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Il Fronte Clandestino della Marina

Tra la fine di maggio e il 2 giugno i tedeschi raggiunsero la periferia esterna di Roma e decisero di ritirarsi a nord del Tevere. Il 4 giugno il generale Clark e le truppe americane potevano entrare in Roma. Abbandonando la città i tedeschi ebbero qualche colpo di coda: un camion con a bordo alcuni prigionieri del famigerato carcere di via Tasso si fermò vicino a Roma, sulla Cassia, in località Giustiniana, e i quattordici prigionieri furono sommariamente assassinati; oltre al sindacalista Bruno Buozzi fra loro vi erano molti militari, compreso il maggiore delle Armi Navali Alfeo Brandimarte.(108) Nei 271 giorni d’occupazione tedesca della Capitale, complessivamente, morirono in combattimento, sotto tortura o fucilati, 1735 partigiani.

Il Fronte Clandestino della Marina

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Il 1° novembre si era ufficialmente costituito, per iniziativa del capitano di fregata Paolo Comel di Socebran, coadiuvato dal tenente di vascello Vincenzo Berlen e dal capitano commissario Alberto Mastrolilli, il Fronte Clandestino della Marina, con finalità di aiuto al personale della Marina clandestino; esso operava in tre forme principali: assistenza, informazione, operativa (a scopo di sabotaggio e antisabotaggio). A tal fine sfruttava personale sia della Marina sia di altre Forze Armate e personale civile con il compito di assistere il personale della Marina,(109) raccogliere informazioni, condurre azioni di disturbo contro i tedeschi, salvaguardare le opere di proprietà della Marina (in particolare la sede del Ministero della Marina, al Lungotevere, il Distaccamento Marina Grazioli Lante della Rovere e la sede del Centro Radio telegrafico di Santa Rosa, in località

furono interrotti in 160 punti, in maniera non visibile; molti conduttori furono asportati. A fine maggio i tedeschi si accorsero di quanto avvenuto e il personale fu tutto ritirato, ma ormai era troppo tardi per correre ai ripari e la Centrale Operativa e Radio fu salvata. Tutto il personale che aveva preso parte all’impresa fu decorato al valore. La Marca fu decorato di Medaglia d’Oro al Valore Militare. (108) Alla sua memoria fu decretata la Medaglia d’Oro al Valore Militare. Brandimarte, Zironi, Semini, Napoleone, Pisino, Zambelli e il capo infermiere di 3a classe Vasco Lisi, caduto il 15 luglio 1944, furono iscritti ad honorem nel Fronte Clandestino di Resistenza della R. Marina, con dispaccio del Ministro 10227 in data 23.9.1944. (109) Furono assistiti 780 militari: 204 ufficiali, 327 sottufficiali e 249 sottocapi e comuni. L’assistenza consisteva in aiuti finanziati, fornitura di documenti di identità e di lavoro falsi, distribuzione di tessere annonarie e di viveri, assistenza sanitaria gratuita ai militari e alle loro famiglie. Il 25 novembre giunsero le prime 6000 lire da impiegare in compiti assistenziali; in totale furono distribuiti aiuti finanziari per 5 415 000 lire.

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La Storta). L’organizzazione si collegò, ben presto, con il Fronte Clandestino Militare. Per l’attività operativa furono costituiti tre gruppi armati: - gruppo del guardiamarina Giovanni Fantin (banda Arco di Travertino), costituitosi nell’ottobre 1943 e in attività operativa dal novembre, dislocato all’Arco di Travertino, nelle vicinanze dell’Appia Nuova, ove fu formato, con il valido aiuto di alcuni sottufficiali (capo segnalatore di 3a classe Gennaro

Barone Lumaga, capo cannoniere di 3a classe Basilio Freni, capo cannoniere di 1a classe Nando Fidani) un piccolo distaccamento C.R.E.M. di circa 120 uomini, divisi in gruppi comandati da sottufficiali. Furono create mense che distribuivano viveri forniti dal C.L.N.; fu distribuito vestiario. Successivamente furono creati reparti armati inquadrati da ufficiali: - gruppo del tenente commissario Francesco Petrucci, dislocato sulla via Appia; forte di circa 61 uomini (compresi ufficiali e sottufficiali), di cui 44 operanti in armi, provvide alla propria sistemazione, all’assistenza e all’armamento; - gruppo del capo aiutante di 3a classe Pietro La Gioiosa, dislocato nel quartiere

Trionfale e sulla via Aurelia; aveva una forza di circa 28 persone, che furono assistite e armate. Il primo gruppo il 4 novembre si appropriò di armi e munizioni (20 moschetti e circa 500 proiettili) nella zona di Cinecittà; il 13 dicembre riuscì a tagliare la linea telefonica tedesca Roma-Cassino e il 16 cosparse di chiodi a tre punte un tratto di 5 km della via Appia Nuova (il comando tedesco emanò un’ordinanza che minacciò gravissime sanzioni contro tutta la popolazione della zona se si fossero verificati analoghi nuovi incidenti); la notte sul 15 gennaio 1944, previa uccisione di due sentinelle tedesche e neutralizzazione di due guardie della P.A.I. (Polizia Africa Italiana), disattivò le due mine che dovevano far saltare il ponte ferroviario di Torpignattara, recuperando due fucili mitragliatori con quattro caricatori, due fucili e due pistole con relative munizioni. Nella notte sul 20 gennaio si rifornì di armi (sette fucili mitragliatori e 600 proiettili; un moschetto e 1800 proiettili; tre rivoltelle e relative munizioni; 20 bombe a mano; tre scatole di detonatori e un forte quantitativo di munizioni di vario tipo) nelle cave di pozzolana, in località Acquasanta, e il 23 si rifornì di 2 pistole e relative munizioni e 30 bombe a mano a sud del Forte Ardeatino; il 17 febbraio riuscì a uccidere una spia tedesca che da diversi giorni si aggirava nei pressi della sede della banda. Come altri gruppi della Resistenza romana, venne allo scoperto durante la fase dello sbarco di Anzio. Nella banda si infiltrò una spia, certo sottocapo infermiere Lelio Giusti e, nel febbraio, per delazione, le SS arrestarono i sottufficiali Barone Lugama e Freni, il marinaio Sandro Angeli e due patrioti, Trussi e Fassi, che si erano uniti al

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gruppo poco prima. Tutti gli arrestati furono sottoposti a interrogatori e torture, nel carcere di via Tasso; non parlarono, ma gli altri gruppi furono costretti ad adottare ulteriori precauzioni restrittive, anche perché la zona, per circa un mese, fu strettamente piantonata dai tedeschi. Del gruppo avevano cura il capitano di corvetta Franco Micali Baratelli e i sottotenenti di vascello Gaspare Castagna e Aldo Macchiavelli. Il gruppo Petrucci rastrellò parecchie armi e munizioni (un fucile mitragliatore tedesco con 4 nastri di munizioni; 30 pistole mitragliatrici MAS cal. 7,65 e relativi accessori e 3650 proiettili; 2 mitragliatrici Breda cal. 9 con relativo munizionamento; 22 moschetti e relativo munizionamento; 12 baionette e 114 bombe a mano) che nascose in luoghi diversi, compreso il cimitero del Verano. Nell’imminenza della liberazione della città stabilì il collegamento con il Fronte Clandestino della città e la Sezione provinciale dell’alimentazione, per assicurare la custodia dei depositi viveri all’atto del trapasso di poteri. Il 4 giugno disarmò 7 uomini del battaglione Nembo della RSI e 5 borghesi armati di moschetto; si impadronì di un camion e un motofurgone tedeschi, disarmò alcuni militari tedeschi e occupò il Ministero Marina; nelle sue vicinanze, alle 22:30, sostenne un conflitto a fuoco con retroguardie tedesche nel quale rimase ferito a una gamba il secondo capo Elio Paccara. Nella notte recuperò 6 mitragliatrici, un fucile mitragliatore e un fucile, presso la Direzione di artiglieria e li trasportò al Ministero. All’alba del 5 catturò un soldato tedesco con due fucili e recuperò un apparecchio radio ricetrasmittente da 40 W. Il gruppo La Gioiosa riuscì a rastrellare una notevole quantità di armi e munizioni (13 fucili mitragliatori con quasi 9000 proiettili; 11 moschetti e 372 proiettili; 6 fucili e 162 proiettili; 15 pistole e 2250 proiettili; 261 bombe a mano e 10 baionette). La mattina del 4 giugno alla circonvallazione Clodia catturò 3 uomini del battaglione Nembo della RSI e, la sera, occupò il distaccamento Marina. Nella notte fra il 4 e il 5 giugno sostenne tre scontri a fuoco: il primo presso Ponte Milvio con 5 militari tedeschi; il secondo presso Ponte Risorgimento, in collaborazione con 10 soldati americani e un sottotenente della Finanza, contro 10 militari tedeschi montati su tre autocarri: tre furono uccisi, due feriti e catturati assieme agli altri cinque; il terzo in Piazza Bainsizza con due tedeschi che abbandonarono la camionetta nella quale si trovavano. La mattina del 5, in località Madonna del Riposo (via Aurelia), catturò quindici soldati tedeschi e, assieme al gruppo Petrucci, vicino allo Stadio,

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