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Il piccolo, grande libro di Papa Francesco

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Religioni ed etica

Religioni ed etica

di Marta Cervo

Mentre si legge “l’enciclica” sulla guerra in Ucraina ritornano alla mente le parole accorate di Papa Francesco udite tante volte durante gli Angelus e commuove il ricordo delle sue lacrime per gli orrori della guerra, tanto da far pensare ad un senso di impotenza di fronte ad essi e alla cattiveria dell’uomo… In realtà in tutta l’enciclica si parla della pace, infatti Francesco soprattutto dal febbraio del 2022 ha sistematicamente affrontato il tema sviscerandolo in modo semplice e profondo nei suoi risvolti umani, psicologici, sociali, economici, politici ed etici, oltre che teologici. E lo ha fatto sempre, in tutte le occasioni di incontro con le persone, fossero i fedeli in Piazza S. Pietro, i convocati alle udienze, i giornalisti che lo intervistavano, i religiosi di ogni confessione durante gli incontri ecumenici ed interconfessionali nel corso dei suoi viaggi, i lavoratori, i giovani all’evento “Economy of Francesco … Francesco con l’aiuto del giornalista Francesco Antonio Grana (del Fatto Quotidiano) ha voluto raccogliere in un piccolo libro i suoi appelli alla pace, scritti come una sorta di diario di guerra, perché si trasformino in un diario di pace, nella speranza che non vi sia assuefazione e che nessuno dia per scontata questa guerra di Ucraina, come le altre nel mondo, ma anzi che vi sia un generale sollevamento degli animi e della coscienza di tutte le persone di buona volontà per superare questa grave crisi di umanità.

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Nell’introduzione si evidenzia come Bergoglio abbia evitato che il conflitto in Ucraina si trasformasse in una guerra santa, in particolare con il mondo ortodosso russo, mantenendo sempre aperto il dialogo con il Patriarcato ortodosso di Mosca, anzi intensificandolo, nonostante le posizioni diametralmente opposte tra lui e Kirill.

All’incontro interreligioso di preghiera per la pace organizzato dalla comunità di S.Egidio ha infatti partecipato il metropolita presidente del Dipartimento degli affari esteri del Patriarcato di Mosca, Antonij Volokolamsk (25 ottobre 2022), dove si è affermato che la pace è nel cuore delle Religioni, nelle loro Scritture e nel loro messaggio, è un dono che va accolto e coltivato nel cuore di uomini e donne, e che va rimesso al centro della visione del futuro come obiettivo principale del nostro agire personale, sociale e politico a tutti i livelli, disinnescando i conflitti con l’arma del dialogo.

Alla fine della Seconda guerra mondiale, quando si decise di non costruire più armi atomiche e si dette fiducia alle Nazioni Unite, il mondo si risollevò economicamente e moralmente; nonostante le divergenze culturali e le differenze ideologiche fu chiaro quanto fosse necessario costruire assieme piutto- sto che distruggere: prevalse quello che Francesco definisce “lo schema di pace”. Oggi invece si assiste al prevalere dello “schema di guerra”, dello spirito di Caino: in Ucraina vi è il diretto e aggressivo intervento di una “superpotenza” contro un paese fratello, per annientarlo. L’insensatezza della guerra oltre a provocare la morte di tantissime persone genera povertà, la violenza colpisce soprattutto le persone indifese e più deboli, e vi è tanta sofferenza, fisica e morale.

La globalizzazione dell’indifferenza

Dalle pagine di questo diario Francesco invita ogni uomo, soprattutto se si professa cristiano, a non voltarsi da un’altra parte, a non cadere nella globalizzazione dell’indifferenza, che ci rende tutti responsabili senza nome e senza volto (come l’Innominato dei Promessi Sposi di Manzoni), e ad annunciare invece che Dio è il Dio della pace, dell’amore e della speranza, che ci vuole tutti fratelli. Gli orrori di ogni guerra invece offendono il nome di Dio, in particolare se viene abusato per giustificare tale orribile scempio: non è lecito dunque parlare né di guerra giusta né tantomeno di guerra santa! Se vogliamo che il mondo cambi direzione deve cambiare il nostro cuore, e la pace è opera della giustizia (Gaudium et spes,78): è necessario desiderare che si realizzi la profezia di pace di Isaia, cioè che un popolo non alzi più la mano su un altro popolo, che le spade diventino aratri e le lance falci.

Video messaggio in occasione della veglia ecumenica di Pentecoste, 4 giugno 2022: “la pace inizia nelle famiglie, nei rapporti interpersonali, nei rapporti tra cristiani con membri di altre religioni…la pace comincia nell’amore per il nemico, per chi non la pensa come me…ma da soli non possiamo farcela, solo lo Spirito santo ci dà la forza, il coraggio e la determinazione per lavorare instancabilmente per la pace che solo Lui può dare: l’amore è una forza più potente dell’odio, ed è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”(Rm 5,5).

Messaggio ai partecipanti alla Conferenza europea dei giovani (6 luglio 2022): in Ucraina, che non è UE, ma è l’Europa, si combatte una guerra assurda che, aggiungendosi ai numerosi conflitti in atto nel mondo, rende ancora più urgente un Patto Educativo che educhi tutti alla fraternità… Qualcuno ha detto che, se il mondo fosse governato dalle donne, non ci sarebbero tante guerre, perché coloro che hanno la missione di dare la vita non possono fare scelte di morte. Allo stesso modo, se il mondo fosse governato dai giovani, non ci sarebbero tante guerre: coloro che hanno tutta la vita davanti non la vogliono spezzare e buttare via, ma la vogliono vivere in pienezza!

Dagli incontri con le autorità, la società civile, i religiosi, il corpo diplomatico e i membri del Muslim Council of elders durante il viaggio in Bahrein: … non c’è comprensione se si insiste nell’imporre i propri modelli e visioni dispotiche, imperialiste, nazionaliste e populiste, se non ci si interessa alla cultura dell’altro, se non si presta ascolto al grido della gente comune e alla voce dei poveri, se non si smette di distinguere in modo manicheo chi è buono e chi è cattivo: perché in un mondo globalizzato si va avanti solo remando insieme, mentre navigando da soli si va alla deriva.

Nel Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune si auspica un fecondo incontro tra Occidente e Oriente, credenti insieme per respingere il “pensiero isolante“ che si focalizza solo sui propri interessi e non su quelli comuni dell’umanità.

Dalla dichiarazione del regno del Baharein: quando si predicano odio, violenza e discordia si dissacra il nome di Dio, non basta dire che una religione è pacifica, occorre condannare e isolare i violenti che ne abusano il nome, né è sufficiente prendere le distanze dall’intolleranza e dall’estremismo, ma bisogna agire in senso contrario, interrompendo il sostegno economico e politico ai movimenti terroristici, condannandoli in tutte le sue forme e manifestazioni, anche il terrorismo ideologico. L’uomo religioso, uomo di pace, non asseconda “alleanze contro qualcuno”, ma vie d’incontro con tutti, perseguendo la sola strada della fraternità, del dialogo, della pace: perciò è necessario promuovere iniziative perché il cammino delle grandi religioni sia coscienza di pace per il mondo!

Dal viaggio in Kazakistan, settembre 2022: Dio è pace, e conduce alla pace, ma gli uomini si impegnino a promuovere gli unici mezzi benedetti dal cielo: l’incontro, il dialogo, le trattative pazienti, come un impegno educativo costante. Oltre a vivere nella propria vita la preghiera e la fratellanza, non può professare vera adesione al creatore chi non ama le sue creature. Per questo va posta attenzione oltre alla stessa pace, opera della giustizia e non mera assenza di guerra, alla donna, che dà cura e vita al mondo, perciò le vanno affidati responsabilità e ruoli adeguati alla sua dignità, e ai giovani, che più di tutti invocano la pace, e i cui sogni e speranze oggi rischiano di non avere futuro: bisogna dare ai giovani opportunità di istruzione, non armi di distruzione! Bisogna costruire un mondo pensato per loro!

BENEDETTO XVI, UN PAPA CHE HA SORPRESO a cura di Roberta Masella

Il 31dicembre 2022 non ha segnato soltanto la fine dell’anno, è stato anche il giorno della scomparsa del papa emerito Benedetto XVI. Un pontificato breve, intenso e “sorprendente” nella sua conclusione, su cui si sono esercitati teologi, storici, vaticanisti e di cui P.Sequeri ha scritto “misteriosa la consegna, non meno misterioso il congedo: lo Spirito di Dio sa quello che fa”(Avvenire, 6 Gennaio 2023).

Di Benedetto XVI tutti hanno messo in rilievo la mitezza del carattere, l’umiltà, la statura di grande e fine teologo donato al ministero petrino. È inutile ripetere quel che è stato autorevolmente detto. Ripensando alle sue encicliche “Deus caritas est” “Spe salvi” e al materiale preparato per la “Lumen fidei” possiamo dire che ha condotto il popolo di Dio a riflettere sulla centralità delle virtù teologali, partendo tuttavia dal messaggio fondamentale per il cristiano: “Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui“ (1 GV 4,16).

Anche alla luce di questo limpido pensiero introduttivo dell’enciclica dispiacciono i retroscena intempestivi che hanno fatto da corollario alla sua morte. “Io sono di Benedetto” “Io sono di Francesco” verrebbe da dire con Paolo (1 Cor 1,10-13) e ancora “l’uomo vecchio” che continua a contrastare la vita “dell’uomo nuovo”. Non possiamo negare che le diversità di carattere, di obiettivi, di formazione influenzino i nostri orientamenti umani e che questi orientamenti si riflettano sulla dimensione umana della Chiesa dando vita a posizioni che possono sembrare di maggiore o minore apertura ai problemi del mondo circostante. Noi cristiani, e non solo noi laici, dovremmo essere più convinti che il Papa è colui che tempo dopo tempo lo Spirito Santo chiama ad esercitare il ministero di unità per tutta la Chiesa. Ogni Papa lo fa con la sua personalità e i suoi carismi e soprattutto con la grazia di Dio.

SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ

DEI CRISTIANI (18-25 GENNAIO 2023)

La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ha rappresentato ancora una volta il cuore dell’impegno ecumenico della Chiesa, preceduta, il 17 gennaio, dalla giornata di dialogo con gli ebrei. Ogni anno la scelta del tema e del materiale utilizzato nelle liturgie è affidata a un gruppo diverso; per quest’anno 2023 il sussidio è stato preparato da un gruppo locale degli Stati Uniti d’America, convocato dal Consiglio delle Chiese del Minnesota: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia”(Is1,17). Come si dice nella presentazione del sussidio, il Minnesota ha patito alcune delle peggiori discriminazioni razziali della nazione, il che ha creato diseguaglianze, ingiustizie e fratture relazionali tra le comunità; le letture delle Scritture, i temi, la musica e la celebrazione ecumenica hanno ruotato intorno a questo tema. Nelle celebrazioni eucaristiche suggerite sono stati utilizzati due simboli: l’acqua a rappresentare il battesimo e la nuova vita e le pietre che rappresentano la nostra vita personale. Forse pochi di noi hanno potuto partecipare a celebrazioni che hanno seguito questi percorsi, ma le celebrazioni eucaristiche dell’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani ci hanno messo in comunione con tutti i credenti che, nelle altre parti del mondo, hanno pregato per costruire l’unità della Chiesa di Cristo.

DOMENICA DELLA PAROLA DI DIO (22 gennaio 2023)

Nella terza domenica del tempo ordinario la Chiesa celebra la domenica dedicata alla Scrittura; la data cade a ridosso della giornata del dialogo tra cattolici e ebrei e della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il segretario generale della Cei, Mons. Giuseppe Baturi, l’ha inserita nel cammino sinodale della Chiesa italiana ricordando come il tema dell’ascolto sia sempre presente in questo cammino e come la fede si alimenta dall’ascolto della parola di Cristo.

Nella costituzione conciliare “Sacrosantorum Concilium” si dice che “Cristo è sempre presente nella sua Chiesa…è presente nella sua parola, giacché è Lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura (n.7)”. La liturgia della parola, nella Messa, è il momento in cui, attraverso la lettura dei testi biblici, Cristo si fa presente e ci parla. Nell’omelia della Messa, celebrata per l’occasione nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha ribadito che la “Parola di Dio è per tutti” e che “l’annuncio della Parola deve diventare la principale urgenza della comunità ecclesiale, come fu per Gesù”. E ancora “Impariamo da Gesù a mettere la Parola al centro, ad allargare i confini, ad aprirci alla gente”.

Chiesa in uscita sempre, Chiesa che ha come missione quella di cercare “chi è perduto, chi è oppresso e sfiduciato, per portare loro la consolazione della Parola, l’annuncio dirompente che Dio trasforma la vita”

Il Papa In Africa

Dal 31 gennaio al 5 febbraio 2023 ha avuto luogo il viaggio di Papa Francesco in due zone dell’Africa al centro di feroci conflitti. Il viaggio in Congo e in Sud-Sudan, da tempo progettato, ha incontrato difficoltà di diversa natura nella sua attuazione, ma finalmente si è realizzato.

Con stupore, bisogna dire, abbiamo constatato che un viaggio così atteso, così importante, ha di fatto trovato uno spazio marginale sia sulla stampa nazionale che in televisione.

Certo il viaggio si è rivelato subito “scomodo” nei temi che Papa Francesco ha affrontato e nelle situazioni che ha denunciato: neocolonialismo, sfruttamento indiscriminato delle risorse del suolo africano a vantaggio di “terzi”, ricorso a violenze armate massacri e stupri per avidità di denaro, migrazioni povertà patimenti che ne sono la conseguenza.

Già sul volo di andata, sorvolando il Sahara, il Papa ha sottolineato la tragedia che quotidianamente interessa questo deserto, luogo di speranza e di morte nello stesso tempo.

La Repubblica democratica del Congo soffre per lo sfruttamento delle sue risorse naturali ad opera di paesi neocolonialisti e per la feroce guerra intestina che da questa situazione si è generata nell’est del paese. Dalla fine degli anni novanta la guerra ha prodotto quattro milioni di morti.

Il Papa non solo ha ripetutamente denunciato questa situazione, ma a Kinsasa si è messo in ascolto, un ascolto doloroso, di tutte le violenze che sono state raccontate dai testimoni: violenze inenarrabili, simbolo di una brutalità animalesca espressa anche dal machete deposto sotto il crocifisso. La Chiesa in uscita di Francesco verso le periferie del mondo ha significato abbracciare tanta umanità dolente “per portare la vicinanza, l’affetto e la consolazione di tutta la Chiesa, e a imparare dal vostro esempio di pazienza, di coraggio e di lotta”

Di fronte a tanto male il Papa ha rivolto, soprattutto ai giovani, una esortazione: “Vincete il male con il bene”

In Sud-Sudan la visita si è svolta insieme con l’Arcivescovo anglicano di Canterbury e il moderatore generale della Chiesa di Scozia: immagine plastica di un processo ecumenico di pace in un paese dilaniato da guerre anche tribali e confessionali. “Vengo come pellegrino di riconciliazione” ha detto il Papa, per accompagnare un cammino di pace “tortuoso ma non più rimandabile. Non sono giunto qui da solo, perché nella pace, come nella vita, si cammina insieme”.

IL Sud-Sudan è un paese sfigurato dalla guerra civile e dalla fame fin dall’inizio della sua indipendenza (2011); guerre intestine e calamità naturali hanno costretto in fuga milioni di persone che si ammassano nei campi profughi. Così “in un mondo segnato da divisioni e conflitti, questo paese ospita oggi un pellegrinaggio ecumenico di pace “come occasione per ricominciare.

La preghiera ecumenica è stato il momento culminante di questa visita condivisa tra cristiani per dar vita a un processo di pace che il Papa ha messo nelle mani dei giovani e delle donne ; come pure di grande coinvolgimento è stato l’incontro, nella Cattedrale di Santa Teresa a Juba, dedicato ai fedeli cattolici che rappresentano il 52 per cento della popolazione sud-sudanese, in maggioranza di fede cristiana, e che hanno resistito ai tentativi di islamizzazione promossi dal governo di Kartoum dopo l’indipendenza dal Sudan.

Un viaggio ecumenico per la pace. Sul viaggio di ritorno il Papa non ha mancato di lanciare un ulteriore appello: “Il mondo è in guerra, fermiamoci” e fermiamo la vendita delle armi che “è la peste più grande del mondo”.

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