1 minute read
Cina
La maggior parte del personale accettò di continuare a combattere a fianco dei tedeschi; 28 fra ufficiali e marinai non accettarono di collaborare e furono trattati come prigionieri dai giapponesi.(43)
Cina
Advertisement
In Cina, fin dal 1866, erano presenti navi da guerra italiane che, dopo la guerra contro i Boxers (1900) potevano disporre di alcune basi permanenti (Concessione italiana a Tientsin, Forte di Shan hai kwan, posto tappa di Tang hu) e presidiavano la Legazione a Pechino (dove era installata la stazione radio principale) e parte della Concessione internazionale a Shanghai. A Pechino nella Legazione, ormai senza rappresentanti italiani perché trasferitisi presso il governo di Nanchino, risiedeva un distaccamento della Guardia e il personale che armava la stazione radio che manteneva i contatti con l’Italia. In tutto circa 40 uomini. Li comandava il capitano di corvetta Giovanni Mareschin. Il nucleo principale degli uomini e alcune navi erano a Shanghai, dove risiedevano: il comandante superiore navale in Estremo Oriente, capitano di vascello Giuseppe Prelli; l’addetto navale presso la Legazione d’Italia, capitano di vascello Giorgio Galletti;(44) le cannoniere Lepanto (capitano di corvetta Giuseppe Morante) ed Ermanno Carlotto (tenente di vascello Roberto De Leonardis); il transatlantico Conte Verde (capitano di corvetta di complemento Ugo Chinca), rimasto in Oriente al momento della dichiarazione di guerra. Nella Concessione Internazionale, in un edificio adibito a caserma, situato in Robinson Road, era acquartierato il distaccamento del Battaglione italiano in Cina (capitano di corvetta Luigi Bordandini), con una forza di 180 marinai del reggimento Marina San Marco. A Tientsin, nella Concessione italiana, nella caserma Ermanno Carlotto, era acquartierato il Distaccamento del Battaglione italiano in Cina (tenente di vascello Ferdinando Contestabile) rimasto in città (5 ufficiali, 22 sottufficiali e 91 sottocapi e comuni). Il Battaglione italiano in Cina era al comando del capitano di fregata Carlo Dell’Acqua.
(43) Per un racconto dettagliato degli avvenimenti in Estremo Oriente si veda G. Manzari, Il Ritorno dall’oblio. Gli internati e i prigionieri di guerra italiani in Estremo Oriente, Roma, Edizioni A.N.R.P., novembre 1998. (44) Prelli, in effetti, il 9 settembre 1943 si trovava a Tokio, e il comando interinale era retto dal comandante Galletti.
60