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Diarietou Niang - OneStock Business developer
OneStock Business developer
Sono di origini senegalesi, quando avevo quattro mesi sono emigrata in Italia insieme alla mia famiglia; cresciuta in una piccola cittadina della provincia di Bergamo, da due anni sono basata a Parigi per studio e lavoro. Precedentemente ho vissuto a Bordeaux come studentessa Erasmus e dopo aver concluso questa esperienza ho deciso di rientrare a Milano per conseguire la laurea ed iniziare il mio percorso professionale, ma le mie aspettative sono state disattese. Entrare nel mondo del lavoro in Italia è stato molto difficile, sia per fattori sociali che economici, e dopo un paio di esperienze di stage ho deciso di ritornare in Francia, questa volta a Parigi. Lì ho scoperto una realtà lavorativa più favorevole, soprattutto per il contesto storico in cui viviamo; essere una ragazza straniera e nera in Francia è più semplice.
“Io con quaranta euro compro una piantagione e tutti i neri che ci lavorano dentro”. Quando ho lavorato in Italia ho dovuto fare buon viso a cattivo gioco dopo aver ascoltato commenti razzisti come questo da parte di professionisti e colleghi in ufficio; e ogni volta che succedeva pensavo che forse non ero nel posto giusto. Un altro aspetto importante che mi ha allontanata dall’Italia era il fattore economico, guadagnavo troppo poco per poter sopravvivere. Mi piacerebbe fare diverse esperienze in Francia per poi rientrare in Italia con un bagaglio professionale che mi permetterà di avere più forza contrattuale. L’Italia è la mia casa: io sono italiana, mi sento italiana, penso e sogno in italiano e anche quando torno in Senegal per tutti sono “l’italiana”.
A Parigi sono entrata in contatto con il responsabile della start up OneStock perché cercavano qualcuno che parlasse italiano. Dopo tre colloqui mi hanno assunta e oggi lavoro per loro come business developer. Questo mondo mi attrae molto, quindi continuerò a percorrere questa strada con l’obiettivo di diventare direttore commerciale per diversi paesi e magari un giorno costituire la mia azienda.
In questo campo ci sono capitata per caso: avevo iniziato un master in Marketing Comunicazione e Strategia Commerciale e cercavo un’azienda per poter continuare il mio percorso di studi. Nella vendita in generale c’è bisogno di un’attitudine all’ascolto per stare in contatto con persone diverse, ciascuna con il proprio carattere, il proprio bagaglio e le proprie problematiche. È necessario comprendere chi ti trovi davanti: io amo il contatto umano e il lavoro dinamico, mi piace comunicare con gli altri e non stare dietro ad un computer. Il mio collega Jerome, che è anche il mio manager, quando sbaglio me lo fa capire senza girarci intorno, ma allo stesso tempo mi ascolta e mi consiglia per migliorare il mio operato. Oltre al mio lavoro in azienda, ho creato insieme agli amici di università un’agenzia di marketing e comunicazione, Le Noire Agency, dedicata al mercato africano ed aziende afrodiscendenti. Sono molto legata alle mie origini e la missione di questa agenzia è proprio quella di dare visibilità alle diverse offerte provenienti dal continente africano.
Da piccola dicevo a tutti: “Io voglio fare la giornalista!”, ma dopo aver concluso uno stage con il corrispondente di un quotidiano di spicco in Francia ho capito che quel mondo non faceva per me, non era la mia strada. Il mio sogno è “fare la differenza”, sia a livello lavorativo, sia a livello umano e sociale.
Quando si acquisisce un nuovo cliente per me è una grande soddisfazione perché sono io che prendo il primo contatto e organizzo il meeting. Se faccio una buona impressione e il cliente decide di darmi la sua fiducia attivando un progetto insieme, ecco, questo vuol dire fare la differenza.
A livello sociale e umano invece mi piacerebbe fare la differenza per sciogliere i pregiudizi che riguardano l’immagine dello straniero o dei figli di immigrati. Cerco in tutti i modi di allontanarmi da questi

preconcetti, e in alcuni casi questo può significare rinnegare la propria provenienza.
Basta sguardi e battute, non voglio più faticare per dimostrare più degli altri di essere una persona in gamba, leale ed intelligente solo perché sono una ragazza nera. Io sono fiera della mia identità: sono una senegalese italiana, che è cresciuta, ha studiato e lavorato in Italia e che oggi vuole costruirsi una posizione. E sono fiduciosa di farcela.
Quando ero piccola non ho avuto esempi di persone a cui ispirarmi, ma nella vita di un bambino è essenziale avere un punto di riferimento per poter pensare: “Se lei o lui ce l’hanno fatta con una storia simile alla mia, anche io ce la posso fare”. Invece non ho mai conosciuto in Italia un professore o un giornalista nero e non ho mai visto diventare medici o avvocati figli di immigrati, o perlomeno pochissimi rispetto alla percentuale di popolazione straniera in Italia. Due anni fa, durante il primo giorno di master, ci hanno chiesto chi fosse il nostro idolo. Tutte rispondevano Michelle Obama o Viola Davis, ma io non mi sono mai riconosciuta in loro perché sono afroamericane e hanno una storia diversa dalla mia. Io sono africana senegalese e mia madre mi ha ispirata molto, ma al di fuori della mia famiglia non ho idoli. Io vorrei poter essere d’ispirazione per altre persone, perché nonostante tutte le difficoltà dell’ essere figlia di immigrati, dell’essere cresciuta in un contesto dove non è sempre facile avere una storia diversa, un colore diverso, una cultura diversa, ce la sto mettendo tutta.
Ho una sorella, di quattordici anni più piccola, che è venuta a vivere a Parigi con me dopo la morte di mia madre. Mia sorella è molto indipendente, ma vive con me perché ha bisogno di una figura femminile, è cresciuta molto in fretta. A scuola
“Crescere per diventare un veicolo di valore”
sono tutti entusiasti della sua determinazione e della sua maturità, ed è lei che mi ha dato forza quando mia mamma è mancata.
Mi ricordo che qualche mese fa una sua amica in una chat ha scritto che voleva fare l’ avvocato e un compagno gli ha risposto: “Ma io non ho mai visto avvocati neri in Italia”. Questa cosa mi ha fatto arrabbiare, perché se dici una cosa così ad una bambina la scoraggi a credere in sè stessa, la porti a pensare che la discriminazione vincerà sempre su tutto il resto. Vorrei fare la differenza anche per mia sorella, vorrei trasmetterle fiducia e farle capire che potrà fare qualsiasi tipo di lavoro desideri con l’impegno e la perseveranza. Dopo aver tenuto la conferenza al forum di Richmond Italia le ho inviato la mia foto sul palco per mostrarle un esempio concreto della volontà individuale e per farla sentire orgogliosa di me e della nostra storia. Siamo una famiglia molto unita, e insieme ne abbiamo superate tante.
Ci sono tanti giovani persi, senza una guida, di conseguenza avremmo bisogno di più esempi concreti e mentori per figli di immigrati di seconda generazione come me in Italia. Nella vita come in un gruppo di lavoro dev’esserci sempre qualcuno che creda in te. Bisogna essere ambiziosi, ma per questo è anche necessario avere una figura di riferimento, un leader positivo che ti dia la spinta per dare sempre di più. Per me fare la differenza sarà anche questo, dimostrare attraverso il mio lavoro che una ragazza nera e di origini africane può fare qualsiasi lavoro, proprio come tutti gli altri.
*Il commento dei B.Liver*
Una storia che spinge a sognare, a lottare e a commuoversi: sognare un mondo giusto, lottare contro i pregiudizi e commuoversi nel vedere chi, con grinta e purezza d'intenti, rende questi traguardi un po' più vicini ogni giorno. Natalia Pedrioni


Ivan Ortenzi. Opening speaker edizione 2020
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RIMINI | 24-26 OTTOBRE 2021 | 26-28 OTTOBRE 2022 Grandi speaker. Incontri b2b. Sessioni di coaching. Networking informale. Due giorni e mezzo di full immersion rigorosamente dal vivo pensati per abbracciare l’innovazione senza timori. Per riflettere e condividere nuove visioni con partner e colleghi. Per liberare il proprio potenziale nelle partite che si stanno giocando oggi. Ci vediamo al Grand Hotel di Rimini.