondere o, molto più spesso, anticipare le esigenze del mercato. www.prefa.com

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LASA MARMO

GENETICAMENTE SOSTENIBILE Nato 350 milioni di anni fa, il marmo Lasa viene usato da millenni: in tempi preistorici per i menhir e all’epoca dei Romani per le pietre miliari della Via Claudia Augusta. Con l’estrazione e la lavorazione del marmo Lasa, Lasa Marmo contribuisce da più di un secolo all’economia di Lasa e della Val Venosta limitando l’incisione sul paesaggio: sin dall’inizio del procedimento industriale, molto tempo prima dell’istituzione del Parco Nazionale dello Stelvio, il marmo di Lasa si estrae in galleria. «Oggi come in passato e certamente in futuro ci distanziamo dal più economico ma sconsiderato sfruttamento che taglia le montagne dall’alto verso il basso», precisa Erich Tscholl, Coo dell’azienda. Ma la sensibilità ambientale di Lasa Marmo non si ferma al paesaggio. «Quella di Lasa è la prima cava al mondo in cui si procede a rilevamenti mediante infrarossi, con la collaborazione di esperti geologi. Siamo così in grado di ottenere, insieme a carotaggi più profondi e a misurazioni sismografiche, un’immagine tridimensionale della cava e del giacimento di marmo. Lo screening ci mostra anche migliaia di fessure grandi e piccole, nonché campi di interferenza nella montagna – aggiunge Tscholl. In tal modo possiamo procedere a un’estrazione più mirata con notevole riduzione di scarti e costi». Un terzo aspetto riguarda la circolarità. Dagli scarti vengono ricavati diversi derivati del marmo quali pietre per muri, cubetti di lastrico, ghiaia in diverse granulazioni o sabbia. Sono prodotti che vengono utilizzati da paesaggisti, dai contadini locali in forma di ghiaia per i sentieri, dall’industria locale del calcestruzzo come additivo. I blocchi fessurati e i fanghi di segagione infine vengono ricondotti alla cava per riempire gallerie in disuso. Infine la sostenibilità sociale: a memoria d’uomo, l’impresa Lasa Marmo è uno dei principali datori di lavoro della Val Venosta. Tutti i collaboratori vivono nella valle. Negli ultimi anni inoltre l’azienda si è impegnata nello sviluppo di progetti per offrire al mercato, oltre alla materia prima, anche prodotti finiti e soluzioni creative. Una strategia che consente di mantenere il plusvalore nella zona, creare e conservare nuovi posti di lavoro e assicurare tragitti di trasporto brevi. Perché, se l’azienda è di proprietà privata, il giacimento invece è un bene di tutta la comunità.

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Una cava in galleria di Lasa Marmo. Di colore bianco, costituito quasi interamente da cristalli compatti di carbonato di calcio, si tratta di uno dei marmi più duri e resistenti al mondo. Sopra, gli accessi al giacimento, nel Parco Nazionale dello Stelvio.

LASA MARMO Di colore bianco immacolato, il marmo di Lasa – tra i più duri e resistenti al mondo – è costituito quasi interamente da carbonato di calcio naturale in forma di cristalli finissimi, estremamente compatti. Sin dal XIX secolo il marmo Lasa si estrae in galleria, e in anni recenti, con la consulenza di geologi, Lasa Marmo ha introdotto una tecnica di rilevamento mediante infrarossi che insieme a rilievi sismografici e carotaggi profondi consente di acquisire una visione tridimensionale della cava e del giacimento, per estrazioni più mirate. La creazione di nuovi accessi e gallerie di estrazione viene sorvegliata dal Parco Nazionale dello Stelvio, dal Corpo Forestale, dall’Ufficio Tutela Acque, dall’Ufficio Industria e Cave e dall’Ufficio Geologico. Il giacimento in val Venosta vanta una consistenza di circa 60 milioni di metri cubi di marmo. Dagli inizi dell’estrazione industriale, un secolo e mezzo fa, sono stati estratti poco meno di 500mila metri cubi, ovvero meno dell’1% dell’intero giacimento. www.lasamarmo.it


BIO

Pannelli Multipor Applicato all’esterno o all’interno della parete, il sistema di isolamento termico in pannelli isolanti minerali Multipor riduce le dispersioni e rappresenta un’eccellente soluzione per gli interventi di riqualificazione energetica.

Architettura

XELLA

CALCESTRUZZO AERATO AUTOCLAVATO: LEGGERO ISOLANTE E TRASPIRANTE

Stratigrafia di rivestimento di muratura in pietra con pannelli Multipor.

Stratigrafia di rivestimento di muratura in laterizio con pannelli Multipor.

Blocchi Ytong Si tratta di un sistema costruttivo completo per tamponamenti e pareti portanti monostrato, anche antisismiche, in calcestruzzo alveolare autoclavato con un comportamento termico simile alle doppie pareti con isolamento in intercapedine. La bassa diffusività termica del materiale fornisce un’elevata inerzia termica.

Muratura portante in blocchi Ytong.

Muratura portante armata in blocchi Ytong.

Presente sul mercato fin dalla metà degli anni Venti del Novecento il calcestruzzo aerato autoclavato è un prodotto che – per basso impatto ambientale, elevati valori di resistenza termica del materiale anche indipendentemente dall’interposizione di ulteriori strati isolanti – presenta incredibili vantaggi nella costruzione di edifici nel rispetto dei più attuali criteri di sostenibilità ed alta efficienza energetica. Nel campo della produzione e commercializzazione di elementi in calcestruzzo aerato autoclavato e prodotti a base di silicati di calcio il Gruppo Xella è protagonista di primo piano a livello mondiale. È presente in oltre 30 Paesi con sedi commerciali e quasi 100 stabilimenti produttivi, tra cui i centri di Pontenure (PC) e di Atella (PZ). Xella offre un sistema costruttivo completo in calcestruzzo aerato autoclavato, comprensivo di un’ampia gamma di blocchi per murature, la gamma Ytong, e di pannelli isolanti minerali, i pannelli Multipor, mettendo a disposizione soluzioni ideali per tutti i tipi di edifici, sia nuovi che in ristrutturazione. I componenti del calcestruzzo aerato autoclavato sono sabbia, calce, cemento e acqua, materie prime completamente naturali che formano gran parte della crosta terrestre e che sono praticamente inesauribili. Questi elementi si ricavano mediante processi semplici che – a differenza di molti altri materiali ad alte prestazioni di isolamento termico – richiedono un modesto apporto di energia e non comportano alcun rilascio di sostanze tossiche in fase di lavorazione. Sono caratteristiche che rendono la produzione Xella estremamente interessante rispetto ai temi ambientali nel settore dell’edilizia, in particolare rispetto all’introduzione dello strumento legislativo dei Criteri Ambientali Minimi in edilizia (Cam Edilizia: D.M. 11/01/2017 Criteri Ambientali Minimi per l’affidamento di servizi di progettazione e lavori per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici e per la gestione dei cantieri della pubblica amministrazione) quale parte integrante del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione (Pan Gpp), nonché standard di riferimento per gli interventi di recupero edilizio promossi da Ecobonus 110%. www.ytong.it

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› FOCUS

Non solo belli e accoglienti ora gli uffici devono essere puliti e sicuri TORK PER L’IGIENE DEGLI UFFICI È UNO STRUMENTO CHE FORNISCE UNA SELEZIONE DI PRODOTTI E SUPPORTI CHE SODDISFANO LE ESIGENZE DEI FACILITY MANAGER E LI AIUTANO A PREPARARSI PER LA RIPRESA POST COVID-19 NEI LUOGHI DEL LAVORO

Con le crescenti aspettative e richieste di standard igienici più elevati nei luoghi pubblici, la gestione e la pulizia non sono più viste come generiche attività di base, ma come componenti chiave in ogni struttura. Secondo una ricerca di Kantar, 7 dipendenti su 10 si aspettano che il loro datore di lavoro fornisca ulteriori cicli di pulizia che possano garantire l’igiene. Inoltre, il 77% delle persone afferma di sentirsi molto insicuro e a disagio se costretto a frequentare strutture con aree bagno non perfettamente pulite. Per aiutare a raggiungere i nuovi standard, Tork, marchio globale di Essity, ha realizzato Tork per l’igiene negli Uffici, nuovo strumento che nasce dall’esperienza di Tork in tutto il mondo e offre ai Facility manager soluzioni su misura in base alle specifiche esigenze e per le diverse aree della struttura: la reception, le aree degli uffici e le sale conferenze, i servizi igienici, le sale ristoro. Il pacchetto inoltre aiuta a raggiungere gli obiettivi ambientali dell’azienda e garantisce che gli acquisti siano all’altezza dei requisiti di sostenibilità e che rientrino nel budget. “Oggi è più importante che mai considerare i veri punti deboli da affrontare per garantire un ambiente di lavoro sicuro e sano, standard di igiene elevati e coerenti, per ottimizzare l’efficienza della pulizia [ 138 ]

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e assicurarsi che i processi e gli acquisti siano sostenibili e responsabili sotto il profilo ambientale” afferma Riccardo Trionfera, Direttore Commerciale di Essity Professional Hygiene. Tork per l’igiene negli Uffici è stato realizzato sulla base di un sondaggio che ha coinvolto 400 professionisti del Facility in Francia, Germania e Stati Uniti. I risultati indicano che migliorare la qualità della pulizia e fornire un ambiente di lavoro igienico e salubre è oggi la priorità assoluta per tutti.

Il marchio Tork offre prodotti e servizi per l’igiene professionale a ristoranti, strutture sanitarie, uffici, scuole e aziende. I prodotti offerti includono dispenser, asciugamani in carta, carta igienica, saponi, tovaglioli e panni per industrie e cucine. Grazie all’esperienza nel settore dell’igiene, funzionalità del design e sostenibilità, Tork è diventato leader di mercato. Tork è un marchio globale di Essity e opera in più di 110 Paesi. Per maggiori informazioni: www.tork.it


elements Uffici a cura di Elena Riolo

Courtesy Lombardini22_Facile.it immagini @Carlos e Dario Tettamanzi

IL FORTE CAMBIAMENTO IMPOSTO DALLA PANDEMIA RICHIEDE UNA RIFLESSIONE ANCHE SULL’ALLESTIMENTO DEI NUOVI SPAZI DEL LAVORO. SAPPIAMO CHE AVREMO PIÙ SPAZI COMUNI, AREE RELAX E SALE RIUNIONI PER FAVORIRE IL LAVORO DI SQUADRA E COMPENSARE L’ADOZIONE DELL’ATTIVITÀ DA REMOTO. SAPPIAMO CHE IL NUMERO DI POSTAZIONI DIMINUIRÀ IN MODO IMPORTANTE, CHE SARANNO POSTAZIONI FLESSIBILI E MOLTO PROBABILMENTE NON PIÙ INDIVIDUALI. IL RIPENSAMENTO IN ATTO COINVOLGE IL SETTORE DELL’ARREDO, CHE PROPONE INTERESSANTI SOLUZIONI ALLE NUOVE ESIGENZE DI PRIVACY, FLESSIBILITÀ, CONNETTIVITÀ E BENESSERE.


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CESARE ROVERSI 6X6. La semplicità di costruzione è la principale caratteristica di 6x6: il sistema flessibile di telai da personalizzare con diversi materiali di finitura e accessori nato per combinare configurazioni di arredo e divisori. Il suo giunto innovativo, inventato dall’architetto Nicholas Bewick, con la sua forma ovale è un dettaglio elegante per collegare i listelli di legno lamellare. Nell’immagine, progetto per ufficio con pareti attrezzate con mobili contenitore, panche, tavoli, tende, ripiani, monitor, lavagna e illuminazione.

www.roversi.it

DVO DV910-OXFORD. Il sistema direzionale si compone di un’ampia gamma di elementi di arredo. Disegnato da Antonio Morello, è realizzato in melaminico con spessore di 38mm ed è disponibile in diversi colori e finiture. La nuova versione regolabile consente di adattare l’altezza delle scrivanie a tre diversi stadi grazie a un meccanismo di regolazione elettrica.

www.dvo.it

foto ©Salva López

TRUE DESIGN

LUXY CRONO, ITALIA. Disegnato da Favaretto & Partners in tre finiture e sei colori, Crono è un foglio di metallo tagliato al laser e piegato per creare la scrivania, lo schermo e il canale per riporre i componenti elettrici. Nell’immagine il tavolo è con la seduta dirigenziale Italia, dotata di un meccanismo Synchron autopesante con antishock e traslatore.

www.luxy.com

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HIVE. Dopo 10 anni dal suo debutto come seduta per l’ufficio direzionale e poltroncina attesa, Hive di Favaretto & Partners è stata rivista per adattarsi agli ambienti lounge, attesa e hospitality. La nuova scocca in poliuretano schiumato a freddo è disponibile in una versione seduta e poltrona con doppia altezza di schienale. Il design è caratterizzato dalle linee marcate del bracciolo compatto, e dalle cuciture che disegnano lo schienale in senso verticale.

www.truedesign.it


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PEDRALI TOA TABLE E FOLDING SCREEN. Caratteristica principale del tavolo disegnato da Robin Rizzini è la gamba a ponte in pressofusione di alluminio che, più sottile alla base, si allarga verso l’alto confluendo sotto al ripiano in un elemento a T. Il tavolo, dalla modularità pressoché illimitata in termini di lunghezza e larghezza, può essere equipaggiato con il pannello divisorio fonoassorbente sfoderabile, pieghevole e leggero, sempre a firma di Rizzini.

www.pedrali.it

HERMAN MILLER VERUS, MEMO. La seduta Verus è stata progettata e realizzata per garantire allineamento e supporto ergonomico, per comfort a breve e a lungo termine. Nella foto è accostata alla scrivania con bordi curvi Memo, che rappresenta la versione singola del sistema componibile disegnato da Tim Wallace.

www.hermanmiller.com

HUMANSCALE Humanscale offre il proprio contributo con un dispositivo che permette di mantenere il piano lavoro libero da oggetti superflui, per una sanificazione su uno spazio maggiore. Il supporto del PC è un ingombro che non viene mai spostato anche per non rischiare di scollegare i cavi. Un braccio porta monitor risolve il problema sollevando lo schermo, cavi compresi. Il braccio, singolo o doppio, previene stati di affaticamento della vista e incentiva una postura fisiologicamente più corretta. I bracci porta monitor sono certificati Living Product.

www.humanscale.com

FARAM 1957 NICANDRO. Il rivoluzionario sistema di partizioni Nicandro, disegnato da Egidio Panzera, lavora per sovrapposizione di layer materici. I profili ‘binario’ possono essere accostati gli uni agli altri in modo libero anche su singole porzioni dell’intera parete. Ciascuno può accogliere strati di vetro, altri materiali o elementi funzionali ed estetici, fissi e scorrevoli. Può ospitare inoltre sorgenti luminose che, seguendo i principi dell’illuminazione bio-adattiva, migliorano benessere e concentrazione. In assenza di persone, si attiva la blue light, con capacità battericida.

www.faram.com

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TORK PEAKSERVE MINI. È ormai chiaro a tutti che l’igiene delle mani è il modo migliore per prevenire la diffusione delle infezioni. E sappiamo che gli asciugamani di carta sono l’unica soluzione di asciugatura raccomandata poiché gli essiccatori a getto d’aria producono più goccioline trasportate dall’aria, aumentando il rischio di diffusione di virus e batteri. Tork PeakServe Mini è il dispenser Tork che nasce dalla combinazione tra design e funzionalità, appositamente progettato per assicurare uno scorrevole flusso di visitatori: dipendenti, ospiti e collaboratori. Il suo design eleva l’ambiente bagno nel quale viene inserito.

www.tork.it

MILANI FREZZA RADAR. La collezione di poltrone disegnata da Claesson, Koivisto e Rune si completa ora con divani, pouf e coffee table. La serie di pouf si articola in sei moduli, da riconfigurare liberamente. Si sviluppano in pouf lineari da 1, 2, 3 posti; le geometrie di pouf a L, triangolari o quadrati ricreano delle isole di conversazione. Completano la collezione due tavolini con piano in mdf laccato con altezze differenti per uso break out o appoggio di un laptop.

www.frezza.com

ANAUNIA AGORÀ è una soluzione totalmente innovativa che risponde agli stili di vita contemporanei. Con Agorà il bilocale diventa trilocale: con pochi e facili movimenti si può ricreare la stanza per gli ospiti o il proprio Home Office. Lo spazio diventa duttile grazie alle pareti manovrabili, che permettono configurazioni diverse del vivere. Una soluzione in movimento a disposizione di architetti e interior designer per progettare, con creatività, configurazioni flessibili dello spazio.

www.anaunia.it

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PEOPLE. La serie progettata da Alessandro Crosera si compone di poltrone e divani dalle forme compatte disponibili con schienali bassi oppure alti, a garantire maggiore riservatezza. Nei moduli privacy a isola, due poltrone o due divani a schienale alto si fronteggiano, collegati su un lato da una paretina imbottita e rivestita come le sedute. Tutti i modelli sono dotabili di prese elettriche, usb e portariviste.

www.sm-milani.com


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PROTEK BIGFOOT. Il sistema modulare di arredo a scomparsa Bigfoot, nelle varianti Giò modulo MyOffice e Leonardo modulo MySchool, risponde in modo specifico alle esigenze di home office e di home schooling. Entrambe le varianti sono accessoriate con tutto quello che serve per allestire una postazione efficiente con il tavolo-scrivania che si apre e richiude, i vani dove ordinare i libri o i porta documenti, le prese elettriche per collegare il pc e gli altri device. Al termine della sessione, poi, tutto si chiude garantendo un ordine perfetto.

www.protek-design.it

ARPER MIXU. La collezione di sedie e sgabelli progettata in collaborazione con Gensler è un sistema articolato in tre parti – seduta, schienale e base – che si possono combinare in innumerevoli soluzioni, variando tonalità e texture. La seduta, realizzata in plastica riciclata post industriale, è disponibile in diverse opzioni di colore, essenze in legno certificate FSC, finiture in tessuto o in pelle.

www.arper.com

foto ©Salva López

QUINTI ONLY JU. Due pannelli curvi di differente altezza si intersecano creando un’originale guscio al cui interno trova spazio la seduta e le interfacce tecnologiche. La forma avvolgente della poltrona, realizza una postazione piacevole e riservata in cui lavorare, comunicare e rilassarsi. L’innovativa intelaiatura metallica assicura robustezza, mentre imbottiture e rivestimenti garantiscono grandi livelli di comfort. La poltrona è pensata per zone lounge e open space e può essere dotata di pomello reggiborsa, piano in legno, cassa acustica e prese USB.

DIEMME SKIN. Nata in collaborazione con Angelo Pinaffo, la sedia operativa ha lo schienale quasi impercettibile visto di profilo. All’interno dello schienale, un supporto lombare appositamente studiato con movimento 3D è regolabile in altezza tramite leve comodamente accessibili da seduti. Vasta la scelta tra i diversi meccanismi, tipi di schienali, basi e braccioli, oltre ai molti colori e rivestimenti.

www.diemmeoffice.com

www.quinti.com

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LINEA LIGHT GROUP MODUS è un sistema a sospensione modulare, composto da un profilo in alluminio che alloggia al suo interno un binario elettrificato da 24V. Disponibile in tre finiture, bianco, nero e brunito e con un’ampia gamma di moduli per una grande libertà compositiva. Alla varietà di soluzioni luminose si affianca la velocità di installazione, essendo queste inseribili a pressione nel profilo. Design Jacopo Acciaro, Voltaire.

www.linealight.com

AXOLIGHT PIVOT. Il sistema di illuminazione lineare e modulare a soffitto e a sospensione è un progetto di Ryosuke Fukusada. Ogni corpo lampada è caratterizzato da tre elementi portanti uniti fra loro: un piccolo cilindro, che contiene il Led, e due anelli, la cui rotazione dà la possibilità di creare infinite forme geometriche. Ogni sistema può accogliere da due a dieci sorgenti di luce. Nella foto Pivot è utilizzato nella versione a sospensione in combinazione con la collezione Axolight Jewel Mono di Studio Yohoh.

FLOS OBLIQUE. Vincent Van Duysen ha immaginato l’evoluzione naturale del classico modello a braccio da ufficio; una lampada essenziale che produce un fascio di luce asimmetrica brevettato, potente e controllato, ideale per l’illuminazione dell’area di lavoro. La sua testa piana arrotondata cela una lente ultrapiatta brevettata ad altissima efficienza, pari al 97%. Il modello QI è dotato di un sistema di ricarica wireless, integrato nella base, per la pratica ricarica a induzione di cellulari e altri device di ultima generazione.

www.axolight.it

www.flos.com

foto ©Federico Torra

TRILUX CREAVO. La soluzione per un’illuminazione direzionale sia in ufficio sia in ambito scolastico dà la possibilità di scegliere fra tre ottiche con tecnologia a doppia ottica ConVision (Convenience Vision) con lenti e celle luminose. La serie comprende apparecchi da incasso, a plafone e sospensione, e un’ampia scelta di opzioni illuminotecniche e misure modulo.

www.trilux.com

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ERCO JILLY. Gli apparecchi per binari elettrificati offrono una luce efficiente, differenziata e conforme alle normative per le postazioni di lavoro. Possono essere adattati al layout degli uffici anche grazie alle tecnologie come la regolazione tramite Bluetooth. Il sistema di lenti in polimeri ottici offre un’efficienza luminosa particolarmente elevata, con oltre 140 Lumen per Watt. L’illuminotecnica e la componentistica sono collocati in un corpo rettangolare compatto e piatto.

www.erco.com

DELTA LIGHT SOLISCAPE. Il progetto di UNStudio è un sistema scalabile e componibile improntato al benessere. La gestione delle sorgenti luminose si combina con la riduzione della rumorosità con pannelli fonoassorbenti realizzati con materiale proveniente da bottiglie riciclate. L’illuminazione e l’acustica di Soliscape si adattano al comportamento delle persone e alle condizioni ambientali dello spazio grazie a un sistema evoluto di IOT.

www.deltalight.it

OLEV PURE BIOAIR. La nuova lampada sanifica gli ambienti attraverso il potere battericida della sorgente UV-C, qui integrata nel corpo illuminante, riconosciuta come efficace per contrastare il proliferare di virus, batteri e microorganismi patogeni. La potenza della sua tecnologia consente di raggiungere un’efficienza germicida pari al 99%. Pure BioAir è in grado di filtrare, in 8 ore, tutto il volume d’aria di un ufficio di 30 metri cubi.

www.olevlight.com

ZUMTOBEL ECOOS II. L’apparecchio minimalista e lineare, progettato per illuminare uffici e scuole, è ora disponibile nella nuova variante slim e nel modello classico, con molte opzioni di montaggio. L’indice di resa cromatica CRI 90 e la schermatura UGR < 19 migliorano l’effetto della luce in tutto l’ambiente. L’ottica a micropiramidi rifrange la luce in maniera precisa e specifica. Così guidata, la luce forma contrasti senza ombre multiple. Il risultato è un’illuminazione precisa.

www.zumtobel.com

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GRUPPO BONOMI PATTINI CONCLAD PRÊT-À-PORTER. Il Gruppo Bonomi Pattini, che comprende Coppo Legno, Sinco Wood, Lara Compensati, Paganoni Legno e Pbs Legnami è specializzato nella distribuzione di materiali innovativi per l’arredamento e l’architettura e propone anche una selezione di prodotti e materiali ecofriendly, in differenti finiture e colori. Ideale per arredare le pareti degli uffici: Conclad Prêt-à-Porter, una collezione di rivestimenti in lastre di cemento non-cemento, pronte all’uso, che permette di realizzare pareti a effetto cementizio facili da installare, manutenere, naturali, leggere, raffinate e con caratteristiche termiche e acustiche adeguate.

www.gruppobonomipattini.com

NESITE INTERFACE EMBODIED BEAUTY. Ispirata all’estetica giapponese del minimalismo, la collezione comprende una gamma di pavimenti tessili in doghe, tra cui i primi prodotti carbon negative cradle-to-gate, disponibili in tre stili: Shishu Stitch, Tokyo Texture e Zen Stitch. Come parte del programma Climate Take Back, tutti i prodotti della collezione sono carbon neutral per tutto il loro ciclo di vita.

www.interface.com

IPM ITALIA IPM FABRIKA. Resistenza all’usura, al calpestio e all’abrasione: IPM Fabrika è un sistema decorativo in resina effetto cemento dotato delle stesse caratteristiche di una pavimentazione tecnica. Prodotto nel laboratorio interno è ispirato al calcestruzzo e di questo materiale conserva solidità e funzionalità. Perfetto per i pavimenti, può essere anche applicato in verticale. A bassissime emissioni VOC, garantisce grande libertà creativa e risulta quindi molto apprezzato da architetti e interior designer. È additivabile con IPM Sanix, in grado di eliminare fino al 99,9% dei batteri presenti sulle superfici. Nella foto, il recente intervento nella sede di Metalworks.

www.ipmitalia.it

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FLOORA. Un sistema flessibile di verde da interno, adattabile a qualsiasi contesto in cui sia presente una pavimentazione sopraelevata. I moduli sono composti di vasche nelle quali alloggiare zone di verde e creare elementi divisori o decorativi. Le vasche sono collegate a sistemi di idrocoltura che garantiscono una facile manutenzione delle piante, grazie anche a un indicatore del livello di acqua e a un sistema di monitoraggio della loro salute.

www.floora.design


EUROAMBIENTE S.R.L. Via Pratese, 527 | 51100 Pistoia Tel. + 39 0573 4451 - Fax + 39 0573 445190 info@euroamb.it

www.euroamb.it



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