ICity 54 Estate 2019

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COVER

FRANCESCA BUONO

POLITICS

ROMANO PRODI

NAPOLI INSIDE MARCO ROSSI DORIA RIONE SANITA’ ANTONIO LOFFREDO STEFANO CONSIGLIO IVO POGGIANI PAOLO GIULIERINI POPPELLA CIRO OLIVA

FASHION DALILA SGHAIER

PEOPLE

LUCIANO BONDAVALLI anno 15 - N°54 estate_ 2019 ischiacity.it

euro 5,00




R I S E 39 MM HUSTLE&BRISTOL




francescofranco.it


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SE NON POSSIAMO PIÙ DIRCI CRISTIANI NON CONDIVIDIAMO L’USO STRUMENTALE DEI SENTIMENTI RELIGIOSI E L’OSTENTAZIONE IMPROPRIA DEI SIMBOLI DI FEDE (CROCEFISSO IN TESTA). PERCIÒ ABBIAMO DEDICATO LA NOSTRA COPERTINA AD UNA PREGHIERA LAICA: ABBIATE RISPETTO. Text_ Lello Montuori Photo_ Riccardo Sepe Visconti, Google Quando Benedetto Croce nel 1942 scrisse il saggio - divenuto poi assai celebre - dal titolo “Perché non possiamo non dirci cristiani” era “profondamente convinto e persuaso che il pensiero e la civiltà moderna fossero cristiani, prosecuzione dell’impulso dato da Gesù e da Paolo”. Risalendo alla genesi dell’opera, l’autore chiese all’amica Maria Curtopassi, che gli aveva regalato un’edizione del Nuovo Testamento dando origine alla sua riflessione, se non sentisse anch’ella “che nella terribile guerra mondiale ciò che è in contrasto, è una concezione ancora cristiana della vita, con un’altra che potrebbe risalire all’età precristiana, e anzi pre-ellenica e pre-orientale, e riattaccare a quella anteriore alla civiltà, la barbarica violenza dell’orda”. È proprio facendo appello alla storia - secondo il filosofo - che non si poteva non riconoscersi e dirsi cristiani. Ed è ancora facendo appello alla storia che possiamo ammettere con lui che il Cristianesimo sia stata la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai davvero compiuta. Perché a differenza di tutte le altre “essa operò nel centro dell’anima e della coscienza morale e la sua legge anzi attinse unicamente dalla voce interiore”. Verrebbe da chiedersi cosa sia rimasto di quel senso di appartenenza alla civiltà umana permeata di cristianesimo, almeno nella sua dimensione occidentale, di fronte al surreale dibattito di oggi, sulle nostre radici cristiane e sulla necessità di preservarle. Se sia più cristiana la devozione esibita dal ministro dell’Interno con i baci in diretta tv del crocifisso nel dibattito pre e post elezioni, la corona del rosario appesa al collo di una giornalista mentre legge il TG nazionale, la ricollocazione disposta attraverso circolari dei crocifissi nei pubblici uffici, oppure quel senso di smarrimento di molti credenti rispetto ai temi dell’intolleranza, del rifiuto dei migranti, di chi ha un diverso orientamento sessuale, di chi appartiene ad un’altra cultura, religione, nazionalità, pur facendo parte della stessa famiglia umana. Se cioè il nostro dirci cristiani ancora oggi non significhi piuttosto interrogarsi sulle ragioni della crisi della civiltà dell’accoglienza e della solidarietà, anziché riaffermare l’identità di una cultura e di un senso religioso dell’esistenza che davvero abbiamo smarrito da molto tempo. Se non ci sia qualcosa di pagano ed anzi apotropaico nel modo in cui pubblicamente si baciano crocifissi e si esibiscono coroncine del rosario, quando la quotidianità appare assai lontana da quel modello di civiltà dell’amore cui intendono esortare i vangeli di Gesù.

civiltà permeata di cultura e identità, in nome di un falso concetto di

Se possiamo, in altre parole, ancora dirci cristiani di fronte a forme di

laicità da alcuni preteso ed anzi brandito come clava. In questo conte-

devozione che appaiono solo proclamate come patrimonio identitario

sto, la questione della presenza del Crocifisso, nelle scuole come negli

e si rivelano poi lontanissime dalla pratica cristiana che è fatta di silen-

edifici pubblici, meriterebbe di essere inserita in un quadro di analisi e

zio, di incontri a volte sofferti, nell’intimo della propria coscienza, con

riflessione assai diverso.

quella voce che invita a fuggire il male, seguire il bene, sentire gli altri

Le radici cristiane della civiltà occidentale, almeno a partire dal tramon-

come fratelli e il prossimo come un’occasione per servire.

to della civiltà classica se essa può dirsi mai davvero tramontata, sono

Senza per questo rinunciare ai segni esteriori dell’appartenenza ad una

un fatto storico e il Cristianesimo ha pervaso del suo spirito e della sua


ad ogni costo. Se non quelli autenticamente cristiani e quindi occidentali del pluralismo, dell’accoglienza, del multiculturalismo, della solidarietà e del confronto aperto con tutti. Ciò che è rimasto di autenticamente cristiano nelle nostre radici, difese con la parola e con le opere, da un coraggioso testimone del Vangelo di Cristo nel nostro tempo, l’amato e assai avversato Papa Francesco. Un uomo che, al suo apparire sul soglio di San Pietro, ha generato una recrudescenza di tendenze reazionarie preconciliari ed antistoriche che pensavamo di aver consegnato ad altre epoche e che invece ancora si annidano non solo nelle sagrestie inquietanti della Chiesa universale, ma anche nella società secolarizzata, propugnando una visione della fede che appare come una guerra continua ai nemici inventati di volta in , che pericolosamente la minacciano. Non l’egoismo, non la cupidigia, non lo spreco di risorse da parte di pochi a danno di molti, ma la presunta perdita del senso del sacro. Perché il Papa pretende coerenza dell’agire e non vede di buon occhio tabernacoli, incensi, mozzette, sottane paonazze, fusciacche ed ostensori. Come se l’essere cristiani si risolvesse nei riti millenari della Chiesa. O in una liturgia fatta di simvisione del mondo, nel corso dei secoli, Stati, Istituzioni, Scuole, Uni-

boli che da soli sembrerebbero dare ancora un senso al dirsi e sentirsi

versità, centri di formazione e di studio, in una forma tale che, anche

cristiani.

in una società profondamente laica o secolarizzata quale quella in cui viviamo, nessuno potrà mai validamente negare il suo straordinario apporto alla cultura e alla civiltà, come si è realizzata nell’umano divenire in questa parte di mondo. Per un non credente o per il credente di un’altra confessione religiosa, un crocifisso in un’aula pubblica, di Tribunale come a Scuola, non è l’atto prepotente di una maggioranza assai arrogante, ma il segno che viviamo in un paese che è stato per molto tempo profondamente permeato - almeno nella sua storia - di cultura integralmente umanistica e quindi cristiana. Lo stesso principio vale più o meno per le feste religiose, dal Natale alla Pasqua, dall’Immacolata a quella del Patrono, adottate dal Calendario delle ricorrenze pubbliche che giustificano la chiusura - in quei giorni - degli uffici pubblici e delle Scuole di ogni ordine e grado, senza che nessuno viva queste chiusure come interruzione di un pubblico servizio, visto che viviamo in Europa e non nella Cina popolare o in Arabia Saudita. Vale più o meno lo stesso per il Presepe. Sono certo che a nessuno verrebbe mai in mente di rimuovere, dalle pareti con seta damascata, i quadri con soggetti religiosi che abbelliscono gli uffici di Ambasciate e Prefetture, le splendide sale di Montecitorio, di Palazzo Madama e del Quirinale. Si tratta di opere d’arte che manifestano il genio di chi ce le ha lasciate e testimoniano l’altissimo livello di cultura e civiltà cui è pervenuta nel corso dei secoli, la nostra comunità nazionale. Un presepe, anche per uno non crede in Gesù Cristo, resta un simbolo. Dei valori della nostra civiltà. Anche di quelli che forse abbiamo smarrito. Umiltà, solidarietà, pace, fratellanza, accoglienza, attenzione a chi non ha, sovvertimento dell’idea che conti solo chi ha il potere. Ma anche multiculturalismo, ospitalità, confronto e commistione di diversi. Non c’è quadro, arazzo, scultura o opera d’arte che, per un’idea sbagliata di rispetto e integrazione, non possa essere lasciata dove sta. Perché non è una rappresentazione che si impone. Ma diventa un invito a riflettere sull’uomo, recuperando il senso di un’umanità più autentica, non necessariamente religiosa, solo più attenta ai bisogni degli altri. Il prossimo vicino. Ma non c’è neanche - a volerla dire tutta - nessuna guerra in corso. Nessuna identità o patrimonio di valori cui arroccarsi. O da difendere

Napoli, Chiesa del Gesù Nuovo: Il Profeta Geremia scolpito da Cosimo Fanzago: “Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti” (Ger 1,18).


S U M M A R Y

CREDITS editorinchiefcreativedirector riccardosepevisconti executivedirector silviabuchner marketingdirector ceciliad’ambrosio artdirectorstyle carmelamodarelli

i

54

editors chiaranocchetti_special Sanità marcocortese_special Sanità emmasanto_music gemmarusso_people ceciliad’ambrosio_food

COVER_ Francesca Buono AD & PHOTO_ Riccardo Sepe Visconti MAKE UP_ Nancy Tortora per Aglaia HAIR_ Cristian Sirabella per Picasso Hair & Beauty DRESS_ Fabiana Filippi Boutique JEWELRY_ Massimo Bottiglieri Gioielli

PHOTO riccardosepevisconti T. 347 61 97 874 lisalatypova

CONTRIBUTING models dalilasghaier alessandradrei niccolòdrei francescabuono

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112

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Per la pubblicità: direttore marketing Cecilia D’Ambrosio 334. 2931628 marketing@ischiacity.it

editore officinaischitana delleartigrafiche s.r.l. via A. De Luca, 42 80077 ischia - italy rsv@ischiacity.it

115 COVER 23 Francesca Buono INSIDE ART 48 Il Museo traina la Città 53 Il Direttore scugnizzo 60 Nessuno tocchi i detrattori POLITICS 32 Avanti miei Prodi 40 Le 10 bugie del populismo FASHION 112 Dalila Sghaier 159 Fashion Kids INSIDE SOCIETY 42 Giuseppe Schisano 44 L’acceleratore di esistenze

INSIDE SANITÀ 64 Stefano Consiglio 70 San Gennà, miettece a mana toja 74 Il ponte che separa 78 Il ghetto diventa Città 89 Il capitale umano (che rende) 94 Poppella, ‘o ddoce ra’ Sanità 99 Ciro Oliva 102 Ivo Poggiani 107 L’InSanità by Zamparelli FOOD 120 Palamaro, Il mare nel cuore 126 La Tuga 128 Il Mosaico

130 ‘O purticciull 132 Terra Madre 134 Mozzarella De Martino 136 Bagno Ricciulillo 138 Il Bracconiere 142 La Rondinella 144 La Battigia 152 Le pizze di Ciro Coccia PEOPLE 154 Un mare di stelle 164 Luciano Bondavalli MUSIC 168 Gennaro Filisdeo

retefissa +39.081.5074161 retemobile 347.6197874 direttoreresponsabile riccardosepevisconti N°54, anno 2019 registrazione tribunale di napoli, n°5 del 5 febbraio 2005 stampa tipografia microprint, napoli


D I R E C T O R

i

PERCHÈ NON SONO... UNO DI VOI Gli effetti collaterali della rete

territorio, portatore in sé di “valori altri”, dunque molto diversi da quanto

(preconizzati da McLuhan) si

era possibile trovare all’interno di quella comunità e, al tempo stesso,

possono sintetizzare nel fatto che

capaci di integrarsi perfettamente nel tessuto locale. La grande alchimia

siamo diventati tutti cittadini di un

sta proprio in questo: essere portatore di valori complementari, che non si

solo, grande Villaggio Globale:

contrappongono all’esistente ma che invece lo definiscono, lo migliorano, lo

un’unica

portano alla crescita (altrimenti impossibile).

collettività

(divisa,

ancora per poco, in sottogruppi)

Don Antonio Loffredo - il vero protagonista dell’inserto dedicato alla Sanità

destinata ad amalgamare le

in questo numero di ICity - non è uomo della Sanità (ce lo racconta lui

diverse identità in un medesimo

stesso). Proviene da altre esperienze (simili ma non uguali) ed infatti impiega

contenitore.

nuovi

del tempo per studiare le trasformazioni possibili. Ecco perché riesce nel suo

equilibri impongono regole di

E

questi

progetto: egli porta qualcosa di radicalmente nuovo, che prima di lui non

economia di sistema che spesso generano disorientamento (e crisi) nei

esisteva. Loffredo è “altro”, ma perfettamente in grado di fondere la sua

sottosistemi non integrati o che scelgono di rimanere indipendenti (la Brexit

diversità all’interno di un sistema che in tal modo si rafforza. Molto!

ne è una dimostrazione lampante). Siamo, infatti, ancora al primo stadio di questa trasformazione e come tale viviamo la fase delle “reazioni di resistenza al processo di trasformazione”: è normale. Drammatico ma normale.

Lo stesso capita a quelle due realtà che, come spiegheremo diffusamente,

Le grandi trasformazioni in una comunità hanno possibilità di compiersi solo quando la novità proviene dall’esterno della comunità stessa.

Le piccole comunità - dove per “piccola” intendo anche quella

sono i pilastri della grande trasformazione della Sanità stessa e di tutta Napoli: il MANN ed il Museo di Capodimonte, grazie ai quali è stato possibile raggiungere l’immenso successo turistico di tutta la Città. I due Musei sono infatti guidati da direttori “stranieri”, uno francese Sylvain Bellenger alla reggia di Capodimonte, l’altro toscano Paolo Giulierini al Museo Archeologico. Due personaggi che dimostrano quotidianamente di aver capito la Città e di saperla leggere con occhi disincantati ma creativi, capaci, quindi, di interpretarne i bisogni e costruirne le prospettive come

italiana con i suoi 60 milioni di abitanti, se paragonata al mondo intero che

nessuno mai era riuscito a fare prima di loro.

ne conta poco meno di 8 miliardi - temono (naturalmente) di scomparire e

Ecco il grande successo di Napoli: chi ha un ruolo strategico (oggi) non è

per opporsi al cambiamento non esitano a ricorrere a reazioni ostili, perfino

uno di noi!

brutali. L’atteggiamento più diffuso diventa la non accettazione, il rifiuto anche a voler solo provare a comprendere la portata dei nuovi valori da introdurre. Ma rifiutarsi di aderire al sistema naturale dominante equivale a morire, è legge di Natura. Le grandi trasformazioni in una comunità hanno possibilità di compiersi solo quando la novità proviene dall’esterno della comunità stessa, altrimenti non parleremo di “grande trasformazione” ma di più semplice “evoluzione naturale”. Le trasformazioni, in quanto repentine, spesso sono in se stesse violente. Queste forme di aggressività non assumono

La grande alchimia sta proprio in questo: essere portatore di valori complementari, che non si contrappongono all’esistente ma lo definiscono, lo migliorano, lo portano alla crescita (altrimenti impossibile).

necessariamente connotati fisici, ma possono essere prepotenti nelle

Per tornare alla riflessione di partenza,

bisogna

considerare

che fino a prima dell’avvento dilagante dei social lo sforzo di ciascuno di noi - per farsi accettare all’interno di una comunità - era quello di “mimetizzarsi”: apparire assolutamente identico. Ora che i social sfumano i perimetri di appartenenza,

essere

identico

significherebbe essere marginale,

tempistiche e nelle loro espressioni culturali. Ma tutto ciò è necessario per

inutile. Se provassimo ad estendere

cambiare, per adeguarsi ai tempi, dunque per sopravvivere, possibilmente

questo schema al resto della Città (e non solo) ci renderemmo conto che

riuscendo a farlo anche meglio di prima.

crescono quelle realtà che si lasciano interpretare in modo originale, creando

Il Rione Sanità, negli anni, non è mai riuscito ad uscire dal pantano in cui

frattura con il passato.

precipitò quando la costruzione del Ponte della Sanità isolò l’intero quartiere

Con ICity ci siamo impegnati ad individuare i “portatori costruttivi di

dal resto di Napoli, perché non aveva mai impattato con un “fattore esterno

diversità” poiché siamo convinti che questa sia la strada giusta.

di cambiamento”: qualcosa o qualcuno che non fosse espressione di quel

RICCARDO SEPE VISCONTI




VENEZIA

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#coltellirosa

UNO SU TUTTI IL PIATTO CHE MI HA SEDOTTO

LA FRITTURA DI PARANZA DELLA BATTIGIA LA NOSTRA FOODINFLUENCER CECILIA È SEMPRE IN GIRO ALLA RICERCA DI NUOVI SAPORI, DI ABBINAMENTI INSOLITI E DI CHEF CHE CATTURINO LA SUA ATTENZIONE (E IL SUO PALATO). E QUANDO PUNTA IL COLTELLO, È PERCHÉ HA SCELTO DI AFFONDARLO NEL PIATTO GIUSTO, QUELLO CHE SU TUTTI REPUTA ECCELLENTE E… ASSOLUTAMENTE DA PROVARE! Text_ Cecilia D’Ambrosio Photo_ Riccardo Sepe Visconti

N

on è davvero estate senza certi cibi, e uno di questi, alle nostre

va mangiata, per apprezzarne appieno la fragranza e la morbidezza

latitudini, è di certo la frittura di paranza: un piatto essenziale,

delle carni che, all’interno, devono rimanere succose.

pochi ingredienti, che devono essere perfetti, come perfetta

deve essere la loro lavorazione. E questo è sicuramente il caso della frit-

tura di paranza che propone nel ristorante La Battigia sul corso di Lacco Ameno la chef e proprietaria Ida Mattera. Piacevoli spazi sul mare dove

OBBLIGO O VERITA’?

godersi la frescura e un affaccio privilegiato con vista sul Fungo, lo sco-

E’ d’obbligo accompagnare questa frittura di paranza con un bicchiere

glio più famoso dell’isola, per questo locale che cresce costantemente

di vino bianco alla giusta temperatura, magari scegliendolo con una fre-

nel segno della qualità. Dalla sua cucina passano solo materie prime

schezza acida più pronunciata, così da ripulire il palato e prepararlo al

freschissime, come il pesce di piccolo taglio che si trova all’arrivo del

boccone successivo.

peschereccio (il termine ‘paranza’ nel golfo di Napoli indicava appunto un tipo di imbarcazione usata per la pesca) al pomeriggio e che è protagonista secondo tradizione di questo che, in origine, era un piatto povero. Infatti, i pescatori tenevano per sé il pescato di dimensioni inferiori dopo aver venduto quello più grande e quindi considerato più pregiato. Oggi, la frittura di paranza è unanimemente ritenuta una prelibatezza e alla Battigia la interpretano al meglio, usando una bella varietà di pesce: merluzzetti, triglie, sogliolette, alici, gamberi, calamari che dopo essere stati avvolti solo da un sottile e uniforme velo di farina vengono fritti rapidamente in olio di qualità, garantendo la formazione di una crosticina dorata e croccante. Il risultato è un vero tripudio di profumi e sapore. A tavola la frittura di paranza arriva caldissima e così La Battigia Ristorante corso A. Rizzoli, 5 - Lacco Ameno Info. 081. 900837


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C O V E R

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FRANCESCA BUONO

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Camicia, calzoncini, sneakers e marsupio tutto Fabiana Filippi; orologio Bulgari, anelli e bracciali in oro bianco e brillanti Crieri; occhiali Kaleos Eyehunters. A seguire, abito, borsa e sandali, tutto Fabiana Filippi; bracciale, collana e orecchini in oro e madreperla Marco Bicego.


ART DIRECTOR & PHOTO_ Riccardo Sepe Visconti MODEL_ Francesca Buono MAKE UP_ Nancy Tortora per Aglaia, Ischia HAIR_ Cristian Sirabella per Picasso Hair & Beauty Center, Ischia DRESS_ SHOES & ACCESSORIES Fabiana Filippi Boutique, Lacco Ameno JEWELRY_ Massimo Bottiglieri Gioielli, Ischia - Forio EYE WEAR_ Ottica Cinzia Pipolo, Ischia PHOTO ASSISTANT_ Lisa Latypova LOCATION_ Atelier di Raffaele Iacono, Ischia


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Camicia e pantaloni, scarpe e accessori tutto Fabiana Filippi; gioielli in argento tutto Pesavento.


Abito e accessori, tutto Fabiana Filippi; orologio Bulgari, orecchini K di Kuore, anelli Cervera e Marco Bicego.


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I T A L I A / P O L I T I C S

i

34 EUROPA: AVANTI MIEI PRODI Photo_ Riccardo Sepe Visconti _Google

N

ell’ambito del Sabato delle idee, osservatorio multidisciplinare dell’Università Federico II nato per studiare i mutamenti dello scenario geopolitico internazionale, il giornalista Alessandro Barbano ha intervistato Romano Prodi (nella foto in apertura), Presidente della Commissione Europea nel quinquennio 1999-2004 e due volte premier in Italia. Ne è scaturita una serie di riflessioni che offrono punti di vista originali

- che se ne condividano o meno le posizioni - su dove sta andando l’Europa e su temi che stanno determinando il futuro del mondo, dalle nuove tecnologie alla messa in discussione del concetto di democrazia al ruolo di Cina e USA.


Mario Draghi

Emmanuel Macron

Theresa May e Angela Merkel

EUROPA E DEMOCRAZIA: DUE SISTEMI IN CRISI?

uno stile da pistolero, che solo tre anni fa sarebbe stato inimmaginabile.

La democrazia rappresentativa è messa sotto pressione da culture

nel suo modello organizzativo, che della Lega, per sua stessa definizione,

e pensieri politici che hanno come obiettivo di conquistare il

è di tipo autoritario. E’ interessante riflettere sul fatto che gli obiettivi

palazzo europeo e svuotarlo dall’interno. Di fronte a questa

generali dei gilet gialli francesi e dei 5 Stelle hanno tanti punti di contatto: li

congiuntura dobbiamo registrare la debolezza dei singoli Stati: la

distingue il fatto che i 5 Stelle hanno raggiunto il potere perché organizzati

Germania si avvia alla chiusura di un ciclo, segnato dalla leadership

in modo assolutamente verticale, invece il movimento francese innesca sì

di Angela Merkel, la Francia di Macron si scopre fragile; l’Italia, da

moltissime tensioni ma non arriva a cambiare il governo del paese proprio

parte sua, è stata la prima a capitolare alle forze anti-europeiste,

perché manca di questa organizzazione verticistica, è privo di un’autorità.

Questa crisi dilagante non poteva non coinvolgere l’Europa: e così è stato in Ungheria, Polonia e in Italia. Il fatto è che quello che chiamiamo “populismo” è desiderio di autorità e, in effetti, sia la struttura del M5S,

mentre in Spagna alla delicata contingenza politica si affiancano le difficoltà dovute alla frammentazione dei partiti e alle spinte

Lei ci ricorda, quindi, che l’utopia della democrazia diretta nasconde

scissionistiche della Catalogna. L’Europa è in pericolo? E se è così,

sempre un’evoluzione che conduce al governo di pochi sui molti.

pensa sia in percolo il destino dell’Europa federale o la stessa idea

Non c’è dubbio, l’unica democrazia che funziona è quella rappresentativa.

di democrazia?

Lorenzo Giusso, intellettuale napoletano attivo ai primi del ‘900,

La democrazia è in crisi in tutto il mondo, il desiderio di autorità è

che guardò con favore al fascismo, ma era di matrice liberale e

diventato dominante a livello mondiale. Nelle Filippine c’è un dittatore,

ha scritto Le dittature democratiche d’Italia, oggi si parla di

sono di impronta autoritaria i governi di Cina, Pakistan, Russia, Turchia, lo

“democrazie illiberali”. Marco Revelli in un libro sul populismo

stesso Trump è frutto di questa tendenza, il Brasile ha un presidente con

presenta un parallelo fra ciò che accadde durante la prima crisi


della mondializzazione, alla fine della prima guerra mondiale e

che hanno molta presa, una di queste è il ruolo dell’euro, in

ciò che avviene adesso. Definendo la crisi di allora una malattia

particolare l’idea che l’unione monetaria fra paesi con sistemi

infantile della democrazia, che faticava a imporsi come condizione

fiscali e regole del lavoro differenti abbia concentrato ricchezza

stabile. Oggi, invece, la considera una malattia senile, frutto

dove c’era già e indebolito gli altri. Ma c’è chi, invece, per esempio

della consunzione della democrazia. Lei pensa che la democrazia

Mario Draghi, fa notare che gli effetti dell’euro sono stati anche

sia all’epilogo, o è una fase di passaggio, oltre la quale esiste la

positivi: prima della moneta unica, infatti, le valute nazionali non

possibilità di recuperarla?

avevano la sovranità assoluta, essendoci la dittatura del marco. Lei

Questo non può dirlo nessuno, perché la storia non si ripete mai:

è d’accordo?

certamente siamo in un momento di stanchezza ma la si può rivitalizzare.

Certamente. Quando si costruì l’euro ero presidente del Consiglio italiano,

Con l’eccezione di Italia, Polonia e Ungheria, la democrazia liberale in

e nel momento della costituzione ero presidente della Commissione

Europa c’è ancora, con caratteristiche del tutto diverse: in Germania, per

Europea: quando feci notare a Helmut Kohl, allora primo ministro della

esempio, nel dopoguerra c’erano due partiti. Poi sono aumentati e la

Germania, che tutti gli industriali tedeschi erano contro l’euro e gli

formazione del governo, di conseguenza, è diventata sempre più complicata: il fatto è che la democrazia fatica ad adattarsi alla combinazione sempre più articolata di fattori che offre una società evoluta. Ma questo passo in avanti va fatto, la democrazia ha sempre avuto la forza di adattarsi alle circostanze. Lo

sviluppo

tecnologico

sopravanza

la

democrazia nella capacità di costruirsi un vestito sui mutamenti della società? NNon sopravanza, sfida! E’ una gara aperta, in cui l’Europa ha ancora molto da dire. Siamo diversi in senso positivo da altri luoghi nel mondo, non solo

Quando chiesi al cancelliere tedesco Kohl perché volesse la moneta unica mi disse: “Voglio l’euro perché mio fratello è morto in guerra!”. Per lui era importante l’idea politica forte che deve sottendere all’Europa unita.

perché la democrazia tutto sommato prevale. Noi con

domandai perché nonostante ciò lui fosse a favore, mi diede una risposta che non mi sarei mai aspettato. Disse infatti: “Voglio l’euro perché mio fratello è morto in guerra!”. Quindi il cancelliere tedesco non ha fatto ragionamenti finanziari, per lui era importante l’idea politica forte che deve sottendere all’Europa unita. Se non riusciamo in questo intento, le difficoltà ci saranno sempre. E quando gli replicai che realizzare per bene la moneta unica significava mettere in atto misure di coordinamento dei bilanci, raccordare le strutture economiche, anche in quel caso mi rispose: “Voi italiani avete un proverbio che dice ‘Roma non fu fatta in un giorno’! E - aggiunse -

tutti i nostri problemi, un welfare state, un minimo di protezione nella

solo con la violenza si può cambiare tutto rapidamente, operando in pace

sanità, per esempio, lo abbiamo ancora; altrove non è così, in Cina, paese

c’è bisogno di tempo”. Insomma, l’Europa è un processo in costruzione.

comunista, nel quale quindi dovrebbero per definizione esserci garanzie per tutti, ma anche negli USA, se ci si ammala è un problema. Come europei abbiamo ancora modo di costituire un punto di riferimento sulle questioni essenziali, ma non dobbiamo essere divisi.

LE DIS-UNIONI EUROPEE

La retorica populista contro l’Europa si nutre di alcune categorie Di recente, lei ha dichiarato che l’euro grazie alla guerra dei dazi fra USA e Cina ha una nuova occasione. Ci spieghi a cosa si riferisce. Lo faccio raccontando un episodio, avvenuto quando come presidente della Commissione avevo incontri bilaterali con il presidente cinese. Sono riunioni cui si arriva con dossier imponenti che riguardano ogni genere di ambito, ma lui era interessato soltanto a sapere se avremmo introdotto l’euro, se sarebbero scomparsi marco e franco (non mi chiese niente della lira!). Poi aggiunse: “Potremmo prendere le nostre riserve (cosa che infatti fecero)” e concluse “Vorrei che l’euro diventasse forte, perché se accanto al dollaro c’è un’altra moneta, ciò vorrà dire che c’è posto anche per la nostra!”. Aveva già la visione di un mondo che da monopolare diventava multipolare: l’Europa non potrà mai trasformarsi nella prima potenza militare del mondo, non ha senso, ma avere la forza di essere arbitro, poter mediare, esprimere una propria posizione, questo sì. E allora c’erano i presupposti per riuscirci; poi scoppiò la guerra in Irak... Ma il nostro obiettivo come Europa rimane avere una parola in questo scontro fra giganti. L’euro era un mattoncino intorno al quale andava costruita una leva fiscale comune. Quando, dopo la caduta del muro di Berlino, i grandi capitali iniziarono a transitare grazie alla potenza delle multinazionali con una capacità di impatto che superava quella degli stati-nazione, qualcuno si accorse che, in assenza di una leva fiscale globale, queste forze avrebbero minato le basi della democrazia. Faccio un esempio che illustra bene quanto sta accadendo già da tempo. Apple si insedia in Irlanda con una tassazione irrisoria dei Vladimir Putin

proventi e all’Europa che richiede all’Irlanda, che dell’UE fa parte, di tassare maggiormente la multinazionale dell’elettronica, lo


troppo grande per l’Europa, ma è troppo piccola per il mondo: se non ci mettiamo insieme non riusciremo mai a varare le caravelle! E saranno sempre altri a comandarci. Sergio Fabrini nel suo libro Sdoppiamento teorizza “l’Europa a 2 velocità”. Portando avanti una tesi presente nell’elité europea secondo cui ci dovrebbe essere un nocciolo duro di paesi che condividono politiche fiscali, politiche di intesa, e un’altra parte che sta nel mercato comune. In questo modo si supera il tema dell’unanimità delle decisioni guadagnando in operatività. Ammesso che lei sia d’accordo con questa posizione, chi poi dovrebbe assumere l’iniziativa, i governi? Non si rischierebbe di Jair Bolsonaro

depotenziare ulteriormente il Parlamento dove attualmente tutti i paesi hanno il medesimo peso? O lo lasciamo decidere all’accordo Angela Merkel e Macron, che, peraltro, sembra un accordo di piccolo cabotaggio? Voglio un’ Europa che comprenda tutti, ma sono già due anni e mezzo che parlo con realismo di Europa a più velocità, perché ci sono Stati meno pronti di altri a condividere certe scelte. Peraltro, la storia stessa dell’Europa ci dice che per arrivarci si deve passare per un grande accordo francotedesco, con l’Italia che media. Tuttavia, nella realtà dei fatti ci sono delle difficoltà a raggiungere l’obiettivo di avere alcuni paesi che facciano da avanguardia. E spiego perché. Macron è andato al potere lanciando dei segnali che facevano pensare a una sua volontà di farsi artefice di una svolta. Contemporaneamente il Regno Unito usciva dall’Unione Europea, per cui la Francia restava l’unico paese dell’Unione con il diritto di veto all’ONU e con l’arma nucleare. La conseguenza logica di questa serie di premesse era che il presidente francese prendesse l’iniziativa per l’esercito comune europeo, nel senso di condividere almeno in parte l’uso dell’arma

Jacques Chirac

nucleare e del diritto di veto all’ONU, dove il potere è passato dall’assemblea al consiglio di sicurezza, che riunisce i cinque paesi vincitori della seconda guerra mondiale. E invece Macron finora si è dimostrato più francese che europeo in politica estera. E’ andato in Libano senza parlare con noi

Stato risponde che alle tasse preferisce i posti di lavoro che essa

italiani che stiamo mantenendo la pace lì da tempo, bombarda la Siria

garantisce. Alla fine, pressato, lo Stato irlandese li incassa pure 14

senza dirlo ai tedeschi, e in Libia tratta con tutte e due le parti (Ndr. La Libia

miliardi di euro, ma li accantona in attesa che Apple faccia ricorso

attualmente è attraversata da una guerra civile e ci sono due governi che si

perché nella sostanza è colluso con loro contro l’Europa. Questa

contrappongono). Di fronte ad atteggiamenti del genere, la Germania ha

non è la resa della democrazia alla forza del capitale finanziario?

reagito dicendo: voi francesi vi prendete il monopolio della politica estera,

No, questa è la fesseria prodotta da un paese che è convinto che essere da

io mi tengo quello della politica economica. Di conseguenza, qualsiasi

soli dia più forza. Quando dico che l’Europa è come un pane mezzo cotto

proposta francese diretta a mettere insieme la gestione dell’economia (e

e mezzo crudo, fatto a metà insomma, intendo proprio questo, siamo

negli ultimi mesi ce ne sono state di interessanti) viene respinta. Così invece

frammentati e c’è chi pensa di poter trarre vantaggi comportandosi come

di avere un solo motore con due pistoni, abbiamo due motori con un

ha fatto l’Irlanda. Ma vediamone le conseguenze: i nuovi dominatori del mondo sono tutti americani o cinesi. Vent’anni fa i dominatori dell’economia globale erano alcune grandi banche e poi General Motors, General Electric, Esso, e trovavamo anche la Shell (compagnia petrolifera fondata in Olanda) e alcune aziende europee. Oggi, invece, sono Apple, Ali Baba, Google, Amazon, nessuna è europea, nessuna! Nel Rinascimento l’Italia primeggiava, Venezia,

Napoli,

Genova,

Firenze,

eravamo

i

campioni del mondo, nell’arte della guerra e in quella della pace, nella filosofia e nella scienza. E’ arrivata

pistone ciascuno. Al momento ‘l’automobile europea’

Secondo me si arriverà all’Europa a due velocità e se si continua di questo passo l’Italia finirà esclusa dal gruppo di testa. Mentre due anni fa avrei giurato che c’eravamo.

la prima globalizzazione, la scoperta dell’America e

procede in questo modo...! Poi c’è stato l’incontro di Aquisgrana fra Merkel e Macron: avevano capito che non si poteva andare avanti così e hanno stretto un mezzo accordo. Sui grandi temi c’è ancora distanza, ma hanno cominciato ad agire su ambiti delicati come la politica industriale comune. E purtroppo l’Italia in questa fase strategica è totalmente esclusa. Lei ha esortato per anni l’Italia ad allearsi con la Spagna e invece adesso è la Spagna che ha preso il nostro posto... E’ vero che la Spagna si trova in grande difficoltà per la questione della secessione catalana, però nessun

siamo scomparsi per 4 secoli dalla carta geografica del mondo. Mi rattrista

partito spagnolo mette in dubbio l’adesione all’Europa. Invece l’Italia

molto che noi siamo quelli che hanno coniato il detto “Francia o Spagna,

tende a tirarsene fuori, e quindi è chiaro che la Spagna va a sostituirci sulla

purché se magna!”. Questo significa essere divisi... Gli Stati europei sono

scacchiera dei rapporti con i partner europei. La Spagna è economicamente

come quelli che componevano l’Italia prima dell’unità, la stessa Germania,

più debole dell’Italia ma in questo momento è più affidabile. Ho già detto

e lo ha detto anche l’ex ministro degli esteri tedesco Joska Fischer, è forse

che secondo me si arriverà all’Europa a due velocità: ora se si continua


Cina ha potuto copiare mentre si sarebbe dovuto porre delle regole: ci penalizza il fatto che manchi un’autorità mondiale che le faccia rispettare.

Romano Prodi ed Helmut Kohl

Nel tempo abbiamo messo in crisi istituzioni come l’ONU, il WTO (World Trade Organization, l’Organizzazione Mondiale per il Commercio, nata per supervisionare gli accordi commerciali fra gli Stati aderenti), e si è lasciata la decisione alle imprese occidentali, e il loro interesse era andare a produrre in Cina e prosperare grazie al basso costo del lavoro che c’è lì. Già negli anni ‘80 scrissi un articolo su questo problema che era intitolato “1-40” perché il costo del lavoro in Italia era 40 volte quello praticato in Cina. Oggi lo stesso articolo dovrebbe intitolarsi “1-2,5”. E se guardiamo alle professioni più elevate, il costo del lavoro a Shangai per una banca come Unicredit per esempio, è identico a quello che si registra a Milano. Tuttavia, continuiamo ad avere regole non coordinate, per cui parte della concorrenza cinese è selvaggia, in particolare insisto sulle prescrizioni da imporre sulla proprietà intellettuale, che mancano e consentono loro di copiare. In realtà la grande disparità nella ridistribuzione del lavoro deriva da altri due fenomeni: la finanziarizzazione dell’economia, da di questo passo l’Italia finirà esclusa dal primo gruppo. Mentre due anni

imputare ad americani ed europei, e lo sviluppo tecnologico, per cui ogni

fa avrei giurato che c’eravamo! Il governo prende posizioni che mutano

grande innovazione spiazza i lavoratori intermedi, facendo emergere

rapidamente: qualche mese fa sembrava che si volesse uscire dall’euro,

un piccolo numero di addetti che guadagna di più, mentre il resto si dedica a incombenze poche pagate come pulizie ed

adesso pare che nessuno voglia farlo più, l’uscita della Gran Bretagna è talmente pasticciata e dannosa che neppure gli inglesi riescono a gestirla. Anzi la brexit sta consolidando fra loro i paesi europei: eravamo tutti convinti che di fronte alla brexit ci sarebbe stata un’Europa divisa a trattare con un ‘regno unito’ di Gran Bretagna. Invece, è accaduto esattamente il contrario, la Gran Bretagna si è divisa al suo interno sul tema dell’uscita dall’UE ed è stata costretta a intavolare trattative con un’Europa che si sta mostrando compatta. E aggiungo che non vedo all’orizzonte prospettive di ulteriori scissioni. I paesi

In generale il risultato della globalizzazione è positivo, due miliardi e mezzo di persone sono arrivate ad avere una sufficienza economica e oggi sono la spinta dello sviluppo del resto del mondo.

che più avevano la tentazione di farlo - Ungheria

assistenza. Ciò costituisce la vera spaccatura che attraversa la nostra società. E questo fenomeno può solo accentuarsi nei prossimi anni, con lo tsunami di innovazione cui stiamo assistendo, che aumenta la produttività ma anche l’automatizzazione del lavoro con la conseguente riduzione di impegno umano necessario. Con due effetti, ridurre i salari e spostare il carico fiscale dal capitale ai lavoratori. Come si fa ad invertire questa tendenza? Posso per una volta non essere ottimista? Finché ci saranno paradisi fiscali sarà difficile, è necessaria

e Polonia - non se lo sognano neanche, dato che vivono dei soldi che

un’autorità internazionale per riuscire a invertire il trend. Accanto a

arrivano dall’UE. E la Polonia li sta spendendo in modo splendido, negli

quelle che abbiamo già indicato come tendenze nel mondo del lavoro, va

ultimi 5 secoli non ha mai avuto un periodo di sviluppo e di capacità di

ricordato un fenomeno molto importante cui stiamo assistendo, vale a dire

espressione come quello che sta vivendo oggi.

la perdita di potere dei governi sulla fiscalità. Faccio l’esempio degli Stati Uniti, dove alla fine della Seconda Guerra mondiale l’aliquota massima per

GLOBALIZZAZIONE: VINCITORI E PERDENTI

i più ricchi era fra il 70 e l’80%; oggi è inferiore al 30%. Ma ciò accade in tutti i paesi del mondo, perché se si innalza l’aliquota il capitale scappa. Oggi la politica può solo promettere “meno tasse”, salvo poi non riuscire a mantenere il proposito. Esiste solo una minoranza puramente intellettuale, negli USA e in Gran Bretagna con Corbin, che va controcorrente, perché

In aree diverse del mondo la globalizzazione ha prodotto effetti

se non arriva un accordo sovranazionale è difficilissimo invertire l’attuale

differenti: c’è chi vive di globalizzazione e grazie ad essa ha

tendenza e avere il riequilibrio di cui si parlava.

migliorato il suo stato, mentre in Occidente ci sono i perdenti della globalizzazione. Ma è davvero questa la verità? La generazione attuale, a ben guardare, non è la più ricca rispetto a tutte quelle che l’hanno preceduta? Il vero errore del liberalismo è stato di aver fatto crescere le diseguaglianze o piuttosto di aver fatto

CHE FINE HA FATTO LA SINISTRA?

aumentare le aspettative, cioè che si aspira a possedere, in maniera esagerata?

Il riequilibrio può essere dato solo dal ritorno ad una fiscalità

Dal punto di vista generale il risultato della globalizzazione è certamente

onerosa e all’intervento pubblico, o il liberismo può difendere

positivo, due miliardi e mezzo di persone sono arrivate ad avere una

le sue prospettive? I mercati possono regolarsi senza intervento

sufficienza economica e oggi sono la spinta dello sviluppo del resto del

statale? O lei si identifica nelle posizioni del leader della sinistra

mondo: nel 2018 un terzo dello sviluppo mondiale si deve alla Cina. Ma

inglese Corbin e dell’economista francese Piketty che propone una

questo sviluppo tumultuoso senza garanzie sulle regole del commercio

patrimoniale dell’80% sui redditi alti?

ha messo in difficoltà da noi una serie di strutture economiche.

Il ritorno ad una certa maggior giustizia sociale è indispensabile per la

Particolarmente strategica è la questione della proprietà intellettuale: la

salvezza dei sistemi, i riassestamenti sono indispensabili. Ma non ci si può


arrivare senza una collaborazione fra Stati, perché ci sarà sempre, per esempio, l’Irlanda che per attrarre grandi multinazionali rifiuta di applicare una leva fiscale adeguata, come si è visto. D’altra parte, sono convinto che se non si ottiene il riequilibrio ci sarà un momento di rottura perché questa differenziazione ha toccato livelli di guardia. E stiamo andando verso la non-comprensione del fenomeno, la Cina ha tentato un cambio di rotta, ma non è stata finora abbastanza incisiva e le divisioni stanno aumentando. Individua in questo una delle cause della sconfitta delle sinistre in tanti paesi? In realtà la crisi tocca tutti i partiti tradizionali, non solo la sinistra. La destra al momento si salva ancora solo perché si è presa il ruolo di controllare l’immigrazione. In Germania, per esempio, i socialisti sono un disastro, ma i democristiani hanno avuto un bel calo di consensi. In questo contesto le politiche riformiste di sinistra verso il mercato che hanno liberalizzato il lavoro, per esempio il jobs act in Italia, sono state un errore? La sinistra italiana fa bene a metterle da parte, o invece ha perso perché ha osato poco, non ha scommesso sul ridisegno della mappa delle debolezze, puntando piuttosto sul mercato in maniera ancor più coraggiosa? Si deve distinguere fra sinistra e sinistra. Dove troviamo una struttura statuale più severa, com’è nel nord Europa, la forbice fra ricchi e poveri non si è accentuata - ed è uno dei pochi posti al mondo in cui c’è stato anzi un riavvicinamento degli estremi. E sono i paesi in cui la sinistra ha ceduto meno. Ma hanno applicato strumenti di giustizia sociale che da noi è più difficile mettere in atto, penso per esempio che se in Italia ci fosse un’evasione fiscale in linea con quella media in Europa non avremmo nessun problema di debito e di deficit. E su questo tema né sinistra né destra hanno potuto far molto. Abbiamo anche un problema di credibilità: ricordo che quando andai al governo la prima volta si pensava che saremmo durati 5 anni: ebbene, dopo pochi mesi venne da me il ministro delle finanze Visco stupito perché era cresciuto il gettito fiscale, benché non avessimo ancora cominciato a mettere in atto misure particolari. Era successo che i cittadini vedendo alla guida del Paese un governo più strutturato con delle prospettive di durata e che avrebbe lavorato sul problema delle imposte, spontaneamente versavano le tasse dovute; ovviamente quando, viceversa, si sono palesate le debolezze di quello stesso governo si è avuto un’altrettanto rapida inversione di tendenza. Il problema è che la democrazia deve avere in se stessa l’autorità, mentre adesso sono due entità totalmente separate.

IL MONDO AI TEMPI DI TRUMP E HUAWEI Sul piano internazionale, come premier e come presidente della Commissione europea, lei ha rappresentato un atlantismo intelligente, che dialogava con la Russia, facendo capire all’Europa che alcune rigidità nei loro confronti erano un errore. Allora, però le posizioni erano definite, chiare. Oggi, invece, con un alleato come Trump, che è il primo a voler rompere l’alleanza, prendere posizione è più difficile. Come si fa in un mondo che sta tornando alla competizione dei grandi blocchi a trovare un punto di equilibrio che salvaguardi le esigenze della collocazione internazionale dell’Italia e dell’Europa e il rapporto con la Russia? E’ vero che prima era più facile. Sono stato l’unico leader occidentale ad andare in visita ufficiale in Iran nel momento in cui era al governo l’ayatollah Khatami, ma l’ho fatto essendomi prima confrontato con il presidente americano Clinton - come è giusto quando si hanno alleati potenti. E gli ho spiegato che il nostro paese aveva interessi seri in Iran e lui era d’accordo a che la visita avvenisse, perché l’Occidente aveva interesse al dialogo e noi potevamo costituire un passaggio intermedio in questa direzione. Quando l’Alitalia ha comprato i primi aerei jumbo jet non li ha messi sulla linea RomaNew York ma Roma-Teheran, perché ai tempi dello Scià i rapporti con il nostro paese erano intensi. Venendo all’attualità, è vero che tutto è mutato, il presidente Trump costituisce un cambiamento radicale. Ne ho conosciuti tanti di presidenti americani, Bush non era certo una persona colta, ma la sua famiglia aveva legami con l’Europa, e lui se ne sentiva un po’ figlio; Clinton in Europa aveva studiato. Per Obama, invece, eravamo un punto qualsiasi del mondo, valevamo quanto Singapore, insomma. Poi è arrivato Trump, che sente l’Europa come un potenziale avversario, perché mette al primo posto la questione economica. Si permette di insultare la cancelliera Merkel in modo assolutamente volgare, di attaccarci, di prenderci in giro. E questo è sicuramente un errore storico. E come si deve reagire? Difendendo noi l’atlantismo, aumentando le spese militari come la Lega da tempo chiede o dobbiamo, viceversa, disimpegnarci ulteriormente? Va fatta l’una e l’altra cosa. Dobbiamo allineare le posizioni europee su questo punto, mentre la Nato oggi è assolutamente sbilanciata e ci sono divergenze fra gli Stati europei. Se ci fosse, invece, un esercito europeo, per quanto meno forte di quello americano, avremmo maggior voce in capitolo nelle questioni internazionali, e non dobbiamo presentarci divisi. Per esempio,

Jeremy Corbyn

Fra i pastori di S. Gregorio Armeno: Kim Jong-un, Putin e Donald Trump


l’America propone di installare missili sul territorio polacco e, sostanzialmente, è la Polonia che decide, non l’UE. Altro fattore strategico da considerare è che, per quanto ci sia fedeltà all’Alleanza Atlantica, non abbiamo interesse a rompere i rapporti con la Russia e a buttarla fra le braccia della Cina. La Russia, infatti, a fronte delle sue smisurate risorse naturali ha un’economia fragile, non ce la fa ad andare avanti da sola: faccio un esempio che chiarisce questo punto, la crescita di un anno della Cina (nel 2018 è stata del 6,6%, neppure eccezionale) equivale a tutto il pil russo, cioè la Cina cresce di una Russia all’anno! E’, quindi, un paese politicamente forte, importante negli equilibri militari e territoriali del mondo ma debole sul piano economico. Per cui non può stare da sola ed è ovvio che se l’Europa le chiude le porte si rivolgerà alla Cina! Durante la conferenza stampa finale di un vertice Europa-Cina, ero insieme a Putin e illustrai tante iniziative che potevamo portare avanti

globalizzazione facile, quella che sembrava funzionare, ma anche

insieme sintetizzandolo nell’immagine ‘Russia ed Europa sono come whisky &

della crisi europea, si sono convinti che le istituzioni servono e non

soda’; lui si disse d’accordo, correggendomi solo sul fatto che preferiva rifarsi

servono, hanno visto, da ultimo, la più grave crisi economica dalla

all’accoppiata ‘caviale & vodka’! Dopo però si è rotto tutto... Oggi abbiamo

fine della prima guerra mondiale. Come si spiega a questi ragazzi che

le sanzioni contro la Russia, il paese leader che le pone è la Germania che,

l’Europa deve avere ancora un ruolo?

però, ha anche concluso con la Russia il più grande affare strategico che si

I ragazzi di cui parla lei stanno spaccando tutti i modelli informativi, i

potesse realizzare, cioè il gasdotto del Nord, che farà arrivare direttamente

discorsi come il nostro non li attirano. Da giovane ho studiato molto il tema

in Germania il gas russo passando sotto il mare, saltando Ucraina e Polonia.

dell’antitrust, cioè i sistemi di leggi che limitano la forza delle grandi imprese (petrolieri, banchieri), mentre oggi di questo non si parla

Davanti a tutto ciò io dico: questa è un’Europa unita?! Davanti all’incompiutezza politica, sembra che la pace si regga sui vantaggi economici costruiti dalla globalizzazione... Da qualche tempo, contrariamente all’opinione comune, penso che non ci sarà una vera guerra commerciale fra USA e Cina, la ragione è che il 40% delle esportazioni cinesi sono in capo a multinazionali, che hanno interessi quindi in più punti del mondo e bilanciano lo scontro commerciale. Mentre penso che sarà terribile la guerra per il primato scientifico e tecnologico. Il caso Huawei, che è culminato nell’arresto in Canada della figlia del

Lo sviluppo tecnologico, le grandi innovazioni spiazzano i lavoratori intermedi, facendo emergere un piccolo numero di addetti che guadagna di più, mentre il resto si dedica a incombenze poche pagate.

proprietario dell’azienda di elettronica cinese, nulla ha

più, eppure fortissime potenze economiche (Apple, Google) esistono eccome! Ne ho parlato di recente con un professore con cui ho lavorato all’università di Berkeley, e lui mi ha detto: “Il mondo da allora è totalmente cambiato. Rockfeller era potentissimo ma antipatico, perché faceva pagare di più la benzina con tutto quello che ne viene. E di conseguenza nel Parlamento americano si coagulavano le forze per limitarne il potere. Al contrario, i grandi ricchi di oggi risultano simpatici ai nostri ragazzi, perché danno servizi gratis (i guadagni li fanno in altro modo), e nessun politico osa condurre azioni di antitrust contro di loro,

a che fare con il commercio ma riguarda piuttosto la supremazia tecnologica,

che hanno un potere immenso. E continueranno a usarlo fino a che non

perché Huawei è l’unica al mondo a poter fare concorrenza agli americani sul

violeranno alcune norme”. Per esempio, si inizia ad accusare le aziende che

sistema futuro del 5G e sull’intelligenza artificiale (che influenza il commercio,

raccolgono ed elaborano i dati che provengono dalla rete di interferenza nella

l’industria, le scienze ma anche i risultati elettorali). E su questo l’intesa è

vita politica, come è accaduto alla società di consulenza Cambridge Analytica,

impossibile.

ciò significa che forse ci stiamo svegliando e iniziano le prime reazioni. Ma al

I diciottenni che hanno votato per la prima volta alle Europee

momento è una macchina infernale, che cresce sempre di più e si sta andando

2019 sono nati dopo l’attentato alle Torri Gemelle, sono figli della

verso la radicalizzazione del sistema.

Renzi, Berlusconi, Di Maio, Mattarella, Gentiloni e Salvini



i

I T A L I A / P O L I T I C S

LE DIECI INACCETTABILI BUGIE DEL POPULISMO Photo_ ICity Agency

D

a quando ha lasciato nel 2018 la direzione del Mattino per coerenza con le sue idee sulla maggioranza giallo verde, la vita di Alessandro Barbano si è indirizzata verso nuovi orizzonti, quelli di scrittore prolifico e di successo, nonché di manager della fondazione Campania dei Festival. E contemporaneamente possiamo ben dire che sia letteralmente esploso un ‘caso Barbano’, i talk show politici, infatti, fanno a gara

per averlo in trasmissione come autorevole commentatore. E senza alcun ombra di dubbio la prima persona che ha intuito la potenzialità di Barbano è Enzo D’Elia che con la sua agenzia di promozione letteraria sa valorizzare figure e profili professionali nel mondo della scrittura. Grande successo anche per l’ultima fatica di Barbano, Le dieci bugie, come l’autore definisce quelle convinzioni (del tipo: se gli anziani non vanno in pensione i giovani non avranno lavoro; il merito promuove l’egoismo, eliminare il finanziamento ai partiti risana la politica, il nuovo è sempre meglio del vecchio, ecc.) che sono alla base del populismo, fenomeno con cui l’Italia, l’Europa, e non solo loro, devono confrontarsi, perché è ormai all’interno delle istituzioni. In queste pagine la sua presentazione del libro durante un incontro pubblico a Napoli.

Questo libro l’ho fatto per il mio paese, perché

quando si afferma “Il governatore della Banca

Ma questo passaggio della riduzione della

viviamo un momento particolarmente difficile.

d’Italia non è d’accordo? Si candidi” oppure

sovranità e della democrazia al voto comporta

Non voglio porre etichette come ‘democrazia

“Il magistrato non è d’accordo? Si candidi”,

sicuramente una riduzione della complessità

illiberale’, ma certamente ci sono alcuni

“Il direttore dell’INPS non è d’accordo? Si

della democrazia.

segnali preoccupanti, il primo è la riduzione

candidi”... Insomma, esprimere un’opinione

Il secondo segnale che voglio approfondire

della democrazia al solo momento del voto.

diversa deve per forza comportare di doversi

è

Sì, è vero, la sovranità si esercita per conto

candidare oppure, come fanno i 5 Stelle,

arroccamento dentro i recinti delle vecchie

del popolo, ma nei limiti e nelle forme previsti

essere messi fuori gioco. Ebbene, questa

appartenenze nominalistiche e delle forme

dalla Costituzione, con quei contrappesi liberali

riduzione della democrazia all’idea che la

della seconda Repubblica. La sua incapacità di

che fondano la complessità della democrazia,

sovranità si esercita solo nel voto è per me

evolvere, che individuo come un elemento che

in cui potere e sapere si integrano. Quando,

un elemento di particolare inquietudine.

caratterizza questa stagione. Il terzo elemento

invece, il voto viene evocato come elemento

Perché la legittimazione del voto è quella che

è la debolezza dei poteri di garanzia. Quando

di forza per azzerare la dialettica di questi

ha portato i sovranismi della prima metà del

si parla di poteri di garanzia si pensa alla Corte

contrappesi, dicendo “Sessanta milioni di

‘900 al potere: così è stato per Mussolini e

Costituzionale e, più di tutti, al Presidente della

italiani me lo chiedono” è preoccupante. O

Hitler. Attenzione non sto evocando paralleli!

Repubblica. Ma in una democrazia mediale i

la

debolezza

dell’opposizione,

il

suo


43 A sin. Alessandro Barbano fra Gaetano Manfredi e Ruggero Cappuccio; in questa pag. Enzo D’Elia con Biagio De Giovanni durante la presentazione del libro.

poteri di garanzia siamo anche noi, la stampa. E

preoccupazione di intestarsi le battaglie di

complessità che costituiscono la democrazia.

quando 6-7 volte in una settimana i due leader

Salvini, evidentemente c’è una polarizzazione

Quelle differenze che aiutano a capire che fra

dei partiti alleati di governo partecipano ai talk

e alla democrazia degli estremi subentra una

un centrodestra liberale e una destra sovranista

televisivi, dove c’è qualcuno che gli alza la palla

democrazia secondo la quale al cittadino è

c’è un oceano, che fra un riformismo di

per finte interviste senza contraddittorio nelle

dato scegliere fra la riduzione della legittima

sinistra e il radicalismo ideologico di chi vuole

quali raccontano la loro democrazia, è evidente

difesa (che comporta il venir meno della

sovvertire le basi della democrazia liberale c’è

che noi non siamo più mediatori di alcunché.

proporzione fra offesa e difesa e l’appaltare alla

un altro oceano. E’ per tutto questo che ho

Siamo ridotti a essere come i conduttori di

mano privata la difesa dell’ordine pubblico),

scritto il libro. Per cercare di riaprire uno spazio

silicio in un processo tecnologico. Quando

alla pedagogia della complessità. E riguarda

durante la crisi della nave militare Diciotti (la

tutti noi, riguarda per esempio la discussione

scorsa estate, al centro di una forte disputa

ridicola sulla tav, con la questione costi-benefici.

per il ritardato sbarco dei migranti che aveva

Ricordo che qualche anno fa in un convegno

a bordo), alle 20.30, il ministro dell’Interno

intervenne l’allora amministratore delegato

dopo una giornata di polemiche anche a livello

delle Ferrovie dello Stato, Moretti e sollecitato

internazionale, prende il suo smartphone

sul fatto che il governo Letta aveva stanziato

e registra in posizione selfie un video di 19

100 milioni di euro per la progettazione della

minuti senza contraddittorio in cui racconta la

nuova rete ferroviaria Salerno-Reggio Calabria,

sua verità, e il video diventa la prima notizia di

con beata spudoratezza disse che la ferrovia

tutti i siti di informazione, quello che ho detto

non si sarebbe mai fatta perché “non serve

appare evidente. E costituisce un problema.

a niente”. E quando gli obiettai che c’erano

Ma cosa sta accadendo in Italia? C’è un

oltre 7 milioni di italiani che avrebbero avuto

racconto della democrazia che coincide con un

giovamento da una rete ferroviaria decente,

esito possibile, cioè l’idea che, anche se siamo

oltre ai turisti, rispose “i volumi di traffico ci

in un’epoca proporzionalista, c’è una destra

dicono il contrario, dovranno usare un altro

sovranista, molto forte, che ha l’obiettivo di

e il giustizialismo dell’altra parte, per cui la

mezzo”. Ecco, quando si appalta la maestà

prosciugare quel che resta della cultura liberale

prescrizione viene interrotta dopo il primo

della politica alla tecnocrazia accade questo,

e moderata, e poi c’è la sinistra che punta al

grado di giudizio sine die, come persecuzione

vale solo l’analisi costi-benefici, che ci porta

riassemblaggio fra quel che resterebbe dei 5

di Stato. Una democrazia dove si sceglie fra

nel tunnel di una cecità dove i diritti veri e la

Stelle e quel che il PD ha la tentazione di tornare

la modifica della legittima difesa della Lega e

visione della democrazia si perdono. Purtroppo

ad essere, cioè una vecchia socialdemocrazia.

la modifica della prescrizione proposta dai 5

questa stagione è figlia di questi errori. E il mio

Quindi uno schema bipolare. Ma non è tanto

Stelle è una democrazia da cui quelli come me

libro vuole far capire che se vogliamo sfidare il

questo che mi allarma, quanto il bipolarismo

devono solo andar via. Ecco, ho scritto questo

populismo davvero, senza diventare populisti a

per estremi, cioè il racconto per estremi della

libro perché penso sia possibile un racconto

nostra volta, dobbiamo riconoscere la linea di

democrazia. Perché significa che il populismo

diverso della democrazia e se riusciamo a farlo

continuità che esiste fra i vizi e gli errori delle

ha contagiato anche le forme della democrazia

apriamo degli spazi che consentano a questa

culture che lo hanno preceduto.

rappresentativa, perché se il PD negli ultimi

contrapposizione di estremi di essere sfumata,

10 anni ha avuto tentazioni e atteggiamenti

di venir meno per essere sostituita da una

populisti per timore di farsi scavalcare dai 5

dialettica in cui finalmente i saperi illuminano

Stelle, e se i liberali superstiti oggi hanno la

quei grigi, quelle zone d’ombra e quella


N A P O L I / I N S I D E

S O C I E T Y

i

L’AROMA DELL’INDIPENDENZA Interview e Photo_ Riccardo Sepe Visconti

M

i chiamo Giuseppe Schisano e ho 26 anni, in tante famiglie di luoghi come i quartieri Spagnoli accadono

disgrazie ed è successo anche nella mia: ho perso da adolescente mio padre e ho dovuto arrangiarmi, facendo tanti mestieri, dal meccanico al muratore, dal barista al pasticciere. Così mi sono appassionato all’arte della caffetteria napoletana. Più grande ho fatto qualche viaggio sono stato a Barcellona, Copenhagen, Amsterdam, e lì mi si è aperto un mondo... Da 6 mesi ogni giorno lavoro con la mia caffetteria itinerante Don Cafè Street Art Coffe, mi sposto fra Toledo, piazza Carità, piazza Municipio, Monteoliveto e propongo un caffè preparato in infusione con la “napoletana” cioè la cocumella, quella che usava Eduardo De Filippo nelle sue commedie, da accompagnare con una minisfogliatella.


N

ei quartieri popolari ci sono opportunità di fare soldi facilmente con attività illegali, più che di ricevere proposte

per un lavoro dignitoso. Allora, piuttosto che lavorare 8 ore per ricevere solo 30 euro, si entra nell’illegalità, rischiando il carcere e anche peggio. Per quanto mi riguarda, la scelta l’ho fatta già da tempo, ma ho sempre saputo che non sarei stato un dipendente, non volevo rimanere all’interno di un sistema che ti schiavizza. Adesso che sono libero con un lavoro che mi sono costruito da me, senza padroni, sento di aver vinto. Per questo, e lo dico anche ai ragazzi come me che hanno delle idee, bisogna lavorare in un ambito che piace. Ciò consente di vincere i problemi, lo sconforto, le resistenze degli altri. Prima ancora di avere il mio carretto, già immaginavo come sarebbe stato e ne ricevevo delle sensazioni belle, e questo mi ha fatto superare gli ostacoli, insieme a chi mi ha aiutato.

Oggi riesco a guadagnare restando me stesso,

L

M

nella mia città, pagando le tasse, i contributi

fronte dell’ecologia: ho visto le soluzioni che

previdenziali. Faccio una cosa che mi piace e

si potevano adottare, e la ditta che li produce

riesco a fare felici quelli che incontro, si crea un

ha personalizzato il carrello sulle mie esigenze.

flusso di energia con loro.

La mia è una bicicletta a pedalata assistita che

a gente mi dà entusiasmo con i complimenti che mi fa, mi dicono “Sei un genio!”. Mettendomi anche in imbarazzo.

i sono ispirato alle grandi aziende come Starbucks che propone anche la caffetteria su un triciclo; e poi ho

guardato alle grandi capitali che sono avanti sul

mi consente di spostarmi a cui è agganciato il carretto, con un fornello omologato su cui preparo il caffè. E in prospettiva, voglio costruire un’azienda 100% ecologica.

I

l bello di questo lavoro è che ogni giorno non è uguale al precedente, incontri persone diverse, che ti danno magari un consiglio

che oggi non ti interessa, ma magari domani sarà utile. Conta molto come cresci, verso cosa guardi, io vivo a colori. Mi è capitato che una coppia di giapponesi per due sfogliatelle e un caffè ciascuno mi abbia lasciato 50 euro; dopo 10 minuti 2 ragazzi che mi hanno detto non ho soldi, devo prendere lo stipendio, me li dai 2 caffè? Come fai a non darglieli, a non avere una coscienza?! Stando fra la gente si acquisisce più coscienza, più anima, più senso di responsabilità rispetto alle azioni che compi. Mi piace stare in contatto con le persone dalla più ignorante a quella che sa, senza sottovalutare nessuno, mi piace prendere il meglio da ciascuno e farne il mio bagaglio personale.


N A P O L I / I N S I D E

S O C I E T Y

46

i

L’ACCELERATORE DI ESISTENZE Interview e Photo_ Riccardo Sepe Visconti Abbiamo scelto di raccontare la storia di Giuseppe Schisano (che proviene dai Quartieri Spagnoli, altra zona di grande disagio del centro storico) in apertura dell’ampio spazio dedicato alla rinascita artistico-culturale e civile del Rione Sanità, perché vediamo in essa un forte valore, più che simbolico. C’è un filo rosso che lega Giuseppe e la sua caffetteria ambulante a quanto si sta realizzando a qualche chilometro di distanza con le Catacombe di S. Gennaro e tutte le attività che vi ruotano attorno: un segnale forte che arriva da una parte della Città e contemporaneamente alla Città viene mandato. Una storia quella di questo 26enne, proveniente da una condizione molto difficile, che riesce a creare una sua impresa, resa più interessante dal fatto che a determinare il piccolo-grande successo della sua iniziativa non c’è solo l’istrionica creatività di un figlio volitivo ed energico di Napoli, ma un lavoro mirato, serio, sensibile, che guarda lontano esattamente come alla Sanità. E non è poco per una Città che, grazie alla visione e alla capacità di progettare e realizzare di persone come queste, riesce a trasformare la forza delle idee nella concretezza del presente. La start up di Giuseppe Schisano, infatti, è nata a tavolino all’interno di uno dei filoni di intervento dell’associazione ImparareFare IF, fondata 3 anni fa da Marco Rossi Doria, pioniere dei maestri di strada, alle spalle decenni di attività con bambini e ragazzi che vivono in realtà assai complesse a Napoli e non solo, che ha messo in questa sua ultima creatura tutta l’esperienza, le idee, le soluzioni ai problemi elaborate operando a contatto continuo con la povertà educativa. Lo abbiamo incontrato, scoprendo la complessa rete necessaria per dare delle prospettive reali a persone molto giovani altrimenti destinate a reiterare schemi di vita che vanno assolutamente infranti. Per rendere produttivo il capitale umano, a partire dalla risolutezza dei singoli e dalle idee, che da sole però non sono sufficienti.

Partiamo dal concetto di povertà educativa: ci spieghi cos’è e come si riconosce. La Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia, ratificata dallo Stato italiano e quindi entrata a far parte delle nostre leggi, sancisce che i minori (0-18 anni) hanno diritti straordinari e speciali, maggiori rispetto a quelli degli adulti, in particolare allo studio e alla formazione - a maggior ragione se nascono in condizione di povertà. Il passo successivo a questo riconoscimento è stato individuare i parametri in base ai quali misurare le carenze di questi diritti, per poi intervenire a colmarle. I parametri individuati sono due: 1. la povertà materiale, relativa e assoluta delle famiglie, in presenza di madri sole, di lavoro mal retribuito e bassi consumi;


2. la povertà compensativa, cioè la mancanza di strutture e servizi che

“saittelle” (grate delle fogne)! Questa che è una delle vocazioni di IF ci

dovrebbero correggere questi problemi, come asili nido, tempo pieno

ha condotto a scegliere con precisi criteri i soci fondatori, che prestano il

nella scuola dell’obbligo, formazione dopo la fine di questa, luoghi per

loro lavoro gratuitamente. Con me ci sono Daria Esposito, un’educatrice

il tempo libero come piscine, biblioteche, palestre, e ancora cattivo uso

sociale che ha lavorato nei quartieri più duri della città, l’economista Ste-

dei pediatri del sistema sanitario pubblico ecc. In base a tutti questi dati

fano Consiglio, Enrico Rebeggiani che studia il mercato del lavoro con-

si è costituito un indice e si è fatta una valutazione per Regione, così

nesso alle migrazioni; e poiché tutto ciò implica uno sguardo sull’azienda

sappiamo quali sono i territori più poveri del Paese dal punto di vista edu-

e un assetto organizzativo fluido, veloce, prestazionale ma pienamente

cativo. Il Sud dell’Italia è sicuramente fra questi, per una complessa serie

legale, abbiamo un importante commercialista napoletano Fabrizio Fer-

di ragioni che vanno dal diminuito afflusso di fondi da parte del Governo

rentino che ci assiste, mentre Paola Consiglio segue i progetti.

centrale a una cattiva gestione locale, i finanziamenti disponibili sono

Da dove arrivano i finanziamenti necessari a realizzare i vostri

stati usati in ritardo, male, a pioggia e quindi con minore efficacia, cre-

progetti?

ando uno iato fra ciò che potenzialmente si ha a disposizione e quanto si

Siamo partiti con i privati e con fondazioni bancarie nazionali ed inter-

riesce realmente ad utilizzare. Poi ci sono i condizionamenti che vengono

nazionali, anche se non escludiamo a priori i finanziamenti pubblici. Ma,

dalla storia dei luoghi, dalle loro caratteristiche antropologiche e, infine,

soprattutto all’inizio, con i soldi dei privati si riescono a realizzare cose di

dalla presenza delle mafie. A ciò si aggiunge lo stato di sofferenza del

qualità diversa, e questo consente di far sapere in giro il modo in cui ci

referente primo dei piccoli, cioè la famiglia, quello intrinseco all’istituzi-

vogliamo muovere. Faccio un esempio per spiegare ciò che voglio dire: se

one viene amplificato dalla povertà economica. Non si deve mai dimen-

decidiamo di pagare due persone che seguono progetti come quello di

ticare però che ci sono anche grandi risorse: all’interno di scuole, privato

Giuseppe Schisano e di altri 15 ragazzi con denaro di un finanziamento

sociale, volontariato, parrocchie, mondo dello sport per tantissimi anni

della regione Campania siamo obbligati a piegare il nostro lavoro ad un

centinaia di persone hanno fatto leva sulla resilienza umana dei bambini

insieme di regole e ai tempi della Regione assolutamente troppo lunghi

poveri e delle loro famiglie per creare sviluppo locale. Anche a Napoli ci

per noi.

sono esempi straordinari di questo e ciò è importante perché significa

Veniamo allora al fenomeno Giuseppe Schisano con il suo Don

che pure nella situazione più buia non si parte mai da un dato che è

Cafè, una somministrazione ambulante di caffè preparato con la

totalmente negativo.

cuccuma, usando una sorta di bicicletta per spostarsi. Come si è

Le attività di ImparareFare IF vanno esattamente in questa di-

sviluppato il progetto che ha portato un giovane dei Quartieri

rezione, intervenire nei luoghi più poveri nel senso che abbiamo

Spagnoli a crearsi la sua piccolissima impresa totalmente legale?

detto e sulle persone la cui esistenza appare già segnata.

Giuseppe rientra nella prima filiera della nostra azione: quello dell’auto-

IF è un’agenzia di sviluppo educativo che opera in più ambiti. Mettiamo

impresa. E’ un cammino faticoso, dedicato a persone che hanno in sé lo

insieme l’autoimpresa, il tema della creazione del lavoro e, quindi, delle

spirito animale del capitalismo - nel bene e nel male. E’ capitato spesso

competenze necessarie perché ciò si realizzi. Ci siamo chiesti perché, per

che i ragazzi vengano con un’idea che è solo un sogno: per diventare

esempio, le start up debbano essere accessibili solo ai figli di papà, che

realtà deve passare con successo attraverso le ‘forche caudine’ del busi-

hanno avuto sempre le spalle coperte e non a quelli che escono dalle

ness plan, ovvero un piano rigoroso e meticoloso che evidenzi costi e

Un’immagine che riassume bene la faticosa convivenza delle due anime di una Città dalle grandi dissonanze.


ph. Google

ricavi, indispensabile per capire se il progetto è attuabile. E intanto il rag-

ph. Google

azzo o la ragazza lavorano per mantenersi e in situazioni così capita che non si ha l’energia, la voglia di venire qui il sabato mattina a ragionare sul business plan, a studiare le indicazioni che danno i nostri collaboratori e si abbandona. Nel caso di Giuseppe Schisano c’è voluto più di 1 anno per stenderlo insieme a lui e ha significato valutare, per esempio, quanto costa il caffè, di che qualità deve essere, chi lo dà al prezzo migliore, ecc. Quanto tempo è necessario per la formazione? La vera originalità di IF è che noi diamo alle persone il tempo necessario per maturare il progetto, ci vuole un’elaborazione personale, emotiva che deve affiancare lo studio economico. Ogni volta che Giuseppe è venuto per mettere a punto il business plan e la successiva gestione che noi garantiamo (incontrare il fiscalista, imparare a parlare con lui, per esempio, e ancora essere accompagnato a parlare con la torrefazione per scegliere il caffè) ha comportato anche da parte sua esitazioni, paure, come, per esempio, quella di apporre le firme alle cambiali... In questi passaggi lo abbiamo sostenuto per quanto possibile, il che significa avere sempre

Lui ha avuto un’esperienza di vita che lo ha portato a decidere di non vol-

piena coscienza, in maniera dura, ferma, che noi non siamo lui, che è lui

er lavorare nell’illegalità, contemporaneamente ha l’ambizione a volersi

a sostenere il rischio d’impresa e noi siamo degli accompagnatori. Abbi-

raccontare come quello che con la sua impresa sta nelle regole perché

amo a nostra volta un allenamento lungo, per decenni abbiamo lavorato

è riuscito a far passare la sua linea, ma è anche giovane, viene da un

nei Quartieri Spagnoli e sappiamo che dobbiamo mantenere una distan-

certo tipo di ambiente e quindi scalpita, tende a forzare la situazione

za, essere discreti, non collusivi, non facciamo proiezioni nostre su questi

e noi dobbiamo aiutarlo. Ma le responsabilità sono tutte sue, anche di

ragazzi. Se falliscono è sì un fallimento anche nostro, però la vita è loro.

sbagliare. Giuseppe è legato a un business plan rigoroso, ha un debito

Quali sono i problemi più impegnativi da risolvere?

che deve restituire e il suo primo obiettivo è essere imprenditore di se

Uno dei problemi affrontato e risolto con Giuseppe è stato il fatto che, a

stesso, raggiungere pienamente l’autoimpiego. Noi in questa fase ci sti-

Napoli come in Italia, i poveri non sono bancabili, in quanto chi non ha

amo impegnando per fissare delle convenzioni che determinino i nuovi

nulla da dare in garanzia (per es. la casa) non può ottenere prestiti. Da

parametri che inquadrano attività come la sua che sono innovative. Ha

questo punto di vista il nostro sistema bancario è un disastro, adesso si

iniziato da poco e c’è stata un’esplosione comunicativa intorno alla sua

stanno facendo dei tentativi per superare questa condizione, ma quando

persona che come è naturale lo ha coinvolto emotivamente, e che ha

vai a esperirli sono terribili sul piano degli adempimenti burocratici. Poi

tempi molto più veloci di quelli necessari alla definizione di questi fronti

c’è il fronte, altrettanto complesso, dei permessi, e poiché siamo per la

ancora aperti che riguardano la sua attività. Attualmente, dal punto di

legalità dobbiamo fare tutto in modo compatibile con questo assunto. E

vista burocratico il mezzo di trasporto, sul quale si fonda il suo lavoro, ha

il problema è che quasi tutti gli altri non sono sulla stessa linea. Quindi,

le carte in regola, la somministrazione del caffè è possibile, ha il registra-

Giuseppe ha una struttura legale, mentre in giro per la città ci sono altre

tore di cassa, ha seguito il corso per conseguire il REC.

realtà totalmente fuori da questa logica e lui deve sostenere anche ques-

Chi non è adatto a fare impresa da solo viene instradato in altre

ta frustrazione e questa battaglia.

direzioni?

Il Don Cafè, ancorché sia una realtà piccola, è molto visibile e pi-

L’altra attività che curiamo è quella dei tirocini di qualità: dedicata a rag-

acevole, e dietro di sé ha un mondo grande e complesso fondato

azzi più giovani di Giuseppe e che, a differenza sua, hanno portato a

su regole precise, che lei mi sta raccontando: per queste ragioni è

termine un corso di scuola superiore, in genere un istituto tecnico pro-

un simbolo del cambiamento che sta avvenendo a Napoli.

fessionale. Non è importante con quali voti, sono poveri, vengono da


quartieri periferici o del centro - italiani o stranieri, non facciamo dif-

dazione S. Gennaro, la fondazione Riva, il circuito euromediterraneo dei

ferenze - hanno in comune di trovarsi a 18 anni senza sapere cosa fare

Salesiani che sono grandi esperti di formazione professionale e abbiamo

ma con sogno. Le faccio un esempio: una ragazzina di Casavatore con

aperto appunto un centro di formazione professionale alla salita don

diploma, magari preso in una scuola di Napoli; è ancora molto giovane

Bosco. Abbiamo raccolto donazioni per quasi 800mila euro ed è stato

e contribuisce al bilancio della famiglia cucinando dolci per le feste di

appena attivato un corso per meccanici elettronici (meccatronica) in ac-

compleanno, per occasioni speciali, magari scarica le ricette dalla rete o li

cordo con la Fiat di Pomigliano (in cui i ragazzi imparano su macchinari

crea da sé, il suo più grande desiderio è lavorare in un posto di qualità in

veri, l’ultimo anno fanno tirocini in vere fabbriche e alla fine avranno una

cui si producono dolci per imparare. Noi le abbiamo proposto questo: la

qualifica europea) e un corso di logistica in accordo con porto e aero-

paghiamo con le regole della regione Campania, ma con soldi di privati,

porto, dove ogni anno prendiamo in carico 20 ragazzi per ciascuno dei

550 euro al mese per 6 mesi, durante i quali fa 6 ore di lavoro quotid-

2 orientamenti.

iane in un’azienda di prestigio e può mettere alla prova il suo sogno

(Associazione Imparare Fare_info 081_4444444)

lavorativo. Inoltre, ci deve regalare altri 4 mesi e mezzo della sua vita per studiare informatica e l’inglese funzionale con una persona madrelingua, per imparare a presentarsi, a scrivere in maniera utile e a comprendere tutta una serie di cose che riguardano l’impresa, per esempio come si fa una dichiarazione dei redditi e altre competenze di cittadinanza. Come questa ragazza ne abbiamo presi 20, sistemandoli tutti in ditte di rilievo e tutti pagati come ho detto: lei presso Gay-Odin, un altro presso la manifattura di ceramiche Stingo, ecc. Per raggiungere obiettivi così abbiamo dovuto dar vita a una serie di alleanze, parlando con gli imprenditori uno ad uno: con questi ragazzi non siamo finiti sui giornali - come è accaduto con Giuseppe - ma 4 di questi 20 giovani hanno avuto un contratto regolare di assunzione a tempo indeterminato. Quali sono i criteri di selezione? Ne abbiamo incontrati 140 e con durezza abbiamo scelto i 20 che secondo noi potevano farcela. I criteri di selezione sono di tipo motivazionale e poi devono avere equilibrio, capacità di adattamento, esprimere desideri, avere “life skills” (l’insieme di capacità necessarie a gestire problemi e situazioni nella vita), saper chiedere aiuto. Ci affianca anche un ente di formazione professionale accreditato, I Millepiedi, che ha una lunga storia di lavoro molto impegnativo nella zona orientale di Napoli, che segue la parte amministrativa, in modo che i ragazzi facciano un tirocinio che segua le norme regionali. Ma il vostro lavoro non si ferma qui, avete anche un terzo ambito in cui operate. Nasce da una mia vecchia fissazione. Un giovane che non vuole frequentare né un istituto professionale né un liceo, se vive a nord dell’Arno ha un’altra possibilità, la formazione professionale. Quella vera. Da noi, con l’eccezione dell’Alberghiero, non c’è niente, è tutto fasullo. Per riuscire a creare una realtà del genere abbiamo stretto un’alleanza con la Fon-

In apertura, Giuseppe Schisano al lavoro al centro di Napoli. Nella pag. accanto: catena di montaggio alla FCA di Pomigliano d’Arco e il laboratorio di cioccolateria GayOdin. Qui, sopra: campo di calcio dell’Istituto Comprensivo De Filippo, nel quartiere di Ponticelli, recuperato al degrado grazie al finanziamento della Fondazione Santobono Pausilipon e, sotto, Marco Rossi Doria con la vicepresidente di IF, Daria Esposito.



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IL MUSEO CHE TRAINA LA CITTÀ Text_ Silvia Buchner_ Archivio MANN “E’ per noi motivo di orgoglio condividere la capacità quasi ‘olfattiva’ del MANN di intercettare, attraverso questo magma in movimento che è la Campania, un ‘sistema’ dell’arte, unico nel suo genere, che possa indicare nuovi orizzonti nella gestione della cultura nella nostra nazione”. Queste le parole scelte dal presidente della regione Campania Vincenzo De Luca per presentare l’ultima (in ordine di tempo) impresa portata al successo dal direttore del Museo Archeologico di Napoli, Paolo Giulierini, la mostra dedicata a Canova e l’Antico che nelle prime settimane di apertura ha avuto oltre 110mila visitatori. Exploit che, in realtà, è parte organica di un tessuto di attività, iniziative, reti di rapporti, interazione con l’esterno e innovazione, molto articolato e dinamico. Così una realtà culturale antica di quasi 300 anni negli ultimi 4 ha voluto sperimentare nuovi modi di raccontarsi, per parlare con tutti e, come ha detto lo stesso Giulierini, “non ha voluto nascondersi dietro la bellezza”, che pure è protagonista assoluta in uno dei primi musei archeologici del mondo. Il patrimonio di opere conservato al MANN è un giacimento di valori universali e di conoscenza quanto mai moderni, e la direzione attuale lavora per mostrarlo. La bellezza, la storia, la cultura dell’antico si fanno strumento di decifrazione, racconto per capire l’oggi, per stabilire un rapporto reciproco e dinamico con la complessità e la ricchezza di una Città come Napoli di cui il MANN vuole divenire una delle chiavi di lettura. E anche la mostra-evento incentrata sul rapporto fra Canova, inventore dell’arte neoclassica, e l’antico, che fu per lui modello rivelatore, trae ispirazione da questi principi. “Essa è prova dell’universalità “politica” dell’arte e della sua perenne contemporaneità - afferma Giulieri-

Canova, autoritratto


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ni. Da San Pietroburgo sono giunti a Napoli prestiti unici e irripetibili, come i gruppi scultorei di Canova, che, per la prima volta, vivranno un emozionante confronto con i modelli che hanno ispirato l’artista. A San Pietroburgo, reperti provenienti dal MANN e dal Parco archeologico di Pompei danno vita alla mostra Pompei. Uomini, Dei ed Eroi. E’ il significato dell’arte come patrimonio universale e collettivo”. Il MANN ha ottenuto, infatti, di poter esporre fino al 30 giugno opere uniche che non erano mai state riunite tutte insieme fuori dalla Russia. In contemporanea il museo russo ospita una straordinaria mostra su Pompei, la prima realizzata in quel paese e il 90% dei 300 pezzi esposti proviene proprio dall’istituzione napoletana,


grazie alle convenzioni di collaborazione strette con istituzioni museali di altissimo livello, quali l’Ermitage, appunto, (cui si aggiunge quella con il Getty Museum). Insomma, Canova e l’antico è la realizzazione di un altro degli obiettivi che Giulierini si era posto, internazionalizzare l’immagine e le relazioni del Museo e in questo senso le sinergie attivate sono anche il riconoscimento che va alla rinnovata politica del Museo. ICity ha incontrato il miglior Direttore di museo d’Italia secondo Art Tribune per fare insieme un bilancio di questi entusiasmanti primi 4 anni di lavoro a Napoli.


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IL DIRETTORE SCUGNIZZO Interview_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ ICity_ Google

i


Guardando al complesso di ciò che sta facendo al MANN, ho co-

in Toscana, regione da cui vengo - negli anni ‘70 provenienti dal sud Italia,

niato per lei la definizione di “Direttore scugnizzo”: si muove per

ora dall’estero. Chi opera nelle scuole, come negli ospedali, vive sempre la

eliminare i muri, per portare la città al Museo ma anche il Museo

prima emergenza rispetto a tali fenomeni, questo per dirle che per ragioni

nella città, concentrando la sua attenzione su zone di grande com-

familiari ho consuetudine con questo tipo di problemi. E poi ci credo, è

plessità come i quartieri di Forcella e della Sanità, che sono fisica-

nostro compito primario andare a Forcella come alla Sanità dove abbia-

mente vicini a voi ma molto difficili dal punto di vista del rapporto

mo tante collaborazioni con padre Antonio Loffredo, e dare un segnale

con un’istituzione come questa.

ai ragazzi che ci vivono. Vogliamo far capire che i musei servono anche

Accetto di buon grado la sua definizione, che ha colto uno degli aspetti della nostra strategia. Credo fermamente nel fatto che il Museo debba essere inserito in un contesto non solo territoriale ma anche urbano, non prescindendo da esso. Il museo per sua vocazione tende ad educare, ad elevare la cultura e lo spirito di chi lo visita, ma di solito svolge questo servizio per chi decide di sua iniziativa di entrarci - e comunque finora si rivolgeva a cerchie di visitatori che la cultura ce l’hanno già nella loro formazione personale. Noi

a questo, sono un luogo ‘politico’, non solo perché

Il MANN ha la responsabilità di intercettare quei cittadini che possono non essere interessati al tema dell’antico in sé, ma possono essere interessati all’antico come spunto di riflessione rispetto al presente

abbiamo voluto affiancare alla dimensione culturale

formano i giovani che qui possono capire gli errori del passato, sappiamo, infatti, che tutto ciò che adesso sta accadendo è già successo mille volte, e qui dentro noi lo documentiamo, ma sono anche dei luoghi che possono influire sulle persone. Non è un caso, per esempio, che il regime fascista abbia trovato nella romanità alcuni elementi che, estrapolati ad arte, sono stati asserviti alla ideologia che voleva affermare. Il Museo, per tutte queste ragioni, ha un grande potere, quello di dare alla gente la possibilità di fare scelte

del Museo quella sociale, il Museo ha una responsabilità che non è solo

più consapevoli. E le dirò di più: secondo me quella affermazione secondo

conservare le opere, che gli appartiene istituzionalmente, ma anche inter-

cui la bellezza salva il mondo è una sciocchezza, piuttosto lo fa la dignità,

cettare quei cittadini che possono non essere interessati al tema dell’antico

il fatto di vedersi riconosciuti i diritti basilari; può accedere alla bellezza chi

in sé, ma possono essere interessati all’antico come spunto di riflessione

è nelle condizioni economiche e sociali per farlo, sennò si vanno a vende-

rispetto al presente. Esiste sicuramente una parte della popolazione che

re sigarette di contrabbando. Ridurre il Museo a semplice luogo dove si

vede un muro separarla da questo luogo e se il museo vuole essere un

contempla la bellezza, significa non capire la storia, in questo caso quella

attore principale della crescita della Città deve uscire, appunto, dalle sue

antica.

mura e andare nei luoghi disagiati. Se mi limitassi a tenere una conferenza

Dirigere un museo che racconta la storia le dà una grande respon-

all’Università non aggiungerei nulla a un rapporto già

sabilità, in particolare in una realtà come Napoli

consolidato fra il mondo dello studio e della ricerca e

affetta da un fortissimo strabismo, da una par-

il museo, invece, noi vogliamo dare un’occasione di

te una delle realtà più colte al mondo, dall’altra

crescita a quelli che saranno i cittadini del domani.

una Città di grande drammaticità.

Quali fra le iniziative prese in questa direzione

I musei archeologici riflettono una realtà, quella

sono riuscite meglio?

dell’antico, che non è l’età dell’oro, sotto il profilo

I progetti con le carceri, per esempio. Che danno un

medico, della durata della vita, sotto il profilo della

momento di serenità alle famiglie, spesso composte

mancanza dei diritti fondamentali: quel mondo ha

da un padre che appunto è in prigione, una madre

espresso vertici assoluti nell’arte, nelle infrastrutture,

spesso giovanissima e bambini piccoli, che qui si ri-

nella letteratura, ma era un mondo ambiguo e ingiu-

trovano insieme senza barriere, quando il museo è

sto quanto il nostro e proprio per questo il confronto

chiuso.

è proficuo, ci dà tante risposte, ci consente di indurre

E lei si sente a suo agio in queste situazioni?

a riflettere. Per esempio, le dinamiche di contrapposi-

Sì, mia madre è un’insegnante elementare ed è sempre stata impegnata

zione fra gruppi di potere che hanno portato alla conquista della Persia do-

nell’accoglienza dei bambini più difficili, per esempio i figli degli emigrati

minata da Dario III, che peraltro trattava malissimo i suoi sudditi, da parte




di Alessandro Magno non mi sento di definirle come positive. L’uomo da

a tanti artisti di trovare commissioni e quindi di esprimersi e, ancora, è il

sempre produce momenti di luce e momenti di buio, di angoscia. La cele-

segnale della forza di Roma che espone nelle terme di Caracalla quella

bre frase dello storico romano Tacito “Hanno fatto un deserto e lo hanno

statua portata da Rodi e ne fa un simbolo di potere. Ecco, io vorrei che la

chiamato pace” (riadoperata poi in occasione della guerra del Vietnam,

gente capisse tutto questo...! Che non ci si limitasse agli aspetti stilistici

negli anni ‘60 del ‘900) dà conto di come le legioni romane si comportava-

delle opere. Il museo del futuro è quello che forma cittadini pensanti, a

no con le popolazioni che conquistavano. Ecco, vorrei che la gente leggendo le opere esposte al MANN e la storia che c’è dietro, conosca i tanti punti di vista che fanno la storia per poi formarsi una propria opinione. Perché la verità unica non esiste, le verità sono tante. Le forti distanze temporali che si devono colmare nell’approccio ad un museo archeologico non costituiscono secondo lei un problema? No, anzi penso che sia il luogo più vicino alla nostra

prescindere dal loro orientamento politico. Certo non

I musei sono un luogo ‘politico’: i giovani possono capire gli errori del passato, perché ciò che adesso sta accadendo è già successo mille volte, e qui dentro lo documentiamo, e in tal modo si influisce sulle coscienze.

ci si deve affrancare dalla ricerca, ma vogliamo essere anche il luogo in cui si forma la coscienza civile, e fa parte di questo nostro lavoro anche rendere il museo uno spazio confortevole. In che modo lo state facendo e con quali scopi? Vogliamo che il Museo entri a far parte della vita dei napoletani, per questo con la campagna Openmann abbiamo dato la possibilità di acquistare un abbona-

esperienza; l’importante è dare a tutti i visitatori i

mento annuale ad un costo assai accessibile che dà

contenuti culturali per saper leggere. E’ necessario da

diritto a entrare liberamente ogni giorno dell’anno

parte del Museo far evolvere il proprio sistema di comunicazione: certo il

(Ndr. Ne sono stati venduti oltre 4000). Considerando che apriremo la

nostro è un museo storico, ma gradualmente si devono aggiungere ele-

caffetteria fra qualche mese, che stiamo risistemando i giardini e gli spazi

menti comunicativi che arricchiscano il dialogo per mediare certi contenu-

all’aperto, vogliamo che il MANN divenga un luogo accogliente, dove si

ti. Le faccio un esempio: con la mostra su Guerre Stellari abbiamo portato

possa tornare più e più volte, non necessariamente sempre per ammirare i

alle estreme conseguenze un parallelismo, fra il mondo popolato di eroi

reperti, che sia un punto di incontro con gli amici, uno spazio che entri nel

creato nell’antico e quello concepito dagli autori di fantascienza. E fra il

quotidiano di tanti. E, poi, col tempo, con la consuetudine si aggiungerà

passato e il futuro c’è il nostro presente... Anche nel proporre l’archeo-

anche l’approfondimento dei temi proposti dal Museo.

logia in senso stretto, prediligiamo il quadro complessivo dell’opera, per

Oggi per i musei è indispensabile riuscire anche a fare incassi, ad

esempio, prendiamo una delle sculture più famose presenti al MANN, il

avere introiti propri: per quale ragione?

toro Farnese. La sua qualità stilistica è altissima, è stata realizzata in Gre-

I musei nel mondo sono divisi in 3 grandi blocchi: quelli di fondazione

cia e imitata dai Romani, ma dietro quel capolavoro ci sono anche 300

bancaria, come i musei americani, creati da grandi imprese che decidono

morti nelle cave per estrarre il marmo, la razzia di Roma nell’isola di Rodi

di investire in cultura e destinare ad essi una quota di utili. Questo tipo

da cui proviene, che era porto franco, e perciò ricchissima e consentiva

di museo non è interessato a realizzare profitti, ma solo ad intercettare Accanto, in senso orario: Giulierini con l’ex ministro Dario Franceschini, Lorenzo Casini, estensore del progetto di riforma Franceschini per i Beni Culturali; il Direttore con l’attuale ministro del MIBAC Alberto Bonisoli, in visita al MANN.


visitatori, avendo le spese già coperte. I musei di seconda fascia, invece, come il British Museum e il Louvre, ricevono consistenti finanziamenti statali che sommano alle entrate e quindi non hanno esigenze così spinte di fare numeri, anche se li realizzano grazie alla loro fortissima tradizione. Poi ci siamo noi, i musei autonomi, che riceviamo un sostegno statale sempre più esiguo e, in proporzione a questo calo dei finanziamenti, se vogliamo continuare ad esistere dobbiamo accrescere gli introiti - per fare qualche esempio, paghiamo 200mila euro annui di tassa dei rifiuti e in generale abbiamo almeno 1 milione e mezzo di euro di costi fissi, mentre dallo Stato riceviamo 2-300mila euro circa a fronte di un bilancio di 4 milioni di euro. Come riuscite a raggiungere l’obiettivo? In primo luogo, aumentando il pubblico, che noi non consideriamo solo dal punto di vista degli ingressi e quindi della bigliettazione, e poi con un turbinio di mostre all’estero che solo il nostro museo può fare grazie all’impressionante deposito che custodisce migliaia di reperti unici. Come funziona il meccanismo dei prestiti delle opere ad altre realtà museali? I prestiti ai musei statali nazionali sono gratuiti, come anche ai grandi musei di prima fascia all’estero, il Louvre per esempio; con i musei di fondazione bancaria e privati italiani e stranieri sono prestiti a pagamento. Queste strutture traggono ricchezza dalle mostre realizzate grazie ai nostri reperti, con gli ingressi e il merchandising, quindi è giusto che anche noi ne ricaviamo un vantaggio. Con me direttore ciò che accadde quando il Mann prestò gratuitamente al British Museum oggetti per la mostra su Pompei in cui incassarono 6 milioni di euro non sarebbe stato possibile. Solo gestendo bene i prestiti possiamo andare avanti e gli introiti possono essere destinati anche al restauro di opere, per esempio, alle ristrutturazioni dell’edificio, ecc. Con quali musei all’estero avete rapporti più stretti? Abbiamo protocolli di scambio con musei come l’Hermitage e il Paul Getty Museum con cui facciamo una trentina di mostre all’anno in tutto il mondo, il che ci dà una funzione non solo culturale ma di promozione turistica, perché quelle mostre diventano avamposti in cui si presenta la città di Napoli, il nostro territorio. E dovrebbero essere un’occasione per la regione Campania per investire in promozione, per esempio la mostra su Pompei all’Hermitage è un appuntamento da non mancare per accrescere la conoscenza all’estero di quest’area e delle sue eccellenze enogastronomiche. Si tratta di avere una visione e di fare sistema, di capire che il MANN in questo momento lavora per l’immagine della Campania e di Napoli molto più degli Enti preposti a farlo. In effetti, sono convinto che l’ex ministro della Cultura e del Turismo Dario Franceschini abbia investito moltissimo con la sua

ph. gianluigi gargiulo

riforma sul patrimonio museale del Paese perché sapeva di non avere i fondi necessari a realizzare le infrastrutture che servono al turismo, in primo luogo, collegamenti viari e ferroviari e aeroporti e quindi ha puntato, con una felice intuizione, su una riforma che desse autonomia e possibilità di muoversi alle grandi realtà museali e monumentali. Rendendole così anche dei grandi attrattori turistici. E i risultati positivi sono stati indubbi... Nello specifico a Napoli, la presenza sua, di Sylvain Bellenger a Capodimonte, quella di Felicori alla Reggia di Caserta hanno risvegliato la città, dandole una rinnovata visibilità che ha consentito di fare ottime performances in termini di presenze. Sono assolutamente d’accordo. Insieme a Lorenzo Casini (Ndr. Consigliere giuridico del Mibact), che è stato l’autore di questa novità eccezionale della riforma, Franceschini ha avuto il merito di dare appunto ai musei autonomi, come il MANN, gli strumenti necessari a fare una programmazione.


I cardini della riforma sono stati due: in primo luogo, l’aver dotato i musei

Sì, ma questo è un problema che lui non può risolvere totalmente da solo,

di un bilancio, per cui avendo in cassa il denaro che arriva dalla vendita

la collaborazione con il Comune in tal caso è fondamentale, perché la

dei biglietti e dei servizi possiamo programmare a lungo termine; prima

navetta deve procedere spedita e per farlo è indispensabile creare la cor-

della riforma, invece, solo il 31 dicembre di ogni anno le Soprintendenze

sia preferenziale, soluzione che però vede la contrarietà dei commercianti

(che avevano la gestione dei musei statali) potevano conoscere l’entità

della zona. E a questo punto deve essere l’Amministrazione a scegliere che

dei fondi loro destinati. Dico questo in difesa di chi era qui in passato

volto vuole dare alla Città: ai tavoli che facciamo con il Comune ricordo

e dovendo operare all’interno di questo meccanismo non aveva gli stru-

sempre che non si può accontentare tutti... Ma, detto ciò, che i musei a

P O L I T I C S

menti per agire. Il secondo strumento fondamentale è l’istituzione del Direttore. Che in principio ha generato molte polemiche, perché il mondo accademico ha sovrapposto il nostro ruolo a quello del direttore scientifico (per cui, per esempio, di me si è detto che in quanto etruscologo non potevo guidare un museo dedicato in prevalenza alla romanità). Ma noi non siamo questo: per come la riforma Franceschini concepisce le nostre figure, potrei dirigere anche Capodimonte o la Reggia. Perché il mio apporto non è tanto e solo di tipo specialistico, anzi non deve esserlo, questo è un compito cui assolvono professionisti

Napoli, in Italia costituiscano un punto di forza del tu-

Quella affermazione per cui la bellezza salva il mondo è una sciocchezza, piuttosto lo fa la dignità, può accedere alla bellezza chi è nelle condizioni economiche e sociali per farlo. Ridurre il Museo a semplice luogo dove si contempla il bello, significa non capire la storia.

rismo è una certezza, tanto più che quest’ultimo sta cambiando volto, sempre più spesso arrivano ospiti da paesi, come la Cina con cui abbiamo un rapporto costante, che non hanno avuto finora contatti diretti con la nostra cultura, e che, quindi, vanno accolti in modo attento e sapendo mediare il racconto del nostro patrimonio storico e monumentale.

curatori del settore: io devo occuparmi di relazioni, strategie, marketing. Partendo da questi presupposti, è accaduto ciò che lei ha ricordato: i musei e le aree archeologiche hanno assunto un ruolo di primo piano nel settore del turismo. Mauro Felicori, per esempio, ha portato la Reggia a triplicare il numero di visitatori, e teniamo conto che a Caserta, al di fuori del magnifico palazzo, non c’è nulla, i visitatori vanno espressamente per quest’ultimo. Considero, perciò, una scelta miope, rispetto al successo della riforma che ha dimostrato come istituti culturali e sociali come i musei possono essere anche generatori di flussi turistici, quella dell’attuale Governo di separare nuovamente il ministero della cultura da quello del turismo. Viene riconosciuto il valore del vostro operato? Dal sindaco di Napoli, per esempio? Sì, De Magistris è molto presente e ha compreso il senso del nostro lavoro; anche in un momento di grande difficoltà del Comune che ha una situazione di bilancio che non gli consente di fare alcun investimento, non è venuta meno l’alleanza fra Enti. Stiamo collaborando, per esempio, per aprire la Galleria Principe di Napoli, che si trova proprio di fronte al Museo e versa in uno stato di totale abbandono. Certo, abbiamo un problema di infrastrutture: il direttore Bellenger ha ragione quando si lamenta dei collegamenti, Capodimonte è molto penalizzato dalla viabilità. Infatti, una delle prime iniziative di Sylvain Bellenger è stata di istituire la navetta da piazza del Plebiscito a Capodimonte...

Nella pag. a fianco, in basso da sin.: mostra “Senza Tempo” del fotografo Gianluigi Gargiulo; Mauro Felicori ex Direttore della Reggia di Caserta; Paolo Acunzo alla direzione dell’Orchestra Sanitansamble; Giulierini con il professor Stefano Consiglio e, sotto, mentre firma il protocollo di intesa che mette in rete il MANN con Federalberghi e Unione Industriali. Accanto a lui Antonio Izzo presidente di Federalberghi Napoli e Giancarlo Carriero, presidente della sezione turismo di Unione Industriali Napoli.


N A P O L I / I N S I D E

A R T

62

i

NESSUNO TOCCHI I DETRATTORI

Text_Riccardo Sepe Visconti Photo_ archivio museo di Capodimonte

Il posto d’onore nella mostra dedicata dal museo di Capodimonte, diretto da Sylvain Bellenger, agli anni napoletani di Caravaggio doveva andare a lei, alle Sette opere di misericordia, l’opera più celebre fra quelle realizzate a Napoli del geniale artista. Ma così non è stato. Il guanto di sfida di una polemica che ha visto schierati su fronti contrapposti esperti, intellettuali, politici, personalità di calibro internazionale, lo ha lanciato Nicola Spinosa (che è stato a lungo Soprintendente per i beni artistici di Napoli e come tale ha curato gli allestimenti di Capodimonte) dicendosi assolutamente contrario a spostare il quadro dalla sua sede naturale, la cappella del Pio Monte. E poi si sono aggiunti, fra gli altri, lo storico dell’arte Tomaso Montanari e Salvatore Settis (contro), il soprintendente del Pio Monte Alessandro Pasca di Magliano e il sindaco De Magistris, ma pure Riccardo Muti (tutti a favore). Fino al definitivo diniego del Ministero dei Beni culturali e, di conseguenza, del ministro Bonisoli. Al di là del sapore di resa dei conti personale che è parso trasparire da talune prese di posizione, si ripropone una querelle sentita, in un paese che di opere d’arte ne possiede davvero tante. Qual è il ruolo che oggi può e deve giocare il patrimonio artistico e culturale? E’ giusto farne strumento di promozione e attrattore turistico e, quindi, mezzo per contribuire all’economia del Paese?


E tornando alla nostra questione iniziale, quando utilizzo il termine “turistico” sottintendo un’ampia serie di implicazioni economiche che (in tempi di crisi dell’industria, ciniche pulsioni all’autonomia regionale, sistemica sottomissione camorristica, etc) sono la sola, disperatissima risorsa che permette a Napoli (e ad una certa parte del sud Italia) di organizzare un dignitoso sistema lavorativo (bed & breakfast, ristorazione, forniture servizi, trasporti, commercio, souvenir, etc.) utile alla sopravvivenza di migliaia e migliaia di famiglie. Questo programma era assai chiaro al primo ministro Renzi e al successore Gentiloni che decisero, attraverso il Dicastero retto (con strategica lungimiranza) da Dario Franceschini di sostenere un’impattante politica di promozione degli ambiti di pertinenza governativa di “Arte e Cultura” messi in asse con quello del “Turismo”. In altre parole, si decise (giustamente) a tavolino di unire in un unico Ministero le competenze di Arte, Cultura e Turismo, creando un pacchetto di provvedimenti (art bonus, riforma delle Soprintendenze, dei parchi archeologici e dei Musei, del Cinema, degli Enti teatrali, delle Film Commission, etc.) che ha permesso in pochissimo tempo di favorire un corale risveglio (tanto in Italia quanto, soprattutto, all’estero) dell’interesse verso le città d’Arte italiane e più in dettaglio verso i tanti presìdi di Arte utilizzati per attrarre milioni di viaggiatori (importatori di preziosa valuta estera). Questo fenomeno ha indiscutibilmente ridato vitale ossigeno al piccolo e medio tessuto di attività eco-

L

a querelle generatasi intorno alla richiesta

tutto l’essere un napoletano che da molti anni

nomiche cittadine (ma anche di molte periferie)

di spostare il quadro di Caravaggio Le set-

vive ad Ischia - località che lavora esclusivamente

permettendo a centinaia di migliaia di italiani di

te opere di Misericordia dalla cappella del

con il turismo, al punto che la definirei “Universi-

lavorare, direttamente o per via indotta, grazie al

Pio Monte a Forcella al museo di Capodimonte,

tà naturale di Scienze di Economia Turistica” - mi

rigenerato circuito turistico.

hanno portato a diventare

La trasformazione, ad esempio, del ruolo di Di-

un esperto in materia. So-

rettore di Museo in manager della struttura, ha

stengo anzi che, in realtà,

permesso a persone come Bellenger, Giulierini,

nessun isolano, per quanto

Osanna, Felicori (Capodimonte, MANN, Pompei,

distratto, può sentirsene

Caserta) etc, di intervenire fattivamente, e con in-

estraneo: tutti gli ischitani,

discussi successi molto apprezzabili sul piano eco-

infatti, a differenza dei na-

nomico, all’interno delle strutture da essi dirette.

poletani, sanno esattamen-

A questo si univa il pacchetto (su menzionato) di

te cosa vuol dire fare turi-

misure di agevolazione volute dal Governo. Pur-

co. Per me questo è assolutamente chiaro: i miei

smo - mentre temo che questa mentalità manchi

troppo con l’insediamento del nuovo Esecutivo,

studi, il mio interesse personale, il mio lavoro,

a troppi fra i commentatori che hanno dato cor-

nel 2018, è stata progressivamente (ed a mio av-

taluni incarichi ricoperti in passato, ma soprat-

po alla polemica intorno all’opera di Caravaggio.

viso improvvidamente) smantellata buona parte

non tiene conto - in modo del tutto sorprendente! del solo motivo valido per il quale (e solo per esso) tale prestito andava approvato. Tale motivo è - naturalmente! - quello di avvantaggiare tutta Napoli di un maggiore

Avvantaggiare tutta Napoli di un maggiore dinamismo attrattivo turistico è la ragione fondamentale per cui vanno sostenute iniziative come le mostre su Caravaggio e Canova.

dinamismo attrattivo turisti-


In apertura, due opere di Caravaggio esposte alla mostra presso la pinacoteca di Capodimonte e l’ex Sovrintendente Nicola Spinosa. Accanto, in senso orario: Sylvain Bellenger, direttore di Capodimonte, il direttore del Corriere del Mezzogiorno, Enzo D’Errico che si è espresso contro lo spostamento del quadro di Caravaggio; sfavorevole anche Tomaso Montanari; Franceschini da ministro del MIBACT con i direttori dei musei autonomi. Accanto, di Caravaggio, Le sette opere di Misericordia.

della struttura virtuosa costruita con intelligenza

zo delle ricche depandances del sito e per ultimo

sumato vendette incrociate, passando sulla testa

da Franceschini: si pensi che si è giunti a scorpo-

- ma nient’affatto ultimo - il pessimo collegamen-

del Direttore, per colpire una parte politica, come

rare da Arte e Cultura l’ambito del turismo, che,

to di Capodimonte con il resto della città. Infatti,

l’ex ministro Franceschini, oppure per attaccare il

invece, è stato “tristemente” accorpato all’agri-

fu preoccupazione del Direttore quella di stipu-

mutato ruolo di direttore in manager (questa, se

coltura! C’è bisogno di dire altro?!...

lare un accordo con un’azienda specializzata per

vi pare, si chiama invidia, gelosia, avidità), o an-

Ecco allora che i musei si ritrovano in affanno e

istituire delle navette che partissero dal centro

cora per regolare liti da tinello familiare (quando

più che mai, nell’interesse di tutto il territorio, de-

per accompagnare i visitatori nel poco raggiungi-

moglie e marito hanno urticanti posizioni anta-

vono dar vita ad “attività culturali seduttive” ca-

bile sito di Capodimonte. A tal proposito non mi

goniste e ci va di mezzo un terzo incolpevole…),

paci di cogliere l’interesse dei visitatori: il caso di

risulta che il municipio di Napoli (che ne ha l’auto-

o per il solo vezzo di contrapporre la propria “opi-

Bellenger è emblematico... Egli si trova a dirigere

rità esclusiva) abbia, da parte sua, fatto granché

nione” ad autorevoli commentatori che la pensa-

la pinacoteca di Capodimonte che è tanto ricca

per migliorare significativamente il collegamento

no diversamente (quando un docente o un critico

e bella quanto, in proporzione diretta, elusa dai

tra la collina dove poggia la pinacoteca e la Città.

o un direttore di testata si oppone ad un collega

tour turistici. Prima dell’arrivo di Sylvain Bellenger

Ecco, quindi, spiegata l’irrinunciabile necessità di

di parte contrapposta) e via dicendo. Tutti contro

erano davvero pochi i visitatori, il palazzo versava

creare all’interno di Capodimonte eventi di tale

il “gallo” (Bellenger è francese e di questi tempi

in condizioni di grande trascuratezza: allestimenti

portata e tale frequenza da vincere la riottosità

fa fico attaccare i “cuginetti continentali”), solo

vecchi e datati, nessun tipo di possibile interazio-

della gente ad affrontare mille disagi per andare

per regolare le proprie miserie umane. E mentre

ne digitale, illuminazione clamorosamente inef-

al sito. Tutto ciò premesso e scorrendo con atten-

a gran voce questo coro di arpie chiede la testa

ficace, mancanza di personale, con obbligo di

zione l’elenco dei tanti palloni gonfiati che si sono

del Direttore, il rischio (grosso!) per Napoli, e per

chiudere ai visitatori interi reparti - vedi la sezione

precipitati a censurare l’iniziativa di allestire una

la Campania e tutto il Sud, è che si ritorni a sot-

dedicata all’’800! - precarietà dei servizi igienici,

mostra assai ricca su Caravaggio ho avuto la triste

tostimare l’importanza trainante dell’Arte e della

trascuratezza della manutenzione, inadeguatez-

sensazione (ma per me è una certezza) che mol-

Cultura intese come “locomotive di economia

za del personale (guide, custodi, sorveglianza e

ti di loro abbiano attaccato Bellenger per motivi

turistica”.

perfino responsabili amministrativi), abbandono

che nulla hanno in comune con la cultura, l’arte

dell’immenso parco del Real Bosco, nessun utiliz-

ed in particolare Caravaggio. In tanti hanno con-



N A P O L I / I N S I D E

66

S A N I T À

i

STEFANO CONSIGLIO L’ALGORITMO DELLA “CRESCITA DAL BASSO” Interview_ Silvia Buchner Docente di organizzazione aziendale e direttore del dipartimento di scienze sociali dell’Università Federico II a Napoli, Stefano Consiglio studia da vicino (e da tempo) il fenomeno del recupero attraverso l’iniziativa spontanea dei cittadini di realtà (edifici, monumenti, giardini, ecc.) che le istituzioni non riescono più a gestire. Per dare loro una nuova vita che, spesso, significa immissione nel circuito turistico, contribuendo ad arricchire l’offerta del territorio su cui operano, oltre che a restituire dignità a parti della città e, di conseguenza, a chi in quei luoghi vive. Un esempio su tutti, ma non è assolutamente isolato è il brillante recupero delle Catacombe di S. Gennaro alla Sanità. Con il professor Consiglio abbiamo parlato del grande valore potenziale di questa tendenza ma anche delle difficoltà che deve affrontare chi sceglie questa strada, e che vanno risolte per assicurarsi la continuità e, quindi, il successo.

L

ei studia il fenomeno del risorgi-

auspicato da altri - ai privati? E in una cit-

mento del rione Sanità e le molte-

tà come Napoli, in particolare, dove ci sono

plici ricadute che ha dal punto di

tantissimi luoghi che continuano a rimanere

vista sociale ed economico sul quartiere.

inaccessibili o comunque poco visitati, si trat-

Cosa c’è dietro il successo delle catacom-

ta di una questione importante. A fronte di

be di S. Gennaro e la rinascita del rione Sanità? Il dibattito sul patrimonio culturale abbandonato e il modo migliore di valorizzarlo ruotava attorno al dilemma pubblico-pri-

questo dibattito, osser-

Perché la gestione dal basso abbia successo, bisogna trasformare l’iniziale attivismo di protesta contro la chiusura o mancata manutenzione del bene in proposta costruttiva.

vato: meglio mantenere

vavamo la nascita di iniziative concrete, sorte dal basso, a opera di persone prevalentemente

giova-

ni, spesso attrezzate in termini di competenze, le quali, piuttosto che limitarsi a lamentare una

un sistema incentrato sul MIBAC, il ministe-

condizione di degrado, provavano a dare vita

ro per i Beni Culturali, oppure aprirsi - come

a questi siti chiusi. In principio, cercando di


averne l’accesso, pulendoli, organizzando aperture straordinarie. Questo tipo di iniziative le abbiamo osservate, studiate e sono protagoniste del libro Sud Innovation in cui raccontiamo la storia di alcune di esse, a Napoli e in altre località del Meridione. Qui abbiamo scelto la cooperativa La Paranza che era riuscita a prendere in gestione le catacombe di S. Gennaro, grazie ad un accordo fra il VatiApp - Agency Press Photo

cano e la Curia, che aveva a sua volta affidato il sito alla cooperativa e poi il centro studi interdisciplinari Gaiola onlus, che opera presso l’area marina protetta della Gaiola, e che grazie a una convenzione con la Soprintendenza è riuscito ad avviare un’azione di tutela, manutenzione ordinaria, laboratori didattici, che hanno consentito la fruizione di un’area prima totalmente abbandonata - nonostante

di una certa zona. Scatta la molla del riscatto

to enologico Ex Fadda a S. Vito dei Normanni

fosse dichiarata area marina protetta. Succes-

civico, la gente si sente fiera del luogo in cui

in Puglia, peraltro in una zona non interes-

sivamente, per quanto riguarda la sola Napo-

abita, e questo vale sicuramente per la Sani-

sata, quando l’iniziativa è partita, da flussi

li, abbiamo effettuato un censimento che ha

tà ma anche per zone come i Vergini, borgo

turistici. Lì, a fronte di un progetto calato

portato alla individuazione di circa 60 realtà,

Orefici, S. Caterina a Formiello, porta Ca-

dall’alto che puntava alla valorizzazione degli

di cui 48 nate negli ultimi anni, la cui attività

puana, ecc. Ci sono infatti diversi poli in cui

enormi spazi di questa azienda dismessa per

presenta tre caratteristiche: 1. ha consentito

questo fattore del riscatto si sta innescando

cui il sito era stato affidato ad una società

di riaprire siti prima chiusi o poco valorizzati;

o lo ha già fatto. Inoltre, la valorizzazione del

che aveva vinto un bando, i vincitori come

2. garantisce una fruizione pubblica; 3. cer-

sito culturale o ambienta-

ca di individuare un modello di sostenibilità

le viene declinata anche

economica, realizzano cioè fruizione e valo-

in ottica sociale, accanto

rizzazione attraverso meccanismi di autoso-

ai luoghi musealizzati, in-

stenibilità. L’obiettivo deve essere garantire

fatti, ce ne sono altri che

la copertura dei costi del personale, perché

vengono salvati dall’ab-

se ci si affida unicamente al volontariato è

bandono

difficile che tali iniziative possano avere una

cittadini e alla comunità,

continuità nel tempo. Il volontariato può es-

organizzandovi concerti,

sere una leva importante, ma occorre riuscire

eventi culturali, attività

a retribuire chi porta avanti queste iniziative,

sportive, ma pure ambu-

diversamente finiranno per esaurirsi.

latori, doposcuola, scuole

Quali caratteristiche hanno questo tipo

di musica, incubatori per

di interventi?

iniziative artigianali le quali sono difficili da

sviluppatori di app, dai ragazzini che fanno

Sono iniziative che non si limitano al solo di-

praticare nei centri delle città per i costi degli

parkour ad attori e musicisti, ecc. Insomma,

scorso turistico, coinvolgono cittadini e per-

affitti, e vengono quindi ospitate in queste

la progettualità è venuta fuori dalla comunità

sone appassionate alla storia e ai monumenti

realtà. E’ emblematico il caso dell’ex impian-

stessa, mettendo in luce esigenze che spes-

aprendoli

ai

primo passo hanno vo-

La sostenibilità economica è fondamentale. Parliamo di realtà che non chiedono sussidi e danno un grande contributo al territorio, per loro andrebbe pensato un meccanismo non di assistenza ma di riconoscimento del lavoro che fanno.

luto capire il territorio cosa intendesse fare di quel luogo, che bisogni e idee c’erano. E sono emerse tante proposte, dai ragazzi che volevano aprire una falegnameria a chi puntava invece su una palestra: al momento ci sono 30 realtà insediate negli spazi Ex Fadda, dagli artigiani del posto agli

Pag. accanto, sotto, Ernesto Albanese, a capo della onlus L’Altra Napoli; sopra, padre Antonio Loffredo, accanto la basilica di S. Gennaro Extra Moenia alla Sanità. Nelle ultime pagine, a sin. il direttore Giulierini con, fra gli altri, Stefano Consiglio e lo scrittore Erri De Luca; a ds., il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della Camera Roberto Fico in visita a Capodimonte con il direttore Sylvain Bellenger e M. Cristina Terzaghi, curatori della mostra su Caravaggio.


so non trovano attuazione perché mancano

nel ristorante sociale all’interno di ExFadda.

modello che sta emergendo. E che funzio-

gli spazi, e d’altra parte il Comune possede-

E’ un modello replicabile? E ha senso

na se c’è la capacità di trasformare l’inizia-

va spazi che non sapeva come gestire. Con

parlare di replicabilità, posto che le ini-

le attivismo di protesta contro la chiusura o

un modello come quello applicato in Puglia

ziative di successo sembrano quelle che

mancata manutenzione del bene in proposta

si riempiono luoghi vuoti di contenuti soddi-

hanno lavorato sulle peculiarità e sulla

costruttiva. Serve quindi una comunità che

sfacendo un bisogno del territorio. E questo

personalizzazione?

manifesti questa capacità progettuale, di

può addirittura diventare un attrattore per il

C’è almeno un centinaio di casi di realtà di

prendersi cura, servono persone appassiona-

turista, che è incuriosito e si sente parte della

recupero dal basso nel sud Italia, quindi, più

te, che soffrono nel vedere abbandonata la

comunità quando va, per esempio, a cenare

che parlare di modello replicabile, parlerei di

ricchezza costituita dal patrimonio culturale.


Uno dei ruoli che noi come Università abbia-

beni: è il caso del rinnovo dell’affidamento

ricavare anche un guadagno con le visite gui-

mo è di far parlare fra di loro queste realtà

delle Catacombe di S. Gennaro alla coope-

date, la Corte dei Conti chiede al Comune

che, per natura, sono molto focalizzate sul

rativa La Paranza da parte del Vaticano, ma

di attivarsi per ottenere una quota dei pro-

proprio progetto e che però presentano più

problemi simili li presentano tante realtà che

venti, per riscuotere tasse, ecc. E i dirigenti

o meno le stesse problematiche, quindi farli

gestiscono edifici di proprietà del Comune,

responsabili non possono non porsi questo

interagire può aiutarli ad affrontarle.

a Napoli peraltro ben disposto a supportare

tipo di questioni, che creano quindi una serie

Veniamo allora ai punti di debolezza che

questo trend. Tuttavia, accade che quando si

di problematicità, su cui la normativa inizia a

avete individuato.

riesce, per esempio, a valorizzare una chie-

dare delle risposte ed anche il Ministero se

In primo luogo il modello di affidamento dei

sa, magari con i suoi sotterranei, e quindi a

ne sta occupando. Poi si deve tenere sem-


possibilità che, oggi, sono tangibili per tutti quelli che vivono e operano al rione Sanità. Sicuramente chi governa la cooperativa La Paranza ha raggiunto un livello di consapevolezza e maturità rispetto al proprio operato, ma il giorno in cui padre Loffredo non dovesse occuparsene più sarà il momento in cui valuteremo la solidità di quanto è stato messo in piedi. Il “passaggio del testimone” è uno degli snodi cruciali in moltissime di queste realtà, che in una prima fase trovano una leva fondamentale nell’attivismo e nella determinazione di alcuni soggetti. Secondo me padre Loffredo esprime una leadership di comunità, è una persona, cioè, che con il suo carisma è riuscita ad attivare una comunità che conosce molto bene. La forza di questo aver risolto i problemi della zona, ma la loro

pre presente la questione della sostenibilità:

modello la capiremo quando lui lo affiderà

azione è riconosciuta da tutti i commercianti,

si tratta di realtà che non chiedono sussidi e

completamente ad altri, al momento non è

che vedono in questa attività centrata sulla

danno un grande contributo al territorio, per

possibile fare una diversa valutazione; certo

cultura e sulla bellezza vantaggi che ricadono

cui andrebbe pensato un meccanismo non di

i numeri espressi, l’attenzione della comuni-

su tutto il quartiere. E, infatti, quando sono

assistenza ma di riconoscimento del lavoro

tà, sia dei locali che dei turisti, ci sono. Anzi

sorti problemi per il rinnovo dell’affidamento

che fanno. Se la politica volesse impegnarsi

proprio in questi mesi stiamo provando a

delle Catacombe si sono schierati in massa al

su questo, nel rispetto delle norme, le solu-

misurare l’impatto sociale ed economico

fianco della cooperativa La Paranza. Ma alla

zioni si troverebbero sicuramente.

dell’esperimento, al di là dei numeri che fa

Sanità è accaduto anche qualcos’altro. Chi

Parliamo nello specifico delle peculiarità

la cooperativa La Paranza con le sue visite ai

intraprende questi processi di “presa in cura”

che avete individuato

trova nemici ovunque: quando si va a toccare

al rione Sanità.

un equilibrio consolidato, anche se negativo,

I processi di rigenera-

c’è sempre chi ti dice perché fai questo e non

zione urbana coniugano

quello, c’è qualcosa di più importante, ecc.;

quasi

poi si aggiungono le questioni dell’affida-

un aspetto di attenzio-

mento, i rapporti con le soprintendenze e gli

ne al sociale e capacità

altri enti, il tutto nel quadro di una normativa

imprenditiva.

complessa. Ebbene, alla Sanità ci sono stati

elementi che ritroviamo

sì coloro che hanno ostacolato, ma abbiamo

con costanza. Sono 3

anche quelli che io chiamo gli angeli custodi,

elementi fondamentali:

due alleati fortissimi del progetto, don Anto-

si parte dal senso di ap-

nio Loffredo ed Ernesto Albanese, presidente

partenenza, per esempio

de L’altra Napoli Onlus, il cui ruolo è stato

alla Sanità, è vero che il rione ha un passato

autonomi voluti dalla riforma Franceschi-

fondamentale. Per tutti i casi in cui queste

significativo e una cattiva fama, ma è anche

ni, hanno potuto muoversi diversamente

operazioni resistono nel tempo ha un ruolo

altro e vuole mostrare un volto differente. Lo

dal passato. Quando le iniziative culturali e

essenziale la capacità di trovarsi uno o due

provano le recensioni su Tripadvisor dei vi-

turistiche si mantenevano soprattutto con

alleati strategici.

sitatori che hanno scelto il tour delle Cata-

fondi di provenienza pubblica (enti locali,

Padre Loffredo non è anche uno dei mo-

combe e del Miglio Sacro: ancor più che alle

ept, Regione, ecc.) c’erano poche risorse e

tori della nascita del fenomeno La Paran-

catacombe in sé sono consensi dati alla me-

grande conflittualità fra i diversi soggetti che

za?

raviglia del racconto dei ragazzi che fanno da

volevano accedervi e che erano in sostanza

Sicuramente, lui è stato la scintilla ma ha in-

guida, più che le pietre che hanno visto ciò

in concorrenza fra loro. Con le conseguenti

dividuato in fondazione Con il sud e in L’altra

che li ha colpiti sono le storie che vengono

invidie, recriminazioni, inimicizie fra chi era

Napoli Onlus le realtà giuste per dare concre-

raccontate e quindi le persone che realizza-

finanziato e chi rimaneva escluso. Il principio

tezza all’idea.

no il racconto. Il lavoro che quelle persone

dell’autosostenibilità che sottende alle realtà

Pensa che adesso la cooperativa La Pa-

hanno ottenuto valorizzando e promuoven-

di cui stiamo parlando ha stemperato la con-

ranza sia matura per camminare da sola?

do la bellezza e la storia del loro quartiere

flittualità e, anzi, i diversi soggetti hanno ini-

In altre parole, come si figura il passag-

gli consente di avere un guadagno, e quindi

ziato a capire i vantaggi di collaborare. Uno

gio di testimone nel momento in cui don

di accrescere la propria dignità, ma fare tut-

dei primi che lo ha compreso è il direttore

Antonio Loffredo non dovesse occupar-

to ciò per il luogo in cui sono nati dà una

del MANN Paolo Giulierini e in accordo con

sene più?

spinta motivazionale in più, fortissima, che

noi dell’Università è nata la rete ExtraMann.

Attivare un processo di cambiamento oltre a

va al di là del denaro che ricevono ed è un

L’idea era non solo di aprire il museo ai visita-

rompere equilibri preesistenti, dà delle nuove

significativo acceleratore. Ciò non significa

tori ma di aprire un dialogo con chi sul terri-

sempre

cultura,

Sono

3

monumenti, intervistan-

Il lavoro che i giovani della Sanità hanno ottenuto valorizzando la bellezza e la storia del loro quartiere gli consente di guadagnare; ma fare tutto ciò per il luogo in cui sono nati dà una spinta motivazionale in più, fortissima.

do le persone del quartiere ed i visitatori con questionari che abbiano attendibilità statistica. Che rapporto hanno realtà

come

quella

della Sanità con le grandi istituzioni della cultura come i musei della città? I direttori, forti dello strumento

dei

musei


da questa maggiore fruizione e valorizzazione rispetto ai tre aspetti della conoscenza, cura e tutela, penso che in pochi possano dire che le cose andassero meglio prima. Si è passato da una condizione di degrado ed oblio ad avere siti conosciuti, e la conoscenza è fondamentale, molto più tutelati, a norma, restaurati, illuminati! Quelli che si devono controllare semmai sono gli eccessi. Che peculiarità presenta il boom che indubbiamente Napoli registra negli ultimi anni come meta di vacanze? Considero sicuramente un fattore trainante torio prova a fare fruizione culturale: oggi la

visitatori, infatti, è il tempo, quindi se si ri-

l’aeroporto, che ha attivato moltissimi voli

rete ExtraMann mette insieme 16 realtà, fra

esce a mettere in comunicazione fisica più

con destinazioni dirette, consentendo un

cui le catacombe di S. Gennaro.

agevole una serie di siti e a progettare un

forte incremento di flussi. E se ci sono con-

Che ricadute hanno avuto questi siti dal-

percorso, i turisti avranno più tempo per ve-

cause geopolitiche, poiché guerre e attenta-

la nascita del circuito e dalla sinergia con

dere più luoghi. Queste sono tutte idee che

ti nel nord Africa hanno fortemente ridotto

il Museo più importante?

emergono dai “laboratori di collaborazione”

l’appeal di quelle destinazioni, tuttavia il

Come Università e come MANN abbiamo

che consentono di “fare

messo queste realtà intorno a un tavolo e li

comunità” fra le varie re-

abbiamo invitati a proporre cosa fare, non

altà esistenti, di avere un

volevamo essere noi a dirglielo, noi volevamo

luogo di coprogettazione

rivestire solo un ruolo di facilitazione. Siamo

fra soggetti, che diversa-

partiti con una rete di scontistica: chi visita

mente, sebbene abbiano

il Mann può usufruire di riduzioni sul costo

gli stessi problemi, con-

del biglietto negli altri siti. C’erano però al-

tinuerebbero

tre idee: a me piaceva molto la proposta di

ognuno per conto pro-

creare delle connessioni, innescando quindi

prio. Ciò consente anche

un meccanismo culturale, segnalando per

di stemperare le invidie

esempio durante la visita al Mann i rapporti

che da sempre caratteriz-

fra le opere viste e altre realtà monumentali

zano il mondo della pro-

e siti della città. Devo dire che l’esperimento

mozione turistica e culturale ed è una grande

rienza di viaggio non standardizzata, l’auten-

meramente commerciale ha funzionato fino

leva per riuscire a dare di più a ciascuno.

ticità che in altri contesti è venuta meno e

ad un certo punto, perché i visitatori quando

Che idea si è fatto della diatriba tutela

che invece la Città offre ancora al turista, per

arrivano a Napoli, soprattutto gli stranieri,

contro promozione? Sono dal suo punto

esempio nel centro antico. E su cui si deve

hanno già un piano di come vogliono svol-

di vista conciliabili le due attività?

fare un ragionamento circa la capacità di

gere la loro visita alla città e quindi scelgono

Se guardo ai siti che abbiamo censito a Na-

conservarla: l’espulsione degli studenti (per

le aree monumentali da vedere a prescinde-

poli, con le fotografie del prima e dopo l’in-

sostituirli con i turisti che possono pagare

re dall’esistenza di uno sconto. Deve, inve-

tervento di chi li ha presi in carico, dico che

affitti più alti), l’incremento del valore immo-

ce, crescere, l’aspetto culturale della rete e

la tutela, la cura, la conoscenza di questi

biliare dei negozi che spinge una parte degli

deve, se possibile, aumentare la connessione

siti sono cresciute in modo esponenziali. Se

artigiani ad andare via, il tipo di attività com-

in termini di mobilità. La risorsa scarsa per i

quindi guardiamo ai risultati che provengono

merciali che si impiantano, destinate esclu-

a

restare

tasso di crescita di Na-

Il successo di Napoli come meta turistica viene dal fatto che dà la possibilità di vivere un’esperienza di viaggio non standardizzata, regalando autenticità, altrove venuta meno. Ma è obbligatorio iniziare a ragionare su come conservare questa autenticità.

poli come destinazione è superiore alla media delle destinazioni nazionali (Bari, Palermo, che pure sta crescendo, Catania, la Sardegna) ed europee e non si spiega solo con questa motivazione. Ad essa si deve aggiungere qualcos’altro. E credo sia la possibilità che dà Napoli di vivere un’espe-

sivamente ai turisti possono rapidamente snaturare quello che è un elemento di forte richiamo di questa Città. Una soluzione potrebbe essere nel lavorare per distribuire su spazi più ampi, senza limitarsi al centro storico, i flussi. E le possibilità ci sono, in teoria, dato che i luoghi da visitare sono tantissimi, insomma dobbiamo far capire che può essere bello soggiornare anche a S. Martino, o a Posillipo, alla Sanità o al borgo Orefici, ecc. e non concentrare, come sta avvenendo adesso, la vocazione turistica in un’area limitata. Questo ridurrebbe l’impatto negativo della ‘turistificazione’ della città.



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73 SAN GENNÀ MIETTECE ‘A MANA TOJA Text_ Chiara Nocchetti Photo_ ICity_Google

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apoli è una città particolare, dove talvolta è necessario che la

Fonti certe raccontano sia stato vescovo di Benevento proprio durante la

logica ceda il passo all’istinto, la ragione alla passione e la testa

terribile persecuzione di Diocleziano.

al cuore.

Si narra che, sulla strada per Pozzuoli, il vescovo Gennaro sia stato ar-

È una città che ha bisogno di Santi e Madonne, di protettori e di protetti.

restato e condannato a morte per decapitazione e che Eusebia, una pia

È una città che chiede ai suoi figli venerazione, dedizione e amore.

donna, abbia raccolto il suo sangue in due ampolle.

Qualcuno una volta mi ha chiesto di spiegare le regole e i segreti che

Sangue che, miracolosamente, si scioglie davanti agli occhi attoniti dei

Napoli nasconde.

fedeli tre volte l’anno e si dice protegga la città da catastrofi e sciagure.

Capirla, ho risposto, non sembra a me possibile.

Napoli attende il miracolo con impazienza, come un amuleto di cui ar-

Napoli va sentita.

marsi per farsi strada in un mondo doloroso e stanco.

Come un’emozione o poco più.

Lo sanno tutti, nella mia terra, cosa accade quando il sangue sembra

Tra i tanti Santi che nel tempo l’hanno protetta, San Gennaro è quello a

non sciogliersi.

cui i napoletani sono più legati.

Due date, tra tutte, fanno tremare le ginocchia ai napoletani.

Della sua vita si sa poco, pochissimo, quel tanto che basta a far germo-

Il 1944, anno di eruzione del Vesuvio, e il 1980, anno del terribile terre-

gliare i frutti di un attaccamento profondo e viscerale nei figli di questa

moto che colpì anche la città.

terra.

Due occasioni mancate, due pericoli spaventosi.


San Gennaro, ripetono spesso i napoletani, pensaci tu. Dove non arriva l’uomo, dove la mia mano non può, pensaci tu. Fa così il mio popolo, consapevole forse delle piccole miserie che caratterizzano l’animo umano. Chi non conosce Napoli può talvolta definire certi comportamenti trasandati, poco attenti, irrispettosi. Io, che in questa terra ci sono nata, scorgo nell’anima dei napoletani una tenera rassegnazione, quasi una consapevolezza, nel non prendersi troppo sul serio. Come a dirsi che dopotutto, nella vita, talvolta conviene sussurrare a mezza voce: “San gennà, pensaci tu”. E alleggerirsi così da un peso che sembra rallentare il passo. Tra tutti i quartieri, gli angoli e gli anfratti della mia Napoli, il Rione Sanità è il luogo che al Santo è più legato. In qualche modo, a San Gennaro, deve la sua rinascita. Proprio attorno alla catacomba dove il Santo un tempo fu sepolto, ha avuto inizio, dieci anni fa, un percorso lento e tortuoso che ha restituito luce e vita ad un quartiere per anni martoriato e abbandonato. Un gruppo di ragazzi ha deciso di ripartire dal sottosuolo, dalla meraviglia nascosta per restituire vita a ciò che a lungo a tutti era sembrato morto. Partendo proprio dalle pietre dove un tempo le spoglie del Vescovo Gennaro hanno riposato, quattro ragazzi poco più che ventenni hanno formato una cooperativa sociale e l’hanno chiamata La Paranza. Come a ricordare un gruppo, un insieme che al prossimo si apre ma che non rinuncia al suo nucleo.

La cooperativa negli anni è cresciuta e ha trasformato le Catacombe di San Gennaro nel centro pulsante del quartiere attirando ogni anno migliaia di turisti. Un nuovo miracolo, ripetono spesso. Tornare alla vita partendo dal buio, dal mistero, da ciò che è celato. E con le Catacombe, con il flusso sempre maggiore di turisti che il sito archeologico di anno in anno attira, è lentamente rinato un quartiere che la città aveva dimenticato. Un luogo fino a qualche anno fa conosciuto per lo spaccio di droga, per il fenomeno delle stese, per l’abbandono scolastico e la criminalità organizzata, è adesso terra fiorente di commercio, ristorazione, nascenti strutture alberghiere e turismo. Centomila visitatori in un anno, più di trenta enti che sul territorio lavorano e hanno deciso di associarsi nella forma di una fondazione di comunità. Fondazione San Gennaro, appunto. È come se San Gennaro avesse ascoltato un grido e, paziente, avesse atteso il tempo propizio per ritornare ad illuminare ciò che il buio troppo a lungo aveva avvolto. Sono passati 1714 anni dalla morte di un uomo di cui si sa poco, pochissimo. Eppure i napoletani, ogni giorno, a lui si rivolgono con affetto, come ad un amico lontano. Pensaci tu, gli dicono. Ed è un modo come un altro, per me, di dire a noi stessi che se ci pensa lui, dopotutto, non siamo soli. E così troviamo la forza di pensarci anche noi.


Esistono solo due modi di vivere il Rione SanitĂ : passando sopra il ponte; vivendo sotto di esso... Noi vogliamo raccontare una terza possibilitĂ ...


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IL PONTE CHE SEPARA Text_Chiara Nocchetti Photo_ICity Agency

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a prima cosa che salta all’occhio, quando si arriva al Rione Sanità, è

Il ponte dunque, nato per permettere al sovrano di muoversi più agevol-

il gigantesco ponte che sovrasta il quartiere.

mente tra le sue residenze urbane, portò al progressivo isolamento di

Maestoso, imponente, monumentale.

un piccolo fazzoletto di terra che finì per giacere dimenticato nel ventre

Sia che vi si giunga percorrendolo tutto, sia che vi si finisca quasi per

della Città.

caso, spuntando da un vicolo, il ponte è il principio e la fine di questo

Improvvisamente il quartiere perse la sua funzione nevralgica di luogo di

piccolo pezzo di terra che brulicante riposa tra le braccia di Partenope.

collegamento, al punto da chiudersi sempre di più al resto del mondo,

Poco dopo il mio arrivo nel quartiere mi sono accorta, sorprendente-

restandone estraneo, al tempo stesso protetto e lontano.

mente, del ruolo peculiare che il ponte avesse al punto da renderlo, come

Comincia così l’isolamento urbano che porta il Rione Sanità a trasformar-

qui sento ripetere spesso, l’unico ponte al mondo che invece di unire

si, da centro storico e culturale, in un quartiere-ghetto apparentemente

separa.

impermeabile alla contaminazione esterna e del resto della Città.

Tutto, nella mia Napoli, ha una storia ed un senso.

Ha una ragione storica ben precisa, dunque, l’origine del declino di ques-

Il Rione Sanità, che della Città amplifica l’eco e sublima il ricordo, custo-

ta terra ed è intuibile, quando ci si perde tra i suoi vicoli, quale sia stato

disce le storie più incredibili di tutte.

l’enorme prezzo da pagare per il Rione Sanità.

L’idea di costruire il ponte nacque dalla necessità di collegare la Reggia

Al Rione Sanità non ci si finisce per caso, lo si può scavalcare agilmente,

di Capodimonte al centro cittadino, separati dalla ripida contrada del

dimenticandosene, come con una cosa rumorosa e sporca, che infasti-

Casciello, colle dove si ergeva la chiesa di Santa Teresa degli Scalzi.

disce e graffia.

Giuseppe Bonaparte diede il via ad un complesso lavoro, portato a termine qualche anno dopo dal suo successore Gioacchino Murat. Per proseguire il percorso verso la reggia, diventata residenza reale, era necessario scavalcare l’ampia valle della Sanità ed il ponte apparve al sovrano come la più semplice delle soluzioni. I lavori iniziarono il 15 settembre 1807 tra demolizioni, difficoltà di reperimento delle materie e delle risorse economiche e terminarono nel 1809. Le ingenti spese furono in parte coperte anche con la vendita dei materiali preziosi, legno e tegole del Convento della Sanità e delle case situate sulla traiettoria. Dalla lettura delle carte dell’epoca si viene a conoscenza della scandalosa scoperta di un assassino di Maiori tra i “travagliatori” del Ponte; episodio gravissimo che allertò le autorità costrette ad emanare un’ordinanza in seguito alla quale, per far dimora nella Capitale e suo Circondario, tutti dovevano essere muniti di carte di soggiorno.

ph. by FB di Enzo Porzio


Ci si deve venire di proposito, è una discesa, un percorso che porta, inev-

Una targa troneggia a pochi passi dall’ascensore che porta alla Sanità e

itabilmente, ad addentrarsi in un dedalo di stradine e vicoli.

ricorda la donna, partigiana, che salvò il ponte e la sua terra.

Mi piace, appena metto piede nel chiostro della Basilica di Santa Maria

Ancora una volta una donna, in questo quartiere che alle donne più e più

della Sanità, alzare gli occhi al cielo e sbirciare questo muro immenso che

volte ha dovuto la vita.

taglia l’azzurro a metà e copre la chiesa come a proteggerla.

Femmina, mi hanno detto più volte, il Rione Sanità è femmina.

Qualcuno mi ha detto che non si può essere allo stesso tempo cura e

Qui le donne sono pilastri che sorreggono ponti senza scale e senza archi,

ferita, antidoto e veleno.

dove gli uomini sono spesso lontani, spesso distanti, spesso indifferenti.

Il ponte, ai miei occhi, mischia tutte le carte e sovverte le regole.

Una storia di vita, morte, passione, senso di protezione e attaccamento

In questa Città io sento che nulla ha realmente la forma che una prima

per questa terra che non salva, non protegge, non guarisce, ma perdona.

occhiata veloce e fugace potrebbe suggerire.

I più anziani del quartiere mi hanno raccontato spesso di leggende spav-

Nulla.

entose che sembrano abitare le pietre del ponte.

Tutto esiste perché esiste il suo opposto, tutto ha un ordine perché è

Durante le notti di pioggia, mi hanno ripetuto a bassa voce, è possibile

inserito nel disordine. Napoli è una terra di contrasti. E il Rione Sanità li sublima ed amplifica in pochi passi. La rinascita del quartiere negli ultimi dieci anni trova il principio e si sviluppa proprio all’interno di questo contrasto. Attirare chi nel quartiere non aveva mai messo piede è diventata la missione delle cooperative e delle realtà che vi operano. Spingere a guardare oltre, a scavalcare il ponte che, da impedimento fisico, aveva finito per rappresentare un ostacolo morale e categorico. Una discesa nella bellezza del mistero, ripetono i miei amici della Cooperativa La Paranza. Un perdersi, per ritrovarsi. Ma la storia non si ferma, non si arresta. Poco più di un secolo dopo la sua costruzione, durante le quattro giornate di Napoli, i tedeschi, costretti alla ritirata dalla sommossa popolare, tentarono di distruggere il ponte per tagliare qualsiasi collegamento con la zona nord della Città. Si racconta che a salvare il ponte dalla distruzione sia stata una donna, Maddalena Cerasuolo, a cui, dal 1943, il ponte è ormai dedicato.


sentire le urla e i pianti di chi nei secoli dal ponte si è gettato in preda alla

Capirai, ha scritto qualcuno, solo quando avrai dimenticato ciò che sape-

più nera disperazione.

vi prima.

Quanta vita si nasconde in questa terra e in queste mura e quanto mi

E qui, al Rione Sanità, è l’unica strada possibile.

piace respirarla. Perdersi, da quando sono al Rione Sanità, non è più un timore. È un augurio, un auspicio, una inevitabile conseguenza. Solo perdendosi, lasciandosi sorprendere, rapire, affascinare, è possibile cogliere l’anima di una terra così antica e fragile. Qui un ponte non è semplicemente un ponte, una strada non è solo una strada, una chiesa non è esclusivamente una chiesa. La vita si infrange, rotola, frana, ma non si arresta. E noi dobbiamo semplicemente prestarle ascolto.



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IL GHETTO DIVENTA CITTÀ

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Interview_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ICity Agency e Archivio Fondazione San Gennaro

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el risorgimento del Rione Sanità, uno dei più difficili di Napoli, nel cuore della Città ma in realtà molto isolato dal resto del centro storico, impressiona la capacità di visione e, successivamente, di pianificazione del lavoro, che emerge dalle parole dei suoi protagonisti, in primo luogo il parroco di S. Maria della Sanità, don Antonio Loffredo. E’ lui che, da quasi 20 anni, muovendosi in ambiti all’apparenza molto diversi

fra loro, persegue un unico obiettivo, cambiare vite che apparivano già decise: evasione scolastica fortissima, disoccupazione certa e la tentazione quotidiana di varcare la soglia, arruolandosi nella malavita. Lo strumento scelto da padre Loffredo è il lavoro, ma come creare lavoro in un luogo come la Sanità, che porta i segni di una bellezza antica, decaduta, soprattutto dimenticata? Puntando proprio su quella bellezza. Quella dei luoghi, delle catacombe, delle chiese e dei palazzi barocchi, delle strade e dei murales: tutto questo è diventato volano di occupazione, di stipendi guadagna-

ti nella legalità. Una cosa eccezionale in un quartiere dove si continua a sparare e a spacciare e dove, però, contemporaneamente crescono giovani uomini e donne che hanno altre aspirazioni, perché c’è chi gli ha fatto vedere che si possono avere diverse aspirazioni. Il racconto di tutto questo lo trovate nell’intervista a don Antonio e nelle tante, straordinarie realtà nate alla Sanità, dall’orchestra Sanitansamble alla palestra per la boxe, al teatro al doposcuola della casa dei Cristallini, al gruppo di donne del quartiere che ha fondato un catering alla cooperativa specializzata in lavori di illuminazione e manutenzione alla cooperativa La Paranza, che gestisce il più evidente fra i tanti successi figli di una lungimiranza rara, le Catacombe di S. Gennaro e S. Gaudioso, passate da 8mila a 130mila visitatori con circa 50 dipendenti fra diretti e indiretti.


Come è nata l’idea che l’ha condotta a progettare il risorgimento del quartiere Sanità? Quando arrivo alla Sanità nel 2001 trovo già una profezia, l’intuizione del mio predecessore di vedere me al suo posto e quella di capire che il passato può guarire il futuro. Ai pochi ragazzi che erano intorno a lui padre Giuseppe (Ndr. Don Giuseppe Rassello) ha sempre insegnato che il passato poteva essere una solida base per il futuro. Ecco, ho lavorato su questa sua grande illuminazione. Mi racconti il rapporto che ha con il parroco che l’ha preceduto, padre Rassello. Fu travolto da una gravissima accusa di pedofilia per la quale venne processato e condannato; e, tuttavia, il popolo del Rione è ancora molto legato a lui e lo considera vittima di una macchinazione. Quella di padre Giuseppe è una memoria che io ed il quartiere difendiamo a oltranza. Ciò che gli è accaduto è complesso, si ascrive ad un preciso momento storico (Ndr. I fatti si svolgono agli inizi degli anni ‘90), a dei problemi che ha avuto con persone del quartiere ed è di difficile analisi. Ma nulla toglie a ciò che lui fece e io vivo della sua eredità. Quando fui destinato al quartiere Sanità, dissi subito che ero in un luogo dove

nominato in una chiesa tranquilla, il pomeriggio il cardinale Giordano mi

un martire aveva già seminato, lì c’era il suo sangue ed ero pronto a rac-

chiama atterrito perché il parroco della Sanità (non padre Giuseppe, un altro) aveva lasciato l’abito per amore di una don-

cogliere i frutti ed i fiori che sarebbero germogliati. Ero cosciente che ciò che andavo a fare era facilitato dal grande dolore di Peppe e che i suoi semi avrebbero dato frutti. Sono arrivato al Rione per grazia di Dio, ricevendo maggior credito dal Padreterno per affrontare la situazione perché lui aveva pagato duramente prima di me. Dietro la scelta di mandare proprio lei alla Sanità ci fu da parte dei suoi superiori un disegno preciso, una strategia? Bruno Forte, teologo, oggi arcivescovo a Chieti,

La nostra azione alle Catacombe è ostacolata proprio da chi aveva la responsabilità di gestirle, il Vaticano. Alla Sanità si è creato il paradosso per cui l’Ente superiore che non se ne è mai interessato lo fa ora che le cose vanno bene.

quando iniziò la vicenda di Peppe si schierò dalla sua parte e mi spinse molto a prenderne l’eredità. Ma la

na. Sull’onda di questa emergenza andai alla Sanità: insomma non sono stato spinto da una logica di pianificazione... Piuttosto direttamente dallo Spirito Santo! Quali furono i primi passi che fece come parroco? C’era una Via pastorale chiara da percorrere tracciata dal mio predecessore, ho trovato i suoi scritti in cui ne parlava. Mi sentivo molto responsabilizzato da questa consegna di dare piedi ad un pensiero. Per prima cosa ho dovuto conoscere benissimo tutto il passato in ogni dettaglio, capire cosa c’era in

verità è che stavo per lasciare la mia precedente parrocchia e per la nuo-

questo quartiere di tanto importante. Poi ho dovuto far innamorare chi

va destinazione si era pensato ad una realtà piccola, dove potessi fare

ci abitava di questo patrimonio e di questo sogno, in modo che in loro

meno danni possibile...! Poi tutto cambiò in una giornata: la mattina fui

nascesse il medesimo bisogno che per me è stato facile recepire da chi


lo aveva già capito. Stare alla Sanità, coglierne le potenzialità e vedere l’estrema condizione di necessità in cui si trovava, ti porta a dire inevitabilmente “Diamoci da fare”. Il punto è che l’analisi la sappiamo fare tutti, e quando le cose non vanno siamo sempre sdegnati, ma si voleva anche il secondo figlio della speranza: il coraggio di cambiare. E i ragazzi del quartiere hanno dimostrato di essere d’accordo. Parliamo del ruolo che hanno giocato i giovani della Sanità e come ha lavorato con loro nei primi anni. Quando ho capito che dovevo agire attraverso un lievito, mi sono concentrato su questi che all’epoca erano degli adolescenti e in una condizione particolare di cui si deve sempre tener conto: loro capiscono subito ciò che riguarda la vita pratica, quindi per coinvolgerli non si può parlare teoricamente di cosa si può o non si può fare, si deve agire. Questa è la Napoli che Ermanno Rea definisce “al quadrato”, è fatta di gente passionale, che comunica con il corpo, vuole essere più commossa che convinta, ha bisogno di strumenti diversi per crescere. Qui si cresce sulla via della folgorazione, quella che conduce direttamente nella pelle, nella carne - solo dopo viene la testa. Ecco, questo è il limite che li porta ad avere difficoltà con la scuola, comprendono tutto ma devono essere immersi nella situazione. E la pratica l’abbiamo fatta viaggiando. Per far

molte difficoltà, poiché era assolutamente contrario alla mia decisione

capire ai ragazzi cosa vuol dire “fare turismo”, cosa è possibile realizzare,

di diventare prete - c’è sicuramente. Gli ho dato una grande delusione

li ho portati a Barcellona, Berlino, Parigi, in Israele, a vedere il mondo.

e quelle parole sono un omaggio a lui, volevo dirgli che alla fin fine non

In modo che toccassero con mano come il loro mondo sarebbe potuto

ero andato lontano da ciò che aveva desiderato per me. Nella mia vita c’è

cambiare. Così è scattato quel meccanismo che gli ha fatto dire: “Noi possiamo avere di più” e la chiave per avere di più era impadronirsi del passato. Al principio del libro “Noi del rione Sanità” (ed. Mondadori) in cui racconta la storia del percorso compiuto nel quartiere, lei pone una sorta di lettera postuma a suo padre: è stato il modo per fare un bilancio del rapporto che ha avuto con lui? Quelle pagine sono una risposta a quanti mi affibbiano l’etichetta di imprenditore assegnando a questa parola un senso negativo. Volevo far capire che

l’economia circolare come c’è stata nella sua - solo

Il fine ultimo per me è rompere il ghetto in cui la Sanità è chiusa. Era importante aprire il quartiere, e per farlo davvero andavano aperte le teste della gente. Attraverso la cultura, la musica, la danza, il cinema, grazie alla bellezza che queste arti portano con sé.

avere la dote di saper trasformare le cose in beni

con modalità diverse. Definisce la gente della Sanità laboriosa, e forse oggi questa laboriosità si indirizza verso un obiettivo diverso da quello di un tempo. Siete riusciti, infatti, ad avviare un circuito turistico in un quartiere dove si continua a sparare, in un luogo che aveva (e in parte ha tuttora) una pessima reputazione: questa opera di costruzione realizzata andando controcorrente ha una profondità ben diversa da quella che sta dietro alla creazione di una normale località turistica. Fin dal primo momento l’obi-

e servizi non è un disvalore in sé. Purtroppo negli ultimi anni la figura

ettivo è stato quello di rendere la Sanità un luogo turisticamente

dell’imprenditore è presa di mira come qualcosa di deleterio, ma si deve

di successo?

distinguere fra imprenditore e prenditore. Con quelle pagine su mio pa-

Per noi era chiaro un concetto che deve precedere l’idea di fare turismo,

dre, che era un imprenditore, ho voluto dire che forse ho in me geneti-

cioè la necessità di avere una comunità che accoglie, come prete non ho

camente quelle doti. La sfida con mio padre - con il quale ebbi davvero

fatto altro che stimolare la crescita del quartiere e del capitale umano.


L’attenzione a mettere in rapporto le parrocchie e il terzo settore con i

il fine ultimo, che in realtà è rompere il ghetto. Quindi era sì importante

negozianti è frutto della preoccupazione di far crescere tutto il territorio

aprire il quartiere, ma contemporaneamente andavano aperte le teste

insieme, altrimenti si generano situazioni di disparità e anche il turismo

della gente. E questo si fa educandole attraverso la cultura, la musica,

nascerà in maniera non sana. Sapevo che il turismo avrebbe guarito certe

la danza, il cinema, avendo come strumento la bellezza che queste arti

piaghe, ma la missione non era soltanto far venire visitatori da fuori, era soprattutto far crescere il popolo che li avrebbe ricevuti. Perciò, la grande fatica del nostro progetto non è data unicamente dalla realizzazione del sito delle Catacombe e dalle attività che vi svolgiamo, c’è il lavoro per la musica, il teatro, i restauri, lo studio di registrazione, la danza... Sono idee nate tutte insieme? Nella sostanza sì, rientravano tutte sotto il comune denominatore della bellezza. Certo, la razionalità mi

portano con sé.

La grande fatica del nostro progetto non è data unicamente dalla realizzazione del sito delle Catacombe e dalle attività che vi svolgiamo, c’è tanto lavoro dietro l’orchestra, il teatro, i restauri, lo studio di registrazione, la danza.

Mi sono convinto che S. Gennaro abbia un ruolo fondamentale in tutto questo, sia una sorta di nume tutelare: il fatto che quelle siano le Catacombe in cui S. Gennaro riposò le rende diverse da tutte le altre, il Santo è un “brand” conosciuto in tutto il mondo e che attira moltissimo. Condivide questa lettura? S. Gennaro è un genius loci di questo territorio; rileggendo le vicende che negli ultimi 2000 anni

portava a dire che era una via troppo audace... Alla

hanno avuto come protagonista l’area in cui ci fu

fine è stato magnifico capire che era la strada privi-

la sua tomba, viene fuori che essa è sempre stata

legiata. Aprire le case di accoglienza per i bambini,

generativa. Prima si cavava il tufo, poi ci hanno se-

creare i doposcuola dove potessero trascorrere bene del tempo è stata la ragione primaria del mio agire, perché se non si opera per cambiare le persone è inutile far “subire” loro il turismo, per quanto sia ricchezza è una ricchezza calata dall’alto e non prodotta dalle persone stesse. E io che conoscevo bene l’impermeabilità del territorio su cui andavamo ad operare (ci hanno messo due anni ad esaminare ed accettare me che sono un parroco!), sapevo che se non si fosse lavorato in primo luogo con la gente sarebbe stato difficile rendere la Sanità un luogo adatto ad ospitare chi viene a visitarci da fuori. La cultura di introversione che si era sviluppata nel quartiere a causa del suo isolamento fisico (Ndr. Causato dalla realizzazione del ponte, costruito nell’800 dopo l’edificazione della reggia di Capodimonte, per collegare più agevolmente il centro della Città con la dimora reale e che ha di fatto scavalcato la zona della Sanità isolandola dal resto del centro storico) andava vinta, i ragazzi della Sanità avevano il ghetto in primo luogo nella testa più ancora che nella fisicità del quartiere e lo riproducevano nei rapporti. Il turismo è un mezzo, non

polto i morti; è seguito un periodo di oblio che è coinciso proprio con


il furto delle spoglie di S. Gennaro nel IX sec. d.C. - mentre fino a quel momento tutta la città si recava lì per venerare il suo Santo, creando un meccanismo di scambio, di rapporti che è linfa. Che riprende a scorrere quando alla Sanità nascono i monasteri, mentre in quelle grotte, un tempo la gente lavorava le olive, la pelle, facevano i ‘tronari’ (fonderie di metalli), insomma ricavavano frutti dalla ‘città di sotto’ - che è enorme. E oggi i ragazzi della cooperativa La Paranza da quella tomba sono partiti e la tomba dà delle risposte al rione Sanità: insomma, dopo gli ultimi due secoli di chiusura che hanno reso il quartiere quello che è adesso, abbiamo la medesima azione di ripartenza, di rigenerazione, come se S. Gennaro ogni volta che si va giù ci riporta su. E’ come se ogni volta S. Gennaro dica “Mo vec’io (Me la vedo io)”! In duemila anni, infatti, ci sono stati tanti alti e bassi e sempre si è avuta la forza di riprendersi. Si pensi al periodo splendido del ‘600, quando da qui passavano i nobili per raggiungere bellissimi palazzi e meravigliose chiese: era un momento di apertura del quartiere che, anzi, veniva ‘aggredito’ dalla città che vi si recava per i miracoli della Madonna. E muoveva persone, creando cultura, relazioni e crescita. Le nostre sono le uniche catacombe che, pur essendo in origine fuori Città, adesso sono completamente nella Città, non hai la stessa sensazione se, per esempio, visiti S. Callisto, a Roma, dove le catacombe sono in campagna: lì sopra c’è un giardino, da noi c’è la vita. Abbiamo una stratificazione ininterrotta dall’epoca greca fino al tempo contemporaneo: non siamo Pompei o Ninive! Insieme ai ragazzi e alla comunità del rione avete preso un posto che era “fottuto” e lo avete trasformato in una realtà interessantissima, ne avete svelato la bellezza. Ma secondo me la cosa più importante non è neppure questa, quanto il fatto che siate riusciti a metterlo a reddito, a far funzionare una realtà che era molto fragile, ferita. In tal modo, lei ha creato un modello potente, che fa paura, perché dà un segnale politico. E’ inevitabile, allora, assistendo alla querelle apertasi negli ultimi mesi, perché il Vaticano vuole nuovamente avocare a sé la gestione del sito delle Catacombe di S. Gennaro, pensare che ci siano state delle pressioni,


che si voglia fermare questa crescita (Ndr. Alcuni mesi fa, in sede di

i vertici ecclesiastici romani, e con Ravasi in particolare).

rinnovo della convenzione fra la Diocesi di Napoli e la Pontificia Commis-

Vedo le cose in modo più semplice. La nostra azione è ostacolata proprio

sione di Archeologia Sacra, diretta dal cardinal Ravasi, per l’affidamento

da chi aveva la responsabilità di gestire la struttura e che - attenzione!

della gestione delle Catacombe di S. Gennaro e S. Gaudioso, oggetto del

- da noi non è stato combattuto, nel senso che non abbiamo detto loro

recupero da parte della cooperativa La Paranza, quest’ultima ha ricevuto

“non siete stati capaci!”. Abbiamo lavorato in silenzio, proprio perché

dal Vaticano la richiesta di versare il 50% degli introiti, cresciuti moltis-

sapevano di poter dare fastidio, e quindi siamo stati attenti a non offen-

simo grazie alla nuova gestione - e con cui fra l’altro vengono pagati gli

dere chi ci ha preceduti. Siamo convinti che il territorio debba curare i

stipendi dei ragazzi che lavorano al progetto Catacombe. Tutto questo

suoi beni e la sussidiarietà sia un principio fondamentale, che consente di

ha generato apprensione fra chi opera da anni alla Sanità e tensione con

chiedere all’Ente superiore di intervenire quando le cose vanno male: alla


Sanità si è creato il paradosso per cui l’Ente superiore che non si è mai interessato delle Catacombe lo fa ora che le cose vanno bene! Da tempo sono convinto che dietro la riforma dei Beni Culturali promossa dall’ex ministro Dario Franceschini ci fosse un preciso disegno che mirava a potenziare l’appeal dell’Italia dal punto di vista turistico. Non avendo, infatti, a disposizione ingenti risorse da investire nella realizzazione di porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, collegamenti, ecc., infrastrutture indispensabili per contribuire a rendere un territorio competitivo come meta

In apertura, don Antonio Loffredo con Chiara Nocchetti e con i bambini della Sanità. A seguire, il cardinal Angelo Ravasi e alcuni dei monumenti della Sanità. Nelle pagine ancora seguenti, don Loffredo con alla sua sinistra Enzo Porzio, suo braccio destro; il presidente Mattarella in visita al quartiere; Paolo Mieli con il capo della Polizia Franco Gabrielli, durante “Gli incontri” talk itinerante che l’ex direttore del Corriere della Sera ha voluto portare alla Sanità; l’orchestra Sanitansamble. Nella pag. seguente, il presidente della regione Vincenzo De Luca con il presidente della III circoscrizione Ivo Poggiani e l’ex questore di Napoli Antonio De Jesu e gli allenamenti di boxe all’interno della basilica di S. Maria alla Sanità.


di vacanze, egli ha scelto di puntare sulla risorsa costituita dal

ra della riforma Franceschini sia giusta, che il Ministro abbia ragionato

nostro patrimonio di bellezza. Ma conferendogli una nuova spin-

come abbiamo fatto noi, agendo sulla leva del turismo anche se le infra-

ta, maggiore dinamicità e managerialità attraverso la riforma del

strutture non erano efficienti. Nell’idea che chi è deputato a dare servizi

settore che gestisce l’enorme patrimonio di monumenti, storia,

ed infrastrutture si sarebbe poi dovuto attivare. Per noi ha funzionato

cultura, dell’Italia. In questo modo, ha reso quest’ultima più at-

così: da quando sono aumentati i visitatori alla Sanità, il Municipio ha

traente per milioni di turisti, fornendo una spinta propulsiva al

gestito meglio la spazzatura.

settore dell’ospitalità e all’economia ad esso collegata. Cosa pen-

E’ possibile secondo lei riprodurre in un ambito più ampio della

sa di tutto questo?

Sanità stessa il sistema che si sta costruendo nel Rione?

All’inizio del cammino con i ragazzi ci dicevamo: alla Sanità mancano

La cosa più importante, ciò che sta a monte di tutto quanto abbiamo

le infrastrutture, è inutile parlare di turismo, fermiamoci e aspettiamo

messo in piedi alla Sanità consiste nell’aver trattato le catacombe come

che si creino le condizioni. Altri dicevano, invece: le condizioni non si

un bene comune, e i beni comuni sono di per sé rigenerativi del territo-

creano se non si comincia a muoversi. Se pensa che quando sono par-

rio. Fondamentale è individuare il bene, pensi al lavoro che nel Casertano

tite le prime iniziative alle catacombe Napoli

si sta compiendo con la cooperativa Le terre di don Peppe Diana: sta

era sommersa dall’immondizia! Tuttavia

nascendo un nuovo modo di fare agricoltura, reimpossessandosi di spazi

abbiamo pensato: facciamo venire

oltraggiati. Il modello è il medesimo: lì la risorsa, il bene comune, è la

comunque la gente, la loro stessa

campagna e poi i giovani. Questo incontro va fatto ogni volta, per noi

presenza costringerà il Comune ad

l’obiettivo è sempre stato quello di legare il bene Catacombe e tutte le

aprire gli occhi, a dare certi servizi.

altre realtà monumentali del quartiere alla comunità, e al contempo far

E’ possibile che la sua lettu-

crescere la comunità per non creare delle storture. In ciò che si è realizzato alla Sanità hanno avuto un ruolo deter-


minante anche le sue capacità personali, il suo carisma...

che la generatività dei 90 giovani che suonano è superiore a qualsiasi

Sicuramente, ma avere le mani libere sul piano giuridico è stato essen-

cifra che potevo trarre dall’affitto di quel bene. Ma questa è una visione,

ziale. Il mio ruolo di parroco mi ha permesso di prendere decisioni come

un ragionamento in prospettiva. Per riuscire a realizzare qualcosa di simi-

se fossi un privato, pur avendo uno scopo di natura pubblica. Come

le con i beni in possesso dei laici, si deve iniziare a riflettere su come fare

parroco ho uno status particolare che mi viene dal perseguire fini di pub-

per non perdere i crismi della legalità e, al tempo stesso, dare spazio in

blico vantaggio essendo giuridicamente un ente privato: ciò mi dà una

primo luogo alle persone. Per tutte queste ragioni, la nostra è una con-

libertà di movimento che a un dirigente pubblico, a un assessore, manca,

dizione particolare, che non è facile trasformare in modello.

lui, infatti, è obbligato a passare per un bando di concorso, ha altri criteri

Qual è il prossimo step del progetto Sanità?

di reclutamento. Il mio è la discrezionalità del parroco, e ciò mi ha con-

Consolidare quello che c’è per prepararci al passaggio di consegne, per-

sentito di individuare personalmente i miei ragazzi e, per esempio, per la

ché io dovrò andare via, adesso devono essere i ragazzi a prendere in

cooperativa che realizza i lavori di manutenzione ho selezionato anche

mano le diverse situazioni per gestirle direttamente. Penso che siamo

chi aveva problemi con la giustizia, e questo a un amministratore non è

solo all’inizio rispetto a ciò che potenzialmente è realizzabile e per questo

consentito. Il punto di forza del progetto Catacombe di S. Gennaro è che

ci siamo dotati di uno strumento straordinario, la fondazione di comu-

ho potuto far crescere dei soggetti per poi affidare loro direttamente la

nità, che nelle piccole realtà può avere una grande forza. E’ il territorio

gestione di quanto creato, responsabilizzandoli al massimo - e anche

che infrastruttura tutti i soggetti: se non ragionano insieme per lo stesso

questo un pubblico amministratore non può farlo. Ancora, la Corte dei

ambito persone che hanno culture differenti, i problemi non si risolvono.

Conti chiede ai Comuni di rendicontare i guadagni, io non ho questo

Avere una piattaforma nella quale sono presenti il pizzaiolo, il farmacista,

problema: quando decido di destinare la casa canonica a spazio per l’or-

il parroco e il terzo settore che si occupa dei bambini fotografa la con-

chestra dei bambini, invece di affittarla e ricavarne denaro da dare ai

cretezza e l’operatività del territorio. Ecco, tutto ciò va incentivato.

poveri, ho compiuto una scelta fra generatività e rendita e ho valutato

DE JESU: L’ALLENAMENTO GIUSTO. Antonio De Jesu, già questore di Napoli e da giugno 2019 Prefetto, Vice Capo della Polizia Si devono creare centri di aggregazione nei quartieri e ci sono bellissimi esempi di attività del genere. Alla Sanità si è sviluppato un modello da seguire: è un pullulare di attività grazie al presidente della municipalità Ivo Poggiani, che stiamo accompagnando nel suo operato e che si sta muovendo molto bene, a padre Antonio Loffredo e al PON Sicurezza del Ministero dell’Interno che finanzierà il lavoro di 400 educatori di strada, persone che seguiranno nella loro vita quotidiana (accompagnandoli a scuola, stando insieme a loro) 400 ragazzi fra i più disagiati del quartiere. Padre Loffredo mi disse che i ragazzi gli chiesero di aprire una palestra di pugilato e aggiunse che la cosa andava fatta subito, chiedendomi una mano. Io ho parlato con alcuni tecnici delle Fiamme Oro (Ndr. il gruppo sportivo della Polizia di Stato), lui ha messo a disposizione la sacrestia - e non è una cosa scontata, perché a qualcuno una scelta del genere ‘potrebbe non piacere’. Vent’anni fa l’idea che ragazzi della Sanità andassero in palestra dentro una chiesa con degli ‘sbirri’ come allenatori sarebbe stata inconcepibile. Invece, oggi vengono, fanno attività e io la considero una rivoluzione culturale, un segno. Ancora, alla piscina militare Albricci la Federazione Nuoto, supportata sempre dai nostri atleti, assiste 400 ragazzi che praticano nuoto, ma fanno anche educazione alla legalità, un grande lavoro insomma. L’imprenditore Enzo De Paola ha creato senza finanziamenti pubblici l’orchestra dei Quartieri Spagnoli, composta da 42 giovani dai 7

queste strutture lavorare anche sulla loro formazione come cittadini. Io

ai 14 anni. Si deve stare sul posto, nel Bronx (Ndr. S. Giovanni a Teduccio),

sono nato a Secondigliano e andavo all’oratorio con piacere, perché era

a Scampia, e creare occasioni di aggregazione, i giovani vanno attirati

stato creato un ambiente adatto a dei ragazzini come noi: c’erano gli

con il gioco, con lo sport e poi si può lavorare sulle coscienze, sull’anima

amici, giocavamo a biliardino o a ping pong, mangiavamo insieme e poi

dei ragazzi. Ecco, questo metodo lo si sta sperimentando alla Sanità.

il parroco ci diceva “Adesso parliamo di Gesù”, dato che si trattava della

Penso che nessuna moglie di camorrista che abbia dei figli desideri per

parrocchia, e svolgeva il suo compito di educatore. Per le associazioni

loro la stessa vita del padre e se ci sono strutture che si occupano di loro,

laiche il meccanismo è il medesimo e possono lavorare intorno a temi

che li intrattengono con attività che piacciono ai giovani, il più delle volte

etici e civili, l’importante è che ci siano i contesti giusti dove parlare ai

i ragazzi le frequentano. Una volta lì tocca alle persone che gestiscono

giovani.


90


N A P O L I / I N S I D E

S A N I T À

i

IL CAPITALE UMANO (che rende) Interview_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ICity Agency e Archivio Fondazione San Gennaro

Vincenzo Porzio è stato uno di quegli adolescenti che hanno costituito il “lievito del progetto” di padre Loffredo, uno di quei tanti ragazzi che camminano sul filo del rasoio, la cui esistenza appare già determinata per il solo fatto di essere nati in un quartiere dove vivere è assai più difficile che altrove. La sua storia - oggi ha 33 anni, si è laureato, segue il settore marketing e comunicazione delle Catacombe di S. Gennaro ed è il braccio destro di don Antonio - cammina parallela a quella del risorgimento della Sanità. E se, per certi versi, essa non può che apparire eccezionale, emerge con evidenza dalle sue parole come lo scopo ultimo dell’impegno di tanti in quel quartiere è far sì che le situazioni eccezionali divengano normali, accessibili a tutti.

Cos’è La Paranza? Siamo una cooperativa costituita da abitanti del quartiere Sanità, che nasce nel 2006 con un obiettivo dichiarato, creare lavoro attraverso la valorizzazione del patrimonio storico-archeologico e monumentale, offriamo servizi culturali per i siti delle catacombe di S. Gennaro, le più vaste del sud Italia, e S. Gaudioso, che si trovano appunto alla Sanità. A ciò si aggiunge il tour del Miglio Sacro, che ha sempre lo scopo di valorizzare la zona. Quanti visitatori riuscite a portare? Nel 2018 130mila turisti, e il trend è in crescita come del resto per tutta la città di Napoli. Il biglietto costa 9 euro per 2 ore di visita guidata ai due siti di catacombe e la seconda visita si può effettuare fino a un anno da quando il biglietto è stato acquistato: lo scopo ultimo dell’attività è far scoprire la Sanità, possibilmente stimolando un’economia al suo interno


e spingendo gli ospiti a tornarvi.

volevamo lasciare. Così, sempre in collaborazione con padre Loffredo,

La Paranza è riuscita a dare vita ad una realtà fino a poco tempo

stimolati anche da ciò che avevamo visto durante un viaggio a Parigi or-

fa inimmaginabile. Da quale situazione siete partiti? Abbiamo iniziato con 5000 visitatori annui per arrivare agli attuali 130mila, ma soprattutto aprire le Catacombe di S. Gennaro ci ha permesso di ‘riaprire’ tutto il quartiere, innescando un processo positivo che lo coinvolge interamente, grazie ai flussi turistici e alle attività culturali che curiamo. Prima del 2006 facevamo un’attività amatoriale, il parroco padre Antonio Loffredo era arrivato nel 2000, e i primi 6 anni li ha spesi a studiare il contesto in cui

ganizzato dalla parrocchia, fu creata la cooperativa

Abbiamo portato le Catacombe da 5000 a 130mila visitatori annui, ma soprattutto abbiamo riaperto il quartiere, innescando un processo positivo che lo coinvolge interamente, grazie ai flussi turistici e alle attività culturali che curiamo.

La Paranza, con il preciso scopo di migliorare la vita all’interno della Sanità attraverso la risorsa turismo, promuovendo il patrimonio monumentale e creando lavoro. Come si è strutturata l’attuale organizzazione, davvero molto efficace? Inizialmente, gestivamo le catacombe di S. Gaudioso, i tour nel quartiere e le visite serali. Fra il 2006 e il 2008 lavorammo per capire cosa significa curare il patrimonio culturale; nel 2008, anno della crisi della

avrebbe operato e gli scritti del parroco che lo ha

spazzatura, ne risentimmo, i visitatori erano pochis-

preceduto, Peppe Rassello, a conoscere i luoghi e le

simi, i ricavi della bigliettazione ci servivano solo a

persone. Io stesso vengo dal rione Sanità e mi arrangiavo con lavoretti,

pagare le spese, ma investivamo il nostro tempo in un sogno. Così decisi

avevo preso il diploma alla scuola serale e frequentavo l’oratorio della

di andare a Londra per imparare l’inglese, nell’idea che mi sarebbe servi-

parrocchia, un centro di aggregazione, una piazza coperta. Don Antonio

to per lavorare nel mondo del turismo. Tornai dopo un anno e la coop-

ha sempre agito per individuare e avvicinare noi ragazzi, impegnandoci

erativa vinse il primo bando per il settore storico artistico promosso dalla

in primo luogo nei campi scuola. Poi abbiamo iniziato a organizzare at-

Fondazione Con il Sud, una delle poche italiane che investe denaro a

tività amatoriali come le visite serali al quartiere in costume d’epoca, le

sud di Roma. Il capitale della fondazione si formò quando alcune banche

visite guidate, che cominciarono ad avere un seguito.

meridionali furono assorbite da banche del nord ma il fondo destinato a

Quando avviene la svolta?

capitale sociale venne lasciato qui e fu gestito appunto dalla Fondazione

Quando un gruppo del Rotary ci chiese la ricevuta a fronte di una donazi-

Per il Sud, che poi cambiò il nome in Con il Sud.

one. Questa semplice domanda creò scompiglio: non volevamo portare

Accanto alla Fondazione Con il Sud avete altri finanziatori?

avanti un’attività illegale, quindi o dovevamo abbandonare o doveva-

Le nostre tante iniziative ci permettono di intercettare finanziamenti da

mo regolarizzarci e, visto che il nostro legame con il Rione è forte, non

sponsor privati e hanno acceso una luce sul Rione, consentendo di an-


dare avanti a tutte le altre attività sociali che vi si svolgono, per esempio

già per le catacombe di Siracusa, al cui modello ci eravamo ispirati. Da

il doposcuola alla casa dei Cristallini, il laboratorio di alimentazione con-

quel momento inizia la valorizzazione. Nella convenzione era scritto che

sapevole, insediati nelle ex case canoniche. A loro volta le associazioni

avremmo dovuto versare il 50% degli introiti a loro, come accade per

hanno dei finanziatori, sono in rapporto con enti ed organizzazioni che

tutte le convenzioni che il Vaticano stipula. Ma, a voce, ci fu detto che

le sostengono. Mi preme ricordare che per i bambini che frequentano

questa cifra non ce l’avrebbero richiesta, dato che partivamo da zero.

queste strutture, gli operatori e le attività che vi praticano costituiscono

Va detto che al momento dell’affido noi investimmo 500mila euro, e

spesso l’unico punto di riferimento. Siamo in un quartiere dove la disoc-

nel tempo con il fundraising (Ndr. Raccolta di fondi da destinare a enti,

cupazione interessa il 60% degli abitanti, l’abbandono scolastico il 40%

associazioni no profit, progetti culturali, ecc.) abbiamo raccolto un altro

dei giovanissimi. Intercettiamo bisogni ben precisi, che afferiscono alla

milione e mezzo di euro. Quindi finora noi abbiamo investito circa 2 mili-

sfera della grande povertà educativa che si riscontra qui.

oni di euro sul sito. La diatriba con il Vaticano è sorta di recente, quando

Veniamo alle Catacombe di S. Gennaro: come siete arrivati a ge-

si è trattato di rinnovare l’affidamento alla Diocesi.

stirle?

A che punto è la vicenda che vede la cooperativa La Paranza con-

Prima le catacombe erano seguite direttamente dal Vaticano attraverso

trapposta al Vaticano sulla questione della gestione delle Catacombe e dei relativi introiti?

l’Ispettorato; ma erano praticamente chiuse, si entrava solo in orari molto limitati, su appuntamento. Noi proponemmo una formula del tutto diversa, e quando presentammo il progetto che ha vinto il finanziamento della Fondazione Con il Sud portammo anche le lettere di intenti fra Vaticano, Diocesi di Napoli e cooperativa La Paranza, in cui si chiedeva al Vaticano, nel caso avessimo vinto il bando che riguardava la valorizzazione delle catacombe, di affidarne la gestione alla Diocesi che a sua volta l’avrebbe affidata a noi. E il Vaticano accettò. Quando abbiamo vinto il bando, nel 2008, le carte

Chi deve giudicare se noi funzioniamo bene o meno? Colui la cui struttura organizzativa è invece messa in pericolo dal nostro lavoro? Cosa vuole fare il Vaticano dei 500mila euro che ci chiede, li vogliono reinvestire nel sito? Dando quale ruolo al bene?

di intenti divennero una duplice convenzione: fra il Vaticano e la Diocesi e fra questa e noi. Una convenzione simile esisteva

La lontananza ha aiutato la mancanza di comprensione di ciò che stiamo facendo, il mondo accademico non capisce il mondo del fare. La Pontificia Commissione di Archeologia Sacra (che presiede alla cura e tutela delle catacombe sul territorio italiano) guidata dal cardinale Ravasi, è l’unico ente che non subisce il controllo dell’APSA (Ndr. Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), organismo della Santa Sede che sovrintende alle tasse dello Stato Vaticano. Si tratta di un flusso economico governato in proprio da poche persone, che stabiliscono anche la destinazione dei fondi per i restauri. E mi chiedo

perché. Perché, per esempio, in accordo con la Soprintendenza e il Vat-


icano, una volta stabilito il tipo di interventi di conservazione del monu-

che l’hanno rilevata, allora i rapporti li stringiamo. Abbiamo un codice

mento non possiamo fare noi un bando per individuare chi eseguirà il la-

etico non scritto, siamo 10 soci e l’assemblea dei soci prende le decisioni

voro e dobbiamo per forza prendere le persone che

in tutti gli ambiti, cioè comunicazione e marketing,

ci segnalano da Roma? Stiamo mostrando all’Italia come il bene comune può risollevare il territorio. Stiamo suggerendo un interessante modello di gestione, stiamo dimostrando anche al Vaticano che funziona e gli chiediamo di accompagnarci. E chi deve giudicare se noi funzioniamo bene o meno? Colui la cui struttura organizzativa è invece messa in pericolo dal nostro lavoro? E questi 500mila euro che ci chiedono, cosa vogliono farne? Li vogliono reinvestire nel sito? Dando quale ruolo al bene?

formazione, risorse umane, amministrazione e ma-

Nella cooperativa La Paranza siamo amici che da anni condividono esperienze; diamo opportunità a chi difficilmente le avrebbe, alcune delle nostre migliori guide hanno scelto di frequentare l’università dopo aver iniziato questa attività.

nutenzione. Sono nate anche altre cooperative che hanno vita propria e sono fornitori di servizi. Per esempio, la cooperativa Officina dei talenti fondata da un elettricista ex componente de la Paranza, oggi a capo del servizio di manutenzione, che adesso non lavora solo per noi, siamo infatti uno dei clienti che hanno. L’esperienza ci dice che quando si fa leva sulle risorse giuste le cose in Italia si riesce a realizzarle. E che tutela e valorizzazione devono camminare in-

Come funziona la cooperativa?

sieme alla fruizione, perché un sito non va recuper-

L’abbiamo fondata in sei, ma il gruppo è numeroso.

ato e poi chiuso.

In primo luogo siamo amici, che hanno condiviso, e continuano a farlo,

Attualmente, quanti di voi percepiscono uno stipendio per il la-

tanto tempo ed esperienze insieme e questo per noi è molto impor-

voro che fanno per la cooperativa La Paranza?

tante. Cerchiamo di dare opportunità ha chi difficilmente le avrebbe,

Direttamente 34 persone, cui si aggiungono altre 16 pagate dalla coop-

alcune delle nostre migliori guide sono ragazze che dopo aver iniziato

erativa Officina dei Talenti.

questa esperienza hanno scelto di frequentare l’università. Considero

Che tipo di pubblico avete?

una forza del gruppo la sua eterogeneità. La cooperativa viene gestita

Fra le persone che vengono a visitarci il 10% sono gruppi, un altro 10%

come un’impresa sociale, quindi preferiamo creare nuovi posti di lavoro

scolaresche, la grande maggioranza utenti singoli.

piuttosto che darci premi di produzione. Faccio un altro esempio della

Questo format, che funziona in un contesto ampio ma comunque

mentalità che ci guida: una multinazionale, un notissimo brand di birra,

circoscritto qual è la Sanità, pensi sia esportabile in altre realtà

ci chiede di tenere qui la sua convention, ma noi diciamo no perché i

che hanno le risorse storico culturali e tuttavia non riescono a

suoi valori non coincidono con i nostri. Ma se ci contatta la Parmacotto

farle funzionare?

che stava per fallire e si sta risollevando grazie ai suoi stessi manager

Abbiamo dato la nostra collaborazione per far nascere altre due coop-


erative, una ai Quartieri Spagnoli, che oggi gestisce Casa Tolentino, una struttura di ospitalità, e la cooperativa Parco Cerillo, che guida il parco del Cerillo a Bacoli. Quindi, sì il modello è replicabile, ma sono necessari alcuni ingredienti. Cioè il gruppo di persone, che devono essere del posto e se vengono da fuori devono compiere prima un percorso, perché sicuramente uno dei segreti del nostro successo è il rapporto di amicizia che ci lega. E naturalmente è necessaria la disponibilità dei beni. Insomma, non è facile, ma non è impossibile... Parliamo del ruolo che ha avuto in tutto questo padre Loffredo. Lui ha capacità di leadership, altro ingrediente essenziale, ci vuole chi ha questa dote. Poi siamo stati affiancati da figure professionali che hanno prestato il loro contributo da volontari, sono fondamentali e però non era possibile pagarle. Siamo stati molto aiutati dall’onlus L’Altra Napoli, presieduta da Ernesto Albanese, creata da napoletani che non vivono più in Città ma si sentono legati ad essa. A sentire le dichiarazioni più recenti di padre Loffredo sembra che stia con la valigia pronta per andarsene... Padre Loffredo è una persona estremamente libera, dice sempre che va dove viene mandato, ed è la giusta risposta a chi pensa che faccia tutto questo per essere il direttore delle catacombe o l’uomo che sta ‘muovendo le montagne’ alla Sanità. Comunque al momento resta qui. Che impatto avete sul quartiere?

mettere a fuoco gli effetti sul territorio del nostro operato. Abbiamo collaborato con il museo MANN alla mostra sui Longobardi, ed è attivo il circuito extraMann, una carta che permette di avere lo sconto del 25% sull’ingresso alle catacombe di S. Gennaro per chi ha il biglietto del Museo Archeologico. Quali consideri i vostri punti di debolezza? I nostri punti di debolezza sono quelli di Napoli, trasporti, pulizia, sicurezza, e sono ambiti su cui è difficile per noi intervenire. Sicuramente, i trasporti pubblici che collegano la zona di Capodimonte, vicina alla Sanità, con il centro della Città sono molto carenti, ma se anche volessimo come circuito di musei, noi e la pinacoteca di Capodimonte creare una linea privata, le difficoltà sarebbero tantissime, i tassisti insorgono, le navette dovrebbe essere gratis e non ricalcare le linee esistenti del trasporto pubblico, ecc. Il boom turistico che sta avendo Napoli da qualche anno non è gestito, sia dal punto di vista delle infrastrutture che della comunicazione e della promozione della destinazione, ma questo è un problema che abbiamo in comune con tutto il Sud, anzi con l’Italia. Il modo in cui si presenta il padiglione del nostro Paese alla fiera del turismo di Londra, per esempio, mostra con evidenza che siamo divisi, frammentati, ognuno si muove per conto proprio, senza un coordinamento centrale sull’immagine che si vuole dare come meta per le vacanze. (Fondazione San Gennaro_info 081_19571624)

Notevolissimo, e lo ha dimostrato il sostegno che ci ha dato tutta, ma davvero tutta la Sanità quando è iniziato il contenzioso con il Vaticano. Collaborate con altre istituzioni culturali della città? Certo, per esempio con l’università Federico II dove il professor Stefano Consiglio del dipartimento di Scienze sociali ha condotto una ricerca per

Nella pag. precedente e in questa, immagini delle catacombe di S. Gennaro, i bambini della Sanità incontrano papa Francesco, il presidente Mattarella con padre Loffredo, l’attore Vincenzo Salemme e l’ex presidente del Napoli Corrado Ferlaino in visita alla Basilica. Sotto da sin.: i ragazzi che gestiscono il B&B Casa Tolentino, Enzo Porzio con lo staff di guide delle Catacombe; Paolo Mieli agli incontri alla Sanità con Gigi Proietti, i ragazzi della palestra di boxe, con gli allenatori delle Fiamme Gialle.


N A P O L I / I N S I D E

S A N I T À

i

‘O DDOCE RA’ SANITÀ Poppella CIRO SCOGNAMILLO CON IL SUO FIOCCO HA SEDOTTO TUTTI, DIVENTANDO IN BREVE TEMPO UNO DEI PASTRY CHEF PIÙ INTERESSANTI D’ITALIA. Text_ Chiara Nocchetti Photo_ ICity Agency

C

iro ha 44 anni. Ha tre figli, due nipotine, una moglie e un cane gigante pieno di peli.

Cinque anni fa ha inventato un dolce che gli ha cambiato la vita. Fiocco di neve, lo ha chiamato. Un nome buffo per una terra che la neve non tocca mai. In un pomeriggio pieno di sole, seduti ad un tavolino nel cuore del Borgo dei Vergini, mi ha raccontato una favola incredibile. Mi ha raccontato come possa, un dolcino grande appena come il palmo di una mano, cambiare una vita intera. Ciro è nato nel Rione Sanità tra il forno del pane e l’odore dei taralli. Mi ha detto che della sua infanzia ricorda i profumi, la farina, gli impasti, le mani calde accanto al forno, la sveglia nel cuore della notte. Il papà ha un panificio storico, fanno i taralli più buoni del quartiere, mi dice. La scuola è una cosa che non serve, un ostacolo che separa dal lavoro, dai profumi, dal calore. Si impara presto quando si è piccoli, si è veloci e non si conosce stan-


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chezza. Mi dice di essere curioso, impaziente. È una parola che sento spesso, quando ascolto la mia gente. Curiosità, impazienza. Come una febbre, un fuoco che ti fa ripetere che non deve, non può essere tutto qui. Che c’è un altro, un altrove. E Ciro me lo ripete spesso, lui questo fuoco lo ha sentito. Comincia con il domandare al papà di fare dei dolci nel periodo di Natale. Non si può, non lo facciamo mai, nessuno li comprerebbe, si sente ripetere. È una terra antica, il Rione Sanità, che impiega tempo ad adattarsi, a misurarsi, a modellare le forme. Serve sempre un po’ di coraggio, all’inizio. E così Ciro chiama uno zio che lavora come pasticcere a Ponza sei mesi l’anno. Gli chiede di insegnargli qualche trucco, i rudimenti del mestiere. Poco dopo, una mattina di sedici anni fa, decide di aprire una piccola pasticceria a pochi passi dal panificio di famiglia, esattamente nel cuore del Rione Sanità. Abbassa lo sguardo e gioca con la sigaretta, la passa veloce fra le mani. Sembra ricordare con chiarezza, forse troppa, l’inquietudine dei primi anni. Mi dice che cominciano in due ma che i clienti non arrivano. È un quartiere chiuso, i turisti non lo conoscono e i napoletani ne stanno alla larga. Nessuno ci mette piede e i dolci non si vendono. Si parla di chiudere, di arrendersi, di tornare a fare il pane e il pane soltanto. Ciro mi dice che passa molto tempo in laboratorio, gioca con gli ingredienti, assaggia, immagina. Sei anni dopo l’apertura, un giorno piovoso, ecco una nuova idea. Un dolce piccolo, soffice, come una minuscola brioche che sta nel palmo di una mano. E all’interno una crema segreta, non mi svela nulla ma sento la panna e la ricotta sulla lingua mentre lo assaggio. Il risultato è un fiocco di neve, un piccolo morso dolce e profumato che

sporca il naso con lo zucchero a velo e ti fa sorridere mentre mangi. Ma nessuno li conosce, questi fiocchi di neve. Inizia a regalarli, a farli assaggiare in giro. Ma nel quartiere non c’è aria nuova e lui è molto stanco. Un giorno un signore entra nel negozio. Si presenta, viene da un altro quartiere. Gli dice che dopo qualche mese, nella mostra d’Oltremare a Napoli, ci sarebbe stata una grande festa con più di 20mila persone per i ragazzi disabili. È il presidente di una associazione per i diritti dei ragazzi disabili, Tutti a scuola Onlus, si chiama. Gli chiede se gli va di portare qualche fiocco di neve in regalo, di donarli ai bambini. Ciro si commuove, dice subito di sì e non sa perché, aggiunge. Io, che conosco il signore entrato quel giorno in negozio, so esattamente il perché. Due mesi dopo la festa l’intera Città parla di questi incredibili dolcini che regalano un secondo di paradiso. Ciro scoppia a ridere, mi racconta di aver sfornato diecimila fiocchi di neve al giorno per un anno e di essere incredulo, immobile, davanti a questo improvviso passaparola. All’improvviso, a Napoli, tutti vogliono assaggiare il suo fiocco di neve. E per assaggiarlo bisogna arrivare al Rione Sanità, tra i vicoli, tra la gente. E intanto il Rione cresce, attira turisti, si riscoprono siti archeologici abbandonati, qualcosa si muove. Quattro anni fa i commercianti della zona formano una rete, collaborano insieme, facciamo squadra, aggiunge Ciro. I due dipendenti in pochi mesi diventano 26, il laboratorio cresce, si parla di una nuova sede nel centro di Napoli. Un giorno, all’improvviso, una raffica di proiettili colpisce la vetrina. Troppo successo e troppo in fretta, sembrano voler dire. Fai attenzione, Ciro. E Ciro si spaventa. Parla con gli amici, con la famiglia, con il parroco e con la polizia. Per quattro mesi si chiude in casa e pensa. Resto, vado via, continuo, smetto? Mille dubbi, mille domande tutte insieme. È sul divano, guarda la fotografia di uno dei proiettili che trapassando la vetrina si è incastrato in un babà. E ha un’idea. Corre in laboratorio.


Una crescita non capillare ma ormai radicata, strutturata in questa terra in rinascita dove è il cibo, l’arte, la musica, a restituire valore alla gente. Ciro ha spento la sigaretta. Mi guarda. Gli chiedo cosa vuole fare, dove vuole essere. Mi indica un punto imprecisato qualche palazzo più avanti. Tra la mia gente, dice. Tra la mia gente con il mio coraggio. E con l’odore del forno, del pane e dello zucchero. Tra la mia gente. A casa mia. Ed io capisco esattamente cosa intende.

Due ore dopo nasce “il proiettile”, un babà ricoperto di cioccolato a forma di bossolo di pistola. Trasformare il dolore in tenacia, la paura in passione, l’amaro in dolce. E così, dopo quattro mesi, arriva un nuovo dolce e un nuovo progetto. Il negozio cresce, si apre la nuova sede, oggi mi parla di un grande laboratorio di cinquecento metri quadrati che sarà pronto fra qualche mese ai piedi delle Catacombe di San Gennaro. Crescere, non mollare, qui non ha il suono della alternativa. È l’unica possibilità. La sola via d’uscita. Passano i mesi, arriva perfino la televisione. Ciro partecipa ad un programma di Real Time, una sfida tra pasticceri. Vince il primo premio con una torta tutta nuova dedicata a Napoli. Bavarese al limoncello con cremoso di mozzarella e croccante alla mela. Mentre racconta me la fa assaggiare, sono belli e buoni i suoi dolci e mi faccio strada tra una folla che fissa la vetrina luccicante e mi sento fortunata. Fortunata perché testimone di una crescita che parte dalle cose piccole che qui sono sfide titaniche.

Da sinistra: Flavia Matrisciano direttrice Fondazione Santobono Pausilipon, l’hairstylist Manuel, il pastry chef Poppella e la direttrice sanitaria dell’Ospedale pediatrico Santobono, mostrano la cifra raccolta in favore della Fondazione


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N A P O L I / I N S I D E

S A N I T À

E’ MOLTO PIU’ DI UNA PIZZA: CIRO OLIVA Text_ Chiara Nocchetti Photo_ Riccardo Sepe Visconti

C

iro ha 26 anni e uno sguardo attento. Parla veloce, inciampa nelle parole, ha fretta di raccontare, sembra respirare appena.

Mi aspetta seduto all’ingresso del locale, scrive veloce al computer e intanto parla al telefono. Scusami, mi dice, c’è tanto da fare e non trovo mai il modo. Faccio appena in tempo a sedermi che comincia a raccontare. Guardati intorno, quello che vedi è iniziato nel 1951, mia nonna faceva le pizze “a ogge a’otto”, le vendeva nel basso e i passanti le pagavano dopo otto giorni, così mangiava anche chi non poteva permetterselo. Era in gamba, mia nonna, aggiunge. È stata la prima della famiglia a credere in qualcosa di più in questo piccolo pezzo di terra che è il Rione Sanità. La pizzeria è in una strada stretta, a pochi passi dal Borgo dei Vergini e in un piccolo triangolo tra i palazzi antichi e le Basiliche. Siamo nel cuore di Napoli, al centro del Rione Sanità. Mentre parliamo la sala si riempie, manca poco all’apertura e già intravedo una fila sempre più lunga fuori alla porta di ingresso. Ciro saluta i ragazzi che lavorano in sala, ride e rimprovera chi non ha tagliato bene la barba o non ha allacciato stretto il grembiule. Ci tengo molto, aggiunge guardandomi, i miei ragazzi devono essere bravi, mangiare qui significa mangiare al Rione Sanità, chi esce deve pensare che è molto bella la mia terra.


Il papà di Ciro, Antonio Oliva con il suo staff di sala

Credimi, mi dice, non volevo che “Concettina ai tre santi” fosse semplice-

Ciro mi racconta degli scontri con il papà agli inizi, quando comincia a

mente una pizzeria. Ci tenevo raccontasse una storia.

cambiare alcune piccole cose.

Torniamo a parlare della bisnonna, poi del nonno, fino ad arrivare al suo

La vecchia scuola e la nuova scuola, ripete, non vanno spesso d’accordo.

papà.

Spariscono le posate di plastica, arrivano i bicchieri in vetro, i piatti dec-

Una famiglia che vive di pizza da secoli, ripete con orgoglio.

orati dai ragazzi della “Casa dei cristallini”, una cooperativa sociale del

A dodici anni portavo qui i miei insegnanti, aggiunge.

quartiere.

Facevo le consegne, correvo in motorino per il quartiere, facevamo so-

Mi guardavo intorno, mi dice, e mi convincevo che al Rione Sanità doves-

prattutto pizze da asporto.

sero arrivarci anche i turisti, anche chi non c’è nato.

In pizzeria entrava solo chi nel quartiere c’era nato, i turisti o i napoletani

Faccio un menù in inglese, mi dico che anche se non sappiamo parlarlo

non ci mettevano piede mai.

noi, almeno così i turisti possono capirci qualcosa.

Poi a diciannove anni mi sono sposato, era presto, lo so, ma avevo fame,

Mi prendono in giro, dicono che non serve a nulla, che una pizza è solo

volevo crescere.

una pizza.

Mentre Ciro parla io sorrido, ho imparato a conoscere la fretta di questa

Dividiamo il locale in due, da una parte l’asporto e dall’altra la sala, di cui

terra, questo sangue che ribolle nella pancia e che porta a correre, ad

mi occupo io, ripete orgoglioso.

inciampare perfino, a patto che si vada da qualche parte.

Comincio a cercare ingredienti diversi, più pregiati. Mischio i sapori. Mi


dicono che sono matto, che non ci verrà mai nessuno, che basta saper fare la pizza margherita, che non devo strafare. Mentre parla mi distraggo, uno dei ragazzi mi passa accanto con un piatto molto grande e mi giro, curiosa, per inseguirne il profumo. Ciro mi spiega che è una delle loro invenzioni, un panino piccolo realizzato con l’impasto della pizza farcito di carciofi e salumi, con un pizzico di limone e un filo d’olio. Mi parla degli ingredienti con molta cura, come di una materia viva che gli appartiene. Ci tiene a ripetermi che li sceglie con attenzione e cambia il menù al mutare della stagione. Il suo percorso è iniziato proprio dalla ricerca di un qualcosa di diverso. Come trasformare la pizza in un’esperienza? Come fare affinché un luogo noto alla cronaca per l’orrore, per il dolore, per l’abbandono, diventi un posto in cui correre per mangiare qualcosa di indimenticabile? Intuisco, mentre Ciro racconta, che “Concettina ai tre santi” non è un

Sa che la pizzeria ha un ruolo diverso ma vuole che chi entra da “Concet-

esempio isolato di imprenditoria di successo ma è piuttosto il simbolo di

tina ai tre santi” si senta a casa.

un progetto molto più ampio. La sinergia tra questo luogo e il quartiere

È importante che il luogo respiri con il quartiere intero, che con lui si

è ciò che permette ogni giorno al Rione Sanità di crescere.

muova perché è una rinascita possibile solo se si procede insieme.

Ciro mi racconta dei bambini della “Casa dei cristallini” ai quali da qual-

Non è un caso che la pizzeria sia qui, mi ripete più volte.

che anno, in collaborazione con diversi sponsor, regala un viaggio all’es-

Qui dove ha lavorato mio padre, mio nonno e la mia bisnonna.

tero, un corso di inglese, un’opportunità.

Qui dove prima non veniva nessuno e adesso si resta in fila per mangiare.

Mi parla dei ragazzi della Cooperativa La Paranza che hanno in gestione

Gli chiedo qual è il suo sogno, se c’è qualcosa che desidera oltre tutto

le Catacombe e di come è fiero che insieme siano riusciti a creare una

quello che già vedo davanti ai miei occhi.

rete che faccia sentire il turista accolto e protetto.

Mi dice che vuole portare “Concettina” nel mondo, replicare questo es-

È molto più di una pizza, ripete.

perimento altrove.

Eravamo 5 fino a sette anni fa, ora siamo più di trenta tra cucina e sala.

Creare un luogo dove il cibo sia materia viva per generare emozione, in

Crescere in questa terra ha più valore perché amplifica tutto, trasforma

un quartiere in rinascita, generando una rete con le altre realtà del ter-

gli obiettivi in sfide e il desiderio in passione.

ritorio, nel tentativo di riscattarsi dalla pesante cortina di fumo che per

Una passione che lo ha portato lontano.

anni ha avvolto questa terra.

Mi fa vedere le foto, è appena tornato dalla Thailandia dove ha tenuto

È molto di più di una pizza, mi ripeto sottovoce.

un workshop sulla pizza.

È il simbolo di un’alternativa possibile.

Ho portato la salsiccia e i friarielli da qui, dice ridendo, dovevi vedere

È il simbolo dell’amore per la nostra terra e per la volontà di creare dalle

come erano contenti i thailandesi!

macerie.

Mi racconta dei riconoscimenti, dell’improvvisa popolarità, della fila che

È una rinascita felice.

tutte le sere gli ricorda di essere sulla strada giusta.

Ed è, dopotutto, una pizza buonissima.

Ciro è curioso, mi rivela la sua passione per i ristoranti stellati, va in giro a provarli tutti e ad imparare.


N A P O L I / I N S I D E

S A N I T À

i

LE GRANDI TRASFORMAZIONI POSSIBILI Interview_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ICity Agency e FB Viene dall’attivismo dei centri sociali e si definisce uno di quelli che lavorano sul territorio, Ivo Poggiani, 35 anni, eletto con il sindaco De Magistris alla guida della III Municipalità dai cittadini della zona Stella S. Carlo all’Arena, che comprende il quartiere Sanità, protagonista dello straordinario risorgimento che abbiamo raccontato in questo speciale, il museo MANN con il suo exploit di attività e visitatori, ma anche la zona di Capodimonte, con una Pinacoteca che è fra i primi musei al mondo, e che paga però lo scotto di un isolamento fisico dal resto della città che va assolutamente attenuato. Di tutto questo abbiamo parlato con Poggiani e, quindi, del ruolo necessario che deve avere la politica in questa fase di positivo fermento

Da presidente dalla III Municipalità, che comprende anche il Rione Sanità e la zona in cui si trovano i due Musei MANN e Capodimonte, quali cambiamenti vede innescati dal boom di Napoli come meta turistica? Il centro storico si sta svuotando; in realtà il fenomeno va avanti dal 1994, quando con le riqualificazioni della sindacatura Bassolino una parte degli abitanti del centro è andata via sostituita da chi ha acquistato case soprattutto nelle zone di maggior pregio, per esempio piazza Plebiscito e Monte di dio. La presenza delle sedi dell’Università, inoltre, ha comportato l’afflusso di un gran numero di studenti che hanno affittato nelle zone limitrofe agli atenei. Il nuovo passaggio c’è stato quando, nel giro di 7 anni, Napoli ha aumentato moltissimo le presenze turistiche. Tanto che le strutture alberghiere esistenti sono sottodimensionate rispetto alla domanda. E questo ha comportato una trasformazione del centro storico e ne ha risentito il mercato immobiliare. Che valutazione dà di questa ricaduta? Positiva? L’economia nelle zone del centro ha avuto un impulso forte, se le con-


seguenze sono positive o negative dipende dai punti di vista: chi possiede immobili sicuramente ne ha tratto beneficio trasformandoli spesso in B&B, ma per esempio è molto diffuso il lavoro nero sottopagato e, ancora, in tanti si sono visti aumentare il fitto e sono stati costretti a trasferirsi. Peraltro, una quota di immobili è passata o sta passando nelle mani di grandi immobiliari, per cui la ricaduta positiva sull’economia della città si riduce ulteriormente gonfiando il mercato delle case e tradendo lo spirito originario del B&B, cioè affittare un numero molto limitato di camere, spesso all’interno della propria casa. Comunque se mi chiede un giudizio netto, il turismo ha fatto del bene all’economia di Napoli, ma non si può trascurare l’altra faccia della medaglia. Anche in termini ambientali: Napoli, infatti, è oggetto di un meccanismo quotidiano di ingresso di centinaia di migliaia di persone al mattino per accedere a ospedali, università, scuole, uffici, ecc, e di svuotamento la sera che comporta uno stress per la città stessa fatto di inquinamento acustico, produzione di rifiuti, smog ecc. A questo flusso si aggiunge quello dei turisti e anche a causa dell’aumento esponenziale di persone che a vario titolo raggiungono la città, la gestione di questi ambiti al momento non è del tutto soddisfacente. Veniamo al recente appello dell’associazione Rete Set (Sud Europa davanti alla Turistificazione), animata da attivisti del centro storico come Anna Fava fuoriuscita dal coordinamento Dema, dagli attivisti di “Magnamece ‘o pesone” che si occupano del rincaro dei fitti e che si sono detti contrari all’ipotesi di realizzare nuovi svincoli della tangenziale e nuovi parcheggi nella zona della Sanità, che rientra nella sua municipalità. Questa presa di posizione mi lascia perplesso, perché si puntano i piedi sull’uso di una tranche di 500mila euro del Contratto di Sviluppo che in realtà è uno strumento da 90 milioni! Il loro appello viene fatto pesare grazie alle firme prestigiose che ha raccolto, come quella dell’intellettuale Tomaso Montanari (è suo anche il no alle griglie di piazza del Plebiscito e il no allo spostamento del quadro di Caravaggio a Capodimonte per la mostra), e dell’urbanista Vezio De Lucia. Sono contrari affermando che esistono studi che dimostrano come nuovi svincoli e nuovi par-

500mila euro. Fanno parte di questo progetto anche gli svincoli della

cheggi provocano più traffico; ma gli studi che portano a dimostrazione

tangenziale e relativi parcheggi ed è a questa parte che loro si oppon-

di questo assunto sono relativi alla realizzazione di autostrade non di

gono. Però trovo un esercizio poco corretto decontestualizzarla dal resto

rampe della tangenziale. Criticano i nuovi piloni che sarebbero necessari,

degli investimenti per il centro di Napoli di cui ho detto.

aggiungono che i 500mila euro sarebbero stati stanziati in accordo con

Parliamo allora dei 60mila metri quadri di cave che si trovano fra

Tangenziale spa, una sorta di combine insomma: ebbene, questo è falso,

Capodimonte e la Sanità, che creano un passaggio sotterraneo

l’azienda che gestisce la tangenziale non ha nessun ruolo all’interno del

fra le due zone e sono già in parte usati come parcheggi.

Contratto di Sviluppo. Piuttosto trovo dirimente la questione dell’impat-

Infatti, si tratta di volumi che già abbiamo senza bisogno di scavare ul-

to ambientale, e quindi la gestione dei flussi, la domanda cruciale, infatti,

teriormente e potrebbero essere un parcheggio strategico, in quanto si

è: creare il nuovo svincolo e relativi parcheggi aiuta a far entrare meno

trovano all’uscita di una delle tangenziali più frequentate, quella di Cap-

auto in città? Con un calo dell’inquinamento?

odimonte. Però il parcheggio diventa funzionale se lo si collega alla tan-

Ci spieghi perché pensa che non hanno ragione.

genziale: in passato già si sono fatte ipotesi per creare questo collega-

In primo luogo decontestualizzano il processo, i 500mila euro contestati,

mento, naturalmente chi vincerà il bando per lo studio di fattibilità dovrà

infatti, sono destinati ad uno studio di fattibilità che si farà fra oltre 1

anche esaminare le proposte già esistenti e valutare se sono percorribili.

anno e dovrà vagliare una serie di opzioni. E rientrano in un finanziamen-

Il denaro stanziato serve a studiare progetti per infrastrutture

to di ben più ampio respiro che abbiamo ricevuto: 20 milioni devono andare al completamento del restauro del centro storico che è patrimonio UNESCO; una quota all’ospedale dell’Annunziata, ma il grosso è per il territorio della III Municipalità, la collina di Capodimonte e poi per piazza Cavour, la Galleria principe di Napoli (di fronte al MANN, al momento chiusa), strade, piazze e immobili alla Sanità, per la creazione di un deposito per i bus turistici al Garittone, per le linee di filobus elettrici che dovranno collegare il tondo di Capodimonte alla metropolitana (con l’obiettivo di potenziare il trasporto pubblico fra il centro e l’area ospedaliera dei Colli Aminei), per la messa in sicurezza ambientale della collina dello Scudillo, chiusa da decenni. A questi investimenti che assommano a circa 40 milioni di euro, si aggiunge lo studio di fattibilità, appunto, del valore di

Poggiani con Alessandra Clemente ed il sindaco De Magistris


nuove che integrino ciò che si farà con il contratto di sviluppo, cioè ri-

stato fatto dai giornali per una possibile candidatura a sindaco: io cre-

qualificazione, incentivazione del trasporto pubblico e creazione di una

do che al momento non ci sia una leadership forte come quella di De

migliore cerniera fra centro storico e il resto della città, avendo sempre

Magistris, che sicuramente dovrà andare via, avendo svolto due mandati.

fermo l’obiettivo di decongestionare il traffico, sia nel centro che nella

Mi auguro, naturalmente, che questa figura emerga; se non vogliamo

zona degli ospedali. Si deve essere attenti ai parametri ambientali, ma

consegnare Napoli a un sindaco leghista o comunque di centrodestra, si

non è possibile pensare che Napoli, che cresce sempre più di importanza

dovrà fare un grosso sforzo per compattarsi ed esprimere una figura di

sia per il rapporto stretto con la sua cintura sia dal punto di vista turistico,

ampia condivisione.

non si ponga il problema di correggere il caos che vive chi raggiunge

Lei si è posto spesso come pontiere, per esempio con il presiden-

oggi la città. Come fare devono dirlo gli esperti, e lo studio di fattibilità

te della Regione De Luca: dove non arriva il sindaco si muove Ivo

è destinato a questo.

Poggiani.

Come si risolve questo muro contro muro?

Non rinuncio mai al confronto istituzionale - anche con figure che nulla

Noi vogliamo il dialogo, che considero la soluzione più valida, ma questo

hanno a che fare con il mio percorso politico. In questo modo sono

della Sanità è un territorio che oggi si sente forte per i numeri che fa, e

riuscito a trovare una mediazione con De Luca sul futuro dell’ospedale

non possiamo pensare che il nostro futuro qui non lo debbano decidere

S. Gennaro e continua la nostra battaglia su quel fronte. Ugualmente,

le realtà che vi operano, ma una rete di attivisti. I firmatari sono una

quando Minniti, persona da me lontanissima sul piano delle convinzioni,

galassia variegata, si va da Italia Nostra a pezzi di Dema, ai movimenti,

era ministro dell’Interno abbiamo concordato progetti per il quartiere

ho l’impressione che quella tranche di finanziamento sia diventato il pre-

Sanità in una fase difficile, in cui si sparava per strada. Va sottolineato

testo per catalizzare una serie di dissensi e prese di distanza precedenti.

che tutto ciò lo faccio in quanto frutto di ragionamenti sul territorio con

Se ne esce solo con il confronto tecnico, cercando alternative, riconos-

le persone che lo vivono, non opero mai di mia iniziativa e il territorio,

cendosi a vicenda, ma chiedo a loro di riconoscere lo sforzo che si è fatto

per esempio, ha chiesto a gran voce maggiore sicurezza. Dopo decenni

in questi quartieri.

di isolamento, infatti, la Sanità dialoga con le istituzioni attraverso me,

Qual è al momento il tavolo istituzionale di confronto?

ma anche grazie ad altri attori. Il risultato è un patrimonio di finanzia-

Il presidente della commissione urbanistica del Comune sta valutando

menti e un’idea nuova per questa parte della città. Anche se dal punto

di convocare un tavolo, invitando la terza Municipalità, il museo MANN

di vista della macchina amministrativa siamo in sofferenza, qui c’è una

ma soprattutto Capodimonte, dove sono stati da poco confermati dal

rete formale e informale molto presente. Non a caso, il mio primo atto da

Ministro entrambi i Direttori; e ancora la fondazione S. Gennaro, la Rete

presidente fu di invitare padre Loffredo e i due direttori dei musei Giulier-

Set magari...

ini e Bellenger a incontrarci per lavorare insieme, convinto che questo

Ho la sensazione che stiate generando molte invidie con l’attività frenet-

territorio si riscatti puntando sulla cultura, sull’arte. E attraendo turisti

ica all’interno della III Municipalità e che questa possa essere la spiegazi-

si strappano anche più investimenti su trasporti, verde pubblico, servizi

one di certe prese di posizione...

migliori, insomma si acquisisce centralità politica, che è sicuramente au-

Quando si è attivi è inevitabile, accade a me ma anche alla fondazione

mentata grazie alla rete che abbiamo tessuto.

S. Gennaro e al direttore di Capodimonte Bellenger. Poi il mio nome è

Il tema che l’Amministrazione Comunale e la Municipalità 3, in Accordo con MANN e Museo di Capodimonte ha ritenuto strategico è quello di “collegare ” culturalmente, in termini di riqualificazioni, di potenziamento, di infrastrutture e trasporti il centro storico intra moenia (per il quale è stanzionato e molti lavori sono in corso il Grande Piano Unescoda 100 Milioni) e quello extra moenia. 5 mln

10 mln

Finanziamento complessivo

90 mln di Euro più della metà destinato a

2 mln

Messa in sicurezza del costone di via Scudillo, opera attesa da almeno 30 anni, necessaria per mettere in sicurezza un pezzo di territorio enorme che potrebbe rappresentare un naturale prolungamento del Parco del Poggio Riqualificazione della Galleria Principe Riqualificazione Piazza Cavour

16 mln

Riqualificazione strade, piazze, edifici al rione Sanità

4 mln

Realizzazione di un parcheggio dedicato soprattutto agli autobus nel vecchio deposito ANM Del Garritone

16 mln

Realizzazione linea filobus elettrica che collegherà la fermata della metropolitana del Frullone con il tondo di Capodimonte passando per’ingresso principale del boco di Capodimonte a Porta Piccola

Tutto ciò si inserisce in un contesto di ulteriori progettazioni che prevedono: L'uscita della metropolitana Sanità (8 milioni); Un sistema di ascensori con funzioni pubbliche tra la Basilica dell'Incoronata Madre e la Sanità (zona San Gennaro) simile a quello già esistente sul ponte della Sanità (4 milioni); Una ulteriore linea filobus (in sostituzione della linea r4), tra centro storico e zona collinare, che si connetterà con il nuovo filobus di cui sopra; La ZTL dei Vergini.



IN_SANITÀ

S

tefania ti sorride e ti conquista dal primo istante con una bellissima energia che ti fa entrare subito in sintonia con lei e tutto il suo mondo. Entusiasta della vita, che filtra attraverso il suo sguardo attento e globale, restituendola contemporaneamente, in modo leggero e forte. Forza e leggerezza sono due componenti imprescindibili della sua personalità. Che sia un reportage in un manicomio afgano o in giro per i vicoli di Napoli, lei riesce sempre a sorprenderti ed a farti fermare a riflettere, cosa importante, specialmente in un momento come il nostro, dove è imperativo vivere accelerati. Così come accade con l’installazione fotografica, attualmente collocata nella città di Napoli, al Rione Sanità, intitolata INSANITÀ.


N A P O L I / I N S I D E

S A N I T À

i

109 STEFANIA ZAMPARELLI

photoArtist

Text_ Marco Cortese


sceglie come suoi soggetti, persone del popolo,

C

così modo, finalmente, di fermarsi un istante,

come “alien of extraordinary ability” per i suoi

volutamente non codificati, in situazioni estreme,

prima di riprendere la sua corsa impazzita, ad

successi conseguiti nel campo della fotografia,

ridandogli forza e dignità e ricollocandoli così nella

osservare e riflettere. In questo modo, l’opera

ma anche Iran, Afghanistan, Pakistan, Bolivia,

società con un ruolo da protagonisti.

dell’artista si compie.

Sudan, Mongolia, Oman, solo per citarne al-

on questo gioco di parole mescola genio e sregolatezza, luoghi, culture, anima e passioni. Come un moderno Caravaggio,

E

cco quindi che l’attenzione dell’osservatore è catturata e condotta su tematiche lontane dal quotidiano. La mente ha

S

empre in giro per il mondo. New York, dove ha vissuto per venticinque anni (1991-2016), ottenendo la Green Card

cuni. I suoi frequenti viaggi intercontinentali narrano con immagini frammenti di storie poco raccontate.



di Still Life “Stazione Terminale” dove ritrae

E

per evitare che scappi finendo inamovibile, su

N

che si offrono come istallazioni in mutazione

un’area dell’Empty Quarter, dove i dromedari

una delle rare piste per carovane, vie la cui ef-

ed istallazione continua. Laddove il tempo e

terminali vengono abbandonati ai loro destini.

ficienza è fondamentale all’economia beduina.

la natura hanno scolpito i corpi fino alle ossa,

Con un’operazione simile a quella dei ritratti

La mummificazione naturale fornita dal deser-

queste sono bianche e la loro visione ha l’ef-

del manicomio afgano la “stazione terminale”

to sembra trasformare la pelle degli animali in

fetto di liberare dalla tensione, diminuendo il

è riambientata nei pressi del cimitero delle Fon-

un sudario, come a velare quel corpo deturpato

nostro grado di empatia.

tanelle in Rione Sanità per diventare Fontanelle

dalla morte, un velo per onorare la trascorsa

Il “quartiere vuoto” qui diventa un regno di as-

Terminal.

vita.

soluta integrità.

d è proprio nel deserto dell’Oman, Rub al Khali, conosciuto anche con il nome di Empty Quarter, che realizza la serie

é pali né alberi nel deserto: una corda lega due zampe come a inchiodare l’animale nella sua ultima destinazione

S

abbia e cammelli sono stati creati dello stesso colore e questa unità raggiunge il climax in queste sepolture naturali

La sfericità di due sfondi realizzata utilizzando un obiettivo fish-eye suggerisce che al di là della materia e oltre il nostro globo, orbitano infiniti regni di vita.


I

n America espone in numerosi art-fair come Governors Island Art Fair (2008, 2009 e 2011), esibisce personali tra le quali “Breaking New Ground: Coney Island” al Rockefeller Center (2005), “Holy land: Palestine” at Barnes & Noble of New York in Union Square (1996); “Panni stesi” una collettiva alla Drexel University di Philadelphia (2016), al Sideshow Nation IV: Through the Rabbit Hole (2016). Partecipa a collettive internazionali come “Messages from Tahrir” alla Cairo University (2011) e recentemente espone ai Magazzini del Sale di Cervia (RA) alla mostra collettiva sullo stato dell’arte contemporanea in Italia, curata da Vittorio Sgarbi (2019).

113


F A S H I O N

i


DALILA SGHAIER

ART DIRECTOR & PHOTO_ Riccardo Sepe Visconti MODEL_ Dalila Sghaier MAKE UP_ Nancy Tortora per Aglaia, Ischia HAIR_ Cristian Sirabella e Francesco Capobianco per Picasso Hair & Beauty Center, Ischia DRESS & SHOES_ Carmine Marfè Shoes Design & Project Accessory, Ischia EYE WEAR_ Ottica Cinzia Pipolo, Ischia JEWELRY_ Massimo Bottiglieri Gioielli, Ischia - Forio PHOTO ASSISTANT_ Lisa Latypova LOCATION_ Garden & Villas Resort, Forio

115


Nelle pagine precedenti, jeans, giacca e sandali, tutto Carmine Marfè; collana e orecchini in pietre naturali Marinella; occhiali, a sin. Andy Wolf, a ds. Tom Ford.

In queste pagine, giubbotto in pelle, t shirt, pants e sandali tutto Carmine Marfè; orecchini e bracciali Giuliana Grande, anelli in oro e brillanti Marco Bicego; occhiali Tom Ford.


117



Completo e sandali tutto Carmine Marfè; gioielli in argento Massimo Bottiglieri; occhiali Kaleos Eyehunters.



edizione

Mare da Amare Chef Stellato

Pasquale Palamaro del ristorante “Indaco”

insieme agli Chef Stellati 19 Giugno

31 Luglio

Paolo & Barbara

Alessandro Rapisarda

5 Settembre

17 Ottobre

Gianfranco Pascucci

Lionello Cera

del ristorante “Paolo & Barbara ”

del ristorante “Porticciolo”

del ristorante “Casa Rapisarda”

del ristorante “Antica Osteria Cera”

P.zza S. Restituta, 1 - 80076 - Lacco Ameno d’Ischia (NA) - Italia | Tel. +39 081.99.43.22 | Fax +39 081.99.48.77 www.reginaisabella.com / info@reginaisabella.it


I S C H I A / F O O D

i

IL MARE NEL CUORE

Text_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti

P

asquale Palamaro entra nel sesto anno da stellato con la sua creatura Indaco, tavoli eleganti in un gioco di bianco e

blu, un angolo raccolto del cinque stelle Regina Isabella Resort a Lacco Ameno, con una piccola baia per mangiare anche bordo mare. Avendo il mare nel piatto. E nel cuore dello chef: “La scelta di dedicarmi esclusivamente a una cucina di mare la rifarei mille volte, mi rafforza nella ricerca dei prodotti come delle tecniche per lavorare le materie prime. Facevo un piatto molto amato, coniglio, vongole e friarielli... Me lo chiedono ancora spesso... Ma no, non posso, non voglio, desidero occuparmi solo di mare”! E’ determinato Palamaro, gli occhi che sorridono e la sua consueta gentilezza, mentre racconta il mondo che scopre tutti i giorni insieme ai pescatori ischitani. Con curiosità ed entusiasmo. “Mi appassiona il rapporto con i piccoli pescatori, cerco infatti di lavorare soprattutto con loro. Mi piace il contatto con la natura che comporta questo mestiere, il mare è un elemento così vivo che è improgrammabile. Accade che per settimane intere non puoi uscire... E magari un giorno che pensi di non prendere niente tiri su quintali di pesce! Paradossalmente, mi piace proprio lo stare sulle spine in attesa di vedere

122


A fianco, gli chef che animeranno le Summer Dinners 2019 insieme a Pasquale Palamaro, in senso orario: Gianfranco Pascucci, Lionello Cera, Paolo & Barbara Masieri, Alessandro Rapisarda.


terreno di caccia. E allora per avere successo,

per vedere cosa hanno preso, poi, spesso mi

energia, non è la solita situazione pianificata

ci vuole tanta strategia ed esperienza, la pro-

mostrano dei pesciolini piccoli che al mercato

per cui dormi su 7 cuscini. Adoro parlare con

pria e quella di generazioni di pescatori che

non portano neppure. E per me questo pe-

loro, ascoltare segreti, trucchi del mestiere,

l’hanno preceduto e si tramandano tattiche e

sce che di solito viene ributtato a mare perché

veri e propri racconti, che sono scritti sui loro

segreti. Insomma, i pescatori sono l’archetipo

nessuno lo vuole è fonte di ispirazione. Sono

visi rugosi, scuri, vecchi perché il mare invec-

dell’uomo che deve catturare la preda che

in una fase del mio lavoro in cui voglio vivere

chia molto”. Lo chef stellato che porta in giro

sarà il suo cibo, dovendosi confrontare con la

emozioni così: certo per un ristorante stellato

per il mondo i suoi piatti, e con essi la sua iso-

natura. E questo mi dà un senso di avventura

può costituire anche un rischio, ma preferisco

la, è affascinato da questo mestiere faticoso,

che mi piace”. Lo chef spiega che per riusci-

spiegare ai nostri ospiti ‘Oggi il mare questo

per certi versi fuori dal tempo (almeno nelle

re a gestire un ristorante stellato attingendo

pesce non ce lo ha regalato, lo sostituiamo

modalità in cui lo pratica chi fa piccola pesca),

solo al pescato di mare (e non di allevamento)

con un altro pescato solo poche ore prima’.

che continua a contenere una dose di impre-

deve avere il doppio dei fornitori rispetto a

Come cliente mi farebbe piacere sentirmi dire

vedibilità e di pericolo. “Il pescatore si deve

quelli necessari per rifornirsi di altri prodot-

che oggi non c’è la cernia perché non è stata

muovere rimanendo comunque sopra l’acqua,

ti: “ne ho 3 che vanno solo a pesce azzurro,

pescata e sentirmi proporre un’alternativa che

quindi in qualche modo al di fuori del suo

3 solo a merluzzo. Quando salgo sulla barca

è la garanzia che il prodotto è davvero fresco

cosa hanno catturato, questa tensione mi dà


e davvero locale”. Non a caso per l’edizione

le carta su cui leggere cosa mangeranno, gli

2019 delle Summer Dinners - le cene evento

ospiti vedranno un video girato con una goPro

a 4 mani che si tengono ogni estate al’Inda-

posta sulla testa del pescatore che racconterà

co - Palamaro ha invitato 4 chef che fanno

lo sbarco del pesce che poi ritroveranno nelle

esclusivamente cucina di mare e si tratta di

preparazioni realizzate a 4 mani”. Una “sfida”,

nomi prestigiosi come quelli di Paolo e Barba-

insomma, che valorizza per davvero la materia

ra Masieri, Alessandro Rapisarda, Gianfranco

prima locale, il lavoro degli artigiani del mare

Pascucci e Lionello Cera. Ciascuno di loro, in-

ed esprime una cucina viva, che è quella che

fatti, sarà abbinato a un pescatore del posto,

piace a Pasquale Palamaro.

Indaco Regina Isabella Resort piazza S. Restituta 1 Lacco Ameno Info 081 994322 Regina Isabella Resort

di Lacco, Forio ed Ischia, che il giorno prima e il giorno stesso della cena uscirà in mare in esclusiva per i due chef, portando il pescato al mattino presto. “Dovremo cucinare ciò che lui avrà preso, senza un menù predeterminato mesi prima. E, infatti, in vece della tradiziona-

125




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I S C H I A / F O O D

LA TUGA I PANORAMI CHE STREGANO, L’ATMOSFERA SOGNANTE E LE CREAZIONI DELLO CHEF SCOTTI RENDONO IRRINUNCIABILE LA VISITA. PER UN’ESPERIENZA DEI SENSI CHE NON SI DIMENTICA. Text_ Silvia Buchner Photo_ ICity Agency

S

cegliere di venire a Ischia e non trascorrere qualche ora alla Tuga è la cosa più stupida che si possa fare...! La spetta-

colare bellezza che si gode dalla terrazza di questo ristorante en plein air che si trova poco prima di S. Angelo, all’interno del resort Costa del Capitano diretto da Francesco Polito, è indiscutibile, assecondata dall’arredamento lineare che lascia spazio ai colori e alle forme della natura dell’isola. Fatta di mare e cielo che si fondono, di rocce coperte dalla macchia mediterranea e, sullo sfondo, il borgo con il promontorio di S. Angelo. Da godere a pranzo, per cogliere tutti i particolari nell’aria luminosa o a cena, quando l’atmosfera sospesa creata dalla superficie marina immersa nell’oscurità, aumenta, se possibile, la suggestione. La cu-


cina, a vista e dal design interessante, è diretta per la stagione 2019 da Crescenzo Scotti: un grande ritorno ad Ischia, quindi, per lo chef premiato con la stella nel 2014-15 al Cappero Therasia Resort di Luigi Polito, nell’isola di Vulcano. Alla guida della sala Carmine Di Iorio, grande professionista, che segue da anni le strutture della famiglia Polito a Ischia, specializzandosi nella ristorazione stellata e che proporrà studiati abbinamenti con i vini. Il menù disegnato da Scotti

programmati-

camente rivisita la tradizione campana: memorie e ricordi, quindi, e una tecnica attenta che consente di esaltare i diversi sapori. Come nell’insalata contadina, in origine, pomodoro, patate, pane secco, cipolla, basilico, magari una sarda sotto sale, e si accompagnava con un pezzetto di caciotta. Tutti questi ingredienti si ritrovano nel piatto in un piacevole gioco di rimandi: la morbida spuma preparata con latte di bufala cotto è racchiusa da una sfoglia di soia (che con il suo colore giallino ricorda appunto i caciocavalli), il pomodoro in realtà contiene una piccola caponatina - con crostini di pane, basilico, patate; cipolla in gel, crema di basilico, mou di pomodoro giallo e rosso e acciuga affumicata accompagnano gli elementi principali. E’, invece, un omaggio al padre dello chef, il piatto Cala Cala, ispirato al baratto fra prodotti della terra e del mare che facevano i contadini ischitani con i pescatori provenienti da Pozzuoli. Verdure croccanti e pescato freschissimo sono, infatti, protagonisti di questo secondo: la palamita deve essere appena scottata e condita con un filo di olio extravergine e il suo gusto deciso è stemperato dai vegetali cotti pochissimo perché restino croccanti, li accompagnano un gel di mela e una marmellata di pomodoro che con la loro acidità e dolcezza arrotondano i sapori. Per ultimo si mangia il babà mignon bagnato con puro succo di arancia, per preparare il palato al piatto successivo. E sono solo due esempi delle preparazioni presentate alla Tuga: i menù degustazione come quello alla carta, propongono, infatti, percorsi davvero interessanti, molto pensati e accomunati dall’uso di materie prime ispirate dalla stagionalità,

crudi,

abbinamenti

di sapori che vogliono sempre

raccontare

una storia.

129

Via provinciale Succhivo, 36 - Succhivo, S. Angelo Info 081 909571 - 3499857364 costadelcapitano.com Ristorante La Tuga


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I S C H I A / F O O D

IL MOSAICO CAMBIO DELLA GUARDIA ALLO STELLATO DEL TERME MANZI: ARRIVA ENZO DAVID. Text_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti

F

in da quando, nel 2006, Giacomo Polito

la stella con lo chef Giovanni De Vivo. E si è col-

Cresciuto alla scuola della famosa Libera Iovine,

con la figlia Maria, che lo dirige, ha deciso

locato così fra le realtà di grande interesse della

con diverse esperienze in ristoranti dell’isola, Da-

di riaccendere i riflettori su una prestigiosa e

ristorazione gourmet nel nostro Paese, confer-

vid, che proviene dall’eccellente lavoro fatto per

storica struttura dell’ospitalità, il Terme Manzi Ho-

mando questa vocazione con l’adesione alla ca-

il ristorante Zi’ Nannina a mare, accetta la sfida

tel & Spa di Casamicciola, facendone un punto di

tena del lusso Relais & Chateaux che pone gran-

di misurarsi con le esigenze di un grande cinque

riferimento dell’accoglienza di prestigio a Ischia,

de attenzione all’abbinamento cucina e ospitalità

stelle. Proponendo un menù che presenta alcu-

uno dei cardini della filosofia dei Polito è stata la

per la sua clientela internazionale. In linea con il

ni dei piatti che considera rappresentativi della

ristorazione di eccellenza, declinata in particolare

suo stile, quindi, per la stagione 2019 la proprietà

propria idea di cucina accanto a nuove creazione

attraverso Il Mosaico. Che con i suoi cinque tavoli

raccoglie ancora una volta il guanto di sfida, e lo

concepite per Il Mosaico.

esclusivi nel cuore dell’hotel si è imposto subito

fa affidando il ristorante gourmet allo chef Enzo

come apripista nell’isola di una cucina di eccel-

David.

lenza, conquistando in brevissimo tempo le due stelle della guida Michelin con lo chef Nino Di Costanzo e, di seguito, mantenendo


master of the grid _ Ciro Buono

Il Benvenuto è composto dal gambero in tem-

Gli spaghetti all’acqua di pomodoro, mantecati

Nell’Evoluzione del baccalà, più versioni del

pura con finta salsa di soia, dietro il cono di

con il liquido che si ricava dal gustoso ortaggio

famoso pesce conservato sotto sale. In car-

sfoglia ripieno di tartare di ricciola, salsa teriya-

e gli conferisce tutto il suo sapore, sono serviti

paccio, con verdurine, chips al nero di seppia e

ki e spuma di patate; sul supporto in vetro, da

con ceviche di ricciola (marinata con limone,

crumble di pane croccante con pomodoro. La

sinistra, il sandwich di spigola all’arancia, l’uo-

acqua di pomodoro ed erbe aromatiche), gel

melanzana baby è farcita con baccalà, provola,

vo di quaglia con salsa bernese, tartufo e cav-

di capperi e burro di mandorle.

pomodorini e basilico. La crocchetta di baccalà

iale, nell’involucro di pasta sagomato a forma

alle erbe è servita con pomodorini confit e una

di vaso una sintesi della salsa puttanesca, con

salsa di baccalà. Nel cappuccino il pesce è man-

pomodoro confit, acciughe salate, crumble di

tecato e accostato a spuma di patate e crumble

olive e capperi. Chiudono le entrèe la crocchet-

di olive; ritorna in guazzetto nella zuppetta di

ta di alice ripiena di provola e salsa di peperone

pomodoro e ancora mantecato nel sandwich

e la crema di datterino giallo con cannolo farci-

di pane di semola.

to di ricotta di bufala.

Dessert molto aromatico e fresco, l’Omaggio a Kandinskij, composto da una madeleine all’arancia con formaggio cremoso, fingerlime, kaffir lime, kumquat, arancia e limone, sopra sorbetto di carota, nella sfera kumquat. Accanto, il cioccolatino decorato con la riproduzione di un quadro di Kandinskij è farcito con kaffir lime.

piazza Bagni, 4 - Casamicciola Terme Info: 081. 994722 termemanzihotel.com Il Mosaico


I S C H I A / F O O D

i

‘O PURTICCIULL Text_ Cecilia D’Ambrosio Photo_ ICity Agency

C

ontinua con successo la bella storia

perto. In cucina protagonista il pescato di

di ristorazione del Purticciull’, ini-

altissima qualità, a cominciare dai crudi che

ziata con la signora Maria Albanese

comprendono ostriche, ricci, taratufi, gam-

nel 1968 e che approda alla terza generazio-

beroni di Mazara, scampi locali e aragosta,

ne con il nipote Fabio Fedele, che si affian-

mentre le tartare sono di tonno con capperi

ca al papà Pino e alla mamma Anna Calise.

e olive, di salmone con mousse di bufala e

Sempre viva l’innata cortesia e la cura per

frutto della passione, di gambero accompa-

l’ospite in questo locale affacciato sul porto

gnata da agrumi (lime, arancio e limone) e

di Ischia, lungo la famosa riva Destra, con

germogli di fagioli mungo e di ricciola con

tanti tavoli per sedere piacevolmente all’a-

peperoncino peruviano; e ancora i marinati:

Anna e Pino Fedele


via Porto, 35 (Riva Destra) - Ischia Info. 081.993222 - 347. 0068684 www.porticciullo.it ristorante ‘O Porticciullo

alici, tonno, salmone, pesce bandiera, pol-

losa dalle sfoglie di cioccolato e dai frutti

po, cannolicchi, serviti su un letto di verdu-

di bosco. Ricca la carta dei vini, come deve

re di stagione. I primi spaziano, con uguale

essere per accompagnare piatti come que-

equilibrio e valorizzazione della materia pri-

sti. Presenti quelli dell’isola, ma sono tante

ma, dagli spaghetti aglio, olio e peperonci-

le etichette italiane e straniere di grande

no che esaltano la freschezza della tartare

prestigio, fra i vini come fra champagne e

di gambero di Mazara battuto crudo, com-

spumanti.

pletato da una sbriciolata di tarallo e zeste di limone ai paccheri con aragostine locali, cucinate in maniera classica con vino e pomodorini freschi, e granella di pistacchi che aggiunge al piatto il suo gusto delicato e inconfondibile. Un trionfo di crostacei e pesce per i secondi, aragosta e astice e poi spigola, pezzogna, spada,

ricciola,

da preparare in tanti modi, fino al polpo grigliato, ai polipetti affogati,

alle

cozze alla brace, molto

rinoma-

te. Tanta cura per i dolci homemade, come la soffice cheesecake preparata a freddo, nella classica ricetta con base di biscotto croccante, resa piĂš go-


i

I S C H I A / F O O D chef _ Alessandro Nistri

TERRA MADRE

STILE BISTROT E I PIATTI DELLO CHEF ALESSANDRO NISTRI, CREATIVO MA CON EQUILIBRIO, PER QUESTO LOCALE NEL CUORE DI LACCO AMENO, CHE COSTITUISCE UNA BELLA NOVITA’. Text_ Silvia Buchner Photo_ ICity Agency

R

affinata rivoluzione al Terra Madre di

Lacco

la

sua

Ameno,

mission

che

con

rimodula

l’arrivo

del

determinatissimo e creativo chef Alessandro Nistri, che potrete vedere all’opera nella sua cucina con le pareti in vetro. Per gli ambienti, rivisitati in funzione dell’attività di ristorazione, il patron Salvatore Sirabella, che lo guida insieme alla sorella Carla, ha scelto uno “stile bistrot”, attento ai dettagli e accogliente - e lo spazio esterno è molto carino. Lo chef ama lavorare sulle combinazioni di dolce-salato-amaro-aspro e sulla rielaborazione di piatti della cucina del Sud che, grazie all’uso di tecniche ricercate,

rivivono

nell’accostamento

di

consistenze e sapori inattesi. Dopo tante esperienze nell’isola e fuori, sia in Italia che all’estero, Nistri ha scelto di rifarsi decisamente alla Terra dove è nato, Ischia, con le sue stagionalità, le verdure, il pesce per i piatti che compongono il menù. Tutte le preparazioni, assai curate, dal gelato alle salse, alle tante tipologie di pane che si possono assaggiare - i grissini tirati con semi di papavero, panini al

finocchietto,

al latte, al riso venere, la focaccia al pepe rosa, il pan brioche, i taralli - portano la firma di Terra Madre. Si può iniziare con una caprese speciale, in cui la mozzarella di bufala De Martino,


davvero freschissima, perché prodotta ogni

lo condisce una salsa pizzaiola preparata a

giorno direttamente nell’isola dal caseificio

freddo, per conservare profumi e freschezza

Ischia Gourmet che si trova a Barano,

del pomodoro, mentre i cipollotti preparati

viene

accompagnata

da

un

gazpacho

con aceto e miele danno dolcezza e acidità.

freddo, pomodorini ciliegino confit, gelato

al

basilico

Ma è da provare anche il ‘tonno’

aromatizzato

di coniglio, ispirato a una antico

con parmigiano e origano e

modo di conservare la carne

una cialda di pane. Primi

di coniglio affine al tonno

che fanno parte della tradizione, spaghetti cozze

sott’olio: Nistri rinnova il

dagli

metodo

alle

adoperando

m e t o d o l o g i e

alla

moderne per un

pasta e patate

piatto in cui le

trovano

inediti,

riusciti

abbinamenti.

carni bianche m o r b i d e

In questo caso, la pasta

e

mista viene condita con un

da

intingolo preparato con gamberi

profumate

aglio,

rosmarino

e il loro carapace e adagiata su una

timo

e

vengono

servite insieme a scarola

soffice spuma di patate. Un gel di

riccia con uvetta e pinoli. Bella

basilico, uno di provola di Agerola e una

anche la proposta di dessert,

granita (fredda) di patate viola conferiscono

rigorosamente

di

preparazione

al piatto i sapori che lo identificano, ma

propria, che riflettono la cura nella ricerca

in consistenze diverse rispetto alla ricetta

degli accostamenti di tutto il menù: che

originaria. Attento il trattamento delle carni

siano a base di cioccolato o di frutta, il tocco

(che siano di mare o di terra): per esempio,

speciale, che non ti aspetti c’è sempre.

una crosticina dorata avvolge il trancio di

Da accompagnare sempre con un ottimo

tonno (solo da un lato anche impanato con

bicchiere di vino, anche al calice.

un mix di liquirizia e pane grattugiato), il cui sapore viene esaltato dalla cottura tataki, per cui al centro sarà ancora crudo ma tiepido;

C.so Angelo Rizzoli, 22 – Lacco Ameno Info 081 995082 terramadreischia


MOZZARELLA DE MARTINO

IN TANTI “PARLANO” DI MOZZARELLA FRESCA, IL CASEIFICIO DE MARTINO, INVECE, LA PRODUCE DAVANTI AI VOSTRI OCCHI!...

A

rriva a Ischia un privilegio che finora

- racconta Ciro. Altra scelta interessante è

rotondo in tante le pezzature, dai 10 gr delle

era concesso solo a chi abitava in

quella di aver reso i suoi prodotti, sia a base

ciliegine fino al mezzo chilo e a salire anche

terraferma,

mozzarella

di latte bufalino che vaccino, adatti a chi non

fino a 2 chili e mezzo, sono disponibili trecce,

di bufala direttamente presso il caseificio,

digerisce il lattosio. Tutto il latte, infatti, riceve

stracciatella, figliata (una grande mozzarella

evitando

dovuto

a monte il trattamento per scindere il lattosio,

che contiene tante ciliegine), solo latte vaccino

all’obbligatorio trasporto del gustoso latticino

il principale zucchero presente nel latte in due

invece per il fiordilatte, mentre la provola

in celle frigorifere. E questo è fondamentale per

zuccheri semplici, in modo che tutto ciò che

affumicata si produce in entrambe le versioni;

un prodotto che dà il meglio di sé assaporato

esce dal caseificio De Martino possa essere

e ancora ricotta (dal gusto molto delicato),

freschissimo e a temperatura ambiente. Tutto

mangiato anche dagli intolleranti. E la scelta è

primo sale, caciottine farcite in tanti sapori,

ciò è possibile grazie al caseificio De Martino,

davvero ricca. Quotidianamente arriva il latte

per esempio con mandorle di Avola, pistacchio

aperto da qualche mese a Piedimonte, Barano.

dagli allevamenti della piana del Sele (dove

di Bronte, tartufo del Trentino, peperoncino;

In posizione comoda, sulla strada, con una

peraltro Ciro ha anche qualche bufala sua) per

e Ciro De Martino ha in progetto di creare

piazzola che consente il parcheggio, è guidato

essere lavorato seguendo i classici passaggi

anche formaggi stagionati come caciocavallo

da Ciro De Martino, mastro casaro napoletano

che conducono alla nascita del latticino più

e provoloni. La mozzarella di Ischia Gourmet

la cui famiglia si tramanda l’arte della

famoso e amato al mondo. Prima il latte

ha un bell’equilibrio fra la crosta sapida al

lavorazione del latte di bufala da 5 generazioni.

(di bufala per la mozzarella, di mucca per il

punto giusto e la parte interna più dolce;

E che con l’apertura di Ischia Gourmet si lancia

fiordilatte) viene pastorizzato, poi cagliato e

giusta consistenza al morso, segno di ottima

in una nuova sfida: invertire il classico processo

matura per 4 ore, quindi si fila e si realizzano

lavorazione, pasta succosa e persistenza del

che vede la produzione della mozzarella e di

tanti formati; segue il passaggio essenziale

sapore in bocca completano le peculiarità di

tutta una serie di latticini e formaggi freschi

nella salamoia, che serve a conferire la tipica

questo prodotto che è una bontà indiscussa

effettuata solo in continente per poi trasportarli

salatura che contraddistingue in particolare la

del patrimonio gastronomico della Campania.

successivamente nell’isola. “Mi piace l’idea di

superficie esterna della mozzarella. Che, infine,

E grazie alle funzionali confezioni per far

fare il contrario e di consentire così, a ischitani

esce dalla salamoia e viene posta nel liquido

viaggiare al meglio i latticini, possono portarlo

e turisti, di poter provare il sapore della

di governo anch’esso leggermente salato per

con sé preservandone bene le caratteristiche

mozzarella appena prodotta, senza passaggi

essere incartata.

anche i turisti in vacanza nell’isola.

intermedi fra la produzione, che avviene nel

Per la mozzarella di bufala al 100% e mista

caseificio interno al punto vendita, e l’acquisto.”

bufala e latte vaccino, accanto al tipico formato

così

lo

acquistare stress

termico

Al ristorante Terra Madre di Lacco Ameno, lo chef Nistri prepara un antipasto a base di pomodorini ciliegine confit, mozzarella di Bufala - De Martino, gelato al basilico ed una cialda croccante di parmigiano.

via Vincenzo Di Meglio (loc. Piedimonte), Barano d’Ischia Info. 329 174 4488 FB Caseificio Ischia Gourmet Apertura continuata tutti i giorni e domenica mattina



i

I S C H I A / F O O D

BAGNO

RICCIULILLO IL PANORAMA MAGNIFICO SI COMBINA CON UNA CUCINA CREATIVA IN QUESTO BAGNO STILE ANNI ‘60 DA VIVERE ANCHE LA SERA. Text_ Cecilia D’Ambrosio Photo_ ICity

L

a location già da sola ti fa sentire in paradiso, direttamente sulle

tutti i giorni a pranzo, il venerdì e il sabato anche a cena, è possibile

onde, con il Castello Aragonese a fare da magnifico sfondo, ma il

immergersi nell’atmosfera avvolgente di questa terrazza sul mare. E che

bello di questo ristorante-bagno dai colori mediterranei, guidato

mare sia, anche nei piatti: si va dalla selezione di crudi con accostamenti

da GiovanGiuseppe Mattera e Monika Splitt insieme alle loro figlie

di frutta e un tocco di spezie, e che comprende fra gli altri carpaccio di

Nadine e Joelle, è che nei piatti si ritrova il calore della cucina del Sud,

tonno con vinaigrette al timo, tartare di merluzzo, zenzero e lime, tartare

movimentata da ben calibrati tocchi di esotico, per un risultato fusion che

di salmone con cetriolo e mela verde o di gamberi rossi con mela verde

convince davvero. Ai fornelli tutta l’esperienza della chef Monika Splitt

e avocado. E ritorna il tonno con brevi cotture, per esempio marinato

appunto, che coadiuvata da una brigata con cui lavora in forte sintonia,

nella salsa teriyaki, poi scottato e servito con burrata; il polpo arrostito

riesce a costruire un menù che accanto ad alcuni piatti sempre presenti

viene accostato a pomodoro confit, crema di patate al timo e pepe al

(essendo sempre richiesti) introduce preparazioni nuove, ispirandosi a

limone, molto profumato senza essere invadente. I filetti di pescato che

verdure e pescato scelti nel loro momento migliore e con una creatività

cambiano nell’arco della stagione - cefalo, pesce serra, spada, spadino,

che nei piatti del Ricciulillo non manca mai. Quindi, durante la settimana

ricciola, alalunga, palamito - sono una costante in menù, molto saporiti


139 in guazzetto, con pomodoro, vino ed erbe aromatiche.

profumata all’amaretto e sfoglia. La carta dei vini è frutto dell’attenta

Da provare assolutamente il calamaro imbottito con melanzane, olive,

selezione fatta da Joelle Mattera, appassionata di vini. Accanto ai

capperi che fa parte anche del tris di pesce, che può contenere pure una

classici ischitani, come la Biancolella, Greco, Fiano e Falanghina per

tartare o un carpaccio, alici marinate, polpo e patate, polpettine di pesce

alcune eccellenze campane, mentre la preferenza fra i vini nazionali

azzurro. Fra i primi spicca lo spaghettone quadrato con pesto di pistacchi

va ai friulani e ai profumati vitigni trentini. Il mix riuscito di atmosfera,

e pomodorini gialli, mantecato con bottarga di muggine, più dolce di

eleganza informale, ottima cucina con l’assistenza di uno staff attento e

quella di tonno; saporite le orecchiette con crema di friarielli e friarielli,

professionale dà vita a una formula che piace, al punto che il Ricciulillo,

cozze, una spruzzata di caciocavallo e tarallo sbriciolato. Delicato, invece,

con la sua terrazza e la sua spiaggia, sempre di più viene scelto come

il risotto lime e zenzero con un crudo di gamberi rossi aggiunto subito

location per eventi da chi è alla ricerca di quell’ideale connubio fra gusto

prima di servire. I dolci sono tutti di preparazione propria, uno per tutti

e bellezza come sfondo dei propri momenti da festeggiare e ricordare.

la fresca millefoglie scomposta: crema vanigliata, salsa di frutti di bosco

Ricciulillo Spiaggia, Wine Bar e Ristorante Lungomare C. Colombo (loc. Punta Molino) | Ischia Info 081 18515910 - 338 1446355 www.ricciulillo.it Bagno Ricciulillo

139


I S C H I A / F O O D

i

IL BRACCONIERE NEL FRESCO DELLA COLLINA ISCHITANA, PUNTO DI RIFERIMENTO PER IL PIATTO PIU’ FAMOSO DELL’ISOLA, IL CONIGLIO, QUESTO LOCALE APRE IL MENU’ A NOVITA’ CREATIVE CHE CONVINCONO. Text_ Cecilia D’Ambrosio Photo_ICity Agency

L

assù, a due passi dai Frassitelli, nel co-

netto e l’allegra esposizione di attrezzi agri-

Accanto al coniglio alla cacciatora, agli an-

mune di Serrara Fontana, tradizione e

coli e vecchie foto alla cucina con uno staff

tipasti che sono un trionfo di tante prepa-

modernità camminano insieme in que-

affiatatissimo; dal menù, fedele ai piatti che

razioni omaggio agli orti e alla cucina ischi-

sta trattoria orgogliosa della sua identità,

hanno reso famoso e amato il ristorante del-

tana, alla pasta e patate servita nella forma

dove tutto ha senso. Dalla sala linda, con i

la famiglia Di Meglio, all’accoglienza, fatta

di pane, alla carne alla brace, la presenza

tavoli in legno rustico lucidissimo, il cami-

di calore autentico e grande professionalità.

di Leonardo Di Meglio, terza generazione


della famiglia, che collabora a pieno titolo con gli zii Franca e Michele ha arricchito la già davvero saporita offerta del Bracco-

Staff _ al centro Franca e Leonardo Di Meglio, e intorno lo storico staff del Bracconiere.

niere di una serie di piatti che apportano belle novità, andando a braccetto con quelli di tradizione. Come la deliziosa entrée, il

rini appassiti in forno danno il giusto tocco

pomodoro, che è in realtà un omaggio alle

di dolcezza al piatto. Mentre fra i dolci va

melanzane: preparate al funghetto, fritte e

assolutamente segnalata la riuscita rivisita-

saltate con formaggio, vengono sagomate

zione della crostata che guadagna in levità

e ricoperte con un gel al pomodoro e ser-

e gusto, per questo dolce composto da una

vite con una crema di parmigiano e bucce

friabile sablé e da una namelaka, squisita

di melanzane fritte. O la ricottina al forno,

crema ideata da un pastry chef giappone-

preparazione homemade, in cui il latticino

se, e completata con salsa

aromatizzato con cannella, uva passa, mie-

Da assaporare con il li-

le, salsa di soia e scorza di arancia per un

(ottimo) preparato da

di lamponi. moncello Michele.

piacevole gusto dolce-salato, passa poi in forno e si serve con mandorle tostate. Un intingolo ai friarielli con una lieve ma persistente presenza di zeste di limone, condisce, invece, gli gnocchetti, preparati con ricotta quindi delicati e leggeri, mentre i pomodoVia Falanga 42 - Serrara Fontana Info 081. 999436 ristorante Il Bracconiere




I S C H I A / F O O D

i

LA RONDINELLA da Anna

DALLA ZUPPA DI COZZE AL MOSAICO DI MARE, DAI PRIMI ALLE FRITTURE DI PESCE, IL MENU’ DI QUESTO LOCALE SULLA SPIAGGIA DI S. FRANCESCO VA PROVATO TUTTO... Text_ Cecilia D’Ambrosio Photo_ ICity Agency

A

ffacciata sulla spiaggia di S. Francesco a Forio (che regala magnifici tramonti e belle giornate di sole) la terrazza-

ristorante La Rondinella, guidata da Gianluca e Maria Piro con la madre Anna, da aprile a novembre è un punto di riferimento sicuro per chi vuole mangiare piatti che fanno venire l’acquolina in bocca solo a guardarli. Il servizio puntuale, veloce e professionale accompagna pranzi e cene all’insegna della buona cucina, con una cura maniacale per la freschezza degli ingredienti: come nel Mosaico di mare, l’antipasto che contiene alcune delle preparazioni di maggior successo della Rondinella, tutte a base di pescato. Dal baccalà fritto alla bruschetta con salmone al pepe rosa, e poi gamberoni arrostiti conditi con salsa piccante, alici farcite con provola, insalata di polpo e gamberetti in due versioni, in crosta di mandorle e conditi


con avocado e lime. Da scoprire uno per uno... Sono sode e carnose le cozze della zuppa di cozze, accompagnate da crostini di pane casareccio, da intingere nel sughetto a base di pomodoro. Rinomati i primi, da quelli ideati da loro come il Chico - vermicelli conditi con

145

un intingolo di mitili, limone e caciocavallo - ai paccheri Emozioni, seppie, vongole, gamberoni cucinati con un condimento strepitoso, sfumato con un goccio di brandy, e con la sorpresa riuscita delle fragole, condiscono la pasta fresca, e sono solo un paio di esempi... Per lasciare spazio ai secondi, dalle perfette fritture di pesce, miste o di alici, al pescato - rombo, pezzogna, spigola, sarago, gamberoni, astici - da scegliere freschissimo per cucinarlo al momento. Una parentesi dolce è d’obbligo, e dopo tanto pesce un semifreddo artigianale è perfetto per concludere il pasto; ci sono in diversi gusti, noi vi segnaliamo la novità di quest’anno, preparato con una base di biscotto friabile, crema al limone, profumati frutti di bosco ed un sorprendente cuore di limoncello. Insomma, un ristorante da visitare più e più volte, per una esperienza di piacere gastronomico garantita...

via Tommaso Cigliano, 96, spiaggia di S. Francesco - Forio Info. 081. 987788 Ristorante La Rondinella Spiaggia di S. FrancescoForio-Ischia


I S C H I A / F O O D

i

LA BATTIGIA Text_ Cecilia D’Ambrosio Photo_ ICity Agency

S

edersi a uno dei tavoli della Battigia significa assicurarsi il

scegliere. Ida, insieme al fido braccio destro Gino Iacono, coadiuvati

piacere di mangiare un’ottima cucina di mare - circondati da

in sala dal garbo di Mauro Buono, sceglie il pescato esclusivamente

uno dei panorami più piacevoli dell’isola, sul lungomare di

del giorno che diventa protagonista di tanti piatti gustosi a partire

Lacco Ameno, di fronte al Fungo - realizzata con perizia dalla chef Ida

dagli antipasti. Che si tratti di un’insalata di polpo (tenerissimo

Mattera. La grande esperienza, la sua passione profonda per il lavoro,

e fatta veramente con il polpo), di un’impepata di cozze o di una

per la selezione accurata della materia prima, unite all’attenzione

ricca insalata di mare (polpo, calamaro, gamberi, frutti di mare, da

dedicata alle preparazioni regala una carta in cui è un piacere

condire con le salsine con aceto e menta o a base di limone), tutto è

146


Corso Angelo Rizzoli 5B | Lacco Ameno Tel. 081 900837 Ristorante la Battigia Lacco Ameno

preparato secondo la tradizione e senza lasciare nulla al caso. Anche

delle carni e a pesci preparati sempre al momento (con patate,

per i primi, dall’essenziale spaghetto di mezzanotte (aglio, olio e

all’acqua pazza, capperi e olive, alla griglia). Di lavorazione propria

peperoncino arricchito con un velo di formaggio), al sontuoso risotto

anche i dolci, come la cheese cake al limone, la caprese, classica e

alla pescatora, ai saporiti pennoni provola e peperoncino, la cura in

profumata sempre al limone, il tiramisù - e poi troverete le novità

cucina non cambia. Lo squisito totano affogato potete assaggiarlo

ideate di continuo da Ida e Gino, perché l’appagamento di chi sceglie

sia sui crostoni di pane che con gli spaghetti, mentre per i secondi

la Battigia, in un locale ogni anno sempre più accogliente, è il loro

spazio a fritture di paranza asciutte e che preservano la morbidezza

obiettivo esclusivo.




Bro’ restaurant, Ischia.

Fuoribordo

Vuoi cenare sull’isola? Scopri Bro’ restaurant. Un locale esclusivo nella suggestiva cornice del porto, sulla riva destra. A pranzo e a cena, menù mare e terra. Puoi scegliere tra oltre 90 etichette di vini. Dolci gourmet alta pasticceria. Aperitivo dalle 18.30.



Tutto nuovo, tradizione inclusa.

Vi a G i o v a n n i M a z z e l l a , 1 1 2 , 8 0 07 5 Fo r i o N A Te l . 3 3 5 2 70 8 2 2 • La Pietra Slow - 100% Orto di Mare



FP O O Z ZD U O L I / F O O D

i

PIZZAIOLI SI NASCE Text_ Gemma Russo Photo_ Riccardo Sepe Visconti

C

iro Coccia ha l’arte tradizionale del pizzaiolo napoletano, dal

Pizzeria Fortuna, nella zona di piazza Garibaldi, che sforna a tambur bat-

2017 Patrimonio Immateriale dell’UNESCO, nel proprio corre-

tente, mentre alla sera cordialmente accoglie chi sceglie La Dea Bendata

do cromosomico. Terzo di quattro fratelli, tutti pizzaioli, è da

a Pozzuoli sul Lungomare Pertini, che parte ai piedi del quartiere Terra

sempre vissuto tra impasti e preparazioni. Erano i primi del Novecento

arrivando fino a Bagnoli. Un tempo qui vi erano numerosi bagni termali,

quando nonna Fortuna iniziò a lavorare nella ristorazione in zona Du-

risorsa economica sostenibile per una zona naturalmente vocata al ter-

chesca, poco lontano da Castel Capuano. “In principio era una sempli-

malismo, mentre oggi pullula d’attività

ce osteria nei pressi della stazione, che poi mio padre, negli anni ‘50, ha

varia. “Ho scelto con mia moglie

Federica la città di

trasformato in un ristorante e pizzeria”, racconta, “Io e i miei tre fratelli

Pozzuoli per la nostra famiglia”

- spiega -“Ci siamo

abbiamo sempre aiutato.

stabiliti qui. Quando ho aperto

la pizzeria, ho posto

Ci siamo formati lì e, man mano che crescevamo, il più grande passava

l’attenzione sugli ingredienti

che non solo devono

la staffetta a quello più giovane. E allora c’è stato prima Enzo, poi Carmine e Salvatore, infine io”. Quei locali a piano terra accolgono tutt’oggi la pizzeria Fortuna, in cui Ciro ostinatamente prosegue l’attività di famiglia, arricchendola con il proprio bagaglio professionale, fatto da passione e tanta gavetta. Dal 2013, però, è anche patron della pizzeria La Dea Bendata a Pozzuoli, dove porta avanti con tenacia e umiltà la sua idea di pizza: forno a legna, farina tipo 0/00, impasto a lunghissima lievitazione, senza utilizzo di refrigerazione, materie prime d’eccellenza e prodotti di stagione. A pranzo è assorbito dai ritmi frenetici della

essere di qua-

ristorative dall’offerta molto

lità, ma anche parlare del territorio flegreo, facendone sentire il sapore, raccontando storie resilienti di


produttori e allevatori che, ogni giorno, fanno il loro lavoro con amore e coscienza. Affinché l’impasto sia digeribile, occorre la lunga lievitazione per cui ci vuole tempo. Allora, non puoi lavorare sui numeri ma sulla qualità. Bisogna essere coerenti, mettendo nel piatto ciò che è scritto nel menù e i prodotti esposti in pizzeria. Poi c’è il costo del lavoro. Nessuno qui lavora in nero e allora è normale che la pizza costi un po’ di più, ma avrai un’altra cosa nel piatto che è prima di tutto etica”. Scrupoloso, prepara egli stesso l’impasto per entrambe le pizzerie. Utilizza farina di media forza per impasti sottoposti a 24 ore di lievitazione completamente a temperatura ambiente, digeribili perché si è raggiunto il perfetto equilibrio tra lievitazione e maturazione. Il segreto della sua pizza? Sta in semplici percentuali: 60% buona pasta; 20% prodotti di farcitura di 1° qualità; 10% stesura della pizza; 10% cottura che è fondamentale, come la figura del fornaio. “Deve conoscere i tempi e la fiamma adatta a ciascun tipo di impasto” - chiarisce - “Solo attraverso l’interazione tra pizzaiolo e fornaio, la pizza è buona. Faccio un esempio: se il forno ha una temperatura troppo forte, si rischia di rendere l’impasto molto idratato, quindi umido. Puoi fare anche un buon impasto, ma se la cottura non è ottima, tutto diventa inutile”. La chiacchierata continua assaggiando le sue prelibatezze, iniziando da due fritti, asciutti e ben eseguiti. Delicatissima è la frittatina di pasta con crema di piselli Santa Croce e speck: profumata al naso, allertato dal pungente odore delle foglioline di menta; croccante al morso per le zucchine San Pasquale, tagliate a julienne. Ha il sapore della tradizione la montanarina con il pomodoro San Marzano e le opulente foglie di basilico. Un morso saporito, preludio alla preparazione in assoluto più diffusa e apprezzata al mondo: la pizza. FAVETTA: Una delicata vellutata di fave è base della preparazione. Utilizza le fave di Miliscola, varietà di notevole tenerezza e dal sapore caratteristico per via del terreno vulcanico. Veste la base con fiordilatte e Provolone del Monaco, aggiungendo quel tocco in più con gherigli di noce e guanciale affumicato. Quest’ultimo, cotto, libera in bocca delle piacevoli note d’affumicatura che bilanciano la base tendente al dolce. PIZZA DI PISELLI SANTA CROCE: Il fiordilatte e il Parmigiano Reggiano, stagionato 36 mesi, vestono la base punteggiata di verde dai tondeggianti piselli Santa Croce. La pancetta è adagiata sulla pizza nel momento esatto in cui questa è sfornata, regalandole una piacevole sapidità. La maniera in cui è posizionata sembra far roteare il disco di pasta che al morso è decisamente delizioso. PIZZA AI FIORI DI ZUCCA: Prendi forchetta e coltello per dividerla in spicchi e la sensazione che si ha è quella di affettare una nuvola: bianca per

D.O.P. "Colline Salernitane" prodotto dal Frantoio Torretta. Per Ciro Coccia la pizza ideale è: “La margherita! E non nascondo che per me debba essere anche a portafoglio. In essa tutti gli ingredienti si amalgamano strepitosamente. Se metti a confronto la pizza piegata a portafoglio con quella servita nel piatto, vedrai che non sono uguali”. Provare per credere!

il fiordilatte; spumosa per la ricotta di bufala dell’alto casertano dolcemente sapida; decisa per il Parmigiano Reggiano, stagionato 36 mesi. I fiori di zucca diventano allegre girandole sul disco di pasta, regalando

al

morso

un leggero retrogusto amaro, bilanciato dal fruttato dell’extra vergine di oliva

La Dea Bendata Corso Umberto I, 3 | Lungomare di Pozzuoli Tel. 081 19189636 pizzerialadeabendata.it Pizzeria La Dea Bendata Pozzuoli


i

P O Z Z U O L I / P E O P L E

UN MARE DI STELLE Text_ Gemma Russo Photo_ ICity Agency

“Perché poi proprio una stella a prua come marchio?” chiedo. “Pcché simm’ comunisti!” asserisce burbero. Sta in silenzio e, dopo alcuni minuti, tenero continua: “Perché non ci sta cosa più bella che le stelle in cielo! M’arricreo a guardarmele dal balcone di casa mia. Se tu vieni sulla Darsena a’sera, vedi là? Sì, proprio là! Ci sta una stella luminosa, la più luminosa di tutte che ti guida. È la stella della sera. Mentre si fa giorno, ne appare un’altra. È a’stella ‘ra matina! Quando sei a mare e da prua guardi le stelle, se punti a quella più luminosa sei sicuro che a’prua arriva sempre n’terra! Hai visto? Mi hai fatto dire pure perché il marchio di fabbrica dei Vallozzi è ‘na stella!”.

L

a bianca chiesetta e i palazzi del Rione Terra si specchiano nell’ormai magro bacino d’acqua che dà vita alla Darsena

dei pescatori puteolani. È l’ora del tramonto, quella in cui le ultime barche tornano nel porticciolo al riparo. La bottega di don Antimo è chiusa. Sotto la tettoia, sistemata a mo’ di pergolato, ha lasciato una piccola barchetta cui sta lavorando, posizionata già per il mattino seguente, quando puntuale andrà a riaprire per rimettersi a lavoro. L’officina navale dei Vallozzi occupa quella parte di Darsena a ridosso della porta d’accesso al Rione Terra. Un tempo questo porticciolo era trafficato, popolato di genti, bucato steso al sole e barche fatte in legno. Era prima dell’avvento della vetroresina, quando le famose pozzolane, normalmente battenti le coste laziali e toscane, gli arcipelaghi del medio Tirreno e la lontana Sardegna, erano spesso romanticamente in disarmo sulla banchina. Tutto questo movimento oggi non c’è più, ma il tramonto regala a questo luogo una pellicola indissolubile e resistente nella quale il materico dissolto s’immagina, creando finissime velature trasparenti. Il colore scivola nella trama dorata del sole divenendo bagnato, arrivando ad avere effetti di luce e profondità difficili da ottenere, ammorbidendo le sfumature e potenziando

156



il modellato del raro materico che l’occhio

sono tradizione dei cantieri navali di Torre

e prua erano poste più in alto rispetto al centro.

incontra. Era il 1939 quando Luigi Vallozzi

del Greco, non della zona flegrea dove ogni

La curva era concentrata nella parte anteriore

fece una richiesta per costruire una piccola

passaggio era frutto di un processo armonico e

della chiglia, detta ruota di prua, mentre

officina navale nei pressi dell’Assunta a Mare.

integrato di cui il maestro d’ascia aveva totale

la posteriore dava vita al dritto di poppa. Le

Tale istanza fu accolta dal Demanio marittimo.

padronanza e controllo. È da vent’anni che

ordinate erano fissate trasversalmente sull’asse

Don Antimo aveva al tempo solo un anno di

l’officina non confeziona più una barca. Tutto

longitudinale della chiglia con chiodatura

vita e non ha memoria di

zincata e create utilizzando

quella richiesta, ma ricorda

sagome

nitidamente

di

diverse

quando,

dimensioni, ponderate alla

con i suoi cinque fratelli,

stazza dell’imbarcazione.

materialmente

costruì

La bottega le conserva

capannone

sei

di

il

metri

ancora,

in

grande

per dieci che ancora oggi

quantità e d’ogni misura.

accoglie alcune macchine

Sovrapponevano

le

utensili e le altre attrezzature

sagome

di

necessarie alla lavorazione

legno, ne percorrevano

del legno. Era il 1956 e,

con la matita i profili e

durante quell’inverno, venti

tagliavano a mano o con

centimetri di neve coprirono

i macchinari, ricorrendo

la Darsena dei pescatori,

spesso

rendendo

raggiungere la precisione.

l’incantevole

paesaggio marinaro ancor più

suggestivo.

In

Hanno

a

tavole

all’ascia

questo

modo

per era

prodotta la nuova ordinata

ereditato dal padre questa impresa artigiana,

iniziava con la creazione della chiglia e delle

e di ordinata in ordinata, inchiodando queste

conferendole nuovo vigore e slancio negli anni

ordinate, i due elementi strutturali che davano

alla chiglia, si dava forma all’imbarcazione.

‘60 del Novecento. Luigi Vallozzi comprava

l’impostazione. La prima era una trave posta

Don Antimo ancora oggi racconta di un

pesce dai pescatori e lo rivendeva. Costruire

sul fondo dell’imbarcazione e che correva per

anziano marinaio che diceva sempre: “Le

barche non era tradizione di famiglia. Egli

tutta la sua lunghezza. Una sorta di spina

barche devono avere delle belle forme, perché

semplicemente le riparava, fino a quando

dorsale, intagliata e modellata con ascia e

si devono guardare come le belle donne”. La

decise di realizzarne una. Da allora in poi

scalpelli, utilizzando legno di quercia, olmo,

forma acquistava concretezza con il fasciame,

questa divenne l’attività dell’intera famiglia.

gelso e mogano, a seconda della disponibilità

l’insieme delle tavole in legno, solitamente

Facevano barche senza disegno, ma, come dice

del mercato. La chiglia seguiva una linea curva,

di pino, che costituiva il rivestimento esterno

don Antimo, “a cervello”. I disegni preparatori

detta insellatura, agli estremi della quale poppa

e interno dello scafo. Queste tavole prima


159 dell’uso erano immerse in acqua bollente che,

montato a prua, o a motonave. La prima

generazione ad alcuna generazione. Sì, perché

assorbita dal legno, lo rendeva elastico tanto

era preferita dai pescatori di tramaglio per il

non ha avuto ricambio. Suo padre ha messo il

da fargli assumere la piega desiderata. Quando

maggior spazio che aveva sul castello di prua. Il

sapere nelle sue mani ed egli non ha fatto lo

tutto il fasciame era stato inchiodato, aveva

gozzo puteolano rispetto a quello classico era

stesso con il proprio figlio. Non l’ha fatto per

inizio il processo di calafataggio, indispensabile

più alto di circa un palmo e aveva un ultimo

salvarlo. “Mica potevo insegnargli una cosa

affinché nella barca non entrasse l’acqua.

strato di fasciame al disopra della cosiddetta

sapendo che sarebbe morto di fame. Doveva

Cavallo di battaglia dei fratelli Vallozzi erano

suola. Era al tempo un’imbarcazione stabile

fare altro”, afferma convintamente. Sul punto

i gozzi puteolani che differivano da quelli

e veloce, nata dall’esperienza popolare e

in cui la falchetta incontra la ruota di prua,

classici. Questi ultimi hanno la ruota di

dal compromesso tra utilità e finezza. Il

quando l’imbarcazione usciva dalla sapienza

poppa e il dritto di prua rientranti, formanti

sottocastello di prua era aperto o all’occorrenza

dei fratelli Vallozzi, veniva posta una piccola

un angolo acuto con la chiglia che è a sua

chiuso con uno sportello. La sacralità era data

stella, marchio di fabbrica del cantiere navale,

volta quasi del tutto rettilinea, mentre quelli

dalla vela latina, soppiantata dal motore. Don

preghiera fatta alla Stella Maris del loro mare,

puteolani si caratterizzano per due tipi di

Antimo ha vissuto il passaggio: dalla vela latina

la Madonna Assunta, affinché facesse sempre

prua: a martagana, senza albero di bompresso

al motore; dal legno alla vetroresina; dalla sua

trovare la via della terra.


oasi INCANTATA

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#FASHIONKIDS


K I D S In questepagine e nelle precedenti per Alessandra, abito Mayoral e scarpe Chicco; per Niccolò pantaloni, pull in filo di cotone e scarpe tutto Chicco.

162

i



Per Alessandra abito Mayoral, e scarpe Chicco.


165

In alto, per Alessandra gonna jeans e maglietta, per Niccolò camicia e bermuda, tutto Mayoral, scarpe Chicco.

ART DIRECTOR & PHOTO_ Riccardo Sepe Visconti BABY MODELS_ Alessandra e Niccolò Drei MAKE UP_ Nancy Tortora per Aglaia, Ischia

HAIR_ Simona Gala per Aglaia DRESS_ SHOES & TOYS Primi Anni Store_Casamicciola Terme FLOWERS_ Vivai Piante Chiaiese, Ischia

PHOTO ASSISTANT_ Lisa Latypova COORDINATION_ Cecilia D’Ambrosio LOCATION_ Garden & Villas Resort, Forio


I S C H I A / P E O P L E

i

LUCIANO BONDAVALLI

ink_ Monica Hernandez

Interview_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Archivio Elena Leonessa Ink_ Monica Hernandez Quando nel 2004 pubblicai il primo numero di ICity volli iniziare questa avventura coinvolgendo alcuni dei personaggi che più di ogni altro rappresentavano l’anima di Ischia, ecco perché scelsi di partire con un’intervista a Luciano, il padrone indiscusso (e incontrastato) delle Notti isolane. All’epoca Luciano aveva 57 anni e da poco, innamorandosi di Elena e diventando padre di Niki, aveva iniziato la sua storia familiare. Questa nuova dimensione gli aveva cambiato la vita permettendogli di osservare “le sue notti” con uno spirito più distaccato e meno coinvolto nel loro ritmo frenetico; sebbene non abbia modificato di un millimetro la sua voglia di cercare piacere nella vita, percorrendone anche con (estrema) ironia le fasi più difficili, ed abbia sempre mantenuto altissimo il suo desiderio di frequentare gli amici del cuore. Con Luciano tramonta un’epoca... Lui aveva creato uno stile di intrattenimento che ha regalato - durante l’arco di tre generazioni - piacere e divertimento a molte centinaia di migliaia di persone. La regola era semplice: “L’unica felicità è godersi la vita”!... L’intervista che segue è quella che pubblicammo nella prima edizione di ICity, nel 2004 (all’epoca Luciano Junior, secondo figlio di Bondavalli, non era ancora nato).

A

d Ischia la notte non è tale se non è griffata dall´immarcesci-

ragazzino (forse anche qualcosa in più!…).

bile duo Luciano & Marcello Bondavalli. Il loro nome è da oltre

Luciano cos´è per te la notte?

trent´anni il marchio di qualità della Bella Vita del by night. Dove

La notte per me è tutto, io ho sempre vissuto di notte, lavoro di notte, mi

gli avversari non sono arrivati o sono stati costretti ad abbandonare,

diverto di notte, campo di notte.

i “fratelli Bond” hanno saputo affermare il loro inarrestabile successo.

Ti diverte ancora la notte?

Dalla Carrozzella al Rancio Fellone dal Bambo al Ciao Mare dal Charly al Nuovo Valentino, Luciano parafrasando Carlo V può ben dire “sul mio Regno non batte mai il sole”! In verità, come ci racconterà nella nostra intervista, Luciano non ha fatto altro che trasformare la sua più grande passione (le donne, è ovvio) in un lavoro entusiasmante e redditizio. E poiché le belle donne sono le vestali della notte, Luciano si è

Ancora mi diverto, nonostante da due anni abbia

La notte per me è tutto, io ho sempre vissuto di notte, lavoro di notte, mi diverto di notte, campo di notte. Mi diverto perché la notte vedi la gente come veramente è, come è dentro.

trasformato nel gran sacerdote del tempio notturno

messo su famiglia, anche se non come prima… Mi diverto perché la notte vedi la gente come veramente è, come è dentro. Secondo te le persone si trasformano? No, è di giorno che si trasformano; di notte sono come sono veramente dentro perché escono per divertirsi, per essere loro stessi; mentre di giorno si trasformano perché devono dare conto a l´uno o

ischitano. Oggi, più che mai sulla breccia dopo lo storico accordo per la

all´altro, per motivi di lavoro, per motivi sociali, di ambiente.

gestione dell’altro colosso notturno (il Jane) de’l´amico-avversario Tonino

Gli Ischitani si sanno divertire?

Baiocco, Luciano ci racconta come un uomo innamorato può cominciare

Gli Ischitani poco, prima si sapevano divertire di più: adesso Ischia in

una nuova vita a 57 anni con l´entusiasmo di sempre e l´energia di un

inverno è una piccola provincia dell´hinterland napoletano, né più e né


meno, quella è la fine che abbiamo fatto. Non è più il posto internazionale che era una volta, un tempo gli Ischitani erano a contatto con

Luciano e Niki Bondavalli

svedesi francesi ecc. e prendevano quel modo di divertirsi. Se pensi che a Ischia una volta c´era il cineclub, il cineforum, riunioni di gente che esistono in tutte le società, in tutte le piccole comunità. Oggi Ischia come vita sociale è zero, prima invece si organizzava. Il benessere ha fatto molto male all´Ischitano. Ti sei mai stancato di questa vita? Mi stanco di questa vita ad agosto, con tutta la ‘munnezza´ che viene. Come hai iniziato? Da ragazzo, a 14-15 anni uscivo dalla finestra di notte, andavo dove stavano i luoghi per divertirsi e le fanciulle!… Ho cominciato a uscire di notte e diventai amico dell´orchestrale, del proprietario del locale e così un bel giorno mi dissi che visto che mi piaceva ed avevo l´età per trovare un lavoro, era il caso di lavorare, appunto, di notte. Ho sempre collaborato con molti locali, ma il mio primo fu La Carrozzella, insieme a Fedele, là ho cominciato, poi un po´ alla volta… lavorai alla Lampara con Tonino (Baiocco), al Rancio Fellone fin quando nel ´78 aprii il Valentino Club.

è più un luogo di eros perché è cambiata la donna. Prima il gestore del

Con Marcello?

locale aveva sempre delle amiche vicino al banco così che venivano gli

No, lui allora era a Roccaraso, aveva con Peppe Taliercio il pub Rosso e

uomini, gliele presentavi e offrivano loro da bere. Oggi non si vedono più

Nero. Feci i lavori e poi lo chiamai con me, siamo fratelli, andiamo d´ac-

gli uomini che offrono da bere alle ragazze. Una volta avere un giro di

cordo in tutto. Fu la cosa migliore che potessi fare allora, recuperai un

ragazze era importante per questo, oggi solo per fare numero! Quando eravamo giovani, trent´anni fa, avevo 25 anni, vole-

fratello - sennò le nostre strade si sarebbero divise - e poi un po´ alla volta sono venuti altri locali. Come sei arrivato ad assorbire il Jane? Mah, Per 2-3 anni con Tonino non ci salutavamo neanche più, dopo essere stati grandi amici. Poi Tonino mi telefonò per farmi gli auguri per mia figlia. Ci siamo ritrovati ed è iniziata questa collaborazione. Un consiglio a Carmine Elia, che ha deciso di lasciare lo Zì Carmela? Il consiglio è di arrivare fino a 56 anni, dopo si può sposare.

Appena aprii il Valentino Club, recuperare Marcello fu la cosa migliore che potessi fare allora - sennò le nostre strade si sarebbero divise - siamo fratelli, andiamo d´accordo in tutto. E poi un po´ alla volta sono venuti altri locali...

vamo i soldi in tasca, non c´era il benessere di adesso, ma i soldi ci servivano per uscire con la ragazza, si offriva e poi si andava alla conquista. Hai amato molto? Ho amato molto ma mi sono innamorato poco, mi piacciono le donne ma… Nel mio ambiente ti innamori difficilmente perché tutto è falsato, puoi avere l´avventura. Sei stato amato?

Come è cambiato il night negli ultimi 20 anni?

Amato?.. sì, stavo bene. A 25 anni dovevo sposarmi

Il night non esiste più, è cambiato il divertimento

con una ragazza di Ischia. Dissi prima di sì. Poi all´ul-

perché è cambiata la società. La vita notturna ruotava tutta intorno al

timo me ne andai a Berlino.

sesso, così fu fra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta; oggi il sesso non

Ami perché ti piacciono le donne, di notte puoi avere avven-

è più al centro perché gli uomini sono in decadenza totale e la donna si

ture… Quindi hai tradito molto?

è emancipata e perciò l´uomo sta lì e aspetta di essere pescato da una

Sono stato sempre corretto. Tranne con Elena, con cui vivo, ed è come se

donna!...

fosse mia moglie… Con le altre si sapeva che se lei ad esempio partiva io

Non vorrai dirmi che gli uomini nei tuoi locali vengono solo per…

andavo con un´altra, non pretendevo niente, non pretendevo la fedeltà,

ballare?

i ruoli erano chiari.

Vengono per stare insieme, tanti locali sono solo punti di incontro, ma il

L´avventura più assurda che hai avuto con una donna?

più delle volte gli uomini stanno fra di loro e così le donne. Il night non

Ne ho avute tante. Ricordo che una volta andavo in un posto in montag-

Luciano Bondavalli , Elena Leonessa ed un’amica del cuore

Luciano e Luciano junior


da destra, il ministro Emilio Colombo, Tonino, Luciana e Paolo Baiocco, Marita e Gigi Finizio

primo a destra, il celebre cardiochirurgo Christiaan Barnard

primo a sin.,Almerigo Di Meglio, Bondavalli, Titti Petroni, Francesco D’Ambra

Luciano Bondavalli e Toniono Baiocco con miss Italia ‘77


na e lei, che era sposata, si scopava anche il mio amico e nessuno sapeva

conto che è una cosa che manca; vivevo solo e ci stavo bene. Ma adesso

dell´altro. Lei mandò a me una cartolina destinata a lui e a lui la mia: finì

cominci ad avere dei valori che prima ti mancavano e ora ci sono e ti

che ci “appiccicammo”, ma non tra di noi ma con la donna.

piacciono; stanotte non ha dormito tutta la notte e mi ha fatto piacere

Quando ti sei accorto di essere innamorato di Elena?

tenere mia figlia in braccio…

Elena me la presentarono quasi un anno prima, parlammo per mezz´ora

Sei uno che cambia i pannolini?

e mi piacque molto poi non ci vedemmo più, lei era al di fuori di tutto

L´ho fatto, perché penso che nel momento in cui è necessario bisogna

questo. Ogni tanto la vedevo e mi fermavo a parlare, mi sentivo cambia-

saper fare tutto, però non lo faccio abitualmente. Sono un uomo all´anti-

to, Elena mi ha cambiato e da questo ho capito che era la donna per me.

ca, penso che la mamma debba fare delle cose e il padre…

Ti ha cambiato Elena o diventare padre?

Sei anche geloso: quando tua figlia avrà 16 anni la manderai in discoteca?

No, sono stato con lei un anno prima di diventare padre. Lei come ti ha sedotto? Parlando, frequentandola. Non ero sicuro se lei aveva capito che le andavo dietro. Una sera mi portò un cd di musica greca: “sentilo che è bello!”… ed era bellissimo. Io stavo molto sulle mie perché lei non era dell´ambiente, mi seccava di avere un rifiuto, di fare una brutta figura, ero amico del fratello…

Elena mi ha sedotto parlando, frequentandola. Non ero sicuro se lei aveva capito che le andavo dietro. Una sera mi portò un cd di musica greca: “sentilo che è bello!”… ed era bellissimo.

Non la manderei mai in discoteca!… Quando eravamo ragazzi a 16 anni non andavamo in discoteca. Oggi la discoteca come tutta la vita notturna è pericolosa, i ragazzi spesso combinano pasticci. I genitori devono seguire i figli, anche se i figli dicono “non mi lasci libero!”. Altrimenti basta poco, una piccola delusione, una cattiva compagnia… e i ragazzi si fanno del male. Eppoi i ragazzi iniziano presto a sco-

Elena mi disse: “arrivi sempre fino a un certo punto

pare, a 16 anni già scopano, fanno tutto presto e io

e poi ti fermi”, le risposi che era logico perché non

penso che bisogna cominciare il più tardi possibile.

volevo sbagliare e rischiare di rovinare tutto e perdere la donna. Dopo

Sì, i ragazzi ogni tanto sono delle teste matte.

aver ascoltato il cd di musica greca - era bello,una musica dolce - pensai:

E tu, quando controlli personalmente gli ingressi quali criterio

“secondo me ha capito” ed era così.

adotti per selezionare chi entra e chi resta fuori?…

Tu come l´hai sedotta?

Prima di tutto deve essere una persona educata; puoi farti un´idea da

Questo devi domandarlo a lei. Abbiamo avuto problemi con la famiglia,

come sono vestiti e da come parlano. In discoteca devi essere classista,

dovevamo nasconderci. Per esempio quando ci incontravamo a Napoli

perché non è uguale per tutti. Se una persona è perbene anche se litiga

era come se mi trovassi 30-40 anni indietro!… Ci conoscevano tutti, era

con la ragazza, basta una parola e finisce tutto… altrimenti manda a

difficile muoversi… poi man mano cominciammo ad avere l´idea di stare

quel paese anche te.

insieme, di avere un figlio... Diventare padre quanto ti ha cambiato? Assai, sto molto a casa, prima no. Mi piace fare il padre, adesso mi rendo Auguri di Natale 2006

Luciano Bondavalli ed Elena Leonessa

Luciano e Marcello Bondavalli con Julienne Bermudez (calendario 2006 Ischitan’s vienem’nsuonno)


170

I S C H I A / M U S I C

i

LA MUSICA NEL SANGUE Text_ Emma Santo Photo_ Gennaro Filisdeo

IL TALENTO E L’AMORE PER LA MUSICA LI HA EREDITATI DAL PADRE MAURIZIO, MA IL SUO PERCORSO ARTISTICO È TUTT’ALTRA STORIA. GENNARO FILISDEO AKA “BLACKCHILD ITA” RACCONTA COM’È NATA LA SUA PASSIONE PER LA SCENA UNDERGROUND, CHE LO STA PORTANDO AD ESIBIRSI IN GIRO PER L’EUROPA.

A ventitré anni, sapere cosa vuoi essere e dove sei diretto non è una

di firmare con una famosa etichetta discografica napoletana, la Dirtycub

cosa da tutti. Gennaro Filisdeo lo capisce che è ancora bambino, quando

Music, stavano per rifiutarmi proprio perché ero il figlio di”.

inizia a muovere i primi passi nello studio di registrazione del padre

Il genere a cui si riferisce è quello underground, nato come ricerca

Maurizio, una delle voci più amate dal pubblico ischitano e partenopeo.

sonora fuori dai parametri commerciali tradizionali, che non si piega alle

La musica che gli si insinua sottopelle appartiene a un mondo distante

logiche di mercato e non cerca di intercettare i gusti della massa. Una

da quello dei compagni di gioco: soul, R’n’B, pop, blues, jazz. I suoi

passione che sboccia intorno ai 13 anni, con la scoperta dei Disclosure,

supereroi preferiti sono le icone della black culture, da Stevie Wonder

band britannica che ha fatto la storia dell’elettronica, portando l’house

a Marvin Gaye a Michael Jackson, passando naturalmente per Pino

garage made in UK in tutte le classifiche del mondo. A 18 anni, iniziano

Daniele, il nero a metà di casa nostra. Ecco spiegata l’origine dell’aka

le serate all’Ecstasy, poi sarà la volta dell’Alchemie Friends Club, fino alla

“Blackchild ITA”, un nome d’arte creato anche per distinguersi dal

consacrazione come dj resident al Valentino.

Filisdeo senior. “Mio padre appartiene alla scena mainstream (il suo

Nel frattempo, Gennaro produce la sua musica, il nome Blackchild ITA

vasto repertorio va dalla canzone napoletana, ai classici della musica

comincia a girare, artisti di fama internazionale scoprono, apprezzano,

italiana fino alle hit del momento, ndr) lontanissima dal mio genere

suonano le sue tracce. Tra questi, c’è Marco Carola, uno dei dj più

- spiega Gennaro. Sarebbe stato difficile presentarmi con lo stesso

richiesti al mondo, definito l’ambasciatore globale della techno; ci sono

cognome in un circuito musicale totalmente diverso. Se da un lato mi

i Martinez Brothers, i due fratelli del Bronx che, come Gennaro, hanno

aiutava, dall’altro mi penalizzava. I primi tempi, mentre ero in procinto

ereditato l’amore per la musica dal padre (un resident dello storico


club newyorkese Paradise Garage) arrivando in giovane età al meritato

passo. Tuttavia, non sono uno che si fossilizza solo sul suo set, sono

successo. L’artista ischitano sta per firmare proprio con la loro label,

aperto ai compromessi, adeguandomi al tipo di pubblico che ho di

Cuttin Headz. E ancora, Kenny Dope, Fisher, Todd Terry, Neverdogs, le

fronte, ma sempre restando fedele al mio stile”.

collaborazioni con Antonio Pica che ha remixato le sue tracce, e con

Tra le esibizioni nel nostro Paese e all’estero e le giornate passate in

Roberto Surace, “che oltre ad essere uno dei miei migliori amici è anche

studio, nei periodi in cui è a casa, a registrare tracce, perfezionare,

un ottimo producer. Insieme abbiamo scalato le classifiche tech house”.

personalizzare, Gennaro riesce a vivere di musica e a portare avanti quel

Nomi e stili che hanno cambiato la musica da club e hanno segnato

sogno che ha preso forma da bambino, tra i dischi della collezione del

una svolta per la carriera del giovane dj e producer isolano, che ben

papà che negli anni ‘90 fece esplodere la “Filisdeomania”. Se pensano

presto viene contattato da un’agenzia di booking, prendendo così

di esibirsi insieme? “Lo abbiamo fatto in passato, quando ero ancora

il volo per le principali capitali europee. Londra e Ibiza sono le tappe

alla ricerca della mia identità musicale

principali, poi Svizzera, Francoforte, Monaco, Bucarest, Madrid, Slovenia,

- chiosa il giovane Filisdeo. Però

e chiaramente l’Italia con Napoli in testa, Modena, Bologna, Reggio

ho sempre desiderato fare un

Emilia, Como. Per assistere alle sue performance ad Ischia, bisognerà aspettare l’estate e l’immancabile party al Valentino. “Qui è difficile lavorare con il genere che propongo, si può fare un evento una volta ogni due/tre mesi. Se voglio suonare tutte

evento location

all’aperto,

in

dell’isola,

una dove

creare diverse aree in cui far convivere, nella stessa

le settimane devo necessariamente

serata, il mio sound con

spostarmi

quello di mio padre”.

nelle

città

dove

musica underground funziona di più di quella commerciale o perlomeno vanno di pari

la


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foto a cura di

ICity Agency Testi a cura di

Cecilia D’Ambrosio

#1

PARTENOPE FUTURISTA

Text_ c.s. Città di Napoli

Straordinarie opere di Boccioni, Balla, Carrà, Severini, tra gli altri, ci portano a scoprire attraverso tre dimensioni creative nuove e dirompenti la prima e più importante delle avanguardie europee. “IL FUTURISMO anni ’10 - anni ‘20”, una mostra costruita in esclusiva per Napoli, programmata durante l’inverno 2019, nella trecentesca Cappella Palatina del Maschio Angioino, presenta, per la prima volta insieme, sessantaquattro capolavori che raccontano venti anni della prima avanguardia italiana ed internazionale. Promossa dal Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo, con l’organizzazione generale di C.O.R Creare Organizzare Realizzare di Alessandro Nicosia, l’esposizione, curata da Giancarlo Carpi con Francesca Villanti, ospita importanti opere, dagli anni dieci agli anni venti, ammirate in alcune delle principali collettive storiche del movimento futurista. Tra queste, Ritratto di Augusta Popoff, 1906 di Umberto Boccioni, Le tango argentine (danse), 1912, di Gino Severini, Motociclista, 1914 di Gerardo Dottori, Mazzo di Fiori, 1917 di Julius Evola, Costruzione spaziale paesaggio 1921 di Enrico Prampolini, Ritmi di rocce e mare 1929 di Benedetta, Donna e ambiente 1922 di De Pistoris.Nonché lavori riprodotti all’epoca nelle pubblicazioni edite dagli stessi artisti, come Subway (folla ai treni sotterranei), 1930 di Fortunato Depero, o sulle riviste futuriste, come “Lacerba”, “Noi” e “Roma Futurista” o appartenute a Filippo Tommaso Marinetti, come Folla + paesaggio del 1915, di Giacomo Balla.


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La Direttrice Marketing di ICity entra nell’Ordine

Tessera n. 172325....CE L’HO FATTA SONO UNA GIORNALISTA!! E’ stato un percorso lungo e formativo, anni di sacrifici e tante interviste. Grazie ai miei angeli custodi, Riccardo Sepe Visconti e il suo braccio destro, Silvia Buchner, che hanno creduto in me sin dal primo incontro. Ricordo ancora il mio primo giorno in redazione mi fu assegnato un articolo che parlava di natura e di una passeggiata tra i boschi di Ischia, quanti bei momenti e quanti giorni trascorsi insieme ma soprattutto quanti incontri in-

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teressanti. A loro voglio gridare ce l’ho fatta SONO UNA GIORNALISTA PUBBLICISTA ISCRITTA ALL’ORDINE NAZIONALE !!! Ieri a Napoli, presso la sede dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, ho ricevuto il mio tesserino durante la cerimonia di rito e poi un grande augurio con forte stretta di mano da parte del Presidente Ottavio Lucarelli e del Vice Presidente Domenico Falco. Sono fiera di essere parte di questo importante ordine. Cecilia D’Ambrosio

FORBICI D’ORO per Picasso

Con queste parole il Sindaco di Ischia Enzo Ferrandino ha festeggiato i 50 anni di attività del mitico PICASSO, al secolo Antonio Sirabella, il barbiere punto di riferimento dell’intera isola e non solo: “Voglio celebrare i cinquanta anni di attività professionale di Antonio Picasso durante i quali ho potuto osservare in prima persona la sua serietà, la sua abnegazione e come ha sempre fatto il proprio lavoro all’insegna dell’eccellenza. Ma non solo! Antonio è sempre stato ed è ancora oggi un’icona del modo in cui bisognerebbe stare insieme, che è anche l’unica strada per far sì che una cittadina come Ischia possa progredire. La tua generazione, come quella di mio padre, ha mostrato alla nostra ‘la retta via’ e per questo dobbiamo esservi particolarmen¬te grati! Ci tenevo, quindi, ad essere qui oggi per premiare con te il tuo modo di concepire la vita e la famiglia: per i tuoi figli Cristian e Patrik, infatti, hai saputo tracciare la rotta e loro proseguono sul tuo cammino con risultati davvero notevoli



#4

Il presidente Jannotti Pecci festeggia 100 anni di Federterme

Interview_ Aldo Li Castri In che direzione va il termalismo? L’enfasi sugli aspetti di wellness rimane forte? E l’aspetto terapeutico che ruolo ha? Registriamo una crescente attenzione nei confronti dell’offerta termale tradizionale e un interesse nuovo per le esperienze di cure e di turismo slow e di benessere del weekend; richiesta di esperienze di benessere frutto spesso del passaparola, considerate utili e piacevoli per staccare con lo stress della quotidianità o della connessione permanente. Certamente rimane forte il richiamo del benessere termale collegato con la percezione di sicurezza offerta da un soggiorno in un ambiente dove la presenza di un medico specialista è costante, fin dall’arrivo nella struttura termale/alberghiera, sia per le cure e la riabilitazione sia per gli altri trattamenti e servizi. Come ha ricordato Giancarlo Carriero, che presiede la Sezione Turismo dell’Unione Industriali di Napoli, l’Isola d’Ischia riunisce in un territorio circoscritto un grande numero di sorgenti termali, con caratteristiche anche differenti tra loro, e possiede molte strutture che al turismo si dedicano. Qual è lo “stato di salute” del termalismo come attrattore turistico per l’Isola d’Ischia? Non finirò di ringraziare Giancarlo per aver ospi-

tato e concorso al successo del convegno svoltosi al Regina Isabella di Lacco Ameno, il 1° giugno, dedicato da Federterme alla riflessione sulle potenzialità e sul futuro del turismo sanitario ad Ischia. Gli interventi dei relatori e del pubblico intervenuti hanno consentito di raccogliere utili osservazioni, esigenze, suggerimenti e proposte che dovremo declinare insieme nei prossimi mesi per mettere a frutto potenzialità e voglia di impegnarsi direttamente a fare per richiamare e soddisfare nuovi clienti attratti da un’offerta di qualità. Siamo in presenza di uno “stato di salute del termalismo come attrattore” che consente di guardare realisticamente ad un futuro migliore, alla nostra portata. La promozione di studi scientifici mirati sulle proprietà e gli usi possibili delle acque ischitane rientrano nel raggio di interesse di Federterme? Federterme e la Fondazione Forst portano avanti insieme, a partire dal 2003, ricerche scientifiche termali sui benefici delle acque minerali per la salute , condotti con criteri e modalità internazionali, di valenza riconosciuta anche dalla Organizzazione Mondiale della Salute, valide anche per le acque termali d’Ischia. Al Convegno di Lacco Ameno ho affermato che Ischia rappresenta un ”mirabile esempio di attrattore turistico nazionale”, perché può coniugare insieme esperienza termale, curativa, di benessere e di turismo sanitario con la

fruizione di straordinarie risorse naturali, l’acqua termale, il sole, il mare, la cultura, il paesaggio, la enogastronomia, la reputazione accumulata in anni di duro lavoro. Come Federterme pensate che ci possano essere delle azioni da compiere per valorizzare il settore del termalismo nell’offerta turistica isolana? Quali possono essere? C’è molto da fare insieme e penso al tessuto di piccole imprese termali ischitane da impegnare in un lavoro di valorizzazione delle risorse esistenti, con il metodo di FedertermeConfindustria, forte della reputazione conquistata sul campo in cento anni di esperienza associativa per la tutela e lo stimolo alla crescita delle imprese termali. Ci avvarremo della Fondazione FORST per supportare la promozione del turismo della salute ad Ischia per contribuire a far crescere i flussi turistici, anche nei mesi di bassa stagione, favorendo la destagionalizzazione. Come Federterme abbiamo confermato l’impegno (già preso nell’Assemblea tenuta a Lacco Ameno nell’ottobre 2017) a supportare le imprese che vorranno associarsi per condividere progetti di crescita. Mi auguro che altre imprese, anche di piccole e medie dimensioni, vorranno associarsi a Federterme, seguendo l’esempio dei parchi termali Negombo e Giardini Poseidon, che si sono uniti a noi in occasione del Centenario dell’associazione.



#5

54 I paradossi dello spazio secondo Escher

Il museo PAN ha ospitato una grande retrospettiva con 200 opere dedicata al mondo surreale di Maurits Cornelis Escher, geniale artista olandese celebre per le sue prospettive impossibili. Osservare i suoi quadri significa entrare in un mondo onirico, dove le regole che disegnano prospettive, geometrie e simmetrie non hanno piÚ valore e i canonici punti di riferimento con cui misuriamo lo spazio (base, altezza, profondità ) si fondono, dando vita a opere che si ispirano a paradossi matematici e giochi geometrici, popolate di scale senza inizio nÊ fine, volatili che si fondono in un cielo a scacchi e riflessi che si perdono all’infinito. Lasciando lo spettatore senza fiato...


#6

54 CRISTIAN FESTEGGIA I 40 photo Leonilda Iacono

40 anni intensi per Cristian Sirabella, figlio d’arte, con una passione infinita per il suo lavoro di hair stylist che lo porta ad aggiornarsi e a mettersi continuamente in gioco, premiato dal successo del suo salone di parrucchiere a Ischia e dall’affetto delle fedelissime clienti, che mai rinuncerebbero a mettere i loro capelli nelle sue mani. E poi c’è la sua bella famiglia: per festeggiare il 6 aprile scorso ha riunito tutti intorno a sé, la moglie Barbara e le figlie Sofia e Nicole, i genitori Antonio e Rosaria e il fratello Patrik, e tantissimi amici e amiche per una serata di musica e vera allegria all’Alchemie Cocktail Bar.Da parte dell’organizzazione, inoltre, si è voluta porre particolare attenzione al rispetto dell’ambiente e alla riduzione dei rifiuti, infatti durante la serata è stata bandita la plastica, e tutti i contenitori e le posate adoperati erano in materiali ecosostenibili - dimostrando come anche per eventi che coinvolgono un gran numero di persone è possibile conciliare funzionalità e sensibilità green.




#7

INTERNATIONAL INNER WHEEL ISCHIA CELEBRA 30 ANNI ph Franco Trani

Nasceva il 5 giugno 1989 il club Rotary International Inner Wheel dell’isola d’Ischia, che rientra nel distretto 210. E nel migliore stile di questa istituzione americana, il lavoro corale di tante socie si è alternato in questi 3 decenni, arricchito dalla personalità delle presidentesse che si sono avvicendate alla carica. Che, per il trentennale, torna a Nunzia Sena, animatrice instancabile, dopo essere stata prima presidentessa, Governatrice del distretto e presidente del consiglio Nazionale. Per proseguire l’impegno nel segno dell’attenzione costante alle domande di un territorio in mutamento, fedeli al motto Io mi impegno che contraddistingue il Rotary, in particolare mantenendo un dialogo costante con associazioni, enti, istituzioni che seguono le persone più deboli, con tanti progetti realizzati attraverso il sostegno a queste realtà, o in prima persona, dall’attivazione di un centro di ascolto per donne in difficoltà, all’incoraggiamento all’educazione musicale, al restauro di opere d’arte.

#8

PIZZAIOLI EMERGENTI SI SFIDANO A ISCHIA

Gli spazi coperti nel parco dell’hotel Continental Terme a Ischia nei giorni 13-14 maggio hanno ospitato i forni a cui si sono avvicendati in una sfida di impasti e farciture, fra tradizione e creatività, i migliori giovani pizzaioli (under 35) selezione regionale di Emergente Pizza, concorso che punta a individuare i migliori pizzaioli che si

stanno affermando in questa nobile tradizione in tutta Italia. Realizzato con la consulenza del famoso critico enogastronomico Luigi Cremona, ha visto la partecipazione dello chef dello stellato Pasquale Palamaro fra i giurati, mentre fra i concorrenti va segnalata quella di Antonio Caruso della pizzeria ristorante Da Carusino a Ischia, con la sua pizza Scarpone: crema di melanzane a scarpone, provola, pomodorini giallo e rosso ciliegino, all’uscita dal forno melanzane al funghetto, sbriciolata di pane cafone tostato, pepe, olio evo e basilico fresco.


#9 Per la prima volta in Italia, nella cornice elegante di Villa Pignatelli a Napoli, sono state esposte 160 fotografie selezionate dalla vasta collezione personale di Carla Sozzani, gallerista ed editrice, famosa anche per essere stata direttrice di Vogue Italia. Molti dei fotografi in mostra hanno avuto rapporti diretti con lei, consentendole, quindi, di rendere intima e aderente ai suoi gusti la raccolta, accrescendone il giĂ alto valore. In mostra alcuni fra i piĂš grandi artisti della fotocamera del ‘900, come Richard Avedon, Berenice Abbott, Man Ray, Irving Penn, Helmut Newton, Leni Riefenstahl, Paolo Roversi, Alfred Stieglitz, e sono solo alcuni degli artisti di cui si sono potute ammirare le opere.

CARLA SOZZANI BETWEEN ART & FASHION


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#10

A POCHI PASSI DAL PULITZER... Photo_ ICity Agency Vincitrice del premio Elsa Morante, sezione Nisida-Dinacci, curata dagli insegnanti e dai ragazzi dell’istituto di pena minorile, la raccolta di brevi racconti Vico Esclamativo, scritta dalla talentuosa ventiquattrenne Chiara Nocchetti, è diventata in pochissimo tempo il caso letterario della stagione 2019. Il libro, edito dalla giovane casa editrice Edizioni San Gennaro, diretta da Edgar Colonnese e resa dinamica dalla prolifica attività della omonima Fondazione al cui vertice opera don Antonio Loffredo, è un’immersione del Cuore nell’Anima. Il Cuore è quello con cui Chiara ha ascoltato i racconti, a volte dolcissimi, altre terribili dei suoi intervistati; l’Anima è quella di chi ha saputo mettersi a nudo affidandosi (completamente) alla sensibilità di questa brava scrittrice esordiente. In pochissime settimane il titolo, complice l’enorme interesse per tutto ciò che ruota intorno alla vita del Rione Sanità ed alle persone che gli danno spirito e ritmo, ha venduto oltre 10mila copie! Un successo rarissimo (di questi tempi) per una casa editrice indipendente, totalmente

estranea alla grande distribuzione. Chiara Nocchetti (che per ICity ha firmato 4 perfetti ritratti in questa stessa edizione del magazine) ha saputo cogliere con sensibile profondità gli aspetti più densi della storia di ciascuno dei suoi interlocutori ed ha così potuto tratteggiare dei profili appassionati, verissimi, fortemente emozionanti. È difficile (impossibile) avviarsi a leggerli concedendosi pause: una volta iniziato non si desidera più staccarsi dal racconto. Ma ciò che più di tutto colpisce in questo libro è la capacità di narrare con estrema dolcezza e grande empatia anche le vicende più difficili, perché... dietro ogni vicenda, sofferenza, sfida, vittoria o possibile sconfitta, c’è un nome e dunque c’è una storia da scoprire.


#11

CONSACRATA ALL’ARTE DI CHAGALL

Eccezionale l’artista, il grandissimo pittore russo Marc Chagall e molto suggestivo l’allestimento, nella basilica della Pietrasanta, nel centro storico di Napoli all’angolo di via dei Tribunali, per la mostra Chagall. Sogno d’amore, aperta fino all’8 settembre 2019. Un’occasione unica per ammirare in un contesto di fascino, 150 fra dipinti, disegni e acquerelli, suddivisi in 5 sezioni tematiche, che raccontano la vita del pittore e, in particolare, il forte legame per la prima moglie Bella. Ricordi d’infanzia, fiabe, poesia, religione e guerra coesistono in un universo di sogni dalle sfumature intense che danno vita a paesaggi popolati da personaggi, reali o immaginari, che si affollano nella fantasia dell’artista: egli infatti ha attraversato tutto il ‘secolo breve’ con i suoi orrori e grandi rivolgimenti senza mai dimenticare il suo sogno d’amore.


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#12

TERRAZZA 91: ESTATE A SUON DI COCKTAIL Cocktail e musica per salutare il tramonto e vivere le notti estive alla Terrazza 91 di Mario Di Meglio, patron del frequentatissimo bar Topless, sul lungomare di Casamicciola. Conquistano con i loro sorrisi e i loro drink il nuovo barman (e nipote d’arte) Salvatore Palmieri con la sorella Ilaria: per ICity Salvatore ha preparato un Bloody Mary con succo di pomodoro e vodka ghiacciata, arricchito con poche gocce di salsa Worchestershire, tabasco, sale e pepe. Ed è solo uno degli infiniti cocktail da provare tutti, sera dopo sera...


#13

ALESSANDRA CLEMENTE, HAPPY 32_Photo Marco Sommella

Con queste parole, Alessandra Clemente, impegnato Assessore della Giunta De Magistris, che appena qualche settimana fa ha seguito personalmente gli sviluppi - per fortuna felicissimi - della vicenda Noemi (la bambina colpita in Piazza Nazionale e curata dall’equipe del Santobono), ha voluto ringraziare i suoi generosi ospiti, che le hanno permesso di raccogliere una cifra importante a favore

#14

della Fondazione Santobono Pausilipon: “Grazie alle persone che mi vogliono bene e che ieri hanno partecipato alla festa che ho organizzato per il mio compleanno nella stupenda location del Nabilah, abbiamo raccolto, in modo strepitoso, solo alla festa, quasi 6mila euro per la Santobono Pausilipon Fondazione. Non ho parole... Sono felicissima!!! È esattamente ciò che desideravo, che il pensiero

ALDO... TORREGGIA

Si è aperta con un incontro dedicato all’artigianato artistico e al design la IX edizione di Torri in festa Torri in luce, kermesse dedicata all’architettura ideata e organizzata da Aldo Imer. L’esposizione “Il turbante saraceno e il moro”, allestita nel Torrione di Forio dai maestri Nello Di Leva e Gaetano De Nigris di Keramos d’Ischia, in collaborazione con la stilista Bettina Buttgen che con le sue stoffe, uniche e pregiate, ha creato per questa particolare evento accessori, turbanti e abiti, indossati con eleganza da Marco, Francesca e Dalila.

per il mio compleanno fosse il sostegno ai PICCOLI e grandi eroi della nostra città che combattono in ospedale. Grazie! Insieme siamo una forza ed insieme SIAMO SPECIALI”!




#15

54 MOLINARO ECCELLENZA IN ITALIA

Lo dice una ricerca statistica promossa dall’autorevole quotidiano economico Il Sole 24 Ore che inserisce lo Studio legale di Bruno Molinaro (associato con l’avvocato civilista Gianpaolo Buono e con le rispettive figlie avvocati Lisa Molinaro e Virginia Buono) fra i migliori del Paese, in particolare per la macroregione Sud Italia. L’importante riconoscimento è frutto di un sondaggio, basato su una complessa procedura di ricerca e analisi dei dati, eseguito fra avvocati, giuristi d’impresa e clienti di studi legali a livello nazionale suddivisi in 10 settori di competenza, e che sono stati invitati a segnalare gli studi che ritenessero migliori, escludendo il proprio. L’indagine, molto rigorosa (sono stati coinvolti 30mila avvocati e i legali di 250 aziende per raccogliere oltre 11mila voti validi), ha visto lo studio Molinaro segnalato nel settore dell’urbanistica ed edilizia sanzionatoria.

#16

FIORI D’ARANCIO PER CHIARA E ANTONELLO Photo_ Emmanuel Guzzo

La pioggia primaverile ha portato fortuna alle nozze di Chiara Trani, figlia di Peppe, conosciutissimo proprietario dell’edicola più importante dell’isola, a piazza degli Eroi, e Antonello Rosiello, celebrate il 4 maggio scorso, circondati dall’affetto profondo di amici e parenti. Infiniti Auguri agli sposi!




#17

54 VIP MARKET: IL MEGASTORE IDEALE PER TUTTA LA FAMIGLIA

Vip Market è lo Store più fornito nell’isola d’Ischia, dove trovi tutto ciò che desideri. La scelta di prodotti è vastissima, i prezzi davvero convenienti e il tuo denaro ha più valore. Lo Store è suddiviso in numerosi reparti: mare, gonfiabili e piscine; arredi per giardino e terrazzo, elettricità ed elettronica, giocattoli, cartoleria & scuola, party & feste, ferramenta, idraulica & bricolage casa e giardino, accessori per animali, make up & capelli, piccoli elettrodomestici, casalinghi, oggettistica bagno & casa. La sua comoda sede, in via Vincenzo Di Meglio a Barano d’Ischia (piano superiore del super Sebon), dispone di ampio parcheggio. Aperto tutti i giorni con orario continuato, 8.30-20.30, la domenica 8.30-13.30, 16,30 - 20,30






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