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Attività immediatamente dopo la dichiarazione dell’armistizio
Gli internati furono 3228, di cui 1586 dell’Esercito (con 175 ufficiali), 555 dell’Aeronautica (con 52 ufficiali, 22 civili) e 1065 della Marina, fra cui 39 ufficiali. A seguito di accordi intervenuti fra l’ambasciata d’Italia e le ambasciate britannica e statunitense, gli internati furono fatti successivamente partire dalla Turchia per la Palestina, via Siria, a mezzo ferrovia. A tal fine, lo stato maggiore turco, sentito l’addetto militare di Gran Bretagna, generale Arnold, fece partire, tra febbraio e marzo 1944, quattro treni dalla stazione ferroviaria di Isparta. Dopo la fine della guerra il governo italiano rimborsò, a quello turco, le spese sostenute per il personale, comprese quelle relative al personale arrivato su 10 aeroplani danneggiati o caduti in mare durante il periodo 9 settembre 1940-20 giugno 1943.
Attività immediatamente dopo la dichiarazione dell’armistizio
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Immediati furono i contatti fra le autorità navali italiane e quelle angloamericane nelle zone di Salerno, Capri, Taranto e Brindisi. Si cercò di ottenere l’autorizzazione a collaborare attivamente alle operazioni specie nel tentativo di aiutare le forze italiane che ancora resistevano agli attacchi tedeschi. Le autorità britanniche si mostrarono irremovibili nella stretta applicazione delle clausole armistiziali, non consentendo nemmeno l’invio di aiuti ai reparti militari resistenti agli attacchi tedeschi. Anche le operazioni terrestri in Puglia furono più volte fermate, pur essendo, per molti giorni, solo le truppe italiane quelle in grado di contrastare i tedeschi In particolare il comandante della II flottiglia MAS, capitano di fregata Alessandro Michelagnoli, dopo aver peregrinato da Capri a Gaeta e Ponza, rientrato a Capri, dove non vi erano più tedeschi, inviò il motoscafo AS 13 (sottotenente di vascello Agostino Garino) a prendere contatto con le forze anglo-americane informandole che egli si trovava a Capri e che l’isola era in mani italiane. Gli Alleati inviarono subito tre MTB (motor torpedo boat) che, cooperando con le unità di Michelagnoli, in breve, assicurarono agli anglo- americani le isole di Capri, Ischia, Procida; Ventotene e Ponza furono occupate da reparti speciali americani facenti capo all’O.S.S. Il possesso di queste isole costituì un indubbio vantaggio strategico nella successiva battaglia per Napoli, dominando la parte finale della linea di comunicazione marittima con quel porto. Nel frattempo il motoscafo AS 13, su richiesta dei servizi britannici, trasferì Benedetto Croce e la sua famiglia da Salerno a Capri; a bordo vi era il tenente della Royal Navy Volunteer Reserve (RNVR) Adrian Gallegos, che
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faceva parte dell’Advanced Naval Section della Number One Special Force (N° 1SF). Con successive missioni, sempre su richiesta del SIS, lo stesso motoscafo recuperò personale italiano residente nella penisola sorrentina, fra cui l’ammiraglio Eugenio Minisini, direttore del balipedio, ma anche inventore di un piccolo sommergibile a trazione anteriore e a propulsione a circuito chiuso. Il 16 settembre la MS 54 trasportò da Sorrento a Capri l’ammiraglio di squadra Pietro Barone che, in convalescenza, stava redigendo la relazione sulla campagna di Sicilia. Il 13, come visto, a Malta, il comandante in seconda della Flotta britannica, ammiraglio Willis, chiese all’ammiraglio Da Zara due cacciatorpediniere da inviare con rinforzi e rifornimenti in Corsica. L’ordinata esecuzione delle clausole armistiziali, da parte delle navi militari italiane, permise alle navi alleate di abbandonare i compiti di sorveglianza per i più importanti compiti bellici. Le più importanti navi italiane furono trasferite da Malta ad Alessandria d’Egitto, e le due moderne corazzate furono internate ai Laghi Amari, nella zona centrale del Canale di Suez. Fino a metà ottobre circa una novantina di navi raggiunse Malta.(72) L’arrivo dei comandi alleati a Taranto portò nuovi problemi, poiché iniziarono a requisire per le loro esigenze, caserme, scuole, appartamenti, locali, autorimesse, metà degli ospedali cittadini e un terzo dei magazzini della Marina. Tali requisizioni portarono a gravi problemi logistici per la Marina. L’ammiraglio De Courten si mise subito all’opera per infondere in tutti la sensazione della continuità dell’opera della Marina al servizio dello Stato e della Nazione; tale azione fu svolta anche nei confronti degli uomini e delle famiglie rimaste nei territori occupati, dei prigionieri e dei dispersi. Nel periodo 10 settembre-4 ottobre la direzione della Marina operò fra Brindisi e Taranto, per poi trasferirsi in quest’ultima città, dove, da Palazzo Resta, dal 5 ottobre, riprese a funzionare il Ministero Marina. Il 13 settembre, a Brindisi, De Courten incontrò l’ammiraglio Power (F.O.L.I., Flag Officer Liaison Italy), che lo informò della decisione presa di trasferire alcune delle navi italiane giunte a Malta e ad Alessandria d’Egitto. De Courten chiese l’aiuto armato alleato (specie quello aereo) per mantenere importanti posizioni strategiche (isole dalmate, Cattaro, Valona, Isole Ionie, Dodecaneso, Corsica ed Elba); chiese anche che fosse istituito un organo preposto all’impiego delle navi mercantili
(72) Si trattava delle corazzate Vittorio Veneto e Italia, degli incrociatori Eugenio di Savoia, Emanuele Filiberto Duca d’Aosta, Montecuccoli, Cadorna, dei cacciatorpediniere Artigliere, Da Recco, Grecale e Velite.
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