8 minute read

Francesco Esposito - Johnny Pizza Take Uè Amministratore unico

Johnny Pizza Take Uè Amministratore unico

“La vita è una questione di decisioni. Se vuoi cambiare, prendi una decisione e crea un’abitudine”

Non è facile cambiare e soprattutto non è facile decidere di cambiare, eppure l’anno prossimo compio cinquanta anni e ho deciso di fermarmi e cambiare. Di prendere del tempo per me stesso, per capire e ridefinire il mio percorso. Ero Direttore Vendite Italia da tredici anni nella Pianoforte Holding per il brand Carpisa ed ero in una zona di totale comfort, tranquillità e stabilità economica e con tutti i benefit possibili. Prendere la decisione di rinunciare a tutto questo e cambiare, è durissima. Non è stato facile, lo ammetto, e moltissime persone, la mia stessa famiglia, erano preoccupate per questa decisione, perché i loro pensieri erano focalizzati sul fatto che arrivati ad una certa età ricollocarsi è complicato. Io però avevo bisogno di cercare nuovi stimoli e trovare un nuovo equilibrio tra il lavoro e la vita personale. Abbandonare è una scelta che si fa consapevolmente sulla base delle opzioni disponibili; se vi rendete conto di trovarvi in un vicolo cieco quando potreste investire altrimenti le vostre risorse, mollare tutto e cambiare è una scelta non solo ragionevole, ma anche intelligente. Mi ero accorto che stavo rinunciando a troppe cose, avevo messo da parte la mia vita personale e lavoravo per un brand che aveva delle idee e delle policy aziendali oramai molto impostate, articolate e distanti dalle mie logiche manageriali. Avevo voglia di crescere, fare ancora un passo avanti con la consapevolezza di poter dare un contributo determinante. Questo però lì dov’ero non poteva accadere, il contesto era cambiato e l’azienda continuava a spostarsi verso un modello in cui non mi rispecchiavo. Ecco il perché della mia scelta. Mi sono fermato, ho preso un anno sabbatico e poi sono ripartito super carico. Ho cambiato settore, studiando nuove dinamiche e nuove possibilità offerte dal mercato; sono atterrato in una esplorazione convinta della ristorazione in chiave franchising, un ambito che mi ha sempre stimolato. Non è stato facile e la pandemia di Covid 19 con tutte le sue conseguenze non ha certo aiutato, ma nella disgrazia di quello che è accaduto, credo che per me e tante altre persone, ci sia stato tempo per una sana introspezione che facesse capire cosa volere veramente. Per me è stato un momento fondamentale, una svolta. Non ho dovuto giustificare a nessuno questo mio stop se non a me stesso e questo perché ho deciso di ripartire con un progetto imprenditoriale mio, dove le mie energie fossero tutte dedicate a un percorso personale. Mi sono affiancato una persona esperta che già conosceva il mondo del food e

“Mai rinunciare troppo alla propria vita personale” “Fare spazio intorno e dentro di sé, essere liberi di pensare”

gli ho spiegato qual era la mia idea, la mia personale rivoluzione che volevo mettere in atto in questo settore: semplificare il modello di business e renderlo accessibile a tutti con un metodo innovativo. Ho viaggiato molto e osservato la concorrenza, volevo fare meglio. Per farlo ho studiato e mi sono documentato molto: così è nato Johnny Take Ue’ nel format pizza in pala. Ho creduto tanto in questa visione anche perché non volevo assolutamente tornare a lavorare in azienda; non rinnego il mio passato, tutte le ore di lavoro spese in azienda mi hanno fatto diventare una persona migliore, più forte, con tante nuove competenze e un grande network al quale appoggiarmi. È stato fantastico e ne sono grato, ma c’è un tempo per ogni cosa e devi saper abbracciare il cambiamento. È cambiata la mia prospettiva: da Direttore Commerciale di una azienda privata (questo sarebbe stato il mio prossimo step lavorativo), a Direttore Commerciale della mia azienda e ora eccomi qui, felice.

Sto imparando a riassaporare la mia libertà mi sveglio e organizzo le mie giornate, la mia morning routine, senza la pressione di dover giustificare a qualcuno ogni

mio movimento. Questa è la vita che voglio condurre. Chiaramente i livelli di stress ci sono sempre, anzi a volte essendo imprenditori di sé stessi è anche peggio, però so che sto facendo una cosa per me. Ho utilizzato la “pausa” della pandemia per progettare il futuro e darmi un nuovo slancio. Bisogna cercare di prendere il meglio dalle cose e agire con perseveranza, imparando a liberare spazio, eliminando tutti gli strati superflui che si sono accumulati negli anni per tornare a un fulcro di senso, rimettere ogni cosa al proprio posto e ricominciare con rinnovata consapevolezza. Fare spazio intorno e dentro di sé permette di fare chiarezza ridando alla vita una prospettiva tridimensionale, cioè facendo le cose in maniera diversa, senza appiattirsi e avendo sempre una terza dimensione che è quella della visione, dell’ambizione di fare cose belle, una possibilità per ampliare lo sguardo e potersi muovere in maniera differente. Non mi accontento di essere reattivo e rispondere alle richieste altrui, voglio essere proattivo, agire ancor prima della richiesta ed essere sempre un passo avanti, ma per poterlo fare bisogna avere spazio. Con lo spazio arriva il silenzio che a sua volta favorisce l’ascolto della propria voce e questo ti permette di essere libero di pensare.

“Con gentilezza e un pizzico di rischio puoi andare ovunque e divertirti”

Ho rivisto amici di vecchia data e incontrato imprenditori importanti, ho incontrato tanta gente nuova che aveva bei progetti e che aveva soprattutto tanta voglia di sperimentare: questo mi ha aiutato molto. Tutti i vecchi meccanismi aziendali mi stavano inquinando la mente, troppa burocrazia, troppi passaggi, poca fattività. Avevo bisogno di tornare a decidere. Non mi divertivo più, la complessità di certi tipi di aziende può arrivare a soffocarti, quello che poi è stato il mio crash. Ho mantenuto ottimi rapporti con i miei ex colleghi: molti di loro mi hanno scritto mail di commiato dal valore indelebile e forse un giorno le raccoglierò tutte e ci farò un libro. Questi legami forti mi danno soddisfazioni enormi e mi riempiono umanamente, oltre che come professionista. La mia vita personale è cambiata dopo questa scelta, ho riconquistato semplici libertà come il poter portare a cena i miei genitori in un giorno infrasettimanale, piuttosto che prendermi del tempo per me stesso e coccolarmi con un massaggio al viso. Prima mi sentivo in colpa, mi sembrava di sottrarre tempo al lavoro, oggi so che volersi bene è propedeutico ed utile al proprio modo di lavorare parché aiuta a farlo meglio. Un’altra cosa fondamentale per me è l’approccio al rischio: oggi viviamo soffocati da controindicazioni. Bisogna invece assumersi il rischio ed agire, per me l’adrenalina e l’emozione della scoperta sono importantissime. Faccio davvero tante cose nella mia vita, ho un’attività imprenditoriale con delle mie società che gestiscono negozi in franchising, faccio consulenza e coaching, mi invitano a parlare in master universitari. Nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile se non mi fossi lanciato. Ho aperto un negozio in piena pandemia, con le persone che mi davano del pazzo e mi consigliavano di non farlo, ma la mia risposta era “è una opportunità, vedrai”.

Ho imparato tante cose, ma una è determinante per la crescita: la gentilezza. Un leader gentile ottiene trenta volte in più le cose che può ottenere un leader prepotente e gerarchico che vuole solo comandare. Con la gentilezza si può arrivare ovunque ed ottenere dagli altri risultati sorprendenti rispetto all’utilizzo di un approccio autoritario. Alcune aziende si stanno impoverendo perché il capitale umano non è valorizzato, le risorse non possono essere numeri ma devono sentirsi artefici di un progetto. Noi non ci rendiamo conto dello straordinario potere della gentilezza, ma per me è fondamentale nel lavoro e nella vita.

Dicono che la grandezza sia il viaggio e non la destinazione ed io oggi voglio godermi questo viaggio.

Un consiglio? Abbracciate il rischio, abbracciate il cambiamento, abbracciate il fallimento e soprattutto divertitevi.

*Il commento dei B.Liver*

Cambiamento. Spesso sono gli eventi nel percorso di vita a imporcelo, con esiti inaspettati. Il segreto è accogliere e accettare il cambiamento, per dare un senso alla nostra vita e a quella altrui. Alice Nebbia

#5 UNA QUESTIONE

DI PUNTI DI VISTA

Richmond Tips è un format di Richmond Italia nato nell’anno del lockdown. Abbiamo chiesto a speaker, coach, psicologi, trainer e consulenti nell’area Risorse umane di distillare un consiglio sul da farsi in un periodo difficile e sfidante come questo. Risultato? Più che pillole di saggezza, piccole leve per risollevare il mondo a partire da ciascuno di noi. Cerca tutte le Richmond Tips sul canale YouTube di

Richmond Italia.

Roberto Bonzio

L’overview effect è quando capiamo che siamo parte di un tutt’uno in cui muri e barriere non contano, e questo tutt’uno ci rende responsabili del futuro.

(…) Steward Brand, un pioniere della controcultura, è considerato anche l’anello di congiunzione fra la controcultura e la tecnologia: è lui l’autore della pubblicazione ‘Catalogo della terra intera’, che negli anni ’60 rappresentava in pratica una sorta di internet della conoscenza su carta.

Francesco Ferrara

La resilienza non è on/off, non si nasce resilienti, è un processo di apprendimento.

(…) Ma allo stesso tempo è un incontro con il nostro lato oscuro, con quelle parti di noi che ci rendono meno potenti, meno capaci di affrontare le situazioni, con quelle abitudini che ci portano a dire no, non ce la faccio, non ci riesco. Essere resilienti diventa quindi una sfida alle nostre modalità e alle nostre convinzioni limitanti.

This article is from: