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Il ruolo delle religioni nello sviluppo umano

di Renzo Pegoraro, Fabrizio Mastrofini

Il 10 gennaio 2023 la dichiarazione di intenti su un uso etico dell’intelligenza artificiale – la “Rome Call for AI Ethics”, promossa nel 2020 dalla Pontificia Accademia per la Vita – è stata firmata da un rappresentante del mondo ebraico e da un rappresentante del mondo musulmano. Alla cerimonia – in realtà un vero e proprio convegno, compresa l’udienza con papa Francesco – erano presenti i primi firmatari del 2020: il presidente di Microsoft Brad Smith, il vicepresidente mondiale di IBM Dario Gil e il capo economista Maximo Torero Cullen per la FAO. Nello scenario suggestivo della Casina Pio IV, quasi in cima al Colle Vaticano, sono arrivati esponenti religiosi musulmani, ebrei, cattolici ed esponenti di primissimo piano dell’industria tecnologicamente più avanzata oggi al mondo, per sottolineare un unico messaggio: l’importanza di una tecnologia al servizio di tutta l’umanità. Per il benessere, per il miglioramento, non per il controllo o la sopraffazione. Un’iniziativa in linea con quell’esigenza di fraternità universale che non è solo l’annuncio utopico di Fratelli tutti, ma la realizzazione concreta, una via possibile per tutta l’umanità. Anzi, l’unica via possibile oggi di fronte alle sfide inedite del futuro.

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Lo sceicco Shaykh Abdallah Bin Bayyah, presidente del Forum per la Pace di Abu Dhabi e presidente del Consiglio emiratino per la Sharia Fatwa, ha detto chiaramente, nel suo intervento, che “i comandamenti e le leggi ispirate alla religione, nel loro promuovere il benessere, devono assicurare che lo sviluppo tecnologico sia guidato da princìpi etici che tutelino la dignità umana e, soprattutto, la vita nel suo insieme”. Sulla stessa linea, le frasi del Rabbino capo Eliezer Simha Weisz, del Consiglio del Gran Rabbinato di Israele, sull’importanza di una tecnologia guidata dalla sapienza umana, strumento e non fine, e dunque da utilizzare a favore, sempre, del bene comune e sotto il controllo umano.

Mons. Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha ricordato, su questo tema, il primo colloquio che ha avuto, nel 2019, con il presidente di Microsoft, Brad Smith, a Richmond, nella sede principale della multinazionale. In quel tempo Smith sottolineava l’importanza di una collaborazione tra umanisti e ingegneri perché l’avanzamento tecnologico ha bisogno di una visione etica. Ha bisogno di un supporto dal punto di vista della riflessione umanistica. Altrimenti avremo sì una tecnologia di altissimo livello, ma senza anima.

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