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Michela Murgia, God save the Queer, Einaudi stile libero - Euro 14,50

La riflessione teologica che Michela Murgia svolge in questo breve saggio ci riguarda in quanto movimento ecclesiale, con il suo specifico carisma: abbiamo sempre rivendicato infatti il nostro stare sui confini, la nostra volontà di rivolgerci a un mondo inquieto, incapace di accontentarsi di formule e di certezze precostituite e cercato di valorizzare differenze e contraddizioni anche all’interno dei nostri gruppi. Spesso invece, dopo la fioritura degli anni 70, i movimenti ecclesiali hanno privilegiato la loro compattezza interna e l’allineamento alla gerarchia, magari con qualche successo in termini numerici, ma perdendo il contatto con la realtà di una società complessa e sempre più indifferente a tematiche religiose e soprattutto cristiane. Dunque God save the Queer ci riguarda, perché al di là di possibili critiche e perplessità, non possiamo non condividere con l’autrice la convinzione che “la rivelazione non sarà compiuta fino a che ad ogni singola persona non sarà offerta la possibilità di sentirsi addosso lo sguardo generativo di Dio mentre dichiara che quello che vede è cosa buona”. E insieme ad essa la consapevolezza della storicità di una rivelazione che è quella di un Dio incarnato, con tutto “lo scandalo e la follia” che questa incarnazione comporta.

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Partendo da una posizione femminista che rifiuta etichette anche da parte di quel femminismo che si è attestato su posizioni rivendicative e identitarie, la Murgia allarga il suo sguardo alla condizione di chi non si riconosca in nessun genere sessualmente classificato e fa proprio il rifiuto di inserire le persone in categorie predefinite, sintetizzando nel termine “queer” questa scelta, che spesso non è un capriccio, né, tanto meno, una depravazione morale. Il termine, che comincia ad essere utilizzato negli anni ‘60, può essere tradotto con “eccentrico, bizzarro” ma anche “sghembo” e il suo uso ha innescato fin dall’inizio polemiche e lotte, ma è entrato nel dibattito pubblico solo negli anni ‘90 e diventato sempre più di uso comune senza però una riflessione adeguata. Dunque la domanda di Michela Murgia: “si può essere credenti, femministe e queer nello stesso tempo?” va presa sul serio, anche se non è semplice e mette a nudo contraddizioni e ipocrisie. Eppure, scrive l’autrice “per queste domande e le loro risposte passa con fatica il vivere quotidiano di milioni di persone che soffrono l’emarginazione nella Chiesa a cui sentono di appartenere”. Perché questo è il punto: non si tratta di avere atteggiamenti più o meno comprensivi e bene- voli verso possibili “devianze” ma di accogliere la fluidità della condizione umana all’interno del Cristianesimo storicamente strutturato. E neppure di elaborare una sorta di cristianesimo “pret a porter” adattando e annacquando il messaggio di un Dio che d’altra parte “ sembra avere un certo gusto della contraddizione”. Si tratta invece di impegnarsi per una comprensione più autentica della condizione umana e in modo specifico della sua dimensione religiosa e soprattutto cristiana, ricordando che siamo sempre chiamati ad essere il sale della terra “ma se il sale diventa scipito, con che cosa si salerà?”

Giovanna Hribal

Paolo Benanti, La condizione tecno-umana.

Domande di senso nell’era della tecnologia, Edizioni

Dehoniane

- Euro 18,00

Che cosa significa essere umani in un’epoca di complessità e cambiamento? Come si può gestire lo sviluppo tecnologico? E quali sono i limiti da non superare nel momento in cui la tecnica viene utilizzata per interventi non solamente esterni, ma anche interni all’uomo? Paolo Benanti si propone di fornire una comprensione filosofica e teologica della tecnologia, mettendone in luce tutte le dimensioni etiche e interrogan- dosi sulla possibilità di liberarsi dalle categorie tradizionali di “umano” e “naturale” per abbracciare una nuova relazione con il mondo che si potrebbe definire “tecno-umana”. Ampio ed esaustivo per chi vuol approfondire. In appendice, uno sguardo sintetico su Dottrina Sociale della Chiesa e tecnologia. Paolo Benanti, si è specializzato nel rapporto tra teologia morale, bioingegneria e neuroscienze. Nel 2018 è selezionato dal Ministero dello Sviluppo economico come membro di un gruppo di trenta esperti per elaborare la strategia nazionale sull’intelligenza artificiale; nel 2021 è nominato membro della Pontificia Accademia per la Vita. In Rinascita Cristiana ha guidato la riflessione su fake News e pensiero critico. Licio Prati

Segnaliamo il n. 4142, gennaiofebbraio 2023 della rivista La Civiltà cattolica

Il numero contiene interessanti articoli utili allo svolgimento del nostro piano di lavoro e all’approfondimento di alcuni temi trattati in questo numero di Rinascere. Segnaliamo in particolare l’articolo del biblista Roland Meynet sulla bibbia e le donne; un approfondimento sulla Repubblica democratica del Congo e il Sud Sudan e un approfondimento sulla catastrofe climatica

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