4 minute read
Danzica e Pillau
trasformazione. Era anche presente il Fusijama,
(42) che aveva forzato il blocco navale ed era rientrato dal Giappone. Il personale di Betasom fu tutto riunito a bordo del transatlantico De Grasse, che fungeva da caserma e centro logistico. Alla presenza di personale tedesco e del comandante Grossi, il personale fu invitato a continuare la guerra a fianco dei tedeschi; solo una piccola parte (tra cui almeno dieci ufficiali) non lo fece e fu inviata al lavoro sia in Francia, sia in Germania o fu internata in campi di concentramento. I sommergibili continuarono a battere bandiera italiana per qualche giorno e, poi, furono consegnati ai tedeschi. Anche in Francia alcuni marinai riuscirono ad allontanarsi e si mantennero alla macchia o raggiunsero la Resistenza francese. Fra questi va ricordato il marinaio Giacomo Parodo. Già destinato alla compagnia del San Marco, si allontanava dalla base, quando questa passò sotto controllo tedesco e, per tre mesi, peregrinava nelle campagne prendendo contatto con le formazioni partigiane, non propense ad accettare italiani nelle loro file. Nel marzo 1944 Parodo venne arrestato; rifiutandosi ancora di collaborare, fu fucilato assieme ad altri due marinai del San Marco. Fu decorato di Medaglia d’Oro al Valore Militare alla memoria. Anche in seguito si ebbero casi di marinai che disertarono per cercare di unirsi alla Resistenza francese. Alcuni furono fucilati.
Advertisement
Danzica e Pillau
In questa base, denominata Marigammasom, dipendente da Betasom-Bordeaux, erano in fase avanzata di allestimento e addestramento i nove sommergibili classe “VIIC” (S1-S9), che i tedeschi avevano ceduto all’Italia in cambio degli altrettanti battelli trasformati in unità da trasporto. I sommergibili, già tutti consegnati, erano in differenti fasi di approntamento (lavori di fine garanzia a prove effettuate; in corso di prova; in approntamento per le prove). Il comandante della base, capitano di corvetta Alberto Galeazzi, era in missione a
(42) Il personale del Fusijama fu riunito dai tedeschi nel castello di Rho. Qui, il 12 settembre, il comandante Grossi tenne il suo discorso, al termine del quale il personale fu invitato a continuare a combattere a fianco dei tedeschi. Otto ufficiali e 57 marinai rifiutarono l’invito e furono internati a Elsyne (Francia), assieme a 10 ufficiali della R. Marina. Il 2 novembre furono trasferiti nello Stalag XII A (Limburg); a fine dicembre raggiunsero lo Stalag XII D (Trier) e, infine, il personale della Marina mercantile raggiunse il Milag (campo riservato al personale della Marina Mercantile) di Wrsterthuke.
52
Berlino e il comando interinale era retto dal capitano di corvetta Mario Arillo, comandante dell’S5. Alla notizia dell’armistizio fu disposto l’immediato blocco di tutto il personale italiano, che alloggiava a bordo del transatlantico Deutchland. I battelli furono immediatamente piantonati da personale armato tedesco. Lo S2 (tenente di vascello Augusto Biagini) era in mare per esercitazioni di lanci contro convoglio scortato; appena effettuato il lancio dei siluri, il battello fu avvicinato da due delle torpediniere che effettuavano la scorta al convoglio e fu invitato a rientrare in porto. La navigazione di rientro fu effettuata sotto la scorta ravvicinata delle torpediniere. Appena ormeggiato, il personale italiano lasciò il battello e fu inviato nei propri alloggi, mentre sentinelle tedesche furono poste a guardia dell’unità. Tre tenenti di vascello tedeschi, armati di mitra, si recarono dal comandante Arillo e gli intimarono di consegnare i sommergibili, incontrando, peraltro, la decisa opposizione di alcuni dei comandanti, in particolare quella dei tenenti di vascello Angelo Amendolia, comandante dell’S4, e Alberto Longhi, comandante dell’S7. Il comandante Galeazzi, prontamente tornato in sede, si incontrò con Arillo e si convinse che la decisione più opportuna era quella di continuare a combattere a fianco dei tedeschi, e portò tale decisione a conoscenza del personale. Iniziarono, però, le discussioni tra fautori della continuazione della lotta a fianco dei tedeschi e coloro che erano decisi a seguire le indicazioni della comunicazione di armistizio. Il 12 settembre il comandante Grossi si recò a Berlino per un colloquio con l’ammiraglio Doenitz. Subito dopo si mise in contatto con Arillo dandogli disposizioni perché si preparasse a riconsegnare i sommergibili ai tedeschi con regolare verbale di passaggio di consegna. Il 18 o 19 settembre, su una torpediniera tedesca, giunse da Pillau a Danzica lo stesso comandante Grossi che convocò gli equipaggi, tenendo tre riunioni distinte per ufficiali, sottufficiali e sottocapi e comuni (in totale circa 500 uomini) nel salone di prora del Deutchland; Grossi diede notizia che tutto il personale di Bordeaux aveva deciso di continuare a combattere a fianco dei tedeschi, invitando i presenti a fare altrettanto. Anche in questo caso la maggior parte del personale aderì alla richiesta, mentre una minoranza (6 ufficiali, fra cui Longhi, il capitano del G.N. Ruzzier e il sottotenente di vascello Alfio Petralia dello stesso battello; 2 sottufficiali e 35 sottocapi e comuni) si rifiutò di obbedire e fu allontanata, trasferendola nel campo di concentramento di Torun (Stalag XXA), situato circa 150 km a sud di Danzica. Il 19 settembre avvenne la firma del passaggio di consegna dei sommergibili. Gli equipaggi furono trasferiti in scaglioni successivi a Bordeaux; l’ultimo lasciò la base il 22 ottobre 1943.
53