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Società - Immigrazione
saputo dare risposte efficaci. Determinante è stato a partire dal 2015 in piena crisi siriana l’appello di Papa Francesco affinché ogni parrocchia, comunità religiosa monastero o santuario d’Europa accogliesse una famiglia di rifugiati; questo ha avuto una grande risonanza tra i gruppi di ispirazione cristiana, specialmente all’interno della comunità cattolica in Italia, ma anche in Belgio, in Francia, nella repubblica di S. Marino e nel Principato di Andorra, come anche in alcuni paesi dell’Est Europa e in Gran Bretagna. Sono così stati avviati progetti di community–based e private sponsorship sul territorio europeo, attingendo all’esperienza pluridecennale di Canada, USA e Australia nei programmi di reinserimento dei rifugiati, grazie al rilascio di visti umanitari concessi dai singoli Governi per l’ingresso legale per un breve periodo (da tre a sei mesi) al fine di presentare domanda di asilo all’arrivo. I suddetti progetti di sponsorizzazione privata si fondano sull’elemento chiave che una persona, gruppo o organizzazione (sponsor) si assume la parziale responsabilità di fornire sostegno finanziario e/o sociale a una persona o a una famiglia (richiedente asilo o rifugiata) che viene autorizzata all’ingresso dallo Stato. Quest’ultimo non si assume gli oneri di accoglienza/ assistenza, che vengono assolti invece dallo sponsor per un periodo predeterminato (di solito un anno o più) o fino a quando la persona o la famiglia autorizzata all’ingresso diventi autosufficiente. I modelli di sponsorizzazione comunitaria variano molto da un Paese all’altro, ma possono essere definiti essenzialmente come una partnership pubblico-privata tra i governi e la società civile che facilita l’ingresso legale di rifugiati. Nel processo intervengono i privati e le comunità locali per fornire un sostegno finanziario, sociale e relazionale al fine di integrare i beneficiari.
In Italia sulla scia di queste iniziative sono stati istituiti i cosiddetti corridoi umanitari grazie alla collaborazione tra istituzioni (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale tramite le sedi diplomatiche per il rilascio dei visti d’ingresso, e Ministero dell’Interno, per i controlli sulla sicurezza), organizzazioni non governative internazionali (UNHCR, OIM) e ong locali accreditate, e organizzazioni umanitarie italiane di ispirazione cristiana impegnate sul campo (Comunità di S. Egidio, Federazione Chiese Evangeliche e Tavola Valdese, la CEI tramite Caritas Italia e Fondazione Migrantes), ma anche negli ultimi anni di ARCI, con programmi di apertura di canali legali e sicuri di ingresso, sponsorizzate dall’8x1000 e da donazioni private. In base a più protocolli via via stipulati tra il governo e questi enti pubblici e privati a partire dal dicembre 2015, sono stati accolti in Italia tramite i corridoi umanitari circa 4000 migranti, provenienti dal Libano (ma anche Turchia e Marocco) di nazionalità siriana, dall’Etiopia di nazionalità eritrea (ma anche dalla Somalia e dal Sudan), di nazionalità afgana da Iran e Pakistan, ed altri provenienti da Giordania, Libia e Niger. L’UNHCR e l’OIM con la collaborazione di altre ong presenti sui territori di partenza elaborano liste di persone
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