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Società - Immigrazione

di studenti rifugiati per mezzo del programma UNI-CO-RE “Corridoi universitari”. UNI-CO-RE (University Corridors for Refugees) permette agli studenti rifugiati selezionati su criteri accademici mediante un apposito bando pubblico di arrivare in Italia con percorsi regolari e sicuri e di proseguire i loro studi. Collaborano al progetto il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, l’Arcidiocesi di Bologna, Caritas Italiana, Diaconia Valdese, Centro Astalli e Gandhi Charity, in rete con numerose università italiane e con realtà territoriali partner nel progetto di sostegno all’inserimento sociale degli studenti. Da allora, 38 università italiane hanno aderito al progetto, giunto alla sua quarta edizione, permettendo a 142 studenti rifugiati da Etiopia, Niger, Nigeria, Malawi, Mozambico, Sud Africa, Zambia e Zimbabwe di proseguire gli studi in Italia.

(fonti: OLTRE IL MARE, primo rapporto sui corridoi umanitari in Italia, a cura di CARITAS Italiana; UNHCR Italia; Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione; Comunità di S. Egidio)

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RIFLESSIONE SULL’ACCOGLIENZA:

I volontari che, in forma per lo più associata (comunità parrocchiali, associazioni religiose e laiche…), decidono di sostenere il percorso di accoglienza e di integrazione di persone provenienti da altre culture e realtà di vita, diversissime dalle nostre, si mettono in gioco decidendo di dedicare tempo, attenzione, ascolto, risorse, fantasia e soprattutto volontà di incontrare veramente gli altri sul piano della realtà. L’esperienza è forte non solo per chi arriva in Italia, avendo aspettative spesso irrealistiche, che lascia il proprio mondo e tutti i propri legami, che spesso ha subito violenza e soffre di disagio psicologico se non malattie psichiche, e che chiede un aiuto per ricominciare a vivere…ma è fortissima anche per chi accoglie! Perché questi sofferenti ci mettono in discussione sul piano personale (siamo messi alla prova nel nostro egocentrismo di occidentali benestanti, nella pazienza, nell’umiltà e nell’apertura alla comprensione di un’altra cultura e prospettiva di vita) ed anche su quello collettivo, sociale e politico. È chiaro che più migranti arrivano e più noi rischiamo di “mescolarci”: ma è forse così catastrofico il cambiamento? E se fosse invece un’opportunità? E se invece fossimo noi ad aver bisogno di cambiare le nostre sonnacchiose consuetudini, che non ci permettono di guardare più in là, che fanno perdere il senso dell’esistere, impoveriscono la nostra anima, e ci rendono indifferenti e assuefatti rispetto le ragioni di tanta sofferenza nel mondo? In fondo integrarsi è un’azione reciproca, loro con noi e noi con loro…ed è sempre successo questo nel corso dei secoli, e da questa assimilazione reciproca sono sorte culture straordinarie, piene di ricchezze, come la nostra…sarà forse questa contaminazione culturale, che oggi scandalizza ed impaurisce molti, a mettere in evidenza ciò che è fondamentale per vivere, a convertirci e trasformare il nostro mondo facendoci ricordare la nostra umanità?

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