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Dalla parte dei minori la riforma Cartabia

di Maria Serena Asso

Alla fine di febbraio è iniziata l’entrata in vigore della Riforma Cartabia in materia civile, che si concluderà il 30 giugno quando tutte le norme del procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie avranno piena efficacia. L’intera Riforma rientra nel piano delle riforme richieste dall’accordo fra UE e Italia del PNRR ed ha come principale obiettivo velocizzare i tempi della giustizia, per garantire un giusto processo a tutti. Anche il processo civile e il diritto di famiglia saranno modificati in modo significativo, così come l’approccio alla separazione e alla separazione con figli minori. In questo ultimo caso, potremmo dire figurativamente che la Riforma compie una rivoluzione copernicana, ponendo al centro della famiglia in crisi il minore, con la sua vita, le sue esigenze, i suoi diritti. Per fare ciò vengono recuperati istituti già esistenti in altri paesi occidentali, tra i quali ad esempio il Tribunale di famiglia, la Specializzazione dei giudici, e due nuove figure professionali, il Mediatore e il Coordinatore Genitoriale (assai diffuso negli USA, impiegato nelle situazioni di alta conflittualità).

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Nasce così il Tribunale di Famiglia, che si occuperà di tutti i procedimenti familiari o di protezione di minori di età o soggetti vulnerabili (ad esclusione dei procedimenti in materia di immigrazione, cittadinanza e riconoscimenti di protezione internazionale che resteranno in carico al tribunale ordinario anche quando riguardanti minori) e che cercherà di trattare in un contesto unitario tutte le tematiche che interessano temi di famiglia e dei minori, in sostanza uniformando il trattamento fra coppie sposate e coppie conviventi o unioni civili.

Le famiglie in crisi non avranno più la prima tappa, obbligata fino ad oggi, dell’Udienza Presidenziale, un colloquio mirato con intento di conciliazione che da sempre veniva esperito dal Presidente del tribunale, che adottava provvedimenti temporanei d’urgenza relativi all’affidamento e al mantenimento dei figli e all’eventuale assegno di mantenimento a favore del coniuge debole. Il Presidente invece assegnerà il fascicolo ad un Giudice relatore e a differenza di quanto accadeva in passato, il nuovo iter avrà tempi strettissimi, che impongono fin da subito uno scoprire le carte in modo penetrante in merito alle condizioni economiche e agli impegni presi sul piano genitoriale delle parti e soprattutto in merito alla richiesta di addebito. Solo con il tempo e l’entrata a regime della riforma sarà possibile valutare se l’accelerazione dei tempi in questa iniziale fase sia funzionale alla gestione del conflitto o meno. Vero è che proprio nell’ottica di governare il conflitto, in funzione del benes- sere dei figli, la riforma prevede le due nuove figure professionali: il Mediatore e il Coordinatore Familiare. In particolare quest’ultimo avrà il compito di accompagnare la coppia nella compilazione del Piano Genitoriale, anche questo uno strumento mutuato da altri paesi occidentali.

Si tratta di una griglia di indicazioni/punti che riguardano le esigenze spicciole di vita quotidiana dei figli, delle loro necessità, che dovrebbe aiutare i genitori a concentrarsi sul benessere di questi ultimi e a non fermarsi al dissenso e al contrasto personale che li ha condotti in tribunale.

Ogni tribunale propone il proprio Piano Genitoriale, che quindi può risultare più o meno dettagliato. In ogni caso vengono affrontati i temi principali quali le attività scolastiche ed extra – scolastiche, con una dettagliata divisione dei compiti degli adulti (accompagnare, riprendere etc), ma anche vacanze, amici, orientamento religioso, alimentazione, modalità di contatto fra il genitore non presente e il figlio (via telefono, mail whatsapp, etc). Trovando un accordo con l’aiuto del Coordinatore su tutti i punti di ordinaria amministrazione della vita dei figli, la riforma spera di prevenire scontri successivi, magari fuori dal tribunale in presenza dei figli. Un piano genitoriale dettagliato potrebbe essere uno strumento utile anche per altri operatori, come gli avvocati, agevolando l’accordo fra le parti su questioni spicciole. I migliori piani conterranno poi anche le clausole atte a regolare le modifiche che necessariamente interverranno nelle vite dei ragazzi e così preverranno conflittualità future. Come gli avvocati, che si troveranno a dover aiutare i propri assistiti a redigere il piano genitoriale, così anche il Giudice dovrà avere competenze nuove, non solo giuridiche ma anche di scienze umane, trovandosi a dialogare con i servizi sociali, con il tutore, ma anche con i mediatori e coordinatori familiari. Forse per questo la riforma prevede una ulteriore formazione per questo nuovo Giudice, che non potrà essere spostato ad altri incarichi. Una intera struttura dunque costruita intorno al minore: il tribunale di competenza verrà scelto ad hoc, sarà infatti quello della residenza del minore, il genitore affidatario/collocatario non potrà rinunziare alla casa familiare, perché tenendo prioritariamente in conto il bene dei figli si terrà conto del loro diritto a crescere nel loro habitat, e i minori, nel rispetto della loro riservatezza e serenità, potranno essere ascoltati dal giudice. Nonostante queste buone intenzioni iniziali, molte sono le perplessità che accompagnano questa riforma, poiché si teme che la strutturale mancanza di personale, magistrati e amministrativi, comunque non consentirà di smaltire e velocizzare l’ingranaggio, specie quando la riforma detta tempi precisi agli avvocati e non ai giudici. Si teme anche che la volontà di definire tutto quello che riguarda la vita dei figli in un primo momento della separazione, quando ancora gli animi sono inaspriti e esacerbati, non possa essere funzionale alla serenità dei figli e alla conciliazione delle parti.

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