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La sosta degli ultimi mesi del 1944

16 la missione Strawberry avvertì che una missione di cinque americani era stata catturata dai tedeschi. In effetti il gruppo aveva attraversato il confine il 9 ottobre e aveva avuto uno scontro a fuoco con un reparto tedesco ed erano stati catturati; mentre venivano portati a Saluzzo la colonna fu attaccata, con esito negativo, da un gruppo di partigiani. Aveva così termine l’azione di Papaya

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Papaya 1 e 3 operarono con successo.

Anche le forze partigiane soffrirono forti perdite. In Liguria caddero il motorista navale Gerolamo Spezia, da Vezzano Ligure, già in montagna dall’armistizio, diventato anche più audace dopo l’iniqua fucilazione del padre. Dapprima comandante di squadra e poi comandante di compagnia, con il grado di sottotenente, cadde in combattimento l’8 ottobre 1944 mentre combatteva vicino al proprio comandante di battaglione. Il marò s.v. Silvio Bonfante, nella Resistenza fin dal febbraio, il 17 ottobre fu circondato in un ospedale partigiano di Imperia, ove era ricoverato per le ferite riportate in uno scontro a fuoco. Per evitare che le forze nazi-fasciste procedessero al massacro di feriti, medici e crocerossine, si suicidò. Alla memoria di tutti e due fu decretata la Medaglia d’Oro al Valore Militare.

Il 29 ottobre l’azione alleata contro la Linea Gotica fu sospesa. Il 13 novembre il generale Alexander lanciò, attraverso le onde di radio Italia combatte (che trasmetteva da Bari), il noto proclama ai “patrioti al di là del Po ...” con le nuove direttive: cessare le operazioni organizzate; costituire depositi di munizioni ed esplosivi; continuare a fornire informazioni di natura militare; tenersi pronti a sfruttare ogni opportunità offerta dal nemico.

La sosta degli ultimi mesi del 1944

Nonostante le intenzioni dei capi militari alleati, le operazioni sul terreno proseguirono, a ritmo più lento, ma con una certa continuità, anche negli ultimi mesi del 1944.

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Nel mese di novembre il quartier generale dell’O.S.S., per meglio coordinare l’attività operativa, decise di passare le missioni SO,(140) che fino ad allora erano dipese dal capitano Bourgoin, alla parte SI dell’O.S.S./Italy, alle dipendenze della Compagnia D.(141) Nella seconda quindicina di novembre l’OSS procedette a rifornire, con massicci lanci di materiale, i reparti appoggiati dalle missioni SI.(142) Il 24 novembre fu infiltrato per mare, nella zona di Venezia, un nuovo tipo di missione SI destinata a operare nelle città dove la copertura era difficoltosa. La missione Cherry era costituita da un solo uomo, che faceva tutto da solo (raccolta informazioni, cifratura, trasmissione). Doveva fornire informazioni sui tedeschi e ritirarsi, eventualmente, assieme a loro verso nord. Il primo contatto radio con il comando alleato avvenne il 16 dicembre.

L’ultimo periodo di novembre fu caratterizzato da vaste azioni anti-guerriglia, condotte dagli Alpenjager tedeschi, dalle Brigate Nere e dalle SS, contro i partigiani della Garfagnana e della Lunigiana che avevano effettuato azioni in forze, impiegando uomini delle divisioni Lunense, Patrioti Apuani e della 1a Brigata Garfagnana, per occupare gli importanti passi appenninici della zona. Non meno violenta fu la reazione nazi-fascista in altre zone della Liguria, sull’Appennino tosco-emiliano, nel Veneto. Il 2 novembre, mentre cercava di permettere agli uomini del suo reparto di disimpegnarsi, cadde in combattimento, sul Monte Cengio (Savona), il fuochista Ermanno Maciocio. L’ex trombettiere, poi operaio dell’Arsenale della Spezia, Miro Luperi, apparteneva alla Brigata partigiana Ugo Muccini, operante in Lunigiana; entrato nella Resistenza nel marzo 1944, si distinse come infaticabile organizzatore e ardito combattente, raggiungendo il grado di tenente. Impegnato il suo reparto in combattimento sul Monte d’Anima (Garfagnana), rimase solo a proteggere la ritirata dei compagni, sacrificando la propria vita, il marò Mario Ginocchio, Beppe, a ventuno anni vice comandante

(140) Si trattava delle missioni Lobo, Maria Giovanna, Piroscafo, Lancia e Repubblica. In effetti l’operatore radio della Maria Giovanna era stato catturato dai tedeschi, che lo impiegavano a scopo di inganno, e l’O.S.S. continuava a tenere attiva la rete per impedire che l’operatore fosse eliminato. (141) La Compagnia D era incaricata delle operazioni da condurre in Italia; il suo personale era in buona parte costituito da italo-americani. (142) SI, Secret Intelligence, informazioni segrete.

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della 37a Brigata Garibaldi: perse la vita, il 28 novembre, sui monti liguri, mentre cercava di attraversare le linee tedesche per portare aiuto ai suoi compagni ormai sopraffatti. Nella stessa zona dell’Apuania, il 22 novembre 1944, cadde sotto il fuoco tedesco il sottotenente di vascello Berardo Gallotti. A Monfalcone, negli stessi giorni di novembre, veniva fucilato l’ex torpediniere Silvio Marcuzzi, il leggendario Maggiore Montes, ispettore della divisione Garibaldi Natisone, che aveva resistito senza parlare a tutte le sevizie cui era stato sottoposto. Tutti furono decorati di Medaglia d’Oro al Valore Militare alla memoria.

Durante la sosta invernale limitate azioni furono condotte dalla 8a Armata nella zona adriatica, con la liberazione di Ravenna (5 dicembre 1944) – alla quale dette un contributo notevole la 28a Brigata Garibaldi Mario Gordini (comandata da Arrigo Boldrini, Bulow) presso la quale operava la missione Bionda, (143) con la

(143) Era una missione costituita da uomini del reggimento Marina San Marco, appartenenti ai Nuotatori Paracadutisti. La notte sul 18 settembre ebbe inizio la più importante missione informativa e di appoggio ai partigiani effettuata dagli NP: la missione Bionda. Dalla MS 56, scortata dalla MS 64, sbarcarono il sottotenente Angelo Garrone, il sottocapo radiotelegrafista Giuseppe Montanino e il soldato Antonio Maletto. I tre raccolsero informazioni e le trasmisero con la loro radio, avendo frequenti scontri con pattuglie nemiche che li costrinsero a continui rapidi spostamenti; i tentativi di prendere contatto con loro con l’invio di altri uomini fallirono, e la notte del 12 ottobre furono recuperati Garrone e Maletto, mentre il radiotelegrafista continuò la sua opera, chiedendo armi e materiali per la Brigata Gordini, con la quale era in contatto. La notte sul 18 ottobre furono inviati i materiali e il soldato Maletto. Fra il 9 e il 24 novembre furono programmate otto missioni allo scopo di rifornire i patrioti e i due NP, impiegando i MAS 514 (guardiamarina Antonini), 547 (tenente di vascello Scaroni) e varie motosiluranti; le condizioni del mare si mantennero tali da consentire la riuscita della sola sesta missione, condotta dalla PT Rebel, la notte sul 18 novembre, che, partita da Ancona, sbarcò nella zona il sottotenente Garrone con sei NP. Questi, per la fitta nebbia che gravava sulla zona, non riuscirono a raggiungere la missione Bionda e rientrarono nelle linee a Cervia, distante oltre 35 km, pagaiando con le mani. Il 16 novembre Maletto attraversò le linee, sbarcò a Cervia da una barca equipaggiata dai patrioti, portando al comando di Armata informazioni più ampie di quelle che potevano essere trasmesse via radio. Il 20 tornò in zona, assieme al capitano canadese Healy e a un altro informatore alleato, sbarcando materiali per i patrioti in un punto ove si trovava Montanino con un gruppo di partigiani. Gli NP rimasero con la brigata partigiana fino alla liberazione di Ravenna, alla quale collaborarono attivamente. La radio Bionda trasmise 339 messaggi informativi, fornendo

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