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Nessuno può salvarsi da solo

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Formazione

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di Maria Serena Asso

Anche quest’anno il primo gennaio si è celebrata la 56° Giornata mondiale della Pace. Fu Paolo VI ad istituire questa giornata. Nel corso degli anni tanti temi sono stati affrontati, ne ricordiamo alcuni: Ogni uomo è mio fratello; Se vuoi la pace difendi la vita; Nel rispetto dei diritti umani il segreto della pace vera; Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace…

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Il tema di quest’anno, presentato da Papa Francesco l’8 dicembre, è “Nessuno si salva da solo. Ripartire dal Covid -19 per tracciare insieme sentieri di pace”. Si tratta di una esortazione a condurre una riflessione più profonda, sia come singoli che come comunità, a distanza di tre anni, di quanto la pandemia ha fatto affiorare in termini di disuguaglianze sociali, fra classi ma anche fra stati, di fragilità economiche e sanitarie, di solitudine e isolamento. Ciò che il Covid ha sicuramente insegnato è che tutti noi abbiamo bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande è la fratellanza umana e che solo uniti è stato possibile vincere questa enorme sfida globale. Proprio il Covid ha rimesso al centro la parola INSIEME, ridimensionando il protagonismo proprio del nostro tempo, costringendoci a riscoprire una certa umiltà, rinnovando il senso di solidarietà. In sostanza il Covid ci ha costretti a comprendere quanto solo “la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare crisi personali, sociali e mondiali”. E quindi, Papa Francesco, conclude spronandoci a rivisitare il tema della garanzia della salute pubblica, a promuovere azioni di pace, a prenderci cura della nostra casa comune la terra e a combattere il virus delle disuguaglianze, con politiche adeguate per immigrazione e integrazione.

Da Torino a Bari, da Treviso a Palermo, tutta l’Italia è stata attraversata da una riflessione per la pace, che ha dato origine a marce, veglie, fiaccolate, preghiere, forum, una testimonianza per la cittadinanza a cui ha partecipato anche la società civile. Fra le tante, menzioniamo l’evento organizzato ad Altamura da Pax Christi, Movimento Focolari, Caritas, Azione Cattolica e diocesi di Altamura. L’inizio del percorso è avvenuto simbolicamente in carcere, per mettere al primo posto coloro che oggi sono gli ultimi, dando poi spazio ad interventi di obiettori sia russi che ucraini e anche di non violenti palestinesi. Don Renato Sacco (Pax Christi) ha proposto una pace declinata di impegni concreti, ispirati dalle parole di Don Tonino Bello: “La pace non è un vocabolo ma un vocabolario”, del resto questo è un anno particolare, che celebrerà il centenario della nascita di Don Milani, del quale non possiamo non citare “L’obbedienza non è più una virtù”, i 60 anni della “Pacem in terris” di Giovanni XXIII (11 aprile 1963), ma anche i 50 anni appena conclusi della legge 772/72 che introduce in Italia l’obiezione di coscienza per la leva obbligatoria.

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