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Incontri di Rinascita a Reggio Emilia
Anche quest’anno gli incontri di Rinascita, oltre a regalarci più fraternità e amicizia, hanno contribuito ad accentuare in noi un senso di inadeguatezza, insoddisfazione per come viviamo la nostra storia, il nostro presente sia come società che come Chiesa.
La guerra, le guerre che ci hanno accompagnato, non solo quella ucraina, a cui non vogliamo assuefarci, son state motivo di riflessione attraverso la preghiera, le meditazioni e l’inchiesta. La ricerca della pace, il silenzio delle armi crediamo debbano impegnare la nostra intelligenza e il nostro cuore.
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Fin dalla prima meditazione, Gesù benedice gli operatori di pace, i due commentatori ci hanno guidato a diventare seminatori di pace, convinti che il raccolto ricompenserà la fatica (VII meditazione). Abbiamo apprezzato, dopo una iniziale fatica, i commenti proposti sul piano di lavoro che ben si sono armonizzati con le letture dei testi del magistero proposti. Anzi abbiamo aggiunto per meglio approfondire e riflettere altri testi, in particolare il discorso di Lercaro sulla pace del primo gennaio 1978, interventi del monaco Dossetti, l’articolo di Gianni Minà “La pace si abbraccia senza se e senza ma”, l’articolo di John Florio, pseudonimo di Lucio Caracciolo apparso su Limes e non ultimi articoli in
di Paola Zelioli
occasione dell’anniversario della “Pacem in terris”.
I nostri incontri, a scadenza settimanale, con la celebrazione di alcune messe con il nostro Don Eugenio sono risultati un esame di coscienza sui nostri stili di vita: ingiustizie, diseguaglianze, provenienze geografiche, educazione e cultura, salute e senso di appartenenza sono alla radice di uno squilibrio mondiale disumano. Le nazioni occidentali, nella loro presunzione, hanno commesso errori gravissimi in nome del potere, dell’arroganza del denaro, delle alleanze che hanno snaturato il significato di democrazia.
Sentiamo la dignità della persona e di ogni persona calpestata dalla guerra. “A tutti gli uomini di buona volontà / spetta un compito immenso: / il compito di ricomporre i rapporti / della convivenza nella verità / nella giustizia, nell’amore, nella libertà” (Tonino Bello)
L’irrazionalità della guerra, segno di morte dell’umanità e del creato hanno interpellato e inquietano ciascuno di noi, partecipi di un presente che vorremmo più umano e civile, generativo di vita per i fratelli e per la terra tutta. In tal senso ci hanno accompagnato le lettere giunte dall’Amazzonia di due missionari reggiani: un grande segno di speranza. Ed un invito a rendere gioiosa la nostra fede, a spogliarla di moralismo, a cogliere l’umanità di Gesù: “non fede in Gesù ma fede di Gesù”. Ascolto, mitezza, dialogo, vicinanza, incontro auspichiamo divengano uno stile nostro come chiesa: non il giudizio ma la condivisione. E il dibattito tra noi si è allargato: quale è lo stato attuale della cultura, (in)civiltà occidentale cristiana? Quando e come la chiesa occidentale ha smarrito il suo ruolo, con “la debolezza della fede e la forza della religione”?
L’anniversario dell’enciclica ci ha suggerito il tema della storia, del dovere di non smarrire la memoria della storia. È stato con noi domenica 16 aprile Pierluigi Castagnetti per trattare del campo di Fossoli. Eravamo presenti in una quarantina, non solo di Rinascita ma amici e persone con il desiderio di ascolto e confronto, che oltre ad aver ringraziato hanno chiesto di creare altri incontri. Tra le altre iniziative il 9 marzo una riflessione via zoom proposta a tutta Italia sulla figura di San Giuseppe.
Iride Conficoni Giuseppe tra sogno e realtà
Ed. San Lorenzo, Euro 18,50
La genesi figurale ed ideativa del libro “Giuseppe tra sogno e realtà” trova le sue radici, oltre che nella curiosità intellettuale ed agiografica dell’autrice, nelle sollecitazioni indotte dalla “Patris corde“ di Francesco e dall’essere stato il 2021 l’anno dedicato a San Giuseppe, come colui che «ebbe il coraggio di assumere la paternità legale di Gesù», avendo così un ruolo centrale nella storia della salvezza. Francesco lo cita come discendente della casa di Davide e dunque «cerniera tra antico e nuovo testamento». Nell’analisi testuale, se è vero, come dice F. Schelling, che il pensiero è parola invisibile e la parola è pensiero espresso, è altrettanto vero che la Conficoni trova la corrispondenza biunivoca tra i due piani. La scrittrice con tecnica rapsodica raccorda il piano inventivo con la realtà delle fonti evangeliche, puntualmente citate e descritte e crea quindi una suggestione nell’ uso della parola come unione di “patos” ed “eidos”. Al dinamismo spirituale corrisponde un certo dinamismo linguistico. Formalmente pregevole risulta l’espressione: stile fluido, appropriato, scorrevole, colloquiale a tratti, naturalmente fantastico. E proprio la fantasia colma i vuoti ed i silenzi di Giuseppe, straordinaria figura, uomo dei sogni con il quale la Divinità comunica analogicamente «ante verba» e non «per verba» e che nel testo trova voce e protagonismo. Il progetto grafico è supportato dalle scelte di fondo operate dall’autrice che individua nella poesia il mezzo mediatico privilegiato, arricchito da illustrazioni di rilievo, relative all’iconografia del santo. La trasposizione, tipicamente teatrale, conferisce forza all’immaginazione e chiude in mirabile sintesi l’alternanza appunto del sogno e della realtà, offrendo al lettore “un unicum” editoriale.
Maria Teresa Ragazzoni