DA MASSAUA A SAATI. SPEDIZIONE ITALIANA IN ABISSINIA

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VICO MANTEGAZZA

DA MASSAUA A SAATI

NARRAZIONE DELLA SPEDIZIONE ITALIANA DEL 1888 IN ABISSINIA

CON UN'APPENDICE

CONTENESTE IL TESTO COMPLETO DEL LIBRO VERDE PRESENTATO AL PARLAMENTO LA RELAZIONE UFFICIALE SUL COMBATTIMENTO DI SAGANEITI E TUTTE LE NOTE CRISPI E GOBLET SULL'INCIDENTE DI MASSAUA

CON 74 INCISIONI .

BORETU MILANO FRATELLI TREVES, EDITORI

Gabriele Greppi
Decembre 1888 .

PROPRIETÀ LETTERARIA ED ARTISTICA.

Riservati tutti i diritti .

The UNIVERSITY OF CHICAGO

LIBRARY

HIS Tip . Fratelli Treves .

Man

EUGENIO TORELLI- VIOLLIER .

Caro Torelli, Debio a voi l occasione di essere andato in Africa', e di aver veduto da vicino come è stata condotta finora la nostra politica coloniale sulla costa del Mar Rosso. Epperò mi sembra un dovere l'offrire e il raccomandare al nome vostro questo colume nel quale sono descritte le vicende della nostra spedizione mi. litare in quella regione.

Raccogliendo in gran parte lettere e note già altrove pubblicate, ho creduto dover mantenere ad esse, in gran parte, il carattere di note prese giorno pergiorno, lasciando talie qualianchequelle cheriguar dano certi giudizi ed impressioni ricevute da principio, e che più tardi, opergli avvenimenti supravvenuti oper la maggior conoscenza delle cose di que'paesi, ho dovuto modificare. Soltanto nell'ultimo capitolo ho creduto utile venire a qualche conclusione, ed esporre le mie idee sull arvenire di Massaua e della nostra impresa coloniale. Forse non sono le idee di tutti, forse non saranno le vostre; ma d'una cosa viprego: non misurate dal valorediquestovolume la rico noscenza e l'affetto del vostro Vico MANTEGAZZA,

AL
!

AVVERTENZA.

fra le corrispondenze che durante la spedizione italiana in Abissinia richiamarono di più la attenzione pubblica, furono quelle dirette da Vico Mantegazza al Corriere della Sera e alla . Illustrazione Italiana. Era un testimonio oculare, un narratore sincero, un osservatore attento, che non celavå nulla, ma non scriveva per spirito di parte nè con idee preconcette.

Conservare la narrazione di quell' avvenimento, scritta giorno per giorno, parrà a tutti opera utile. L'autore ha raccolto le sue lettere, e senza togliere loro il carattere di contempora neità, ch'è il loro pregio, le ha pure rivedute e ampliate.

Gli editori hanno creduto di accrescere l'interesse dell'opera , accompagnandola con incisioni tolte da fotografie fatte sui luo ghi; e di accrescerne eziandio l'importanza storica con un ricco corredo di documenti.

Buona metà del volume è occupata dal Libro, verde che con tiene tutte le fasi percorse dalla spedizione, con gl'incidenti della missione Portal, delle mediazioni offerte dal re dello Scioah e le lettere così singolari del Negus.

Per condurre la narrazione dei fatti sino agli ultimi tempi, vi abbiamo pure aggiunto la relazione sullo scontro di Saga nheiti, e tutte le vivaci note scambiatesi fra Crispi e Goblet sull'incidente di Massaua, compreso anche la protesta turca.

Con una raccolta così rara di documenti, il volume che pre sentiamo al pubblico acquista una importanza diplomatica e storica; che si aggiunge all'interesse drammatico e pittoresco, offerto dalle brillanti narrazioni del Mantegazza. Si leggerà con piacere la prima parte, si consulterà con profitto la seconda.

Gli EDITORI.

INDICE DEL VOLUME.

Pag. V DEDICA AVVERTENZA. VI della

I. DA NAPOLI A MASSAUA (pag. 1 a 19).

La Vita a bordo. La truppa imbarcata. Arti e mestieri . Il deputato quiuta Porto Said. - Navi italiane in porto. Il Canale . Ismailia .- Suez. San Martino, a bordo. Arrivo a Massaua. Una festa da ballo a Massaua. La priina bambina italiana nata a Massaua.

II. MASSAUA (pag. 20 a 45 ).

A

In porto.

Bianchi e neri. Le case in muratura. Il quartierearabo. Il mercato. I Tukul. - Uomini ed animali, Lo stato civile. La città semi-europea. Il mercato in piazza Garibaldi. Il Circolo degli ufficiali. Bacscische mafisch. Lá passeggiata sulla diga. Un pianoregolatore. Il commercio degli schiavi. Le lettere di re Menelik.- Il processo delSaagiak. I funerali dei neri. Colloquio di Kantibai. Il genetliaco della Regina. Il console francese. Un grosso temporale. Il pranzo del Comando. I sambuchi arabi. Agli accampamenti. La caccia ai muli. Le condizionisanitarie. Un falso patriottismo. Le malattie comuni a Massaua. Lecondizioni sanitarie degliindigeni. Il servizio degli ospedali. -

III. LA SITUAZIONE NEL DICEMBRE 1887 (pag. 46 a 66). La missione Portal. L'Inghilterra e l'Abissinia. L'esito della missione. La guerra in Africa - Incertezze. · Un arrivo e un colloquio misterioso. I tre straccioni al Comando. Una lettera del Negus? La tema d'un attacco su Arafali. Il prete Agus. I commenti sui messaggeri recati a Massaja dalla Cariddi. -Spettacolo imponente dell'arrivo dei mille cammelli promessi da Kantibai. Una tribù inviaggio. Venti ore di marcia for zata . Falso allarme. A Emberemi. I soldati e gli Habbab. L'eser cito abissino su due colonne. Ras Alula eRas Agos.

IV. - IL RITORNO

DELLA MISSIONE

INGLESE (pag. 67 a 89).

Gl Italiani e gl'Inglesi in Africa. A Suakim . L'amministrazione inglese. Gl'interessi inglesi in Abissinia, di fronte al Sudan. Il fanatismo religioso. Il maggiore Hunter e la spedizione Porro. Lo colonie. L'arrivo della missione il giorno di Natale. Accoglienze poco festose. Il ricevimentodal Negus. L'insuccesso. - I fucili spianati contro Porta). Le notizie recate dalla missione. Movimenti sospesi. Le impazienze in Italia. Le diffi coltà di una impresa consideratatroppo leggermente. Gli Abissini in mar cia. Attaccheranno ? Gl'imbarazzi della situazione. Sulla difesa. II nuovo forte Margherita. - I cannoni sbarcati e la marina. L'ordine di combattimento per le navi. Servizio di crociera sospeso. Un allarme. - Diagnosi musulmana in considerazione con la nostra politica. - Il mahdismo.

V. - IL CORPO DI SPEDIZIONE (pag. 90 a 128). L'arrivo della truppa. Arkiko . Un nostro alleato. Abdallah bey. - Il Torlonia di Massaua. Le idee di Abdallah sul giornalismo. Due amici. Un colloquio col bandito del Ghedam. I basci-buzuc. Un reggimento di guerci. Cristiani e musulmani. Il vino e il Corano. - I Sudanesi. Il Barambaras Kaffel e la sua banda. La messa di Natale. La ferrovia. Otumlo. Le orgie di Otumlo. Una festa al campo. La brigata vo lontari. Lo squadrone cacciatori. Lo spettacolo d'un allarme. Lo spi rito della truppa. Agli accampamenti. Due disgrazie. Movimento in avanti. - Un fatto doloroso. Il fronte di difesa. Il terreno . - Le grul lerie della rettorica. Cosa ci vuole per muovere della truppa in Africa.

VI . FRA MONCULLO E Docali (pag. !29 a 144).

I limiti dell'impresa. Le incertezze della situazione. Un altro piano. L'occupazione dei Bogos. Al piano delle Scimmie. La rioccupazionedi Saati. Neri che domandano la protezione italiana. In Abissinia. Lo sceicco d'Ailet. Il Negus in marcia. L'esercito abissino..

VII. DOGALI (pag.145 a 155).

Il movimento delle brigate. Pellegrinaggio a Dogali. In ferrovia. Le posizioni di Dogali I commenti tardivi. I ricordi del combattimento. Le ossa dei caduti. Monumenti e sepoltureimprovvisate. Il monte di ras Alula . Il capitano Michelini . La commemorazione del 26 gennaio. La cerimonia. Gli infedeli a messa. Movimento del quartiere generale.

VIII. L'OCCUPAZIONE DI SAATI (pag. 156 a 176).

Si leva il campo. La marcia su Saati. La strada fatta dal Genio. Le colonne dei muli e dei cammelli. Le carovane... del quarto potere. L'acqua. - I pozzi di Saati. La costituzione geologica del paese. Risultati che si ebbero in Algeria colla trivellazione. Tresoldati ingegneri per conto loro. Il poggio -comando. Il parco aerostatico. La protezione della marcia. Le posizioni di Saati trasformate. Ailet sgombro. Uno scontro fra irregolari e Abissini.. Un prigioniero abissino.

IX. AGLI AVAMPOSTI DI SAATI (pag. 177 a 196 ).

Le incertezze sulle mosse del nemico. Lacrisi politica in Abissinia. - Le scorrerie di Adam .. La ferrovia . Le difficoltà dell'approvvigionamento. I pozzi el'acqua. Ufficiali inglesi. Disposizioni in caso di allarme. Il mercato di Jangus. Da Saati a Jangus. Il Mai Atal. L'accampa mento di ras Alula. Ricordi di Dogali. Tra il Comando e il Governo. - Il colpodi mano su Ghinda. Il significato che avrebbe avuto. La marcia da Tamarisco ad Ailet con un battaglione dei Cacciatori d'Africa. Il generale di San Marzano. La strada. Ailet .. L'alt nel paese. Fra soldati e indigeni. Il ritorno all'accampamento.

X. DURANTE L'INAZIONE (pag. 197 a 215).

La ricognizione all'Agametta. Nessuna notizia di Debeb. La manja della rettorica. Una frase triste. La vana aspettativa di un attacco del Negus. Il Negus all Asmara? Precauzioni. Le dicerie sulla scomparsa di Debeb. Re Menelik . Verso il Galabat. I guai dell'imprevidenza a Massaua. Il termometro ufficiale. Le lettere del generale Corvetto. Gli amministratori della Colonia. - La defezione di Debeb. Gli Abissini a Massaua. Lo spettacolo di un allarme. Le charnute di Taulud. - 11 Bausan ad Arkiko. L'anniversario della battaglia di Gura. Le incertezze della situazione. I dispacci pubblicati dal Governo. L'inazione completa. Il richiamo delle truppe.

VIII INDICE

XI.

I NERI ARMATI

(pag. 216 a 228).

Il 14 marzo . Le fortificazioni di Saati. La fantasia dei basci-buzuc. Fantasia .... femminile. Gli Habab di Kantibai. Il servizio di informazioni e di esplorazioni. L'interrogatorio degli informatori. Gli appiattamenti. Il premio ai buoni. Meganscià. Il Kantibai disarmato. Ancora di Debeb.«- Un amico di Debeb disarmato.

XII.

LE ISTITUZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE

A MASSAUA (pag. 229 a 2:1). Commerci e commercianti. Gli introiti della dogana. I Greci. Gli Arabi. Un mercante di schiavi nostro amico. IBaniani. Come vivono. La festa del Sole. Le due specie di Italiani. Il commercio di Mas saua . Il tribunale civile. Giudici senza calze. Il tribunale militare . La rettorica degli imputati. La congiura del sangiak contro Adam. Un gran processo. L'amministrazione civile. Il commissario regio. L'amministratore della Colonia. Brutti elementi. L'agente delle tribù. Gli interpreti. Il rappresentante della Franciaa Massana. Gli Abissini protetti dalla bandiera francese all'indomani di Dogali. Una nave perduta e un francese salvato dal comandante del Barbarigo.

XIII. L'ULTIMA FASE (pag. 252 a 269). Allarmi imprevisti. Gliindigeni di Moncullo che rientrano aMassaua. Al comando della brigata in avamposti. L'avvicinarsi degli Abissini. - Il cuoco del generale Baldissera. Le nostre posizioni e quelledegli Abissini. All'opera nord. - Adam incontatto col nemico. I nostri bersaglieri. 1 nemici sui Digdigta. Dal Mareita. Le forze del nemico. Trattative di pace. I messi delNegus. Incontro di pattuglie. Le difficoltà del Ne gus. La miseria e la fame nel campoabissino. Un prete abissino. Le lettere del Negus ela risposta del gen. San Marzano. -Induzioni ed ipotesi.

XIV. CONCLUSIONE (pag. 270 a 290).

Il ritornodelle truppe. - Il maggiore Boretti.- Le accoglienze a Napoli. I reati e le pene. Le ingiustizie della giustizia. La clemenza del Re. La questione dei cappellani. L'arma del Genio. Le spedizioni in Africa e gli eserciti in Europa. Il commissariato. La scelta dei generali. Ufficiali troppo avanti in età. Gli ufficiali di complemento. - I giornalisti - al seguito delle truppe. Il paese e le imprese coloniali. Il Parlamento e ilgenerale San Marzano. La politica africana. · Le speranze dell'avvenire.

APPENDICE.

Il LIBRO VERDE. Documenti diplomatici presentati al Parlamento Italiano il 24 aprile 1888 Pag. I a cxxix

LO SCONTRO DI SAgAneiti. Relazione ufficiale del generale Baldissera L'INCIDENTE DE MASSAUA. Corrispondenza diplomatica:

I. Circolare Crispi del 25luglio 1888 alle Potenze su le ca pitolazioni a Massaua.

II.Secondacircolare Crispi del25luglio alle Potenze sulla sovranità italianaa Massaua

III. Circolare Goblet del 3 agosto alle Potenze.

IV. Terza nota Crispi a Menabrea, ambasciatore italiano a Pa rigi, del 13 agosto

V. La protesta turca del 14 agosto

VI. Ultima nota Goblet alle Potenze, del 24 agosto 1888 ,

CXXX CXLVII

CXLIX CLI a CLIV CLIX CLX

INDICE IX

INDICE DELLE INCISIONI.

A bordo . Pag: ...passauna barca di pescatori siciliani Il barbiere . Il sarto . Il calzolaio . Partenza da Napoli dei vapori con le truppe Il rancio a bordo. Stallaabordo,per due cavalli d' ufficiali.Arrivo a Porto Said delle quat tro navi portanti il primo sca glione. L'Egadi. Sbarco a Porto Said delle truppe del secondo scaglione Le truppe a Porto Said

ACO

A poppa . A proraArabi vicini alle loro capaune A dorso di cammello Il Gherar yisto da Massaua, Ilporto dopo l'ultimo tempo rale . Il Gherar. La palazzinadei comando di Gherar Lo scalo Materialeall'arsenale. ferroviario e dei for tini mobili, o distillatore di MassauaAcmed Hassan Kantibai, capo su: premo dellatribù degli Habab. Il campo dei Cacciatori d'Africa sotto il forte Vittorio Ema nuele .

2 I lavori ferroviari a Moncullo e Otumlo : Pag. 69 3 La baracca per l'impianto della 4 ferrovia Decauville 73 ivi Lavori di un ridutto per una ivi batteria presso Arkiko 77 Posizione dei pezzi a difesa di 5 Gherar 81 7 Le esercitazioni dell'artiglieria della brigata Gené 85 8 BarambarasKaffel, di Otumlo 97 La moglie di Barambaras Kffel. 100 La figlia di Barambaras Kaffel. 101 9 I giardinidegliufficialiad Arkiko 105 11 Acccampamentidelcorpospeciale aTak-bat, brigata Gené. 12 Trinceramentodel2ºCacciatori 108 13 | Accampamenti del corpospeciale 16 a Tak-bat, brigata Gené. 17 Comando del 2º battaglione, 25 1° Cacciatori 109 33 Il secondobattaglione diTaulad, pochi minuti dopo il segnale d'allarme. 112 37 Lacolonnadei mulie dei cam melli pel carico delle muni 41 zioni, pochi minuti dopoil se 49 gnale d'allarme. 113 I lavori ferroviari a Moncóllo e Orumlo 121 57 Ilnuovo forte principe Vittorio Emanuele. 125 61 Segnalatore ottico del 10 Cac ciatori. 132 Accampamento delcorpospeciale 65 aTak-bat, brigata Gené 133

L'interno del forte di Mon cullo Pag. 137 Fronte di difesa delle brigate CagnieGené verso il Tak-bat 140 Una gran guardia sulla strada di Saati . 141 Ufficialiefunzionari che sirecano allacommemorazionediDogåli 148

La croce commemorativa sulla collina di Dogali . 149 Ilcappellanomilitare Don Na zareno Cappucci 151

. .

Il cappellanocheofficiaaDogali 152

Alla commemorazione di Dogali. 153 Un fortino mobile 160 Collinadi Dogali(lato sud)presa dal monte Guadai-Malasi 161

. 165 a Saati

La batteria Michelini sullastrada di Saati, fino al giorno della rioccapazione di Saati Trinceramento costruito dal 20 Cacciatori 168 Il fortino mobile' B sul poggio che occupava Ras Alula il 26 gennaio 1887 169 Cucina per ufficiali 173 Ilfortinomobile lasciatoaDogali 181 Il poggio del Comando generale 185

Un piccolo posto . 193 Tende sul pendio del poggio-co mando . 201

Il forte di Saati incostruzione, con le lampade elettriche pei lavori di notte Pag. 209 Ufficiali del Genio che esegui scono dei rilievi topografici 212 Basci-Buzuc 221 Soldati italiani ed indigeni ad un pozzo vicino a Massaua 225 La dugana alla diga che unisce Massaua e il Taulud al con tinente 233 Un giorno d'arrivo di posta a Massaua . 237 La ferrovia Massaua-Saati. La stazione di Otumlo 241 Lavori per lacondotta dell'acqua al forie di Taulud 245 Il villaggio di Arkiko . 249 Il trenoprontodurante igiorni d'allarme all'arsenale di Abd el -kader . 253 Innalzamento del pallone a Saati 257 Il Comando della brigata Bal dissera 261 Batteria di montagna del Corpo speciale, accampata sul monte Ciuffo . 265 Il nuovo forte di Saati 269 Il tenente generale San Marzano 273 Il forte di Saati ultimato. 281 Il cimitero di Massaua . - Il mo numento ai caduti di Dogali . 285

XI INDICE DELLE INCISION !

MASSAUA A SAATI

CAPITOLO PRIMO. Da Napoli a Massaua.

La Vita a bordo. La truppa imbarcata. Arti e mestieri. - Il deputato della quinta Porto Said. Navi italiane in porto. Il Canale. Ismailia, Suez . San Martino, a bordo. - Arrivo a Massaua. Una festa da ballo a Massaua. La prima bambina italiana nata a Massaua.

Porto Said , 7 novembre 1887 .

Siamo su per giù a metà viaggio, dal momento che si calcola di fare l'intiera traversata da Napoli a Massaua in dodici giorni. Nei primi due o tre giorni, lo spettacolo che offriva tanta truppa a bordo, conla maggior parte dei soldati che soffrivano, sdraiati di quae di là, a poppa,a prua, sulle gomene, sotto il ponte del comando, era piuttosto triste. Anche a poppala maggior parte degli ufficiali se ne stavano rintanati nelle loro cabine, e non comparivano nemmeno a colazione e a pranzo. Il primo giorno il mare era molto agitato siamo rimasti a tavola in sette od otto, su trentaquattro o trentacinque, fra militari e borghesi, che pranzavano alla tavola del comandante, in prima classe.

Ora, invece, è tutt'altra cosa. Tutti quei soldati in coperta, divisi a grappi, nei quali si grida, si discute animatamente, o si cantanoallegre canzoni; quel formicolaio di soldati sdraiati sul cassero di prua, e quegli ufficiali che passeggiano, leggono, discor rono, giuocano a scacchi sul cassero di poppa,distratti, diquando in quando, da un segnale di tromba cheannunzia il rancio, o una rivista di pulizia, od anche il gran rapporto, tutto concorre a dare vita e movimento a bordo, e la nave presenta un aspetto gaio, animato.

Giornisono,come dicevo, siamo rimasti in sette od ottoa tavola. Adesso, quando suona la prima campanella che annunzia la co lazione o il pranzo, tutti corrono alloro posto, senza aspettare il secondo segnale. E si è svegliato in tuttiquesti giovanotti forti

Massauc a Saati .

DA
1
Da

e robusti un appetito, che finirebbe certamente per mettere in pensiero il maestro dicasa e il comandante... seil viaggio fosse più lungo.

Chi dà il buon esempio nell'appetito è il cav. Pietro Fiecchi, il quale ritornaa Massaua doveè già stato parecchio tempo a presiedere il Tribunale, e che sembra un vecchio marinaio. Anche quando, giorni sono, abbiamo avuto mare grosso, e si ballava di scretamente, tanto che a tavola era difficile tener fermi piatti e bicchieri, egli non si mostro punto commosso , e senza tur barsi, ha continuato a mangiare tranquillamente, destando le TY lordo

A bordo.

meraviglie del comandante, del generale Gené e degli altri suoi vicini di tavola. È una persona molto cara, cortese,affabile, che in quarantott'ore s'è saputo acquistare le simpatie di tutta l'uf ficialità. Sempre allegro e di buon umore, è tutte le sere l' ul timo a ritirarsi, e non si ritira nella sua cabina che quando non c'è più nessuno con cui piantar la grana, o nel salone, o in coperta. Il suo buon umore non è cessato che per un'ora o due l'altro giorno,quando glimorì, nella sua cabina, una povera e veramente pellegrina rondinella, che stanca di chi sa quale lungo viaggio, era venuta a posarsi sulla nostra nave, e che egli aveva ospitato e soccorso.... Adesso si dedica alla istruzione di un car dellino,che ha trovato in una gabbia, in non so quale ripostiglio a prora.

Oltre al presidente, abbiamo a bordo altri sei borghesi. Sono ufficiali postali, i quali vengono con noi a Massaua, destinati a formare l'ufficio postale mobile, che seguirà il quartiere generale

2 I. - DA NAPOLI A MASSAUA

durante le operazioni militari. Sono tutti quanti dei giovani che hanno chiesto spontaneamente di andare in Africa. Spesso se ne stanno riuniti fra loro a discutere sul servizio che dovranno fare, non dissimulandosene le difficoltà non prevedute che incontre ranno, ma che sperano di vincere, animati come sono dalla mi gliore volontà, e sapendo l'importanza che ha il servizio a loro affidato.

Sul Gottardo, che reca a Massaua circa 600 uomini, è imbarcato il generale Gené.

I 600 uomini formano il 2.° battaglione del 1.º reggimento cac ciatori, comandato dal tenente colonnello Luciano, che, come il generale, viene anche lui in Africa per la seconda volta. Fra gli ufficiali imbarcati, parec chi furono già altre volte nel Mar Rosso , sono quelli che nelle ore nelle quali si sta a chiacchie rare in coperta, sono i più assediati dalle domande di coloro che andandoci prima volta desi dererebbero di arrivar là il più che è possibile in formati sugli usi, sui co stumi, sulla vita che li aspetta.

e per la

In ogni compagnia, dei quattro ufficiali subalter ni, due sono ufficiali di complemento o di milizia mobile che , su loro do manda, furono richiamati in servizio. Ho trovato pa ....passa una barca di pescatori siciliani. recchie antiche conoscen: ze; e fra le altre un figlio di Paolo Ferrari, il quale, dalla mat tina alla sera, ha mandato al diavolo la sua cattedra di lettere italiane nelliceo di Lodi, per arruolarsi. Di milanesi o lombardi di nascita o di adozione ve ne sono parecchi altri. In certimo menti,a poppa, si direbbe che il dialetto meneghino sia la lin gua ufficiale, a bordo del Gottardo.

Fra isoldati, invece,in questo battaglione, predominal'elemento siciliano. Sulcassero di prua, si senteparlare il dialetto siciliano più diqualsiasi altro,e,giorni sono, passando lo stretto di Mes sina, e dopo, fino a che si è rimasti in vista dell'Isola, in mezzo a tutti quei bravi ragazzi, la nota allegra si è alternata un po'con la nota mesta e melanconica. Hannomandato l'ultimo urrà, l' ul timo saluto, a una piccola barca siciliana, credo di pescatori, che ha manovrato in modo da passarci vicino ed augurarci il buon

> 7 viaggio.

Da due giorni, anche a bordo, è stata abolita la callotta rossa, per sostituirla con l' elmetto. Il sole comincia a scottare. Non abbiamo ancora una temperatura elevata, ma tenendo una rotta

SUL GOTTARDO 3

quasicompletamente da nord asud, il passaggio è stato rapido, e la differenza della temperatura si sente molto di più. Siamo partiti da Napoli col freddo: non si poteva stare in coperta che ravvolti nel mantello, e adesso basta la te nuta di tela. I soldati che conoscono assai bene un vecchio proverbio del. l'esercito piemontese, il quale dice che bisogna sempre stare dietro ai cannoni,davantiai muli e... lontano dai superiori , se ne stanno quasi sempre nel centro del bastimento o verso prora. In un angolo , che ri para dal sole, il box dove sono due o tre cavalli in coperta,hapresostanza un barbiere , il quale fa la barba, così all'ingrosso, ai suoi compagni, malgrado il rollìo della nave , con una certa abilità, e sopratutto con una grande speditezza. In un altro angolo, sotto prora, ha organizzato

Il barbiere. il suo piccolo atelier un sarto. Ap pena si è sparsa la voce che c'era a bordo un sarto, e un ufficiale lo ha scovato, subito ha avuto del lavoro; e se ne sta là tutto il giorno, in mezzo a un mucchio di giubbeda aggiustare, di pantaloni da restringere.

Si suol dire che dove ci sono dei soldati, si trovano sempre di quelli che conoscono tutti i mestieri, tutte le professioni. Difatti, pianopiano,sisono scovati degli altri sarti, dei calzolai, e perfino due fotografi. Fortunata mente , non vi sono an cora uominideglipo litici. Ma se ll sarto. non abbia mo a bordo un deputato, abbiamo però un ex-can didato, nellapersona di un barbiere bo lognese, certo Romani, che, non so se nelle ultime o in altre elezioni politiche, si presentò, ed ebbe qualche centinaio di voti - almeno, secondo qualche gior nale che egli serba gelosamente come documento prezioso. È soldato della Il calzolaio. quinta compagnia. Epperò i compagni

I. - DA NAPOLI A MASSAUA

Partenza da Napoli dei vapori con le truppe ( v . pag

TROL
. 1 ) .

lo chiamano il deputato della quinta e non lo conoscono che sotto questo nome, col quale del resto lo designano un po'anche gli ufficiali, ai quali vienea far la barba, poichè, a parte la candi datura, cheè una professione, dirò così, temporanea, quella del barbiere è la sua professione fissa. E ne ha tutte le attitudini.... compresa la chiacchiera. Peccato che a bordo non vi siano pet tegolezzi, chè fra un colpodi rasoio ed un altro egli saprebbe trovar modo di raccontarveli tutti.

Ma pur troppo per lui e un po' anche per noi à bordo, di novità non ce ne sono mai.

In questi giorni potrebbe anche essere andata a soqquadro tutta l'Europa, senza che noi se ne sapesse nulla. E come si sente la mancanza del giornale!

A bordo, le cose più piccine e da nulla assumono il carattere e l'importanza d'un avvenimento. È stato un avvenimento la cattura di quella povera rondinella ospitata con tanta cura e con tanto amore dal presidente del tribunale , come è stato un avvenimento la sua morte immatura..., o almeno da noi cre. duta tale.

Ed è stato pure un avvenimento d'una certa importanza, l'avere scoperto tra gli ufficiali alcuni dilettanti che suonano bene il piano, uno che suona assai bene il flauto, e un altro che suona con molto garbo e sentimento il mandolino. Sere sono, verso la mezzanotte, mentre il Gottardo filava, lasciando dietro di sè l'isola di Candia , sul mare calmo e tranquillo, illuminato dal mesto raggio della luna sicuro: c'era anche il mesto raggio della luna! stando a prua, si sentivano , come se la musica suonasse in lontananza , le note melanconiche dell' Ave Maria di Gounod o della Serenata di Schubert....

Si credeva di poter passare almeno una mezza giornata a Porto Said. Invece, appena arrivati alla una di notte abbiamo avuto la poco gradita sorpresa di sapere che si sarebbe partiti poche ore dopo, alle sei del mattino.

Eppure, malgrado l'ora tarda, tranne il generale e il colonnello checomanda il battaglione, tutti gli ufficiali e iborghesi che sono a bordo del Gottardo sono scesi a terra. Non è certo qui il caso di fare una descrizione di Porto Said, già fatta e rifatta le cento volte. È una città a primo aspetto molto interessante ed originale, con le sue case di legno, econ quelle due o tre strade princi pali nelle quali vi sono molti negozi di oggetti destinati quasi esclusivamente alla gente di mare , alle navi e ai passeggieri che vi si fermano una giornata e qualche volta due, fino a che la nave sulla quale sono imbarcati ha avuto il tempo di fare le provviste necessarie di carbone, d'acquae di viveri, per prose guire la navigazione. Tutto quel po'di vita a PortoSaid è dato unicamente dal movimento del Canale. Quando arriva un piro scafo che è segnalato alla Compagnia due o tre ore prima di

>

6 I. DA NAPOLI A MASSAUA

giungere in porto anche a notte avanzata, nella strada prin cipale, si aprono subito parecchi negozi, e i passeggieri che scen dono a terra, trovano della musica all'Eldorado che è una specie diCafé-chantant,dove c'è il solito concerto di quelle damen kap pelle, che minacciano diinvadere tutto il mondo. Davanti al caffè, a seconda della naye che arriva, viene innalzata una bandiera. Quando siamo scesi noi, sventolava la bandiera italiana, e quelle povere signorine tedesche , che suonano con la stessa indiffe renza tatti gli inni nazionali del mondo , hanno intonato l'inno reale, fra gli applausi di tatti i nostri ufficiali, che non si atten devano a quel saluto.

I monelli di sette od otto anni che vi accompagnano subito alla posta, al caffè; i barcaiuoli, i bottegai vestiti in mille guise diverse, parlano an ch' essi un po' tutte le lingue, e si può dire che non vi è nessuno di tutta quella gente laquale sta lì alporto, a contatto dei passeg gieri che arrivano, che non capisca benissimo e non parli discreta mente, abbastanza al meno per farsi capire, l'italiano, l'inglese, il tedesco, oltre il greco e l'arabo.

THE

Sentendoquella con fusione di ingue, ve dendo queldeserto che circonda Porto Said, di qua e di là dall'im Il rancio a bordo. boccatura del Canale, viene in mente a tutti il famoso quadro dell'Excelsior. A guardare nelle prime ore del mattino siamo partiti soltanto verso il mezzogiorno la strada principale di Porto Said, quel movimento di gente vestita un po' all'europea e un po' alla turca, di faccie bianche e nere, di ci nesi , di giapponesi, par davvero di vedere il ballo delle Nazioni.... Non rimanendo a Porto Said che poche ore, e tanto più dac chè si credeva dipartirne assai più presto, non fu dato ai sol dati il permesso di scendere. Quelli del Sumatra, giunti dopo di noi, sono più fortunati. Arrivati nelle prime ore del mattino, siccome non era permesso entrare in Canale che verso le due o le tre, hanno potuto passare tranquillamente una mezza gior nata a terra.

Quando, poche ore dopo l'arrivo del Sumatra, noi si partì, le truppe imbarcate sulle due navi si salutarono, e le grida e gli urrà si ripeterono quando il Gottardo sfild, per imboccar il canale, di fianco auna nostra nave da guerra, la San Martino, ancorata in quel porto.

A PORTO SAID 7

Tanto sulla nostra nave che sul Sumatra, i soldati erano stretti, pigiati sul cassero di prua, lungo ilbordo, sulle sartie; parecchi, sebbene poco pratici di manovre di bordo, sono saliti sui pennoni e sulle Quandogabbie. il Gottardo si mise in moto, la fanfara che era bordo del Sumatra intuonò la marcia reale , mentre le nostre trombe di compagnia intuonarono anch'esse, alla meglio, le prime battute dell'Inno. Un urrà lungo, prolungato, partì dal DDD

Stalla a bordo, per due cavalli d'ufficiali.

Sumatra, al quale i nostri soldati risposero con le grida di 46 Viva l'Italia! viva il Re ! ,, Con tutta quella massa di gente, che agitando gli elmi , i fazzoletti, acclamava all'Italia ed al Re, il Sumatra faceva un effetto imponente. Fu per tutti, anche per i vecchi ufficiali, per i marinai, un momento di vivo entusiasmo, e di generale Oltrepassatocommozione. il Sumatra, a poche centinaia di metri, abbiamo lasciato sulla nostra destra la San Martino. Dopo le prime bat tute dell'inno, lenostre trombe hanno intonato la marcia dei bersaglieri, che è la marcia d'ordinanza per i due reggimenti volontari. Sul cassero diprua della San Martino, la guardia era schierata, a presentat arm ', per rendere gli onori. Gli altri marinai

8 I. - DA NAPOLI A
MASSAUA
T 22

Arrivo a Porto Said delle quattro navi portanti il primo scaglione .

Da Massaua a Saati.

erano parte lungo il bordo, parte a riva, sulle sartie, sui pennoni, fino incima agli alberi, e salutavano agitando in aria i loro cap pelli. Gli ufficiali dal cassero di poppa scambiarono il saluto coi nostri ufficiali, al gridodi viva il Re.

E siamo entrati nel Canale a mezzogiorno.

Avoler parlare del Canale, dello spettacolo che offre quelfiume artificiale,aperto in mezzo al deserto, della gente che vive in anguste capanne, occupata nella manutenzione del Canale, e che a volte si presenta in grappi pittoreschi, strani , ci vorrebbero molte pagine, che qui sarebbero certamente fuori di luogo. E poi, è oramai un argomento sfruttato da un pezzo, anche dai nostri giornali, dopo che la spedizione italiana ha richiamato la nostra attenzione su questa parte del mondo, della quale, noi almeno, ci si occupava assai poco.

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Uno spettacolo sotto un certo aspetto originale e caratteri stico, looffrivano anche i nostri soldati, pigiati a prua e lungo tutta la nave, i quali guardavano con tanto d'occhi iprimi neri che si presentavano ai loro sguardi. Ieri, nemmeno le battute del rancio sono riuscite a staccarli dai posti che s'erano dispu tati fra loro per vedere meglio gli Arabi. E che meraviglia alla vista del primo cammello!

Era divertentissimo lo star lì in mezzo a loro , a sentire i commenti che facevano , un po' in tutti i dialetti, e con certe espressioni vive, caratteristiche che non si possono tradurre. Originalissimo poi un dialogo fra un bolognese ed un siciliano, che si scambiavano le proprie impressioni, intendendosi fra loro perfettamente, e continuando ciascuno a parlare il proprio dialetto.

Da un po' di tempo sono cominciati i lavori per allargare il Canale, epperò, lungo il tragitto, di tanto in tanto s'incontrano dei piccoliaccampamenti d'operai, coi loro cammelli per il tras porto della sabbia. Sebbene i fellah non ci sieno più di diritto, tutta quella gente rappresenta ancora di fatto gli antichi fellah d'una volta, che non hanno di molto migliorato la loro condi zione. Vestiti di pochi cenci, mal nutriti, vivono assai misera mente. Quando passa nina nave, domandano della galletta, e la parola che la indica è da essi conosciuta in tutte le lingue. Anche quando la galletta è ammuffita, bucherellata e assoluta mente inservibile peri nostri marinai, essa forma ancora per loro un cibo squisito. Jeri e jer l'altro, alcuni di quei disgraziati hanno fatto delle miglia di corsa, sotto il sole, sulla sabbia co cente, o nell'acqua fino alla cintola, per prendere qualche pezzo di galletta, chegettavan loro i soldati. E i soldati si son divertiti a quel modo tutta la giornata, rispondendo alle grida dei poveri neri con qualche parola scherzosa , che faceva a volte ridere tutti quanti.

Credevamo di poter pernottare ad Ismailia in questa città destinata da chi la fondò ad essere l'emporio del commercio del Canale, e soppiantata invece da Porto Said; ma, partiti un po'tardi, abbiamo dovuto invece passar la notte in una gare,pa recchie miglia prima di Ismailia, proprio in mezzo al deserto, dove manca ogni traccia di vegetazione. Siamo scesi per andar a ve

10 I. - DA NAPOLI A MASSAUA

dere un accampamento di operai , a poche centinaia di metri dalla nostra nave. Che impressione nel vedere quella miseria, quello stato di abbrutimento, che farebbe quasi dubitare che quellasiaveramente gente nmana! Come al solito in tutti i paesi

L'Egadi.

mussulmani, ci han fatto sentire la loro musica, esi sono messi a ballare le loro danze caratteristiche. Con pochi soldi li rendemmo felici! Era con noi il dottoredel battaglione. Due o tre diquei disgraziati giacevano ammalati; con un interprete a bordo che è connoi siriuscì a far loro capire che era un medico, ed allora, pieni di fede, manifestandoglia modo loro la propria gratitu dine, lo hanno condotto a visitare gli ammalati, e stamani al

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cuni sono venuti a bordo a prenderlo di nuovo, perchè portasse loro le medicine per curare i compagni. Finito il brevespettacolo dato innostro onore, siccome era con noi anche il capitano che suona il mandolino , e la notte

era bellissima , siam ritornati a bordo cantando, facendo una se renata , ognuno in onore di cbi voleva in cuor suo, in mezzo al deserto....

Sbarco a Porto Said delle truppe del scaglionesecondo . non ve

Massaua , 14 nov . Partiti da Na poli il giorno dei morti, siamo ar rivatia Massaua il 13 , in dodici giorni. Secondo la gente super stiziosa , chissà che cosa avreb be dovuto acca dere a quel po veroGottardo sul qualeero imbar cato ! Invece , manco a farlo apposta, è stato uno dei vapori cheha compiuto più presto degli altri, e con tem po sempre buo no, la breve tra versata.Giunti nelMar Rosso, dopo pa recchi giorni di navigazione, di ammalati o sof ferenti n'erano più , e non pochisolda ti mostravano di avere anzi delle attitudini alla vita di mare, e bisognava che gli ufficiali stessero con tanto d'occhi, per impedire che salisserosui pennoni, sulle sartie, col rischio dicadere in mare. Ce ne sono stati due, che preso il materasso sulle spalle, per avere un po' di

JE

I. -- DA NAPOLI A MASSAUA

fresco, sono saliti di sera sulla gabbia, si sono accomodati come potevano, e vi passarono la notte.

Un marinaio ci diceva il comandante non oserebbe certo fare altrettanto.

È facile immaginare, con gente di questo stampo, l' allegria con cui si festeggiò abordo il giorno di San Martino.

Le truppe a Porto Said.

Alla sveglia le trombe sebbene ancora un po' stonate destarono latruppa e gli ufficiali colla fanfara reale. E tanto per fare qualche cosa, in due o tre ore si organizzò una lot teria con due o trecento premi. Tutti gli ufficiali, e quei pochi borghesi che erano sul Gottardo fecero qualche regalo: bottiglie di vino, scatole di tonno, di sardine, salami, frutta, fazzoletti, maglie, qualche paio di scarpe, una grande quantità di sigari e tabacchi, comprati due o tre giorni prima a Suez ed a Porto Said. Si fece insomma un piccolo bazar, dinanzi al quale i sol dati sfilarono uno per volta, prima che, verso le 10, cominciasse l'estrazione dei numeri.

-

UNA LOTTERIA SUL GOTTARDO 13

?

L'esposizione degli oggetti si fece sul cassero a poppa, dove erano riuniti intorno all' urna una zuppiera tutti gli uffi ciali. Non trovandosi a bordo una mano innocente per l'estra zione dei numeri, si ricorse alla mano della giustizia , rappre sentata dal presidente del tribunale diMassaua. Stando a poppa, quei sette od ottocento soldati affollati in coperta, sul ponte del comando, nelle imbarcazioni, sulle sartie, dappertutto, pre sentavano un colpo d'occhio stupendo. Dopo alcune battute della fanfara reale, si incomincio l' estrazione dei numeri, e i soldati venivano, uno per uno, salendo la scaletta del cassero, a prendere il premio, toccato loro in sorte, dalle mani del co lonnello Luciano, comandante del battaglione. Accadde , come al solito, che la sorte cieca facesse capitare il premio del ta bacco o delle pipe a soldati che non fumavano, delle scarpe piccole a qualcuno che aveva dei piedi mastodontici ; ma tutto questo servì ad accrescere il buon umore fra la truppa, men tre al ritorno del soldato premiato in mezzo ai compagni s' i. niziavano subito trattative per certi contratti di permute e di scambi , che facevano ben augurare dei nostri soldati che vanno in lontane parti del mondo per aprir nuove vie al com mercio.

Fra i premi fu l'ultimo vera anche un cappello a ci lindro, enon vi dico chi fosse il generoso donatore.... Quando il soldato cui toccò cotesto premio, senza sapere che fosse, salì la scala e si vide consegnare uno staio, in mezzo alle risate dei compagni, fece una faccia mortificata mortificata. La canzona tura per quel poveretto , era un po' atroce. Ma quella impres sione non durò che qualche secondo. L'ufficiale che gli conse gnava lo staio, si affrettò atirarne fuori due polli arrosto, e il soldato, con la fisonomia subito rasserenata, se ne scappòvia, facendo società con altri due o tre che avevano guadagnato delle bottiglie di vino , onde festeggiare insieme il giorno di San Martino.

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Il mare si mantenne calmo fino a Massaua, dove siamo ar rivati il 13 mattina verso mezzogiorno. Abituato a sentir dire da tanto tempo che a Massaua non c'è chepoca sabbia, e qualche baracca, la prima impressione che se ne ha, avvicinandosi , ed entrando nel porto, dove sono ancorate comodamente dodici o quindici grandi navi , è splendida, e certamente superiore al l'aspettativa. Par di entrare in un gran porto , e la città di Massaua, con gli isolotti e le piccole penisole, che formano al trettante insenature del mare,presenta l'aspetto di un gran cen tro commerciale. Non voglio fin d'ora discutere sul valore e sui vantaggi che può offrire Massana. Parlo per impressione la prima impressione e questa è buonissima, ed è stata tale per è , tutti quelli, che, come me, sono venuti qui per la prima volta. Del clima e degli altri ostacoli che puòincontrare lo sviluppo della nostra colonia, non potete accorgervi in questa stagione, con una temperatura piuttosto mite.

Sebbene arrivati a mezzogiorno, un po' per le solite operazioni marittime, un po' per poter portar via il proprio bagaglio, non siamo scesi a terra che verso sera , dopo pranzo. Dico dopo

14 I. DA NAPOLI A MASSAUA

pranzo, perchè nel dubbio che non si trovasse di che cibarsi troppo lautamente in città, non volemmo finchè il potevamo ri nunciare all'eccellente tavola del Gottardo, e perciò rimanemmo a bordo tutti quanti, compreso il generale Gené, che seppe, ar rivando, di essere stato destinato al comando della brigata spe ciale, in prima linea.

Si vide che qui il generale è molto amato. Quando si seppe che era a bordo del Gottardo, tutte le persone più ragguarde voli della colonia, e le notabilità della popolazione indigena, ven nero a bordo a dargli il benvenuto , facendogli una affettuo. sissima accoglienza. Per tre o quattro ore, a bordo, fu un con tinuo andirivieni di gente di tutti i colori. Nella piccola came retta, chiamata pomposamente salon à fumer, convertitain sala di ricevimento, si trovarono riuniti Europei di parecchie na zionalità, tutti nel solito costume bianco, che è la tenuta abi tuale in tutti questi paesi, Arabi dal colore nero e dal vestiario molto succinto, indigeni di Massaua e dei dintorni, Maomettani col turbante e le vesti bianche; e la conversazione, sebbene non molto vivace, procedeva abbastanza spedita fra quella confu sione di razze e di linguaggi, per mezzo di due o tre interpreti, che sono al servizio del nostro Governo.

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Non è facile immaginare la meraviglia, la curiosità, la sor presa, e sopratutto i commenti e le impressioni dei soldati, che stavano lì a poppa, pigiati gli uni addosso agli altri, per vedere tutto quel mondo nuovo per loro.

Tatt'intorno alla nave v'era un'infinità di barche e barchette, piene di soldati, che venivano a dare il benvenuto ai loro com pagni, con degli Arabi, specialmente ragazzini fra i 10 e i 15 anni, che stanno tutto il giorno in mare , e cercano di guadagnare qualche soldo, conducendo la gente a terra o trasportando i ba gagli. Molti di essi capiscono, e si fanno capire abbastanza bene in italiano.

A bordo ritornò un po' di quiete solamente all'ora del pranzo. Si scese a terra verso le sette, di notte; chè già alle 6 in que. sti giorni annotta, e il passaggio dal giorno alla notte è rapido, non essendovi crepuscolo. Assicurato il desinare, ho dovuto pen sare ad assicurarmi, non il letto che fortunatamente ho por tato con me ma il posto dove metterlo e poter abitare. In questi momenti, l'alloggio è una grande difficoltà, perchè, a parte il prezzo elevato,non se ne trovano. Ma, se nella vita mi capitò qualche volta di maledire tante cose, bisogna dire che in certe circostanze mi trovo sotto la protezione di una buona stella. E faccio subito gli scongiuri d'uso,perchè le cose non mutino.... La mia buonastella, questa volta, è stata rappresentata dall'av vocato Fiecchi, il presidente del tribunale, il quale, se non avrà la mano innocente che ci vorrebbe per estrarre i numeri della lotteria, è in compenso una persona di una gentilezza e di una compitezzasquisita. Ci siamoconosciuti a bordo, e debbo alle cor tesie che egli ebbe per me, l'essere qui per lo meno al coperto, e in una camera pulita, mentre chissà dove avrei passata la mia prima notte a Massaua, se egli non mi avesse invitato a casa sua, almeno fino a che non avrò trovato alloggio.

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ARRIVO A MASSAUA 15

Per ora, sono dunque alloggiato al tribunale civile e correzio nale, sottola protezione della giustizia. Rimango anche qui un uomo d'ordine,e in buone relazioni coll'autorità. Debbo peròtosto soggiungere che la casa del presidente non è che una stanza, e nemmeno troppo grande, fatta con una ba racca, in legno, costruitain questi mesi, sopra il palazzo del tribunale, che è a sua volta di una stanza e di un unico piano. In uno spazio di 30 metri quadrativi sono quattro porte e quat tro finestre, poi sulle finestre e sulle porte ci sono ancora delle aperture per dare dell'aria, e aiutare la ventilazione. La chia miamo ridendo la gabbia del merlo, e credo che finirà per essere da tutti indicata con questo nome. Aggiustati alla meglio i due letti e i bauli per ora non c'è altro e fatta un po' di pulizia e la teletta delle grandi oc

A popra.

- casioni che a Massaua consiste nel mettersi la camicia ci siamo avviati... ad una festa da ballo. Sicuro! La sera stessa del mio arrivo, ho ricevuto un cortese invito per una festa da ballo, la prima che ha avuto luogo a Massaua.... A tutto mi aspettava, tranne che di andare ad una festa da ballo, appena sbarcato sul lido africano. Dopo tutto quello che si è detto e stampato su Massaua, una festa da ballo qui, mi pare una cosa dell'altro mondo. La curiosità principale era naturalmente quella di vedere le signore della colonia, le po che bianche che vi sono in questo paese. Anche alcune delle persone che sono stabilite qui da qualche tempo, si domanda vano dove avevano trovato le signore, e come mai s' era riu sciti a mettere insieme quelle poche che vi sono, e che non hanno mai partecipato ad alcuna riunione, nè si sono mai riu nite fra loro.

16 I. - DA NAPOLI A MASSAUA

La casa del vicesegretario del cav. Pestalozza è distante circa quattro o cinquecento metri dal gruppo delle case che costitui scono la capitale. Ci siamo avviati, senza lanterna cieca , prima attraverso lo capanne degli indigeni, che vivono là dentro am mucchiati, con tutte le loro bestie, in mezzo alla più grande su diceria, e, oltrepassate le capanne, abbiamo dovuto fare ancora qualche centinaio di metri sulla sabbia, in un terreno... molto ine

TELLUNTO

A prora.

guale. Ho pagato anch'io il mio primo tributo al suolo africano dando del naso per terra, cosa alla quale ho capito subito che bisogna abituarsi, e sono entrato nella sala da ballo verso le 10.

La sala da ballo non era che una grande capanna irregolare, messa su di recente, con una certa pulizia, e con tutti i miglio ramenti e le esigenze delle industrie locali, le quali, per vero dire, non sono molte. Dei pali infissi nel suolo ad una certa di stanza gli uni dagli altri, tengono distese delle stuoie ricoperte di paglia e di fieno. Sono queste le pareti del fabbricato. Adia centealla sala,v'era la stanza per la teletta, e un'altra piccola

UNA FESTA DA BALLO A MASSAUA 17

capanna per il buffet. Con tutto ciò, quella capanna o baracca il. luminata a palloncini, con delle bandiere nazionali appese agli angoli della sala,e tutti quegli uomini vestiti dal più al meno allo stesso modo, di bianco, e quei tre o quattro servi neri, che gi ravano in mezzo agli invitati, portando dei rinfreschi , presentava un aspetto curioso, originale,caratteristico. A Massaua, militari e borghesi, tranne lestelle al colletto, vestono quasi egualmente. Anche lì era impossibile, per chi non ne ha ancora l'abitudine, riconoscere gli uni daglialtri. Tanto meno si poteva distinguere un ufficiale di bersaglieri da un medico, da un veterinario o da un commissario.

In un angolo della sala dovele pareti erano rientranti, come a formare un piccolo palcoscenico, senza l'impalcato, vedevansi riunite le signore sedute su di un lungo sofà, coperto d'un tappeto, e su due o tre poltroncine mezze orientali e mezze eu ropee. Quel gruppo di signore faceva uno strano ed artistico contrasto con un piccolo gruppo di nere le serve del padrone di casa che stavano lìsul limitare di una porta a guardare lascena, con grande curiosità.

In mezzo alla sala scherzavano, quando taceva la musica, tre o quattro ragazzi, i figliuoli di quelle signore, insieme con un cane e ungattino, che si arrampicava di quae di là come fosse in casasua.

Fu un bel caso che non venisse a prender parte al diverti mento qualchetopo. Ce n'è dappertutto. Certamente essi sono stati i primicolonizzatori di queste coste africane. Per la strada, nelle case, camminano a due,atre per volta, senza preoccuparsi della gente che passa, senza fuggire, come fossero i padroni. Qui non ha più senso comune il proverbio relativo alle ini micizie di razza , come fra topi e gatti. I gatti trovano che i topi sono troppo grossi per dar loro battaglia, e vivono con essi nella più grande concordia. Si passano vicino senza nemmeno guardarsi.

Ma qui mi accorgo che, pur avendo detto che si era in casa del segretario del ff. di sindaco, non ho ancora spiegato il per chè della festa. Veramente, trascinato dalla curiosità, non lo sa peva nemmen io quando sono entrato. Ho saputo solo dopo, appena presentato alla gentile padrona di casa, che eravamo tutti lì per solennizzare il battesimo della prima bambina ita liana nata a Massaua.

Le hanno messo nome Italia Colonia, e ilbelmarmocchio, nelle braccia diun'amica della signora, è stato baciato e accarezzato da tutti gl'intervenuti. È nato or son12 giorni, e la mamma era li, in ottima salute... ed ha anche ballato.

Se parlassi di una festa data a Roma o a Milano, farei la so lita lista delle signore presenti che erano otto, e che rappresen tano l'high life di Massaua. Non ne mancava nessuna. Ma, come vi riuscirà facile immaginare, dei nomi non ne ricordo chealcuni solamente; e quindi non farei che una lista incompleta.

Si è cominciato a ballare verso le 10, e alla una, le danze con tinuavano ancora abbastanza animate.

Alle due, col bicchiere di sciampagna alla mano, si fecero i brindisi al Re e all'Italia, al suono dell'inno reale.

18 - DA NAPOLI A MASSAUA I.

E siamo ritornati a Massaua. Malgrado fosse buio pesto, non ho più misurato il terreno. L'esperienza mi aveva giovato subito aqualche cosa.

Le nostre forze in Africa, Il Tenente Generale di San Marzano, Comandante in capo delle truppe italiane in Africa, con ordine del giorno in data del 15 no vembre, ha dato le disposizioni per la formazione di guerra , il reparto e la dislocazione dei Comandi e truppe in tre Brigate e per la formazione in una Brigata del Corpo speciale. Le truppe furono ripartite nel modo seguente :

I Brigata (Corpo speciale).

IV Brigata . Comandante Maggiore Generale Gené. Comandante Maggiore Generale Lanza . 2 Regg. Cacciatori (Colonnelli San Mar- 6 Battaglionifanteria in 2 Reggimenti tino e Charbonneau). (Col. Vallese, Tenente Col.Lami).

1 Batteria da montagna. 1 Batteria da 7 centimetri.

A disposizione

II Brigata . del Comandante in Capo . Comandante Maggiore Generale Cagni. 1 Squadrone Cavalleria Africa.

6 Battaglioni fanteria in due gruppidi 1 Squadrone Cacciatori a cavallo. tre battaglioni(ColonnelliTorretta 2 Batterie da campagna in una Brigata e Baratieri). (Maggiore Cassone).

1 Batteria da montagna. 4 Compagnie di Artiglieria (Maggiore Nicastro).

III Brigata . 5 Compagnie del Genio in due Brigate Comandante Maggiore Generale Baldissera. (Maggiori Buschetti e Bignami) . 2 Compagnie di Sanità (Maggiore me

1 Reggimento bersaglieri (Colonnello dicoCasu). Sitzia ). 2 Compagnie di Sussistenza ( Tenente

1 Battaglione di alpini (Maggiore Pia- Colonnello Commissario Trucco). navia). 3 CompagniedelTreno(Magg.Garibaldi).

1 Batteria da montagna. 62 Buluc diBasci-Buzuc (Colonn. Begni).

LE NOSTRE FORZE IN AFRICA 19

CAPITOLO II.

M assaua.

Bianchi e neri. Le case in muratura. Il quartiere arabo. Il mercato . I Tukul . Uomini ed animali. Lo stato civile. Lacittà semi-europea. Il mercato in piazza Garibaldi Il Circolo degli ufficiali. Bacscish e mia fisch. La passeggiata sulla diga. Un piano regolatore. Il commercio degli schiavi. Le lettere di re Menelik. Il processo del Sangiak. - I funerali dei neri. Colloquio di Kantibai. Il genetliaco della Regina. Il console francese. Un grosso temporale. Il pranzo del Comando. In porto. - I sambuchi arabi. Agli accampamenti. La caccia ai muli. Le condizioni sanitarie. Un falso patriottismo. Le malattie comuni a Mas Le condizioni sanitarie degli indigeni. Il servizio degli ospedali. sala .

Massaua, novembre 1887.

Di questo punto del Mar Rosso si è molto scritto, prima ancora della nostra occupazione, perchè è sempre statoil paese, dal quale hannopreso le mossequasi tutti gli esploratori che hanno, in tempi recenti, visitata l'Abissinia. Poi, quando l'occupazione per parte delle nostre truppe fecediventare di attualità questo argomento, le descrizioni si sono moltiplicate: i giornali illustrati hanno pab. blicato disegni e vedute, talchè, senza muoversi dicasa, si può credere di essersi formata un'ideadi questo pezzo di terra afri cana, sulla quale sventola la bandiera italiana. Una descrizione ora, arriverebbe molto in ritardo, se in poco tempo molte cose non fossero mutate, talchè le illustrazioni e le vedute di cui parlo, sono oramai invecchiate, e se le migliaia di soldati che sono qui da poco non avessero in certo qualmodo mutato anche l'aspetto generale, l'ambiente del paese. Quando i nostri soldati erano qui in numero di poche centinaia, in mezzo ad una popolazione di circa ottomila neri di tutte le tinte, i bianchi erano l'eccezione. Ora accade il rovescio : la maggioranza è costituita dai bianchi , benchè molti soldati ed ufficiali, specialmente quelli che hanno i loroaccampamenti piùlontano,nonvengano cheraramentein città.

Allorchè col colonnello Saletta sbarcarono qui le prime truppe, la città era composta di qualche migliaio di capanne sulla riv: del mare. Le case in muratura erano cinque o sei e non più : quella del Comando, che serviva per il Comando egiziano, per la posta e per molti altri uffici pubblici; quella delTribunale; il palazzo di Abdallah, il più ricco negoziante di qui, e la casa della dogana. Oltre a queste,quattro o cinque moschee e alcune tombe dipretesi discendenti diMaometto, erano tutto quelloche esisteva in muratura. Inoltre, sebbene a queste case si dia il nome pom poso di palazzi, esse sono costruite in modo, che con un po' di temporale l'acqua penetra da tutte le parti. A questo riguardo anche adesso non si è sicuri nemmeno alComando, e qualche giorno fa, quando scoppiò il primo temporale, colonnelli e gene rali hanno dovuto abbandonare il loro giaciglio, e girare come ombre vaganti su e giù per le arcate della casa del Comando alla ricerca di un posto, dove, se non altro , non piovesse a di rotto.

Pian piano però, colla costruzione delle banchine lungo il mare, coll'erezione delle baracche destinate ai vari usi e con l'a dattare alla meglio quel po' di casupole diroccate che esistevano, i tuguri e le capanne abitate dagli indigeni sono state ricacciate in dentro, talchè entrando nel porto, non se ne vedono, e per andarle a cercare bisogna attraversare i viottoli stretti, oscuri del mercato (il bazar) intorno al quale sorgono. Come rim picciolisce l'Oriente tanto decantato dai poeti, in quel sudiciume, in quel bulicame di sporcizie che è il bazar! Nè è a dire che a Massaua sia peggio che altrove. A Porto Said e a Suez , dove è maggiore il contatto col mondo incivilito , come a Gedda , a Hodeida, a Moka, in tutti i porti di questo Mar Rosso, che ha una parte così grande nella leggenda del mondo mussulmano, è dappertutto la stessa cosa : il bazar ha sempre lo stesso ca rattere di miseria, di sordidezza, per cui, entrando, vi sentite of fese le nari da effluvi pestiferi, in mezzo a quel bulicame di uo mini e di animali di tutte le specie, che vivono fra loro nella più grande dimestichezza. Queiquartieri di Napoli, dei quali si è tanto parlato qualche anno fa, le cui descrizioni parevano, a chi non li aveva veduti, cosa non vera, sono ancora un non so che di civile, in confronto ai quartieri indigeni ed ai bazar di Gedda, di Hodeida, di Massaua.

Ve lo figurate un labirinto di stradicciuole aperte fra le ca panne (tukul), coperte da poche stuoie che cadono a brandelli, annerite dal fumo dei rivenditori di commestibili, insudiciate da tutte le materie untuose che quella gente adopera alternativa mente per la pelle, per i capelli, per la cucina?... Lungo quei viot toli, ein una specie di piazza, alla qualequesti viottolimettono capo, in doppia fila, sono disposti i venditori di dura, di porco, di banane ed'ogni sorta di sudiciume, che gli indigeni mangiano con avidità, e che la nostra lingua non ha vocaboli per desi gnare, poichè, fortunatamente,non conosciamo la cosa.

Seduti per terra, gli uni pigiati addosso agli altri, vestiti con una semplice fascia in vita, e qualche volta anchesenza questo semplice abbigliamento, con una mano attizzano il fuoco, col

7 >

CASE E BAZAR A MASSAUA 21

l'altra si grattano in testa, sulle spalle... O altrove, mentre, con una cadenza monotona, gridano la propria merce e chiamano i compratori, o discutono cogli avventori, i quali, prima di com perare, prendono in mano la roba e magaril'assaggiano per poi rimetterla a posto, se non è completamente di loro gusto. Che cos' è quella roba ? Ma, chi lo sa! Abbrustolita con del grasso, mandaun odore insopportabile. Un ragazzino qualche volta sta lì con una ventola per tener lontane le mosche; ma di quando in quando smette o per riposare o per discorrere con un pagno, o quel momento, anche un attimo , basta perchè centi naia di mosche piombino su quei cibi, e vi restino impigliate senza che tutto questo diminuisca il prezzo della merce, od al lontani gli avventori....

com non

Essi non sanno che sia lo schifo , ne sentono la ripu gnanza, non distinguono una cosa pulita da una cosa sudicia. Lì, dove pare sia il mercato delle cose più ghiotte ai palati dei neri, vi è un gruppo di ragazzini completamente ignudi, che scherzano fra loro, ravvoltolandosi nel fango, nelle pozzanghere, addosso ai cammelli pieni di piaghe, coperti d'insetti; dei cani magri così da lasciar vedere tutte le costole, scabbiosi, gironzano intorno ai cibi, e lambiscono, quando possono, i manicaretti suc colenti destinati ai più ricchi, mal coperti da pochi cenci luridi, anneriti dalla fuliggine, e che senza sapere che cosa sia bucato, servono, chi sa da quanto tempo, a quello scopo.

Verso sera, quando il mercato è più vivo, più animato, perchè tutti vanno a fare le provviste, prima di ritornare alla propria capanna, il fetore è irresistibile. Cento odori diversi, ma tutti del pari nauseabondi, vi offendono le nari, in modo che si fini sce col cercare quasi a tastoni un viottolo che vi riconduca al l'aria aperta.

Oh vi assicuro che bisogna avere lo stomaco forte per resi stere a quella nausea profonda che v invade, e siccomeio non pretendo da' miei lettori certi eroismi... di stomaco, così mi fermo nella descrizione e tralascio molti altri particolari.

Non vi conduco, dopo che hanno fatto la provvista, in quelle capanne dove vivono ammonticchiati i neri, uomini e donne coi loro animali , e nelle quali tutto il mobiglio consiste in poche stuoie stese per terra, e in un fornello primitivo fatto con tre o quattro sassi, che, acceso, empie la capanna di un fumo rancido, che vi obbliga a chiudere gli occhi. Tra quei miserabili , i più ricchi hanno due o tre mogli, che vivono, ben inteso, tutte nella stessa capanna. I bambini che escono da quelle famiglie, stanno lì abbandonati delle giornate intere, soli, con l'unicacompagnia del ciuco che è anch'esso nella capanna, o di qualche cane ro gnoso: nè è raro il caso che l'unoo l'altro di questi animali li mordano, e loro portino via un pezzo di gamba,una mano, o li schiaccino adagiandovisi sopra, o sfracellino loro il piccolo capo con un calcio. Se d'un tratto imperversa la pioggia, i ge nitori non pensano nemmeno di ritornare alla loro capanna per riparare dall'acqua le loro creature, e quando rientrano, li tro vano addormentati in mezzo all'acqua.

Chi potrebbe costituire lo stato civile di tutta quella gente, di

22 MASSAUA II .

quel brulichio di esseri che hanno forme umane, ma che paiono coll'umanità non aver nulla di comune?

Si è riusciti , or è qualche tempo, a fare un censimento ap prossimativo, mandando della gente per ogni capanna a doman dare in quante persone, uomini e donne, vivono in quei tukul. Ma come saperlo con esattezza ? Una bella mattina l' arabo si sveglia, mette sulle spalle quei pochi rami e quelle poche stuoie che formano la sua capanna, va a piantare altrove la sua casa .

Eppure, forse tra quei tukul, che a noi paiono tutti eguali, vi sono quelli che rappresentano, per quei disgraziati, il mas simo degli agi e delcomfort. Le stesse passioni in una forma rozza, primitiva e le cattive sopratutto agitano i cuori e le menti di quegli uomini selvaggi.Forse anche lì, dove noi non vediamo cheun brulichio animalesco di esseri umani, esistono le bizze, le gelosie, le invidie, e mentre noi disputiamo e liti ghiamo per le cose che costituiscono gli agi e le comodità della vita civile, essi lottano per poter avere la propria capanna di qualche centimetro più alta di quella del vicino, o per avere la porta da quella parte che offre maggior riparo contro il vento o la pioggia. Anche qui le mogli e le amanti faranno delle scene, perchè mariti od amanti rifiutano loro una spesa per la teletta; non piangeranno nè grideranno per avere un abbigliamento di Wort o un paio di solitarii, ma poseranno a vittime, se in certo occasioni l'arabonon torna alla capanna con un grosso anello d'ar gento da mettere al collo del piede o con una futa nuova (specie di sciarpa con cui uomini e donne si cingono la vita). Nonhanno un commissario elegante come quello dell'Andreina di Sardou, al quale le mogli vanno a domandare che si impedisca al ma rito di fuggirecon una ballerina, ma ogni giorno la piccola stam berga, cheserve da aula del tribunale mussulmano, è pienadi uomini e donne che vanno dai giudici della loro religione a far risolvere- inappellabilmente-le questioni più intricatedi adul terio, di paternità....

Lo stato civile!

Credo che a volerci pensare sul serio, ci sarebbe da finir pazzi. E con tutta la buona volontà di questo mondo, con tutta la energia spiegata dal cav, Pestalozza, che è come chi dicesse il sindaco di Massaua, di quel poco che si è cercato difare,i ri sultati sono molto scarsi. V'è un decreto che obbliga gli indigeni a notificare le nascite. Qualcuno lo fa: mala maggior parte non ne vuol sapere. Non lo sa, non ci pensa. Si sa, per esempio, che l'infanticidio miete numerose vittime. Come sifa a scoprire i colpevoli? Del resto anche in Europa, in qualche provincia dell'Ungheria,dove vivono molti zingari, leggi simili non hanno ottenuto miglior risultato. Anch'essi, come questi, non hanno nome di famiglia, nè nome proprio, o per meglio dire hanno in generale il nome proprio, ma con un calendario molto limitato, per cui sono centinaia e centinaia quelli che rispondono allo stesso nome.

Non hanno la coscienza dello stato di abbrutimento in cui vi vono. E, cosa ancora più strana, quelli che sono stati fuori di

1 TUKUL E LO STATO CIVILE 23

DEI BIANCHI

Massana, in qualche centro civile, ritornano , senza rimpianti, con indifferenza , a cotesta loro vita. Ne ho veduti parecchi , che, servi per qualche tempo di ufficiali o di viaggiatori , ve stiti all' europea, mangiando come noi, e non facendo che poca fatica, ritornarono da un giorno all'altro, senza lamento, a far la vita randagia di prima, a sostentarsi con un pugno di dura, quando il padrone li ebbe lasciati o scacciati, perchè, per mo strare la loro riconoscenza, rubavano. Si direbbe che sentano la nostalgia del sudiciume, edel bastone, con cui hanno l'abitudine di essere trattati. Ora, dopo la spedizione , la mercede è cre sciuta, ma prima vivevano con pochi centesimi al giorno, e fiac chi come sono di tempra, smettevano il lavoro quando avevano guadagnato quei pochi centesimi, Adesso , l'avidità del denaro li fa lavorare un po' di più , ma ci vogliono sempre quattro neri per fare il lavoro d'un nostro operaio; epperò si deve ricor rere in gran parte a questi , malgrado si paghino a un prezzo molto elevato. Le poche case, le baracche aicampi, quelle per le sussistenze e per tutti i servizi, sono state fatte, quasi com pletamente, da operai nostri. Guai se si fosse dovuto ricorrere alla mano d'opera dei neri , che lavorano invece allo scarico delle navi, alla costruzione delle dighe e delle banchine, e a qualche lavoro di sterro per i forti !

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Come in tutte le città del MarRosso, le quali sono sulla via di un certo sviluppo , anche a Massaua va aumentando il di stacco fra il paese arabo e quell'embrione dicittà semi-europea sorta in questi ultimi due anni. I tre centri della vita dei bianchi sono il Circolo militare, il Caffè Montebello e il Caffè Garibaldi. Tutti e due i Caffè sono tenuti da Greci, i quali, tanto per non urtare nessuna suscettibilità, hanno appeso alle paretii ritratti di tutti i sovrani d'Europa. Se ci fossela musica, farebbero suo nare, come a Suez eda Porto Said, i diversi inni, a seconda della nazionalità dell'ultimo avventore che entra per cavargli qualche soldo di più dalle tasche. Il Caffè Montebello è più fre quentato da militari. Il Garibaldi ha invece la clientela bor ghese, in ispecie dei negozianti. Ha dato il nome alla piazza dov'è, e quella piazza è la borsa ed il mercato di Massaua. Comincia alla mattina il mercato di quelle poche erbe che vengono da Arkiko, poi finoa sera è sempre ilpunto più frequentato; il che non impedisce che , anche quando c' è molta gente, un arabo, montato a dorso nudo su un cavallo, si metta acorrere su e giù in mezzo alla piazza... per farcapire che il cavallo è da vendere, e farneammirare le qualità. Da poco tempoè cresciuto il numero dei barbieri... che per il momento è forse l'industria più fiorente di Massaua. Ve ne sono sette od otto, e il principale è quasi sulla piazza. La bottega serve da sala diteletta e da negozio da cal zolaio. Mentre un giovane napoletano vi fa la barba o vi taglia i capelli, il calzolaio, senza che v'incomodiate, può prendervi la misura delle scarpe. Tant'è vero che le estremità si toccano. Al lato al caffè, un greco vende a pochi soldi dei sigari d'avana... che sono infami, e dei virginia di Brissago; di fronte, in un pic colo negozio, verso l'ora del pranzo o della colazione, si vedono sfilare tutte le persone che, non essendo ascritte ad una mensa,

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IL
Arabi vicini alle loro capanne.

sono costrette a pensare al proprio sostentamento, e che, in ge nerale, si ritrovano ogni giorno in un Restaurant, sopra un altro caffè vicino al mare, il restaurant Roma, dove, pagando un oc chio del capo, ci siavvelena quotidianamente. Nel piccolo ne. gozio in piazza Garibaldi, uno di noi ha scoperto del prosciutto di buona qualità e del salame lombardo eccellente. Qualche volta quando si sente dire al Restaurant che non c'è nè polli, nè carne, quei salumi, sebbene il loro uso non sia troppo indi cato in unclima come questo, formano la base, il piatto forte, del nostro pasto. Come si mangi non vi dico. Quanto al pagare, ritenete cheè più caro assai chese si fosse in uno dei primi Re staurant di Roma o di Milano. Ma a poco a poco ci si abitua a tutto anche a pagare sei o sette lire un pollo morto di dispia ceri sul fiore dell'età, senza aver potuto crescere, e che, portato in tavola, sembra chiedervi pietà....

Questo del desinare è un problema che diventa ogni giorno più serio, e che ci preoccupa durante qualche ora della gior nata , specie quando giungono cattive notizie sullo stato della cucina, o per meglio dire, delle provviste del nostro trattore. Epperò è sempre con una certa soddisfazione che si assiste dalla banchina allo sbarco di quei disgraziati buoi, piccoli, colla gobba, ma abbastanza ben pasciuti, che parecchie navi recano dalle Indie, e che sono destinati alle sussistenze per la truppa, ed ai macellai di Massaua.

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Alla sera il ritrovo più simpatico e più animato è sempre il Circolo, costruito con una certa eleganza, sull'isolotto del Co mando. Se non altro, siè sicuri di prendere una bibita ghiac ciata in un bicchiere pulito, e di non insudiciarsi , sedendo. I soci borghesi, all'infuori delle autorità, sono pochissimi. Gli uffi ciali , che non hanno i loro accampamenti troppo lontano, sono lì tutte le sere, e nei giorni scorsi, durante l'arrivo delle truppe, era un luogo animatissimo dalla mattina alla sera. Sdraiati colle gambe in su, in certe sedie indiane fatte appunto per questa comodaposizione, si sta lì bevendo, discorrendo, o guardando il cielo e il fumo che s'alza dal sigaro, pensando a un mondo di cose, fino alle undici.

Qualche volta si fa anche della musica, e, senza pregiudizi nè di genere nè di scuola, si passa dalla Forza del destino alla Bella Gigogin, e dall'Idealedel Tosti alla canzone del preive o al Funicoli funicolà.... Gli artisti s' improvvisano. Nei cori si canta senza preoccuparsi dello:stonature... Si è già fatta, e anche da un pezzo, una canzone di Massaua, con laparola máfish per ri tornello. Del resto è un ritornello che si sente tutto il santo giorno senza musica. Questa parola mafish, che è in generale una negazione e vuol dire cento mila cose, ve la sentite ripetere ad ogni istante. Chiedete una cosa che un negoziante non ha più ? Ei vi risponde mafish. Cercate qualcuno? Per dire che non c'è, rispondono mafish. Richiedete il servo di un lavoro che non ha voglia di fare?E quello risponde con la solita parola, che in questo caso equivale molto alnon me fido chiu delle provincie napoletane. Insomma è una specie di cauchemar, di incubo, che vi opprime continuamente, dovunque, in questa vita orientale,

26 MASSAUA II .

insieme a quell'altra parola bacscish (mancia), la prima parola che si sente sempre, tanto in Europa come fuori d'Europa, ap pena si mette il piede in terra mussulmana.

Novembre. Dopo pochi giorni che si è qui, sarebbe ridicolo il voler subito cominciare a far lo sputasentenze, e a discutere sulla questione di Massaua, pretendendo di aver già la solita competenza acqui stata sui luoghi. Confesso quindi candidamente che non faccio della critica,per la semplicissima ragione che non saprei farla. In questa serie di note , trascrivo man mano le mie impres sioni personali su quello che vedo, su quello che accade, senza la più lontana pretesa che coteste impressioni e le opinioni che posso venir formandomi siano le sole vere e giuste. E il campo per le impressioni, malgrado tutto quello cheè già stato scritto intorno a questo paese, mi pare fino ad un certo punto, in un momento come questo, ancora abbastanza vasto. La vita mili tare, in questo ambiente speciale e nuovo, ha anche essa un ca rattere curioso, specialissimo. Ad aver tempo e spazio, ci sarebbe da scrivere un volume solamente sull'aspetto che presenta la diga che unisce l'isolotto del club e del palazzo del Comando al l'isola di Massana, all'ora della passeggiata. Non abbiamo nè la Villa Borghese di Roma, nè i bastioni di Milano, ma non per questo la passeggiata è meno interessante e meno animata in quella mezz' ora che precede il desinare, e che è anche l'ora nella quale i neri ritornano alle loro capanne. La diga non è larga che otto metri, e in quello spazio ristretto è un viavai di ufficiali, di soldati, di marinai delle nostre navi, di neri, alcuni dei quali completamente nudi, di acquaiole che vanno col loro otre (ghirbe) pesante a vendere l'acqua in città. C'è se non altro il vantaggio che non si corre il rischio difarsi schiacciare dalle ruote di un carro o di una vettura. L'avan treno della mitragliera che era a Dogàli, aggiustato alla meglio da due ufficiali che vi attaccano un piccolo asino, è il solo vei colo che si trovi a Massaua. E la prima volta che quel veicolo comparve sulla diga, fu per Massaua un piccolo avvenimento, e non è stata lieve la meraviglia degli indigeni.

Adesso s'incontrano spesso dei sott'ufficiali e dei soldati della regia marina a cavallo. Bisogna proprio dire che anche nelle pic cole cose, si manifesta la tendenza a far sempre quello per cui si sarebbe meno tagliati. Epperò in certi casi pare proprio il mondo alla rovescia. Qui vedo ad ogni momentoil marinaio col cappello a larghe tese, che trotta sulla diga, e il soldato d' ar tiglieria o di cavalleria in una lancia, che voga per andare di qua odi là, da questo a quel bastimento.

A differenza dei soldati inglesi , che trattano con grande disprezzo e una grande durezza gli indigeni nelle loro colonie di questo genere, ai quali non c'èpericolo rivolgano gentilmente la parola, i nostri soldati, di indole mite e buona, se non frater nizzano cogli Arabi, li trattano però con una certa gentilezza, e spesso discorrono con loro , con famigliarità , appena hanno imparato qualche parola. Il che non impedisce che qualche

LA PASSEGGIATA SULLA DIGA 27

volta, si lascino scappare anch'essi un qualche scappellotto o qualche frustata. Non sarà bello nè umano, ma bastastar qui due giorni , per vedere quanta parte bisogna fare alle illusioni, in certe idee teoriche di umanità.

L'Arabo è abituato a ben altro trattamento. Non si ribella. Specialmente quando capisce di aver torto, dopo una frustata data a tempo, vi vuol bene, e ve lo dimostra. Quelli che ne toccano di quando in quando, sono gli ufficiali dei basci-buzuc. È una scena abbastanzacuriosa per noi, vedere uno dei nostri caporali o sergenti destinati all'istruzione di que sta truppa che, a un bel momento, quando vede che non c'è al tro mezzo per farsi capire, lascia andare uno scappaccione all'uffi ciale che sta dinanzi ai suoi soldati , senza che quello scappac cione menomi l'autorità di quest'ultimo od il suoprestigio sugli inferiori.

Sono quasi tutti ainmogliati, e appena finito il servizio, vanno a sparpagliarsi in quelle baracche sudicie, addossate le une alle altre, che una volta tre anni fa, quando non c'erano che tre case in muratura costituivano la città di Massaua. Adesso abbiamo anche qui un piano regolatore, e si parla di sventramento, ma applicato in una forma molto primitiva. Con quelle baracche fatte di legno secco , strette le une alle altre, gli incendi essendo frequenti, il Comando ha decretato che non si possano piùrizzare tali capanne, che ad una certa distanza, fuori del circuito della città. Ecosì, due o tre incendi hanno prov. veduto a ripulire un po' Massaua, e a dotarla di qualche piazza.

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Gli indigeni non hanno nemmeno pensato a protestare. Sarebbe cosa contraria alla loro natura. Eppoi essi sono in generale as sai contenti dell'occupazione italiana, perchè guadagnano quello che non avrebbero mai sognato di ritrarre dal loro lavoro. Con un tallero, una volta, si compravano dieci o dodici galline. Ora costano mezzo tallero, qualche volta un tallero l' una. Un bar caiuolo per andare ad un bastimento e vogare mezz'ora, un'ora sotto il sole, era arcicontento se gli davate quattro soldi: ora prende una lira. Questa gente ha anche pochi bisogni. Con un po'di dura vivono tutto il giorno e non bevono. Solo ora, la civiltà comincia ad introdurre l'ubbriachezza. Ma sono tuttavia assai rari quelli che abusano del vino o dei liquori. Tutto quello che guadagnano, lo spendono in anelli e braccialetti per ador nare le mani e il collo del piede alle loro donne. Il che è como dire che tutto il denaro che si porta qui , finisce nelle tasche dei Baniani o per meglio dire nella borsa che portano con una cucitura d'argento alla vita , poichè non hanno abiti per aver tasche.

Neri anch'essi, ma di colore più chiaro, quasi come il ciocco latte, coi capelli lunghi e col codino un po' alla guisa de'Giap ponesi, son essi che sfruttano coll'usura questa povera gente, come fanno anche i Greci, sebbene si dica che ci vogliono sette Greci per formare un Baniano. Son essi che fanno incetta del l' oro , e che hanno iniziato questa speculazione , per cui la sterlina vale a volte 27 lire. Sicapisce che siano odiati e guar dati con un certo disprezzo, ma ciò non toglie che, spesso, siano

28 MASSAUA II .

d'accordo con qualcuno dei pochi ricchi di Massaua, per sfrut tar meglio le fatiche ed il sudore di questi disgraziati.

Fa un effetto penoso, e ci si abitua a malincuore, il veder lavorare i neri sotto la sferza del sole, senza nulla in testa per riparare il capo. Nutritimale, essi non sono in generale molto forti, e muoiono presto. Gli Arabi non hanno ancora il loro com mendatore Bodio, e la statistica demografica bisogna farla così per induzione. Certo,se si potesse aver quella della mortalità, si vedrebbe che la vita media è brevissima. Colpisce il non ve dere mai dei vecchi, e quei pochi, anzi pochissimi, che s'incon trano coi capelli bianchi, e che sembrano a tutta prima decre piti, non hanno, qualche volta, che un quarant'anni. Il nutri mento scarso e cattivo, l'abuso dei piaceri ai quali sono dediti, accelerano il deperimento della razza. Le malattie del sangue diffusissime, e che non sono curate, fanno il resto.

I pochi rimedi empirici ai quali essi credono, non fanno nulla. Ma si direbbe che non si preoccupano della morte, e allo stesso modo che trasportano le mercanzie e sopportano le più dure fatiche, ripetendo per ore continue, con una cadenza monotona, le solite frasi: Iddio è grande, Iddio è immenso , del pari rasse gnati vedono avvicinarsi la morte. Allah è grande, dicono se ne vanno contenti all'altro mondo.

e

Ci si abitua a tutto, e chi ha vissuto lungamente in questi od in altri paesisimili, finisce col considerare come bestie tutti quei disgraziati. Ma a chi è nuovo a questo spettacolo, riesce impos sibile, si può dire, vincere unprofondo senso di pietà.

Essi non soffrono dei grandi calori tropicali, ma soffrono però nell'inverno. Mentre scrivo, tutto in sudore, ad onta che il termometro segni solo 30gradi, poichè i gradi vogliono dir poco quando vi è scirocco, e l'aria non è ossigenata, sento tossire maledettamente , qui, sotto la mia finestra , due indigeni , i quali stanno per terra ravvoltolati in una coperta, vicino al muro, e che tremano dal freddo.

E vi è ancora della gente che sta assai peggio di questi di sgraziati !

Bisogna vedere come sono trattati quei neri imbarcati sui sambuchi, che vanno alla pesca delle perle, poco lontano di qui. Sono schiavi nel vero senso della parola, e ricevendo dal loro padrone, che è il padrone della barca, appena quel pochissimo che basta a non morir di fame, sono costretti ad un lavoro da bestie. Solo le bastonate vengono loro distribuite in abbondanza.

Gli è suquesti sambuchi che si fa, dicontrabbando, il com mercio degli schiavi; giacchè ad onta della sorveglianza attiva, questo commercio non si crede ancora completamente cessato. Giorni sono, per esempio, il capitano del Poloevera, arrivando, diede la notizia che un sambuco con dei bianchi a bordo era inseguito da unanave da guerra. In poche ore si sparse la no tizia, e si cominciò a dire che erano Russi. In poche ore le otto o dieci persone tante ne può contenere un sambuco erano diventate un centinaio. Ieri mattinasi parlava già di cen tinaia di Russi. Sembra che il comandante Brofferio soffra un po' di queste allucinazioni. Cionullameno fu mandata subito la Ca

I BANIANI E I GRECI . I SAMBUCHI 29

riddi in crociera, e la Cariddi non trovò nessun Russo. Qualche volta anche degli operai bianchi viaggiano mandati di qua e di là, in sambuco.

È escluso che si possa trattare di schiavi. Quanto al catturare i sambuchi che potessero fare ancora questo commercio, è molto difficile, perchè riescono a cacciarsi nelle insenature del mare, dove vi è poco fondo, e dove le navi da guerra non possono inseguirli. Quando sono sorpresi in alto mare , e si vedono perduti, ricorrono a un mezzo molto sem plice per non essere catturati. Mettono un sasso al collo dei poveri schiavi, e giù nell'acqua. Quando la nave li ferma, non vi si trova più nulla.

Nella cronaca di Massaua l'arrivo e la partenza dei vapori è la cosa della quale ci occupiamo di più. Giorni sono, per esempio, quando il Palestina che veniva da Aden entrò in porto verso la una , tutte le lancie disponibili furono prese per andare a ve dere chi fosse arrivato ; tanto più che si era sparsa la voce che con quel vapore dovesse arrivare a Massaua qualcuno in caricato di una missione importante. O'erano a bordo il capi tano Camperio, venuto qui in villeggiatura, e il capitano di ma rina dottor Ragazzi , reduce dallo Scioa ,dove è stato parecchi anni come direttore della stazione di Left Marefià della nostra Società geografica. Si sapeva, perchè pare fosse stato telegrafato qualche giorno prima da Assab, che, avendo lasciato da poco Menelik , aveva avuto da questo una missione per noi. Nella disposizione presente degli animi era bastato questo semplice annunzio, perchè si parlasse addirittura di un'alleanza conclusa col re dello Scioa controil Negus, e già pareva di veder mar ciare questo re con i suoi soldati a fianco dei nostri. Pare invece che non ci sia nulla di tutto questo, e che la missione si riduca alla solita domanda di regali, con le solite protestedi amicizia.

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Per queste lettere Sua Maestà il Re dello Scioa ha adottato una specie di formulario, dal quale non si diparte mai. La poca importanza della missione affidata al dottor Ragazzi, la si può desumere sin d'ora dal fatto che le lettere non sono state aperte qui, come sarebbe accaduto, qualora si fosse trattato di cose di qualche urgenza. Quanto alla condotta di re Menelik nelle at tuali circostanze, non pare vi sia nulla di nuovo. Si sa che egli vagheggia sempre di poter diventare un giorno imperatore; ma si sadel pari,che non ha il coraggio necessario per prendere qualche iniziativa, anche perchè, in una guerra contro il Negus, non è che su una parte del suo esercito che ora potrebbe contare.

L'altro fatto più importante della cronaca di Massaua è stato il processo contro il Sangiak (comandante in capo degli irregolari), che è finito con l'assoluzione dell'imputato, validamente difeso dinanzi al Tribunale militare dal tenente d' artiglieria sig. Les- sona, figlio del noto naturalista, il quale da qualche tempo in qua per la sua coltura e per la facilità dell'eloquio, è sempre scelto come difensore nelle cause di qualche importanza.

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30 MASSAUA II .

Il Sangiak era stato messo in carcere circa sette mesi fa, e quelli cheloavevano veduto allora e lo hanno veduto adesso presentarsi al dibattimento magro , scarno, con le occhiaie in fossate, dicevano che non era più possibile il riconoscerlo, e che certo avrebbe avuto poca vita, anche se fosse stato condannato a qualche anno. Gli umanitari non sono ancora venuti qui a far costruire delle prigioni eleganti, nelle quali ogni recluso abbia una mezza dozzina di campanelli elettrici per domandare il guar diano, il medico, deli'acqua fresca, magari della limonata o altro. Le prigioni di Massaua sono vere prigioni a rigor di termine, ma infine non si può pensare alla costruzione di belle prigioni, quando ci sono ancora dei soldati e della gente onesta alloggiata Dio sa come. Dopo Dogali c'è stato un momento nel quale il numero dei carcerati salì fino a 600, chiusi in uno spazio angusto. Nei mesi dell'estate v'è stato un percento dimortalità altissimo: più di un terzo. Tutto quello che si poteva fare, era didar loro qualche ora d'aria... ed'acqua alla mattina e alla sera. Si facevano uscire in mezzo alle sentinellee, divisi a gruppi, si dava loro la doccia con due grosse pompe da incendio.

Ma credo che non vi sia gente più di questa abituata allo spettacolo della morte. E parlo tanto dei Maomettani come degli Abissini, i quali hanno un cristianesimo a modo loro, nel quale entra sempre un po' di quel fatalismo caratteristico della razza e della religione mussulmana.

È uno spettacolo che ci capita di vedere tutti i giorni, quello del trasporto dei cadaveri.

Mentre si sta lì, in piazza, a prendere il vermuth prima di pranzo, o il caffè dopo colazione, accade spesso di veder passare due o tre funerali, annunziati dal gridìo e dal vociare confuso che fanno le persone cheaccompagnano, saltando e alzando le braccia, il fune bre convoglio. La bara è rappresentata da un angareb qualunque, sul quale, la sera stessa, o poche ore dopo, dormiranno altre per sone. Il cadavere è semplicementeravvolto in un lenzuolo, con la testa nella direzione della marcia. Quelli che accompagnano can tando e urlando la salma, si divertono forse è un atto di pietà a strapparsi dallemani gli uni cogli altri l'angareb mortuario, per cui, spesso, si vede saltare in aria e ballare il cadavere sulla rete elastica dell'angareb, fatta di pelle di capra a strisce.

Il Sangiak questa volta può dire d' averla scampata bella. Però è stato fatto subito per lui un decreto di espulsione, che ha messo nella costernazione una quantità di Greci, che egli ha imbrogliato, e ai quali deve denaro. Mandandolo via, il Governo ha pensato provvidamente a togliergli di dosso la noia dei cre ditori, i quali, in questi giorni, hanno salito e risalito le scale del Tribunale, sperando inutilmente di riavere il proprio denaro dato ad usura, e minacciando una mezza rivoluzione.

Egli ha ben preso gli arretrati del suo stipendio, ma non ha pensato a pagare un soldo, e tuttala soddisfazione che la giu stizia italiana può dare a questi Greci nè c'è da ramma ricarsene - è quella di mettere all'asta, dopo fatto il sequestro, è tutta la roba del Sangiak... una capanna, un angareb sdruscito e quattro stoviglie rotte e affumicate....

PROCESSO DEL SANGIAK . I FUNERALI 31

Gli indigeni , tranne qualche eccezione, non capiscono una casa in muratura; epperò raramente se la procurano , anche quando hanno del denaro. Ad Ahmed Kantibai , il capo degli Habbab che ora è qui, era stato destinato un alloggio in una casa in muratura. Se l'è quasi avuta a male, e dicendo che egli non era un servo, da poterglisi ordinare di andarein un posto piuttosto che in un altro, si è scelta una capanna, dove sta con suo fra tello e col suo seguito, poichè, malgrado ciò, si permette il lusso di un seguito di una diecina d' uomini , che sono per lui come una specie di guardia del corpo.

Come hodetto: è gente che non capisce che cosa sia pulizia, e non distingue una cosa sudicia da una pulita. Può darsi an che che a me sia capitato il servo più zuccone di tutta Massaua, ma è certo che non sono ancora riuscito a fargli capire quando una giacca bianca è da lavarsi. E se gli dico di preparare la biancheria sudicia per il bucato, è capace di accompagnarla con un abito che non è mai stato indossato.

Credo che in cuor loro finiscano per meravigliarsi di noi che abbiamo, dal più al meno, l'abitudine di lavarci e di stare an che qui, per quanto è possibile, un po'puliti, quantunque ci sieno ben poche cose che valgano a scuotere la meraviglia di questi in digeni ! Nemmeno laferrovia pare abbia fatto loro una grande impressione; mentre invece sono capaci di spalancare tanto d'oc chi, e rimaner lì con tanto di bocca aperta per cose da nulla. Giorni sono, per esempio, li ho veduti affollarsie fare delle grandi esclamazioniintorno a un piccolo gruppo di signore, che accom pagnavano dalla chiesa a casa una bambina che aveva fatta la sua prima comunione, e che indossava l'abito ed il velo bianco di circostanza. È stata la prima comunione fatta dopo l'occupazione italiana, e la modesta cerimonia, alla qualehanno assistito quasi tutte le signore della colonia, è riuscita caratteristica nella sua semplicità. Officiava un capellano militare, il quale ha fatto anche il suo bravo discorsetto, breve, ma intonato.

Così pure a questi neri fanno un grande effetto tutte le forme esterne della disciplina militare, il rispetto che si ha per la nostra bandiera, il nostro sentimento d'affezione e di devozione al Re, che essi chiamano il sultano d'Italia.

Nelle ricorrenze patriottiche essi si meravigliano dei nostri entusiasmi, e pur senza prendere materialmente una parte di retta alle feste, le colgono a pretesto per non lavorare, e per oziare dalla mattina alla sera, su e giù per le strade e le viuzze di Massaua , comefanno oggi, per esempio, nel giorno natalizio di S. M. la Regina.

Il genetliacodella Regina, per tradizione, è la festa più im portante a Massaua. Per lo meno, è una di quelle che si fe steggiano con maggiore solennità. Gli anni scorsi, in questa occasione, aveva sempre luogo un grande ricevimento al club degli ufficiali, ricevimento al qualeprendevano parte tutti i notabili dellacolonia e della popolazione indigena. Anzi è pre cisamente il gruppo di questi ultimi , che dava alla festa ilsuo carattere più originale.

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Per gli indigeni di una certa agiatezza, questa, come qualche

32 MASSAUA 11 .

A dorso di cammello.

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altra, è l'occasione per isfoggiare i più ricchi costumi, che, fra parentesi, non sono gran che, all'infuori della varietà dei colori, ma che fanno un certo effetto pel risalto che danno al color nero della pelle. Grande attrattiva per loro è l'acqua ghiacciata delle bibite, e i gelati, al punto chela maggior cortesia che si possa fare ad unArabo, è quella di darglida bere un po' della nostra acqua. Quanto ai gelati, è rimasto tradizionale ientusiasmo di uno dei magnati del paese , che ne prese sette, uno dopo l'al tro, mostrando di gradire molto l'invito fattogli, e senza nem meno sognare che la cosa fosse poco corretta.

Gli anni scorsi questi ricevimenti erano anche il pretesto per fare un po' di musica. Quest'anno, stante il lavoro che c'è al Comando, non v'è stato tempo di pensarci, e la lieta ricorrenza, salutata stamane colle salve d'uso , è solennizzata solamente con un pranzo del Comando al quale sono invitati tutti i ge nerali , e quelle poche autorità che non pranzano abitualmente alla mensa del Comando. Quest'anno fra gli invitati vi è anche il viceconsole francese, signor Mercigny. L'ho veduto e cono sciuto stamane, perchè mi sono trovato al Comando, quando è venuto a fare la sua visita ufficiale al generale di San Marzano, alle otto le visite qui si fanno, come vedete, per tempo in giubba e cravatta bianca. Quell'abito nero così prettamente borghese ed europeo e quella cravatta bianca, destavano una certa curiosità, facevano un curioso effetto in mezzo alle bianche tenute degliufficiali, o nel gruppo di alcuni indigeni, an ch'essi venuti ad ossequiare il generale. Questo viceconsole, che per ora sostituisce quello che si trovava qui all'epoca di Do gali, il quale teneva una politica apertamente ostileverso di noi, aveva cominciato anche lui a seguire la politica del suo prede cessore; ma adesso pare abbia un po' mutato registro, in seguito ad istruzioni ricevute.

Come vi ho detto, tranne i colori vivaci, i costumi degli indigeni o degli alleati non sono ricchi. Debeb, per esempio, ha una tenuta sola. Il suo lusso consiste nel mettersi lo sciamma, un po' più pulito del solito. Gli ho chiesto se si sarebbe lasciato fare il ritratto, che avrei mandato in Italia come una curiosità. I Mussulmani non possono farsi fare la fotografia, ma gli Abis sini non hanno alcun divieto di indole religiosa a questo ri guardo. Infatti era dispostissimo a condiscendere a questo mio desiderio, ma a patto che gli regalassi una bella sciabola, come quella del generale. Anche volendo, dove l'avrei pescata una sciabola dagenerale proprio per lui?

Oltre che a Massaua, il compleanno della Regina si è festeg. giato anche agli accampamenti. A quello dei Cacciatori d'Africa si è organizzata inpoche ore una festa militare con lotteria, e delle corse di asini, che, dando luogo a scene molto comiche, destarono una grande ilarità, e tennero di buon umore i soldati. A tutte le altre mense delle truppe che sono qui di presidio, fatte per battaglione, - oggi vi è pure pranzo conqualche invitato borghese. Grande ventura questa di un invito ad una mensa di ufficiali, in un paese dove il problema del pranzo edella colazione, diventa ogni giorno più di difficile soluzione! Quel ma

31 MASSAUA . IL VICECONSOLE
II .
FRANCESE
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ledetto restaurant Montebello, al quale siamo condannati, per chè gli altri sono anche peggiori,ci assoggetta ad unlento av velenamento. Il solo vantaggio che ci dà,è quello che non si pensa nemmeno a restituire un pranzo, perchè sarebbe certo un modo curioso di mostrare la propria gratitudine a chi vi ha gentilmente invitato, facendolo passare sotto le forche caudine di un cuoco che non ha nulla di sacro.... >

21 novembre .

Tutto andò bene durante la giornata, ma i guai cominciarono per l'appunto all'ora del desinare.

Quelliche col Sirio, col Singapore e conl'Orione sonoarrivati qui, facendo, con una rapidità assai rara, il viaggio da Napoli a Massaua in meno di nove giorni, se da una parte sono stati fortunati nella breve traversata, non lo sono stati davvero nel capitar qui, poche ore prima che scoppiasse il temporale, pro vandocosìsubito, appena arrivati... ledelizie del clima diMas saua. Si era festeggiato tranquillamente, senza troppo sole , il compleanno della Regina. Il cielo coperto aveva assicurato la buona riuscita delle feste militari, organizzate qua e là nei di versi campi, quando verso le sei e mezzo, l'ora nella quale tutti gli ufficiali erano alle mense, cominciò la pioggia dirotta con un vento impetuoso, che mandò all'aria ogni cosa, spegnendo tutti i lumi. È difficile indovinare che cosa sia un temporale a Mas saua, farsi un'idea della turbinosa impetuosità del vento, della pioggia torrenziale che cade, e della frequenza dei lampi, in un'atmosfera carica di elettricità. Tanto più che, sebbene la gente pratica del luogo avverta i segni forieri dellatempesta un po' di tempo prima, pur tuttavia questa rovina capita quasi al l'improvviso. In pochi minuti si passa dalla calmaabituale a un vero finimondo. Anche questa volta è accaduto così. Nel porto, le navi ebbero strappati, quasi tutte, i loro ormeggi, e dal vento e dal mare sono state portate le une addosso alle altre. Ad onta di tutte le manovre, non sono riuscite che molto tardi a mettere laprora al vento, in modo da evitare gli urti. Dei vapori, solo l'America è rimasto fermo al suo posto, forse perchè ancorato da maggior tempo, e più fortemente ormeg giato. Fortunatamente, questo vapore che ha la luce elettrica a bordo, ha subito illuminato il porto, e gli altri vapori hanno po tuto manovrare un po' meglio.

Potevanoesserci danni molto maggiori di quelli che in realtà vi furono. Fra un vapore e l'altro è stata schiacciata una grossa imbarcazione di quelleche siadoperano per lo scarico e il ca rico di sussistenze; un dieci o dodici quintali sono andati a fondo. Vicino alla diga è stato sbattuto e sfracellato un sambuco, che aveva a bordo delle provvigioni per Arkiko, ma non in grande quantità. Di grave non c'è stato nulla. Accortisi , dopo l'acca duto, che i numerosi vapori nella insenatura dinanzi a Massaua erano troppo pigiati, d'ordine del comandante locale tre o quat. tro sono andati a gettar ' ancora dall'altra parte dell'isola, in altre insenature.

UN TEMPORALE 35

Anche il pranzo al Comando, verso la fine, è stato interrotto, perchè parecchi generali ed ufficiali superiori hanno chiesto ed ottenuto dal generale comandante di assentarsi per andare ai propri accampamenti, e il comandante dell'America è tornato a bordo della sua nave. Anche in porto, il mare era molto agitato, e col vento impetuoso e l'oscurità perfetta che regnava, prima che si facessela luce elettrica, queste spedizioni non furono compiute senza incidenti. Il colonnelloSizzia, che era colgenerale Baldissera, in un brusco movimento della barca cadde in mare, e fu tirato su dal generale non senza fatica, perchè pareva che da un momento all'altro la barca si capovolgesse. Nemmeno a farlo apposta, proprio quella sera per impacciare di più, stante il pranzo, tutti erano in tenuta, con la sciabola, che abitual mente, qui, non si cinge che in servizio.

Vi lascio considerare quello che è accaduto in Massaua, se persino al Comando, dove la costruzione tanto in muraturache in legno appare più solida, seguirono dei guai. Il pranzo, come ho detto, non potè essere terminato , chè nessuno poteva più star seduto tranquillamente, pensando a quel che forse accadeva nella propria casa , nella baracca 0 nella tenda. A un certo momento, oltre altuono eallo scroscio della pioggia, si sentì un altro rumore fortissimo. Erano qualche centinaio di piatti, bic chieri, un buonterzo del servizio da tavola, per il Comando su periore, che andava in frantumi . Credo che pochi, anzi pochis simi, sieno stati que militari o borghesi che hanno trovato asciutte le loro abitazioni. Nella mia, sebbene sia una baracca di recente costruita, il vento aprì le malferme imposte. Rinunzio a descri vervi il poco lieto spettacolo. Il mio nero mi accolse mettendosi le mani nei capelli per la disperazione, e facendomi credere a. quel modo che fosse accaduto ancora di peggio. Moia, moia (acqua) gridava, disperato, aiutandomi a riparare alla meglio, e imprecando, a quel che capii, ai genii malefici, che avevano ri dotto la casa in così deplorevole condizione.

I temporali come questo di cui parlo, per buona fortuna, non sono molto frequenti sulle coste del Mar Rosso. Però tutti gli anni verso questa stagione ce n'è qualcuno. Se l'acqua passa ed allaga le nostre abitazioni, case o baracche che sieno, figa ratevi che cosa accade nel quartiere indigeno, in quel dedalo di capanne formate con pochi tronchi di acacie, ricoperte di stuoie, nelle quali, in uno spazio di pochi metri quadratiabitano intere famiglie, coll'asino, la capra... e molti altri animali. A volte un colpo di vento ne abbatte in un minuto (in intero quartiere ungruppo cioè di venti, di trenta, cinquanta capanne, i cui abi tatori restano lì, con le loro bestie e i bambini , che non trat tano molto meglio delle bestie, sotto la pioggia , senza al cuna possibilità di mettersi al riparo. Nelle altre, nelle capanne messe un po' a ridosso dal vento, o costruite un po' meglio, e ri coperte con pelli, non piove a dirotto come fuori: ma l'acqua penetra ugualmente, e in modo che poco dopo il suolo è pure al agato. Gli abitanti se ne stanno lìrassegnati, senza muoversi, coprendosi con tutte le pelli e le stuoie che trovano nella ca panna, senza maledire, senza imprecare, aspettando che il tem

36 MASSAUA 11 .
19 AD NICOLE ards ER
WASAN DIURENON Il porto dopo l'ultimo temporale . Il Gherar visto da Massaua .

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porale cessi. Qualche volta aspettano a quel modo per qual che ora. Alcuni, i più paurosi e i più superstiziosi, pregano. E la loro preghiera consiste nel ripetere all'infinito una frase di due o tre parole, con una cadenza monotona. Generalmente è una lode a Dio. Dio è grande, Dio è immenso, Dio è potente... E sembra che il ripetere centinaia e centinaia di volte una di queste frasi, mentre il temporale vieppiù infuria e distrugge la loro casa, sia per essi un grande conforto....

I marinai chiamo così quelli che stanno sui sambuchi, quan. tunque non esistano in certo qual modo come classe, poichè tutti passano, con una certa indifferenza, dal fare i facchini al l'equipaggio di un sambuco o viceversa sembrano essere anche qui i più superstiziosi. Passando sulla diga che unisce Massaua a Taulud e all' isolotto del Comando, dove sono disposti in fila, gli uni vicini agli altri, forse una cinquantina di sambuchi, i fre quenti lampi facevano vedere a intervalli una scena fantastica, strana, una fantasmagoria macabra, alla quale non mancavano nè canti nè le grida. Quasi completamente ignudi, nel fondo della loro barca- i sambuchi non hanno tolda tutti quei neri, con lo sguardo rivolto alla Mecca, stavano pregando e ripetendo i soliti attributi di Dio , alzando la voce quanto più forte era il rumore della pioggia e del vento che fischiava tra le malferme antenne. Alcuni spingono il loro fanatismo sino a salire sulla diga, dove, stante l' impeto del vento, c'è da essere facil mente gettatia terra, per mettersi dinanzi alla propria barca, e pregare sotto la pioggia dirotta; forse pensando in pari tempo a quel paradiso che il profeta ha loro promesso.... Quelli che non pregavano certo inquel momento, ma che in vece accendevano moccoli a tutti i Santi del calendario, erano i soldati, e più degli altri, quelli appena arrivati, che stavano sotto tende piantate da poco. Nondico però chestessero molto meglio quelli che abitavano nelle baracche, delle quali alcune sono state completamente scoperchiate , talchè si videro volare per aria dei pezzi del tetto, delle travi, delle stuoie. Menomale che se non altro hanno resistito le più grandi destinate alla truppa , nelle quali i soldati durante la pioggia sono rimasti per qualche ora ammucchiati in quei punti dove pioveva un po' meno. Che dire poi degli accampamenti? Ivi le tende sono state quasi tutte divelte. Ad Abd-el-kader, delle sessanta tende di un battaglione mi pare il nono ne sono rimaste in piedi otto in tutto. I soldati si sono messi in cinque o sei sotto ciascuna delle tende cadute, tenendole fortemente perchè il vento, anche così, cadute come erano, non le portasse via. A Monkullo, a Otumlo, dov'è la brigata del Corpo speciale, è ac caduto lo stesso. Alla mattina, ufficiali e soldati trovarono al cuni degli oggetti che avevano sotto la tenda, portati via dal vento, alla distanza di quattro o cinquecento metri.

Per l'appunto in quel giorno s'era finito di sbarcare i muli. Spaventati dalla tempesta, si diedero a tirar calci, ruppero quasi tutti le catene o le corde con le quali erano legati, oi grossi picchetti conficcati nel terreno, e scapparono di qua e di là. Alla mattina vagavano per gli accampamenti, e i soldati, prima

38 - MASSAUA II.

ancora di potersi asciugare, dovettero darsi al passatempo poco divertente della caccia ai muli. I muli d'un battaglione erano andati a finire fra le tende di un altro. Ora si sta provvedendo alla equa ripartizione di questi poco nobili animali,perchè qual che battaglione ne ha in più e altri in meno. Sonobestie desti nate ai trasporti. Per ora non fanno nulla tutto il giorno, sic chè sono allegri, con una gran voglia di correre e di tirarcalci, il che dà discretamente da fare agliufficiali ealla truppa che li ha in consegna. Aspettando i cavalli, che debbono venire con la Città di Genova, gli ufficiali di cavalleria, per ora, come dicono essi stessi ridendo, esercitano la nobile mansionedi ufficialimu lattieri, grado che non esisteva ancora nell'organico del nostro esercito.

Del resto intendiamoci un temporale così, non è un di sastro. Non è che un grossodisturbo, quando si ha molta truppa all'aperto. Colsole del mattino i soldati han subito asciugato i loroeffetti, e la loro salute non ne ha sofferto. Sono stato sta mane aicampi di Taulud,di Abd-el-kader e piùin làa Otumlo. La caccia aimuli ha finito col diventare un divertimento ; i soldati quando stavano per prenderne qualcuno, sel lasciavano scappare nuovamente, tanto per fare un po' di chiasso.

Il solo danno di qualche importanza, è quello arrecato alla ferrovia di Moncullo, che in un certo punto corre nel letto di torrente. Sarà però riparato completamente in due o tre giorni.

Dopo la bratta esperienza fatta, i soldati ora sono tutti oc cupati a piantare meglio ipicchetti e ad assicurare meglio le tende. Dove ci sono baracche, si lavora a ricoprirle e a fermar meglio le tavole, colla speranza che in altri casi consimili pos sano offrire maggiore resistenza.

Anch'io scrivo queste poche note interrompendomi spesso, per piantare un chiodo, per assicurar meglio una tavola che fa le veci di un'imposta, e per garantire dalla pioggia avvenire, almeno quel piccolo giaciglio, che mi fa le voci di letto.

Massaua, ai primi di dicembre.

Mentre siamo qui aspettando sempre da un giorno all'altro che avvenga qualche cosa che ci avvii almeno verso una solu zione, non mi sembra del tutto inopportuno il dedicare qualche parola alle condizioni sanitarie o al clima di Massaua, dicendo la verità intera, senza cadere in esagerazioni, come pur troppo si è fatto da qualcuno, o cercar diattenuare come pur sì è fatto da qualche altro. Cosa volete? Io non riesco a capire per chè l'essere un uomo d'ordine come si dice generalmente debba imporre, fra le altre cose , anche quella di fabbri care, a proposito delle condizioni sanitarie delle nostre truppe, certe statistiche cervellotiche , le quali aumentano nell' opi nione pubblica illusioni pericolose. In una visita fatta al ci mitero di Otumlo , ho veduto una lunga fila di piccole croci, che rappresentano i morti nel trimestre d'estate dell'anno scorso. A contare quelle croci, ricordando che la forza era allora di due

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I
>

o tremila uomini, risulta che la mortalità ha avuto in quel pe riodo un per cento molto elevato. E parlo di quel periodo nel quale, secondo le notizie ufficiali, la mortalità era dell'uno e. mezzo per mille....

Credo di essere , su questo punto, la persona meno sospetta di travisare lo statovero delle cose, pel gusto di osteggiare l'Au torità militare o il Governo. Epperò, lasciate da parte tanto lo esagerazioni, quanto le compiacenti attenuazioni,credo che mi glior consiglio sia quello di dire veramente come stanno le cose. Non mi pare infatti patriottico, sebbene ciò si faccia in nome del patriottismo, il dipingere la vita delle nostre truppe come unavita di rose, togliendo ad esse quella parte di me rito che loro spetta nel sopportare con abnegazione le fatiche, i disagi e il cattivo clima.

Anchese le truppe dovesserotornare senza colpo ferire, avreb. bero diritto ugualmente alla riconoscenza del paese, poichè su questa costa, più si va innanzi nella stagione ,più sicombatte contro il clima una lotta che, senza avere le attrattive dell'en tusiasmo, domanda le sue vittime, quanto quella che è rivolta a debellare il nemico colle armi in pugno.

Non per nulla un proverbio arabo dice delle città del Mar Rosso, che Suakim è una galera, Aden una fornace e Massana un inferno. In estate il clima è realmente micidiale, ma anche d'inverno non ischerza, perchè durante ilnovembre e il dicem . bre il termometro ha segnato dai 30 ai 33 gradi. A tutta priina, tale cifra sembra rappresentare quella di una temperatura mite, poichè in estate si oltrepassa anche danoi. Ma non si pensa che quei 30 o 33 gradi con un'aria poco ossigenata e con una grande umidità sono una cosa diversadei 30 o 33° in Italia, e che an che adesso con la temperatura discesa di qualche grado, il sole abbrucia come non se ne ha un'idea da noi, e che,sebbene non frequenti, anche ora vi sono dei casi di colpi di sole, battezzati coi nomi di congestioni cerebrali , di sincopi, o in altro modo dalle statistiche ufficiali....

Anche ora è pericoloso lo stare solo pochi minuti al sole senza l'elmo, e, sebbene non in gran numero, si manifestano le oftalmie ed altre malattie di occhi, per fortuna quasi sempre facilmente guaribili.

Nelle truppe, come in tutta la gente che viene a Massaua, sono assai pochi quelli che non paghino il loro tributo al clima africano, con qualche colica e con qualche giorno di febbre, che naturalmente, secondo il temperamento e la disposizione dell'in dividuo, acquista maggiore o minore sviluppo. In alcuni,questa malattia i medici le han dato il nome di coliche, o febbri di acclimatazione dura sin quindici giorni, mentre altri sela cavano con una febbricciattola di 24 ore. Rarissimi quelli che la passano liscia.

Quandole indisposizioni non assumono caratteregrave, bastano le solite ricette: il chinino per la febbre, o il bismuto con un po' d'oppio per le coliche, poichè, quasi sempre, a queste si ac compagnano dei sintomi di disturbi viscerali, altra malattia molto comune in coloro che hanno passato qualche tempo in Africa.

40 IL CLIMA DI
MASSALA >

La palazzina del comando di Gherar .

Il Gherar .

Da Massaua a Saati .
CO6
BRE E

D'estate il caldo eccessivo e la difficoltà della respirazione pro ducono uno spossamento di forze grandissimo, al quale ben pochi si sottraggono; d'inverno, con la temperatura che abbiamo ora sempre elevata, ma tollerabile, le malattie comuni sono, come ho detto, le febbri, le coliche, le oftalmie, e, nel periodo delle pioggie, stante la grande umidità, anche le malattie agli orecchi. Non si ha un'idea di ciò che sia l'umidità a Massaua. Alla mattina a volte, la giubba di tela che avete lasciata appesa in camera vostra, è bagnata, come se fosse stata immersa nell'acqua. Le febbri hanno carattere miasmatico, e sono comuni su tutta la costa del Mar Rosso. Credo che,fra le altre, una delle cause che le produce sia dovuta alle basse maree, chelasciano scoperti per parecchieore alcuni tratti di mare, dalle cui alghe emanano esalazioni tutt'altro che salutari. Pian piano, con la costruzione di parecchie banchine per il più facile scarico delle merci e per l'abbellimento della città, si è provveduto, nel tempo stesso, al risanamento di Massaua.

Non v'è nemmeno ilrefrigerio di poter prendere un bagno. D'estate, l'acqua è caldissima e il bagno è tutt'altro che un re frigerio. Orache l'acqua sarebbe abbastanza fredda, è sempre un piccolo rischio il prenderlo. L'acqua del Mar Rosso è così satura di sali, che produce facilmente la furoncolosi o lichene tropicale, cioè uno sfogo cutaneo su tutta la superficie del corpo, talvolta così abbondante, da deturpare addirittura, al meno finchè dura. Nei mesi caldi, poco o molto, tutti hanno il lichene, e quei disgraziati, ai quali piglia con maggiore violenza, pur sapendo che nonè una malattia la quale lasci conseguenze, soffrono un vero martirio.

Oltr'a ciò non è da consigliarsi il nuoto in un porto dove pare che i pescicani stieno comein casapropria. Anche giorni sono, ne hanno preso uno a bordo del Mestre, della lunghezza di un paio di metri.

Un'altra malattia che domina moltissimo negli indigeni, e che prende anche parecchi Europei, è la tenia (verme solitario). Pare, dicono i medici, che fra cause a cui è dovuta questa malat tia , vi sia quella dell'acqua cattiva , di cui gli indigeni fauno uso, e la qualità della carne.Da questo il consiglio di non man giare mai carne che non sia ben cotta.

Del resto il regime da tenersi, tanto qui che negli altri paesi del Mar Rosso, èmolto semplice. Bisogna astenersi da qualunque stravizio, da qualunque disordine nel cibo. La maggior parte di quelliche credono di poter fare come se si fosse a casa pro pria, dove tutt'al più si corre il rischio un' indigestione, presto o tardi pagano con una malattia più o meno lunga la loro im prudenza. Appena uno sente un po' di malessere, deve mettersi a dieta e non mangiare che un po' di cibo sano e nutriente, tanto più se gli dura, il che accade di frequente, per qualche settimana, l'inappetenza e la nausea del cibo.

Non è a credere che gli indigeni stieno gran che meglio di noi. Certo, nati qui, o qui cresciuti, vi si acclimano più facil mente degli Europei. Ma ho già detto che la loro mortalità è molto elevata, e se fosse possibile il fare una statistica esatta,

42 MASSALA II .

si vedrebbe come laloro vita media sia molto al disotto, di quella delle nostre contrade.

Stanno, senza soffrire, delle giornate intiere, sotto i raggi co centi del sole, ben inteso senza nulla in testa, anzi senza nem meno il naturale riparo dei capelli, perchè se lifanno radere com pletamente; ma si trovano comunissime fra loro le malattie di petto, e inquesti due o tre mesi, mentre noi si sbuffa dal caldo, le bronchitifanno grandi stragi di questi disgraziati neri, che hanno nell'infanzia uno sviluppo precoce, ma che si arresta assai presto. Ond'è che s'incontrano dei ragazzi di otto o dieci anni svegliati, intelligenti due volte più che non sogliano esserlo alla stessa età i nostri bambini; ma a diciassette,a diciotto anni sono mezzi imbecilliti, e in generale s'arresta in loro contemporanea mente allo sviluppo morale, anche quello fisico. Ci vogliono, come hogià detto, quattro neri per fareil lavoro d'un nostro operaio. Naturalmente, una delle cause di questa grande mortalità è l'assoluta mancanza di cure. Il solo rimedio che essi conoscano, che adoperano, e nel quale hanno una fede cieca è quello del fuoco. Per qualunque male, finiscono per mettere sul petto, o sulla schiena, un mattone rovente, cosicchè, se ne vedonodi quelli col corpo coperto di larghe cicatrici. Sopportano questo rimedio con una certa indifferenza, dappoichè hanno realmente il senso dolorifico assai meno sviluppato; cosa comune atutta la razza nera. I medici possono fare su di loro operazioni di alta chi rurgia,senza bisogno di cloroformizzarli,ed è strano come rie scano bene sui neri delle operazioni pericolosissime, e come guariscano a volte , senza avere nella cura i mille riguardi che reputiamo indispensabili nel nostro paese.

Il medico, che come viaggiatore in Africa ha sempre un punto di vantaggio sugli altri, è diventato anche qui una persona che gode di una specie di venerazione fra gli indigeni. Nei primi tempi avevano una certa diffidenza per imedici e per le medi cine, ma adesso invece, corrono all'ospedale e allafarmacia, e quantunqne, coll'uniforme di qui, il corpo sanitario non abbia altro distintivo che quello della piccolacroce rossa sul berretto e sull'elmo, hanno imparato assai bene a conoscerli, e vanno so. vente a baciare loro la mano quando li incontrano, in segno di rispetto e di riconoscenza.

A Ras Mudur, dove ci sono le baracche dell'ospedale, gli in digeni stanno in corsie completamente separate dagli altri, e in uno speciale riparto vi sono i vaiolosi, con sorveglianti an ch'essi indigeni, affinchè non abbiano assolutamente nessun contatto coi nostri soldati: precauzione lodevole, quantunque il vaiuolo non prenda i bianchi, anche quando, come accade ora ad Assab, lamalattia assume proporzioni e carattere epidemico.

E giacchè ci sono, pur troppo sugli ospedali, sul corpo sani tario e sul servizio farmaceutico avrei da scrivere un volume e non tutto di elogi. Forse, anzi senza forse, gli ufficiali del corpo sanitario, i quali anch'essi danno prova continua di zelo e di attività, non ne hanno colpa , perchè non sono essi che hanno organizzato e disposte le cose come sono , ma è certo deplorevole che con tanto denaro che si spende in Africa, il

IL SERVIZIO SANITARIO 43

Governo , o chi per esso, non abbia pensato, che se vi è una cosa nella quale il risparmio è addirittura colpevole , è quella per l'appunto del servizio sanitario. Si poteva risparmiarela costruzione di qualche baracca, od anche della casina del Co mando del Gherar, dove adesso, per esempio, non c'è nessuno; ma non si sarebbe dovuto lesinare in ciò che riguarda le con dizioni sanitarie delle nostretruppe. E se ora, finalmente, si è cercato di riparare alla meglio , perchè non accada più , come fino a qualche settimana fa, che, quando piove, l'acqua cada sul letto degli ammalati; continua però la cattiva disposizione dei reparti, e l'insufficienza assoluta dei locali, tanto che molti ammalati, i quali dovrebbero passare all'ospedale , rimangono alle infermerie, per cui riesce facile il compilare e anche con una certa parvenza di verità quelle statistiche troppo otti miste alle quali ho già accennato.

Che cosa dovrei dire del servizio farmaceutico ? Non parlo del tempo della prima spedizione, quando la farmacia era in una capanna, laggiù in fondo a Ras Mudur. Ma anche adesso, è col locata in una baracca indecente, esposta al vento, all'acqua ed all'umidità, per cui è impossibile la conservazione dei pochi me dicinali. Ci sono capitato per caso in uno dei giorni scorsi, per accompagnare un amico, il quale aveva urgente bisogno delle solite pillole di bismuto e oppio, o dico la verità, sono ri. masto scandalizzato, pensando che quella baracca indecente, è la sola farmacia di Massaua, e che quei quattro barattoli debbono servire per circa 20 mila persone. In tutto questo la colpa è dell'amministrazione in Italia, poichè,fino adesso, non è ancora stata mandata una quantità di medicinali chiesti d'urgenza quattro mesi fa.

Non vi dico poi la meraviglia mia, e più ancora quella del. l'amico, che aveva bisogno urgente di quelle tali pillole di bi smuto, al sentirsi rispondere dal farmacista, mortificato di usar gli quella sgarbatezza perordine della superiore autorità, che non poteva dar nulla senza la ricetta, e che , anche con la ricetta, quella non era l'ora per la distribuzione delle medicine. La far. macia è alla punta estremadi Massaua; d'estate, quando c'è il sole, ed ora quando piove, vi assicuro che non è un divertimento andare sin laggiù, malfermo in salute, per sentirsi rispondere: questa non è l'ora. In tre anni, non si è pensato a far aprire una farmacia nel centro della città, per i militari e per i borghesi della colonia !

Quella farmacia, nella quale mancano spesso le sostanze me dicinali più elementari e diuso più comune,è unavera indecenza, e, come ripeto,la colpa non è del corpo sanitario, nè del corpo farmaceutico qui. Deve risalire più in alto, dal momento che, per esempio , è avvenuto a me di capitare nella farmacia di bordo della nave, sulla quale sono venuto qui, e di constatare che non v'era nemmeno la decima parte dei medicinali pre scritti, e lapoca roba esistente, già in gran parte inservibile, e con la muffa sui barattoli.

E c'erano seicento persone a bordo!

44 II . - MASSAVA
1

753

19,182

4560

Quadrupedi

Truppa

1800 Cammelli

2275 3 Compagnie del Genio Africa . Orda interna . 6 buluk .

di 50 buluk .

202 1 Compagnia del Corpo speciale Ufficiali. ( circa ) .

Devonsi aggiungere a tali cifre : gli ufficiali del quartiere generale Comandante in capo . Naturalmente questo effettivo non sono comprese le forze della marina .

34 Truppa

Questo quadro è stato pubblicato dal giornale l'Esercito , il solo giornale militare che abbiamo , a cui fu certamente comunicato dal ministero della guerra . In realtàper avere la cifra esatta bisognerebbe ancora fare qualche riduzione , poichè questo quadro rappresenta l ' effettivo se si può dire cosi , a formazione , che non corrisponde esattamente all'effettivo della forza mobilizzata .

Ufficiali

da centim

Ecco la composizione o l'effettivo dei diversi reparti che componevano il corpo di spedizione nel dicembre : 290Ufficiali 599 26Truppa Reparti combattenti . IV Brigata ( Lanza ) Truppa 925 Riepilogando adunque possiamo dire 6 Battaglioni fanteria Africa .Quadrupedi 40 ( escluse le forze di Assab ) : I Brigata ( Corpo speciale Genè ) , 1 Compagnia artiglieria : Batteria Truppe di Sanità . Truppe combattenti . 6 Battaglioni Cacciatori . montata ( da centim . 7 ) . 1 Compagnia di sanità Africa . Ufficiali 1 Batteria da montagna . 22 Battaglioni . 161 1 Compagnia del Corpo speciale .4 Batterie . Ufficiali 161 Truppa 3599 1 Sezione di sanità . 3583 Quadrupedi 2 Halai di 50 buluk di irregolari Truppa 18 Quadrupedi 271 Pezzi ( da centim . 7 ) corrispondenti a 6 Truppa 403 Ufficiali Pezzi ( da centim . 7 ) 6 A disposizione del Comando . Quadrupedi 14,839 Truppa di Sussistenza . II Brigata ( Cagni Quadrupedi 1034 Cavalleria ( 2 squadroni ) 1 Compagnia Africa . Truppe a disposizione . 6 Battaglioni fanteria Africa . Ufficiali 12 i Compagnia sussistenza del Corpo 2 Batterie artiglieria . 1 Battaglione da montagna Africa . Truppa 300 speciale . 4 Compagnie artiglieria Ufficiali 161 .Cavalli 266 1 Plotone sussistenza Africa . 4 Compagnie Genio . Truppa 3583 Artiglieria . Ufficiali 11 2 Compagnie , più sezione di sanità . Quadrupedi 271 Truppa 390 2 Compagnie ed 1 plotone sussi 2 Batterie da 7 centimetri . Pezzi ( da centim 7 . 6 Treno . stenza . 2 Compagnie del Corpo speciale . 2 Compagnie da fortezza . 1 Compagnia del Corpo speciale . III Brigata ( Baldissera !. 3 Compagnio treno ; con Ufficiali Ufficiali 2 Compagnie treno Africa . 124 38 3 Battaglioni bersaglieri Africa . Ufficiali 11 Truppe 3082 Truppa 864 1 Battaglione alpini Africa . Quadrupedi 556 Truppa 200 Quadrupedi 224 1 Battaglione di artiglieria da monPezzi ( da centim . 7 ) . Totale complessivo . 12 Corpo degli Irregolari . tagna Africa . Orda
. 2
a
mobilizzate36 Ufficiali 96 Genio
esterna
Halai composti Bocche
fnoco
.
Ufficiali
Truppa
Quadrupedi
20
Pezzi (
. 7 ) 6
. ?

CAPITOLO III.

La situazione nel dicembre 1887.

La missione Portal. L'Inghilterra e l'Abissinia. L'esito della missione. La guerra in Africa. Incertezze . Un arrivo e un colloquio miste rioso. I tre straccioni al Comando. Una lettera del Negus? - La tema d'un attacco su Arafali. Il prete Agus. - I commenti sui messaggeri re cati a Massaua dalla Cariddi. Spettacolo imponente dell'arrivo dei mille cammelli promessi da Kantibai. Una tribù in viaggio. Ventioredimar cia forzata. Falso allarme. A Emberemi . - I soldati e gli Habbab. L'esercito abissino su due colonne. Ras Alula e Ras Agos.

Massaua, ai primi di dicembre 1897.

Guai se si volesse tener conto e fare un elenco di tutte le notizie che corrono per la città, e che sono ripetute per venti quattr'ore con aria di mistero ! Ogni giorno si sparge la no tizia del solito sambuco con dei Russi a bordo,incontratoinalto mare da un legno da guerra, e quell'altra deisolitiufficiali fran cesi, visti su una nave in rottaper Obok. Una nave da guerra che esca dalporto, come accadde giorni fa per la Città di Genova, la quale andò a Suez a prendere dei cavalli, accredita sempre piùqueste voci, e si può essere certi che l'indomani, o qualche giorno dopo, la notizia viene completata col racconto della cat tura. Quanto agli Abissini, al Negus, a Ras Alula, a sentire certi informatori, essi sarebbero addirittura sotto il tiro dei forti di Moncullo e di Otumlo; mentre anche in questi giorni il colon nello Begni coi suoi basci-buzuk è andato fino a Saati , senza incontrare anima viva.

È facile immaginare come, con questa eccitabilità, e col Co mando, il quale mantiene il più scrupoloso riserbo, a volte si finisca per vedere inventate cose che non hanno il più piccolo fondamento.

Per tutti quelli che passano la loro giornata a discutere al

Caffe Garibaldi, o altrove, sul piano di campagna, è stata una manna piovuta dal cielo, quella missione inglese capitata qui a Massaua diretta in Abissinia, improvvisamente, e della quale finora non si hanno notizie.

Quando i componenti della missione passarono di qui la prima volta, avanti che fossero derubati del loro bagaglio, naturalmente furono interrogati da chi era ansioso di sapere qualche cosa sul loro incarico. Certo, per quanto ufficialmente siasserisca che la missione riguarda solamente le relazioni fra l'Inghilterra e l'A bissinia, si capisce che la missione si occuperà anche delle re lazioni di questo paese con noi. Altrimenti non avrebbe scelto questo momento, nel quale, anche per viaggio, avrà da superare parecchie difficoltàper recarsi dal Negris. Si afferma che, in via confidenziale, essi abbiano dichiarato alComando quali istruzioni e quale scopo avevano, insistendo però nel far notare che nel l'esito della missione loro, avevano tutt'altro che certezza; ma da questo all'aver alcuni avuto fra le mani e letta la lettera autografa della regina Vittoria assai ci corre. Quella stessa loro sicurezza, quella completa fiducia nella loro nazionalità e nel nome inglese, per cui partono senza tanti pre parativi, e ripartono subito dopo una seconda volta, quando è accaduto loro di essere derubati, e di avere uno deiloro morto per insolazione, non puòche denunciarne la serietà.

Adesso, si comincia a discutere sull'esito, e sulla influenza che la loro partenza avrà sui nostri movimenti militari. Non ci muo viamo, dicono alcuni, perchè prima siaspetta di sapere quello che hanno fatto gli Inglesi presso il Re. In ogni modo, anche senza la missione, per qualche settimana non si potrebbe nulla intraprendere, perchè non è ancora arrivata qui tutta la truppa e il materiale da guerra, col quale sideve entrareincampagna.

La verità è che non si sa nulla sulla marcia della missione inglese, e nemmenose e quando sia arrivata all'Asmara, che è a poche giornate di qui, e dove pare sia attualmente il ras Alula.

Del resto qui sul posto è facile spiegarsi, a parte le buone in tenzioni a nostro riguardo, l'interesse chel'Inghilterra porta a tutto ciò che accade nel continente nero, e il desiderio suo di evitare un conflitto, nel quale non vede alcun utile per sè, ma sospetta invece qualche lontano pericolo per la sua influenza. Dio mi guardi dal far concorrenza aquegliscrittori politici, che di quando in quando ammoniscono severamente il principe di Bismarck o lord Salisbury, nellaillusione che questi soccupino di loro; ma non ci vuole grande acume per comprendere che ora gli Stati non fanno professione di politica sentimentale e solo a base di simpatie, nè in Europa nè in Africa, dove si viene e si combatte sopratuttoper interessi materiali, a cui la parola civiltà serve solamente di scusa.

Quando, anni sono, l'Inghilterra era impegnata in Egitto, a Suakim , e temeva anche da un momento all'altro di dover com battere nell Afganistan, si comprende che ciabbia incoraggiato a venire a metterci qui, vicino a lei, ed è probabilealtresì, come si afferma, che fossedisposta a cederci Zeila, che è lo sbocco,

LA MISSIONE PORTAL 47

la via per l'Harrar e lo Scioa, dove pareva spingerci anche quel po' di tradizione che abbiamo nella politica africana, mirando à paesi che pare abbiano maggiori risorse di questo. C'era an che il casus belli dellatrucidazione della spedizione Porro. Non se ne fece nulla. Ora l'Inghilterra ha capito l'importanza di Zeila. Mentre per un momento era sembrato che fino ad un certo punto volesse disinteressarsi di coteste questioni, ora ri comincia ad occuparsene con una certa attività. Questa bene detta Africa è tutta un ginepraio di popoli, di tradizioni ostili, di lotte continue. Tutto si collega. La questione del Sudan è anch'essa in certo modo collegata a tutto ciò che può accadere da questa parte dell'Africa.

In generale, qui non si crede al buon esito della missione e a propositi di pace nel Re Giovanni, la cui autorità diminuirebbe con una cessione di territorio, tanto da rischiare il trono addi. rittura. L'Abissinia non è nelle stesse condizioni che al tempo della campagna inglese, quando il sovrano era odiato, e molte popolazioni gli si erano ribellate. Però qualche guaio interno vi è sempre. C'è una lotta sorda fra il Re e il clero, perchè al clero il Re ha tolto ogni potere, per concentrarlo tutto nelle proprie mani. Quelli chesognano e parlano del sentimento di naziona lità discorrendo di certi popoli, non sanno quello che si dicano. In Abissinia, come in tanti altri paesi, c'è una classe ristretta e favorita che sfrutta le masse. Gli ordinamenti interni hanno un certo carattere di feudalità. Ma il sentimento della nazionalità, è completamente estraneoa tutte le lotte che insanguinarono il paese, dentro e fuori. Il Negus teme ora da una parte i Der visch, e dall'altra non è tranquillo sul conto di Menelik re dello Scioa, che, com'è noto, è un pretendente al trono. Coloro che sonoun po'addentro nella politica di questi popoli africani, che non è davvero regolatadal diritto internazionale, altro che pel nostroministro Ricotti, il quale avrebbe voluto dall' Abis sinia la dichiarazione di guerra, hanno la convinzione che nè ilNegus, nè Ras Alula pensino per ora di venire a tratta tive di pace. Se fosse diversamente, avrebbero cercato di age volare, di abbreviare la strada alla missione inglese, andandole incontro, e di affrettarne poscia il ritorno. Invece , come di cevo più sopra, della missione per ora non si sa nulla. Si du bita anzi che abbia incontrato difficoltà non poche, e che ci voglia del tempo parecchio prima che arrivi dal Re se pur vi arriverà.

> 21

Nessuno, come ripeto, crede qui a un esito favorevole. Pare invece che il governo la pensi diversamente.

In ogni modo si procede nei lavori con una certa alacrità, e si parla di un prossimo trasferimento del quartiere generale, che si porterebbe più innanzi. È certo che per ora, non potrà trasferirsi molto lontano.

48 LA SITUAZIONE NEL DICEMBRE III . -

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all'arsenale

Lo scalo

.

7
if. SUNOS

Massaua , dicembre . ora

Si credeva che tutto potesse essere pronto ai primi di di cembre, e che almeno in questi giorni potessero cominciare le operazioni. Invece non solo le operazioni, quali esse siano, per non cominciano , ma ci vorranno ancora parecchie setti mane prima di intraprendere qualchecosa, a meno che non si vogliaconsiderare come un vero movimento il portare il quar tiere generale come ho sentito dire da Massaua a Mon cullo, per poi aspettare dell'altro. Tanto vale, mi sembra, il ri manere qui, alla base di rifornimento, dove almeno è più fa cile l'andamento di parecchi servizi. Senza essere stati qui sul posto, sia pure per pochi giorni, è assai difficile il formarsi una lontana idea delle difficoltà che presenta una spedizione in que. sti paesi, sia pel terreno così diverso dal nostro, e così poco co nosciuto, poichè le carte, anche migliori, sono di un'esattezza molto dubbia, sia pel rifornimento, e sia infine pel carattere, le abitudini e la tattica del nemico che abbiamo di fronte. Mi spiego benissimo come un ufficiale dello stato maggiore, il quale ha avuto parte importante nell'organizzareil corpodi spedizione, appena sbarcato qui, dopo due giorni, abbia confessato franca mente che nè lui, nè tutti gli altri a Roma, che pur si sono sempre occupati di cose d'Africa, non ne sanno unbel nulla. In duegiorni, non andando più in là di Moncullo, aveva cambiato tutte le sue idee intorno alle cose d'Africa, dal punto di vista militare. Le idee generose di rivincita, di rivendicazione dell'onore militare, per quanto nobili ed elevate, devono cedere il passo ad altre considerazioni, di fronte ad un paese e ad un nemico così diverso da quelli per i quali sono formati i nostri eserciti, e con tro i quali sono preparati a combattere.

Ond è che una volta qui, generali e ufficiali superiori, che forse avevano discusso e preparato il piano di campagna nel ga binetto del Ministero, hanno, come il sopra detto ufficiale di stato maggiore, - certo dovuto modificare completamente le loro idee. Può darsi che m'inganni, ma ho la convinzione che una volta qui, ai piani formulati al Ministero della guerra non si è pensato più che tanto, e che il Comando, imprendendo delle operazioni, si propone un obiettivo più limitato di quello che realmente avrebbe potuto essere in origine. La forza combattente della quale l'Italia dispone qui, lasciando i presidî ai forti ed a Massaua, è di circa 12 mila uomini, ben inteso in questa sta gione, continuando le condizioni di salute attuali della truppa. Ora, con questa forza che si assottiglia andando innanzi, non foss'altro che per mantenere il collegamento colla base di ope razione, non c'è da fare moltocammino, se si vuole che le cose procedano bene, e lasciando, s'intende, da parte l'idea di uncolpo dimano, che non si sa dove possa condurre, e chele condizioni attuali dell'Italia, le ragioni per le quali si è fatta la spedizione, non consigliano. Si fa prestoa dire: se non bastano 12 milauo mini, mandatene deglialtri. Ma il mantenerli? il provvederli d'acqua? In regioni come queste , dove i paesi e le città scom paiono dalla mattina alla sera, dove l'obiettivo della guerra è

50 LA SITUAZIONE NEL DICEMBRE III .
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1

così diverso dal solito, i punti strategici non sono nè le capi. tali, nè le città commercianti, nè le fortezze come in Europa; ma i luoghi dove c'è dell'acqua.

Eppoi anche su questa questione dell'acqua, alcune idee vanno modificate. I luoghi designati dai viaggiatori come provvisti di acqua abbondante, assai raramente potrebbero servire per un corpo d'esercito. Ci sarà abbondanza per una carovana anche numerosissima: ma quando si tratta di dar da bere a 12 mila uomini, ed a cinque o seimila animali assetati, è più che pro babile che l' abbondanza si converta in somma scarsezza. Am messo poi anche che l' acqua sia molta , attesa la natura delle sorgenti, e la conformazione dei pozzi, ci vorrà sempre gran tempo per abbeverare un migliaio di cavalli o animalida soma.

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Se gli Abissini fossero un altro popolo , se sapendo che un esercito marcia per muover loro guerra , gli andassero incon tro a offrirgli battaglia, queste difficoltà per quanto grandi avreb bero minore importanza. Si rimetterebbe ogni cosa alla fortuna dell'arni, sperando propizie le sorti alle nostre. Ma l'esperienza d'altre campagne, e la conoscenza del carattere e del modo di guerreggiare dell'esercito abissino, non lasciano dubbi intorno a questo punto.Non v'è chi creda, che verranno incontro a darci battaglia, ma tutti son d'opinione che difficilmente si faranno tro. vare. Essihanno come potentealleato il tempo, il clima, legrandi difficoltà del terreno,e tutto fa presumere che non scenderanno da quelle posizioni delle quali conoscono l'importanza , ma ivi aspetteranno il nemico, dove hanno un forte vantaggio.

Le quali cose insegnano che da queste parti bisogna far la guerra in un modo tutto diverso, non preoccupandosi del tempo, ma cercando solamente e, sopra ogni cosa, di andare innanzi, sempre sicuri , collegati, e con le comunicazioni facili con la base di approvvigionamento. Nelle imprese coloniali di questo genere, a chi guarda le cose dall'alto e senza preoccupazioni personali, non deve premere di avere la bella battaglia, il bel fatto d'armi, bensì diraggiungere l'obiettivo propostosi, coi mezzi più sicuri e col minor rischio, il che, del resto, dacchè mondo è mondo è lo scopo della guerra. Ora, nelle questioni coloniali, come una volta nelle questioni costituzionali, si fa un grande sciupio del solito esempio dell' Inghilterra. Ma se v'è un caso, nel quale si debba desiderare e sperare di essereun po' meno latini e un po' più inglesi , io credo sia questo. Se l'impresa coloniale siritiene un buon affare, e deve credersi tale dal momento che la si fa, convien rinunziare a mio giudizio al l'idea di fare una campagna di poche settimane, pensando esclu sivamente alla parte militare, se le occasioni e le circostanze non lo consentono. Prefisso lo scopo che si vuol conseguire, è d'uopo non ispaventarsi,se ilraggiungerlo richiede maggiortempo. Certo, tutto ciò non è consentaneo alla natura del soldato, e non di verte molto il dire tutte queste cose a gente che è venuta qui per combattere, e smania di venire alle mani, animata com'è da un nobile sentimento di vendetta. Ma l'uomo di Stato, o il ge nerale, nel quale un paese ripone la sua fiducia, afidandogli si mili imprese, deve saper far tacere gli impulsi personali , di

LA
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QUESTIONE DELL'ACQUA

fronte a così gravi interessi. Il che viene a dire che un generale, il quale riceve un simile mandato , non può andar in cerca di avventure militari, bensì dee proporsi di raggiungere lo scopo prefissosi coi minori sacrifici e colla maggiorsicurezza.

Su questo punto è opinione generaledi tutti gli ufficiali, che il Governo non potevafare scelta migliore di quella del gene rale di San Marzano. Se in guerra la fiducia in chi comanda è un elemento di successo, si può essere certi che questo ele mento non manca nel corpo di spedizione d'Africa. Se è noto che il coraggio personale, del quale gli brillano sul petto le insegne, è una tradizione nella sua famiglia, tutti pur sanno quanto il suo spirito sia calmo, prudente,sereno: conscio della grave respon sabilità che si è assunto, egli non ha bisogno di tentare un colpo purchessia, per guadagnarsi fama di prode soldato. Il suo ca rattere, il suo passato, offrono la più bella garanzia che nel pre parare l'azione egli sarà sempre l'uomo calmo, sereno cui ac cenno, mentre sipuò essere certi che troveremo il soldato va loroso al momento dell'azione.

Ma vi sarà, almeno per ora, un'azione ?

Questo è il grande quesito, al quale per ora mi pare difficile rispondere.

> > ciò ap

La situazione nel dicembre era la più incerta che si potesse immaginare. AMassaua, come ho detto, non si credeva , o ben poco, all'esito della missione inglese, mentre a Roma pare anche dal Libro Verde vi si riponeva qualchesperanza, o almenoilGoverno s'era impegnato adattenderne il ritorno. In ogni modo, a parte anche cotesto impegno, le operazioni mili tari, anche se si fosse voluto intraprenderne, su una scala un po' vasta, nonavrebbero potuto ugualmente incominciare. Mal grado tutti i LibriVerdi pubblicati, difficilmenteriuscirete a con vincervi che quando la spedizione partì da Napoli, essa avesse il modesto compito che poi le fu assegnato dai documenti ufficiali.

Ma questo non è un libro di politica, epperò non mi fermo su questo argomento; ne toccherò più innanzi , verso la fine, dopo che avrò offerto ai lettori con queste lettere, che formano una specie di diario, i dati di fatto.

Gli è per questo che trovano posto qui alcune lettere, le quali, a dir vero, non hanno per ciò che raccontano nessuna impor tanza, perchè i fatti le hanno smentite; ma che possono avere un qualche interesse, per far conoscere quale fosse lo stato de. gli animi a Massaua.

Massaua, dicembre.

Il giorno 2 la Cariddi lasciava il nostro porto. A queste par tenze e ai ritorni delle navi da guerra che sono di stazione nel Mar Rosso, si è abituati; non fanno quindi nessun effetto , pendosi che a turno, e per un periodo diquattro o cinque giorni, tocca a tutte il servizio di crociera. La Cariddi era partita senza che quella partenza suscitasse speciali commenti. Ciò che sor prese, invece, fu il vederla ritornare all'indomani.

sa

52 LA SITUAZIONE NEL DICEMBRE III .

Quel ritorno inaspettato, che passò quasi inosservato nelle ore pomeridiane, alla sera era argomento di tutte le conversazioni, tanto più che si sparse la notizia fosse ritornata improvvisa mente in porto, per recare al Generale comandante in capo let tere del Negus.

Col riserbo tenuto in questi casi dal Comando, non c'era da saper nulla di preciso, epperò tutto si riduceva a dei si dice, a congetture, edanche molto vaghe, ch'io non fo che ripetere a mo' di cronaca.

La Cariddi era dunque partita,come al solito, per il serviziodi crociera, quando alla baia d Anfila trovò tre messaggeri abissini che dissero di avere lettere del Negus per il comandante degli Italiani. Imbarcati prontamente, la Cariddi tornò subito a Mas saua coi tre messi. Avvertito della cosa, il Comando mandò una lancia a prenderli, facendo spargere la voce anche nell' ufficia lità del Comando, che li vide salire le scale del palazzo , che erano tre individui arrestati agli avamposti. Con tutto ciò, nes suno credette che fossero persone arrestate, sopratutto non ve dendole in mezzo ai carabinieri, come si suol fare per tutti quelli che vengono presi agli avamposti. Portavano invece una grossa scatola di legno fasciata con pelli , di quelle nelle quali il Re dell'Etiopia suol mandare le sue lettere, rinchiuse in un secondo tubo di latta o di altro metallo, ravvolto in un cencio rosso. Se fossero realmente persone arrestate, che ragione di farle parlar subito col generale San Marzano ! Invece, appena scesi a terra, con la loro brava cassetta , i messaggeri furono intro dotti dal tenente colonnello capo di stato maggiore nella stanza del generale. Avevano l'aria molto malconcia.Chi sa, poveretti, quante giornate di marcia avevano fatte! Due di loro porta. vano lunga foltissima capigliatura ricciuta, l'altro aveva ca pelli completamente rasi; tutti e tre quasi completamente senza baffi, e con una barbetta corta sul mento. Ben inteso, scalzi, come tutti gli Abissini, indossavano come unico vestimento de gli sciammimolto ampi , ma discretamente logori, e sudici, senza la solita riga rossa.

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Appena entratidal generale, questi mandò a chiamare il signor Rat, interprete del Comando, e dal capo di stato maggioremandò a prendere delle carte topografiche. La conferenza durò circa un'ora, ed è facile immaginare quanti e quali sieno stati i com menti, durante tutto il tempo che durò il colloquio, fatti dagli ufficiali e dalla gente che li aveva veduti entrare. Il comandante della Cariddi, cheli aveva condotti, era lì anche lui, ma muto come un pesce, ad aspettare gli ordini.

Finito ilcolloquio, i tre Abissini uscirono, e sulla stessa lancia della Cariddi, ritornarono a bordo. Il comandante ebbe ordine di non lasciarli comunicare con alcuno. Dopo un po' di tempo il capo di stato maggiore, uscendo dalla stanza delgenerale, andò all'ufficio telegrafico a far trasmettere un lungo dispaccio, senza dubbio per Roma.

E questo è tutto quello che si è veduto, e che si è saputo.

Si può nondimenoimmaginare come la notizia di una lettera del Negus, portata da un suo soldato alla baia d'Anfila, dove

I TRE MESSAGGERI ABISSINI 53

NEL DICEMBRE

sanno benissimo che viè sempre unadelle nostre navi in crociera, abbia dato materia adiscussioni e a supposizioni: e come quella sera, al grande banchetto dato dal Genio, per festeggiare il pa trono dell'arma, si discorresse animatamente, sostenendo gli uni, che quella lettera risultato delle pratiche della missione in glese fosse una domanda di pace, smentendo gli altri che la lettera fosse veramente del Negus, o, in ogni modo, manifestando la convinzione che non potesse contenere nulla di importante.

- Vedremo, si diceva, quello che farà la Cariddi. Se davvero la lettera contiene qualche cosa d'importante, è certo che il Co mando non risponderà definitivamente, senza aver interrogato il Governo, per la qual cosa ci vuol del tempo almeno unamezza giornata.

L'indomani, appena alzati, la prima cosa che si fece fu di guardare se la Cariddi era ancora in porto. Ma la Cariddi, partita allo spuntar del giorno, filava verso est, come fosse di retta sulle coste dell'altra parte del Mar Rosso, evidentemente, avendo l'ordine di non prendere la rotta giusta, si diceva an cora, che in alto mare.

Ma era veramente una lettera del Negus?

Quei tre disgraziati, laceri e malconci, erano veramente sol dati abissini, latori di un messaggio di Sua Maestà Etiopica?

>

É realmente ritornata la Cariddi alla baia d'Anfila , per la sciarli dove li aveva presi ?

Il mistero del quale è stata circondata la venuta di quelle tre persone, oggi stesso non è ancora svelato, almeno a Massaua. Intanto però ha dato luogo a una recrudescenza nelle discus sioni intorno alla missione inglese, della qualenon si parlava più, e sulla probabilità che il Negus possa scendere ad accordi per evitare una guerra, con molto dispiacere, beninteso, degli ufficiali e della truppa,che non vedono l'ora di venire alle mani e di far qualche cosa.

Pur troppo, o forse fortunatamente, in Abissinia non vi sono giornali, edato che un'opinione pubblica vi sia, sarebbe molto difficile coglierne le manifestazioni . Adesso poi, col blocco, e malgrado il servizio degli informatori, non si sa gran che di quello che succede colà, e in ogni modo le notizie degli infor matori per quanto ve ne sia qualcuno di qualche capacità, e che ha reso servigi non indifferenti bisogna inetterle in quarantena. A voltene sballano delle grosse, anche perchèsanno che non si ha il mezzo di controllare la verità di quello che di cono. Costoro, fanno, a loro modo , una questione di coscienza del loro mestiere. Sono pagati per fare questo servizio d'infor mazioni, e hanno paura di essere licenziati, se non raccontano qualche cosa ; raccontano quindi quello che hanno veduto, e quello che non hanno veduto, per gelosia di mestiere fra loro. La fonte migliore delle notizie abissine, dove per lo meno si sa qualche cosa di più, è sulla costa dei Danachili. E quello che si sa da quella fonte, farebbe credere che il Negus non sia punto in un letto di rose , ma si mostri invece assai preoccupato. Non c'è dubbio, gli informatori suoi sono migliori dei nostri. In Abissinia sanno assai più quello che si fa nel nostro campo,

54 III . - LA SITUAZIONE

che non si sappia da noi quello che accade nel proprio. Sanno benissimo quanti bastimenti sono arrivati equanta truppa hanno portato. Enon lo sanno solamente gli Abissini, ma lo sanno anche i Dervisc, che sono i mortali nemici di Re Giovanni. Dalle ultime notizie, sembra che questi aspettino con ansia il momento nel quale l'esercito abissino sia impegnato coll'Italia, per invadere alcune provincie eciò sembra preoccupare il Re, il quale sabenissimo, che in tal caso, giocherebbe una partita decisiva. Non siamo più , è vero, ai tempi di Re Teodoro, col paese in rivoluzione, o pronto a ribellarsi contro un sovrano crudele; ma se non èperenne lo stato di ribellione in quel paese, la rivoluzione è però sempre latente, anche quando c' è un Re come l'attuale, il quale ha saputo concentrare nelle sue mani tutti i poteri, e per ragioni di famiglia e di gratitudine, crede di aver legato a sè i varî re dei suoi Stati. Del malcontento ve n'è sempre, specie nelle popolazioni saccheggiate dal passaggio delle truppe, e se Menelik, d'indole assai timida, si è rassegnato, mal grado le sue pretese alla discendenza di Salomone, a essere tri butario di Re Giovanni, e non oserebbe mai ribellarsi aperta mente, non ispira però nessuna fiducia al Negus, il quale ha la convinzione che prenderebbe le armi contro di lui, appena l'e sercito suo fosse a mal partito.

Difficoltà ne hanno dunque anch'essi e molte. Non ultime, quelle che vengono loro create dal dover stare sulla difesa; poichè se è vero che l'esercito dell'Abissinia si sbanda e si riu nisce con una rapidità straordinaria, non è men vero che gli riesce difficile lostar riunito più di un certo tempo, e che, in ogni modo, distruggendo tutto, e lasciando la desolazione nei luoghi ove passa o si ferma, diminuiscono o vengono esauriti i paesi o le regioni,che possono essere altrettante basi di appro vigionamento.

Che molti paesi sieno esauriti, fino ad un certo punto lo pro verebbe anche il fatto che gliAbissini, a gruppi più o meno nu merosi, di qua e di là, cominciano a fare dellerazzie, anche in località che fino ad ora avevano trascurate, o perchèlontane, o perchè non promettevano loro che uno scarso bottino. Per l'ap punto in questi giornisi teme che scendano adArafali, a por tar via quel po' di bestiame dei poveri indigeni. L'altro ieri si è recato ad Arafali per la solita crociera l'incrociatore Mestre, che, com'è noto, è uno dei bastimenti più piccoli della nostra marina militare. Al comandante, sceso a terra, gl'indigeni hanno dato la notizia cheuna certa quantità di Abissini sono poco distanti, e che si aspettano, da un momento all'altro, la poco gradita sor presa di vederli scender giù a rubar loro ogni cosa. Un arabo loro amico, che è nel campo abissino, e che ha parenti ed amici ad Arafali, li ha avvertiti e consigliati a mettere in salvo quel cheTuttapossono.Arafali consiste in qualche centinaio di capanne, e in quei pochi baraccamenti costruiti dalla nostra truppa, quando, prima del fatto di Dogali, vi si teneva un centinaiodi uomini di guarnigione, e che ora sono occupate dagli indigeni. Quella po vera gente vive nellapiù squallidamiseria,ed ora,con la prospet

L'ESERCITO
55
ABISSINO

tiva di veder capitare da un momento all'altro gli Abissini a saccheggiarli, e dar il fuoco alle loro capanne, nonsa più come difendersi per mancanza di truppe e di un forte. In questo mo mento, nessuno pensa a togliere della forza di qui permandarla ad Arafali, dove senza forte,non sarebbe sicura. E non è possibile nemmeno proteggerli per mare, poichè, stante il basso fondo, an che le navi piccole come il Mestre non si possono avvicinare a terra. E poicontro chi si tira? Il bestiame è al pascolo, al di là di un piccolo rialzo vicino alla spiaggia. Lo sceicco,dando la notizia della temuta aggressione al comandante del Mestre, lo pregò di prendere a bordo, per metterli in salvo, la moglie am inalata e i figli, poichè spesso gli Abissini non si contentano di portar via tutto quello che trovano, e di bruciare il paese, ma oltraggiano e rapiscono anche le donne e i bambini. Il coman dante consentì, e lo sceicco, o capo del paese, che veramente sa rebbe il nipote del vero sceicco, che ora sta qui con noia Mas saua, gli mandò a bordo la moglie posta sull'angareb, dal quale non può muoversi, perchè ha addosso una febbre da cavallo. Musulmana di religione, anche dinanzi al medico che cerca di curarla, e di vincere la forte febbre, non si è scoperta il viso. È rassegnata, sopporta il male con una indifferenza, con uno stoi cismo sorprendente, senza dire una parola, senza muovere un lamento .

Stamaniè arrivato qui il prete Agus, a suo tempo intermedia rio fra il Consolato francese e gli Abissini, e che forse cerche-. rebbe, se potesse, di continuare in quel nobile ufficio. Egli viene ogni mese da Keren a prendere la corrispondenza, che,prima di consegnargliela, è aperta e letta al Comando. Forse in questo il Governo nostro non ha avuto abbastanza fermezza, quando, dichiaratoil blocco, anche la missione francese dovevaesservi soggetta. Dato lo stato di guerra, non vi era nessuna necessità diusare dei riguardi speciali a una missione religiosa, la quale era anche noto si occupa di cose che con la religione non hanno nulla a vedere. Ma l'insistenza del ministro degli esteri della Repubblica di Francia presso il nostro governo, ebbe per risultato questa concessione alla missione, di poter mandare ogni mese a Massaua una carovana per la posta. Il prete Agus,-quando viene, è trattenuto al Comando finchè rimane qui,e poi scortato, perchè nè lui nè qualche altro che lo accompagna possano avere comunicazioni. Tempo fa, però, un ufficiale fu costretto a mandar via,e in modopiuttostovivo,un servitore delconsole francese, che, malgrado il divieto, aveva cercato due o tre volte di avvi cinarsi al prete per parlargli.

8 Dicembre.

Ammesso il fatto di una domanda di pace purchessia, adesso è già aperta la discussione sulle proposte e sulle condizioni della pace. Un bel campo, come vedete, per giuocare a chi le sballa più grosse.

La base di un componimento, si dice, non può essere che la cessione di una certaquantità di territorio. E siccome l'Abis

56 LA SITUAZIONE NEL
III .
DICEMBRE
Da Massaua a Saati ,
ferroviarioMateriale e dei mobilifortini , e distillatore di Massaua .

sinia cederà in ogni modo più volontieri ciò che non fa parte dell Abissinia propriamentedetta, quello che ci toccherebbe sa rebbero i Bogos, con Keren. Realmente, se si dovesse venire ad una cessionedi territorio per parte del Negus, non saprei quale altra località potesse dare, perchè credo che non sapremmo che farcene, di quella specie di zona neutra dove c'è Ailet, che non offre nulla , nemmeno un clima un po' migliore per le nostre truppe.

Siparla anche della soddisfazione morale, che dovrebbe es sere data con la punizione e la destituzione del ras Alula.

Siamo, come ripeto, nel campo delle congetture, epperò ognuno può dire la sua. Anche dato che a degli accordi dipace si ad divenisse, per il momento credo poco che uno dei patti potrebbe essere la punizione del ras Alula. Ma tutto è possibile a questo mondo e in Abissinia più che altrove. In ogni modo, non sa rebbe la prima volta che, da un momento all'altro, il ras predi letto dal Negus perde d'untratto grado e potere, opeggio, dopo accecato, vien confinato sulla cima di un monte. Non è a cre dere che il Negus abbia uno sviscerato amore per questo suo luogotenente. Più forte diventa un ras, e maggiori diventano le preoccupazioni del Negus, il quale sa che la storia dell'Abissi nia non è che un seguito di rivoluzioni provocate da un ras potente più degli altri, per sedere sul trono di Etiopia. Egli non teme ora per sè, ma vede in ras Alula il più forto nemico di suo figlio. Dico questo, non già perchè creda che la punizione di ras Alula possa entrare, dato il caso, negli accordidi pace; ma per dimostrare che non è ras Alula quello che in ogni modo influenzerebbe l'animo del Re , nè la sua sorte ciò che può preoccuparlo.

>

Ben inteso che tutto ciò non ha, per ora almeno, alcuna in fluenza sulle deliberazioni del Comando, poichè per l'appunto domani (9) la brigata comandata dal generale Baldissera, com posta dibersaglieri e di truppe alpine, si porterà a cinque chi lometri al di là di Moncullo. E un primo movimento in avanti, che ha, tra gli altri scopi, anche quello di proteggere la costru zione della ferrovia. Quanto al quartiere generale, non è impro babile che venga presto trasferito : ma forse quando la brigata, che è in certoqual modo di avanguardia, facesse un altro mo vimento allontanandosi ancora di più da Massaua.

Dicembre.

Lo spettacolo più bello, più caratteristico, più originale ed an che sino a un certo punto grandioso , che abbia veduto dac chè sono a Massaua, è statosenza dubbio l'arrivo dei mille cam melli presi anolo dalKantibai degli Habab. Stante il ritardonel loro arrivo, il Comando aveva mandatoincontro agli Habab l'ex interprete Cesare Hagg, ora agente delle tribù, il quale potrà avere molti difetti, ma è certamente un uomo prezioso per noi, in certe circostanze. Avvertito il generale di San Marzano di questo arrivo, che doveva aver luogo nella mattina di mercoledì, seguito dal capo di stato maggiore, dagli ufficiali d'ordinanza e

58 LA SITUAZIONE NEL DICEMBRE III .

da qualche altro ufficiale, volle andare incontro alla colonna, fino al di là degli avamposti, sulla strada di Emberemi. È impossi bile descrivere l'effetto che faceva, su una grande spianata, in mezzo a colline sabbiose, questa colonna di un migliaio di cam melli, montati ciascuno da un cammelliere, alcuni da intiere fa miglie, vestiti e non vestiti in mille guise. In testa alla lunghissima colonna, della quale, a occhio nudo, non si vedeva la fine, marciavano un centinaio di capi (capi-famiglia), concostumi un po' più ricchi degli altri , facendo un grande sfoggio di co lori e di lunghe capigliature, divise accuratamente, a piccole treccie imburrate, talchè sotto i raggi del sole prendevano il lucido dell'ebano. Davanti a tutti, sulla sua muletta, cavalcava l'agente delle tribù, vestito mezzo alla turca, mezzo all'europea, auche lui con un costume di fantasia, abbastanza originale.

Il momento bello, il colpo d'occhio stupendo è stato quando, avvisati che v'era il generale, tutti i cammelli contemporanea mente furon fatti inginocchiare, e quelli che li montavano sono saltati a terra. Questo saluto è stato fatto colla precisione di un movimento di manovra, eseguito in piazza d'armi dalla truppa.

In Abissinia, come in tutte le popolazioni di queste contrade, l'inferiore riconosce e saluta il superiore, quando lo incontra, mettendo piede a terra, e scendendo sempre dal cavallo, dal mulo o dal cammello.

Anche il generale San Marzano e il suo seguito, che non si attendevano a quello spettacolo, ne rimasero meravigliati. Era realmente una scena da tentare la matita di unpittore.

Tiratosi un po' in disparte, il generale ordinò che la colonna si rimettesse in marcia, per assistere al suo sfilamento. Tutta quella massa giallognola, dall'andatura lenta, i colori strani e svariati delle vesti di tutta quella gente, che era sopra gli animali, sii uno sfondo vasto, con la grande ricchezza di lucedi questeregioni, formavano un quadro che se, realmente, può tentare la mano di un artista, dev'esserneperò assai difficile lariproduzione. Come ritrarre quella pompa di luce che vi abbaglia,l'aspetto grandioso, quasi solenne della natura, e le espressioni di tutte quelle faccie nere, che non traspaiono altro che dalla mobilità degli occhi? Ma se è stato stupendo il colpo d'occhio , non è stato meno interessante il vedere più davvicino, uno per uno, i cammelli con tutta quella gente sopra ; nè meno artistici erano poi tutti quei gruppi di uomini e donne, messi assieme a due o tre su un cammello, coi loro bambini ignudi, messi intorno alla vita, come a cintura, o sulle braccia, e con tutte le loro masserizie, che del resto si riducono a ben poca cosa.

Sebbene intorno a questo non ci fosse nulla di stabilito, le famiglie hanno preferito seguire i loro capi, anzichè rimanere negli Habab, e un po' anche, a quanto mene diceva un parente - credo, fratello del Kantibai,perchè temono, da un momento all'altro, di un risveglio e di un'aggressione dei Madhisti; ma secondo chi conosce le condizioni di questi paesi, tale notizia, almeno per ora, non ha grande fondamento.

Invece dei soli cammellieri, o conduttori, è arrivata così una mezza tribù. Ma non c'è ragione di preoccuparsi di tutta questa

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gente, che non ha bisogni, che trova sempre da vivere, non si sa come, e che non farà certo rincarare il mercato di Massaua.

Il Generale, colsuo seguito, s'è fermato quasi un'ora a veder sfi lare una parte della colonna. Ma ci sarebbe voluto assai mag gior tempo per vederla sfilare tutta. La colonna dei cammelli non era continua; di quando in quando v'erano delle interru zioni, e in mezzo ai cammellimolta gente camminava a piedi, uomini e donne carichi di legna raccolta nella marcia, di stuoie tolte alle capanno abbandonate, e destinate alle nuove che si faranno nei dintorni di Massaua, e insieme colle persone facevan parte della carovana buoi, montoni e asini coicarichi più diversi. I basci-buzuc circa 400 andati a prendere la carovana, per iscortarla, avevano un bel cercare di mettere un po' d' ordine. Riuscivano invece a tenersi poco in ordine essi stessi.

Quando un terzo circa della colonna ebbe sfilato, si fece ri torno a Massaua, dove erano già stati dati gli ordini per divi dere cammelli e cammellieri , e mandarne un po' di qua, un po' di là, ai vari accampamenti.

È facile comprendere con quanto desiderio si aspettasse l'ar rivo della colonna, quando si pensa che, senza questi animali, sarebbe impossibile il muoversi. Acmed Kantibai aveva pro messo di consegnarli alla fine del mese scorso. Al Comando, erano seriamente in pensiero, quando, anche ai primi di dicembre non si vedeva arrivare nulla, e le navi mandate nel canale nord di Massaua, lungo la costa, per saperne qualche cosa, erano ri tornate senza notizie. Il contratto fatto dal Governo col Kanti bai obbligava a consegnare, per ora, mille cammelli, per i quali si era stabilito il pagamento di un tallero al giorno per nolo. Doveva però tenerne pronti altri mille. Alla fine di novembre il Kantibai, che non pare di umore molto bellicoso, scrisse che i mille cammelli erano pronti; ma domandò in pari tempo al gene rale San Marzano un forte corpo di truppaper scortare la ca. rovana,perchè senza difesa difficilmentesarebbe giunta in salvo fino a Massaua, dovendo attraversare la landa deserta del Me dain o Samhar, dove era probabile un attacco e una razzia de gli Abissini. Da Massaua agli Habab, facendo la sola via possi bile, segnata anche sulle carte, e che è quella seguitadalMun zinger nel 1871, cisono, camminando bene, quattro ocinque giorni di marcia. Il Comando, giustamente, non credette di poter avventurare una colonna di soldati. Come ripeto, era una si tuazione molto imbarazzante, stante l'urgenza e l'impossibilità di muoversi senza cammelli. È vero che Acmed Kantibai si era vincolato a consegnarli a Massaua, ma, dati questi pericoli, non c'era da guardar troppo pel sottile. Sia pure che il Kanti bai li facesse marciare verso Massaua a suorischio e pericolo, quando gli Abissini glie li avessero portati via, non sisarebbe potuto procurarsene degli altri, in un tempo breve.

Bisogna dire la verità, la maggior parte del merito nell'aver potutocondurre fin qui sana e salva la carovana, senza aver perduto nemmeno una persona, spetta all' ex interprete signor Cesare Hagg, ora agente delle tribù, contro il quale non si sa

60 LA SITUAZIONE NEL DICEMBRE III .
2

perchè sono state lanciate delle accuse, chesi sarebbero potute risparmiare in questo momento. È inutile. Non c'è italiano che, date certe circostanze, in questi paesi, possarendere i servigi che possono rendere uomini del genere dell'Hagg.

Sicapisce che dal più al meno sieno degli avventurieri ; ma sono avventurieri cheservono e il più intelligente dei nostri uf

Acmed Hassan Kantibai, capo supremo della tribù degli Habab.

ficiali o dei nostri diplomaticinon può fare quello che qualcuno di loro fa, se si sanno pagar bene.

Vorrei sapere chi di noi avrebbe potuto rispondere, come ha fatto lui, algenerale San Marzano, che gli parlava di questa que stione dei cammelli: Bene! ci vado io a vedere se posso far venire la carovana, e sarà quel che sarà. - E ci è riuscito. Son serviziquesti che non possono mai pagarsi abbastanza; ed è bene di aver sempre sottomano qualcuno,a cui si possano affidare di queste imprese arrischiate, espesso di riuscita molto dubbia senza molto preoccuparsi delle loro persone.

L'AGENTE
61
DELLE TRIBÙ

Ha domandato una scorta di 300 uomini. Il Generale gli ha dato 400 basci-buzuc, e coi suoi quattrocento uomini, per la via di Emberemi,senza por tempo in mezzo, è partito subito per il paese degli Habab. I soldati si sono fermati al pozzo Kastai a due giornate dagli Habab, e a qualche chilometro dalmare, dove alla meglio, han cercato di fare qualche fortificazione per di fendersi da un attacco possibile mentre l'agente delle tribù, sul cammello, solo, con un servo, andò per Kantibai.

I cammelli erano realmente pronti:mail Kantibai pare che non ne volesse sapere di condurli lui, e nemmeno volle prendere il comando della carovana suo fratello, che ha una certa fama di buon soldato, ela cui presenza avrebbe, se non altro, giovato a togliere unpo' di paura a tutta la gente, che dovevavenire qui coicammelli.Anche lui, assieme al Kantibai , se ne partì per Mas saua per la via di mare, a bordo di una nostra nave.

Nel deserto del Samhar gli Abissini non si occupano di ra pine; ma ad un terzo di strada circa, fra il posto di partenza dove si è formata la carovana, ed Emberemi, vi sono le saline di Malaha, dove gli Abissini vanno spesso a prendereil sale, e a depredare le carovane che trovano in marcia. Gli Habab della carovana sono partiti colla quasi certezza di essere attaccati.

Per quanto i quattrocento basci-buzuc di scorta avessero preso delle precauzioni, marciando con un'avanguardia, una re troguardia e dei fiancheggiatori, se avessero passato quel punto di giorno , difficilmente avrebbero evitato un' aggressione. Ep però, ad onta che la carovana fosse stanca , assetata , non si fermò nemmeno al pozzo Kaftai, e fece circa 20 ore di marcia forzata. L'altro punto pericoloso, era a poca distanza da ras Turrik. Senza aggredire , dopo una di quelle marcie , sarebbe bastato che gli Abissini occupassero i pozzi, perchè la carovana fosse ridotta a mal partito, anche senza combattere. Ci fu real mente un momento di allarme, dato da un colpo di fucile par tito improvvisamente a un basci-buzue che era coll'avanguardia. Certe di vedersi piombare addosso da un momento all'altro gli Abissini, le donne si misero a gridare come anime disperate. E fu necessario spianare contro la carovana i fucili , minacciando di tirare, se non smettevano di accrescere il panico e la confu sione. I soldati si disposero in ordine di combattimento un po' sulla strada, e un po' di fianco, sul ciglio di una collina verso ovest. Fortunatamente, dopo una mezz'ora, tanto ci volle ! si seppe d'onde era partito l'allarme, e la carovana potè rimet tersi in cammino.

Giunta ad Emberemi, dopo quattro giorni di marcia forzata, poteva considerarsi al sicuro.

Il plotone di cavalleria col capitano dello squadrone, il quale comandava lascorta che precedeva il generale di San Marzano, andato ad assistere all'arrivo della colonna, incontrò la carovana ad un terzo di strada circa da Otumlo a Emberemi, e fatto dietro frontprecedette la carovana, camminando a distanza di un centinaio di passi, fino a Otumlo.

Ora, i cammelli sono divisi nei vari accampamenti, e intorno ai cammelli le famiglie degli Habab, che sono venute con la ca

62 LA SITUAZIONE KEL
III .

rovana, hanno improvvisato dei piccoli gruppidi capanne, molto primitive, in mezzo alle baracche e alle tende dei soldati, che si aggirano curiosi intorno a quella gente, tentando inutilmente di capire una sola parola di quello che dicono , e regalando loro qualche pezzo di pane, che essi mangiano con avidità, mentre assieme ai soldati a cid destinati, provano i basti, e caricano e scaricano, come per esercitazione, i loro animali. Questo arrivo dei cammelli è stato accolto dalla truppa con soddisfazione, come un sintomo che qualche cosa si farebbe per davvero. Però, nel tempo stesso, rincresce che sieno solo mille cioè un numero che non basta e che il Comando non ne provveda altri, ma anzi ritardi la consegna di un altro migliaio, che aveva ordinati ad Aden. Ciò dà a credere che si voglia, prima di sobbarcarsi a nuove spese, aspettare il risultato della missione inglese.

22 dicembre . Intanto, per ora, si seguita a non saperne nulla di questa be nedetta missione, e tanto meno delle intenzioni dell Abissinia e del suo Re. Da una settimana all'altra, le cose cambiano comple tamente: e, pur troppo, non cambiano una sola volta, ma due o tre. Un giorno si dàper sicura la pace, e sulla scorta di qualche giornale del Cairo o di Alessandria , che pubblica le notizie molto prima che noi diqua si possano mandare, se ne fissano addirittura le condizioni. Il giorno dopo, della pacenon si parla più, e si afferma invece che il tal giorno, all'ora tale, partiranno le tali truppe, per la tale direzione. Guai se si dovesse correre al telegrafo tutte le volte che una notizia si sparge in città, o che magari vi è stata confermata da qualcuno che è addentro nelle segrete cose! La verità è, che i soli che potrebbero dirne qualchecosa, il generale di San Marzano e il suo capo diStato Maggiore, sono muti come pesci. Quello che si sa è che lunedì sono stati portati ancora un po' innanzi gliavamposti, sicchè ora abbiamo i piccoliposti al di qua di Dogàli. Si muoveranno pre sto per andare più innanzi, questi battaglioni della brigata Bal dissera? A giudicare dal lavoro di preparazione attivo che si fa a Massaua, parrebbe di sì. Da lontano, probabilmente si trove ranno questi preparativi un po' troppo lunghi: ma a chi non è sulposto,non che difficile, è impossibile formarsi una idea delle difficoltà chesi incontrano, a mettere in morimento un corpodi truppe di parecchie migliaia di uomini. E a questo proposito non è male ricordare che anche gl'Inglesi, per la loro spedizione, hanno speso quasi dueanni in preparativi.La truppa,diper sè, rappresenta la difficoltà minore; ciò che dà più da fare sono i molteplici servizi, che debbono accompagnare questa truppa, e i ritardi inevitabili nell'arrivo di molte cose.

Quei benedetti cammelli, dei quali si è tanto parlato, ora solo sono arrivati, ma in numero minore di quello che si credeva.

Così, non in ritardo ma incompleti, sono arrivati quei fortini metallici, mobili, costruiti nell'officina di Terni. Pare che, mentre la consegna è stata fatta esattamente dall'armeria, a Napoli dove

UNA
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TRIBÙ IN VIAGGIO

sono rimasti qualche tempo, sieno state smarrite deile chiavarde necessarie, credo anzi indispensabili per metterli in opera. È stata altresì ritardata la consegna del parco aerostatico, senza che nessuno ne abbia colpa, perchè dipendente dalla casa in glese, la quale doveva provvedere il materiale. Si aspettava ogni cosa l'altro giorno col Palestina, che ha recato la posta da Aden, e sul quale era imbarcato un ufficiale del genio, per ri cevere questo materiale, e invece il Palestina è arrivato senza nulla a bordo. Mancano i materiali del parco, mentre sono già qui i tubi contenenti il gas idrogeno compresso, destinato al gon fiamento degli aerostati, e che sono preparati a Napoli. Sem brerà strano, a questo proposito, che si faccia venire il gas idrogeno da così lontano, mentre non v'è gas del quale sia così facile come per questo la produzione. In teoria sta benissimo; ma in pratica, a parte il fatto che per produrne una grande quantità non bastano le solite fiale di Wolf dei laboratori, ci vogliono apparecchi molto grandi e di difficile trazione, c'è pure l'inconveniente grandissimo che, prodotto con acqua mal distillata, e con acido solforico del commercio, si sviluppino,as sieme all'idrogeno, altri gas che corrodono e deteriorano rapida. mente l'aerostato.

Al parco aerostierisaranno addetti circa 50 uomini; e ventina di muli..., se basteranno.

una

Qualche decina di altri cammelli è stata ordinata ad Aden. Un certo numero dei cammelli sarà destinato al trasporto del l'acqua, perchè quello dell'acqua, se è un grande problema per carovane che viaggiano, composte di poche persone, lo è maggior mente per un grossocorpo di truppe. A questo propositoè stata fortunata la brigata Baldissera, quella che è ora la più innanzi in avamposti. Facendo scavare deipozzi, ha trovato,a poca pro fondità, dell'acqua discreta, potabile, e in una certaquantità. Naturalmente non ce n'è da sprecare,ma è in quantità suffi ciente se non per sopperire a tutti i bisogni della truppa, al. meno a una buona parte di essi. I pozzi scavati fino ad ora, credo sieno dodici, ma però non è detto che non se ne possano scavare altri, con uguale risultato. Nel campo di queste truppe si è adottato un po' il sistema abissino. V'è un servizio speciale di ispezione e di sentinelle a ciascun pozzo , per sorvegliare e regolare l'impiego dell'acqua, che diventa sempre più preziosa, man mano che vi allontanate da Massaua.

Durante questi giorni c'è stato un continuo andirivieni delle navi da guerra, che sono qui di stazione. Prima il Mestre e la Cariddi han dovuto cercar di proteggere alla meglio la gente d'Arafali, che temeva da un momento all'altro di essere depre. data dagli Abissini, poi han dovuto andare a prendere Kantibai e a cercare notizie dei cammelli cheviaggiavano lungo la costa. Se è faticosa la vita degli ufficiali di terra, non è certo un di vertimento, quella degli ufficiali di marina, di stazione nel Mar Rosso.

Ad Arafali, la temuta razzia non ebbe luogo, perchè gli indi geni fecero in tempo a porre in salvo il loro bestiame verso

64 LA SITUAZIONE NEL DICEMBRE III .
7

Arkiko. Se gli A. bissini saranno sce si in questi giorni, non avranno tro vato nulla. A quel che sem bra,si vede che gli Abissini hanno di viso il loro eserci to , o che per lo meno hanno man. dato anche a sud di Massaua una certa forza, per di fendere la strada percorsa dalla spe dizione inglese.Il forte, il grosso del l'esercito loro, se condo le ultime no tizie, sarebbe centratosull'Asmacon . ra , con un' avan guardia diquattro o cinquemilauomi ni ad Ailet, dove del resto, anchein tempi normali, ras Alula ha sempre mantenuto un.cer. to numero di sol. dati, come piccolo corpo avanzato per la difesa di Ghinda e di Asmara. La qual cosa accenne rebbe all'intenzio ne di difendere an che quelle posizio ni , mentre si cre deva fino a tempo fa che, seguendola loro tattica, gli A bissinisisarebbero ritiratinell'interno, aspettando, e sapendobenissimo le difficoltàchenoi in contriamo manma no che ci allonta niamo dalla base di operazione. Se

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Il campo dei Cacciatori d'Africa sotto il forte EmanueleVittorio . Da Massaua a Saati

Così è realmente , non si potrebbe desiderare di meglio. È evi dente che noi ci troveremo in migliori condizioni in un combat timento, quanto meno saremo lontani da Massaua.

Per ciò che riguarda la dislocazione, le intenzioni e i comandi dell'esercito abissino, sono corse in questi giorni molte notizie : e ciò che darebbeloro un certo peso, è il fatto che esse sono meno contradditorie che non sieno in generale le notizie di que. sto genere a parte, ben inteso, la questione del loro numero, sul quale non sono mai d'accordo le informazioni, come , del re sono mai riusciti a mettersi d'accordo i viaggiatori, chevisitando l'Abissinia contemporaneamente, hannovoluto fare questo cómputo. E peggio ancora se si vuol fare l'altro cóm puto certamente ancor più importante degli armati di fu cile. Prendendo un termine medio sulle informazioni, sembre rebbe che la forza attuale dell'esercito abissino, sia di circa ot tanta o centomila uomini.

sto , non

La notizia che arreca una certa maraviglia, sarebbe quella che il comando in capo di questo esercito pare affidato, non già a ras Alula,ma a ras Agos. Ras Alula sarebbe in sott'ordine. Agosè ras dell'Aman ed ha la sua residenza a Debra Tabor. E, fra i capi abissini, il più vecchio, e quello che, forse, gode maggior in fluenza sull'animo del re, il qualene ascolta, e spesso nesegue i consigli. È un uomo calmo, prudente e completamente fidato al Negus. So la notizia fosse vera, dovrebbe attribuire a queste doti del suo carattere, e a queste circostanze, l'essere stato pre ferito nell'alto comando a ras Alula, del quale il re pare si fidi meno, e tema l'avventatezza. La barba bianca, e un po' di baffi, danno a ras Agos, per quanto è concesso ad un nero, an certo carattere europeo. Del resto, contrariamente agli uomini della sua razza, egli non ha mai avuto ripugnanza per l'europeo, e si mostrò amico, erese servigialpoveroBianchi, e a quanti viag. giatori, fra cui il cav. Branchi ed il Nerazzini, chiesero il suo ap poggio, ed ebbero bisogno di lui. Per quanto però questa notizia del comando in capo affidato a Agos sia confermata da più parti; pure, anche questa è una voce che va messa in quarantena, perchè sarebbe contrario a tutti gli usi e alle tradizioni abissine, che un ras prenda il co mando delle forze di un altro ras. Non v'è che il Re, il quale, possa assumere questo comando. Può darsi però che senza ramente togliere il comando delle sue forze a ras Alula, il Re gli abbia in certo qual modo messoai fianchi ras Agos,il quale per la sua posizione alla Corte del Negus, e la fiducia che in lui questi ripone, non può fare a meno di esercitare una influenza, sia pure indiretta, sul suo collega.

ve

66 LA SITUAZIONE NEL
III .
DICEMBRE

CAPITOLO IV.

Il ritorno della missione inglese.

Gl'Italiani e gl'Inglesiin Africa. A Suakim . L'amministrazione inglese -Gl'interessi inglesi in Abissinia, di fronte al Sudan. Il fanatismo religioso. - Il maggiore Huntere la spedizione Porro. Le colonie. · L'arrivo della missione il giorno di Natale. Accoglienze poco festose. Il ricevimento dal Negus. L'insuccesso. · I fucili spianati contro Portal. Le notizie recate dalla missione . Movimenti sospesi. Le impazienze in Italia. Le difficoltà di una impresa considerata troppo leggermente. Gli Abissini in marcia. Attaccheranno ? Gl' imbarazzi della situazione. Sulla difesa . - Il nuovo forte Margherita. I cannoni sbarcati e la marina. L'ordine di combattimento per le navi. Servizio di crociera sospeso. Un allarme. Diagnosi mussulmana in considerazione con la nostra politica. Il mahdismo.Massaua, 21 dicembre.

Una settimana fa , pervenne a Massaua la notizia di un nuovo scacco subìto dagli Inglesi a Suakim . I particolari del fatto sono stati conosciuti qui col ritorno del Conte di Cavour, il quale è stato a Suakim , con a bordo un capitano del no stro esercito, delegato dal comando, per fare acquisto di molti oggetti, dei quali pare che gl Inglesi, per il momento almeno, bisogno non abbiano, e vanno disfacendosene. Il Comando ha potuto avere, per questa occasione, a prezzi miti , una grande quantità di attrezzi militari: basti per muli e per cam melli, grandi casse per acqua , e molto legname già preparato per la costruzione di baracche, che, fatto venire a Suakim in altri tempi dagli Inglesi, adesso era là abbandonato. Tutto ciò tenderebbe a far credere, almeno negli indigeni, nei quali questa convinzione ha preso consistenza, che l'Inghilterra possa da un momento all'altro disfarsi anche di Suakim . Oltre a questo, a Suakim c'è anche con quale fondamento non so la convin zioneche, nel caso gl Inglesi abbandonassero quella piazza, l'Italia

sarebbe destinata a succederle. È anzi bastata, giorni sono, la presenza di un ufficiale italiano perchè questa voce pigliasse maggior credito, e tanto il capitano, quanto gli ufficiali, del Conte di Cavour non erano creduti, quando dicevano di non sa. perne assolutamente nulla, e che, per ora almeno, essi erano an dati a Suakim per tutt'altro. Si capisce del resto come gl'indigeni abbiano maggiori simpa tie per noi, che non per gli Inglesi, poichè con gli Italiani o con qualunque altra potenza a Suakim,credono possibile, in un av venire più o meno lontano, una conciliazione, e che si apra nuova mente questo sbocco dei prodotti delSudan,mentre la cosa non è possibile fino a che ci rimangono gli Egiziani-Inglesi o gli Inglesi Egiziani, il che fa lostesso, coiquali c'ètroppo odio, e troppe ra gioni di rancore e di irreconciliabilità. Eppoi, non ultimo coeffi cientedisimpatia, è la nostra tolleranzareligiosa, e il rispetto alle credenze. Tanto vero che, prima del blocco, parecchie carovane del Sudan avevano già cominciato a battere la via di Massaua.

Essi conoscono, tanto i Sudanesi che gli indigeni, quel che noi facciamo a Massaua. Gli Inglesi, sono una rovina finanziaria per l'Egitto , terreno che sfruttano, per dare paghe e soprassoldi enormi ai loro funzionari civili e militari, precludendo a quelli del paese ogni strada. A Suakim la guarnigione è egiziana, ma gli ufficiali sono inglesi; ed accade talora che un tenente a Londra, diventa di colpo maggiore o tenente colonnello in Africa, con forti emolumenti, e con una indennità, oltre lo stipendio, di cinquanta sterline al mese, anche nei gradi meno elevati.

Adesso si sono fortificati in Suakim , che anche con forze grandissime, approvvigionata com'è dalla parte di mare, non è prendibile, pur tenendovi una guarnigione anche non molto forte. Ma sono però sempre in istato di guerra. I Sudanesi vanno quasi sotto i forti a insultare i loro nemici, e, poca o molta, la guarnigione che c'è, deve vegliare per non avere delle brutte sorprese. Qualche cosa accade sempre. Tempo fa, per esempio, sono stati trucidati dai Sudanesi tutti quelli che erano di guardia ad un piccolo fortino avanzato. Avevano imparato che al chi va là, delletruppe anglo-egiziane, si risponde conlaparola friend.,, E con la parola friend si sono avanzati fino alle sentinelle che hanno ucciso, impedendo che fosse dato l'allarme, e entrati di sorpresa nel forte,hanno ammazzato tutti quelli che c'erano. Contuttociò gli Inglesi, specialmente ora, con la costruzione e le fortificazioni per la diga, sono al sicuro da un colpo di mano. Ma non possono uscire. Un paio di settimane fa, hanno tentato inutilmente di fare un colpo su Tokar, che è a una trentina di chilometri a sud-ovest di Suakim, e che, come posizione, ha un'im portanza militare. Non volendo compromettere delle truppe re golari, hanno assoldato degli arabi e degli indigeni, e ne hanno fatto una banda di 600 uomini. Appena fuori di Suakim, una parte è tornata indietro, o per lo meno non ne ha voluto sapere di intraprendere un'azione: gli altri, che si sono spinti innanzi, hanno dovuto combattere coi Sudanesi ed ebbero la peggio, la sciando un discreto numero di morti e di feriti sul terreno del combattimento.

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68 GL'INGLESI
IV .

ET GESTION

I lavori ferroviari a
e
.
Moncullo
Otumlo

Gli stessi funzionari inglesi che sono a Suakim , non si dissi mulano le difficoltà della loro posizione, e non nascondono la opinione loro: quella cioè che l'Inghilterra, a meno di enormi sacrifizi, cui non può sottostare, essendo troppo impegnata nel l'estremo Oriente, e in tutte le parti del mondo, non farà mai nulla in questo paese. Fino ad ora, però , ancorchè lo stato di guerra continuasse, Vera una certa quiete; ma da qualche tempo le cose hanno mutato, e il fermento nelle tribù delSudan accenna a rifarsi vivo. Chissà quello che succede nell'interno! Quel che accade alla costa non potrebbe esserne che il contrac colpo. Il fatto è che sono venute altre notizie, dalle quali pare che gli Inglesi ne abbiano toccate nuovamente, e che la loro posizione , per quanto sicura , fino a che rimangono in Saakim, vada diventando più difficile.

Mancano i particolari su questo secondo scontro e sulla sua importanza: ma la cosa non è posta in dubbio. Quanta e quale influenza tutto, questo possa avere sulla nostra azione o sulla nostra politica in Africa, non è facile stabilire fino ad ora; ma è certo che le nostre relazioni con l'Abissinia danno da pensare agli Inglesi, e che noi non possiamo a meno di tener conto di quello che accade a nord dei nostri possedimenti. In questo con tinente tutte queste questioni sono più strette e collegate fra loro che a tutta prima non sembri , o da lontano si possa im. maginare.

Non c'è ragione di mettere in dubbio l'amicizia dell'Inghilterra per noi; ma sarebbe puerile e ridicolo il credere che davvero l'Inghilterra si pigli per noi tanti grattacapi, e che l'amicizia sua sia completamente disinteressata.Non lo è; e non è un sen timento platonico quello che l'ha spinta afarsi intermediaria fra noi e l'Abissinia, bensì l'interesse grandissimo che essa ha a non correre,prima di tutto, il pericolo di vedere scemata l' in fluenza sua di fronte alla nostra,in quel paese; e in secondo luogo il vantaggiodi conservarsi un'Abissinia amica e non scemata di forze. Per l'Inghilterra, l'Abissinia rappresenta una grande forza contro il maomettanismo; è una barriera contro l'elemento che è all'Inghilterra mortalmente nemico, e del quale teme.

Come dicevo , quello che accade ora nell'interno del Sudan, mancando completamente le comunicazioni, non si sa; ma c'è sempre da temere che da un giorno all'altro, cessata , o fatta tacere per un momento la rivoluzione interna, il fanatismo reli gioso riprenda vigore, e il mahdismo risorga nuovamente mipac cioso. Le difficoltà della lotta contro il fanatismo religioso sono oramai note. Unico argine contro questopericolo in Africa è il solo paese cristiano che vi sia. L'Abissinia serve al giuoco della politica inglese, e hanno origine da ciò le buone relazioni fra il governo di Londra e il Negus, che sono cominciate del resto dal giorno che l'attuale Re Joannes, il quale in fondo non era che un ras bandito, un altro Debeb, fu dagli Inglesi collocato sul trono.

E l'Inghilterra non temesolamente questo risveglio del fana tismo mussulmano per l Africa, dove, a parte la questione del commercio, è fino ad un certo punto contro di esso premunita : ma pensa anche ai suoi possedimenti sull' altra costa del Mar

70 GL'INGLESI
IV .
A SUAKIM

Rosso. Guai il giorno che in quelle regioni scoppiasse la rivolta, e ci fosse un risveglio del fanatismo, a cui si debbono le stragi d'Alessandria, e tutto quello che è accaduto qualche anno fa! Gli Inglesi non hanno mica paura che delle orde di Sudanesi passino da una costa all'altra. Sanno bene che a questo non pensano nemmeno, e che, in ogni modo, bastano due o tre navi in cro ciera per impedirlo; ma basta altresì un fragile sambuco per portare da una costa all'altra il lievito del fanatismo, che in po chi giorni potrebbe far divampare l'incendio. Con questo non voglio dire che non sidebba tener conto del. l'amicizia di quel paese : bensì che non bisogna farsi troppe il lusioni, ma darle quel valore che merita, pensando che potrebbe anche crearci degli imbarazzi; e chi sa che fra questi imba razzi, creati dall'amicizia, non debba andare annoverata, anche quella famosa missione che ha recato al Negus la lettera della regina Vittoria !

Non facciamoci - ripeto troppe illusioni. Che gl'Inglesi ve dano con grande piacere la possibilità di un'espansione del no stro paesein queste regioni, stento a crederlo. Certo, vedono più volentieri noi altri che non iFrancesi, iquali anch'essimiravano a questo scopo. Qui sta il tutto. Il modo comele autorità inglesi di Aden si sono contenute, al tempo e dopo l'eccidio della spe dizione Porro nell Alarrar, non lasciava dubbio sulla linea della loro politica. Il contegno in quella occasione fu tutt'altro che da amici, nè mai s'èmostrato troppo tenero verso di noi quel maggiore Hunter, residente politico ad Aden; nè si può credere cheagisse in non perfetto accordo col suo governo, poichè nella carica cheper molti anni coprì ad Aden ebbe semprela suacom : pleta fiducia, e per questo una autorità molto superiore al suo grado.

Il nostro capitano Antonio Cecchi, che è stato qui due o tre giorni, e che fu nominato console generale ad Aden, è partito per la sua nuova residenza, con una specie di exequatur provvi. sorio in tasca. È certo però che, sebbene non si possa dubitare che egli non sia ufficialmente persona gradita, in realtà non è stata punto gradita la sua nomina, della qualegli Inglesi avreb bero volentieri fatto a meno. Il Cecchi era qui in una posizione ufficiale, epperò inaccessibile alle indiscrezioni, e d'altra parte io non amo molto le interviste: ma pur avendo parlato con lui di tutt'altro che della posizione morale che avrà ad Aden, non credo d'ingannarmi asserendo, che egli non si dissimula le dif ficoltà della sua nuova posizione; inun luogo dove la Francia tiene un console che hal'incarico di metterci sempre i bastoni fra le ruote, e con l'Inghilterra, che anch'essa ci sorveglia, sia pure da amica, eanche da alleata, ma che, comeho detto, non ha punto,visto di buon occhio l'invio ad Aden di un uomo che conosce assai bene queste regioni , e che non pared sposto a re citare la parte dell'ingenuo. Meno male che egli ha la fortuna di non trovar più l Hunter, col quale non sarebbe stata la cosa più facile l'andare d'accordo..

Il che sia detto intendiamoci bene senza esagerare in un altro senso. Non bisogna dimenticare che con tutte le

GLI INTERESSI INGLESI IN ABISSINIA 71

belle parolone di civiltà, di progresso, diredenzione, ecc., ecc., le colonie non rappresentano per gli Stati che un affare, e che, tal quale come accade nelle cose private, le nazionieuropee vanno girando il mondo per fare dei buoni affari. Noi altri siamo tutti qui in questo benedetto Mar Rosso appunto per ciò. Così si cominciasse , anche da noi , col considerare le co lonie dal loro punto di vista pratico, tralasciando di tirar sem pre in campo tutta quella inutile rettorica destinata agli in genui, ma che crea nel paese una corrente di opinione, che non ci dovrebbe essere, È naturale che, essendo qui tutti sulla stessa piazza ch'è invece un mare per fare degli af fari, tutti, pur trattandosi da amici, cerchino di fare i propri interessi.

Nella prima metà di dicembre arrivarono gli ultimi scaglioni di navi, recanti truppa a Massaua. Una volta sbarcato tutto il corpo di spedizione,non siriusciva acapire comemai,alComando, non si affrettassero, il più che era possibile, i preparativi. Non voglio dire che sistesse completamente in ozio;ma perlo meno non v'era quell'attività che lascia capire imminente l'azione. Anche quei benedetti lavori della ferrovia andavano a rilento. A quel punto non fu piùpossibile illudersi. Non conoscevamo ancora i documenti del Libro verde pubblicatidi poi, ma si capì abbastanza chiaramente che non sisarebbe fatto nulla prima del ritorno della missione inglese, poichè lo spostare di un paio di chilometri otre innanzi la linea degli avamposti, non signifi cava che un azione potesse essere imminente. E non avendosi più da unpezzo notizia alcuna di quella missione si credeva che avremmo dovuto aspettare ancora assai tempo prima disaperne qualche cosa. Ma la missione capitò invece di ritorno all'improv viso. Le lettere che seguono contengono qualche inesattezza; parlano in modo vago dell'esito di questa missione. Ma noi a Massaua di questo esito non ne sapevamo nulla, quando, in Ita lia, si doveva già sapere ogni cosa.Dopo l'arrivo del signor Por tal si passarono ancora due o tre giorni nell'incertezza, prima di sapere che cosa fosse accaduto,e che piega diversa stavano per prendere gli avvenimenti.

Massaua, 26 dicembre.

La missione inglese, aspettata da tanto tempo, ci ha serbato la sorpresadi arrivare proprio ilgiorno di Natale, mentre le ul time notizie facevan credere che non potesse essere qui se non verso la metà di gennaio. Gli informatori del Comando, che ne avrebbero segnalato l'arrivo, sono giunti contemporaneamente ad essa. Il Generale è andato incontro ai due ufficiali inglesi fino a Moncullo, e contrariamente a quanto si è detto a Massana, da 24 ore a questa parte, sono rimasti nel forte di Moncullo, dove non hanno ricevuto nessuno : non sono venuti che stasera a far visita al Comando , e immediatamente sono andati a bordo

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IV . -
DELLA MISSIONE INGLESE
Da Massaua a Saati . 10
La baracca per l'impianto della ferrovia Decauville .

del Rapido che parte domattina all'alba per Suez. Ho veduto or ora il Portal e il suo compagno nel salone del Comando, che si congedavano dagli ufficiali dello Stato Maggiore di San Mar zano. Ambedue sono giovani. Il Portal, alto della persona, un po' abbruciato dal sole , veste di bianco, con alti stivaloni. Ha parlato con gli ufficiali e col Generale, col quale ebbe un lungo colloquio, in lingua francese.

I componenti la missione si sono mostrati molto riservati nel parlare di tutto ciò che può riguardare l'esito. Le voci che cor rono in città, e che sono in vario modo commentate, sono state conosciute per mezzo dei servi, più accessibili alle indiscrezioni. Credo che anche il Comando abbia avuto in questo modo le migliori informazioni , perchè fra i servi che li hanno accom pagnati, pare ve ne siano due o tre, che sono ora la migliore fonte di notizie. Uno di questi servi è anzi un graduato dei più svelti e più intelligenti dei nostri irregolari. Le informazioni di questo, come quelle degli altri, sono concordi nel constatare che la missione, anche a parte le traversie, è stata ricevuta molto freddamente. Ha cominciato coll' essere sequestrata per dieci giorni da ras Alula, che non credeva fossero Inglesi, e che ha aperto le lettere cheessi avevano per il Negus; poiquesti li fece girare parecchio prima di lasciarsi trovare, e fua Macalé, non ad Ascianghi, che li ricevette. Quel ricevimento fu impron tato d'una grande diffidenza. Contrariamente alle consuetudini, il Re rimase solo col Portal, e non volle servirsi dell'interprete della missione, ma del suo. In Abissinia certe cose sono sintomi che difficilmenteingannano. In simili casi, il Re suole fare re galo di un cavallo bardato o di altro dono di qualche valore. Quando il Negus non fa questi regali, è segno evidente che la visita e il visitatore non gli sono molto graditi . La missione, come ho detto, ha fatto il viaggio con una grande rapidità.

Da qualche parola sfuggita qua e là, la impressione loro è che gli Abissini non sono punto disposti alla pace, e che anzi, per il momento, la guerra contro l'Italia è popolare in paese. Anche per questo c'è un fatto che, sebbene relativo, ha la sua importanza. Un giovinetto abissino che la missione aveva con sè, e che è naturalizzato inglese, non havoluto saperne di ritor nare, per rimanere là, a prender partealla guerra contro di noi.

Da quel che hanno detto i servi e l'interprete, e da quello che è sfuggito ai due uffiziali, pare che la missione abbia fatto un fiasco completo: scrivo in fretta, molto in fretta, rac cogliendo le voci che corrono al Comando, e anche fra alcuni Inglesi di qui, che hanno avvicinato i loro connazionali. Secondo loro, sembra che il Negus fosse disposto, tempo fa, ad una con ciliazione, ma che ora non può più pensarvi, perchè non può opporsi alla popolazione. Egli avrebbesotto mano un esercito di circa 70,000 uomini , la cui avanguardia sarebbe un corpo di 20,000 uomini comandato dal ras Alula fra l'Asmara e Ghinda. Il Negus ha fatto vedere al Portal la lettera scrittagli da Alula dopo Dogali, nella quale gli dice di aver ucciso 5000 Italiani e 6 generali. Quanto all' armamento essi, sempre secondo queste informazioni, disporrebbero di 50,000 fucili, di cui una parte

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IV .
DELLA

remington, ma molti invece ad avancarica, e anche a pietra. Quanto al re Menelik, le notizie di questa fonte accennerebbero a un mutamento nella sua condotta, conseguenza della sua pu sillanimità, appena s'è veduto messo alle strette dal Re. Epperò pare abbia preso impegno di mandare, non si sa se poco o molto, un contributo di forze di cavalleria all'esercito del Negus.

A parer mio, ci dev'essere dell'esagerato nelle notizie che la missione inglese ha portato a Massaua. Si direbbe che essi ten tino,anche con questi mezzi, di dissuadere l'Italia da una guerra, che è un po' controi loro interessi. Oggi è una giornata di grande pessimismo. Come di consueto, dopo l'esagerazione dei componenti la missione, viene l' esagerazione di tutti quelli che ripetono le cose. Ma sulla gravità della situazione non credo ci sia da farsi delle illusioni. Si dice che il Portal abbia detto al Generale nostro che, senza il doppio almeno della forza, non c'è da sperare di poter far nulla. Come conseguenza di questo si dice ne è sorto subito un altro: quello della domanda di nuove truppe.

La sola notizia che direi buona, perchè, a mio avviso, tanto maggiore sarà il vantaggio dalla parte nostra, quanto più la lotta sarà vicina alla base di operazione, è quella che, contra riamente a tutte le abitudini e tradizioni abissine, il Negus o Ras Alula sieno disposti a prendere l'offensiva, giacchè non pos sono stare troppo tempo sulla difensiva, uniti come sono, scar. seggiando i viveri. Il Portal avrebbe anzi manifestato l'opinione, o meglio la convinzione, che non movendoci noi, ci assaliranno loro, desiderosi come sono di finirla presto , di uscire da uno stato di cose intollerabile per la loro costituzione politica e so ciale. Basterebbe, dicono, e mi pare un po' difficile sieno nel vero - l'occupazione di Saati per deciderli. Come ho detto, prendo notadi tutte queste voci perchè da 24 ore non si parla d'altro, e perchè, fatte le debitededuzioni , mi pare che un certo interesse lo abbiano, se non altro, come sintomi. Al Comando , non hanno lasciato trasmettere i tele grammi, che davano seccamente la notizia del fiasco. Capisco benissimo perchè ciò sia stato impedito, non avendo la missione per noi un carattere ufficiale, e non essendoci state conferenze col Comando che avessero questo carattere. Ufficialmente, per il Comando, essinon erano che dei privati, e non hanno rice vuto gli onori ufficiali che loro sarebbero spettati, se fossero stati investiti di un carattere ufficiale; il che non ha escluso, anzi ha fatto forse raddoppiare al Comando le cortesie verso gli ospiti.

Come si può facilmente immaginare , al telegrafo quei po veri impiegati, da 24 ore, non hanno un minuto di riposo. Hanno cominciato col trasmettere un lungo telegramma in cifra del Portal, e poi è stato un continuo invio di dispacci cifrati fra Roma e Massaua. I giornalisti hanno brontolato un po' perchè non fu loro permesso di telegrafare molto; ma tutto il com plesso delle circostanze giustifica la severità e il riserbo del Comando.

Certo, esagerate o no, le notizie date dalla missione e che

IL RITORNO DELLA MISSIONE INGLESE 75

sono confermate, se non completamente, in buona parte di qua e di là da varie fonti, eserciteranno una qualche influenza sulla nostra azione, quale che debba essere. Pareva stabilito che il San Marzano dovesse assentarsi due o tre giorni per andare ad Arafali e Zala sul Provana, ma adessonon se ne parla più. S'era anche detto non so con quanto fondamento che in questi giorni si dovesse rioccupare Arafali eUa-d. Per conto mio, non credoaffatto aquesta rioccupazione, che non avrebbe unoscopo, e che per ora non si risolverebbe che in uno sperpero di forze. Mandare dellatruppa ad Ua-à,in un posto isolato, non so vedere quale utile potrebbe avere, da compensare il pericolo che ivi correrebbe un reparto, assolutamente isolato, e difficile a soc corrersi, in caso di bisogno.

Forse queste mie note saranno credute da alcuni di una into nazione troppo pessimista. E chissà che realmente, senza avveder mene, non mi lasci trascinare a reagire unpo' contro l'ottimismo, senza dubbio esagerato, eproprio fuordi luogo, col quale si con sidera e si è considerata pur troppo fin qui, dagli uomini al Go. verno in Italia, questa impresa africana, per la quale, secondo alcuni, sembrava bastasse il far della rettorica! Siccome mi im. magino le impazienze proprie del nostro carattere, non credo sia maleinsistere più che si può per farcapire che non si tratta di una facile passeggiata militare, ma diuna guerra, diversa dalle solite, che presenta molte e grandi difficoltà di ogni genere, as saipiù di quello chesi avrebbero inuna guerra europea. Guai se si fosse voluto seguire il sistema dei colpi di mano! Sicuro che, fra le ipotesi, c'era anche quella che tutto andasse bene, e che il colpo riuscisse. Ma non avremmo avuto, e tanto meno lo si avrebbe ora , il cinquanta per cento di probabilità. E nelle attuali condizioni politiche dell'Italia, credo abbia com pletamente ragione un ufficiale superiore, il quale mi diceva che sarebbe un delitto l' iniziare un'azione decisiva senza avere al meno il cinquanta per cento di probabilità nel successo. La parola d'ordine venuta da Roma è, invece, quella di andare in nanzi col calzare di piombo e la grande speranza che si ha è che con la forza che abbiamo ora, tanto meglio se gli Abis sini vengono ad attaccare, perchè ci sarà sempre, dalla parte nostra, tanto maggiore vantaggio , quanto più il combattimento avrà luogo vicino a Massaua.

Massaua, 30 dicembre.

In questi ultimi tre o quattro giorni sono avvenute tante cose, che ildifficilesta nel poter dir tutto, non occupando uno spazio soverchio. Anzichè sviluppare, come si fa sovente, un argomento sulle note che si hanno sott'occhi, mi tocca invece riassumere. Ripiglio in certo qual modo le mosse dalla missione inglese, della quale ho potuto avere ancora qualche notizia dal servo più fedele del signor Portal. I servi in questi paesi, quando ar rivano a un certo grado, sia pure non molto elevato di intelli genza, sono le migliori fonti per notizie.

Rimane più che mai assodato che l'accoglienza che i signori

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iv .
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Lavori di un ridotto per una batteria presso Arkiko .

Portal e Beechs ricevettero dal Negus,è stata freddissima.Come già ho accennato, in Abissinia si procede in certo qual modo per sintomi; mancando ancora in quel paese le note diplomati che... e i giornali ufficiosi. Il fareo no un dono, vuol dire una cosa piuttosto che un'altra, seconda che un capo dà al suo ospite un bue grasso o magro , mostra se gradisce o no la visita, e l'ospite. Così , è un sintomo certo di poco gradimento della vi sita, quando il Re fa aspettare un Europeo , anzichè riceverlo subito. Sua Maestà il Negus ha fatto aspettare gli Inglesi tre giorni, prima di ammetterli alla sua presenza, e il primo colloquio nel quale il signor Portal presentò la lettera della Regina, fu brevissimo. Il Re non diedeloro alcuna risposta e li congedò. Alla mattina , senza nemmeno curarsi degl'Inglesi, si pose in marcia con un certo numero di soldati. E i signori Portal e Beechs, dietro anche loro. Stettero in marcia parecchi giorni, e il Re non rispose nemmeno alle preghiere che gli Inglesi gli fecero rivolgere, perchè desse lorouna risposta, in modo che se ne potessero tornare alla costa. Solo al dodicesimo giorno , ac cordò loroun'udienza, che non fu molto lunga nemmeno quella, e consegnò loro una lettera chiusa per la Regina, con la racco mandazione di non aprirla. Perinise loro di partire , ma invece della scorta, che suole dare sempre anche al più modesto viag giatore, non die'loro che una guida, fissando alla carovana le tappe e i luoghi dove si dovevano fermare.

Alla primatappa, designata dal Re, il signor Portal, che aveva fretta, voleva proseguire il viaggio. Il capo abissino del luogo non voleva acconsentire, e siccome il Portal insisteva , il capo minacciò lui e i suoi compagni, facendo puntare contro di essi i fucili dei suoi soldati. Nonpoterono ripartire che dopo aver ricevuto un altro ordine del Re.

Tutto questo complesso di cose non lascia dubbio sull'insuc cesso della missione; mentre invece, da quel che se ne era po tuto capire, sembrava che l'Inghilterracontasse su un esito favo revole. Le notizie che gl Inglesi recarono sugli armamenti e sulle forze degli Abissini, e sulle loro intenzioni di discendere ad as salirci, ove noi non ci muovessimo, sono sembrate un po'esagerate. Per quanto paresse poco probabile che, per fare il loro giuoco, gli Inglesi inventassero edesagerassero le cose, pure unpo' di sospetto che fosse così, vi fu. Senonchè, proprio nel giornodella loro partenza e all'indomani , le notizie pervenute al Comando dagliinformatori e da parecchie fonti hanno confermato, almeno in parte, quello che avevano detto gli Inglesi.

La guerra contro gli Italiani è popolare, e forse, dicono gli informatori, il Re, che avrebbe voluto la pace, adesso è impo tente a frenare, non lo slancio delle popolazioni che non hanno voce in capitolo , ma quello di parecchi suoi ras, che vogliono la guerra ad ogni costo. Tanto è vero che, mentre pareva non avesse intenzione di muoversi, adesso si è messo personalmente alla testa di una delle due colonne di marcia dell'esercito abis sino. Una è partita da Adua e l'altra da Adigrat. La seconda, colonna, dicesi, è comandata dal figlio del Negus.

L'avanguardia è sempre comandata da ras Alula, che occupa

78 IL SIGNOR PORTAL E IL NEGUS IV .
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le posizioni dell'Asmara spingendofrequenti ricognizioni a Ghinda, e, pare, anche ad Ailet.

Queste notizie del Comando,che confermarono in certo qual modo quelle della missione inglese, hanno determinato da parte nostra un improvviso mutamento di contegno.

Per l'indomani di Natale era già stato dato l'ordine che le truppe avanzassero. Anche la brigata Cagni , che è al Gherar, consegnato il bagaglio, aveva tutto disposto per la partenza : quando ad un tratto l' ordine è stato sospeso, e pare che, ab bandonata per il momento anche l'idea del trasferimento del quartier generale a Moncullo, o al Piano delle Scimmie, per ora almeno, non sipensi ad avanzare. Quello che ilComando abbia telegrafato al Governo non so. Ma, vedendo che il Comando, cosìsevero nel permettere fino a giorni sono la trasmissione di qualunque dispaccio, che accennasse a un prossimo conflitto, ora lascia passare, e anzidà esso stesso le notizie che constatano, se non altro, la gravità della situazione, sorge naturale l'idea, che il governo abbia il desiderio di suscitareuna reazione nel l'opinione pubblica, la quale calmi le impazienze che si sono ma nifestate.

Per una marcia che ci allontani un po' dalla base di operazione, la forza che abbiamo non è sufficiente.

Si può tentarecon qualunque forza un colpo dimano,ma non credo vi sia un Italiano, che nelle attuali condizioni del nostro paese consigli questa condotta. Andando avanti con calma, con cautela; mantenendo il collegamento indispensabile per il rifor nimento ; 8 o 10 mila fucili al più tanti sono, dedotti i servizi ed i presidi - non bastano. E tanto più quando si pensi che più ci allontanassimo , più questa forza scemerebbe e sensibil mente, sia per i presidi che bisognerebbe lasciare pel collega mento, sia per le perdite e gli ammalati, il cuinumero aumen terà. La cifra esatta di questi ultimi è un po' difficile a sapersi e a stabilire, ma già sin d'ora, sebbene con pochi casi gravi, il numero è rilevante ed è tutta gente fuori di combattimento. Questa convinzione dell'insufficienza delle forze attuali, per un'operazione un po'vasta, credo fosse comune al Comando sin dapprincipio, quando non si sapeva ancora che in Abissinia si predica in certo qual modo la guerra santa, e che forze conside revoli sono riunite contro di noi, delle quali fa parte anche un certo numero di cavalli galla, in generale buoni soldati, mandati da quel caro Menelik tanto amico nostro. Del resto anche questo aiuto di Menelik si spiega facilmente. È certo che non lo ha dato con entusiasmo: ma vedendo la nostra inazione e le forze del Negus , che potevano anche rivolgersi contro di lui, si capisce che un uomo come lui, pusillanime, abbia ceduto e mandato al Re il suo tributo d'uomini.

Il corpo che Ras Alula tiene all'Asmara è, si dice, di circa una ventina di mila uomini. In tutti i paesi dove è passato, ha disarmato la gente, per provvedere di armi i propri soldati, e ha devastato quantohapotuto, per avere una riserva di viveri. Dal più al meno, pare abbian fatto e facciano lo stesso anche le altre due colonne, la cui marcia è stata segnalata al nostro Comando.

GLI ABISSINI IX MARCIA 79

Credo peròmolto difficile lo stabilire, anche approssimativamente, il numero dei combattenti veri, sotto gli ordini del Re e del figlio suo, perchè dietro i soldati camminano e marciano, a frotte, le donne, i servi, congli animali e tutte le provviste,che possono portare, ma delle quali, per quanto forti sieno, la maggior parte è o sarà esaurita nella marcia.

I componenti la missione inglese hanno asserito, dopo aver detto che le nostre forze erano insufficienti per marciare contro diloro, che se non ci muoviamo noi, costretti per l'appunto dalla mancanza di viveri e dall'impossibilità di stare uniti pa recchie settimane, scenderanno essi ad attaccare.

Un simile contegnosarebbe realmente contrario a tutte le tra dizionidegli Abissini,chenellaguerrasannoapprofittaredelleforti posizioni che hanno, e delle difficoltà che incontrano man mano che si avanzano i nemici, che vogliono entrare in casa loro: ma è certo che, anche in questo, la notizia data dagl'Inglesi è con fermata dalle informazioni pervenute direttamente al Comando, le quali asseriscono anzi che saranno costretti, assai presto, a scendere,e che l'occupazione di Saati sarà il segnale della lotta.

Se mi domandaste quali sono le intenzioni del Comando, sarei molto imbarazzato a rispondere. In un paesedove la guerra non ha l'obiettivo di prendere una città, perchè le città compaiono e scompaiono; dove non si sa se si incontrerà, o dove si potrà in contrare il nemico, che non è spinto da un sentimento d'onore militare ad affrontare l'avversario, come in una guerra europea, le sorti diuna spedizione e l'azionesua dipendono non tanto da un piano di campagna, sia pure di massima, che è stabilito, quanto dalle eventualità che possono sorgere e da quello che farà il nemico.

Adesso credo che anche il Governo abbia un concetto delle difficoltà e dell'importanza dell'impresa che prima non aveva: ma credo che la frase e la supposizione sono un po' ardite quello che voglia fare, chiaramente e bene, non lo sappia an cora. Capisco che senta tutto il peso di unagraveresponsabilità, e che, poichè si è avuto il torto di dare alla spedizione un ca rattereche non doveva avere, facendone una questione di onore militare, ora si trovi in una condizione delle più imbarazzanti, non avendo il coraggio di imporre al paese nuovi sacrifici di de naro, e sopratutto di uomini,i quali anche con le più grandi vit torie finirebbero per trovarsi, dal più al meno,con un pugno di mosche fra le mani. Nel tempo stesso comprende ora checon la forza che è qui, e con l'azione limitata che si può spiegare, non soddisferà, ma anzi solleverà contro di sè l'opinione pnbblica.

Se la questione dell'onore militare non fosse stata messa in gioco, e non si fosse considerato Dogàli come una grande di sfatta gl'Inglesi che si citano sempre, ne hanno avute ben di peggio nelle Indie adesso si avrebbe una libertà di condotta, che permetterebbe di pensare senza preoccupazioni alla tutela dei nostri interessi, aspettando dal tempo e dalle circostanze oppor tunità migliori.

Si afferma qui che il generale San Marzano abbia chiesto un'altra brigata di rinforzo, e che il Governo gli abbia risposto

80 IL RITORNO DELLA MISSIONE INGLESE IV .
6

Posizione dei pezzi a difesa di Gherar.

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11

picche. Cosa vi sia di vero in questa voce non so; ma è certa mente molto verosimile che, chiedendo o no nuove truppe, il comandante in capo abbia accennato all'insufficienza attuale per un'azione vigorosa, come pare la si aspetti e si speri in Italia, so non dal Governo, dalla popolazione, alla quale non credo possa fare un gran piacere il sapere che si sono sprecati già ora pa recchie decinedi milioni per andare a Saati, o qualche chilo metro più in là.

Per il momento, è certo che tutte le disposizioni date sono per la difesa, una difesa non passiva. Per ora non si parla certo di marcia offensiva. E, come ho detto , il mutamento è avvenuto proprio nel giorno fissato invece per incominciare la marcia in avanti. Era già stabilita la marcia su tre colonne collegate : quella del Gené a destra, quella del Baldissera a sinistrae in mezzo quella del Cagni, pronta a gettarsi da una parte o dal l'altra, ove il bisogno lo richiedesse.

Invece, senza portarli indietro, si sono rinforzati gli avamposti aumentando il numero delle gran guardie, e restringendo al quanto le distanze di alcuni piccoli posti dalle gran guardie, e il giorno dopo, alla mattina, due compagnie del Genio hanno messo mano alla costruzione di un trinceramento -- qui siccome non c'è artiglieriada parte del nemico, si è finito per chiamare col nome di forti i trinceramenti per 10 cannoni da nove, e quattro mitragliere, in un punto chebatta i piani di Arkiko, e che era realmente un punto non indifeso perchè vi sono altri trinceramenti, ma certo il più debole nel caso di un attacco.

A quel forte, sono stati destinati alcuni cannoni che erano nel forte del Gherar, e questi sono stati in parte già sostituiti da pezzi sbarcati dalla Garibaldi che, ridotta aospedale, è in disarmo, e da un'altra nave. Ottanta marinai delle compagnie da sbarco, presi dalle varie navi, sono addetti al servizio dei pezzi della marina. Questo sbarco dei cannoni dalle navi avrà fatto in Italia, come qui, una certa impressione, non giustificata. Non si sono sbarcati dei cannoni dalle navi, perchè vi sia urgenza, e man canza assoluta di bocche da fuoco : ma perchè era inutile tenere dei cannoni in un ospedale, e giacchè cisono, è meglio utilizzarli e servirsene in qualche modo.Eppoi chi sa che, data l'eventua lità di un conflitto, non vi sia stato il pensiero di dare un posto di combattimento anche a un certo numero, quello che si può, di soldati della flotta ? I marinai addetti ai pezzi credo abbiano chiesto di essere sbarcati, epperò ne sono stati presi un po' da tutte le navi in porto , appunto perchè tutte fossero rappre sentate. Da parecchi giorni c'èla convinzione di essere attaccati daun momento all'altro, e anche alla marina sono stati dati gli ordini perchè possa concorrere, per quanto può, alla difesa. Il Dogali, che era partito per Aden, fu richiamato improvvisamente da Assab. Le navi hanno ordine di tenersi pronte, e a ciascuna è stato designato il posto dove debbono andare, in caso di com battimento. Il possedimento italiano a Massaua è un piccolo ar cipelago di isole e di penisole, che forma parecchie insenature, tre o quattro delle quali sono più grandi delle altre. A ciascuna

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IV . -
DELLA MISSIONE INGLESE

nave è stata designata una di queste insenature, per proteggere le nostre posizioni dal mare. Inconseguenza di questo ordine ri mane sospeso, se non completamente, quasi, il blocco, perchè non potendo le navi, tranne una o due, lasciare il porto, non è pos sibile il servizio di crociera attivo, che c'è stato fino ad ora. Ieri mattina all'alba, l'allarme dato per una banda armata, av vertita da un piccolo posto, ha messo a prova tutte le disposi zioni date, appunto,peril caso d'allarme. Con le notizie di questi giorni, si credeva di esserci già. Il primo razzo, da una baracca di Moncullo è partito alle cinque, equasi subito dopo è partito il secondo.

In meno di una mezz'ora, tutte le truppe erano in perfetta te nuta, al loro posto, e in ordine di combattimento. La brigata Cagni, la più lontana perchè è a Gherar, e che non è sotto le tende, in brevissimo tempo si è vestita, è passata sotto le armi, e mezz'ora dopo era al suo posto, dove si è recata a passo di corsa, sulla strada di Emberemi. È stato uno stupendo spet tacolo,e nel tempo stesso uno spettacolo militarmente bellis simo. Come è facile comprendere, la truppa comincia ad es. sere annoiata di star sotto le tende, a soffrire tutti i disagi della guerra, senza provarne le emozioni. I soldati si sono messi in fila con entusiasmo. Questa voltafinalmente ci siamo, dicevano, e loslancio con cui ognuno èandato a mettersi al proprio posto, ha destato l'ammirazione, e gli elogi del Generale, che anche lui, montato a cavallo, era accorso a Otumlo. I pezzi dei forti sono stati messi in batteria, pronti, coi cassoni vicini. L'artiglieria più avanzata, sulla linea dei piccoli posti, è la batteria coman data dal capitano Michelini, al quale è toccato in sorte di avere, nella disposizione attuale delle truppe, il posto d'onore.

Quanto alla banda di neri armati, non si è ancora saputo bene che cosa fossero, ma pare fossero realmente degli Abissini. È esclusa l'idea che fossero basci-buzuc, poichè si ritirarono in tutta fretta. Del resto, anche prima di ieri, già da parecchi giorni erano segnalate delle scorrerie di piccole pattuglie abis sine ad Ailet, ed anche più in qua. Quello che più mi preme di constatare, è che lo slancio e il contegno della truppa furono ammirevoli.

Nelle posizioni che occupano ora le truppe, non mi pare dubbio che forze nemiche anche considerevoli debbano avere la peggio. Epperò, malgrado tutte le notizie concordi, c'è sempre da du bitare che s'arrischiino sotto i nostri forti. Tanto meglio se così accadesse !

Tanto meglio se un combattimento avesse luogo nelle condi zioni a noi più favorevoli; poichè, dopo un combattimento, la condotta del Governo sarebbe libera, o potrebbe prendere altre risoluzioni, senza urtare l'opinione pubblica, che sembra aspetti con ansietà le notizie di uno scontro, che faccia onore alle armi italiane. Dopo, si potrebbe senz'altre preoccupazioni pensare a ciò che convien fare, con minori sacrifici possibili, e vedere se sia il caso di rimandare il seguito a un altro anno. Mi pare per l'appunto che, colle notizie che di qui si lasciano trasmettere, si cerchi di creare una corrente favorevole a questa idea, la quale

UN FALSO ALLARME 83

urta forse il sentimento patriottico, posta innanzi ora, ma che, dopo uno scontro, sarebbe certamente accolta come la migliore, e come il miglior modo di uscirne.

Che volete? a me questa spedizionefa l'effetto di chi si mette a giuocare a macao, puntando un biglietto da cinquanta e che, senza sapere il come, poco dopo si trova a giuocare e a perdere delle migliaia di lire la prima volta che siede al tappeto verde.

Basta, speriamo, come al tappeto verde, un po'di aiuto dalla fortuna.

Massaua, ai primi di gennaio 1888.

Sono qui oramai da un paio di mesi. Ho cercato d'informarmi , di tutto ciò che riguarda la politica e l'indole di questo paese, e debbo convenire che la mia scienza, a questo riguardo, è an cora ben poca cosa. Malgrado tutta la buona volontà, m'accorgo ogni giorno più che per parlare e scrivere con una certa com petenza delle cose d'Africa bisognerebbe averci vissuto assai più a lungo.

Questa benedetta, o maledetta Africa, è un paese così diverso dagli altri; sono tante le questioni di religione, di razza che la agitano, che a volte, anche per coloro, che allo studio di queste regioni hanno dedicato lunghi anni , non è possibile raccapez zarcisi. Spesso, di una cosa che avviene in un posto, si sente il contraccolpo in un altroposto lontano, che sembra non averci alcunarelazione. Tutte le questioni, sono in certo qual modo collegate; l'una influisce sull'altra.

Da qualche tempo il Sudan richiama di nuovo su di sè l'atten zione, e dà molto da pensare agli Inglesi. Rinforzata, a quanto si dice, di un battaglione la guarnigione di Suakim, essi non hanno più a temere per la città, e iribelli hanno rinunziato ad assaltarla: ma il fermento nelle popolazioni sudanesi accenna a farsi più vivo, e siccome questo fermento èpromosso in special modo dal fanatismo religioso, l'Inghilterra, cheha sull'altra costa e in Africa , sotto di sè , tanti milioni di maomettani, non può guardare, come ho detto, con indifferenza, un movimento inteso a mettere a soqquadro il mondo musulmano, e ad estendere la rivolta anche al di là del Mar Rosso.

Alcuni indigeni, arrivati ieri su sambuchi da Abuhud, che è un punto di approdo della linea di Taclai, asseriscono di aver veduto una lettera di Osman Digma, datata da Tokar il punto sul quale, qualche tempo fa , le truppe inglesi hanno tentato inutilmente un colpo di mano, facendo fare ailoro Arabi assoldati una sortita da Suakim . La lettera è diretta al Kantibai, e ai notabili degli Habab.

In quella lettera Osman Digma annunziava loro che l'indo mani , tre suoi amici sarebbero andati coi loro seguacinel paese degli Habab, e che, andandoci come amici, era certo che avreb bero loro preparato acqua, bestiame e viveri, tutto insomma quello che può occorrere per mantenere i soldati. Questo an nunzio dell'arrivo dei Sudanesi, non pare sia riuscito molto gra

84 IL RITORNO DELLA MISSIONE INGLESE IV .
Le esercitazioni dell'artiglieria della brigata Gené .

dito alla popolazione degli Habab, che in alcuni punti fuggi spaventata, portando in salvo tutto quanto le fu possibile. Gli Arabi, i quali hanno recato qui queste notizie, che hanno una certa importanza per noi, oltre che per gli Inglesi, sono quelli che erano andati coi loro sambuchi nella baia di Taelai, a por tare delle merci dirette per il Sudan, e mandate da negozianti qui di VistoMassaua. il paese poco quieto, sono tornati indietro con le merci che avevano giàsbarcate aTaclai, e delle quali hanno ricaricato i sambuchi.

La lettera di Osman Digma era datata da sette od otto giorni fa. Gli Arabi venuti di là, credono che i dervisci possano già essere negli Habab, tanto che il Kantibai avrebbe chiesto al Comandouna naveda guerra per trasportare la sua famiglia eil il suo seguito a Massaua, e aggiungono altresì non avendo che pochissima stima e fiducia nel Kantibai essere possibile che esso giuochi sempre a doppio giuoco, volendo tenersi amici e gli Italiani e i Sudanesi, ai quali farà dare tutto quanto hanno chiesto.

Che il fermento nel Sudan vada facendosi più vivo da qualche tempo, tanto da poter minacciare da un momento all'altro qual che sorpresa, oltre che da queste notizie, è cosa confermata anche da lettere venute da Kassala. La presenza di Osman Digma a Tokar e i recenti tentativi contro Suakim provano che i der visci non sono punto disposti a star quieti , e che il fanatismo religioso, cui si collega ora una questionedi interesse, li spinge nuovamente alla ribellione.

Come sia nata, e quali cause abbiano acceso la rivolta nel Sudan, oramai è cosa nota. La rivolta non assunse il carat tere religioso che un po' dopo, quando veri o falsi profeti sep. pero svegliare il fanatismo maomettano, e dare questo carat tere al movimento insurrezionale. Per il mondo mussulmano , l'epoca dei santi non è ancora finita, e da un momento all'altro salta fuori un ispirato da Dio, che, furbo o convinto, si trascina dietro, ciecamente obbedienti, le masse.

I santi e i capi del Mahdismo - oramai si designa così, per brevità di locuzione predicano il ritorno all'islamismo puro, a quelle leggi di Maometto, che imporrebberoa qualunque mussulmano di non parlare con un infedele, ma di spegnerlo dove e comunque lo trovi. Per essi è quasi uguale l'odio che hanno contro il cristiano, e l'odio che hanno contro quei mus sulmani che si sono un po'più avvicinati alla civiltà, ed hanno conquistato la supremazia sull'elemento maomettano,cioè contro i Turchi. I Turchi e con essi gli Egiziani, che hanno fraternizzato coi cristiani, e vivono tranquillamente insieme nelle loro città, sono degli apostati, della gente che ha insozzato la santa reli gione loro... E non sanno ancora cheil Sultano riceve quasi con onori reali l'israelita barone Hirsch...! La lotta è cominciata con un carattere di ribellione all'oppressione veramente infame degli Egiziani; dopo , quando sono venuti fuori i profeti, ha preso il carattere attuale, più pericoloso, perchè mira a propagare le idee anche al di là del mare, dappertutto dove ci sonomaomet

86 IL MAHDISMO IV .

tani. I dervisci sono come una grande setta, poichè, a parte la questione ardente ch'essi hanno con gli Anglo-Egiziani, intendono a diffondere un socialismo a modo loro, e un organamento di società tutto speciale, cosa del resto non nuova nemmeno in Africa, dove, da molto tempo, esiste una setta mussulmana di cui si ignora il numero degli affiliati, che tuttavia si sa essere molto elevato, la quale, sebbene in modo un po' più pacifico, per ora, mira allo stesso scopo, e dà molto filo da torcere al governo turco, sui confini della Tripolitania.

Quindi si spiegano, vere od esagerate che sieno , le notizie secondo le quali gli Habab i nostri protetti che sono an. ch'essi mussulmani, avrebbero cercato di porre la roba in salvo alla poco lieta novella che tre amici di Osman Digma sarebbero entrati nel loro paese.

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Questi Habab, non molto numerosi, sono povera gente, che vive di pascolo , e che appunto per cotesta ricchezza del be stiame sono stati fino ad ora assai sovente taglieggiati, senza pietà dagli Abissini, i quali compivano con entusiasmo queste rapine a danno di un popolo mussulmano. Ora Osman Digma ne vuole approfittare lui,poichè anche pei Madhisti, volendo allargarsi e rimanere alla costa a minacciare Suakim, non è lieve difficoltà quella dell'approvvigionamento. E può darsi benissimo che la rapina dei Sudanesi non lasci nulla da invidiare, in fatto di violenza, a quella degli Abissini. Per il povero paese degli Habab è inutile la resistenza.

Gli è per questo che non ho mai capito,- e, qui, almeno, pochi lo hanno capito davvero, perchè si sono messoquestetribù sotto il protettorato dell'Italia, e si è data al loro capo un'investitura, con una cerimonia che ebbe carattere di solennità inusitata. Si capiva, e si sarebbe capito che la condotta nostra fosse tale da amicarcele, da mantenere i migliori rapporti; ma non mi pare ci fosse una ragione per prenderle addirittura sotto la nostra protezione con tanta pompa, obbligandoci in certo qual modo a difenderle, mentre è evidente che questa protezione nostra non ha nessun valore, poichè non possiamo difenderle, e perchè, ove anche lo si potesse, non sarebbe atto di saggia politica il met terci anche noi in lotta coi Sudanesi, che non hanno contro di noi ragioni di rancore, e che, anzi, hanno accennato alla possibi lità di buone relazioni, avviando a Massaua molte carovane.

Loso che, forse, quando quella famosa investitura ebbe luogo, si sperava e si contava su di una rapida marcia a Keren , da parte delle nostre truppe. Ma, via, si potevaalmeno risparmiare la solennità e, sopratutto, la parola protettorato,, tanto più , sapendo che tipo siaquesto famoso Kantibai, il quale, in sostanza, non è che un grande camorrista, il quale sfrutta quanto più può, a proprio beneficio, la sua gente, e che non ha nemmeno il pre stigio del coraggio.

Certo, il protettorato, anche così come è, nominale, a lui rende sempre, perchè intasca ogni mese un bel gruzzolo di talleri, vende bene il suo bestiame, e va e viene da Massaua sulle navi da guerra, mentreprima doveva fare parecchi giorni di marcia assai disagevole. Ma non reca proprionessun vantaggio a noi.

IL PROTETTORATO DEGLI HABAB 87

Come ripeto, non rimpiango i talleri, che sono sempre la mi gliore delle avanguardie nelle guerre in questi paesi; lamento bensì la inopportunità del carattere troppo solenne, dato a un atto, che, amio avviso, non si sarebbe dovuto compiere.

È necessario, per far qualche cosa in Africa, persuadersi bene che non siamo qui, nè noi nè gli altri, a fare guerre cavallere sche; ma che lottiamo con razze inferiori, refrattarie a qualun que idea di progresso e di civiltà. Bando dunque a certe idee, à certe preoccupazioni accademiche, dalle quali noi partiamo sempre, e che, pur troppo, esercitano sempre una certa influenza sulla nostra condotta. L'umanitarismo non può sempre applicarsi. Ed è sempre stoltezza qualunque atto che possa lasciar credere o supporre che noisi tratti da pari a pari, che consideriamo uomini come noi, esseri i quali sono e appartengono a razze, almeno per ora, inferiori.

Se questo spirito accademico, chiamiamolo così, ci dominasse meno,avremmo pagato, perchè in qualcosa ci può servire questo Kantibai, ma non avremmo mai pensato a risuscitare, proprio quisulla costa africana, delle cerimonie medioevali....

Ma lasciamo questo argomento, sul quale, pur troppo, molte e molte cose ancora ci sarebbero da dire....

Intanto la situazione dal ritorno della missione inglese in poi è su per giù la stessa. Si è lavorato e si continua a lavorare, con la maggiore alacrità, a trincerare le posizioni nei dintorni di Massaua, e a fare al Piano delle Scimmie dei grandi magazzini di rifornimento. Se una lieve differenza c'è, essa sta nel fatto, che, mentre in quei giorni pareva si fosse completamente ab bandonata l'idea di muoversi anche di pochi chilometri, ora, da quello che si fa, dalle disposizioni che si prendono, appar chiaro che non si pensa ad una spedizione lontana; ma pare altresì evidente che, progredendo man mano, come suol dirsi,col calzare di piombo, qualche passo innanzi lo si voglia fare, e anche pre cedendo i lavori della ferrovia, che, contrariamente alle previ sioni non potrà giungere a Saati che nel mese venturo; special. mente a causa dellacostruzione di un ponte piuttosto lungo.

I lavori ferroviari procedono come prima, e se c'è un pochino più di lentezza, ciò dipende dalla mancanza della mano d'opera, perchè un certo numero di operai, pei quali il contratto parlava chiaro, hanno voluto assolutamente rimpatriare, malgrado l'au. mento offerto loro nella mercede. Ogni mattina, una o due com pagnie oltrepassano la linea dei piccoli posti, per proteggere i lavori ferroviari.

Che l'idea di una marcia in avanti un po' lontana sia abban donata, lo prova anche il fatto che il Comando non vuole più un certo numero di cammelli che erano pronti a partire, dietro una sua richiesta, da Aden. Ma non è possibile che la truppa rimanga dove è ora. Sapendo che assai probabilmente gli Abis sini cercheranno di dar battaglia , appena saremo un po' lon tani da Massaua, perchè non possono piùstar riuniti, si cerca di andar loro incontro, ma con tutte quelle cautele che l' arte militare e le speciali circostanze nostre possono suggerire.

Verranno o non verranno ?

88 IL RITORNO DELLA MISSIONE INGLESE IV . -

Questa domanda seguitiamo a ripetercela da un pezzo, senza potervi rispondere. Epperò risparmio ai lettori, che cortesemente mi seguono in questa serie di lettere, le considerazioni tattiche, strategiche, sulle posizioni che occupiamo, sulle mosse degli Abis sini esulle probabilità più o meno che uno scontro avvenga, e che avvenga in questo o quel luogo. Credo che ognuno debba fare il proprio mestiere, epperò lascio ai generali di occuparsi di questo.

Per ora non v'è nessun ordine di movimento, ma le frequenti gite dei giorni scorsi del Generale e del Capo di stato maggiore al di là degli aramposti hanno accreditato la voce che, forse domani,o per lomeno assai presto, gliavamposti, conle batterie di artiglieria, debbano esser portati piùin là di qualche chilo metro. Sono attualmente a un paio di chilometri da Dogali, quindi a circa sette od otto da Saati.

Beninteso, cheanche quando, su per giù, nei giorni anniver sarii di Dogali, si saranno occupate quelle posizioni, non si sarà fatto gran che.

Forse con la stessa lentezza e sicurezza, si cercherà di proce dere,sperando esatte le informazioni della missione inglese, che cioè l'occupazione di Saati possa essere il segnale per decidere gli Abissini ad attaccarci; che se non si fanno vedere ancora, la nostra situazione sarebbe sempre la stessa. Oramai la stagione incalza. Se qualche cosa deve accadere, gli è per ora o pel mese di febbraio. Più in là, in marzo, non c'è da pensarci.

Un combattimento dopo l'occupazione di Saati,salverebbe ogni cosa e permetterebbe a noi una certa libertà d'azione. Ma se combattimentonon v'è, perchè gli Abissini non si lasciano trovare, dubito molto che, per quest'anno , si possa effettuare anche il modesto programma dell'on. Crispi, didare cioè dei confini mi litari sicuri al nostro possedimento , e uu soggiorno estivo alle truppe, poichè ad Ailet, ancora più in là di Saati, il clima è assai peggiore cho a Massaua.

Dr Massaua ( Saati .

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IV . 89
Se sapeste come desidererei di ingannarmi, e come in fondo, senza saperne troppo il perchè, la sento ancora questa vaga spe ranza !... 12

CAPITOLO V.

Il Corpo di Spedizione.

L'arrivo della truppa. Arkiko . Un nostro alleato . Abdallah bey. Il Torlonia di Massaua. - Le idee di Abdallah sul giornalismo. Due amici. Un colloquio col bandito del Ghedam . - I hasci-buzuch. Un reggimento guerci. Cristiani e mussulmani . Il vino e il Corano. - I Sudanesi.

Il Barambaras Kaffel ela sua banda. La messa di Natale. La ferrovia. - Otumlo. Le orgie di Otumlo. Una festa al campo. La brigata volontari. Lo squadrone cacciatori. Lo spettacolo d'un allarme. Lo spirito della truppa. Agli accampamenti. Due disgrazie. Movimento in avanti. Un fatto doloroso. il fronte di difesa. Il terreno . Le grallerie della rettorica. Cosa ci vuole per muovere della truppa in Africa.

Massaua, ai primi di dicembre. Nei primi giorni, appena arrivata, la truppa ha avuto molto dalavorare. Per quanto i soldati, che già erano qui, abbiano sudato a preparare gli accampamenti per i compagni che si aspettavano, pure, stante la stagione calda e il loro numero re lativamente ristretto, non hanno potutofare molto; cosicchè, per l'appunto i primi giorni, nei quali il corpo di spedizione ha messo piede in Africa, sono stati quelli nei quali ha dovuto faticare maggiormente. Il corpo speciale, comandato dal generale Gené, ha stabilito i suoi accampamenti fra Otumlo e Moncullo sul pen dio delle colline, nella sabbia, divisi battaglione per battaglione. Ma il piantare le tende, per quanto nella sabbia e coi venti che tirano qui non sia la cosa più semplice di questo mondo, è an cora la parte meno faticosa nel formare un accampamento , dal quale non si parte l'indomani, ma dove è d' uopo rimanere per qualche tempo. Le baracche per gli uffici di maggiorità, quelle per la mensa , quelle fatte alla meglio per i muli, quelle altre perchè i soldati possano andare a riposarsi, le cucine,richiedono un lavoro pronto e faticoso. Eppoi non basta ancora.V'è da fare

il parco per mettere al sicuro dalla pioggia le sussistenze, e quel che più importa, le riserve dell'acqua, un riparo alla meglio per stabilirvi la cantina del battaglione, e cento altre cose.

Bisogna dire che i soldati abbiano subito sentita l'importanza di tutto ciò, perchè si sono messi a lavorare con uno zelo e con una speditezza, quale non ho mai veduto a nessun campo d'istru zione, nè durante le manovre in Italia, tantochè, giorni sono, gli accampamenti di Otumlo e di Moncullo,presentavano un curioso spettacolo di lavoro e di movimento. Si può dire che in quei giorni, la truppa non abbia avuto mai un minuto di riposo durante la gior nata, poichè, malgrado tutto ciò, uon sono state sospese le istru zioni: anzi, stante l'urgenza di alcune, se ne facevano di più un paio di settimane fa che ora. E poi ci sono state le solite rivi ste passate, brigata per brigata , dai rispettivi generali , e dal generale in capo. Una rivista, per il soldato, non è mai qui una cosa divertente. Per quelli poiche non sono accampati a Mon cullo e a Otumlo, c'è parecchia strada da fare nella sabbia e sotto il sole.

Ma se i soldati hanno subito capito l'importanza di sistemare gli accampamenti, bisogna dire che, poveretti, hanno provato anche subito la necessità di sistemare bene ogni cosa , perchè, appena arrivati, sono scoppiati uno di seguito all'altro dei grossi temporali e, uno specialmente quello del 20 aprile di cui vi ho già parlato.

Ha recato minori danni ad Arkiko, che, posto nell'insenatura della baia, è un po' più al riparo dal vento. Arkiko è come chi dicesse la villeggiatura di Massaua. È il solo posto dove si vede un po' di verde e dove si coltiva una certa insalata, che butte. remmo addosso al cameriere se ce la presentasse in una tratto ria in Italia, ma qui, stante la mancanza assoluta del verde, e la poca quantità che ne produce anche Arkiko, gode di una certa celebrità.

Non per nulla Debeb, un ex bandito che ora è diventato un po' nostro alleato, ha scelto questo posto per la sua residenza, e vi sta quasi sempre coi suoi seguaci, che adesso si chiamano soldati, ma che in sostanza, sono dei briganti come lui, in sot. t'ordine. Essi fanno a meno delle baracche, eper ora non adope rano nemmeno alcune tende che c'erano in più e che sono state distribuite ai soldati diciamo dunque soldati di Debeb. Abi tuati alle capanne di questi paesi e dell'Abissinia, si sono prese alcune capanne; i più fidi di Debeb, per esempio, stanno spesso riuniti in una di queste fra le più grandi, che fa un po' l'uffi cio di caserma. Se ne stanno la maggior parte della giornata se duti, e più che seduti, sdraiati, a chiacchierare, fumando qualche sigaretta regalata loro dalla munificenza di qualche... alleato, impassibili, tanto quando c'è un sole cocente che abbrucia le cervella, come quando cade la pioggia torrenziale di queste re gioni. Mangiano un po' di dura, apreferenza della roba nostra, e non hanno mostrato nessun entusiasmo per il rancio che loro si dava. Vogliono uccidere da loro stessi la carne che mangiano, e mangiarla cruda, o quasi. Hanno, od avrebbero, delle grandi disposizioni a bere liquori. Ma ad Arkiko c'è dell'acqua piut >

ARKIKO , LA
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tosto buona, e per ora bisogna che si contentino dell'acqua dei pozzi di Arkiko. Guai se silasciassero, o si dessero lorodei li quori! C'è un cognac, un certo cognac a una lira la bottiglia, che si fabbrica in qualche porto delMediterraneo per mandare in Africa che è un vero veleno. Ebbene, se un Abissino riesce ad averne una bottiglia e se la mette alla bocca, non c'è più verso di staccargliela. Poi, cade naturalmente quasi fulminato, in uno stato di ubbriachezza che dura parecchio. In poco tempo di ventano imbecilli del tutto, se hanno mezzo di provvedersi di quel genere di bevanda.

Si è parlato molto in Italia di questo Debeb diventato di un tratto nostro alleato, senza, in generale, potersi spiegare chia ramente chi sia, che cosa faccia, e quali ragioni ci abbiano spinto a legarci con lui di amicizia. Oltre a non sapere tutto questo, la curiosità èstata a suo tempo tanto più viva, inquan tochè si sapeva già che era un famoso bandito, il quale scoraz zava nelle vicinanze di Massaua, che viveva facendo qua e là delle razzie, e depredando le carovane che venivano dall'interno, o che, dal mare, andavano in Abissinia. Capisco che non era forse Debeb il personaggio più importante da andare a trovare appena arrivato qui. Ma, viaggiando, non si possono sempre fare deipro grammi, e tanto meno eseguirli. Bisogna prendere l'occasione al volo. Col famoso bandito siamo vicini di casa , 0 per lo meno quando staa Massaua in generale sta più ad Arkiko, per chè crede che l'aria di Massaua gli faccia male abita in casa di un suo amico, certo Abdallah-bey-el-Gul, che è, come chi di cesse, il Torlonia di questi paesi, il quale ha il suo palazzo pro. prio vicino alla casa dove sto io.

Saputo questo, dopo aver conosciuto Abdallah-bey, pregai su bito costui di farmiavere un colloquio con Debeb. Sapevo be nissimo che fra me è il bandito abissino la conversazione non sarebbe stata molto vivace: ciò non pertanto mi immaginai che anche il colloquio muto, o con un dialogo fatto per mezzo del l' interprete, sarebbe stato interessante. Appena espresso tale desiderio ad Abdallah, questi mandò a chiamare Debeb che era uscito, e mi condusse in casa sua, dove rimasi con lui unamez z'ora, aspettando che venisse l'amico suo.

La casa di Abdallah, costruita in muratura, è la più grande del paese. Siamo ancora molto lontani da un palazzo , e da gli appartamenti europei ; vi sono però i primi accenni di un'abitazione civile, o si vede che il padrone di casa cerca il comfort. Intanto, la sala dove mi ha ricevuto è vasta , aerata : alle finestre vi sono delle cortine orientali di qualche pregio, un grosso orologio a pendolo, e intorno alle pareti dei sofà alla turca coperti di stoffe di qualche prezzo. Il mobiglio europeo è rappresentato da una consolle in legno, sormontata da uno spec chio. Due balanceuses e tre o quattro sediecompletano l'addobbo della grande sala di ricevimento. Ci ha introdotti il maggiore dei suoi figli, che, dopo essere rimasto lì qualche tempo in piedi, se ne è andato, non consentendo la legge mussulmana che il figlio possa sedere quando il padre è presente. Fattoci por tare il solito caffè dell'ospitalità turca, si è cominciato a chiac

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vanno

chierare delle cose di Massana, mentre due o tre soldati di De beb, e alcuni dei suoi servi stavano provando a dondolarsi con una certa voluttà sulle balanceuses, edue fidi stavano lì, inpiedi, dinanzi a noi, aspettando gli ordini del loro padrone. Abdallah è un uomo sulla settantina, che porta bene i suoi anni, malgrado abbia una certa riputazione di uomo dedito a facili costumi ed ai piaceri. E l'ho capito subito del resto , appena ho toccato qualche tasto diciamo delicato nella conversazione che fa. cevo con lui. Va in solluchero, a parlargli di fantasie: una pa rola, questa, importata, e della quale si fa un uso generale.In questo caso equivaleva alla parola orgia. In francese, nella lin gua del boulevard, la parola ha un equivalente forse più esatto e comunissimo. E così,come i turchi e gli egiziani, gli arabi in generale spendono nelle fantasie, anche nelle classi più misera bili, quel poco che guadagnano. È anche vicepresidente del Tribunale civile (era presidente sotto il governo egiziano), ma ha rinunziato allo stipendio, per un sentimento di orgoglio. Mentre discorriamo, i soldati di Debeb e i suoi servi parlano fra loro a voce bassa, evanno di quando in quando a guardare alla finestra se viene il loro padrone. Debeb, per consuetudine, non esce mai solo, ma sempre ac compagnato da tre o quattro soldati. L'ingresso di questi mi annanzia... il nostro alleato. Tanto lui come i suoi soldati ve stono assai poco, e a piedi scalzi. Si avvolgono nello sciamma bianco e rosso, che è il loro costume tradizionale, e che forma tutto il loro abbigliamento. Quando entrò, Abdallah si alzò, gli andò incontro , e mi presentò come un giornalista italiano.Non so precisamente che opinione il Debeb abbia del giornalismo, e cosacrede che sia: ma Abdallah, che ha vissuto qualche tempo al Cairo, ha una grande stima del giornalismo e dei giornalisti. E dire che mi toccava venire in Africa per sentirmi dire di queste cose! Meno male che a Massaua non vi sono giornali. E vero che non ho capito se scherzando o sul serio mi ha proposto di farne uno,locale, con una pagina in arabo e una in italiano, pronto a far lui le spese.

Ma torniamo a Debeb.

È an uomo sui 25 o 26 anni, ma che ne dimostra alquanti di più. Ha la pelle color cioccolata, baffi piccolissimi, una barbetta nera corta, e due occhi molto vivi. Si è seduto vicino a me, mostrandosi e facendomi dire delle cose gentili, e con curiosità infantilesi è messo ad esaminare la mia catena dell'orologio, i bottoni dei polsini , con la stessa famigliarità come se si fosse stati a scuola insieme. E sono rimasto un pezzo lì, in mezzo a quei due neri, dei quali uno, Abdallah, aveva un contegno piut tosto riservato e quasi corretto, che faceva un certo contrasto col contegno disinvolto, troppo disinvolto, del suo amico che chiacchierando si accarezzava ....le estremità, e si cacciava le dita nel naso, nelle orecchie, evidentemente, senza credere che quegli atti non sono certo la cosa più conveniente di questo mondo, nè tanto meno immaginando che ciò possa scemare il suo prestigio e l'autorità sua, come principe del sangue.

Come e in qual modo quei due uomini, uno ricco e l'altro

UN ABBOCCAMENTO CON DEBEB 93

bandito, uno maomettano e l'altro cristiano , siano diventati amici, e si sentano da molti anni legati da un vincolo di affetto, è una cosa che non ho potuto sapere nè capire. Ma qui sono parecchie le cose che bisogna rinunziare a capire; e non me ne meraviglio più.

Il fatto è che sono amici, e che, senza Abdallah, il quale era il solo che potesse riuscire a persuaderlo che venendo a Mas saua nessuno gli avrebbe fatto del male, egli sarebbe ancora nella campagna a fare il predone, alla quale forse ritornerà quando sarà stanco di noi.

Comefiglio di ras Alea, è parente del re. Egli ambiva al go verno di una provincia, e ad avere il posto nella gerarchia che attualmente occupa ras Alula. Vedendosi messo in disparte, e preferire invece uno che non èdi sangue reale, lasciò la corte con pochi uomini fidati, si ribello al re, e si diede a battere la campagna, vivendo di rapine, di razzie e di aggressioni sulle carovane. Hanno fatto di tutto per pigliarlo, ma è sempre riuscito a scappare. I suoi soldati, che erano forse una ventina quando lasciò il resuo zio, sono aumentati perchè sono venuti ad unirsi a loro dei malcontenti, e altri che si sono ribellati alla suprema autorità delNegus. Vedendolo sereno, gentile nel discorrere, con la fisonomiatutt'altro che feroce, di piccola sta tura, con quelle sue mani che calzerebbero a stento il sei e mezzo, e non sapendolo, non si potrebbe certo indovinare in lui il temuto brigante, che è stato, per tanto tempo, lo spauracchio di questi dintorni. Quando lasciò il Re non aveva che16 o 17 anni, ed era senza un pelo sul viso. Gli Abissini e ras Alula, che è il suo mortale nemico, per ordine delre, debbono prenderlo vivo. Essendo di sangue reale, secondo la legge abissina, nem meno i soldati del re possono tirare su di lui.Epperò ras Alula lo domandò al nostro Governo, come molti anni fa lo aveva già richiesto agli Egiziani, che poscia gli giocarono un brutto tiro. All'epoca della guerra con gli Egiziani, si alleò con quelli, che poscia lo tradirono , cercando di consegnarlo ai suoi nemici. Riuscì a fuggire per miracolo. Gli è per questo che ora aveva paura che gli Italiani gli facessero lastessa cosa e non voleva saperne di lasciare le montagne del Ghedan, di fronte alla baia di Arkiko, dove esercitava...la sua industria.

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Abdallah riuscì a persuaderlo. Ma dapprincipio era molto dif fidente. Adesso no. Ora si è persuaso che nessuno vuol fargli del male, e specialmente dopo l'arrivo delle navi che hanno por. tato della truppa e i cannoni, avendo la speranza che si faccia sul serio è pieno di entusiasmo e di speranze, e conta di fare grandi cose con la sua banda di circa 300 uomini, fra i quali pare vi sia qualche altro parente suo, e parente altresì delre. Probabilmente, sogna anche di sedere ungiorno sul trono del. l'Etiopia! E impaziente di venire alle mani.

I suoi soldati, divisi in altrettanti piccoli plotoni di 25 0 30 uomini, sono abbastanza bene armati. Si capisce che sono sol dati dalla cartuccera che portano alla cintura, chè, del resto, an ch'essi non hanno altro abbigliamento che lo sciamma. Ora che non vivono più di ladronecci, è stato necessario pensare al loro

94 DEBEB V.

sostentamento. Si passa loro il rancio come ai soldati, ma pare che non ne sieno molto soddisfatti, perchè vogliono uccidere da loro stessi gli animali dicui si cibano. Forse si finirà per con cederloro anche questo.È tutta gente piuttosto forte, coraggiosa e indurita alle fatiche. Hanno una grande paura del cannone. Con tutto il suo coraggio, e con la vita che ha fatto per tanti anni, anche Debel, solo a parlargli di cannoni, si mostra im pressionato. Tengono ad essere cristiani.

Sei cristiano?

È stata la prima domanda che mi ha fatto Debeb. Ed alla mia risposta affermativa è rimasto molto meravigliato ha quasi creduto che gli dicessi una cosa non vera perchè non avevo la croce al collo. Appena è venuto il generale San Marzano, è stato a presen targli i suoi omaggi. Anche in questi giorni ha scritto una let. tera al capo di Stato Maggiore, colonnello Viganò. Confesso che anchecon la traduzione letterale, capisco poco che voglia dire. È curioso lo stile dell'epistola che trascrivo :

" Da Fitaurari Debeb che arrivi al caro e lodato colonnello " degli Italiani.

6 lo grazie a Dio sto bene. Dico che il salvatore del mondo "ó conceda salute e vi saluti. Il vostro cuore rassomiglia al mare e l'opera vostra al fuoco. Quindi che debbo dire di voi ? 5 Dice Fitaurari Debeb. ,,

Ne avete capito qualche cosa voi ? Io no.

Massaua, dicembre.

Fra breve i basci-buzuc lasceranno il loro accampamento al Taulud. Si è voluto darloro un nome italiano, chiamandoli gl'ir regolari. Sulle carte ufficiali figarano con questa designazione; ma viceversa anche al Comando, come da chiunque, si chiame ranno sempre i basci-buzuc. Per chi ha una certa curiosità di ve. dere questatruppa, e sopratutto divederla manovrare, e brama avere qualche idea sull'impiego che se ne può fare in tempo di guerra, le occasioni non mancano. Infatti il loro comandanto colonnello Begni, sia per tenerli occupati, sia per dare a un corpo formato di elementi disparati, e di fede religiosa anche diversa, un po' più di coesione di quello che prima non avesse, li tiene sotto le armi, in media, cinque o sei ore al giorno. Fino a qualche mese fa, ciascuno di loro dormiva alla propria casa, o per meglio dire, nella propria capanna. Non erapossibile con quel sistema mantenere la disciplina, e la soverchia libertà pro rocava le mancanze, sopratutto l'ubbriachezza, alla quale, specie i Sudanesi, si danno facilmente. Ora, come ho detto, hanno il loro accampamento a Taulud.

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Di più, il loro reclutamento era stato fatto così alla meglio, tanto che v'era nelle loro file qualche clemento di in' utilità molto discutibile. Appena arrivato a Massaua, il colonnello Be

IBASCI- BI21 '( 95

gni si dedicò con amore, con passione alla riorganizzazione del corpo. E il primo modo di riorganizzare è stato quello di man darne via, edi ridurre il loro numero. Credo fossero prima più di duemila. Adesso non sono che 1300 circa, più trecento che sono impiegati per i servizi della città, a disposizione del Comando. Il Begni conosce molto bene l'elemento che ha sotto mano, per la sua lunga permanenza in Egitto, e per aver comandato, a Si listria, truppe egiziane composte di Sudanesi, che si comporta rono valorosamente. Credo anche che facesse parte (lui che ha tutti e due gli occhi, e ci vede molto bene) di un reggi mento di monocoli. In Egitto, per sottrarre al servizio militare i propri figli, i parenti cavavano loro un occhio, o tagliavano loro due dita della mano. Per un po', la cosa andò; poi un bel giorno il vicerè, secoato di tutte quelle esenzioni, ordinòla for mazione di due reggimenti speciali, per l'appunto di quelli che erano senza un occhio, o che avevano due dita della mano de stra tagliate.

Quanto all'estetica, anche i nostri basci-buzuc non sono gran che, e la tenuta loro non è invero molto elegante, nè uguale, quantunque vi sia una certa uniformità di costume. Ma, inten diamoci bene, sono vestiti assai poco; generalmente con panta loni e la sottana corta di tela bianca, e un camiciotto esso pure generalmente bianco, sul quale hanno, qualche volta, una delle solite casacche a colore, e senza maniche. Ne vidi uno giorni sono, in fila con gli altri, che portava delle mutande da donna, con la frangia e il ricamino in fondo. Chi sa in che modo ave vano finito nelle mani o per meglio dire nelle gambe quel basci-buzuc!...

Ma a loro, del vestito, come della calzatura, che solo qual cuno ha -- generalmente i graduati, perchè in fondo prefe. riscono camminare scalzi, come sono sempre stati abituati, non importa gran che. La sola cosa alla quale tengono, è la loro arma, con le relative munizioni che portano nella cartucciera messa a cintura, e anche quella a colori e a foggie variate. E bisogna dire la verità, essi hanno pel fucile una vera passione, e lotengono con molta cura, pulendolo e ripulendolo due o tre volte al giorno, quando occorre. Allo stesso modo, come i gra duati non armati di fucile, hanno tutte le cure, e uno specialo affetto perle loro sciabole con la curvatura a scimitarra , che non cederebbero a nessun prezzo.

Durante l'istruzione, un ufficiale nostro, a ciò delegato, sorve glia i graduati, che istruiscono ciascuno il proprio plotone. I plotoni si chiamano buluc, e sono posti sotto la direzione di al cuni sergenti. I comandi, ben inteso, sono dati in italiano. Qual che graduato dei basci-buzuc ha già imparato a parlare italiano assai bene, e fa l'istruzione dei movimenti nella nostra lingua.

Pur troppo, il guaio più grosso nella organizzazione di que sti reparti di truppe irregolari è stato quello dei graduati.

di ?

Col vecchio sistema egiziano, erano graduati, e diventavano comandanti di plotone e di compagnia , quelli che riuscivano a dare, spesso a promettere solamente, una mancia più forte de gli altri soldati. Sebbene sembrasse anche questa , come tante

96 V. - IL COLONNELLO
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altre, la cosa più naturale di questo mondo, si capisce come, a parte la questione della disciplina, capitasse assai sovente che i più ignoranti e i meno atti al comando , anche di un piccolo reparto, fossero quelli che occupavano i gradi più elevati.

Questo sistema è stato abolito : ma però s'è dovuto fare un certo numero di graduati in un altro modo abbastanza curioso. Alcune delle tribù che hanno chiesto la nostra protezione, e che ora sono con noi, hanno insistito, senza però metterlo per con dizione, che si desse un grado aquesto o a quello dei loro,ar ruolato nei nostri irregolari. Per buona fortuna i raccomandati da questi naib o kantibai, sono persone che hanno già una certa

I BASCI - BUZUC 97
Barambaras Kaffel, di Otumlo.

influenza per le famiglie cui appartengono, su quelli delle loro tribù che sono arruolati.

In ogni modo però, riducendo il corpo di numero e mandan done via molti incapaci, si è formato un plotone di allievi-istrut tori, che ha dato degli istruttori discreti. Non manovrano con la precisione delle truppe tedesche - lo ma i movimenti sono eseguiticon una certa rapidità ; e quanto al marciare, sono capaci di fare qualche diecina di chi lometri di corsa, senza bere, senza mangiaro, senza riposarsi. Pare una esagerazione, eppure è così.

SO

Han tutta la loro forza nei garretti; vivono con un pugno di dura(con la paga devono provvedereanche al loro sostentainento) e resistono moltissimo alla sete. Hanno fatto frequenti marcie a passo accelerato a Dogàli, a Saati, sotto gli ordini del co mandante, e i plotoni mandati come fiancheggiatori hanno do vuto fare il doppio della strada, arrampicandosi di qua e di là come i gatti, con la maggiore indifferenza. Organizzati così, con otto o dieci ufficiali nostri, per tenerli sotto mano, si spera che possano rendere buoni servizi, special mente per l'esplorazione. Gli ufficiali che vivono con essi mag- giormente a contatto, credono di poter assicurare che staranno anche bene al fuoco.

L'organizzarli non è certo stata lieve fatica, quando si pensa che vi sono sudanesi, egiziani, abissini, gente degli Habbab, e, quel cheè ancor peggio,cristiani e maomettani . Ora vivono d'ac cordo, poichè prima cura di chi li comanda, fu per l'appunto di rendere possibile la convivenza degli uni cogli altri, mostrandosi assolutamente imparziale, ed esigendo il rispetto reciproco alla fede religiosa di ciascuno. Molto opportunamente fu assoldato anche una specie di prete mussulmano, il che ha fatto buona impressione nei soldati maomettani. Nel tempo stesso questo loro sacerdote è uno strumento docile e utile in mano del Comando, poichè la sua parola ha grande efficacia.

Eccovi un aneddoto in proposito.

Qualche tempo fa erano un po' frequenti le punizioni per ub briachezza, nei maomettani.

Il colonnello Begni, che è un uomo spregiudicato, e che per la sua posizione è costretto ad essere un po' maomettano a tempo e luogo, fece chiamare parecchi di quelli che avevano mancato più volte, e die loro una bella lavata di capo.

- Sapete, - disse che la religione vieta di ubbriacarsi. Voi altri non siete dei buoni maomettani. Sono molto più buon maomettano io. Io non mi ubbriaco....

E dopo la lavata di testa del colonnello, il loro sacerdote li prese in disparte e rammentò il Corano.

> ve ne sono

Il fatto è che, per un mese, non vi è stato più un mussulmano punito per ubbriachezza, e che anche ora non quasi più.

Quantunque prima fossero messi tutti insieme, senza distin zione, è sembrato miglior consiglio di mettere insieme, fino a un certo punto, quelli dello stesso paese; di Sudanesi ve ne sono circa trecento, o sono certamente i migliori come soldati. Sen

98 IL CORPO DI SPEDIZIONE V.

...

tono fortemente di sè stessi, hanno la convinzione che gli altri - che pure rispettano non si comporteranno come loro. Gli Abissini, che non sono molti, sono tutti fuorusciti. In ogni modo sono stati inquadrati in maniera chepossono esserefacilmente sorvegliati, quantunque per ora non dieno sospetto. Quelli della tribùdegli Habab con le loro lunghe zazzere sono forse i più deboli. Di loro non sono che pochi, i Sudanesi dicono: 6 Li vedremo al fuoco Tutti gli altri sono indigeni di Mas sana e dintorni o della costa, e paiono elemento abbastanza buono.

È notevole come con tanti elementi di religione e di razza così disparati, non si verifichino più nè reati di insubordina zione, nè disordini fra loro. Un po' di severità in principio , e sopratutto la convinzione che gli ufficiali trattano tutti egual mente, hanno reso rarissime queste mancanze.

Dopo la visita a Debeb, era naturale che una seconda ne facessi all'altro capobanda che abbiamo con noi, il Barambaras Kaffel,che se ne sta ad Otumlo, in una delle poche case in muratura ohe si trovano in questo villaggio, che precede Moncullo di poche centi naia di metri. Quella che abita il Kaffel, è una casinaabbastanza pulita, ma bassa, ad nn sol piano, con un cortiletto davanti, , sulla vasta porta del quale c'è una grossa croce di legno, fatta un po' rusticamente. Vicino alla casa, all'ingiro, vi sono delle ca panne e delle tende, come quelle che hanno i nostri soldati, e che sono le abitazioni dellagente del Barambaras. Di tanto in tanto, dalle piccole porte delle capanne vedevo spuntare la testa di qualche donna curiosa o di qualche bambino, e, spingendo forse un po' indiscretamente lo sguardo, riuscii perfino a vedere la moglie, oduna delle mogli, se più vi piace, del Barambaras: una nera dagli occhioni lucenti, dalle spalle larghe e dal seno ricolmo , una bella nera insomma... per quelli cui piacciono le donne di colore.

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Quando andai a trovarlo, Kaffel era sulla porta del cortile seduto, o meglio, rannicchiato sur un angareb. Era scalzo, colle gambe incrociate: aveva il capo scoperto, ed indossava un paio di pantaloni larghi ed una lunga veste bianca. In complesso è un bel pezzo d'uomo dalle forme agili e rotonde: non porta i baffi, mauna barba folta, che incomincia appena ad imbiancare, gli contorna il volto, un volto serio e assai truce, con due occhi vivi e piuttosto intelligenti. Aveva ip mano un piccolo rosario, cherigirava fra le dita, come se si tra stullasse, ed era circondato da molti de' suoi, che seduti per terra, gli parlavano con una certa famigliarità. Quando vide che m'avvicinavo, mi fissò lungamente, poi,stendendomi la mano, salam , mi disse, e si sedette più correttamente.

Parlammo a lungo, sebbene non si riuscisse sempre a capirci; mi raccontò molte cose sui suoi costumi , e mi ripeteva spesso che gli Italiani sono buoni , e che egli vuole loro molto bene.

Aveva lì vicino una borsetta, ed io, curioso, gli domandai che cosa conteneva ; l'aprì e cavatone fuori un vecchio binoccolo da marina, ch'era stato accuratamente involto in varie pozze di tela, me lo presentò invitandomi a guardare. Lo accontentai, ma ac

UN ABBOCCAMENTO CON BARAMBARAS KAFFEL 99

La moglie di Barambaras Kaffel. corgendosi che non lo avevo aggiustato come soleva aggiustarlo per sè, me lo tolse di mano, lo regolò per la sua vista,e sorri. dendo me lo restituì. Più tardi gli domandai perchè teneva la

100 V. IL CORPO
DI SPEDIZIONE

UN ABBOCCAMENTO CON BARAMBARAS KAFFEL 101.

La figlia di Barambaras Kaffel. croce sulla porta della casa, ed egli mi rispose che era cristiano, e che voleva far distinguere la sua casa da quella dei mussul mani. Mi disse poi ch' era stato dai generali Gené e San Mar.

zano, de' quali è amico; mi parlò della visita fatta a quest' ul timo, e dell'accoglienza ricevuta. Mi mostrò i suoi soldati, quelli che costituiscono, per così dire, la sua guardia d'onore e mi fece vedere le loro armi.

Hanno quasi tutti ilfucile, unalunga sciabola pesante,e poco maneggevole, e lo scudo. Del fucile si servono facendo press'a poco imovimenti che fanno i nostri soldati, e tenendo altempo stesso lo scudo infilato nel braccio sinistro; epperciò caricando e sparando, hanno coperto e difeso tutto il tronco, fino ad un certo punto, dallepalle di fucile. Nel combattimentoa corpoa corpo, fanno uso della sciabola, molto curva e tagliente dalle due parti, come si servirebbero d'una falce.

I soldati del Barambaras sono pochi: alcuni hanno famiglia, ed abitano tutti nelle capanne vicine alla casa del loro signore, al quale sono, più che affezionati, devoti.

Dicembre.

A Monkullo si sta certamente meno bene che a Massaua. È naturale : quel po' di comodità che si può trovare a Massaua, cossa manmano che la truppa s'allontana. Presto, probabilmente, ufficiali e soldati rimpiangeranno le tende o i baraccamenti che hanno attualmente sull'altura di Monkullo, e quando dovranno stare pigiati sotto la tenda a piovente, rimpiangeranno le belle tendeconiche; come penseranno al loro accampamento attuale quelli dei battaglioni che hanno le loro tende coniche anch'essi à Otumlo, sotto il forte Vittorio Emanuele, la cui costruzione è da poco terminata. Tutto è relativo a questo mondo. Quelli che per ora stanno meglio sono, senza dubbio, gli uffi ciali e i soldati ai quali è toccato in sorte di andare ad Arkiko, che, come ho detto, è la villeggiatura di Massaua. Se non altro, si vede un po' di verde, un po' di vegetazione, grazie all'acqua piuttosto abbondante dei pozzi di Arkiko.

Non bisogna credere che vi siano addirittura dei boschi, o delle pinete, come da noi: ma è già qualche cosa il vedere qua e là qualche pianticella, e intorno, delle praterieche permettono il pascolo a una certa quiantità di bestiame. Tutto ciò ben inteso non è in misura tale che le poche piante non siano sempre un oggetto di meraviglia. Non vi dico poi nulla di un certo giardino che è custodito con ogni cura, che costa fatiche e sorveglianza, e che comunemente si chiama ilgiardino degli ufficiali, perchè è il luogo dove, dopo colazione, gli ufficiali sogliono fare la siesta. Tutto il giardino consiste in pochi gruppi di piante di poca al tezza, sparsi qua e là vicino ad alcune baracche di uffiziali. Peccato chequesto luogo di delizie si trovi un po' distante, e non sia facile l'andarvi, o per lo meno non comodo,perchè nonsi può approfittare sempre della ferrovia Decauville, e andandoci in un sambuco, quando il vento non è favorevole, si rischia di stare in mare parecchie ore. Prima ci stava uno dei banditi nostri al leati; adesso Barambaras se ne è andato con tutti i suoi, come ho detto, a Otumlo, dove pare stia meglio. Alcuni invece di questi capi preferiscono rimanere a Massaua, dove pare gustino alcuni

102 V. - IL CORPO DI SPEDIZIONE

deicomodi della civiltà, o per lo meno diquel po' divita europea, che si può fare a Massaua. Per esempio , sta a Massaua il fa moso Kantibai, come vi sta Mohamed Zebeki, gran capo di Zula e di Arafali, un vecchio dalla barba bianca e che, a quanto pare, godedi una grande autoritàsui suoi, che gli fanno dei grandiinchini e dei gran baciamani quando lo incontrano.

Ai campi, malgrado che la truppa abbia molto da lavorare, e occupi parecchie ore nelle istruzioni, regna sempre il massimo buon umore e la più grande allegria. E sìche della fatica i sol dati nefanno assai, e a manovrare su quelle montagne, col sole che anche in questo mese abbrucia, come non lo fa da noi in pieno luglio e agosto , non è certo un divertimento. Eppure li ho veduti manovrare ben inteso sempre in ordine chiuso con molta esattezza. Con tutto ciò la fatica non sarebbe molta, se oltre le esercitazioni non ci fossero i lavori da fare per i campi, per le fortificazioni, per piazzare le batterie. Eppoi adesso anche l'educazione dei muli e dei cammelli, le prove per caricarli e scaricarli, occupano unagran parte della giornata, e dan luogo agli incidenti più comiciche si possano immaginare. I soldati, senza fraternizzare, sono diventati in pochi giorni abbastanza amici degli Habbab conducenti dei cammelli, e sebbene nessuno sappia una parola del dialetto habbab, nè quelli una parola di italiano, pure, a forza di gesti, finiscono per capirsi alla meglio.

La sola ora di riposo è forse quella dopo il rancio: allorchè i soldati vanno a ricoverarsi, quando c'è, sotto qualche baracca, e stanno spesso, lì, intorno ai Baniani , che vanno fino ai campi più lontani a vendere la loro mercanzia, i loro oggetti, piantando in pochi momenti una specie di bottega ambulante, in mezzo ai moli, nella scuderia, sotto una tenda, o in un angolo della baracca, dove gli ufficiali fanno la mensa.

È facile immaginare come, con la sveglia che suona alle tre, tutti i campi, alle otto della sera, sieno nel più profondo silenzio. Anche se non vi fosse la ritirata, si può essere certi che non vedreste più un soldato a girare. Del resto, girano poco anche i borghesi, poichè di notte non si può più andare agli accampa inenti,nè passarele dighe senza un perinesso speciale. All'estre mità della diga più importante, quellache unisce l'isola di Taulud e poi l'isola di Massaua alla terraferma, verso Taulud, c'è la do gana, che serve nel tempo stesso da corpo di guardia, e da dove non si passa senza speciale permesso.

Massaua nelle feste di Natale .

Veramente, per la vigilia di Natale, vi cra qualche attrattiva anche a Massaua. La società di Massaua è così poco numerosa, così ristretta,che una piccola cosa qualunque si trasforma subito in un avvenimento. Lontani dal proprio paese, tutte le feste che ricordano i nostri usi e i nostri costumi sono solennizzate anche da coloro che in patria a queste cose non tengono nè punto nè poco. Chissà quanti dei borghesi e degli ufficiali, che ierisera facevano ressa dentro e fuori la piccola chiesa-baracca di Ras Mudur per la messa di questa notte, non hanno mai

LA MESSA DI NATALE 103

?

pensato a casa loro ad assistere a questa funzione religiosa. Delle signore di Massaua nessunamancava. Si può dire anzi, che non mancava nemmeno una delle donne bianche che sono qui, perchè insieme alle signore che costituiscono in certo qual modo l'high-life, e confuse con esse, vi erano tutte le mogli e non mogli degli operai della ferrovia, e lemogli... O compagne di tutti i negozianti europei.

La chiesa è piccola, epperò moltihanno dovuto tenersi paghi dell'intenzione, della quale il buon Dio spero terrà loro conto; e quanto alla messa, non l'hanno sentita, perchè hanno dovuto rimanersene di fuori.

Quanto a me, ho mancato a questa solennità, alla quale avrei volentieriassistito, perchè ho dovuto inveceandare versoOtamlo, gentilmente invitato ad una festa modestamente chiamata "bicchierata,, - organizzata dal secondo battaglione, comandato dal tenente colonnello Luciano : proprio il battaglione col quale ho avuto la fortuna di fare il viaggio, venendo a Massaua.

E me ne sono trovato molto contento.

Una parte della brigata Cacciatori è accampata a Otumlo, alle falde della collina o monte, sul quale è costruito il forte Vit torio Emanuele. Ora specialmente, dopo che la ferrovia fa un servizio regolare, la gita da Massaua a Otumlo e Moncullo, . una gita comoda che si fa sovente. Per me, come credo per la naggior parte della gente che è qui, l'impressione più forte pro vata finora è quella di questa gita in ferrovia, fatta quasi in mezzo al deserto, e solo in alcuni punti, fra le capanne miserabili degli indigeni.

Ed ogni giorno, ancora adesso, mentre parrebbe che ci si do vesse essereabituati, quel fischio della vaporiera che preannunzia l'arrivo e la partenza di un treno, fa sempre una grande im pressione. Ci sarebbe da fare molta rettorica, che pure non sarebbe rettorica a freddo , perchè in realtà quel contrasto fra la civiltà moderna e lo stato semiselvaggio di questa gente che vive come le bestie , vi colpisce stranamente ! Ma, facendo un certo sforzo, risparmio la rettorica, come risparmio anche un lungo elenco di dati tecnici sulla costruzione diquesta ferrovia, perchè molto, forse troppo, sene è parlato, e credoche a quest'ora anche in Italia debbano esserenote le difficoltà in mezzo alle quali è stata costruita. Principale fra queste difficoltà, quella della mano d'opera. Gli operai, sebbene pagati a una tariffa molto elevata, quandohanno veduto che molti cadevano ammalati,non ne vole. vano più sapere di pros guire;poi,quandosi cominciò a lavorare al di là di Moncullo, la paura degli Abissiniprovocò un mezzo sciopero. La civiltà, si capisce, porta seco il buono e il cattivo. Proprio alla vigilia di Natale c' è stato un tentativo di vero sciopero. Gli operai, credendo che il loro contratto non li vin colasse al di là di tremesi,volevano andarsene. Una commissione di essi s'è recata al Tribunale per far valere le loro ragioni. Fortunatamente, l'autorità giudiziaria e l'autorità militare sono riuscite a persuadere gli operai colle buone, facendo appello al loro patriottismo. E bisogna dire la verità, che torna molto ad onore di questi operai: appena toccata questa corda, non hanno

104 V. - IL CORPO DI
SPEDIZIONE

Da Massaua a Saati.

14
I giardini degli ufficiali ad Arkiko

più discusso, esi sono rimessi al lavoro come prima, pursapendo che il tronco della ferrovia che si deve ancora fare è il più dif ficile, e che il lavoro è più faticoso.

Sono tre o quattro i treni di andata e quelli di ritorno du rante la giornata; ma oltre a questi, da qualche giorno special mente, vi sono parecchi treni straordinari di notte, che recano i viveriper la brigata Baldissera e per quella Gené, e che por tano altresì grande quantità di roba al piano delle Scimmie, poco al di là di Moncullo, dove si stanno preparando dei grandima gazzini di rifornimento.

Ad Abd-el-Kader c'è l'arsenale della ferrovia, confuso con l'ar senale marittimo. Il binario va fino al mare, per facilitare lo scarico delle navi. Il carico passa dalle navi subito sul treno , con grande risparmio di tempo e di lavoro. Adesso l'arsenale è tuttoingombro di rotaie, di materiale per la linea e di vagoni, ar rivati con gli ultimi piroscafi. La stazione propriamente detta è un po' più in là Le altre stazioni sono a Otumlo, a Moncullo e al Piano delle Scimmie, salvo, ben inteso, le fermate eventuali che vi sono sempre dove c'è della truppa o dei magazzini.

Otumlo è un paese di circa tre o quattromila anime,salvo er rore errore che può essere anche piuttosto grosso, in un paese dove non è possibile nemmeno la forma più rudimentale dicen simento, dal momento che un bel giornotre, quattro, dieci fami glie prendono le loro capanne sulle spalle e sai muli,e vanno a piantarle altrove. Come paese, o villaggio che sia, la descrizione sua è quella stessa che si fa per tutti i villaggi di questa re gione, dove i villaggi sono costituiti da vari gruppi dicapanne disposte senza ordine, senza regolarità. Pare che gl'indigeni , almeno quanto a clima, ci stieno meglio che a Massaua,dappoichè qualchericco, l'Abdallah bey per esempio, l'amico del Debeb del quale vi ho parlato più sopra, tienelì la sua villeggiatura; o per essere più esatti, una grande capanna, che tien luogo di villa. Questa casa con un giardino- la grande meraviglia di Otumlo - è proprio lì quasi in mezzo agli accampamenti della brigata Cacciatori, e attualmente è abitata dal Barambaras Kaffel con tutta la sua famiglia. Il Barambaras è un bandito che, come ho già detto altrove, ama quanto più può il quieto vivere, e che spende volentieri in orgie e in fantasie il danaro mal guada gnato. Sebbene cristiano, non isdegna la poligamia; e spesso a Otumlo , lontano dagli accampamenti dei volontari, si sente il rumore delle tamburelle e di altri strumenti musicali, che ralle granocon le loro nenie monotone le orgie e le fantasie del giar dino d'Otumlo.

Sono quattro alberi portati da lontano, e che, innaffiati ogni giorno con gran cura, hanno raggiunto l'altezza di due o tre metri, circondati di piccoli arbusti.Nient'altro. Eppure, partendo da Massaua, dove non c'è la menoma traccia di vegetazione, e dopo aver attraversato parecchi chilometri di terreno arido, sab bioso, quelle quattro piante fanno un grande effetto.

Per trovare altri alberi di quell'altezza bisogna andare fino a Dogàli, ed erano precisamente alberi presi a Dogali, e tra piantati in mezzo al campo, Dio sa con quale fatica, quelli

106 V. - IL CORPO DI SPEDIZIONE

che davano una nota di gaia fertilità a quella parte dell'accam pamento del secondo battaglione, dove è stata organizzata la simpatica festa, alla quale han preso parte tutti gli ufficiali del 2º Cacciatori, e alla quale, con gentile cortesia, è intervenuto anche il generale Gené comandante della brigata. L'altro ieri c'era ancora la speranza di muoversi presto, d'iniziare una marcia, dal momento che alle truppe l'ordine di portarsi un po' innanzi era già dato. Quella parte del campo, dove ebbe luogo la festa, chiusa da un debole recinto di canne, figurava una sta zione : la prima stazione da Massaua all'Asinara. In fondo, nella baracca, appositamente costruita, le due porte per gliarrivi elo partenze; in mezzo,il buffet con tutte le cose più squisite.... che si possono avere a Massaua ; davanti, il giardino della stazione. Un giardino i cui parterres all'inglese, invece che con fiori, erano fatticon sassi bianchi e di variocolore elegantemente disposti, tanto da potere, a tutta prima, di sera, trarre in inganno.

Tutt'intorno , il recinto era pieno di indigeni, di gruppi di faccie nere, che guardavano meravigliati quella scena o, come la chiamano loro,quella fantasia. Uno solo ne è entrato; ma era un nero... falso : un soldato, che essendo stato parecchi anni da queste parti, conosce un po' l'arabo, e che, vestito alla mussol mana, e truccato tutto di nero, se la cavò discretamente, imitando le danze degli arabi, e accompagnando quella specie di saltarello con una nenia monotona.

Così il pranzo come la riunione della sera, l'uno e l'altra ter minati con un evviva al Re al suono della fanfara reale, sono riusciti animati, vivaci. La certezza che vi era già pronto un ordine di partenza, contribuì certamente a dare anche la nota di un entusiasmo vivo e spontaneo. Nonsi poteva supporre che l'arrivo della missione inglese, avvenuto l'indomani, e le notizie daessa date, e da altrefonti confermate, avrebbero fatto unpo' l'effetto di una doccia fredda....

A far sperare prossimo un movimento in avanti, aveva con tribuito anche l'arrivo dello squadrone Cacciatori d'Africa, che la vigilia di Natale aveva lasciato i suoi baraccamenti al Ghe rar, per venire ad attendarsi colla brigata. Ho veduto arrivare questo squadrone. Che bella cosa se si potessero avere in Italia degli squadroni montati a quel modo, con quei cavalli!

Gli ufficiali e i soldati diquesto reparto di truppe hanno fatto meno bene degli altri il Natale, ancora tutti sottosopra a met. tere inordine l'accampamento. Ospitati qua e là alle mensedei battaglioni vicini, gli ufficiali hanno celebrato così il santissimo Natale. Il principeDel Drago, il conte Marcello e ilconte Folchi, tre bei soldati dello squadrone, che lavorano quando c'è da fare con più slancio e con più abnegazione degli altri, dando alla trappa un bellissimo e utile esempio, hanno pranzato anche loro, Dio sa come, in una cantina; un pranzo pel quale in Italia avrebbero forse tirato i piatti addosso ai camerieri, e che qui, forse, sarà loro sembrato squisito, o quasi.

Povero Del Drago! si direbbe che la sfortuna lo perseguita ! Con tutto il suo entusiasmo, appena arrivato, è caduto ammalato e ha dovuto passare all'ospedale. Appena uscito, gli toccò di

UNA FESTA AL CAMPO 107

rientrarvi subito perqualche giorno, in seguito alle ferite e con tusioni prodottegli a una gamba da due calci di cavallo, ricevuti mentre faceva il suo servizio alla scuderia, o per meglio dire in mezzo ai cavalli legati in circolo all'aria aperta, poichè ora colla

Accampamenti del corpo speciale a Tak-bat; brigata Gené. Trinceramento del 2º Cacciatori .

truppa attendata, le scuderie non ci sono più. Fortunatamente, sebbene uno dei calci sia stato dato sul malleolo, la ferita non è grave.

Del resto, senza avere titoli gentilizi, in mezzo a questi volon tari ci sono molti giovani di buone famiglie, e di una certa col tura. Come si capisce facilmente, e come deve essere, non c'è proprio nessuna differenza di trattamento per essi. Che anzi es-

108 V. IL
CORPO DI
ALETLEN

Accampamenti del corpo speciale a Takbat brigata Gené . Comando del 29 battaglione , 1 Cacciatori .

,

a

sendo i primi a dare il buon esempio della disciplina e del dovere, contribuiscono non poco a tenere alto il morale della truppa.

Cosa notevole, la gente meno abituata alle fatiche materiali è quella che finora ha sofferto meno, e che ha dato il minor contingente di ammalati; quantunque il servizio, specialmente quello degli avamposti, la cui linea è stata rinforzata in seguito alle ultime notizie, sia assai faticoso, e con le pioggie dei giorni scorsi non sia davvero un divertimento lo stare ventiquattr' ore all'aperto, senza tende, e mangiando quando o come si può.

Bisognerebbe, per ridere, assistere a qualcuna delle graziose scenette che succedono ai pozzi, dove donne e soldati si trovano tanto spesso per la necessità comune d' attingere acqua: biso gnerebbe sentire gli spiritosi frizzi dei veneti e dei napoletani, vedere le curiose smorfie delle nere....

Alla sera, prima che la tromba ordini il silenzio, i soldati si riuniscono in piccoli gruppi, e sdraiati per terra, all'aria aperta, e in quell'ora, in cui per tante cause diverse l'animo è tratto alla malinconia, mentre fissano lo sguardo al porto vicino, dove gal. leggiano i bastimenti illuminati, parlano fra loro degli amici, dei congiunti lontani e del paesetto natio. Altri, menosentimentali, discutendo invece grossolanamente, a modo loro, sulle cose colo niali, formano i più bellicosi, i più strani proponimenti, o spe rano ditornarsenein Italia carichi di gloria; mentre più in là, otto o dieci individui fanno coro ad uno ch'è in mezzo a loro e canticchia le canzonette del suo paese, cambiandole a modo suo, pur di mettere dappertutto ras Alula e re Giovanni.

Oramai lo strapazzare e cantare canzoni su ras Alula e re Giovanni è entrato, si può dire, nelle abitudini dei nostri soldati. Spesso questi canti, per quanto proibiti, si protraggono anche nelle tarde ore della notte, quando i soldati, pocoavvezzi ai rumori di questi paesi, sono costretti a vigilare. Ed i rumori della notte sono molti e svariati: dal raglio dell'asino all' urlo della jena, dall'ululare dei cani al frastuono delle fantasie. Queste fantasie sono addirittura una calamità, un incubo che gliArabi c'infliggono.

Se in qualche villaggio nasce o muore qualcuno, se c'è un matrimonio, se c'è un malato, fanno subito la fantasia, e la fan tasia per lo più dura molto tempo, di notte, di giorno, alle volte anche otto notti ed otto giorni di seguito. Io ne ho viste parece chie , ma non mi scorderò mai di quella che vidi fare per una povera malata.

Erano circa venti donne, tutte vecchie e tutte brutte, che ac coccolate in circolo , gridavano come spiritate, e battevano coi pugni in cupi timpani molto rudimentali. Là, in mezzo ad esse, ginocchioni, collepalme appoggiate a terra, l'ammalata segui tava a dondolare la testa, cercando di tener dietro, coimovimenti, alla cadenza di quella musica infernale.Più le vecchie gridavano, più lei dondolava la testa, fiuchè stanca, esausta, sfinita, cadera nelle braccia della più vicina. La facevano riposare per qualche istante, e poi ricominciavano a stordirla coi soliti gridi e col solito battere delle tamburelle.

Seguitarono così finchè quella disgraziata, cadendo bocconi

110 V. - IL CORPO DI SPEDIZIONE

al suolo, non dette più segno di vita; allora la rialzarono, e portatala nella capanna vicina, l'adagiarono sopra alcuni stracci. Due giorni dopo ripassai di là a caso. Facevano ancora la fan tasia, questa volta però intorno al cadavere. Sido io ! chissà quante ne ammazzano con quel metodo di cura !

Le fantasie sono uno dei tanti diletti notturni. Vi sono poi anche le jene che sul tardi scendono dalle loro tane per fru gare ne' cimiteri, negli ammazzatoi; vengono giù sperando di trovare qualche avanzo di carogna. Esse fanno un urlo lungo, lugubre, al quale tien sempre dietro un furioso latrare di cani, dicento cagnacci affamati e vagolanti anch'essi in cercad'un osso da rosicchiare.

Le jene spesso attraversano gli accampamenti, qualche volta entrano anche nelle tende, ed allora è un gridare, un ridere, un rincorrere di soldati, uno scalpitare, un fuggire di quadrupedi.

Massaua, ai primi di gennaio 1888.

Ho già accennato incidentalmente all'allarme di alcuni giorni fa. Era un falso allarme, ma ebbe ed ha la sua importanza, per il contegno tenuto dalla truppa. Lasciando da parte ogni que stione sul merito dell'impresa e sul modo con cui è stata orga nizzata, si sarebbe molto ingiusti nel non tributare questa lode alle nostre truppe. Se le cose non vanno come si sperava, se per quest'anno la spedizione italiana in Africa farà poco , è chiaro che i soldati non ne hanno alcuna colpa. Il loro dovere è di mostrarsi pronti, volenterosi, di avere quello slancio che è buona parte del successo nel caso dell'azione; e questa prima prova dello spirito della trappa, prova che torna per essa molto lusinghiera, è stata fatta. Che cosa fossero, se realmente Abissini o no, quei cinquanta o sessanta armati, non si è ancora saputo bene. L'ufficiale che comandava la gran guardia, la quale diede l'allarme per una cosa che forse non meritava di disturbare quindici o sedici mila uomini,è stato messo agli arresti. In questi casi, gli arresti sono quasi di prammatica, senza che facciano torto,in alcun modo, all'intelligenza dell'ufficiale punito. Questa volta invece ha reso quasi un servizio , facendo fare sul serio, e veramente all'improvviso, un esperimento di allarme che il Generale aveva in animo di fare, Sarebbe ridicolo sostenere che la truppa stia bene e contenta sotto la tenda. Ci sta, e non se ne lamenta, perchè spera da un giorno all'altro di venire alle mani. A Massaua, fortunatamente, non ci sono giornali che dieno le notizie: ma, vere o false, esse circolano con maggior rapidità che se vi fossero i giornali. I sol. dati vivendo a contatto coi loro ufficiali,sentono quel che dicono, i discorsi che essi fanno alle mense. All'ordinanza del tenente o del capitano basta una parola sfuggita , per correre ad in formarnei compagni. Con questo e con quello che vedono essi stessi si fanno le loro idee, iloro commenti. Adesso, per esempio, come dicevo, sopportano con molto maggiore disinvoltura la vita, non certo troppo piacevole dell'accampamento, perchè, come i loro

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Il secondo battaglione di Taulud , pochi minuti dopo il segnale d'allarme .

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La colonna dei muli e dei cammelli pel carico delle munizioni pochi minuti dopo il segnale d'allarme .

Da Massaua a Saati.

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ufficiali, hanno la convinzione e la speranza di fare alle fuci late da un momento all'altro. L'allarme di giorni sono è stato come una specie di sveglia. Prima, quasi quasi, non si ricorda vano più di esser venuti qui per combattere, e se qualcuno brontolava che sarebbe la vita militare, per qualunque grado, se non ci fosse questo grande sfogatoio del brontolare ? era appunto perlamentarsi di essere venuti qui a stare inutilmente sotto la tenda.

Al primo segnale dell'allarme, tutti, nei campi, nei baracca menti, alla gran guardia , sono saltati in piedi, e sebbene fosse ancora buio, ognuno ha ritrovato subito il suo posto in fila, e, quello che più importa, si sono messe in ordine, in pochi minuti, le colonne di cammelli e muli, per l'approvvigionamento. Tutto, senza chiasso, senza confusione. Solo, di quando in quando, si sentiva qualcuna diquelle esclamazioni comiche che fanno ridere i com pagni, con le allusioni a ras Alula, alla moglie di Ras Alula,o a qualche cosa disimile. In tutte le compagnie c'èsempre il soldato che fa il buffone, e che s'incarica di tenere allegri i compagni. Finalmente! Se Dio vuole, ci siamo! Meno male che questa volta si fa davvero ! erano le esclamazioni che si sentivano tra il bisbiglio sommesso della truppa, mentre i soldati passavano nelle file.

Una cosa che fa molto onore alla truppa, è anche ilfatto che sono accorsi a mettersi nelle file anche tutti quelli che erano alle infermerie di battaglione.

In uno dei battaglioni che sono ad Abd-el-Kader si presenta a mettersi in rango, come gli altri, un soldatoche era all'infermeria, e che passa generalmente presso gli ufficiali della sua compagnia per un gran fiaccone.

Che cosa fate voi qui? gli domanda l'ufficiale. Sono ammalato, rispondeil soldato, ma se si va avanti, voglio venire anch'io.

L'ufficiale, naturalmente, lo lascia mettere in rango. Il giorno dopo, il soldato si dà nuovamente ammalato. L'ufficiale, vedendolo darsi nuovamente ammalato, gli dice: O come va che ieri non eravate più ammalato, quando c'è stato l'allarme?

Allora, risponde sinceramente il soldato, che in realtà era indisposto, era un altro conto !

Il bello è che anche le sentinelle avrebbero voluto essere subito rilevate, per marciare con gli altri. Ad Abd-el-Kader, per esempio, sono passati nelle file circa 150 uomini addetti alla sussistenza e ad altri servizi, che non fanno parte delle truppe combattenti. Quella mattina i soldati hanno cacciato via tutti i mori che, per i lavori che si stanno facendo, entravano proprio allora nel l'accampamento, senza che questi ultimi sapessero spiegarsi che cosa fosse accaduto.

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Ciò che ha destato l'ammirazione e l'elogio degli ufficiali su periori e dei generali, è stato l'ordine e il silenzio mantenuto nelle file, appena formati i battaglioni , e la prontezza con cui le varie brigate e i vari reparti sono andati ad occupare le po sizioni loro assegnate.

Due fucilate che si sono sentite pare sieno state sparate

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DI

contro ano della banda; un nero che passò in mezzo a due pic coli posti, e che non siriuscì a trovare. In ogni modo, appena arrivate le truppe al loro posto di combattimento, il Generale, fu informato di che si trattava, e dell'allarme dato forse con troppa precipitazione. Fece però tardare a dare il segnale del l'allarme cessato, allo scopo di approfittare dell'occasione per far eseguire qualche manovra, e dei cambiamenti di fronte di brigata, senza che nè la truppa nè gli ufficiali sapessero che non si aveva più di fronte il nemico, quindi, dato il segnale, furono fatte ancora delle brevi esercitazioni, prima di far rientrare la truppa nei propri campi o baraccamenti.

Certo, se unallarme si dovesse ripetere ora, la prontezza sa rebbe ancora maggiore, poichè adesso i soldati non vanno più a dormire come prima, senza aver preparato ogni cosa, in modo da aver tutto sottomano al primo segnale.

Lo stesso slancio e la stessa prontezza si sono veduti in tutte le truppe delle varie armi. In pochi minuti i cannoni, a comin ciare dalla batteria del capitano Michelini, che è sulla linea dei piccoli posti e quindi la più avanzata, a quelle che difendono Massaua, i forti del Gherar, di Taulud, e di Abd-el-kader, erano pantati, e coi cassoni pronti.

È stato, come ho detto, un risveglio. Ora la truppa è più di buon umore di prima, e questo allarme, che ha servito d'esperi mento, ha giovato ad affiatare i soldati coi loro ufficiali.

La stagione continua piuttosto mite, e il numero degli am. malati non è alto. All'ospedale sono pochi i casi gravi. Sono cessati quegli acquazzoni, che lasciando una grande umidità sul terreno e nell'atmosfera , sono in questi mesi la causa di molte malattie. Ciò dipende anche dal posto ove le truppe sono attendate. I battaglioni, per esempio,attendati nella peni sola di Abd-el-Kader, che si protende lungo il mare, e dove il terreno è secco, o c'è sempre,anche nelle ore più calde, un po' di ventilazione, sono quelli che danno il meno per cento di am malati. Quelli che danno il massimo, sono i reparti i quali stanno a Moncullo,dove c'è molta umidità epochissimaventilazione. Con giusto criterio, da qualche giorno,sono stati spostati gli accam pamenti di alcuni reparti, portandoli un po' più in su, in modo che il maggior pendiopermetta ancor meno in caso di pioggia che si fermi l'acqua nell'accampamento.

Le esercitazioni sono fatte alla mattina per tempo, alsorgere del sole, e alle otto emezzoo allenovelatruppa consumailrancio. Dopoc'è qualche ora di riposo obbligatorio, e qualche altra breve istruzione, senzaperòche la truppa esca dall'accampamento.I sol dati nonlo lasciano, d'ordinario,nemmeno all'ora dell'uscitalibera. Da Abd-el-Kader e da Gherar per venire aMassaua bisogna prenderela barca che costa denaro, oppure fare parecchi chi lometri. Dagli accampamenti di Otumlo e di Moncullo v'è una marcia addirittura, e, tranne nei giorni di riposo , i soldati di quei battaglioni non vengono quasimaiin città. Eppoi secca loro il doversi mettere in tenuta , mentre rimanendo nella più com pleta libertà di tenuta , nelle ore di riposo verso sera , o se ne stanno raggruppati intorno alle tende, o si sparpagliano nelle

LO SPIRITO DELLA TRUPPA 115

vicinanze dell'accampamento, seguiti, circondati da una turba di monelli neri dei due sessi e di varia età, che li aiutano in certi lavori, e che dopo un po' di giorni diventano aggregati al tale, o tal altro battaglione.

Curioso è lo spettacolo che offre, durante il riposo un accam pamento nel giorno che precede la partenza del postale. Alcune delle tende sono convertite alla meglio in una specie di gabi netto di scrittura, dove i soldati vanno a turno a scrivere le let tere alle loro famiglie, dispatandosi a volte quella misera penna . e quel solo calamaio coll'inchiostro asciugato, che deve servire per otto o dieci, perchè non ve ne sono altri, e non c'è nemmeno il mezzo di procurarsene. In un'altra tenda si fanno i pacchi postali. Quasi tutti pensano a mandare un oggetto qualunque: una penna di struzzomal ridotta, perchè di belle nonce ne sono più,una sciarpa di quelle che servono agli indigeni come unico vestimento, una cosa qualunque di pochi soldi alla mamma, alla sorella, alla fidanzata....E suggellando quei pacchi, lieti di man dare qualche cosa dall'Africa ailoro cari,discorrono fraloro della impressione che farà in paese, nel crocchio dei loro amici, nella loro famiglia, quell'oggetto che viene così da lontano, dalla terra delle faccie nere....

Ma la notte cala rapidamente, senza transizioni di luce. Da un momento all'altro si fa buio, e,quando non c'è la luna, il buio è così forte, che non si vede alla distanza d'un passo. Subito dopo la ritirata si fa il silenzio nei campi, equesto silenzio è solo interrotto dall'ululato delle jene e dall'abbaiare dei cani, che a volta le inseguono, e che, in ogni modo, gridano e si rispon dono l'un l'altro fino a che la jena non si è allontanata.

In questi giorni purtroppo ci sono state due disgrazie: un suicidio e un omicidio involontario, entrambi nei battaglioni ac campati ad Otumlo. Un soldato si è ridotto a questa estrema risoluzione per dispiaceri amorosi, quegli stessi che lo hanno de terminato ad arruolarsi per venire in Africa.

L'altro, un caporale, è stato ucciso da un colpo di revolver, partito improvvisamente ad un sott'ufficiale.L'autorità giudiziaria che si è recata sul posto per le investigazioni d'uso, ha constatato l'assoluta incolpevolezza del sergente,che è ridotto in uno stato da far pietà, tanto che ieri dava quasi segni di pazzia, e il ca pitano della sua compagnia lo fece allontanare dal campo , sieme ad altri colleghi ed amici suoi. Alla mattina, assentandosi dal campo per servizio, aveva dato il suo revolver da pulire ad un soldato, avvertendolo che era carico. Il soldato scarica il re volver, lo pulisce e lo ricarica come era prima. Quando il ser gente ritorna sotto la tenda, prende in mano il revolver, senza pensare che il soldato potesse averlo caricato ancora, per vedere se l' arma era pulita. Il colpo parte improvvisamente. La palla, dopo aver forato le duetende vicine, dove erano parecchisoldati, va a colpire proprio alla tempia un povero caporale , che, es sendo di cucina, erachinato su di una marmitta.

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· Povero giovane! Chi sa con quanta speranza era venuto vo lontario in Africa! E vi ha invece trovato la morte, senza comº battere, senza gloria, senza l'emozione della battaglia.

116 v .'- IL CORPO DI

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Era un bravo ragazzo e un bel soldato. Ieri, il cadavere è stato trasportato, per l'assoluzione, nella piccola chiesetta in le. gno al Gherar. Molti amici erano là a dare l'ultimo saluto al compianto giovane. Sulla porta , ha ricevuto la bara il cappel lanomilitare, vestito della sua lunga tonaca bianca, e finita la mestae breve cerimonia, l'han portata al cimitero di Otumlo. Quella baracca in legno, alla quale non c'è altro che le dia ca rattere sacro all'infuori della croce sulla porta, il contrasto che facevano coi nostri costumi tutti quegli abiti bianchi intorno a un morto, e ilpensare a quel povero soldato finito a quel modo, era una cosa che stringeva il cuore....

Massaua, 12 gennaio.

Si sapeva che daun giorno all'altro doveva aver luogo un movimento, e una nuova dislocazioue nelle nostre truppe, per portare alquanto più innanzi gli avamposti. Il movimento fu deciso dovesse aver luogo sabato mattina per tempo, e il giorno prima ne fu dato ordine ai comandi di brigata, che l'hanno tras messo a loro volta ai comandi di battaglione , i quali l' hanno trasmesso agli ufficiali e così di seguito. Mi sono trovato ad Abd -el-Kader quando è venuto quest' ordine, e anche senza la più piccola indiscrezione da parte di un ufficiale, bisognava es seremolto ottusi, vedendo che gli ufficiali lasciavano il loro ba. gaglio, che i soldati mettevano inordine le loro cose, per non capire che era venuto un ordine di partenza. Informato meglio, seppi che realmente la brigata Cagnisarebbe partita all'indomani e che la brigata Gené, oltrepassando quella del Baldissera, che era allora più avanti di tutti, avrebbe portato gli avamposti a Dogali, al di là del Tak -bat.

Al Comando però dicevano di non saperne nulla. V' era poi così poco mistero nel movimento che doveva aver luogo l'indo mani mattina, che, alla sera, tutti gli ufficiali della brigata Cagni che erano al club , salutavano gli amici , annunziando la loro partenza.

Sono partiti la mattina verso le cinque, favoriti da una gior nata coperta nella marcia di una quindicina di chilometri, che non sarebbe gran cosa nei nostri paesi, ma che, nel terreno ac. cidentato di qui, è già una marcia faticosa. Il soldato non ha, è vero, lo zaino; ma portando ad armacollo la tenda, la man tellina e la coperta, più i legni della tenda, e circa 80 cartucce, con le armi, è abbastanza carico. Porta con sè pochissima roba di effetti personali, e un paio di scarpe di ricambio, legate alla tenda. Tutto ciò, anche senza lozaino, fa già un discreto peso, e imbarazza nei movimenti e nella marcia. Quando gli ufficiali hanno avvertito latruppa della partenza, questa ha accolto con gioia la buona notizia.

C'è stato nel campo lo stesso movimento che vi fu la mattina dell'allarme, digiorni sono. La truppa è sempre animatadalla migliorevolontà, e vi è in essa uno spirito militare eccellente. Ciò che l'abbatte un po' è l'inerzia, l'inazione, a cui è stata con dannata. Appena si parla di andare innanzi, appena si accenna

DUE DISGRAZIE 117

allaprobabilità di fare qualche cosa , cambia subito di umore. Anchestavolta, parecchiche erano alle infermerie hanno voluto assolutamente mettersi in marcia con gli altri, e non un solo sol dato è rimasto addietro. Ho voluto seguire anch'io, per un po', la colonna. Gli ufficiali , scherzando, e rivolgendosi alla truppa con una intonazione famigliare, dicevano ai loro soldati: Qui non c'è da aver della fiacca: l'ambulanza dietro alla colonna non c'è,e chiresta indietro, rischia di perdersi, e di capitarnellemani degli Abissini. ,, I soldati ridevano , poichè tutti capivano che quelle parole erano dette per ischerzoe chenon r'erabisogno di raccomandazioni. Nemmeno uno è rimasto indietro, e la stessa buona volontà li ha animati, quando, appena arrivati alle loro po. sizioni, senza riposarsi, hanno dovuto metter mano ai lavori di trincea, mentre parte della truppa coi muli ha dovuto andare, e piuttosto lontano,dicorvéeall'acquaeaiviveri; poichè, par troppo, nelle posizioni ora occupate dalle due brigate Gené e Cagni non si è trovato un filo d'acqua, e bisogna che vadano a prenderla un po' al Piano delle Scimmie fin dove la porta da Massana la ferrovia, e un po' ai pozzi scavati dalla brigata Baldissera. Le due brigate Gené e Cagni, scavalcando passatemi la barbara parola la brigata Baldissera, sono andate a mettere i loro piccoli posti proprio a Dogali. La brigata Gené tiene la sinistra, e quella del Cagni la destra. Però la linea degli at tuali avamposti non è completamente parallela a quella che aveva la brigata Baldissera. La linea degli avamposti ha fatto una piccola conversione a sinistra.Dico così, quantunque gli avainposti delle due brigate non sieno disposti sulla stessa li nea, ma facciano una piccola punta . Lenotizie, accertate,a quanto sembra, cheil re con forze im ponenti si avvii da Adua per la strada di Gura possono aver determinato queste lievi conversioni, nella linea di difesa. A ve. dere quel terreno, così accidentato, con tanti mamelons, l' uno addosso all'altro, e delle montagne più o meno alte tutt'intorno, si capisce quanta difficoltà ci debba essere a fare delle carte esatte, e come sia facile il perdersi anche in pieno giorno, in mezzo a que monti e a que' dirupi che hanno tutti lo stesso aspetto e che vi circondano senza interruzione. Di notte poi , colle notti bnie che ci sono ora, non si riesce a fare dieci passi, e non si vede più nulla a un metro di distanza. Al tempo della prima spedizione è accaduto un doloroso fatto. Un ufficiale che marciava con un po' di truppa, dando riposo ai soldati,si allon.. tanò , e di non molto , per andare a caccia, e si smarrì. Se ne trovò qualche giorno dopo il cadavere, e tanto dall'autopsia, come da qualche cosa che gli trovarono addosso, se non erro, di scritto , si ebbe la certezza che si era ucciso per non aver più ritrovata la strada. Anche l'altra mattina, - il giorno dopo che s' erano messi lì gli avamposti la truppa di una gran guardia che smontava, andò a sbattere in tutt'altra direzione del corpo cui apparteneva; alla sera si è smarrita, sempre entro la linea degli avamposti, una colonna di muli, che ha dovuto aspettare i primi albori per ritrovare il proprio accampamento.

La linea di difesa è piuttosto vasta. Di qua e di là, non si

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vedono che soldati in vedetta sulle alture. A destra, sulle colline veramente hanno tutt'altro che l'aspetto di colline, e sono più montagne che colline, sassose, a pendenza ripida sono stati collocati due fortinimobili, che hanno dinanzi a loroun grande spazio di tiro. Un altro è stato messo su di un'altra altura più a sinistra, e anche quello domina molto. In distanza, stante il loro colore giallognolo, terreo, non s'avverte nemmeno che vi sieno. E in ogni modo, anche quando, vedendone due vicini, si nota la vetta della montagna, che pare fatta con una certa regolarità, non si capisce davvero che possano essere dei forti.

È stato realmente ottimo ilrisultato, per ciò che riguardala prontezza, con cui questi fortini sono stati costruiti. Come del pari è stata da un altro lato ammirevole la prontezza con cui le truppe, appena accampate, hanno proceduto alla costruzione delle prime trincee. Arrivati nellamattinata, alla sera quasi tutti i battaglioni avevano compiuto i lavori per le prime trincee, e in parecchi punti era già costruita una cinta inmuratura, o per lo meno fatta con sassi, in modo da sembrare veramente una cinta murata, alta settanta od ottanta centimetri.

Nelle posizioni di Dogali, dovesono attualmente le truppe, il terreno, arido sempre, non lo è piùtanto come vicino a Massaua. Si vede un poco sempre poco, ben inteso di verde, dei gran cespugli di spine, e degli arbusti che qualche volta rag giungono l'altezza di un metro e mezzo, coi loro rami fatti ad om brello. Cresce questo verde, e gli arbusti sono più numerosi là dove le ondulazioni del terreno lasciano capireche durante le pioggie rimane un po' d'acqua, e dove, a ridosso di un rialzo di terreno, v'è qualche ora meno di sole durante la giornata.

Sotto quegli arbusti, dove si è potuto, mantenendo sempre una certaregolarità nell'accampamento, ufficiali e soldati hanno messo le loro tende. Ma sono pochi i fortunati, perchè, come ripeto, quel verde par molto venendo dall'arido terreno di Moncullo, ma in realtà è poca cosa. E di quelle povere piante , molte scompariscono subito per far della legua per le cucine, chè an che queste si sonodovute improvvisare in poche ore, salvo a provvedere più tardi ai miglioramenti successi

Due giorni dopo questo movimento, il quartiere generale si è trasferito a Monkullo, per avere più sotto mano la truppa, in qualunque caso.

Colla fronte attuale della linea degli avamposti, e coi forti re centemente costruiti, resta più coperta e difesa la zona di Ar kiko, che prima rappresentava un po' il punto debole in caso di attacco.

Adesso sono avanti tre brigate, una delle quali però su for mazione di quattro battaglioni, e che, con lecompagnie di Alpini , poco numerose,non ha veramente che la forza di poco più di mezza brigata. Sono rimasti, senza muoversi, un battaglione ad Abd-el-Kader, un battaglione (il 3° comandato dal maggiore Bo retti) a Taulud, due battaglioni ad Arkiko, e uno della brigata volontari a Monkullo. In sostanza, se si deduce anche la truppa, poco o molta, che è ad Assab, e che i giornali calcolano sempre come se fosse nel corpo di spedizione,si vede che la forza com

LA FRONTE DI DIFESA 119

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battente, anche ora dove siamo senza andare innanzi, non è molta. Dal calcolo fatto giorni sono risulta che si hanno in linea di combattimento, poco più di 9000 fucili. Come vedete , non è gran cosa, e conquesta forza effettiva mi pare un sogno il pen sare agrandi imprese, in un terreno comequesto, doveogni giorno che passa assottiglia questo numero, e lo riduce sempre più ad ogni passo che sifa innanzi, per i presidî che bisogna lasciare.

Non mi pare faccia bisognodi essere dei Moltke per capire tutto ciò, epperò più che mai mi conferino nell'opinione, che ho del resto manifestata fin dal principio di queste note, che così, nellastagione in cui siamo, e con laforza che abbiamo, non si può davvero pensare a grandi cose. Sarebbe stato un caso forse diverso, se, appena arrivati, in novembre, si fosse potuto marciare innanzi, prima che il Negus raccogliesse le sue forze: ma era impossibile per noi, come per qualunque esercito, sbarcare e met tersi subito in marcia.

Credo che l'obbiettivo, per il momento, sia la rioccupazione di Saati: ma si andrà avanti con molta prudenza , perchè sembra accertato che il grosso dell'esercito del Negus non sia più che a quattro o cinque giornate di marcia, preceduto da un forte corpo di cavalleria vollogalla. La ferrovia, si spera possa arrivare fino a Dogali fra sette od otto giorni, e alloraè probabile av venga un altro movimento in avanti. Quanto allaprobabilità di un combattimento dove siamo ora, o andando a Saati, c'è sempre chi ci crede, e chi invece ritiene la cosa impossibile, benchè no tizie che vengono di Abissinia rechino la voce aver detto il Re che egli sarebbe l'ultimo degli uomini, se non discacciasse gl l. taliani da Saati, ove ci vadano un'altra volta.

In ogni modo mi pare che oramai è cosa che dovremo veder presto decisa....

Se il Governo non rimase molto soddisfatto dell'insuccesso della missione inglese, ne fu invece contentissimo il corpo di spedi zione. Il che del resto si comprende facilmente, trattandosi di tanta gioventùche è venuta qui per la guerra, e a cui non sorride punto l'idea diritornare senzaaver fatto qualcosa. Però, nes suno diquelli che conoscono l Africa, consideravano un'impresa contro l'Abissinia come una cosa di poca importanza. Quindi, se c'era una nota triste, era quella di vedere che cotesta im portanza e la gravità della cosa non era ancora capita in Italia, dove c'è stato naturalmente un grande fermento quando si seppe del fiasco della missione. Pareva che si potesse da un momento all'altro mettere in marcia un poderoso esercito contro il Negus, come se si trattasse di muoversi e di marciare nei nostri paesi.

Massaua, nella seconda metà di gennaio.

Scorrendo i giornali, che la posta ci reca con una regolarità poco esemplare, per farmi , per quanto è possibile a questa distanza, un'idea dell'opinione pubblica in Italia riguardo alle cose d'Africa, mi è capitato sott? occhio il consiglio dato da un

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lavori ferroviari a Moncullo Otumlo .

e giornale ufficioso di RomaalGoverno, intorno alla condotta da te nere di fronte all Abissinia. Questo consiglio, ela forma nella quale fu dato, mi ha stranamente colpito. Mandaresubito,dice l'arti colo, un corpo fulmineo di riserva; ecco quello che bisogna fare.

Non mi occuperei nemmeno diuna similfrase infelice,chesup pongo sfuggita alla penna dello scrittore, se non fosse pubblicata da un giornale ufficioso, e se, pur troppo, essa,per quanto ne so, non rispecchiassefedelmenteleimpressioni dell'opinionepubblica, le ideeche, in generale, si hanno in Italia a proposito di questa spedizione africana, destinata a costare senza cavarne un gran costrutto - un forte sacrifizio di uomini e di denari al nostro paese.

Mandare un corpo di riserva fulmineo !... Ma che cosa vuol dire? In tutt'altre circostanze che le presenti, questa frase muo. verebbe a riso.

E non tengo conto delle considerazioni d'ordine politico e finanziario, le quali, in ogni modo, debbono avere la loro influenza, quando si tratta dispedire in Africa nuove forze. Voglio anzi am mettere che le condizioni finanziarie dell'Italia e quelle politiche dell'Europa permettano di mandare in Africa, o altrove, cen tomila uomini.

Rimane sempre senza risposta la mia interrogazione. Che cosa vuol dire mandare un corpo fulmineo di riserva, o un corpo di riserva fulmineo che sia ?Avvezzi alle guerre europee, capisco che un corpo di riserva , il quale giunga in pochi giorni sul teatro dellaguerra, possa decidere ogni cosa. Se gli uominivi sono, e vi sono le armi; un po' in ferrovia, un po' con delle marcie, è tutto fatto. I servizi di sussistenza, o non vi saranno, o andranno male, ma in un paese europeo sarà difficile che deb- bano morire tutti di fame.

Qui invece , per mettere in ordine di combattimento altri 10,000 uomini, e disporli ad una marcia lontana in queste re gioni mi pare che il corpo fulmineo fosse fissato dallo scrit tore in questa cifra ci vuole, dal più al meno, tanto tempo quanto ce ne è voluto a mettere in ordine, e molte coseman cano ancora, l'attuale corpo di spedizione, cioè le duebrigate partite nel novembre dall'Italia, e la cui forza numerica è di poco inferiore.

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Dal giorno in cui la formazione delle due brigate fu decisa a quella del loro imbarco, sono passati parecchi mesi. Pareva la cosa più semplice di questo mondo, in un esercito come il nostro, formare due brigate speciali! Eppure, tutti lo sanno dome me, il tempo che ci si è impiegato. E quel che forse non sanno tutti, gli è che, all'Arsenale di Napoli, anche per ar mare e completare l'equipaggiamento di quei 12,000 uomini, c'è stata un po'diconfusione; ela mancanza dellapiùrigorosa rego larità si risolve in perdita di tempo. Non recriminiamo. Non an diamo a cercare a chi ne tocchi la responsabilità, perchè si fini rebbe per emettere giudizi probabilmente ingiusti.Dal ministro della guerra in giù, sino all'ultimo sottotenente, tutti hanno gareg giato di zelo e di attività. S'è fatto tutto quello che era possibile, ne convengo, e gli inconvenienti si sono verificati, perchè miracoli non se ne fanno , e perchè non potevano a meno di accadere

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V.
CORPO DI SPEDIZIONE

DIFFICOLTÀ PER MUOVERE DELLA TRUPPA IN AFRICA 123

trattandosi di un'organizzazione speciale, alla quale non si era preparati, non pensando che le nostre truppe avrebbero dovuto venire un giorno in queste regioni. Così è accaduto, per esempio, per lo squadrone Cacciatori d'Afrioa, che è stato montato forse con unasettimana di ritardo, perchè, mentre erano già qui le selle, sono arrivate una o due settimane dopo le casse delle bri. gliature; è accaduto eziandio che gli ufficiali dovessero cercare e domandare di qua e di là dei teli da tenda ai soldati, la sciando così qualcuna delle tende della truppa incomplete e più esposte alle intemperie, - per non dormire sulla nuda terra, poichè non erano ancora arrivate le tende per gli ufficiali, ed era gran che se ce n'era una per compagnia , la quale serviva al capitano.

È accaduto.... Ma lasciamo stare quello che è accaduto, e con soliamoci pensando che poteva accader di peggio , e che degli inconvenienti, di quelli che proprio hanno un carattere di vera gravità, non ne sono avvenuti.

Supponiamo anzi che quella organizzazione abbia servito di esperimento, e che , ove fosse deciso l'invio di un corpo di ri serva , tutto sia ordinato in modo che in un paio di settimane le navi destinate a portare le truppe in Africa possano salpare da Napoli , e in una ventina di giorni possano anche sbarcarle tutte quante a Massaua.

Rimane sempre la parte più importante, quella che richiede maggior tempo: il mettere le appe in condizioni di potermar ciare, portando con loro tutto quanto può essere necessario di viveri e di munizioni, per un paio di mesi almeno. Volendo por tare innanzi parecchie altre migliaia di uomini, bisogna precu rarsi qualche altro migliaio di bestie da soma, cammelli e muli. Non basta dire: si spenda qualunque somma pur d'averli. Anche pagandoli a carissimo prezzo,ci vuole il suo tempo per farli ve nire. L'incetta di cammelli fatta sulla costa asiatica, no ha fatto salire enormemente il prezzo, e in ogni modo, anche gli incetta tori più abili non trovano in due o tre giorni un migliaio e più di cammelli. La stessa cosa è da dirsi per i muli, che assai proba bilmente bisognerebbe far venire dall'Italia. Poi, quando ci sono gli uomini e le bestie da soma, bisogna pensare ai viveri e al foraggio. I buoi per la truppa si fanno ora venire da Bombay. S'è avuto lafortuna che gli Inglesi, avendo ridotta a minime proporzioni la loro guarnigioneaSuakim, cihanno ceduto molta roba. Adesso non ne hanno più nemmeno loro. Per ogni cam mello, ci vuole il suo basto speciale. Non sipuò tacciare d'im previdenza il governo, se, pensando e organizzando i servizi di mobilitazione per il nostro esercito in Europa, non ha nei ma gazzini i basti per i cammelli....

E l'acqua ?

Dovendo marciare avanti, è necessario portare con sè l'acqua, e le bestie da soma servono in gran parte per questo. L'acqua è contenuta in casse speciali di lamiera di ferro, affinchè coi ca lori di qui non si corrompa dopo pochi giorni. Di queste casse, il numero aumenta,e ascende a parecchie eparecchie centinaia, se aumenta la truppa che deve andare innanzi. Anche le casse non

ci sono nei nostri magazzini, non si trovano nemmeno altrove, e bisogna farle fabbricare.

Nè basti , nè casse per acqua, nè attrezzi , nè nulla di tutto ciò si può far fare a Massaua. Del tempo ce ne vuole, e non poco , anche per provvedere a tutto questo. E poi non la si finirebbe più , a voler enumerare tutta la roba che è necessa ria, che, per ora almeno, non c'è , e che bisognerebbe prov vedere, ove una nuova spedizione di una certa forza si unisse all'attuale.

Dove se ne va la fulmineità del corpo di riserva, che dovrebbe impiegare, dal giorno in cui ne fosse deciso l'invio al giorno che si porterebbe in linea di combattimento, almeno un mese e mezzo o due, ben inteso contando su un miracolo, e che tutte,dallaprima all'ultima, le circostanze fossero favorevoli ?

Può darsi, anzi qui ne corre con insistenza la voce , che il Governo abbia deciso realmente l'invio di nuove truppe, le quali arriverebbero qui fra pochi giorni. Ma se si trattadi cinque o sei mila uomini, come si afferma, siamo in ogni modo ben lontani dalcorpo di riserva fulmineo, e non credo che co testo aumento di forze sia quello che possa decidere, ora, di intraprendere un'azione più vasta. Sono circa 500 gli uomini rimpatriati, per malattia, con i vapori partiti in questi due mesi, e oggi il numero dei soldati degenti all'ospedale è di circa 300; ve ne sono inoltre 200 all'infermeria di Abd-el-Kader, che, sebbene porti il nome di infermeria, èun ospedale, e altri due o 300 circa nelle infermerie dei corpi. L'aumento effettivo, reale, si ridurrebbe dunque a tre o quattro mila uomini.

Se nella guerra , in qualunque paese , il numero dei combat tenti è sempre molto al disotto di quello che sarebbe portato dai quadri, qui in Africa cotesta differenza è ancora, edimolto, più forte, perchè molto maggiore il numero dei servizi.

Credo che a questo proposito, in Italia, l'opinione pubblica non sia informata , illuminata come dovrebbe , epperò si alimentino delle illusioni, e si credi assai maggiore il numero dei combat tenti. Con sessanta o settanta muli per battaglione, con le co lonne dei cammelli, con tutti i molteplici e speciali servizi che l'approvvigionamento richiede, la nostra forza effettiva è attual mente ridotta a poco più di 10,000 combattenti. Siamo ben lon tani dai 20,000 combattenti, sui quali vedo ricamati degli arti coli tattico-strategici, del cui valore è inutile discutere.E come suole accadere, qui, in proporzioni maggiori che altrove, se non vengono i rimpiazzi , ognigiorno che passa diminuisce cotesto numero.

La media degli ammalati non è molto elevata , ma avrà pur troppo un sensibile aumento anch'essa, appena si eleverà la temperatura.

Nei muli e nei cammelli,che sono anch'essi dei personaggiimpor. tanti dal punto di vista militare, si verifica già una mortalitàche desta qualche preoccupazione.

Il numero dei buoi morti in quattro o cinque giorni nel parco di Otumlo (ce n'è una parte lì, e la maggior parte ad Arkiko, perchè in questi due luoghi v'è un po' di pascolo), ascende a 570.

124 V , IL CORPO DI SPEDIZIONE > > 7 7 >
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Il nuovo forte principe Vittorio Emanuele .

Il Comando, preoccupato di questa eccessiva mortalità, ha or dinato un'inchiesta , tanto più che era corsa voce si fosse sviluppato il carbonchio. Il tenente veterinario , incaricato di questa inchiesta, fatti sgozzare due animali, dalsangue vermi glio e dalla musculatura potè constatare che non si trattava af fatto di carbonchio. I buoi sono morti per mancanza di ali mento, e perchè lasciati cinque o sei giorni senza bere.

Tuttosommato, per un'azione di una certaimportanza,la forza attuale è poca, e mentre un lieve aumentonon modificherebbe la condizione nostra, non credo che sia possibileper ora - in dipendentemente da qualunque considerazione politica l'invio di tali forzeche diano alla spedizione un caratteretutto diverso, e che permettano una guerra a fondo contro l'Abissinia.

Capisco che così dicendo sorga naturale in chi legge la do manda : Ma allora che cosa si fa ?,

16 17

A questa domanda potrebbe solo rispondere il Governo, e, per lui, il generale San Marzano. Qui, come ho già avvertito, è ge neralela convinzione che, salvoa vedere se ilpaese sarà disposto a ritentare la prova, con altri mezzi, l'anno venturo, per que st'anno non si può fare altro che limitarsi all'occupazione di Saati; sperandoe facendo voti che, realmente, come l'han fatto crederee la missione inglese e tutti i nostri informatori, gli Abis sini scendano ad attaccarci.

Verranno? È quello che ci chiediamo ogni giorno, sperando sempre di fare alle fucilate da un m nento all'altro ; ma, pur troppo, dubitando in pari tempo delle informazioni che lo fanno sperare.

126 IL CORPO DI SPEDIZIONE V.1

Dislocazione delle forze nella 1.9 metà di gennaio.

Comando in Capo. linea colle brigate Cagni e Gené; una Generale Di San Marzano. batteria colla brigata Baldissera; la Quartiera generale. batteria della brigata Lanza assieme A Moncallo. alle truppe; il resto distribuito nei forti e fortini; parecchie mitraglia Avamposti . trici colle truppe di 1.a linea. A qualche chilometro da Saati. Esplorazioni e Ricognizioni. Brigata Gené. Si spingono pattuglie miste di irrego In posizione oltreDogali a quattro chi lari e truppa oltre la linea degli lometri sulla via di Santi nella loca avamposti fino verso Ailet per la lità detta Tacbat. strada Ailet-Saati. Debeb da But per Brigata Cagni. i pozzi Mausena sulla via percorsa Assieme alla Brigata Gené, ma più in- da Mitchel nel 1876 si è spinto fino dietro. aBaresa nella valle del torrente dello Brigata Baldissera. stesso nome , Baresa , punto fornito Dietro la Brigata Gené al Piano delle d'acqua e ad oriente diGhinda a 14 Scimmie. chilometri circa. In tal maniera De

Brigata Lanza . beb precede a sud-sud-ovest a circa

Duercalle Brigate Gené e Cagni;una LaDirezione dei servizimilitari eci

-e

Ogni forte è comandatodall'ufficiale superioredelle truppe rispettivamente acquartierate nel forte .

In seconda linea per la difesa della 25 chilometri da Saati , mentre gli piazza con distaccamenti ad Arkiko. irregolari mistialletruppe procedlono ad occidente verso Ailet. Cavalleria . Sono comandati distaccamenti al servi Ospedale galleggiante, zio delle singole unità ed uno sqna. La Garibaldi, drone in prima linea; si calcolano Servizio sanitario . 250 cavalli. A Massaua e nel campo trincerato sono Compagnie del Genio. stabilite: ai fra il vili (affidata delle Scimmie e Dogali;frazionisulla medico).La Direzione di sanità presso il strada Dogali-Saatiper allargarela quar via e collocare la linea telegrafica tier generale (affidata ad un mag volante. Lagioremedico). Direzione dell'ospedale militare a Irregolari. Orda esterna seconda ed accompagna Massaua(affidata a un capitanomed.). La Direzione dell'ospedale civile (affi l'avanzata delle due BrigateGené e data a un tenente-colonnello medico). Cagni; parte iu avamposti sul fronte Infermerie . nord-ovest colla Brigata Baldissera. Sono sei infermerie distinte: 18 al cam Orda interna. Presso i servizi am po di Arkiko - 2a al forte di Mon ministrativi. kullo - 3a all'ex-presidio di Massaua Treno - Truppe di sanità - Truppe 48 al Campo Gherar -5a al Forte di di sussistenza Artiglieria. Abd-el-Kailer - 6a al Forte di Taulud. Parte inquadrato colle truppe di prima Forti, linei, parte a servizio nei forti, nel Forte Ottumlo campo trincerato, sulla linea di ope- Forte Abd-el-Kader razione, sulla ferrovia e nel porto di Forte Taulud . Massaua. Forte Vittorio Emanuele Il Treno è impiegato al servizio del Forte Ras -Mudur rifornimento viveri fra Massaua e gli Fortino Umberto I avamposti, e allo scarico e carico del Fortino Margherita materiale in arrivo. Fortini d'acciaio (sistema Dell'Artiglieria, due batterie di prima Spaccamela).

Ecco sommariamente lo sviluppo delle operazioni dal dicembre alla metà di gennaio :

28 dicembre. -Inizio dei lavori perlacostruzione delforteReginaMargherita.

30 dicembre. Inizio dei lavori per ilprimo fortino Spaccamela. Esperimento degli apparecchi foto-elettrici.

31 dicembre . La Brigata Baldissera occupa il Piano delle Scimmie.

2 gennaio. Costruzione del secondo fortino di lamiera.

3 gennaio Si aumenta la forza di Debeb di 200 uomini.

La ferrovia arriva a Monkullo.

4 gennaio. Si stabilisce la dislocazione delle navi da guerra per la difesa della piazza di Massaua.

Il generale Gené lascia il forte di Moukullo, ove aveva il suo comando.

5 gennaio La ferrovia è in attività fino al Piano delle Scimmie. gennaio La Brigata Gené si accampa vicino ad est di Dogali, ove si iniziano le costruzionidi fortini Spaccamela.

Si porta innanzi la linea degli avamposti.

8 gennaio. Le Brigate Gené e Cagni sono nel vallone Tokaket a tre chi lometri ad est di Dogali.

9 gennaio. Il generale Di San Marzano porta il Quartier generale a Moule kulloe lascia il generale Lanza con 7000 uomini al comando della piazza e campo trincerato.

12gennaio. Lericognizioni nostrearrivano a Bíresasu Ghinda ead Ailet. S'inizia il lavoro d'allargamento della strada da Dogali a Saati; si riconosce il no per costruire la ferrovia sino a Saati.

14 gennaio. - LaBrigata Genéprende posizionenella valle Tac-bat. Seguono i lavori di fortificazioni e ricognizioni tecniche militari e topografiche.

16 gennaio. Ricognizione oltre Saati del capo di Stato Maggiore.

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17 gennaio Le truppe della prima linea (Brigate: Gené-Cagui-Baldissera) sono nelle stesse posizioni prese l'8 gennaio; sono nove giorni di lavoro per dare alle posizioni che circondano la valle del torrente Tac-Bat (sullacarta dello Stato Maggiore è segnata col nome di: T. Agbalo), la necessaria solidità. Questa valle, partendo da Dogali in direzione nord-sud, conduce fino a Bat, dadove per i Pozzi di Mausena e per la strada fatta da Mitchell nel 1876 si va a Ghinda.

La ricognizione topograficaeseguita oltre Saati, il 16 gennaio dal capo di Stato Maggiore, colla scortadi 200irregolari ed unplotonedicavalleria è come il primo passo per l'occupazione delle alture e posizioni di Saati.

128 DA MASSAVA A SAATI

CAPITOLO VI. Fra Moncullo e Dogali.

I limiti dell'impresa. Le incertezze della situazione. Un altro piano. L'occupazione dei Bogos. Al piano delle Scimmie La rioccupazione di Saati. Neri che domandano la protezione italiana. · In Abissinia. Lo sceicco d'Ailet. Il Negus in marcia. L'esercito abissino.

Moncullo, 12 gennaio 1888. è venuto anche l'articolo della Riforma, riprodotto, con una certa solennità, dal solo organo militare che abbiamo, a confer mare quello che a noi pareva cosa certa sin da qualche tempo fa, con la forza che è qui attualmente , non si può pen sare a lontane operazioni : edanzi, che non è possibile allonta narsi affatto dalle fortificazioni, per non correre il rischio d'es sere sorpresi. Come si comprende facilmente, questa notizia ha smorzato molto di quell'entusiasmo, col quale ufficiali e soldati sono partiti da Napoli, credendo e sperando di trovarsi subito impegnati in una guerra: ma nel tempo stesso, nè in Italia nè qui,non credo vi possa essere alcuno il quale non approvi la condotta del Governo e del Comando, che preferiscono limitare le operazioni ad una semplice rioccupazione dei posti abbando nati, o poco più, anzichè correre un brutto rischioe andare in nanzi verso l' ignoto, ben inteso senza preoccuparsisequesto fosse realmente, come si asserisce ora, l'obbiettivo che il Governo si proponeva, organizzando laspedizione; ilche è difficile cre dere. Maachescopo allora gittare tanti milioni pel solo gusto di rioccupare Saati il che equivale precisamentea non occupare nulla,perchè a Saati non c'è nemmeno una capanna, e non ènè un soggiorno estivo per le nostre truppe, nè una localitàche possa recare alcun vantaggio all'Italia. Sarebbe anche difficile persua dere chicchessia,che,pel solo scopo di questa rioccupazione, si sia posto mano allacostruzionedellaferrovia, e sisiano fatti Da Massaua a Saati.

che, cioè, 17

venire aerostati, parchi per la luce elettrica, e si sia proceduto sino a poco tempo fa all'acquisto di centinaia e centinaia di cammelli. Se era per andare a Saati, la ferrovia bastava.

La verità è che la spedizione è stata organizzata con un ob. biettivo, è vero, un po'incerto, ma con la convinzione che do vesse spingersi molto più in là, senza avere, come ho già detto, un concetto esatto di quello che possa essere una spedizione mi litare in queste regioni; e che il generale San Marzano, appena sul posto, ha detto, francamente, quale era l'avviso suo, del re sto da tutti gli altri condiviso, e ha fatto conoscere quali e quante sieno le difficoltà , specie dopo ciò che è accadato, ed accade in Abissinia. A questo si aggiunga il fiasco della mis sione inglese; mentre il Governo, tanto il nostro come quello di Londra, avevano la quasi certezza di un esito favorevole.

Pare a me che sarebbe assai meglio dire la verità senza fron zoli, senza voler far credere che, fino da Torino, l'onorevole Crispi limitasse nel suo discorso la nostra azione, mentre invece parlò del soggiorno estivo, che nè a Saati nè ad Ailet siavrebbe,e ac cennò alle garanziepolitiche, che io non mi so vedere quali pos. sano essere, senza la vera guerra guerreggiata che le determini. Meglio adunque confessare francamente che, almeno ora, la spe dizione non rappresenta nulla di definito, e che noi si sta qui sperando che gli Abissini si decidano a venirci ad attaccare, per salvare, almeno, quella che chiamerei la parte morale della spe dizione.

Delle spedizioni che vanno incontro a un insuccesso, non sa rebbe la prima. Agli Inglesi nelle Indie ne toccarono di peggio, ed anche ora a Suakim essi non si trovano davvero in condi zioni molto migliori delle nostre.

Ma io non sono qui per fare della polemica , e se sono stato trascinato a far qualche commento su ciò che in Italia si dice, gli è perchè non mi sembra inopportuno far sapere quel che si crede, quello che si pensa qui, sul posto.

Giorni sono, quando si ebbero le prime notizie della marcia del Negus con una forza imponente, anche coloro che , cono scendo le abitudini degli Abissini, avevano insistito nel dire che essi non verranno mai ad offrirci battaglia vicino alle nostre trincee , erano un po' scossi in questa convinzione loro. Adesso e chi sa che non ci s'inganni ancora questa convinzione è anche più diffusa di prima, e generata dal fatto, che da un po' di tempo non si hanno più notizie del Negus, e che in ogni modo si ha la certezza che non sia venuto più innanzi.

Dalla settimana scorsa, non è mutata la linea dei nostri avam posti, ma il terreno è con maggior cura, e a maggiore distanza esplorato. Le pattuglie di cavalleria, che prima arrivavano solo fino a Saati, in queste mattine sono giunte fino ad Ailet, senza trovare nessuno , e un battaglione dei volontari è stato ieri a Saati. Ora Saati è sempre stata sgombra ; ma fino a tempo fa un piccolo numero di soldati abissini era sempre stato mante nuto da ras Alula ad Ailet. Si sono essi ritirati sa Ghinda ? Tiene realmente ras Alula delle forze considerevoli a Ghinda ? Con certezza oggi non si sa; ma, per induzione, ci sarebbe da cre

130 FRA MONCELLO E DOGALI VI.
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dere di no, perchè altrimenti qualche soldato lo avrebbe anche Ailet, che,per essi, è un paese importante, giacchè credo conti tre o quattro mila anime.

Se uno scontro avvenisse , nessuno può sin d'ora prevedere quali ne sarebbero le conseguenze. Forse il Governo conta e spera ancora in questo. Certo, un combattimento, il quale sor tisse esito favorevole, permetterebbe di fare qualche cosa di più della semplice rioccupazione di Saati, poichè in una batta glia tutto sarebbe deciso. L'esercito abissino non sa ritirarsi con un certo ordine, e alla prima sconfitta finisce collo sban darsi.

Ilche è quanto dire chel'esito, eanzi l'obbiettivo della nostra spedizione, dipende un po' da loro. Rimarremo a Saati, o andremo qualche poco più in là, se essi se ne stanno a casa loro, e po. tremo invece fare qualche cosa di più o per lo meno di diverso, secondo l'esito della lotta, se verranno ad incontrarci.

Non è una posizione nè bella nè invidiabile la nostra; ma è precisamente questa. Inutili ora le recriminazioni. Quello che non fa bene è di veder sciupare in un'altra lotta, quella por tata dalle fatiche e dal clima, un elemento così buono, come quello da cui è costituita la nostra truppa.

Oramai, come suol dirsi, siamo alla porta coi sassi. Abbiamo ancora dinanzi a noi il febbraio e una parte del marzo: ma in ogni modo, in aprile, non si può più tener qui migliaia di 110- mini.

E se realmente gli Abissini non si faranno vedere, ci trove remo ad aver fatto un bel buco nell'acqua, e ad avere speso grandi somme, senza cavarnealtro costrutto all'infuori dell'espe rienza, che potrà servire per l'annoventuro, se si pensa di fare qualche cosa. Se si dovesse ora cominciare daccapo, è certo che si farebbero molto meno errori. Chi sa se non si penserebbe a prendere addirittura una diversa base di operazione in una guerra contro l'Abissinia, lasciando qui quel tanto che basti alla difesa di Massaua ?

Già , ancora prima della partenza delle truppe da Napoli, si era parlato di una via tutta diversa da tenere per combattere il Negus. In Abissinia , c'è una leggenda la quale dice che il nemico che vincerà gli Abissini, deve venire dal nord. L'i. dea di fare uno sbarco alle bocche del Lebca o a Taclai, OC cupando gli altipiani settentrionali, il paese degli Habab, e at traverso a questo portarsi a Keren, è stata discussa seriamente, tanto più dopo il trattato che si fececogli Habab, e che ora è in gran parte lettera morta, perchè da un giorno all'altro gli Abissini possono gettarsi su queipaesie depredarli, senza che noi si possa fare un passo per difenderli.

Sembrava, a quelli che insistevano perchè si scegliesse quella via, che essa avrebbe avuto grandi vantaggi, e, primo fra gli altri , quello di portare lenostre truppe con una o due brevi marcie in un clima mite, ad un'altezza di circa 1000 metri, dove sono abbondanti i cammelli, che per l'appunto, anche stando a Mas sana, abbiamo mandato a prendere là, o i buoi, i montoni e lo capre, che non sarebbe stato necessario di far venire dalle lon

UN ALTRO PLANO DI GUERRA 131
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tane Indie, come accade ora. Una marcia, anche lunga, attra verso un paese amico, con un clima mite, e colla possibilità di un certo approvvigionamento, non sarebbe stata molto faticosa, dato pure il caso di qualche combattimento; maoltremodo van: taggiosa sarebbe stata l'occupazione di Keren, che sul margine dell'altipiano etiopico è chiave di posizione. Con Keren in mano, assai più fa cili sarebbe ro riuscite le operazio ni sull Ama sen. Certo, sarebbe sta ta una cosa tutta diver sa , questa colonnamo bile che sbarcando alle bocche del Taclai , si fosse di retta suKe ren , mentre v'erano al tre forze pronte a Massa u a. La spedizio ne assume va un altro carattere. Ma anche il semplice protettora to , efficace ed effettivo, del paese degli Ha bab , sareb begià statoqualche co sa che a vrebbe po tuto dare unacertasoddisfazionealpaese. MaDiomiguardidalfaredella strategia africana! Accenno anchequesta opinione, perchèparmi conveniente sia conosciuta, sapendobenissimo che,enumerando i vantaggi, non ho indicato le difficoltà, i pericoli, che forse hanno determinato l'abbandono di quella idea,e dei quali, forse, nonne conosco chealcuni: la difficoltàdellosbarco, e iltimoredi essere molestati, e di trovarci, anche noi, impegnaticontro i Sudanesi.

132 -
VI .
FRA MONCULLO E DOGALI
Segnalatore ottico del 1.º Cacciatori .

Accampamento del specialecorpo a Takbat , Genébrigata .

Accampamento 1º Cacciatori , trinceramento e pozzo .

ANA

Come, parmi, ho già accennato, credo molto esagerate le no tizie che vengono da Suakim sulle intenzioni bellicose dei ri. belli sudanesi, e sulla presenza di Osman Digma minacciante sui confini degli Habab. Più che altro, sono le solite tribù degli Hadendoa, composte di gente arditissima, ma non numerosa, che si fa ammazzare con indifferenza, a pochi metri dai cannoni nei forti che assalta, quelle che danno di quando in quando dei grattacapiagli Inglesi.

Non credoimpossibile trattare con Osman Digma ed averlo completamente neutrale, per combattere un nemico comune a lui ed a noi.

Ma comprendo che il trovarcisi vicini, e il rischio di vedersi da un momento all'altro impegnati in altre vicende, possa es - sere stata sufficiente ragione per scartare quellaidea.

Questa benedetta Africa, è tale un ginepraio di questioni, di rivalità , di razze e di religioni , che, se ben poco di certo ne sanno coloro che han passato lungo tempo in questo regioni , nessuna benchè lontana idea se nepossono formare quelli che non ne hanno fatto uno scopo principale dei loro studi . E an. cora, le relazioni dei viaggiatori i più diligenti e i più autore . voli sono frequentemente smentite nel modo più completo. . errore

Dal Piano delle Scimmie, 22 gennaio.

Persisto nel credere e oramai vedo che questa convin zione mia è generale anche in Italia, che per ora non an: dremo più in là di Saati, e che, del resto , sarebbe un per quest'anno, date le condizioni in cui siamo, il voler far di più. Ciononpertanto ho creduto bene di piantar qui la mia tenda, per vivere almeno più a contatto con la truppa, e non per avere più presto le notizie, poichè non ve ne sono, nè qui nè a Massaua. Ho piantato la miatenda, come suoldirsi, en pays de connaissance, à dae passi dal colonnello Barattieri, col quale, in tempi pur troppo già assai lontani , siamo stati assieme col laboratori nello stesso giornale, e vicino al generale Baldissera, il quale comanda la brigata, che probabilmente marcerà domani o dopo domani avanti alle altre, per occupare Saati eche, si troverebbe altresì in prima linea nel combattimento, qualora gli Abissini volessero contrastarci il terreno.

La vita a Massana , dopo due o tre mesi diventa insopporta. bile, se non altro per la noia. Qui avremo qualche comodità di meno, ma per un po' di giorni è quasi una distrazione. Eppoi vi assicuro, come ho già scritto in un'altra lettera mia, che fa piacereil trovarsi in mezzo a un elemento così buono come quello dei nostri soldati, in mezzo a tanti ufficialipieni di vita, di ardire, e che qui, come altrove, si può essere più che certi fa ranno onore al nome italiano.

Il solito argomento della conversazione,- quando dopo pranzo o dopo colazione ci si riunisce sotto qualche tenda o sotto un pergolato fatto con poche foglie e quattro stuoie, che è come dire il gran salon di ricevimento del comando di brigata, è

134 FRA MONCULLO E DOGALI VI .
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quello delle intenzioni degli Abissini. Verranno o non verranno ? È quel che si seguita ancora a domandarci, come un mese fa, quando, giunta la missione inglese , si ebbe la certezza che il Negus di pace non ne vuole sapere. E, comeallora, alcuni cre dono, o per meglio dire sperano che in pochi o in molti ven. gano a fare qnalche attacco; mentre i più sono invece sempre più convinti che gli Abissini non verranno affatto, fino a che ci limiteremo a rioccupare le posizioni abbandonate lo scorso anno. Realmente, mentre fino a tempo fa avevano della gente a Ghinda e ad Ailet, adesso il terreno, da una ventina di giorni, è completamente sgombro. In generale, essi temono le fortifica zioni, e anche a me pare una illusione sperare che, sapendo che vi è tutt'intorno a Massaua un campo trincerato con forti e can noni, essi vengano proprio a dar di cozzo in mezzo alle nostre fortificazioni. Pare cheil Negus abbia detto, o lasciato dire, che i suoi soldati verranno a scacciarci da Saati, se lo rioccuperemo. Ma anche l'occupazione di Saati avrà luogo domani o dopo, e le truppe che vi andranno occuperanno delleposizioni fortificate. Daparecchi giorni due compagnie del genio hanno proceduto ai lavori per un forte in muratura, e per altri due forti laterali, che battono gli sbocchi che conducono a Saati. Il ritardo nel l'occupazione non è dovuto che al tempo che ci è voluto per gli assaggi dell'acqua, e per assicurarsi che ce ne sia in talequan. tità dabastareaibisogni di un forte corpo di truppa. Del re sto, si è già pensato a mandar là viveri eprovvigioni in grande quantità.

La rioccupazione di Saati è, come dico, questione di qualche giorno: ma anche occupato Saati non è risoluta la questione, e le cose, su per giù, restano come prima. Si potrà da Saati spin gere innanzi delle forti ricognizioni, forse anche prendere Ailet, per provocare, per attirare il nemico, ma se gli Abissini non vo gliono venire a dar battaglia sotto i nostri forti, quando sa remo stati qualche settimana a Saati , bisognerà tornarcene indietro, e contentarci per quest'anno di averne assicu rato il possesso, dopo aver fatti alcuni altri lavori per proteg gere laferrovia, la cui costruzione procede, pur troppo, con una qualche lentezza.

Credo che ora anche il Governo abbia incominciato a con: vincersi che per una lotta contro l'Abissinia, oltre quella mili tare, occorra un'altra preparazione; e che non bastimandar qui qualche migliaio di uomini, per finire ogni cosa. È questione di tempo, e di mezzi. Bisogna aspettare le occasioni, spesso prepararle, e sapersene valere a tempo opportuno.

A questo proposito, anche il fatto di tribù che hanno chiesto nei giorni scorsi la protezione di Debeb, è un sintomo del quale non si può a meno ditener conto, riconoscendone, senza esage rarla soverchiamente, l'importanza. Delle sette tribù , o per me glio dire della gente dei sette villaggi, che hanno chiesto cote sta protezione, quella di tre ha raggiunto Debeb e si è rifugiata presso di lui. Nessuno può dire ora se questo movimento diven terà più grande, e se, pochi o molti, saranno i paesi abissini ai

LA RIOCCUPAZIONE DI SAATI 133

confini che ne seguiranno l'esempio: ma intanto è qualche cosa. Così ha la sua importanza il fatto, che la banda di Debeb è più che raddoppiata di numero in queste ultime settimane , perchè parecchi amici suoi, malcontenti e insofferenti della tirannia del Negus, o di qualche Ras, sono corsi ad arruolarsi con lui.

Per l'appunto stamani, la gente di un'altra tribù al nord del l'Amasen circa due o trecento impaurita da una minaccia di soldati abissini , è giunta a Moncallo a chiedere asilo a noi altri, e per giungere fin qui, ha fatto tre o quattro giorni di marcie forzate, mangiando poco o nulla.

Mi sono trovato per caso, ieri, nella spianata, sotto il forte di Moncullo, dove quei disgraziati erano riuniti, mezz'ora dopo ch'erano arrivati. I soldati avevano fatto. cerchio intorno a loro, e stavano a guardarli e a fare commenti. Stanchi , sfi niti, s' erano tutti gittati a terra, quasi completamente ignudi, per riposare, e non facevano chiasso, nè parlavano fra loro. Sembrava anzi che molti dormissero. A un tratto , allorchè alcuni sott'uffiziali portarono loro quattro o cinque sacchi di galletta, tutti si sono alzati come spinti da una molla , gettan dosi addosso gliuni agli altri,per afferrare un pezzo digalletta. Non mi sono più lamentato di aver fatto una trottata sotto il sole per andare a Moncullo, perchè quello spettacolo così strano, valeva di per sè la pena di fare anche molta strada di più. È certo che con la fame non si ragiona. Ma giammai, come in quei pochi minuti che ha durato lo spettacolo, mi è parso che non sia gran che la distanza che separa certe razze umane dalle bestie. In trenta o quaranta secondi, tutta la galletta era sparita, e intorno ai quattro o cinque sacchi si erano formate e poi scomparse, delle vere montagne.... di carne umana. Come si può avere il coraggio, e,lasciatemelo dire, l'ignoranza quando non c'è la mala fede di parlare dello spirito di nazionalità, a proposito di gente come quella ? ! Eppure quanta sciocca rettorica non hanno sprecata,a suotempo, alcuni gior nali, parlando della patria e della nazione abissina, non avendo forse un concetto esatto di quello che le parole vogliono dire! Ma che patria ! Nè quelli che si son gettati ieri come cani af famati su quattro o cinque sacchi di galletta avariata la buona, fan molto bene a tenerla per i nostri soldati nè nessuna delle popolazioni abissine sa che cosa sia la patria ; combattono, con o contro quel ras, secondo che sperano di stare, non bene, ma meno peggio con uno che con l'altro. I regni nei quali si sud. divide l'Etiopia si sono trovati spesso in lotta fra loro, perchè erano in lotta i loro ras , e tutte le volte che muore il Negus, il paese è in rivoluzione,perché sono sempre parecchi i preten denti alla successione. Nessuno combatte per un'idea, o per un principio. Lo scopo della guerra è il bottino: il ras cerca di ru bare a un altro la sovranità di un Jembo di territorio, e il sol dato spera di portar via al nemico armi ed animali.

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A pensarci bene, nella presente costituzione politica dell'Abis sinia ci sono molti punti di contatto e di rassomiglianza con i primi periodi della vita medioevale in Europa. Le analogie sono maggiori più che non sembri a tutta prima. C'è l' imperatore

136 FRA MONCULLO E DOGALI VI .
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... Da Massaua Saati 18
L'internofortedel di Moncullo .

che dà le investiture; i ras con le loro bande sono come i ca pitani di ventura o i baroni potenti che contendono fra loro, e le popolazioni, tenute in uno stato peggiore della servitù, sof frono e tacciono, perchè non possono ribellarsi. Non hanno di loro proprietà nemmeno la capanna che le ricovera. Quando ar rivano isoldati, se ne han bisogno, si pigliano ogni cosa.

Avviene anche che i soldati non sieno contenti del loro capo. Ras Alala si è fatto un gran merito presso il Negus del fattodi Dogali, ma i suoi soldati ne sono rimasti tutt'altro che contenti, perchè a loro poco importa di avere o di non avere Saati. E si lamentano ancora adesso, vivamente, che il ras li abbia condotti contro gli Italiani, perchè hanno subìto forti perdite, senza otte nere nulla. Tutto quel che han portato via, e che per loro può rappresentare un certo utile, sono state le mantelline della nostra truppa: ma hanno anche detto più volte chenon valeva la spesa di perdere parecchie e parecchie centinaia di uomini per poche mantelline.

Che ras Alula sia impaziente di venire alle mani, nella spe ranza di diventare sempre più potente ed acquistare maggior prestigio in Abissinia, è assai probabile: ma è certo pure che i suoisoldati non sono di questo parere. Erano abituati, come quelli di Menelik , a raccogliere, con poco rischio, molta gloria nelle guerre per assoggettare le tribù dei paesi galla , con nemico senz'armi , senza mezzi, e trovano che è una cosa molto diversa l' aver a fare con gente che non scappa, e infligge loro delle gravi perdite.

un .

Appunto per quella costituzione politica dell' Abissinia che ha parecchi punti di contatto col sistema feudale, come ho detto , è più facile il creare nel paese uno stato di cose che agevoli quando che sia la nostra azione. Non è un lavoro che si può fare in poche sottimane. È invece una politica che può dare i suoi frutti dopo un certo tempo, e in ogni modo è certo che l'ostacolo non sarà mai il sentimento della pa tria, che negli Abissini non c'è. Man mano che si diffonde la persuasione che noi non si ruba loro nulla, che noi rispettiamo gli averi, le popolazioni stesse -- ove se ne voglia approfittare, e non s'intenda di abbandonare l'impresa potranno aiutarci. Quando sanno come stanno le cose, esse ragionano in un modo molto semplice, e capiscono che non potranno mai star peggio di ora, che vedonodalla mattina alla sera portarsi via ogni cosa dai loro compatriotti. In Abissinia non c' è la parola e la forma della schiavitù , ma nella sostanza essa esiste anzi più forte e più terribile, che non nei paesi mussulmani più barbari. Lo sceicco d'Ailet, per esempio, pare abbia già lasciato capire anche lui, che non desidera di meglio che di passare sotto la nostra protezione. Dato che non si voglia abbandonare l' im presa , e che, non abbandonandola, si abbia il buon senso di non parlare dell'onore militare, che non c'entra per nulla, vie più mi convinco anch'io che è una questione di tempo.... e di quattrini.

È molto meglio riconoscere che si è battuta una falsa strada,

138 FRA MONCULLO E DOG ALI VI .

anzichè intestarsi a non voler cambiare. E posto che quel che è fatto è fatto, lasciamo le discussioni oziose e le polemiche, col vano scopo di stabilire a chi spetta la responsabilitàdeglierrori, visto che laresponsabilità è sempre stata molto equamente divisa, fra il Governo,che non ha saputo bene quello che faceva, e la Camera che, sapendone forse meno ancora, ha sempre approvato.

Piano delle Scimmie, 30 gennaio. Questa mattina, s'è sparsa nel campo la notizia che l'esercito del Negus, il quale da parecchio tempo non dava segno di vita, ha ripreso la marcia verso Gundet, e sono rinate per conse guenza le speranze che non si debba più andarsene senza qualche combattimento. In generale, continua la convinzione che il Negus non verrà mai ad attaccaroi nelle nostre posi zioni, ma questa mossa improvvisa lascia ancora sperare, ben chè sia molto difficile lo stabilire quali siano le sue inten zioni. Oramai si è tanto scritto e descritto che cosa sia l'eser cito abissino, che mi pare inutile il tornarvi sopra. Si sa che se proviamo noi una grande difficoltà a mantenere un corpo di truppa in queste regioni, anche per loro non è la cosa più facile di questo mondo, quando hanno esaurito le risorse del paese nel quale sono accampati. Non è improbabile pertanto che più che un avanzamento, la marcia del Negus verso Gundet sia stata uno spostamento per mettersi a cavallo del Mareb, dove c'è acqua in quantità, e dove si possono trovare viveri. Che se è stata realmente per loro una marcia in avanti, fino a che non si rivolga più direttamente verso di noi, può significare tanto una mossa contro le nostre truppe, quanto una misura di pre cauzione verso i Dervisci, che sono minacciosi alla frontiera set tentrionale dell'Abissinia. ma

Altra notizia che si ripete con insistenza all'Asinara , e che perquella via è qui pervenuta, è quella della rivolta di re Me nelik. La notizia che, ove fosse accertata , avrebbe una certa importanza, corre con una certa insistenza, con tutto ciò non mi pare che meriti almeno fino ad ora molta fede. Non merita fede, secondo me, per la ragione molto semplice che data da parecchi giorni, e che,se qualche cosa di vero vi fosse, noi l'avremmo avuta da Assab, dove giunge in minor tempo. Il fatto che ad Assab non se ne parla nemmeno, potrebbe far cre dere che la notizia sia stata sparsa ad arte dal Neglis, nella spe ranza che questo ci incoraggi a lasciare le nostre posizioni per andargli incontro, perchè a lui non pare molto comodo il venire a dar battaglia vicino aqueste. E un po' di questo convinci mento vi è anche negli informatori che hanno recato la notizia. In ogni modo, oramai mi pare che non possa più esserci dub. bio, e per la forza di cui disponiamo, e per la stagione, che non andremo più in là di Saati e che, per quest'anno, non ci pro porreino altro obbiettivo , salvo a spingere, ove occorra, anche lontano delle grossericognizioni, sempre allo scopo di attirare il nemico davanti alle nostre posizioni.

IL NEGUS IN MARCIA 139
( o
PER
PER
MONTE ZERIBA ACAMPAMENTOGUARDATO DAL 2.BATAGLIONE DEL 2. CACOLATORI ALTURA DIFESA DAL 10 BAT ! POSIZIONE
STAZIONECAMASSAT POSIZIONE FRONTE DI DIFESA DEL V COMMANDO (
UNA BATTERIA ) BRIGATA BALDISERA QELI GAENU ) COMMAD MAGGIORG WARNER
UNA BATTERIA Fronte di difesa delle brigate Cagni e Gené verso il Tacbat .
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Una sullaguardiagran strada di Saati .

Tempo fa scrissi che la forza effettiva delle truppe in linea di combattimento era di diecimila fucili scarsi. Prescindendo dal fatto che da un mese a questa parte, questo numero è andato ancora lievemente scemando, è chiaro che in buone posizioni le quali permettano l'impiego delle artiglierie (sono circa40 pezzi di batterie mobili) si può lottare con successo, e respingere il ne mico, anche se abbia forze preponderanti, mentre non è possibile l'inoltrarsi in un terreno come questo, dove è facile la sorpresa, e difficile il poter impiegare l'artiglieria.

Quanto alle forze, delle quali dispone il Negus, se ne sono dette tante che, veramente, è molto difficile formarsi un cri. terio, nonchè esatto, approssimativo. In fondo, non sono solo i viaggiatori discordi sul computo di queste cifre , ma gli stessi Abissini, i quali, al di là della cifra di otto o diecimila, adope rano, per esprimere la quantità e il numero, un linguaggio figu rato che permette una grande larghezza di interpretazione. Come si fa a fissare un numero, quando vi dicono che il Negus ha tanti soldati, quanti capelli avete in testa, o quanti i pesci che sono nel mare, o quante le formiche che sono neltal campo? Eppure, questo è spesso il loro modo di esprimersi.

Forse siamo passati da una esagerazione all'altra. Prima si credeva che l'esercito abissino fosse una cosa da prendersi in scherzo , e ci si è scherzato troppo; adesso si è andati addi rittura fino a credere che abbia una forza imponente, e che ad un suo attacco le nostre truppe non possano resistere nean che nelle posizioni che occupano. I giornali fanno marciare con l'esercito del Negus anche delle batterie d'artiglieria; mentre l'Etiopia non hain tutto e per tutto che sette od otto cannoni, portati via agli Egiziani, e che adesso, serviti da prigionieri su danesi , stanno sulla porta della casa ove l'imperatore riceve nella sua capitale, e sparano per salutare gli ospiti di riguardo. Anche per la missione inglese , che pure non parve molto gra dita, fu sparato qualche colpo.

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Ben inteso, che quando il Negus ha riunito i suoi ras con la gente che hanno ai loro comandi,dispone di una forza con siderevole, e discretamente armata. In generale, si calcola che dispongano di circa quarantamila fucili fra Remington , Vet terli e Winchester, e il calcolo approssimativo, che dà questa cifra, è relativamente facile desumerlo dai registri della do gana egiziana, e dalle armi transitate in Abissinia dopo la no stra occupazione, perchè fino a tempo fa, qui a Massaua, era ancora uno degli articoli che rendeva di più ai commercianti italiani, e a qualche svizzero qui stabilito. Ne hanno parecchie altre migliaia, ma di vecchi modelli ad avancarica, e di un uso molto discutibile. Quindi, anche stabilita unacifra approssimativa, bisogna tener conto che per parecchi anni i commercianti, na turalmente, hanno cercato di dar loro quante armi di scarto e più imperfette hanno potuto , e che, mancando di buoni ar maiuoli e di officine, un certo numero , a quest'ora, sarà in servibile. Però , anche quella di trenta o quarantamila discreti fucili, è una cifra rispettabile.

142 FRA MONCULLO E DOGALI VI .

La difficoltà maggiore essi la incontrano nelle munizioni . Si fabbricano da lorostessi lapolvere, di qualità più o meno buona, ma non possono fabbricare ibossoli delle cartuccie dei Remington che col calore diventano facilmente inservibili; e meno ancora quelli delle cartuccie per il Vetterli, fatte, come è noto, di una lega speciale. Ciò spiega come in Abissinia le munizioni abbiano un valore inestimabile, e sieno custodite come un oggetto quasi sacro, per lo meno dei più preziosi, nei sotterranei delle chiese, assieme ai tesori che il Re ed i ras vi nascondono. Ciò spiega altresì perchè i soldati abissini non abbiano in dotazione più di una quarantina di cartucce ciascuno, e ne usino parcamente, non cominciando il fuoco che a breve distanza , quando il tiro è efficace, e non adoperando dapprincipio che dei tiratori scelti, che mandano sempre innanzi. Anche l'anno scorso han fatto così , tanto a Dogàli, quanto all'attacco di Saati, e appunto a Saati, quando si sono accorti del cannoneche sparava contro di loro, hanno puntato contro l'artigliere che serviva il pezzo , lo hanno presto colpito.

Gli è anche per questo sistema del rifornimento delle muni zioni, oltre quello dei viveri, che una guerra in Abissinia si ri solve in una sola battaglia. L'esercito abissino non può stare più di un giorno accampato, dove non c'è acqua e dove non può procurarsene. Fa strage ebottino se vince, fuggescompigliato, disperdendosi, se vinto . L'anno scorso parecchi Abissini mori rono ai piedi del forte di Saati, dove andavano a bere. Dove vano avere una bella sete , se rischiavano la vita per un sorso d'acqua! Ma erano là, accampati vicino, da due giorni, e forse le donne e i ragazzi che li seguivano, e che erano andati per prendere dell'acqua, non erano ancora ritornati.

Nessuno può direse verranno o non verranno ad attaccarci a Saati. Certo è che l'occupazione di questo punto è una provoca zione pel Negus, e per ras Alula; ma c'è sempre da dubitare che vengano sotto il tiro dei cannoni, che fanno loro tanta im pressione. Pare che il Re abbia personalmente messo a posto ras Alula, calmandone le impazienze, o fors anche perchè non vuole che prenda maggiore autorità e prestigio. Cheil Re venga per sonalmente innanzi, non si credeper ora; ma si spera che stuz zicando, molestando un po' ras Alula, e a questo sarebbe util mente impiegato il Debeb, possa perdere la pazienza, e fare un colpo di testa, agendo per suo conto, e rischiando una gran carta, perchè tutt'altro che ben visto dal Negus, che non aspetta forse altro che l'opportunità di liberarsi diquesto nemico oc culto del suo figlio e successore. In caso di insuccesso, gli è certo che andrebbe a finire i suoi giorni, confinato sulla cima di qualche montagna.

Sono forse le ragioni politiche, più ancora che le ragioni militari, quelle che hanno spinto il Negus a mettersi alla testa, o per lo meno a prendere il comando dell'esercito. Le invidie e le gelo sie dei ras fra di loro, che sono contenute e domate dalla sua presenza, avrebbero potuto scoppiare, e finire anche in un con flitto, s'egli fosse rimasto lontano.

Quanto alle forze attuali delle quali l'Abissinia dispone, come

LE ARMI E LE MUNIZIONI DEGLI ABISSINI 143

ho detto, manca assolutamente un criterio esatto per farne il calcolo; ma io stesso ho potuto convincermi quanto gli Inglesi abbiano esagerato, raccontando di aver vedutopiù cheil doppio, il triplo della gente che vi era in realtà. Con molto accorgimento, un tenente addetto agli irregolari, quando gli mandarono a dire di dare delle guide alla missione, ne mandò una, fra le altre, che è uno dei più intelligenti buluk-basci (comandante di plotone), il quale avrebbe certamente passato un brutto momento, se fosse stato riconosciuto da qualche capo, come lo fu da qualche sol. dato. Questi, con molta semplicità, ha raccontato tutto quello che ha veduto, e siamo ben lontani dai giorni di marcia che la missione dice di aver fatto sempre in mezzo ai soldati, specie allora che non erano ancora state fatte le chiamate in molte provincie. Quanto ai cannoni, essi non hanno veduto che quelli, come ho già detto, tenuti dal Negus, più come oggetti di curio sità che altro.

Sono però senza dubbio, ripeto, forze considerevoli, contro le quali non sipuò avventurare un piccolo corpo di spedizione , senza avere buone posizioni, e comunicazioni sicure.

E dico questo senza allusione a quella benedetta ferrovia, che adesso procede molto, ma molto lentamente, e sulla quale hanno luogo in media due sviamenti al giorno.

144 FRA MONCILLO E DOGALI VI .

Dogali (1).

Il movimento delle brigate. Pellegrivaggio a Dogali. In ferrovia. Le posizioni di Dogali. I commenti tardivi. I ricordi del combattimento. Le ossa dei caduti. Monumenti e sepolture improvvisate. Il monte di ras Alula. Il capitano Michelini . La commemorazione del 26 gennaio. La cerimonia. Gli ipfedeli a messa. Movimento del quartiere generale.

Massaua, 14 gennaio 1888

Giorni sono, la brigata Cagni che era ad Abd-el-Kader, e la brigata Gené, che era attendata fra Otumlo e Moncullo , sono partite, e, scavalcando la brigata del generale Baldissera che era in prima linea, sono andate a mettersi in avamposti, proprio a Dogàli; la brigata Gené a destra, e quella del Cagni a sinistra. Il movimento fu compiuto sabato mattina. Cosicchè all'indomani, domenica , giorno di riposo per i commercianti, per gli ufficiali di marina, per tutti quelli che sono rimasti a Massaua, si è pre sentata l'occasione propizia di fare una gita fino a Dogali, dove molti non erano ancora stati.

Domenica, a tutte le partenze dei treni da Abd el-Kader c'era un insolito movimento , e se quelli che andavano disposti alla gita, non fossero stati altresì disposti a salire sui vagoni.carri, fra le casse di viveri, le balle di stuoie, e le botti di anice o di vino, avrebbero dovuto tornarsene indietro, perchè i vagoni de stinati al transito dei passeggieri su quei treni, sono rappresen tati da un vagoncino piccino piccino,che può contenere tutt'al più una quindicina di persone. Ma in Africa, è già un gran che

(1) Parlando delle cose nostre in Africa, non si può a meno di ripetere spesso il nome di Dogali. Così mi è sembrato opportuno riunire in un capitolo che ha per titolo questo nome, le note presein due circostanze nelle quali, una volta per un mesto pellegrinaggio e l'altra per una pia commemorazione, mi sono trovato con una gran parte del corpo di spedizione su quelle colline.

De Massaua a Saati . 19

il poter salire in ferrovia, ealle comoditànon si bada. Sul treno partito alla mattina, ho veduto, seduti allegramente sulle balle di fieno, nascosti, oquasi, fra una botte e l'altra, i comandanti di parecchie delle navi da guerra che sono in porto, col loro stato maggiore, tutti quanti in posizione tutt'altro che comoda, e costretti a tenersi l'un l'altro, tutte le volte che il treno, o fermandosi, o superando qualche ostacolo , dava delle potenti scosse , per non andare con le gambe per aria.

La ferrovia, per ora ,va fino a parecchi chilometri al di là del piano dello Scimmie, dove, come credo aver già detto, si è sta bilita una stazione di rifornimenti per le truppeavanzate. Per ora, l'andare da Abd-el-Kader all'estremo limite dove giunge la ferrovia, non è una gita di piacere, ma è sempre una delle cose più interessanti della vita di Mas aua. L'altro giorno, come mag giore attrattiva , v'era ancho quella di andare fino a Dogàli, e (li vedere gli avamposti, con la grande fortuna di non prendere molto sole, poichè, da più giorni, il cielo è coperto e piove sovente. Anche la prospettiva di un grosso acquazzone, chevi faccia tor nare acasa bagnati fradici, è preferibile a quella di dover stare pa recchie ore sotto il sole, - quantunque si sia nel mese di gennaio.

C'è anche per la ferrovia di Massana un orario. Ma col pro lungamento della linea, e col dislocamento delle truppe che ri chiede un maggior rifornimento, all'orario più nessuno bada. Il treno si ferma, di qua e di là, dove deve lasciar della roba, an . che se non c' è il solito palo con su scritto il nome della località ; palo che rappresenta, nella sua forma più rudimentale, una stazione ferroviaria. Ci si ferma a lasciare il fieno, dove vi è un accampamento di muli o di cammelli, il vino , il pane , e della carne macellata, che ha mal ridotte le bianche tenute degli uf ficiali di marina, dove c'è il deposito viveri, di questo o quel reparto di truppa, o delle stuoie perchè i soldati non dormano sulla nuda terra , in vicinanza di un accampamento fatto di recente.

La ferrovia è costruita come si è potuto, col solo criterio di far presto, di metterla in esecuzioneappena sene può servire, per cui, mentre dove non ci sono difficoltà nè opere d'arte il treno corre con una certa velocità, appena incontra un piccolo ponticello, o una curva un po' forte, d'un tratto va piano piano, o anche si ferma addirittura, per procedere poi con maggior precauzione.

Forse, se si fosse pensato un po' prima a spingere i lavori con la stessa alacrità con cui si fanno ora , e quando sarebbe stato anche più facile, si sarebbe assai più innanzi. Ma ormai tutti sanno che, quantunque se ne sia parlato tutto l'anno scorso come di cosa certa, la spedizione non è stata decisa che assai tardi. E non è questo il solo inconveniente, che è conseguenza di quella indecisione, nella quale Governo e paese sono rimasti, per tanti mesi, prima che la partenza delletruppe fosse stabilita.

La configurazione del suolo nella posizione di Dogali è stata troppe volte descritta, perchè ne faccia un'altra descrizione an ch'io. E così come non faccio descrizioni, risparmio ai miei let tori anche le disquisizioni tattiche su quella infausta giornata. Francamente, mi sembra che se c'è poco buon senso, in chi non ha nè studi nè competenza a discutere e criticare i comandanti

116 DOG'LI VII .

di truppe, perchè hanno occupato l'una piuttosto che l'altra po sizione, in un fatto d'armi inEuropa, è addirittura ridicolo il vo lerlo fare qui, con un terreno e posizioni, dinanzi alle quali ufficiali colti e distintissimi rimangono perplessi, se domandate loro un giudizio. Del resto, sono sempre quelli che non sanno nulla, che sentenziano con maggior prosopopea e che, visitando una posi zione qualunque, tranquillamente, dopo averfatto unabuona cola zione, senza la preoccupazione del nemico di fronte e delle palle che fischiano, trovano che il tal colonnello o generale avrebbe dovuto piegar venti metri più a destra o a sinistra....

Figuratevi se anche l'altro giorno, quando tanta gente si è re cata a visitare il terreno , dove ebbe luogo il combattimento di Dogali, non ci sono state le solite discussioni oziose, che trove ranno la loro eco anche nelle polemiche dei giornali!

Dalla mattina fin verso sera, è stato un vero pellegrinaggio a quei luoghi bagnati dal sangue italiano. Le traccie del combat timento vanno scomparendosolo ora, perchè quantivi si recano, raccolgono gli oggetti sparsi sul terreno, onde serbarlicome pre ziosa memoria. Fino a giorni sono, in distanza, prima di giungere al posto dove quei poveri soldati fecero l'ultima difesa, si vedeva il terreno biancheggiante. Erano là, sparsi sul suolo, tanti pac chi di cartuccie vuoti, a decine, cheora sono stati tutti raccolti, assieme a qualche scatola di carne in conserva , a centinaia di bossoli di cartuccie, a stracci intrisi di sangue, a un'infinità di altri oggetti. E c'erano ancora in questi giorni molti oggetti, quan tanque da parecchio tempo tutti quelli che, o per andare a cac cia,o appositamente, si recavano fino a Dogali, -- fino a qualche settimana fa i basci-buzuc e i nostri ufficiali v andavano sovente -- abbiano portato via qualche cosa. L'altro ieri si sono ritro vati, fra i sassi, due stinchi ancora ricoperti dagli avanzi dei pan taloni di tela, e un soldato ha pur trovato, in mezzo al fango, un portamonete, la cui pelle è corrosa dall'umidità e la cerniera ridotta un pezzo di ruggine, con dentro venti franchi in due bi glietti da djeci, uno dei quali lacero, ma l' altro perfettamente conservato. Si sono trovate ancora delle scarpe, dei pezzi di faz zoletto, degli stracci, che evidentemente hanno servito di fascia tura alle ferite.....

se ne sono

Ma lo spettacolo che stringe il cuore è quello di vedere an cora là tutte quelle ossa insepolte, quei teschi, contati fino a diciassette e in un certo punto degli avanzi di scheletri, quasi messi in fila in mezzo a due sassi e che farebbero quasi credere alla leggenda dei morti allineati.

Più volte si sono sepolte quelle spoglie, ma di notte le iene, che numerose si aggirano in quei dintorni, hanno scavato avida. mente la terra, e le ossa sonoricomparse. Per il giorno dei morti, tutte quelle che si sono potute trovare sono state trasportate in quattro grandi casse, e furono sepolte nel cimitero di Otumlo. Si farà altrettanto ora per quest'altre, messe di nuovo allo scoperto. Intanto, anche l'altro giorno, i soldati di un battaglione, con gentile e pietoso pensiero, ne hanno portato una certa quantità al loro accampamento, e, quantunque stanchi dal rude lavoro della mattinata per fare delle trincee, hanno scavato la terra

I RICORDI DEL COMBATTIMENTO 117

yili

Ufficiali e funzionari che si recano alla commemorazione di Dogali. profondamente, e hanno data onorata sepoltura alle ossa, spe rando di metterle al sicuro da nuovi insulti, col ricoprire la fossa di un largo e doppio strato di grosse pietre. Con quel poco erozzo materiale delquale si può disporre in

148 DOGÅLI VII . -
cilat 20.20 de 7 . TE 6
+
DOGALI
CM La croce commemorativa sulla collina di Dogali .

un accampamento in queste regioni , sulla fossa, i soldati con pietre bianche hanno fatto un piccolo recinto,nel cui mezzo han posto una rozza croce.Sempre con sassi a mosaico, vi han scritto poche parole di ricordo affettuoso, e sulla croce hanno appeso dueo tre corone, fatte con le poche foglie trovate intorno alcampo. Il rozzo lavoro è fatto così esattamente, che alla distanza di qual che metro sembra davvero una tomba, con la sua lastra di marmo e l'inscrizione come nei nostri cimiteri.

Anche in uno o due altri battaglioni si è fatto qualche cosa di simile. Durante quel lavoro, era commovente lo stare in mezzo ai bravi soldati che compievano quel mesto ufficio, interrom pendo il silenzio solo per rammentarsi a vicenda gli episodi di quella giornata, che hanno sentito raccontare o a Massaua o ai propri reggimenti, o per manifestare il desiderio di vendicare presto quei poveri morti.

Laggiù, su una delle alture vicine al luogo dove il colonnello De Cristoforis, con gli altri ufficiali e soldati, fece l' ultima di fesa, è stata eretta una croce, la quale ora dà il nome all'altura, che si chiama comunemente la croce di Dogali, e che con questo nome è anche indicata dalle nostre carte topografiche. Cosìcome si chiama monte di ras Alula, l'altura dalla quale il ras assi stette alla prima fase del combattimento, prima di scendere al l'attacco. Da altri nomi che ricordano le fasi di quella giornata, sono designate le posizioni circostanti.

Proprio lì, su quelle alture, è collocata ora la batteria, della quale ha il comando il capitano Michelini, che, poveretto, ha fatto quelle strade nella deplorevole condizione e in quello stato miserando che tutti sanno.

9

L'altro giorno era assediato da tutti quelli che dalla sua viva voce, là, sul posto , volevano sentir raccontare i particolari del combattimento, e del modo col quale riuscì a porsi in salvo.

Come dicevo, dalla mattina alla sera è stato un continuo pel. legrinaggio alle posizionidi Dogàli. Molti sono ritornatiad ora piuttosto avanzata, e malgrado fossero nella cerchia dei nostri avamposti, hanno durato non poca fatica a ritrovare la strada, in quel terreno così accidentato, e con un buio completo, perchè, come al solito, qui si passa in pochi minuti dal giorno alla notte, e quando non c'è luna, non ci si vede alla distanzadiun passo. Facendo quella strada di notte , si comprende che fatiche, che stenti abbiano dovuto soffrire i feriti, che hanno potuto alzarsi e camminare, e come si sieno smarriti quei settanta od ottanta dei quali non si sono ritrovati i cadaveri , e che sono andati a morire chi sa dove, quando a Massaua erapervenuta e data e da chi non se ne era assicurato .- la notizia che tutti erano morti....

Dogàli, 26 gennaio.

Gentilmente ospitato in una tenda, proprio qui nel posto dove l'anno scorso ebbe luogo il combattimento, metto giù poche note in fretta, sulla commemorazione che ha avuto luogo stamane, e che è appena finita.

In un argomento come questo , è molto facile cadere nella

150 DOGALI VII .

rettorica. Si vede che anche il generale di San Marzano neha avuto paura, epperò fin da ieri sera, quando si seppe ufficial mente che la commemorazione funebre avrebbe avuto luogo, ay. vertì che non voleva ci fossero discorsi,i quali sarebbero stati una stonatura alla serietà della cerimonia, e in ogni modo, inop.

Il cappellano militare Don Nazareno Cappucci. portuni nelle circostanze in cui siamo. Veramente, come dicevo, fino a ieri sera, non si sapeva nemmeno se vi sarebbe stata la cerimonia , e il modo come sono andate le cose lasciasupporre che al Comando abbiano chiesto istruzioni a Roma, e che l'auto rizzazione di farla sia venuta all' ultimo momento. Dico questo, perchè non si è saputo che iersera, tardi, al Circolo, che stamane un treno straordinario avrebbe condotto sin dove arriva la fer

LA COMMEMORAZIONE DEL 26 GENNAIO 151

rovia , i funzionari civili e gli ufficiali di marina, i quali, dove finisce il binario, avrebbero trovato dei carri di ambulanza, per condurli fino ai piedi della collina, dove è piantata le croce, e dove, alla meglio, in questi giorni sono state tumulate le poche ossa che ancora si sono trovate.

I nostri avamposti più avanzati sono ora qui a Dogàli. Per quanto si sappia che non si vedono Abissini neimenoal di là di Saati, pur tuttavia, assieme al battaglione venuto perrendere gli onori, è venuta pure altra truppa, con artiglieria, la quale si è disposta in fermata protetta , durante il tempo della cerimonia.

NeAlle 7 e inexzo il battaglione era già disposto inquadrato intorno alla croce, e sulla collina vi erano circa tre o quattro centoufficiali di tut te le armi e tutte le notabilità chia miamole così, di Massaua , compreso l'ex-agente consola re signor Luccardi con la sua gentile signora, reduci en trambi, da qualche giorno, da un lungo viaggio nelle Indie.

Mentre si stava aspettando il (tene rale, tutti erano saliti sulla collina, dalla quale si vede a grande distanza

Saati.IlcapitanoMi. chelini, visibilmente commosso , era cir condato da amici, e da gente che non lo conosce nemmeno, per sen tirgli spiegarele vicende di quella triste giornata: - ed erano cir condati del pari dne soldati, chehan preso parteessi pureal comº battimento di Dogali, e ai quali brilla sul petto la medaglia d'ar gento al valore.Certo,perquelli che vi han preso parte,lacerimonia di stamani, il trovarsi lì dopo un anno, in qnegli stessi luoghi, ove han combattuto da disperati, deve essere stata una grande im pressione. E fu profonda per tutti. Ancora adesso, malgrado che un battaglione sia stato, quattro giorni sono, a portar via tutte le ossa scoperte, e gli avanzi lasciati sul campo di battaglia, la terra smossa ha messo allo scoperto due crani,dei lembidi tela lacera e corrosa, dei pacchi di cartuccie vuoti, dei bossoli.... Con pietosa cura, soldati e ufficiali, senza distinzione di grado, han collocato quegli ultimi avanzi intorno ad una croce, sulla quale furono deposte parecchie corone. Non sono le belle corone dei

Il cappellano che officia a Dogali.

152 DOGÀLI .
7 > alitaHATTE

nostri camposanti,perchè non sitrova qui nè l'ellera, nè le sem previve, nè le altrefoglie che sogliono adornare le nostre tombe;

ma in quel luogo, su quel terreno roccioso e frasta gliato, quelle co roneimprovvisate alla meglio , con foglie di acacia, con spini, contri buivanoanch'esse a dare alla ceri monia, un carat tere speciale. Guai se si fosse voluto dare alla mesta commemo razione un carat tere grandioso.... Così , è riuscita solenne, commo vente oltre ogni dire , serietànella , nella sua semplicità.

siia

Una cassa, anzi un cassone rove sciato, con su due candelieri , e in mezzo un piccolo crocifisso , costi tuiva tutto l' al tare, al qnale ha officiato il cap pellano Cappucci; quello stesso che fece l'anno scorso la commemorazio ne , pochi giorni dopoil fatto. Da una parte e dal l'altra dell'altare, due fasci d' armi suiquali sono sta te appese parec chie corone, com pletavano l'alta. re, collocato pro prioa duepassidallagrancrocedi Dogali, sullavettadellacollina. Alle 8 1/2 precise, la squilla dell'attenti ci avvertì dell'arrivo del Generale, che si fermò a metà del pendio della collina. Gli ufficiali, che erano affollati vicinoall'altare, si dispongono dalle

Da Massaua a Santi.

)

153 LA COMMEMORAZIONE DEL 26
GENNAIO
Alla commemorazione di Dogali
20

>

parti, facendo ala. Il cappellano indossa la pianeta e comincia la messa, in mezzoa un profondo silenzio, nel quale non si sente altro che ilrumore delle sciabole degli ufficiali, che si mettono sul. l'attenti. Il Generale scende da cavallo, e rimane alla distanza di una trentina di passi dall'altare.

La musica, collocata a destra, accompagna la messa, e le prime note di una marcia funebre fanno un effetto straziante, lì, su quel posto che evoca nella memoria di tutti tante dolorose memorie. Col capo chino, mesti, epiù pensierosi degli altri quelli che ricordano amici e compagni d'armi, cercano inutilmente di dissimulare l'interna commozione, quella commozione che pure fa tanto onore al loro cuore.

È un effetto strano quello di quel prete, là, sulla cima della collina, che officia in mezzo ai soldati, con un soldato che glifa da chierico c'è sempre la piccola nota umoristica, anche nelle occasioni più tristi e solenni mentre i cavalli che sono stati lasciati dagliufficiali,apochipassi, nitrisconoeraspano ilterreno, mentrespaziando intornocon lo sguardo,si vedono gli accam pamenti degli avamposti, le trincee, i forti sulle vettedelle col line più alte, e tra gli altri quello sorto dove era, l'anno scorso, l'avanguardia di ras Alula, e da dove partirono le prime fuci late, contro la colonna De Cristoforis.

Ma il momento più solenne, più commovente fu quando, finita la messa, il cappellano, seguito a qualche passo dalGenerale col suo stato maggiore, e da tutti gli uffiziali, fece un piccolo giro ne' pochi metri di spianato che v'è sulla collina, per benedire le quattro o cinque tombemodeste, segnate appena da rozze croci di legno, circondate da quattro sassi. La truppa, durante quei pochi momenti, rimase a present'arm .

Una volta messe le armi al piede, il comandante del Bausan, colonnello Turi, ha parlato a nome della marina ecol permesso del generale, che ha fatto per lui un'eccezione. Non ha fatto discorso. Non ha detto che poche parole in onore dell'esercito. Si guasterebbero a ripeterle ora: ma lì, a Dogali, pronunziate con accento commosso, è sembratoa tutti che l'egregio mari naio abbia trovato.- come il San Marzano che disse anch'esso, dopo lui, due sole parole, l'intonazione giusta. Un discorso, sia pure breve, secondo me, avrebbe tolto alla cerimonia quel carattere di severità e di semplicità, che giustifica l'averla fatta, malgrado le circostanze nelle quali siamo. Tutti, ufficiali, sol. datie borghesi, si sono trovati stamani sulla collina di Dogali, non per assistere a una cerimonia, ma coll'intendimentodi com. piere un pietoso dovere. E nulla doveva togliere alla funzione questo suo vero carattere.

>

Da parecchi giorni abbiamo un cielo piuttosto annuvolato. An che oggi è stato coperto durante tuttala funzione. Appena par tito ilGenerale, tutti i presenti sono scesi dalla collina, in si lenzio, mestamente, mandando un pietoso saluto a quei poveri mortiper il nome d'Italia, e fermandosi, di qua e di là, per rac cogliere ancora qualche avanzo, o per cogliere dei piccoli fiori, germogliati su quelle zolle bagnate dal sangue italiano, che sa ranno custoditi come sacre memorie.

154 DOGALI VII .

Adesso, proprio là, su quella collina, una gran guardia della brigata Genè tiene un piccolo posto, il quale veglierà che lo corone e i fiori deposti non vengano portati via.

Il colpo d'occhio che la collina presentava al momento della commemorazione era solenne. Ma in mezzo a tutta quella uffi cialità, spiccava ed attirava la curiosità un piccolo gruppo di gente vestita con colori vivi... e il turbante di qualche maomet tano, che non ha creduto di compiere un atto nefando coll' as sistere a una funzione cristiana. Ho notato , fra gli altri, quel famoso Akad, del quale mi pare d'aver già detto abbastanza. Un altro gruppo era formato da Debeb con cinque o sei dei suoi seguaci , i quali hanno ascoltato tutta la messa , in atto compunto.

Si credeva , si dava anzi per certo ieri sera, che, mentre vi sarebbe stata la funzione, vi sarebbe stata in pari tempo la marcia di una brigata su Saati, visto che vi si è trovato del l'acqua in quantità discreta, se non abbondante, e che questa era stata finora la causa del ritardo. Invece, le truppe non si sono mosse , e fino ad ora non c'è ordine di partenza per la brigata che pare destinata ad occupare Saati prima delle al tre. Si dice che non sarà una sola brigata quella che occuperà Saati, ma che lasciando truppa a proteggere le comunicazioni per Massaua, marceranno avanti tutte etre le brigate, e verrà altresì a Saati il quartiere generale. Forse il ritardo di qualche giorno può essere dovuto aquesto. Intanto, mentre altra volta ho detto che vi è qualche cosa che non va nel servizio del commissariato, questa volta invece, bisogna riconoscere che me rita i migliori elogi, per la prontezza con cui, in tre o quattro giorni, haportato circa 200 mila razioni a Saati quel che può bastare per tutta la truppa per un periodo di quindici giorni. Ma intanto tali almeno sono le notizie di oggi gli Abissini si ritirino. pare che

GLI
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CAPITOLO VIII.

L'occupazione di Saati.

Si leva il campo. La marcia su Saati. La strada fatta dal genic. - Le colonne dei muli e dei cammelli. Le carovane... delquarto potere. L'acqua. - I pozzi di Saati. La costituzione geologica del paese. Risultati che si ebbero in Algeria colla trivellazione. Tre soldati ingegneri per conto loro . Il poggio-comando Il parco aerostatico. La protezione della marcia Le posizioni di Saati trasformate. Ailet sgombro. Uno scon tro fra irregolari e Abissini. Un prigioniero abissino.

e

Saati, 1° febbraio 1888.

Si sapeva, due giorni prima che avvenisse, che mercoledì mat. tina avrebbe avuto luogo un movimento di truppe in avanti, e che due brigate avrebbero occupato Saati: ma al Comando, fino all'ultimo momento, la notizia non fu ufficialmente confermata.

Da parecchi giorni ero accampato al Piano delle Scimmie, vi cino alla tenda del generale Baldissera , che comanda la terza brigata. Fu scelto un posto poco più in là del nostro campo, come luogo di riunione della truppa che doveva marciare. L'ora della partenza era fissata alle sette, e la sveglia doveva suonare alle cinque, perchè in un'ora, o un'ora e mezzo al più, la truppa dovea levare l'accampamento, e trovarsi in rango. La cosa rie sce abbastanza facile, quando si cambia di accampamento, ogni due o tre giorni. Ma lì, i battaglioni della brigata Baldissera, erano accampati da circa un mese e mezzo; avevano, come suol dirsi, piantato radici più profonde. Ufficiali e soldati, avevano la vorato a procurarsi quei piccoli comodi , che si possono ottenere in un campo, improvvisando con pocheassi e poche stuoie delle piccole baracche; le tende erano solidamente piantate, le cu cine discretamente organizzate, e con tutto ciò, le compagnie sono passatein rango all'ora stabilita. Quando si levaun accampa mento, dopo un po'di giorni che ci si sta, succede così anche alle grandi manovre, - la truppa è tutta in piedi, ana buona

ora prima della sveglia, per tema di non fare in tempo. Il sole ora sorge alle sei. Ma alle cinque, il campo era in gran parte levato, e il Piano delle Scimmie offriva uno spettacolo molto bello, con tutto quel movimento, con tutta quella gente, la quale lavo rava al chiaro della luna, che dà un carattere così strano à queste notti africane.

Ma il levare un campo, in un paese qualunquedelle nostre pro vincie, non rappresenta che ladecima parte del lavoro e delle dif. ficoltà che sihanno qui. Disfatte le tende e messo in ordine il carreggio, è tutto finito. Non v'èda pensare, nè a portarsi l'acqua, nè tanta quantità di viveri. Qui, invece, il far passare in rango la truppa, è la cosa più facile; la cosa più lunga , più seriae ; anche più importante, è quella di organizzare le colonne dei muli e dei cammelli destinate all'approvvigionamento.

È una cosa che spaventa il vedere quanta roba bisogna traspor tare per approvvigionare poche migliaia di uomini. In fondo,Saati non dista che unadecina di chilometri dalla stazione dell'Amasat, dove finisce per ora la ferrovia, eppure, per approvvigionare la brigata Baldissera e quella Cagni,si sonodovuti adoperare tutti glianimali acquistati, più di 1400 cammelli, e un migliaio forse di muli. Ben inteso che l'approvvigionamento non è completo, e che, cammelli e muli, continuano ad andare su e giù, ogni giorno, da Saati alla stazione dell' Amasat e continueranno per iin pezzo.

Dico la verità: per quanto mi sembrasse di aver capito quante e quali sieno le difficoltà , o se volete , quali e quanti sieno i mezzi necessari per far marciare delle truppe in Africa, ieri mi sono persuaso che non me n'ero ancora fatta nemmeno una lon tana idea, quando, salito su di un' altura, dalla quale si poteva vedere lo svolgersi della marcia, in mezzo a tutti quei rialzi di terreno , a quelle colline che si seguono senza interruzione , mi si è parato dinanzi lo spettacolo delle lunghe, interminabili co lonne del carico, col passo monotono e cadenzato dei cammelli, messi in fila l'uno all'altro e ciascuno col naso legato alla coda di quello che cammina innanzi.

> >

La marcia, malgrado queste difficoltà, è proceduta con ordine, e senza nessuno di quegli incidenti, che pure era facile seguis sero, specialmente con tanti cavalli e muli, che si spaventanoa vedere i cammelli, e coi cammelli che, quando sono guidati da gentenon pratica, fanno anche essi dei brutti scherzi.E poi coi cavalli, imulie i cammelli che si spaventano tutti quanti, vedendo i carri, e in generale qualunque veicolo a ruote, dei quali ignora vano prima d'ora l' esistenza. Bisognava vedere l' altro ieri con che velocità due cammelli, questi animali in generale così tran quilli e rassegnati, si sono messi a correre su e giù per i monti, mandando infrantumi tutto il carico che portavano, perchè spa ventati dai carri dell'artiglieria, che erano loro passati dinanzi!

Naturalmente la marcia è stata facilitata dai lavori eseguiti dal Genio in questi ultimi quindici o venti giorni. Due sole compa gnie hanno fatto una strada perfettamente carrozzabile fino al l'antico forte di Saati, una strada non segnata solamente, ma fatta e battuta , come una strada dei nostri paesi. Oon molto ac

MARCIA SU SAATI 157

L'OCCUPAZIONE

DI SAATI

corgimento, la marcia, fino ad un certo punto, è stata fatta su due colonnee su due strade, facendo passarele colonnedel traino, i carriaggi, il parco di sanità, delle sussistenze, per questa cui ho accennato,e le truppe per un'altra via: quella solamente se. gnata e che facevanounavolta le carovane.

Uno dei battaglioni della brigata Baldissera, quello d'avan guardia, partito alle sette precise, alle dieci era già in posizione ed aveva già messo i piccoli posti. Gli altri reparti sono arri vati successivamente, a breve distanza, ed alla una le truppe tutte quante erano già in posizione e stavano attendandosi, men tre gli zappatori mettevano già mano ai primi lavori di trince ramento.

VIII, 7 2

Le colonne dei cammelli e dei muli sono arrivate un po' più tardi. Dei cammelli, quasi una metà sono stati addetti alservi zio dell'acqua, portandone circa120 litri ciascuno con due tanche. I cammelli di buona qualità , quelli che abbiamo, in genere, non sono molto forti , portano fino a 200 chilogrammi di carico; ma non si è potuto caricarli di più , perchè il cam mello fatica enormemente su strade non piane, e quella dal l Amasat a Saati, non è che un continuo salire e scendere, per valicare una serie non interrotta di alture. Con savia dispo sizione , era prescritto che le colonne dei cammelli marcias sero su un lato della strada , onde lasciar libero il passaggio, ed infatti non vi fu che qualche piccolo ingombro momentaneo per qualche mulo scappato, per qualche cammello che, stanco, s'era gettato per terra e si dovette scaricare per farlo prose guire, o per qualche piccola carovana di cantinieri, che, non avendo posto nell'ordine di marcia, qualche volta ha cercato di venire innanzi, invece di rimanere in coda alle colonne. Anche noi altri, che siamo venuti qui a rappresentare in Africa il famoso quarto potere, avevamo le nostre piccolecarovane, con uno o due cammelli per portare la tenda e i nostri effetti, visto che, dal più al meno, siamo tutti mal provvisti in fatto di muli. Dovendo fare quasi tutti i giorni quindici o venti, o persino trenta chilometri, anche con due o tre muli o cavalli, si finisce presto per rimanere a piedi, se non si sostituiscono, perchè si fiac cano facilmente , sopratutto dovendo adoperare per forza le nostre selle, visto che di selle abissine, molto più pratiche per questo servizio, non se ne trovano nemmeno a pagarle un occhio del capo.

>

Quanto a me ed all'egregio collega ed amico l'avvocato Dulio, che rappresenta l'Agenzia Stefani,e che nel giornalismo à forse il solo , che veramente sappia ed abbia studiato seriamente in lunghi viaggi la questione africana, visto che ci eravamo ac campati con la brigata Baldissera, ci siamo considerati un po'come a questa aggregati, e siamo venuti anche noi a piantare le nostre tende su un piccolo poggio, davanti alla posizione di Saati, as sieme al comando della brigata. E ci è sembrato cosa graditis sima un pezzo di pane bigio con un po' di formaggio, offertoci gentilmente dal generale, che anche lui, l'altra mattina, non ha certo fatto unacolazione migliore. Ma la plus jolie fille.... con quel che segue. I nostri muli col carico degli attrezzidi cucina

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ei viveri s'erano smarriti coi servi che li conducevano, nella valle del Desset , e alle 6 di sera non se no avevano ancora notizie. Meno male che non erano scappati con tutta la roba, il chenon sarebbe stato un caso straordinario.

Il Generale ha fatto collocare le tende del Comando di brigata, - e quindi le nostre, che, come dicevo, siamo considerati un po' come aggregati, su un piccolo poggio, dinanzi alla collina di Saati, proprio dove l'anno scorso, ingennaio, il giorno dell'attacco di Saati,unacompagniadel battaglione diBoretti, uscita dalforte, fece fuoco per un po'di tempo sugli Abissini, che volevano cir. condare la posizione. L'attuale ufficiale d'ordinanza del generale che vi si trovo, e che è un carissimo compagno mio, nel reggi mento del quale ho l'onore di far parte, era con quella com pagnia, e appena arrivati, ci potè descrivere minutamente le fasi di quel combattimento. Abbiamo trovato ancora lì allo scoperto una cinquantina di bossoli di cartucce.

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Ci hafatto ridere col racconto di un soldato veneto che ad ogni colpo che sparava , raccoglieva con molta freddezza il suo bossolo, e lo rimetteva nella giberna, come è prescritto per le esercitazioni.

Il tenente Gotti gli disse : Che fai? lasciali pur stare , chè perdi del tempo ! ,,

E il soldato subito nel più puro accento veneto: 6 Mi no; che se i manca i me li fa pagar... »

E ce ne volle, a persuaderlo che in quella occasione, nessuno avrebbe pensato ad addebitargli i bossoli perduti....

Per quelli che non si sono mai spinti finqui, la vistadi Saati, è stata una amara disillusione. Dico disillusione, perchè Saati non esiste. Non c'è nemmeno traccia di paese, perchè Saati, non è che il nome di una piccola collina, la quale non è nemmeno fra le più alte, dove anche gli Egiziani tenevano un posto di basci buzuc, per proteggere le carovane, le quali per la strada segnata, sono costrette a passare di lì, per forza. Non sarebbe forse nem meno una posizione da scegliersi , perchè altre posizioni vicine sono assaimigliori. Sul poggio dove noi siamo, vicino allatenda del generale, è stata messauna bandiera del Comando di bri gata; sul posto dell'antico forte di Saati non c'è bandiera, come non c'è nulla sul poggio del Comando, che è un'altura a circa due chilometri da Saati, dove si è stabilito il quartier ge nerale, in unaposizione centrale che domina, tanto quelle oc cupate dalla brigata Baldissera, quanto quelle della brigata Cagni, la quale è un po' più indietro.

Durante la marcia, la brigata Gené era disposta in ordine di combattimento sulla sinistra da Dogali a Saati; ma indipenden temente da questa, per proteggerela marcia, erano fuori, e si sono spinti fin quasi sotto Ailet, dei reparti di cavalleria, ed il 20 battaglione del 1° reggimento Cacciatori.

Fino ad oggi la brigata Gené fu lasciata agli accampamenti che occupava,non spostandola che lievemente,e mandandone un po' più innanzi qualche battaglione ; ma è quasi certo che in questi giorni avanzerà anch'essa, in modo da concentrare tutte le forze intorno a Saati: tanto più che si spera che le con

MARCIA SU SAATI 159

DI SAATI

dizioni interne dell' Abissinia spingano o ras Alula od altri a fare qualche tentativo di attacco. Tanto meglio , se avendo queste intenzioni, il Nogus, o chi per lui, ci ha dato il tempo di metterci in posizione e di fortificarci. In quarantott'ore, sono stati fatti i primi lavori di trinceramento e le batterie hanno già i loro parapetti, le loro zeribe e tutt'intorno le opere di fortificazione necessarie. I duecento basci-buzue sudanesi, aggre: gati alla bri gata Baldisse ra e comanda ti,conlodevole entusiasmo, daltenenteBa ronis dei ber saglieri , non hanno più di quattro ore a farsi i loro tucul su un poggio, di nanzi a noi, dove sono ac campati,e con temporanea mente alle loro abitazioni a quel modo im provvisate con rami d'albero, hannofatto su bito la loro ze riba col fosso.

messo

Vi ho già detto come ci siamo portati a Saati. Qui, se non altro, c'èun po'd'om bra. Non parlo di fresco, poi chè credo anzi che la tempe ratura, neime si caldi,siaqui di qualche grado più elevatache aMassaua: si vedeperò unpo' di verde, un po'di vegetazione, che cresce man mano che si procede innanzi verso i monti dell'Asmara, e che dopo Ailet mi si dice - è abbastanza rigogliosa. Gli arbusti di Dogàli, qui, cominciano a diventare vere piante, specie alle falde delle colline,nella val lata del Desset, e l'erba cresce abbastanza alta e folta per for nire discreti pascoli, segno che in alcune stagioni ci deve essere acqua. Quel verde indica certo la presenza dell'acqua, e da que.

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VIII
L'OCCUPAZIONE
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Un fortino inobile .
21
Da
Mussaua a Saati . Collina di Dogali ( lato sud ) presa dal GuadaimonteMalasi . abissinaPosizione del 26 gennaio 1887 .

sto punto di vista, i lavori fatti dal Genio hanno dato buoni ri. sultati. Si sono scavati quattro grandi pozzi ai quali c'è ora un servizio di guardia, e altripozzi Northon sono stati messi in at tività, nel letto del fiume. E la presenza di quest'acqua che diede a Saati la sua importanza perchè vi si fermavano le carovane. A Saati, acqua kebir (buona) dicono gli indigeni. Tutto è rela tivo al paese,e quindi anche la bontà e laquantità dell'acqua. A proposito di ciò molte cose visarebbero da dire per dimo strare che non fu dato a questo problema dell'acqua, il più grave in questi paesi, tutta l'importanza che si doveva.

Qui, a Saati, le carte marcano acqua in quantità abbondante; anzi, il vero nome di queste posizioniè quello di pozzi di Saati, e anche a sentire gli indigeni,parrebbe che ce ne dovrebbe essere tanta da dissetare migliaia e migliaia di persone. La verità in vece è che l'acqua di Saatibasta appena appena per unabri gata e mezza; -e benchèmolta giornalmente ne porti da Mas. saua la ferrovia fino a Dogali, ed altra ne carichino e rechino agli accampamenti parecchie centinaia di cammelli che spesso vanno a Dog li due volte al giorno, di acqua c'è tutt'altro che ab bondanza. In alcuni battaglioni son fissati, per bere, due ba rili di quaranta litri al giorno, per ogni compagnia della forza di 160 uomini.

Questo problema dell'acqua, che, come hodetto, è il più grave in questipaesi, avrebbepotuto essere studiato un po' meglio. Coi progressi fatti dalla scienza in questi ultimi anni, si poteva ten tare qualche cosa, fare un po'di più che lo scavare dei pozzi con sistemi che ora sono considerati come adamitici. Nessuno può garantire, dalmomento che non sono affatto conosciute le condizioni geologiche di queste regioni, se gli esperimenti e i tentativi fatti seriamente avrebbero dati grandi risultati; ma non è una buona ragione questa per non aver tentato nulla. Giacchè, per quanto se ne ignorinole condizioni geologiche, pur tuttavia le maggiori probabilità stanno per un buon esito; il contrario sarebbe una eccezione in terrenicome questi, ondulati, tutti a montagne rocciose, e ai piedi di un grandealtipiano come l'etiopico. Bisognerebbe supporre sconvoltetutte le leggi geolo giche, per credere che tentativi fatti in più larga misura non debbano dare alcun risultato.

7

Nessun corsodi acqua perenne scende dall' altipiano abissino alla costa del Mar Rosso. Le acque, che da secoli sono cadute in questa zona, debbono necessariamente essere scese nelle si nuosità del suolo , essersi arrestate agli strati impermeabili, e aver formato sistemi di correnti sotterranee, sottratte alla eva porazione esterna. Chi sa che nella vicinanza dell'altipiano, non si possano trovare anche correnti dell'altipiano? Chi sa se sca vando pozzi molto profondi, non si possa arrivare a questi strati impermeabili ed avere anche acque zampillanti buonissime? A 60, 70 metri, la temperatura è costante dai 12 ai 15 gradi , e trovandola, si avrebbe certamente dell'acqua fresca.

Quasi in tutti i punti del suolo africano in questa zona, a Moncullo, a Saati, aUa-a, a Arkiko, vi è la prova dell'esistenza di questi strati d'acqua sotterranea;e siccome la trivellazione di

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VIII .
L'OCCUPAZIONE DI
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qualche centinaia di metri non costa che poche migliaia di lire, varrebbe la pena di tentare qualche cosa, mettendo una piccola sommainquel famoso bilancio della spedizione africana del quale, probabilmente, non sapremo mai nulla. In Algeria, nel distretto di Tougourt, pochi pozzi forati colla trivellazione, e coi nuovi si stemni,adoperati del resto da parecchi anni con grande successo negliStati Uniti , han dato risultati immensi. Nella provincia dell'Avellibir e Hodua, 31 pozzi danno 33,000 litri alminuto, e 3500 litri al minuto ne danno quelli della provincia di Costantina.

Tutti questi pozzi sono stati forati per conto del Governo, e intorno ad essi, sono sorte delle vero città, si sono formate delle oasi. Dove prima non vi era che deserto , adesso vi è una ve. getazione rigogliosa.

La costituzione geologica di quei luoghi, nello stesso conti nente,per quel poco che se ne sa, non deve essere molto diversa da quella della zona che noi occupiamo sulla costa del Mar Rosso.

Non si capisce assolutamente,come sapendo l'importanza che ha quila questione dell'acqua, si siano scavati pozzi con me todi della più rudimentale semplicità, alla profondità di pochi metri.

Un proverbio cinese (pare che i Cinesi sieno stati i primi ad adoperare la trivella) dice: Prima di aver sete, forate pozzi profondi.

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Qui in Africa, i soli che senza sapere che cosa sia la geologia, e conoscendo forse ancora meno il proverbio cinese, lo hanno peròmesso in esecuzione, sono stati tre soldati dello squadrone Cacciatori, accampato al di là di Dogali, vicino al poggio Tama risco, il quale squadrone a proposito dell'abbondanza del l'acqua deve fare tutti i giorni24 chilometri, per condurre ad abbeverare i cavalli ai pozzi di Tata.

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Questi tre soldati, essendosi fissi in testa che a scavare ad una certaprofondità, si doveva trovare dell'acqua potabile, si sonomessi al lavoro, ben inteso per conto loro, nelle ore in cui gli altri riposavano,e dopo avere adempiuto agli obblighi del servizio. Si sono messi a lavorare, prima con le mani, poi con attrezzi che han potuto procurarsi o far alla meglio di per sè stessi, e ad una profondità di parecchi metri, han trovato dell'acqua, non ingrande quantita,ma assai buona al palato, che è però, ben inteso, acqua di filtrazione. Come siano riusciti senza strumenti, senza scale, a fare un pozzo così profondo, è quello che nemmeno i loro ufficiali han potuto capire. Ma il fatto è che il problema se lo sono risolti da loro stessi, e che, se non avessero trovato acqua a quella profondità, erano de cisi a continuare nel lavoro un po ogni giorno, fino a che sa rebbero rimasti nell'attuale loro accampamento.

Ora, i tre fortunati soldati custodiscono con gelosa cura l'opera loro, e vanno man mano perfezionandola alla meglio. Adesso alla notte,con questibeichiaridi luna, qualche volta si vedono vagare pel campo, persino alla distanza di qualche chilometro, incerca di tavole, di pezzidilegname per rivestire il pozzo da loro scavato, con un certo legittimo orgoglio. e che mostrano a chi capita nell'accampamento

I POZZI PER L'ACQUA 163
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Come ho detto, anche ora, stando fermi , senza mandare co lonne volanti in avanti, quella dell'acqua è la grande difficoltà, il grande problema. Nessuno morrà certo di sete, ma la sete si soffre anche senza morirne, e pur troppo, fra i soldati che per insubordinazione sono stati deferiti al tribunale, non è lieve il numero di quelli che hanno commesso il reato col rispondere male al caporale o al sergente incaricato della distribuzione del l'acqua, o della sorveglianza delle tanche di riserva.

Del resto, basta vedere quello che accade alla stazione di Do gali quando verso le 10 arriva il treno che porta da Massaua le tanche dell'acqua. In queste tanche di lamiera di ferro, non coperte, dopo quattro o cinque ore di sole, vi potete immagi nare a che temperatura salga l'acqua. Messa nell' abbeveratoio per gli animali, i cavalli, dopo avervi messo il muso, ne lo ritrag. gono, scuotendo la testa in segno didisgusto. Eppure, ci sono dei soldati chefanno tre o quattro chilometri, apiedi, sottoil sole, per venirsi a prendere una gavetta di quell'acqua. E alla sera, nella notte, di nascosto, ne vengono degli altri con dieci o dodici borraccie da riempireanche per i compagni, facendo per conto loro e fra loro, una specie di turno di servizio.

Non valeva la pena di dare inaggiore importanza a questa grande questione dell'acqua e di studiare il problema un po' più seriamente di quello che si è fatto? Gli ufficiali delGenio hanno operato miracoli, ma quei soli miracoli a cui si può giungere con l'attività, con l'ingegno e col buon volere, poichè non avevano a loro disposizione che i mezzi molto primitivi di cui ho parlato più sopra, e anche quelle poche macchine e quei pochi attrezzi, furono mandati all'ultim'ora e per la maggior parte in condi zioni deplorevoli.

Il poggio-comando, come ho detto, è a un paio di chilometri da Saati. Per salirvi, è stata improvvisata una strada che gira attorno all'altura, o per meglio dire, che va serpeggiando fin su dove ci sono le tende del generale in capo , del Saletta e del capodi stato maggiore. La tenda del Saletta è vicina aquella del San Marzano , e tutte tre queste tende , sebbene di modello diverso, sono di provenienza inglese, grandi,spaziose, abbastanza bene aerate, e col doppio tetto per difenderle dal sole.

In altre due tende vi è l'ufficio telegrafico, che funziona già da parecchi giorni. Le tende degli ufficiali addetti al comando, sono sul pendio del colle, e alle falde ci sono i cavalli , all a perto, legati sotto dei piccoli alberi, tanto che abbiano almeno la testa all'ombra; un po' più in giù le truppe alla dipendenza diretta del comandante San Marzano: cioè unbattaglione di fan. teria, uno squadrone di cavalleria e una batteria.

Fino da ieri erano già a posto tre batterie su seipezzi, o una su otto, il che fa 26 pezzi;ma credo che un'altra debba essere messa inposizione oggi o domani,anche questa presa fra lebat. terie mobili,senza toccare quelle che sono nei forti, o i pezzi dei fortini, destinati a mantenere il collegamento, e a proteggere la ferrovia .

Alle truppe che erano fino a giorni sono in linea di combat timento, c'è ora da aggiungere un battaglione che è venuto in

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La Michelinibatteria sulla strada di Saati , fino al giorno della rioccupazione di Saati .

nanzi lasciando Otamlo, dove è stato sostituito da una compa gnia del battaglione Boretti, cherimane con le altre tre com pagnie a Taulud. Coi rinforzi venuti con gli ultimivapori , con questi altri battaglioni, salvo errore, la forza effettiva posta in linea di combattimento a Saati, è ora di circa 10 mila fucili. Non avendo grandi forze, si vede che il concetto del Comando è stato quello di concentrarne il più ch'era possibile nel punto, dove è presumibile possa aver luogo un combattimento; ein queste po sizioni fortificate come sono ora, il nostro corpo di spedizione, può resistere anche contro un nemico assai numeroso.

Una parte degli irregolari è a destra, un po' più indietro di Saati. Pare che, tranne un certo numero di Sudanesi ai quali ho accennato, e che fanno parte di una brigata, ragionimorali e militari, abbiano consigliato a non metterli là, dove potrebbero es sere i primi a impegnare il combattimento. Mentre, sopratutto avendo poca cavalleria e, in ogni modo, in un terreno difficile, in caso di buon esito, possono essere adoperati, con maggiore effi cacia forse di qualunquealtra truppa,perl'inseguimento.

So che ieri sono partiti da Moncullo tanto il parco aerosta tico, quanto la macchina della luce elettrica, che assai proba bilmente verranno messi o al poggio del Comando, o vicino nel posto dove c'è anche il parco di sanità conle ambulanze. Tutta la roba del parco di sanità è stata portata daicammelli, e l'altro ieri, appena arrivati, è stato posto in ordine ogni cosa, come se il combattimento avesse dovuto aver luogo subito. Per quanto si marciasse con una certa sicurezza, sia perchè le notizie avute non facevano temere il nemico vicino, sia perchè, in ogni modo, si aveva innanzi labrigata Genè per la protezione della marcia, pur tuttavia non è stata trascurata nessuna delle precauzioni prescritte per una marcia col nemico vicino, ed anche i pezzi erano trainati in modo da poter esser messiprontamente in posizione.

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I soldati hanno fatto la strada, molto faticosa, sebbene non langa , con molta allegria e molto buon umore , lieti di andare avanti. È bastato anzi l'annunzio del movimento, datoil giorno prima, per rialzare subito lo spirito delle truppe, non abbattuto, ma che non era più quello dei primi giorni, dopo un periodo di così lunga inazione. Se sono state saggie e mirabili le disposi zioni date dalComando per il movimento, non è sicuramente stato meno lodevole il contegno de'soldati, dei quali neppur uno è rimasto indietro , quantunque, anche questa volta, qual cuno ordinato alla infermeria dalmedico abbia voluto marciare con gli altri. Non sono molti chilometri, ma sono però chilome tri diversi dagli altri; sono di quelli che fa il lupo la notte, per servirmi di una frase colta nei ranghi, da un soldato toscano. In questi movimenti la maggior fatica è ancora quella che i sol dati debbono fare appena arrivati: preparare cioè l'accampa mento e aprir le trincee. Qualche moccolo appeso a certi santi del calendario, che ne hanno in certo qual modo il privilegio, qualche parolaccia detta per ischerzo, qualche imprecazione amena, contribuiscono anzia mantenereil buon umore, anche in mezzo alla fatica.

166 L'OCCUPAZIONE DI
VIII .

Argomento di scherzo, camminando, erano le gobbe dei cam melli, e il loro grido feroce che contrasta con la mansuetudine del loro carattere, le numerose scimmie che i soldatisi sono por tate con loro, le lunghe capigliature piene di burro degli Habab, che conducevano i cammelli di Kantibai, le piante che ad una certa distanza sembrano begli alberi fruttiferi e poi non sono che immense acacie tutte spine, e la conversazione fatta dai sol dati, un po' in tutti i dialetti italiani, con quelle dieci o quin dici parole arabe, che oramai tutti hanno imparato.

Il rancio lo avevano consumato alla mattina. Per la sera c'è stato un po'di galletta, tanto per i soldati come per gli ufficiali. Alle otto,i campi erano immersi nel più profondo silenzio, e si dormiva già tutti quanti ravvoltolati alla meglio nella coperta e sulle stuoie, per ripararsi dal freddo straordinario della notte e dall'umidità. Il silenzio non era interrotto che dal raglio dei muli, e dal belare di alcuni capretti, che, con savia previdenza, alcuni soldati hanno voluto portare con loro nella marcia, curan: doli con affetto ... ma pensando nel tempo stesso, che a un dato momento, potrebbero essere di una grande utilità.

E solo stamani anch' io ho preso la penna in mano per buttar giù alla rinfusa queste poche note,che saranno riuscite chi sa come, scritte qui su una cassetta, e interrompendo di quando in quandolo scritto,persgridare unservo che non ca pisce o che ne ha fatto una delle sue, per correre addietro a un mulo che è scappato e che scorazza per l'accampamento, o per qualche altra noia dello stesso genere.

Saati, 10 febbraio.

Ieri alcuni nfficiali inglesi, credo della guarnigione di Suakim, che si sono recati a Massaúa col postale egiziano, sono venuti avisitare i nostri accampamenti a Saati. Ho avuto occasionedi parlare con loro, ed essi, più che soddisfazione, hanno manife stato un sincero entusiasmo pel contegno dei nostri soldati , sono rimasti meravigliati delmodo come in quattro o cinque giorni, si è potuto fare un campo trincerato con una fronte re lativamente vasta, disponendo di scarsi mezzi. Ma ciò che li ha ancora più meravigliati , perchè è una prova della buona vo. lontà e dello spiritodelle truppe, è stato ilvedereche, contem poraneamente, o appena finite le fortificazioni, i soldati han fatto intorno ai campi tutte le stradicciuole che conducono alle tende, allecucine,einqualchepostohanno ancheimprovvisatointornoal campo dei piccoli giardini, ben inteso moltosemplici, - all'afri. cana ma chepure rallegrano l'aspetto dei campi. Anchedai nostri migliori soldati, dicevano gli Inglesi, sarebbe impossibile ottenere qualche cosa di simile. Faranno bene , con energia, e anche con sollecitudine, il necessario: ma, in nessun caso, nulla di più dello strettamente necessario. Realmente fa piacere vedere come in pochi giorni tutte le col line che circondano i poggi di Saati, abbiano preso un aspetto regolare.Agiraresue giù per gli accampamenti, scovando sem pre di qua e di là le tabelle che indicano le strade e i reparti

I TRINCERAMENTI E LE FORTIFICAZIONI 167

di truppe, e vedendo tutte le tende ben piantate, col loro fos setto intorno per lo scolo dell'acqua quando piove, le cucine fatte con una certa esattezza, coi sassi trovati intorno al luogo dovei soldati consumanoil rancio del mattino, all'ombra di una piccola pianta ricoperta di stuoie con un certo garbo, ci sarebbe da credere che le truppe sieno qui da un mese, anzichè da pochi giorni.

Trinceramento costruito dal 2º Cacciatori.

Quanto alle fortificazioni, si è fatto qui come a Dogali e al Tacbat. Oramai le posizioni sono in tali condizioni da poter op porre una resistenza efficace anche a forze assai numerose. Se ci fosse una buona carta topografica di queste località, cercherei di dare con la maggiore esattezza possibile la dislocazione delle truppe; ma, come parmi di avere già scritto un'altra volta,dopo tre o quattro anni che siamo qui nel Mar Rosso, si pensa ora sola mente, stretti dalla necessità, a fare una carta topografica che possa servire per uso militare, della zona Massaua -Saati e adia cenze, arrivando fino al Jangus sulla nostra sinistra, dove in que sti giorni si sono fatte frequenti ricognizioni da riparti della bri

168 L'OCCUPAZIONE DI
VIII . -
SAATI

Il fortino mobile B sul poggio che occupava Ras Alula il 26 gennaio 1887 .

Da Massaua a Saati.

22

L'OCCUPAZIONE DI SAATI

gata Gené. Forse potrebbe venir presto occupato, come posizione che ha una grande importanza, poichè dal Jangus una strada una strada abissina, intendiamoci bene si biforca, e di là, si può venire tanto su Saati che su Arkiko e all' Hamasat. Laragione per cui è rimasta fra Massaua e Arkiko una quan tità di truppe maggiore di quella che dapprima si credeva, è per l'appunto la considerazione che , ove si determinassero ad attaccarci, i soldati del Negus potrebbero prendere anche la via per Arkiko.Il generale Lanza,oltrechè pelcomando della piazza e pel disbrigo degli affari civili , è rimasto a Massaua con le trappe della sua brigata, appunto in vista diquesta eventua lità, e, ove attacco vi fosse realmente da quella parte, avrebbe luogo un'azione combinata fra le truppe diterra e le navi da guerra che sono in porto, sotto il comando dell'onorevole Turi, il quale ha innalzato fiamma di comando sul Bausan. In questi giorni il comandante Turi ha, come suol dirsi, tenute sveglie le truppe di marina, abituandole con ordini improvvisi alle ma novredi sbarco, che prima non si potevano fare perchè col ser vizio di crociera, nonvi erano mai più di due o tre navi inporto. Nel tempo stesso, si fecero nella baia di Arkiko gli esperimenti ditiro, perchè le navi che al segnale d'attacco debbono recarsi nella baia, sappiano esattamentequale debba essere il loro an. coraggio, e i punti da battere con le loro artiglierie. Ma intanto le notizie intorno agli abissini sono sempre un po'confuse, e qualche volta anche contraddittorie. Qui dalla col lina dove sono attendato, vicino al generale Baldissera, si ve dono lontano lontano le montagne di Ghinda. Ailet rimane na scosto in una valle. L'altro giorno, coi cannocchiali, ci pareva di scorgere su quelle montagne una tenda bianca, che poteva es sere indizio dinemico avvicinato. Come segue in questi casi, qualcuno avrebbe giurato che era una tenda conica,e fors'anco quelladi ras Alula; ma altri, che ha attraversato quelle monta gne, disse trattarsi di un piccolo convento, del quale, in questo momento, mi sfugge il nome. Nemmeno il bravo capitano Pecori, che tutte le mattine sale sul pallone ad un'altezza di qualche centinaio di metri, ha potuto dire, con sicurezza, se sia o no ve ramente una tenda. Se sapeste che impressione ha fattoil pallone l'altro ieri, la prima volta che si è innalzato, sugli indigeni che abbiamo nel campo, e sui poveri bascì-buzuc! Ho avuto un bel da fare a persuadere anche imiei servi, che quelpallone non avrebbe fatto nulla di male a noi! Il pallone, sulquale sale ognigiorno il capitano Pecori, è quello recentemente acquistato inInghilterra, sul modello di quelli dei quali anchegli Inglesi si sono serviti,e si servono ancora a Saakim . Non è molto grande, e non sgonfian. dosi totalmente dopo l'ascensione, è sempre pronto per essere in nalzato. Sei uomini con un piccolo argano bastano per maneggiarlo e tenerlo. Ieri gli han fatto fare tutto il giro delle gran guar die, che naturalmente sono sulle alture, o l'arconauta si può dire sia stato tutta la giornata in aria.

Ailet è completamente sgombro , e il contegno della popola zione, piuttosto favorevole a noi, farebbe credere che ras Alula non sia inolto vicino a loro , perchè altrimenti non si compro

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VIII. > 7

metterebbero, temendone la vendetta. Che ad Ailet si lovea tro. vare gente ben dispostaverso di noi, lo si sapeva,e spiacque per l'appunto che non si fosse cercato di approfittare di questebuone disposizioni. Come ho detto, son gente che non si occupa di poli tica, che non sa che cosa sia sentimento di nazionalità, ma pensa solamenteasalvare quel po'di bestiamo che possiede. Parecchi dei capi di Ailet sono passati dalla parte nostra, portando in luogo sicuro il loro bestiame, ed è appunto questa questione di Ailet e del bestiame, che die' luogo in questi giorni a due incidenti, che hanno realmente una certa importanza, dirò così sintoma tica, ma sui quali, credo, i telegrammi partiti di qui, e i gior nali d'Italia, commentandoli, abbiano ricamato un po' troppo, gonfiando ogni cosa.

Il primo incidente è avvenuto venerdì scorso.

Un certo Idris, un capo informatore, era andato ad Ailet con qualche altro informatore, appunto per parlare con alcuno di quei capi. Alcuni soldati abissini, che, pare, non sieno in pattu glia sul laogo, ma abbiano ottenuto dai loro comandanti il per. messo di starsene a casa, e che per il momento non dipendono dai ras, quando si accorsero di questa pratica, lo arrestarono. Non si sa ancora bene se ciò abbiano fatto per quel sentimento di nazionalità, che certi giornali ben consigliati, secondo il so lito, attribuiscono agli Abissini, ovvero per tentare un ricatto ed avere deitalleri. Il fatto è che i compagni d'Idris ritornarono al Comando,dicendo che,senza denaro,sarebbe stato difficile li berarlo. Il Comando era disposto a pagare, perchè pare che que sto Idris sia reputato uno degli informatori più attivi e più abili, e dava già le opportune disposizioni, quando, eccoti Idris che se ne ritorna tranquillamente, raccontando che la popola zione si era rivoltata contro i soldati, e lo avevamesso in li bertà. Questo il racconto del nostro informatore, nel quale qual che cosa di vero ci ha da essere, poichè, mercè sua, alcuni di Ailet hanno chiesto la nostra protezione, onde porre in salvo i loro armenti.

Sono precisamente questi armenti la causa del conflitto, dello scontro,del fatto insomma che chiamo ancora un incidente, mal grado vi sia del sangue sparso , perchè non so , e mi pare dif ficile stabilire, se vi sia stato uno scontro, nel vero senso della parola.

> >

Adam, uncapo di basci-buzuc, quello contro il quale aveva congiurato il Sangiak , a cui fu fatto recentemente il pro cesso al tribunale militare, era andato in esplorazione con un centinaio dei suoi uomini. La gente di alcune tribù, fra Ailet e Ghinda, aveva riunito un migliaio di capi di bestiame, quasi tutti buoi , per portarli dalla nostra parte. Un certo numero di sol dati abissini erano scesi · pare da Ghinda per impedire che questo bestiame fosse portato via. Quanti fossero questi soldati abissini non si è ancora saputo, come non si è saputo bene in che modo sieno andate le cose, per cui bisogna limitarsi alle conget ture. Il fatto è che la mattina della domenica, l'Adam rientrò al campoco'suoi uomini e con un soldato abissino prigioniero, con le mani legate dietro alla schiena, assieme a tre mani destre re

SCONTRO
171
FRA IRREGOLARI E ABISSINI

cise, e con due fucili Vetterli portati via agli Abissini. Il fatto che non c'è stato nessun ferito fra i basci-buzuc, tende a far credere che un combattimento vero non ci sia stato; ma che ap piattati dietro i cespugli, in un punto difficile, da dove gli Abis sini dovevano passare, li abbianoattaccati di sorpresa, sparando loro addosso a bruciapelo. E questa opinione èconfermata dal poco che se ne è potuto capire, facendo parlare alcuni degli irregolari che erano con Adam. Secondo costoro, gli Abissini sa rebbero stati una trentina. Gli altri, vistisi sorpresi, sarebbero riusciti a fuggire.

Immaginatevi la curiosità dei soldati della brigata Baldissera, ch'è la più avanzata, appena videro gli irregolari diAdam oltre passare i nostri avamposti tenendo in mezzo a loro un abissino prigioniero e con quelle tre mani tagliate,nere, sanguinolente, legate alla schiena! Il soldato abissino, benchè si vedesse oggetto di tanta curiosità, e si sentisse battere sulla schiena quei pezzi di carne sanguinolenta, che destavano innoi un sentimento di ri brezzo, camminava con una certa disinvoltura, con una fisonomia di uomo abbastanza rassegnato alla sua sorte. Non così una donna brutta, schifosa, con delle croste in viso, che lo seguiva a pochi passi, e che è forse la moglie sua. Essa aveva invece gli occhi impauriti, e si copriva il viso tutte le volte che dovevano passare in mezzo ad un gruppo di soldati.

L'abissino, scalzo, e a capo scoperto , vestiva il semplice co stume del soldato: dei pantaloni bianchi corti, e lo sciamma ab bondante, ravvoltolato alla cintura e sulla spalla destra, in modo da lasciare nuda in senso diagonale una parte del corpo.

I due irregolari che marciavano in testaagli altri, subito dopo Adam , portavano i due fucili presi al nemico , tutti e due si stema Vetterli, uno di modello ordinario per la nostra fanteria, e l'altro un moschetto da zappatore. Non permettono alcun dub bio sulla loroprovenienza, perchè portano sulla canna il numero di matricola della fabbrica di Brescia. Volendo, con quelle ma tricole, si potrebbe sapere a quale dei nostri soldati morti a Do gàli, quelle armi appartenessero.

Anche al Comando, dove Adam condusse il prigioniero quelle mani recise fecero una penosa impressione, e fu rimproverata la crudeltà. Adam , che trova inveceregolarissimo questo sistema, del resto usato in Abissinia, rispose semplicemente che aveva creduto di portare quelle mani, perchè altrimenti non gli avreb bero creduto .

Questo il fatto che ha una certa importanza, inquantochè da una parte prova la fedeltà di Adam e non lascia più dubbio che possa tradire, ora che è così compromesso, e dall'altra, sic come avrà un' eco in Abissinia, o per lo meno nell'esercito del Negas e di ras Alula, potrebbe vie più spingere quest'ultimo a una determinazione. Ma la sua importanza non vuol essere esa gerata, dando alla cosa il carattere di un avvenimento o di un fatto d'armi.

E non ho capito perchèanche dal Comando si sia lasciato te. legrafare che vi sonostati sei morti, mentre i morti non sono stati che tre , poichè ho sentito colle mie orecchie il rapporto

172 - L'OCCUPAZIONE DI SAATI VIII .

UN PRIGIONIERO ABISSINO

fatto da Adam all'interprete.Di feriti, nessunosase ve nesieno stati.Invece non fu permesso telegrafare la notiziadiunaltroinci dente, chenon avrebbe al certo commosso l'Europa: la fucilata

WAT

Cucina per ufficiali. tirata per isbaglio da un soldato agli avamposti contro un pa store di una tribù dei dintorni di Ailet, che veniva dalla parte nostra per parlare con un capo dei basci-buzuc, col qualeaveva combinato di mandar qui da noi un po' di bestiame con lasua gente. Ilsoldato, appena loscorse, diedeilchi valà. L'altro s'im paurì, e invece di rispondere, si mise a scappare. Il soldato sparò dge colpi, e lo ferì alla coscia. Adesso è all'ospedale di Massaua,

173
all RE

dove gli hanno estratta la palla , senza addormentarlo , perchè ha subìta l'operazione con la più grande disinvoltura. Èin via di guarigione.

I suo bestiame, assieme a quello degli altri, è già passato al di qua. In tutto sono circa 1600 buoi, che si lasciano ai loro proprietari, ma che possono servire in caso di bisogno, compe randoli a un prezzo molto minore di quello che si paga per i buoi che ci vengono dalle Indie, essendo pur sempre un prezzo quasi favoloso per quella povera gente.

Quel povero pastore ha preso una fucilata per isbaglio, mentre, se l'avessero tirata contro un altro individuo,che aveva passato anche lui gli avamposti giorni sono , non ci sarebbe stato da pentirsene. Invece quell'altro l'hanno preso, e adesso è in car cere a Massaua, affidato alle cure del capitano dei carabinieri, che ha per questa gente un trattamento speciale. È un prete abissino che con delle scuse, e travestito, veniva far la spia. È stato riconosciuto, perchè prima capitava spesso a Massaua. Intanto i giorni passano , e il caldo, pur troppo , comincia a farsi sentire, tantoche da qui a qualche giornola vita al campo promette di essere tutt'altro che gaia, se non accade nulla di nuovo .

174 L'OCCUPAZIONE
VIII
DI
2

Salla fronte ovest della posizione la quale guarda verso Ailet e Saberguma: La 3a brigata, composta: da trebattaglioni bersaglieri, dal battaglione alpino, da duecento irregolari, daquattro compagnie del genio e da due batterie. (Una delle batterie dovettemandare una parte dei quadrupedi a Massaua per deficenza d'acqua,non rimanendo quindiche coll'occorrente permuovere i pezzi nel raggio tattico della posizione.)

Davanti alla fronte ovest occupata, come sivede, dalletruppe poste sotto il comando del generale Baldissera , si stende ilpiano delMarecita largo due o tre chilometri, colmonte omonimo, tra il rivo di Saati e il Jangus, e dopo quel piano si ergono i Digdigta, una catena quasi rettilineadi poggi che si prolunga molto a sud e a nord.

Nella fronte sud,rivolta al Jangus, era saldamente postata nella metà occi dentale che è la plù elevata:

La 2a brigata (meno il 5° battaglione, che guardava la fronte nord). La bri gata era nella sua formazione, più una batteriache le era stata aggiunta.

Dislocazione delle truppe dopo l'occupazione di Saati. e >

Per chiudere l'intervallo dal poggio Ciuffo, asinistra della lineaferroviaria e i trinceramenti dei bersaglieri, volti a nord,alla testa di linea della ferrovia, era postato un battaglionedella brigata Cacciatori, il quale aveva preparato subito trinceramenti perfanteria e artiglieria da montagna per le riserve, ove eventualmente avessero dovuto portarsisu questa linea.

Quali punti avanzati della fronte sud, eravi la zeriba dell'Adeita, occupata da 300 irregolari dell' orda di Adam, e molto più in giù, verso Saati, come fosse prolungamento di questa fronte, la ridotta De Cristoforis. Da quella parte vi sono parecchie vie battute, per le quali si può arrivare all'Hamasat senza pas sare da Saati.

Lafronte nord era lameno guernita, come quella contro la quale pareva meno probabile l'attacco principale.

V'erano, oltre una batteria della 3a brigata, che difendeva anche da quella parte, un halai di irregolari,nella località detta il fortino egiziano, dagli avanzi diun trinceramento fatto dai nostri predecessori nell'occupazione di questa zona del mar Rosso, e il 5° battaglione su due poggi, cui il comando ha posto il nome di poggi del Cinghiale edella Gazzella. Inpochi giorni questo battaglione fece i lavoridi trinceramento ela strada, affinchè, dato il caso, le riserve po tessero portarsi prontamente in linea anche da questa parte.

Un po'indietro del poggio del Comando, a destra della linea ferroviaria, sul poggio detto della SerraPiana, erano postati dodici pezzi delle batterie da cam pagna con un battaglione dellaprima brigata di scorta. Il poggio della Serra Piana ha un ottimocampo di tiro in tutte le direzioni. Il generale San Mar zano aveva destinato il generale Saletta al comando delle truppe che verano e che eventualmente avrebbero potuto recarsi a quella posizione.

La grossa riserva eraformata da tre battaglioni della prima brigata, da una batteria e da due sqaadroni. Degli altri trebattaglioni della brigata, uno era

7

diviso nei fortini A, B e C e nella ridotta De Cristoforis, un altro occupava, come è già stato detto, dei trinceramenti alla fronte sud, e un terzo era, come è detto sopra, a Serra Piana.

I tre primi battaglioni di riserva rimasero per unpo' di tempo alloro antico accampamento al Tacbat, per la deficenza d'acqua nella posizione di Saati, per qualche tempo dopo avvenuta l'occupazione, quindi vennero portati innanzi a due o tre chilometri da Saati.

Queste erano le forzeconcentratea Saati.Rimase un battaglione, quello co mandato dal maggiore Boretti, al Taulud, due compagnie proprio a Massaua isola, un battaglione adAbd-el-kader e due battaglioni ad Arkiko,oltre i presidii del campo trincerato di Massaua, costituenti in certo qual modo la quarta bri gata, posta sotto gli ordini del generale Lanza, comandante la piazza. e

176 DA
MASSAUA A

CAPITOLO IX.

Agli avamposti di Saati.

Le incertezze sulle mosse del nemico. Lacrisi politica in Abissinia. La scorrerie di Adam. La ferrovia. Le difficoltàdell'approvvigionamento. I pozzi e l'acqua. Ufficiali inglesi. Disposizioni incaso di allarme. Il mercato di Jangus. Da Saati a Jangus. Il Mai Atal. L'accampamento di ras Alula. Ricordi di Dogali. Tra il Comando e il Governo. Il colpo di mano su Ghinda. Il significato che avrebbe avuto. La marcia dal Ta marisco ad Ailet con un battaglione dei Cacciatori d'Africa. Il generale di San Marzano. La strada. Ailet. L'alt nel paese. Fra soldati e indigeni. - Il ritorno all'accampamento. .

Saati , 10 febbraio 1888 .

Scrivendo fino da parecchio tempo fa, quando ancora in Italia pareva che con qualche migliaio di uomini si potesse conqui stare l'Abissinia, o poco meno, ricordo diaver detto che per quest'anno avremmo dovuto limitare la nostra azione alla rioc. capazione di Saati, e, ben inteso, fingendo tutti quanti d'essersi completamente dimenticati di Ua-à. Per occupareUa-à, a 30 chi. lometri dal mare, ci vorrebbe un corpo di spedizione, come quello che abbiamo qui per occupare Saati. Sicchè è bene che non ce ne ricordiamo nemmeno.

Adesso le nostre truppe sono a Saati, e dal poggio del Co mando, come dall'alturadove ho anch'io la mia tenda, si vedono lontano lontano le montagne di Ghinda: ma non credo vi sia nessuno che pensi, e per lastagione, e, indipendentemente dalla stagione, coipochi mezzi che si hanno, e che bastano appena a mantenerci a Saati, ad andare più in là. Siamo precisamente nella situazione prevedutafin da un mese fa, appena ritornata la missione Portal. Siamo cioè a Saati, e ci rimarremo finchè il e Zima ce lo permetterà, aspettando e sperando che gli Abissini Scendano a dar di cozzo nei nostri trinceramenti, dando luogo

meno aun fatto d'armi, che, importante o no, con la eccitazione

Massaua a Saati . 23

2 I
Da

creata in paese dalla nostra spedizione, soddisferebbe in qualche modo l'amor proprio nazionale. Per andare innanzi,non ci sono nè i mezzi, nè le truppe sufficienti. Per rimanere dove si è, e con le fortificazioni che si sono fatte, le truppe bastano, e non mi pare possa essere dubbio l'esito di uno scontro, se uno scontro deve avvenire.

Il che val quanto dire che, sebbene i nostri battaglioni si siano portati un po' più innanzi, la situazione non è mutata da quello che era , quando avevamo i nostri avamposti a Dogàli. Certo, sarebbe doloroso ritornare in Italia senza sparare una fucilata; mapur troppo fra leprobabilità vi è anche questa. Sostenere in modo assoluto che gli Abissini non verranno non si può; come non si può del pari stabilire che verranno. Siamo in un paese dove sovente avvengono le cose che meno siaspettano, e, sopra tutto, quando meno si aspettano. Ci sono ragioni, sintomi, indizi, tanto per far credere una cosa come l'altra.

Quello che mi pare possa non riescire del tutto privo di in teresse, gli è il sapere quali sono le ragioni per cui credono gli uni che gli Abissini attaccheranno, e quali quelle che ad altri fan credere l'opposto. Al postutto, qualunque cosa avvenga, si potrà avere un'idea delle cause che avranno determinato gli av venimenti.

Se gli Abissini avessero avuto l' intenzione di attaccarci, a quest'ora lo avrebbero già fatto. Sarebbero scesi nelle 24 o nelle 48 ore dopo l'occupazione, sapendo benissimo che dopo qualche giorno l'impresa diventava più difficile, per le fortifica zioni contro le quali, anche quando le tenevano gli Egiziani, non si sono quasi mai arrischiati. La marcia su Saati è stata fatta con tutte le precauzioni, e appena in posizione, si è messomano ad un lavoro febbrile per fortificarsi. Ora , ogni giorno che passa, aumenta il nostro vantaggio, in caso diconflitto. Gli Abissini lo sanno assai bene, e forse sanno anche, dal più al meno, quante sono le bocche da fuoco in posizione nei dintorni di Saati. Si sa che fino ad oggi l' esercito del Negus non si è mosso, e conti nueràa stare, a qualche distanza, sulla via diGura. Fra le ipo. tesi, c'è anche quella che non continemmeno di muoversi, e che, credendo le nostre truppe in via di marciare innanzi , anzichè venir loro incontro, si sia messo là adimpedire un'invasione del paese, dove occupa posizioni buone, difendendo un passo molto difficile per le nostre truppe, e dove, in altri tempi, distrusse l'eser citoNonegiziano. è improbabile sia avvenuto un poco in Abissinia quello che è accaduto in Italia , e che , come si sono esagerate le forze loro , essi abbiano un concetto esagerato delle nostre. Minacciata l Abissinia, il Re potrebbe essersi messo ad atten derci là dove sa di occupare posizioni a lui favorevoli, e po trebbe benissimo darsi il caso, che, come noi non siamo disposti a lasciare le attuali posizioni per correre in un terreno ignoto, altrettanto pensino e facciano loro. Le tradizioni di tutte le guerre di Abissinia , del loro modo di combattere, conforme rebbero questa opinione, epperò c'è addirittura chi crede un sogno la speranza che possano arrivare fino a Saati, e sopratutto in

178 AGLI AVAMPOSTI DI SAATI IX .

grande numero. La zona che intercede fra loro e noi, non è ricca d'acqua, e tanto meno di viveri, e non si presta, dicono, a una lunga marcia per un esercito, nel quale, per il troppo tempo che è riunito, ci sono già sintomi di disorganizzazione. Per at taccare, dovrebbero venire in due o tre marcie forzate portando con loro i viveri e l'acqua necessaria, e attaccare subito subito, onde tornarsene indietro alpiù presto possibile, e non morire di sete lungo la strada, nel ritorno. Adesso , anche in quei pochi posti dove c'è acqua, la quantità comincia a scemare,e in ogni modo la stessa quantità che basta per 1000 uomini, quando questi attingono l'acqua con regolarità, non basta nemmeno per 500 quando accorrano confusi e in disordine. In questi casi ge neralmente, dopo pochi minuti, il pozzo è bell'e rovinato. Le notizie che si hanno, fanno credere molto triste e imbaraz zata la condizione dell'esercito del Re, al cui seguito sono, come è noto, donne, ragazzi, tutta gente che mangia e beve anch'essa. Che vi siano ogni giorno dei morti di fame tutte le volte che si muove unpiccolo corpo di truppa,è in Abissinia una cosa naturale e della quale nessuno si meraviglia. Stando alle notizie, parrebbe però che cotesto numero sia andato sensibilmente aumentando da un mese a questa parte. Un'altra ragione di disorganizzazione è il tempo troppo lungo dacchè i soldati sono sotto le armi, e il desiderio che tutti hanno di ritornare alle loro tribù, ai loro villaggi, per raggiungere i quali molti debbono fare anche lunghe settimane di marcie, le quali diventano più faticose, più perico lose, per la difficoltà di trovare viveri @ acqua, man mano che la stagione s'avanza.

Peralcuni invece son cause queste che, aggiunte ad altre, po trebbero spingere il Negus a mandare taluno dei suoi capi ad attaccarci.Non potendo durare in una tale condizione, colmal contento e le discordie che sono sorte fra i suoi capi, e che con la sua presenzanon riesce più a domare completamente, un colpo di mano, o dal Re stesso ordinato, o fatto dauno o più capi, di testa loro, nel desiderio didistinguersi e di farsi una grande po sizione, potrebbe essere anche per l'Abissinia una soluzione. Tutto può darsi, e può anche darsi, che mentre il Negus, come ha ac. cennato finora, intende rimanere sulla difensiva, le molestie di Debeb , il fatto avvenuto giorni sono vicino ad Ailet, decidano lui od altri tutta un tratto a mutare contegno.

Dopo Adam, che è rientrato l'altro ieri portando del bestiame che riuscì a porre in salvo, uccidendo dei soldati abissini, e fa cendone uno prigioniero, è partito anche Debeb verso le mon tagne di Ghinda, sebbene, tranne forse al Comando, non abbia volato dire ad altri la precisa direzione che prendeva. Ha con sè circa 600 uomini , edè andato a tentare qualche cosa anche lui, tanto più ora dopo il fatto di Adam, che sembra aver sve gliato in lui un sentimento di emulazione.

Il giorno prima della sua partenza, parlando con me, mi disse che qualche cosa avrebbe fatto certamente, e che a forza di molestare gli Abissini, sperava di poterli indurre ad attaccarci nelle nostre posizioni. Conosco ras Alula, diceva, e il suo odio mortale contro di me. È un uomo di slancio, di impres

LE SCORRERIE DI ADAM E DI DEBEB 179

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sione, è un po' matto anzi, e nonc'è da stupire, che, con o senza il permesso del Negus, venga a dar di cozzo nelle nostre po sizioni. ,, La settimana scorsa si è spinto fino sul suolo abissino. Seb bene abbia fatto per tanti anni il bandito, pure per la sua ori gine e per il suo ardire, conserva sempre in Abissinia, assieme al grande prestigio che circonda il suo nome, una quantità di relazioni con molti capi. L'impressione che egli ha riportato, pare sia quella che la posizione del Negus non è più la stessa di una volta. Pauroso e sospettoso di tutti, in pochi giorni ha tolto ad alcuni capi il comando di provincie, per darlo ad altri che crede più fidi; e i ras fra diloro sono in continue discordie, che possono da un momento all'altro scoppiare. Qualcuno che si è veduto destituito dalla mattina alla sera, pensa fors anco a ven dicarsene. Ve n'ha di quelli che con un po' di talleri, si potreb bero comperare e rivoltare contro il Negus,che in questo mo mento non si fida più di nessuno. Peccato che non ci si sia pen sato. Questo diceva il Debeb era il momento di agire, e se avessi poche migliaia di uomini, e dei cannoni con la gente che li sapesse adoperare.... , Queste cose il Debeb non le diceva nè al Comando, nè ad un giornalista andato ad interrogarlo, ma con la più grande con fidenza, come se facesse uno sfogo, alla signora Naretti, la sola persona che parlando la lingua di lui, iltigrino, può più di chiunque altro ispirargli fiducia.

Ci sono dunque, come vedete, ragioni e cause che possono decidere il Negus ad attaccare, come ve ne sono altre le quali parrebbe dovessero ritenerlo da questo passo, e anzi ve ne sono altresì di quelle le quali possono essere come le determinanti tanto in un modo che nell'altro, come accade del resto in tutti i paesi governati da un dispotismo rigido, dove tutto dipende da una volontà sola.

Fra le ipotesi c'è anche quella che, non venendo gli Abissini alla fine di marzo, si debba imbarcare la truppa, o per lomeno una parte della truppa che ora è qui, per l'Italia. Nel qual caso non basterebbe tener qui i cinquemila uomini, ora già ridotti di numero, del Corpo speciale. Per tener Saati e le comunicazioni con Massaua non bastano , ed è forse per questo che, si dice, rimarrebbe altresì la brigata Baldissera, salvo gli Alpini, che rimpatrierebbero perchè hanno già fatto un'estate. Intal caso a meno che non si pensi a mandarne uno nuovo, e sarebbe un errore per la carica di comandante in capo, le maggiori probabilità sarebbero per il Baldissera, sebbene sia il meno an. ziano, perchè il generale Genè, che è invece il più anziano, è vi cino alla promozione, e gli altri rientrerebbero con le loro truppe.

Ma, come dico, è una voce che non so, per ora, qual fondamento possa avere.

Certo credo che nessuno pensi a tener qui tutte le truppe al di là del marzo . Oggi , 10 febbraio, il caldo comincia a farsi sentire, e abbiamo per giunta una di quelle giornate di kamsin che ci rende mezzo stupidi. Fortuna che il kamsin non dura molto. Guai se se ne avesse per parecchi giorni di seguito!

180 IX . - AGLI AVAMPOSTI DI
SAATI
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Massaua-Saati, 10 febbraio.

Si scrive a Saati, ma per telegrafare, per mandare la propria posta e per riceverla, poco fidandosi deiservi che si hanno e che spesso vi fanno le commissioni a rovescio; il miglior partito è ancora quello di inforcare un nobile destriero che èspesso un mulo e di venirsene tranquillamente a Massaua, facendo i trenta chilometri che rappresentano la distanza da un punto all'altro. La prima volta, si arriva con le ossa rotte e malconcie; ma poi si finisce per abituarsi anche a questa... come a tante altrecose. Ci sarebbe la ferrovia... ma per ora non va che fino all' Hamasat, e anche volendone approfittare, rimane sempre

.Il fortino mobile lasciato a Dogali.

da fare la parte della strada più cattiva e faticosa. E poinessuno può approfittare della ferrovia, a cagione dell'orario che, fatto col criterio che i treni debbano servireper il trasporto dei vi veri, è assai incomodoper i viaggiatori. Inoltrecoi deragliamenti cheavvengono ogni giorno, se si sa quando si parte, non si sa mai quando si arriva. L'ingegnere Olivieri si era obbligato a dare la ferrovia compiuta in un periodo di tempo, che ègià da qualche settimana oltrepassato. E non siamo ancora a Dogàli. Gran che, se il tronco dall'Amasat a Dogàli potrà essere aperto all'esercizio dopo domani, domenica. Ammetto che difficoltà ne abbia incontrate e parecchie; ma non erano difficoltà imprevedute, e, in ogni modo, con un com mittente come il Governo, che per questi lavori non ha parlato mai di economia, ma ha invece concesso la maggior larghezza di mezzi, qualche cosa di più si poteva fare, e il poco che si è fatto si poteva anche far meglio.

LA FERROVIA 181 -

È una ragione puerile il dire, come fece l'ingegnere Olivieri, per rispondere al Comando che lo rimproverò di non aver adempiuto agli obblighi suoi come assuntore dell'impresa , che ci vuol altro tempo a mettere in esercizio una ferroviache debba servire ad uso militare. E che ? Non si sapeva forse che la linea Massaua-Saati doveva servire a quest'uso ? Nessuno credo abbia mai pensato che potesse essere una linea destinata a gite di piacere...

Man mano che si prepara la stazione di Dogali, portando là i magazzini, va perdendo d'importanza quella all'Amasat. Do. menica o lunedì, quando sarà aperto all'esercizio quest'altro pic colo tronco, ad Amasat non rimarranno più che due o tre ba racche, e tutto verrà trasportato più in sui. Per un po' di giorni, come è accaduto per gli accampamenti dove s'era prima, e per le stazioni che sono state capo-linea prima di Amasat, torme di uomini, di donne, di ragazzi verranno lì a disputarsi i rimasugli lasciati dai soldati e dagli operai.

Tanto ieri come giorni sono, rifacendo la strada da Saati a Massaua, ho veduto nei luoghi degli accampamenti molti in digeni strapparsi dalle mani l'un l'altro un cencio sdruscito, unastuoia tutta rovinata, una scarpa ridotta nella più misera condizione e che è forse destinata a fare il paio con un'altra scarpa trovata altrove, e a diventare un oggetto di lusso in qual che tukul. Le scatole di latta delle carni in conserva, presentano tanta parte nei nostri pranzi abituali, raccolte nelle vicinanze degli accampamenti, diventano per gl'indigeni dei bic chieri, le bottiglie di vetro che si gettano via, perchè non hanno qui nessun valore e nessun negoziante lo riprende, sostituiscono le ghirbe di pelle di montone in cui le bambine portano l'acqua per bere, e i rozzi recipienti di terra cotta che adoperano abi tualmente.

che rap

Al Piano delle Scimmie, dove la brigata Baldissera ha sca vato parecchi pozzi, per due o tre giorni anche i neri, dopo la nostra partenza, sono andati ad attingere acqua. Ma, come era facile prevedere, han subito rovinato ogni cosa, e fra poco tempo, di quei pozzi non vi sarà più nemmeno la traccia.Ho veduto alcuni indigeni che, denudati, vi facevano le loro abluzioni reli giose, pregando con lafacciarivolta alla Mecca, e mandando giù, assieme alla sabbia.... i risultati delle loro abluzioni.

Questa dell'acqua è sempre qui in Africa la grande difficoltà. Malgrado i pozzi scavati a Saati, la quantità che se ne cava i nonbasta al consumo giornaliero, e si continua a mandarne da Massaua circa sessanta tonnellate al giorno, che vengon traspor tate per ferrovia in grandi tanche fino alla stazione dell'Amasat, e dall' Amasat a Saati in barili portati dai cammelli e dai muli. Anche ora, dopo qualche giorno che ci si è, solo per le prov viste dei viveri, dei foraggi e dell'acqua, centinaia e centinaia di muli e di cammelli vanno su e giù, e sulla strada si incon trano ad ogni momento lunghe carovane che, se danno al pae saggio diciamo così un aspetto più caratteristico e più interessante, rendono però la marcia di chi deve recarsi a Mas. saua molto più noiosa e faticosa che già non sia di per sè. La

182 AGLI AVAMPOSTI DI SAATI IX .

civiltà ha introdotto in queste regionianche due o trebiroccini, che destano la grande meraviglia degli indigeni e anche un po chino la nostra. Chi adesso ne avesse avuto da vendere, avrebbe fatto una buona speculazione. Peccato che a nessuno sia venuto in mente !

Ma, pur troppo, sono tante le cose che avrebbero giovato im mensamente e che non sono venute in mente a nessuno!

Anche per le tende degli ufficiali, o almeno de' generali, si po teva pensare a qualche cosa di più comodo della nostra vecchia tenda conica, senza dover acquistare all'ultimo momentodi qua e di là,per uso del quartier generale, delle tende tutte diverse le une dalle altre, e andar a pescare nei fondi di magazzino quelle che ha lasciato la missione Pozzolini.

Per la strada da Saati a Massaua, oltre alle carovane dei vi veri e dell'acqua, è un continuo andirivieni di soldati, di bianchi e d'indigeni che fanno il servizio di cantinieri. Ma, intendiamoci, è un andirivieni relativo. Specialmente dopo l'Amasat si cam mina , alle volte , per un quarto d'ora , per mezz'ora, e, specie dopo il mezzogiorno, anche un'ora , senza incontrare nessuno. Epperò quando a distanza si scorge Moncullo, quel forte con quelle quattro capanne, ci si sente allargare il cuore. Tutto è relativo aquestomondo. Quando si è stati tre o quattro giorni a Saati, Massaua sembra una Parigi, quantunque ora contutta la gente che è fuori, la vita non sia più animata come prima e sieno deserti, o poco meno, tanto i due caffè, come il club degli uffiziali.

Da due o tre giorni sono qui alcuni ufficiali inglesi della guar nigione di Suakim , e il tenente colonnello Paget, ospite del ge nerale Lanza. Da una lunga conversazione che ebbi con loro, ho avuto campo di persuadermi che la condizione degli Inglesi a Suakim è tutt'altro che confortante,ed anzi ch'è peggiore della nostra. Con tante questioni , mi diceva uno di essi, che si agitano in Inghilterra e per gli interessi inglesi, in questo momento, diSuakim se ne sono dimenticati. Il colonnello Kirs dieneff, quegli che rimase ferito giorni sono sotto le mura di Suakim, è alCairo e non in buone condizioni. Una lettera rice vuta da uno di questi nostri ospiti, dava brutte notizie. Giorni sono è stato cloroformizzato per più di un'ora, e i medici non sono ancora riusciti a trovare la palla. E le notizie da Suakim recano che, ogni momento, specialmente la notte, i ribelli cer cano di attaccare qua e là iforti e sparano fucilate. La luce elettrica che è messa continuamente in opera, ha anch'essa i suoi inconvenienti, perchè, mentre illumina una zona , e impe disce certamente una sorpresa con un forte numero di uomini, gettando l'oscurità più completa dove non cadono i raggi , fa vorisce qualchevolta l'appiattarsi di uno o due o tre individui, che vengono a far fuoco a brevissima distanza, non importando loro nulla, se, a colpo fatto, vengono scoperti e mandati al mondo di là con una scarica.

Comeho detto, sono anch'essi entusiasti del contegno della nostra truppa, e parlandone, non tralasciano mai di manifestare la loro ammirazione.

UFFICIALI INGLESI A MASSAUA 183

Al Circolo militare, adesso, non si vedono che gli uffiziali di marina, poichè anche per gli ufficiali di terra che sono addetti ad Abd-el-kader, a Tauludo al Gherar, viè l'ordine che non si muovano senza permesso, o, in ogni modo, lasciando detto ove vanno, per poter essere subito trovati. Gli ufficiali di marina che primafacevano frequenti gite al campo, invitati dai colleghi del l'esercito, non possono più muoversi neanch'essi da Massaua. Benchè non ci sia nulla chepel momento possa far credere che, attaccando, gli Abissini debbano venir dalla parte di Arkiko, è però prudente che tutte le precauzioni sieno prese, e che tutto sia pronto anche per questa eventualità.

Al primo segnale d'allarme che vi fosse, nessuno potrà più passare dalla diga larga che unisce le isole di Massaua-Taulud al continente, e assai probabilmente verrebbe messa a terra la compagnia da sbarco, chepuò essere fornita dagli equipaggi delle navi ancorate nel porto. È una compagnia non moltonumerosa, perchè un plotoneè già sbarcato ed è addetto alla batteria de stinata alla difesa del Gherar.

Al Comando, doveprima c'era tanto movimento e un continuo andirivieni di gente, adesso non c'è più che il generale Lanza con tre o quattro ufficiali, e tre o quattro funzionari civili. A pranzo sono otto o dieci persone in tutto. Ma però c'è sempre anche alla notte un capitano di guardia, per itelegrammi che possono venire tanto daRoma che da Saati. Quei poveri tele grafisti non riposano mai, perchè da Saati a Massaua è un con tinuo telegrafare. Sul tetto del palazzo delComando passeggia una sentinella pronta ad avvertire se da Arkiko o da altro luogo si fanno segnalazioni col telegrafo ottico.

Saati, 15 febbraio.

Costretti alla vita, ora abbastanza monotona del campo, non par vero quando capita l'occasione di una distrazione qualsiasi. Il BarambarasKaffel che, passando dal nostro campo, viene a far conversazione col generale Baldissera; l'Adam chepassando an che lui dalla brigata, presso la quale sono ospitati, viene a rac contarci le sue imprese, o a descrivere il modo con cui ha potuto sorprendere un certo numero di Abissini; due informatori che arrivando dalla parte di Ailet fanno la loro relazione suquello che hanno visto manifestando magari la loro opinione sul Negus, su ras Alula e forse anche sulla nostra arte militare, danno ar gomento di conversazioni e di discussioni per una intera giornata. Figuratevi con che piacere ho appreso la notizia che, giorni sono, ci doveva essere una grande fiera o mercato di bestiame a Jangus, dove sarebbe convenuta coisuoi armenti gente delle tribù dei dintorni di Ailet e di altre più a sud, che in questomo mento pare non temano di essere molestate dai soldati del di scendente di Salomone. Come era facile prevedere, parecchie tribù hanno fatto atto di sottomissione, e molta gente ha do mandato asilo a noi ed è stata mandata a Moncallo. In questi giorni suole aver luogo ogni anno, aquanto ho sentito dire il mercato di Jangus.Visto che le condizioni presenti lo permet

184 - AGLI AVAMPOSTI DI
IX . -
SAATI
MATE 24 Il poggio del Comando generale a Saati .
Da Massaua a Saati,

tevano, il Comando ha avuto la buona idea di farlo fare, pen sando probabilmente a due cose. S'è pensato prima di tuttoche facendo vedere a questa gente che noi non rubiamo come i soldati abissini,ma comperiamo a talleri sonanti, si può ispirar loro una certa fiducia, e guadagnare man mano simpatie anche in tribù più lontane: in secondo luogo, al Comando si è certa mente capito che, in ogni modo, non è male avere sottomano per l'approvvigionamento delletruppe una certa quantità di bestiame checosta meno di quello fatto venire dalle Indie, e che è di qualità assai migliore. Si vede chel'importanza, diremo così, po litica e materiale di questo mercato è stata compresa ed ap prezzata.Svegliati per tempo dalle trombe dei bersaglieri comandati dal colonnello Baratieri, in due o tre amici, montati ciascuno sul nostro bravo muletto, abbiamo lasciato il campo di Saati di rigendoci un poco verso sud dov'è Jangus, o, per meglio dire, la località denominata Jangus, dal torrente che ivi scorre, e che fino all'altro giorno si credeva dover essere occupata dalla brigata Genè, come punto importante di osservazione delle due strade che conducono a Saati e ad Arkiko. Di Jangus, come posizione militare, avevano capita l'importanza anche gli Egi. ziani, che vi avevano costruito un forte. Da Saati a Jangus ci sono tre ore e mezzo buone di strada, ben inteso sempre di una strada africana. Oramai la configurazione del suolo diquesta regione è stata troppe volte descritta, perchè ne faccia una de scrizione, lasciandomi trasportare, come accade a taluni, dall'en tusiasmo per l'aspetto pittoresco, e magari anche per l'abbon danza della vegetazione. Quell'entusiasmo è un effetto tutto do vuto alla impressione personale che si subisce quando, dopo la squallida e deserta spianata di Otumlo, man mano che siprocede innanzi, si vede un po' di verde e qualche albero. L'aspetto del paesaggio in aleuni punti è realmente bello, pittoresco, ed anche artistico; vi è una grande quantità di acacie e di mimose, di spine, in lingua povera, le quali raggiungono qua e là l'altezza di vere e proprie piante. Artisticamente è bella la configura zione del suolo: quel terreno frastagliato, quel continuo accaval larsi di colline grandi e piccole disposte le une dopo le altre senza ordine, le valli profonde, lo svolazzare a pochi metri dal vostro capo di uccelli dai vivi colori, delle otarde, delle per nici, o il veder fuggire al vostro avvicinarsi, dopo di essere stata qualche secondo aguardarvi, come per misurare il pericolo, coi suoi occhioni neri, l'agile gazzella, è un bel colpo d'occhio perchè non lo abbiamo nei nostri paesi.... Ma per l'amor del cielo lasciamo stare gli entusiasmi. Potrebbe anche darsi che, fra cento anni, questi luoghi diventassero tutto ciò che di più bello si possa immaginare: mà per ora non facciamo confronti, poichè la meno artistica e la meno pittoresca delle nostre campagne vale dieci mila volte più, anche per aspetto, di tutta questa regione, - ben - inteso quando il confronto non sia fatto da un cacciatore. Solo al di là di Ailet e diSaberguma, la vegetazione assume real mente un carattere piuttosto grandioso.

Oltrepassata la linea dei piccoli posti, e quella un po' più avan

186 AGLI AVAMPOSTI DI SAATI IX .
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zata, dove sono gli appiattamenti dei nostri irregolari, poichè strada vera non c'è, si arriva a Jangus valicando una serie non interrotta di grandi e piccole colline. Da alcune delle più alte, dopo i piccoliposti, a voltarsi indietro, si vede tutto il campo trincerato intorno a Saati. Le fortificazioni improvvisate sulle alture, e costruite con una grande regolarità, biancheggiano nel fondo verde delle mimose e delle acacie, mentre lontano lontano, in un'altra direzione, si vedono le alte montagne di Ghinda e la catena che bisogna oltrepassare per salire all'Asmara. La collina, o monte di Mai Atal, che è la più alta di questa piccola zona è, secondo le carte,a 277 metri, e la temperatura anche lì non subisce abbassamento. Siamo troppo lontani ancora dalle cifre che rendono Ghinda un soggiornogià tollerabile, e l'Asmara un paese dal clima piuttosto temperato. Benchè fra noi vi fosse qualcuno che non faceva la strada per la prima volta, chi sa quanto avremmo girato , affaticando noi e le nostre cavalcature, se non avessimo avuto l'accorgimento di prendere con noi un basci-buzuk, il quale ci ha condotto sempre per la strada più breve, quantunque non sempre la più buona, dritto dritto al posto dove c'era il mercato, mentre per una certa precauzione, alcuni reparti abbastanza numerosi erano stati mandati di qua e dilà nei dintorni, in esplorazione.

Così, a occhio e croce, il numero dei buoi colà riuniti poteva essere di un migliaia e mezzo , due mila al più. Veramente si credeva che ci dovesse essere maggior bestiame: ma forse la notizia corsa il giorno prima del ritorno di ras Alula all'Asmara ha trattenuto parecchie tribù, le quali avevano determinato di mandare i loro armenti. Anche queste tribù hanno capito che difficilmente noi possiamo per ora muoverci dalle posizioni che occupiamo, epperò non si sentono protette, aiutate. Sanno be nissimo che da un momento all'altro i soldati di ras Alula pos sono vendicarsi su di essi e portar loro via ogni cosa. In fondo, messi come sono tra due fuochi, non si può non trovare ragio. nevole la loro condotta, e si capisce che con tutte le buone di sposizioni che ad Ailet vi sono a nostro riguardo, pur manife stando amicizia e simpatie per il Kantibai che co' suoi Habab è andato fin là, non ne abbiano voluto sapere di lasciarlo entrare nel paese con i suoi uomini. Venganoi soldati italiani, hanno detto i capi di Ailet, e noi saremo ben contenti di riceverli e di metterci con loro, perchè sappiamo che una volta venuti non se ne andranno: ma se riceviamo Kantibai, il quale viene nel nostro paese con settanta od ottanta uomini, e poi se ne va, ci compromette con ras Alula, il quale è capace di farci ammazzare tutti quanti. , Infatti gli Habab diKantibai, che sonostati mandati ad Ailet, vi sono rimasti parecchi giorni accampati, ma a qualche chilo metro di distanza, agevolando però ugualmente il passaggio a quelli che hanno lasciato Ailet, e sono ora a Moncullo. Ad Ailet da parecchi giorni la popolazione è ridotta alla metà, e non èè improbabile che questa emigrazione al di qua delle nostre po sizioni continui ancora, perchè hanno sempre una grande paura del castigo di ras Alula per la loro defezione. E adopero lapa

IL MERCATO DI JANGUS 187

rola defezione, quantunque non sia la parola propria, dal mo mento che tanto per razza come per religione, quelli di Ailet sono arabi e quindi maomettani, e non Abissini nè cristiani.

Anche essi sono fra quelle popolazioni che il Negus costrinse, pena la vita o i supplizi più atroci, a farsi cristiani. Hanno subìto la prepotenza,perchè era inutile il pensare a ribellarsi, ma in cuor loro continuano ad adorare i santi del loro calen dario, Allah e il profeta, e se non fanno più le loro cerimonie in pubblico, per la paura di essere accecati odi vedersi tagliare le mani ed ipiedi, ciò non vuol punto dire che abbiano rinun ziato alla loro fede.

Malgrado le difficoltà o per meglio dire le ragioni che hanno impedito una miglior riuscita alla fiera di Jangus, è certo che il fatto ha una certa importanza, se si considera che siamo in guerra con l'Abissinia, e che la gente venuta l' altro giorno ad offrire a noi il suo bestiame, è tutta soggetta al Negus.

Come spettacolo, è riuscita ugualmente interessante, e nessuno di noi si è lamentato della strada faticosa fatta per assistervi, nè del sole preso. Lì su un prato abbastanza grande, s'erano formati parecchi gruppi di buoi guardati dai loro padroni. Ce n'erano di quelli che avevano trenta o quaranta animali, e qual cuno che ne aveva uno solo. I buoi sono in generale ben pasciuti e di buon aspetto, senza la solita gobba dei buoi che ci vengono dalle Indie.

Intorno agli animali ci saranno state circa duecento persone, compresi molti ragazzetti e qualche donna, tutti vestiti....il meno possibile. Parecchi portavano il largo sciamma abissino rav volto con una certa arte intorno al corpo, e fra le mani un lungo bastone ricurvo all'estremità, che assomiglia un po' a quello che usano i nostri butteri della campagna romana.

Erano arrivati tutti quanti nella notte, e la notte l'avevano passata a cielo scoperto coprendosi con qualche cencio, e cer cando di ripararsi dalla pioggia, intrecciando dei rami spinosia sostegno di qualche altro cencio, per ripararsi almeno e alla meglio la faccia. Quando siamo giunti noi, da Massaua che è un po' più distante di Saati, non era ancora arrivato nessuno dei compratori. Ed essi se ne stavano là, aspettando, rassegnati, col capo scoperto sotto un sole cocente, con la stessa indifferenza, con cui avevano sopportato la pioggia nella notte.

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I compratori, venuti più tardi, veramente non sono stati molti. Non ho potuto fermarmi a lungo, perchè essendo lì vicino, de sideravo vedere il posto dove accampò con le sue orde ras Alula, dopo ilfatto di Dogali. Ma ho saputo dipoi, che quan tunque gli indigeni abbiano dapprima domandato dei prezzi esa gerati , in confronto al valore abituale del loro bestiame, un certo numero di buoi è stato acquistato.

Nel luogo dove ras Alula accampò dopo Dogàli, sono ancora molto apparenti le traccie dell'accampamento,e, cosa che mi allargò il cuore, ho veduto tutt'intorno un numero molto consi derevole di tombe, fatte col sistema maomettano, cioè un mucchio di sassi sul luogo dove è seppellita la salma. Si vede che i no stri hanno venduto abbastanza cara la loro vita. È lì in quel

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IX .

posto che ha pure un nome, sebbene io abbia il torto di averlo dimenticato, non avendo potuto prenderne nota, alla sera di Dogàli si sono riuniti i soldati di ras Alula, insieme alle donne e a tutta lagente che,secondol'uso abissino, segue l'esercito, per dividersi il bottino fatto aDogàli. O prima o dopo il combat timento, èevidente che debbono essere statilì parecchi giorni, perchè dalle traccie che ancora rimangono, si capisce chehanno avuto il tempo di fare le solite capanne, disposte, ben inteso, senza ordine nè regolarità. C'è ancora lo scheletro, l'ossatura di quella che ha servito all' ufficiale più elevato in grado , che ha un nome speciale, e che si mette sempre vicino a ras Alula. Questi ha per sè una tenda conica molto grande, che da Saati si vedeva benissimo col cannocchiale, nell'accampamento che oc cupava il giorno prima che una parte delle suetruppe cercasse didar l'assalto a Saati. Ancora oggi, nel luogo dove gli Abissini si accamparono vicino a Jangus, sivedono avanzi dioggetti rubati sul campo di Do gàli. Abbiamo trovato un elmo tutto schiacciato, senza più nu mero nè fodera, dei pezzi di tela delle nostre tenute, delle sca tole di carne in conserva traforate con lalancia, delle suole di scarpe, una mezza borsa per gli oggetti di pulizia che fa parte del corredo della nostra truppa, dei bottonidi metallo schiac ciati....

Saati, 23.

Le notizie venute dall'Europa con l'ultimo corriere hanno vie piùconfermata l'opinione che l'intenzione del Governo sia quella di arrestarci alla occupazione di Saati che, fortificato, sarà tenuto nell'estate da unoo due battaglioni del corpo colo niale, Naturalmente all'elemento militare ciò non garba molto. Si capisce che in fondo, tanto al Comando come a tutta l'uffi - cialità, secchi di ritornare in Italia senza aver sparato un colpo di fucile.

Ilcontr'ordinedato alle truppe che dovevano fare una scorreria snGhinda, proprio quando già tutto era disposto per l'operazione, ha sollevato il dubbio, anzi lo ha vie più confermato, che si voglia dirigere ogni cosa da Roma e che di là sia partito il contr'or dine: tanto più quando giunto l'ultimo corriere si è ve duto come sieno diventate tese in queste ultime settimane le re lazioni fra alcune potenze europee, e come qualche giornale fra i più autorevoli e anche ufficiosi, abbia dichiarato apertamente, che l Africa passa in seconda linea.

Non vi è nessuno il quale creda che l'ordine possa essere stato sospeso, perchè ras Alula aveva fatto battere le famose tambu relle per chiamare a raccolta le sue forze.

Non giudico dato il caso che le cose stessero veramente così - la condotta del Governo, la quale potrebbe anche essere la più sensata, e la più saggia per i veri interessi d'Italia, per interessi assai più gravi di quelli che il nostro paese possa avere nel Mar Rosso; ma vi immaginerete facilmente che im

pressione penosa abbia fatto il contrordine, quando tutto era già disposto, sugli ufficiali e sui soldati. Veramente i soldati, e anche la maggior parte degli ufiziali non ne sapevano nulla: ma avevano, come suol dirsi, odorato che qualche cosa di nuovo ci doveva essere. Il Comando aveva dato due giorni di riposo alla truppa. Mentre si deve lavorare e con la maggiore attività alla costruzione dei forti, si capisce che i soldatinon potevano per suadersi che fossero loro concessi, senza una ragione seria, quei due giorni di riposo. Eppoi, proprio in quei giorni, era venuto l'ordine che vi fosse per un'ora al giorno un'istruzione sullamu rale, tennta dal comandante di compagnia, e l'istruzione morale è stata fatta ricordando ai soldati gli eroi di Dogàli, il dovere di vendicarli, raccomandando in caso di combattimento di mo strarsi degni del nome d'Italia....

Ci voleva poco a capire che, se nonaltro, v'era qualche novità per aria. Diffatti, l'ordine era dato alla brigata Baldissera, che doveva marciare innanzi verso Ghinda, mentre le altre due brigate avreb bero secondato il movimento. Da Saati a Ghinda si tratta di una marcia di 32 chilometri circa. La brigata Baldissera doveva partire alle quattro del pomeriggio e marciare fin verso le otto. Doveva pernottare sotto Ghinda, perlevare il campo prima del l'alba e piombare su Ghinda, fresca dal riposo della notte, dopo un paio d'ore di marcia. Non era possibile, tantopiù capitando all'improvviso l'ordine era stato tenuto segreto, e tutto era stato disposto perchè nemmeno i nostri informatori potessero allontanarsi dalla colonna di incontrare una serie resistenza. Il maggiore Piano, che era stato la mattina in perlustrazione fin sotto Ghinda, e altri, avevano constatato che vi potevano essere due o trecento uomini al più. L'operazione,secondo quanto era stabilito, non avrebbe dovuto durare più di un paio d'ore. Il tempo di impadronirsi delpaese, di bruciarlo, per poi tornare subito all'accampamento.Il tenente Baronis, un bravo ufficiale da parecchio tempo in Africa, aveva ordine di girare coi suoi Sudanesi , circa due o trecento , alla sinistra, e per un'altra via di andarsi a mettere in appiattamento a poca distanza da Ghinda, sulla strada da Ghinda all' Asmara, pronto a fermare i soldati abissini, ove, come è probabile, vedendosi attaccati, aves sero cercato di fuggire verso l'Asmara.

Il colpo di manonon poteva a meno di riuscire, posto che doveva compiersi a quel modo, e in uno spazio di tempo molto breve. Non era da temersi che ras Alula potesse scendere dal l'Asmara per venire in soccorso di Ghinda, prima perchè ci vuol del tempo a far la strada, e poi perchè al suo arrivo le nostre truppe si sarebbero già trovate ai propri accampamenti.

Dal punto di vista strettamente militare, non sarebbe stato certamente un grande fatto di guerra, specialmente perchi con sidera la guerra in questi paesi, come giudicherebbe di un con flitto in Europa:ma data la situazione nella quale siamo, l'im pressione cheil fatto poteva produrre in Italia,e dall'altrocanto in Abissinia, avrebbe avuto la sua importanza e forse non lieve. Intanto, grande o piccolo, era un fatto d'armi. Anche se

190 AGLI AVAMPOSTI DI SAATI IX .

tutto avesse dovuto ridursi a quella scorreria, non c'era più il rischio di ritornarsene in Italia, senza aver fatto proprio nulla. Poi Ghinda, come posizione, è importante, e comincia ad essere paese veramente abissino. Era una provocazione in terra abissina.

Chi ci dice che questo non avrebbe potuto indurre ras Alula a venirci ad attaccare? In ogni modo diventerebbe più scusabile l'insuccesso della nostra spedizione, dal momento che non è colpa nostra se, provocati a quel modo, gli Abissini non si voglion far vedere. A Ghinda c'era in quei giorni un barambaras in fluente, con la moglie, che si sarebbe cercato di far prigionieri. Chi losa? nella guerra non si può mai prevedere l'importanza di uno di questi fatti. Forse tutto ciò poteva anche essere come il punto di partenza di una situazionenuova o modificata....

Come dico, il contr' ordine che ci ha lasciati tutti quanti un po' mortificati,è venuto due ore prima della partenza delle truppe, quando già era ogni cosa pronta. Basta, non parliamone altro. Tanto più che, mentreper due o tre giorni si è creduto l'ordine solamente sospeso, adesso tutto fa credere che vi si sia completamente rinunziato, e siamo ri tornati, come prima, a domandarci che cosa stiamo qui a fare, senza capire che intenzioni abbiano il Governo e il Comando, addolorati di vedere ogni giorno partire dal campo le ambu lanze dirette agli ospedali o alle infermerie che sono piene di ammalati.

All'occupazione di Ailetcredo che non si possa pensare nem meno con le truppe che abbiamo, dopo la ricognizione fatta l'altro dì, la quale ha mostrato quanto sarebbe difficile il man tenere le comunicazioni. D'altra parte, Ailet non è certo un soggiorno possibile per le nostre truppe nel periodo estivo. La ricognizione fatta ad Ailet parmi nonabbia avuto altro carattere che quello d'una provocazione al nemico, come quella fatta giorni sono verso Baresa e Sabergama.

Gli Abissini, a quanto sembra, avrebbero abbandonato anche Ghinda: ma, pur troppo, mentre tante circostanze appaiono ora propizie ad una azione più vasta, la stagione inoltrata e la poca forza che qui abbiamo ce lo impediscono.

E per quanto ogni piccolo fatto faccia di quando in quando rinascere ancora la speranza che qualche cosa vi possa essere, si persiste nel credere che poco o nulla si può far ora, se gli Abissini continuano a non scendere ad attaccarci. L'ordine preventivo, l'avviso dato alla flotta perchè sia pronta a ritornare in Italia, è anch'esso un sintomo che siamo al principio della fine, e che una volta fortificato Saati, dove ora si lavora anche di notte con la luceelettrica, e occupataSaberguma, il che mipare diffi cile, ce ne ritorneremo in Italia. La sola speranza che si accarezza ancora è quellache possaesserci, grande o piccolo, un fatto d'armi qualunque che salvi, almeno in una certa misura, quella che chiamerò la parte morale della spedizione. Ma pur troppo, non dipende da noi che questa speranza si realizzi o no.

IL COLPO DI MANO SU GH NDA 191

Saati, 24 febbraio .

L'altra mattina il generale San Marzano, con uno squadrone di cavalleria, due buluk (plotoni) di irregolari e un battaglione, il 1.º del 1.º dei Cacciatori , si è recato ad Ailet. Per quanto l'ordine dato la sera prima sia stato tenuto segreto, pure da qualche disposizione insolita si capì subito che all'indomani la truppa si sarebbe mossa dal proprio accampamento, e si com prese altresì che con una forza limitata ad un battaglione e ad uno squadrone dicavalleria nonsi poteva trattar d'altro che di una ricognizione. Non fu però che al mattino,quando si videro andare innanzi i plotoni degli irregolari, chesi seppe la rico gnizione essere diretta sopra Ailet.

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Come ne scrissi fin da quando il quartiere generale era an cora a Moncallo , la popolazione di Saati che per tradizione religiosa odia gli Abissini, aveva manifestato le migliori inten zioni a nostro riguardo. Solamente, non poteva fare atto di sot. tomissione a noi finchè noi eravamo distanti ; ed essi, non avendo nè la certezza di essere da noi protetti , nè il modo di rifugiarsi presso di noiprontamente,avrebbero avuto tutto da temere dalla vendetta di ras Alula. Portato il quartiere gene rale a Saati, si sono sentiti più rassicurati. Han cominciato le tribù a sottomettersi, e a mandare di qua il loro bestiame, e da ultimo anche il naib di Ailet ha fatto atto di sottomissione, e ha ricevuto in dono dal generale l'abito di seta verde, col quale ebbe l'imprudenza di presentarsi quattro o cinque giorni fa all'Asmara, da ras Alula. Per non aver saputo resistere alla vanità di presentarsi all'Asmara col suo bell'abito nuovo, ha messo il ras in sospetto contro di lui; sicchè lo ha minacciato, a quanto pare, di fargli saltare latesta alla prossima occasione. Forse è questa minaccia che lo ha deciso a passare addirittura, armi e bagagli, da parte nostra, e a sollecitare egli stesso il generale, perchè invece di mandare ad Ailet solamente dei ba sci-buzuc, facesse vedere alla popolazione i soldati italiani.

Il 1° battaglioneCacciatorisi èmesso in marcia allo spuntardel giorno, partendo dal poggio del Tamarisco, che è a tre chilometri indietro dalla posizione di Saati. Il generale San Marzano con lo squadrone di cavalleria, partendo contemporaneamente, prese l'altra strada, più lunga, dalla parte di Saberguma. Dalpoggio del Tamarisco ad Ailet la marcia è di 22 chilometri. Maquesti benedetti chilometri in Africa, quando ci riferiamo a truppe in marcia, non hanno proprio nulla a che fare con i chilometri delle nostre strade. Con tutto questo, quando le trombe hanno suo nato la riunione, e i soldati han saputo che dovevano muoversi, anche quelli che s'erano dati ammalati sono passati nelle file, e quelli veramente ammalati che non sarebbero stati assoluta mente in grado di fare anche una marcia più breve, sono ri masti di servizio al campo e alle cucine perpreparare il rancio. Man mano che ci si allontana da Saati lavegetazione di venta più rigogliosa, le mimose, quelle eterne spine che, in fondo, rappresentano la sola vegetazione di tutta questa zona, mono più vaste proporzioni; diventano dei propri e veri alberi assu

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Un piccolo posto.
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alti parecchi metri. Ma la strada è appena segnata, come una cattiva mulattiera, nella quale spesso bisognasfilare a uno per volta. Il punto più difficile e militarmente più pericoloso, è quello della gola di Ailet che s' incontra a metà strada fra Saati e Ailet e cheè della lunghezza di quattro o cinque chilometri.E una specie di corridoioa gradinata, che sembra scavato artifi. cialmente nella roccia viva, e dove non c'è nemmeno più sentiero segnato; si cammina fra i ciottoli e i massi di pietra in uno spazio angusto, nel quale qualunque truppa, ove fosse sorpresa, non avrebbe mezzi di difesa. Alle 10 del mattino, quando il sole è molto alto, c'è ancora ombra, tanto è stretta la gola, e sono alti i massi di roccia che la determinano. Sbucati fuori della gola e fatti altri cinque o sei chilometri, un po' in salita, un po' in di scesa, si arriva alla spianata di Ailet.È una vasta zona di ter reno piano, dal suolo arido, coperto da una quantità di mimose, di piccole proporzioni che in distanza danno alla pianura un aspetto abbastanza pittoresco. Tutt'intorno vi sono delle alture, cosicchè, fatta un po' di strada nella spianata, sembra che non vi sienovie di uscita. A destra c'è un gruppo di capanne ma più grandi di quelle della costa, sulle quali svolazzasempre una grande quantità di avoltoi, attratti dal sudiciume che caratte rizza dappertutto i villaggi arabi.

Il battaglione ha fatto la marcia di Ailet seguendo tutte le prescrizioni per le truppe che marciano in paese nemico, e con tutte le precauzioni in questo caso indicate. Davanti alla co lonna mareiavano parecchie grosse pattuglie, disposte a taglio, le quali sono entrate prime nel paese, lo hanno oltre passato, e sono andate a disporsi, come è d'uso nelle fermate protette, in avamposti, a due otre chilometri dal paese.

ven

Passando per la strada di Saberguma,il generale San Mar zano, che deve aver fatto una bellagaloppata, è giunto, per l'appunto, mentre arrivava la truppa. Gli èandata incontro tutta lapopolazione avendo alla testa il naib, vestito di quell' abito verdeche ha suscitato le diffidenze di ras Alula. Il battaglione era partito da Saati coll' intesa che andasse ad Ailet, e che là avrebbe ricevuto ordini. Il generaleSan Marzano, dopo essersi trattenuto alquanto a parlarecol naib, per mezzo dell'interprete, diede ordine alla truppa di fare i fasci d' armi nel mezzo del paese. I soldati avevano consumato in marcia un primo rancio. Ad Ailet consumarono una scatola di carne in conserva e due gallette ciascuno.

Le compagnie erano partite con due mali ciascuna; ogni mulo portava due barili d'acqua. La distribuzione dell'acqua ai sol dati che sono giunti assetati, è riuscita assai ordinata; poi oltre quella poterono bere dell'altra acqua che le donne portavano alle compagnie nelle loro ghirbe, e che è stata comperata. Quel l'acqua non è molta buona,e discretamente sudicia, forse più chealtro a causa delle ghirbe; ma dopo la marcia è sembrata gradevolissima.

Intorno ai soldati, appena rotte le righe per far loro consu mare la carne e le gallette e per dar loro il riposo,s'è affollata la popolazione, guardandone curiosamente le armi, l' elmo, la

194 AGLI AVAMPOSTI DI SAATI IX .

borraccia, e tutto il loro equipaggiamento. Le donne urlavano, pare, di contentezza, emettendo uncerto grido speciale, piuttosto gutturale, che ha qualche punto di rassomiglianza con quellodel tacchino.

I soldati cercavano di discorrere e di farsi capire con quelle otto o dieci parole arabe che hanno imparato dacchè sono qua, ma che certonon bastano a tener viva una conversazione, per cui qua elà, in qualche gruppo, accadevano delle scenette graziosis sime. La truppa ha goduto poco delle cinqueore di riposo che ha avuto adAilet, par sapendo che doveva rifare la strada. Si sa com'è fatto il soldato. Pur che si muovano, e che ci sia una qualche novità, non c'è più nessuno che li tenga quieti. Han pas sato quelle cinque oregirando di qua e dilà per le capanne, os servando a loro volta le lancie e gli scudi di quelli di Ailet, commentando fra loro tutto quello che vedevano, non pensando nemmeno che una marcia di quarantadue o quarantaquattro chilometri tanti sono fra andata e ritorno in Africa spe cialmente, non è una cosa molto divertente. Come ho detto, Ailet, malgrado le sue capanne un po'grandi, è uno dei soliti paesi arabi. La sola cosa che fa unacerta im pressione è il vedere che tutti sono armati di lancie e di scudo. Parecchi, forse l' aristocrazia di Ailet, si sono riuniti intorno agli ufficiali che hanno fatto colazione, alla meglio, all'ombra del solo albero di alto fusto che si vede nella spianata. E anche gli ufficiali hanno fatto su per giù come i soldati,interrogando, ben inteso, come potevano, con qualche parola araba, o per mezzo dell'interprete della brigata Cacciatori, quelli che li cir condavano. Dubito molto che il colonnello Ponza di San Mar tino il quale, pur non avendo l'altro ieri comando diretto, ha seguito la ricognizione fatta da un battaglione del suo reggi mento,abbia fatto colazione,occupato com'era dalla conversa zione, fatta permezzo dell'interprete, col fratello del naib. Non so che cosa il fratello del naib gli abbia raccontato nel lungo colloquio, ed ho resistito alla tentazione di interrogarlo. Gli ho sentito dire solamente dipoi che non sarebbe lieto di avere la propria testa al posto di quella del naib, contro il quale è certo che ras Alula cercherà di fare qualche tiro de' suoi.

Mentre gli ufficiali guardavano gli scudi e le lancie, tenute affilatissime e lucenti,gli indigeniguardavano con grande cu riosità le sciabole nostre. Han voluto veder le lame, e quando, sopra loro domanda, unufficiale mostrò loro come la guardia para i colpi alla mano, facendo con essi un rudimentale eser cizio di scherma, han mostrato di capire tutta l' utilità della guardia esclamando il solito taib taib!(bello, buono, va bene).

Molti avrebbero acquistatoscudi olancie da portare in Italia come ricordo; ma anche ad Ailet la legge economica della do manda e dell'offerta trova già la sua applicazione. Hanno do mandato otto, dieci talleri per degli scudi, che in tempi normali non ne valgono che uno solamente, e da questo punto di vista, dirò così commerciale, la ricognizione ha certamente fatto fiasco. Così nessuno ha nemmeno pensato,per ora, di andar a fare uno stabilimento termale, del quale affidare la direzione al mio illu

UN BATTAGLIONE DI CACCIATORI AD AILET 195

stre omonimo, dove ci sono le famose acque di Ailet, indicate da un gruppo di rocce che biancheggiano in mezzo al verde , su un'altura a tre o quattro chilometri dal paese. Si direbbe che i soldati s'erano già abituati ad Ailet, perchè, quasi a malincuore, si sono rimessi in rango per ritornare in dietro. Il fratello del naib, a capo della popolazione , ha ac compagnato la truppa per un buon tratto di strada sino all'im bocco della gola. Gli abitanti di Ailet sono di fatto sudditi abis sini, ma in realtà sono arabi e naturalmente maomettani. L'ac coglienza fatta alle nostre truppe è una protesta contro la prepotenza abissina che ha voluto anche adAilet, come in altri paesi, imporre la sua religione. È noto quale sia stato il sistema di Re Johannes per convertire al cristianesimo i suoi sudditi maomettani. Han dovuto farsi cristiani, almeno apparentemente, per non vedersi tagliate le mani o i piedi, o anche la testa; ma in cuor loro sono rimasti più attaccati di prima alla reli gione dei loro padri, e alle loro tradizioni. Ailet non è in fondo ad una valle ma, soffocato dalle alture che lo circondano, non è certo un soggiorno salubre; e non desta meraviglia il sapere che oltre al caldo, che vi è in estate, sensibilmente più forte che a Massaua, vi dominano per giunta delle febbri miasmatiche pericolosissime. Quella povera gente che vive di pascolo, quando non capita, come al solito, qualche ras a portar loro via ogni cosa, adesso ,dopo la visitadel Generale, sa che alla minaccia di ras Alula di invadere il loro paese, puòtrovare coi suoi armenti sicuro rifiugio presso di noi. Credo che la visita di San Marzano abbia avuto principalmentequesto scopo, oltre quello ben inteso di fare una nuova provocazione, nella speranza di attirare il nemico. Il Generale haespresso la sua più grande soddisfazione per il modo col quale è stata fatta la marcia faticosa. Due o tre sol dati, agli ultimi chilometri, si sono levate le scarpe perchè ave vano i piedi rovinati: ma sono arrivati assieme alla colonna, con tinuando a camminare durante gli alt. Un solo bersagliere, a metà strada, nel ritorno, non ha potuto più proseguire, ed è stato messo su una barella, che i suoi compagni hanno portato,a turno, fino all'accampamento del battaglioneal poggio del Tamaris La truppa è rientrata alle 10 di sera, e ha trovato il rancio, pre paratodagli ammalati che non han preso parte alla marcia, e che erano rimasti al campo.

196 AGLI AVAMPOSTI DI SAATI IX ,

Durante l' inazione.

La ricognizione all'Agametta. Nessuna notizia di Debeb. - La mania della rettorica. Una frase triste, La vana aspettativa di un attacco del Negus. Il Negus all'Asmara? Precauzioni. Le dicerie sulla scomparsa di Debeb. Re Menelik. Verso il Galabat. I guai dell'imprevidenza a Massaua . Il termometro ufficiale. · Le lettere delgenerale Corvetto. · Gli amministratori della Colonia. La defezione di Debeb. Gli Abissini a Mas saua . Lo spettacolo di un allarme. Le charmute di Taulud. Il Bausan ad Arkiko. L'anniversario della battaglia di Gura. Le incertezze della situazione. I dispacci pubblicati dal Governo. L'inazione completa. Il richiamo delle truppe.

Saati, 25 febbraio.

Non sarà molto divertente per i lettori il sentire spesso ridire, magari per la ventesima volta, le stesse cose. Ma non è nem meno molto divertente per me, il ripeterle. D'altra parte, gli av venimenti straordinari non vi sono , e non ne ho colpa io , se nonpotendo descrivere e raccontare delle battaglie, sono co stretto a fare della cronaca pura e semplice, tenendo conto di tutto quello che accade, discutendo sugli indizi, sui sintomi che ora fanno credere una cosa, e un'ora dopo ne fanno credere un'al tra diametralmente opposta.Può darsi che anch'io, come tutti gli altri, sballi qualche fandonia,tanto più quando anche le cose più semplici si fanno circondate dal più grande mistero, come se si trattasse di congiurare semprecontroqualcuno o contro qualche cosa. E sì che oramai il mistero mi pare inutile. Giorni sono, per esempio, è partito dal poggio del Comando il tenente co lonnello Viganò capo di stato maggiore. Non fu cheper pura combinazione che ho saputo come egli sia partito ed abbia fatto un'escursione sull'altipiano dell Agametta:quella stessa ricogni zione che il colonnello Ponza di San Martino aveva chiesto, senza ottenerlo , di poter fare. Non ho capito perchè si sia rifiutata l'autorizzazione al colonnello Ponza di San Martino, il quale con

l'autonomia che hanno qui i battaglioni, si può dire non abbia comando diretto. Ma capisco ancora meno, come dovendosi fare questa ricognizione, ci sia andatoil tenente colonnello Viganò, lasciando tre o quattro giorni il Comando senza capo di stato maggiore. E meno male se il quartiere generale fosseorganizzato diversamente. Ma con la manìa di accentramento che ha il colon nello Viganò, eche, peril vero, eglipagacon instancabileattività, le cose sono messe in modo, che se egli manca perun giorno o due o se si ammala, tutto si arresta, dal momento che gli altri non sanno nulla di nulla, visto che il colonnello pare tema che gli altri ufficiali di stato maggiore sappiano i segreti del Co mando.

Il tenente colonnello con un capitano di stato maggiore è par tito da Saati tre o quattro giorni fa, e nonè ritornato che ieri mattina a mezzogiorno, dalla parte di Arkiko. Lo scopo della gita non può esserestato altro che quello che si proponevail colonnello Ponza, di vedere cioè se al bisogno si potrebbe far passare l'estate a una parte delle truppe sull'altipiano. Natu. ralmente questa visita del colonnello suscita molti commenti, perchè, in ogni modo , il portare delle truppe all'Agametta, ad una forte distanza dalle attuali posizioni, non è la cosa più sem plice di questo mondo.

Il colonnello è partito, e ha fatto l'escursione coi quattrocento irregolari condotti da Adam. E l'ha fatta servendosi tanto per l'andata come per il ritorno di uno dei nostri muli, i quali fanno in queste regioni un servizio splendido.Ritornando oraadArkiko, il colonnello manifestava la sua ammirazione per questi animali, che sono di un'utilità pratica grandissima. Ha passato fuori della nostra linea tre giornie mezzo, pernottando, all'aperto, in mezzo ai boschi, nel centro di un circolo formato dagli irregolari, e aggiustandosi alla meglio perciò che riguarda lamangeria,come sichiama qui tutto ciò che riguarda il vitto. Quattro o cinque muli hanno portato le provvigioni, che avrebbero potuto servire ancora per altri otto o dieci giorni. Hanno marciato sempre con qualcheprecauzione, non sparando nemmeno un colpodi fucile. malgrado la caccia abbondantissima, e in quantità straordina ria che hanno veduto. Non hanno trovato la menoma traccia di Abissini. Sull'altipiano, siamo già a circa mille metri la temperatura - in estate è piuttosto mite.Una volta, i nostri ufficiali e le loro ordinanze, i soli bianchi che hanno preso parte alla ricogni zione, hanno sofferto il freddo, nel vero senso della parola.La vegetazione è abbastanza rigogliosa, e la terra pare buona e fer tile. Tanto più chevi è dell'acqua e anche in quantità. In un punto la carovana ha traversato un corso d'acqua abbastanza fresca, limpida e buonissima al palato, bagnandosi tutti quanti fin sopra il ginocchio.

Ignoro quali sieno le conclusioni del capo di stato maggiore, in seguito a questa sua gita fatta coi soldati di Adam . Credo che non abbia scoperto gran che di nuovo, perchè sulle condi zioni dell'Agametta molti hanno scritto, dando anche maggiori particolari ed informazioni di quelle che l' egregio ufficialepuò

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aver raccolte nel brevissimo soggiorno. E non credo che questa visitasua possa essere comeil punto di partenza di qualche cosa d'importante. Se c'è stata per un momento, e c'è ancora l'idea di mandare delle truppe all'Agametta durante l'estate, non mipare possa essere la visita del colonnello quella che indurrà il Comando e il Governo a prender questo partito.

In ogni modo, quelli che anche in questa occasione hanno reso un gran servigio, sonoisoldati di Adam . Sono partiti in quat trocento e sono rimasti fuori tre o quattro giorni, senza bisogno di condurre con loro nè carri, nè muli, nècolonne d'approvvi gionamento. Han portato seco quel pochissimo che lor bastaper vivere alla meglio per tre o quattro giorni, e nella marcia han mostrato quello chevalgono, e il profitto che se ne può trarre per il servizio di esplorazione, salendo delle alture a picco, delle roccie che per chiunque altri sarebbero inaccessibili. Alla sera, come ho detto, si disponevano in un gran cerchio, nel centro del quale dormivano i nostri uffiziali.

Andai ieri per caso ad Arkiko, e mi ci sono trovato nel momento che arrivavano. Sull'altura dalla quale sono scesi, si sono sentite a un certo punto delle grida continuate, delle quali non mi sapevo rendereragione. Ho saputo soltanto dopo che anche questa è un'abitudine dei basci-buzuc. Quando sono stati qualche giorno fuori, manifestano con quelle grida disordinate il loro contento per essere ritornati. Salutano a quel modo, ap pena lo rivedono, il mare e le proprie dimore.

Tempo fa s'era detto male di questo Adam, lor capo, quando vi fu il processo del Sangiak. Pare invece che al Comando si abbia molta fiducia in lui,poichè lo si è scelto coi suoi per una missione come quella cui ho accennato. I nostri ufficiali erano completamente nelle loro mani.

Ma qui, come è facile comprendere, in una situazione come questa , e con della gente come i neri, le impressioni si modifi cano e si mutano con facilità, forse con la stessa facilità, con cui essi mutano padrone. Gli è perciò che a mio avviso non si può, e non si deve mai fare su di loro troppo assegnamento, limitan dosi a servirsene, quando si può, e come si può, per quello che valgono.

Vi è, per esempio, il Debeb del quale non si ha più notizia da parecchi giorni. Realmente, al Comando sono un po' in pen siero, perchè le altre volte, anche quando è stato viaun po' di tempo, più di quello che aveva domandato, mandava sempre qualcheduno a dire dov'era, e che cosa faceva. Stavolta, sono oramai circa 15 giorni che non se ne ha nessuna notizia.

A proposito diDebeb,noto come a suo riguardo, nella stampa italiana,non si sia mai tenuta una giusta misuranel giudicarlo.

Benedetto paese il nostro, dovebisogna sempreche la gente passidaun'esagerazioneall'altra. Prima,dai giornali non si nomi nava mai Debeb, senza il solito qualificativo di ladrone:adesso ho veduto qualche giornale che lo chiama a dirittura il Gari baldi dell Abissinia, profanando un nome che dovrebbe essere sacro per ogni italiano ; e l'altro giorno, la posta ha recato da Bologna unpacco di biglietti da visitaraccolti da uno studente,

LA RICOGNIZIONE ALL'AGAMETTA 199
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e diretti con parole di ammirazione al Debeb, con l'indirizzo : Airuri Africa,, dove forse il mittentecrede vi sia un ufficio po stale, là sulla nuda montagna, per secondare questo suo strano entusiasmo....

Di che cosa non è capace la rettorica e la mania della frase! Par troppo, qui in Africa, c'è una frase che costò la vita a qua ranta, a cinquanta, forse a un numero maggiore di soldati. Ancora giorni sono, nel Fanfulla mi è capitato di vedere un bellissimo articolo, a proposito della commemorazione di Dogali, un articolo bello, dove si sentiva il cuore di chi lo ha scritto : ma che pur troppo accenna di nuovo alla leggenda del: son morti tutti allineati. Volevo rispondere direttamente a quel giornale al quale da tanti anni mi sento legato da vincoli di amicizia e di simpatia; ma un cumulo di ragioni d'indole diversa me ne ha trattenuto. Posto che l'occasione si presenta, rispondo per conto mioin queste note, chiedendo non la si ripeta più quella frase, che fa venire i sudori freddi a quanti erano quiin Africa a quell'epoca, tutte le volte che la vedono ripetuta. A parte il più elementare buon senso,che dovrebbe far capire come non sia possibile trovare imorti allineati dopo un combattimento corpo a corpo, nel quale i nostrisi sonodifesi con valore dispe rato, si ricordiche, dopo pronunziata quella frase, un giorno, due, ancora tre giorni dopo, sono arrivati a Moncullo dei feriti, e che altri chenon erano morti nel combattimento, si sarebbero forse potuti salvare - senza quella frase....

Saati, 3 marzo.

Dopo la ricognizione ad Ailet, e l'abbandono dell'idea di fare un colpo di mano su Ghinda, la vita al campo è diventatamo notonapiù chemai, poichè s'è perduta la speranza di poterfare qualche cosa . È ben certo che per quest'anno noi non possiamo andare più in là delle posizioni occupate,e d'altra parte oramai nessuno crede che il Negus possa venirea dar di capo proprio nelle nostre fortificazioni. Di quando in quando un falso allarme, una batteria che cambia di posizione, una precauzione di più presa dal Comando, fanno credere, ancora per un momento, pro babile che non si ritorni in Italia senza aver sparato qualche colpo di fucile; ma poi questa speranza svanisce presto, e tutto ritorna nella tranquillità, nella vita monotona che si fa da un mese, accampati in mezzo aqueste colline nudee sterili,le quali costano al paese tanti sagrificî di gente e di denaro. Perduta questa speranza, com'è naturale, la vita sembra più faticosa, i disagi paiono maggiori, e quindi si comincia a non pensare ad altro che al giorno nel quale verrà da Roma l'ordine del rim patrio, e i soldati guardano e seguono col più vivo interesse i lavori dei forti permanenti, credendo che l' ordine di ritornare dipenda dal modo con cui que' lavori procedono. Questa settimana abbiamo avuto due o tre giorni nei quali c'è stato un po' più di movimento, poichè le notizie corse negli accampamenti, telegrafate anche in Italia, avevano fatto cre dere possibile, e probabile ancora una volta, che vi sarebbe un

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combattimento. Adesso, malgrado si sia raddoppiato di vigilanza, malgrado che sieno state prese le disposizioni come se una bat taglia potesse aver luogo da un momento all'altro, siamo ritor nati ancora nella calma di prima; e anche negli accampa menti, dove pure i soldati sono così facili a impressionársi , si

Tende sul pendio del poggiocomando .

guardano con una certa indifferenza, come a uno spettacolo cui si èormai abituati, anche quei dueo tre Abissini chearrestati vicino alla linea dei nostri avamposti, vengono giornalmente condotti, con una benda sugli occhi, al Comando peresser interrogati. In generalesonopastori,oanchegentearmata, ditribùquasinomadi, che si spingono imprudentemente fino sottole nostreposizioni.

Da Massaua a Saati.

ARRESTO AGLI AVAMPOSTI DI PASTORI ABISSINI 201
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L'INAZIONE

Lunedì gl'informatori recarono la notizia, credo con soverchia premura telegrafata in Italia, che il Negus era giunto all'Asmara. In realtà se il Negus fosse giunto all'Asmara, ciò avrebbe po tuto indicare qualche intenzione aggressiva da parte sua , poi chè difficilmente, senza una grave ragione, data la situazione politica nella quale versa l Abissinia, il Negus si può allonta nare così dai luoghi ove sta abitualmente, e dove la sua pre senza è necessaria a tenere in freno le gelosie e le ambizioni dei suoi ras, e popolazioni a lui non troppo devote.

Come la notizia di questo arrivo del Negus all Asmarasia ve nuta (confermata anche da parecchie parti) non si sa. Il fatto è chelunedì, quando giunse la nuova, s'è creduto per un mo mento che l'attacco fosse imminente, ed in questasupposizione si presero le precauzioni e le misurenecessarie. Nella notte c'è stato un allarme, dato da qualche colpo di fucile sparato agli avamposti dalla brigata Baldissera. In un batter d'occhio tutta la truppa, senza segnali di tromba, fu in piedi, e ciascun reparto si recò rapidamente al suo posto di combattimento. L'allarme era stato dato erroneamente; ma siccome le notizie recate da qualche informatore facevano credere che nella giornata un certo numero di soldati abissini fosse capitato ad Ailet, due battaglioni della brigata Baldissera, accompagnati dal gene rale, uscirono ugualmente dalla linea degli avamposti , efe cero nella notte una marcia su Sabergama, nell'intendimento di fermarli al loro passaggio, e nello stesso tempo per assicurarsi se v'era o no il nemico vicino. Favoriti da un bel chiaro di luna, del quale non si ha idea da noi, la truppa ha fatto molto ra pidamente la marcia; ma è rientrata al mattino, senza incon trare nessuno, lasciando sussistere il dubbio che gli Abissini non si sieno fatti vedere ad Ailet, o che, avvertiti intempo, abbiano potuto ritirarsi, prima che i due battaglioni giungessero a Sa berguma.

Comunque sia, e anche dopo questa ricognizione, persistendo la voce che il Negus fosse all' Asmara, e scendendo all'attacco si volgesse verso la nostra sinistra, che era un po' più debole, anzichè venire di fronte, alla mattina furon fatti avanzare da quella parte due battaglioni della brigata Cacciatori, due batterie vennero spostate da quella parte. Nel tempo stesso, furono mandate alle brigate le riserve-munizioni, e alle batterie venne dato l'ordine di non tener di notte le cuffie sui pezzi.

e una 0

L'allarme di Saati si è ripercosso naturalmente a Massaua, dove sono state sgombratein fretta e furia due baracche-ospe dali, e tenute pronte per ricevere parecchie centinaia di feriti, e da dove sono partiti immediatamente due grandi cofani di me dicamenti, destinati al parco di sanità di Saati. Nel tempo stesso, , le navi in porto si sono recate immediatamente nelle varie inse nature del mare, a prendere il posto loro assegnato in caso di combattimento. Il Bausan si è recato nella baia di Arkiko, dove è tuttora. E alla stazione di Abd-el-kader vi è ora una macchina sempre accesa, con un treno di parecchi vagoni, pronto a partire da un momento all'altro.

Come è facile immaginare, tutte queste misure, la partenza

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delle navi, hanno fatto anche a Massaua una certa impressione, e hanno scosso anchequelliche sorridono, quando qualcuno ma nifesta ancora l'idea che il Negus, o chi per lui, possa muoversi per venire incontro agli Italiani. Tanto più che proprio in quei giorni, lunedì e martedì, s' era sparsa la voce che Debeb, del quale non si avevano notizie da un pezzo, aveva defezionato ; mentre altri dicevano che impegnato in un combattimento, aveva avuto parecchi dei suoi morti e feriti, e aveva mandato a chie dere soccorsi. In queste occasioni corrono le voci più strane.

L'altro giorno a Massaua, c'era chi giurava di aver visto coi propri occhi quaranta feriti di Debeb,ricoverati all'ospedale di Rasmudur. Invece dei quaranta feriti di Debeb,aveva visto in vece entrare all'ospedale un basci-buzuc.... ferito in una rissa con un suo compagno.

Mercoledì mattina eravamo già ritornati, almeno qui al campo, nella solita quiete, e per quanto si fossero mantenute le precau zioni prese due giorni innanzi, alla probabilità di unattacconon v'era più nessuno che ci credesse. La notizia che il Negusfosse con lesue truppe all'Asmara, non è stata confermata. Il Negus si è realmente mosso da dove era ; ma non si è portato molto innanzi, ed è attualmente a Godofalassi a tre giornate dall'As mara, e non precisamente sulla strada che conduce al campo di Ras Alula. Sulloscopo che possa aver deciso il Negus aportarsi a Godofalassi nulla si sa di positivo, epperò siamo nel campo delle induzioni.

Il Mestre, che con un interprete a bordo è andato l'altro ieri a Zula, per vedere se si potevano avere notizie, non ha saputo nalla: come non s'è saputo nulla del pari dalla costa dankala, dadove mancano da un pezzo anche le notizie relative a re Me nelik, a meno chè il Comando e il Governo non tengano a man tenere tutto nel mistero.

Alcuni, che conoscono bene le condizioni politiche dell'Abissi nia, manifestano la convinzione che il Negus si sia mosso per tenere a bada qualche suo dipendente, al quale la sola sua pre. senza può incuter un salutare timore.

Altri invece credono che la sua marcia, senza avere uno scopo direttamente offensivo verso di noi, sia stata fatta perchè egli potesse trovarsi col suoesercito in una posizione relativamente centrale, fra la sua frontiera all'est e quella all'ovest, onde poter accorrere dovemaggiore se ne manifesti il bisogno.

Chi sa poi che senza pensare a noi egli nonabbia creduto di doversi muovere, temendo nuovi attacchi dalla parte dei dervisci?

Tempo fa si ebbequi la notizia, in una forma vaga, e senza grandi particolari, che alla frontiera ovest, verso il Galabat, i soldati abissini avevano avuto la peggio in una grande battaglia contro i dervisci. Che un fatto d'armisia avvenuto, nel quale gli Abissini ne hanno toccate, non c'è dubbio. Senza telegrafo, nè ferrovie, con le comunicazioni difficili per le condizioni politiche di tuttiquesti paesi, ci vuole del tempo prima che possano giun gere fin qui lenotizie esatte. Ora neè giunta un'altra, secondo la quale i dervisci sarebbero arrivati a Gondar e l'avrebbero

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NEGUS A GODOFALASSI,
DERVISCI

incendiata. Se il fattoè vero, non ci sarebbe da meravigliarsi se assai più ai dervisci che a noi pensi il Negus, tanto più che a quest' ora egli deve essere persuaso che non si ha intenzione di muoverci da Saati, e che per conseguenza non rappresen tiamo per lui un pericolo imminente.

Certo è che attualmente il Re etiopico ha riunito intorno a sè tutto il suo esercito, poichè sa di non avere un nemico solo e di essere minacciato dapiù parti. È costretto a premunirsi con tro i derviscicheinquestomomento lominaccianomaggiormente, contro di noi, e a vegliare sul re Menelik, della cuicondotta, ad onta di tutto quello che se ne è detto e scritto, qui non sap piamo ancora nulla di certo.

Egli ha inoltre delle difficoltà interne non lievi, chepotrebbero essere anch'esse una ragione, forse anche la principale, delle sue mosse .

Sono congetture, e sarebbe ridicolo da parte mia, come di chiunque, l'insistere nel fare delle previsioni, che i fatti potreb bero smentire dall'oggi al domani, e quindi non c'è nulla da ri dire sulle disposizioni date dal Comando, tanto per Saati come per Arkiko, onde essere pronti anche nel caso che gli Abissini, i quali conosconola forza delle posizioni di Saati, volessero invece tentare da quella parte l'attacco, credendolo meno difficile.Il Bausan, per ora, rimane nella baia d'Arkiko, da dove batte colle suepotenti artiglierie la goladi Togodei e gli altri passi, per i quali il nemico potrebbe scendere.

Pur troppo noi saremmo in una posizione molto imbarazzante, e dal punto di vista militare e dal punto di vista del nostro pre. stigio in queste regioni, qualora il Negus, o chi per lui , rinun ziando ad attaccarci direttamente, intraprendessedelle scorrerie, o facesse delle razzie, o dalla parte degli Assaorta, o anche nel paese degli Habab, contro le tribù alleate, alle quali, come ebbi già occasione di dire, abbiamo accordato con troppa pompa la nostra protezione. Sarebbe una posizione molto imbarazzante, perchè non potendo in alcun modo difenderli, mostreremmo che questa protezione nostra vale assai poco.

Mi pare difficile che, dato abbiano questa idea, possano vol gersi alle tribù al nord verso gli Habab; non già perchè questo sia un popolo battagliero, ma perchè, da quella parte, potreb bero trovarsi alottare coi nemici che temono di più: i dervisci. Ma la cosa è diversa per le tribù più vicine al sud di Massaua. E la possibilità di scorrere da questa parte non è da escludersi.

Saati, 4 marzo.

Fino a qualche giorno fa la temperatura era relativamente mite ; ma da un paio di settimane il termometro è salito di pa recchi gradi, e tocca i 42, i 43 centigradi sotto le tende, man tenendosi a 35, 36 all'ombra, durante quasi tuttala giornata. Il Comando, o per meglio dire il Governo a cui il Comando obbe disce, che ha inventato le infermerie, e che mantiene loro questo nome, anche quando fanno il servizio di ospedale, tanto per po

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ter comunicare ai giornali che vi sono solamentetre o quattro cento soldati all'ospedale, mentre il numero degli ammalati malgrado i molti rimpatriati si avvicina di molto al migliaio,, adesso, per la stessaragione, forse, telegrafa e comunica la tem. peratura.... di uno stanzino ben esposto e molto ventilato della capitaneria del porto. Il Comandonon riconosce altro termome tro che quello posto in questa stazione, e che probabilmente fra qualche giorno farà mettere in una cantina. L'altro ieri un collega, dopo aver consultato parecchi termometri, voleva tele grafare al suo giornale la temperatura che essi davano concor demente, e gli fu impedito.

6 Tu non riconoscerai gli han detto al Comando altro termometro che quello della capitaneria, e renderai grazie al Si gnore, anche se crepi dal caldo, per la temperatura mite, se gnata dal termometro autorizzato.

Pareva ridicolo anche al capitano del porto, di collocare il termometro autorizzato in un posto che dà una temperatura sem pre di due o tre gradi al disotto della vera ; ma nonostante le osservazioni sue, l'ordine fu dato di tenerlo proprio in quel posto.

Ho già detto per quali ragioni trovi ridicoloquesto sistema di attenuare la verità,di dire cose non vere, senza uno scopo nè plausibile, nè ragionevole. A me, queste piccole bugie, alle quali serve di scusa il patriottismo, paiono la cosa meno patriottica di questo mondo. Mi sembrano poco patriottiche, perchè tendono a dissimulare uno stato di cose che al paese fornirebbe un giusto criterio sul punto di dover continuare o no in questa impresa, e sopratutto perchè tendono a togliere ai nostri ufficiali, e alla nostra truppa, il merito che essi hanno, grandissimo, di soppor tare i disagi e le fatiche tanto più forti e più sentite, quanto meno vi è probabilità di lotta e dicombattimento. Sjate pur certi che, vi sia o no una battaglia, la truppa già fin d'ora ha fatto una campagna molto più faticosa, molto più dura di qualunque campagna che si possa fare in Europa, o anche qui, con le sorti e le vicende della guerra guerreggiata.

Non mancano, pur troppo, le vittime, cui numero un mi stero gelosamente custodito, e i feriti chesonorappresentati da un'enorme cifradi ammalati, poichè sono circa mille quelli de genti all'ospedale, e più diunmigliaio quelli rimpatriati per ma lattia, con gli ultimi vapori.

È proprio doloroso e tristechel'energia, ilbuonvolere di tanta gioventù sieno, per ora almeno, inutilmente sprecati....

Chi scrive non è certo sospetto di fare un'opposizione siste matica, e i lettori debbono averlo compreso; è venuto qui su questa costa del Mar Rosso senza idee preconcette. Ma, via, vi sono cose, dinanzi alle quali non si può rimanere indifferenti, e che non si possono tacere.

M' ècapitata solo ora sott'occhio una letteradel generale Cor vetto, la quale, smentendo alcune notizie date da un altro gior nale sulvitto della truppa, accenna pure ad una mia lettera re lativa alla mortalità in un parco di buoi venduti da quel celebre Akad, che non ho più bisogno di dire chi sia, dal momentoche anche il generale nella suaepistola lo trattapoco gentilmente.

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L'onorevole generale poteva risparmiarsi quella sua smentita. Quanto al vino del quale fu dovuta sospendere la razione per circa 15 giorni e non sono quindi pochi giorni in una cam pagna non era vino avariato nel viaggio, ma un vino che di tutto era fatto, tranne che di uva, e che contenera sostanze de leterie, come fu provato dall'analisicui fusottoposto. Anche per ciò che riguarda poi il famoso Akad,egli èstatomaleinformato, o non ha letto bene quello che ho scritto. Non ho detto che i buoi erano stati forniti dall Akad al Governo, ma che erano i buoi dell Akad. E il fatto è che chi ha l'appalto della fornitura della carne è un altro ; il quale se la procura dove e come può, e che un certonumero di animali, precisamente quelli nei quali si sviluppò l'epidemia, erano stati presi dall'Akad.

L'on.Corvetto potrà difficilmente smentire quello che da tutti qui si vede e si scrive sulle condizioni sanitarie, e sono persuaso che non smentirà quello che ho scritto a proposito degli ospe dali e della imprudenza colla quale è stato fatto tutto ciò che al servizio sanitario si riferisce. Ancora oggi ci sono qui ai campi, sotto le tende, ufficiali ammalati piuttosto seriamente, che non possono essere trasportati all'ospedale, perchè all'ospe dale non c'èposto.Solo da poco tempo si èpensato a fare degli ospedali, che il Comando si ostina a chiamare infermerie, con le baracche comperate a Suakim ; ma quando arrivò la spedizione, c'era, quanto all'ospedale, con un corpo di truppa di 17,000 uomini, lo stesso servizio, le stesse baracche, che vi erano prima per 2000 uomini. E sì che il corpo di spedizioneè venuto qui con la speranza di combattere, e poteva darsi che da unmo mento all'altro si avesse a ricoverare qualche centinaio di feriti!

Così avviene che, mentre da una parte ufficiali e soldati sisono tenuti ammalati al campo sotto il sole, perchè all'ospedale non c'era posto, passati all'ospedale, appena possono reggersi in piedi , domandano e insistono per uscirne, sembrando loro men duro lo star sotto la tenda, che lo stare all'ospedale, dormendo al l'aperto sotto la veranda quando i repartisono pieni, o di tro varsi, essendo ammalati , per esempio, di febbri, mescolati con quelli colpiti dal tifo, perchè la mancanza di spazio_non per mette di dividere l'ospedale in reparti per malattia. Della qual cosa non si può far colpa al corpo sanitario, che dà prova del maggior zelo e della maggiore attività.

Eppure anche dal giorno in cui fu stabilita la spedizione, a quello in cui le truppe sbarcarono, il tempo di provvedere non è mancato. Nessuno più di me trova deplorevole il piagnisteo sulle con dizioni della truppa, sulla inclemenza del clima. Se l'impresa ne vale la pena, e non si può condurre a termine senza sacrificio di uomini e denaro, il rimpianto non ha ragione di essere. Ma là dove incomincia una grave responsabilità per il Governo, quale che esso sia, è quando non pone in opera tutti i mezzi che può perchè i sacrifizi sieno meno gravi .

Gli è che, pur troppo, non si è lasciato mano libera al Comando, il quale sa assai più di me queste cose, e si è volutocondurre, regolare, ordinare ogni cosa da Roma. E naturalmente non es

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sendo sul posto, non potendosi rendere conto esatto di tante cose, molti errori furono commessi, e, quello che è peggio, l êra di questi errori in questa piccola nostra colonia non accenna a chiudersi.

Che cosa dovrei dire, per esempio, dell'amministrazione della colonia, caduta in mano di un avvocato che trovò qui due anni sono un modesto impiego a ottanta franchi il mese ? Adesso al loggia al Comando, fa e disfà, e tratta, se occorre, dall'alto in basso i funzionari che hanno fatto onorevolmente la loro car riera e che il Governo ha mandato qui, affidando loro delicati incarichi. Nè al Ministero della guerra,dove pare si tratti ora tutto quanto riguarda l'Africa, nè al Ministero degli esteri da cui almeno l'amministrazione della colonia dovrebbe dipendere, e da cui è stata del resto per un pezzo dipendente, si sono mai occupati di vedere come stieno le cose, e si sono chiusi ben bene gli orecchi tutte le volte chesui giornali, o privatamente, si sono levati lamenti in proposito. L'amministrazione della colonia ha maggiore importanza di quello che si possa credere a tutta prima, poichè riguarda indirettamente tutte le relazioni con gli indigeni qui stabiliti, che rappresentano, naturalmente, anche degli inte ressi politici.

Dei funzionari che sono qui, non ce n'è uno, ad eccezione del direttore della dogana, venuto in Africa, a quel che pare, per fare degli esercizi di equitazione, facendosi seguire nelle sue escursioni, come se fosse un generale, da tre o quattro guardie a cavallo che voglia trattare con lui, deplorando tutti viva mente che tanti interessi siano affidati a lui. Tutti i funzionari hanno reso conto alle autorità centrali da cui dipendono, di que sto triste stato di cose.

Gli arabi, anche se dello stampo di quell Akad, del quale il generale Corvettomostra di sapere qualche cosa, trovano in lui uno strano patrocinatore. Sarebbe bastato questo per sostituirlo con altrapersona, e invece nessuno ci ha trovato a ridire, chè anzi seguitano ad aumentargli lo stipendio.

Al Ministero della guerra, così come al Ministero degli esteri vien sempre fattadella politica coloniale a tastoni.

E pur troppo m'avvedo che c'è da dubitare che vogliano per suadersene, e convincersi che se si vuol continuare, bisogna ri fare tutto, o quasi, da capo.

Saati, 8 marzo.

La defezione di Debeb, ora accertata, ha prodotto una penosa impressione. C'erano molte ragioni per credere che egli dovesse esserci fedele, e però la defezione è stata per tutti una sorpresa, e ancora adesso molte sono le congetture che si fanno,per spie gare come mai egli abbia potuto prendere una simile decisione. Per parecchi giorni non ci si voleva credere. Non fu che venerdì o sabato, unoo due giorni prima dell'allarme, che se ne ebbe l'assoluta certezza, quando pervenne la notizia che il Negus lo aveva ricevuto, dopo avergli messo in libertà il padre, reinte grando lui nel suogrado, dopo aver fatto, con una certa solen

nità, il giuramento di avergli completamente perdonato. Fra le tante congetture che si fanno per spiegarsi il mutamento nel Debeb, la più probabile è forse quella che attribuisce a un sen timento di gelosia il movente della defezione. Negli ultimi tempi, come e per mezzodi chi non so,pare sieno state avviate delle trattative con Ras Michael, le quali offrivano qualche probabilità diriuscita.Ras Michael ha in Abissinia un grado più elevato diDebeb, e forse a questi nacque il sospetto che se ras Michael fosse passato dalla nostra parte, egli, De beb, sarebbe stato messo in seconda linea, e il premio sarebbe toccato al ras e non a lui. Debeb aspira al trono di Abis sinia, e per quanto al Comando si sieno spiegati molto chia ramente intorno a questo punto, fin dai primi giorni dell'arrivo del generale San Marzano,le sue speranze continuavano ancora. Sapeva che noi nonavremmo fatto nulla inquesto senso per lui, ma contava assai probabilmente di fare da sè, il giorno nel qualeil Negus potesse essere ridotto a mal partito. Le trattative che vi sono state con ras Michael, e non a sua insaputa, avendogli tolto ogni illusionesu questo punto, lo hanno forse deciso a preferireil perdono del Negus, e il grado che aveva prima in Abissinia, che questi era pronto ad offrirgli, alle incer tezze della posizione che aveva qui. E chissà che quello ch'egli sa delle pratiche fatte con ras Michael non gli serva ora come un'armapresso il suo re, onde salire a maggiorionori! Di tutte le ipotesi fatte per spiegare la defezione diDebeb,questa èquella che pare più probabile, o per lo meno quella che la spieghe rebbe meglio. Quanto al modo con cui sono andate precisamente le cose non lo sapremo che da qui a un pezzo.

Assodata la defezione, era naturale che dal Comando partis sero ordini per sorvegliare con la massima attenzione gli altri Abissini cheabbiamoal nostro servizio ; e che, in pari tempo, si prendesse qualche precauzione di più, pensando non essere im probabile che unavolta passato al nemico, lo stesso Debeb, il quale era sempre su e giù pei nostri accampamenti e cono sceva benissimo tutte le nostre posizioni, tentasse una scorreria, un piccolo colpo dimanosu qualche punto debole e specialmente ai pozzi di Tata , dove ci sono i buoi delfornitore della carne, perchè è il solo posto ove c'è acqua e delpascolo, ma dove non si può tenere della truppa, che vi rimarrebbe troppo isolata.

Nella mattina di domenica, il tenente Baronis della brigata Baldissera, uscito dal campo per fare una perlustrazione al di là di Saberguma, con una ventina di sudanesi, s'era incontrato in una forte pattuglia di gente armata, che accortasi della sua presenza cercò, a quanto sembra, di circondarlo. Il tenente coi suoi, raggiunta un'altura, fece, sebbene a una certa distanza, che non gli permise di constatare l'effetto, una scarica contro quella pattugliaabissina, e poi si ritirò, perchè la sua missione non era quella di impegnare un combattimento, nè di spingersi più in là .

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Dimodochè, quando alle cinque e mezzo si sentì qualche colpo di cannone, si credette senza nessun dubbio di essere attaccati, e tanto a Saati, quanto a Massaua, fino a che non si ebbero

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Da Massaua a Saati.

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Il forte di Saati in costruzione , con le lampade elettriche pei lavori di notte .

notizie precise, si credette che l'attacco fosse dalla parte di Arkiko.

Il primo razzo di allarme fu acceso al forte Margherita, da dove sono partiti anche i colpi di cannone, precisamente nella direzione dei pozzi di Tata. L'allarme tanto a Saati come a Mas saua è stato dato alle sei e qualche minuto. A Saati le truppe hanno preso prontamente posto di combattimento. A Massaua, proprio in quell'ora e di domenica, i soldati e i marinai erano sparpagliati per la città e a Taulud, approfittando delle ore di uscita libera; ed è stato uno spettacolo bello, imponente, splen dido,quellodiquei pochi minuti nei quali,appena sparato il razzo al palazzo del Comando, furono visti i soldati correre di qua e di là lasciando, senza quasi nemmeno dire una parola, le osterie, le case dove erano, per recarsi al loro posto; e i marinai, affol lati sulla banchina, requisire tutte le barche delle navi equelle private, per andare subito a bordo. È stata certamente una brutta giornata per gli osti , che han veduto da un momento all'altro leloro cantine vuote, con tutti i tavoli e le sedie buttate giù dai soldati nella fretta per uscire; ma, come spettacolo , credo che difficilmente ne vedremopiù uno uguale. Per combinazione, an che io, approfittando della domenica, ero a Massaua.

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Se c'è stata un po' di confusione, l'hanno fatta gl'indigeni e gli abitanti, edanzi eracaratteristico il vedere comein mezzo a quella confusione, passassero, ordinate in silenzio, le piccole squadre di truppe formate dai soldati, per loro stessa iniziativa, onde andar più presto al loro posto. Gli arabi hanno avuto un momento di grande paura, è circa due o trecento sono scappati arasMudur dove c'è l'ospedale, e sono rimasti là un bel pezzo, non decidendosi a ritornare in città, neanche dopo il segnale di cessato allarme. Tutto questo tramestìo è accaduto poco prima del calar del sole, quando i maomettani sogliono fare le loro lunghe preghiere in ginocchiandosi, rialzandosi e baciando la terra delle decine di volte. I baniani erano intenti alle loro abluzioni quotidiane.Ce n'erano di quelli scappati in istrada completamente nudi. Altri che vestiti poco diversamente, erano corsi sui tetti delle case che abitano, per vedere meglio che cosa accadeva. Non è man cata, come al solito, la nota comica , data dalle charmute di Taulud. Là in fondo, all'isola di Taulud, abitano in una cinquan tina di tukul (capanne) che rappresentano il massimo dell'ele ganza edilizia abissina, un centinaio circa di abissine dai costumi facili e che rappresentano il demimonde di Massaua, organizzato un po' militarmente, con un corpo di guardia di basci-buzuc che le sorveglia, è un ospedale vicino per tutte le eventualità, e che serve un po' anche di memento a quelli che avventurano i loro passi fin là. Quando han sentito il cannonedel forte Mar gherita , e han visto il battaglione del maggiore Boretti passar prontamente sotto le armi, si sono messe a scappare, vestite e non vestite come erano, verso Massaua, gridando come anime disperate. E c'è voluto del bello e del buono per impedire che uscissero da Taulud ,mentre abbracciavano con entusiasmo, e con le pose più seduttrici, i soldati, perchè non le respingessero. Poveri soldati, han dovuto resistere anche a quelle seduzioni e a quelle carezze per far rispettare la consegna!

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Mentre la trappa passava sotto le armi, le navi che erano in porto sono subito andate a mettersi al loro posto di combatti mento. Il Bausan si è recato immediatamente all'ancoraggio fis. sato in caso d'attacco nella baia di Arkiko, dove è tuttora,in una posizione da cui batte lo sbocco principale sul paese.

Per disgrazia, a impedire che ci si potesse fare fino dal primo momento un'idea di quello che accadeva, un marinaio di quelli che presidiano il forte di Gherar, nell'assicurarsi che una mitra gliatrice funzionava,lasciò sfuggireduecolpi, che fanno lo stesso rumore di due scariche di fucileria. Per bacco, non sapendo dello sbaglio, c'era da credere che il nemico fosse addirittura sotto ai nostri forti, alle porte di Massaua !

Solo più tardi, verso le ore sette e mezzo,si è potuto sapere con precisione quello che era accaduto, e allora dal Comando partirono i tre razzi a indicare che l'allarme era cessato. Fino alle sette e mezzo la piccola diga che unisce l'isolotto del Co mando e Taulud aMassaua, è rimasta occupata militarmente, e fu impedito il transito dei borghesi. Nel piccolo piazzale intorno al palazzo del Comando, raddoppiata la guardia, erano pronti i cavalli del generale, e in arcione otto carabinieri, adisposizione, per portare ordini, e seguire il generale, ove questi avesse do vuto uscire.

Anche là, tutto il tramestìo è capitato proprio nel momento in cui gli ufficiali del Comando, col generale, stavano per met tersi a pranzo. Giunse allora un telegramma dal forte Marghe rita che segnalava una colonna abissina in vista, dalla partedei pozzi di Tata.

Verso le cinque, delle pattuglie di basci-buzuc mandate in per lustrazione daquella parte, avvertironolapresenza di pattuglie Abissine ; un ufficiale mandato fuori dal forte, con l'incarico di vedere che cosa c'era, confermò le prime informazioni, avute an che da alcuni dei pastori che stanno ai pozzi a custodire le man. dre del nostro fornitore, e che hanno asserito di aver reduto degli Abissini in un certo numero, con la intenzione evidente di fare una razzia di quei buoi. Fu allora che dal forte furono sparati inconsideratamente, mi servo anch'io della parola del gene rale San Marzano, alcuni colpi di cannone sullo sbocco che mette ai pozzi, sia per impedire al nemico di venire a prendere acqua, sia per difendere il bestiame.

Malgrado che non si sia potuto verificare se trattavasi vera mente di forze nemiche o di pastori, questo fatto collegato col l'incontro avuto nel mattino da una nostra pattuglia di Suda nesi, consigliarono al Comando di mantenere una vigilanza più attivadurante la notte, perchè tutto questo potevaaccennare alla probabilità che un attacco avesse luogo l'indomani. Appena ces sato l'allarme dei forti, lungo la strada da Massaua a Saati, fu rono distaccate quelle pattuglie, coll'incarico di assicurarsi du rante lanotte chenonvifossealcun guasto sulla linea ferroviaria, per poter far partire alla mattina il treno ordinario alle quat tro. E si sonomantenuti raddoppiati i posti di guardia a Mas saua, alla diga. A Saati, le truppe hanno mantenuto, tutta la notte, un attivo servizio di vigilanza.

LO SPETTACOLO DI UN ALLARME 211

Appena arrivato al suo ancoraggio, il Bausan ha fatto funzio nareil proiettore elettrico, e durante la notte han delpari fun zionato quelli dei varii forti, proiettando la luce loro nella stessa direzione. Con quel po' di eccitamento che dà naturalmente un allarme, e la speranza di essere alla vigilia di un combattimento, si può facilmente immaginare come in quella notte i soldati sieno stati veramente svegli e vigilanti.

A confermare questa speranza, c'era anche il fatto che l'in domani, lunedì, era l'anniversario della battaglia di Gura, nella quale gli abissini distrussero l'esercito egiziano.

Superstiziosi come sono gli Abissini, non ci sembrava difficile che una volta stabilito l'attacco contro di noi, scegliessero quel giorno, come di buon augurio per loro. Credevamo di essere sve gliati dalle fucilate, dal rombo del cannone, e invece alla mat tina tutto era tranquillo, e proprio in quel giorno si ebbe la no. tizia che il Neguis se ne tornava indietro, o per lo meno, pren deva un'altra direzione, lasciando all'Asmara, come prima, ras Alula con circa una ventina di mila uomini.

I lavori del forte di Saati che erano rimasti sospesi per un paio di giorni, sono stati ripresi con la massima alacrità, perchè si lavora anche di notte con la luce elettrica. Saranno finiti fra tre o quattro giorni. Tutto è ritornato nella calma e nella tran quillità di prima , e quelli che in tutto questo hanno avuto la peggio , siamo ancora noi altri giornalisti , rimasti senza servi, perchè la maggior parte di loro è scappata , piantando in asso ogni cosa, appena ha sentito il cannone.

Meno maleche ora non sembra se ne debba aver più bisogno per molto.

Massaua-Saati, 22 marzo.

Il caldo, e, più che il caldo, il sole cocente non rende certa mente graditoilsoggiorno di Saati, e posto che ormaiè generale la convinzione chegliAbissini non sifaranno mai vedere, è na turale la domanda che ci si rivolge quotidianamente: Maadesso che cosa stanno a fare a Saati tante truppe a sopportare inutil mente i disagi della vita del campo, e a combattere una lotta crudele contro il clima? Quanto cotesto soggiorno si prolun gherà ancora non si sa, nè vi sono nemmeno indizi da cui pre sagirlo. Fino a che c'era ancora, sia pur vaga, la speranza di essere attaccati , nessuno si lamentava : ma ora che questa speranza, almeno a quel che pare,è del tutto svanita, dico la verità , nessuno riesce a spiegarsi perchè tanta truppa ri manga ancora a Saati. Gli Abissini, in questo momento, dopo essersi bene assicurati che non abbiamo intenzione di avanzare, hanno da far fronte a un nemico più audace di noi, debbono difendersi da un pericolo inaggiore che li minaccia da un'altra parte. La settimana scorsa giunse la notizia che i Sudanesi ave. vano preso e bruciato Gondar; ora le ultime notizie, pienamente confermate, recano che i Sudanesi hanno proceduto nella loro marcia, entrando nell'Amhara occupando Debra-Tabor, una delle città considerata come santa dal popolo abissino. Mentre

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Ufficiali del Genio che eseguiscono dei topograficirilievi
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noi stiam qui a costruire dei forti, senza sapere quel che dob biamofare in questo paese, senza avere nemmeno ora un con cetto ben definito su quello che l'Italia deve fare, i Sudanesi sono già nel cuore dell' Etiopia, e l' avanzarsi del Negus dalla nostra parte non è dovuto già a quel che sembra alla intenzione sua di venire ad attaccare gli Italiani, ma alle necessità della guerra mossa contro di lui dai Sudanesi. Quelle passeggiate che egli ha fatto su e giù in queste ultime settimane merose in ogni modo di quelle che gli han fatto fare i comuni cati ufficiosi del Ministero della Guerra assai probabilmente sono state determinate per l'appunto dalle mosse dei Sudanesi. Nessuno è riuscito a spiegarsiqui il perchè di queitelegrammi allarmanti di quindici giorni fa, comunicati alla stampa con la firma del generale San Marzano, e che facevano credere immi nente da un momento all'altro una grande battaglia. Non ci siamo potuti spiegare nulla, perchè perl'appunto inquei giorni, al campo tutto era tranquillo , e le notizie che pervenivano da tutte le parti, erano nella più aperta contraddizione con quelle del Ministero della guerra.

meno nu

Ma lasciamo stare anche questa, come tante altre cose. Con. soliamoci col dire che nonè colpanostra se gli Abissini non sono venuti ; e riconosciamo nel tempo stesso che è una bella pretesa la nostra, di voler essere attaccati proprio ora, dopo che si sono ben finiti ed armati i forti, e ridotte inespugnabili le posizioni occupate dalle nostre truppe. Chi sa che a quest'ora noncominci a vacillare un po'anche nel capo di Stato maggiore la fede... nel solito attacco di domani.

Sarà. Dicono che l Africa è il paese delle sorprese. Tutto può darsi. Ma, via, se qualche settimana fa ci poteva ancora essere qualche probabilità lontanissima, adesso mi sembra che non ci possa essere più neppur quella. Il Negus deve certo preoccu parsi assai più dei Sudanesi che non di noi, e l'esercito suo, quello che egli ha sulla linea Gura-Asmara, non è più in con dizioni moltobuone. A questo proposito è difficile avere notizie sicure, o per lo meno esatte, ma è accertato però che simani festano sintomi di dissoluzione. Non è mai accaduto che un eser cito in Abissinia stesse tanto tempo riunito, e per giunta, dalpiù al meno, nella stessa zona. I viveri cominciano a mancare. An che giorni sono vi sono stati nell'esercito abissino degli sposta menti,appunto per la difficoltà dell'approvvigionamento:ma senza cavarne un gran vantaggio, perchètutte quelle provincie sono esaurite. Non c'è più nulla. Quei pochi gruppi di soldati abissini che furono veduti nelle vicinanze di Saberguma a Ghinda, sono degli sbandati, fuggiti dall'esercito del Negus, per non morire di fame e di sete. Se mi pareva poco probabile che il Negus ci avesse lasciato ben bene, con tutto ilnostro comodo, costruire iforti, prima di venire ad attaccarci,mi pareancora meno probabile che adesso per farlo, debba anche aspettare che la dissoluzione o demora lizzazione del suo esercito, poca o molta chesia, aumenti ancora. Sarebbe invece il momento per noi di attaccare se... se non fossimo ai primi di aprile, e se tante cose non fossero accadute

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dal novembre in qua, e se quando la spedizione partì dall'Italia, ano solo dei noveministri avesse saputo, non molto, ma qual che cosa relativamente all'Africa.

Ora, dato il modo con cui sono andate le cose,e dopo che sono finiti iforti, non si capisce perchè la truppa rimanga ancora a Saati. Se l'occupazione di questo punto era lo scopo ultimo della spedizione, come sembrerebbe dal commentario ufficioso del di scorso di Torino , dacchè sono costruiti i forti per la guarni gione, non v'è ragione di tenervi altre forze. Di andare innanzi, non si parla nemmeno, e si rimandano al Gherar i pochi muli non colpiti dall'epidemia che s'è sviluppata nei quadrupedi.

Forse in Italia se ne saprà qualche cosa di più che non ne sappiamo qui, e chi sa che la situazione parlamentare, cheignoro quale sia, non possa esercitare anch'essa una qualche influenza! Non sarà ; ma è doloroso che qui lo si creda, lo si dica, e che non riuscendo a spiegarsi altrimenti questa coccintaggine, si fac cia strada la convinzione che noi siamo qui, tutti quanti, a tirare innanzi, giorno per giorno, non già per la necessità della guerra, ma per necessità parlamentare o ministeriale. Come ripeto, spero che ciò non sia, ma nel tempo stesso non posso a meno di rico noscere che stando qui, l'impressione che si va formando è que sta. Nè giova a distruggerlail dire che le truppe debbano rima ove sono, finoa che non sia scomparsa qualunque proba bilità di un' aggressione, perchè allora si riconoscerebbe che i forti costruiti e i lavori fatti non bastano ad assicurare l'occu pazione di Saati, e che le truppe che ora ci sono non se ne do vrebbero andare più dall'Africa....

nere

IL RICHIAMO DELLE TRUPPE 215

CAPITOLO XI.

I neri ar mati.

Il 14 marzo. Le fortificazioni di Saati. La fantasia dei basci-buzuc. Fantasia.... femminile. Gli Habab di Kantibai. Il servizio di informazioni e di esplorazioni. L'interrogatorio degli informatori. Gli appiattamenti. Il premio ai buoni. Meganscià. Il Kantibai disarmato . Ancora di Debeb. Un amico di Debeb disarmato. .

Saati, 15 marzo 1888 .

Ieri mattina tranquillamente , senza alcuna cerimonia, si è inaugurato l'ultimo tronco della ferrovia che oramai giunge fin sotto Saati, e per i cui lavori si occupò per altro circa un mese e mezzo di più del tempo previsto. Ma ormai quel che è fatto è fatto, e le recriminazioni non servono a nulla. Giorni sono si credeva che questa inaugurazione dovesse farsi assieme a quella dei forti di Saati, con una certa solennità. Solo all'ultimo mo mento si è saputo che non ci sarebbe stata festa alcuna, e che anzi il Comando aveva vietato di fare feste militari nei campi, benchè ve ne fossero di già delle organizzate, e nell'accampa mento diqualche battaglione si fossero già fatti preparativi per la tombola, per le corse nel sacco, eco. Tranne che per la fan tasia dei basci-buzuc il Comando generale non credette di dover concedere altro permesso all'infuoridella illuminazione dei campi, che in mezzo a quelle colline, con tanta truppa qua e là spar pagliata, è riuscita qualche cosa di veramente splendido, di fan tastico, di grandioso. In fondo non so dar tortoal Comando per questa misura e penso che ha fatto benissimo anche il gene. rale Lanza che aMassaua, uniformandosi ai criteri del generale San Marzano, non ha nemmeno illuminato il palazzodel Comando. Le feste, dirò così ufficiali,o ufficialmenteautorizzate, il che fa presso apoco lo stesso, sarebbero state realmente unacosa fuori di luogo nelle presenti circostanze. Liberissimo poi ognuno di so

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lennizzare privatamente eper contoproprio la fausta ricorrenza. Infatti, ieri sera tutta Massaua era illuininata, e sulla piazza Ga ribaldi, la principale, oltre l'illuminazione, il caffè e i negozi erano parati a festa con bandiere, con ritratti del re Umberto, con rami dalle foglie un po' ingiallite, ma che contribuivano an ch'essi a dare alla piazza un aspetto diverso dal solito. Quelle bandiere, quella illuminazione irregolare delle viuzze di Massaua, specialmenteverso le dieci, quando non s'incontravano quasi più faccie nere, davano alla cittàl'aspetto di uno dei nostri paesi di provincia,nella ricorrenza della festa del santo protettore. Gli osti si sonoieri rifatti certameute delle perdite subìte giorni sono quando vi fu l'allarme. E non è accaduto alcun disordine. Ho detto iforti di Saati, perchè in certo qual modo sono due, collegati fra loro con un ponte a piloni attraverso la piccola valle che separa le due alture. Uno però è il vero forte costruito con muraglioni di un largo spessore e capace di contenere un battaglione o due. Sono armati con circa una ventina di pezzi, e per la posizione e la costruzione loro possono certamente re sistere a forze anche molto numerose. Non avendo il nemico artiglieria per demolirli, questi forti riportano la guerra a qual checentinaio d'anni addietro. Là dentro un battaglione quando abbia le provvigioni necessarie, può sostenere lunghi assedi, come accadeva nel medio evo; e la parte più difficile è quella degli assedianti, che in una zona come questa non hanno mezzo di rimanere più di due o tre giorni intorno ai forti, perchè non possono rifornirsi nè di viveri nè di acqua.

Nel tempo stesso che si sono fatti i lavori di fortificazione sono stati condotti a termine i lavori per i baraccamenti. Meno male che pensando ai molti soldati che dovranno in quella po sizione passare l'estate, non si è badato all'economia . I barac camenti sono fatti in modo da essere più aereati, più igienici, più spaziosi ancora di quelli adottati per le truppe inglesi ad Aden, e con un sistema di doppio e triplo tetto, in modo da riparare il più ch'è possibile dal sole, senza diminuire l'aria e la ventilazione.

Ma già a quest'ora, anche a parte questi baraccamenti, su tutte le alture che circondano Saati ne sono sorti moltissimi , tanto da sembrare altrettantipiccoli villaggi svizzeri,perchè perle mense degli ufficiali, per gli uffici sono state adottate per l'appunto dalle baracche che rammentano molto gli châlets dellaSvizzera. Sa qualche poggio non manca nemmeno il belvedere,dove alla sera gli ufficiali si riuniscono a prendere il caffè. Nessuno sa quanto gli tocchi di rimanere lì.Le voci di rimpatrio, che cir colano ogni due o tre giorni, sono accolte con una certa diffi denza, quantunque tutti vedano ch'è passato il tempo di entrare in azione, e cheil numero degli ammalati aumenta sensibilmente. Il sole scotta, e sia pure per poco o per molto, tutti han pen sato di mettersi al riparo dal caldo il meglio ch'era possibile. Anche pei soldati si sono fatte delle baracche, e con tutte le pianteche si sono potute trovare essi stessi hanno improvvisato vasti dormitorî aereati, dov vanno a riposare nelle calde ore del giorno. Peccato che oramai tutto ingiallisca, così che è di

LA FERROVIA A SA ATI E LE FORTIFICAZIONI 217
Da Massaua Saati 7

minuito il conforto, che quelle capanne offrivano fino a qualche giorno fa.

La fantasia dei basci-buzuc è stata la sola festa militare auto rizzata dal Comando, e parmi valga la pena di una breve de scrizione.

I basci buzuk, comandati dal colonnello Begni, hanno il loro accampamento a circa due o tre chilometri dal poggio del Co mando. È naturalmente un accampamento che presentaun aspetto molto diverso dagli altri. Per quanto militarizzati regolarmente e sottoposti a una disciplina piuttosto severa, si avrebbe torto di supporre che i loro plotoni, le loro compagnie sieno proprio organizzate come le nostre, e che la disciplina si manifesti nella stessa forma, come nella nostra truppa. Non se ne otterrebbe forse nulla se si partisse da questo concetto. Mentre prenden doli per quello chesono, e tenendo conto, per quanto si può, delle loro abitudini, dei loro usi e della loro religione, se ne può far qualche cosa,tantoal momento dell'azione quanto ora, adoperan doli in molti servizî ne' quali i nostri soldati non potrebbero sostituirli. Certo a noi, abituati alla disciplina delle truppe re golari, fa sorridere il pensareche di quando in quando il co lonnello dà loro il permesso di venire a Massaua a trovare le loro donne, e che gli è solamente, e sopratutto con un'equa e quotidiana distribuzione di colpi di scudiscio, che il colonnello si è acquistato presso i suoi soldati una vera venerazione e il nome di padre, col quale lo designano abitualmente. Ma pure è così; la maggior parte di essi sono musulmani ed ammogliati. Non se ne farebbe nulla, se si impedissero loro queste gite a Massaua per andare a trovare.... la loro famiglia: come non si otterrebbe nulla dal punto di vista dell'ordine e della disciplina, se a cominciare dal colonnello, gli ufliciali non avessero sempre nelle mani il curbasch (staffile di pelle d' ippopotamo). È il solo mezzo di farsi capire. Un ufficiale di artiglieria, amico mio, non a torto, chiama il curbasch il suo dizionario. Esso è realmente il manuale per la conversazione più utile in questi paesi.

Per questo complesso di cose il Comando ha fatto benissimo a stabilire il lorocampo lontano dai nostri soldati.

Nella ricorrenza del 14 marzo, genetliaco di Sua Maestà il Re, col permesso del generale, c'è stata all'accampamento loro una grande fantasia, che è riuscita uno degli spettacoli più strani, più interessanti e più caratteristici che si possano immaginare, e tutti quelli che vi hanno assistito non si sono davvero pentiti di esserci andati, e sono rimasti molto grati al colonnello Begni per l'invito. Tra gli altri c'era anche ilgenerale Saletta, ilquale ha lasciato la festa a un certo momento, quando ha veduto il pericolo di compromettere la sua serietà, nel momento in cai una danzatrice tutta discinta, eccitata dal ballo e dal chiasso, è andata a gittarsi sulle sue ginocchia in un atteggiamento di se. duzione....

Ma procediamo con ordine.

La fantasia è cominciata coi soliti canti monotoni, accompa gnatidal battere delle solite tamburelle. A seconda della razza e della religione, i basci-buzuc si sono divisi in tre o quattro

218 I NERI ARMATI XI .

gruppi, e, disposti in circolo, per una mezz'ora hanno continuato quei loro canti gutturali, che hanno più l'aria di una nenia fu nebre che di un canto allegro. E stata la parte dello spettacolo certamente meno interessante. Ma subito dopo è cominciata la fantasia militare, che è stata invece la parte più bella dello spet tacolo.

Nell'accampamento ci sono due alture, separate fra loro dauna piccola vallee da uno spazio piano. I basci-buzuc si sono divisi in due grossi gruppi, ciascuno dei quali è andato ad occupare una delle alture, simulando delle truppe in posizione, pronte a venire ad un combattimento. Eran tutti armati di sciabola, ai lancia, e molti con lo scudo. A un segnale convenuto, sono co minciate le prime avvisaglie. Gruppi di tre o quattro, strisciando a terra, dietro i cespugli,per non essere veduti dal nemico, cer cavano a vicenda di guadagnare le posizioni. Scoperti, fuggivano, saltando come caprioli, con una velocità, con una agilità della quale non si haidea. Poi dopo un po' gli unimossero contro gli altri divisi da ciascuna parte in tanti gruppi diotto, dieci, venti individui.Lo spettacolo dato da quella mischia è stato bellissimo. Di quando in quando qualcuno cadeva fingendosi colpito, e i nemici gli erano subito addosso con le lancie e con le spade per finirlo. È meraviglioso come simulando una battaglia e unalotta corpo a corpo, dando dei colpi di lancia, e facendo roteare tante armi affilatissime, nessunosi faccia mai male. Chestupendo qua dro sarebbe in un ballo alla Manzotti, se ci fosse dellagente che potesse riprodurre esattamente quella scena sui nostri teatri!

Man mano che la lotta sembra accalorarsi crescono le grida. All'ultimo momento quando la vittoria pare decisa, è un bac cano, un diavoleto, un chiasso infernale, del qualechi non ha assistito alla scena, non può farsi un'idea. Tutti mettono un certo amor proprio nel gridare ed urlare più degli altri , e sono talmente eccitati, che anche quando quegli che dirige la fantasia dà il segnale di smettere, ci vuole delbello e del buono a persuaderli di finire e di cessare da quell' urlìo selvaggio. Dopo la fantasia militare, quasi a contrasto, l'altra parte del programma segnava una fantasia di altro genere e di altro sesso. Tutte le donne venute sii al campo per la ricorrenza, e che erano per la maggior parte mogli od amanti c'è così poca differenza dei basci-buzuc, hanno fatto un gran circolo in mezzo al quale alcune, al suono delle tamburelle, e seguito nei loro movimenti dai battimani delle altre, hanno cominciato le danze. Dapprincipio si muovono lentamente, con passi e salti cadenzati, mentre le tamburelle battono anch'esse lentamente, e quelle che battono le mani lo fanno con una certa svogliatezza. Ma poi piano piano le danzatrici si eccitano, i loro movimenti diventano più veloci, slacciano i capelli che lasciano ca re giù per le spalle, si tolgono lo scialletto che ricopre il seno - qual che volta lacerano completamente tutti gli stracci che hanno addosso e comincia una danza sfrenata che stupisce come non dia il capogiro, dopo qualche secondo, alle disgraziateche la eseguiscono. Solo interrompono cotesto esercizio per andare a mettersi in qualche posa seducente o che credono tale

46 LA FANTASIA DEI BASCI - BUZUC 219

- dinanzi a qualcuno che scelgono fra gli spettatori : general mente dinanzi a quelli dai quali hanno ragione di sperare un bacshish più generoso. Si vede che conoscono molto bene i gradi dei nostri ufficiali, poichè, malgrado l'eccitamento, era sempre ai colonnelli, al generale e agli ufficiali superiori che si dirigevano, curandosi poco di quelli iquali non hanno che dei galloni pic coli sulle maniche della giubba. Ed è stato a quel punto che una di esse, visto che il gallone più grosso e più bello lo aveva il Saletta, non si è limitata alla posa seducente, ma gli si è buttata addosso addirittura con un abbandono voluttuoso.... ob bligando il povero generale ad alzarsi e a ritirarsi.

Gli squilli del silenzio sono arrivati molto a proposito a far cessare ogni cosa. Ma gli squilli del silenzio, per dire la verità, non sarebbero bastati se non fosse intervenuto qualcuno di quei colpi di curbasch di cui ho parlato più sopra.

Abituate come sono, quando fanno questo genere difantasie, a continuare magari fino al mattino, nè le donne nè gli uomini volevano rassegnarsi a smettere così presto. Ce n'è voluto del bello e del buono a poter mandare tutta quella gente a dor mire e ad impedire che continuassero per conto loro la fantasia.

Tutto questo è stata, come suoldirsi, la parte dello spettacolo annunziata e fatta, secondo un programma. Ma ciò non vuol dire che, fuori programma, non vi fosse qualche cosa di divertente al par di questo,e forse anche più. Per me, per esempio, una delle cose che mi ha divertito di più, che mi è sembrata più caratteristica, è stato il vedere, mentre il colonnello Begni of friva agli ufficiali venuti al suo campo dei rinfreschi , i nostri soldati fraternizzare coi basci-buzuc, ridere e scherzare con loro, parlando i nostri tutti i dialetti d'Italiacon delle parolearabe, mentre i basci-buzuc parlavano arabo, dicendo spesso delle pa role napoletane, milanesi e piemontesi. Era una scena delle più curiose. Come è curiosa la fissazione dei nostri soldati di chia mare Ali tutti i busci-buzuc ! Si sono messi in mente, a quel che pare, che tutti si chiamino così, o non c'è nessuno che ora mai possa toglier loro questa convinzione dalla testa.

Saati, marzo.

Ho già parlato altra volta di questi basci-buzuc, cercando di dare un'idea della loro organizzazione. Essi risparmiano ai soldati nostri le fatiche più dure, e li sostituiscono in un servizio che i soldatinostri non potrebbero fare: quello dell'esplorazione e delle informazioni.

Qui dal poggio dove ha le sue tende il Comando della terza brigata col Baldissera, siamo sulla linea degli avamposti, e pro prio sullastrada che conduce al poggio del Comando. Percuiqui, più che altrove, si sanno prima lenovità,e la cronaca del campo si può fareguardando chi passa da quella strada dirigendosi al Comando. Ècosì che dal nostro campo si è visto alcune setti mane fa il famoso prigioniero abissino, del quale ho parlato al trove, ed è del pari di lì che abbiamo veduto partire quella cin quantina di Habab di Kantibai che hanno avuto giorni sono

220 I NERI ARMATI XI .
Bascibuzuc .

un piccolo scontro con alcuni Abissini armati. Che fossero o no soldati, non è ancora ben stabilito, perchè dai racconti chehan fatto gli Habab del fatto, non c'è da capirne molto. Credo che come al solito di questo fatto si sia un po' esagerata l'impor tanza, non pensando che degli scontri di questo genere ne av vengono sempre anche nelle condizioni normali,quando non c'è guerra. Comunque sia, anche questi Habab di Kantibai non parlo del Kantibai, ora malandato in salute, col corpo coperto di piaghe, e non certo un leone per coraggio, si vede che cer cano di fare ciò che ora è il loro dovere. Se ci dovesse ancora essere un'azione energica, chi sa che anch'essi non possano ren dere qualche servizio animati da un certo sentimento di emu lazione! Gli Habab sono un popolo di pastori, che non ha in generale un grande entusiasmo per la guerra. Ce ne sono pa recchi nelle file dei nostri irregolari, e quantunque i Sudanesi mostrino di non avere grande fiducia inloro, equalche volta li scherniscano, pure essi fanno, finora almeno, abbastanza bene il loro dovere, e qualcuno di loro si comportò abbastanza bene anche l'anno scorso a Dogàli. Si farebbe un'idea molto falsa chi credesse di poter fare il paragone fra questi soldati, e in gene rale fra questi irregolari, e i soldati di un esercito enropeo, ma non bisogna nel tempo stesso andare all'esagerazione opposta, asserendo che scapperebbero tutti quanti appena aperto il fuoco, e dicendo che così han fatto l'anno scorso. Se l'anno scorso una parte è scappata, non credo che se ne possa far loro una colpa dal momento che per equivoco, - e l'equivoco è sempre facile, visto che sono tutti neri, i nostri hanno sparato anche ad dosso a loro.

Il Comando in capo del resto ha mostrato di capire benissimo l'impiego che si può fare di queste truppe in caso di combat timento, e l'utile ancora maggiore che se ne può trarre prima dell'azione come nelle attuali circostanze, mandandoli di qua e di là in perlustrazione, servendozi dei più capacie più svelti fra loro, e per certi servizi del campo, che riuscirebbero troppo pe nosi pei nostri soldati, e non potrebbero essere fatti con la stessa celerità. Se si dà una lettera, un ordine da portare inqualunque ora della notte ad un basci-buzuc, si può essere certi che non sbaglia la strada, e che facendo più presto che a cavallo, l'ordine vien subito consegnato. Quando si è provato a voler far fare di questi servizî a soldati nostri, è capitato spesso che i poveretti, perdutisi in tutte queste gole e ineguaglianze di terreno, han dovuto aspettare l'alba per orientarsi. L'altra settimana sono stato svegliato sotto la mia tenda da un povero soldato che aveva un ordine da portare al colonnello Begni, e che era venuto a sbattere invece dove siamo noi, a due o tre chilometri di distanza. Dal colonnello Begni ebbe arrivato chi sa qnando, se non gli si fosse dato subito per guida uno degli irregolari che fanno servizio al Comando della brigata. Anche gli informatori sono in certo qual modo ascritti al corpo dei basci-buzuc, sebbene non vestano come loro e non portino, quando vanno fuori, il distintivo della fascia verde sul tarbush. È realmente sorprendente il vedere con che indifferenza, e con

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222 XI . I NERI ARMATI

che velocità fanno trenta o quaranta chilometri, arrampicandosi di qua e di là, a volte sulla roccia viva, poichè raramente se guono la strada segnata, o che si percorre generalmente. Quando dite ad uno di loro di andare nel tal posto, egli ha la convin zione che la strada più breve sia sempre la più diretta, e non cura gli ostacoli che deve superare. Pare impossibileche essendo scalzi o quasi, poichè una piccola suola di scarpa posta al piede a mo' di sandalo, deve ripararli ben poco, non si lacerino lecarni camminando sui sassi taglienti e in mezzo agli spini. E se ne vanno, intraprendendo una marcia di sessanta o settanta chilo. metri , qualche volta senza portar nulla con loro, tal' altra con un pugno di dura che tengono stretta in un nodo che fanno ad una specie di sciarpa che portano attorno alla vita. Via! Per una lira e venticinque centesimi che loro si dà al giorno, e con la quale debbono pensare da loro stessi a vestirsi e a mantenere magari la famiglia -- la maggior parte ha mogli e figli non si può pretendere di più.

Sopratutto quando si pensi che questi poveri informatori, a parte la dura vita che fanno, rischiano qualche cosa. Un paio di mesi fa, ras Alula è riuscito ad averne uno fra le mani , e la prima cosa che fece fu quella di farlo accecare, passandogli unferro rovente sugli occhi. Poi gli fece tagliare una mano e un piede, talchè il poveretto, non curato e abbandonato in mezzo al campo in quello stato, morì poche ore dopo, si può imma ginare con quali strazî. Tutti quelli che fanno ora il servizio sanno che dal più al meno toccherebbero la stessa sorte, se capitassero nelle mani del ras o dei soldati abissini. Quando leggo sui giornali d'Italia dei lamenti perchè il ser vizio di informazioniè mal fatto, mi persuadocheancora adesso, malgrado tutto quello che se ne è detto e si è scritto, non si ha ancora il più lontano concetto del come stieno le cose. Mi pare puerile il pensare che si possa avere un servizio d'informa zioni regolare in un paese, dove accade spesso chein una pro vincia non si sa quello che accade in un'altra. Si fa come si può, ben inteso che alle informazioni prese a questo modo, non c'è altro mezzo di averne bisogna sempre dare un'impor. tanza relativa: non fidarcisi mai ciecamente. In prima perchè può darsi il caso che uno tradisca, e diventi invece strumento in mano del nemico, poi perchè possono essere tratti in errore. Non ci sarebbe nemmeno da meravigliarsi, se un bel giorno si scoprisse che ve ne sono di quelli i quali servono duepadroni, e che hanno per conto degli Abissini presso di noi, lo stesso in carico che hanno da noi quando vanno verso l'Abissinia.

e

Si è adottato il sistema di mandarne sempre parecchi, per strade diverse e in luoghi diversi, ad insapata l'uno dell'altro. Si cerca così di rendere più difficile la possibilità dell'inganno, ma la possibilità non è esclusa.

Guai, ripeto, a fidarsi ciecamente!

Pochi giorni fa gli informatori recarono la notizia che il Ne gus si era ritirato con tutte le sue truppe - e allora la notizia non era punto vera. Ciò non per tanto la notizia era stata por: tata quasi contemporaneamente da quattro informatori. Si sono

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GLI IRREGOLARI COME ESPLORATORI E INFORMATORI

fatti commenti e molte ipotesi. E la più probabile fu che la no tizia circolasse realmente nei luoghi dove essi sono stati, messa in giro apposta, nella speranza di farci cadere in un tranello. Come potrebbe anche darsi benissimo che essendo stati ricono. sciuti, glie l'abbiano data perchè la portassero a noi.

Senza contare poi che, ammessa tutta la buona fede anche in quelli dei quali non si può dubitare, il valore delle informa zioni è sempre relativo, con gente che non ha certamente un grado molto elevato di cultura, chenonha mai un concetto esatto di quello che a noi interessa maggiormente di sapere, e che si esprime a modo suo, alle volte nella forma più curiosa, in una lingua che noi non comprendiamo, per cui dobbiamo farci tra durre ogni cosa dall'interprete. Notate poiancora,che alcuni non possono spingersi troppo in là, sicchè portano le informazioni prese da qualche amico loro, col quale sono d'accordo. Figura tevi le mutazioni, gli ampliamenti che può subire una notizia qualsiasi dal punto di partenza al punto di arrivo.

L'interrogatorio degli informatori, quando ritornano al campo, è una scena abbastanza caratteristica e originale. Mi sono trovato presente, giorni sono, quando il generale Bal. dissera ne interrogavadue arrivatiallora allora, mentre, gen tilmente invitato, ero lì anch'io alla mensa a prendere una tazza di caffè.

Venivano da Ailet, ed erano andati e ritornati in poche ore. Alla presenza del generale si sono messi sull'attenti,e quando il generale fecedire lorodistar comodi, seguitarono a rimanere nellastessa posizione, fino a che, per mezzo dell'interprete, non ordinò loro di sedere. Hanno un ben curioso modo di sedere tanto gli Abissini quanto gli Arabi. La loro posizione di riposo è quella di stare con le gambe piegate, seduti sui calcagni senza toccare, diremmo così , la terra. Noi non potremmo reggere in questa posizione, la più incomoda che si possa immaginare, se non per qualche minuto: essi invece stanno lì accoccolati aquel modo disposti in cerchio per delle ore intere a fare conversazione.

In generale non fumano, ma masticano invece continuamente una specie di tabacco in polvere molto forte, ed è per essi una grande privazione il non averne, specialmente se debbono mar ciare.

È curioso il modo col quale si esprimono. È solo con una certa pratica che s'impara a interrogarli, a far loro dire quello che hanno veduto, e quel che hannosaputo. In generale non hanno, sopratutto gli Abissini, un concetto esatto del numero. Arrivano fino al cento o al mille. Ma al di là di questa cifra si direbbe che non ne conoscono altre, e adoperanoper dare un'idea della quantità similitudini curiose. Sono capaci di dirvi, per indicare che i soldati nel tal posto erano molti, che ce n'erano tanti quanti capelli avete in capo, o quante sono le stelle del cielo....

Oh andate a farvi un'idea esatta, se vi riesce, con queste espressioni, delle forze di un esercito nemico !...

Quanto all'impiego delle truppe irregolari in caso di combat timento, il Comando ne ha posto il grosso comein riservae alla sua dipendenza diretta, destinato ad essere lanciato di quaedi

de Ha

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?

là ove ce ne fosse di bi sogno, far insomma l'ufficio del la cavalle ria, per ciò che riguar da l'insegui mento. Una parte, divi sa fra le va rie brigate, fa in certo qualmodoil serviziodie. splorazione, disposta a gruppiindi versi appiat tamenti in posizioni dominanti un po'al di là deinostri avamposti. A circa tre chilometri dalla fronte della nostra brigatacome vede te, mi sono aggregato completa mente -ne abbiamo u no di que sti appiatta menti,diba sci buzuc 80 danesi. In meno di ventiquat tr' ore , ap pena arri vati, si so no fatti le

loro capan: ne , al di qua,salpen dio dell'al

E INFORMATORI 225
GLI IRREGOLARI COME ESPLORATORI
Soldati italiani ed indigeni ad pozzo vicino a Massaua .

tura, e raramente si muovono dal loro posto. - A sapere la loro lingua, a poter parlare direttamente con loro, sono certo che ci sarebberoda imparar moltecose. Così, per mezzo dell'interprete, la conversazione è molto difficile, e poi, messi in suggezione dalla presenza di parecchie persone , si limitano a rispondere strettamente alla domanda, e non c'è da saper altro.

Il più grande premio, che il comandante può accordar loro, è, come hodetto, quello di lasciarliandare per poche ore a Mas saua. Fanno trenta chilometri ad andare, e trenta a ritornare in un giorno, per andar a passare qualche ora con la moglie o le mogli, e se ne ritornano su come se avessero fatto una pas seggiatina.

Anche qui, quantunque manchino i giornali, quantunque non si viva della vita agitata delle città, pur tuttavia le notizie sono presto dimenticate,comprese quelle che, appenaconosciute, hanno fatto la maggiore impressione. Poco si parla più ora della defezione di Debeb. E se per caso se ne parla, gli è perchè vi si accenna indirettamente,pensando che abbiamo qui altri fuo rusciti ed altri capi, ai quali abbiamo dato armie munizioni, compreso quel Meganscià venuto ultimamente da Zula e del qualela Riforma hafatto una biografia, che molti altri giornali han riprodotto, scambiandouna persona per un'altra. È seguito, a proposito delDebeb, quello che accadesempre. Si è chiusala stalla dopo fuggiti i buoi. Si è pensato a ragione peccato che sia un po' tardi che, posto che si è ben decisi a non muo versi da Saati , può essere pericoloso tener qui intorno quella gente armata e s è cominciato dal disarmare il Kantibai, salvo a vedere poi se sia il caso di disarmare anche gli altri; cosa che credoavverrà presto. Naturalmente questo disarmo improv viso ha offeso l'amor proprio del capo degli Habab, il quale non dissimula il suo malcontento, e che parlando con me, come con altri, ha dichiarato che con questo atto del Comando, vien po sto in una condizione molto imbarazzante. un guerriero , dice Kantibai , volta chiesto ed ottenutoil protettorato degliItaliani,non posso nemmeno pensare a venir meno alla fede giurata. Quindi non posso a meno d'insistere perchè al Comando si comprenda la posizione difficile nella quale sono , dal momento che non solo questo protettorato è effimero, e nessuno viene a difendere il mio paese minacciato da due potenti nemici, i dervisci e gli Abissini, ma mi si tolgono anche i mezzi coi quali potremmo almeno tentare di difenderci da noi. Io ho negli Habab qualche de cina di migliaia di uomini, ma con lelancie per sola arma non posso tener testa a gente armata di fucile e rotta alla guerra, come lo sono i dervisci e gli Abissini. Se mi abbandonate così completamente , verrà un giorno nel quale sarò costretto dalla necessità per non essere schiacciato e oppresso da tutti e due questi nemici potenti a venire a patti, a mettermi con uno de' due ...

66 Io non sono ma una

A me questo Kantibai degli Habab non ha mai ispirato una grande simpatia; ma non posso negare che quel suo ragiona mento fili diritto come una spada. Bisogna convenire ch'egli ha

226 I NERI ARMATI XI .

7 >

> in giro

ragione , e che non avevo torto nemmeno io , quando , fino da qualche mese fa, ho scritto che quella investitora a lui data con tanta solennità, era stata un passo falso. Il nostro è un protet torato molto platonico. Il Kantibai ci ha guadagnato qualche migliaio di talleri con l'affitto dei cammelli, ma si è compromesso più di quello che già non fosse di fronte agli Abissini, che da un giorno all'altro possono per rappresaglia invadere il suo paese. D'altra parte, nelle condizioni attuali , dopo l'accaduto del Debeb, persuasi che non andando avanti le nostre forze bastano alla difesa, e che ritirando una parte delle truppe, può non es sere cosa prudente lo avere d'intorno parecchiecentinaia di ar mati neri non militarizzati, non mi sento il coraggio di biasimare la misura presa dal Comando. Si è cominciato male , si sono commessi degli errori da prin cipio. Tutto quello che segue ora non è che la conseguenza ine vitabile di quegli errori, e del non averavuto unconcetto chiaro e determinatodi quello che si doveva fare e delle condizioni di questi paesi. È sempre della esperienza che si continua a fare, pur troppo a caro prezzo! Infine anche col Debeb, si è egli avuto un criterio nella con dotta da tenere a suo riguardo ? Quando si è di fronte ad una razza nella quale manca il sentimento dell'onore e che repu tiamo una razza inferiore, mi pare che il solo criterio nella nostra condotta verso di questa gente debba esser quello di trarne il mag. gior profitto che se ne può, senza badare molto ai mezzi salvo a vedere che conto sene debba fare i cosa finite. Il Debeb era venuto da noi con la speranza che il corpo di spedizione mar ciasse presto in Abissinia, ed invece si èvedutoanche lui con dannato all'inazione. Sapendosi benissimo che egii mirava a di ventare il successore del Negus, mentre si potevabenissimonon parlare di questo al Comando, si è avuto cura di dirgli che a questo proposito non si facesse illusioni, eper giunta pare si sia trattato con altriche potevano, forse più dilui,aspirare al trono. Non si sentiva più legato a noi dal desiderio della gloria perchè vedeva che non si faceva nulla , non dall' ambizione perchè gli abbiamo contrastato le sue aspirazioni, senza, ripeto, che di que sto vi fosse alcuna necessità. L'unica cosa che lo teneva qui era la prigionia delpadre e del fratello. Tolta questa causa col per. dono completo del Negus, egli non poteva aver dubbii sul par tito cui appigliarsi. Qui era certo di rimanere sempre un per sonaggio di nessuna importanza e inoltre senza speranza di operare; mentre, abissino, lo aspettava il suo grado, nel quale il Negus lo ha reintegrato, e il governo di una provincia. Quanto alle voci corse e non si sa come, nè da chi messe che dovesse subito venire ad attaccare proprio lui, non se ne sa nulla. Il fatto è che egli è rientrato in Abissinia con un numero di seguaci molto piccolo. GliAssaortiniche aveva con sè non han voluto seguirlo, sapendo che in Abissinia avrebbero assai proba bilmente passato un brutto quarto d'ora. E in questi giorni sono rientrati in Massaua altri 70 dei suoi, con un capo che era molto intimo del Debeb, che il Comando ha fatto subito disar

ANCORA DI DEBEB 227

armare.Veramente non sono rientrati spontaneamente: ma sono stati presi al di là degli avamposti in un luogo dove erano ac campati alla meglio da qualche giorno. Non si è potuto ancora sapere con certezza che cosa facessero là, e se realmente aves. sero l'intenzione di ritornare, oppur no.

L'ipotesi che pare abbia maggior fondamento è che, essendo anche questo capo compromesso di fronte al Negus, non abbia ardito di seguire il Debeb : ma che avendogli questo promesso di parlare in suo favore al Negus, egli stesse là coi suoi ad aspettare la risposta, pronto ad entrare in Abissinia, se la ri sposta veniva col perdono del Negus. Intanto, siccome v'è cer temente poco da fidarsi di costoro, appena giunti a Massaua sono stati disarmati. Quando questa gente arrivò sul piazzale di Ras -Mudur non s'attendeva ad una sorpresa di questo genere, e rinunzio a descrivere la faccia che hanno fatto, quando si son visti circondati dai carabinieri , e lo sguardo con cui ciascuno accompagnava il proprio fucile quando glie li portaron via. Quanto al loro capo, per esserne più sicuri, lo hanno messo a bordo della Città di Genova, senza trattarlo proprio come un prigioniero, ma determinati però a tenerlo lì finchè le cose sieno ben chiarite.

228 XI . I NERI ARVATI

CAPITOLO XII.

Le istituzioni politiche e amministrative a Massaua.

Commerci e commercianti. Gli introiti della dogana. I Greci. - Gli Arabi. - Un mercante di schiavi nostro amico. I Baniani. Come vivono. La festa del Sole. Le due specie di Italiani. Il commercio di Mas . Il tribunale civile. Giudici senza calze . Il tribunale militare. La rettorica degli imputati. La congiura del sangiak contro Adam . Un gran processo. L'amministrazione civile. Il commissario regio. L'amministratore della Colonia. - Brutti elementi . L'agente delle tribù. Gli interpreti. Il rappresentante della Francia a Massana. Gli Abissini protetti dalla bandiera francese all'indomani di Dogali. Una nave perduta e un francese salvato dal comandante del Barbarigo, >

sana .

In uno dei primi capitoli di questo libro ho parlato piuttosto a lungo di Massaua, facendo la descrizione del paese ed accen nando, qua e là, ai costumi degli indigeni, allo sviluppo che pian piano va prendendo la città ,e alla vita che conducono quelli che, come me, per ragioni d'ufficio o di professione, vi passano qualche tempo. Se cotesto libro non fosse, come è, una compi. lazione di note prese giorno per giorno, in un periodo nel quale v'era molta truppa su quella costa del Mar Rosso, e mentre si attendevano da un giorno all'altro degli avvenimenti militari, concederei uno spazio assai maggiore allo studio delleistituzioni politiche ed amministrative di questa nostra colonia. Molte cose ci sarebbero da dire, e non prive di interesse, per coloro che seguono lo sviluppo di questo nostro possedimento; e l'interesse sarebbe svegliato anche dal fatto che molte cose non sono mai state dette e notate, per la stessa ragione per cui anch'io poco me ne sono occupato, avendo da pensare ad altro, e sapendo il pubblico desideroso e ansioso di notizie sulle nostre operazioni militari, anzichè di conoscere meglio questo nostro possedimento.

Così, anche ora, nemmeno questo capitolo ha la pretesa di essere veramente uno studio. Sono anche queste note ed im

pressioni buttate giù sul mio carnet, in quei lunghi mesi di inazione, quando, sembrando affatto perduta ogni speranza di combattimento, vivevo un po' a Saati e un po' a Massaua, aspet. tando che il caldo persuadesse il Governo a richiamare in Italia le truppe.

Non è il caso, qui, di discutere sulla importanza politica di Massaua , nè del modo con cui essa diventò un nostro possedi mento. Oramai le pubblicazioni: ufficiali, e i Libri verdi possono, assai meglio che non saprei farlo io, informare il lettore intorno a tutto ciò.

Mi limito quindi , come ho detto , a qualche impressione e a poche note raccolte sulle istituzioni e sul movimento di questa nostra colonia, lasciando al lettore di fare egli stesso i commenti e le previsioni per l'avvenire.

Letruppe italiane sono sbarcate a Massaua , intendendo di farne una importante piazza commerciale. Tutte le imprese co loniali, del resto, si prefiggono principalmente lo scopo di aprire ed avviare nuove vie al commercio. Quindi mi sembra che possa riuscire non del tutto inutile il dire qualche cosa a proposito di questo movimento commerciale, benchè le condizioni anormali dovute al blocco ed altre circostanze non mi permettano troppo sicuri giudizi. Le cifre che rappresentano il movimento e gli in troiti della dogana, per esempio, nel novembre 1887, e il para gono col mese corrispondente del precedente anno, sono state trasmesse ufficialmente al Governo e telegrafate in Italia , per cui sarebbe inutile qui riprodurre il piccolo specchietto dimo strativo. L'introito del novembre fu di circa 80 mila lire, delle quali circa 4 mila rappresentano gli introitidi esportazione e di importazione con la tribù degli Habab. Naturalmente, questa cifra di 80 mila lire non è un punto di partenza per poter giu dicare della importanza di Massaua, come posto commerciale, stante lo stato diguerra, per il quale nulla veniva dall'interno. In queste 80 mila lire non ve ne sono che circa 3 mila date dal l'esportazione; tutto il resto della somma rappresenta, in gran parte, la dogana pagata da merci di vario genere, che vennero dall'India, da Aden o da Trieste col Lloyd austriaco. Le navi che partono da Aden portano della merce giapponese, indiana, e qualche cosa di genere alimentare:i vaporidel Lloydaustriaco che fanno con Trieste e gli scali del Mar Rosso un servizio re golarissimo, portano a Massaua legname, birra, lane lavorate, biancherie e molti altri oggetti. Accenno a queste due linee solamente, perchè le merci provenienti dall' Italia sono esenti da ogni dazio.

È certo che a dare un'occhiata ai lunghi baracconi, dove ci sono gli uffici e i magazzini della dogana, a veder quel continuo lavoro, un movimento grandissimodi merci, tutti quei neri che trasportanole casse, i sacchi, i colli, sembrebbe che alla fine del mese tutto ciò dovesse dare chissà che proventi. In realtà poi, la maggior parte è merce che viene dal nostro paese, e chepassa là solamente per le necessarie constatazioni. Ciò che paga dazio è la merce che viene portata ogni quindici giorni dal Pa lestina, che viene da Aden toccando Assab, e dai vapori del

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Lloyd, che da qualche tempo, oltre il servizio settimanale , fa partire da Trieste un vapore straordinario di più ogni mese.

Per il mese di novembre ho scelto questo mese perchè è stato quello del maggior movimento, siccome gli arrivi sono stati molto numerosi e irregolari, e siccome tutto quello che è imbarcato sui piroscafi noleggiati sfugge alla dogana, che non vi ha nessuna ingerenza, così è difficile anche formarsi un'idea del valore,sia pure approssimativo, delle merci venute dall'Italia.

Come ripeto, daqueste cifre èdifficile formarsi un concetto del commercio di Massaua , perchè la cifra relativa ai dazi di importazione rappresenta un commercio fittizio, dovuto quasi unicamente alla truppa che è qui, e ai lavori che si fanno. Ep perciò,quantunque quello specchietto come i successivi sia stato comunicato ufficialmente, mi pare che abbia pochissima impor tanza .

Se mai uno studio si dovesse fare sul commercio di Massaua, bisognerebbe prendere come punto di partenza altre statistiche, quelle delle epoche precedenti al blocco, e vedere di quanto quel movimento può crescere, quando fossero agevolate le vie di comunicazione con l'interno. E , ritornata Massaua in con dizioni normali a parte la questione degli introiti della dogana ci vorrà sempre del tempo, e provvedimenti da pren dersi con molto tatto, affinchè ilcommercio locale non sia inca gliato , e questo paese possa essere liberato da gente che sarà sempre di impedimento a qualunque sviluppo commerciale nel vero senso della parola. Preoccupato dellaquestione e della si tuazione dal punto di vista militare, il Governo si capisce non ha ancora avuto tempo di provvedere efficacemente a ciò. Per ora Massaua è una colonia militare, e l'autorità militare non può, e non sarebbe del resto adatta ad occuparsi di questo. E quanto a qualche funzionario o impiegato civile che se ne occupa, il Governo non avrebbe potuto cadere peggio , pren dendo della gente a caso, capitata qui non si sa nè come, da dove, nè perchè, ma, probabilmente, perchè non aveva trovato da far bene in Italia. A questo proposito, gli avvisi dati e le accuse chiare di fatti specifici, come direbbero i causidici, stam pate sui giornali e non smentite, non hanno servito a nulla.

Dal sopra detto parmi risulti che di commercio a Massaua ve n'è assai poco, e che, se non ci fossero state ragioni politiche, non avrebbero certo potuto essere quelle commercialia deter minare l'occupazione.

Il commercio dell'Abissinia è una fisima come tante altre. Se anche vi fossero delle strade comode e sicure dall'Abissinia a Massaua, esso sarebbe rappresentato da cifre assai modeste. Le poesiedei viaggiatori sono una gran bella cosa, ma mi pare che al giudizio loro sia da preferirsi quello dei pochi commercianti che sono da un pezzo su questa costa del Mar Rosso , che per ragioni pratiche di commercio sonostati tante volte in Abis sinia, e chesono tutti d'accordo nell'asserire che il commercio con questi paesi all' infuori di quel poco che se ne è fatto fin qui è una fisima, per la ragione molto semplice che in Abis sinia non c'è nulla. Non c'è nulla all' Asmara ed è poverissimo

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il Tigrè. Soli paesi dove c'è produzione e ricchezze, sarebbero i paesi Galla, che sono assai lontani, e il cui commercio dovrebbe trovare naturalmente uno sbocco più vicino a loro che non a Massaua. Sono quei paesi, alcuni dei quali assoggettati recen temente da Menelik, - i soli che possano avere realmente un av. venire. C'era l'Harrar, paese ricco e fertile, che ci siamo lasciati sfuggire quando, dopol'eccidio Porro, avevamo tutta la ragione per occuparlo movendo da Zeila, in un momento nel quale gli Inglesi non avrebbero potuto nè voluto sollevarci difficoltà. Al l' Harrar, dove il clima è mite e temperato, contro gente senza armi , non ci sarebbe stato bisogno nè di grosse spedizioni, nè di molti milioni. Ma lasciamo stare per ora queste note dolorose, e ritorniamo al commercio, o per meglio dire ai commercianti di Massana, dando a questa parola un significato molto vasto.

Come in tutti gli scali del levante, i più odiati sono i Greci. Fortunatamente, questa gente non discendeaffatto dagli antichi Greci: è noto che,secondo alcuni , non avrebbero conquesti più alcuna parentela nemmeno gli abitanti del nuovo regno di Grecia. Nella scienza moderna, lostudio delle razze, dei loro incrocia menti, e del modo con cui man mano sono andate formandosi le popolazioni degli Stati attuali, hanno sfrondato più d' un'il lusione. Del resto , senza preoccuparsi del menomo studio sulle vi cende delle popolazioni europee,basta vedere i Greci d'oggi giorno che sono nelle città marittime del levante, come a Mas saua, per persuadersi che non han che vedere co' veri Greci. Chi potrebbe supporre infatti che questi usurai, questa gente che non ha nè sentimenti di patria, nè di dignità, discenda da costoro? Una volta visti da vicino, nessuno si meraviglia più che la parola greco abbia in qualche lingua parecchi signifi cati, e tutti quanti tutt'altro che lusinghieri. In queste regioni almeno, pur di farquattrini, si adattano a qualunque mestiere, compresii più ignobili. Sanno la poca stima che godono, epperò se possono, se appena parlano discretamente un'altra lingua europea, cercano di nascondere la loro nazionalità.

Lo stesso individuo , a seconda delle circostanze , e quando spera che ciò gli torni comodo , si farà passare per greco , per soriano, per siciliano o per turco perchè, per costoro, anche il secolare odio contro il maomettanismo cede e sparisce allorchè hanno la speranza di poter meglio imbrogliare qualcuno. Non è vero che sieno nemici degli Italiani. Essi si comportano qui, con noi, come si comporterebbero con qualunque altro popolo, e come del resto si comportano altrovedove non visono Italiani. In tutti gli scali del levante s'adopera la parola greco ,, annettendovi un certo significato di disprezzo. È un greco , vuol dire è un imbroglione, una persona dalla qualec'èda aspettarsi qualunque tiro, e della quale non c'è mai da fidarsi.

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Son essi che facevano il commercio con l'Abissinia, e ancora adesso ce ne sono parecchi presso il Negus, come presso alcuni ras e allo Scioa, eben inteso sono tutti in favore dell Abissinia, dove han dato ad intendere che la Grecia è un gran regno di 77

La dogana alla diga che unisce Dassaua e il al continente .

Da
Massaua a Saati.

trenta o quaranta milioni d'abitanti, cosa che può anche essere creduta in un paese dove sono molti quelli che non credono alla geografia, e non sanno nemmeno cheesista. Grandi amici degli Abissini in Abissinia, era naturale che fossero a Massaua amici del console di Francia, ed anzi protetti francesi. Però quando si accorsero che la raccomandazione e la protezione del console francese erano qualche volta il mezzo più spiccio per non otte nere quello che volevano, impararono à rivolgersidirettamente alle autorità nostre, non più come protetti francesi. Intanto essi a questa protezione, appena sbarcate le truppe nel novembre, avevano rinunziato completamente. Trovavano il loro tornaconto a trattare direttamente. Se questo tornaconto lo avessero trovato a essere protetti dallo Scià di Persia, con la stessa indifferenza sarebbero diventati protetti persiapi. Sembrerà forse esagerato tutto ciò che si dice dei Greci nel Mar Rosso , ma pure è così. Ben inteso che quando si accenna a questo fatto, bisogna sempre fare la distinzione fra i veri El leni e costoro. Questi appartengono ad antiche colonie greche ; la maggior parte di loro non ha nemmeno mai veduto la Grecia; e questo paese nonha ragione di offendersi di un simile giudizio generale sucotesti suoi pseudo cittadini, come non ha ragione di offendersi l'Italia della poca stima che godono gli Italiani del levante, i quali sono, rispetto a noi,presso a poco nelle con. dizioni nelle quali è di fronte alla Grecia la gente di cui parlo.

L'altro elemento nel mondo commerciale, forse il più nume roso, e certamente il più ricco, è l'elemento arabo.

I Greci non hanno nè un capo riconosciuto , nè alcuno che per ricchezza o posizione eserciti eugli altri autorità. Sono uniti e si aiutano fra di loro mercè una specie di massoneria. Gli Arabi tutti quanti, invece, fanno capo e riconoscono una certa autorità nel più ricco di loro. La demarcazione nelle classi so ciali del popolo arabo è molto rigida. Non vi sono più almeno a Massaua gli schiavi; ma c'è una tale distanza fra il padrone e chi lavora, che quest'ultimo crede che l'altro abbia assoluta mente il diritto di bastonarloe farlo obbedire a colpi di curbasch. Più uno è ricco, e più ha influenza ed autorità. Del resto, la po polazione araba è divisa in due grandi categorie: quelli che hanno qualche cosa, e quelli che non hanno nulla: con questa differenza con le nostre società, che in esse quelli che non hanno nulla possono elevarsi, mentre nella popolazione araba chi è nato pro letario, tranne qualche caso rarissimo, muore proletario. Icolpi di curbasch coi quali è stata fattala sua educazione infantile, lo accompagnano, dal più al meno, durante tutta la vita.

Quanto al commercio, gli Arabi fanno sopratutto coi loro sambuchi, costruiti generalmente a Gedda e a Odeida, il traffico da una costa all'altra. Portano a Massaua partendo general mente da questi due paesi i prodotti del Jemen e di tutte le regioni della costa asiatica, recano di là i prodotti che vengono dall'interno. Nel Mar Rosso ci sono ancora degli arabi pirati , non nel senso di aggredire le navi , perchè non potreb bero farlo con le piccole navi che hanno ; ma quando un basti mento è in pericolo o arenato, il che capita più spesso nel Mar

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A
XII
AMMINISTRATIVE
MASSAUA

Rosso che in qualunque altra navigazione, peggio quando è del tutto abbandonato, càpitano da tutte le parti , come avoltoi, a portarvia tutto quello che possono materialmente trasportare. In poche ore, delbastimento arenato, non c'è più che la car cassa malconcia. Molti dei sambuchi, che durante l'arrivo delle nostre truppe lavoravano allo scarico delle merci o a traspor tare materiale da costruzione dal Desset o dalle isole Dalak, erano quelli che aiutavano, un tempo, col trasporto sulla costa asiatica, il commercio che su queste coste è sempre stato il più produttivo quello degli schiavi.

I commercianti arabi a Massaua fanno tutti capo ad un certo Hakad, milionario, di cui i nostri giornali, senza sapere chi fosse, hanno pabblicato con una certa compiacenza il nome, quando diede mille lire per i feriti di Dogàli. Adesso deve vivere con noi, e siccome è tutt'altro che uno sciocco, mostra di starci di buona voglia, e all'apparenza è il più grande amico degli Europei che abbia mai esistito. Figuratevipoiquando, avendo saputo che doveva arrivare un forte corpo di truppa, ha fiutato da lontano la possibilità di qualche grosso atare in forniture!...

Ma il vero si è che anche lui è uno di quegli elementi, che per l'avvenire della colonia sarebbe meglio mettere a bordo e man dare in altri lidi; poichè nessuno è più nemico di lui degli Euro pei.Tatti sanno che la sua fortuna, calcolata di parecchi milioni, egli l'ha fatta precisamente all'epoca della rivolta di Arabì, del quale era un intimo, depredando gli Europei e le casse del Go. verno. Fa anzi uno dei più accaniti. Sedata la rivolta, venne esiliato a Massaua, e aumentò in pochi anni la sua fortuna col commercio degli schiavi. Sono suoi amici di casa abituali tutte le persone notoriamente arverse a noi, e fra gli altri un suo cor religionario,cheè l'autore di tutte le corrispondenze feroci contro di noi, pubblicate in questi ultimi tempi sui giornali arabi del Cairo.

Il Comando s'è servito qualche volta di lui per le relazioni che egli conserva sempre coiribelli del Sudan, quando credeva che potesse essere buona politica l'agire d'accordo con essi con tro l'Abissinia.Ma è un uomo malfido, il quale, fino a cheresterà a Massaua, rappresenterà sempre un pericolo per noi. Sfortuna tamente, mentrel'elemento militare, pur servendosene, ha sem pre saputo quello che valeva, qualcuno dell'amministrazione civile, attratto forse da losche speculazioni, è sempre stato intimo con questo astuto mercante di schiavi,del quale sono comparse anche su qualche giornale italiano, che le pubblicò in buona fede, delle difese e delle apologie forse profumatamente pagate.

Dopo i Greci e gli Arabi vi sono i Baniani, che vengono dalle lontane Indie a esercitare il commercio a Massaua. È gente in nocua, che non si occupa che dei propri affari. Neri anch' essi di colore,ma più chiari, quasi cioccolatte, con baffi e fedine,e i capelli lunghi legati a codino sul collo, vivono tranquillamente nei loro tuguri, che servono a un tempo come negozio e come abitazione.Vendono gli oggetti indiani trasportati ad Aden ge neralmente sulle Messaggerie francesi, e daAden a Massaua, o coi nostri postali o coi sambuchi. Lá loro religione vieta loro

UN MERCANTE DI SCHIAVI MILIONARIO 235

di mangiare carne, di bere vino, e credo anche di fumare. Sono di costumi esemplari, e non danno noia alcuna. Senza assimi. larsi all'elemento indigeno , vivono con esso in buon accordo, e raramente avvengono liti commerciali. Vestono anche essi molto semplicemente, e assai poco, e portano tutti una specie di calottino a colori scuri. Sono più puliti degli Arabi, perchè credo che la loro religione li obblighia lavarsi parecchie volte al giorno, talchè ri capita di vederli fare questa funzione per sino in mezzo alla strada, o poco meno; però, mentre curano molto la puliziadella persona,non curano affatto quella delle loro abi. tazioni. Non possono pare sempre per precetto della loro re ligione, il cui studio dovrebbe essere interessante uccidere animali. I topi, i ragni e altri animali d'ogni qualità, trovano comodo di star nel grembo della loro chiesa, e hanno le loro abi tazioni, le loro tane dove stanno le famiglie baniane. Crescono e moltiplicano senza che nessuno li disturbi. Questo loro rispetto per le bestie è sfruttato dai monelli arabi, che vanno sulla porta delle loro botteghe con un cane legato, che seguitano a bastonare fino a che i Baniani, malgrado laloro avarizia, si risol vono a dar loro qualche soldo onde smettano di percuotere la povera bestia, che essi prendono subito sotto la loro protezione. Ho assistito una volta a una scena curiosissima. Una scimmia era riuscita a scappare dalla loro chiesa, nella quale essi ten gono come una mezza menagérie di animali sacri.Per due o tre ore ci fu grande agitazione nella colonia baniana di Massaua. Lasciavano tutti le botteghe, gli affari, per correre alla ricerca della scimmia, che era scappata sui tetti e che girara da una ba racca all'altra. Non potevano fargli del male, per non commet tere un sacrilegio; cosicchè la caccia è durata un bel pezzoperchè tutte le volte che, dopo grave stento, un Baniano eralì per prenderla, la scimmia saltava da un tetto all'altro, e si metteva tranquillamentea grattarsi, o a far di peggio, inquegli atteg giamenti comici che sono propri di questi animali. Pareva che la scimmia li canzonasse mentre essi seguitavano a fare tutta questa giostra per prenderla, cantando e battendo le mani , e dicendo a quel modo certe loro preghiere adatte alla circostanza.

Verso la metà di marzo essi han celebrata la festa del Sole con una grande fantasia. È la sola occasione, durante tutto l'anno, nella quale i Baniani si permettono di fare del chiasso, di ballare e di interrompere la vita tranquilla che fanno per mesi e mesi seduti , o meglio accovacciati dietro il banco dei loro negozi, piccoli, angusti, nei quali si soffoca. Ma anche in questa occasione, il chiasso che fanno è molto moderato e non danno certo noia a nessuno. La lor grande fantasia consiste nel prender parte ad una gran danza speciale, gettandosi addosso l'uno all'altro una polvere rossa, che non ho potuto capire cosa sia, in modo che, dopo un po', con le loro faccie nere e l'abito bianco tinto di rosso, fanno un effetto curiosissimo.

È così che essi festeggiano la fine dell'inverno, e la ricomparsa del sole coi calori estivi. Più il sole diventa caldo ed infocato, e più essi ne ringraziano il loro Dio e i loro santi.

Pensare che proprio in odio a questo sole e all'Africa, un

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Un d'arrivogiorno di posta a Massaua .

I CAN
SANITA MARITTIMA
NA

amico mio, impaziente di abbandonare questi lidi, mi diceva un giorno che se ritornava in Italia non sarebbe andato mai più nemmeno a sentire l Africana.... tanto dell'Africa ne aveva abba stanza !

Certo, questi Baniani non danno un grande utile alla colonia, poichè non consumano addirittura nulla : e tutto quello che gua dagnano lo mandano ai loro paesi, o alle famiglie, o ai padroni, che dan loro un tanto per cento, giacchè moltinonsono che rap presentanti. Con le altre merci mandano anche l'oro. Son essi che hanno creato l'aggio sull'oro, per cui un marengo vale 21 lire , e la sterlina 27. Durante il soggiorno delle truppe, specialmente, hanno guadagnato molto. Quando entrate in un negozio di Baniani e volete comperare un oggetto, vi domandano sempre il doppiodel prezzoper cui sono disposti a lasciarlo. Non è raro il caso di pagar 20 lire un oggetto del quale vi hanno chiesto 80 o anche 100. Per vendere la loro mercanzia, vanno a portarla a otto, dieci chilometri dove ci sono i battaglioni più avanzati. Mentre gli ufficiali sono alla mensa , improvvisano il loro negozio in un angolo della baracca , e stanno là con una pazienza, che alle volte pare si avvicini alla rassegnazione, a aspettare, a discutere sulprezzo, a far vedere dieci volte quello che hanno, fin che alla fine riescono a vendere, qualche volta, ap pena un oggetto di poche lire; ma se ne vanno ugualmente con tenti. È sempre tanto di guadagnato.

Come ho detto, è gente che non dà noie, che non s' occupa di politica, e che non dà da fare ai tribunali , nè per liti coin merciali, nè per reati di qualsiasi genere.

Del commercio italiano,o almeno fatto da Italiani e tutto sommato non è davvero gran cosa ci sarebbe di che dire, e non tutto in bene. Eppoi a voler dir tutto, dovrei scendere a personalità dalle quali rifuggo. Ad ogni modo bisognerebbe co minciare dal distinguere duequalità di Italiani. Ci sono gli Ita liani propriainente detti, e quelli che si sono ricordati sola mente dopo l'occupazione del loro cognome italiano e che, nati in Egitto o sugli scali del Levante, sono piovuti in questo nostro possedimentonella speranza di fare qualche cosa.

Ma lasciando stare le persone e le due qualità di Italiani , il commercio che essi rappresentavano, e rappresentano ancora in parte, è tranne qualche eccezione un commercio fittizio, fondato in gran parte sulla truppa, e sui lavori resi necessari dalla spedizione.

In generale - a proposito di commercio mi sembra che invece di essere noi a portare la civiltà, dirò cosìcommerciale, sono gli Arabi quelli che fanno scuola, e dai qualii nostri im parano il commercio fatto a base di bacscish (mancia). È cosa sconfortante, ma vera.

Circa alle previsioni sull'avvenire commerciale di Massaua, non oso farne Quanto a quello che chiamerei l' avvenire pros simo, io credo che se si ritornasse a' tempi normali, col transito aperto per l'Abissinia, su per giù le cose continuerebbero come prima di Dogali, epperò credo che perora, e per un gran pezzo ancora,faranno benea rivolgere altrove i loro sguardi tutti quelli,

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XII .
AMMINISTRATIVE A MASSALA

e non sono pochi, i quali hanno l'illusione di andare a Massana a far dei quattrini.

Quel poco commercio che ci potrebbe essere nell' avvenire prossimo cu accenno, sarebbe come lo è stato fino a tempo fa, concentrato nelle mani di quelle quattro o cinque persone le quali lo facevano prima, e che dopo esser là da tanti anni, si capisce che ne abbiano in certo modo il monopolio. Con tutto ciò non si sono fatti milionari.

Ma, come ho avvertito , all'epoca della spedizione il numero dei commercianti era assai grande e le liti che finivano in tribunale molto numerose.

Vicino al palazzo e ai baraccamenti della dogana, sorge una casa modesta in muratura sormontata da una baracca in legno, che ho già descritto in principio di questo volume, perchèè in quella baracca che fui ospitato appena sbarcato, dal cav. Fiec chi presidente del tribunale civile e correzionale di Massaua e dipendenze. L'amicizia viva e profonda che mi lega a questo egregio funzionario, la intimità della vita fatta assieme per pa recchi mesi , la gratitudine che io gli serbo per l'affetto quasi paterno che egli ebbe per me, malgrado la non grande diffe renza d'età, mi impedisce di dire del funzionario attivo ed in telligente tutto il bene che egli merita. Del resto , egli non ha certo bisogno dell'elogio mio , che ha così poco valore, di fronte al giudizio unanime di tutta la colonia , e alle ripetute prove di stima e di fiducia che ebbe ed ha tuttora dal Co mando e dal Governo.

Appena arrivato, quasi tre annifa, ha dovuto lavorare e non poco a organizzare sulle rovine del vecchio tribunale egiziano un tribunale civile, serio, il quale conciliasse l'osservanza delle leggi nostre col rispetto agli usi, alle tradizioni e ai sentimenti religiosi della popolazione.Sarebbe interessantissima una rela zione di tutto ciò che a questo proposito fu fatto, e sull'or ganizzazione e sul funzionamentoattuale del tribunale. deplorevole che, inentre in questo felice paese nostro si stam pano dal Governo tanti volumi che finiscono dal salumaio, non si sia pensato a far conoscere al pubblico molte cose a questo riguardo che sarebbero certamente assai interessanti.

La stanza dove a Massaua si amministra la giustizia è molto modesta, e non è raro il caso di vedere durante un'udienza un topo attraversarla tranquillamente. - Dietro il tavolo del presi dente c'è un piccolocartellino con la scritta : La legge è uguale per tutti. A sinistra del presidente, un altro tavolinoqualunque, al quale siede il cancelliere, che fa anche da interprete. La di scussione delle cause, fatta coll'interprete, dà luogo a scene curiosissime. Naturalmente tutta la procedura, quando sono in causa degli indigeni o degli Abissini, è un po' diversa che da noi. Ognuno giura secondo il proprio rito, e le formole di giu ramento, fra le quali quella degli Abissini, per esempio, che mi pare giurino con un pugno di dura nella mano destra sono assai caratteristiche.

Per le questioni che toccano la famiglia, c'è un'altra specie di tribunale maomettano, il quale giudica inappellabilmente secondo

IL TRIBUNALE CIVILE 239

il Corano e le leggi musulmane. Guai se il cavalier Fiecchi do vesse occuparsi anche delle contese che nascono numerosissime nelle famiglie arabe! Si lascia che se la sbrighino fra loro; tanto più che gli Arabi non discutono, e accettano come un oracolo il giudizio quale che sia del presidente del loro tribunale , il quale è un gran sacerdote col titolo di interprete del Corano. Questo curioso tribunale è composto di tre o quattro musul mani presieduti dal sacerdote interprete del Corano. Tengono le loro sedute sul terrazzo o veranda,adiacente alla sala delnostro tribunale.

Sono seduti tutti e tre su di un gran divano: fumano, men tre sentono le accuse e le difese, il narghilè o la sigaretta, o magari si accarezzano la punta dei piedi. Per quanto abbia fatto,ilcav. Fiecchi non èriuscito ad ottenere che uno di que. sti giudici mettesse le calze, ancorchè questo giudice sia puli tissimo nel vestire. Per compiacenza verso il nostro funzionario che è il suo superiore immediato, due o tre volte si presentò con le calze, ma se le tolse subito appena preso posto sul divano di cui ho parlato e dove siede.... il tribunale maomettano. caratteristico come ho già avvertito il vedere come il giudizio, dato con l'accompagnamento obbligato della lettura di qualche versetto del Corano, non sia mai discusso da quelli che chiedono giustizia.

È incredibile il numero delle mogli che vanno a lamentarsi dei mariti,o viceversa. Peccato non si riesca a capire una pa rola di quello che dicono, perchè altrimenti son persuaso che ci sarebbe da divertirsi molto a starli a sentire.

Oltre al tribunale civile e correzionale, pè a Massaua anche il tribunale militare.

In fondo a una piccola diga di un centinaio di metri, che uni sce l'isola Tauluda quella di Massaua e all'isolotto del Comando, a destra, prima di entrare proprio in Taulud dove ci sono i ba raccamenti di due battaglioni e un forte con un paio di batterie, c'è una piccola casa rossa, che non ha miglior aspetto delle al tre, sulla cui porta passeggia qualchevolta con aria grave un basci-buzuc armato del suo vetterli. Alla sera, invece di passeg giare, se ne staseduto, e più che seduto, raggomitolato in mezzo a un mucchio di stracci, e non si alza cheper rendere gli onori agli ufficiali che passano. Ad Aden gli Inglesi per tenerein sog. gezione una razza inferiore,hanno prescritto chele sentinelledeb bano rendere gli onori a qualunque bianco, militare o borghese che sia. Noi altri siamo meno esigenti. E i neri non hanno l'ob bligodegli onori che per i militari o pei borghesi, che per le loro funzioni sono assimilati a militari. Questa modesta casupola, affidata alla custodia di un piccolo posto di basci-buzuc, è quella del tribunale militare, che oltre ad avere le attribuzioni militari, funziona un po' anche come corte d'Assise, perchè ad esso sono deferiti tutti i reati che hanno carattere di crimine. Due o tre stanze, a pian terreno, una delle quali, la più grande, serve come mensa, costituiscono tutto l'ap partamento destinato agli uffici del tribunale. Dei cartellini scritti à mano indicano, magari nella stessa stanza, l'ufficio del presi

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240 LE ISTITUZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE A MASSAUA XII .

La MassauaferroviaSaati .

Dc Massaua a Saati.

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La stazione di Otumlo .

dente, dell'istruttore, dei giudici. Meschina in apparenza, la sede della giustizia è ignobile addirittura nell'interno. Eppure, se in qualunque altro paese è stata riconosciuta la necessità che le aule dove si amministra la giustizia abbiano un certo carattere disolennità, o per lo meno di pulizia, in mezzoa queste po polazioni cotesta necessità si fa sentire ancora più vivamente. Con tanti e tanti denari che si sono spesi, l'impiegare una pic cola somma nel costruire una baracca un po' più decente per il tribunale non sarebbe stato un gran male.

Ma forse anche a questa, come a tante altre cose, si penserà col tempo. Per ora la giustizia si continua ad amministrare in quella modesta stamberga, e il tribunale giudica con una certa speditezza, anche tre o quattro processi al giorno. I nostri sol dati, dapprincipio specialmente, non hanno dato un gran da fare alla giustizia. Più tardi c'è stato un certo numero di reati, ma in generale non gravi, e in proporzione non grande, relativamente alla quantità della truppa e sopratutto se si tien conto delle condizioni anormali nelle quali s'era.

Per un po' di tempo, il tribunale è stato costretto ad occuparsi quasi esclusivamente di giudizi contro gl'indigeni, e, fino a che il corpo non fu depurato, sono stati piuttosto numerosi i pro cessi contro i basci-buzuc.

È interessantissimo l'assistere a una seduta del Tribunale mi litare, e sentire le lunghe difese di questi imputati i quali hanno una grande loquacità, parlano con foga, gesticolando, riscal dandosi, intenerendosi a tempo e luogo, senza che noi si possa capire una parola di quello che dicono. L'effetto delle loro di fese è molto scemato, passando per la bocca degli interpreti di arabo e di amarico addetti al tribunale ; ma ne rimane quanto basta,per provare la loro furberia e la loro abilità. In generale sanno difendersi assai bene, e appena arrestati, anche dagli in. terrogatorii, si vede che hanno già stabilito il loro pianodi di fesa che è quasi sempre ilmigliore. Si esprimono quasi sempre con iinmagini, con paragoni che non mancano di una certa ori. ginalità. E lottano fino all'ultimo, discutendo una per una le prove, le testimonianze loro contrarie. Solo, quando le prove schiaccianti, pare non lascino loro più via di uscita, cominciano a cedere, e finiscono con la loro brava perorazione raccomandan dosi alla carità e alla clemenza dei giudici, non trascurando di fare anche un po' di rettorica, tant'è vero che la rettorica non è il patrimonio riservato di nessun partito e di nessun uomo politico.

- Tu sei grande, dicono, rivolgendosi al presidente, tu sei il rappresentante di Dio sulla terra ; quindi io mi affido comº pletamente alla tua giustizia. Se sono reo, condannatemi perchè questo è il vostro dovere, ma se, come spero, mi trovate inno cente, mandatemi libero, e i miei figli pregheranno per voi.

L'applicazione delle nostre leggi agli indigeni, e specie l'ap plicazione del Codice militare per i basci-buzuc, richiede nella magistratura molto tatto o molta coscienza. Alle volte è molto difficile applicare le nostre leggi nella loro rigidità, contro gente che non ha come noi il sentimento del dovere e dell' onore mi.

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212 LE
XII .

litare, su cui la legislazione militare è basata. Non si riescì, per un pezzo, a far capire agli irregolari, che è una grave mancanza quella di abbandonare un posto di guardia in vedetta, di giorno. Capivano che quel servizio si facesse di notte : ma non c'era verso di far loro intendere che si deve farlo , e che ha la sua importanza anche di giorno. Se si fosse dovuta applicare rigo rosamente la legge, conveniva fucilarli o poco meno. Invece si è cominciato a condannarne due o tre a qualche anno di reclusione, in seguito a che, pian piano, han finito per non commettere che raramente simili mancanze.

Anche a Massaua abbiamo avuto un processo celebre. Il pro cesso più importanteo almeno più interessante dell'anno, fu quello contro il sangiak, ossia capo dei basci-buzuc, che finì con l' as soluzione dell'imputato il quale però fu mandato via da Mas saua perchè, malgrado l'assoluzione, non era unostinco di santo.

Il sangiak era accusato di calunnie contro l'Adam allora capo degli irregolari di Arkiko. Questo sangiak, che comparvedinanzi al Tribunale, aveva lo stesso grado sotto gli Egiziani. Il nostro Governo non aveva creduto di doverlo destituire, sebbene ispi- rasse scarsa fiducia circa alle sue attitudini al comando della truppa. Si sapeva che era un ubbriacone e che secondo il si stema egiziano - taglieggiava i suoi soldati, trattenendo a cia scuno qualche tallero sulla paga. Ma non si poteva modificar tutto in una volta, e lo si tollerava. Sventuratamente per lui, avevauna grande gelosia dell'Adam, comandante degli irregolari diArkiko,il quale non dipendeva da lui, e che, a parte un'altra abitudine del pari egiziana, quella dimenar le mani coi soldati, pareva un elemento migliore.Per disfarsi di questo Adam che egli considerava un po'come il proprio competitore al posto di sangiak, pensò e mandò ad effetto un piano, per farlocredere un traditore. Riuniti in casa sua una trentina di soldati di Adam, dicendo che si faceva eco delle loro lagnanze, perchè il loro capo li batteva, fece loro firmare una carta, nella quale essi accusavano Adam di averli invitati più volte a passare in Abissinia, dicendo corna degli Italiani. Nè il sangiak, nè i soldati di Adam sapevano leggere,per cui bisognò preparare il complotto con l'aiuto di due scrivani.Firmate le deposizioni , il sangiak fece giurare sul Corano ai soldati di non dire mai, in alcun luogo nè tempo, quel ch'era accaduto. Appena arrivarono le denuncie, fu istruito il processo contro l'Adam . I suoi soldati avevano giurato sul Corano di tacere, e tacquero fino a quando non s'accorsero che quel silenzio li com prometteva, e li mandava dritti in prigione e per molti anni. A questo punto, malgrado il giuramento sul Corano, uno cominciò a parlare, e dopo quello, parlarono tutti gli altri. La trama or. ganizzata dal sangiak contro il suo avversario fu scoperta. Il processo fu naturalmente sospeso e ordinata la nuova istruttoria, che mandò il sangiak dinanzi al Tribunale, onde rispondere di un reato molto grave, specialmente quando si consideri lo stato di guerra, ma che finì coll'assoluzione, perchè pare che giuridi camente mancassero le prove, o fosse per lo meno difficile lo stabilirle.

LA CONGIURA DEL SANGIAK CONTRO ADAM 243

Il solo fatto che il sangiak fosse posto sotto giudizio, fece una favorevole impressione sugli irregolari , ai quali , avvezzi al si stema egiziano, pareva impossibile che uno, elevato in grado, commettendo una mancanza, potesse essere chiamato a rispon derne come qualunque altro mortale. Furono contentissimi che si trattasse di questo sangiak che speculava su di loro , e che rubava anche sui pochi talleri della loro paga.

I due tribunali a cui ho accennato, rappresentano a Massaua la Sareigiustizia.molto imbarazzato se dovessi descrivere ora i vari rami dell'amministrazione; poichè, a dir vero,fino ad oggi si è sempre dato un carattere di provvisorietà a tutti gli uffici, e il com plesso dell'amministrazione della colonia si risente di questo carattere di provvisorietà nella confusione che vi regna spesso, e nella mancanza d'attribuzioni definite.

Il Comando supremo della piazza spetta, come è noto, all'au torità militare. Ma per lo stato di guerra , e per le condizioni speciali del luogo non sono ben definite le attribuzioni dell'au torità militare e quelle dell'autorità civile.

Non si capisce, per esempio, a che scopo si sia mandato a Massaua un funzionario della carriera diplomatica in missione di commissario regio. Che attribuzioni avrebbe potuto avere, specie intempo di guerra, un commissario regio, mentre alla partenza del generale San Marzano pel campo, il comando su premo rimaseaffidato al generale Lanza ? Ilconte Marefoschi, che è un egregio funzionario, avrebbe potuto essere, per le qua lità sue personali, un ottimo collaboratore del comandante mi. litare, ed egli certamente avrebbe reso ottimi servigi, se, mal grado la sua buona volontà, non si fosse trovato di fronte ad uno stato di coseal quale egli non poteva metter rimedio.

Al Comando vi è da parecchianni in qualità di amministratore della colonia un certo avvocato Cagnazzi,ilqualecapitò a Massaua nei primi tempi dell'occupazione, e in poco tempo salì a questa ca ricadal modesto posto discribaccino che ottenne appenaarrivato.

Non ripeterò qui le accuse fatte sul conto suo da tutti quanti i giornali che avevano un corrispondente a Massaua. Certo è che i suoi precedenti non lo indicavano ad una carica delicata e di fiducia, come quella che egli ricopre. A Massaua,per un pezzo egli ha fatto, e pare faccia ancora la pioggia e il bel tempo. Ciò che pare strano ed inconcepibile si èil fatto che, malgrado le accuse specificate dai fatti,malgrado quello che ne hanno stam pato i giornali di tutti i partiti, malgrado tutto quello che i fun zionari,i quali furono sulle coste del Mar Rosso,hanno detto di lui a parecchi ministri, rappresentando come un continuo peri colo la sua presenza al Comando, il Governo abbia sempre fatto leorecchieda mercante, e loabbia lasciato al suo posto.

Non amo il pettegolezzo e le personalità che sarebbero qui fuori posto. Ma pur troppo ci sarebbe da scrivere, non qualche pagina, ma un volume sull'azione deleteria che questo avvocato ha esercitato a Massaua, e al Comando, specie quando aveva più mano libera di quello che è sperabile possaavere ora col generale Baldissera.

214 LE ISTITUZIONI POLITICHE E
A MASSAUA XII .
AMMINISTRATIVE

Lavori per lacondotta dell'acqua al forte di Taulud.

Pare impossibile che nelle amministrazioni civili di Massaua, dove sarebbe stato ed è necessario avere dei giovani colti, vo

245 L'AMMINISTRATORE DELLA COLONIA

lenterosi e ce ne sono tanti in Italia che non desiderereb bero di meglio si sieno potute infiltrarepersone capitate non si sa come,nè da dove, le quali stanno a Massaua solo per fare quattrini e che , non avendo che questo solo obbiettivo , si ca pisce facilmente in che modo tutelino gli interessi a loro affidati . Vi sono degli italiani all'estero nel senso brutto della frase, i quali sono amiconi sava sara, come si dice con un'espressione araba entrata nel linguaggio comune, con degli speculatori greci, con Arabi che ci vedono volentieri come il fumo negli occhi, e col milionario Akad, del quale ho già detto abbastanza.

Chi mi sa dire, per esempio, perchè si sia sentita la necessità di creare la carica di agente delle tribù alleate, per darla a un certo Hagg , soriano , che era prima interprete al tribunale ? E costui un uomo il quale in questi paesi può rendere utili servigi, e qualcunone ha reso realmente. Questo Hagg non merita, a mio modo di vedere, tutto il male che di lui alcuni hanno detto o scritto. Non è mai stato italiano, e nè a lui come ad altri, nelle condizioni sue, si può chiedere del patriottismo. Essi ser vono chi li paga, e servono meglio quelli che meglio li pagano. Ecco tutto.Bisogna dunque servirsene quando se ne ha biso gno: ma - parlo in generale è sempre un pericolo il dar loro delle cariche e dell'autorità; sia perchè, musulmani come sono, inaugurano facilmente anche nel disimpegno delle loro cariche il sistema delle mancie e della corruzione ; sia perchè nche questa è una eventualità della qualo bisogna tenere qualche conto avendo una posizione fissa, ufficiale, possono più facilmente destare, in chi vi ha interesse, il desiderio e la speranza di pagarli, perchè lavorino contro di noi.

e

Anche questo Hagg dicuiparlo, se serve bene, paghiamolo del pari bene :ma pensando che, anni sono, girava anchelui neipaesi Dankali come gli indigeni, avendo per unico vestimentounafascia intorno allavita; che da cristiano s'è fatto mussulmano, perchèciò credeva più conveniente ai suoi interessi, non facciamone un alto funzionario, che domani può protestare per avere anche lui un posto nel famoso decretodelle precedenze del povero Gualterio.

A proposito del personale indigeno, o a contatto con gli indi geni,peril quale non ci si èpotuti servire fino ad ora diItaliani, una questionegrossa è quelladegli interpreti.Purtroppo,essa è stata trattata finoratanto dal Governo quanto dal Comando senza un criterio fisso, senza capire che in un paese del quale non si sa la lingua, vuol dire molto l'essere serviti da buoni o da cat tivi interpreti, da gente della quale si sa di potersi fidare, op pure da persone , nelle quali si ha invece una scarsa fiducia. Del resto,quello che si dice a questo proposito di Massaua, si può dire di tutto l' Oriente, compreso Costantinopoli. Quando si pensa che a Costantinopoli gli ambasciatori sono costretti a parlare col Sultano, quando sono da lui ricevuti, o col Gran Visir, per mezzo dell'interprete, mi pare risulti evidente l'importanza di questi funzionari. Si capisce facilmente come qualche volta l'esito di un passo fatto verso le autorità turche possa dipendere, interamente, dal modo col quale l'interprete traduce le parole di un diplomatico.

246 LE ISTITUZIONI
XII
POLITICHE E AMMINISTRATIVE A
.

Possiamo consolarci col dire che anche altri Governi si trovano, a questo riguardo, nelle stesse condizioni nostre, e sono serviti a Costantinopoli e altrove non molto meglio. Il solo Governo che pare abbia capito l' importanza degli interpreti, è quello del l'Impero austro-ungarico. L'esperienza di qualcuno di questi funzionari,che si è lasciato comperare da chi aveva interesse a che fossero svisate , in una data occasione , le idee e le inten zioni di un ambasciatore , hanno persuaso il Governo della ne cessità di non avere più come interpreti degli stranieri, ma bensì degli Austriaci, dando ad essi una certa posizione autore vole, e pagandoli in modo che possano vivere con un certo de coro. Se ne è fatta, insomma, una carriera , alla quale molti si preparano ed aspirano, sapendo che, riuscendo, li attende una buona e lucrosa posizione. Adesso l'Austria ha uno dei suoi ministri plenipotenziari, il quale proviene per l' appunto dalla carriera degli interpreti, e che fa buonissima prova.

Inutile dire come in ciò si sono regolati gli Inglesi. Essi hanno addirittura una scuola di lingue orientali per gli ufficiali, e l'interprete è quasi sempre un ufficiale.

In tre anni , dacchè siamo a Massaua, non abbiamo un solo ufficiale che sappia discretamente l'arabo. Capisco che è una lingua molto difficile, che non s'impara in pochi mesi, e che gli ufficiali non hanno essi la colpa di questo stato di cose; ma io sono convinto che se il Governo avesse pensato, non dico nemmeno ad aprire una scuola per loro, ma solo a far qualche cosa con serietà, facendo intravedere laprospettiva di una bella posizione, a chi si fosse messo in condizione di fare da inter prete, senza che si sia invece sempre obbligati a ricorrerea stranieri, sulla cui vita e sui cui precedenti spesso c'è molto da dire, un qualche risultato se ne sarebbe avuto. Ben inteso che bisognava far le cose seriamente, e non mandare in Africa, come il Governo ha fatto l'anno scorso o due anni fa , forse per far piacere a un deputato raccomandante, o per levarsi d'attorno qualcuno che lo seccava - un professore di arabo, che, appena giunto a Massaua, mostrò di non sapere una parola di questa lingua, tanto che ilComando ha dovuto rimandarlo subito in Europa.

Ma, pur troppo , quello che non si è fatto due anni fa, pare si continui a non volerlo fare ora. L'elemento militare , che ha in mano le cose del Comando, ha sempre altre preoccupa zioni; e quanto all'amministrazione civile,credo di averne già detto abbastanza, perchè si capisca facilmente che chi realmente ha in mano le cose della colonia, si occuperà sempre di tutt'al tro che di ciò che può fare davvero l'interesse della medesima. Anzi , è per l'appunto l'amministrazione civile quella che per inezzo di certe persone è in certo qual modo la protettrice di qualunque avventuriere che vi capita per fare l'interprete. E sì che anche noi altri ne abbiamo già avuto uno di questi in terpreti, un certo Marcopulo, che era una spia del Negus: sicchè anche per esperienza, dovremmo a quest'ora aver capito l'im portanza di questo servizio.

Dell'interprete in Africa c'è bisogno ad ogni momento; non si

GLI INTERPRETI 247

può far nulla senza di loro, non solo al Comando , ma in tutte le amministrazioni ed anche presso le truppe. Devono quindi essere parecchi. Durante la campagna ve n'erano due al Co mando, uno per ciascun Comando di brigata, uno al Comando di artiglieria, uno al Genio, uno per la marina, uno alla capita neria di porto, due pei carabinieri: poi ci son quelli per il tri bunale civile e per il tribunale militare, per le dogane , per l'ospedale e per parecchie altre amministrazioni.Fra questi, oltre a qualche interprete di arabo, ce n'è anche qualcunoper l'ama rico. Non ne abbiamo uno solo che sia italiano; e siccome sono tutti individui senza alcuna coltura, accade spesso che comin ciano dal non capir essi quello che loro vien detto, dacchè in generale non sanno che molto male l'italiano. Il loro reclutamento è fatto più specialmente in Egitto; ma la maggior parte sono Soriani che capitano in questa nuova carriera, dopo aver fatto, girando tutto il mondo, un po' di tutti i mestieri, cosicchè è accaduto anche a qualcuno di riconoscere in un interprete il cameriere che lo ha servito in qualche café chantant del Cairo o di Alessandria. Parlo in generale, pur constatando che vi sono delle eccezioni, specie in quelli che erano già da un pezzo al servizio dell'Italia in qualche consolato, o che, sebbene nati in Soria o altrove, come i fratelli Dumas, sono italiani di senti mento, e che, naturalmente, non han nulla a che fare con tutti quegli altri. Quando, facendo intravedere la possibilità di una discreta carriera, si prenderanno, per questo servizio così delicato e cosi importante, giovani italiani convenientementepreparati, oche, come quelli che ho citato e che sono i soli hanno, indi pendentemente dalla conoscenza delle lingue, una buona coltura generale, perchè hanno fatto un corso regolare di studii, le cose andranno certo molto meglio. Non si correrà più come oggi, ad ogni momento, il pericolo che, con poco denaro, un console di Francia perchè anche questo s'è dato abbia in qualche nostro funzionario il suo migliore e più sicuro informatore di tutto quanto accade,

Speriamo che al Ministero degli esteri si persuadano una buona volta che, quando si va in un paese nuovo, la prima cosa cui bisogna pensare è quella di potersi far ben comprendere e di comprendere bene gli altri, e che perciò la questione degli interpreti ha una importanza massima.

Come ho detto la gente interessata a creare degli imbarazzi, e disposta a corrompere agenti ed interpreti col denaro, non manca a Massaua.

Parlando di Massaua politica , bisognerebbe pur dedicare un paragrafo anche al corpo diplomatico e consolare , il quale , in generale, è sempre da tenersi d'occhio, specialmente nei paesi orientali. Ma tutto il corpo diplomatico e consolare, su quel lembo di terra africana, è rappresentato dal console di Francia, perchè la Francia è la sola nazione la quale ha creduto neces sario di aver là un rappresentante nella persona del signor Mercigny, che successe nella carica al Soumagne. Tutto questo con la scusa della protezione dei Greci, poichè non c'è un solo

248 LE ISTITUZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE A MASSAUA XII

Da Massaua a Saati,

Onded
32
Il villaggio di Arkiko .

francese da proteggere in tutta Massaua. Durante la perma nenza delle nostre truppe, il Mercigny pareva aver ricevuto dal suo Governo istruzioni un po' diverse da quelle che ebbe il suo precedessore. Si capisce che un console francese, chiunque esso sia, non sta a Massaua come amico nostro; ma, se non altro, il Mercigny teneva un contegno un po' più riservato e corretto del Soumagne. Prima che accadesse il fatto di Dogali, vi erano a Massaua parecchie centinaia di Abissini, i quali non erano punto mole stati. All'indomani del combattimento , come si comprende fa cilmente, tutti questi Abissini furono sfrattati. Solamente si stupì di non vedere quattro ufficiali abissini, che erano abba stanza conosciuti, e che lo sfratto doveva colpire come tutti gli altri. Cerca cerca, si venne a sapere che erano in casa del vice console di Francia, il quale, proprio quel giorno, aveva alzato sul consolato la bandiera del suo paese. Non si credette allora di reagire ufficialmente, quantunque quel contegno potesse, in quei momenti di eccitazione, autorizzare o per lomeno giustificare delle rappresaglie. L'ambiente era tutt'altro che calmo, e credo che al Comando, in quei giorni, abbiano pensato a prendere qualche misura di precauzione, tanto più che quella brava per soncina del Soumagne aveva anche personalmente un contegno abbastanza provocante. Alla sera andava al caffè Garibaldi, col berretto da console, sapendo benissimo che nella popolazione vi era un risentimento assai vivo per la condotta del consolato francese. Èun miracolo che non sia accaduto qualche grosso scandalo. Bisogna però anche dire, che quando seppe che tutti i borghesi eranostati armati, ecapì che non eratroppo pru: dente il farsi vedere, non uscì più, per un bel pezzo, di casa.

Tutti sapevano che, quantunque gli Abissini non sieno pro tetti dai francesi, pur tuttavia trovavano sempre le migliori ac coglienze al consolato di Francia.

Le cose non mutarono , nella sostanza, col signor Mercigny, ma almeno questi si preoccupava , se non altro , di salvare le apparenze , mentre col Soumagne, che non si curava nemmeno diquesto, le cose arrivaronoa un certo punto l'anno scorso, cheal Governo nostro non fu più possibile rimanere indifferente.

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Le relazioni fra l'Italia e la Francia , un pochino migliorate verso la metà dello scorso anno, e forse anche le trattative per la convenzione commerciale, obbligarono il Governo del signor Grévy a richiamare il Soumagne. Ben inteso però in una forma che non colpisse il Soumagne, il quale non avevaalcun deme rito, e che non aveva fatto altro che ubbidire alla consegna. Sebbene fosse in ottima salute, gli fecero chiedere un congedo per ragioni di salute ! E dal congedo, naturalmente subito ac cordato, non è più ritornato nel Mar Rosso.

Quanto alle gentilezze della Francia, già a quell'epoca, prima che smascherasse apertamente i suoi intendimenti, come fece nella recente questione relativa alla protezione dei Greci nella questione del pagamento delle tasse, franca forse la spesa di raccontare un fatto che dimostra anch'esso qualche cosa.

L'anno scorso, un vapore francese, nel Mar Rosso, investì in

250 LE ISTITUZIONI POLITICHE EAMINISTRATIVE A
XII .
MASSALA

una secca, e non essendo stato possibile scagliarlo, venne abban donato. L'equipaggio fu salvato,ma, non si sacome, un individuo, un franceseben inteso, rimase a bordo : per cui, quando, come accade in simili casi, i sambuchi delle isole Dalak, ove la nave aveva investito, andarono sulla nave abbandonataper portar via tutto quanto potevano , ve lo trovarono. Invece di consegnare quel disgraziato al primo vapore che passava, lotennero sul loro sambuco , facendoneuno schiavo, e condannandolo ai più duri lavori. Il comandante della Barbarigo, che era in quelle acque, saputo del fatto, cercò di dare la caccia al sambuco che aveva a bordo il francese. Non trovandolo , ricorse al solo mezzo pos sibile per ottenere qualche cosa. Fece prigionieri i padroni di parecchi sambuchi e li condusse aMassaua, avvertendoli che non sarebbero stati rimessi in libertà, se non pensavano essi, scri vendo ai loro compagni, a ottenere la liberazione di quel fran cese. Dopo qualche settimana, il francese fu consegnato alle no stre autorità.

Una delle nostre navi andò su e giù per il Mar Rosso parec chie volte per questa faccenda, il che importò, fra le altre cose, anche unaspesa non lieve; la marina e le autorità ebbero per questo affare noie non poche, sino a che il francese non fu li. berato.

Tutto questo, non vi pare valesse la pena almeno di un rin graziamento da parte del Governo della Repubblica ? Ebbene, nè in forma ufficiale, nè privatamente, nè il Governo, nè il console, che pur sapeva ogni cosa, trovarono modo di dire una parola, un grazie....

IL CONSOLE FRANCESE 251

CAPITOLO XIII.

L'ultima fase.

Allarmi imprevisti. Gli indigeni di Moncullo che rientrano aMassaua. Al comando della brigata in avamposti. L'avvicinarsi degli Abissini. Il cuoco del generale Baldissera. Le nostre posizioni e quelledegli Abissini. All'opera nord. Adam in contatto col nemico. I nostri bersaglieri. I nemici sui Digdigta. Dal Mareita. Le forze del nemico. Trattative di pace. I messi del Negus. Incontro di pattuglie. Le difficoltà del Ne gus . La miseria e lafame nel campo abissino. Un prete abissino. Le lettere del Negus ela risposta del gen. San Marzano. Induzioni ed ipotesi.

Saati, ai primi di aprile.

Visto che non si faceva nulla, e che sembravano completa mente svanite tutte le speranze che gli Abissini scendessero dalle loro montagne per muovere contro di noi , mi ero già messo a fare i bauli sperando di partire col primo piroscafo. Ma l'uomo propone, e le circostanze dispongono. Precisamente in questi giorni, mentre tutto era calma e quiete, da un momento all'altro gli Abissini si sono decisi a venir in giù. Lunedì mattina, men trenessuno se l'aspettava, si sono vedute tutte le navida guerra, uscire dal porto per andare a mettersi ai loro posti di combat timento, e durante tutta la giornata è stato un continuo muo versi dinavi che andavano di qua e di là, a portare gli ordini a quelle ancorate lungo la costa.La cosa ha sorpresotutti. Dap principio pochi prestavano fede alla possibilità di un attacco, e anzi credevano tutte quelle precauzioni esagerate. La spiega zione che sembrava possibile eraquella che l'allarme fosse dato in certo qual modo dalle bande di soldati che scorrazzavano di qua e di là in cerca di cibo, attese le condizioni nelle quali doveva esser ridotto l'esercito abissino. Nè pareva vi potesse essere altra spiegazione dal momento che, qualche giornoprima, le informazioni avute da molte parti erano concordi nel dare la

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notizia che l'esercito del Negus fossein parte sciolto, stante l'assoluta mancanza di viveri nella regione nella quale era da un pezzo accampato.

Anche al ComandodiMassaua pareva non potesse altrimenti spiegarsi l' avvicinarsi di truppe abissine. La qual cosa concor reva a togliere alle notizie e a quelle precauzioni quasi tutta l'importanza. Di allarmi di quel genere,ce n'erano già stati pa recchi, per cui si capisce facilmente come tutti quanti, compresa . *

Il treno pronto durante i giorni d'allarme all'arsenale di Abd-el-kader.

la popolazione di Massaua, si fosse diventati un po' scettici a questo riguardo.

Ciò checi ha fatto ricredere, è stato il vedere rientrare, rifu giarsi in Massaua tutti gli abitanti di Moncullo e di Otumlo. Gli arabi che occupano quei due villaggi, non hanno mai cre duto all' avvicinarsi dell'esercito abissino, e anche quando pa reva che il Negus fosse all Asmara, nonsi sono mossi. Questa volta invece, di sera, e anche durante tutta la notte, dalla do menica al lunedì , hanno continuato a discendere verso Mas. saua, portando con loro le donne, i bambini , i muli, le pecore, tutto quel po' che posseggono, comprese le poche stuoie con le quali costruiscono,in brevissimo tempo, le loro capanne.Era uno spettacolo dei più caratteristici il vedere sulla spianata di Otamlo quella colonnalunga, interminabile di gente di tutte le età, che

ALLARMI IMPREVISTI 253

camminava lentamente, senza discorrere, desolata di aver dovuto lasciare le proprie abitazioni per andarsi a rifugiare chi sa dove e come. Questa rientrata degli arabi a Massaua è ritenuta come sintomatica. È opinione generale che essi non s'ingannino sul l'avvicinarsi degli Abissini. Anche l'anno scorso è avvenuto lo stesso prima di Dogali.Con loro ha riparato in Massaua anche la Missione svedese, la quale in caso di un combattimento, avrebbe la sua casa, proprio dove s'incrociano i fuochi di due forti.

Quando s è veduta entrare in Massaua tutta quella gente, s'è cominciato a credere che ci potesse essere qualche cosa di serio: Finalmente, cidicemmo, questa volta ci siamo davvero. E via per Saati, che credevo di non rivedere più. Adesso sono qui, comeal solito, aggregato alla brigata Baldis sera, dove si è sempre più al corrente di quello cheaccade, che non altrove, perchè essendo in prima linea, è qui che fanno capo tutti gli informatori, ed è di qui che partono e rientrano le nostre pattuglie per l'esplorazione. Da due giorni la vita del campo, come si può facilmente immaginare, ha preso un aspetto molto diverso.

Tanto digiorno chedi notte c'è un'attività vivissima, una vigi lanza assidua, e gli allarmi si seguono tutte le volte che si sen tono di qua e dilà le fucilate che si scambiano le nostre pat. tuglie con le pattuglie nemiche. Per quanto non ci sia nessuna confusione, e regui sempre un ordine ammirevole , pur tuttavia non c'è più la calma e la tranquillità indifferente dei giorni scorsi, e ciò mi valga discusa presso i lettori che potranno anche tro vare, a volte, molto sconclusionate queste poche note buttate giù alla meglio, come vengono, senzaordine; mentre un amico vi interrompe dieci volte per farvi vedere, col cannocchiale, un bianco su un monte lontano che a lui pare una tenda altrovi obbliga a tendere l'orecchio, perchè un rumore qualunque gli fa l'effetto di colpi di fucileria lontani. Qui, dove èaccampato il comando della brigata, è un conti nuo andirivieni di informatori, di basci-buzuc, che recano notizie od ordini. Bisogna vederli come corrono su e giù per questi di rupi, col loro biglietto infilato sul fucile e con che disinvoltura si mettono in corpo la loro trentina di chilometri in poche ore. L'altro ieri,martedì, sono essi che hanno portato la notizia del l'avanzarsi del nemico che il giorno prima era ancora a Ghinda. Pare che abbiano fatto la marcia di notte, e divisi in due co lonne; l'una che avrebbe avuto la direzioneproprio sulla fronte delle nostre posizioni,e l'altra un po' più a sinistra verso Jan gus. Circa alla quantità dei nemici, le notizie come al solito sono molto vaghe. Pare però che siano assai numerosi, dacchè tutti quanti gli informatori, quando si rivolge loro la domanda per sa pere quanti sono, rispondono invariabilmente: Abissini chetir chetirMartedì(molti).quei poveri basci-buzuc possono dire di aver guada gnato benela loro giornata,e non si può a meno di riconoscere, che per questo servizio di esplorazione sono insuperabili, specialmente i Sudanesi. Qui alla nostra brigata in prima linea

e un

254 L'ULTIMA FASE XII .
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ne abbiamo 200 comandati dal tenente Baronis dei bersaglieri, e son essi che han fatto in questi giorni questo servizio in modo così ammirevole. Si sono sparpagliati da tutte le parti, andando fino a Sabarguma e ad Ailet, passando soli, e non ve (luti, a pochissima distanza dalle pattuglie nemiche. Nella matti nata di martedì , il grosso degli Abissini era verso Sabargama. Alle quattro fu portata al nostro campo la notizia che si erano messi in marcia, talchè, arrivando dietro al Mai-Atal di sera, quella marcia lasciava presumere, che si sarebbero accampati lì la notte, per attaccare o nella notte o all'indomani mattina. Questa volta però la notizia della marcia, e del loro numero piuttosto forte, contemporaneamente agli informatori, era stata portata da un ufficiale nostro , andato in esplorazione con una grossa pattuglia, e che si era spinto a una forte distanza. Portata questa notizia ai campi, e diffusa subito anche nella trappa, verso sera si sono sentiti qua e là nei vari campi delle grida di gioia e d'allegrezza accompagnare le fanfare mentre queste suonavano la ritirata. Finalmente ci siamo, dicevano i soldati.È impossibile descrivere la rabbia, l' animosità che i soldati hanno contro ras Alula e gli Abissini, visto che è per causa loro che sono qui a godere le delizie del clima africano. Se avremo una battaglia, sono certo che non avremo molti pri gionieri, e che i nostri soldati si slanceranno furibondi all'assalto. La nota amena v'è sempre. Con la speranza rinata ancora una volta di venire alle mani, ho visto il cu ere del Comando di brigatache è andato anche lui aprendereil fucile, e se lo stava ripulendo e preparando, mentre teneva d'occhio le marmitte. Ü un bel ragazzo lombardo.Quando l'ho veduto passare vicino alla mia tenda col fucile, gli ho domandato che cosa voleva fare. Ma, adesso, mi rispose nel più puro accento meneghino, mando al diavolo le marmitte e le casseruole. Væuri sparà anca mi. Sont regnuu in Africa per quel.... Veramente, come dicevo, la notizia della marcia in avanti del nemico essendo venuta verso le quattro, qui,dove si vedono arri vare tutti gli informatoriche recano lenotiziee i rapporti degli ufficiali in esplorazione, si è saputo subito ogni cosa. C'è stato un momento probabilmente appena da qualche indizio, si è capito che la marcia si iniziava, che sono arrivati otto o dieci irregolari l'uno dopo l'altro. Il generale Baldissera li riceve ge neralmente nella piccola baracca dove pranza con gli ufficiali addetti alla brigata, e li interroga per mezzo dell'interprete si gnor Dumas, facendo dar loro un po' d'acqua ghiacciata, poichè dopoaver fattoparecchi chilometri di corsa, arrivano trafelati e grondanti di sudore.

L'altro ieri, quando si seppe dell'avanzarsi del nemico, abbiamo avuto lì anche Adam , il quale con i suoi quattrocento occupa un'altura a circa tre chilometri dal nostro campo, sulla sinistra, dalla parte di Jangas. Adam è mussulmano, quindi in una guerra contro gli Abissini parebbe che ci si possa fidare più che degli altri. Certo è che fino ad ora ha reso buoni servigi, e ha già fatto aile fucilate un paio di volte. L'altro ieri è venuto al Comando della brigata, chiamatodal generale a prendere gli ordini in caso

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di attacco, poichè egli occupa una posizione lontana ed isolata. Ricevette l'ordine di dare il segnale di allarme, vedendo avan. zarsi il nemico numeroso, con tre scariche, e quindi di ritirarsi in una posizione più vicina, dove vi sono delle piccole trincee. L'altra sera anche i più scettici, come me, avevano finito col credere e convincersi che all'indomani mattina saremmo stati attaccati. Per quanto ci sembrasse difficile che gli Abissini si decidessero a venire sotto il tiro dei forti, non si poteva spie gare altrimenti la marcia di un esercito piuttosto numeroso, che si accampava a sette od otto chilometri dalle nostre posi zioni; e passando di congettura in congettura, si credeva pure che volessero tentare un colpo verso l'Amasat e il Tak-bat, per rompere le nostre comunicazioni in quella zona, la quale è real mente la più debole, o dove un colpo di mano sarebbe stato non troppo difficile con una grande massa. Ma allora come si spiega che il Negus, o chi perlui, possa scendere con un eser citonumeroso pel puro gustoditoglierequalchemetro di rotaia, e interrompere le comunicazioni? Qui a Saati, ci sono provviste per più di 20 giorni, e quando gli Abissini volessero levarsi co testo gusto di girare al largo dalle nostre posizioni, per andarsi a mettere in quella zona debole, non conseguirebbero alcun ri sultato, perchè non ci potrebbero rimanere che un giorno o due al più. È poco presumibile quindi che sieno scesi per levarsi questo gusto. Credo invece che molestandoci, provocandoci in certo qual modo, essi tentino e sperino di farci uscire dalle posi zioni. Ma per la stessa ragione dei viveri e dell'acqua, essi non possono restare a lungo ore sono, per cui o debbono decidersi ad attaccare, oppure ad andarsene.

Se avessi sotto gli occhi una carta, cercherei di dare un'idea esatta delle nostre posizioni. Maanche senza di questa è fa cile comprendere come nelle attuali posizioni si potrebbe tener testa anche a un esercito più numeroso e meglio armato e guidato che non sia l'esercito abissino. La nostra linea di difesa è costituita da un semicerchio. In testa ci sono i due forti di Saati in muratura non ancora completamente terminati, ma in istato da poter benissimo servire. Uno è armato di 12 pezzi fra cannoni e mitragliere : nell'altro non ci sono ancora i can noni, ma è difeso da una compagnia del Genio e da due altre compagnie che occupano dei trinceramenti sotto il forte. Da una parte e dall'altra , tanto a destra che a sinistra , con tinuano i trinceramenti e le zeribe per parecchi chilometri, i occupati dalle truppe delle tre brigate, dall'orda di Adam a si nistra, e dai basci-buzuc del colonnello Begni sulla nostra destra. Davanti a questa fronte c'è naturalmente un irradiamento ab bastanza fitto di granguardie, che a loro voltahanno distaccati i piccoli posti con le loro vedette. Qui, davanti all'altura dove siamo noi, abbiamo una gran guardia sulla cima, a destra, del monte Mareita, che è l'altura più elevata e che domina bene tutte e due le strade di Ailet e di Sabarguma. E lì, fin sul Ma reita, la compagnia specialista va a fare le sue ascensioni col pallone, cosa che deve riuscire poco divertente agli ufficiali ad dettia questo servizio, quando, come in qnesti giorni, fanno pa

256 L'ULTIMA
XIII
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33 Massaua
Innalzamento del pallone a Saati.

recchie e parecchie ore al giorno di ascensione ciascuno alcuni vi soffrono tremendamente il mal di mare....

Alla sera del lunedì, come dicevo, ci siamo tutti coricati, con la convinzione che saremmo stati più volte svegliati dall'allarme durante la notte, e che alla mattina avremmo avuto l'attacco. Fino a sera piuttosto tarda è stato un continuo andirivieni di soldati che portavano ordini, per prendere tutte le precauzioni ed essero pronti al segnale. Quanto a me, con un altro col lega, sono andato a mettermi sul forte difeso da una compagnia del Genio, perchè, topograficamente, pareva al generale Baldis sera, come a me, il posto più adatto per vedere lo svolgersi dell' azione, sopratutto se ci fosse stato un attacco proprio di fronte. Mi sono trovato lì in mezzo a una quindicina di ufficiali del Genio, tout à fait en pays de connaissance, e ho stabilito lì il mio nuovo domicilio. Altri colleghi credo siano sull' altro forte già armato, dove c'è la batteria del capitano Michelini. L'altra sera ho dormito in una baracca destinata a diventare un'infermeria, ma che per il momento è stata convertita in un dormitorio per gli ufficiali. Ma sì... con la speranza di essere at taccati all'indomani mattina, nessuno voleva saperne di andare a dormire. E poi con quel chiaro di luna stupendo! C'era fra noi un ufficiale che suona bene il mandolino, e siamo stati lì sul trin. ceramento fin verso la mezzanotte, discutendo, chiacchierando, e accompagnando sottovoce chi suonava il melanconico strumente, cantando le più note melodie popolari e la serenata di Schu bert: cosa la quale pare abbia molto meravigliato un corrispon dente inglese, non del Times come ho veduto stampato, ma di un'agenzia alla quale il Times è abbonato, il qualeera con me, e che, non avendo affatto il carattere austero e asciutto dei suoi compatriotti, ha finito per imparar anche lui ilfunicolifunicolà e l'Ohi Caroli....

Alle dodici tutto pareva tranquillo. Anche il telegrafo ottico, che generalmente è sempre in movimento, non dava segno di vita. Il caldo della giornata e un po' di stanchezza ci invitavano al sonno, e siamo andati a riposare : ma così, tanto per sdraiarci un po', persuasissimi che non saremmo stati a lungo in posizione orizzontale, e ben inteso, non spogliandoci affatto, per esser pronti al primo segnale.

Ed infatti eravamo tutti quanti appena coricati, quando dal poggio del Comando partirono i soliti tre razzi, dando l' al larme che si propagò alle tre brigate, ai forti di Moncullo, e credo anche a Massaua. Al segnale di allarme la truppa passata sotto le armi è andata a prendere il posto di combattimento, con un ordine e una prontezza veramente mirabile. In meno di un quarto d'ora ogni reparto era al suo posto, e, guardati da un punto piuttosto alto, come è quello dell'opera nord, faceva un bellissimo effetto il vedere tuttequelle trincee guarnirsi di truppa in un momento. Il pallone fu alzato e messo in movimento il riflettore elettrico, il fascio di luce fu proiettato prima alla de stra del monte Mareita, e poi anche nelle altre direzioni. La truppa pur troppo è rimasta sotto le armi fino al mattino, sof frendo anche un po' di freddo, perchè mentre il termametro era

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258 - L'ULTIMA FASE XIII .

salito fino a 40° nella giornata, è sceso nella notte a 20'. E solo al mattino si è saputo bene come e perchè l'allarme era stato dato. Versola mezzanotte, Adam coi suoi uomini, dal suo posto di osservazione, aveva visto avvicinarsi una massa di Abissini. Li aspettarono fino ad una certa distanza, poi, quando furono ab bastanza vicini, e sembravano voler proseguire a sinistra, egli fece fare a un plotone dei suoi le tre scariche secondo l'ordine ricevuto. Al posto dove eravamo noi, all'opera nord, non si sono sentite le scariche di Adam ; ma poco dopo, accesi i razzi del Comando, si sono sentite distintamente parecchie fucilate sulla nostra fronte, e se ne son visti i lampi e le strisce di fuoco. Due grosse pattuglie di bersaglieri comandate ciascuna da un ufficiale subalterno, i tenenti De Luca e Bernini, erano andati in esplorazione verso nord, a destra del monte Mareita, nella dire. zione di quei monti elevati segnati sulla carta, col nome di monti Digdigta. A una certa distanza incontrarono delle pattu glie nemiche, con le quali scambiarono qualche fucilata.Il ne mico si ritirò. Gli ufficiali con le loro pattuglie, senza inseguirli, marciarono ancora avanti per mantenere il contatto. Dapprin cipio, gli Abissini, che erano in maggior numero, avevano cer cato di circuirli, ma quando si videro far fuoco addosso, si al lontanarono vie più. Dei nostri, rientrati qualche ora dopo, nessuno è rimasto ferito. Uno dei basci-buzuc che accompagna vano il plotone e del quale si temeva la perdita, è rientrato solo più tardi degli altri agli accampamenti, perfettamente illeso. Durante la giornata di martedì, nessuna novità. Il segnale che ha fatto cessare l'allarme della notte, non è stato dato che molto dopo la sveglia. E allora solo, hanno potuto partire i treni da Mas saua, che sono sempre sospesi durante l'allarme, e che non prose gaono da Moncullo in qua,se non quando hanno telegraficamente la notizia che la linea è sgombra.Cessato l'allarme, come suole accadere , chi è andato di qua, chi di là per avere notizie su quello che era avvenuto nella notte. Ma il maggior concorso di ufficiali fa a una baracca fra i due forti, dove c' è l'apparec chio per la telegrafia ottica, e due cannocchiali abbastanza forti, coi quali si vede assai bene a grande distanza. Da questo luogo abbiamo potuto vedere distintamente delle masse considerevoli coronare tre alture sui monti Digdigta. Senza distinguere gl'in dividui uno per uno, si vedeva però assai bene il formarsi e lo sciogliersi dei gruppi, che salivano sulle alture o ne discende vano. C'è stato un momento che il numero sembrò di molto accresciuto. Può anche darsi che la curiosità li abbia spinti a salire tutti per vedere il pallone che in quel momento s'innal zava sul monte Mareita, alposto dove abbiamo una gran guardia verso destra, poichè dall'altra parte sono preparate delle torpe dini terrestri, fatte alla meglio come siè potuto, giacchè in caso d'attacco è certo che degli Abissini guadagnerebbero quell'altura, senza sospettare il brutto scherzo che li attende. Sicongetturò che gli Abissini avessero rimandato l'attacco, aspettando altre trappe, ece ne siamoandati a far colazione. Ma appena man giato un boccone, abbiamo dovuto correre di nuovoa metterci in posizione, per un nuovo allarme. Veramente da nessun Co

ADAM EI NOSTRI BERSAGLIERI 259

mando era partito il segnale , ma tutti erano al loro posto egualmente dopo pochi minuti e dopo, quando il generale fece sapere che non c'era allarme, tutti se la presero con quel povero pallone che non ci aveva nè colpa nè peccato. Ecco che cos'era avvenuto.

Dal pallone innalzato sul Mareita era stata veduta distinta mente, a qualche chilometro, una nostra grossa pattuglia coman data da un ufficiale il tenente Durando che faceva fuoco sul nemico.

Il pallone scese prontamente per dare la notizia. Il generale mandò avanti una compagnia, per proteggere la ritirata della nostra pattuglia. Visto quel movimento, le truppe vicine diedero l'allarme, che in un baleno si propagò per tutto il campo. La pattuglia nostra rientrò poco dopo senza perdite. Furono gli Abissinii primi a far fuoco; ma poi si ritirarono anch'essi e pare con qualche perdita, giacchè i soldati dicono diaver visto qual cunocadere. Le fucilate sparate contro i nostri andarono tutte alte. Gli Abissini sparavano alla posizione di crociat-et.

Con le fucilate dell'altra notte e di ieri mattina, era cresciuta la speranza che nella giornata, o allasera, o stamani, il nemico avrebbe tentato l'attacco, tanto più che parea confermato nel modo più assoluto che anche il Negus era sceso a Ghinda, di dove forse aspettava l'esito dell'attacco. La giornata di ieri è passata tranquillamente; però, visto che erameglio stare sul posto, anzichè eswere seccati da una media di due allarmi al giorno e correre di qua e di là , le truppe, o almeno una parte di esse, sono state tanto di giorno che di notte salle posizioni. Solo verso le otto è venuto l'ordine urgente dal Comando di accendere il riflettore, e dirigere il fascio luminoso verso nord, vale a dire sulla destra nostra, proprio di fronte all'opera nord, dovela compagnia del Genio rinforzava in pari tempo le gran guardie ei bivaccamenti da quella parte. Il che ha fatto credere che gli Abissini in forze considerevoli o erano andati tastando e cercando un punto debole, oppure aveano cercato di compiere una manovra aggirante, che sarebbe stata difficile, date le po sizioni nostre, anche con un esercito di centomila uomini.

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In fondo avevamo già cominciato ad abituarci agli allarmi e alle fucilate notturne. Si era bestemmiato e brontolato le due notti scorse per gli allarmi senza risultato ; ma si era poi finito per brontolare stamani,perchè ci aveano lasciato dormire in pace.

Saati, ai primi di aprile.

Sono ora passati parecchi giorni, e a quest' ora dovrei poter dire quello che è accaduto dopo quei due o tre giorni che ab. biamo passato sempre pronti al combattimento. Dovrei poter dire per filo e per segno che cosa sieno venuti a fare nel nostro campo due messi abissini, e riprodurre anche il testodella missiva del Negus, che pare essi odaltri abbiano portato. Ma durante l'an dirivieni dei messi dal campo del Negus al nostro, il Comando è stato impenetrabile; della qual cosa nessuno penserà a muo vergli rimprovero. Si capisce che durante le trattative, al quar

260 L'ULTIMA
XIII
FASE

ole

· D , tenda del generale .

· B , tenda d'ordinanzadell'ufficiale . C , tenda dell'aiutante di campo . Baracca per la mensa .

24 Il Comando della brigata Baldissera .

sa jerie

parte

DA Dilo 2301003 A

A , la mia tenda .

word di TRUE

tiere generale dovessero imporsi il più grande riserbo; nè stupirà quindi il sapere che mentre forse in Italia si conoscono da un pezzo le condizioni poste dall'Italia, noi qui non ne sappiamo ancora nulla, onde credo, da parte mia, opportuno di mettere in quarantena tutte le voci corse e che corrono ancora a questo proposito.

Quello che so si è che i primi messi, due straccioni qualun que, che si presentarono ai nostri avamposti, si limitarono a ma nifestare verbalmenteil desiderio del Negus di addivenire alla pace, e che a questi fu risposto, dal Comando, non potersi tener conto di proposte verbali. Scrivesse il Negus personal nente, se voleva qualche cosa.

In quel momento l'esercito del Negus era in gran parte ac. campato nella pianura di Ailet; poi v'era della gente verso Sa berguma, pare, in grande quantità, e ve n'era dell'altra, pure numerosa,sui Digdigta. Dal pallone che in quei giorni faceva giorno e notte continue ascensioni, gli ufficialidel Genio addetti a questo servizio distinguevano perfettamente l'accampamento principale, dovo pareva ci dovesse essere anche il Negus, perchè si vedeva una tenda rossa, ed egli solamente ha il diritto di avere la tenda di questo colore. Da uno dei due forti di Saati, dove ci sonogliistrumenti per la telegrafia ottica, con uno di quei cannocchiali, specialmente al mattino, si vedevano benis simo le forze abissine, coronantile alture dei monti Digdigta. Al mattino, conla luce favorevole,si distingueva il rosso degli sciamma, i cavalli, i mnuli, e si vedevano benissimo sciogliersi e riunirsi dei gruppi dicentinaia di persone, probabilmente in torno ad un capo, per obbedire a un ordine oad un segnale. Con un forte cannone di marina si sarebbe anche potuto colpirli. Col nemico a pochi chilometri, e colla convinzione che se il Negus si era mosso con un forte esercito ed avea, per la prima volta in sua vita, oltrepassato l'altipiano dell'Hamasen, non era certamente per il solo gusto di fare una passeggiata, le nostre truppe sono state in quei giorni quasi continuamente in allarme. Vi furono parecchi allarmidati, o dalle fucilate sentite in di stanza, o dai comandi di brigata: ma indipendentemente da questi una parte della truppa un quarto circa di notte stette sempre alle posizioni di combattimento. Del resto, anche senza questa precauzione si poteva stare tranquilli perchè, quando vi furono gli allarmi, le truppe si recarono tutte alle posizioni di combattimento in pochi minuti.

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Non so se solamente dal Comando, oppure per ordini precisi venuti da Roma, era stabilito che da queste posizioni le truppe non dovessero in alcun caso muoversi, e , in caso di combatti mento, c' era per tutti l'ordine di non muoversi dal posto e di resistere fino all'ultimo.

La sorpresanon era possibile, sia per le precauzioni cui ho accen nato, siaperlo splendidoservizio di perlustrazioni fatto dalle pat tuglie della brigata Baldissera, e anche dagli irregolari comandati dai nostri ufficiali. In quei giorni essi hanno fatto un servizio ve ramente inappuntabile earditissimo, spingendosi anche soverchia mente innanzi, e mantenendo sempre il contatto col nemico.

262 L'ULTIMA
XIII .
FASE

Non faccio dei nomi , perchè potrei incorrere in qualche di menticanza, e perchè non tocca a noi, quando vi sono altri, che debbono farlo,erigerci a giudici della condotta dei nostri uffi- ciali. Questo solo mi preme constatare, che tutti quanti hanno gareggiato di zelo e di ardire. E bisogna sapere che cosa vuol direl'andare in pattuglia con pochi uomini, un plotone o un mezzo plotone, in questi terreni, di notte, col nemico in grandi forze, a tiro di fucile. A dir la verità, mi pare ancora adesso un miracolo, che non sia capitato a qualche pattuglia di essere ac cerchiata e sterminata. In ogni modo, non è certo la buona vo lontà da parte degli Abissini quella che è mancata. Che anzi con una delle nostre pattuglie adoperarono anche un inganno, che poteva riuscire fatale a un nostro mezzo plotone e a una decina di basci-buzuc che erano coi nostri soldati, se l' ufficiale che comandava la pattuglia non avesse avutomolta presenza di spirito. Mentrela pattuglia avanzava, l'ufficiale videun gruppo di neri che s'accorse essere Abissini. Però rimase sorpreso, quando sisentì chiamare per nome , e sentì che chiamavano per nome anche il capo degli irregolari.Poteva benissimo essere una nostra pattuglia di irregolari, poichè era difficile supporre che gli Abissini conoscessero per nome gli ufficiali italiani.... Con tutto ciò l'ufficiale non si fidò, fece fermare i suoi, alla posizione di punt.E proprio in quel momento partì una scarica dagli Abis sini. Fatta lascarica, fuggirono sotto il fuoco dei nostri.

Per tre notti consecutive ci furono delle fucilate. La prima notte, come ho già detto più su, si vide che il tentativo fu fatto verso sinistra; la notte dopo le pattuglie nostre s'incontra rono con pattuglie o avanguardie abissine, proprio sulla fronte delle nostre posizioni; la terza notte il nemico era segnalato sulla nostra destra proprioda quella parte ove, in caso di com battimento, le truppe del Genio all'opera nord, dov'ero anch'io, si sarebbero trovate in prima linea.Dal che si può desumere che nel programa del Negus o di chi per lui, ci fosse l'idea di tentare unasorpresa, visto che non era troppo facile attaccare le posizioni proprio di fronte. Ma da tutte leparti hanno trovato la più attiva vigilanza, e un grosso fascio di luce elettrica, che deve aver loro fatto una certa impressione, vedendosi a quel modo illuminati, da un momento all'altro, a parecchi e parecchi chilometri di distanza. È a notare poi che l'impressione di que sta luce elettrica,dov'essere forte anche per quegli eserciti che pur sanno di che cosa si tratta, perchè quando la luce arriva a un corpo di truppa, questo, vedendosi illuminato, crede certa . mente diessere veduto molto piùdi quello che realmente non sia. Coloro i quali dicono che il Negus non è sceso per attaccarci, mipare chenonsappianoquello che si dicano.Anch'ioho sempre detto e creduto che il Negus non ci avrebbe attaccati, ma non pretendo per questo di aver dato saggio di divinazioni profonde e diun grande sapere.E mi guardo bene dal dire ora: vedete se avevo ragione, se lo avevo predetto. La verità è che quando dicevamocheil Negus non ci avrebbe attaccati, intendevamo tutti quanti di dire chenon sarebbe sceso col suo esercito. Invece è sceso. E le cose hanno preso una piega che nessuno di noi aveva

INCONTRO DI PATTUGLIE 263

nemmeno lontanamente preveduto e che si può anche ay giungere era impossibile prevedere. Ben inteso che, dopo tutto, non conosciamo ancora le cause che hanno spinto il Negus a un simile passo, a stagione così inoltrata, mentre i dervisci si avanzano minacciosi nelsuo paese da un'altra parte. E non conoscendo coteste cause, si fanno parecchie ipotesi. Alcuni credono che possa essere stato trasci nato da Debeb, il quale conosce bene le nostre posizioni, e può averlo accertato che non siamo davvero in gran numero. Altri invece credono che possa essere stato determinato a prendere egli stesso il comando di tutto l'esercito per condurlo contro di noi, prima perchè non avrebbe potuto tenerlo più a lungo riu nito per la mancanza di viveri, e nel tempo stesso per frenare le impazienze di qualche ras, e specialmente di ras Alula, il quale, secondo quello che ne dicono gli informatori, e secondo quanto hanno raccontato alcuni disertori , avrebbe voluto at taccare ad ogni costo per conto suo. Certo è che il Negus era qui giorni sono con tutti i suoi ras, tranne i due che ha lasciato a fronteggiare i dervisci, e che ora più che mai non corre molto buon sangue fra lui e ras Alula. Lo screzio pare così vivo, che si dice il re abbia fatto passare da un'altra parte, anzichè dal campo di ras Alula, i due primimessi, nel timore che questi, con uno od altro pretesto, impedisse loro di proseguire.

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La disorganizzazione dell'esercito, e sopratutto la fame, ren dono naturalmente più facili le ribellioni,in un paese dove esse sono come una tradizione politica. Gli è del resto da un pezzo che ilNegris sente il bisogno di stare in mezzo ai suoi ras per poterli meglio dominare, e frenare forse anche le aspirazioni di qualcheduno di essi al trono.

Sebbene, secondo quanto scrissero i viaggiatori, vi sieno sem pre dei morti di fame quando l'esercito abissino sta un pezzo riunito, non sembra che altre volte le condizioni dell'esercito del Negus sieno state così tristi come questa volta. Vener lì scorso erano proprio alle strette, e han dovuto mandare una colonna di donne e di ragazzi all Asmara a prendere dei viveri. Ma non hanno trovato gran che, perchè oramai quelle provincie sono completamente esaurite. Ad Ailet,a Sabergama non han trovato nulla. C'è poco in tempi normali, e adesso tutto quel po' di bestiame che c'era è stato vendutoa noi, o è stato ripa rato al di qua delle nostre linee. Fin dal primo giorno nel quale, segnalata la presenza del nemico, le nostre pattuglie s'incontra rono con qualche gruppo abissino, furono fatti alcuni prigionieri, e tutti hanno asserito che i soldati morivano di fame. Mercoledì sera si presentò ai nostri avamposti un prete, e giovedì mattina un altro. Tutti e due hanno dichiarato di essere scappati, perchè non avevano più nulla da mangiare. Se quei due preti sono i campioni del clero abissino, non mi sembra che possa essere molto rispettabile.... almeno rispetto alla polizia. È impossibile immaginare dellagentepiù sudicia. Sapendosi la parte impor tanteche il clero ha nella politica abissina, ha fatto impressione fossero proprio due preti quelli che han fatto correre la voce che il Negusavesse manifestato il desiderio di trattare. Si credevache

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264 L'ULTIMA FASE XIII .
Da
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Massaua a Saati. Batteria di montagna del Corpo speciale , accampata sul monte Ciuffo .

potessero essere degli inviati. Visto che potevano anche essere delle spie, ammanettati ben bene, furonomandati a Massaua in mezzo ai carabinieri, dopo che fa loro dato del pane di munizione, che mangiarono proprio da affamati, con una avidità da non si dire. Mi sono trovato presente quando uno dei due subì il primo interrogatorio sul poggio dove è ilcomando della brigata Bal dissera, prima che questi li mandasse al quartiere generale. Veramente si è potuto cavarne poco. Pareva unpazzo, e quando vide innalzarsi il pallone lì davanti sul monte Mareita, non dis simulò il suo sgomento.

Fai più fortunato in un breve colloquio, diciamo meglio - in una breve conversazione che ebbi con l'altro in ferrovia, fa cendomi tradurre quel chediceva da un arabo, e facendomi re darguire più volte dal carabiniere che aveva in consegna ilpri gioniero.... Quest'altro invece aveva la parlantina sciolta. Mani festava la sua meraviglia per la ferrovia; diceva che ras Alula era pazzo a voler attaccare gli Italiani ketir, ketir (molti, molti), e, parlandomi di Debeb, mi raccontò che adesso è alla Corte del Negus senza grado e senza comando, ma che ciò desta ugual mente grandi gelosie in ras Alula.

Quanto agli Italiani ketir, ketir, è facile che lui, come anche i vari messi del Negus, i quali hanno attraversato il campo senza la benda sugli occhi (che sarebbe prescritta in questi casi), ne siano stati sbalorditi vedendo tante tende, e supponendo che anche da noi come in Abissinia, sieno i capi solamente che hanno la tenda.

Vi potete facilmente immaginare con quanta curiosità i sol dati, lasciando il loro accampamento, si affollavano inquei giorni sulla strada, tutte le volte che c'era qualche cosa di nuovo nel campo , o un prete, o un messo, o qualche prigioniero o diser tore. Di disertori ne ho veduto parecchi sudanesi, e fra gli altri anche una donna, tutti quanti, a quel che pare, fatti prigio nieri e schiavi nella guerra contro gli Egiziani. È certo che se i due eserciti fossero rimasti ancora qualche giorno a così breve distanza, il numero di questi disertori sarebbe cresciuto. Pare anche che un messo sia venuto a domandare al Saletta cora il nome che conoscono di più se non se ne sarebbero la sciati entrare tremila, i quali chiedevano di venire dalla parte nostra, ben inteso deponendole armi. Il Comando avrebbe risposto con un rifiuto, minacciando anzi di far loro fuoco addosso, quando manifestarono l'intenzione di venire, malgrado il rifiuto.

è an.

Forse, fra le ragioni di quel rifiuto, vi fu anche la considera zione che in quel momento pendevano trattative; e anchel'altra, che non era facile provvedere, lì sul momento, a tremila bocche di più, e affamate a quel modo.

Quanto alle trattative cui ho accennato, finora, qui almeno in Africa, le notizie hanno ancora un carattere un po'nebuloso. Quel che se ne a, come ho detto, gli è che dopo le ouvertures verbali, vennero due messi con una lettera del Negus, nella qualemanife stavaintenzioneedesiderio di pace.Laletteraèstata tradotta dalla signora Naretti; ma tranne lei, il generale San Marzano, il Sa lettaeil capo di Stato Maggiore,nessuno ne conosce ancorail testo.

266 L'ULTIMA FASE XIII .

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Qualche inclizio che il Negus avesse di queste intenzioni, o potesse manifestarle, c'era già stato. Il Comando aveva già do. mandato a Roma, dato che questa eventualità si presentasse, che cosa doveva fare ; ma appena avuta la traduzione della let tera, la telegrafò a Roma, chiedendo istruzioni . Venute questo istruzioni, mentre il Negus aveva inviato una seconda lettera, il generale San Marzano mandò al Negus la lettera nella qualo rispondera alle proposte di pace del re d'Etiopia , mettendo le condizioni : quelle condizioni che pare non abbiano garbato al Negus. Lunedì mattina, in un'altra lettera mandata con uno dei due soliti messi, il Negus diceva che per adesso non credeva di poter continuare a trattare la pace.

Il Comando con un'altra lettera , mandata al campo del Ne gus, si limitò a prenderne atto : cosicchè, rotte le trattative, e tanto piùessendo l'indomani martedì, il giorno della settimana che parrebbe dagli Abissini preferito per dar battaglia , rina cquero le speranze che all' alba ci avrebbe svegliato il rombo del cannone.

Nella notte si stette ancor più vigilanti del solito, e la situa zione era realmente tale da giustificare la maggiore vigilanza. Nella mattinata c'era stato subito un altro scontro di pattuglie, che parevaaccennare ad una ripresa di ostilità. Sottoil poggio del Comando della brigata Baldissera era stato portato un sol dato abissino gravemente ferito al basso ventre da un colpo di sciabola datogli da un nostro basci-buzac. Il poveretto era ar mato di un vecchio fucile ad avancarica, e nella cartacciera, al posto delle cartuccie, aveva il solfo e gli ingredienti per fare la polvere.

Si credeva, come ripeto, di essere svegliati dal cannone, e quando si videro accesi centinaia di fuochi sui monti Digdigta, ciò parve dover confermare vie più questa nostra convinzione.

Epperò fu una curiosa sorpresa quando al mattino si seppe invece che gli Abissini se n'erano andati. Quei fuochi non erano altro che gli accampamenti che essi abbruciavano, come sogliono fare quando se ne partono.

Non c'era nemmeno più campo a credere che si trattasse di una finta per prenderci di fianco o venire ad attaccarci da un'altra parte. Le pattuglie che rientrarono il mattino, e che tennero finchè poterono il contatto col nemico, riferirono una nimemente che s'era ritirato su Ghinda e verso l'Asmara, e che tanto Ailet come Saberguma erano completamente sgombri.

Le esplorazioni fatte ieri e l'altro ieri a Sabergama e ad Ailet fanno credere che la ritirata sia stata comandata in fretta e furia . Nella pianura di Ailet c'era evidentemente una forza con siderevole, poichè ci sono ancora migliaia di piccole capanne improvvisate: e che siano partitiin fretta,lo fa credere ilfatto che molti hanno lasciato lancie e scudi. E si è constatato, pur troppo, che non avendo trovato, come essisperavano, da man giare in quei villaggi arabi, per rappresaglia hanno commesso ogni sorta di barbarie contro i pochi abitanti che verano ri masti: hanno inutilato orrendamente quanti hanno potuto avere tra le mani; hanno tagliato le mammelle alle donne, e ucciso

UXA LETTERA DEL SEGUS 267

a colpi di lancia i bambini. In tutti quei villaggi non v'erano più che due o trecento persone, i pochi scampati all'orrendo eccidio.

Il Negus è ora nuovamente sull' altipiano dell'Amasen, e non gli è più possibile tenere il suo esercito riunito, e tanto meno ri tornare per attaccarci. A Saati si sono ripresi i lavori per finire completamente i forti; e pare sieno già state date le disposizioni per il rimpatrio di una parte delle truppe.

Quanto alle trattative di pace, che ilNegus ha detto di voler sospendere per ora, non è esclusa la possibilità che possano es sere riprese, poichè , visto che noi non miriamo alla conquista dell'Abissinia ,egli ha tutto da perdere e nulla da guadagnare, a continuare la sua politica ostile verso di noi. Forse così credono alcuni egli non voleva trattare la pace in presenza dei suoi dipendenti e specialmente di quelli chelo spingevano ad altriconsigli, per tema che ciò nuocesse al suo prestigio.

Oltre a ciò, essendo sempre in guerra dall'altra parte coi Sudanesi, forse ingagliarditi da qualche nuovo successo,ei do vrebbe avere tutto l'interesse a risolvere definitivamente la que stione con noi. Non è improbabile che questa sia stata lapiù forte ragione per spingerlo a manifestare idee di pace, dopo che si convinse essere impossibile un colpo di mano contro le no stre posizioni, e che an insuccesso poteva d'altra parte met tere in pericolo il suo trono.

Siamo di nuovo nel campo delle induzioni; ma qualche sin tomo tenderebbe a far credere che queste non sono senza fon- damento. Ilmale è che adogni modo la cosa andrà per le lunghe, poichè il Negus, per solito, non ha troppa fretta in queste faccende, e ci mette del tempo prima di prendere una riso luzione.

268 L'ULTIMA
XII .
Jl fortepuovo di Saati .

CAPITOLO XIV.

Conclusione.

Il ritorno delle truppe. Il maggiore Boretti. Le accoglienze a Napoli. I reati e le pene. Le ingiustizie dellagiustizia. La clemenza del Re . La questione dei cappellani. L'arma del Genio. Le spedizioni in Africa e gli eserciti in Europa. Il commisswiato. La scelta dei generali. Ufficiali troppo avanti in età. Gli ufficiali di complemento. I giornalisti al seguito delle truppe. Il paese e le imprese coloniali. Il Parlamento e il generale San Marzano. · La politica africana. Le speranze dell'avvenire.

La conclusione sarà breve, perchè non gioverebbe ripetere qui le cose che, sebbene incidentalmente, forse sono già state più volte ripetute nel resto del libro. Quello che avvennedopo la ritirata del Negus è troppo noto, e come si capisce facilmente, dopo quella ritirata, ogniinteresse era svanito. Le nostre truppe rimasero ancora alcuni giorni a Saati per ultimare completamente la costruzione de' fortied armarli, poi s'imbarcarono nuovamente, e ritornarono in Italia. Io ebbila fortuna di prendere postoa bordo del Bosforo che partì il 13 aprile, e sul quale era imbarcato il battaglione del maggiore Boretti, con gli ufficiali più anziani in Africa, cioè a direquelli che erano da maggior tempo a Massaua. Fortunata combinazione per me, perchè, oltre al Boretti che apparteneva al reggimento del quale ho l'onore di far parte, contavo in quel battaglione molti vecchi amici e colleghi di reggimento, talchè il viaggio di ritorno fu piacevolissimo. Non certonel maggiore Boretti che a suo tempo seppe fare il suo dovere, ma ingenerale, a Massaua, v'era un po' di preoccu pazione circa all'accoglienza che le nostre truppe avrebbero ricevuta al loro ritorno in Italia. Perquanto, dopo la ritirata del Negus col suo forte esercito, venuto fin quasi sotto le nostre fortificazioni, la posizione nostra in Africa fosse un po' miglio rata, e l'esito della spedizione meno triste di quello che sarebbe

2

stato qualora gli Abissini, e per molto tempo parve la cosa più probabile, non si fossero nemmeno fatti vedere, pur tuttavia è giocoforza riconoscere che l'esito non è stato brillante, e che la spedizione è stata un completo insuccesso. All'eccitamento del paese durante gli ultimi giorni di marzo e i primi di aprile, quando pareva che un combattimento potesse aver luogo da un'ora all'altra, era succeduta la disillusione, e con la disillusione un malcontento vivo, rumoroso, che trovò la sua eco nei giornali di ogni partito.

Inun paese impressionabile come il nostro, era da temere, o almeno si temette, che quella truppa la quale ritornava, per l'ap punto mentre più vive fervevano quelle polemiche, dopouna cam pagna che non aveva dato alcun risultato pratico, potesse essere accolta, se nonmale, per lo meno con molta freddezza. Le popo lazioni che giudicano solo per impressione, non erano tenute a sa pereche dell'insuccesso isoldati non hanno colpa, e che, senza combattere un nemico armato,avevano ed hanno per le sofferenze o i disagi sofferti, e per un'altra lotta più fiera sostenuta col clima e le fatiche, il più grande diritto alla riconoscenza del paese.Tanto più che per un patriottismo, che a me pare malin. teso, le notizie ufficiali durante quel periodo hanno sempre cer cato di far credere meno disagevole il clima, meno faticosa la vita di quello che realmente non fosse. Si è fatto credere che il numero degli ammalati fosse un terzo solo di quello che real mente era,non calcolando quelli che erano degenti alle infermerie le quali, sebbene chiamatecosì, facevano, come ho già avvertito, servizio di veri ospedali. E dalle notizie ufficiali sembrava altresì che poche pochissime fossero state le vittime, mentre pur senza combattimento, il numero dei morti in quel periodo di tempo, salvo errore, passa i trecento.

I timori ai quali alludo erano fortunatamente infondati. Il primo battaglione, quello Boretti , che sbarcò a Napoli , ebbe dalla cittadinanza le più festose accoglienze, le quali si ripeterono allo sbarco degli altri reparti, e che accompagnaronoi nostri bravi soldati in tutta Italia, sino alle sede de' corpi cui appar tenevano.

Nella stampa, come nel paese, si seppe fare astrazione dalla politica di fronte a tanta gioventù che ritornava, con maggiore rammarico di quello che v'era in paese, perchè non s'era fatto nulla. Si comprese che la politicae la simpatia più o meno che si poteva avere per il Governo il quale aveva ordinato la spe dizione, nulla aveva a che fare col contegno tenuto dalla truppa, contegno che fu veramente superiore ad ogni elogio.

Nonè nell'indole di questa pubblicazione, e sopratutto man cherebbea me la competenza, il fare uno studio serio sulla prova fatta dei soldati e degli ufficiali. Ma ciò nonpertanto mi parrebbe di mancare ad un dovere, se non portassi anch'io il mio tributo di ammirazione a quella parte del nostro esercito, che del resto tutto lo rappresenta, la quale ha dato così splendidaprova diabne gazione edi patriottismo, una prova più forte ancora che se avesse combattuto. Poichè è ancora maggior merito lo aver sopportato i disagi e le fatiche senza combattere, ed è provå di

IL RITORNO DELLE TRUPPE 271

grande virtù militare l'esempio di disciplina dato da quelle truppe in circostanze le quali avrebbero forse potuto giustificare quella disorganizzazione di cui non ci fu ombra, e della quale hanno scioccamente parlato, con quel solito amore per le cose nostre, alcuni giornali francesi.

Quelli che, come me, hanno vissuto per parecchi mesi a con tatto dei soldati e degli ufficiali, vivendo della stessa vita loro, non possono a meno di serbare sempre il più grato ricordo di quei giorni, sebbene tristi da un altro punto di vista. E bisogna avere animo addirittura malvagio, per dire una parola meno che riverente, meno che rispettosa, verso questo elemento così buono, così maneggevole, così francamente cordiale. Quanto a me per sonalmente, non mi è facile trovare parole per esprimere la ri conoscenza, la sincera gratitudine che sento verso tutta l'uffi cialità del corpo di spedizione, verso i soldati coi quali ero ac campato ; e la più sfolgorante rettorica, ove sapessi farne, non darebbe che una pallida idea di questo mio sentimento vivo e profondo. Quante volte, dapprincipio, sono capitato per caso nell'accam pamento di un battaglione dove non conosceva nemmeno un uf. ficiale, e mi sono subito trovato, malgrado questo, in mezzo ad amici e camerati, come se invece ci si conoscesse da un pezzo! Gli è per l'appunto vivendo così, insieme alla truppa e all'uffi cialità , che ho potuto constatare le buone qualità del nostro soldato e dei nostri ufficiali, la cordialità ed anche la famiglia rità dei rapporti che senza menomare la disciplina ha sempre regnato fra i soldati e gli ufficiali , fra inferiori e supe riori. Del resto , dell'affetto e della stima che i soldati hanno per iloro ufficiali, unaprova la si ebbe anche nel doloroso fatto di Dogàli ; e non ci vuole che la mala fede dei giornali francesi e dicerti radicali italiani , che fanno a gara con quelli di Francia nel vilipendere il nostro paese, per insinuare il contrario.

Certo che dei reati, e anche dei reati d'insubordinazione sebbene nessuno grave ne sono avvenuti. Ma quale è l'eser cito dove non ne avvengano, e anche in tempo di pace, quando le circostanze sono ben diverse da quelle che erano in Africa? Ora, la verità è che il numero di questi reati, malgrado queste circostanze, non solo non è stato affatto rilevante, ma non ha superato il numero che un' eguale quantità di truppa agglome rata dà in Italia. E quanto a reati gravi, di quelli che davvero sono indizio o sintomo di demoralizzazione o di disorganizza zione, non ve ne fu nemmeno uno.

A proposito dei reati e delle pene che furono applicate , mi sia permessa qualche osservazione.

Specialmente appena che la truppa ebbe abbandonato Massana, si ebbe un qualche aumento nelle mancanze di insubordinazione, che mandarono un certo numero di soldati dinanzi al tribunale militare. La maggior parte di queste mancanze furono dovute alla scarsità dell'acqua. Dove c'erano i depositi dell'acqua, spesso i soldati, assetati,andavano a cercare di prenderne un po', senza troppo pensare che quella riserva o quelle tanche, destinate qua e là ai vari corpi, non si potevano toccare. Il caporale, il ser

272 CONCLUSIONE XIV .
35
Il tenente generale San Marzano.
Du
Massaua a Saati .

gente che aveva in consegna quelle provviste d'acqua, faceva il suo dovere opponendosi. Colla sete, e soprattutto in quel clima, alle volte nonsi ragiona. È accaduto più volte che un soldato ha risposto con una parolaccia al caporale o al sergente , che aveva l'increscioso dovere d' impedire che si attingesse l'acqua destinata ad altro uso.

Malgrado tutte le attenuanti che il soldato ha in simili casi, capisco che , soprattutto in tempo di guerra e in quelle circo stanze, non si possa transigere con la disciplina, e si dovesse pu nire. Su questo non c'è da discutere.

Ma altrettanta è sembrata necessaria allora la severità , mi parrebbe ora doverosa la clemenza. Non vi pare proprio il caso che la graziasovrana intervenga a far cessare, o aridurre, le pene inflitte dal tribunale per i reati che hanno avuto per mo vente una forza veramente e ben altrimenti irresistibile di quella che vediamo ogni giorno invocata dagli avvocati, a favoredegli assassini e deidelinquenti di tutte le specie?

Il volere applicare rigidamente la legge nostra anche verso gli stessi sudditi italiani , in molti casi è cosa che non va, per chè è in certi casi diversa la responsabilità dell'imputato, e di versa l'importanza della pena. Tre mesi di carcere a Massaua con quel clima, e per esempio nei caldi mesi dell'estate, sono una cosa ben diversa, una punizione dieci volte maggiore, che non tre mesi di carcere scontati in Italia. Cosicchè ne viene di conseguenza che uno stesso reato, quando è commesso in Italia, è punito con una pena assai minore di quella con la quale lo stesso reato viene punito in Africa. Con questa specie di livellazione giuri dica, se così posso esprimermi, si finisce sovente per sancire delle ingiustizieprofonde. L'applicazione assolutadei nostri codici non è possibile in quei paesi, tanto è vero che, mentre lo si fa per certi reati, percerti altri a cotesta applicazionenonci si pensa nemmeno,ed anzi non si consideranocome reati atti che pure sono puniti dalle nostre leggi severamente. Lo sviluppo precoce di quelle popolazioni, per non citare che un esempio ,fa sì che nes suno pensi nemmeno ad agire contro atti, chela legge considera esplicitamente come reati contro i costumi . La diversità delle usanze, la influenza del clima e parecchie altre cause dovrebbero essere tenute in maggior contodai tribunali, tanto, come ripeto, per stabilire la gradazione della responsabilità negli imputati come per l'applicazione della pena.

Capisco chenei primimesidi quest'anno, il governo, d'altre cose preoccupato, non abbia potuto studiare una similequestione la quale ha pure la sua importanza, e che forse non l'abbia nem meno sospettata. Ma ora si potrebbe pensarci.

Se v'è una cosa deplorevole · sia detto così di volo essa è il fatto che con tanti funzionari i quali sono stati a Massaua, nes suno abbia creduto di richiamarvi sopra l'attenzione del Mini stero della Guerra. Non si capisce come in tante persone non abbiano veduto quello che pur sembra fosse così facile vedere.

Nell'applicazione della pena data dal tribunale militare, era c credo continui così stabilito che chi doveva fare una pena ininore di tre mesi di carcere, li scontasse in Africa;

274 CONCLUSIONE XIV . 1
7

mentre venivano rimandati a scontare il carcere in Italia quelli colpiti da una pena maggiore. Per formarsi un'idea della ingin stizia di una simile disposizione che pare a tutta prima la cosa più semplice di questo mondo , bisogna pensare e sapere che cosa vogliono dire tre mesi di carcere aMassaua o ad Assab, tanto più se la pena deve scontarsi nei mesi del massimo caldo. Le prigioni non sono davvero costruite colà secondo gli ultimi modelli dei sentimentali umanitari: sono piccole, anguste e non certo gran che pulite, tanto più quando il numero dei carcerati è forte. La vitadel carcere è un lento supplizio, il che del resto è facilmente provato dalle statistiche degli ammalati e della mortalità. In Italia, tre mesi di carcere sono generalmente una punizione la qualenon minaccia nè la vita nèla salute del pu nito. Venendo da Massaua, d'estate, il soldato è molto inclinato a considerare tanto tre come sei mesi o più di carcere, quasi come una villeggiatura.

Ora è giusto, domando io, che un soldato il quale ha com messo un reato lieve, punito con due o tre mesi di carcere, sconti una pena che è in effetto durissima e pericolosa per la sua sa lute,mentre un altro soldato commettendo un reato più grave, se ne viene in Italia a scontare una pena che è di maggior du: rata, ma è in confr«nto a quella mitissima? I soldati hanno tanto ben capito cotesta differenza,che v'è stato più di un caso nel quale , commesso un reato che poteva farli stare nelle carceri d'África per due o tre mesi, hanno avuto terrore di quella pena, ·tanto che, deliberatamente, hanno commesso un reato più grave, lietissimi di rischiare a quel modo di prendere uno, due o an che tre anni di carcere, pur di venirli à scontare in Italia, anzi. chè rimanere poche settimane in carcere laggiù.

Credo e spero che la semplice enunciazione di questi fatti debba bastare per determinare il Ministero della Guerra, ora che può farlo senza altre grandi preoccupazioni, a studiare la que. stione, e a prendere inseguito quei provvedimenti che parranno meglio adatti.

Così del pari credo meriti maggior considerazione di quella che le fu data, la questione dei cappellani. Ve n'erano in Africa durante la permanenza del corpo di spedizione, se non erro, due solamente. Certamente non più ditre. Col numero assai grande di ammalati che si ebbero, quei due o tre che fossero bastavano appena appena al servizio degli ospedali e delle in. fermerie-ospedali, cosichè non ce n'era nemmeno uno accam pato collatruppa.Voglio sperare che in cotesta questione nonsi sia fatta della politica. Però, così come impressione, c'è quasi da credere che al Ministero della Guerra si sia temuto di irritare, mandando an maggior numero dicappellani, tanta gente sciocca che non vede al di là del proprio naso, e che ove il Ministero avesse dato un sacerdote ad ogni reggimento, non avrebbe man cato difare sfoggiodi una rettoricaignorante, invocando magari i grandi principiiliberali, censurando il Governo e accusandolo di tendenze clericali.

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La impressione mia proviene dal fatto che mi sembra difficile che i generali i quali organizzarono la spedizione,e che debbono

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LE

per lunga esperienza conoscere l'elemento o gli elementi che concorrono a formare un corpo , non abbiano compreso l'impor. tanza di un simile problema.

Preferisco attenermi alla prima impressione, perchè almeno si possono accordare delle attenuanti, dato un paese come il nostro, nel quale abbiamo veduto talvolta anche persone di vaglia fare delle bassezze per la sola tema, che di loro si mettesse in dub. bio la fede liberale.

Comunque sia la questione non è politica, ma essenzialmente militare. Libero ognuno di credere o sperare che nelle nostre popolazioni scompaia ogni vestigio di fede religiosa ma per ora intanto, checchè se ne dica, il sentimento religioso , o se meglio vi pare , la fede religiosa è radicata nella gran le mag. gioranza delle nostre popolazioni, e specialmente in quelle classi, le quali danno il maggiore contingente alla truppa. Radicatis. sima in mezza Italia,in tutte le provincie meridionali, non lo è forse meno in tutte le altre provincie, anche se nelle manifesta zioni politiche sono anticlericali. Eleggeranno dei deputati re pubblicani; ma in quelli stessi paesi dove si mandano alla Ca mera dei miscredenti, i contadini vanno a messa. Di coteste masse si potrà farne dei radicali, dei rivoluzionari e anche degli anar chici inconscienti; ma è certo che non se ne può fare degli atei. Questo è il dato di fatto, e il credere di non doverne tener conto in date circostanze, e per l'appunto in quelle dove que sto sentimento religioso del contadino è più forte, come ad esempio quando è inAfrica con la divisa militare, è un concetto di spiriti superficiali e ignoranti. Dal punto di vista militare il sacerdote che divide coi soldati i disagi e le fatiche della vita militare, tanto più se in un clima deleterio che miete vittime e scoraggia talvolta le fibre più resistenti, è un fattore della di. sciplina e del morale della truppa. Ed è una colpa il trascurarlo.

In dati momenti, questo sacerdote che parla al contadino sol. dato un linguaggio diverso da quello che sente abitualmente, che sa toccare il suo sentimento, ricordandogli il piccolo paese dove è nato, che gli insegna con parola dolce, persuasiva, amorevole la via del dovere, ha su di esso un ascendente, un'efficacia , che nessun altro può avere.

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Quello che un generale non può ottenere col prestigio del grado e con l'autorità del comando, può essere talvolta facilmente ot. tenuto da quel sacerdote che prendendo famigliarmente sotto braccio i soldati, lui che hai distintivi di capitano sulla tu. nica, poichè anche questo ha la sua importanza e maggiore di quella che non appaia a tutta prima parla loro come un amico, come iin compagno.

Quante mancanze possono essere prevenute da una parola detta a tempo dal cappellano!

Non è nell'indole di questa pubblicazione uno studio sulla prova fatta delle varie armi dell'esercito, e, come ho già detto, a me mancherebbe ogni competenza per farlo. Lascio volentieri a quei miei colleghi che non hanno mai reduto un fucile, ma che discorrono come se fossero tanti Moltke di tattica e di stra tegia, simile cómpito.

276 CONCLUSIONE XIV .
> 7

Ma pur non volendo fare ciò, non posso a meno di notare, sia pure così di volo, gli eminenti servigi resi dall'arma del Genio e i veri miracoli fatti dalla truppa di quest'arma e dagli ufficiali tanto più degnidi lode e d'anemirazione,in quanto che non sem pre avevanoa disposizione il materiale occorrente, e il personale, malgrado fosse assai maggiore di quello che richieda come for mazione un corpo d'esercito, era deficiente per le circostanze speciali in cui ci si trovava, e in quel paese. La prova fatta in Africa dalle truppe del Genio è stata veramente superiore ad ogni elogio, e anche in questa come in tante altre cose, è deplo revole che chiamando sempre l'attenzione del pubblico sulla questione politica non si sia reso a quest' arma il tributo d'am mirazione che esso ha meritato.

Dette le quali cose,però,non si può a meno di fare, a propo sito dell'arma del Genio, un'osservazione per dimostrare, da una parte, che le spedizioni militari in Africaportano maggiore disorganizzazione di quello che si crede e si cerchi di farcredere, e dall'altra la necessità d'aumentare ora soprattutto con la tendenza e la necessità che vi è di specializzare sempre più i vari servizi l' effettivo di quest'arma. Le attribuzioni del Genio vanno crescendo ogni giorno, e da poco tempo si sono dovute creare dellenuove compagnie o sezioni pernuovi ser vizi, come ad esempio la telegrafia ottica, quelle dei proiettori elettrici e quelle per l'aerostatica militare, quelle perle torpe. dini terrestri,ecc. Quale e quanta efficacia queste nuove appli cazioni , questi nuovi elementi della grande guerra, avranno nel primo conflitto che scoppierà in Europa, non si può stabilire. Egli è però certo che le grandi potenze hanno dato a cotali servizi una grande importanza e un grande sviluppo, aumentando considerevolmente l'effettivo dell'arma e profondendo denari. Da questo punto di vista le condizioni del nostro esercito sono in una inferiorità desolante, soprattutto per tutto quello che riguarda i nuovi servizi cui ho accennato. E quel poco che abbiamo, dal novembre dell'anno scorso all'aprile di quest'anno, era tutto in Africa. C'erano in Africa tutte o quasi tutte le sezioni della telegrafia ottica, c'erano in Africa tutti i proiettori elettrici cheabbiamo, e c'era del pari in Africa quell'unico parco aero statico con due palloni, mentre in Francia e in Germania sono numerosi gli aerostati militari , non solo, ma sono già adottate anche delle artiglierie speciali, destinate contro gli aerostati. Se in quel tempo fosse scoppiata una guerra in Europa, alla quale noi si fosse dovuto prendere parte, altro che l'inferio. rità a cui ho accennato più sopra ! Ci saremmo dovuti pre sentare dapprincipio, e fino a chissà quando,senza nessuno di questi nuovi fattori della guerra moderna, de' quali, come ho detto, s'ignora finora la portata, ma che però vengono consi derati di non lieve importanza dalle altre nazioni, e anche in Italia, dagli uomini che s'occupano di cose militari. Mi pare che in questo argomento vi sia materia a riflessioni parecchie.

Non credo si possa parlare con lo stesso entusiasmo con cui si accenna ai servizi resi dal Genio, del servizio fatto dal com

L'ARMA
277
DEL GENIO

missariato. Sarebbe ingiusto il dire che la sua organizzazione ha fatto cattiva prova : ma sarebbe del pari molto arrischiato il dire che degli inconvenienti non se ne sono verificati e che proprio tutto è andato bene.

Lascio stare le voci sorte a più riprese di intrighi, di lucrirea lizzati da questo o da quel capo-servizio, e la speculazione fatta per un certo tempo sulle paghe ai fornitori e gli stipendi aimi litari, per iquali pagamenti il governo mandava dell'oro sonante, e che a volte soprattutto prima del novembre erano fatti, in parte, con carta monetata. C'è in coteste voci, sicuramente, un po' del veroe forse molta esagerazione. Ma in ogni modo quel poco o molto di vero mi conferma sempre più nell'opinione che sia stato un errore il dare l'uniforme militare e le spalline agli ufficiali del commissariato. Non credo questo corpo peggiore di quello che sia in altri paesi. Anzi , esso è forse tra i migliori. Ma questo non toglie che gli ufficiali del commissariato, co stretti a maneggiare del denaro, a far dei contratti, a vendere, a comperare, facciano un mestiere che è in certo qual modo agli antipodi con quello delle armi. Essi entrano ora con questa assimilazione - a far parte di quella grande famiglia che èl'esercito, senza quella educazione militare che prepara gli ufficiali delle armi combattenti. Manca, e non può esservi in loro, il sentimento militare. Sono degli impiegati, degli ammini stratori borghesi, buoni o cattivi, vestiti da uffiziali,i qualinon potranno mai affiatarsi coi loro colleghi dell'esercito. Oltre a ciò non si può a meno di riconoscere che, vero o no che sia, non fa piacere di sentir ripetere - e questo accadrà sempre, con tutti i commissariati del mondo che nel tale o tale altro servizio, v'è chi s'approfitta e s'arricchisce, pensando che quelli di cui così si parla rivestono l'assisa militare.

So che di fronte a queste ragioni ve ne sono altre, le quali hanno pure una certa importanza, addotte da coloro che sosten gono la necessità dell'assimilazione completa dei commissari agli ufficiali dell'esercito, ma dal complesso di quanto è avvenuto in Africa non mi sembra che queste ragioni ei vantaggi di questo sistema dell'assimilazione ne compensino gli svantaggi.

Andrei troppo per le lunghe, se volessi notare tutti i piccoli inconvenienti che si sono verificati nel funzionamento dei vari servizi. D'altra parte, checchè ne abbiano detto alcuni giornali, in complesso v'erano a quell'epoca in Africa comandanti dicorpo e generali di vaglia, i quali avranno certamente indicato al mini stero cotesti inconvenienti e suggeriti nei loro rapporti, i mezzi di ripararvi. Nella nomina dei generali, a mio avviso, unsolo errore fu commesso, ed è stato quello di non tener conto delle condi zioni del nostro paese, scegliendoli tutti fra i piemontesi, ecce. zione fatta per ilBaldissera, che però è egli pure dell'Alta Italia. Anche al comando superiore della marina v'era un ufficiale su periore piemontese,e solo dopo qualche tempo, cotesto comando passò nelle mani del Turi meridionale, che vi andò col Bausan, che forse appunto per questo stato dicose, è stato prescelto al co è mando di questa nave. Ora io credo benissimo chenello scegliere i nomi dei generali destinati alla spedizione africana, il Ministero

278 CONCLUSIONE XIV .

della Guerra non si è lasciato guidare da criteri regionali, ma in dipendentemente da ogni considerazione di questo genere ha de signato quelle personele quali gli sono sembrate meglio adatte: ma ciò non toglie che il fatto di non aver dato an posto ad un meridionale o di qualunque altra provincia d'Italia, su sei ge nerali e un comandante della marina, per non chiamare a questi comandi altro che dei piemontesi, possa aver fatto in alcuni un'impressione non buona. Capisco perfettamente che ci vor. rebbe altro, se anche al Ministero dellaGuerra, quando si tratta d'affidare appositi incarichi, si dovesse tener conto come si fa in politica per la composizione dei gabinetti o alla Camera per le commissioni, dei criteri regionali. Ma se v'era un caso nel quale se ne sarebbe potato tenere un po'di conto, senza che questi ri guardi avessero potuto nuocere, mi pare dovesse essere per l'ap punto quello della spedizione africana; anche per delle consi derazioni di non lieve importanza, nel caso di eventualità che non si sono presentate. Laspedizione ha avuto un esito che non era preveduto, e che non era del resto possibile prevedere. Ma nella guerra guerreggiata le sorti cui si va incontro sono due: quella di vincere o di perdere. Ora siccome gli è a coteste even tualità che si credeva andare incontro quando la spedizione fu iniziata , a me pare sia stato un errorel'organizzarla in modo che, vincendo o perdendo, si dava l'occasione di dire che non i generali italiani, ma i generali piemontesi avrebbero vinto o perduto.

In un paese come il nostro, il quale non ha che pochi anni di vita come nazione e dove, per la sua stessa configurazione geo grafica, non è possibile che d'un tratto scompaia il sentimento e lo spirito regionale, a me sembra non basti per vincerlo il negarne l'esistenza, ma sia necessario che il governo adoperi ogni mezzo per attutirlo , e schivi sempre qualunque atto che realmente, o anche solo in apparenza e sia pure a torto, come nel caso attuale possa lasciar sospettare ch'esso serva di guida e di criterio, per l'appunto in quelle sfere le quali debbono dare l'esempio di non tenerne alcun conto.

Certo si penserebbe anche a questo, se si dovesse procedere alla formazione di un altro corpo di spedizione, come si pense rebbe del pari assai probabilmente a modificare, in parte,i cri teri coi quali gli ufficiali dei vari gradi sono stati scelti a pre ferenza in mezzo al numero molto maggiore, che per far parte del corpo di spedizione avevanopresentatola relativa domanda. E accaduto, per esempio, che seguendo il criterio esclu sivo delle note caratteristiche - fra due capitani di uno stesso corpo che avevano fatto la domanda, e dei quali l'uno aveva poco più di trent'anni e l'altro quaranta, è stato scelto il se condo perchè avevasugli specchi un ottimo, mentre l'altro aveva solamente un bene. È naturale che dopo parecchi anni di grado il secondo sia un ottimo capitano, mentre l'altro appena pro mosso non può essere ancora un ottimo comandante di compa gnia, senza che ciò costituisca per lui demerito alcuno . In molti casi come in questo, il criterio dell'età avrebbe dovuto avere maggior peso, trattandosi di dover mandare della gente in

LA SCELTA DEI GENERALI 279

paesi come quelli della costa africana del Mar Rosso. Così è accaduto che fra i capitani e gli ufficiali superiori, era troppo forte il numero diquelli che erano già troppo avanti in età per poter fare in quei paesi, malgrado tutta la buona volontà loro e lo zelo grandissimo, quello che possono fare i giovani. Mentre al contrario, sempre relativamente alla scelta degli uffi ciali, è stata ottima idea quello del Ministero di chiamare sotto le armi,in seguito a loro domanda, un forte numero di ufficiali di complemento; due in media per ogni compagnia e uno per ogni batteria o squadrone. È stata una buona cosa, perchè così si potè fare un esperimento serio onde vedere come e quanto si possa contare su cotesti elementi nel caso di guerre future,e nel tempo stesso, perchè, non vivendo essi continuamente nell'esercito e provenendo da tutti i paesi d'Italia, amalgamandoli con gli ufficiali effettivi , stringendo vie più il legame che ad essi li unisce, si contribuisce ad accrescere la simpatia e l'affetto per l'esercito e i vincoli fra l'esercito e il paese. In Africa e questo secondo le concordi testimonianze dei comandanti di corpo e dei generali, essi hanno fatto ottima prova, tan tochè nei reggimenti e nei battaglioni, gli ufficiali, fra loro stessi non sapevano nemmeno quali di loro fossero quelli in servizio permanente, equali in servizio temporaneo. Non pochi degli uf ficiali di complemento, malgrado i disagi della vita africana, hanno in quel periodo preso grande affezione alla vita militare, e sarebbero certamente rimasti in servizio permanente, se la legge lo consentisse. Nè questo vantaggio nè altro hanno otte nuto questi ufficiali, e ciò rende più lodevole per questa classe, lo slancio con cui sono venuti sotto le armi; e se fino a un certo punto si capisce che sia preclusa ogni via per quelli che hanno prestato servizio solo durante il tempo che rimase in Africa il corpo di spedizione,è forse desiderabile visto il numero piuttosto scarso di ufficiali che da qualche anno forni scono le scuole militari che un temperamento si trovi per far passare, ove lo richiedano, nel ruolo degli ufficiali in ser vizio attivo, quelli che facendo parte dei re gimenti del corpo specialepassano in quei reggimenti parecchianni . Con la dif ficoltà che si fa sempre maggiore nel reclutamento degli uffi ciali mi pare che per lo meno franchi la spesa di vedere e stu diare se in qualche forma la cosa è possibile : se cioè si può prendere anche di lì un certo numero di ufficiali i quali, come si è veduto, costituiscono un buon elemento di giovani che in gran parte hanno una cultura generale corrispondente e supe. riore a quella data dai corsi della scuola militare, e che , per pratica, e con una pratica migliore di quella che si può fare in guarnigione, hanno imparato il mestiere. Non sono molti, e mentre, regolando il meglio che si possa la questione di an zianità con gli altri, sarebbe, per quelli che aspirano a diven tare ufficiali effettivi, un giusto compenso del servizio volenteroso da essi prestato incondizionatamente, è certo che tanto per il nu mero loro ristretto, come per i vincoli più stretti da essi contratti nell'esercito, una simile misura non urterebbe la suscettibilità di tutti gli altri ufficiali provenienti dalle scuole. Come ho già

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280 CONCLUSIONE XIV .

accennato, ove una qualche misura di questo genere fosse adot tata per quelli che han passato qualche anno in Africa, un certo numero solo ne approfitterebbe.Un'altra considerazionedovrebbe spingere il governo a far qualche cosa in questo senso. È vero che questi ufficiali hanno preso servizio incondizionatamente. È naturale, e pertanto lodevole che senza condizioni, nè speranze di avvenire nell'esercito, essi siansi arruolati quando si parlò di guerra, e sembrava che, appena sbarcate, le nostre truppe do

TETAS

Il forte di Saati, ultimato.

vesserotrovarsiimpeguate in una vera guerra. Ora, dopo due o tre anni passati inAfrica, si trovano, ritornando in Italia, ad avere tutti i loro interessi spostati; molti che nella speranza della guerra hannolasciatooun impiego o il commercio od altro, non ritrovano più quello che hanno lasciato, e, posto che non nuoco ad alcuno, maanzi può essere un bene che essi entrino nei ruoli degliufficialiattivi, anche questa considerazione, mi sembra, dovrebbe spingereil Ministrodella Guerra ad aiutarli e sia pure in via eccezionale un temperamento proporre speciale.

GLI UFFICIALI DI COMPLEMENTO 281
Da Massaua a Suati.

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In ogni modo si può studiare la questione, e di questa come di tante altre non sarebbe forse inutile la discussione nella stampa, e specialmente da quella parte della stampa o da quei giornali, che più degli altri si occupano di cose militari. Ma, ahimè, la stampa, quando si occupa di cose africane,non pensa ad altro che a fare della politica e, in generale, anche durante il periodo della spedizione le numerose corrispondenze di gior nalisti e non giornalisti, che comparivano sui periodici, o s'oc cupavano di ingrossare e creare pettegolezzi, oppure ripetevano in tutte le salse le solite elucubrazionitattico-strategiche da far ridere i polli. Non mi è capitata sott'occhi in tuttoquel lungo periodo una sola lettera, un solo articolo nel quale con serenità d'animo e di giudizio, e senza spirito di parte si discutesse una questione qualunque seriamente. Guai a chi non italiano, e non conoscendo il carattere nostro e le condizioni del nostro giorna lismo, avesse voluto farsi un'idea delle cose nostre e delnostro esercito sui giornali del Regno! Giornalista anch'io, e in quel tempo a Massaua, tocco mal volontieri un argomento delicato. Masiccome la questione delle relazioni fra i giornalisti che erano a Massaua e ilComando, come quella della censura preventiva dei telegrammi, è stata oggetto di vive polemiche, così non mi pare possibilenon dirne qualche parola. Tunto più pensando e sperando che l'esperienzafatta giovi al governo onde prendere altre disposizioni,qualora,oin Africa'oaltrove,in caso di guerra, si ammettessero dei giornalisti al seguito delle truppe. E dirò anche a questo proposito, francamente, apertamente, l'animo mio, occupandomi del caso speciale della nostra spedizione afri cana senza entrare nella questione di massima, che in qualche Stato pare già fin da ora risolta coll'aver stabilito che in guerra, non si ammettano giornalisti al seguito delle colonne operanti. Un cumulo di ragioni d'indole esclusivamente militare, sopra tutto dopo alcuni inconvenientiverificatisi nella guerra del 1870, basterebbe citare la marcia di Mac-Mahon da Reims verso est di cui i Tedeschi ebbero la notizia dai giornali tendono a far credere che la presenza di giornalisti presso le truppe possa creare imbarazzi e nuocere. In ogni modo, siccome solo giudice della opportunità più o meno di telegrafare notizio di combatti menti o delle mosse delle truppe, non può essere chechi ne ha il comando supremo, ne viene di conseguenza cheanche qua lora si recedesse da questo concetto di massima, e si ammettes. sero dei giornalisti al seguito delle armate operanti, essi non potrebbero stare che là dove questo controllo potesse riuscire efficace presso il quartiere generale, vale a dire, specialmente nelle guerre future, alquanto lontani dalla linea di combatti mento e ben inteso sempre sottoposti a regolamenti molto severi.

Ma lascio stare la questione di massima, per toccare del caso speciale nel quale ci siamo trovati noi . Anche in questo,come in tutte le altre cose, il governo è andato come suol dirsi a tastoni. Il Ministero dellaGuerra, per conto suo, avrebbe desi derato di non dare ad alcun giornalista l'autorizzazione di partire col corpo di spedizione permandare di là telegrammi e corri

282 CONCLUSIONE XIV .

spondenze: ma in un paese parlamentare, temendo gli attacchi e le ire cheuna simile misura avrebbe suscitato, nonpensònem . meno ad adottarla, e si limitò a far firmare a quelliche fecero domanda di recarsi come giornalisti a Massaua, un regolamento draconiano, e a non concedere alcuna autorizzazione a giorna listi esteri. La pratica ha dimostrato che anche quest'ultima disposizione è stata un errore. I giornalisti esteri all' ultimo uno ne fu ammesso come eccezione non avrebbero certo detto tutto il male che delle cose nostre e dell'esercito hanno detto gl' Italiani, e che in parte, non avendo la stampa straniera rap presentanti a Massaua, è stato riprodotto sui giornali esteri.

Quanto al regolamento,comeho detto, esso era draconiano. E così doveva essere. Ma appena pubblicato, fu assai facile prevedere che ilGoverno e il Comando non lo avrebbero ap plicato per la solita paura delle polemiche e anche delle inter pellanze a Montecitorio, le quali non sarebbero mancate, ove, sia pure in base ad un regolamento e in seguito a lettere od articoli che mirassero a scalzare la disciplina, o a scuotere il prestigio dell'autorità, qualche giornalista fosse stato invitato gentilmente a ritornarsene in Europa.

In questi casi, secondo me, l'errore per parte del Ministero comincia quando si concede l'autorizzazione diseguire le truppe a persone le quali apertamente professano opinioni antimonar chiche. So bene che a parlare così, c'è da farsi dare del codino di tre cottee magari dell' austriacante col significato, oramai antiquato, di questa parola; ma d'altra parte io mi domando, perchè dal momento che per sua fortunal'Italia è una monar chia, e i soldati sono ancora i soldati del Re, si abbia ad am mettere al seguito delle truppe persone le quali ci vanno coll'idea preconcetta di dire dell'esercito tutto il male che possono, e che a questo ufficio temporaneo si sono preparati colla collabora- zione quotidiana a giornali, che dell'esercito e dei soldati par lano abitualmente condisprezzo, come di strumenti di tirannide, con quel centinaio di frasi fatte della rettorica democratica?A parte tutte le altre considerazioni , una ve n'è che basterebbea consigliarne l'esclusione: l'imbarazzonel quale la presenza di questi pubblicisti mette ufficiali e soldati che a volte sono co stretti a tacere, per non crear scandali, anche sentendo discorsi e propositi o leggendo cose che ripugnano a chi veste l'uniforme militare.

In Africa si è commesso questa volta, a proposito dei gior nalisti , cotesto primo errore, e nel tempo stesso non si è dato dal comando alla questione deigiornalisti tutta l'importanza che mi sembra meritasse, scegliendo per il controllo dei dispacci e per tutto quello che riguardava la stampa,le persone più adatte. Si sono fatte le cose a caso, a capriccio, senza un programma definito. Certo io non sono fra quelli che gridano controla cen sura dei dispacci, poichè la ritengo indispensabile. Il generale o il capo dellostato maggiore possono, è vero, sbagliare, e impedire la trasmissione di notizie che non sono in alcun modo compro mettenti, ma in fondo preferisco che sbaglino sia pure cento volte in questo senso, anzichè una sola volta in modo che un tele.

I GIORNALISTI AL CAMPO 283

gramma vistato inconsideratamente allarmi senza bisogno l'opi nione pubblica, o in una maniera qualunque possa essere dannoso. Dinanzi a interessi di questo genere,sono così poca cosa gli inte ressi di un giornale, trattandosi della tiratura di qualchemi gliaia di copie più o meno, che non val davvero la pena di occuparsene. Tuttavia non si può a meno di trovare puerile la severità, quando, come è accaduto, si impediva la mattina stessa di telegrafare l'occupazione di Saati, mentre, come ce ne avvertivano dei dispacci privati, la notizia correva da due giorni su tutti i giornali d'Italia. Tanto più quando a queste se verità inopportune fa riscontro la soverchia debolezza in parecchi altri casi manifestata, a riguardo di lettere ed articoli, che avreb. bero realmente dovuto imporre al Comando di prendere misure severe.So benissimo chein tutto questo la responsabilità del Comando è molto limitata, perchè esso ha obbedito sempre,senza discutere agli ordini dellaPilotta: ma è ciononpertanto deplo revole che ciò sia accaduto, e che non si sia capito, specie in quelle condizioni, l'importanza che aveva il saper disciplinare, or. ganizzare meglio il servizio della stampa. Perchè non si doves sero verificare gl inconvenienti abbastanza gravi che vi furono, si doveva pensare bene prima alla scelta delle persone cui concedere l'autorizzazione, poscia, una volta sul posto, trattare i rappresentanti dei giornali .con ogni riguardo; ma espellere senza tanti complimenti, subito, fin dal primo momento, quelli che alle disposizioni del famoso regolamento trasgredissero. In vece non fu fatto nulla di tutto ciò; che anzi s'è fatto tutto alla rovescia: non si è pensato abbastanza alla scelta, si sono trattati tutti quanti igiornalisti senza alcun riguardo, e non s' è avuto il coraggio di prendere le misure necessarie quando lo si sarebbe dovuto fare.

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Mi sono forse dilungato troppo sull'argomento: ma mi pare ne francasse la spesa.Chiudero, ricordando quello che capitò a me in una circostanza , e che mi pare provi abbastanza quale era lo stato delle cose.

Un giorno veniva giù pian piano da Saati verso Massaua con alcuni amici miei borghesi: quando un sott'ufficiale, non ricordo ora più di che arma, ci venne incontro domandandoci se era vamo giornalisti.

Alla mia risposta affermativa, il sott'ufficiale disse che aveva da darmi una notizia interessante, emiraccontò che proprio nella mattinata il capitano tale della tal compagnia, o squadrone, o batteria, aveva maltrattato un sergente.

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Lo lasciai parlare, equando ebbe finito il suo racconto, gli in. giunsi di far presto dietro-front sulla groppa, raccomandandogli di guardarmi bene in faccia, acciocchè non gli venisse più l'idea di fermarmi per raccontarmi di quelle cose, e dicendogli che doveva solo alla poca voglia che aveva di ritornare indietro e far parecchi chilometri sotto il sole, se non andava io stesso a far rapporto, al corpo cui apparteneva, del suo contegno.

Ritornando il giorno dopo a Saati, seppi che in tutto quello che mi aveva raccontato non c'era ombra di vero, e che i mal trattamenti del capitano si riducevano all'aver questi redarguito

284 CONCLUSIONE XIV .
..... ...
ANKASnow . ANI ru Il cimitero di Massaua . Il monumento ai caduti Dogali .

severamente un sergente, il quale meritava il rimprovero e che era un pessimo sott ufficiale.

Io non so se vi fossero a Massaua dei giornalisti che mostras sero di aver molto care le notizie di quel genere e le cercassero come il modo col quale quel sott'ufficialemi fermò potrebbe la sciar supporre. Certo però quel sott'ufficiale, contenendosi a quel modo lascia credere che nel concetto suo, e forse di tanti altri come lui, la nostra missione in Africa avesse quello scopo.

Io capisco che militando in certi partiti la missione del gior nalistapresso un corpo di truppa s'intenda in un modo diverso da quello che l'intendo io. Ciò che non riesco a comprendere, gli è che l'autorità non preoccupandosi della questione, e non organizzando bene anche il servizio della stampa, abbia lasciato che le cose arrivassero a questo punto.

Ma, come mi pare di aver già ripetuto a sazietà, tutta l'azione nostra in Africa, tanto quella politica che la militare, non poteva a meno di risentirsi dello stato d'impreparazione del paese, per qualunque impresa coloniale. Era forse naturale che certe cose accadessero; forse anche impossibile che non ac. cadessero.

Il paese e il Governo, che ne è in certo qual modo la mani festazione --- potrei dire i governi, dappoichè in questo nonc'è alcuna differenza fra gli uomini delle varie parti della Camera non si sono mai occupati di questioniafricane, ond'è che se ne è scritto sui giornali, se ne è parlato alla Camera, si è organiz zata al Ministero ognicosa, senza che nessuno sapesse nulla di nalla, senza che un solo ministro, un solo uomo politico avesse un concetto nemmeno lontano,non dico esatto, dellaquestione. Tutto quello che si è fatto, e forse molto di quello che ancora si sta facendo in Africa, si risente per l'appunto di questa deplo revole imperizia.

Si guardi inveceinquale modo ben diverso si contengono gli nomini politici in Inghiiterra,e che cosa essi fecero in Francia all'epoca della spedizione del Tonkino. Non uno, ma parecchi de. putati si recarono sul posto, in regioni assai più lontane, e dove infierivano col colera altre epidemie, per vedere, per sa pere di checosa discutevano. Della nostra Camera, dei nostri 508 deputati che fanno delle crisi sulle questioni d'Africa, non ce n'è stato uno uno solo che abbia creduto di dover spendere un mese, un mese e mezzo della sua vita, per andare adare un'occhiata a questo nostro possedimento. E si noti che non sarebbe stato nemmeno questione di spesa, perchèi de patati hanno il viaggio gratuito sui piroscafi, mentre è facile immaginare come cordialmente sarebbe stato accolto da tutti a Massana chiunque vi fosse andato.

Ma anche su altri punti si procedette un po' troppo alla leggera.

Così i rapporti, le relazioni sull Abissinia e su quelle contrade inandati alGoverno da uffiziali o da viaggiatori, e che pur di qualche utilità avrebbero potuto essere, lihanno tirati fuori da poco dagli scaffali pieni di polvere del Ministero degli esteri, dove dormivano tranquillamente, senza che nessuno avesse nemmeno

286 CONCLUSIONE XIV .

mai pensato a scorrerli. Che più? Eravamo là da due o tre anni, e mentre ci fu un tempo in cui si andava e veniva liberamente dall'Abissinia, e i nostri ufficiali erano tutto il giorno sa e giù da Saati a Massaua, non è mai stato dato l'ordine di fare una carta buona ed esatta, nemmeno della piccola zona del nostro possedimento, tanto che s' è dovuto farla alla meglio durante le operazioni. E delpari nei tempi calmi e tranquilli non si è pen sato a stabilire delle relazioni, ad avere dei rapporti con l'in. terno, che al momento opportuno avrebbero potuto essere di grande giovamento.

Le ultime discussioni, che ebbero luogo alla Camera, non hanno fatto che addimostrare la scarsa cultura sulle questioni africane della maggioranza dei deputati e più specialmente per parte di quegli oratori che hanno attaccato il ministro della guerra, e anche il generale di San Marzano,cho secondo essi avrebbe dovuto tenere una condotta diversa di fronte alle forze abissine. Ricordo anche il rimprovero a lui mosso, perchè non ha tentato una sortita. Per parlare di sortite , data la forza esigua che avevamo a Saati, bisognava non essersi reso esatto conto della difficoltà del terreno e della sproporzione delle forze. Il Generale aveva in animo di lanciare le sue truppe per inse guire il nemico nella ritirata, qualora di questa ritirata fosse stato accertato. Cause indipendenti dalla sua volontà gli im pedirono di mandare ad effetto il suo divisamento. Ma non credo che nessuno, nelle condizioni in cui si era, avrebbe con sigliato una sortita, nel senso in cui l'hanno intesa gli oratori che han parlato alla Camera. Data la situazione nella qualo eravamo nel marzo, non si poteva seguire una condotta diversa da quella tenuta dal Generale. Si potrà discutere se, dato che si avesse avuto tutto il necessario, e ove non ci fosse stata la preoccupazione della missione inglese, non sarebbe stato miglior consiglio far marciare innanzi la truppa, subito, appena arri vata : ma nel marzo le cose erano messo in modo che non c'era altro da fare che rimanere sulla difensiva.

Sarebbe ingiusto il muovere rimprovero a chiaveva laggiù in Africa il comando delle truppe, perchèla spedizione non ha avuto esito più brillante. Dal Generale all'ultimo soldato tutti han fatto il loro dovere, con maggiori sacrifizi, e con maggior di ritto alla riconoscenza nostra, che se avessero preso parte a una guerra guerreggiata. Se al paese l'esito sembro, e fu realmente un'amara delusione, la causa sta appunto nel fatto che il Governo mal conscio dello stato vero delle cose e delle condizioni afri cane, promise e lasciò intravvedere obbiettivi, che una volta sul posto, quelli che avevano su di loro l'alta responsabilità, com . presero impossibile il raggiungere.

È difficile sapere con certezza che cosa intende ora di fare il Governo relativamente a Massaua; ma da qualche indizio par di capire che l'idea di spedizioni militari, per ora, e forse anche per l'anno venturo, è abbandonata. Se così è c'è da rallegrar sene, perchè certamente le condizioni del nostro bilancio equelle della politica europea non ci consentono nuovi sperperi diforze e di denaro per imprese coloniali. Io non sono d'avviso che si

IMPREVIDENZE DEPLOREVOLI 287
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debba abbandonare Massaua, la quale rimane pur sempre un punto importante come il principale sbocco dell'Abissinia al mare. Molte sono le considerazioni politiche per le quali non si può con sigliare l'abbandono, ben inteso, pur essendo ben persuasi che la occupazione non è e non sarà per ora proficua, ancorchè si ad divenisse alla pace con l'Abissinia,perchè è cosi poca cosa il commercio di questo paese. Ma quel piccolo possesso è tra le altre cose anche un buon pretesto per noi, onde far sentire la nostra voce in tuttele cose che riguardano il canale di Suez, e indipendentemente da questo, la sua importanza si può desu mere dalla certezza che ove noi lo abbandonassimo, qualche altra potenza vi innalzerebbe la sua bandiera. In un avvenire, sia pure lontano, quando per legge ineluttabile quelle regioni avranno raggiunto un certo grado di civiltà, e più forte di quello che oggidì non sia, sarà il coefficente di espansione co loniale di questa vecchia Europa, che pare diventata angusta per le sue popolazioni; e quelli che si troveranno a Massaua potranno forse aspirare meglio degli altri alle conquiste proficie del lavoro e della civiltà. Nelle imprese coloniali , anche per le migliori, i sacrifizi non sono compensati che a lunga sca denza.

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Ma al punto in cui sono le cose, mentre sarebbe una pazzia l'abbandono di Massaua, e mi pare che nessuno vi pensi se riamente, non posso ameno di deplorare che una parte della stampa alimenti ancora delle illusioni sulla proficuità, sui van taggi immediati che quel possesso può avere per l'Italia. A veri vantaggi commerciali od agricoli, per ora, e certo per un gran pezzo ancora, non v'è dapensarci. Tutta la zona che è attualmente sotto ilnostro dominio, non è coltivabile per laman canza d' acqua, e quanto all' idea emessa da qualcuno, di dare cioè delle terre da coltivare ai basci-buzuk dopo un certo tempo di servizio, essa non èun'idea pratica per la ragione molto sem plice, che anche regalando delle migliaia di metri quadrati di terreno, non si troverebbe nè un bianco nè un nero che accet tasse un dono come questo senza valore.

Per ciò che riguarda ilcommercio con l'Abissinia,esso, come ho già detto più volte, è ben poca cosa, e le cifre della dogana prima del blocco sono là a provarlo. Non v'è nessuna ragione per credere e presumere, che cessate le condizioni anormali , cotesto movimento possa crescere per il solo fatto della nostra presenza a Massaua. La nostra presenza su quella costa non ha fatto e non può far crescere i bisogni e grado di civiltà di quelle popolazioni, le quali continueranno ancora chi sa fin quando a nutrirsi con poca dura, e a portare come unica e sem plice veste la futa intorno alla vita. Così è un'illusione che fa. cilmente si perde, pur di dare un'occhiata ad una carta qua lunque di quelle regioni, il credere che dalla parte di Massaua possano dirigersi le carovane e il commercio del Sudan. In via eccezionale, ove si fosse in pace con l'Abissinia come lo era vamo prima di Dogali, qualche carovana potrà venire dalla no stra parte. Ma solo temporaneamente, fino a che durerà l'at. tualestato di cose a Snakim . Il giorno nel quale cessassero

288 CONCLUSIONE XIV . H

le ostilità in quel punto, e col Sudan pacificato riprendessero vita i commerci, èmolto naturale che le carovane dall'interno affluiranno a Suakim anzichè a Massaua, risparmiando parecchie tappe o giornate di marcia.

Le regioni veramente ricche eproduttive di quella grandezona africana sono il Sudan da una parte, e dall'altra i paesi Galla a sud dell'Abissinia. Massaua ha alle sue spalle delle regioni povere, onde per il momento la sua importanza è politica e non commerciale, o almeno piccolissima per ciò che riguarda il com mercio. Questa situazione può mutare, ma lentamente, col vol gere degli anni, e non da un giorno all'altro.I vantaggi di que sta occupazione nostra, se ci saranno, come ho detto, non pos sono essere che a lunga scadenza,quando l' Italia possa avere aequistato come potenza protettrice o in altro modo una supre mazia politica sull Abissinia, e quindiun'influenza sopra alcune regioniche ne fanno parte, suscettibili di sviluppo per il clima, per la fertilità del suolo e per i prodotti che possono dare specialmente le sue provincie meridionali, e i paesi Galla ora taglieggiati dalle prepotenze del Negus e dei suoi ras. Per con quistare questa supremazia politica forse potranno occorrere delle forze militari, ma non è però con delle nuove spedizioni che si potrà conseguire lo scopo, poichè agli enormi sacrifici a cui con questo sistema dicolonizzazioneil paese dovrebbe sottostare , non sarebbero davvero proporzionati i compensi problematici e lontani. Le condizioni politiche di quel paese, le frequenti lotte fra i vassalli del Negus, l'avidità di de naro dei capi, permettono altri modi d'azione più efficaci e meno dispendiosi. Certo non è con questa politica e con questi inezzi che la questione si possa risolvere da un momento all'al tro, e soddisfare così le impazienze dell'opinione pubblica che paiono giustificate, fino a un certo punto , per coloro che non hanno un concetto giusto di quello che sono quei paesi e le razze che li abitano. Gli avvenimenti non si creano e non s'im provvisano. È d'uopo attenderli, talvolta pazientemente, ma pre. parandosi però a sfruttarli, e a cavarnetutto il vantaggio e i maggiori risultati coi minori mezzi possibili. Se quanti si di lettano di fare una politica da sognatori, immaginando o fa cendo credere che con altri mezzi e con altra condotta si possa in un tempo non lungo far sorgere in quella parte dell'Africa delle città fiorenti in mezzo a regioni popolate o coltivate , si dessero la pena di adoperare ilcompasso guardando una carta dell'Africa e tenessero conto della vastità di quel continente e anche delle regioni che più a noi interessano, si convincereb bero delle difficoltà chepresenta il problema africano.

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L'AVVENIRE DI MASSA A 289
Se si esaminassero i risultati proporzionatamente assai scarsi che in altre regioni africane in condizioni assai più favorevoli alle colonizzazioni di quelle che a noi interessano, hanno otte nuto potenze le quali avevano a lorodisposizione grande abbon. danza di mezzi ; se si ricordassero gli scacchi subiti, le enormi spese fatte, i sacrifizi di uomini e di denaro, si modificherebbe nel nostro paese il concetto che s'è andata formando l'opinione pubblica, intorno a tutto ciò che riguarda l Africa. Si sarebbe Da Massaua a Saati . 37

a quest'ora compreso che in simili imprese si deve guardare molto lontano in un avvenire che forse noi stessi siamo desti. nati a non vedere. Ma questo fatto di un avvenire lontano e di cui forse noinon potremo approfittare, non è una buona ragione perchè qualche cosa non si faccia fin d'ora, e si lasci che le altre nazioni ci passino innanzi , prendendo esse il posto o i posti migliori perprofittarne ilgiorno, nel quale la nostra civiltà assoggetterà paesi e popolazioni, che non potranno sottrarsi alla sua forza d'espansione.

Del resto in un'epoca in cui Stati e Comuni contraggono de biti per iscopi di cui si giovano ora e che le future generazioni pagheranno, mi pare non sia il caso di gridare la croce addosso a chi si adopera, a costo di qualche sacrificio, a raggiungere un intento anche se non promette in ogni parte un utile troppo im inediato.

FINE.

290 CONCLUSIONE XIV .
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A P PENDICE

IL LIBRO VERDE

PRESENTATO AL PARLAMENTO ITALIANO il 24 aprile 1888. .

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DOCUMENTI DIPLOMATICI PRESENTATI AL PARLAMENTO ITALIANO

il 24 aprile 1888 .

* (L'asterisco * precedente il numero del documento indica un dispaccio o rapporto preceduto da telegramma; la lettera T indica un telegramma).

1. IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN

Signor ambasciatore,

LONDRA.

Roma, 29 ottobre 1884 .

Gli avvenimenti chesi vengonosvolgendo sull'alto Nilo hanno dovuto neces sariamente richiamare l'attenzione del governo del Re sulle possibili conseguenze pel nostro possedimento di Assab.

Lo sgombro del Sudan per parte dell'Egitto, il rifiuto opposto sinoradalla Su blime Porta all'invito fattole dall'Inghilterra di presidiaretaluni punti dellacosta del Mar Rosso, la ripugnanza del governo britannico ad accrescere fuor di mi sura la propria responsabilità coll'allargare la cerchia della suaazione , hanno fatto nascere in noi lapreoccupazione che alcun'altra potenza, quando si veri fichi la contingenza dell'abbandonoda parte dell'Egitto, e l'Inghilterra persista nelle sue esitazioni, possa cercare di stabilirsi tra Massaua edAssab; il nostro possedimento, già circoscritto al sud dallo stabilimento francese di Obock, ver rebbe ad essere così chiuso da ogni parte.

Considerando poi la situazione dell'Inghilterra stessa nel mar Rosso, ci è sem brato che unatale evenienza (non improbabile nel momento in cui le idee di co lonizzazione si vengono rapidamente propagando, e tutte le potenze tengono gli occhi fissi sull'Africa) nonfosse neppure conforme ai suoi interessi. Se non ab biamo male intrepretatola costantee benevola fiducia dimostrataci dal governo della Regina sin dal primo sorgere delle complicazioni egiziane, dobbiamo rite nere che esso vedrebbe senza gelosia una modestaestensione del nostro posse dimento, e preferirebbe che neltratto dicosta cuiho dianzi accennato fosse sta bilita, se non mercè annessioni territoriali,almeno inaltra forma da determinarsi, l'autorità dell'Italia, per la quale i cordiali rapporti coll'Inghilterra sono oramai costante tradizione politica.

Al nord d'Assab,a brevissima distanza dal nostro confine,sta Beilul,gli Egi ziani vi hanno, in questo momento, una guarnigione di cinquanta uominicirca. Trattandosi di un punto vicinissimo ad Assab,ed il più importantein quel tratto della costa, èlà sopratutto che ci premerebbe di prevenire l'occupazione di un'al tra potenza. È certo che, dopo quello che è occorso alla spedizione del nostro infelice Giulietti,l'eccidio dellaquale non potè finora avere giustapunizione, il nostro prestigio, la stessa nostra sicurezzain Assab, subirebbero irreparabile iat tura, qualoraaBeilul si inalberasse altra bandiera,od ivisi ritornasse allo stato Libro verde 1

Invio di una guarnigione ad Arsab

di completoabbandono che preesisteva, parecchi anni or sono, alla venuta colà diun presidio egiziano.

Le informazioni del R. commissario ad Assab, e quelle fornitecidal R. agente in Cairo, aggiungono efficacia a quanto Le venni qui accennando. Il nostro pro tettorato a Beilul e lungo la vicina costa, al nord d'Assab, sarebbe accolto senza repugnanza, e forse anche con favore, dalle popolazioni indigene; e, se le im pressioni del comm. DeMartino sono esatte,nè l'Egitto, nè l'Inghilterra ve drebbero di mal occhio la nostra bandiera in quei paraggi.

Raheita, al sud di Assab, già riconosce il nostro protettorato; analoga potrebbe diventare la posizione di Beilul (salvo le diverse condizioni di sovranitàterrito riale), di guisa che dall'una o dall'altra parte il nostro possedimento avrebbe un'appendice di territorio soggetto all'influenza, se non al dominio, dell'Italia, giovando cosialle sue condizioni di sicurezza, come all'ulteriore svolgimento dei traffici che ivi si possano attirare.

Il presente argomento è tale che ci preme anzitutto di avere la certezza di poter procedere di pieno accordo col gabinetto di Londra. Ci asteniamo quindi da ogni definitivarisoluzione prima di conoscerne il pensiero circa questonostro progetto. Prego V. E. di volere, tosto che Le si presenti occasione propizia, e possibilmente senza soverchio indugio, chiamare la benevola attenzione di lord Granville su queste nostre considerazioni, ed informarmi dell'accoglienza che esse saranno per incontrare. Se, contro l'aspettazione nostra, il governo britannico si dimostrasse poco favorevole a questo nostro concetto, cilusinghiamo, quantomeno, che risponderà alla nostra con pari franchezza, facendoci note le sue obiezioni, le quali saranno da noi tenutein quel conto che si addice agli intimi rapporti dei due governi ed al nostro desiderio di mantenerci uniti al gabinetto di St. James in tutto ciò che ha qualche attinenza colla questione egiziana.

Sono lieto di poter'affidare questo delicato negoziato a personaggio che come l E. V. possiede in sommo grado doti di prudenza e di accorgimento, e gode dell'intima fiducia di codesti ministri. Attenderò di conoscere l'accoglimento che gli uffici di Lei avranno incontrato. MANCINI,

2. IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

(T.). Londra, 5 novembre 1834, ore 10.33 pom. Ric . il 6 , ore 6 antim .

Lord Granville, al quale ho dato notizia del contenuto del dispaccio confiden ziale del 29 ottobre concernente Beilul, mi disse che nè il governo inglese,né il governo egiziano potevano assunersi la responsabilità di disporredi un territorio che loro non appartiene: ma che, per conto suo, il governo inglese non aveva dafareobiezionialnostroprogettoenon solleverebbealcunadifficoltà. NIGRA.

*3. ILMINISTRODEGLI AFFARI ESTERIAL REGGENTE IL R.COMMISSARIATOINASSAB.

Roma, 13 gennaio 1885.

Signor reggente,

I ripetuti eccidii di nostri connazionali nel paese dei Danakil hanno richia mato l'attenzione del governo sulla necessità di affermare la nostra autorità ed il nostro prestigio nel mar Rosso con unconvenienteapparato di forze; epperò fu risoluto di inviare in Assab uno stabile presidio chesi comporrà di un bat taglione di bersaglieri, d'una compagnia d'artiglieria con sei pezzi, di un plo tonedel genio edei relativi serviziaccessori.Queste truppe saranno sotto il co mando del colonnello di stato maggiore cav. Tancredi Saletta, e s'imbarcheranno posdomani a Napoli per codesta volta.

Già ne diedi à V. S. un preavviso col mio telegramma dell'8 gennaio, e l'in citai a far si che l'annunzione fosse costi ricevutosenza inopportune agitazioni. Trattasi infatti diun semplice provvedimento di sicurezza,senza intendimento ostile verso il Sultano dell'Aussa e gli altri capi indigeni,finchè essi ci si dia

II

Occupazione di Beilul 111

e mostrino fedeli e leali amici. È probabile che parte delle forze venga adoperata per qualche ricognizione nell'interno attine di ottenere, sulla sorte toccata al Bianchi edai compagni suoi, maggiori notizie, che possano condurci alla sco perta ed alla punizione degli assassini . Ella farà siche lo scopo di questa ri cognizione sia convenientemente apprezzato dagli indigeni e non dia motivo ad erronee opposizioni.

Il colonnello Saletta ebbe speciali raccomandazioniacciò il contegno degliuf ficiali e delle truppe sotto i suoi ordini verso gli indigeni sia tale da non dare appiglio a lagnanze. La disciplina del nostro esercito èarra sicura chetale scopo sarà felicemente raggiunto.

MANCINI.

4. IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN COSTANTINOPOLI.

( T.) . Roma , 25 gennaio 1885 .

Vostra Eccellenza conosce la nostra posizione in Assab, dove la sicurezza dei nostri connazionali non ha mai corso altri pericoli all'infuori di quelli risultanti dall'istinto selvaggio e siccheggiatore delle tribù dancale non sottomesse. Il mas sacro della spedizione Bianchi essendosi aggiunto, a tre anni di intervallo, alla catastrofe della spedizione Giulietti, ci ha obbligati ad affermare la nostra autorità e il nostroprestigio coll'inviodi unaguarnigione,chepotrà essere eventualmente incaricatadiprocederead una repressione diretta. Siamo informatioradelrichiamo imminente della guarnigioneegiziana di Beilul, ridotta già, da alcune settimane, ad una ventina di soldati.

Beilul, distante meno di dieci miglia dalla nostra frontiera, è uno dei centri dancali che bisogna sorvegliare più rigorosamente. L'inchiesta per l'affare Giu lietti avendo segnalate le manovre che si fanno colà contro il nostro stabilimento e contro la sicurezza dei nostri viaggiatori, l'abbandonare Beilul all'anarchia sarebbe stato l'istesso che, da un canto, creare,pel nostro possedimento di Assab, un focolare permanente di minaccie e di periculi, ovvero,dall'altro canto, ren dervi inevitabile l'intervento di una terzapotenza.Non ci restava,al fine di pre munirci contro codeste eventualità , che d'incaricarci noi stessi di mantenere a Beilul l'ordine e la tranquillità. È ciò che ci proponiamo di fare collo sbarcare . inquel punto un piccolodistaccamento di marinari.

È in questo senso che Ella deve esprimersi se sarà interrogata a riguardodella nostra occupazione di Beilul, ed anche spontaneaniente se Ella credesse ciò in dicato dalle circostanze, allo scopo di meglio determinare le nostre intenzioni.

MANCINI.

5 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AI RR. AMBASCIATORI IN BERLINO, COSTANTINOPOLI, LONDRA, PARIGI, PIETROBURGO E VIENNA.

( T. ) . Rome , 26 gennaio 1885 .

Riproduco per informazione strettamente personale e riservata di Vostra Ec cellenza,il seguente telegramma che ho spedito al nostro ambasciatorea Costan tinopoli,intornoalla necessitàin cuicitroviamo di occupare Beilul (1). MANCINI.

6.- IL MINISTRO

DEGLI AFFARI

ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN COSTANTINOPOLI.

(T.). Roma, 30 gennaio 1885.

Gli avvenimenti del mar Rosso ci obbligano di prendere in considerazione la situazione di Massaua.

Sappiamo da fonte indiretta, ma sicura, che il Vicerè d'Egitto ha, da alcune settimane,fatto conoscere al Sultano la necessità, in cui sta prossimamente per trovarsi, di abbandonare Massaua, comeha già abbandonato gli altri punti più meridionali. In previsione di una tale eventualità, e dopo uno scambio di ve

(1) Vedi il doc. 1.4.

Torbidi nel Mar Rosso Domande di Ferry'.

dute coll'Inghilterra, la quale ci hadata la certezza che essa, non provvedendovi la Turchia, non solleverebbe opposizionialla nostra installazione in Massaua, ab biamodovuto proporre a noistessi il problema seci convengadi esporci, conuna astensione assoluta, al doppiopericolo, o di vedere codesto punto, forse il più importante del mar Rosso,abbandonato all'anarchia ed alleinvasioni abissine, ovvero occupato da una terza potenza , che si assicurerebbe così una posizione predominante in quelle località.

>

La nostra conclusione non poteva essere dubbia. Noi siamo preparati alla con tingenza di un'occupazione,chesiamoancheingradodieffettuare prossimamente. Domanderemo ora al governo vicereale quali sono le sue precise intenzioni circa Massaua. Se la sua risposta ci farà prevedere un'evacuazione imminente, tutte le disposizioni son già prese affinchè sufficienti forze italiane occupinoquelpunto. Sappiamo che essenon incontreranno opposizione.

La terrò al corrente degli avvenimenti,ma mi preme sin da ora di mettere Vostra Eccellenza in grado di regolare il Suo linguaggio.

MANCINI . (Estratto) 7. IL R. AMBASCIATORE

IN PARIGI AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI:

Parigi , 22 gennaio 1885 . Ric . il 31 . Signor ministro, Il signor Ferry avendomi chiesto quali fossero inostri intendimenti colla spe dizione militare apparecchiata per Assab, risposi che l'oggetto ne eramolto sem plice e naturale, poichè avevamo avuto due nostrespedizioniscientifiche crudel mente massacrate dai nativi di quelleregioni; e siccome dalle potenze che pre tendonocon titoli,piùo menocontestabili, allasovranitàsopradi esse, non avevamo ottenuto nè protezione per i nostri nazionali nèsoddisfazione, noi avevamo preso ilpartito diproteggerci noistessi senzachiedere licenzaa chicchessia. MENABREA.

* 8 . - IL R. AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Cairo, 2 febbraio 1885. Ric . 18 . Signor ministro,

In seguito alle istruzioni impartitemi da V.E. ho diretto una nota a Nubar pascià per chiamare l'attenzione del governo del Vicerè sui torbidi che si ma nifestano e vanno propagandosisullecoste del mar Rosso, chiedendo, a nome del regio governo,se l'Egitto si assumeva la responsabilità diguarentire la si curezza degl'interessi italiani su tutta la costa al sud di Suakim.

Nubar pascià rispose oggi a questacomunicazioneinformandomi che gli sforzi fatti dal governo di S. A. per ristabilire la tranquillità in quelle regioni erano rimasti infruttuosi,eche, in seguito a questo insuccesso, ed in vistadelle con dizioni finanziarie dell'Egitto,il Kedive si era diretto alla Sublime Porta per chiamare la sua attenzione sulle condizioni di quelle contrade, e sulla situazione critica dell'Egitto, se colà si verificassero degli avvenimenti,in seguito a cause esterne od interne. Nubarpascià conchiude la sua nota coldire che prima di rispondere alla questione fattagli da me, dovrà attendere le istruzioni che ha chieste alla Sublime Porta, alla quale perciò comunicherà la mia domanda.

Mi pregio di trasmettere copiadelle due note (annessi I e II). MANCINI. 7

(Annesso

I). IL COMM. DE MARTINO A NUBAR PASCIÀ.

Caire, le 1 février 1885.

Le gouvernement de Son Altesse ne peut pas ignorer que les troubles qui existent et se propagent dans les territoires sur toute le côte de la mer Rouge, constituent un danger menaçant notre possession d'Assab, et la sûreté même des sujets de S. M. le Roi, établis sur les différents points du littoral.

TV

Risposta di Nubar pascid al commendatore De Martino V

L'Italiea déjà eu à déplorer le massacrede l'expédition Giulietti,sans pou voir obtenir lapunition des coupables,et elle vient encored'être profondément émue par le massacre de l'expedition Bianchi sur la frontière du territoire de Massauoa ed du pays des Danakils.

Le gouvernement de S. M. ne peut pas rester indifférent à un tel état de choses, et par conséquent je demande, en son nom , au gouvernement de S. A. s'il assume tout entière la responsabilité de nous garantir la sécurité de tous nos intérêts, et de nos nationaux sur la côte au sud de Souakim et au-delà de la mer Rouge.

Agréez, etc. DE MARTINO.

(Annosso II). NUBAR PASCIÀ AL COMM. DE MARTINO.

Caire , le 2 février 1885 .

Vous avez bien voulu m'écrire hier pour attirer l'attention du gouvernement de S.A. sur l'état d'insécurité qui subsiste et sepropage sur le littoral afri cain de la iner Rouge, et me demander, au nom du gouvernement du Roi, si l'Egypte assume la responsabilité de garantir la sécurité des intérêts italiens au sud de Souakim .

Je mesuis empressé de soumettre cette communicationà S. A. le Kh dive, et j'ai l'honneur de porter à votre connaissance que les efforts faits par le gou vernement de S. A. pour amener le calme dans ces parages ont échoué. Devant cet insuccès, et vu notre état financier, le Khédive acru devoir s'adresser à la Sublime Porte, comme autorité souveraine, pour appeler sa sérieuse conside ration sur la situation troublée de ces contrées, et sur la position critique qui nous serait faite, si des événements venaient à surgir par des causes extérieures ou intérieures.

Ainsi, avant derépondre à la question quevous voulez bien meposer, le gouvernementde S. A. se voit tenu d'attendre l'arrivée des instructions qu'il a provoquées du gouvernement impérial. Il se fera,en tout cas, un devoir d'in former la SublimePortede votre démarche, et de solliciter une prompte réponse. Agrées, etc. NUBAR.

9 . - IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN COSTANTINOPOLI.

(T.). Roma, 3 febbraio 1885. Signor Ambasciatore,

Faccio seguito al mio telegramma del 30 gennaio (1). Il comm. De Martino avendo domandato, per iscritto, a Nubar pascià, quali intenzioni avesse il go verno vicereale riguardo a Massaua, additandoglile conseguenze che l'abbandono di questo punto, per parte degli Egiziani, avrebbe pei nostri speciali interessi nel mar Rosso, ha ricevuto una risposta, parimente scritta, con la quale il mi nistro vicereale partecipa al nostro agente la comunicazione già inviata dal Kedive alla Sublime Porta a questo riguardo, e che lascia assai chiaramente intravedere l'eventualità del prossimoabbandono di Massaua. Stando così le cose, il nostro ammiraglio, che trovasi a Suakim con tre navi a sua disposizione, ha ricevuto ordine direcarsi a Massana per esser pronto a qualsiasi evento. Le istru zioni impartite all'ammiraglio sono abbastanza ampieper potergli permettere, ove sia necessario,di procedere ad uno sbarco.Se ciò avvenga, sarà miacura di darne avviso a Vostra Eccellenza. Ma mi preme sin d'oradi porre Vostra Eccellenza in grado di apprezzare un siffatto avvenimento e di regolare il suo linguaggio secondo il contenuto di questo telegramma e di quello precedente, per il caso che Ella fosse interrogata in proposito. Mi preme specialmente di porre in sodo che, occupando Massaua e prendendovi una posizione analoga a quella degli Inglesi aBerbera e a Zeila, non faremmo cheobbedire ad una necessità di sicurezza e d'ordine.

MANCINI.

(1) V. il doc. n. 6.

Ragioni dell'occupazione di Massaua

10. -- IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO (DE MARTINO ).

Roma , 8 febbraio 1885 .

Signor agente, di pregio di segnalarle ricevuta del Suo rapporto in data del 2 corrente(1), col quale la Signoria Vostra mi trasmetteva copia della nota da Lei diretta a Nubar pascià, relativamente aitorbidi che si manifestano sulle coste del mar Rosso e per chiedere, a nome del regioGoverno, se l'Egitto si assumeva la re sponsabilità di guarentire la sicurezza degli interessi italiani su tutta la costa al sud di Surkim . Ella mi trasmetteva pure la risposta ricevuta in proposito dal governo del Kedive.

Approvo il testo della comunicazione da Lei diretta in quest'occasione a Nutar pascià. MANCINI.

11. IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN COSTANTINOPOLI (2).

(T.). Roma, 9 febbraio 1885.

Ad eccezione dell'avviso dello sbarco a Massana e della indicazione che non si incontrò resistenza, non abbiamo finora altre notizie circa quest'avvenimento. Debbo -supporre, basandomi sulle istruzioni date all'ammiraglio, che questi ha trovato a Massaua una situazione tale da fargli sembrare assolutamente indi spensabile la presenza delle nostre forze accantoalla guarnigioneegiziana. Ricero infatti avviso dal Cairo che gli Abissini spingono le loro razzie finsotto Mas saua,donde hanno molto recentemente portato via quattromila capi di bestiame; che l'autorità del governo non si stende quasi fuori le mura della città e che il paese è invaso dalla insurrezione del Mahdi.

Tale stato di cose, che non fa se non confermare ciò che il Kedive aveva segna lato alla Sublime Porta intorno alla situazione turbolenta del paese, dovrebbe far ravvisare la pratica utilità della presenza a Massaua di forze amiche, che garantiscano questa località da qualsiasi sorpresa.

Questesonole spiegazioni e le assicurazioni che Vostra Eccellenza dovrebbe dare, se fosse interrogata, su ciò che è avvenuto a Massaua. MANCINI.

12 . IL R. AMBASCIATORE IN PARIGI AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Parigi,11 febbraio 1885. Ric . il 15 .

Signor Ministro,

Ho cercato di conoscere l'impressione prodotta dalle proteste della Turchia contro la nostra occupazione diBeilul e di Massana. Il signor Ferry si limitò a segnalarmi queste proteste e quella' anche del Kedive, aggiungendo che l'In ghilterra si svincolava da qualsiasi ingerenza nel nostro procedere. Ma ciò che sembra maggiormente preoccuparlo, è di sapere quali siano le nostre ulteriori intenzioni. Credei accorgermi che il signor Ferry non attribuiva molta impor tanza alle proteste della Turchia, e gli ricordai che dessa non si comportò di versamente verso la Francia rispetto alle occupazioni che questa faceva di Obok e punti vicini. In quanto ai nostri futuri progetti, ripetei, con insistenza, testual mente le dichiarazioni fatte alla tribuna da Vostra Eccellenza. In quanto a Massaua, che sembra stare più a cuore al signor Ferry, gli dissi che molti pre tendevano alla sovranità diquellastazione, di cui conoscevamo abbastanza la storia per apprezzare il valore di tali diverse pretese. Feci osservare, per altra parte, che, mentre il Kedive protestava e faceva protestare, egli stesso dichia

( 1 ) V. il doc . n 8 . (21 Comunicato ai RR, rappresentanti in Berlino , Cairo, Londra, Parigi, Pietroburgo e Vienna .

VI
I

Impressione prodotta dall'occupazione di Beilul e di Nassaua VII

rava di non essere in grado di difendere quelle posizioni contro le scorrerie degli Abissini e degli Arabi in quelle regioni. Mi venne in acconcio la notizia datami da Vostra Eccellenza col suo telegramma del 9 corrente, cheaccenna una razzia in cui gli Abissini, alle porte di Massaua stessa, derubarono quat tro mila capi di bestiame, e dimostrai al signor Ferrycome lanostra occupa zione era una necessità per non lasciare in preda ai briganti la sponda occi dentale del mar Rosso. Così, senza discutere per ora i vari diritti vantati, la nostra presenza armata in quei luoghi è un benefizio per tutti. Non metto in dubbio che il signor Ferry preferirebbe vedervi soldati francesi anzichè italiani, e che, se cosi fosse, non avrebbe tanti scrupoli che, adirvero, non misembrano molto vivi.Ma, come dissi, ciò che sembra inquietarlo di più è di sapere che cosa intendiamo fare dopo la occupazione. Mi pareanchechevedrebbe mal vo lentieri che le nostre truppe si stabilissero pure nell'isola Dahlak che fronteggia Massaua; ma su ciò mi tenni , secondo il mio solito,nella riserva assoluta, anche per la buona ragione che ignoro se il ministero abbia già maturato qualche progetto ulteriore in proposito.

Dal complesso delle cose che si vedono si sentono, mi pare emergere che le ripetute proteste della Turchia e del Governoegiziano siano state provocate daalcune potenze che vedono di mal occhio l'Italiaaffermarsi , impegnandosi in un'azione della quale essa può uscire con un sentimento di maggior forza ed in conseguenza essere più rispettata. La Francia certamente non sorride a questo nostro tentativo, mercè il quale, uniti come siamo con l'Inghilterra, acquistiamo nel Mediterraneo una posizione che dessa ci contesta.

In quanto poialle nostre aspirazioniinvaditrici , ho rassicurato il signor Ferry dicendogli che non siamo abbastanza ricchi, nè ambiziosi per aspirare al un impero delle Indie, ma che abbiamo una marina attivae numerosa che c'im pone il dovere e ci dà il diritto di occupare, al pari di altre nazioni, delle sta zioni utili al nostro commercio .

Debbo soggiungere che più volte il signor Ferry mi disse che laquistione delle occupazioni del mar Rosso essendo collegata con quella della libertà del canale di Suez, dovrebbe essere trattata simultaneamente ad essa. Ad un tale suggerimento non diedialcuna risposta che potesse compromettere le nostre ri soluzioni avvenire: mi limitai ad esprimere il pensiero che, ad ogni modo, le posizionieffettivamente acquistate dovrebbero esserè tenute in contoe rispettate.

MENABREA.

* 13 . IL R. AGENTE E CoxsoLE GENERALE IN EGITTO AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Cairo , 9 febbraio 1885 . Ric . il 16 . Signor ministro, Il telegramma di Vostra Eccellenza che mi informava dello sbarco delle nostre truppe a Massaua mi giunse ieri mattina nello stesso tempo che ne perveniva la notizia al signor Baring ed al governoegiziano. Nel corso delgiorno ricevetti una nota diprotestadel governoegiziano, della quale telegrafai all'Eccellenza Vostra la partesostanziale. Qui unitane rimetto una copia. G. DE JARTINO.

(Annesso).

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D EGITTO AL R. Agente

E CONSOLE GENERALE IN EGITTO.

Le Caire, 9 février 1883. Monsieur l'agent, Un télégramme du gouverneur général des côtes de la mer Rouge fait savoir au gouvernement de Son Altesse que, malgré les protestations dugouverneur et du commandant de la garnison,une force italienne a occupé Massaoua et, tout en respectant le drapeau ottoman, a arboré le pavillon italien.

Occupazione di Massaua e proteste egiziane

Le gouvernement de Son Altesse proteste dans les termes les plus formels contre cet acte, et en a référé à la Sublime Porte. Je prie, etc. NUBAR.

* 14 . IL R. AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Cairo, 12 febbraio 1885 . Ric . il 20 .

Signor ministro,

Ho l'onore di rimettere all'E. V. qui acchiusa unacopia del telegramma del Kedive alla Porta per annunziarle l'occupazione di Massaua. Secondo un telegramma ricevuto dal signorBaring dall'incaricato di affari di S. M. Britannica a Costantinopoli, la partecipazione dello sbarco delle nostre truppe in quella città avrebbe prodotta una grande irritazione al palazzo im periale. DE MARTINO.

(Annesso). TÉLÉGRAMME DE S. A. LE KEDIVE AU GRAN VIZIR.

9 février 1885 .

Un télégramme qui me parvient àl'instant de Souakim m'annonce que les Italiens ont débarqué à Massaoua le 5 de cemois, à 3 heures"/2. Le gouverneur et le commandant de la garnisonont protesté. Les forts ontétéoccupéspar les Italiens, le drapeauottoman a été maintenu mais le drapeau italien a étéarbor aussi. Notre administration et la garnison sont toujours à Massaoua. Le colo nel italien, comme gouverneur italian de la ville, s'est établi dans una partie de la demeure du gouverneur général et y a caserné une demi-compagnie de soldats. Mon gouvernement vient de remettre une protestation écrite au con sul général d'Italie. Enconformitédes instructions de la Porte et de nos obliga tions, nous avons fait tout ce qui était en notre pouvoir pour sauvegarder les droits du Sultan. Nous devons en même temps prévenir V. A. que le mouve ment mahdiste s'étend dans ces parages, et que nous nous trouvons également impuissants devant ce mouvement comme devant tout nouvel acte de la part desItaliens.En conséquence nous prévenons le gouvernement impérial pour qu'il pourvoie à la situation.

15 . IL MINISTRO DELLA MARINA AL MINISTRO DEGLI

AFFARI ESTERI.

Roma , 21 febbraio 1885 . Ric . il 21 . Signor ministro, Mi affretto a comunicare all'Eccellenza Vostra , per Sua informazione, il qui accluso rapporto del signor contrammiraglio comandante superiore le forze navali in mar Rosso, testè pervenuto a questo ministero, riguardantela traver sata,compiuta nei primi di febbraio, dal regio incrociatore AmerigoVespucci e (lal piroscafo noleggiato Gottardo da Suakim a Massaua,e l'avvenutaoccupazione di questa località per parte delle nostre truppe. Pel ministro RACCHIA , (Annesso). IL COMANDANTE DELLE FORZE NAVALI NEL MAR Rosso AL MINISTERO DELLA MARINA.

Massaua, 6 febbraio 1885. Ilgiorno 3 febbraio all'1.30 pom. ho lasciato col Gottardo il porto di Suakim per Massaua; il breve ritardo è statocausatodauna piccolaavariain macchina. Alle 2. 30 fuori del porto, si fa il canale sud, e si continua la navigazione anche alla notte e solo alla sera del 4 si dà fondo, non ritenendo prudente l'entrare a Massaua dopo le 11 pom. Alle 4. 30 ant.del 5 mettiamo nuovamente

VIIL

Relazione sull'occupazione di Massaua IX

in moto e seguendo il canale diMassaua, dirigiamo perl'ancoraggio; durante la traversatamettiamo in mare la barca a vapore e la prima lancia che rimor chiamo aidue latidella nave fino all'ancoraggio.Alle 10 ant. nel porto diMas saua il Vespucci affonda un'ancora e si ormeggia con la poppa facendo presa con ancorotto verso la spiaggia: il Gottardo resta su due áncore.

Il comandante della cannoniera inglese Condor viene immediatamente abordo, s'incarica di rimettere al vice-governatore la corrispondenza speditagli dal go vernatore Chermside, e nello stesso tempo mi avvisa che alle 11. 30 antim. posso recarmi al palazzo per essere ricevuto dal vice-governatore di Massaua Izzet bei.

Alle 11.30 ant. precise mi trovo all'appuntamento. Assistono alla seduta il segretario del colonnello Chermside, Marcopulo bei, come interprete, ed il co mandante Domville, del Condor. Spiego a sua EccellenzaIzzetbeiloscopo della mia visita, ed egli mi prega di spiegare ciò che io desidero con lettera; la qual cosa, seduta stante, eseguisco.

Il vice-governatore risponde protestando contro lo sbarco delle nostretruppe. Il colonnello Saletta ed il colonnello egiziano,comandante le truppe in Jas saua e dintorni, sono chiamati per intendersi sulle posizioni da occupare e sul modo di eseguire tale occupazione. Ultimata la seduta, consegno al vice-gover natore sei copie del proclama, tradotto in arabo, da affiggersiin città perav vertire la popolazione dell'occupazione che deve effettuarsi; il proclama è il seguente :

Proclama agli abitanti di Massaua.

Il governo italiano, amico dell'Inghilterra, della Turchia e dell'Egitto, non meno che dell'Abissinia, mi ha ordinato di procedere all'occupazionedella piazza di Massaua; ciò che avrà effetto oggi. La bandiera d'Italia sventolerà accanto a quella egiziana ; i regi marinari della flotta ed i soldati dell'esercito sbarcati manterranno la più rigorosa disciplina e pagheranno puntualmente tutti gli acquisti che faranno; i costumi ela religione vostra saranno da essiscrupolo samente rispettati ; non intralcerò punto i vostri traffici, anzi cercherò di faci litare i commerci e vi rassicuro circa le benevole intenzioni del governo ita liano. Trattateci da amici, che tali siamo, e continuate come per lo passato ad accudire alle vostre usuali occupazioni e ve ne troverete contenti.

Il contrammiraglio comandante le forze navali nel mar Rosso A. CAIMI .

All'1,30 pom. mi reco a bordo ed ordino che alle 3, ora propizia dell'alta marea, incominci lo sbarco delle truppe. All'ora indicata lo sbarco incomincia e dura fino alle 7 della sera ; il tutto è stato condotto col massimo ordine e senza colpo ferire. Mezza compagnia dell'Amedeo prende possesso del forte a mare Ras Mudur. La Garibaldi, giunta alle 3pom., dietro mio ordine sbarca la compagnia del corpo reali equipaggi, la quale si attenda sulla penisola Je zirat Jerrar; nella stessa località si attendano due compagnie di bersaglieri e l'artiglieria ; mezza compagniadi bersaglieri forma la gran guardiaal palazzo doveil vice-governatoreIzzet bei ha gentilmente permesso che prendaalloggio il colonnelloSaletta; un'altra mezzacoinpagniaoccupa ilforteTaulud; laquarta compagnia dei bersaglieri è divisa fra i due forti Hotumlo e Monkullo, il primo situatoal principio dell'acquedotto che porta le acque in città ed il secondo in prossimità d'una grande cisterna.

In tutti i punti occupati viene inalberata la bandiera italiana accanto alla egiziana ; i comandanti deiforti fanno proteste in iscritto ; tradotte, esse sono letteralmente uguali a quella trasmessami dal vice-governatore.

Quest'oggi il colonnello egiziano, comandante le truppe di Massauaedintorni , mi ha inviato una protestaidentica; io ho risposto che mi rincresceva di non poterla in questa occasione ricevere,perchè non proveniva dall'autoritàpolitica locale, avendo io d'accordo con essa sbarcato le truppe italiane. Il capitano di Libro verde

e B

3.-*

Richiamo delle truppe egiziane da Massaua e da Arafali

fregata Domville, comandante la cannoniera inglese Condor, mi è stato d'im menso aiuto, avendo fatto di tutto, sia prima chedurante la conferenza,perchè le trattative procedessero nel miglior modo possibile. Lo stesso debbo dire del signor Marcopulo bei, segretario del governatore Chermside, il quale, nella sua qualità d'interprete, ha cercato di portare le cose a non punto.

La popolazione finora è tranquilla e spero continuerà ad esserlo avendoio fatto, con ordine del giorno, raccomandazione ai marinari, e scritto in proposito alcolonnello Saletta per i soldati del regioesercito, di mantenere ottima con dotta e di rispettare gli usi e la religione degliabitanti. L'indole del nostro militare è buona, e nutro molta speranza nella fama che il nostro marinaro si è sempre fatta all'estero per essere sobrio ed educato.

Non ho sbarcato nessuno dai regi legni Vespucci e Garibaldi, perchè da per sona competente ho saputo che non sarebbe difficile che il governatore di Gedda, eccessivamente fanatico, avvisatomolto probabilmente per telegrafo da Suakim, inviasse a Massaua delle cannoniere turche che trovansi colà.

Il contrammiraglio comandante le forze navali nel mar Rosso A. CAIMI.

16

. IL MINISTRO DEGLI AFFARI E TERI AL

MINISTRO DELLA MARINA.

Roma , 22 febbraio 1885 .

Il sottoscritto, mentre segna ricevuta dellanota indirizzatagli, in data del 21 corrente (1), dal suo onorevole collega della marina, lo ringrazia della co municazione fattagli del rapporto riservato del contrammiraglio Caimi,riflettente l'occupazionedi Massaua per parte delle regie truppe. Il sottoscritto, presanotizia di tale rapporto, si compiace di riconoscere che il signor contrammiraglio Caimi procedette regolarmente ed eseguì leistruzioni ricevute nel miglior inodo che le circostanze consentivano. MANCINI.

* 17 . IL R. AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI .

Cairo , 13 marzo 1895 . Ric , il 23 Signor ministro, Con telegramma dell'11 corrente ebbi l'onore d'informare l E. V.che fra breve si sarebbeincominciato a ritirare gratatamente la guarnigione egiziana di 500 uomini a Massaua, lasciandovene per qualche tempo ancora un piccolo nucleo. Nello stesso tempo sono venuto a sapere che il colonnello Chermside aveva fatto la proposta di ritirare tuttala piccola guarnigione composta di una tren tina d'uomini, da Arafali, località situata nel fondodella baja di Annesley. L'Eccellenza Vostra giudicherà sulla convenienza di faroccupare dalle nostre truppe la posizione di Arafali, allorchè sarà abbandonata dalletruppe egiziane. Il colonnello Mason, ex-governatore di Massaua, miassicura che l'altavallata di Arafali, dominata dai cannoo1 del forte, offrirebbe alle truppe un accampa-, mento salubre contro i grandi calori della stagione.

* 18 .

DE MARTINO .

IL R. AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI .

Cairo , 18 marzo 1885 . Ric. il 23 .

Signor ministro,

A seguito del mio rapporto indata del 13 corr. (2),hol'onore d'informarla essersi deciso d'incominciare a ridurre la guarnigione di Massaua da 500 a 200 uomini; gli ordini in proposito sono stati dati al colonnello Chermside.

( 1 ) V. il doc . n . 15 . ( 2 ) V. il doc , n . 17 .

Confini tra la provincia di Massaua e l'Abissinia XI

Nubar pascià non approva la proposta del Chermside di abbandonare intera mente Arafali, ove è una guarnigione di una trentinadi soldati. Egli dimanda, qualora il generale Ricci, siaper ragione strategica, sia per ragioneigienica, volesse occupare quel forte, di lasciarvi anche due solisoldatie la bandiera egi ziana, dando all'occupazione lo stesso carattere di quella di Massaua.

Di quanto precede ho reso conto all'Eccellenza Vostracon odierno telegramma.

Ho informato il R. console in missione presso il Comandodelle regie truppe in Massana di quanto si è stabilitoper il ritirograduale della guarnigione egi ziana, e di ciò che concerne. Arafali. DE MARTINO.

19 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AGENTE E CONSOLE GENERALE IN Egitto.

Roma, 24 marzo 1885. Signor agente e console generale,

Mi pregio d'accusar ricevuta de' rapporti che la Signoria Vostra mi diresse in data dei 13 e 18 corrente (1), relativamente al ritiro graduato della guarni gione egiziana di Massaua ed alla permanenza di parte di quella d'Arafali.

Nel mentre ringrazio la Signoria Vostraper le informazioni contenute in detti rapporti, Lefo noto non aver il governo del Re obiezione veruna che un pic col numero di soldati egiziani resti ad Arafali al lato delle nostre truppe. MANCINI.

20. Il R. CONSOLE IN MISSIONE PRESSO IL COMANDO SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI

ESTERI.

Massana , 19 marzo 1885 . Ric . il 5 aprile .

Signor ministro, Vostra Eccellenza m'ingiungevadi trasmetterle un particolareggiato rapporto circa i confini della provincia di Massaua coll'Abissinia.

Reputo inutile rivangare a tale riguardo le pretese degli Abissini e degli Egiziani, le quali fecero si che non vi fu mai un confine ben determinato e riconosciuto dalle due parti; poichè,mentre i primi estendono le loro rivendi cazioni sino al mare, e considerano Massaua stessa come un porto abissino, i secondi intendevano che la loro sovranità si estendesse sino al ciglio dell'alti pianoVenendoetiopico.invece allo statu quo attuale, ecco la situazione. Ho sott'occhi la carta del Johnston e comincio dal 'nord.

Il postodi Ain sul fiume Lebka(latitudine 16' sud, longitudine390 est di Greenwich) è tuttora occupato dagli Egiziani, e pur rispettando fedelmente il trattato che cede i Bogos all Abissinia, nonparrebbe che esso debba far parte del territorio ceduto. Ain costituirebbe quindi il nostro posto più avanzato in quella direzione: esso dista da Massaua due buone giornate di marcia.

Da Ain conviene tirare una linea verso il sud sino a Sahati, che è pure egi ziano. Assus, che è segnato a ponente di questa linea, è abissino, ed abissino parimente è Ailet chetrovasi ad ovest di Sahati. Siccome la strada che da Mas saua conduce in Abissinia è quella appunto che passa per M'Kullu (o Monkullo), sopra Sahati ed Ailet non riesciranno forse discari aVostra Eccellenza alcuni maggiori particolari. Si calcolano circa quattro ore di marcia da Massaua a Sahati cheè l'ultimo posto egiziano, ed altrequattroda Sahati ad Ailetche è il primo villaggio abissino,ed è presidiato da un posto abissino. Allorquando si parte da Massaua per l'interno, la scorta egiziana accompagna il viaggiatore sino a metà strada fra Sahati ed Ailet ; deve quindi ritenersi che questo sia il con fine, cioè sei ore di marcia da Massaua, (1) V. i doc. nn. 17 e 18.

Necessità di una missione solenne presso il Negus

Colpirà certo l'Eccellenza Vostra come rimaniamo strozzati da questa parte. Vi fuun tempo in cui la sovranità egiziana, comunque contestata,si estendeva anche ad ovest di Ailet; ma sono già trascorsi alcunianni. Il signor Luccardi mi disse che, quando accompagnò la missione Bianchi nella prima parte del viaggio, eglitrovò già ad Ailet un posto abissino. Ciò accadeva,parmi, nel 1882. Marcopulo bei, segretario di questo governatorato e direttore della dogana, che ebbe in questi ultimi anni parteimportante nel governo di questa provincia, mi diceva che la questione di Ailet venne trattata verbalmente e risoluta in favore degli Abissini durante la missione Hewett.Ed invero, sebbene non ne sia fatto cenno nel trattato firmato ad Adua, vuolsi averpresenteataleriguardo il seguente passaggio della relazionecollaquale l'ammiraglio Hewett davaconto della sua missione: il Re mi chiese setutte le truppeegizianesarebberostate ritirate da M'Kullu. Io risposi che una piccola guarnigione vi sarebbe stata pro babilmente mantenuta , (V. il BlueBook, Abyssinia,n.1, 1884, pag. 3in prin cipio). Noti Vostra Eccellenza cheM'Kullu dista un'ora appena da Massaua ; secondo la relazione dell'Ammiraglio Hewett parrebbe che dovesse essere questo il punto estremo lasciato agli Egiziani. Comunque ciò sia, gli è certo cheAilet è oggi presidiato dagli Abissini,e che non potremmo occuparlo senza aperta rottura col Negus.

Da Sahati convien tirare una linea ad Arkiko, che è presidiato dagli Egi ziani; ma il confine passa a breve distanza da Arkiko, il villaggio di Galata, e quello di Katra sono ancora su territorio egiziano; la distanza da Massaua ad Arkiko, a Galata, a Katra è di circa due ore di marcia.

Quanto alle nostre occupazioni, esse si limitano per ora aMassaua, Mon kullo edHotumlo, che è un villaggio a poche centinaia di metri da Monkullo, e ne costituisce, per così dire, un'appendice.

Arkiko, sebbene così vicina, non fu sino ad ora occupata dalle nostre truppe; v'ha una piccola guarnigione egiziana.

Sulle tribù degli Scioho, chesono tra il littorale e l'altipiano etiopico, al sud di Massaua, l'Egitto invocauna sovranità nominale; ma l'Abissinia neesercita una effettiva, obbligandole al pagamento del tributo. MAISSA .

21 . IL R. CONSOLE IN MISSIONE PRESSO IL COMANDO SUPERIORE DELLE RR . TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI .

Massaua , 20 marzo 1885 . Ric . il 10 aprile . Signor ministro,

La missione che era stata originariamente affidata al capitano V. Ferrari di recare al Negus le lettere con le quali il nostro Augusto Sovrano ne chiedeva la cooperazione per la punizione degli assassini delBianchi, e di adoperarsi, egli pure,perraggiungere l'intento e raccogliere ogni possibile informazione,è ormai diventata affatto secondaria. Ben altra importanza avrà agli occhi di Re Giovanni la lettera Reale che gli annuncia l'occupazione di Massaua e gli ami chevoli intendimenti dai quali siamo animatia suo riguardo. Egli sarà natu ralmente inclinato ad attribuire all'inviato, che gli reca sì grave messaggio,un peso ed un carattere che esso non ha realmente, poichè non potrà soccorrergli al pensiero che il maggiore dei suoi incarichi glisia stato dato affatto inciden talmente. Il capitanoFerrari lo eseguirà certocon correttezza; ma sarebbe stato uti che alle domande di ogni maniera, che gli saranno fatte dal Negus, eg i, pur senza prendere alcun impegno, avesse potuto rispondere altrimenti che con vaghe assicurazioni di amicizia.

L'insufficienza diquesta prima missione obbligherà forse il governo ad af frettare l'invio di una seconda. Per quanto si precipitino le cose, parmi però dubbio che la nuova missione possa lasciare Massaua primadel prossimo novem bre. Il regio governo non vorrà forse inviarla primadi esserebene informato dell'accoglienza fatta al Ferrari, e di quella che è promessa ai futuri inviati. Esso desidererà inoltre essere in possesso di tutte quelle impressioni ed infor

XII

Esame del trattato di Adua in relazione all'oliettivo di questa missione XIII

mazioni che sarà dato al capitano Ferrari di raccogliere, e farle oggetto di at tento esame. Infine per una missione che viene preannunziata, e che parmi sia 'intenzione del governo circondare con un certo apparato di solennità,converrà spendere un tempo corrispondente nei preparativi. Per cui, sesi abbia presente che in giugno comincia la stagione delle pioggie, la quale si protraesino ad ottobre,e che durante la medesima il viaggiare è, se non impossibile, certo ol tremodo disagevole, credo che difficilmentela missione si metterà in cammino prima del novembre prossimo.

Conviene, ad ogni inodo,accingersi senza ritardo allo studio del compito che dovrà esserle commesso, e Vostra Eccellenza vorrà consentirmi di esporre qui alcune considerazioni preliminari circa il trattato anglo-abissino, del quale ab biamo accettato l'eredità, e che sarà quindi la base dei negoziati da intavolarsi 'col Negus (V. l'annesso). Altri elementi di giudizio perverranno al regio go verno da fonte più autorevole ; esso riceverà a suo tempo la relazione che il Ferrari farà della sua missione, la quale sarà sempre datenersi in gran conto; e dal confronto di queste diverse fonti d'informazione potrà desumere le istru zioni da impartirsi alla futura ambasciata. L'articoloI della convenzione di Adua stabilisce il libero transito attraverso Massaua delle merci d'ogni natura,comprese le armi e le munizioni di guerra. A tale riguardo già ebbi cura diinviarle un particolareggiato rapporto.Avvertii come colle parole libero transito siasi voluto intendere l'immunità da ogni da zio di dogana; soggiunsi come, tuttavia , questa stipulazione del trattato sia rimasta sino ad ora lettera morta,e la doganadi Massaua seguiti, come per l'addietro,ad applicare le sue tariffe. Per considerazioni finanziarie è da deci dersi che lo statu quo sia mantenuto, e che venga assicurato mercè nuovi ac cordi da stabilirsicol Negus ; ed io ritengo chel'applicazione di moderate ta riffe non sarebbe di grave ostacolo allo sviluppo commerciale. Comprendo tut tavia che possa aversi contraria opinione; sta al governo di ponderarela cosa, e di vedere se gli convenga rinunciare alle entrate doganaliche costituiranno il solo attivo della sua amministrazione a Massaua, allorquando l'avremo nelle nostre mani .

Un'altra avvertenza è pure da aversi presente. Il beneficio che sarebbe per derivare a Massaua dallaistituzione di un porto franco diverrebbe molto pro blematico qualora il Negus stabilisse un cordone doganale al confine, che per orni parte, ci stringe da vicino. Se ciò accadesse, il commercio andrebbe proba bilmente incontro a pesi maggiori ed alle solite vessazioni di impiegati corrotti, ed il risultato pratico sarebbe probabilmente che Massaua non si avvantagge rebbe della dichiarazione di porto franco, mentrenoi avremmo rinunciato, senza profitto, ad un cespite di entrata non indifferente.

La soluzione del problema potrebbe forsetrovarsinelseguentepassaggiodella relazionedell'ammiraglioHewett (Vedi Blue book, Abyssinia, n. 1 (1884),pag.3, n . 13), sul quale mi fo lecito dirichiamare l'attenzione di vostra Eccellenza: In un colloquio che ebbi col Re il 31 maggio, la questione dei diritti di dogana da riscuotersi a Massaua fu discussa. Venne proposto che, dopo avere prelevato le spese del porto,metà delle riscossioni dovesse andareal tesoro egi ziano, e metà all'Abissinia. Il Re desiderava ardentemente di addivenire ad un regolamento di quest'affare, e desiderava che esso venisse definito mediante l'in serzione di un articolo addizionale al trattato. Siccome una tale soluzione non era soddisfacente was unadvisable), io spiegai alRe che egli non poteva avere nulla di piùvantaggioso che il libero transito attraverso Massaua, poichèegli poteva stabilire una dogana ai suoi confini, e prelevare quei diritti che gli sa rebbero piaciuti. Evidentemente l'ammiraglio era persuaso che Massaua non sarebbe diventato mai un porto inglese. Perchè poi la soluzione, che parrebbe proposta dello stesso Re d'Abissinia, non gli andasse a sangue, non risulta dalla sua relazione, ed è peccato di nonpotersifar carico delleobiezioni che essa solleva nel suo animo, A me pare che essadovrebbe inveceessere presa in considerazione, poichè, oltre ad assicurare l'avvenire, a rimuovere il pericolo di subitanee perturbazioni e di fa cili angherie,metterebbe intierameute ladirezione ela sorveglianza del commercio

64

Necessità di una missione solenne presso il Negus .

nelle nostre mani. Mi fo quindi lecito di raccomandarla all'attento esame delgo verno del Re.

V'ha poi la questione del transito delle armi. Vostra Eccellenza conosce a tale riguardo la mia opinione; ma poichè il regiogoverno pone a base della nostra politica di Massaua le amichevoli relazioni coll'Abissinia, non v'ha dubbio che quella stipulazione del trattato vuol essere mantenuta. Bensì converrà, l'accordo col Negus, stabilire un modo praticoper assicurarsi che le armi che qui transi tano con destinazione apparente perl'Abissinia siano effettivamentea lui spedite; emi parrebbe che per un tale provvedimentonon dovrebbe essere difficile di avere consenziente il Re Giovanni , poichè gli si potrebbe dare l'aspetto diuna dispo sizione richiesta dallo stesso suo interesse. Un tale accordo, mentre limiterebbe questo pericoloso commercio (poichè alle armi aventi altra destinazione il tran sito dovrebbe essere assolutamente impedito per misura di sicurezza ) metterebbe nelle nostre mani la completa sorveglianza degli armamenti del Negus.

L'articolo II è quello che restituisce all Abissinia i paesi deiBogos, e fra tutte i le stipulazioni del trattato di Adua, questa certo deve riescirci più dura d'ogni altra. Il paese dei Bogosvien pure chiamato Senhit o Senahit chesignificabel paese,e, se ciòche qui si afferma è vero, tale denominazione sarebbe benmeri tata. Senza quel trattato saremmo stati padroni d'una contrada fertile, adattis sima all'industriaagricola, di clima temperato esaluberrima, mentre il possesso di Keren e dell'annesso forte di Senhit ci avrebbe dato il dominio delle strade chedaMassauaconduconoa Kassala ed in generalenella Nubia superiore. Ma, sta bilita la necessità di mantenerci amici cogli Abissini e l'impegno assunto di rispettare il trattato,sono questi vantaggi cui ègiuocoforza rinunciare. Bensì nel riconoscere la sovranità del Negus sui Bogos, dovremmo assicurarci che questo paese non sarà mai per passare ad altre mani.

Un'altra considerazione sarà pure da aversipresente nei futuri negoziati,e sotto questo aspetto ne fo qui cenno, sebbene l'argomento nonsia punto di mia competenza. Tuttele persone pratiche delpaese mettono in dubbioche i nostri soldati possano qui affrontare i rigori dell'estate; certo sarà per essi una dura prova. Poichè abbiamo a ridosso i monti abissini che s'innalzano a considere vole altezza sul livello del mare, sorge naturale il desiderio di disporre in essi d'un sanitario,nel quale la guarnigione di Massaua possa, per riparti successivi, rinfrancarsi neimesi di maggior calore Il luogo che parrebbe più iudicato sa rebbe appunto Keren, il capoluogo dei Bogos; ma sia questo od altro il luogo prescelto, esso sarà sempre in territorio abissino, e converrà ottenere l' assenso del Negus. Non sarà certo compito facile;è impossibile che la presenza di truppe armate neisuoi stati, per quanto se ne limiti ilnumero e sidetermini la du rata della fermata, non ecciti i sospetti del Re Giovanni; ma, se mal non m'ap pongo, saràpure una delle questioni per lasoluzione favorevoledella quale oc correràche il futuro negoziatore impegni tutta la sua abilità, poichè, agiudizio di molti, da essa dipende in gran parte la possibilità di mantenere un presidio permanente a Massaua.

L'articolo IIIriguarda le agevolezze daconcedersi dal Negus per il ritiro della guarnigione di Kassala, Amedib e Senabit. Non mi trattengo su quest'articolo che, a vero dire, non ci riguarda che in modo indiretto; d'altronde èpur troppo da temersi cheil Mahdi si sia incaricatodi risolvere questa questione prima che la nostra missione si sia messa in cammino.

L'articolo IV impegna il Kedivea concedere tutte le agevolezze che il Negus possa desiderare per la nonima degli abuna. A tale riguardo non riesciranno forse discari a Vostra Eccellenza alcuni particolari.

Gli Abissini appartengono alla stessa setta cristiana chei Copti d'Egitto ; as sieme essi formano la chiesa detta alessandrina, e dividono quelle credenze che furono condannate al quinto secolo dal concilio di Calcedonia, e consistono nel riconoscere una sola natura nel Cristo, e nel far procedere lo Spirito Santo dal solo Dio Padre. Il vincolo apparente tra la chiesa etiopica e la chiesa copta d'Egitto vienemantenuto appunto con la nomina dell'abuna (parola chesignifica letteralmente il nostro padre) il quale è il capo supremo del clero abissino. Tale nomina vien fatta dal patriarca copto di Alessandria, e viene sempre prescelto 7

XIV

Esame del trattato di Adua in relazione all'obiettivo di questa missione

per taledignità un sacerdote copto non abissino. L'esclusionedegli Abissini dalla carica di abuna, èdettata evidentemente da ragioni politiche, daltimore, cioè, chein un paese tuttoraprimitivo, e quindifanatico pereccellenza, il capo supremo della chiesa, qualora appartenesse a famiglia del paese, acquistasse per mezzo delle sue aderenze, una preponderanza pericolosa nell'andamento dellacosa pub blica.Ma, sebbene escluso da ogni potere politico, l'abuna ha pur sempre in Abissinia unasituazione eminente; egli ordina i preti ed i diaconi,consacra le chiese, scomunica i malfattori ed i bestemmiatori; può scomunicare lo stesso so vrano. La sua nomina, allorquando il posto si è fatto vacante, è pertanto un affare d'importanza, conviene inviare al patriarca copto d'Alessandria un'appo sitamissione con ricchidoni , i quali, a quel che pare, costituiscono un peso non indifferente per il pubblico erario. Il patriarcacoptoessendosuddito delKedive, si spiega lastipulazione contenuta nell'articolo IVdella convenzione. È però evi denteche essariguarda i rapporti direttifra l'Egitto e l'Abissinia; è affareche non ci appartiene in alcun modo ed al quale mi parrebbe meglio che rimanessimo intieramente estranei.

In virtù dell'articolo V, il Negus ed il Kedive si sono impegnati di conse gnarsi reciprocamente i malfattori che fossero fuggiti dagli stati dell'uno in quelli dell'altro. La dicitura dell'articolo è alquanto vaga,e questa stipulazione per la parte che ci riguarda, vuol essere meglio definita. Sta bene che venga concessa unaspecie di estradizione per i reati commessi da sudiliti abissini in Abissinia, o da sudditi italianiin Massaua,ma convien pure prevedereilcaso di reati commessi in Massana da sudditiabissini, e in Abissinia da suliliti ita liani. Converrà lasciareche ogni Stato giudichi i reati commessi nel proprio terri torio senzariguardo alla nazionalità delcolpevole,come si pratica frale nazioni ci vili? osaràinvece preferibile pattuirela reciproca consegna dei suullitiche abbiano commesso un reatonel territorio dell'altro,in modo che questi abbiano ad essere sempre giudicati dalla propria autorità? Èargomento che va attentamente pon derato,enelquale non sarei, per ora,in grado diemettere un'opinionefondata. L'articolo VI contiene unaspecie di clausola arbitrale; in caso di dissenso fra l'Egittoe l'Abissiria, per l'esecuzione del trattato, si deve ricorrere alla deci sione della Gran Bretagna. Tale stipulazioneè spiegabilissima; i dueprincipali contraenti della convenzione di Adua sono l'Abissinia e l'Egitto, e l'Inghilterra, in certo qual modo non è intervenuta che per garantirel'esecuzione dei patti stipulati under British protection (sotto laprotezione britannica) come è detto all'articolo I del trattato.Ma evidentemente, allorquando tratteremo col Negus, perquantos'incorporino nella convenzionestessa chesaràstipulata le principalidi sposizioni del trattato di Adua,la convenzione stessa sarà un nuovo atto, nel quale saremo parte noi soli el'Abissinia, e l'esecuzione del quale non potrà avere altro garante che la nostra lealtà. Converrà astenersi accuratamente da tutto ciò che accennerebbe in qualsiasi modo aduna ingerenza straniera, ed eliminare, quindi qualsiasi patto compromissorio che, agli occhidegli Abissini, avrebbe il significato del riconoscimento, per parte nostra, di unacerta supremazia, diuna certa sorveglianza spettante ad altra potenza, sui nostri rapporticon l'Abissinia. Consentirà ora Vostra Eccellenza ch'io accenni ad alcuni particolari che si do vranno pure aver presenti per la futura missione.

Il rinomato interprete chel'Imperatore Giovanni teneva presso di sè, Madrigal, il quale era statoin Europa ed era in grado di ripetere al suo,sovrano qual siasi discorso, edi trattare gli affari più importanti, èmorto, nè, per quanto mi vien detto, v'ha in Abissinia persona capace disostituirlo, sebbene l'ammi raglio Hewett abbiaparole di elogio perilMasascha giovane di alta famiglia scioana, educato a Bombay, il quale sa l'inglese ed adempie ora presso il Re le funzioni di traduttore. Dalla relazione dell'ammiraglio Hewett, più volte da me citata, si desume pure ches'incontrò qualche difficoltàa tradurre il trattato in amarico, il quale dei due dialetti in usonell Abissinia (l'amarico,cioè, ed il tigreno) è quelloche vieneadoperato negliatti ufficiali, è che la traduzione si ebhe grazie ad un interprete che l'ammiraglio avevaavuto cura diassicurarsi, inCairo. Converrà quindi pensare in tempo a fare ricercaal Cairo di due buoni interpreti per la missione,

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XVI

Trattato del 1884 fra la Gran Bretagna , l'Egitto e l'Abissinia

Circa i doni che si vorranno inviare, avverto che l'Abissinia è una monarchia feudale, assai simile alle nostre dei tempi di mezzo nel primo periodo; i grandi feudatari vi hanno un potere inferiore appena a quello del sovrano; converrà quindi aver pure qualchedonoin serbo per igrandi funzionari di corte. Specialmente non dovrà essere dimenticato Ras Alula, governatore dell'Hamasen, il quale gode di tutta la fiduciadel sovrano, ed esercita grande influenza nei consigli della corona. Ras Alula è il capo abissino col quale ci troveremo in contatto più fre quente e diretto, essendo la sua provincia di confine. Conviene quindi nulla tras curare per averlo amico.

Non sarà certo sfuggito a Vostra Eccellenza di quanta importanza sarebbeper il buon esito di questamissione che essa fosse piùminutamente informata diciò che avvenne durante i negoziati dell'ammiraglio Hewett, che non risulti dal l'estratto assai succinto che dalla sua relazione venne pubblicato negliattipar lamentari. MASSA.

(Traduzione dell'inglese).

TRATTATO FRA LA GRAN BRETAGNA, L'EGITTOE L'ABISSINIA, FIRMATO AD ADUA IL 3 GIUGNO 1884. e

S. M.la Regina delRegno Unito della Gran Bretagna ed Irlanda, Impera trice dell'India,eS. M. il Re Giovannicreato dall'Onnipotente Re di Sion, Negus Neghest dell'Etiopia e sue dipendenze,e S. A. Mohammed Tevfik, Kedive d'E gitto, desiderando di comporre i dissidi esistenti tra il detto Giovanni, Negus Neghest di Etiopia e MohammedTevfik, Kedived'Egitto, edi stabiliretra loro una paceperpetua, hanno concordato di conchiudere, con questo intento, un trattato che sarà obbligatorio per loro stessi e i loroeredi e successori;e S. M. la Regina del Regno Unito della Gran Bretagna ed Irlanda, Imperatrice del l'India,avendonominatoqual suorappresentante ilcontrammiragliosirW.Hewett, comandante in capo delle navi da guerra di S. M. nelle Indie orientali, S. M. il Negus Neghest di Etiopia, stipulando in proprio nome, e S. A. il Kedive d'E gitto,avendo nominato comesuo rappresentante S. E. Mason bei, governatore di Massaua, hanno concordato e concluso i seguenti articoli:

Art . I. Dalla data della firma di questo trattato vi sarà libero transito attraverso Massaua, per e dall'Abissinia, per tutte le merci, incluse le armi e munizioni , sotto la protezione britannica

Art . II . A partire dal 10settembre 1884,corrispondenteall'8maskarram 1877, la regione denominata Bogos sarà restituita a S.M.il Negus Neghest; tosto che le truppe di S. A. ilKedive avranno lasciato i presidii di Kassala, Amelib e Sanahit, gli edificii, nel paese di Bogos, cheora appartengono a S. M. ilKe dive, insiemea tutte le provviste e munizioni da guerra che rimarranno allora in quegli edificii, saranno consegnati e diverranno proprietà di S. M. il Negus Neghest.

Art. III. S. M. il Negus Neghest si obbliga ad agevolare il ritiro delle truppe di S. A. il Kedive da Kassala, Amedib e Sanahit, attraverso l'Etiopia, a Massaua.

Art . IV . S. A. il Kedive si obbliga a concedere tutte le agevolezze che il Negus Neghest possarichiedere rispetto alle nomine di Abuni per l'Etiopia.

Art. V. S. M. il Negus Neghest e S. A. il Kedive si obbligano a conse gnarsi reciprocamente idelinquenti chepossano essersi rifugiati, per sottrarsi alla pena, dai dominii dell'uno nei dominii dell'altro.

Art. VÍ. S. M. il Negus Neghust consente di deferire ogni suo dissidio con S. A. il Kedive che possasorgere dopo la firma di questo trattato, a S. M. Bri tannica, per essere definito.

Art . VII . · Il presente trattato saràratificato da S. M. la Regina della Gran Bretagna ed Irlanda, Imperatrice dell'India, e da S. A. il Kedive d'Egitto, e le ratifiche saranno spedite a Adua il più presto possibile.

In fede di che il contrammiraglio sir W. Hewett, in nome di S. M. la Re gina della Gran Bretagna ed Irlanda, Imperatrice dell'India, e S. M. il Negus

Neghest in proprio nome, e S. E. Mason bei, in nome di S. A. il Kedive di Egitto, hanno firmato edapposto il loro sigillo al presente trattato, fatto in Adua il 3 giugno 1884, corrispondente al 27 gunnet 1876.

Sigillo del Re. (L. S.) W. HEWETT. (L. S.) Mason.

22. IL CAPITANO FERRARI, IN MISSIONE PRESSO IL NEGUS AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Asmara (Tigr ), 23 marzo 1835. Ric. il 10 aprile.

Signor ministro, Prima di lasciare la residenza di Ras Alula, governatore del Tigrè, mi af fretto a dare comunicazione all'Eccellenza Vostra di quanto ritengo possa inte ressarle conoscere. Partito da Massaua il 10 marzo incompagnia del signor Ne razzini, che dietro mia dimanda, l'Eccellenza Vostrasi compiacque diaggregarmi, mi fermai inAilet onde aspettareil permesso di Ras Alula per proseguirenel territorio di S. M. Re Giovanni. Per un equivoco che fu presto chiarito, Ras Alula permise a me solo il passaggio, ed io dovei lasciareilsignorNerazziniin Ailet, riserbandomi a fargli conoscere ad Asmara le ulterioridecisioni del Ras a suo riguardo. Di fatti, partito il 16 da Ailet e giunto il 18 ad Asmara, fui molto benignamente ricevuto da Ras Alula ed ebbi subito l'ordine di far pro seguire il signor Nerazzini, che, avvisato daun mio corriere,potè raggiungermi ieri 22 corrente. Credei opportuno, onde seguirele abitudinidi questi paesi,e in vista dell'importanza che ha il governatore del Tigrè pressola persona di S. M. il Re Giovanni, di fargli a nome del mio governo alcuni doni, fuori di quelli destinati per il Re, doni che furono dal Ras accettati con molto aggra dimento.

Questa mattina, tornato nuovamente da RasAlula, onde presentargli il signor Nerazzini e per prendere ordini dipartenza, ebbi dalmedesimo varie dimande sull'occupazione per parte nostra diMassaua, occupazione che recò molta sor presa perchè fatta senza darne nessun preavviso a S. M. il Re di Abissinia. Te nendomi strettamente alle istruzioni avute, io ho cercato di assicurarlo dell'ami cizia sincera del nostro governo , delle circostanze che imposero la pronta oc cupazione di Massaua di fronteai non indifferentisuccessi delMahdinel Sudan, e mi è parso che le ragioni addotte siano bastate a tranquillizzarlo, dicendomi in ultimo che mandando in questo momento il governo italiano due suoi inviati alla corte del Re di Abissinia era questo uu segno evidente dellepiù sincere intenzioni per parte dal nostro governo verso quello delRedi Abissinia.Insistè poi moltissimo sullepromesse che furono fatte al Re Giovanni dal governo di S. M. Britannica nell'anno scorso e specialmenteariguardo del paese dei Bogos, ed io ero in grado di assicurarlo a seconda delle istruzioni avute dall'Eccellenza Vostra, e lo assicurai di fatto chenullasarebbestato cambiato dal nostro go verno a quanto fu concluso fra S. M. il Re di Abissinia e i rappreseutanti del governo inglese.

Debbo aggiungere che il colore principale della politica abissina è un odio profondo e convinto contro l'elementomusulmano e specialmente un desiderio vivo di entrarein un'azione collettiva con potenze amiche contro l'avanzarsi delMahdi. Credo utile difar conoscere all'Eccellenza Vostra questo sentimento che dà il vero carattere alla politica abissina, riserbandomi su tale argomento dicomunicare all'Eccellenza Vostra tutto quanto mi sarà dato di conoscere. Dimani con scorta fornitami da Ras Alula proseguiremo il nostro viaggio per Adua.

VINCENZO FERRARI.

Libro terde

Missionc Ferrari XVII

Consegna di Senahit all'Abissinia

23 . Il R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Londra,21 aprile 1885. Ric . il 25 .

Signor ministro,

Con letterache ho l'onore di trasmettere qui unitain traduzione all E. V. il conte Granvillemi partecipaessere stato informato che Senahit fu consegnata il 13 corrente al generale abissino e che la guarnigione di essa si avviò verso Massaua. NIGRA .

(Annesso.) IL SEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ESTERI DELLA GRAN BRETTAGNA AL R. AMBASCIATORE IN LONDRA. ( Traduzione)

Foreign office, 20 aprile 1885. Signor ambasciatore, Ho l'onore d'informare Vostra Eccellenza che ho ricevuto un telegramma del l'agente e console generale di S. M. al Cairo in cui mi partecipa che Senahit fu consegnata il13 corrente al generale abissino, e la guarnigione egiziana è in marcia verso Massaua. Ho l'onore, ecc. Pel conte Granville : V. LISTER.

24 . IL R. CONSOLE IN MISSIONE PRESSO IL COMANDO SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI .

Missaua , 11 aprile 1885 . Ric . il 27 .

Signor ministro,

Il telegramma che gli onorevoli ministri della guerra e della marina invia rono il 26 marzo al comandante dell Esploratore in Adenper ordinare all'am miraglio Caimi di procedere all'occupazione di Arafali (o di Arafla, secondochè gli indigeni chiamano quel luogo) non giunse qui che la sera del 6 aprile. A secondadelle istruzioniin esso contenute,presitosto gli opportuni accordi col l'autorità locale. Seppi che il comandantedellapiccola guarnigione egizianacola stabilita era, già datempo, munito degli ordininecessari;che non avremmo in contrata alcuna resistenza; e che solo, per la forma, il comandanteavrebbe pro testato; che quella parte della guarnigione che noi avremmo creduto soverchia si sarebbe ritirata; e che vi sarebbe rimasto quel piccolo drappello, che avremmo stimato conveniente, a guardia della bandiera egiziana.

La mattina del 10 aprile una mezza compagnia di fanteria s' imbarcava sul regio avviso Esploratore; vi prendevano pure imbarco il colonnello Saletta, il maggiore Gazzarra, il capitano Valeris, capo di stato maggiore del Comando, l'interprete Maurino ed io. Partiti da Massaua verso le ore 8 e mezza di mat tina, giungevamo ad Araflaalle 12 e mezza, dopo quattro ore di placida na vigazione nella bella rada diAnnesley. Mentre ci avvicinavamo al punto d'an coraggio, venivamo salutati dalla bandiera del forte,e tosto rispondevamo da bordo al saluto. Fatta mettere una lancia in mare (sotto il comando di un ufficiale di marina) vi prendevamo posto il colonnello Saletta coi due ufficiali che ho dianzi nominati ed io coll'interprete; e la spiaggia essendo sabbiosa e scendendo con dolce pendio al mare eravamo trasportatia terra a spalladai marinai. Ci re cavamo tosto al fortino, distante poche centinaia dimetri dal mare; la guar nigione ci presentava learmi , e, dopo avere risposto al saluto, ilcolonnello Sa letta faceva spiegare dall'interprete Maurino al comandante egiziano che egli veniva per ordine del regia governo, a prendere possesso del forte con le truppe che sarebbero sbarcate dall Esploratore;chetuttavia,sempre per ordine del regio governo, avrebbe lasciato syentolare sul forte la bandiera egiziana accanto alla nostra, evi avrebbe pure lasciato parte della guarnigioneegiziana.Il comandante egiziano Najeb Osman ben Hassan, rispondeva di voler far constare che egli non cedeva se non alla forza e rimetteva al colonnello Saletta la protesta dicui invio la traduzione a Vostra Eccellenza (annessoI). Egli inoltre chiedeva al colonnello

IIII

Saletta una dichiarazione scritta, per suo discarico, dalla quale risultasse la fat tagli intimazione, e tale dichiarazione gli veniva pure rilasciata: ne trasmetto qui copia (annesso II).

Il Najeb Osman, che è quello stesso il quale agevolò al comandante Trucco la tranquilla occupazione di Beilul, e che era stato mandato ad Arafla da poche settimane, ci invitò quindi a prendere il caffè nella sua capanna, e tosto sire golarono i particolari. Si convenne che la guarnigione egiziana si sarebbe im mediatamente ritirata dal forte; che i nostri soldati sarebbero tosto sbarcati e ne avrebbero preso possesso, lasciando nel forte una sola sentinella a guardia della bandiera; che la guarnigione egiziana si sarebbe imbarcata all'indomani mattina sul trasporto Amedeo,del quale noi aspettavamo l'arrivo, non lasciando in Arafla se non una diecina di basci buzuk. Questo programmafu eseguitopuntualmente. La mezza compaguia di fan teria sbarcava immediatamente ed occupava il forte, sul quale veniva piantata la bandiera italiana alle ore 4 pomeridiane. Stamani poi giungeva l'Amedeo sil cui prendeva imbarco lamaggior parte della guarnigione (41 basci-buzul) e tren tatrè donne e bambini. L'Esploratore dovendo rimanere di stazione ad Arafla, prendevamo noi pure passaggio su detto trasporto, e, partiti dopo le 2, giun gevamo qui poco dopo il tramonto. D'accordocolcolonnello Saletta,ho preso immediatamente colle autorità locali gli opportuni concerti acciò questa gente possa sbarcare nella notte, e così l'Amedeo potrà partire domattina all'alba per Suakim affine di telegrafare al governo la notizia dell'avvenuta occupazione. È d'uopoche esso parta sul far del giorno per non essere raggiunto dalla notte neldifficilissimocanale di Massaua, ed obbligato ad interrompere la sua navi gazione. Avverto, ad ogni buon fine, che la guarnigione egiziana fu imbarcata colle armi, le quali solo furono, come d'uso, ritirate a bordo, e sbarcherà pure armata. Ho insistito su questo particolare, affinchè risultasse, ai loro stessioc chi, che non erano in alcun modo prigionieri, e che non s'usava verso di loro violenza alcuna.

Arafla è un misero villaggio di poche capanne, in cui vivono un dugento per sone, compresi uomini e donne, vecchi e fanciulli. Questa gente campa purtando in Abissinia il sale che scambia con dura per farne pane, e colla pastorizia. La popolazione appartiene alla razza dei Saho e Scioho; parla però già la lingua dancala.

Ilpaesaggio è pittoresco; la valle, larga abbastanza sul mare, si va restrin gendo nell'interno, e tantoquesta che i vicini monti posson dirsi, per questi paesi, ricchi di vegetazione; è una vera festa per gli occhi dopo qualchetempo di soggiorno in Massaua. Vi sono, a poca distanza dal forte, due pozzi d'acqua ottima; e v'ha motivo di supporre che nel sottosuolo l'acqua non scarseggi; le nostre truppe si potranno colà provvedere facilmente dibuoi, di montoni, di latte; lacaccia potrà dare unbuon supplemento all'ordinario degli ufficiali, poichè abbondano le gazzelle, i cinghiali,le lepri,i colombi selvatici.

Avremo forse qualche noia cogliAbissini, i quali hanno l'abitudine di scen dere su villaggi Scioho e saccheggiarli. Non son due mesi, essi vennero a fare una razzia adArafla, ed, ove ciò accadesse nuovamente, la nostra guarnigione non potrebbenaturalmente starsene nel forte e veder mettere a rubaed a fuoco le capanne che stanno attorno eche è reputata proteggere.È però da sperare che la presenza della nostra bandiera basterà a mettere un freno alle scorrerie di questi ladroni.

Cercai di sapere dai nativi a quale distanza fosse la frontiera abissina; ma non ne ottenni alcuna informazione soddisfacente, ed è quasi dubbio che questa gente abbia una nozione esatta di ciò che sia un confine. MAISSA .

(Annesso I). AL COMANDANTE DELLE TRUPPE ITALIANE A BORDO DELL' " ESPLORATORE.

(Traduzione; Signor Comandante, La Signoria Vostra è giunta col detto vapore e ci ha chiesto di occupare

XIX

Occupazione di Arafali, Arkiko, Sahati ed Amba

colle sue truppe il forte di Arafla da noi comandato; ed essendo a nostra co noscenza che non esiste stato di guerra tra l'Italia ed il nostro governo, ed inoltre non avendo noi un ordine del nostro governo che permetta tale occu pazione, ed infine non avendo una forza sufficiente da opporre all'anzidetta oc cupazione, così facciamo attodi protesta per l'occupazione di cui si tratta, e facciamo pur noto a Vostra Signoria che non mancheremo di riferire quanto precede al nostro governo.

Con ciò vi presentiamo i sensi della nostra distinta considerazione. Il 24 giamar aker dell'anno 1302.

OSMAN EBEN HASSAN .

(Annesso II).

Dichiara il sottoscritto, comandante le truppe italiane, di aver occupato il forte di Arafali d'ordine del governo italiano, lasciandovi bandiera e guarni gione egiziana, e rilascia questa dichiarazione al comandante il presidioegiziano Osman Eben Najeb Hassan dietro sua richiesta, ritirando la protesta dalmede simo presentata.

Arafali, 10 aprile 1885. SALETTA .

25.

IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI

ESTERI.

Londra , 25 aprile 1885 . Ric , il 28 .

Signor Ministro, Ho ricevuto da lord Granville e mi fo premura di trasmettere a Vostra Ec cellenza in traduzione una lettera in data d'ieri colla quale Sua Signoria ini informa della evacuazione, per parte delle guarnigioni egiziane, d'Amabed di Senahit e di tutti i posti' al disotto di Massaua, e della mancanza di notizie di Kassala. NIGRA.

(Annesso). IL SEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ESTERI DELLA GRAN BRETTAGNA AL R. AMBASCIATORE A LONDRA.

(Traduzione).

Foreign office, 24 aprile 1885.

Riferendomi all'osservazione che Ella mi fece il 22 corrente intorno alla con venienza della pronta partenza da Massaua delle guarnigioni egiziane ivi giunte dal Sudan orientale, ho l'onore d'informare Vostra Eccellenza che ho ricevuto un telegramma dall'agente e console generale al Cairo per parteciparmi che l'eva cuazione di Amadeb, Senalit e di tutti gli altri punti fino a Massaua è com pleta, che l'ultima colonna arrivòin quel porto il 19 corrente, e che letruppe si erano imbarcate per Suez, eccetto quelle sbandate sul posto. Sir E. Baring aggiunge che nessuna notizia è stata ricevuta da Kassala.

Gradisca, ecc. GRANVILLE.

26 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL Negus.

Massaua, 26 aprile 1885.

Come sta Vostra Maestà ? Come sta il suo esercito ? Io e le mie truppe stiamo bene grazie a Dio.

Mi onoro di informare la Maestà Vostra che, d'ordine del mio Governo, ho occupato Arafali ed Arkiko, e che occuperò del pari Sahati ed Amba. L'occu pazione di questi luoghi non èche la conseguenzadell'occupazione di Massaua, dovendo noirilevare i posti egiziani che stanno per sgombrarli.

Vostra Maestà sa che io ho istruzioni dal mio Governo di mantenere con Essa rapporti di cordiale amicizia; il nostro scopo è di tutelare il paese e di mantenere sicure le strade affine di proteggere il commercio.

I comandanti dei miei distaccamenti avranno da me l'ordine preciso di rispet

XX

La missione Ferrari XXI

tarescrupolosamenteil territorio Abissino; prego V. M. di voler dare istruzioni analoghe ai suoi capi per il rispetto del nostro confine, acciò sia cosi evitato ogni motivo di contesa. T. SALETTA .

*27. IL CAPITANO FERRARI, IN MISSIONE PRESSO IL NEGUS AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI .

Makalleh , 23 maggio 1835 . Ric. il 20 giugno.

Signor Ministro,

Le notizie da mespedite il 3 maggio corrente da Ambasciarà devono aver fatto comprendere all'Eccellenza Vostra, comela missione presso il Re Giovanni di Etiopia abbia avuto un esito che si può dire completo. Mi affretto ora a dare all'Eccellenza Vostra più particolareggiate notizie a conferma di quanto potevasuccintamente esporre nel telegramma medesimo. Trovammo il Re Gio vanni in Ambasciarà, quivi provvisoriamenteaccampato per seguire la sua rotta verso Debra Tabor, con poche truppe, giacchè nei giorni precedentiil nostro arrivo le aveva già inviate alle proprie residenze: poco lontano dall'accampa mento reale era pure attendato, con i suoi soldati, il Negus Teclaimanot, ve nuto dal Goggiam per conferirecon Sua Maestà. Fummo ricevuti coi soliti onori e salve di artiglieria come usano colle ambasciate europee, ed il contegno a nostro riguardo dei personaggi più influenti presso la persona del Re ci con fermò nel pensiero che qualunque risentimento verso di noi doveva essersidile guato. Intanto una circostanza favoriva molto la nostra situazione di frontealle dimandeche ci aspettavamo sulla occupazione nostra di Massaua, ederala ca duta di Kassala edi Metegma, avvenuta durante il nostro viaggio. Noi incon trammo pervia i miseri avanzi delle guarnigioni egiziane, chescortate dalle truppe del Re Giovanni eprovviste da lui di viveri e dimezzi di trasporti, si dirigevano verso la costa. Tutto ilmateriale daguerra, che gli Egiziani poterono salvare,fu ceduto al Re di Abissinia, enoi permolti giorniconsecutivi abbiamo veduto il trasporto di questo materiale all'accampamento del Re, compreso an cora qualche pezzo di artiglieria con affusti da montagna.

Presentati i doni e le lettere del nostro Re,l'impressione ricevutane dal Re Giovanni fuottima, e ci fece comprendere che i sentimenti espressi nelle lettere di S. M. il Re d'Italia erano da vero amico, e che lo avrebbe contraccambiato con altrettanta sincerità di amicizia. Contemporaneamente alla consegna di quelle lettere, il governatore del Tigre, Ras Alula, mandava un suo corriere al Re dando le più rassicuranti notizie sulle intenzioni e sullo scopo della presenza in Massaua delle truppe italiane; e questo faceva si che S. M. il Re Giovanni si limitò a poche interrogazioni sulconto di questa occupazione,dicendo che tutto stava benequanto a ciò che a lui aveva scritto il Re d'Italia.Si diffuse invece moltissimo nel dare spiegazionisul massacro di Gustavo Bianchi e compagni; raccontò quanto fecero e lui e i suoi capi onde dissuadere il Bianchidal tentare quella via, che riteneva pericolosa e non di pratica attuazione per il commercio tra l'Abissinia ed Assab,proponendogli invece lo sbocco ad un altro puntodella costa e precisamente a Mader; ma isuoi consigli non valsero a piegarel ostinata volontà del povero Bianchi, di cui però con parole veramente affettuose rimpian geva la morte, promettendo in modo assoluto che avrebbe vendicato e luie gli altri Italiani morti presso a poco nella stessa località nel maggio 1881 anche di sua sola iniziativa e tanto più ora che un suo vero amico come il Re d'l talia glielo domandava. Come segno poi dell'interesse che prendeva perquello sventurato avvenimento, ci presentò unfucile a due canne rigato, cal. 12, un fucile rigato a una canna,cal. 8, un wetterlyrotto e sfasciato senza cassa perchè probabilmente tenuto nel fuoco,una cartucciera, riconosciuta di proprietà del signor Diana, tutte armi che Bianchi aveva la notte del massacro eche il Re fece prendere da un suo capo di Zebul che coi propri soldati si era avvicinato versoBirù, luogo pernoi di si dolorosa rinomanza. Tali armi , ci disse, le por terete come segnodella mia amicizia al vostro Re, sperando che gli giungeranno gradite più di qualunque altro dono., Venne poi a parlare del trattato fatto

Apprezzamenti della stampa russa sulia spedizione itiliana

l'anno scorso col governo britannico e fu asproe risentito contro gli Inglesi, di cendo che avevano mancato alla loro parola: disse che accettavacon piacere la venuta di una missione italiana dopo la stagione delle pioggie, per confermare quel trattato e determinare tutto quanto di favorevole si possa ritenere nell'in teresse dell'Abissinia e dell'Italia. Ed essendo anch Sua Maestà molto deside rosa che giungessero presto in Italia le sue risposte al nostro Sovrano, così ac condiscese a farci partire prima che la stagione delle pioggie ciserrasse per tre mesi le vie .

In questo tempo, a seconda degliordiniricevutida VostraEccellenza, mi posi in rapporto con il signor conte Salimbeni, il quale, grato alle premurose inten zionidell'Eccellenza Vostra, non pensa per ora di ritornare in Italia, avendo da solocostruito un ponte sul Temejà, affluente dell'Abbay, e riserbandosi a co struire l'altro ponte su quest'ultimofiume, come ha promesso aS. M. il Re del Goggiam. Essendo questo Sovrano all'accampamento di ReGiovanni, credemmo opportunodipresentare a lui i nostri omaggi e, ricevuti benissimo, sentimmo le più lusinghiere parole sul conto di Salimbeni, dell'opera sua, e ci assicurò essere lietissimo che questo Italiano rimanga ancoranei suoistati. Volendo mettermi in relazione, come l'Eccellenza Vostra mi ordinava, col ca valier Naretti, ho scelto per il ritornola via di Makalleh, e partiti da Ambasciarà il 10 maggio corrente, seguendo una rotta non ancora percorsa da altri Europei, e questo dietro permesso speciale di Sua Maestà, arrivammo in Makalleh il23 di questo stessomese. Siamo stati ospitati dal signor Naretti, il quale durante tutta la nostra permanenza in Abissinia si è tenuto sempre in rapporto con noi con un interesse e con una premura che raramente può essere uguagliata; e avuta la conferma di tutto quanto si riferisce al massacro del poveroBianchi , miastengodalripetere quanto l'Eccellenza Vostra conosce dairapportidellostesso signor Naretti, che sono perfettamente all'unisono con quantoogni giorno sen tiamo narrare,cominciando dal Re e dai suoi capi fino ai molti servi che appar tenevano a Bianchi e che ora sono con la nostra carovana .

e

Dimani partiremo da Makalleh per Adua, con la speranza dipoter essere in Massaua verso la fine di giugno, e in Italia agliultimi di luglio, se pure tro veremo libera la via, giacchè oggi corrono voci che i soldati del Mahdi sieno giunti fino ad Ailet, eche perserrare loro la marcia i soldatidi Ras Alula in sieme con i nostri abbiano fatto qualche movimento in avanti. Noi però non cre diamo attendibile tale notizia; inogni modo, se fossevera, speriamo d'averne opportuno avviso da Massaua onde regolare il nostro itinerario.

28. IL R. ASBASCIATORE IN PIETROBURGO AL MINISTRODEGLI AFFARI ESTERI.

Pietroburgo, 25 giugno 1885. Ric. il 4 luglio.

Signor ministro,

Gli apprezzamenti dellastampa neo-russa sullo stabilimento di nostre guar nigioni su alcuni punti del mar Rosso lasciavano travedere qualche diffidenza a nostro riguardo, come se il nostro operato stesse per contrariare le aspirazioni del panslavismo sulla Abissinia.

Il Journal de St-Pétersbourg d'oggi, facendo cenno dellacrisi ministeriale ve rificatasi in Italia al seguito di unvoto dubbio emesso dalla Camera rappresen tativa, l'attribuisce in gran parte allapolitica coloniale iniziata dal governo ita liano.Passandopoi a discorrere dell'accoglienzafattadal RediAbissiniaal capitano Ferrari, riproduce a questo proposito una corrispondenza indirizzata da Adua al giornale Afret, corrispondenza nella quale vuolsi porre in evidenzache il Re d'Abissinia non è disposto ad accordare la sua amicizia all'Italia che a dure condizioni.

Mi pregio di qui acchiudere il brano del Journal de St-Pétersbourg a cui più sopra alludo. GREPPI.

XXII

(Annesso). ESTRATTODAL

Invio di una missione al Negus XXII 66

JOURNAL

DE ST-PÉTERSBOURG DEL 25 GIUGNO 1885.

Il est intéressant de mentionner, d'après une correspondance adressée d'Adoua au journal l Afret, l'accueil fait par le Roi d'Abyssinie au capitaine Ferrari. Voici textuellement ce qu'on écrit à cette feuille: Depuis la mission de l'amiral Hewett, démarche par laquelle l'Angleterre s'est grandemente humiliée devant les Abyssins,le Négous est devenu très-tier et il se considère déjà comme le souverain de l' empire grandéthiopien , de l'avenir, auquel rendront hommage tous les princes del'Orient etdel'Occident. Le Roi Jean a reçu le capitaineFerrari en affectant une grande indifférence et il l'a fait asseoir en face de lui, au lieu de lui accorder la place d'honneur, à sa droite. L'Abyssinie ne possédant pas de ministre des affaires étrangères, les affaires politiques sont expédiées per le Négous lui même, avec l'aide de son secrétaire, un Copte plus rusé qu'instruit. Le Négous a déclaré, sans ambages, au capitaine Ferrari, qu'il croira à l'amitié de l'Italie quand celle-ci aura rempli les conditions suivantes: 1° àpart Massaouah, aucun autre point de la côte d'Abyssinie ne sera occupé; 2ºArkiko, Monkulloh et Arafali, qui appartiennent à l'Abyssinie, seront évacués; 3º l'Italie rompra toutes relations avec Ménélik, Roi deChoa,etne lui enverra plus de missionnaires; 4° l'Italieconclura untraité de commerce avec l'Abyssinie et lui accordera la franchise de droits pour ses exportations à Massaouah. En retour, le Négous s'engage à reconnaître Mas saouah comme possession de l'Italieet à y favoriser lecommerce italien. ,,

29 . - IL R. CONSOLE IX MISSIONE A MASSAUA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

( T. ) . Massaua, 1 ° settembre 1885 , ore 9 m .

Ras Alula, da noi avvertito della necessità di costruire qualche capannasulla sommità di Sahati a cagione della salute dei nostriirregolari,rispose: ciò non va bene, nè solamente le vostre case, ma neppure i vostri soldati debbono ri manere a Sahati. ,, Dall'Asmara si fa sapere al generale Saletta che il Negus e Ras Alula vannodivulgandovoci ostilie che però sarebbe necessario d'affrettare la spedizione della missione. Converrebbe forse autorizzare telegraficamente Sa letta adannunciare aRas Alula il prossimo arrivo diuna missione italiana in forma solenne presso il Negus. La Cariddi aspetta a Perin la risposta.

ZERBONI.

30 . - IL

MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. CONSOLE IN

MISSIONE A MASSAUA. ( T. ) . Roma , 2 settembre 1885 .

Di concerto col ministro della guerra, La prego di far conoscere algenerale Saletta ch'egli è espressamente autorizzato ad annunciare a Ras Alula l'invio in Abissinia di una missione solenne italiana nel corso di novembre. Questa missione avrà per iscopo di stabilire col Negus tutti gli accordi di nostra comune convenienza e utilità che potrebbero desiderarsi. DEPRETIS.

* 31. -- Il R. CONSOLEIN MISSIONE A MASSAUA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI. 8 settembre 1885 .

Signor ministro, Non mancai di far conoscere a suo tempo al generale Saletta il contenuto del telegramma dell'E. V. in data di 2 del corrente mese (1). Il generale ha testè mandato a Ras Alula un messaggero portatore della let tera di cui unisco qui il testo.

ZERBONI. (1) V. il doc. n. 30.

Abbandono di Sahati

(Annesso). Il COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA A RAS ALULA .

Massaua , 7 settembre 1885 . (Complimenti d'uso).

Da miei speciali messaggerivi sarà rimessa una lettera che vi prego tras mettere a S. M. Giovanni Re dei Re d'Etiopia. Il contenuto della stessa è per annunziare a S. M. Giovanni Re dei Re d'Etiopia che il Re d'Italia mio Au gusto signore gli invierà nel prossimo futuro novembre una solenne missione allo scopo di farsi interprete verso di lui dei suoi alti saluti e di stringere un trattato di amicizia nelle condizioni più rispondenti ai desideri ed agli interessi dei Reami d'Italia e di Abissinja.

Sono certo che questa notizia riescirà gradita al Vostro Augusto Monarca ed a voi come riesce gradito a me il farvene la comunicazione. (Saluti d'uso). T. SALETTA.

32.

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO .

Roma, 19 settembre 158 . Signor agente e console generale,

Già da alcun tempo l'attenzione del governo è rivolta alla necessità dipor fine nel mar Rosso ad una situazione difficilissima, la quale può esser cagione di gravi imbarazzi, tantoa noi, quanto al governo egiziano. In tal senso insi stono le nostre autorità diMassaua, l'azione delle quali viene spesso a contrasto con quella esercitata dai funzionari egiziani. Epperò pareormai venuto il tempo di riprendere, con maggiore energia , e condurre a termine l'opera di unifica zione.

L'urgenza di provvedere si è fatta ancora maggiore ora che il governo del Re ha deciso d'inviare a Massaua un generale del regio esercito, il quale ac centrerà nelle sue mani tutti i poteri civili e militariditerra e di mare,e non potrebbe naturalmente, senza scapito della propria dignità e del prestigio na zionale, ammettere che l'azione sua sia menomata e paralizzata dagli atti di altra autorità. Egli avrà quindi istruzione di proseguire l'opera intrapresa dal colonnello Saletta con nuova e persistente attività,e conquella maggiore au torevolezza che gli deriveranno dal grado e dall'unione dipoteri.

L'esecuzione di questo programmaimplica chel'attuale vice-governatore Izzet bei cessi dall'esercitare a Massaua poteri e funzioni incompatibili colla respon sabilità che abbiamo assunta, occupando,perun supremo interesse, quella piazza quando stava per essere abbandonata dalle truppe egiziane. Ove non fosse pos sibile altra soluzione, noi dovremmo ricorrere alla necessità di un fatto com piuto; ma ci pare questo un estremo che conviene di evitare.

Ella si compiacerà, signor agente, di fare di ciò parola a codesto governo, non tacendo il nostro intendimentodi risolvere questa vertenza, e di giungere quanto prima ad una soluzione. Certo non mancherebbero i modidi allontanare Izzet bei da Massaua, quando il governo egiziano si convincesse tale essere il suo beninteso interesse ; una licenza che glifosse concessa per motivi di salute o di famiglia potrebbe anche bastare, e nelfrattemposi provvederebbe secondo le esigenze di fatto. È certo che dovremo ad ogni modoprovvedere alle difficoltà della situazione. Per il ministro : MALVANO.

33. IL MINISTRO DELLA GUERRA AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA .

Roma, addi 23 settembre 1883.

Per considerazioni d'ordine militare relative alla occupazione di Massaua e posti circostanti, per semplificazione nel servizio di scorta alle carovane e per

XXIV

Missione Genè al Negus

non impegnarsi in difficoltà che potrebbero sorgere a tale riguardo il governo sarebbe disposto a rinunziare alla occupazione di Sahati, sempre quandol'Abis sinia, o per essa Ras Alula, fosse disposto a procedere in vece nostra all occu pazione di quel punto ed a sistemare, d'accordo con cotesto Comando, il servi zio di sicurezza lungo la strada Monkullo-Sahati-Abissinia e fino ad un punto da stabilirsi fra Sahati e Monkullo, in modo da garantire il movimento delle carovane che la dovranno percorrere. Una tale misura, ben inteso, avrebbe sol tanto il semplice carattere d'una occupazione militare per parte dell'Abissinia e non dovrebbe minimamente influire nella delimitazione della frontiera abissina alla quale sidovrà addivenire più tardi con un regolare trattato.

In tal modo l'occupazione diMassaua e della zona di terreno ad essa adia cente risulterebbe per noipiù circoscritta estendendosi da Arkico ad un punto a qualche chilometro da Monkullo verso Sahati ed acquisterebbe maggiormente quel carattere che il governo ha appunto intenzione di darle e cioèsarebbe ad undipressocome quella degli Inglesi ad Aden.

Ma è evidente che dopo quanto V. S. ebbe afar conoscere conlasua lettera ossia dopo l'orgogliosa risposta indirizzatale da Ras Alula quand'Ella gli fa ceva conoscere di avere l'intenzione di far costruire in Sahati alcuni sahul pel ricovero degli irregolari colà distaccati, il trattare di tale volontario abbandono. da parte nostra costituisceun affare dimolta importanza, giacchè potrebbe forse sembrare a quel capo abissino un atto di debolezza impostoci dalle sue minac cie anzichè una pura condiscendenza tutt'affatto spontanea.

In questo stato di cose e prima di intavolare al riguardo il benchè minimo passo,importa al governo che la S. V. esprima in propositoil di lei parere; se cioè considerazioni d'ordine politico o militare le quali V. S. che trovasi sul luogo è in grado di giustamente valutare consiglino di non occuparsi per ora di tale questione, o se convenga invece lasciarne il compito alla missione che prossimamente si recherà in Abissinia.

RICOTTI .

* 34. IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. CONSOLE IN MISSIONE A MASSAUA.

Roma , 2 ottobre 1883 . Signor console,

Con telegramma del 10 settembrescorso (1) la Signoria Vostra m'informava come, a parere di Lei e del colonnello Saletta, fosse opportuno di dare, senza indugio, avviso ufficiale a Ras Alula dell'imminente invio di una solenne mis sione italiana presso il Negus.

Le risposi per telegrafo il 2 settembre(2) dandoalcolonnello Saletta la chie sta autorizzazione diannunciare l'invio della missione per il prossimo novem bre, avvertendo che essa avrebbe avuto per iscopo di prendere col Negusquegli accordi che sarebberosembrati di reciproca convenienza edi mutua utilità.

Nel frattempo V. S. mi trasmise iltesto delle lettere dirette dal colonnello Saletta al Negus e a Ras Alula per dar loro tale annunzio, ed ebbi già a ma nifestarle la mia approvazione peril tenoredelle lettere stesse.

Mi pregio ora d'informare la Signoria Vostra che, affine di crescere lustro alla inissione, ilgoverno del Re ha stabilito di porre a capo di essa un ufficiale generale del regio esercito, e che la scelta fu fatta nella persona del commen datore Carlo Genè, attualmente direttore dell'Istituto geografico militare.

Ad affidare l'incarico al general Genè il governo è pure stato indotto dalla considerazione che questo ufficiale assumeràfra breve il comando generale che sarà istituito nel mar Rosso e si è ritenuto che i rapporti personali che, in oc casionedella missione, egli potrà stringere col Neguse coi principali capiabis sini, gli saranno di grande giovamento per la soluzione di quelledifficoltà che potessero sorgere coi nostri vicini.

Oltre al seguito militare che verrà tenuto in strettissimi limiti, e siridurrà forse all'aiutante di campo del generale, faranno parte della missione il cava ( 1 ) V. il doc . n . 29 . 121 v. il doc. n. 30. Libro lerde

XXV
D

Parere contrario di Saletta all'abbandono di Sahati

liere Alessandro Bardi ed il dottore Cesare Nerazzini. Il primo, segretario di la classe presso il ministero, conosce esattamente la stato dei nostri rapporti con l'Abissinia, avendo avuto spesso a trattare questi affari ; il secondo ha,nella missionetestè compiuta, acquistataesperienza delle cose e delle persone di quella contrada ; non dubitiamo quindi che la loro cooperazione sarà per riuscire uti lissima al generale Genè.

*35. IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA.

Massaua, 13 ottobre 1885 .

Inrisposta al dispaccio ministeriale del 23 dello scorso settembre (1) ho l'onore diriferire a V. E.quanto appresso :

Il ministero è già a conoscenza a quale causa abbiasi presumibilmente ad at tribuire quella risposta di Ras Alula, altrimenti non giustificabile.

Gli avvenimenti posteriori ed ultimamente poi specialmente l'andata all Asmara dei nostri medici, hanno dissipato, a quanto pare, la diffidenza di Ras Alula, talchè è da presumersi che nessun altro incidente sopravvenga a crearci difti coltà prima dell'epoca in cui lamissione italiana entrerà in azione.

Codesto ministeroè pure al fatto, dietro quanto gli riferii precedentemente dell' indole degli Abissiui, e delle pretese che in ogni circostanza essi mani-. festano.

La missione si troverà tutta riunita a Massaua nei primi giorni di dicembre. Per il ministro : MALVANO. e

La risposta altiera, fatta eccezionalmente a questo Comando nella circostanza suddetta, sarebbe stata per il governo egiziano, a seconda di quanto asserisce Izzet Bey, nell'ordine normale delle cose. Non conviene quindi darle un peso maggioredi quanto essa abbia nelle condizioni di abitudini e di rapporti incui si trovò finora l Abissinia.

Però, appunto perchè l'Abissinia è usa a veder cedere davanti alle sue mi naccie, iosono d'avviso che se, per parte nostra, si entrasse in trattative sul l'abbandono di Sahati, essa non mancherebbe, senza alcun dubbio, di conside rare questo nostro passocome una conseguenza di tale sua risposta ed un atto di timidezza di fronte alla sua potenza.

Il mio parere pertanto, che codesto ministero si compiace di chiedere, non può essere decisamentecontrario all'abbandonodiquellalocalità, e sarebbe stato taleanche quando fossi stato certo che Ras Alula avrebbe fatto seguire le sue paroledi minaccia da qualche razzia, come è suo costume, cosa che però è ora fuori d'ogni probabilità.

In merito poi alla convenienza dell'abbandono di Sahati non possoa meno di far osservare a codesto ministero che avvenendo desso anche volontariamente, si avrebbero, a mio avviso, ben presto a deplorare, tra le molte altre, le con seguenze seguenti :

1º Attesa l'impossibilità di stabilire un punto intermedio fra Monkullo e Sahati fino al quale, secondo quanto è detto nel dispaccio sopracitato,le ca rovane dovrebbero essere scortate per cura dell'autorità italiana,ed oltreil quale la sicurezza loro dovrebbe essere affidata all'Abissinia, e ciò per assoluta man canza di siti d'acqua fra quelle due localita, si avrebbe per conseguenza che le scorte abissinesi dovrebbero accompagnare le carovane fino a Monkullo, e che quivi, anzichè a Sahati, tutte lecarovane tanto in arrivo che in partenza do vrebbero arrestarsi, abbeverare i loro quadrupedi e fare le loro provviste d'acqua per proseguire la via.

Da questo fatto ne deriverebbe naturalmente : a) che Monkullosarebbecontinuamente percorso e temporaneamenteoccupato da soldati abissini , il che sarebbe di incaglio all'autorità italiana di Massaua nell'esercizio delle sue attribuzioni, sia per quanto riguarda la difesa che per quanto riflette la pubblica sicurezza ;

(7) V. il doc. n. 34.

XXVI

Colloquio coll'ambasciatore inglese sull'occupazione di Massaud XXVII

6) che il raggrupparsiaMonkullodifrequenti e numerose carovane renderà sempre più precario efors'anche impossibile il servizio dell'acqua per la città e per le guarnigioni dei forti che traggono da quella sorgente l'acqua che loro abbisogna.

Difatti attualmente laguarnigione di Monkullo attingeacqua dalle 5 alle 7 del mattino, e dalle 4 alle6 disera, quelladel forte Tauludla riceve dalle 12 alle 3 del pomeriggio enelle rimanenti ore del giorno lacondottaporta l'acqua alla cisterna pubblica alla quale ricorretutta la popolazione di Massaua.

Con tale orario, delle 80tonnellate d'acqua che la noria estrae, circa 16 sono devolute alla truppa stanziata a Monkullo,14 a quella stabilita a Taulud e 50 alla popolazione della città.

Che se presso la sorgente dovessero abbeverarsi numerose carovane, certamente l'acquache giungerebbe a Massaua non sarebbe più sufficiente pei bisogni della popolazione.

2° Già ebbi a notare in varie circostanze come l'Abissinia pretenda di in fluire sul governo egiziano in molti fatti d'indole interna e specialmente poi per indurlo ad allontanare che le sono personalmente avversi, mentrechè essi sono pure le uniche persone che per l'influenza di cui godono possono gio vare all'autorità.

E tale pretesa non potrebbeche aumentare allorquando l'Abissinia potesse liberamente spingersi fino a Monkullo, internarsi inaggiormente negli affari del nostro governo e diventare tale da rendere forse affatto illusoria l'autorità dei naib che pure sono il maggior mezzo di cui dispone il governo per far sentire la propria influenza sui villaggi di Arkiko, Hotumlo e Monkullo.

30 Ho accennatoalfatto chel'abbandono di Sahati renderebbe più difficile il mantenersi in buone relazioni con le tribù vicine.

E questo riesce evidentequandosi abbia presente da un lato le inimicizie esistentifra alcune tribù e l'Abissinia, e dall'altro la presenza di numerosi Abis sini a Monkullo in località cioè vicinissima ad alcune di esse e sulla via che le altre debbono tenere per recarsi a Massaua.

4º Infine lo scambio del servizio di scorta, fattoin un posto come Monkullo anzichè in quello isolato e privo di ognirisorsa, all'infuori dell'acqua di Sahati, trarrebbe con sè tutti gl' inconvenienti da me accennati nel foglio n. 23 riser vatissimo, allorchè veniva proposto di stabilire un dazio comune. T. SALETTA.

36 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN LONDRA.

Roma , 18 ottobre 1885 . Signor ambasciatore, Ebbi oggi con l'ambasciatore d'Inghilterra unaprima conversazione, nelcorso della quale si venne anche a parlare di Massaua, degli avvenimenti che ci hanno condotto a presidiare quella piazza, e dei presenti nostri intendimenti a tale riguardo.

Sir J. Savile Lumley accennò, in particolar modo, alla intimità deireciproci rapporti che si era venuta cementando tra i due goverui, mentre il partito whig teneva il potere in Inghilterra.

A mia volta, espressi il nostro pensierocirca la nostra situazione a Massaua, ponendo bene in sodo che a Massana siaino e vi resteremo; e, quanto alle dif ficoltà d'ordine secondario che ivi rimangono a superarsi,essere nostro proposito di eliminarle a poco a poco, secondochè le circostanze saranno per consigliare.ROBILANT.

37

. IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Londra , 22 ottobre 1895 . Ric . il 25 .

Signor ministro, Ringrazio l'E. V. del dispaccio del 18 corrente (1), col quale Ella si com (1) V. il doc. n. 36.

XXVIII Circolare sulle occupazioni italiane nel Mar Rosso piacque d'informarmi d'una prima conversazione che Ella ebbe coll'ambascia tored'Inghilterra,nel corso della quale si parlòanche di Massaua edegli eventi che vi condusseroil presidio italiano, non che dei presenti intendimenti del go verno del Re in proposito.

Mi compiaccio nel vedere che il presente linguaggio di sir John SavileLumley coincide, come si esprime V. E., con quello che si desume dai carteggi relativi ai casi di cui si tratta. NIGRA .

38 . · IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AI RR. RAPPRESENTANTI IN BERLINO, COSTANTINOPOLI, LONDRA, PARIGI, PIETROBURGO E VIENNA.

Roma, 27 ottobre 1885 . Signor...

Desidero richiamare in particolar modo la sua attenzionesui recenti docu menti pervenutile relativi alle cose nostre nel mar Rosso, poichè vi sono espressi gli intendimenti del regio governo rispetto alle nostre occupazioni, e vi è spie gato l'indirizzo più risoluto che, ormai, intendiamo imprimere alla nostra azione nei territori occupati. V. E. potrà valersi del loro contenuto comedinorma per il Suo linguaggio, qualora Le accadesse di parlare officiosamente di codesto de licato argomento.

Altro soggetto si connette con quello a cui direttamente si riferiscono i do cumenti qui acchiusi ; ed anche rispetto ad esso desidero metterla sin d'ora in avvertenza. Nei primi tempi dell'occupazione si spedirono in Africa truppe ab bastanza numerose, sia perchè non appariva ben chiara la situazione, sia per chè ci conveniva di essere in grado di provvedere con piena sicurezza adogni difficoltà che fosse sorta all'atto dell'occupazionestessa, odinseguito, per effetto dei rivolgimenti a cui tuttora soggiacciono quelle contrade. Questo però non è uno stato di cose che possa e debba indefinitamente durare. Tornando, comeè lecito sperare, a condizioninormali le regioniche stanno attorno a Massaua, il nostropresidio dovrà ricondursi alla misura di quello che vi tenevano in pas sato gli Egiziani.

L'effettivo delle nostre truppenel mar Rosso ridiventerà adunque proporzio nato all'importanza reale ed agli scopi della occupazione, tosto che siano sta biliti rapporti ben definiti coll'Abissinia e colle tribù vicine, lequali,in diversa misura, parteciparono aimoti del Sudan,e, soprattutto, tostoche sia ben chiara enetta la nostra situazione politica militare a Massaua. Ond'è che, qualora a V. E. giungesse notizia d'una diminuzione diforze in quel nostro presidio, tale fatto dovrà essere interpretato, non già quale sintomo di abbandono o di debolezza da parte nostra, ma quale segno, invece, che la nostra occupazione si è assodata inmodo da rendere superfluo ed inopportuno quel maggior spiega mento di forze che, nel principio, era sembrato indispensabile. ROBILANT.

39

. IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI

ESTERI,

Londra , 2 novembre 1885 . Ric . il 7 .

Signor ministro, Dopo aver esaminato il dispaccio della E. V. del 27 ottobre scorso (1) insieme coi documenti che vi erano annessi, ho creduto utile di esporre a lord Salisbury lenostre intenzioni rispetto ell'amministrazione diMassaua. Non ho lasciato a Sua Signoria alcun dubbio sul nostro proposito d'uscire dall'intollerabile situazione attuale di Massaua e sulla necessità in cui eravamo di prendere in mano l'amministrazione di quel paese. NIGRA.

40 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI

AL

MINISTRO DELLA GUERRA.

Roma , 7 novembre 1885. Ringrazio V. E. della comunicazione fattami del rapporto del colonnello Si letta, circa lo sgombro di Sahati.

(1) V. il doc. n. 38.

Intendimenti del regio Governo rispetto a Massaua XXIX

Le considerazioni per cui il comandante superioredelleRR.truppesidichiara contrario a taleabbandono, ci sembrano di molta efficacia, non solosotto l'aspetto militare, che è di competenza di cotesto ministero, ma anche sotto il punto di vistadelle esigenze, sia d'ordine politico, sia d'ordine amministrativo.

L'E. V. ebbe già da me comunicazione di unrapporto del R. consolecav. Zer boni, in cui questi manifestò un avviso in tutto conforme a quello del colon nello Saletta; epperò di fronte all'opinione espressa dagli agenti del R. governo a Massaua, e tenuto conto eziandio della circostanza che la richiesta improv visa di Ras Alula non ebbe poi seguito alcuno, io ritenni che non solo debba darsi l'istruzione al generale Genè(salvo sempre un contrario parere da parte sua)di lasciare le cosenello statu quo, ma quello ancora di astenersi, nella sua missione in Abissinia,dal trattare questoargomento.

Chese, in seguito, il Negus o Ras Alula accennnassero a voler mutare pen siero, il generale Genè potrà regolarsi a seconda delle circostanze, ma sempre in modo da preservare intiera la nostra dignità, e da escludere ogni apparenza di debolezza.

Tali sono le istruzioni che avrei in animo d' impartire al comandante supe riore delle RR. truppe, quando l E. V. convenga nel mio modo di vedere. ROBILANT.

41 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN LONDRA. Roma, 8 novembre 1885 .

Signor ambasciatore, Approvo V. E. per aver esposto a lord Salisbury le intenzioni del governo del Re circa le cose nostre a Massaua. Qualora il nobile lord a sua volta, pren desse con V. E. l'iniziativa del discorso su quel tema, Ella dovrà continuare ad esprimersi nel senso suespresso, evitando però, colla massima cura, di addive nire ad una conclusione qualsiasi la quale possa vincolare la nostra libertà d'azione. ROBILANT.

42 . - IL R. INCARICATO D'AFFARI IN VIENNA AL MINISTRO DEGLI AFFAR ESTERI. Vienna , 5 novembre 1885 . Ric , li 8 .

Signor ministro, Col dispacciodel 27 ottobre scorso (1) V.E. mi trasmetteva alcuni recenti documenti relativi alle cose nostre nel mar Rosso, e chiamava la mia speciale attenzione sugli intendimentidel regio governo rispetto allenostre occupazioni, e sull'indirizzo più risoluto che, oramai,esso si proponed'imprimere alla no stra azione neiterritori occupati. In pari tempo V.E. mi faceva l'onore di pre venirmi che l'effettivo delle nostre truppenelmar Rosso ridiventerà proporzio nato all' importanza reale ed agli scopi dell'occupazione,tosto che sianostabiliti rapporti ben definiti coll'Abissinia e colle tribù vicine; e soprattutto tosto che siaben chiara e nettala nostra situazione politica e militare a Massaua; ma che una diminuzione di forze in quel nostro presidio non dovrà essere inter pretato come sintomo di abbandono o di debolezza da parte del governo del Re. Sono grato a V. E. di avermi fatto conoscere in modo così preciso le inten zioni del regio governo rispetto alle nostre occupazioni nel mar Rosso, e qua lora sia da altri presa l'iniziativa di discorsosu questo delicato argomento, sarà mia cura di conformare il mio linguaggio alle norme tracciatemi da Vostra Ec cellenza . GALVAGNA.

* 43.

- IL R. AMBASCIATORE IN PIETROBURGO AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Pietroburgo, 5 novembre 1883. Ric , il 10 . Signor ministro, Col suo dispaccio del 27 ultimo scorso (2), l'Eccellenza Vostra mi fece l'onore ( 1 ) V. il doc . n . 38. ( 2 ) V. il doc , n . 34 .

XXX

Colloquio con lord Salisbury. Lettera di ras Alula

di richiamare la mia attenzione sui documenti relativi alle cose nostre del mar Rosso, e nei quali sono espressi gli intendimenti del governo del Re circa un indirizzo più risoluto, che oramai s'intende d'imprimere alla nostra azione in quei territori.

Del pari è richiamata la mia attenzione sulle modificazioni che potrà subire il presidio italiano a Massuaa in date circostanze.

Sopraentrambi questi argomenti saprò conformare il mio linguaggio stretta mente alle intenzioni ch'Ella compiacquesi di manifestarmi . GREPPI.

* 44. IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Londra, 12 novembre 1885. Ric . il 16 .

Signor ministro,

Informandomi allo spirito delle istruzioni dell'Eccellenza Vostra, mi sono stu diato, in una conversazione che ebbi oggi con lord Salisbury, e della qualeLe diedi notizia con telegramma, a far comprendere a Sua Signoria che oramai il governo italiano intendeva di occuparsi dell'Abissiniaed esercitarvi la sua azione, principalmente allo scopo di far accorrere a Massana il commercio abissino e quello dei paesi limitrofi, a vantaggio della civiltà generale.

Lord Salisbury mi disse che si compiacerebbe assai d'un esito cosi conforme agli interessi del commercio e della civiltà.

Avendo io fatto un'allusione alla lettera del Negusmandata a S. M. la Regina, lord Salisbury mi partecipò che quella lettera era giunta, ma che non era an cora stata letta, essendo scritta in lingua abissina.

Non mi parve che egli attribuisse a quella lettera molta importanza.

Ho poi offerto, per ogni buon fine, e senzadarci un peso marcato, l'inter mediariodellanostraprossimamissionepresso il Negus, per la consegnadella rispo sta della Regina alla dettalettera del Negus, consegna che avrebbe potuto es ser fatta, sia dal generale Genè, capo della nostra missione, sia da un ufficiale inglese addetto alla missione stessa. Se questa offerta sarà accettata, non tar deremo ad esserne informati. NIGRA .

* 45. IL R: CONSOLE

IN MISSIONE A MASSAUA AL MINISTRO DEGLI AFFARI

ESTERI.

Massaua, 12 novembre 1885. Signor ministro,

Ho l'onore di trasmettere a V. E. il testo della risposta (V.l'annesso) fatta da Ras Alula alla lettera inviatagli, secondo le istruzioni dell'E. V., dal co lonnello Saletta, risposta della qualegià Le telegrafai il sunto. ZERBONI.

(Annesso).

RAS ALULA AL COMANDANTE

SUPERIORE DELLE TRUPPE IN AFRICA.

Asmara , 25 ottobre 1885 . (Complimenti d'uso)

La grata vostra lettera (1)che mi avete mandata permezzo dei monaci di DebraBesin mi è giunta, e il contenuto di essa mi ha fatto inolto piacere.Vi avevo scritto di non accettare il mio nemico. Nella nostra amicizia vi dico se Kantibai non viene da me, non dategli vestimenti nè viveri. Già sapete quello che è passato fra mee Kantibai. Ho saputo la gentilezza che avete usata ai monaci di Debra Besin e ne fui contento assai.Che Iddio aumenti la nostra amicizia ! Vi prego di procurarmi un cavallo dongalidi colore bajo completo, cioè senza che abbia una macchia di bianco. Io ho molti cavalli. Se ve ne chiedo un altro è per l'amicizia che esiste fra noi. (L. S.)

(

1 ) V. doc . n . 31 .

Occupazione di Sahati

46 . IL MINISTRO DELLA GUERRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Roma, 12 novembre 1885.

Ho preso conoscenza della nota di V. E. del 7 del corrente mese(1) circa la convenienza di non sgombrare Sahati e, per le considerazioni d'ordine politico svolte dal colonnello Saletta, segnatamente dopo l'attitudine di Ras Alula a no stro riguardo, nonchè per altre molteplici considerazioni d'indole amministra-, tiva svolte pure dal colonnello Saletta, come sarebbero la sicurezza dei com-' merci, l'influenza che si eserciterebbe sul movimento delle carovane col variarne i punti di fermata o gli itinerari,e l'importante questionerelativa al servizio dell'acqua per Massaua, sono anch'io del parere che Sahati non debba essere sgombrato.

Per quanto però si riferisce a considerazioni d'ordine militare, sono in do vere di dichiarare all'Eccellenza Vostrache esse non potrebbero consigliaredi perdurare in tale occupazione perchè il tenere quel punto, quasi isolato, costi tuisce per noi una causa di debolezza. Perciò credo conveniente esporre all'Ec cellenzaVostra le conseguenzedi tale occupazione, circa la convenienza della quale, giova ripeterlo, mi associo pienamente sotto il punto di vista politico ed amministrativo.

L'occupazione di Sahati può farsi con truppe irregolari, ossia con basci-buzuk al nostro soldo ; e con tale temperamento è certo che quel distaccamento d'ir regolari rimarrebbe espostoa sorprese qualora il capo abissino credesse di ten tarecolpi di mano su quella località ; e potrebbe quindi essere cacciato, fatto prigioniero od anche annientato. Questa eventualità potrebbe o no obbligarci ad un'azione militare ; ad ogni modo però, qualora quest'azione, come è molto pro babile, dovesse esercitarsi, non saremmo costretti ad operare di urgenza. Ma l'occupazione di Sahati potrebbe anche farsi con truppe regolari tratte dal pre sidio di Massaua ; in tal caso sarebbe assolutamente indispensabile costruirvi almeno una caserma difensiva, in modo che verificandosi un attaccoimprovviso, quel distaccamento possa sostenervisi alcuni giorni in attesa che da Monkullo, ed occorrendo da Massaua, si possa con sufficiente nerbo di truppe accorrerea di simpegnarlo. Ora questo secondo modo di occupare Sahati, implica anzituttoed evidentemente una nuova causa di dissidi conRas Alulaperla costruzione del forteocaserma difensiva, dissidi che, perora almeno efinchè èpossibile, è bene evitare. Oltre a ciò per essere in grado di sostenere efficacemente e senza ri tardo ildistaccamento di Sahati in caso d'attacco, sarebbe mestieri aumentare il presidio di Massaua, imperciocchè la vicinanza di detto puntoalcampo abis sino, permette a quel capod'impiegare bande anche considerevoli, d'onde la ne cessità di poterlo contrattaccarecon forze superiori, tanto più chesi tratterebbe di operarecontro di lui in aperta campagna.

Queste considerazioni m inducono a pronunciarmi senza riserva pel primo modo d'occupazione sopra esposto, ed ho creduto di manifestare all' E. V. tale mio modo divedere perchè esso è naturale conseguenza della determinazione che, per le altre ragioni sopra esposte, deve esserepresa, di conservare cioè l'oc cupazione di Sahati contrariamente agli interessi militari.

Esposto cosi il mio pensiero, sarò grato alla E. V. se vorrà farini conoscere le istruzioni di massimache a tale riguardosarà per dare al generale Genè, onde io possa coordinarvi quelle di ordine militare.

RICOTTI.

47 . IL MINISTRO DELLA GUERRA AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE TRUPPE IN AFRICA .

( T. ) . Roma , 21 novembre 1885 .

Il governo ha preso in esame se la località di Sahati, dovesse o no continuare ad essere da noi occupata, ed in seguito alle considerazioni d'ordine politicoed amministrativo esposte dal colonnello Saletta e dal cav. Zerboni, venue nella determinazione che per ora non convenga abbandonarla.

XXXI
(1) V. doc. n. 40.

Provvedimenti del generale Gen

Certamente altre considerazioni d'ordine militare avrebbero sconsigliato di perdurare in quella occupazione, e però si crede opportuno, per conveniente norma di V. S., di comunicarle copia di una nota diretta atale effetto da que sto ministero a quello degli affariesteri (1).

Determinato pertanto di non abbandonare Sahati, questo Ministero fa ora co noscere alla S. V. che Ella dovra provvedere alla sua occupazione soltanto con irregolari (basci-buzuk) al nostro soldo, ed in quel numeroche crederà conve niente . RICOTTI.

48. IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN COSTANTINOPOLI.

(T.). Roma, 4 dicembre 1883, ore 11.55 pom.

La situazione a Massaua era, da qualche tempo, diventataquasiintellerabile. Contro l'uso generale che si segue nelle occupazioni militari,per spirito di mo derazione e per non sollevare troppe difficoltà, avevamo ammesso la continua zione dei servizi disimpegnati dafunzionari egiziani. L'esperienza ha provato che un tale stato di cose non solo nuoceva alprestigio della nostra bandiera ma costituiva una causa permanente d'imbarazzo e di debolezza per il comando superiore, allora appunto che le responsabilità di questo, per causa degli avve nimenti, divenivano sempre più gravi e urgenti. Recenti incidenti ci costrin gono a prendere una decisione. Così, le poche centinaja di irregolari indigeni che, secondo quanto avevamo prima convenuto, dovevano passare al nostroser vizio, furono invece riorganizzate, a Jassaua stessa, dall'autorità egiziana, ed impiegati, senza preventivo accordo colle nostre autorità militari, in spedizioni nei dintorni diMassaua, esponendo la nostra situazione ad avvenimenti impre visti e spiacevoli.

Dopo ciò, il nostro comandante non doveva esitare. Sottomettendo primaalla mia approvazione le considerazioni d'inilole superiore che gli dettavanolalinea di condotta, il generale Genè prese immediatamente nelle sue mani la direzione dei diversi servizi, il cui andamento, senza alcun controllo dell'autorità militare, non era più ammissibile. Il governo del Re approva la sua decisione, e lasua risoluzione, conforme d'altronde alle istruzioni generali ricevute di astenersi da ogni mutamento che non fosse strettamente indispensabile per l'ordine e la si curezza, il che forma l'oggetto delle nostre preoccupazioni.

Se le si parla del presente argomento, potrà conformare il suo linguaggioalle idee espresse in questo telegramma. ROBILANT.

49

. IL R. AMBASCIATORE IN PARIGI AL MINISTRO

DEGLI AFFARI ESTERI.

(T.). Parigi, 10 dicembre 1885, ore 6 pom .

Il reciso linguaggio tenuto dall'E. V. alla Camera dei deputati intorno all'oc cupazione di Massaua ha qui prodotto viva impressione. L'azione pronta che ne ha sbarazzati dell'amministrazione e delle truppeegiziane, ha prodotto sorpresa ed ispirato, nel tempo stesso,un sentimento di rispetto per questa energica ri soluzione, pur eccitandoun certo qual sentimentodi dispettofra coloro che non vedono con piacere che l'Italia, quando vuole, sa e può agire. MENABREA.

50

. IL JIINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AI RR. RAPPRESENTANTI IN

BERLINO, LONDRA, PARIGI, PIETROBURGO E VIENNA.

(T.). Roma, 30 dicembre 1885.

L'ambasciatore del Re a Costantinopoli mi previene che la Sublime Porta ha ora indirizzato una circolare alle cinque potenze, relativa a Massaua, invitan dole a fare dei passi a Roma. È ben inteso che, se Ella è interrogata, deve dire di non aver altra istruzione che quella di non accettare discussione su tale argomento. ROBILANT.

(1) V. doc. n. 46.

XXXII
: 11

Circolare turca su Mussaua XXXIII

51 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AI RR. RAPPRESENTANTI IN BERLINO,

COSTANTINOPOLI, LONDRA, PARIGI, PIETROBURGO E VIENNA.

( T. ) . Roma , 1 ° gennaio 1886 , ore 11.5 p.

La circolare che la Sublime Porta ha diretto alle potenze circa lo sviluppo amministrativo che noi abbiamo creduto dover dare alla nostra occupazione ini litare a Massaua e dintorni, non è fondata in diritto, perchè sinora nessuno dei trattati conclusi dalla Turchia colle grandi potenze ha mirato ai territorii in parola.Esse quindi non potrebbero intervenire in una maniera qualsiasi in una questione che non le riguarda. Questa circolare manca poi d'opportunità, perchè egli è evidente che l'Italia non potrebbe prendere in considerazione i passi di qualsivoglia natura che altri gabinetti crederebbero poter fare per rac comandarle i reclami della Turchia; se questi passi dovessero prodursi per parte dell'uno o dell'altro gabinetto, egli è evidente ad altro non approderebbero che ad allontanare il momento in cui il presente statu quo potesse essere con sacrato da un accordo soddisfacente fra le due parti.

I rappresentanti di S. M. presso i gabinetti delle grandi potenze vorranno conformare, con precisione e fermezza, il loro linguaggio alle idee sviluppate in questo telegramma, astenendosi beninteso di provocare per parte loro qual siasi conversazione a questo riguardo.

ROBILANT.

52 . IL R. AMBASCIATORE IN PIETROBURGO AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Pietroburgo , 6 gennaio 1366 . Ric . il 12.

Signor Ministro,

Ho cercato d'indagare quale impressioneavesse qui prodotto, tanto nei circoli governativi quanto in quelli diplomatici, la circolaredel Governo ottomano, intesa a protestare contro il maggiore sviluppo dato dal Governo del Re alla occupazione italiana a Massaua.

Ora pare, a mio credere, che la mossa tentata dal Governo ottomano condurrà ad un risultato negativo. Da quanto mi venne fatto di raccogliere, Sua Eccel lenza il signor de Giers non tenne, su questo argomento, parola con veruno dei miei collegbi, nè una confortante risposta fu da lui data al rappresentante della Turchia. Dalle poche parole scambiate su questo argomento coi miei col leghi, potei constatareche veruno di essi dava importanzadi sorta altentativo diplomatico della Turchia. GREPPI.

*53.

- IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI AFFARIESTERI.

Londra , 7 gennaio 1886 . Ric . il 12 .

Signor Ministro, Rustem pascià, ambasciatore di Turchia in Londra, è ospite di lord Salisbury nel castello di Hathfield, Com ebbi l'onore di partecipare all'Eccellenza Vostra per telegrafo, lord Sa lisbury mi disseieri sera, che l'ambasciatore di Turchia, benchène avesse op portunità, non gli aveva più parlatodiMassaua. Sembra che ivari Governi, soggiunse Sua Signoria, abbiano fatta unaaccoglienza poco favorevole alla cir colare della Porta, e che, avendo essi risposto,come ho risposto io, la quistione cadrà da se (the matter will drop).

CATALANI. 19

54 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA.

Roma , 15 gennaio 1886 .

Signor incaricato d'affari, Ieri, alla consueta udienza settimanale,avendomil'ambasciatore d'Inghilterra fatto un accenno interrogativo agli articoli pubblicati in questi giorni, da alcuni

Libro verde E

2

nostri periodici, circa la missione d'Abissinia e le istruzioni che sarebbero state impartite algenerale Pozzolini, destinato a surrogare come capo della missione il generale Genè, la cuipresenza fu riconosciutanecessaria a Massaua, netrassi occasione per dichiarargli chetale linguaggiodi una parte della nostra stampa è in assoluta opposizione cogli intendimentidel regio Governo.

Il Governo italiano, gli dissi, nello inviare il generale Pozzolini presso il Negus, ha per unico scopo di dissipare le diffidenzeche altri crelette opportuno di far nascere nell'animo suo per l'occupazione di Massaua, e ciò ottenendo, rassicurarci noi pure intorno alle intenzioni del Negus a nostro riguardo, e permetterci così di ridurre la forza di occupazione entro i limiti da noi desi derati per evidenti ragioni di economia. Il generale Pozzolini , soggiunsi, è in caricatodi confermare alNegus l'intendimento da noi già manifestatogli di attenerci strettamente, nelle nostre relazioni coll'Abissinia, ai termini del trat tato Hewett, che noi abbiamo accettato andando a Massaua, e di stipulare con lui quei particolari di esecuzione resi indispensabili dalle attuali circostanze per il mantenimento delle amichevoli relazioni fra i due Stati. Tutte le voci corse di protettorato,ed altro,proseguii io, sonoassolute fiabe.Non è poi da prestarsi la minima attenzione alle relazioni che danno i giornali intorno ad apprezza menti manifestati in passato dal gereralePozzolini riguardo all'Abissinia. Anche ammesso che egli si sia espresso in addietro nel modo che i giornali preten dono, ciò non può esercitare alcuna influenza sull'andamento della missione che egli sta per compiere. Il comm . Pozzolini è generale del regio esercito, e come tale egli non può che obbedire agli ordiniricevuti. Alle opinioni personali che egli avesse potuto esprimere, prima che gli fosse affidato l'incarico ora conferi togli, non è da attribuirsi alcun peso. Tutto ciò, conchiusi, desidero che sia da Vostra Eccellenza comunicato in mio nome a lord Salisbury, il quale deve ormai aver acquistato il convincimento che tra le mie parole ed i fatti non vi potrà mai essere divergenza di sorta.

R

Sir John Savile Lumley, nel ringraziarmi per tali miedichiarazioni, volle ancora chiedermi se il generale Pozzoljui fosse stato autorizzatoa stipulare col Negus un vero trattato. A ciò risposi ch'egli eraincaricatodi addivenire ad un accordo su varie questioni di applicazionedel trattato di Hewett; ma che non era munito di pieni poteri per la stipulazione di un vero e proprio trattato.

Ho credutoopportuno che di questo colloquio rimanesse traccia nel mio can teggio con codesta ambasciata. ROBILANT.

55 . IL MINISTRO

DEGLI AFFARI ESTERI AL

COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR . TRUPPE IN AFRICA . 4

Roma, 15 gennaio 1886 . Signor generale, Trasmetto a V. S. la copia qui unitad'un dispaccio da me diretto al regio incaricato d'affari a Londra (1), nel quale è riferito un colloquio che io ebbi con questo ambasciatore britannico circa gl'intendimenti del regio Governo ri guardo all'Abissinia. Difronte alle esagerate voci diffuse da una parte della nostra stampaintorno alle istruzioni che sarebbero state impartite al generale Pozzolini, mi è sembrato opportuno di ristabilire la verità delle cose, opponendo un assoluto diniegoalle mire di protettorato ed altro sull'Abissinia che, come Ella ben sa, sono affatto lontane dal nostro pensiero. ROBILANT.

56 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL GENERALE POZZOLINI IN MISSIONE PRESSO IL NEGUS D'ABISSINIA.

Roma, 15 gennaio 1886. Signor generale, Trasmetto a V. S. la copia qui unita d'un dispaccio da me diretto al regio

XXIV
( 1 ) V , il doc . n . 54 .

Differimento della missione Fozzolini XXXV

incaricatod'affari a Londra(1), nel quale è riferito un colloquio ch'io ebbi cou questo ambasciatore britannicocirca gl'intendimenti del regioGovernoriguardo all'Abissinia. Di fronte alle esagerate voci diffuse da una parte della nostra stampa intorno alle istruzioni che Le sarebbero state impartite, mi è sembrato opportuno di ristabilire la verità delle cose opponendo un assoluto diviegoalle mire di protettorato ed altre che ci sono stateattribuite riguardo all'Abissinia. Le istruzioni delle quali Ella è munita non possono lasciarle dubitare che tali intenzioni sono affatto lontane dal nostro pensiero. ROBILANT.

57. - IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL GENERALE PozzoLINI IN MISSIONE A MASSAUA.

(T.). Roma, 8 marzo 1886, ore 1 pom . S. M. ilRe è sempre animato da sentimenti i più amichevoli verso ilNegus e l'Abissinia, ma, visto la distanza a cui il Negus attualmente si trovadaipunti che noi occupiamo e considerato che il lungo viaggio che ella dovrebbe intra prendere lo priverebbe per lungo tempo de'suoi servizi, ha ordinato che l'invio della missione sia rimesso ad un'epoca ulteriore.

Al ricevere il presentetelegramma, Ella si disporrà a ritornare coi signori Bardi e Nerazzini in Italia imbarcandosi sul piroscafo l Afrira. Ella lascierà, beninteso, a Massana i doni destinati al Negus e tutto il materiale della mis sione, di cui il comandante superiore avrà cura, finchè una nuova missione non sia inviata.

La prego di serbare ilsegreto,per quanto è possibile, desiderando di dare io stesso, pel primo, tale notizia alla Camera, il 16 di questo mese. ROBILANT.

58 . 11 MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN LONDRA.

(T.). Roma, 8 marzo 1886, ore 7.15 p.

Il Negus non ha risposto alla lettera che gli annunziava l'arrivo di un in viato del Re. Ora eglis'è trasferito all'estremità meridionale dei suoi Stati. In questo stato di coseio noncredo dover esporre il generale Pozzolini ed il suo seguito ai casi di un viaggio di più mesi, quando tutto dipenderebbe, la sicu rezza delle persone comeil successo della missione, unicamente dal capriccio del sovrano africano. Ilgenerale Pozzolini scriverà quanto prima, aquesto effetto, una lettera a Ras Alula per rinnovare al Negus l'assicurazione dei nostri sen timenti amichevoli e per spiegargli come ildifferimento della missione ad un'e poca ulteriore sia richiesto dal fatto che il servizio del Re non permette al generale una assenza troppo prolungata.

Ella voglia render ciònoto a lord Roseberry, pregandolodi serbare il segreto sino al giorno susseguente al 16 di questo mese, in cui io potrò annunciare alla Camera la nostra decisione e le considerazioni che l'hanno suggerita.

ROBILANT.

*39. IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI

Signor Ministro,

ESTERI.

Londra,10 marzo 1836. Ric. il 15.

Ieri ebbi l'onore di ricevere il telegramma che l'Eccellenza Vostra si com piacque rivolgermi per significarmi ilregio Governo avere, per le ragioniivi esposte, risoluto di differire ad altro tempo la missione del generale Pozzolini in Abissinia, al quale il regio servizio non permetteva una più lunga assenza; dessi contezza diquesto fatto al ministro degli affari esteri.

Mitrasferii senza indugio al Foreign offise, ove feci l'idonea comunicazione a lord Roseberry, non senza raccomandarglidi tenere il segreto sopra di esso

(1) V. il doc, n. 34.

fino al 16del presente. Colsi questa prima congiuntura per fargli un breve riassunto dellanostra posizione a Massaua, gli esposi le ragioni per le qualila nostra presenza in quelle regioni non poteva che essere di vantaggio all'Inghil terra, ne era nuovaprova l'istruzione che avevo ricevuto di dargli pronta con tezza dei nostri intendimenti in ordine alla missione in discorso, e feci men zione dell'accordo intervenuto con lord Salisbury di far partire la inissione del Governo britannico contemporaneamente alla nostra.

Sua Signoria ascoltò con attenzione le mie parole,disse di non avere finora esaminata benela quistione; ignoraya ache punto si trovasse la missione in glese, non dubitavadelle nostre benevoli disposizioniverso l'Inghilterra; e prese nota della comunicazione fattagli, promettendomi di non farne parola fino a nuovo avviso.

Diedi immediatamente all'Eccellenza Vostra avviso telegrafico del colloquio avuto con lord Roseberry. CORTI.

60. DICHIARAZIONE DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI CIRCA IL DIFFERIMENTO DELLA MISSIONE IN

ABISSINIA.

(Estrattodagli attiparlamentari. Tornata del 15 marzo 1886). .

ROBILANT, ministro degli affari esteri . .

Ho desiderato di rispondere senza indugio all'interrogazione direttami dal l'onorevole Maurigi, perchè ad essa io quasi mi attendevo, avendo da alcuni giorni la pubblicastampa parlato di ritardi nella partenza della missione Poz zolini da Massaua.

E son lieto che una simile interrogazione sia stata presentata precisamente alriaprirsi della Camera, perchè cosi questa potrà apprendere con precisione dalla mia bocca come stanno le cose, senzaricorrere alle versioni dei giornali o ad altre vie meno esatte d'informazione. Penso che anche alla Cameraquesto torni più Rispondendogradito.ad un'altra interrogazione dellostessoonorevoleMaurigi intorno alle nostre occupazioni in Africa ed alla missione del generale Pozzolini, in tracciai in brevi parole quali erano le cause egli scopi diquestamissione. Non istarò a ripetere ciò chedissi allora;scopo della missione era di stringere rap porti di buon vicinatocol Negus e di far sparire certe diffidenze, chenon han ragione di esistere. Questa missione, come ho detto, allora, era una conse guenza di impegni precedentemente presi col Negus. Quando gli fu annun ziata la nostra occupazione di Massaua, si soggiunse che gli avremmo mandata presto unamissione per tradurre in una forma più precisa gli accordi stipulati con l'Inghilterra,che dopo la occupazione di Massaua impegnavano in parte anche noi. A quell'epoca il Negus non si trovava ad Adua dove ordinariamente risiede,ma si aveva ogni ragione di credere che dovesse ritornarvi fra breve. Adua,dove il Negus ha ricevuto in passato la missione dell'ammiraglio Hewett, è alla distanza di ventigiornate, circa, di carovana da Massaua.

Dopo la partenza da Roma del generale Pozzolini, una insurrezione è scop piata nell'estrema parte meridionale dell'Abissinia: ed il Negus siè portato in persona areprimere questa ribellione. Ciò ha fatto che invece di venire ad Adua, egli si è recato a Borumieda, che è a cinquanta giornate per lo meno di carovana da Massaua, il che accresce di molto la distanza che la nostra mis sione avrebbe dovuto percorrerre per raggiungere il Negus,

Per questa ragione della lontananza non si è ancora ricevuta dal Negus, e forse non si poteva, risposta alcuna alla lettera del generale Pozzolini, con la quale questi gli annunciava la sua missione. È bensi vero che l'egregio dottor Nerazzini,che fa parte della missione, ed al quale son lieto ditributare in questa circostanzai maggiori elogi per la sua energia ed intelligenza, essen dosi recato a vedere Ras Alula, il cui nome è oramai a tutti noto, ne riportok assicurazione che la missione sarebbe stata ricevuta con i riguardi che le sono dovuti.

XXXVI
Di

.

Ma laCamera comprenderà che trattandosi dimandare una rappresentanza che ha alla testa un generale, che è anche membro del Parlamento, ad una di stanza come quella da me indicata, non bastano le assicurazioni così generiche che può dareRas Alula, ma è necessarioqualche cosa di più.

Frattanto la risposta del Negus, come dissi, non è giunta, la stagione delle pioggie si avvicina, e se il generale Pozzolini partisse per andare a trovare il Negus, dovrebbe impiegare 100 giorni per andare e ritornare. Inoltre sappiamo per precedenti esempi,come quello dell'ammiraglio Hewett, che per sbrigare affari col Negus non bastano poche ore, ma occorrono mesi; onde ci è parso che questa missione resterebbe troppo tempo ad una distanza immensa dai terri tori da noi occupati, e in mezzo a popolazioni che lasciano alquanto a deside rare in fatto di civiltà.

Facendo partire ora la missione, il paese sarebbe stato lungamentein inquie tudine, ed ilgoverno si sarebbe assunto una troppo grave responsabilità.

Dichiarazioni del ministro degli affuri esteri XXXVI 1

A fronte di questa situazione si è deciso di differire l'invio della missione; e il generale Pozzolini ha avuto l'ordine di rientrare in Italia, rimandandola missione ad epocapiù propizia. Però, come ho detto, essa non è che differita, e si lasceranno a Massanatanto i doni, che erano destinati al Negus, quanto il materiale della carovana.

Del resto non è mutata per nulla la condizione delle cose ; le nostre rela zioni con l'Abissiniasono regolari, salvo che non si sono potuti combinare que gli accomodamenti, che si sarebbero potuti convenire seil generale Pozzolini vi si fosse recato. Prego perciò la Camera di non accoglieretroppo facilmente le notizie, talvolta infondate, che vengono fornite dai giornali esteri, i quali propugnano interessiche non sono identici ai nostri, e perciò mettonoin circo lazione in Europa notizie, che, riverberate in Italia, possono allarmare ed inquie tare senza ragione il paese.

Ripeto chela situazione non è cambiata e, rispetto all'Abissinia, è tale quale era prima. Il Negus sarà fatto avvertire in tempo che la missione è stata solo sospesa, e che essa gli arriverà in altra epoca. Urti con l'Abissinia non ne ab biamoavuti ; e, ripeto, se ci fosse stato il tempo necessario per avere la rispo sta del Negus, la missionesarebbepartita senz'altro; maconsiderando che essa non eraancora arrivatae che non è lontana la stagione delle pioggie, durante la quale ogni movimento di carovana è impossibile, si è pensato di rimandare la missione stessa.

Voglio sperare che la Camera e l'onorevole interrogante apprezzeranno giusta mente la risoluzione presa dal governo.

Se per caso si desiderasse qualche altro schiarimento che avesse attinenza con la missione l'ozzolini, sono pronto a fornirlo.

Non entrerò nel merito dellacortese risposta che volle farmi l'onorevole Maut rigi : ma ho chiesto di nuovo facoltà di parlare, perriparare ad un'omissione da me commessa rispetto alla missione del generale Pozzolini .

A mepreme dichiarare che il generale Pozzolini ha insistito perchè lamis sione avesse seguito e potesse partire.

Egli si non dissimulava le difficoltàallequali sarebbe andato incontro, ma sen tivotroppo altamente la sua dignità disoldato per esitare un momento ad adem piere al mandato che gli era stato affilato : quindi, per conto suo, ha sempre insistito per poter partire e non è stato senza grandissimo suo rincrescimento che ha ricevuto l'ordine che lo richiamava in Italia.

Teneva a dir questo anche per soddisfazione del giusto amor proprio di quel l'egregio nostro collega.

61

. IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. MINISTRO IN COSTANTINOPOLI.

Roma, 29 aprile 1886. Signor ministro, Oggi, in occasione del consueto ricevimento ebdomadario, Photiades pascià

XXXVIII

Sentimenti del Sultano verso l'Italia

dissemi che, avendo avuto sovente opportunità di avvicinare il Sultano negli ultimi mesi , mentre aveva dovuto notare che l'incidente di Massaua aveva per un momento conturbato l'animo di Sua Maestà, doveva però constatarechequella prima impressione aveva tosto ceduto il posto ai sentimenti più sinceramente amichevoli per l'Italia.

Il Sultano lo aveva incaricato di esprimere, in particolarmodo, questi senti menti a Sua Maestà, assicurandola delsuo sommo desiderio di rafforzare sempre maggiormente le relazioni così cordiali esistenti fra i due stati.

Senza rilevare, dal canto mio, la lontana allusione fattami all'incidente di Massaua, presi atto di così espansive assicurazioni d'amicizia,dicui l'ambascia tore rendevasi interpretea nome del Sultano, e non mancai di dargli,del pari, assicurazione che, tanto S. M. il Re, come il suo governo,sono animatidaimi gliori sentimenti a rignardo del Sultano e della Porta; cosa, d'altronde, che ogni nostro atto ha sempre confermato.

Stimo utile di pigliarnota di questo mio colloquio nel carteggio con codesta ambasciata. Possiamo infatti ritenere cosi chiuso l'incidente di Massauanei no stri rapporti con la Turchia; poichè, qualunque voltalo si volesse da Costan tinopolirisollevare, potremmosempreriferirci,per escludere ogni ulteriorediscus sione, alla suaccennata dichiarazione fattaci dall'ambasciatore turco.ROBILANT. 1

(Estratto dal resoconto parlamentare della tornata del 15 giugno 1886).

DI ROBILANT, ministro degli affari esteri : Una cosa, o signori, nel discorso dell'onorevole Pantano mi èrincresciuta, e mi sono chiesto se doveva rilevarla, ose doveva passarci sopra, ma ho dovuto risolvermi a non trascurarla perché v'è alcuno che non vedo nella Camera in questo momento, e che io devo co prire nel modo più assoluto con la mia responsabilità ; questi è il mio camerata lonorevole Pozzolini.

Voci. C'è, c'è.

DI ROBILANT, ministro degli affari esteri. L'onorevole Pozzolini ha assunto, soldatovolonteroso, la missione che gli era stata affidata; egli è tornato sol dato obbediente al cenno che gli è stato fatto di ritornare, ed è ritornatosenza punto discutere. (Benissimo!)

SAVINI. Ha fatto il suo dovere.

62 . DICHIARAZIONI DEL MINISTRO ROBILANT ALLA CAMERA DEI DEPUTATI INTORNO AL RICHIAMO DELLA MISSIONE POZZOLINI. 4 e

Di ROBILANT. L'onorevole Pozzolini lo ha fatto e lo farà sempre,il suo dovere. E su questo punto, o signori, mi permettano che io non mi estendadi più ; non ci sono scherzi, nè sarcasmi chepossano arrivare sino all'onorevole Poz zolini.

Si è voluto paragonare la missione Pozzolini con quella del capitano Smith. Io posso parlare della missione delcapitano Smith. Ho veduto qui questo di stinto ufficiale, ed ho avuto modo di discorrere con lui lungamente, giacchè il governo inglese molto gentilmente mi ha chiesto se desideravavederlo, che in tal caso lo avrebbe fatto passare da Roma nel ritorno ; ed io ho accettata la proposta con premura.

Ma non si possono mettere a raffronto le due missioni, perchè esse hanno ca rattere assolutamente diverso. Il capitano Smith era isolato; non aveva altro mandato che di presentare una lettera ; riuscisse o non riuscisse, ciò non im portava nulla, perchè non impegnava in modo alcuno l'onore del suo paese. Era un ufficiale mandato in missione....

Voce. Tanto peggio!

Di Robilant,ministro degli affari esteri. Io non capisco il tanto peggio. È certo però che egli non rappresentava il suo paese.

Per questa sua indipendenza egli ha persino scavalcata unasiepe per potersi presentare al Negus, e consegnargli la lettera ; ciò unamissione come lanostra non avrebbe potuto e non avrebbe dovuto fare. (Ilariti.)

Richiamo di Pozzolini. invio di 2000 uomini a Massana xxxis

Del resto, o signori, intornoal richiamodella missione del Pozzoliniio ho avuto occasione di spiegarmi alla Camera francamente,e non credo che sia op port no di ripetere spiegazioni che ho già date una volta,e non può essere che un partito preso, quello di voler asserire che noi siami stati.... Io non voglio neppur ripetere la parola,e mi arresto. (Bene! Bravo!)

Quello cheso, è che il Negus è statoassai spiacentedi non aver visto l'ono revole Pozzolini.

Mi è stato chiesto dall'onorevole Pantano, che cosa siamo andati a fare in Africa, quali siano gli intendimenti nostri, i nostri ideali. Signori, io osservo che i paesi che vanno a fare qualche cosa fuori di casa non usano-bandirlo ai quattro venti, e mi pare che, da parte nostra, si sia già detto molto; tanto che francamente io non mi sento di aggiungere altro.

Che cosa siamo andati a fare a Massaua, mi ha chiesto l'onorevole Pantano; intendiamo restare,od abbandonare quel luogo ? Io ho già detto che ci siamo; ci restiamo, ed aggiungo che non ci troviamo male neppurelà.

In questo momento, raccolgo una quantità di notizie di informazioni in torno ai nostri possessi africani, e spero che, fra non molti giorni la raccolta sarà pronta e che potrò presentarla alla Camera. Daquelle notizie, gli onore voli deputati ricaverannodati abbastanza interessanti.Imperocchè se di questi possessi africani, che da Massaua prendono nome, si parla molto, in fatto poi dai più se ne sa poco.

Quando, invece, ci sia niododi sapere che cosa si fa in Africa, quali sono i commerci che attualmente vi si esercitano, quali le nostre entrate,quale l'al leggerimento che già viene da esse al nostro bilancio coloniale, sipotrà giudi care quali potranno essere i commerci futuri, e se ci sia la convenienza di re stare ,

Ora ci dobbiamo restare. Il giorno in cui non ci convenisse più di restarci, ce ne andremo. (Si ride).

Ma che noi dobbiamo,fino da ora, prendere impegni formali in faccia al mondo intero, non mi pare opportuno.

Si è anche parlato della nostra bandiera a Massaua. Ora io vidico altamente, o signori, chela nostra bandiera non solamente è rispettata a Massaua, ma il restare di essa colà è cosa oramai ammessa dal mondo intero. (Bene!) Tutti i ti mori che ci si vogliono far balenare dinanzi agli occhi, come se domani doves simo avere contro di noi l'Abissinia e il Sudan, non hanno fondamento; e que sto è ciò che rende la nostra posizione rispettata da tutti. Ne abbiamo la più completa persuasione.

63. IL MINISTRO DRLLA GUERRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Roma, 24 agosto 1886.

Il comandante superiore in Africa siè rivoltoa questo Ministero domandan lo che i reparti di truppa distaccati sulle coste del mar Rosso siano riportati alla forza organica primitiva, la quale, come è noto all' E. V., era stata diminuita prima che giungesse la stagione estiva.

In totaleil rinforzo chedovrebbe spedirsi nei presidii d'Africa, ammonta a circa 2000 uomini; tenuto conto della sostituzione di quelli che devono rimpatriare per essere congedati e pei quali il congedamento non può essere maggiormente ritardato.

Il comandante superiore inAfrica prega di disporre perchè la forza di quei presidii sia in tal modo completata entro il prossimo settembre, per essere in grado di parare a qualunque eventualità ; e soggiunge che le condizioni politi che, quantunque promettano tranquillità, non l'assicurano ancora nè in Massana nè in Assab .

In base atale richiesta,il Ministero scrivente pregiasi avvertire l E. V. che dispone per l'invio integrale del rinforzo domandato e che sta concertando per regolarne la partenzaverso la metà delprossimo settembre approfittando del piroscafo San Gottardo e noleggiando altro piroscafo.

XL Genè domanda rinforz Minaccie dr ras Alula .

In complesso, eseguita questaspedizione e tenuto conto del rimpatrio dei con gedanti, la forza complessiva dei presidii d Africa risulterà di circa 3000 uomini, non compresi gli ufficiali.

Il cambio poi della forza che già ha passata una stagione estiva in Africa, avrà luogo a cominciare dal gennaio venturo.

RICOTTI.

64 . - Ras ALULA AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA. 12 gennaio 1887.

Spedito da Ras Alula, che è TurkBascià, che arrivi al generale Carlo Genè. Come state ? Io, grazie a Dio, sto bene.

Ora che fu fatta l'amicizia, fate togliere da Ua-à le truppe che vi sono. Che inegozianti non vadano più dall' Haddas e da Asgadè (Habab), ma che battano la sola strada da Ghinda per compra e vendita, per andata e ritorno. Le truppe che stanno a Ua-àdebbono sgombrareentro il giorno 13 di terr (21 gennaio 1887) e letruppechestanno a Zula debbono sgombrare entro tutto il mese (atutto il 6 febbrajo 1887).

Se vi esistesse amicizia, si dovrebbe eseguire questo. Altrimenti sappiate che l'amicizia è cessata.

Scritto il 5 terr. (L. S.)

Massaua, 15 gennaio 1887.

Spedito dal generale Carlo Genè che arrivi a Ras Alula, che è Turk Bascià.

65. IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA A RAS ALULA. .

Come state ? Io, grazie a Dio, sto bene.

Naib Mohamed Bey è arrivato, edio ho letto la vostra lettera scritta li 5 terr.

Io vi ho sempre detto che voglio l'amicizia, e che i soldati che ho messo in Ua-à non sono contro l'amicizia .

Io per conseguenza non cambio la parola.

I miei soldati resteranno in Varà perchè sono necessari alla tranquillità del paese. Anzi li ho rinforzati perchè resistanocontro chiunque li volesse attaccare.

Ciò dico perchè sappiate che il governo d'Italia rispetta gli altri, ma vuole essere rispettato.

Finchè adunque sarete nostro amico, io sarò pure vostro amico.

Scritto a Massana, li 15 gennaio 1887. (L. S.)

66

. IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI

ESTERI .

(T.) Massana, 15 gennajo 1887. Aden , 18 , ore 10 ant.

Ras Alula, a proposito delle carovanedegli Habab e dell'occupazione di Ua-à, ha mandato minaccie daGhinda, dove sitrova consoldati, ed, a quanto afferma, per questione agricola. Ho rinforzato Sahati ed Ua-à con regolari e cannoni. Nessun timore. È però necessario l'invio diun battaglione, di una sezione di montagna completa con personale e muli e di una compagnia del genioGENÈ.

67 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI .

(T.). Massaua,18 gennaio 1887. Suakin , 9 gennajo , ore 6 p .

Confermo la situazione indicata nel mio precedente telegramma. Ras Alula sembra impressionato dalla subitanea installazione di nostriregolari a Sahatied Ua-à. Ricevo una lettera di Salimbeni, il quale mi annuncia che egli ed i suoi coinpagni, Piano e Savoiroux, sono incatenati e minacciati di decapitazione se

prigionia di Salimbeni, Savoiroux e Piano XLI

nonabbandoniamoidetti luoghi. Può darsi che trattisi di semplice minaccia, destinata ad intimidirci. GENÊ .

68. IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA.

(T.). Roma, 20 gennaio 1887, ore 2 pom . Spero che Ras Alula non commetterà tale follia, ma, ove occorra, gli faccia sapere che s'egliosa toccare un capello ai nostri tre viaggiatori, la pagherà cara. Aspetto notizie. Faccio assegnamento che, se necessario le sarannomandati tutti i rinforzi di cui Ella potrà aver bisoguo per infliggere una severa lezione. ROBILANT.

69 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

(T.). Massaua, 22 gennaio1887. Aden , 25 gennaio , ore 9.45 ant . Continua la tensione con Ras Alula. Ho ricevuto una lettera scritta in ter mini grossolani, ma senza intimidazioni. Ras Alula ed i suoi soldati sono esi tanti ad assalirci, poichè il Negus non approva la rottura con noi. Iprigionieri sono sempre incatenati; ma pare certo che Ras Alula non darà esecuzione alle sue minaccie. Perchèio possa intimareadAlulalaloroliberazione, appoggiando in caso di rifiuto la domanda con una dimostrazione militare, mioccorrono rin forzi, necessari pure per utilizzare la presente situazione. Prego mandare pron tamentele truppe indicate nel mioprecedente telegramma, più4000 remington o wetterly con cento cartuccie per fucile, a fine di armare indigeni. GENÈ.

70 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA.

(T.). Roma, 25 gennaio 1887, ore 6.45 pom.

Ilministro della guerra farà partire al più prestopossibile un battaglione d'infanteria, una compagnia del genio e una sezione diartiglieria di montagna comepure le armi e le munizioni ch'Ella chiede. Noi non abbiamo inquietudini, perchè fidiamo interamente in Lei e nelle nostre truppe. ROBILANT.

71 . - IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE R. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

(T.). Massaua, 29 gennaio 1887. Perim , 31 gennaio . Ric . ore 6 ant .

Il 24, Ras Alula ha lasciato Ghinda per venirsi ad accampare al sud-est di Sahati che ha assalito il 25. Fu respinto dopo tre ore di combattimento. Ab biamo avuto due soldati feriti, il tenente Cuomo ed un soldato morto in seguito alle ferite riportate; tre irregolari morti ed un ferito. Le perdite degli Abissini non sono note .

Il 26 la compagnia 15, 20e 41 con rinforzidella 6a e 7a compagniadi fan teria, due mitragliatrici, due buluk, partiti da Monkullo, sotto gli ordini del tenente colonnello De Cristofori, per approvvigionare Sahati, furono assaliti a mezza strada. Dopo parecchie ore di combattimento,tuttimortio feriti. Novanta feriti già ricoverati sull'ospedale diRas Mudur. Mi riservo di mandare al mi nistro della guerra particolari esatti delle nostre perditee dei feriti. A causa dell'eccessiva estensione della nostra linea, ho richiamato le guarnigioni che pre sidiavano Sabati, Uaà, Arafali. Ras Alula sembra rientrato a Ghinda, in se guito alle gravi perdite riportate e per causa di moltiferiti, probabilmente anche per aspettarvi rinforzi e arrivo del Negus, che dicesi per via. La rottura con

Libro verde

Comlatli nenti di Sahali e Dogali

l'Abissinia essendo definitiva, oltre rinforzi già inviati, materiali ed altro chiesto oggi al ministro della guerra, occorrerebbepronto arrivo di corpo di spedizione di 8 a 10 mila combattenti, completamenteapprovvigionati e comprendente, col primo arrivo, due batterie di montagna complete per acquistare una posizione nell'interno. Occorrerebbe pure una nave daguerra provvista di apparecchi per luce elettrica. Rompo, permio conto, i negoziati con le tribù nemiche degli Abissini, onde procurare una diversione od altro concorso. Salimbeni e compagni sempre prigionieri. GENÈ .

* 72 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IE AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Massata, 29 gennaio 1887. Ric . il 13 febbraio . Signor ministro, Gravi avvenimenti hanno oramai stabilito un bendefinito stato di guerracontro l'Abissinia.

Il 25 corrente ebbe luogo, presso le fortificazioni di Sahati, un combattimento in cui gli Abissini furono respinti,senza che però potesse essere inflitta loro una lezione tale da riuscire radicale.

Il 26, invece, un nostro distaccamento, che recava viverie munizioni aSahati, sopraffatto dal numero,periva, pressochè tutto, combattendo.

Di questi due fatti d'arme mando più particolareggiata relazione.

Trovandomi sprovvisto di truppe sufficienti per tenere libere lecomunicazioni con Sahati e con Vaà, fui costretto a richiamare quei due presidii, sia per evi tare che, per difetto di munizioni e di viveri, cadesseroin mano al nemico, sia per provvedere alla difesa di Massaua, oramai sfornita di truppe.

Questiduedistaccamenti qui giunsero, in buone condizioni, stamane; come pure quello di Arafali, egualmente richiamato per le stesse ragioni.

Dopo i combattimenti dei giorni 25 e 26, èfuor di dubbioche siamo in un vero stato di guerra, non trattandosi in questo caso disemplici scontri fortuiti e di poca importanza, quali avvengono talora con popoli barbari, e chenonhanno influenza decisiva sulle relazioni successive con essi.

GliattiprecedentidiRasAlula, lasuaacrimonia aggressivanegliultimi tempi; il perseverare,contrariamente alle abitudini abissine, per parecchi giorni in una specie di assedio a Sahati, luogo da quasi due anni occupato da noi; le minac cie di morte al conte Salimbeni e ai suoi compagni; i rinforzi considerevoli che egli riceve attualmente dal Re Giovanni, del quale si annunzia la venuta ad Asmara; tutte leinformazioni che ci giungono; la stessa voce pubblica in Abis sinia: tutti questi sonosicuri elementi per potergiudicare chela guerra attuale ci fu mossa con premeditazione, nè fusolo attodiinconsulta violenza di un capo abissino.

I due combattimenti sonocertamente onorevoli per le nostre armi, prova incon testabile della disciplina,della persistenza e del valore dei nostri soldati. Ciò però non toglie che gli Abissini ne meneranno vanto, diventando sempre più traco tanti. Il fatto stesso del richiamo dei presidii di Sahati e di Vaà, non già in obbedienza alle loro intimazioni, ma pernecessità di concentrare le attuali poche. forze, verrà da essi interpretato nel modo più favorevole ai loro interessi, e pro fondamente intaccherà il nostro prestigio.

Intanto, col nostro concentramento in Massaua, si dovette abbandonare indi fesa un'estesa regione, laquale ora diverrà campo libero per le scorrerie abis sine. DobbiamolimitareiallacustodiadiMassaua,edei fortidi Monkullo,Hotumlo, ed Arkico. Sono, per conseguenza, chiuse tutte le vie dell'interno, nè potremo ricevere approvigionamenti che per via di mare.

Questo stato di cose non può che essere temporaneo; poichè, sino atanto che non potremo fissare in modo certo più lontani confini, sarà impossibile essere tranquilli da parte degli Abissini, ed avere qualsiasi sicura comunicazionecon l'interno.

XLIC

Stato di guerra coll'Abissinia. Piano di campagna XLIII e

In una parola, noi siamo pressochè bloccati a Massaua e ridotti ad una difesa continua ed attenta.

Se il concentramento cuifummo costrettiha già l'inconveniente di rendere disè più fidentiancora gliAbissini,hainoltre laspiacevole conseguenzadi rendere, per contro, meno fidenti in noi le popolazioni delle quali abbandonammo i ter ritori, ed anche quelle più lontane, che dalla credenza nella nostra forza erano verso noi attratte.

La maggior baldanza abissina e la minor fede delle altre popolazioni, nostre naturali alleate, hanno per conseguenza direndere difficilissimo,se pur non vuol dirsi impossibile,qualsiasi commercio con l'interno, unica ragioneper cuiMassaua possa avere qualche valore.

Così essendo le cose, io ritengo si presenti una sola via da battere, quella cioè di prendere una pronta e definitiva rivincita.

E per ciò occorre di disporre, oltre alle forze già in viaggio, di un vero corpo di spedizione, di otto o diecimila uomini .

Un nostro movimento offensivo dovrebbe poi essere coadiuvato dalle seguenti combinazioni:

lº fare definitivamente nostre alleate le tribù più vicine,come i Belad Sceik, Habab, Tamariam , Beni Amer, El Gadlein ,ecc., sovvenendole di qualche aiuto, e spingendole, dalla parte del nord, verso l'Abissinia sotto la nostra direzione.

Di questa operazione le basi furonogià poste da lungo tempo; ora più non oc corre che riunire le fila e concretare l'alleanza.

Se anche la fiducia di quelle tribù fosse alquanto scossa, essa rinascerebbe ap pena sapesseroche stiamo per impegnare un'azione con mezzi adeguati; 20 spingere i dervisci del Sudan contro l'Abissinia, facendo percorrere la valle del Mareb, che volge verso Adua, a quelli di Kassala, dove ora, dicesi, si tro vano 12,000 combattenti sotto Osman Digma, e spingendo verso Gondar quelli di Metemma .

3° promuovere sollevazioni nell'Hamasen stesso, dove le popolazioni non sono punto soddisfatte del loro capo, Ras Alula,e dove,latente,maabbastanza efficace l'elemento musulmano altro non brama che liberarsi dal giogo abissino.

Con forza nostra sufficiente e con le suaccennate potenti diversioni, è, a mio avviso,possibile di occupare il paese dei Bogos e forse anche Asmara, stabilir visi solidamente, e tenere sicure le nostre comunicazioni con Massaua. Mediante taleoccupazione saremmo padroni della strada diretta e sicura per Kassala e Kartum , e si renderebbe impotente contro di noi l'Abissinia, con la quale l'esperienza di due anni ci ha orinai dimostrato essere impossibile, asso lutamente, nè lo stringere alleanza, nè il vivere in pace ed in dignitosa tran quillità.

L'esecuzione di questo progetto costerebbe certamente uno sforzo all'Italia; ma ormai sono venuto nell'avviso che, se si tiene conto di tutte le spese continuate cui ci costringe la difesa contro un prepotente, capriccioso e mal fido vicino, e dei limitati risultati sperabili dalla colonia di Massaua finchè trovasi rinserrata nei limiti attuali, sia più conveniente e miglior consiglio l'accettare, una sola volta, un sacrificio considerevole per assicurarci pace e vantaggi in avvenire, an zichè continuare a subirespese, più moderate certamente, ma continue, con ef fetto assai limitato e dubbioso.

Infine, è certoche una posizione assicurata sull'altipiano etiopico darà sempre un'influenza considerevole in Africa, cuiora si volgono tutte lenazioni, alla po tenza la quale avrebbe saputo porvi piedi in tempo.

Per noi, oltre alla convenienza, milita ora eziandio l'occasione propizia poichè l'aggressionesofferta cidà diritto alla reazione, ed a provvedere colla ragione delle armi alla nostra sicurezza.

Il sunto di questo progetto ebbi l'onoredi far noto a Vostra Eccellenza con un mio telegramma. Se avessi la ventura di vederlo approvato, pregherei la Ec cellenza Vostra di voler disporre che fossero prontamente provveduti i mezzi per maudarlo ad esecuzione, essendo necessario che possa giungere a compimento prima della stagione delle pioggie, in Abissinia, cheincominciacol finiredimaggio all'incirca. GENÈ.

Lettere di ras Alula e del Negus

73 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR . TRUPPE IN AFRICA .

(T.) Roma, 2 febbraio 1387, ore 1 pom.

Il ministro della guerra ha giàprovveduto e provvederà tutto quanto occorre di forze, materiale e altro per la difesa di Massaua e de' suoifortilizi, nel modo più sicuro e completo.

Quanto a truppe perun corpodi spedizione destinato a un'azione offensiva e a guadagnare delle posizioni nell'interno, il governo si riserva di provvedere se e quando lo crederàconveniente, tenuto conto degli altri gravi interessi dello Stato. Aspettiamo con impazienza notizie particolareggiate e specialmentelalista dei morti. La fiducia del Re e del paese nelle truppe d'Africa è completa e i cuori di tutti gli Italiani batteranno oggi coi vostria Massaua. ROBILANT . &

74 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR.

TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

(T.). Massaua,6 febbraio 1887. Suakim ,6 febbraio, ore...

Il 27 a sera, Ras Alula, girando da lungi attorno a Sahati, intraprese la ri tirata suGhinda,donde immediatamentesitrasferìall'Asmara, lasciando a Ghinda soltanto il capo consueto Barambaras Tesamma ed alcuni solilati. Le sue per dite sono certamente grandissime in capi e soldati. Tutti, iniligenied Abissini , ammirano e temono eroica condotta nostre truppe. Le intenzioni di Ras Alula sono ignote. Ritirasi o per aspettare rinforzi o per rifarsi delle perdite subite. Ieri è giunto ilmaggiorePiano, latoredi lettere di Ras Alula e del Negus. La lettera del Negus, in data di Makalleh, 26 gennaio, dice: " Voi, dapprima, avete preso Ua-à; ora sietevenuto anchea Sahati per farvi una fortezza. Quale scopo è il vostro? Questo paese non è forse il mio ? Sgombrate il mio paese. Se siete venuto con degli ordini di pace, a che intento erigete_fortezze? Portate perciò ciò che da voi abbonda: cannoni, fucili e soldati. Ras Alula, meno violento, maenigmatico, scrive : Ciò che è stato,è avvenutoper l'astuzia vostra. Ora, come nel passato, siamo amici. Rimanete nel vostro paese. Tutta la regione che si stende da Massaua a qui è del Negus. Vi ho mandato il vostro fratello perchè vi parli. ,, Piano dice aver missione di parlare per il ristabili mento dell'amicizia e del commercio. Piano ritornerà domani mattina all'Asmara portando a Ras Alula la mia risposta, la quale, senza dire gran che, cerca di giovareai prigionieri. Sembrerebbe esservi qualche dilazione nelle operazionidegli Abissini contro di noi. Geni.

C6 a

75 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AI RR.RAPPRESENTANTI A LONDRA, BERLINO, VIENNA, COSTANTINOPOLI, PARIGI E Cairo.

(T.) Roma, 8 febbraio 1887, ore 12.55.

Le trasmetto un telegramma del comandante superiore delle regie truppe in Africa, giunto ieri da Massaua(1).

76 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI .

(T.). Massana, 9 febbraio 1887. Suez , 14 , ore 9.45 a .

La situazione è sempre la medesima. Secondo le notizie che continuano a giungerci, il Negus è risalito sugli altipiani. Si mandano truppe ad Adigrat. Si dice che il figlio del Negus ebbe un combattimento sanguinoso,ma favorevole, verso Metemmeh. Ras Alula è sempre all'Asmara. Dicesi cheabbia disposto un

XLIV
16 CG
( 1 ) V. il doc . n . 74 .

Fensiero del Regio Governo sul piano di campagna in Africa XLV

accampamento a Gura. È probabile che faccia razzie intorno ai nostri possessi. Credoil maggiore Piano giunto lunedì sera all'Asmara. GENÉ.

77 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI .

( T. ) . Massana , 13 febbraio 1987 . Aden , 15 , ore 8.45 p .

La situazione è invariata. I preparativi di un accampamento a Guranonsono confermati.Alula lascieràmercolediAsmara per Makalleh, chiamatovi dal Negus. Salimbeni è giunto giovedi mattina dall'Asmara, latoredi domandaverbale di Ras Alula che siaconsegnatoMohamed Bei che, secondolui, lo invitòad attaccarci per prevenireun'invasione daparte nostra. Salimbeni confermando l'accusa, ho imprigionato Mohamed Bei, scrivendo a Ras Alula che a me solo spetta punirlo, poichè egli è al mio servizio, e chiedendo la liberazione dei prigionieri. Salim beni conferma che Ghinda ed Asmara hanno i soliti presidiieche si direbbeRas Alula considerare la cosa come fiuita. Salimbeni, ritornato ieri mattina all'As mara, è stato autorizzato ad annunciare l'imprigionamento di Mohamed Bei. Questi viaggi frequenti di Piano e Salimbenidanno a credere che Ras Alula abbia intenzione di guadagnar tempo. GENÈ.

78 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

( T. ) . Massana , 16 febbraio 1887 . Suakim , 17 , ore 6.10 s .

Ras Alulaè ritornato all'Asmara, avendo incontrato per viai messaggeridel Negus. Dicesi che il Ras riuniscanuovamente le truppee che il Negussia par tito il 7 da Makalleh alla volta di Adigrat. GENÉ .

79. IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA.

Roma , 18 febbraio 1887 .

Signor generale, Con rapporto del 29 gennaio (1), la S. V., svolgendo più minutamente con cetti espressi nel suo telegramma del 28(2), espone quale dovrebbe, secondo il 100avviso, essere ormai il nostro programma d'azione verso l'Abissinia.

Movendo da questa duplice premessa essere per il momento necessità ine luttabile il nostro concentramento a Massana, ma,d'altra parte,siffatto concen tramento dovere essere provvedimento temporaneo,se non sivoglia, politicamente edeconomicamente, ferirea morte la nostraposizionenelmarRosso laS. V. riesce ad una precisa conclusione, enunciata con le seguenti parole: Ritengo si presenti una sola via da battere: prendere una pronta e definitiva rivincita., Per raggiungere codesto intento, la S. V. suggerisce i mezzi seguenti:

1º invio immediato di un vero corpodi spedizione, diotto o diecimila uomini; oltre iprimi rinforzi già chiesti anteriormente aifatti del 25 edel 26 gennaio: 2ºalleanza effettivacon le tribùindigene,conlequali già abbiamo relazioni dl'amicizia, e che stando attorno all'Abissinia dalla parte del nord, dovrebbero nel momento opportuno, muovere all'attacco in quella direzione; 30 cooperazione dei ribelli sudanesi,nel senso che i Dervisci condottida Osman Digma debbano muoveredaKassala' verso Adua,nel tempo stesso chei Mah disti, attualmente concentrati a Metamma,muoverebbero versoGondar; 40insurrezionedaprovocarsi in Abissinia stessa esegnatamente nell'Hamasen. Obiettivo pratico e permanente della nostra azione militare dovrebbe essere ( 1 ) V. il doc. n. 72. (2) V. il doc, n . 71 .

Tensiero del Regio Governo sul piano di campagna in Africa

-l'occupazione dei Bogos, e forse anche di Asmara,in guisa da creare attorno a Massaua una zona nostra, che ci apra libera la via verso il Sudanorientale,e riduca all'impotenza l'Abissinia,con laquale sono oramaidimostrati impossibili (cosi Ella pensa)rapporti d'amicizia, od anche solo di buon vicinato.

La S. V., poi, intravede,all'infuori di codesto risultato concreto, anche unpiù importante vantaggiod'ordine morale, consistente nell'influenza che mercè la nostra posizione dominante nell'altipiano etiopico, largamente se ne diffonderebbe nell Africa intera.

L'enunciazione sola di questi concetti, che mi sembra di avere fedelmente riprodotto dalla relazione di Lei, basta a dimostrare quanti e quanto gravi pro *blemi militari, economici e politici si racchiudono nel programmada Leiadditato.

Non mi farò a trattare l'argomento nelle sue attinenze d'indole militare. Da questo punto di vista che spetterebbe essenzialmente almio collegadella guerra, mi basta solo di ricordare l'enorme sforzo e l'enorme dispendio della spedizione inglese inAbissinia, compiutasi in un temponel quale il reame etiopico era ben lungi dall'aver raggiunto, politicamente e militarmente,lapotenza che attual mente possiedle.

E neppure misoffermerò a discorrere di considerazioni economiche, le quali di fronte a quelle d'altranatura, che ora s'impongonoalla nostra sollecitudine, possono lasciarsi in seconda linea, quantunque giovi di non dimenticare che, nel promuovere l'impresa di Massaua e nel giustificarla agli occhi del paese, fu costantemente e quasi esclusivamente invocato il beneficio che poteva ridon darne ai nostri commerci ed alle nostre industrie.

Ma, anche conterminata nel campo politico e diplomatico, la quistione si pre senta irta di difficoltà non lievi, tali da meritare severo e pacato esame.

Anzitutto, pongo come assioma fondamentale che, se dobbiamo accingerci ad una campagna in Abissinia, questa deve essere preordinata e condottacon mezzi così sicuramente efficaci e potentida escludereogni più remota contingenza di insuccesso. La storia ricorda più d'una alterna vicenda di trionfi e didisastri militari, nei quali vincitori e vintiebbero pari l'onore delle armi; e, quantunque mi batta in petto cuore d'italiano e di soldato, ben posso concepire, senzaver gogna per il mio paese, tal giorno in cui non arrida fortuna alla nostra ban diera. Ma, se una nostra volontaria impresa in Abissinia non avesse la pienezza della vittoria, io stimo che sarebbe più d'una amara sventura; sarebbe fatale evento che lungamente peserebbe sull'Italia.

Una spedizione in Abissinia nonè quindi opera prudentese non si adoperino mezzi nostri, soldati, navi,danaro,in cosi larga copiache rimuovano ogni alea o pericolo, o se, assieme con più limitati mezzi nostri, non si ricorra a quei sussidi di alleanze e cooperazioni varie a cui la Signoria Vostra stessa accenna. In altreparole, o dobbiamo addirittura consacrare alla impresa abissina buona parte dei nostri apprestamentimilitari e finanziari,mentresi agitano in Europa questioni gravissimedalle quali dipende forse l'avvenire del nostro paese, o dob biamo impigliarci nel dedalo intricato e mal fido delle alleanze africane.

Nè codeste alleanze si presentano cosi agevoli e semplici, come la Signoria Vostra parrebbe giudicarle.

Ben sa la Signoria Vostra quali e quante diffidenze abbiano suscitato, da parte dell'Inghilterra, le inuocue ed oneste relazioni di commerci e di reciproco buon vicinato che avemmo, in questi ultimi tempi, cogli Habab, i Tamariam, i Beni Amer e le altre tribù finitime coi nostri presidii.Non sarebbe certo facile compito l'indurre il gabinetto di Londra a vedere favorevolmente una cooperazione effettiva di quelle tribù contro l'Abissinia, che il Governo britan nico persiste a considerare come antemurale contro l'espansione della rivolta sudanese. Ma che penserebbe, che direbbe il governo della Reginase, tratto, divenissero nostri alleati quei partigiani di Osinan Digma chetennero in iscacco le truppe inglesi a Suakim , quei Dervisci che espugnarono Kassala, queiMahdisti che nel Sulan, a El-Obeid e a Kartum, inflissero i più fieri colpi che il nome britannico abbia patito in questiultimi anni?

ad un

La Signoria Vostra parla anche di alleati da ricercarsinella stessa Abissinia, di malumori serpeggianti nell'Hamasen contro Ras Alula, di capi insofferenti

XI.VI

Due lettere di ris Alula

XLVII

della tirannia del Negus. Ed iovoglio ora aggiungere,come cosa astrattamente concepibile, anche un efficace aiuto da partedi quel Re Menelik che apparve finoranostro amico,eche, dopola fortunata impresa nell'Harar e la vasta espan sione dei suoidominii tra i Galla, può più facilmente sentirsi tratto a scuotere l'altasovranità di Re Johannes. Ma anche queste combinazioni, rese incerte e difficili dalle mal note disposizioni dei Ras etiopi e dello stesso Re Menelik, che più d'una volta e ancora in lettere sue del settembre, che ho sott'occhio, sidichiarava fedele vassallo del Negus , non possono,data lamigliore delleipotesi, riuscire a pronta conclusione. Le enormi distanze e le deficienti comunicazioni sono ostacolo che sfugge ad ogni nostro sforzo e al quale conviene di necessità piegarsi.

Queste considerazioni , che qui venni succintamente esponendo, Le danno ampia e chiara ragione della conclusione a cui, per ora, venne il regio Governo, e che Le fu significata col telegramma del 2 febbraio.

Una immediata impresacontro l'Abissinia ci sembrò impossibile, sia perchè le condizioni politiche in Europa ci avrebbero vietato di distrarre per codesto scopo una troppo grande parte dei nostri mezzi militari, sia perchè quegli altri espedienti di alleanzee di aiuti locali, quando pure si chiarissero possibili,non sono suscettibili di sollecita attuazione. Di guisa che ogni nostra deliberazione, avente per obiettivo una campagna in Abissinia, necessariamente ci condurrebbe assai oltre l'inizio di quella stagione nella quale gli elementi stessi vietereb bero le operazionimilitari; la spedizione, interrotta a mezzo, non farebbe che ingigantire le difficoltà d'ogni maniera nelle quali si travagliano in estate i nostri presidii africani.

Miglior consiglio ci parve differire ogni risoluzione definitiva, e limitarci a quanto fosse richiesto per premunire contro ogni pericolo Massana e la zona fortificata che le sta attorno.A ciò hanno provveduto i miei colleghi della guerra e della marina con quella ampiezza di mezzi che stimarono sufficiente ed a cui credettero adeguato il fondo dicinque milioni appositamente sancito, previo unanime voto dei due rami del Parlamento, con la legge del 6 febbraio corrente.

I mesi che stanno innanzi a noi debbono essere tempo di vigile aspettazione e d'attento studio di quello che meglio convenga fare, non solo per l'incolumità di Massana e il suo avvenire, ma anche dal punto di vista dell'interesse gene raledel nostro paese. Per questo, che è stretto compito del Governo,mi affido particolarmente alla collaborazione di lei, che ha oramai esperienza di uomini e cose in codeste regioni, e che sa di poter fare assegnamento, per quanto oc corresse nel frattempo, sopra quella maggior copia di mezzi che Ella stimasse proporzionata ai bisogni, secondo il preciso programma tracciatonel presente dispaccio già riassunto nel mio telegramma del 2febbraio (1), il tenore del quale fu concordato col mio collega, il ministro della guerra.

Per tutto quanto possa giovare alla più sicura situazione di codesto pro gramma, cosìin uomini, come in armi e materiale di ogni genere, Ella dovrà, naturalmente, rivolgersi al superiore dicastero della guerra, che, non ne dubito, mulla Le lascierà mancare di quanto la S. V. sarà per richiedere.

ROBILANT .

80. IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI ,

(T.). Massaua, 18 febbraio 1897. Suakim , 21 , ore 7 pom .

Salimbeni ha portato mercoledì due lettere di Ras Alula. In una è detto: Non sono colpevole. La colpa èvostra. Avete fortificato Vaà e Sahati che a me appartengono. Gli infedeli che dimorano fra voi furono causa della rottura. È meglio odiare i cattivi consigli. Ora, come prima, siamo amici. Ciò cheè "stato è stato. Per far la pace invierò lettera e messaggio sabato. Mandatemi una parola decisiva di amicizia. L'altra, di pari data (14 corrente) dopo cose insignificanti, rinnova la domanda di consegnare il personaggio indicato

6
( 1) V.
6C
il doc. n. 73.

XLVIII Risposta di Gen Lettera e messaggio di ras Alula.

in precedente telegramma, promettendo incambio della consegna la liberazione dei prigionieri e dicendo che, in caso di rifiuto, la pace èrotta.Salimbeni crede è potere assicurareche Ras Alula èstatodisapprovatodal Negus, il qualesarebbe nuovamente a Makalleh. Gli ordini del Negus sarebbero: attendere dall'Asmara soldati a scopo difensivo. Egli ed i compagni sono sempre incatenati, più però persistema che per cattiveria. Risponderò a Ras Alula reclamando altamente ia liberazione dei prigionieri. GENÉ .

81. · IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI .

( T. ) . Massana, 20 febbraio 1887. Suakim , 21 , oie 5 pom .

Salimbeni ritorna domani all'Asmara latore a Ras Alula di risposta in cui, senza rilevare altre questioni, dico che se egli vuolrealmente la pace, liberi e mandi a Massaua Salimbeni e compagni, essendo impossibile parlare di pace finchè sono prigionieri. Confermasi che Ras Alula desidera siano ripresi i com merci, ma principalmente ricevere armi emunizioni da guerra. Il combattimento di Dogali fece, a nostro vantaggio, grandissima impressione in Abissinia.GENÉ .

82 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI .

(T.). Massana, 27 febbraio 1887. Aden , 1 ° marzo , ore 1. 15 pom .

Savoiroux è giunto ieri latore di lettere e messaggiodi Ras Alula, il quale sembra desiderosissimo di pace. Lacondizione sarebbe di consegnarglidue indi vidui sospetti diaver combattuto a Dogali contro di noi, e recentemente venuti a Massaua. Per l'uno, aderirò poichè Savoiroux e Ras Alula certificano il sospetto; quanto all'altro, Barambaras Kafel, è impossibile consegnarlo. Farò del mio meglioperaiutare i nostri prigionieri, ma nulla che possa intaccare l'onore. l'Abis bissinia pare in imbarazzo acausa di Metemmah; ma l'offerta della pace po trebbe anche avere per iscopo di guadagnaretempo. Savoiroux dice chegli Abissini non faranno altre discese, ma che i prigionieri saranno messi a morte se noi avanziamo. Egli certifica de visu grandiperdite di Abissini a Dogali, poichè caritatevolmente assiste numerosi feriti ricoverati all'Asmara, non ostante le catene che Ras Alula vuole gli siano mantenute. La disapprovazione del Negus per il contegno di Ras Alula da ogni parte confermata. GENÉ .

83. IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI .

(T.). Massana, 6 marzo 1887. Aden , 8 narzo , ore 2 ant . Savoiroux è partito il 1° corrente mese con la mia risposta a Ras Alula. In questa dicevo che consegnerei Etmano (?) ladro suoi fucili contro libertà nostri prigionieri. Ho autorizzato Savoiroux adinformare Ras Alula che Barambira.3 Katel ha lasciato Massaua. La situazione è invariata. Il Negus e Ras Alula occupano le medesime posizioni . Sembra esclusa ogni concentrazione di truppe od operazione contro di noi. GENÉ.

84 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA.

(T.). Roma, 8 marzo 1887, ore 4 pom.

In relazione al telegramma chelespedisce oggistesso il ministro della guerra sulla eventuale occupazione di Sahati, La prego dirmi, se, a suo avviso, tale

Richiamo del generale Gen XI.IX

rioccupazione potrebbe aver per conseguenza quasi inevitabile il massacro da parte degli Abissini di Salimbeni e dei suoi compagni, poichè in tal caso noi sospenderemmo questa occupazione. Ci occorre rispostaimmediata. ROBILANT.

85 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA

AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

(T.). Massaua, 9 marzo 1887. Aden, 12 , ore 9. 45 ant .

Piano è giunto iersera, latore di lettera di Ras Alula. Sembra certo che l'Abissinia rinunci ad aggressioni ulteriori, ma Ras Alula cerca utilizzare lar gamente i prigionieri evuol conservarli in ostaggio, sia per timore di aggresº sione da partenostra, sia per avere da noila consegna dipersone daluiodiate. Farò quanto possibile per rendermi utile ai prigionieri. GENÉ ,

86 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA

AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI .

( T. ) . Massaua , 11 marzo 1887 . Suez , 15 , ore 5 , 15 pom .

Piano partirà domani sera con alcuni ladri ed un acquisto di fucili (avec quelques voleurs et un achat fusils) fatto da lungo tempo da Ras Alula e se questrato da noi a causa degli ultimi avvenimenti. Il tutto è domandato da Ras Alula per la liberazione dei prigionieri che secondo quanto afferma Piano, sarebbe sicura e che non saprei procurare altrimenti. GENÉ .

87 . - IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA

AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

( T.). Massana, 12 marzo 1887. Suakim , 13, ore 5. 40 pom.

La rioccupazione di Sahati sarebbe disastrosa peri nostri prigionieri. È indi spensabile aspettare risultato delle trattative avviate, anche per vedere se le intenzioni dell'Abissinia sono realmente rivolte più ad un accomodamento cheGENÉ. alla guerra.

* 88. IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR . TRUPPE IN MASSAUA .

Roma , 18 marzo 1887 .

Signor generale, Mi giungeva, la sera del 15di questo mese, il telegramma, in data del 12, col quale Ella mi annunciava d'avere consentito a consegnare a Ras Alula certi ladri abissini ed i fucili che, destinati al Ras, erano stati trattenuti costi al sopraggiungere delle recenti complicazioni. Mercè questa consegna Ras Alula avrebbe liberato i quattroItaliani rimasti in suo potere, essendole assicurato dal maggiore Piano, reduce all'Asmara con la stessacarovana recante i fucili, che la promessa del Ras sarebbe mantenuta.

L'idea di lasciar libero transito a fucili destinati a Ras Alula non era da noi prima d'ora conosciuta. Forse, invece, Vostra Signoria aveva intesofarne cenno (come ora soltanto posso argomentarlo) nel suo telegramma dell'8 marzo (1). Questo telegramma,dicifratosi con molta difficoltà, conteneva le seguenti pa role : livrerais Etmano voleur ses fusils le quali parole furono interpretate nel sensoche si trattasse di consegnare a Ras Alula un ladro di fucili a lui involati. Certonon poteva, neppure per un istante, venirini in mente che si · trattasse propriamente della consegna di fucili.

(1) V. il doc. n. 83. Libro rerde.

a 27

G

Liberazione della missione Salimbeni, Savoiroux eccettuato

La notizia, recatami dal telegramma del 12,mi riusciva adunque affatto ina spettata. E mi parve inoltre della più alta gravità.

Già era grave, materialmente, lo aver fornitoaRas Alula un numero rag guardevole di fucili (il telegramma di Lei non indica cifra; telegrammi privati parlano di 800 e di 1000 fucili), mercè i qualisi troverebbed'assaimigliorata, in occasione di scontri ulteriori,la condizione dei combattenti abissini.Ma so prattutto la cosa mi appariva grave moralmente;imperocchè,dovendosi preve dere anche la ipotesi chei prigionieri non ci siano restituiti, RasAlula si con fermerebbe nelpensiero di poterci far subire, mercè quegli ostaggi, quante più dure condizioni gli sembri di imporci. In ogni modo, poi, l'avere concesso, per il riscatto dei prigionieri, precisamentelaconsegna dei fucili, apertamente con travveniva alleistruzioni che,circa il traffico delle armi, Le erano state impar tite, in termini molto tassativi.

Per questa considerazionie di fronte alla responsabilità che il regio Governo si sarebbe assunta anche solo con una tacita acquiescenza, ho stimato mio do vere di sottoporre senza indugio il fatto al Consiglio dei Ministri. Il qualefu d'unanime parere che l'operato di Lei non si potesse approvåre,e che della mancata approvazione Lefosse data sollecita notizia. Siffatta disapprovazione, in materia cosi importante e delicata, non essendo manifestamente conciliabile con la permanenza di Lei nel Comando superiore a Massaua, fu anche deliberato, come necessaria conseguenza, il richiamo di Lei ad altre funzioni. Il consiglio approvò indi la proposta del ministro dellaguerra che a succederle fosse desti nato il generaleSaletta, come quegli che, conoscendo già i luoghi e lo stato delle cose in Massaua, meglio di chicchessia avrebbe potuto continuare, senza bisogno di nuovo tirocinio, l'opera di Lei.

| Dovendo, con questo provvedimento,cessare i rapporti d'ufficio che ebbi finora con Lei, èmio dovere dichiarare che la S. V. neldifficilecompito di riordinare i vari servizi a Massaua e di farli convergere a scopi civili, rese distintissimi servigi, pei quali più d'una volta ebbi a manifestarle il mio compiacimento,in termini altrettanto lusinghieri quanto ampiamente meritati. E debbo anche ag giungere, per quanto riflette, nel complesso,la missione politica a Lei assegnata, che iprocedimenti Suoi, o conformi alle istruzioni ministeriali, o dettati da opportuna iniziativa, riportarono sempre l'approvazione del regio Governo. Nè quindi l'attuale incidente varrebbe amenomare in mela stimache ebbi sempre di Lei, e che i nostri reciproci rapporti, durante il comando sostenuto a Mas saua, non fecero che confermare.

9

89 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA

AL

MINISTRO DEGLI AFFARI

ESTERI.

(T.). Massana,18 marzo1887 . Suakim , 19, ore 3. 40 p.

Tutta la missione Salinbeni,ad eccezione di Savoiroux, è giunta iera, libe rata, a Massaua. Spero che la liberazione di Savoiroux non tarderà. GENÉ.

90. IL R. AMBASCIATORE IN PARIGI AL MINISTRO DEGLI AFFARI

ESTERI.

Parigi, 24 marzo 1887. Ric. il 27 . Signor ministro, Al ricevimento ebdomadario di ieri, parlai assai lungamente col signor Flou rens della quistione di Massaua. Rammentai al signor Flourens, che, in virtù dellaconvenzione stipulata dal

Lascio al mio onorevole collega della guerra la cura di provvedere a quanto concerne il passaggio del servizio militare dall'uno all'altro comandante.A me spetta di farle conoscere, col presente dispaccio, la deliberazionedel Consiglio dei Ministri, manifestandole altresi l'animo mio con piena schiettezza, e col convincimento che Ella saprà accoglierel'annunzio convirile sentimentodi sol dato devoto al bene supremo del Re e della Patri . ROBILANT . *** ?

l'Inghilterra coll'Abissinia, i possessidelNegus erano limitati da una frontiera, che lasciava all'infuori del suodominio, non soloMassaua, ma anche tutto il terreno circostante che siestendevaben al di là di Sahati e della baja stessa di Arafali. In quanto a Keren ed al paese dei Bogos, questi stavano soltanto sotto la protezione del Negus.In conseguenza,quando ilsuo generale Ras Alula attaccava le nostre truppe, prima aSabati, quindiaDogali, egli proditoriamente violava la convenzione e si metteva in istato di guerra contro l'Italia, che ormai è impegnata nella lotta che l'interesse del suoonore e della civiltà stessa, la costriugono a sostenere. In conseguenza, essa agirà militarmente come è suo dritto,mentre nutre speranza che nessuna potenza incaglierà le operazioniche essa stessa è costretta di fare per mettere un freno alla baldanza degli Abis sini, e per tenere lontane le loro ordeselvagge, così funeste al commercio, come alla tranquillità delle popolazioni che hanno invocata la nostra protezione. Il signor Flourens non contesto in nessun modo il nostro dritto, e mi ripetè che aveva date agli agenti francesi le istruzioni più precise affinchè, in questa con tingenza, l'Italia non fosse disturbata ; io lo ringraziai di queste disposizioni delle quali aveva dato prova colle istruzioni trasmesse al signorSoumagné, con sole di Francia a Massaua.

Colsi l'opportunità per parlare del disegno di un trattato tra la Francia e l'Abissinia,che si dicevaessere stato iniziato dal signor Soumagne stesso, e, senza svelare l'origine delle mie informazioni, accennai i tre principali articoli di quel disegno, cioè: 1.° l'occupazione mista franco-abissina di Zulae delter ritorio annesso ; 2.º la esonerazione diZula da qualsiasi dazio d'importazionee di esportazione per le merci destinate all'Abissinia o provenienti da essa; 3. la protezione della Francia sull Abissiniacontro qualsiasi potenza.

e

Il signor Flourens midisse che quel progetto era di data non recente; non contesto che il console Soumagne avesse potuto prendere l'iniziativa di un tal disegno, ma ripetè chequel console aveva avutoordi di astenersi, sopratutto, da qualsiasiproposta di protezione, il che sarebbe del tutto contrario alle in tenzioni della Francia. Ilsignor Flourens attribuisce quellainiziativa del signor Soumagne ad un eccesso dizelo consolare. Per partemia,iocredereichequel funzionario vi sia stato anche spinto dai missionari francesi, chesono dovunque i più ardenti propugnatori del protettorato francese che loro è favorevole, spe cialmente in Africa ed in Asia, e che inoltre lusinga il loro amor proprio na zionale, soprattutto quando si trovano in rivalità col clero cattolico di altri paesi.

L'impressione ch'io ritraggo da questa mia ultima conversazione col signor Flourens, il quale divide leviste già manifestate dalsuo predecessore,il signor di Freycinet,è che il governo francese si rassegna, almeno per ora, alla nostra occupazione diMassaua e che preferisce vedere questa posizionein nostre mani, anzichè in quelle degli Inglesi, il che accadrebbe probabilmente se fosse da noi abbandonata. MENABREA.

91 . LL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPOS IN AFRICA.

Roma, 18 aprile 1337.

Signor generale, Mi pregio di mandarle copia di un regio decreto, in data di ieri, in forza del quale la somma direzione delle cose, nei nostri presidii di Africa, è attri buita al ministero della guerra. I rapporti tra il comando superiore ed il go verno avranno, d'ora innanzi, come unico edesclusivo intermediario quel dica stero, al quale faranno capo,per le comunicazionidi rispettiva competenza, tutti gli altri ministeri, compreso il ministero degliaffari esteri. Trovasi cosi confermato e rassodato quel principio di unica direzione che già informava il regiodecreto 5 novembre 1885. Nelle presenti circostanze, il cri terio militare dominando, per ciò che riflette le nostre cose d'Africa,ogni altra considerazione, fu stimato opportuno ed anzi indispensabile, che codesta dire

LII Relazione e decreto 17 aprile 1887 per regolare i servizi d'Africa

zioneunicafosseassegnata al ministero che ha appunto competenza nellamateria militare .

Conseguenza immediata dell'attuale provvedimento è la cessazione assoluta d'ogni carteggio, sia postale,sia telegrafico, tra questoministero e codesto co mando superiore.Anche i telegrammied i rapporti attinenti direttamente ad argomenti d'indole diplomatica o politica, dovranno da Lei essere rivolti almio collega ministro della guerra, il qualepotrà, quante volte occorra, concordare mecole necessarie deliberazioni, istruzioni o comunicazionidi qualsiasinatura.

Delcarteggio che nel frattempo, e fino al ricevimento del presente dispaccio, la S. V. avrà continuato a dirigermi , farò io stesso, man mano che mi giunga, regolare trasmissione all'onorevole mio collega, con quelle mie osservazioni che possano agevolargliene l'apprezzamento e lo studio.

La S. V. vorrà tosto dar notizia del regio decretodi ieri anche al regio com missarioin Assab.Questi pure dovrà sospendere ognicarteggio conquestomi nistero. Se poi egli debba,in quale misura e con qual metodo, continuare col ministero della guerra quel carteggio che, nei casi più urgenti e più importanti, era autorizzato a tenere meco, è tal cosa circa la quale Le potrannoessere im partite convenienti istruzionidalmio onorevole collega. Non èdubbio che il colle gamento di Assab e di Massaua alla rete telegrafica europea ha resopiù facile, a questo riguardo, l'accentramento assoluto d'ogni servizio d'informazioni presso codesto comando superiore.

Non potrei chiuderequesto mio dispaccio senza pregarla di voler esprimere ai funzionari addetti alcomando superiore la soddisfazione di questo ministero per l'opera da essi prestata con diligenza ed abnegazione che ilpredecessoredi Lei ha più d'una volta additato ; essi continueranno, spero, anche in avvenire ad agevolare il non facile compito assegnatole dalla fiduciadi S. M.e del regio governo . DEPRETIS.

(Annesso). RELAZIONE A Sua MAESTÀ IL RE.

Roma , 17 aprile 1887 . Sire,

I motivi che indussero Vostra Maestà ad emanare il sovrano decreto, in data 17 febbrajo 1887, in forza del quale le truppe distaccate in Africa sono consi derate sul piededi guerra, ed al comandante superiore delle truppe stesse si è conferita la facoltà di dichiarare in stato di guerra la piazza di Massaua e qua lunque altro punto compreso nel territorio danoi occupato, valgono anche a di mostrare che,almeno per ora, deve colà predominare ilcriteriomilitare; donde emerge naturale la convenienza che la direzione delle cose nei presidii d'Africa sia devoluta al ministero della guerra.

Importa, d'altra parte, che il concetto diuna direzione unica e sola, già im plicito nel sovrano decreto del 5 novembre 1885,sia, nella presente circostanza, confermato e viemeglio assodato. Certo il comando superiore in Africa il quale accentra in sè poteri civili e militari,nonpotrebbe trovarsi chea disagio, avendo a corrisponderecoi diversi ministeri, nè sarebbe improbabile che pertale fatto potessero nascere equivoci nelle disposizioni da prendersi. Senza unità di dire zionenon si può avereunità d'azione, tanto più quando quest'azione dovesse energicamente esplicarsi.

Ilministero della guerra, che accentrerebbe in sè la direzione delle cose nei presidiid'Africa, dovrà però sempre riferire in consiglio dei ministri e sotto porre alle sue decisioni le questionid'ordine generale, mentre deferirà ad ogni singolo ministero le cose d'ordine particolare, che specialmente gli spettino per ragione di competenza,prima di prendere al riguardo una deliberazione.

Ho pertanto l'onore di sottoporre a Vostra Maestà il presente schema di de creto . DEPRETIS.

UMBERTO I, PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE RE D'ITALIA.

Visti i nostri decreti de' 5 novembre 1885 e 17 febbrajo 1887 ; Sentito il consiglio dei ministri;

Relazione e decreto 17 aprile 1887 per regolare i servizi d'Africa LIU

Sulla proposta del presidente del consiglio stesso, ministro degli affari esteri; Abbiamo decretato e decretiamo :

Art 1. Il generale dell'esercito comandante superiore in Africa hail comando delle truppe dei nostri presidii d'Africa e delleforze di mare di stazione nel marRosso; ed ha la superiore direzione di tutti i servizi ivi costituiti, di qual siasi amministrazione dello Stato facciano parte.

Art. 2. Il comandante superiore in Africa dipende esclusivamentedalministro della guerra, dal quale riceve gli ordini ed alquale riferisce per qualsiasiramo di servizio generale o speciale.

Per gli affari d'ordine essenzialmente tecnico, amministrativo o contabile, i capi servizio che non fannoparte dell'amministrazione della guerra corrispondono colrispettivo ministero, ma sempre pel tramite del comando superiore.

Art. 3. Il ministro della guerra riferisce e sottopone alle deliberazioni del Consigliodei ministri tuttele questioni d'ordine generale, ed uniforma alle de liberazioni medesime la sua azione direttiva.

Egli comunica agli altri ministri, a ciascuno per la parte che lo riguarda, le richieste, proposte od informazioni che gli vengono dal comandante superiore in Africa, é trasmette ad esso lerisposte,disposizioni ed istruzioni dei vari mini stri, per quanto da ciascuno di essi dipende.

Art. 4. Il coinmissario civile di Massaua è a disposizione diretta del coman dante superiore, e fa parte del comando.

Art. 5. Nei casi d'urgenza,e nell'interesse generale del servizio, il coman dante superiore in Africa ha facoltà di provvedere come riterrà più conveniente, ed anche col personale militare di terrao di mare, al disimpegno di qualsiasi particolare servizio che momentaneamente rimanesse scoperto, fino a quando il ministero competente non abbia provveduto.

Art. 6. In caso di assenza o di malattia delcomandante superiore, ilcomando sarà retto interinalmente dall' ufficiale dell'esercito o dell'armata più elevato in grado o più anziano fra i presenti a Massaua.

Però, nelle operazioni militari fuori della piazzadiMassaua, il comando sarà sempre devoluto all' ufficiale dell'esercito più elevato in grado o più anziano fra i presenti.

Art. 7. Nel possedimento di Assab il comando del presidio è retto dall'uffi ciale dell'esercito o dell'armata, residente in Assab, più elevato in grado o più anziano .

Egli funge anche da commissario civile.

Da detto comandante di presidio dipendono direttamente tutti i servizi nel possedimento di Assab.

Egli, a sua volta, dipende direttamente dal comandante superiore in Africa.

Art.8. Al comandante superiore in Africa sono devolute,per la parte disci plinare, le attribuzioni di comandante di corpo d'armata riguardoai militari dell'esercito, e le attribuzioni di comandante di dipartimento marittimo riguardo ai militari dell'armata.

Agli impiegati civili dipendenti da qualsiasi ministero egli può applicare l'am monizione e la censura.

Art. 9. Qualora,per ordine del governo,o per effetto dell'articolo 2del no stro decreto del 17scorso febbrajo,sia dichiaratain istato di guerra Massaua, o altro luogo compreso nel territorio dei presidii d'Africa, il comandante supe riore avrà ivi gliattributi e le facoltà determinate, per lostato di guerra dal codice penale per l'esercito e dalle leggi eregolamenti militari.

Art. 10. È abrogato il nostro decreto del 5 novembre 1885.

Ilpresidente del consiglio dei ministri e il ministro della guerra sono inca ricati dell'esecuzione del presente decreto,chesarà registratoalla corte dei conti. Dato a Roma, addi 17 aprile 1887.

UMBERTO.

DEPRETIS.

Opportunità di accordi anglo-italiani

92 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN LONDRA.

Roma, 26 aprile 1887. Signor ambasciatore,

Quando, nei primi mesi del 1885, un presidio italiano scese a Massaua, non si ebbe modo, nè opportunità di fissare,verso il nord, i limiti dell'occupazione. La costa che, finoalle vicinanze immediate di Suakim, faceva, sotto il dominio egiziano, parte della caimacamia di Massaua, rimase, in certa guisa, abbando nata a sè stessa, senza che Italiani, Inglesi od Egiziani si curassero di prov vedere ad una regolare sorveglianza.

Nei primi tempi non si ebbe occasione di avvertire i pericoli e gli inconve nienti di un simile stato di cose. La rivolta madhista infieriva fino alle porte di Suakim ; razzie e scorrerie fra tribù e tribù devastavano l'intera regione compresa nel triangolo Kassala-Suakim -Massaua ; difficile riusciva aprire nuove vie in così travagliato paese, mentre loscarso commercioappena sicommoveva dal vedersi chiuse le vie antiche verso Suakim o verso il Nilo. Paralizzato ogni movimento economico e civile entro vastissimo raggio, la costa poteva, senza che se ne risentisse danno, apparire res nullius e sottratta ad ogui governo.

La situazione si venne, ormai, notevolmente modificando negli ultimimesi.

L'amministrazione italiana a Massaua, chesi eracontentatadapprima di prov vedere alla zona immediatamente attigua al presidio, e precisamente, verso il nord, fino alla vicina Emberemi (1), si accorse, più tardi, della assoluta insuf cienza, per la sicurezza e l'avvenire dell'occupazione, di una cosi ristretta sfera d'azione. I concetti che, da questo punto di vista, imperiosamente suggerivano un conveniente ampliamento, quanto meno, della zona di sorveglianza e di influenza, sonoesposti nellamemoria quiacchiusa,compilata sopraelementi for nitidal comando superiore di Massaua. (V. l'annesso).

D'altra parte, i commerci, lungamente sopiti, cominciavano a ridestarsi. Ca rovane venienti dall'interno si riaffacciavano a Massaua, ed anche lungo la co sta, a Taklai e ad Aghigh, recando prodottiaccumulatisi nel Sudan orientale,e cercando merci di scambio o consumo. In alcuni punti, e segnatamente in quelli già sopra accennati, a Taklai e ad Aghigh, siriaprivano mercati,che però tro vavano incerto favore agli occhi degli Egiziani diSuakim, dubbiosi tra i lucri del rinnovato traffico e le esigenze della politica d'inesorabile repressione adot tata verso l'insurrezione mahdista.

Questo risveglio di commerci ebbe già a suscitare incidenti e conflitti. Ne potevaessere altrimenti. Mancavano provvedimenti od accordi che codesti com merci dichiarassero leciti, o liinibissero, o li assoggettassero a determinate con dizioni. Mancava un'autorità che soprala costa esercitasse incontrastata giuris dizione, non avendo mai avuto seguito i progetti di delimitazione che, di quando inquando, dall'una o dall'altra parte, venivano messi innanzi.

Ricorda l'E. V. l'incidente delle barche massauine sequestrate nell'ottobre 1886, dalla nave egiziana Giaffarieh, mentre, scaricateleloro merci a Taklai, stavano per caricare i prodotti ivi recati da indigeni. In quella circostanza fu riconosciuta, in difettodi blocco, illegale la cattura; si liberarono le barche e gli uomini di bordo, e si restituironole merci. Però non fu risoluta la questione di giurisdizione.

Altro incidente è ora sopravvenuto, ed è quello a cui si riferisce il mio te legramma del 20 di questo mese. Unsambuco veniente da Massaua,e diretto a Taklai, veniva catturatodaunincrociatore inglese,non peraltraragione tranne questa:che recava merci destinate a tribùribelli.Il caso attualeè somigliante, per ognirispetto, a quello dello scorso ottobre, con la sola differenzache la cattura fu allora operata da un incrociatore egiziano ed ora da un incrociatore inglese. Sir E. Baring, avvertito dal regioagente in Cairo,comm.De Martino, dispose tosto che fosse sospeso il giudizio della corte marziale, già convocata, in Suakim , per decidere sulla sorte del sambuco catturato. Ma ciò non basta;

(1) V. LaMemoria presentataalla Camera dei deputati dal ministro degli affari esteri, nella tornata del 30 giugno 1866 .

LIV

Memoria sulla sorveglianza della Costa a nord di Massauc IV

imperocchè, nonesistendo per la costa compresa tra Suakim e Massaua una di chiarazione di blocco, manca manifestamente ogni titolo di cattura.

Mentre questo nuovo incidentesi verrà svolgendo e formerà oggetto di equa trattazionetra Roma, Londra e Cairo, desidero che Vostra Eccellenzarichiami opportunamente l'attenzione di lord Salisbury sulla convenienza che, mercè ami chevoli accordi tra l'Italia, l'Inghilterra e l'Egitto, si faccia cessare, per la costa compresa tra Suakim eMassaua, la lamentata incertezza di situazione.

Dupliceè la proposizione che sottoponiamo albenevolo esame del governo dellaRegina, acciòvoglia anche farsene intermediario presso il governo vice reale d'Egitto.

In primo luogo, vorremmo che si fissi a Ras Kasar il puntodi demarcazione tra la sorveglianza italiana e la sorveglianza anglo-egiziana sulla costa interpo sta tra Massaua e Suakim . Non è fuori di luogoricordare, a questo riguardo,che la caiinacamia di Massaua si estendeva appunto a Ras Kasar.

In secondo luogo, tra il coinando egiziano di Suakim e il comando italiano di Massaua si dovrebbe prendere impegno di scambiarsi idee ed informazioni prima di nulla decidere, di volta in volta, circa il regime commerciale lungo la costasoggettaalla rispettiva sorveglianza; in ognimodo,poi, delle decisioni prese dall'uno e dall'altro comando sidarebbe, a vicenda, anticipata notizia, in guisa che, quando pure tali decisioni non siano identiche, si possano quanto meno reciprocamente coordinare.

Raccomando particolarniente all'EccellenzaVostra l'oggettodelpresente dispac cio, premendomi sopra ogni altra cosa che Ella additi efacciabenpalesea loril Salisbury l'intendimento cordiale che ci fa desiderare un componimento con forme alla comune convenienza dei due governi.

DEPRETIS.

(Annesso). - MEMORIA SULLA SORVEGLIANZA SOPRA LA COSTA A NORD DI MASSAUA.

L'opera di civiltà alla quale l'Italia si è accinta occupando Massaua non può attuarsi con profitto e neppure con sicurezza, se l'azione nostra in quellare gione non abbia giusta sfera entro la quale possa liberamente esplicarsi.

Si tratta di ben determinare la zona della nostra influenza e sorveglianza sulla costa, in guisa che le finitime tribù, dipendendoeconomicamente ed an che, sotto certo rispetto, politicamente dalle autorità diMassaua, sitrovino nel l'impossibilità di attentare alla nostra situazione e sieno sottratte, al tempo stesso, a queste due contingenze: o di cadere sotto il giogo abissino, o di far causa comune coi ribelli sudanesi.

Questo campo d'azione non può, nelle circostanzeattuali, offrirsi chealnord del nostro presidio, in quella contrada che, sotto l'amministrazione egiziana, formava parte delgovernatoratoo caimacamia di Massaua.

Il nostro presidio è da ogni altra parte circondato dalla irrequieta e sospet tosa Abissinia. Questa, chevive di invasioni e di preda nei territori vicini,che nutre il convincimento essere il mare limite dell'Etiopia, è spinta asoggiogare le tribù che si frappongonofra essa e la costa da cui nessun ostacolo naturale la divise. Il giornoin cui l'Abissinia,protendendosi a nord e adestoltrei Bo gos, arrivasse al mare, Massaua rimarrebbe interamente chiusa dal lato di terra. Ora, se,per deferenza agli impegni contratti dall'Inghilterra, abbiamo potuto, insediandoci sulla costa del marRosso, adattarci alla stato di cose chevi ab biamo trovato, se tolleriamo che gli Abissini siaccampino minacciosi anche nel paese dei Bogos e che il commercio da e per Massauasi trovi espostodifianco alle loro molestie, noi vogliamo, quanto meno, e dobbiamo impedire, ad ogni costo, che serrandosi il cerchio intorno ai nostri presidii, si rimanga quasi pri gioni sullo scoglio di Massaua. È per noi questione di dignità, anzi di vita.

L'altro pericolo, egualmente probabile,fin che duranole presentiincertezze, si è che le tribù minacciate dagli Abissini, vedendosi prive d'appoggio o di pro tezione, finiscano col cedere ai loro correligionariinsorti e facciano causa comune con essi.

Nonè certo col far giungere la giurisdizione dell'Egitto, come l'agente in

Notificazione del blocco nel Mar Rosso

glese al Cairo, sir E. Baring, ne aveva messo innanzi l'idea, sull'intera costa fino ad Emberemi, cioè fino aipressi immediati di Massaua, che si può effica cemente provvedere. La giurisdizione dell'Egitto, equivarrebbe, in pratica, a la sciare quelle tribù in balia del primo venuto.

Occorre, invece, che le tribù del paese risentano, ad ogni istante, gli effetti d'una bene ordinatae retta amministrazione, che trovino uno sbocco sicuro ai loro commerci quando questi siano proclamati liberi, che penetri in essi la co scienza, esservi chi vuole e può proteggerle.

Rimane a fissare l'estensione di questa zona di legittima ed indispensabile influenza e sorveglianza. Tale estensione parrebbe dover essere tale da includere l'intera tribù Habab, questa occupandoappunto, con varie denominazioni,tutta la zona che corre, lungo il mare, al nord finoa Ra Kasar, verso il 18° pa rallelo nord,anticolimite della caimacamia di Massaua. Gli Habab si manten nero finora fedeli alla causa dell'ordine; seppero resistere a lusinghe e minaccie dei dervisci; furono iprimi, dopo la rivoltamahdista, a voler rannodare con Mas saua pacifici commerci; più volte ricorsero al nostro comando superiore per pro tezione; infine, verso l'Abissinia, e piùprecisamente verso Ras Alula, dimostra rono temperanza e fermezza, malgrado le esorbitanti pretese del Ras. Abbando nare, in tali condizioni e dopo taliprecedenti, gliHabab,sarebbe colpomortale per il nostro prestigio e per la nostra stessa incolumità.Gli Habab,disperata menterisoluti a non mai più subire il dominio egiziano, che per essi sitradusse costantemente in patimenti, e mal governo, ocederebberoilcampo agli invasori abissini , o si affratellerebbero, comeminor male, coi Dervisci, facendosene assai temibilialleati. Inogni ipotesi, poi, essi accrediterebbero con ragione, tra le altre tribù native,l'opinione chel'Italia nè voglia proteggere chi si affida a lei, nè sappia debellare chi le è nemico.

Altra considerazione,attinenteallacondizione idrografica dei luoghi, ci fapure desiderare che illimite nostro (limite, ripetiamo, diinfluenza e di sorveglianza) vada fino a Ras Kasar. Da Massaua in su, finoa Ras Kasar, non esiste altro discreto ancoraggio all'infuori di Taklai, che è, dalla parte del nord, lo sbocco naturaledelpaese Habab; ilconfine dellarispettivazona di sorveglianza potrebbe quindi convenientemente stabilirsi appunto a Ras Kasar.

1 e

Ogni altra proposta,che maggiormente limitasse la nostra sfera d'azione, sa rebbe inaccettabile. Ciò si dicasopratutto di quella recentemente additata dal signor Cameron, console inglese a Suakim,chesuggeriva di fissare illimite ita liano ad untorrente che corre poco oltre Ras Garb, e di far giungere illimite egiziano al fiume Lebka, vale a dire a sole 40 miglia circa a nord di Massaua, lasciando, tra l'unoe l'altrolimite, una zonasottrattaad ogni sorveglianza od influeuza. Questa, checreerebbe, tral'una e l'altra giurisdizione, una vera propria anarchia,sarebbe, senza dubbio, la peggiore dellesoluzioni.

Roma, aprile 1887.

* 93 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AI RR. RAPPRESENTANTI IN ATENE, BERLINO, COPENAGHEN, COSTANTINOPOLI, LISBONA,

LONDRA, MADRID, PIETROBURGO, STOCCOLMA, VIENNA E WASHINGTON.

Roma, 4 maggio 1887, Signor....,

La notificazione del blocco dellacostapresso Massaua, che con mio telegramma del 1° di questo mese, La incaricai di annunziare a codesto governo, fu fatta dal generale Saletta, comandante supremo dei nostri presidiiin Africa, nei se guenti termini:

1.°È dichiarato il blocco della costa da Anfila fino al punto di fronte all'isola Dufnein ;

2.° é proibito lungola detta costa qualunque commercio ocomunicazione con l'Abissiniã o con Abissini;

3.°qualunque nave che contravvengaal blocco sarà deferita alla corte delle

LVI

Provvedimenti a favore delle missioni francesi in Abissinia LVII

prede da istituirsi in Massaua, che pronuncierà sulla nave o sul carico, secondo il diritto delle genti.

Le comunico il tenore della ordinanza accið Ella se ne possa giovare unica mente per dare schiarimenti, se Ella fosse interrogata. DEPRETIS .

94 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN PARIGI.

Roma, 4 maggio 1887. Signor Ambasciatore,

Allo scopo di conciliare tanto gl'interessi della missione francese a Massaua, quanto quelli delle missioni filiali situate nell'interno, conle esigenze nascenti dallo stato di guerra in cui ci troviamo con l'Abissinia, il comandante supe riore, generaleSaletta, coll'intermediario del reggente il consolato di Francia, concordò col vescovo lazzarista, monsignor Touvier, i punti seguenti: 1.°il ve scovo può corrispondere immediatamente con le case filiali neicasi diforza mag giore, come morteo richiamo di un missionario, o per avvenimenti gravissimi, come saccheggio di una missione; 2.0il vescovo può corrispondere contempora neamente con tutte lecase filiali una volta ognidue mesi, percorrendo, le sue carovane, la strada d'Asmara senza alcuna nostra responsabilità; 3.°il vescovo comunicherebbe ora subito questi accordi alle filiali permezzo di quella di Acrur con un corriere, che accetterebbe anche da noi sevogliamo.

Questi punti già approvati dal ministero della guerra, stabiliscono laposizione della missione francese a Massaua, durante il periodo, che si è ora iniziato con la dichiarazione dello stato di guerra. Ho voluto informare Vostra Eccellenza di quanto sopra, accið Ella possa, se interrogato, dare schiarimenti sicurie dimostrare il buon volere da cui è stato animato ilComando superiore in Africa rispetto ai bisogni delle missioni fran cesi in Abissinia. DEPRETIS.

e )

95. IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI

AFFARI ESTERI.

Londra, 4 maggio 1887. Ric. il 7. Signor Ministro, Tostochè ricevettiil dispaccio che l E. V. mi faceva l'onore di rivolgermi il 26 aprile(1),relativo alla proposta delimitazione della costa del mar Rosso, domandai a lord Salisbury un appuntamento che mi fu fissato per ieri. Incominciai dall'esporre a Sua Signoria i motivi che rendevanonon solo utile, ma necessario, agli interessi delle due parti, l'intendersi sulle rispettive sfere di giurisdizione, e conchiusi indicandogli, sulla cartache accompagnava il di spaccio dell'E. V., il punto propostocome limite fra di esse. Sua Signoria fece buona accoglienza alle mie parole, disse essere pure animato dal desiderio di stabilire un accordo con noi sopra la materia, tanto piùtrattandosi di una po tenza amica come l'Italia; però non poteva esimersidal domandare previamente l'avviso delle autorità competenti, e specialmente di sir E. Baring,nè fece al. cuna osservazione, riguardo alla scelta di Ras Kasar come punto di delimita zione. Soggiunsi: sarei pur grato se Sua Signoria, nel domandare l'opinione del l'autorità locale, volesse esprimere le sue disposizioni in favore dellanostra pro posta, cuirispondeva affermativamente. Sua Signoria osservò indi dovere ezian dio prendere in considerazione le esigenze delle associazioni contro la tratta degli schiavi, ed avrebbe probabilmente a domandarci d'assumere l'impegno di sorvegliare, onde essa nonsi facesse nelle regioni sottoposte alla nostra giuris dizione,cui risposi non sembrarmi che siffatta quistione potesse sollevare al cuna difficoltà. Pregai eziandio Sua Signoria di dar corso alle relative pratiche quanto più prontamente potesse, ed essa miassicurò che darebbe immediata mentele opportune istruzioni onde i negoziati non avessero a soffrire alcun ri tardo. E glilasciai una nota, che riproduceva il dispaccio sovracitato di V. E. CORTI.

(1) Vedi il doc. n. 92. Libro verde .

H

1

LVIN Proposta di delimitazione della zona di sorveglianza nel Mar Rosso

96 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R.AMBASCIATORE IN LONDRA.

Roma , 9 maggio 1887 . Signor ambasciatore,

Ho ricevuto il Suo rapporto del 4 corrente (1).

Prego V. E. ringraziare lord Salisbury per la favorevole accoglienza fatta allanostra proposta di delimitazione dellazona di sorveglianza sulla costa a nord di Massana.

Nutro piena fiducia che riusciremo facilmente ad intenderci, trattandosi di cosa di reciproco interesse pei due paesi.

Dichiariamo fin d'ora non aver difficoltà alcuna ad accogliere nel progettato accordo quelleclausole, chesi stimassero opportune, in dipendenza alla conven zione anglo-egiziana del 4 agosto 1877 per la soppressione della tratta, con venzione alla quale abbiamoacceduto il 21 dicembre 1885. DEPRETIS.

*97. - IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO.

Roma, 7 maggio 1887 . Signor agente, Le trasmetto copia di un recente rapporto(2), nel quale il conte Corti rife risce intorno all'accoglienza fatta dal governo inglesealla nostra proposta di de limitazione della zona di sorveglianza sulla costa del mar Rosso fino a Ras Kasar. DEPRETIS.

98 . IL R. AGENIE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

(T.). Cairo, 10 maggio 1887, ore 2.10 pom .

Sir E. Baring mi comunica un telegramma di Lord Salisbury nel quale si riconosce la necessità di accettare la delimitazionedella costa secondo la pro posizione di V. E., tuttavia si domanda l'avviso di Sir E. Baring. Questi ha risposto conformarsi all'opinione di Lord Salisbury. DE MARTINO.

* 99 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. MINISTRO IN PARIGI.

Roma, 14 maggio 1857. Signor ministro,

Con dispaccio del4 diquesto mese (3) indicai a codesta ambasciata le age volezze che il generale Saletta, derogando alla regola della assoluta interdizione d'ogni comunicazione con l'Abissinia, avevaconsentitoin seguito ad intelligenze prese col vescovo lazzarista, monsignor Touvier, a favore delle missioni francesi in Abissinia.Quelle agevolezze dimostrano quanto sia vivo, pressoil comando di Massaua, il desideriodi contemperare le esigenze imprescindibili da uno stato di guerra coi riguardi dovuti a sudditi e ad interessi di potenza amica.

Anche la situazione personale del reggente il consolato di Francia, di fronte alle prescrizioni che necessità d'ordine superiore hanno fatto adottare, è stata. per opera del generale Saletta, e per istruzione del regio governo, opportuna mente regolata con quella maggior larghezzache le circostanze comportavano. Alcun dubbio essendo tuttaviarimasto (come dovetti argomentare da una comu nicazione officiosa dell'ambasciatore di Francia), mi adoperai a che fosse rimosso. Qui acchiudocopia delle memorie scambiate, intale occasione, col conte di Moüy (annessi I e DeterminatiII).così i limiti delle agevolezze che si poterono accordare, e volon

(1) V. il doc. n. 95. (2) V. il doc. n. 95. ( 3 ) V. il doc , 11 , 91 .

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Missioni francesi in Abissinia. Infondato reclamo del Console di Francia LIX

tieri si accordarono,è giusto, perconverso, che sia accertato e riconosciuto, senza pericolo dieventuale contrasto, il diritto, dapartedel comando superiore,di ap plicare, all'infuoridi queilimiti, contutta la desiderabile severità e precisione, lenorme proibitive e restrittive emanate dal comando stesso in contemplazione dello stato di guerra con l'Abissinia.

A tale intento mira il telegram na che ieri sera inviai alla Signoria Vostra, e che qui le confermo. Sarebbe infattireciprocamente utile, per allontanare ogni contingenza di malintesi e conflitti, che il console reggentedi Francia a Massaua fosseavvertito dell'amichevole consentimento dei duegoverni nelconsiderare ora mai definito, come qui accennai, lo stato delle cose,e nel giudicare inammissi bile, salvoi puntigià convenuti, qualsivoglia altra eccezione al regime di guerra testé sancito a Massaua.

Mi lusingo che gli officia Lei commessi col mio telegramma di ieri sera,non avranno tardato,mercè la benerolenza e l'animo conciliante del signor ministro degli affari esteri, a sortire effetto perfettamente conforme al nostro legittimo desiderio. DEPRETIS. 1

(Annesso I). L'AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA FRANCESE IN ROMA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI . Rome, 7 mai 1887.

D'après les informations transmises au gouvernement de la République par le gérant du consulat de France à Massaouah, le général Saletta, enpubliant un -manifeste adressé aux habitants de cette ville, a fait connaître à M. Mercinier son intention de le soumettre personnellement aux diverses obligations édictées par ce document.

Cemanifeste, relatifaux transactions commerciales avec l'Abyssinie, et énon çant les pénalités applicables aux contrevenants, comporte, pour les étrangers de nationalité neutre, la nécessité de soucrire à ces clauses età tout règlement ultérieur, sous peine d'expulsion, dans le délai de huit jours.

Tout en renouvelant àson agent à Massaouah l'invitation dene rienfaire qui fût de nature à contrarier, en quoi que ce soit, l'action militaire de l'Italie, le gouvernement de la République a considéré que le général Saletta n est fondé à imposer au représentant d'un étatétranger aucune condition spéciale de séjour et aucunengagement, unetelle exigence étant contraire aux égards dus au ca ractère officiel de l'agent d'une puissance amie.

En conséquence,le gouvernement de la République a dû donner ordre à · M. Mercinier de refuserde souscrire aux conditions indiquées dans le manifeste dont il s'agit.

(Annesso II). IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI ALL'AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA FRANCESE IN Roma.

Le général Saletta télégraphie qu'il n'a jamais prétendu soumettre person nellement le gérant du consulat de France à Massaonah aux prescriptions ré .cemment édictées pour les habitants des territoires occupés, ni, moins encore, exigerde lui, à ce sujet, una déclaration formelle.

Les instructions du général Saletta portent,d'ailleurs, que lesimmunitéset pri vilégesdesagents consulaires doivent étre scrupuleusement respectés. Onne sau rait certes pas présumerque ces agents veuillent contreveniraux dispositions que la situationactuelle deMassaouah a rendu nécessaires. Mais, dans le cas même ou, contrairement à cette présomption, il se produirait à cet égard, de la partdes agents étrangers, une contravention quelconque, le commandant supérieur doit, saufle casdeviolation flagrante et impliquant un danger imuninent, se borner a nous en référer, afin que nous puissions nous en expliquer amicalement avec le gouvernement qu'ils représentent.

Rome, ce 10 mai 1887.

l

Blocco sulla costa del Mar Rosso

100. -- IL MINISTRODEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE

IN COSTANTINOPOLI, Roma, 14 maggio 1887.

Signor ambasciatore, Venne oggi allaConsulta l'ambasciatore di Turchiadicendo essergli stata im partita istruzione di meco conversare (causer) circa il blocco posto dal generale Saletta sulla costa prossima a Massaua.

Il dispaccio,giunto perposta a Photiadespascià,eramanifestamente di data an teriore alle spiegazioni edavvertenze cheV.E. ebbe istruzione di porgere al mi nistro degliaffari esteri. Mi bastò quindi di riferirmi alle comunicazioni che, per mezzo di Lei, già dovevano essere pervenute alla Sublime Porta. Oramai(questafula conclusione) noi consideriamol'incidente comeesaurito. Il blocco è effettivamente stabilito attornoaMassaua; nèv'ha chi possa impugnarne laregolarità dalpunto di vista del diritto delle genti. Notificazione ne è stata fatta anchealla Sublime Porta. Adempiuta così ogni formalità, non cisi potrà im putareresponsabilitàalcunase qualche legno ottomano, contravvenendo al blocco, avrà a subire gli effetti della contravvenzione.

* 101 . IL R. AMBASCIATORE

IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI

DEPRETIS.

AFFARI ESTERI.

Londra , 15 maggio 1887 . Ric . il 18 . Signor ministro,

Tersera ricevetti da lord Salisbury la comunicazione di cui unisco copia al pre sente. Con essa Sua Signoriarisponde alla nota da me rimessagli e della quale ebbi l'onore di trasmettere copia all'Eccellenza Vostra col mio rapporto del 4mag gio (1), nonchè alle mie osservazioni verbali.

Lord Salisbury vorrebbe fissare il punto di delimitazione a Ros Teruba, verso il 17° 30' gradodi latitudinenord, immediatamente alsud di Taklai allegando che, al nord di quel punto, l Egitto intende intraprendere un'azione invista della pacificazione del Sudan.

Segue, nella lettera, un paragrafo relativo alla soppressione dellatratta degli schiavi.

Lalettera conchiude coll'osservazione che, nè quella costa, nè le acque ter ritoriali appartengono alla Gran Bretagna, ma solo si trovano sotto il controllo temporario di questa e sono sorvegliate dagli incrociatori di essa.

Io non considero naturalmentequestacomunicazione come la risposta defini tiva di lord Salisbury ; però diedi immediatamente all'E. V. contezza telegra fica del contenuto di essa, domandando istruzioni. E frattanto ho chiesto udienza per domani al signor ministro degli affari esteri. CORTI.

(Annesso).

(Traduzione)

IL SEGRETARIO DI STATO DI S. M. BRITANNICA AL R. AMBASCIATORE IN

LONDRA.

Foreign office, 13 maggio 1887.

L'Eccellenza Vostra notifico, giorni sono, che il regio governo italiano desi derava d'avere, peruno scopo temporaneo, richiestodallo stato poco soddisfa cente delle relazioni fra l'Italia e l'Abissinia, la sorveglianza della costa afri cana del mar Rosso, da Massaua a Ras Kasar.

Io ho consultato gli ufficiali britannici principalmente interessati in queste questioni, ed ho l'onore d'informare l'E. V. che il governo di Sua Maestà non vede alcuna obiezione adaccettare la proposta sorveglianza fino aRas Teruba, situata circa al 17°30'di latitudinenord. Un poco più al nord di quel punto il governo egiziano ha l'intenzione d'intraprenderequalche azione allo scopo della pacificazionedel Sudan, e la sorveglianza italiana potrebbe produrre un conflitto di giurisdizione.

L'E. V. mi comunicò di recente che il governo italiano s'impegnerebbe a (1) V. il doc. n. 95.

LS
*****

Delimitazione della zona di sorveglianza sulla costa del Mar Rosso LX

pigliare adeguate precauzioni per la repressione della tratta degli schiavi sulla costa che si trovava sotto la sua sorveglianza. Dovrà essere tenuto presente peròche, nè la costa di cui si tratta, nè le acque territoriali di essa,appartengono alla Gran Brettagna, e che esse sono solamente sotto il controllotemporaneo di questo paese, essendo sorvegliate da gli incrociatori di Sua Maestà. SALISBURY.

102 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO.

(T.) Roma, 18 maggio 1887, ore 11,05 pom. Contrariamenteaquantomiaveva fatto credere il suotelegramma del 10 (1), vengoa conoscere che il Gabinetto diLondra proporrebbe dilimitare la nostra zona di sorveglianza al disotto di Taklai e di lasciare stabilire a Taklai una dogana egiziana. Questa combinazione si scosterebbe di troppodal progetto che già avevamo chiaramente sottoposto a lordSalisbury. Essafarebbe inevitabil mente nascere tra le nostre autorità ele egiziane dei conflitti. Noi manteniamo quindi interamente le nostre prinie proposte, che cioè la sorveglianza debba estendersi al regime commerciale della costa. DEPRETIS.

e

* 103 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN LONDRA, Roma, 19 maggio 1887. Signor ambasciatore, Con rapporto del15 corrente (2), l'E. V. mi comunicavauna lettera di lord Salisbury relativa alle proposte nostre per la delimitazione delle rispettive zone disorveglianza sulla costa che sta fra Massaua e Suakim. Sua Signoria vor rebbe che la sorveglianza italiana si estendesse soltanto fino a Ras Teruba, a circa 17° 30' dilatitudine nord, e non già fino a Ras Kasar comenoiave vamo proposto. La ragione dell'emendamento consiste in ciò che, nell'intento di giungere meglio alla pacificazione del Sudan, il governo egiziano avrebbe formatoildisegno di una sua azione sopra il tratto di costa che si interpone fra Ras Teruba e Ras Kasar.

Dalla lettera di lord Salisbury, l E. V. mi aveva data notizia sommaria con telegramma del giorno 15; di guisa che potei tosto interrogare il generale Saletta ed ottenerne immediata risposta, che Le riferii col telegramma del 17. Il generale Saletta (col qualepienamente concorda il generale Gené, inque sti giorni presente a Roma) esplicitamente dichiara che, se Taklai, solosbocco degli Habab verso il mare, non è compreso nella nostra zona di sorveglianza, vien meno ogni scopo, ogni pratica utilità del divisato accordo, col quale so stanzialmente miravamo a tenersoggetti gli Hababalla nostra influenza, per impedire che cedano alle minaccie abissine od alle lusinghe degli insorti su danesi.

Non potremmo dunque, cosi le telegrafai il 17, accettare come limite della nostra sorveglianza un punto che non sia al nord di Taklai. Ci parrebbe,poi, che tra l'Egitto, non avente su quella costa se noninteressi eventuali, e l'Ita lia, la cui situazionea Massauaè già così difficile, lord Salisbury nondovrebbe esitare ;che se, nondimeno, persistesseroisuoiscrupoli, non avremmo, dal canto nostro,difficoltà di ammettereil carattere temporaneo dell'accordo.

Da poche ore Le avevospedito il mio telegramma del 17, quando uno me ne giungeva dal comm. De Martino circa ilpresente argomento.

Ilregio agente econsole generale al Cairo riferivache il suo collega britan nico ancora una volta gli aveva dichiarato di non avere obiezione a che la sor veglianza sulla costa sia attribuita all'Italia sino a Ras Kasar; però metteva· innanzi l'idea che la nostra sorveglianza fin oltre Taklai non dovesse essere impedimento a che fosse stabilita a Taklai una dogana egiziana. Non discono

(1) V. il doc. n. 98. (2) V. il doc, n. 101.

Missioni francesi a Massaud ed in Abissinia

sciamo gli intendimenti di sir Evelyn Baring; ma una simile combinazione si scosterebbe completamente dal disegno che ci prefiggevamoe che nettamente feciconoscere a V. E. col dispaccio del 26 aprile (1). Inoltre essa farebbe ine vitabilmente nascere, fra le nostre autorità e le egiziane, iconflitti di cui sir E. Baring è stato il primo a preoccuparsi, con ragione. Noi dobbiamo quindi mantenere la nostra proposta, quale laenunciammo sin da principio, cioè con l'espressa clausola che la nostra sorveglianza debba estendersi anche al regime comerciale della costa. Cosi telegrafai al comm. De Martino, riproducendo a · V. E. il tenore del mio telegram na. Ed ora mi giunge il telegramma speditomi da V. E. con la data di ieri sera, al quale rispondo senza indugio per telegrafo. La obiezione di lord Salisbury, che Taklaytrovisi attualmente occupata dagli Anglo-Egiziani, non puòessere effetto che di inesatta notizia ; le nostre informazioni recano invece cheTaklai è attualmente spiaggia deserta. Il colonnello Kitchener,soggiunge Sua Signoria, potrebbe avere preso impegni con gli Habab; la cosa ci sembraassai improba bile, o tutto al più può trattarsi di semplice progetto.

Noi confidiamo, in una parola, che lord Salisbury non esiterà oramai ad ac cettare le nostre proposte.E poichè Sua Siguoria vorrebbe, in ogni modo, ri "servare alle navi da guerra inglesi la facoltà di visitare i legniuscenti da Taklai con bandieraitaliana, siaper accertare la vera loro nazionalità, sia per impedire ogni tentativo ditratta, non esito, dal canto mio, a telegrafarle che non abbiamo obiezione a che ciò avvenga, essendo del resto taleprocedimento Conforme alle previsioni della convenzione anglo-egiziana del 1877, alla quale abbiamo aderito, DEPRETIS.

* 104. IL R. MINISTRO

IN

PARIGI AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Parigi, 15 maggio 1887. Ric . il 19. Signor ministro,

Com ebbi poc'anzi l'onore di telegrafarlo all'Eccellenza Vostra, mirecai ier: sera dal signor Flourens. Conformemente all'istruzione datami da Lei col tele gramma di ieri, l'informai dell'accordo intervenuto, coll'intermediario del reg gente il consolato di Francia in Massaua, tra il generale Saletta ed il vescovo lazzarista monsignor Touvier, per facilitare la corrispondenza della missione francese a Massaua colle missioni filiali situate nell'interno.

Dopo avereriferito al signor Flourens i punti concordati, come essi erano indicati nel dispaccio dell'Eccellenza Vostra in data del 4 corrente (2), gli espressi il desiderio'che il gradimento diquesto accordo, per parte del governo della Repubblica, fosse significato senza dilazione al reggente del consolato fran cese, coll'avvertenza che altre eccezioni al divieto assoluto di comunicazioni col l'Abissinia non potrebbero essere ammesse. Lasciai, per dipiù, una conforte nota verbalenelle mani di questo signor ministro degli affari esteri, il quale mi promise di rispondere prontamente, e si mostrò disposto a soddisfare il de siderio da me manifestatogli.

RESSMANN .

105 . IL R. AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI .

Cairo , 12 maggio 1887. Ric, il 20 .

Signor ministro, Con telegramma del 10 (3) ebbi l'onore d'informare l'Eccellenza Vostra che il signor Baring m'aveva dato lettura di un telegramma di lord Salisbury, il quale riconosceva la necessità di doversi accettare la delimitazione della costa tra Suakim e Massana nei limiti indicati da V. E. Nello stesso tempo questo

(1) V. il doc. n. 92. (2 ) V. il doc . 11. 94 . (3) V. il doc. u :98.

LXII
27

Manifesto dello stato di guerra coll'Abissinia I XII

mio onorevole collega mi diceva di aver risposto a lord Salisbury esprimendo un'opinione perfettamente identica.

I telegrammi scambiati tra l' E. V. ed il conte Corti, hanno deciso lord Sa lisbury a pronunziarsi in favore della delimitazione indicata; ma vi ha anche inolto contribuito il signor Baring, il quale, da qualche tempo, ha insistito presso il suogoverno acciò si concertasse un accordo a questo riguardo, per evitarei conflitti e le complicazioni che forzatamente si ripetevano. DE MARTINO.

106. I WIINISTRO DELLA GUERRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI. Roma , 20 maggio 1887 . Ric , il 21 .

Questoministero si pregia trasmettere a cotesto copia dei seguenti docu menti, relativi allo stato di guerra coll'Abissinia ed al blocco della costa : a) manifesto dello stato di guerra coll'Abissinia (annesso I); b) notifica del blocco dellacosta (annesso II); c) norme per l'esecuzione del blocco (annesso III). Pel ministro : CORVETTO. Annesso I). MANIFESTO.

Considerato lo stato di guerra esistente di fatto verso l'Abissinia; in virtù della facoltà datami dall'art. 2 delregio decreto 17 febbraio 1887 ed in con formità del disposto dell'art. 266 del codice penale per il regio esercito italiano, dichiaro Massaua e dipendenze in istato diguerra.Epperciò :

1.° È interrotta ogni relazione coll'Abissinia ; resta quindi vietato ogni commercio o traffico fra i due stati belligeranti ; e per conseguenza le merci importate od esportate saranno soggette a confisca.

2.° Qualunque corrispondenza o intelligenza coll'Abissinia ,o con tribù di chiarate alleate della medesima, che comprometta la sicurezza dello Stato, è considerata tradimento ; chi se ne renderà colpevole sarà punito colla morte o coi lavori forzati a vita, secondo le circostanze. Parimente soggiacerà alle stesse pene, chiunque scientemente a) avrà dato o fatto dare ricovero a spie o ad agenti del nemico, spediti a scopo di esplorazione ; b) si sarà introdotto clandestinamente nella piazzadi Massaua o forticir costanti, accampamentio posto militare qualunque, onde procurarsi notizie o documenti in favore del nemico, o che, in qualsiasi modo ottenutili, li comuni cherà al nemico stesso ; c) avràcon un fatto od omissione qualunque esposto l'esercito italiano od una parte diesso a qualche pericolo, od avrà impedito il buon esito di una operazione militare; d) avrå somministrato al nemico soccorsi di uomini, di denaro, di viveri, d'armi o di munizioni da guerra.

7

3.° Gli stranieri, le persone sospette, non provviste di sufficienti mezzi di sussistenza, possono essere sfrattati a termine del § 975 del regolamento di servizio in guerra.

4.° Sarà a chiunque vietato di eleggere contemporaneamente domicilionel territorio occupato dalle truppe italiane ed in quello del nemico, e quindi chiun que abbia domicilionei due paesi dovrà, nel termine di giorni otto, fare appo sita dichiarazione di domicilio.

5.° Tutti gli Abissini e gli individui non appartenenti alle tribù dichia rate alleate, sia che si trovino da tempo stabiliti nel territorio occupato dalle truppe italiane, sia che per qualunque motivo vengano in potere delle forze italiane, saranno considerati quali prigionieridi guerra,qualora non abbiano ottenuta regolare autorizzazione di residenza da questo Comando superiore o da chi per esso.

6.° Gli individui appartenenti alle tribù dichiarate alleate dal Comando su

LXIV

Norme per l'esecuzione del blocco Notifica del blocco.

periore potranno, mediante personale salvacondotto, introdursi, transitare e sog giornare nel territorio occupato dalle truppe italiane. Nondimeno per godere di tale beneficio, ogni tribù dovrà eleggere e tenerein questo territorio duesuoi agenti, riconosciuti ed accettati da questo Comando superiore, i quali sotto la loro personale responsabilitàdovranno rendersi garanti dell'operato dei compo nenti le singole tribù, affinchè nessuna somministrazione per loro mezzo possa pervenire al nemico.

7.º Gli stranieri di neutra nazionalità, per risiederein questo territorio do vranno ottenere regolare autorizzazione di permanenza, da rilasciarsi da questo Comando superiore nel termine di giorni otto, trascorso il quale potranno es sere espulsi,qualora senza giusti motivinon abbiano ottemperatoaquesta dispo sizione.

Le autorità militari e civili dipendenti da questo Comando superiore, e in special modo l'arma dei reali carabinieri, sono incaricate dell'esecuzione delle presenti disposizioni.

Massaua , 2 maggio 1887 . Il maggior generale comandante superiore SALETTA .

(Annesso II). NOTIFICA DEL BLOCCO.

Il Comando superiore delle forze italiane nel mar Rosso notifica:

I. È dichiarato il blocco della costa, da Anfila fino al punto di essa di fronte all'isola Dufnein.

II. È proibito lungo ladetta costa qualunque commercio o comunicazione con l'Abissinia o con Abissini.

III. Qualunque nave che contravvenga al blocco sarà deferita alla corte delle prededaistituirsi in Massaua, che pronunzierà sulla nave e sul carico, secondo il diritto delle genti. Massaua, 1.° maggio 1887. Il maggior generale: SALETTA

(Annesso III). NORME PER L'ESECUZIONE DEL BLOCCO. com

Visto lo stato di guerra esistente di fatto coll'Abissinia, il regio governo ha deciso di stabilire un servizio di sorveglianza lungo la costa di questo mare che si estende dal confine degli Habab al nord (poco al disopra dell'isola Kan delai) sino alla baia diAnfilaal sud, allo scopo d'impedire lungo quel litorale qualunque movimento di merci e di persone da o perl'Abissinia e in partico lar modo l'introduzione di armi e munizioni da guerra. I punti dai qualicon maggiore probabilità potrebbe venir tentato un mercio d'importazione verso l'Abissinia sono, oltre Massaua:

1.° le spiagge di Zula e Arafali nella baia di Annesley;

2.º la baia di Hauakil, ove dal villaggio di Harena, nella parte occiden tale della baia, parte una strada che conduce aipassi dei monti ed esistono fyrse comunicazioni coll'interno anche dall'altro villaggio di Rasa "situato di rimpetto all'isola Rakak;

3.0 la baia di Anfila ove dagli abitanti del paese di Mader sifa coi sam buchi un commercio di cabotaggio che si estende fino ad Aden e di dove parte una strada che attraversando la pianura del sale, raggiunge la frontiera abis sina,QuantopressoAdigrat. alle piccole insenature che presenta la costa al nord diMassaua,esse non richiedonouna sorveglianza di eguale attività, sia perchè le vieche dilà conducono in Abissinia sono più lunghe e attraversanoterritori ostili a quella nazione, sia perchè non esistendo lungo quel tratto di litorale porti o rade na turali, nè centri di commercio di una qualcheimportanza, l'ispezione della co sta riesce molto semplice e può farsi con l'invio periodico di una nave in -crociera .

Norme per l'esecuzione úel llocco I XV

Nelle tre località sopra indicate sarà invececonveniente tenere in permanenza, almeno sino a che non ne risulti la superfluità, una nave da guerra per eser citare una sorveglianza continua sul movimento commerciale del luogo e ren dersi conto della possibilità che vi si tentino operazioni di sbarco clandestino.

Per il golfo di Arafali e la prossima spiaggia di Zula potendosi fare suffi ciente assegnamento sul concorso della popolazione, si ritiene possa bustare la erociera diuna nave minore la quale si mantenga fra i due paesi snaccennati visitando di quando in quando anche Makallilè e l'isola Desey e facendo ogni settimana ritornoaMassaua per una giornata, per riferire sull'andamento della crociera, rifornirsi d'acqna e carbone, ritirar la posta, ecc.

Il Calatafimi ed il Mestre saranno a turno incaricati di questo servizio.

Le navi assegnaté alle baie di Hauakil e di Antila dovranno ancorare in po sizione da cui riesca loro facile scoprire le barche che si dirigono verso la baia e sorvegliare le operazionidisbarco a terra ; esse avranno a lorodisposizionele barchea vaporeA 27, B 36 che serviranno loro per riconoscere le barche, chia marle all'ordine e facilitare la comunicazione colla terra.

Nel giungere al loro luogo di stazione i comandanti delle navi manderanno per mezzo del pilota indigeno a richiedere la venuta a bordo del capo del vil Jaggio prossimo, quando questi non si fosse affrettato a compiere tale atto di dovere,e per di lui mezzo daranno ordine altresì di presentarsi a quegli altri capi che si trovassero nelle borgate vicine e le cni funzioni siano da conside rarsi analoghe a quelle dei nostri sindacio pubblici ufficiali.A tutti essi do vranno darecomunicazione della notificazione di blocco, di cui si unisce copia nei due testi italiano e arabo, intimando loro di portarla a cognizione dei loro compaesani e spiegando loro per mezzo d'interprete le conseguenze a cui si csporrebbero i violatori della detta ordinanza.

Per cura del Comando superiore, sulle navi che dovranno recarsi nelle due anzidettelocalità, sarà destinato, almenoper iprimi giorni, un interprete che conosca abbastanza quei paesi eche dovràcoadiuvare i signoricomandanti delle navi nel definire i particolari relativi allalimitazione del traffico per i quali è lasciata nella notificazione una certa latitudine d'interpretazione. Col di lui aiuto i detti comandanti dovranno stabilire quali, secondo le località, siano le merci di cui è permessa l'importazione e quali le persone autorizzate ad eser citarne il traffico , prescrivendo quelle norme che stimeranno più opportune perchècolla maggior sicurezza e semplicità si possadare esecuzioneallemisure prescritte dalla notificazione, il tuttocon riserva dell'approvazione del coman dante superiore.

Secondo le norme adottate in fatto di blocco, tutte lenavi o barcheche si presentano la prima volta davanti la costa o al portobloccato, quando non sieno provenienti da altro porto ove la notificazione di blocco era già resa ma nifesta, devono considerarsi come giustificate se ignorano l'attuazione del blocco stesso .

Per conseguenza dovrà esser loro fatta la notificazione e vietato loro lo sbarco delle merci proibite, ma non potranno le medesime venir sequestrate, come si pratica con quelle per le quali esiste contravvenzione.

1

Una quarta nave da guerra sarà incaricata della sorveglianzadella costaal nord di Massaua, giungendofino alconfine degli Habab che trovasi poco al nord del l'isola Kandelai dirimpetto a Dufnein.

Essa terrà a tal uopo wa crociera nel canale e dovrà riconoscere tutte le navi o barche chescoprirà sia in navigazione,sia ancorate sullacosta; quando non abbia ragione di supporre che in qualche punto della costa si tentiuno sbarco notturno, ancorerà in luogo opportuno, per la notte, riprendendo la crociera al l'indomani e facendo al termine di ogni perlustrazione, ritorno a Massaua.

La stessa nave od altra in sua vece sarà incaricata una volta per settimana divisitare le dnestazioni di Hauakil e Anfila, per comunicare ordini, racco gliere i rapporti dei comandanti e per rimorchiare all'occorrenza a Massaua le navi o barche sequestrate. Di questo mezzo dicomunicazione siprofitteràper il servizio della corrispondenza e perl'invio di viveri e di altri rifornimenti.

Le navi o barche che passeranno in vista delle navi incaricate del blocco e Libro terde. I

1.XVI Delimitazione della zona di sorveglianza nel Mar Rosso

che potranno per la rotta o per altri indizi dar sospetti di voler violare il blocco, dovranno esserechiamate all'ordine, riconosciute, e se giudicasi fondato il sospetto, sottopostealla visita per verificare il carico, la proprietà, la proves nienza e il luogo di destinazioneper quanto ciò possa risultare dalle carte di bordo.

Contro quelle che non obbedissero al segnale di chiamata all'ordine o che si opponessero al diritto di visita, saranno fatte le tre intimazioni abituali, sia mediante colpi di cannone a non colpire, e in caso di rifiuto verrà usata la forza. Il comanlante locale : GRILLO.

*107. IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTBO DEGLI AFFARI ESTERI.

-

Londra, 21 maggio 1888 , Ric. il 25. Signor ministro,

Ieri, al ricevimento di corte, m'incontrai con lord Salisbury, il quale mi disse nutrire speranza chel'affare della delimitazione della sorveglianza del marRosso s'aggiusterebbe; andassi a vederlo, al Foreign office, martedi o mercoledi. Ri sposi mi recherei martedì all'invito.

Non ebbi modo di entrare in maggiori particolari conSua Signoria, in questa congiuntura; nè mi sembrò conforme a' nostri interessi di maggiormente insi stere. M'accontentai di prendere atto delle suemigliori disposizioni; di che diedi senza indugio contezza telegrafica all'E. V. CORTI .

108 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE

A LONDRA,

(T.). Roma, 21 maggio 1887, ore 11.55 pom.

Ho motivo di credere che lord Salisbury, per consiglio del colonnello Kitchener e del signor Biring, si proponga di domandarci francamente, prima di impe gnarsi per l'affare di Taklai, che cosa intendiamo dire collafrase sorveglianza ed influenza sulla costa. Se una simile domanda fosse indizzata a V. E., Ella deve, senza esitare e dichiarandosia ciò autorizzato dalle nostre istruzioni, ri. spondere che richiedendo la sorveglianza el'influenzaesclusiva sulle coste sino a Ras Kasar, noi vogliamoassicurare la poliziamarittimasulla costa stessa,con facoltà di regolarvi il regime commerciale, a seconda delle circostanze e delle nostre particolari convenienze. DEPRETIS .

e

109. IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI

AFFARI ESTERI.

Londra,24 maggio 1837. Ric . il 23.

Signor ministro, Siccome già ebbi l'onore di telegrafare all'Eccellenza Vostra, lord Salisbury, m'aveva invitato apassare da lui nellagiornata d'oggi. Sua Signoriami disse che dal momento che si trattava solo di fissare la sfera della sorveglianza da esercitarsirispettivamente dall'Italia e dall'Inghilterra, essa non aveva obiezione ad ammettere Ras Kasar come limite fra di esse.

Sua Signoria mi dirigeva indi qualcheparola riguardoai nostri intendimenti per quanto concerneva l'occupazione di Taklai, cui risposi leggendogliun estratto del telegrammadell'Eccellenza Vostra del 21 corrente (1). E Sua Signoria mi dichiarava che, in tal caso, era pronto ad accettare Ras Kasar come limite delle rispettive sorveglianze.

Gli rivolgo quindi , sotto la data d'oggi, la nota di cui unisco copia al pre sente. (V. l'annesso). L. CORTI.

1
( 1 ) V. il doc
. n . 108 .

Ras Kasar cime limite per la sorveglianza della costa del Mar Rosso I.XVII

(Annesso).

IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA

AL SEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ESTERI DELLA GRAN BRETAGNA

Londres , 24 mai 1837 . Monsieur le marquis, J'ai reçu du gouvernement de S. M. le Roi l'ordre de faire connaître à Votre Seigneurie ce qui suit.

Les faits quise sont passés dans lesrégions africaines de la mer Rouge depuis l'occupation de Massaouah de la part des troupes italiennes ont prouvé que de sérieux inconvénients résultent de l'état d'incertitude qui règneau sujet de la surveillanceà exercer dans ces parages. Cette situation s'est encore aggravée dans le présent état des relations entre l'Italie et l'Abyssinie. Nul doute qu'il ne soit hautement désirable d'y porter remède.

C'estpourquoi le gouvernement de S. M. le Roi m'a chargé de faire à celui de S.M. la Reine la double proposition suivante.

Il faudrait d'abord s'entendre pour fixer les limites dans lesquelles l'admini stration italienne et l'administration anglaise devraient exercer respectivement leur surveillance. Le gouvernement de S. M. le Roi propose que cette limite soit fixée à Ras Kasar, desorte que la côte située au midi de ce point demeurerait sous la surveillance des autorités italiennes et celle qui se trouve au nord de ce point resterait sous la surveillance des autorités anglaises.

En second lieu, les chefs des administrations de Massaouah et de Souakim recevraient l'instruction d'échanger entre eux des idées et des informations toutes lesfois qu'ily aurait à prendre des décisions relativement au régime commercial le long de la côte soumise à la surveillance respective; en tout cas,chacune des deux administrations donnerait àl'autre avis préalable desdécisions quiseraient prises, afin que, quand même elles ne seraient pas identiques, on puisse, du inoins, les coordomer réciproquement.

>

J'ai l'honneur d'exprimer, au nom de mon gouvernement, l'espoir quecelui de Sa Majesté Britannique, animé du même désir de régulariser leurs positions respectives dans les régions dont il s'agit, conformément aux intérêts des deux parties, voudra bien accepter la proposition que j'ai l'honneur de lui faire par la présente.

Je saisis, etc.

* 110 . Il R. AGENTE E CONSOLE GENERALE

L. CORTI.

IN EGITTO AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI

.

Cairo , 23 maggio 1387. Ric . il 26 .

Signor ministro, Ricevuto il telegramma di Vostra Eccellenza, del 18 (1), fui a vedere il si gnor Baring. Gli esposi con franchezza le idee dell'Eccellenza Vostra sulla im possibilitàdi accettarla sorveglianza della costa,mentre si stabilirebbe una do gana a Taklai, ed il fermo nostro intendimento di mantenere la proposta quale fu fatta dal principio.

Ilsignor Baring che, per ordine telegrafico di lord Salisbury, aveva chiesto al colouello Kitchener l'effetto che produrrebbe su quelle tribù l'attuazione della proposta diVostra Eccellenza, mi diede lettura della risposta del colonnello, ri cevuta pochi momenti prima.

Il signor Kitchener, per lo stato di guerra con l'Abissinia, riconosce quanto la questione sia importante per noi, mentre laconsidera d'ordine secondario, sia rer l'Inghilterra, siaper l'Egitto, poichè non si avrebbe forse altraconseguenza se non quella di deviare in parteil commercio, edun qualche malumore degli Abissini;ciò, però, quando nonfossero compromessiidiritti disovranità della Turchia,eper essa dell'Egitto, su quelle provincie. Esprime, quindi, l'avviso do versi chiedere francamenteall'Eccellenza Vostra quali sono, a questo riguardo,

n . 102.

( 1 ) V. il
doc.

LXVIIT

Dichiarazioni circa il blocco nel mar Rosso

le intenzioni del regio governo; che s'intende per azione sugli Habab, e che per sorveglianza sul regime commerciale della costa;poichè, sesi pensa di occupare con truppe Taklai,o impiantarviuffici civili, laquestionemuterebbe interamente d'aspetto, e sorgerebbero difficoltà e complicazioni.

Il signor Baring trasmetteva a lord Salisbury il telegramma del colonnello Kitchener. Di quanto precede informai l'Eccellenza vostra con telegramma del 20 cor rente. DE MARTINO.

* 111 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN LONDRA, Roma, 30 maggio 1887. Signor ambasciatore,

In relazione a precedente carteggio, stimo utile comunicarle, ad ogni buon fine, che un recente telegramma pervenuto al regio ministero della guerra dal comando superiore in Africa, conferma Taklai non essere occupata dagli anglo egiziani. DEPRETIS.

112 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN LONDRA. Roma, 20 maggio 1887 . Signor ambasciatore, Ho ricevuto il rapporto, in data del 24 maggio (1), che Vostra Eccellenza ni diresse per darmi notizia del colloqnio avuto con lord Salisbury quello stesso giorno. La conclusione fu che nel reclamare la sorveglianza sulla costa al nord di Massaua,Ras Kasar poteva adottarsi come limite delle rispettive zone. Approvo l'operato di Vostra Eccellenza. DEPRETIS.

113 .

DICHIARAZIONI

SUL BLOCCO NEL MAR Rosso. Estratto dal rendiconto stenografico della Camera dei deputati, secluta del 30 maggio 1887. DEPRETIs,ministrodegliaffariesteri. Risponderò all'onorevole Chiaves in modo preciso, dichiarando checosa è avvenuto, eche cosa è acognizione del governo, dopo che fu dichiarato il blocco sulle coste del mar Rosso, nell'interessc mili tare del nostro paese.

Dopo che il generaleSaletta, conformandosi alle istruzioni ricevute, tenuto conto delie necessità militari, ebbe stabilito sulle coste prossimea Massaua, sopra e sotto Massaua, lungo ilmarRosso,il blocco verso l'Abissinia, ilgoverno confor mandosi alle norme stabilite daldiritto delle genti, in forza dellequali il blocco deve formare oggetto di notificazione diplomatica alle potenze marittime, con un telegramma del1° di questo mese ha ordinato alle ambasciate e legazioni d'Italia diporgere ufficialmente la notificazione ai governi presso iquali sono accreditate.

LaPorta, per considerazioni facili a comprendersi (non occorre che mi spieghi maggiormente), desiderò chele fosse risparmiata una notificazione scritta ; e noi non abbiamo avuto difficoltà di consentire all un desiderio manifestatoci nel modo ilpiùamichevole, tanto più che una notificazione verbale, fatta uflicialmente, ha lo stesso valore, diplomaticamente parlando, di una nota scritta. Nella circostanza furono fornite alla Porta, intornoal blocco ed alle necessità che lo determinarono maggiorispiegazioni;e sembra che queste spiegazioni l'abbiano appagata, giacche dopo quella notificazionenoncivennepiù fattalaminima osservazionedaparte sila .

A tutte le altre potenze marittime la notificazione fu fatta per iscritto.

Le noteufficiali deinostrirappresentantipresso ivarigovernisonoindatadel 1° edel 2 diquesto mese. Finoadora, trascorso tutto questotempo, danessuna parte, da nessuna potenza, ci venne fatta osservazione o riserva qualsiasi intorno alle na stre dichiarazioni.

Questa è la verità delle cose.

(1) V. il doc, 11. 109.

Limit: di sorreglianza sulla costa fra Massaua e Suakim LXIX

114 . II MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN LONDRA.

Roma, 3 giugno 1837 . Signor ambasciatore,

Il signor Kennedy è venuto a darmi comunicazione di un telegramma che il marchese di Salisbury gli ha indirizzato, comepure al signor Baring, per an nunziare la conclusione dell'accorilo relativo al limite di sorveglianza sulla costa fra Massaua e Suakim . In conformità delle nostre proposte si accetta Ras Kasar come punto di demarcazione fra le due zone, e si aminette che le autorità di Massaua e di Suakim si pongano fra loro in diretta comunicazione per l'esecu zione dell'accordo stesso.

Il telegramma del narchese di Salisbury al signor Baring incarica inoltre quest'ultimo d'informare d'ogni cosa Nubar pasciàed il colonnello Kitchener. Prego Vostra Eccellenza di dare atto a lord Salisbury della cortese comuni cazione di questo telegramma, e di rinnovare a Sua Signoria i nostri migliori ringraziamenti.

Il mio collega ministro per la guerra darà, a sua volta, le occorrenti istru zioni, per telegrafo, al generale Saletta. DEPRETIS .

*115. IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Londra , 1 ° gingoo 1887. Ric . il 5 . Signor ministro,

La nota di lord Salisbury, relativa allo sorveglianza lungo la costa del mar Rosso, mi pervenne oggi, sotto la data di ieri. Della recezione di essa diedi im mediatamente avviso telegrafico all'Eccellenza Vostra. Ne invio, ad ogni buon fine, una copia. CORTI.

(Annesso). IL SEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ESTERI DI S. M. BRITANNICA AL R. AMBASCIATORE IN LONDRA.

( Traduzione).

Foreign office, 31 maggio 1887. Signor ambasciatore, Ho l'onore di accusar ricevuta della sua lettera in data del 24 corrente. Vostra Eccellenza m'ha già fatto conoscere verbalmente come, per le opera zioni cheil governo italiano ravviserebbe necessario di intraprendere nelle vi cinanze di Massaua, sarebbe importante che, durantela continuazione di tale stato di cose, la sorvegliauza della costa da Massaua al noril, fino a Ris Karas, si trovasse nelle sue mani . Nel tempo stesso Vostra Eccellenza mi ha informati che il governo italiano farebbe tutti gli sforziper impedire la partenza di ogni bastimento facente la tratta degli schiavi dalla costa posta sotto la sua sorve glianza, e che esso non muoverebbe obiezione all'azione degl'incrociatori di S. M. Britannica per visitare le navi provenienti da quella costa, le quali fos sero sospettate dello stesso delitto.

Con questa intelligenza, debbo esprimere all'Eccellenza Vostra l'adesione del governo della Regina alla domanda contenuta nella lettera di Vostra Eccellenzi. Ordini a tale scopo saranno datisenza indugio dai lord commissarii dell'ammi ragliato ai comandanti delle navi inglesi in quei paraggi.

Gradisca, ecc. SALISBURY.

116 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL MINISTRO DELLA GUERRA.

Roma, 7 giugno 1887.

Ho ricevuto dal conte Corti, regio ambasciatore a Londra, copia della nota. indirizzatagli da lord Salisbury, il31 maggio, persignificare l'accettazione delle nostre proposte circa il limitedi sorveglianza della costa a nord di Massaua.

Mi pregio di trasmetterle copia delle note scambiate con lord Salisbury (1), pregandolo che ne sia data notizia algenerale Saletta. Questi dovrebbe, al tempo stesso, ricevere precise istruzioni per l'esecuzione dell'accordo, segnatamente sui punti seguenti:

1.° Si tratta ccordo temporaneo, però di durata indeterminata. Durerà quindi indefinitamente fino a denuncia;

2.º non si fa questione territoriale; sulla costa lasciata alla nostra sorve glianza non si faranno dall'Egitto atti di sovranità, nè si stabiliranno dogane egiziane a Taklai od in altro puntodi quella costa;

1XX Accordo coll'Inghiiterra Limite di sorveglianza sulla costa. a

3.°l'accordo si riferisce all'esercizio della sorveglianza e dell'influenza sulla costa. Ciò che s'intenda con queste paroleapparisce dal telegramma che diressi al conte Corti il 21 maggio scorso (2) acciò potesse darne la definizione a lord Salisbury, telegramma del quale concordai il tenore con Vostra Eccellenza. Col reclamare la sorveglianza el'influenza esclusiva sulla costa fino a Ras Kasar, noi vogliamo, si diceva, assicurarci suquesta costa la polizia marittima, con facoltà di regolarvi il regime commerciale secondo le circostanze e le nostre particolari convenienze; si eliminava l'idea di una occupazione militare perma nente o d'una installazione d'impiegati civili italiani a Taklai o in altropunto qualunque della costa;

4.0 la sorveglianza deve da noi esercitarsi sopratutto con lo scopo di regolare, a nostro piacimento, e dal punto di vista dei nostri interessi, il com mercio sulla costa degli Habab fino a Ras Kasar. Però conviene che i regi legni abbiano istruzioni di provvedere efficacemente anche alla repressione della tratta;

5.° importa aver presente la facoltà di visita consentita agli incrociatori in glesi sopra i sambuchiuscenti da Taklai. È facoltà già stipulata nella conven zione anglo-egiziana del 1877 per la repressionedella tratta, alla quale con venzione l'Italia aderi con dichiarazione del 21 dicembre 1885. Però, dal mo mento che il governo britannico ne fece oggetto di espressa riserva,giova che sia espressamente rammentata;

6.º l'accordo è stipulato tra l'Italia e l'Inghilterra; l'esecuzione ne spetta rispettivamente alle autorità italianeed alle autorità inglesi.Però, come risulta dalla nota del conte Corti, in data 24 maggiop. p. (3), il comandante superiore deve in proposito mettersie tenersi in comunicazionecol comandante egiziano di Suakim, colonnello Kitchener, la cui posizione è affattospeciale, connetten dosi con la situazione nella quale trovasi attualmente l'Egitto rispetto all' In ghilterra;

7.0 i generale Saletta deve averpresente, nelle sue comunicazioni col co lonnello Kitchener, il preciso tenore della suddetta nota del conte Corti, ove si dice, a tal proposito, che i capidelle amministrazioni di Massaua e di Suakim riceverebbero istruzione di scambiare fra loro delle idee e delle informazioni u tutte le volte che vi fosse da prendere alcuna decisione relativamente al re gime commerciale lungo la costa sottomessaalla rispettivasorveglianza; ed in ogni caso ciascuna delle dueamministrazioni darebbe all'altra avviso preven tivo delle decisioni chesarebbero prese, affinchè, quando pure le medesime non fossero identiche, si possano almeno coordinare reciprocamente. Il gene rale Saletta deve essere scrupolosissimo nell' eseguire questo patto, abbon dando in cortesia, con la fiducia d'aver piena reciprocità da parte del colonnello Kitchener;

ti

8.° l'accordo essendo stato stipulato principalmente nelnostro interesse, il generale Saletta deve prendere, egli stesso, l'iniziativa di dichiarare al colon nello Kitchener l'ordine ricevuto di mettersi in diretta comunicazione con lui, iniziando il carteggio con la trasmissione dell'ordinanza relativa alblocco;

9.º in occasione di futuri regolamenti od ordinanze circa lapolizia marit tima sulla costa soggetta alla nostra sorveglianza, il generale Saletta dovrà, salvo i casi d'urgenza, prima di prendere una definitiva risoluzione, scambiare in proposito le sue idee col colonnello Kitchener. Non intervenendo accordo, potrà

(1) V. i doc. nn. 109 e 115. (2) V. il doc, n. 108. (3) V. il doc. n. 109.

Istruzioni per l'esecuzione dell'accordo anglo-italiano LXXI

nondimenoemanare le disposizioni che stimerà necessarie, dandone avviso al colonnello Kitchener con opportune spiegazioni, acciò possa quantomeno dinare i regolamenti suoi coi nostri.

DEPRETIS . Coor

117 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN LONDRA,

Roma , 7 giugno 1887, 7 Signor ambasciatore,

Ho ricevuto insieme col rapporto di Vostra Eccellenza del 1° corrente (1), copia d'una nota, in data delgiorno innanzi, con la quale lord Salisbury ac cetta lenostre proposte relativamente alla estensione della nostra sorveglianza a nord di Massaua .

Mi felicito della conclusione di questo negoziato,conforme appieno alle nostre domande, dovuta in buona parte al tatto ed all'abilità del nostro negoziatore.

La prego di rinnovare i nostri ringraziamenti a lord Salisbury, assicurandolo che il generale Saletta riceverà tosto precise istruzioni per l'esecuzione dell'ac cordo. Per maggior chiarezza, Le trasmetto copia della nota che si scrive in proposito al regio ministero della guerra (2).

DEPRETIS .

118 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AGENTE E ConsoLE GENERALE IN EGITTO.

Roma, 7 giugno 1887, Signor agente, Contelegramma del 2 di questo mese Ella mi facevaconoscere che sir E. Baring aveva ricevuto da lord Salisbury avviso telegrafico che la questione della sor veglianza sulla costa fra Massaua e Suakim era stata regolata.

Dal conte Corti ho già ricevuto copia della nota indirizzatagli da lord Sali sbury, il 31 maggio scorso, per significare l'accettazione delle nostre proposte intorno a tale questione.

Con la nota di cui le trasmetto copia (3), accið ella possa valersene nei suoi rapporti col signor Baring, ho pregato ilmio collega,ministro per la guerra, di dare precise istruzioni al generale Saletta per l'esecuzione di questo accordo. DEPRETIS.

119. - IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AI RR. RAPPRESENTANTI IN CAIRO E LONDRA.

Roma , 16 giugno 1837. Signor

Il ministro della guerra, nell'informare il Comando superiore in Africa delle note scambiate colmarchese Salisbury il 24 ed il 31 del mese scorso (4),circa la sorveglianza della costa a nord di Massaua,gli ha spedito un foglio d'istru zioni complementari per l'esecuzione del relativoaccordo.

Mi pregio di trasmetterle, ad ogni buon fine, una copia di queste istruzioni, facendo cosi seguito al dispaccio del 7 corr. (5).

Gradisca, ecc. DEPRETIS .

(Annesso). ISTRUZIONI COMPLEMENTARI PER L'ESECUZIONE DELL'ACCORDO ANGLO ITALIANO CIRCA LA SORVEGLIANZA DELLA COSTA A NORD DI MASSAUA.

1.0 l'accordo anglo-italiano per la sorveglianza della costa a nord di Mas sana è temporaneo, però di durata indeterminata. Avrà quindi vigore indefini tamente fino a denuncia.

( 1 ) V. il doc . n. 115.

( 2 ) V. il doc . n . 116.

(3 ) V. il doc . 11. 116 . (4) V. il doc. nu. 109 e 115.

(5 ) V. il doc . nn . 117 e 118 .

LXXII

Istrizioni per l'esecuzione dell'accordo anglo-italiano -

2.0rimane impregiudicata la questione territoriale; però ilgoverno inglese, per organo di sir E. Bariug, agente britannico al Cairo, ha già dichiarato che sulla costa lasciata alla sorveglianza italiana non si farannodall'Egitto atti di sovranità e sopratutto si rinuncierà al disegno di stabilire dogane egiziane a Taklai od in altro punto della costa.

3.°l'accordo si riferisce all'esercizio della sorveglianza e dell'influenza sulla costa .

Col reclamare la sorveglianza l'influenza esclusiva sulla costa fino a Ras Kasar, l'Italia vuole assicurarsi su quella costala polizia marittima, con facoltà di regolarvi il regime commerciale secondo le circostanze e le sue particolari convenienze. È scartata l'idea di una occupazione militare permanenteo di una installazione di impiegati civiliaTaklai od in altro punto qualunque dellacosta.

4.° la sorveglianza deve dall'Italia esercitarsi sopratutto con lo scopo di re golare a suo piacimento, e dal punto di vista dei suoi interessi, il commercio sulla costa degli Habab fino a Ras Kasar. Però conviene che i regi legni ita lianiabbiano istruzione di provvedere anche alla repressione dellatratta.

5.0è da aversi presente la facoltà di visita consentita agli incrociatori in glesi sopra i Sambuchi uscenti da Taklai. Tale facoltà fu già stipulata nella convenzione anglo-egiziana del 1877 per la repressione della tratta, alla quale convenzione l'Italiaaderì con dichiarazione del 21 dicembre 1885. Però, dal momento che il governo britannico ne fece oggetto di espressa riserva, giova che sia espressamente rammentata.

6.°L'accordo è stipulato fra l'Italia e l'Inghilterra; l'esecuzione ne spetta rispettivamente alle autorità italiane ed alle autorità inglesi. Però il comandante superiore a Massana deve, in proposito, mettersi e tenersi in comunicazione col comandante egiziano di Suakim, colonnello Kitchener, la cui posizione èaffatto speciale, connettendosi con la situazione nella quale trovasi attualmente l'Egitto rispetto all'Inghilterra.

7.0 Lo stesso comandante superiore deve altresì aver presente, nelle sue comunicazioni col colomello Kitchener, che icapi delle amministrazioni diMas saua e di Suakim riceverebbero l'istruzione di scambiare fra loro delle idee e delle informazioni tutte le volte che vi si fosse da prendere delle decisioni re lativamente al regime commerciale lungo la costa sottomessa alla rispettiva sor veglianza. In ognicaso,ciascua delle due amministrazioni darebbe all'aitra avviso preventivo delledecisioni che sarebbero prese, affinchè, quando pure le medesime non fossero identiche, si possa almeno coordinarle reciprocamente. Il comandante superiore à Massaua deve infine essere scrupolosissimo nell'eseguire questo patto, abbondando in cortesia, con la fiducia di aver piena reciprocità da parte del colonnello Kitchener.

8.°L'accordo essendo stato stipulato principalmente nell'interesse dell'Italia, il comandante superiore a Massaua deve prendere egli stesso l'iniziativa di dichiarare al colonnello Kitchener l'ordine ricevuto di mettersi in diretta co municazione con lui, iviziando il carteggio con la trasmissione dell'ordinanza Ielativa al blocco.

9.°In occasione di futuri regolamenti ed ordinanze circala polizia marit tima sulla costa soggetta alla sorveglianza italiana, ilcomandante superiore a Massana, dovrà, salvo i casi d'urgenza, prima diprendereuna definitiva riso luzione, scambiare in proposito le sue idee col colonnello Kitchener. Non inter veuendo accordo, potrà nondimeno emanare le disposizioni che stimerànecessarie, dandone avviso al colonnello Kitchener con opportune spiegazioni, acciò possa quanto meno coordinare i regolamenti suoi coi nostri.

120

. - IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Londra , 19 giugno 1887. Ric , il 22 . Signor ministro, Essendo venuti, in un mio colloquio di ieri, aparlare del marRosso, espressi a Nubar pascià il mio apprezzamento dell'atteggiamento che egli aveva tenuto

Eventuale mediazione dell'Inghilterra fra l'Italia e l'Abissinia I XXIII

in presenza di quellenostre complicazioni. Cui Sua Eccellenza replicava essere egli sempre animato dalla più sincera 'amicizia verso l'Italia, comprendere l'ar dua situazione del regio governoin quelle regioni perchè oltremododifficile gli era di indietreggiare, pericolosissimo l'avanzare;però nulla ripugnerebbe ai suoi sentimenti più di fare alcuna cosa che potesse aumentare siffatta difficoltà.

* 121 .

IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Londra , 30 giugno 1887 . Ric. il 3 luglio . Signor ministro,

Ieri ebbi con lord Salisbury un colloquio del quale è mio dovere di rendere conto all'E. V.

Sua Signoria mi domandava se non era mai venuto in pensiero al regio go verno di tentare di stabilire relazioni amichevoli coll Abissinia, poichè sembra vagli che si potrebbero allora avviare delle relazioni commerciali coll'interno,e Massaua potrebbe prendere un grande sviluppo,con evidente vantaggio degli interessi italiani. Risposi non esservi alcundubbio cha lo stabilimentodi buone relazioni coll'Abissinia sarebbeeminentemente desiderabile, ma nelle presenti congiunture, ed avuto sopratutto riguardoallo stato della opinione pubblica in Italia in seguito airecenti fatti, sarebbe impossibile pel regio governo d'intra prendere negoziati diretti coll'Abissinia. Cui Sua Signoriasoggiunse la sua prima impressioneessere che il governo britannico potrebbe, all'emergenza, assumere l'officio di mediatore, ma naturalmente non ne assumeva fin d'ora l'impegno, poichè avrebbe inogni caso aconsultare altre autorità.

Espressia Sua Signoria la mia riconoscenza per le amichevoli disposizioni che s'eracompiaciuta manifestarmi,ma non credetti dover spingere più oltre il col loquio. E di esso ebbi iersera l'onore di dare all'Eccellenza Vostra contezza te legrafica CORTI.

122 . - IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN LONDRA. Roma, 4 luglio 1887 . Signor ambasciatore,

Ho letto con interesse il rapporto, in data del 30 giugno (1) col quale Vostra Eccellenza mi riferisce una suaconversazione con lord Salisbury, in cui essendo venuti a parlare di Massaua, Sua Signoria ne tolse occasione per avvertenze e considerazioni di non lieve importanza.

Anzitutto mi piace di notare che Vostra Eccellenza si contenne, anche nella presente circostanza, con la Sua consueta accortezza e prudenza. Fu accortezza lo avere procacciato a lord Salisbury l'opportunità di manifestarci il suo pensiero circa un tema che ci tocca cotanto da vicino; fu prudenza lo avere l Eccellenza Vostra evitato di impegnarsi tropp'oltre in cotesto argomento. Imperocchè, se a noi giova conoscere quello che il ministro britannico pensa, non solo dellostato presente, ma altresì delle contingenze possibili a Massaua,sarebbe,d'altra parte, evidentemente prematura ed intempestiva ogni nostra enunciazione qualsiasi, mentre, per quanto riguarda noi stessi, non è abbastanza chiarito l'atteggiamento che vorremo assumere verso l'Abissinia.

a

Intanto dal colloquio di Lei possiamo trarre questo insegnamento: che lord Salisbury opina fin d'ora, sia pure a titolo di sua prima impressione, e benin teso senza prendere impegno verso di noi, che l'Inghilterra potrebbe,a un dato momento, costituirsi intermediaria per il ristabilimento di buone relazioni tra l'Italia e l'Abissinia. DEPRETIS.

V. il doc. n. 121.

Libro verde. J
(1)

123

Eventuale merdiazione dell'Inghilterra tra l'Italin e l'Alissinin

. IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL DIRETTORE GENERALE

DEGLI AFFARI POLJTICI.

( Estratto da lettera particolare).

Londra, 12 luglio 1887.

121 . IL MINISTRO DELLA GUERRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERT.

Roma , 16 luzlio 1887 .

Ho preso conoscenza, e con molto interesse, della letteraparticolare diretta il12 corrente dal conteCortia colesto Direttore generale(1)circa il colloquio di carattere non ufficiale ch'egli ebbe, negli scorsi giorni, intorno alla nostra situazione a Massaua.

Ebbi ieri un nuovo colloquio con lord Salisbury che fu più cordiale di quel che s'usa in simili congiunture. E di esso rendo conto nellacorrispondenza uffi ciale. M'incombe solo di aggiungere in via privata che Sua Signoria ini doman dava se nulla avessi inteso riguardo alla mediazione con l'Abissinia, cuiavendo io risposto negativameute, più non ini disse sull'argomento. CORTI. a

Dalla lettera del R. ambasciatore a Londra al ministro degli affari esteri in data 30giugno p. p.(2) avevo rilevato come nelcolloquiodel conte Corti con lord Salisbury, questi avesse adombrato in forma interrogativa, che pur potrebbe aversi per suggestiva, il concetto,che potesse esser venuto opotesse venire in pensiero al R. governo di tentare di stabilire relazioni amichevoli coll'Abissinia, soggiungendo poi la sua prima impressione essere che il governobritannico, *potrebbe, all'emergenza, assumere l'officio di mediatore. , Ora, nella lettera par ticolare sopracitata del conte Corti acodesto direttore generale, si accenna come, in un suo secondo colloquio con lord Salisbury, questi fosse ritornato sulla idea della mediazione coll'Abissinia.

Per l'entità di tali aperture, benchè in apparenza incidentale, mi è necessario di conoscerequale sia il pensiero di VostraEccellenza al riguardo diuna pro babile conciliazionecoll Abissinia, mercèla mediazione del gabinettodi San Gia como, giacchè se l'idea di tale conciliazione e della sua effettuabilità entrasse nel concetto del regio governo, io dovrei modificare radicalmente la mia linea di condotta negli apparecchi che fummo intesi di attuare per raggiungere lo scopo per il quale abbiamo chiesto ed ottenuto un credito di20 milioni di lire.

Vostra Eccellenza, nesono certo, comprenderà comesia legittima questa mia domanda, di fronte a fatti che, se già non rivestono il carattere di vere trat tative diplomatiche, pur se ne possono interpretare come i prodromi . Il tempo stringe, gran parte dei preparativi che si dovrebbero fare per l'intrapresa con certata in consiglio dei ministri, esigono tempo e l'immediato impegnodi buona partedei 20 milioni; e comequalunqueindugio nella preparazionepotrebbe impe lirci di agireal tempo voluto,cosi le somme che si devono impegnareo spendere per questa preparazione andrebbero in massima parte perdute, se poi non si do vesse agire.

Su cosi rilevante, delicato ed urgente oggetto, io prego Vostra Eccellenza di ben voler portare speciale attenzione, facendomi conoscere prontamente le sue vedute, affinchè non solo mi sianodi norma, ma valgano a tutela della mia responsabilità come ministro della guerra.

BERTOLÈ-VIALE.

125. IL R. INCARICATO D'AFTARI IN LONDRA AL MINISTRO

DEGLI AFFARI ESTERI,

(T.) Londra, 16 luglio 1887, ore 8.30 pom.

Il Re d'Abissinia ha indirizzato alla Regina Vittoria una lettera, la cui di citura sarebbe alquanto confusa, nella quale egli muoverebbe lamenti per la con (1) V. il doc. n. 123. (2 ) V. il doc , n . 121 .

XXIV

Lettera del Negus alla Regina della Gran Brettagna Ixxv"

dotta del Re d'Italia. Il Re farebbe anche notare che il trattato Hewett, il cui articolo primo ordina il libero transito di ogni mercanzia tra Massaua e l'Abis sinia, sarebbe stato addirittura violato. Io potrei tentare d'ottenere una copia di quella lettera, se V. E. mi ci autorizzasse per telegrafo. CATALANI.

126. IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI

IN LONDRA.

(T.) Roma, 17 luglio 1887, ore 11 ant.

La autorizzo a domandare copia della lettera del Re d'Abissinia. Ringrazi® lord Salisbury in mio nome. DEPRETIS.

127 . IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI

IN LONDRA.

(T.) Roma, 21 luglio 1887, ore 11.30 ant.

La prego di ringraziare lord Salisbury per le sue buone disposizioni a no stroriguardo e peraverci comunicata la lettera del Negus. Le invierò istru zioni tosto che avrò sotto gli occhi la detta lettera. Nonintendiamo certamente fare col Negus questioni di etichetta o di particolari.Ma è sin da ora cosa evidente che, se vogliamo giungere ad un risultato pratico ed accettabile dalla Cainera e dall'opinione pubblica, è d'uopo che il Negus chiegga, egli, la pace, e si sottometta alle nostre esigenze, ridotte, ben inteso, ailimiti più ragio nevoli . DEPRETIS.

* 128. IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI .

Londra, 21 luglio 1887. Signor ministro,

In un colloquio che ebbi ieri con lord Salisbury, pregai Sua Signoriadi darmi copia della lettera che il Negus aveva diretto allaRegina Vittoria il 30 feb braio scorso.

Dissi poiche se la risposta della Regina avesse potuto avere per effetto di indurre il Negus ad inviare un personaggioa Massaua per implorarelapace e chiedere le nostre condizioni, quello sarebbe stato il solo modo di effettuare il disegno di una mediazione dell'Inghilterra, della quale Sua Signoria aveva discorso per ben due volte con S. E. il conte Corti, e sir Evelyn Baring con me medesimo.

Lord Salisbury simostrò dapprima ritroso a darmi il testo della lettera del Negus, dicendo che io doveva contentarmi di un estratto di quella parte della lettera che concerneva l'Italia, giacchè il resto conteneva materie di nessun rilievo per noi. Risposi che nel presente momento tutto ciò che si riferiva al l'Abissinia poteva avere qualche importanza per l'Italia, e Sua Signoria si ar rese allora cortesemente alla mia domanda. Soggiunse che S. E. il conte Corti gli aveva già fatto intendere che l'Inghilterraavrebbe dovuto spendere i suoi buoni uffici per ristabilire la pace fra l'Italia e l'Abissinia e che egli aveva risposto " che, se un tal disegno riceveva l'approvazione del governo italiano, " egli sarebbe ben lieto diassumere l'ufficio di mediatore. In tal casoegli di segnava proporre al Re d'Abissinia cheavrebbechiesto all'Italia qualierano " lecondizionicolle quali noi eravamo disposti a venire ad un accordo, pro mettendo al Negusdi fargli conoscere il nostro pensiero. , Una stessa risposta egli dava oraalle mie domande ed era pronto ad ado perarsi nel modo indicato. Inoltre, nella lettera della Regina, simanifesterebbe al Negus il desiderio di vedere ripristinati i buoni rapporti fra l'Italia e l'Abis sinia.

Lord Salisbury conchiuse facendomi notare che bisognava tener conto delle condizioni semi-barbare in cui si trova l'Abissinia. Alla qual cosa risposi che bisognava tener maggior conto dell'opinione pubblica d'una grande nazione giu

LXXVI

Lettera del Negus alla Regina della Gran Brettagna

stamente irritata,e Sua Signoria doveva convenire che, per intavolare negoziati consperanza di buon esito, spettava al Negus di chiedere la pace edal governo italiano di concederla .

L'impressione che io ricavaidal colloquio avuto con lord Salisbury fu che egli era sinceramente lieto dell occasione che si presentava diesserci utile,odi tentarlo : e che gli stava a cuore di conoscere prontamente le intenzioni del governo del Re. CATALANI.

*129.

- IL R. INCARICATO D'AFFARI A LONDRA AL MINISTRO

DEGLI AFFARI ESTERI.

Londra, 21 luglio 1887. Signor ministro,

Ho l'onore di trasmettere all' E. V. la traduzione di una lettera indirizzata il 30 febbraio scorso dal Re di Abissinia a S. M. la Regina Vittoria, che mi è stata partecipata, a mia richiesta, dal marchese di Salisbury. Aggiungo una traduzione italiana di quella lettera. CATALANI.

(Annesso) (Traduzione)

Nel nome di nostro Signor GesùCristo, io, per la grazia di Dio, Giovanni Re dei Re di Etiopia, alla Regina Vittoria dellaGran Bretagna ed Irlanda ed Imperatrice delle Indie, salute allapresenza di Dio.

Ora, dopo ciò, io vi scrivo per domandarvi notizie della vostra salute. Io, grazie a Dio, sto bene e così tutto il mio popolo.

Vi scrissi lo scorso anno relativamente ad un accordo che fu rotto, ina non ho ancora ricevuta risposta.

Quando in principioVoi ci riconciliaste con gli Egiziani, Voi faceste un ac cordo circa ilpaese abissino, per il quale l'esercito egiziano avrebbe dovuto la sciare il mio paese ed io avrei dovuto mandarli via col mio aiuto ; quando essi lasciarono Senahit, leloro munizioni, ecc., avrebbero dovuto restare a me. Vi fu un uomo, ladro e falso, che fuggi da me a loro poichè temeva il mio ca stigo. Nel fatto se taluno si fosse per tal modo rifugiato presso di loro come predone e ladro, essi avrebbero dovuto metterlo in catene emandarmelo : così pure, se alcuno da loro venisse a me, dovrei fare lo stesso e metterlo in catene e rimandarlo ad essi. Così pure i miei mercanti di Abissinia che vanno a far compere a Massaua, nel ritorno non dovrebbero pagare tassa alcuna. In vista di ciò noi desideravamo di fare un accordo, Voied Io, che dovesseessere scritto e sigillato coi nostri sigilli : allora se qualcosa fosse accaduta avrebbe avuta la testimonianza del sigillo.Il vostro sigillo è con me, ed il mio è convoi. Ora essi non fanno questo e l'accordo è rotto. Vi è un uomo per nome Debeb; egli passò da me agli egiziani senza il mio permesso, allora invece di mandarloa me incatenato, essi gli diedero moltissimi fucili e lo mandarono via col loro consenso .

I mercanti, prima che l'accordo avesse un annodi data, hanno, tuttoil tempo, pagato le tasse, ad ontadel vostro accordo.Congrave disturbo,durante un'inon. dazione che distrusse gran parte delmio esercito, io mandai moltissimi soldati - quando gli Egiziani erano circondati dal nemico ed erano in grande ansictà e li salvarovo con le loro armi e li rimandarono a casa col consenso dei miei soldati. Fin d'allora un uomo venne da parte degli Italiani, in qualità di amico, scrivendo lettere affettuose e portando_doni, per spiare il mio proprio paese, ma quando infine egligiunse ove gli Egiziani erano stati disse: Noi occuperemo questo posto. Allora lo dissi : Che cosa avete voi a fare col mio paese? . Perciò essi vennero con la forza e fecero, in due posti, delle fortifi cazioni e si fermarono colà . Ras Alula calò giù per domandare: Che avete voi a fare col paese di altri popoli ? , Il capo italiano ordinò di prepararsi ad incontrarlo e combatte con lui.

Ora questo Io Vi scrivo perchè possiate vedere se io abbia fatto qualche cosa di male.

Mediazione dell'Inghilterra fra l'Italia e l'Abissinia LXXVII

Che ho fatto lo di male ? Perchè l'accordo con me è ora rotto ? Ora, dunque, se è col vostro permesso che gli Italiani sono venuti mandatemi un messaggio, ma se essi vennero con la forza Dio sarà col più debole.

Scritto a Mekelleh, 28 febbraio 1887.

130. IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO

DEGLI AFFARI ESTERI.

(T.) Londra, 28 luglio 1887: ore 12.5 pom .

Lo Standard d'oggi pubblica un telegramma proveniente da Vienna in da'a di ieri sera, del seguente tenore : Scrivono da Aden che il Negus ha pregato la Regina Vittoria di interporre la sua mediazione tra lui e l'Italia sulle basi del trattato Hewett. Il Negus riconoscerebbe l'annessione da parte dell'Italia di Massana e dei luoghi vicini, allacondizione che questapotenza si obbligasse a non estendere le sue annes sioni sul territorio dell'Abissinia e ad accordare ai sudditi del Negus libertà di commercio con Massana e dintorni.

131.

CATALANI . »

IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL

MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

(T.) Londra, 28 luglio 1887 : ore 1.8 pom.

Lord Napier domanderà domani alla Camera dei lord al marchese di Salisbury seil governo ha l'intenzione di far de passi per una mediazione tra l'Italiac l'Abissinia,allo scopod'impedire spargimento di sangue ed altre calamità d'una guerra, e di mettereilgoverno inzlese in grado didar esecuzione al primo ar ticolo del trattato col Negus, il quale garantisceil libero transito perMassaua. CATALANI.

132

. L'INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI .

(T.) Londra, 30 luglio 1887, ore 2.40 ant

Nella seduta di ieri, lord Napier de Magdala ha domandato se il governo britannico sipropone di offrire la sua mediazione tra l'Italia e l'Abissinia.

Lord Salisbury ha risposto che, da un lato, ilre d'Abissinia è stato unbuon amico per gli Inglesi, iquali non avrebbero ragione di lagnarsi di lui; d'altro lato, l'amicizia dell'Inghilterra per l'Italia è di data antica, e risale alle ori gini del regno, nè maifu traversata da nubi. Gli Italiani,aggiunse ilnobile lord, sanno che l'Inghilterra coglierà con la più viva soddisfazione ogni occa sione propizia ad assicurare la pace tra l'Italia e l'Abissinia, e presterà loro ogni assistenza che possa legittimamente darsi. Tuttavia nonsi potrebbe fare offerta di mediazione senza essere sicuri che essa sia accettata e gradita.

Lord Salisbury terminò fra applausi dicendo sperare che le calamità previste dla lord Napier non si avvereranno ed assicurando la Camera che il governo britannico farà gli sforzi più seri in favore della pace. CATALANI.

*133. IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFTARI A LONDRA.

Roma, 1° agosto 1887. Signor incaricato d'affari, Ringrazi vivamente lord Salisbury, sia d'avercicomunicato la letteradel Ne gus, sia d'avere,per quanto concerne una eventuale mediazione dell'Inghilterra negliaffari d'Abissinia, attestato le sue buone disposizioni in terminiche non potrebbero essere nè più corretti, nè più amichevoli per noi. Le dichiarazioni che Sua Signoria ha fatte a questo proposito nella Camera dei Lord,hanno pro dotto in Italia una eccellenteimpressione. In vista della risposta della Regina

Vittoria, qualora essa dovesse essere un avviamento alla mediazione, non pos siamo se non esprimere le idee seguenti:

1. L'Italia ha occupato Massaua per uno scopo d'ordine e di sicurezza e si è, fin dal primo momento, dichiarata pronta a mantenere il trattato Hewett. La sua impresa nonpuò essere stata vista dall'Inghilterra, sua antica sincera, se non che con occhio favorevole.

Convenzione con Himed Kantibay per

2. Prendendo ombra dei posti stabiliti dagli Italiani a Sahati e Ua-å, laprotezione delle carovane, Ras Alula hadisconosciuto le intenzioni legittime dell'Italia,esi èreso colpevole d'una ingiustaaggressione.

3. L'Italia di cui la potenza eguaglia la giustizia, è risoluta a procurarsi la riparazione che le è dovuta ; mase il Negusvuol cercare d'ottenerela pace, potrebbe,per l'alto mezzo della Regina Vittoria, domandare al Re Umberto le condizionialle quali la pace sarebbe accordata.

Sottometta questi punti a lord Salisbury.

Frattanto noi dobbiamo lealmente dichiarare al gabinetto britannico che que sto tentativo di mediazione non potrebbe farci rallentare i nostri preparativi d'azione militare, compresa la rioccupazione di Sahati, e che se una conclusione, almeno preliminare, si facesse attendere al di là del mese di novembre, noi non potremmo lasciar passare e neppure inoltrarsi la sola stagione in cui operazioni militari sono possibilinelle regioni di cui si tratta. CRISPI .

134 . - IL MINISTRO DELLA GUERRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI.

Roma, 1° agosto 1887.

Questo ministero si pregia trasmettere a cotesto, copia a stampa della con venzione con Hamed Kantibay (1) e delle informazioni sulleinvestiture dei capi tribù (annesso I e II).

Pel ministro : CORVETTO.

(Annesso I). IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTERO DELLA GUERRA .

Massaua, addi 30 giugno 1887.

Di conformità a quanto ebbi l'onore di riferire a V. E. col rapporto del 2 corrente, vennerodaquesto comando continuate le trattative colcapodegli Habab, mediante le quali si doveva cercare di vincolarloa noi, senza contrarre per parte nostra impegni onerosi, o di difficile esecuzione.

HamedKantibay seguitò a dimostrarsi arrendevole alle nostre esigenze, e gli

(1) Fin dall'ottobre del 1885,fra il comandante superiore in Africa colonnello Saletta ed il capo d -gli Habab, Hamed Kantibay, erano corse trattative preliminari per addive nire ad un regolare accordo che fosse di reciproco vantaggio, ed a tale effetto Kantibay stesso, con numeroso seguito, recavasi a Massana e vi eraaccolto amichevolmente.

Base di qnesto accordo era che,occorrendo, gli Habab fornissero a noi cammelli e be stiame per uso e servizio delle nostre truppe, e che, dato fosse possibile trovareuna lo calità adatta per estatare nel loro territorio, fossimo noi padronidi approfittarne.Da parte nostra, sisarebbe concessa protezione alle carovane chedal territorio degliHababfossero venute a Massana, e poiché allora il nostro governo aveva in animodi conchiudere un trattato d'amicizia coll'Abissinia mediante l'invio al Negus di apposita missione, Kanti bay espresse ildesiderio che in taletrattato si fossepurefatta menzione di lui.

Finalmente allo scopo di potersi difendere daidervisci che minacciavano da nord il ter ritorio degli Habab eper pacificarele intestine discordie, Kantibaydomandava l'invio nei suoi stati, di 1000 soldati,il dono di 1000 remingtons e 2 cannoni da montagna, nonché tutto l'occorrente per equipaggiare e vettovagliare i detti 1000 uomini per 6 mesi.

Di queste trattative preliminari it colonnello Saletta riferiva con lettera in data 10 ot. tobre ,ed il ministero degli affari esteri, cui incombeva allora la direzione politica delle cose in Africa, con sua nota in data 6 novembre, impartiva al comandante superiore istru zioni particolareggiate a riguardo del modo con cuiavrebbero dovuto essere continuate le trattative con Kantibay.

In quel frattempo il generale Genèera subentrato algenerale Saletta nel comando su periorea Massana ;epoiché Ras Alula, nemico personale di Kantibay, erasi adombrato pel modo con cui Kantibay steiso era stato accolto a Massaua da noi, il governo chi premeva di serbare buone relazioni coll'Abissiniafece comprendere per mezzo del comando

1.XXVIII

Contenzione con Hamed Kuntibay 1.XXIX

impegni da lui accettati vennero formulati nell'atto che ho l'onore di trasmet tere in copia a V. E. (annesso n. 1).

Parecchie difficoltà si presentavano per giungere a regolare le nostre rela zioni cogli Habab in modo stabile, e che fosse conveniente ed accettabile

per tutti.

La prima difficoltàeracreata dagli ostacoli, chesi frapponevano al commercio cogli Habab per la via di mare, dovendo le navi frequentare una costa di con trastata giurisdizione, che dava Inogo a conflitti , e dove erano avvenuti seque stri. Queste difficoltà, per fortuna furono eliminate durante le trattative, essendo stata riconosciuta ed anche comunicata a Kantibay la nostra giurisdizione sino a Ras Kasar .

Dopo ciò, Kantibay manifestò l'intenzione di portare la sua residenza a Ta klai, od in quell'altro punto della costa riconosciuto più adatto alle transazioni commerciali con noi:nèlo si distolse da tale progetto, poichè, mentre con la sua nuova dimora egli si troverebbe più al sicuro dalle scorrerie abissine, sa rebbe poi maggiormente sotto la nostra dipendenza.

Maaltre difficoltà incontravail commercio quando le merci erano riuscite ad introdursi nel paese degli Habab.

Come già si accennò nel rapporto succitato, Kantibay, sciolto da ogni freno, taglieggiava a suo piacimento le carovane, imponendo tasse e pedaggi come megliogli talentava.

Daprincipio, come ebbi già l'onore di riferire nel mio rapporto, egli prele vava il decimo della merce in transito pel suo paese ; poscia venne a patti e stabilì una tassa fissa di 5 talleri per ogni cammello carico, cui aggiunse un quarto di tallero devoluto a suo fratelloHammed, a titolo di sorvegliante alla sicurezza delle carovane.

Questi 5 talleri e un quarto corrispondevano acirca il50% del valore di un carico di cammello di cotonate od altra merce consimile, ed a pressochè il 150% su un carico di zucchero, indaco, garofano, sapone, ecc.

Tasse così gravose, e che in certi casi Kantibay volle ancora maggiori, mal contentavano i commercianti, che presentarono frequenti lagnanze a questo co mando, e li trattenevano dal daretutto lo sviluppo, di cui era suscettibile, al commercio coll'interno.

Questo stato di cose poi, mentre era dannoso a Massaua, di cui limitava l'in cremento dei traffici, aveva altre conseguenze dannose per lo stesso Kantibay e pel suo paese.

Un talecontegno eccitò infatti contro agli Habab sempre maggiormente l'astio dell'Abissinia, già insospettita per la prima venuta di Kantibay a Massaua.

in capo a Mas,aua al Kantibay in viaamichevole essere conveniente lasciasse pel momento Massaua .

Intanto la missione Pozzolini non ebbe più effetto, le nostre relazioni coll'Abissinia andarono sempre più inasprendosi e successero nel gennaio i combattimenti di Salati e di Dogali.

Le trattativecon Kantibay rimasero quindi sospese ed i 1000 remingtons che giàerano stati inviati a Massaua non gli venuero rimessi.

Dal gennaio 1856 al maggio 1887, pur continuando ad essere amichevoli le nostre rela zioni cogli Habab, le trattative col Kantibay, iniziate nell'ottobre 1835, non ebbero seguito.

L'8 maggio, il generale Saletta, che era nuovamente ritornato a Massaua come coman dante superiore, in sostituzione del generale Gene, faceva pervenireal ministero ilseguente telegramma :

« Ricevo lettera da Hamed Kantibay, capo Habab, in cui michiede permesso di venire u a Massana per salutarmi . Stante i precedenti di tale questione, importarni conoscere « istruzione governo. Secondo mio parere converrebbe accoglierlo per definire altresi # formalità per scambio commercio per mare. Mi riserverei sottoporreministero risultato u accordi .

A questo telegrammail ministero della guerra, che, per effetto del decreto 17aprile, aveva in sè accentrata latrattazione di qualsiasiquestione relativa all'Africa,sentito pre ventivamente il parere del ministro degli affari esteri, rispondeva col telegramma seguente di pari Governodata:approva ripresa trattative con Kantibay, ma converrà usare massima pru u denzacercando vincolarlo a noi senza contrarre, per conto nostro, impegni onerosi o # di difficile esecuzione , In base a questo telegramma il generale Saletta continuava le trattative con Kantibay.

Essa si trovò vulnerata nelle sue infondate, ma insistenti,pretese di sovranità sugli Habab, vedendone il capo imporre e prelevare, quasi come sovranoindi pendente, tasse importantie si trovò lesa in tali sue pretese non ricevendo da Kantibay parte alcuna delle tasse da lui prelevate, essendo cheil transito del commercio fra gli Habal) non poteva che volgersi a danno dell'Abissinia, la quale non poteva più prelevareessastessa i dirittie pedaggisulle carovane.

Da cið era avvenuto che Ras Alula parecchie volteaveva insistito pressoa questo comando affinchè a Massaua non si ricevesserocarovane provenienti da altre parti dell'Abissinia, ed aveva intimato a Kantibay di mandargli i pro venti delle tasse percepite, e non vedendosi obbedito, fece quella razzia nel paese degli Habab, cherecò danni sì gravi.

Il sistema adottato da Kantibay lo mise inoltre in una posizione delicata di fronte ai dervisci, i quali già lo avevano in sospetto per i suoi costanti rifiuti di unirsi a loro. Le tasse che egli imponevasulle merci di cui parte erano loro destinate, oltrechè recar loro danno rallentando il commercio e facendo aumen tare il prezzo di costo delle merci che ricevevano erano il risultato di una linea di condotta, opposta a quella inaugurata dai capi dei dervisci, i quali ogni faci litazione accordavano per dare sviluppo al commercio con Massaua, come ebbe l'onore di riferire il mio predecessoreal regio ministero degli esteri. Ed invero nell'editto 1° febbraio 1887 del nuovo emirodi Kassala, Mohammed Osman Abu Korgia, già appariva la sua diffidenza verso gli Habab là dove scriveva : Prima di arrivarequi non fate alcuna operazionedi venditao dicompra di merce, nella tema che non vi accadano contrarietà. Risultò poi ancora a questo comando che egli, sul principio di marzo, chiamò a sè Kantibay per averespie gazioni sul modo di agire verso i commercianti che passavano per il paese degli Habab.

Questa posizione complessa e non scevra di pericoli per Kantibay, lo aveva forse spinto, oltre al desiderio sempre dimostrato di essere nostro amico, a scri vermi pochigiorni dopo il mioarrivo in Massaua la lettera in data 3 maggio ultimo, di cui uniscola traduzione(annesso n. 2) che fu plausibile pretesto alle negoziazioni attuali, le quali così risultano avvenute per iniziativa sua.

Trattavasi, a questo punto, di risolvere la situazione in modo che:

1.° se ne avvantaggiassero i commercianti ed il commercio divenisse vie più attivo fra Massaua el'interno per la via degli Habab;

2.º che le nuove condizioni fossero accettabili per Kantibay;

3.ºche il tutto si coordinasse ai progetti ed agliinteressi del regio governo.

Preso ad esame, sui dati statistici della dogana, il movimento commerciale effettuatosi per mare tra Massaua e gli Habab,risultò che nei primi quattro mesi di quest'anno aveva raggiunto la somma di circa lire 600,000 non com presavi la gomma, che paga idiritti doganali all'atto dell'esportazione.

Questa cifra, che rappresenterebbe un traffico annuodi lire 1,800,000 pare da ritenersi come un minimo; sia perchè il traffico colla costa degli Habab presentando finora, come già si disse, dei pericoli, erastato intrapreso con esi tazione dai commercianti ; sia perchè nella cifra suddetta non è compreso il passaggio delle carovane per terra da Massaua agli Habab, che l'anno scorso fu di non poca importanza, come ebbe occasione di riferire al ministero il mio predecessore.

Investigato il pensiero dei negozianti e quello di Kantibay, si stabilì che il commercio cogli Habab fosse sottoposto aduediverse tasse fisse ed immutabili: una da pagarsi direttamente al capo degli Habab di untallero per ogni cam mello carico di cotonate e simile merce, e di mezzo tallero perogni carico di zucchero, garofano, sapone, ecc., che rappresenta rispettivamente circa l'uno od il mezzo per cento; l'altra percepita da questa dogana dell'uno e mezzo per cento sulvalore delle merci importate edesportateoltre gli altri diritti doga nali già in vigore.

Questa seconda tassa fu accettata eziandio di buon grado dai negozianti, che trovarono equo di dare un compenso al governo per l'ottenuta notevole dimi nuzione degli oneri che facevasu loro pesare Kantibay, e per la sicurezza che essi acquistavano di poter dare desiderato incremento al loro commercio.

LXXX
Conrenzione con Hamed Kantibay 79
7

Per tal modo essi complessivamente non pagherebbero più che due o due e mezzo per cento invece del cinque ed anche del quindici per cento.

Questa tassa percepita dalla nostra dogana è inoltre in massima parte devo luta a rimborsare la colonia dell'assegno mensile di 500 talleri stato fissato a Kantibay in compenso della diminuzione grave di pedaggio che gli fu imposta. Infatti, prendendo per base la cifra suindicata di lire 1,800,000 del com mercio per mare cozli Habab, la tassa dell'uno e mezzo per cento, darebbe un prodotto di lire 27,000 di alquanto superiore alle lire 25,500 annue assegnate a Kantibay. Mentre pertantodalle nuove relazioni che si inaugurerebbero con il capo degli Habab non ne deriverebbealcun onere per il bilancio, sidarebbe al compenso, accordatogli per la limitazione dei pedaggi cui acconsenti, la forma di uno stipendio, del quale egli si riconoscerebbe debitore all'Italia.

Se poi,come è presumibile, il commercio cogli Habab prenderà maggiore sviluppo, la tassa percepita dalla dogana varrà a rimborsare il governo delle spese,che, in possibile eventualità, fosse per fare in sovvenzione di armi, di munizioni od altro per Hamed Kantibay, od in miglioramento al posto di Taklai, ecc.

Per tal modo regolate col capo degli Habab equamente e secondo i nostri interessi lerelazioni commerciali, lo s'impegnò poi a fornirci tutto il suo con corso e quello del proprio paese in qualunque eventualità, pur riservandoci ogni sovvenzione di armi e soldati, secondo le circostanze e la sua condotta.

Riguardo a questi impegni non si credette opportuno di regolarne fin d'ora i particolari; ma losi farà in seguito per ogni singola questione, compresa pure quella dellatratta degli schiavi, abbastanza delicata per non essere sollevata orainopportunamente. Suquestoultimopropositoconviene ricordare cheKantibay stesso già dichiarò che si sarebbe sottomesso ai nostri voleri, come il generale Gené riferiva al ministero degli esteri con suo rapporto 29 novembre 1886.

Il diritto infine di mettere un nostro corpo dipolizia con un residente a Taklai, od in quell'altro luogo, che si giudicherà più opportuno, mentre potrà validamente giovarea sorvegliare l'esatto adempimentodegli impegni di Kan tibay, tornerà eziandio utile per altri scopi,pur conservando un'apparenza uni camente d'interesse commerciale, che potrebbesi sempre utilmente invocare in certe eventualità.

>

Nè sarà una ben intesa sorveglianza per riuscirci inutile, quantunque, l'in teresse stesso del gran sceik degli Habab, la sua inimicizia cogli Abissini,l'uti lità che egli ben capisce di poter ricavare dalla sua sottomissione, ela con dotta deferente che egli sempre tenne in passato a nostro riguardo, lascino fon datamente credere che egli si manterrà fedele ai presi impegni con reciproco vantaggio.

Se poi coteste previsioni andassero fallite, potremmo sempre costringerlo a rispettare i convenuti patti colla minaccia di impedirgli ogni comunicazione per mare ed ogni rifornimento da Massaua, il cheavrebbe intanto per immediata conseguenza la perdita per lui dell'assegnoe dei pedaggi.

Avendomi Hamed Kantibay dimostrato vivamente ildesirlerio che nel suo atto di sottomissione si inserisse una specie di riconoscimento per parte nostra del diritto ereditario nel suo figlio ad essere il capo supremo degli Habal, prin cipalmente pel malfermo suo stato di salute, non mi opposi a che si facesse un accenno nel senso desiderato .

Mentre un tale accenno ci lascia intera libertà d'azione d'intervenire, o no, nell'ordine di successione del capo degli Habab, non pare urti la legge e gli usi musulmani nella successione ereditaria, giacchè lo stesso Hamed Kantibay successegià nel comando a suo padre.

Hamed Kantibay ha, come giàriferii a Vostra Eccellenza, il progetto di re carsiin pellegrinaggio alla Mecca; per cui la convenzione stipulatapotrà entrare in vigore alsuo ritorno, quandoottenesse l'approvazione del regio governo.

.

Libro verde
Il maggior generale : SALETTA, L

Convenzione con Hamed Kantibay 7

(Annesso n . 1). SCHEMA DI DICHIARAZIONE DA FIRMARSI DA KABTIBAY HAMED. Massaua , 5 giugno 1887 .

Io sottoscritto, Kantibay Hamed, figlio di Kantibay Hassan, capo di tutte le tribùhabab e dipendenze, confermo col presente atto l'amicizia già esistente tra gliHabab el'autorità italiana in Massaua, e, a nome mio ed a nome di tutto il paese Habab, dichiaro in modo solenne e formale la mia persona e il nostro paese sotto l'assoluta dipendenza del governo italiano sotto la protezione del quale ci poniamo.

In conseguenza m'impegno ancor più particolarmente ad adempiere con ogni scrupolo alle seguenti condizioni impostemi dallo stesso governo:

1.9 Sarò sempre pronto ad eseguire ogni ordine di questa suprema autorità italiana, tanto per latutela degli interessi commerciali, quanto per ogni coo perazioneo concorso che potrebbe venirmi richiesto dalle medesima.

2.º Come già offrii una prima volta, metto nuovamente ora tutto il paese Habab a disposizione del regio governo per quelle operazioni ed occupazioni militari che credesse di farvi tanto in modo provvisorio quanto in modo stabile. I soldati e ufficiali italiani saranno ben accolti ovunquee sarà nostra cura di procurare loro guide, scorte,cammelli, buoi, contro equa rimunerazione.

3.° Qualora poipiùspecialmente richiestone,m'impegno a fornire a questa superiore autorità italiana tutti i buoi che direttamenteo indirettamente po tessero occorrerle, come anche i cammelli che, sia per definito acquisto, sia per temporaneo affitto con i relativi conducenti, potesse desiderare, il tutto a prezzi ragionevoli da determinarsi con speciali convenzioni.

4.° In relazione allo stato presente di guerra con l'Abissinia, dichiaro di avere prese conoscenza del manifesto pubblicato al riguardo da questo superiore Comando e di ottemperare pienamente alle prescrizionidel medesimo.

Mi rendo responsabile della fedele esecuzione d'ogni sua clausola da parte delle tribù degli Habab, dichiarando fin d'ora comune nemico ogni dissidente che parteggiasse per l'Abissinia. In garanzia degli impegni da meassunti lascio in ostaggio, e quale mio procuratore, il mio figlio Mahmud.

5.° Qualora lo stato di guerra coll'Abissinia e con qualunque altro nemico dell'Italiarichiedesse la cooperazione attiva degli Habab, oltre afornire i nezzi di trasporto, buoi, cammelli, scorte e guide, come sopra èdetto, mi dichiaro pronto ad agire con la mia gente come ci verrà indicatodal governo, enutro fiducia che il governo stesso vorrà, nella misura e mododa luicreduto più con veniente, fornirci armi, munizioni ed anche i suoi soldati per la difesa del ter ritorio habab.

7

6.0 Darò sempre ed obbligherò la mia gente a dare efficace protezione a tutti i forestieri che transiteranno o verranno nel paese habab raccomandati da quest'autorità italiana; proteggerò in modo speciale le carovane dei mercanti e negozianti di Massaua , che arriveranno negli Habab; mi rendo responsabile della sicurezza delle loro persone e delle loro mercanzie sul territorio habab, pronto a rimborsare il valore della merce in caso diperdita non giustificata, occasionata dagli Habab, faciliterò agli interessati la formazione delle carovane, adoperandomi perchè siano a loro procurati i necessari cammelli e perchè i prezzi di nolo dei medesimi siano ragionevoli.

7.9 Mi obbligo a non prelevare decima o imposta di sorta sulla merce in arrivo e in partenza, e mi dichiaro soddisfatto con la riscossione che il governo concede cheio percepisca sopra ogni cammello carico, in compenso dellecure e spese da me fatte per assicurare il regolare andamento delle carovane. Questo pedaggio non potrà oltrepassare la somma di un tallero per ogni cammello ca rico , che transiterà per il territorio habab, e qualora poi trattisi di carico di dura o cereali,il pedaggio verrà limitato amezzo tallero per cammello carico.

8. Il luogo dipercezione del pedaggio dovrà essere possibilmente uno, da determinarsi in Taklai secondo ognt maggioreprobabilità; però, qualora ai ne gozianti riesca più comodala determinazionediun secondopunto, mi adoprerò perchè anche inquesto, vi sia un mio agente il quale accudisca senza ritardo e

LXXXII

Relazione del generale Suletta al ministro della guerra LXXXIII

senza deviazione alla spedizione delle carovane. Il governo favorirà nel modo che crederà più opportuno il commercio nell'ancoraggio di Taklai, stabilendovi pure un corpo di polizia edun residente quando lo creda.

9.9 Mi dichiaro grato al governo per l'assegno mensile stabilitomi in tal leri 500, per la sua benevolenza nel riconoscermi con tutta la mia famiglia quali suoi sudditi e nel non avere difficoltà a che l'ordine di successione, in caso di mia morte, abbia luogo, secondo l'uso, di padre in figlio, e m'impegno anche per i mieieredi e successori perchè vengano sempre mantenute e rispet tate tuite le obbligazioni contenute in questa dichiarazione.

La presente scrittura fatta in doppio originale è letteralmente e volontaria mente da me accettata, previa conferma e approvazione del regio governo in Roma, ed è sottoscritta in presenza del mio fratello Hammededeicapi nota bili qui presenti, che vi appongono pure il proprio sigillo,dichiarandoessi pure, per la parte che potesse riguardarli, di accettare personalmente le obbligazioni sopra specificate.

(Annesso

n. 2). TRADUZIONE DI LETTERA DI KANTIBAY AL COMANDANTE SUPERIORE .

Oggi stesso ho saputo che la E. V. ha onorato Massaua con la sua presenza. Lode a Dio per il felice arrivo, di cui io mi conto onorato. Tanto io quanto i miei Arabi siamo stati contenti, e le nostre anime allegre pel vostro arrivo.

Ora chiedo il permesso di venire a Massaua per aver la gioia di vedervi e baciare le vostre mani.

Che il nostro Signore vi aiuti, vi renda vittorioso sul vostro nemico e vi conceda il vostro desiderio.

Ora io aspetto l'ordine della E. V. per avere tale onore ; ed intanto l'ordine spetta a chi possiede l'ordine.

9 sciâban 1304 (3 maggio 1887).

(Annesso II).

Il capo degli arabi Habab (f.) (Sg.) HAMMED HASSAN..

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA

.

Massana, addi 9 luglio 1887.

In continuazione al mio rapporto del 30 corrente colquale io informava l'E. V. del risultato delle trattative colle tribù degli Habab, mi pregio tras mettere qui unita una copia in arabo della convenzione stessa, la quale è stata firmata non solo dall'Hammed Kantibay, ma ancora dai suoi fratellie dai capi delle tribù. Il testo di questa convenzione non è che la traduzione dello schema di sottomissione annesso al rapporto precedente.

Per dare maggior importanza alla conclusione di questi accordi con queste numerose tribùe far meglio rilevare l'autorità italiana, io mi permetto di chie dere all'E. V. di essere autorizzato a seguire l'abitudine invalsa in questi paesi di riconoscere solennemente i capi delle tribù colla cerimonia dell'investitura. Questa usanza è stata seguita fin da quando venne qui inviato nel 1865 il primo governatore di Massaua, Hassan bey, ed in allora vennero stabilitecerte norme non solamente riguardo alla cerimonia dell'investitura, che aveva luogo davanti ai notabili del paese, ma ancora riguardo aidoni che dall'autorità go vernante venivano fatti all'investito,consistenti quasi esclusivamente in oggetti di vestiario e armi da portarsi nelle circostanzesolenni . A titolo di curiosità aggiungo in un annesso l'elenco e il valore di questi oggetti che vennero regalati in varie circostanze.

Lo stesso Kantibay ha avuto simile investitura da Rascid pascià, da Mün zinger pascià e da Ras Alula nel 1884. Il dilui padre fu investito dal go vernatore Hassan bey. Non sarebbe che giovevole al nostro prestigio di conti.

LXXXIV Relazione del generale Saletta al ministro della guerra

nuare questa usanza, non solamente a riguardo del Kantibay, ma ancora degli altri capi e naib i quali si vedrebbero in tal guisa a noi vincolati in un modo piùsolenne, circostanze da avere un certo valore fra queste popolazioni.

Riguardo all'ammontare dei doni , si potrebbero seguire gli usi del governo egiziano indicati al principio dell'annesso per un valore di talleri 105, sosti tuendo la sciabola turca con un fucile che si desidererebbe che avesse una certa apparenza.

Fra i capi che hanno qui accompagnato il Kantibay per far atto di sotto missione, è da notarsi ilfiglio delBelad-el-Scheik, il quale è qui venuto per rappresentare il padre, cheè uno dei capi più venerati della religione e gode di grande riputazione e influenza al suo paese. Io sarei d'avviso che fosse nel nostro interesse di usare riguardi speciali a questo santone, e proporrei di pas sargli un assegno di 100 talleri mensili, nel mentre per una sola volta si po trebbe fare un regalo al figlio.

Altro rappresentante d'importanza qui venuto con Kantibay è il capo della tribù degli At-Temarian. Questa tribù è ora scissa in due partiti ; l'uno s'è pronunciato in favore di Ras Alula, e l'altro è rimasto a noi amico ed il suo capo ha fatto atto di sottomissione, aderendo alla convenzione fatta con Kan tibay. Converrebhe mostrargli il nostro gradimento e la nostra autorità col l'investirlo capo della tribù degli At-Temariam e pagargli un assegno mensile di 50 talleri. Questo fattosusciteràla gelosia e forse la ostilità del capo della parte degli At-Temariam fedele a Ras Aluja, il cui risultato sarà che proba bilmente l'intera tribù si dichiarerà in nostro favore, come assicura lo stesso Kantibay.

Nel prendere conoscenza dei documenti diplomatici inviatimi dal ministero degli affari esteri ho notato una letteradelcomm. DeMartino, nellaquale si fapresente che il signor Kitchenersarebbe contrario all'occupazione di Taklai da parte delle nostre truppe, e all'impianto di uffici civili italiani in quelle località. Siccome nel progetto di convenzione cogli Habab noi ci riserbiamo il diritto di mantenere in Taklai un corpo di polizia ed anche un nostro rappre sentante, qualora noi lo credessimo conveniente, così mipermettosubito di far rilevare che questa clausola non potrebbe in nessun modo urtare lo suscettibi lità del signor Kitchener, poichè essa vi èstata appostaper vincolare gli Ha bab a non opporsi a questo nostro eventuale disegno, nel mentre noi siamo li beri di non approfittare di questa riserva.Se poi in ogni modo ce ne venissero fatte delle rimostranze, ciò potrebbe divenire oggetto di spiegazioni e d'accordi tra questo comando e l'autorità diSuakim,in conformitàdelleintelligenze prese relativamente al limite di sorveglianza sulla costa tra Massaua e Suakim . Il maggior generale: SALETTA

MEMORIA .

77 > 25519ABB 7

talleri 105

5
1
Nell'anno 1282 (1865)il governo egiziano mandò, quale suo primo governa tore a Massaua, Hassan bey. Perchè i capi delle principali tribù e i naib avessero dagli altri distinzione nelle circostanze in cui si recavano a Massaua per gli omaggi all'autorità go vernante, essa equipaggiò costoro dei seguenti oggetti del valore come ap presso : camicia di seta. talleri cintura persiana soprabito di panno rosso un paio scarpe rosse un tarbush una sciabola turca con fodera d'argento 40 un turbante . una veste di seta colorita In tutto

Mediazione inglese

L'Abissinia equipaggiava il naib Mohamed di un mantello di cotone e seta . una camicia di raso una mula . uva lancia uno scudo argentato

La stessa forniva il Kantibay di un mantello . una camicia . un cavallo Dongola due lancie uno scudo un braccialetto d'oro e d'argento

talleri 16 12 30 10 30

17 12

In tutto talleri 98 17

>>> 79

talleri 16 12 300 20 30 100

In tutto talleri 478

La presente memoria è fondata su informazioni prese dal sottoscritto in pro positoda persone autorevoli. Massaua, 19 giugno 1887. Il canceiliere interprete CESARE HAG.

135 . IL R. INCARICATO D'AFFARI A LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI .

(T.). 2 agosto 1887, ore 2.20 pom.

Ho comunicato a lord Salisbury il telegramma di V. E. di ieri sera (1). Sua Signoria m'ha detto di comprendere benissimo che questo tentativo di media zione nondeve rallentareinostri preparativi per una azione militare. Questi preparativi erano tanto più necessari, che potrebbero avere per risultato d'im pensierire il Negus e di renderlo più propenso a sottomettersi alle nostre con dizioni.

Mi sono accorto che il telegramma di V. E. ha prodotto un'eccellente im pressione sullo spirito di lord Salisbury; che egli ha veduto con soddisfazione la pronta ed energica determinazione del governo del Re, e che egli spera che gli offici dell'Inghilterra condurranno ad un felice risultato. CATALANI.

136 . IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTBO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI

Londra, 2 agosto 1887. Signor ininistro,

Mi è stato detto al Foreign office che, nel suo recente soggiorno in Londra, sir Evelyn Baring manifestò'il parere che, fra qualche tempo, sarebbe stato utile modificare l'articolo conchiuso fra l'Italia e l'Inghilterra rispetto la vigi lanza che esercitiamo da Massaua a Ras Kasar. In conformità di quell'accordo, faceva notare sir E. Baring, la tribù degli Habab è politicamente scissa in due parti: una parte sottoposta aduna specie di protettorato italiano, l'altraaduna specie di protettoratoinglese.Tenendo conto dell'indole subdola degli Habab, era da temersi, conchiudeva sir E. Baring, che costoro profittassero di qualsiasi opportunitàper muovere conflittidi giurisdizione e tentare di mettere in iscrezio leautorità inglesi colle italiane. Nèlord Salisbury, nè alcuno dei vice-segretari di Stato del Foreign office, mi ha fatto parola sutale argomento. Credo utile, cionondimeno, di portare a notizia dell'Eccellenza Vostra ciò che precede. CATALANI.

LXXXV
( 1 ) V. il doc . n.
133.

137 . IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA.

Roma, 9 agosto 1887. Signor incaricato d'affari,

Il suo rapporto del 2 agosto (1) mi fa conoscere il parere espresso da sir Evelyn Baring che, fra qualche tempo, sarebbe utile modificare l'accordo con cluso fra l'Italia e l'Inghilterra circa la vigilanza che esercitiamo da Massaua a Ras Kasar.

La ringrazio della comunicazione. Suppongo che l'osservazione di sir E. Ba ring sia l'eco di un concetto, di un dubbio messo innanzi dal colonnello Kit chener. Però, nel fatto, il dubbio è statorisoluto, assenziente ilKitchener stesso, nel senso che, pur rimanendo fermo, sulla costa, il limite della nostra sorve glianza a Ras Kasar, nel fatto, poi,le tribù Habab della regioneche sta dietro la costa intera da Massaua a Ras Kasar, siano tutte soggette alla nostra in fluenza. Sono appunto fondati su codesta base gli accordi presi dal generale Saletta coi capidi quelle tribù. CRISPI .

138 . IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM

(T.) Londra, 10 agosto, ore 0.10 pom .

Ho l'onore di trasmettere traduzione della lettera dellaRegina al Negus, di cui lord Salisbury si è compiaciuto darmi comunicazione. Dopo i complimenti d'uso: Noi deploriamo assai che abbiate avuto delle dispute cogliItaliani , che sono una nazione potentissima, con buone ed amichevoli intenzioni. Allorchè, fin dal principio, essisono andati ad occupare Massaua, hanno impreso a man tenere ed osservare gli accordi da noi stretti con voi nel trattato negoziato dall'ammiraglio Hewett relativamente alla libertà di commercio. Allorchè vi siete lamentato che questi accordi nonerano interamente adempiti, noi vi ab biamo inviato il signor Harrison Smith, perindagare com'erasorto il malin teso, ed abbiamo sperato che, dopo averloveduto, le vostre relazioni coll'Italia sarebbero state amichevoli e che la vostra vertenza sarebbesi composta amiche volmente. Avevamo pure l'intenzione d'inviare un agente a Massaua per invi gilare sulla libertà di commercio. Il vostro generale Ras Alula s'è ingannato circa le intenzioni degli Italiani, che aveano stabilito posti a Saati e Vaà, per la protezione delle carovane, e non per invadere l'Abissinia. Così Ras Alulaha attaccato gli Italiani ingiustamente, e vi è stata guerra tra voi ed essi. Gli Italiani dichiarano che non saranno soddisfatti se non avran ricevuto ripara zione per l'attacco che loro è stato fatto, e sono assolutamente decisi a conti nuare la guerra. Essi sono una nazione potentissima; ma se voi desiderate la pace, noi domanderemo loro a quali condizioni sarebbero disposti a farla, e procureremo d'aiutarvi per giungere ad un accomodamento. , Seguono i com plimenti.

CATALANI.

139 . IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI

ESTERI .

(T.) Londra, 19 settembro 1887, ore 8.20 pom.

Il Foreign office ha ricevuto un rapporto dell'agenteinglese al Cairo conte nente il parere del colonnello Chermside sulla probabilità del successo della mediazione inglese tra l'Italia e l'Abissinia. Secondo il colonnello, ilNegus non acconsentirebbe mai, senza una guerra, all'occupazione permanente di Sahati e Uaà da parte dell'Italia.Maiegli ci farà proposte per arrivare ad un accomo damento; meno poi ci offrirebbe una riparazione. Non so quantaimportanza possa attribuirsia tale opinione.

CATALANI.

(1) V. il doc. n. 136.

LXXXVI Lettera della Regina Vittoria al Negus - Opinioni di Baring e Chermside

140 . IL R.

Iniziativa presa dalla Germania circa la mediazione inglese LXXXVII

AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO

AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI .

(T.) Alessandria, 22 settembre 1887, ore 10.50 ant.

Il corriere inglese latore della lettera della Regina Vittoria partì da Suakim il 16 corrente . DE MARTINO.

141

. IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI IN

LONDRA.

(T.) 12 ottobre 1837, ore 7 112 pom.

Ho avuto conoscenza, nel modo più confidenziale, di pratiche fatte dalla Ger mania, senza domanda o partecipazione di sorta da parte nostra, presso il ga binetto di Londra acciocchè un amichevole intervento del governo inglese possa, ottenendoci riparazione ed eque concessioni, prevenire un conflitto sanguinoso fra l'Italia e l'Abissinia. Tale notizia non ha arrestato nè arresterà i nostri preparativi. Essa perònon è menodegnadiconsiderazione, segnatamente dacchè ci risulta che lord Salisburyha dimostrato la più grandepremura nell'accogliere le seguenti aperture del gabinetto di Berlino. Difatti, Sua Signoria ha telegra fatodirettamente edin via particolare all'incaricato d'affari britannico in Ger mania, annunciandogli che si era messo in relazione con sir Evelyn Baring, ministro plenipotenziarioalCairo.Secondoil parere espressoda lordSalisbury, il migliormezzosarebbe che sir Gerald Portal, segretario di sir EvelynBaring, fosse mandato in Abissinia,ma converrebbe che noi c'impegnassimo a non intraprendere leostilitàprimadelsuo ritorno, per non esporlo a gravi pericoli. Dipiù,lord Salis bury desidererebbe ricevere quanto prima risposta ai tre seguenti quesiti:

I. Quale sia il limite più ristretto delle domande dell'Italia all'Abissinia?

II Saremmo noi disposti, in contraccambio della cessione di Sahati, a con cludere con l'Abissinia un trattato favorevole di commercio ?

III. Il governo italiano prenderebbe l'impegno di non fare annessioni ul teriori sul territorio abissino ?

Ecco la nostra risposta ai diversi quesiti enunciati:

I. L'Italia ha accettato ed accetta, in massima, le pratiche amichevoli of fertele, in quanto non rechino pregiudizio nè al suo prestigio politico nè al suo onore militare.

II. Poichè il governo britannico crede utile l'invio del signor Portal, l'Italia è disposta a farlo accompagnare da qualsiasipersona che possa concorrere al buon esitodella missione, e seguatamente da un interprete scelto e di fiducia.

III. Il governo italianoconsente a non prendere l'offensiva sino al ritorno disir G. Portal, purchè però taleritorno si effettui prima della fine del mese di novembre, il principio delle ostilità, se esse devono aver luogo, non potendo essere più lungamente differito.

IV. L'Italia non s'impegnerà a non fare ulteriori annessioni, poichè un tale impegno è troppo indeterminato. Il governoinglese non .acconsentirebbe a prenderlo. Però il governo italianonon esiti a dichiarare chenon aspira ad occupazione veruna del territorio abissino propriamente detto. Intende soltanto essere rispettato nei territori che esso occupa e loro (lipendenze, e procurarsi in tale intento, tutte le garanzie strategiche necessarie.

V. L'ocenpazione di Sahati e di Vaà non rappresenta una cessione territo riale, questi due puntinon essendo mai stati riconosciati all'Abissinia. Il loro possesso (ed ifatti lo hanno provato ad esuberanza) non basta a costituire la garanzia sufficiente di cui è parola nel paragrafo che precede.

VI. L'Italia è disposta, in contraccambio di una combinazione territoriale soddisfacente per la sua dignità ed i suoi interessi, a conchiudere un trattato di commercio favorevole all'Abissinia.

Siccome il piroscafo che potrebbe prendere a bordo sir G. Portal salperà da Suez il 20 ottobre, non vi è tempo da perilere. Voglia dunque far in modo che lord Salisburyabbia, quanto prima, conoscenza di ciò che precede. Saremmo lieti che Sua Signoria vi trovasse una base di assestamento. CRISPI.

Lettera della Regina Vittoria al Negus.

Missione Portal

* 142. IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI .

Londra , 13 ottobre 1887. Signor ministro, Ric . il 16 .

Mi affretto a segnare ricevimento del telegramma che l'Eccellenza Vostra si è compiaciutadirigermiieri (1), circa la nuovaproposta di mediazione dell'In ghilterra fra l'Italia el'Abissinia. Ne darò comunicazione a lord Salisbury quanto prima ciò ini sia possibile.

Mi onoro intanto informarla che il vice-segretario di Stato del Foreign office ha ricevuto poco fa le istruzioni di lord Salisbury circa l'invio del signor Portal inAbissinia, portatore di una letteradella Regina.

La lettera di Sua Maestà è brevissima.

La Regina invia al monarca abissino i suoi saluti; gli rammenta che gli ha scritto circa due mesi or sono; e gli manifesta il desiderio di conchiudere un accordo circa un tratto di territorio che apparteneva recentemente all'Egitto e confina coll'Abissinia.

La Regina raccomanda quindi, in particolar modo, il signor Portal alla be nevolenza del Negus; e prega quest'ultimo di pigliare in considerazione le cose che gli dirà il signor Portal.

L'Italia non è punto menzionata nella lettera; nè v'è cosache possariferirsi a minaccie o pericoli di guerra.

Oltre la lettera, il signor Portal porterà al Negus il dono di duespade.

La lettera,mi disse sir Julian Pauncefote, dovrebbe partire infallibilmente domani per giungere in tempo il 20 corrente in Alessandria. La sola difficoltà che si opponeva all'invio di essa (soggiunse) era la necessità di sapere se il governodel Re consentiva a non cominciare le ostilità prima del rit del signor Portal dall'Abissinia.

Rassicurai sir Julian su tale argomento e lo feci consapevole che io aveva facoltà dall'Eccellenza Vostra di dichiarare a lord Salisbury che il governo del Re s'impegnava a non pigliar l'offensiva fino al ritorno del signorPortal, purchè questo ritorno si effettuasse prima della fine di novembre.

Ho avuto l'onore di dar ragguaglio all'Eccellenza Vostra di ciòche precede col telegrafo. CATALANI.

* 143. IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI .

Londra, 14 ottobre 1887.

Signor ministro, Ric . il 17 .

Continuo il rapporto d' ieriedho l'onore di far noto all'Eccellenza Vostra che lord Salisbury m'ha fattoinformare da sirJulianPauncefote cheerano stati dati ordini al vice-segretario di Stato del Foreign office di far partire imman cabilmentequesta sera la lettera della Regina pel Negus al ricapitodel signor Portal, e che si manderanno le istruzioni a quest'ultimo per telegrafo.

In questa condizione di cose, non ho frapposto indugio a trascrivere lette ralmente i sei capoversi contenuti neltelegramma dell'Eccellenza Vostrad'ieri , coi quali Ella risponde nel modopiù franco, piùleale e più preciso alle do mande che Le furonodirette dalord Salisbury circa le intenzioni del governo del Re e le condizioni che esso imporrebbe all'Abissinia.

La suddetta trascrizione fu immediatamente trasmessa a lord Salisbury da sir Julian Pauncefote con un corriere di gabinetto.

Ho avuto l'onore di partecipare all'Eccellenza Vostra ciò che precede per telegrafo. CATALANI.

P. s. La lettera ed i doni della Regina pel Negus sono partiti questa sera per l'Egitto. ( 1 ) Y. doc . 1. 14 } .

I.XXXVIII

* 144.

IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI.

Lonira , 18 ottobre 1857. Signor ministro, Ric . il 21 .

Ieri ricevetti un biglietto, col quale il sotto-segretario di Statomi faceva conoscere avere una comunicazione da farmi per parte di lord Salisbury. Mi trasferii senza indugio al Foreign Office, e sir Julian Pauncefote mi disse che, essendo state signiticate a Sua Signoria le considerazioni dell'Eccellenza Vostra (telegramma del 12 corrente (1)) in ordine all'interposizione della mediazione inglese nella nostra controversia coll'Abissinia, essa lo aveva incaricato di ri spondere nei seguenti termini: L'estremodesiderio del governo di S. M.la Regina, del quale il signor Crispi comprende le ragioni, di mettere fine alle infelici condizioni delle relazioni fra l'Italia e l'Abissinia, lo ha indotto aman dare il signor Portal in missione. Non si può preilirese riusciremo o no. Le difficolta sono enormi , e, se non otteniamo l'intento, il governo italiano può essere sicuro che non sarà per mancanza di buona volontà da parte nostra.

»

Sir Julian aggiungeva sir Evelyn Baring avere nel frattempo telegrafato a lord Salisbury suggerendo che il signor Portal partisse il 20 corrente da Ales sandria per Nassaua, dove s'intenderebbe colle autorità italiane circa la via a seguire per la continuazione del suo viaggio, e vi potrebbe riceverele ulteriori istruzioni che il Foreign office avesse ad impartirgli, ed osservando sarebbe forse materialmente impossibile che il signor Portal abbia il tempo di essere di ritorno prima della fine di novembre, il che dipenderebbe dal luogo dove troverebbesi il Negus; la posizione sarebbe aggravata se nell'intervallo si co minciassero le ostilità. Questo il telegrammadi sir E. Baring, il quale però non era ancora stato comunicato a lord Salisbury, perchè Sua Signoria era in viaggio, nè giungerebbe in città che oggi o domani.

Ringraziai il sotto-segretario di Stato della comunicazione fattami, e mi li mitai a fargli osservare che i nostri preparativi militari non implicavano ne cessariamente un iniziamento di ostilità, le quali potevano differirsi, a meno che gli Abissini venissero ad attaccarci. Conclusi non indugerei a portare la comunicazione di lord Salisbury alla conoscenza dell'Eccellenza Vostra.

Della comunicazione fattami da Sir Julian diedi immediatamente contezza telegrafica a Vostra Eccellenza. CORTI,

145. IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA .

(T.) Napoli, 19 ottobre 1887, ore 11 ant.

Ella può assicurare loril Salisbury che le ostilità nonavranno principio che al ritorno del signor Portal dall'Abissinia. Solo noi desideriamo che questo ri torno abbia luogo innanzi la fine di novembre. CRISPI.

*

146 . IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI.

Londra, 21 ottobre 1887. Signor ministro, Ric . il 2 .

Nella mia prima visita a lord Salisbury, Sua Signoria intrattenendomi del l'affare diMassaua, midisseche non essendovitempodaperdere, e,dalsuocanto non avendo altro scopo che di agire, nei limiti del possibile, in conformità dei desideriidel regio governo,egli proponeva che il signor Portaled ilcoman dante italianoa Massaua fossero incaricati dai rispettivi governi d'intendersi

(1) V. doc. n. 141, Libro verde.

Jissione
LXXXIX
Portal
M }

sopra tutti i dettagli che riguardano l'esecuzione della missione affidata al primo. Però Sua Signoria aggiungeva la calda raccomandazione che le nostre condi zioni , soprattutto per quel che concernevano le occupazioni territoriali, fossero più moderate che si potesse,affine di renderne più probabile l'accettazione da parte del Re di Abissinia ; il quale suggerimento gli era unicamente inspirato dai nostri interessi, imperocchè eglisapeva quanto era costata all'Inghilterra una spedizione in quelle regioni , e d'altra parte non mancavanointrighi presso quel Sovrano contro l'Italia. Se l'E. V. accettasse la propostain discorso, egli si limiterebbe a dare peristruzione al signor Portal d'intendersi col generale Saletta circa il modo di dare esecuzione alla sua missione. Nè ho d'uopo ag giungere che l'E. V., nel dare a questi le idonee istruzioni, potrebbe aggiun gervi quella d'affrettare quanto fosse possibile la partenza del signor Portal da Massaria per l'interno.

E mentre stavo telegrafando a V. E. il riassunto delle cose predette, com parve un biglietto del segretario privato di lord Salisbury, pel quale Sua Si unoria mi pregava far conoscere all'E. V. come sir E. Baring stimasseimpor tante che, se era possibile, fosse data al governatore di Massaua l'istruzione di fare in modo d'informare Ras Alula della prossima visita della missione inglese, attive questi potesse darne notizia al Re di Abissinia. Del quale desiderio di Sua Signoria diedi pure contezza telegrafica all'E. V. CORTI .

147 . - IL MINISTRO DELLA GUERRA Al R. COMANDANTE SUPERIORE A MASSAUA. (T.) Roma, 21 ottobre 1887, ore 7 pom.

È imminente l'arrivo a Massaua disir Gerald Portal,segretario di sir E. Ba ring, agente diplomatico inglese al Cairo. È incaricatodi una missionedelsuo governo presso il Vegus. Vostra Signoria voglia fornirgli tutte le indicazioni che valgano a facilitare itinerario migliore e più spedito, modi e mezzi per compimento sua missione e, se lo richiede, interprete che conosca bene inglese e amarico . BERTOLÈ VIALE ,

148 . IL MINISTRO DRLLA GUERRA AL R. COMANDANTE SUPERIORE A MASSACA, (T.) Roma, 29 ottobre 1887, ore 11.50 ant. Avvisi telegraficamente se giunto o appena giunga a Massaua sir Gerald Portal.Riferisca telegraficamente ogni disposizione presa circa giorno partenza, iti nerario e probabile durata viaggio del medesimo. BERTOLÉ VIALE.

*

149 . IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE

IN LONDRA,

Roma, 22 ottobre 1887. Signor ambasciatore, Riferendomi al suo telegramma di ieri sera (1), La prego di far conoscere a lord Salisbury che il signor Portal otterrà da parte del generale Saletta ogni possibile agevolezza pel suo viaggio. Tuttavia non possiamo nè dobbiamo an nunciare noi stessi agli Abissini l'arrivo del messo di S. M. Britannica,poichè sarebbe in tal caso considerato e trattato come un amico nostro, da noi diret tamente o indirettamente inviato. Ora, quantunque disposti a concedere la pace alle condizioni stabilite nel mio telegramma del 12 del corrente mese (2) condizioni che il governo britannico deve riconoscere moderate non potremmo in nessun caso, nè domandarla, nè fare altro passo qualsiasi verso di essa. Il signor Portal non dovrebbe, poi, per arrivare dal Negus, passare pel campo di

(1) V. il doc. u. 110. (2) V. doc. n. 141.

XC Missione
Portal 1

Istruzioni sulle proposte che il signor Portal dorrà fare al Negus XCI

Ras Alula; ciò lo esporrebbe a pericoli e ad ostacoli: egli dovrebbe prendere quel l'altra via più diretta e più facile che il generale Saletta gli potrà indicare.

Per quanto riguarda lo spaziodi tempo durante il quale ci potremmo aste nere da atti di ostilità, iomi riferiscoalle precedenti comunicazioni . Noto però ad ogni buon fine, che la rioccupazione di Sahati e di Ua-à, come Ella ne avvertì lord Salisbury , non potrebbe, ai nostri occhi, costituire un atto di ostilità.

>

Pregando V. E. di comunicare quanto precede a lord Salisbury, attendo ri sposta sollecita. CRISPI.

*150. - IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI.

Londra, 24 ottobre 1887. Signor ministro, Lord Salisbury mi ha detto che circa le comuni azioni da farsi al Negus, eglistessodarà le necessarie istruzioni alsignor Portal. Sua Signoria non sa prebbe però formulare le proposte che si debbano recare al Negus,senza prima conoscere levedute di V. E.,specialmente per quanto riguar la la questione territoriale. Lord Salisbury soggiunse che non vierano, del rimanente, se non tre vie di procedere nelle attualicircostanze, o difar conoscerea lui itermini accettabili da V. E., o d'incaricareun plenipotenziario a Massaua di concertare tali termini col signor Portal, o d'incaricare quest'ultimo di fare al Negus la proposizione di sottoporre lasua controversia coll' Italia ad un arbitrato. Attendo istruzioni dall'Eccellenza Vostra. Corti.

- 151 . IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. AMBASCIATORE IN LONDRA.

(T.) Torino, 25 ottobre 1887.

Le nostre vedute suitermini della mediazione, quali ci sembrerebbero accet tabili, sono note a lord Salisbury. Ella non ha dafare altro che rileggere il mio telegramma del 12 corrente ( 1). in cui, rispondendo a tre domande del go verno inglese, ho esposto in sei punti le nostre condizioni e le intenzioni del regio governo. Provo qualche meraviglia che, avendo abbordato tale questione con lord Salisbury, Ella non abbia previamente preso conoscenza di tutti i do cumenti chevi siriferiscono. Lainvitosa rileggere i telegrammi del cav. Ca talani e miei. F. CRISPI.

152 . - IL MINISTRO DELLA GUERRA AL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE D'AFRICA.

Roma, 26 ottobre 1887 .

Il governo, in conformità delle dichiarazioni fatte al Parlamento, ha deter minato d'intraprendere e possibilmente compire in Africa un'azionemilitare la quale valga a rivendicare quivi il prestigio delle nostre armi ; e ciòsenza im pegnarci in una guerra a fondo coll'idea di conquistare l'Abissinia. In questo preciso concetto il governo ha deliberato chel'azione predetta debba essenzial mente consistere nel rioccupareSahati eUa-à;le quali posizioni fummo nello scorsogennaio ostrett a sgombrare per insufficienza di forza militare. Alle ope razioni necessarie per l'attuazione di tale intendimento si sono commisurate le forze militari affidate al comando della S. V. Sahati è laposizioneche, sotto ogniriguardo, piùcipreme di occupare e dioccu pare fortementeepermanentemente. Il possesso diSahati fu la cagione principale dell'attaccodegliAbissininel passatogennaio. È dunque questionedipuntod'onore È lo impadronircene di nuovo. Oltre aciò, mentre quella posizione in balia degli

(1)
V. doc. n. 141.

Istruzioni al generale di San Marzano

Abissini costituirebbe sempre una minaccia per i nostri presidii diMonkulloe Massaua e più ancora per le popolazioni che accettarono il protettorato della bandiera italiana, Sahati in mano nostra non solo estenderà e assoderà la no stra influenza e il nostro dominio da quella parte, ma sarà un posto avanzato a guardia e a difesa di Massaua.

Il rioccupare Ua-à non ha l'uguale importanza di Sahati, e la convenienza, come il modo di farlo, potrà dipendere dalle circostanze e dalle eventualità.

Quanto a Sahati, si ritiene necessario di quivi costituire una posizione trin cerata, armata di artiglierie e provveduta largamente di viveri e di munizioni da fuoco, dove, con forza limitata, si abbia la certezza di potere resistere con tro qualunque attacco degli Abissini; così da aver tempo a ricevere rinforzi, anche dall'Italia. E Sabati dovrebbe essere collegato a Vonkullo-Massaua con ferrovia (lungo la quale una linea telegrafica interrata) protetta da trincera menti, disposti, l'un dall'altro, a tale distanza che tutto il percorso della fer rovia possa essere battuto col cannone.

A quest'uopo,il ministero della guerra ha spedito a Massaua il materialee il personale per la costruzione di detta ferrovia.Essa sarà a scartamento ridotto (95 centimetri), ma di potenzialità sufficente per assicurare il rifornimento dei viveri e delle munizioni da fuoco,come ancheper trasportare truppe e materiali da guerra.Di questa linea, la esecuzionedella qualeè affidata all'ing. cav. Emi lio Olivieri, sperasi compito il tratto Abdel-Kader-Jonkullo per la metà del pros simo novembre; al suo proseguimento provvederà Vostra Signoria, essendo ne cessario di proteggere ilavoranti con truppe avanzate manmano a conveniente distanza.

Sarebbe nelle intenzioni del governo, una volta Sahati assicurato nei modi e con i mezzi sopraccennati, il ridurre le truppe inAfrica alla forzastrettamente necessaria per presidiare i forti e mantenere le fatte occupazioni; nel quale ideamento fu costituito il corpo speciale ; a meno che gli avvenimentinon inducano ad intraprendere altre operazioni offensive contro l'Abissinia.

Questo è in concreto ilproposito del governo, per l'attuazione del quale ha rinforzato gli attuali presidii in Africa (6600 uomini di truppa regolare, non comprese letre compagnie in Assab e 1900 basci-buzuk) con 5400 uomini del corpo speciale e 6500 altri che s'imbarcheranno subito dopo di esso, di guisa che per la fine delmese venturo avremo a Massaua circa 20,000 uomini. Con taliforze, sottol'abile direzione di Vostra Signoria, il governo pensasarà pos sibile di tener frontea qualunque attacco dagli Abissini si possa tentare du rantei 3 o 4 mesi che civorranno per sistemare la posizione diSahati,come fu indicato sopra, e costruire e proteggere la ferrovia Sahati-Monkullo.

Ilgovernoha chiamato V.S. al comando in capodel corpo di spedizione, perchè fa grande assegnamento sulla sua capacità militare, sullasuaenergia e sulla sua devozione al Re e allapatria ; onde esso ha perfetta fiducia inV. S. e intende lasciarle ogni libertà di azione, sicuro cheElla non perderà di vista l'obiettivo essenziale dell'impresa e la condizione di non impegnarci fuori di misura.

Per questo anche mi sono astenuto dal formare in brigate le truppe del corpo di spedizione e di assegnare i comandi rispettivi agli ufficiali generali messi a disposizione sua.Cosi, presa cognizione dei luoghi e progettateleope razioni da eseguirsi, V. S. vedrà quale raggruppamentodelleunità tatticheai suoi ordini Le converrà fare, che torni più adatto al terreno ed alle operazioni. Ugualmente Ella potrà recare allo attuale ordinamento degli irregolari quelle modificazioni che stimerà opportune ed anche accrescerne il numero.

Come Le è noto dai rapporti che Le furono dati a leggere e comemeglio Le sarà riferito dall'attuale comandante superiore delle regie truppe in Africa, pa recchie delle tribù vicine alle nostre occupazioni hanno accettato ilprotettorato italiano, obbligandosi a portare learmicontrogliAbissini. Ella giudicherà quale migliorconcorso si potrà trarre daquesti alleati, sia per operare razzie che mo lestino il nemico su larga fronte, sia anche per concorrere alle operazioni delle nostre truppe direttamente o indirettamente .

Ua-à è troppo discosto e slegato dalla nostra base d'operazioni per essere,

XCII

come già si è accennato sopra,obiettivo diuna azione d'importanza come Sahati, potrà essere o affidato alla difesa di qualche tribù amicao occupato da basci buzuk nostri, sussidiati anche, qualora Ella lo creda opportuno, da qualche ri parto di truppa regolare.

Ella può fare, per ogni occorrenza, assegnamento sul concorso della squadra dellaRegia marina che avrà alla dipendenza sua nelle acque di Massaua. Di più, duenavi della Società generaledi navigazione italianasaranno tenute a disposizione per quei trasporti d'urgenza che potessero far d'uopo.

Istruzioni al generale di San Marzano XCIII 9

Alla S. V., in virtù del Real decreto 16 ottobre 1887, appartengono tutti i poteri civili e militari, ma il governo le dà facoltà di delegare insieme al Comando della fortezza di Massaua e dipendenze, le incombenze di governo e di amministrazione per gli affari politici e coloniali ad un ufficialegenerale. Questo potrà direttamente corrispondere per gli affarinon militari col ministero della guerra, riferendone però sempre, ben inteso, aV. S.

Il governo sperache Ella troverà modo, coi mezzi che sono posti a sua di sposizione, di compiere l'impresa che le è affidata e nella buona riuscita della quale è implicatala dignità nazionale. Se quando V. S. sarà sul luogo ricono scerà il bisogno di ulteriori provvedimenti per parte del governo e di questo ministero inparticolare, Ella può fin d'oraesser sicuro che io farò tutto il possibile perchè le sue richieste vengano soddisfatte.

È indispensabile che il ministero sia tenuto costantemente a giorno dello stato e dell'andamento delle nostre cose in Africa, sia per norma propria di governo, sia per potersi regolare negli incidenti della politica internazionale che po trebbero insorgere, sia anche per essere in grado di soddisfare alla ben legit tima curiosità delParlamento e del paese. Epperò sarà mestieri che la S. V. mandi frequenti informazioni e specialmente nel caso di previsioni o di avvenimenti d'importanza BERTOLÈ VIALE .

133 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN MASSAUA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.). Massaua, 2 ottobre 1887. Segnalasi da Mader ai confini abissinici che il messaggiero inglese diretto al Negus nello scorso settembre, si è felicemente inoltrato in Abissinia. SALETTA.

* 154. - IL R. AMBASCIATORE IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI .

Londra, 29 ottobre 1887

Signor ministro, Oggi lord Salisbury m'invitò a recarmi ilForeign office per vederlo. Sua Si gnoria mi domandð primjeramentese avevoqualche comunicazione a fargli, ed avendo io risposto negativamente, Essa mi diceva il signor Portal trovarsi a Dassaua, pronto a mettersi in cammino alla volta dell'Abissinia lunedì pros simo, e vera grande premura onde il suo viaggio potesse compiersi primadel cominciamentodelle ostilità, ma il signor Portal non poteva partire da Mas saya senza essere previamente munito delle istruzioni necessarieper l'esecuzione del suo incarico, epperò Sua Signoria desiderava di conoscere gli intendimenti del regio governo in proposito.Essa mi dava indi conoscimento di due tele grammi che aveva ricevuti, l'uno da sir Evelyn Baring, l'altro dal signor Por tal relativamente alle condizioni dell'eventuale accordo fra l'Italia e l'Abissinia. Diceva il primo credere che sipotrebbe indurre il Negus a riconoscere il pos sedimentoda parte nostradi Sahati e linea corrispondente, che suppongo com prenda Uaà;Ghindasarebbe lacittà frontiera dell'Abissinia,elavallediAilet sarebbe considerata comezonaneutra. Il signor Portal esprimera pure l'avviso si potrebbe ottenere dalNegusilriconoscimento della nostra occupazione di

Comunicazioni a lord Salisbury delle istruzioni ricevute a Torino

Sahati e fors'anche di Sanahit, ma questo era un dubbio. Egli domandava inoltre se non si potrebbe ottenere che il regio governo dichiarasse che non intendeva occupare alcun punto delterritorio abissino, al quale proposito ripetei l'Eccel lenza Vostra avere già rifiutato di prestarsi a siffatta richiesta, il rispetto dei territori a ciascuna spettanti esserenaturalmente implicato nell'accordo che sa rebbe per stipularsi.

Aggiungeva lord Salisbury potrebbesi inoltre domandare al Negus una espres sionedi dispiacere per gli avvenimenti occorsi.

Sua Signoria manifestava infine l'avviso che, se di più si domandava, il Ne gus preferirebbe probabilmente d'affidarsi alla sorte delle armi; l'Italia neusci rebbe senza dubbio vincitrice, ma la guerra le costerebbe enormi sacrifizi.

Qui io mi permettevo d'aggiungere che l'Eccellenza Vostra potrebbe far co noscere le sue condizioni, facendole seguire dal minimum accettabile dal regio governo.

Diquesto colloquio ebbi l'onore di dare immediatamente contezza telegrafica alla E. V. CORTI .

*

155. IL R. INCARICATO D'AFFARI A LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI .

Londra, 29 ottobre 1837. Signor Ministro,

Ho avuto oggi un colloquio con sir Julian Pauncefote circa la missione del signor Portal. Ho ricapitolato brevemente i telegrammi scambiati dal 16 al 27 ottobre. Essendomi però nota la partecipazione di lord Salisbury a S. E. il conte Corti del 28 corrente, ho subordinato le mie dichiarazioni alla risposta che l'Eccellenza Vostra vi darà e ne ho fatto espressa riserva. Importa però, a mio credere, che lord Salisbury sia conscio delle istruzioni che l'Eccellenza Vostra mi fece l'onore di affidarmi verbalmente a Torino. Ed ho detto in sostanza ciò che segue:

1.° il governo delRe resta fermo nel dichiarare che non può differire di dar principio alle ostilità oltre la fine di novembre;

2.0 il governodel Re non può consentire che il comandante superiore in Massana si concerti colsignor Portal sopra altro argomento che i particolari del viaggio di quest'ultimo;

3.0 il governo del Re non può accettare la proposta di sottomettere ad un arbitrato la controversia col Negus. Ho soggiunto che le controversie che sisottopongono ad un lodo concernono interessimateriali. Della propria dignità i'Italia non ha altro giudice che se stessa ;

4.° il governo del Resi avvisa che(essendo trascorso il tempo in cui il signor Portal poteva compiere senza pericolo la sua missione in Abissinia) il signor Portal debba aspettare a Massana che sia noto a Roma il tenore della risposta del Negus allaprima lettera della Regina. Se quella risposta desse guarentigia chele condizioni dell'Italia sarebbero accettate dal Negus, il signor Portal proseguirà il suo viaggio.In caso contraric, l'Eccellenza Vostra si ri terrebbe sciolta da ogni responsabilità circa la missione del signor Portal.

Sir Julian Pauncefote ha preso nota delle mie dichiarazionied avrà cura di darne notizia a lord Salisbury. Egli mi ha detto che il signor Portal aveva ieri ricevuto ordini di fermarsi a Massaua e di aspettarvi istruzioni.

Ho avuto l'onore di partecipare all'Eccellenza Vostra ciò che precede col mio telegramma di questa sera. CATALANI.

XCIV

Condizioni poste dal gorerno italiano per la pace coll'Abissinin XCV

156 . IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI A LONDRA.

Roma, 29 ottobre 1887 . Signor incaricato d'affari, Riferendomi al telegramma del 28 indirizzatomi dal signor conte Corti (1), e benchè il nostro pensiero sia noto a codesta Ambasciata sino dal 12 otto bre(2) fo seguire, ridotte alminimum, le condizioni sotto le quali ilgoverno italiano potrebbe accondiscendere a tornare in rapporti pacifici coll'Abissinia:

1.° il Negus esprimerà il suo vivo rammarico per l'ingiusto attacco dello scorso gennaio;

2.0 Sahatie Vaà rimarranno definitivamente acquisite all'Italia, con una zona al di là di almeno una giornata di marcia. Ghinda diventerà città di frontiera dell'Abissinia. La valle d'Ailet passerà nel possesso, o almeno sotto il protettoratodell'Italia. La frontiera sarà tracciata di comuneaccordo e col l'intervento dell'Inghilterra, e indicata sul terreno per mezzo di pali;

3.0 il Negus riconoscerà il protettorato dell'Italia sugli Assaorta e sugli Habab;

4.° l'Italia, d'accordo coll'Inghilterra, occuperà la regione del Senahit;

5.0 un trattato di pace, d'amicizia e di commercio sarà firmato tra l'Italia e l'Abissinia .

Quanto all'impegnodi sospendere le ostilità fino alritorno, nello scorcio di novembre, del signor Portal, mi riferisco ai precedenti miei telegrammi e di spacci.

La S. V. farà conoscere tuttociò a lord Salisbury, e, a seconda della risposta che Ella ne riceverà e mi comunicherà, il regio governo darà istruzioni al ge nerale Saletta, autorizzandolo eventualmente a concertarsi col signor Portal circa i particolari del viaggio di questi. CRISPI.

157

. IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE D'AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

( T. ) Massaua , 30 ottobre 1887 .

Sir Gerald Portal arrivò qui la scorsa notte su nave da guerra inglese. Mi visitò stamattina. SALETTA,

158. - IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA

AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massaua, 30 ottobre 1897.

Oggi partì per Gura e Debra Dama un messaggero indigeno con lettera di Portal ad Alula in cui lo avvisa essere incaricato di missione importante della Regina d'Inghilterra; dovere andare ilpiù presto possibileincontroal Re, ma desiderare veder prima il Ras stesso. Lo prega didare ordlini perchè il suo viaggio non sia interrotto. SALETTA.

159 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massaua, 31 ottobre 1887, ore 4.50.

Sir G. Portal domani partirà via Gura accompagnato dal maggiore Beech e da un interprete capitano egiziano, Jahmi effendi. Come indicazione della durata viaggio,notoche,secondo informazioni odierne, Alula trovasiad Halaie il Negus sempre a Debra Tabor. SALETTA .

(1) V. il doc. n. 155. (2) V. il doc. n. 140.

Opinione di sir E. Baring sull'esito della missione Forla!

* 160. L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA AL MINISTRO -AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI .

Londra , 2 novembre 1887 .

Signor ministro,

Sir Evelyn Baring partecipòper telegrafo a lord Salisburyche, a parer suo, le condizioni di pace proposte dal governo del Re eranosoddisfacentissime, e che tutto portava a credere che sarebbero accettate dal Negus. Con un susse guente telegramma giunto ieri al Foreign office, sir E. Baring informò lord Salisbury che egli aveva comunicato quelle condizioni al signor Portal; gli aveva ingiuntodi partire immantinente per l'Abissinia e che il signor Portal erainprocinto di partire da Massaua.

con

Sir E. Baring soggiungeva però che se lord Salisbury volesse dare un trordine, si sarebbe ancora statiin tempo di fermare ilsignor Portal nel viaggio che stava per imprendere. Da ultimo dichiarava che il signor Portal aveva te legrafato che non eravi pericolo alcuno da temere nel suo viaggio.

Questa comunicazione fu trasmessa nel giorno d'ieri a lord Salisbury al ca stello di Hathfield. Ed un telegramma venuto da Hathfield mi annunzið la par tenza del signor Portal per l'Abissinia. CATALANI.

161 . IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA.

(T.) Massana, 2 novembre 1887.

La missione inglese è partita ora da Monkullo per Gura. Le si è aggiunto certo Brurn Worke abissino, vissuto in Inghilterra, arrivato stamane da Suez. Sir G. Portal dissemi che non partì ieri, attendendo ancora dal suo governo istruzioni e autorizzazione di partire. SALETTA .

162 . IL R. CONSOLE IN ADEN AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI.

(T.) Aden, 4 novembre 1887.

Antonelli scrive in data del 9 ottobre. M'incarica di telegrafare che il Re Menelik, a consiglio de' capi, prese la deliberazione di domandare all'Italia e all'imperatore la mediazione. Un corriere Reale parte per la via di Assab. An tonelli attende istruzioni. BIENENFELD.

163. IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA . 7

(T.). Massana, 4 novembre 1887,

La missione inglese , non avendo trovato acqua lungo via Gura, perchè gli abitanti da qualche mese per causadelblocco abbandonarono quelle regioni, scarico bagaglio, non potendo i muli assetati continuare carichi la marcia, e tornò a Monkullo ierisera. Stamane ripartì per riprendere il bagaglio e ritorno ancora a Monkullo, donde ripartirà lunedì probabilmente per altra via. SALETTA .

164 . IL MINISTRO DELLA GUERRA AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR . TRUPPE IN AFRICA .

(T.) Roma, 5 novembre 1887, ore 6 pom.

Prego dirmi come mai missione inglese scelse itinerario Gura, ove incontro impossibilità proseguire , e quali consigli Ella diede. Attendo conoscere nuovo itinerario. BERTOLÈ-VIALE.

XCVI

Lettera di lord Salisbury . Itinerario scelto dal signor Portal XCVII

165 . IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI.

Londra, 5 norembre 1887. Signor ministro, Ric . 1'8 .

In un colloquio ch'ebbi con lord Salisbury il 3 corrente , Sua Signoria mi disse che si proponeva di pregare per telegrafo sir John Savile di manifestare all'Eccellenza Vostra la gratitudine del governo della Reginaper la cortese assistenza data dal generale Saletta al signor Portal durante il soggiorno di quest'ultimo Dassaua .

Ho ricevuto ieri sera una lettera ufficiale di lord Salisbury, cheho l'onore di trasmettere qui unita in traduzione (V. l'annesso), in cui Sua Signoria mi chiede di far pervenire all'Eccellenza Vostra i suoi migliori ringraziamenti per l'assistenza summenzionata. CATALANI.

IL MARCHIESE

DI SALISBURY

AL SIGNOR CATALANI. (Traduzione).

Foreign Office, 4 novembre 1897.

L'agente e console generaledella Regina al Cairo m'informa pertelegrafu che il signor Portalèpartito da Massana pel suo viaggio in Abissinia.

Il signor Portal dichiara che egli fu ricevuto conla maggior cortesia e gen tilezzadalgenerale comandante in capo in Massaua,e da tuttigliufficiali italiani: ed io sareiben lieto se Ella volesse farpervenirea Sua Eccellenza il signor Crispi i migliori ringraziamenti del governo della Regina per l'assistenza data al si gnor Portal nell'avviarsi alla sua missione. Ho lo SALISBURY.

166

. IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA

.

(T.) l'assaua, 5 novembre 1887, ore 2,20 pom

Il siguor Portal stesso scelse la via diGura come più diretta per raggiun gere Ras Alula; io annuiisapendola migliore per condizioni topografiche e per sicurezza da attacchi eventuali di predoni. La missione incontrò impossibilità di proseguire per non sapere o potere trovareacqua da sostituire a quella portata di riserva e adoperata con enorme sciupio dall'interprete egiziano, colto da in solazione durante momentaneo allontanamento di Portale Beech. Soggiungerò che l'interprete è morto in seguito all'insolazione. Avendo gli informatori man dati da noi, saputo ritrovare eriportare in parteil bagaglioscaricato da Portal presso Baresa,questicredette inutile andare egli stesso per ritirarlo. Ritornò a Monkullo esprimendo replicatamente sua ammirazione per i nostri informa tori, e ringraziamenti per le cortesie usategli. Ha l'intenzione di ripartire ap pena ricevuto interamentebagaglio; e pare sceglierà la via dell'Asinara. Non mancherò di osservargli chequesta non è totalmente sicura da predoni . Rife rirò subito la decisione che ilsignor Portal prenderà.

SALETTA.

*167. IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA.

Massaua , 5 novembre 1887 . Ric . li 18 .

Approfittando della partenza del corriere di domani ho l'onore di riassumere in questorapportogliavvenimenti occorsi fino ad oggi alla missioneinglese in Abissinia, condotta dall'onorevole Geraldo Portal,dei quali avvenimentil'Ec cellenza Vostra è stata già succintamente informata da questo Comando con telegrammi.

Libro verde.

N

Prima partenza della missione Portal

In seguito al primo avviso datomi da codesto ministero con telegramma del 22 scorso ottobre, io mi feci premura di prendere le opportune disposizioni per chè il signor Portal potesse senza indugio portare ad effetto lamissioneche gli era stata affidata dal suo governo.

Egli infatti giunse in questo porto nella notte del 29 al 30 ultimo scorso con nave da guerra inglese, accompagnato dal maggiore Beeck al servizio del l'esercito egiziano, dal capitano Ahmet Effendi Jahmi , che fece già parte della spedizione egiziana inAbissinia al tempo di Ismail pascià, assuntoin qualità d'interprete,e da un domestico di nome Giorgio Hutchinson.

Il signor Portal venne subito a vedermi per comunicarmi lo scopo della sua venuta,ed aggiunse che attendeva telegrammi importanti dal suo governo prima d'intraprendere il suo viaggio.

Sulla sua richiesta,feci subito partire nello stesso giorno 30 scorso ottobre. perla viadi Gura e Debra Dama un corriere specialelatore di una sua lettera a Ras Alula, nella quale il signor Portal lo preveniva di essere stato incaricato dalla Regina d'Inghilterra di una importantemissionepresso il Re Giovanni; lo pregava didar ordine perchè il suoviaggio si potesse compiere il più presto possibile, ed aggiungeva essere suo desiderio di avere con lui un abboccamento prima di proseguireil suo cammino.

Venuero inoltre presi gli opportuni accordi per agevolare la partenza della spedizione e fuscelta la via di Angus, Baresa,Aideroso,Gura, come quella che conduceva direttamente alla dimora attuale di Ras Alula, era più agevole per le condizioni topografiche e presentava sicurezza contro eventuali attacchi dei predoni.

I nostri informatori intanto riferivano che Ras Alula era ad Halay e il Re Giovanni trovavasi sempre a Debra Tabor.

Il ritardo causato nel ricevere le istruzioni telegrafiche del proprio governo, fece si che il signor Portal dovette ritardare d'un giornola sua partenza, e solo il 2 corrente potè muovere da Monkullo per la viadi Gura, accompagnato dal suo seguito sopra indicato e da sei guide fornitegli da questo Comando. La carovanaera stata provvista di 4 cavalli, 12 muli, una sufficiente quantità diacqua e di provvisioni e di 2000 talleri in denaro, secondo la richiesta da lui fattami.

Alla sua partenza il signor Portal mi esternava la sua vivariconoscenza per le facilitazioni ed attenzioni ricevute da questo Comando.

Intanto col vapore austriaco Apis giungeva un tal Bruru Worke, abissino educato in Inghilterra, di cui io avevo avuto occasione di parlare alsignor Portal, avendomi questi accennato che se ne sarebbe potuto trar profitto in qualità d'interprete.

Il Worke potè vedere il signor Portala Monkullo, poco prima della partenza della carovana, e rimase conlui d'accordo che si sarebbe provvedutodelle ne cessarie cavalcature e l'avrebbe poi raggiunto a Yancus. Egli, infatti, la sera stessadel 2 corrente, partìprovvisto didue muletti e accompagnato da 4 uo mini da noi fornitigli,ma il giorno seguente faceva ritorno in Monkullo, di cendo dinon averpotuto raggiungere la carovana.

7

Senonchè in quel medesimo giorno verso le 6 di sera ritornava lo stesso signor Portal dopo aver subite le vicende che vennero comunicate da queste Comando superiore all'E. V. coi miei telegrammi di ieri e di oggi.

SALETTA .

168

. IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA

.

(T.) Massaua, 7 novembre 1887, ore 6.45, pom.

Sir G. Portal riparti stamane via Asmara. Già arrivò felicemente a Sahati. Siccome ultime informazioni davano Ras Alula partito per Asmara , cessarono ragioni per sconsigliare questa via. Completo i particolari che precedono, rife rendo che i nostri informatori ritornati sul sitodella via Baresa, ove era stato

XCVITI

Seconda partenza della muissione Portal. Notizie della missione XCIX

deposto bagaglio della missione , trovarono che la parte rimastavi era stata asportata. Dubito sia stata asportata dai soldati abissini mandati, secondo no stre informazioni, daRas Alula.Forse la scortadella missione erapoca. È roba di lieve importanza, facilea sostituirsi. La missione aggiunse, oltreBruru, altro interprete procurato da noi. SALETTA.

169 . · IL COMANDANTEIN CAPO(1) DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA

AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massaua, 10 novembre 1887, ore 1.45, pom.

Stamane mi pervenne un biglietto del signor Portal datato strada Ailet Asmara, del seguente tenore: Tutto andato bene; ricevuto bene ad Ailet, ove però i soldati di Ras Alula volevano trattenerci. Dopo lunga discussione siamo riusciti a partire. SAN MAR ANO. 17

170. - IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massaua, 11 novembre 1887, ore 5 pom. Due Abissini mandati dal capo di Ghinda mi hannorecato un biglietto di sir G. Portal in dita del 6. Portal trascrive in questo biglietto unalettera a lui diretta dit Ras Alula. Essa dice: Ebbi la tua lettera. Sta bene. Vieni. Io mi trovo ad Asmara. Portal aggiunge che tutto gli è andato finora ameraviglia, ed è dappertutto accolto bene. SAN MARZANO . 19

171 . IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massaua, 11 novembre 1887, ore 11 ant.

Il messaggero inviato da sir G. Portal a Ras Alula ritornò ieri a sera. Ri feri che Rus Alula lo accolse benissimo e partì subito per l'Asmara per incon trare Portal.

Il messagrero a Ghinda incontrò la missione inglese che stava per inviarmi lettera ed era in procinto di partire per l'Asmara. SanMARZANO.

172. IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massaua, 18 novembre 1887, ore 10 ant.

Risultaaccertato che Portal arrivò la sera del 9 all'Asmara,ove giunse pure, l'11, Ras Alula,ricevendo missione il 12. Ras Alula impedì a Portal dipro seguire verso il Negus. Portal protestò. IlRas non cedette, ma spedi tre ca valieri al Negus per domandargliistruzioni. Il 15 a sera, la missione era ancora all'Asinara, apparentemente libera e ben trattata. SAN MARZANO.

* 173 . IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI A LONDRA.

Roma , 19 novembre 1887 . Signor incaricato d'affari, Non posso nasconderle il dubbio e il timore che sir Gerald Portal, qualora iutendadi compiere la sua missione, non abbia a trovarsi nell'impossibilità di ritornare a Massaua per la fine del corrente mese. Quanto oggi succede, io lo

(1) Il generale di San Marzano, giunto a Massaua 18 novembre, assunse il comando in capo gioruo successivo.

Timori di Crispi e Salisbury sulla sorte della missione Portal

prevedevo. Nel mio telegramma del 22 ottobre (1), indirizzatoal conte Corti, io espressi l'avviso che il signor Portal non dovesse passare dal campo di Ras Alula, ma dovesse invece prendere un'altra via più facile e diretta. Debbo sup porre che il signor conte Corti abbia partecipato quel mio avviso a lord Salis bury. In ogni modo, Ella potrebbe ricordarlo a Sua Signoria, acciocchè si sap piache il ritardo che ora si lamenta non ci si potrebbe affatto imputare.CRISPL.

174. - IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA. ( T.) Massana, 20 novembre 1887, ore 4.30 p .

Si conferma la presenza della missione all'Asmara. Si aggiunge essere libera nel campo, ma impedita di uscirne. Si conferma pure che Ras Alula stima sua convenienza non lasciarla proseguire sinchè arrivino ordini del Negus.SAN MARZANO.

*175. - IL R. INCARICATO DEGLI AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI .

Londra,21 novembre 1887. Signor ministro,

Ho dato oggi lettura a lord Salisbury dei telegrammi che l'E. V. si com piacque dirigermi rispetto agliostacolifrapposti daRas Alula alla continuazione delviaggio delsignor Portal. Il nobile lordne fu penosamenteimpressionato.

Egliaveva ricevuto notizie delle traversie sofferte dalla missione nel suo viaggio; ma queste informazioni si riferivano ad un'epoca precedente, e non avevano che un'importanza accessoria. .Non così le notizie che giungevano per la via di Massaua .

Tuttavia lord Salisbury mi disse sperare che Ras Alula non farebbe alcun male al signorPortal; e parte della sua speranza era fondata sulla fedeltà e sulla sagacia di Bruru Worke, che accompagna il signor Portal. Ilnobile lord non micelò però che egli temeva che Ras Alula riuscisse ad impedire la mis sione dal continuare il suo viaggio.

Avendo chiesto a Sua Signoria se non converrebbe di mandare immantinenti un altro messo, per via differente, al Negus per avvertirlo della missione data dalla Regina al signor di Portal ed impegnarloa dare ordini a Ras Alula di lasciar a questo continuare il suo viaggio, Sua Signoria mi disse che non ve devaalcuna possibilità di potere attuare tale divisamento.Ad ogni modo, egli mi disse cheparteciperebbeimmantinenti a sir E. Baring le informazioni con tenute nel telegramma dell'E. V. e lo richiederebbe del suo parere circa l'in vio di un altro messo al Negus.

Ho saputo che dopo il colloquio avuto con me, lord Salisbury è rimasto al quanto preoccupato,giacchè, da un lato, egli teme che il signor Portal non sia ritenuto come ostaggio di Ras Alula e,dall'altro lato, sente diminuire la sua fiducia nella riuscita della missione.

Ciò che lorassicurerebbe alquanto sono le notizie giuntegli da Roma (non so con qual fondamento divero) che la nostra spedizione non sarà pronta à co minciare le ostilità prima del 15 dicembre.

*176.

CATALANI,

- IL CONTE P. ANTONELLI AL MINISTRO AD INT. DEGLI AFFARI ESTERI.

Antoto ( Scioa ), 9 ottobre 1887 . Signor ministro, Ric . il 22 novembre.

Mi pregio confermare all'E. V. il telegramma (2) che Leinvio, perla via di Harrar-Zeila-Aden, per informarla che, dopo consiglio dei capi, il Re Me

(1) V. il doc. n. 149. (2) V. doc. n. 162

Notizie della missione Fortal. Mediazione offerta da Menelik CI

nelik prese l deliberazione di domandare all'Italia e all'Imperatore di essere mediatore per la pace. Un corriere Reale parte via di Assab.Nel medesimo te legramma pregavo V. E. di volermi impartire i Suoi ordini.

Spero che l E. V. mi avrà già inviato istruzioni, tanto per lavia di Har rar,quanto per quella di Assab, raccomandando la massima celerità onde po termi regolare.

Ho creduto buon consiglio non rifiutare al Re quanto domandava e mi pro pongo di seguirlo anche se andrà dall'Imperatore. P. ANTONELLI.

177 . IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA

AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massana, 23 novembre 1887. Facendo seguito alprecedentetelegramma (1), avverto riferirmisi che ilmes saggero portatore a Ras Alula dell'ordine del Negus, accompagnò questi per tre giornate di cammino da Debra Tabor. Così è probabile che la missione trovi già il Negus a Adua. SAN MARZANO.

178.(2) - IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA

AL MINISTRO DELLA GUERRA.

(T. ) Massaua, 23 novembre 1887 .

179 . IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. CONSOLE AD ADEN. Roma , 27 novembre 1887 . Signor console, (3)

La prego di spedire subito al conte Antonelli tanto per la via Zeila-Harrar, quanto per quella di Assab, le seguenti istruzioni:

Rispondo al suo telegramma ed alla sua lettera del 9 dello scorso ot tobre. (4)

Mi si informa che la mattina del 19 arrivò all'Asmara messaggero latore di ordine a Ras Alula lasciar passarelamissione inglese appena fosse giunta. In seguito a ciò la missione, a mezzodì del 19, fu vista partire, scortata da 50 soldati di Ras Alula per Adua, ove dirigevasi il Negus,partito da Debra Tabor. San MARZANO. 66 u

Voglia ringraziare Re Menelik, dicendogli come non sia più possibile in terrompere o rallentare le operazioni militari oramai iniziate contro l'Abissinia; come però egli potrebbe ancora rendere al Negus un grande servigio consiglian dolo a chiedere la pace.

Aggiungo tre avvertenze per Lei. 1.° Le inibisco di recarsi presso il Negus,esponendosi ad esser trattenuto in ostaggio, e così creandoci una nuova complicazione; 2.º sappia che l'Inghilterra intraprese di sua iniziativa presso ilNegusunamediaziouecheimportanon intralciare; 3.0prenderemo inconsidera zione,aguerrafinita, i desiderii di ReMenelikquanto allesue ordinazionid'armi, dovendoqueste dipendere, anche dopo conclusa la pace, dai suoi e nostri ulte riori rapporti coll'Abissinia.

Le rinnovo, a nome del R. governo, i più caldi ringraziamenti per la sua patriottica e preziosa cooperazione. CRISPI .

180. - IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

Massaua, 27 novembre 1887, ore 6 pom. Recenti notizie del 24 da Asmara concordano nell'accertare che la missione inglese lasciò quella località il 19. Alcuni aggiungono che nel mattino del 24

( 1 ) V. il doc . n . 174. (2) Comunicato, il 24, al R. incaricato d'affari in Londra. (3, Il Cap. A. Cecchi, ( 4 ) V. i doc . nn , 162 e 170 .

1

CII Il Negus ha ricevuto la missione. Arrivo a Massaua del messaggiero inglese

giunse in Asmara un messaggero annunziante a RasAlula l'arrivo di Re Gio vanni a Ascianghi, ad est di Sokota. Il messaggero disse aver incontrato presso Adua la missione, la quale, avendo saputo che il Negus era arrivato ad Ascian ghi, decise proseguire a quella volta. In Asmara è corsa voce che gliInglesi prima di partire per Adua domandarono di mandare un corriere a Massaua. Qui non arrivò alcuno. SAN MARZANO.

181. IL MINISTRO AN INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA .

29 novembre 1837, ore 7 pom. Signor incaricato d'affari,

Ho ricevuto il Suo rapporto del 21 novembre. (1) È inesatto che le nostre operazioni non possanocominciare prima del 15 di cembre. Da un giorno all'altro potremmo entrare in campagna. Se tuttora at tendiamo, siè per riguardo verso la missione inglese, poichè la stagione è ormai propizia alle operazioni militari ed i nostri preparativi sono ultimati. CRISPI.

182 . IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI .

(T.) Londra, 2 dicembre 1887,

Lord Salisbury mi ha domandato se avevo ricevuto notizie di sir G. Portal. Ho risposto negativamente; ma ho profittato dell'occasione perfar notare aSua Signoria che noi eravamo in dicembre, che i nostri preparativi erano terminati e che se non entriamo ancora in campagna, è unicamente per riguardo alla missione inglese.

Lord Salisbury mi ha detto che aveva fiducia nella riuscita della missione, mache in ogni caso pregava V.E.di non far cominciare le ostilità prima che si abbiano notizie di sir G. Portal, temendo che se le nostre truppe si mettessero in marcia, gli Abissini lo ritengano come ostaggio. CATALANI.

183 . IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massaua, 5 dicembre 1887, ore 3.40 sera.

Informatori partiti da Asmara la sera del 3 dicembre riferiscono esservi ar rivato un messaggero,inviato dal Negus, il quale era giunto ad Ascianghi, aveva ricevuto lamissione, e mandato grossa parte dellesue truppe ad Adua. Subito dopo l'arrivo del messaggero, Ras Alula avea richiamato sotto le armi ad Asmara i soldati suoi cheerano sparsi per i villaggiper vivere a carico abitanti, e proibito con speciale bando esportazione cereali dall' Hamasen. Se condo dettiinformatori e altre fonti, risulterebbe confermato che Ras Alula da qualche tempo diede maggior sviluppo al suo servizio di esplorazione verso noi, senza però spingerlo sinoalla zonaosservata dai nostri avamposti.

SAN MARZANO.

184 . IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA.

( T.) Roma , 5 dicembre 1887 .

La prego di far conoscere a lord Salisbury che ieri il messaggero inglese è giuntoa Massaua, portatore di una lettera chiusa del Negus. Arrivato alla fine di ottobre a Debra Tabor, questo messaggero vi rimase dodici giorni tratte nuto da Re Giovanni. Partirà oggi per l'Egitto, via Suakim . CRISPI.

(1) V. il doc, n. 175.

Tellera del Negus alla Regina Vittoria

* 185. IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI.

Londra, 8 dicembre 1887 . Signor ministro, Ric . il 12 .

Hol'onore di trasmettere all'EccellenzaVostra un sunto della risposta fatta dal Negus alla lettera direttagli dalla Regina Vittoria nell'agosto scorso (V. l'annesso).

Il sunto di cui si tratta fu telegrafato ieri notte alForeign office da Suakim; edal Foreign office fu spedito per telegrafo a sir John Savile, con istruzione di darne pronta comunicazione all'Eccellenza Vostra.

Ho avuto cura di annunziare poc'anzi tutto ciò all'Eccellenza Vostra con un telegramma; ed ho soggiunto che lord Salisbury mi ha fatto consapevole del suo desiderio di parlarmi domani di quella lettera.

Perquanto si può giudicare da un ristretto,la lettera del Negus è scritta con alterezza. L'allusione che egli fa alla sconfitta data agli Egiziani , è una coperta minaccia. La proposta di sottoporre la controversia coll'Italia ad un arbitrato, mi sospettare che colui ilquale la suggerìnon è abissino. La sola parte dellalettera che può fare argomentareche ildissidiopossa comporsi senza ricorrere alle armi, è quella in cui il Negus manifesta rincrescimento che gli Italiani desiderinola guerra, poichè vorrebbe, egli scrive, combattere contro in fedeli, non contro cristiani . CATALANI. .

(Annesso).

SUNTO DELLA LETTERA DI RE GIOVANNI.

La lettera del Re dichiara che in sulle prime non vi era inimicizia fra lui e l'Italia; e che era stato convenuto che soldati italiani dovessero scortare le carovane che viaggiano fra l'Abissinia e Massaua.Ma soldati italiani vennero, senza mercatanti, a costruire fortificazioni su territorio abissino. E Ras Alula assali quei soldati,nongià convogli di mercatanti.

Il Re si lagna che gli Italianinon osservino le stipulazioni del trattato con chiuso dall'ammiraglio Hewett; che, per tre anni, abbiano imposto diritti sulle mercanzie abissine; che mentre,in conformità del trattato, le armi dovevano essere soltanto importate per ordine del Re, gli Italiani abbiano permesso un'im portazione di armi illimitata, che cagiona disturbi in Abissinia.

Si riferisce quindi alla presa di Senahit per opera diIsmail pascià e dice che gli Egiziani furono poi sconfitti da lui. Dice che gliItaliani ora bramano la guerrae che ciò glirincresce, perchèegli desidera combattere contro infedeli e non contro cristiani. Egli desiderasoltanto difendere il suo paese. Si professa pronto a mandare un'ambasciata in Inghilterra, sele comunicazioni sonoaperte, e sottoporsi ad un arbitrato. Sospetta un disegno da parte dell'Italia di far l'Abissinia tributaria di Roma. Fa notare che tuttigli attacchicontro l' Abis sinia vengono da Massaua e dice che egliaveva previsto simili disturbi quando, nei negoziati con sir W.Hewett, aveva chiesto Massaua, la quale una volta aveva appartenuto all'Abissinia.

186 . IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA. ( T. ) Roma, 8 dicembre 1887 . L'ambasciatore d'Inghilterra mi ha oggi comunicato un riassunto della lettera di Re Giovanni a S. M. la Regina. CRISPI .

187. Il R. INCARICATO D'AFFARI A LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI . (T.) Londra, 11 dicembre 1887, ore9.36 ant. Lord Salisbury ha discorso meco intorno alla lettera del Negus e mi ha in caricato di direa Vostra Eccellenza che, sebbene essa non abbia grande im

CIT

ciu Arriro delia missione inglese in Aulua e all'Asmira

portanza in vista del risultato che dalla missionePortal si attendeva, pure la impressione da essa prodotta era favorevole. Sua Signoria prevedevache il Ne gus farebbe, in generale,le concessioni territoriali da noirichieste. D'altrolato. non dubitavache, conchiusa la pace , il governo del Re accorderebbe libero transito per Massauaal commercio abissi e, nel suo stesso interesse, conti nuerebbe a proibire l'esportazionedelle armi . Secondo lord Salisbury,non con viene annettere importanza allo stile epistolario di un re selvaggio. Insomma, Sua Signoria ha fatto quanto poteva perchè io dividessi le sueconvinzioni e telegrafassi conformemente al suo desiderio, ricordandomi che il Negus ha due formidabili alleati: il caldo e la siccità. CATALANI.

188 . IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTER AL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA.

( T.) Roma, 15 dicembre 1887, ore 8 pom.

Secondo notizie pervenuteci da Massaua in data della scorsa notte, le infor mazioni giunte ieri dall'Asmara recherebbero che la situazione generale si man tiene identica. Si diceva però che la missione inglese aveva felicemente com piuto e raggiunto il suo viaggio a Adua in quattro giorni . Sembrerebbe che debba essere ricevuta dal Negusa Sokota, e che il ritorno della missione non debba tardar molto ad effettuarsi. CRISPI.

189 . IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI A LONDRA.

(T.) Roma, 18 dicembre 1887.

Si approssima la fine del mese e le nostre truppe d'Africa non potrebbero più a lungo rimanere inattive. Aspetteremo ancora una o due settimane, ma poi bisognerà pure che il ministro della guerra dia l'ordine di avanzare e di rioccupare Sahati e Uaà. Non essendo, delresto,queste due località in possesso del nemico, e Ras Alula trovandosi al di là di Ghinda, la loro rioccupazione potrà effettuarsi senza combattimento e non aver neppur l'aria di una provoca zione. Faccia conoscere ciò a lord Salisbury, il quale, non dubito , vorrà per suadersi chealte ragioni militari e morali impongono alle nostre trupped'Africa di uscire, senza ulteriore ritardo, dalla loroinazione. CRISPI.

190 . IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR, TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massaua, 19 dicembre 1887, ore 9,30 pom. Mi si riferisce essere arrivato all'Asmarauno dei componentila missione in glese; l'altro si sarebbe fermato presso il Negus ad Ascianghi. L'Inglese da Asmara sarebbe partito il 17 diretto a Massaua. Ritengo notiziaattendibile, quantunque finora non sia arrivato nessuno.

SAN MARZANO.

191 . IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA.

(T). Massaua, 20 dicembre 1887. Informazioni avute stamane direttamente da Asinara sono in contraddizione coll'annunciato ritorno diunodei componenti la missione inglese.Tratterebbesi invece dimessaggero delReGiovanni, partitoda Ascianghiper Ras Alula.In seguito Ras Alula chiamò sotto le armigli abitanti. Corre voce però in Asmara che il Negus proibi di attaccare gli Italiani e che Re Giovanni abbia fatto buona accoglienza alla missione.

SAN MARZANO . "

Lettera del conte Antonelli . Preoccupazioni di Salisbury CY

192. -- IL R. CONSOLE IN ADEN AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI.

(T.) Aden, 20 dicembre 1887, ore 4.23 pom.

Antonelli scrive a V. E. Il Re d'Abissinia mandò due corrieri al Redello Scioa; col primo inviava lettera originale di S. Maestà la Regina Vittoria con trofirmata Salisbury. Questa letteraavvertiva il Re d'Abissiniache l'Inghilterra avrebbe potuto indurre l'Italiaad un accordo amichevole, se il Re d'Abissinia avesse dato soddisfazione completa con equo compenso da convenirsi. Il Re d'Abissinia fumalcontento della lettera inglese edichiarò che non chiese al l'Inghilterra di procurargli la pace, e che non cederà nemmeno un palmo di terreno. Col secondo corriere il Re d'Abissinia dice che è pronto alla guerra e sicuro della vittoria. Ordina al Re dello Scioa di risponderese è prontoad an dare con lui. Il Re dello Scioa rispondeva avergli mandato il vescovo di Scioa per essere scelto come arbitro ed essergli impossibile recarsi subito, perchèil suo esercito trovasi paese Galla e chiedeva tempo per riunirlo. Pare che il Re dello Scioa non si muoverà. Momentaneamente anzi tutto fa sperare che il Re di Scioa s'asterrà. , BIENENFELD .

*193. IL R. INCARICATO D'AFFARI A LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI.

Londra , 21 dicembre 1887 .

Signor ministro, Lord Salisbury è preoccupato non avendo notizie di sir G. Portal, e teme che egli sia trattenuto quale ostaggio. Gli dissi che ci troviamo nella necessità di dar tosto principio alle operazionimilitari,e glidiedilettura testuale del tele gramma dell'Eccellenza Vostra del 18 corrente(1). In risposta, il marchese di Salisbury miha incaricato di dirle ch'Egli comprendeva benissimo la situazione nella quale si trova V. E., e che non aveva nulla da opporre alle ragioni in dicatein quel telegramma; ma se, da una parte, non desiderava che un ritardo potesse compromettere il risultato della campagna , dall'altra parte gli doleva che l'esercito italiano cominciasse le operazioni prima che sirG. Portal fosse fuoridi pericolo. In tale condizione di cose, eglisi rimetteva completamente alla discrezione di V. E., essendo persuaso che Ella avrebbe indugiato fin che le circostanze l'avrebbero permesso.

* 194

1 7

CATALANI ,

. IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI

.

Signor ministro

Londra , 23 dicembre 1887 .

Miconsta che lord Salisbury è vieppiù inquieto per la mancanzaassolutadi notizie del signor Portal. Eglimi ha detto che il signor Baring, in un tele gramma ricevuto quest'oggi, divide i suoi timori. Le ultime notizie di Portal (lord Salisbury mi disse),sono quelle ch'Ella mi ha comunicato il 24 novembre annunciandomi che egli aveva lasciato il 19 l'Asmara per incontrare il Negus. In questo stato di cose, il nobile lord si rivolge ai sentimenti amichevoli di V. E., pregandola di voler dare alle nostre autorità in Massaua le occorrenti istruzioni,acciðmandinoalpiùpresto possibileunagente,almeno finoall'Asmara, per raccogliere notizie circa il signor Portal. Avendo fatta menzione a Sua Si gnoria che, giusta una lettera del conte Antonelli, il Negus era pronto a far laguerra e si credeva sicuro della vittoria, lord Salisbury mihafatto presente che la lettera, acui io alludevo ,aveva dovuto essere scritta prima dell'inter vista del signor Portal col Re d'Abissinia e però non le si poteva dare grande importanza.

CATALANI.

( 1 ) V. il doc. n . 189 . Libro verde. 0

Ritorno della missione Portal

195 . IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA.

(T.) Massana, 25 dicembre 1887, ore 0,15 ant.

Mi avvisano telegraficamente dai posti avanzati che vi si è presentata la missione inglese. Appena avrò con essa conferito, telegraferò al ministero e alla R. agenzia al Cairo . SAN MARZANO.

196 . IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.). Massaua, 26 dicembre 1887..

Sir G. Portal è ritornato a Massaua ieri mattina: nell'andata e al ritorno, il suo viaggio fu contrariato da peripezie e da angherie subite per fatto di Ras Alula,in fondo però senza danni. Fu trattatobene dal Negus, che ha in contrato presso Ascianghi. Dice la sua missione fallita, il Negus non inten dendo fare la pace, perchè risoluto a non cedere nulla del territorio abissino, volere che gli Italiani rimangano nei dintorni di Massaua, come vi avrebbero dovuto rimanere gli Egiziani, secondo il trattato Hewett. Aggiunge ritenere la decisione del Negus dipendere specialmente da influenza delleinesatte infor mazioni di Ras Alula e dal fatto cheegli aveva già raccolto l'esercito ed inoltre si era troppo pronunziato nelsenso della guerra coi capi.È latore di duelet tere del Negus perS. M. la Regina d'Inghilterra. Ne ignora ilcontenuto, ma crede che corrispondano a quanto sopra. Riferisce che i paesi abissini sono in armi; il Negus hariunito forze imponenti; solo il Re del Goggiam non rag giunselo, sembra, per osservare i Dervisci. Dice che era voce nelcampo che an che le truppedi Menelik avrebbero raggiunto il Negus; perònon afferma averle viste. Lasciò Negus in marcia per Adua. Non ricevendo altri ordini dal suo governo, partirà martedì sul Rapido per recarsi al Cairo. SAN MARZANO.

197 . IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI.

(T.) Londra, 26 dicembre 1887, ore 10 pom.

Mi affretto a partecipare a V. E.cheuntelegramma di sir G. Portal è ar rivato questa sera al Foreignoffice ed è stato immediatamente comunicato a lord Salisbury. I punti più salienti di questa comunicazione sono che il Re d'Abissinia rifiutaqualsiasi cessione di territorio e qualsiasi riparazione per l'in giusto attacco subito dallenostre truppe. Il Negus è preparatoalla guerra.

· In tutti i luoghi ove sirG. Portalè passato, il paese era sollevato egli Abissini erano armati. Portal aggiunge che è stato tenuto come prigioniero da Ras Alula e che quandoeglisirecò dal Negus,il Ras mandò un messaggeroper distruggere nel di lui animo l'effetto delle parole dell'inviato inglese. Ras Alula ha inoltre sparso la voce che l'Italia e l'Inghilterra erano coalizzate contro l'Abissinia.

In quanto alla risposta ufficiale del Negus, essa è presso a poco concepita nello stesso senso della sua lettera aS. M. la Regina Vittoria. Io riceverò do mani comunicazione del telegramma del signor Portal, ma non avrò da aggiun gervi se non particolari. Lord Salisbury ha fatto tutto ciò cheil ministro d'una grande nazione poteva fareper impedire lo spargimento di sangue, e ora i voti dell'Inghilterrasaranno coi nostri valorosi soldati. CATALANI.

198. IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI .

(T.) Londra, 27 dicembre 1887. Ecco la traduzione letterale del telegramma di sir G. Portal in data del 25 dal quartiere generale.

CUI

Ho due lettere ed un messaggio verbale del Re Giovanni per la Regina. « Ecco il messaggio :

Missione d'un vescovo sc'oano al Re di Abissinia CVII 1 e

Il Re ringrazia la Regina per le espressioni di benevolenza e diamicizia iniziate per mezzo mio, e per gli sforzi dell'Inghilterra nell'intento di evitare la guerra. Egli non desidera la guerra, ma non consentirà ad alcuna delle con dizioni postedall'Italia. Egli è disposto a lasciare all'Italia il pacifico possesso di Massanå e di Monkullo . Ma non darà nessuna altra particella di territorio senza venire alle armi. Egli è pronto a firmare un trattato coll'Italia, confer mando le condizionistipulate da sir W. Hewett, ma non altre, e se l'Italia non vuole acconsentire a ciò, egli è pronto alla guerra,e spera che l'Inghilterra non interverrà.

Considerotale decisione in gran parte dovuta a Ras Alula, il quale mi ri cevette malissimo, mi tenne prigionierodi fatto per dieci giorni, eriuscì a far credere al Re che l'Inghilterra negli affari di Dassaua procede di pari passo coll'Italia .

Tutti gli ostacolipossibili furono posti nel mio viaggio affinchè non giun gessi a tempo presso il Re. Credo che il Re avrebbe forse accettato qualcuna delle condizioni,se un messaggero di Ras Alula non fossegiuntoalReilgiorno seguente alla mia prima intervista con lui, dicendo che già gli Italiani siavan zavano oltre Sabati.

Dopo tal notizia il Re ebbe deisospetti sullo scopo dellamia missione. Ebbi modo di riuscire a convincerlo del disinteresse e dell'amicizia dell'Inghilterra, e mi lasciò partire. Tutto il paese è in armi; due grandi eserciti s'avanzano verso la frontiera e le difficoltà del viaggio sono immense. Se fossi stato inviato due mesi prima, il risultato avrebbe potuto esser diverso.

199. IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA.

CATALANI.

( T. ) Roma, 27 dicembre 1887.

Il suo telegramma del 26, ore 10 di sera, è nelle miemani . Ne Laringrazio. Voglia ringraziare lord Salisbury in nome del governo del Re per l'opera sua cosi spontanea ed umanitaria presso il Negus. Le intenzioni del governo inglese essendo state disconosciute, la parola spetta ormai alle armi. Fidiamo nel va lore dei nostri soldati. CRISPI.

200. IL CONTE P. ANTONELLI AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTER .

AdhisAbeba, 29 novembre 1887. Signor ministro, Ric . il 1 ° gennaio 1888 .

Col mio rapporto 29 ottobre ultimo, ebbil'onore d'informare l'E.V. cheil Re di Scioa aveva deciso di proporsi quale mediatore di pace per appianare le di vergenze esistenti tra noiel'Etiopia settentrionale.

A tale scopo il vescovo di Scioa, abuna Matthias, fu inviato presso l'Im peratore.

La missione del vescovo sembra sia stata coronata da buon successo : la ri sposta dell'Imperatore alla lettera del Regiunse quiieri e mi fu letta, ed io qui unito netrasmetto una traduzioneall'E. V. (V. l'annesso).

7

Coi miei ultimi rapporti 16 e 23 dell'andante mese di novembre, l'E.V. fu informata dello stato delle cosequiesistenti; oggi però, dopo la conciliante lettera dell'Imperatore, il partito del Tigre nella corte scioana prende nuova lena e fa tutto il possibile per indurre questo sovrano adandaredall' Impera tore che attualmente si trova in Ciocciò, presso laprovincia dell'Eggiù (confine dei Wollo Galla).

Come già altre volte esposi all'E.V. io non ho creduto di contraddire aperta mente il Re sullesue aspirazioni di poter essere il mediatore di pace,tanto più che ciò serve a dimostrargli l'alta stima nella quale noi lo teniamo e perchè. vedo che il Re vi annette-una importanza grandissima.

Lettera del Re Giovanni al Re Menelik

A me sembra però che qualora dalregio governo si inviasse unarisposta soddisfacente alle propostediquesta Maestà, forse l'Imperatore, all'ultimo mo mento, difficilmente acconsentirebbe a dare una parte tanto importante al suo tributario. In questo caso noi otterremo la nostra completa libertà di azione, raggiungendo lo scopodi sempre più avere amico ed alleato il Re Menelik che nelle attuali nostre difficoltà col Re Giovanni, potrà esserci diun potente aiuto.

Un rifiuto poi da parte nostraalle propostescioane, credo che ci nuocerebbe, perchè potrebbe portarci ad un disaccordo con questoregno e forse ad una com pleta rottura, ciò che dovremmo assolutamente evitare.

Re Giovanni deve essere stato persuaso di queste cose, poichè non ha voluto rifiutare l'invito del Re Menelik, sperando che il rifiuto venga da parte nostra e che cosi possa giovarsene per la sua causa.

ANTONELLI.

(Annesso). LETTERA DI S. M. GIOVANNI RE DEI RE DI ETIOPIA A S. M. IL RE MENELIK .

(Traduzione dall'amarico).

Saluti di uso.

Con il Re d'Italia la mia amicizia era grande. Egli inviava a me dei doni ed io inviava a lui altri doni.

Il console Giovanni Branchi venne da me e lo ricevei con molti onori: lo feci alloggiare nelle mie abitazioni e feci di tutto per contentarlo ed onorarlo. Non credodi aver fatto a lui nessuna cosa sgradevole.

Vennero poi gli ambasciatori inglesi e mi dissero: Vogliamo farvi fare la pace con gli Egiziani. Essi sgombreranno il territorio vostro che hanno occu pato e voi sarete il solo padrone nel vostro paese. Massaua sarà vostra e voi ritirerete i beneficî della dogana di terra, mettendo a Massaua un vostro rap presentante; il commercio delle armi saràlibero per voi, purchè curiate una vostra autorizzazione col vostro bollo pel transitodelle armi che desiderate. In compenso di tutto ciò, voi ci aiuterete nella guerra contro la gente del Mahdi, ed i vostri soldati saranno uniti ai nostri per ritirare le guarnigioni da Me temma, Kassala e per battere i musulmani.

+ 7

Io accettai le proposte del governo inglese, solo dissi che non avevo bisogno dell'aiuto dei soldati inglesie che da solo coi miei avrei potuto battere i mu sulmani; ed infatti così dissi e così feci.

Nonso ancora perchè il governo inglese diede al governo italiano Massaua senza darmene avviso.

a 9 5

Gli Italiani stabiliti a Massaua cominciarono a fortificarsi,diedero armi senza mia autorizzazione, anche a chi non avrei voluto che si dessero, ritirarono la dogana ai miei sudditi, che, secondo il trattato inglese, non avrebbero do vuto pagare, e dipiù si avanzarono sul territorio già a me restituito, ponen dovi dei posti militari fortificati.

Per queste cose, Ras Alula ruppe la pace con gli Italiani. Io però non diedi mai l'ordine a Ras Alula di fare quello che fece.

Oggi, se è possibile fare la pacequando due eserciti sono uno di fronte al l'altro per fare la guerra, io sono disposto a venire ad un accordo.

Che il governo italiano sia contro ogni accomodamento ne ho la prova chè non lasciapassare per Massaua verso l'interno neppure il vino necessario alla celebrazione della Santa Messa.

Dal canto mio, se il governoitaliano non viene per impossessarsi del mio paese e se lascia libero il transito delle merci a Massana, sono disposto a fare la pace ed addivenire ad un accordo.

Scritta in Ciocciò il 12 nadar 1880 (21 novembre 1887).

201

. - IL CONTE P. ANTONELLI AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI.

Adhis Abeba, 29 ottobre 1887. Signor ministro, Ric. il 1° gennaio 1888.

Mi pregio rimettere all'E. V. una lettera di questa Maestà scioana al nostro Augusto Sovrano (V. l'annesso.I) ed un'altra per l'E. V. (V. l'annesso II).

CVIII

Come già ebbi l'onore di fare conoscere all'E. V., il consiglio dei capi pre sieduto dal Re deliberò che di fronte ad un conflitto che forse poteva sorgere fra l'Italia ed Abissmia, quello che pel momento più conveniva al governo scioano era di proporsi quale intermediariodi pace, provocando un accordo equo per ambo le parti,ondescongiuraredisastrimaggiori.

In tale circostanza, fu pure stabilitoche il dottor Ragazzi avrebbe portato in Italia una missiva di questoRe per domandare al R. governo l'autorizzazione di trattare la pace; contemporaneamente collo stesso incarico si sarebbero recati presso l'imperatore Giovanni, il vescovo di Scioa, abuna Matthias, ed il generale Masciascià Workié.

Dalle risposte che verranno dall'Italia e dall'Imperatore, il Re di Scioa deci derà quello che dovrà fare in seguito.

Questa decisione del Re Menelik merita una benevola interpretazione da parte del R. governo, perchè a merisulta che questa Maestà nutre i migliori senti menti di rispetto e di amicizia verso il nostro paese.

Lettere del Re Menelik che si propose come intermediario di pace col Negus CIX 16

A conferma diquanto dico, credo mio dovere di far conoscere all'E. V. cið che lo stesso Re in questa circostanza midisse presente i suoi generali: Il governo di Sua Maestà il Re d'Italia e l'Imperatore sono forsesul punto di 6 fare la guerra.

Io amo l'Italia el'amo tanto chequasi misento italiano e non ho altro desiderio che di andare, se sia possibile, iostesso avedere quest'Italia alla quale tanti annidi amicizia milegano. Chissà che Iddio non esaudisca questo mio vivo desiderio!

Dall'altra parte sono legato all'Imperatore con un giuramento d'amicizia e 6 fedeltà.

14

Oggi io mi trovo nella più penosa delle situazioni, perchè sono in mezzo a due amici che stanno per mettersi in guerra uno contro l'altro. " Le cause che hanno provocato una cottura fra l'Italia e l'Etiopianon sono tanto gravi da escludere ogni speranza di un amichevole accomodamento.

Iopure sono un Re amarico ed amo il mio paese; ciò che più desidero è la pace. Ora ho deciso di non restare inoperoso e vogliorivolgermi a S. M. il u Red'Italia e all'Imperatore per domandare ad ambedue che miautorizzino ad essere loro arbitro di pace.

Se l'Italia e l'Imperatore aderiscono alla mia proposta per letrattative de finitive, invierò io stesso i miei ambasciatori in Italia, ed il mio nome sarà grandenella storia del mio paese.

Se poi l'uno o l'altro rinunzierà alla pace, io so quello che debbo fare. « Non darò mai il mio appoggio a chi vuole la guerra per forza. Queste parole non lasciano nessun dubbio sulle future decisioni del Re, per chèè evidente che sel'Imperatore per orgoglio o per capriccio volesse ad ogni costo fare la guerra, Re Menelik lo lascierà solo eforseanche si uniràa noi, ed intutto questo la condotta del Re mi sembra correttissima e seria. Il dot tore Ragazzi potrà a voce fornire all'E. V. tutti gli schiarimenti desiderabili sopra tale argomento, essendo pienamente informato di tutto.

Qualunque poi siano per essere le decisioni del R. governo, confido che l'E. V. vorrà sollecitamente infor narmene. P. ANTONELLI.

(Annesso I). Lettera di Menelik II, Re di Scioa, di Kaffa, di Harrar e Paesi galla, indirizzata al suo carissimoe forte Amico Umberto I, Re d'Italia. Salute.

Dall'ultima lettera che la M. V. mi faceva l'onore d'indirizzarmi mi sembrò di scorgere che un conflitto stava per sorgere fra la M.V. e l'Imperatore.

Mio vivo desiderioè di dimostrare sempre la mia amicizia alla M. V. ed al Vostro paese pregando la M. V. di volermi permettere di propormiquale me diatore di pace.

Questestesse parole ho scritte a S. M. l Imperatore.

Prego la M. V. di farmi conoscere se questemieproposte sono accettabili, ed

In successo della missione Portal Lettere di Re Menelik .

in caso affermativo parteciparmi la decisione al più presto possibilee di sospen dere, fino a compimento delle pratiche da iniziare,le operazioni di guerra.

Dio faccia chequeste mie proposte abbiano un feliceepieno successo e che torni la pace fra i due regni cristiani.

Scritto il 15 tekempt 1880 (24 ottobre 1887), nella città di Antotd.(L. S.)

(Annesso II. - Lettera di Menelik II, Re di Scioa, di Kaffa, di Harrar ) e Paesi galla, indirizzata a S. E. il Ministro degli affari esteri d'Italia.

Come stai? Io grazie a Dio sto bene e cosi pure il mio esercito.

Il dottore Ragazzi, dopo di essere restato nel mio paese perlo spazio di tre anni, parte perl'Italiael'hoincaricatodiportareunamialettera importantissima. La gravità della situazione mi ha consigliato di non affidare ad un semplice corriere una simile lettera .

È mio vivo desiderio e quello dei miei capi, che Dioscongiuri una guerra e che la pace regni fra il governodi S. M.il Re d'Italia e S. M.l Imperatore di Etiopia, e che il mio nome resti nella storia figurando come intermediario ed arbitro di pace.

Il dottore Ragazzi nel tempo che è restato presso di me mi rese molti ser vigi, specialmente nella ultima spedizione nel Harrar, e la sua opera fumolto utile ai miei soldati feriti e quimi piace di far conoscere questacosa alregio governo italiano e rendergli le mie grazie per avere permesso l'invio di un medico presso di me.

Scritta il 15 tekempt 1880 (24 ottobre 1887) in Antotò. (L. S.)

202 . - IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI.

(T.) Londra, 3 gennaio 1898, ore 1.27 ant.

Lord Salisbury è rimasto molto dispiacente per l'insuccesso della missione Portal e m ha detto che, se il governo italiano l'avesse autorizzato ad iniziare le trattative a tempo opportuno, quando nel decorso giugno egli ne aveva par lato al conte Corti, il resultato sarebbe stato differente. Nel momento attuale non gli restava che fare personalmente a Vostra Eccellenza una raccomanda zione amichevolissima. Sua Signoria pregava V. E. d'insistere presso i nostri generali di non far troppo poco caso delle forze abissine. Egli era sicuro che V. E. apprezzerebbe la ragione che gli dettava queste parole, poichè era ben lontano dal volersi ingerire nelle nostre operazioni militari; ma se si fosse trat tatod'un corpo d'esercito inglese, egli avrebbe raccomandato al generale co mandante in capo di non trascurare la minima precauzione. LordSalisbury aveva ricevutoquest'oggi un telegramma dal Cairo colquale sir E. Baring gli diceva che leforze abissine eranoformidabili e che il Negus aveva ottantamila uomini sotto le armi . Io ho côlto l'occasione per ringraziare Sua Signoria a nome del governo di S. M. per l'invio della missionePortal. CATALANI. 7

203 . IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA.

(T.) Roma, 3 gennaio 1888, ore 5 pom .

Rispondo al telegramma da Lei inviatomi lanotte scorsa (1). Il marchese di Salisbury ha ragione: se i negoziati fossero stati iniziati a tempo opportuno, avrebberopotuto aver un esito favorevole. Faccia notare peròal nobilelord che al mese di giugno io non ero ministro degli affari esteri; se lo fossi stato, non avrei esitato, e difatti, appena ebbi la direzionedella politica estera, mi affrettai di dare seguito alle amichevoliproposte dell'Inghilterra, che il mio predecessore,

(1) Vedi il doc. 1. 202.

OX

Colloquio del generale Masciascia Workie col Re d'Abissinia CXI

di già gravemente infermo,aveva lasciate senza risposta, nonostante lepremure delministrodella guerra. La mia coscienza mi è testimonio che non ho colpa alcuna nel ritardo.

RingraziSua Signoria de'suoi preziosi consigli, dei quali il ministro della guerra terrà il maggior conto. CRISPI . .

204 . IL R. COMMISSARIO IN ASSAB AL MINISTRO DELLA GUERRA . (T.) Assab, 4 gennaio 1888, ore 5 pom .

È arrivato un corriere dallo Scioa con lettera di Antonelli in data 9 dicem bre. Trascrivo ildiscorso tenuto tra il generale Masciascià Workie, inviato del Re Menelik, ed il Negus, perchè accettasse la sua mediazione nella vertenza con l'Italia. Il Negusdiceva: Gli Inglesi sono la causa ditutti i miei ma lanni; essi vennero nel mio paese per fare un trattato e poi si giocarono di me come se fossi un bambino. Ora sono in pace con loro, ma non potrò mai averci fede. Vedrò quali proposte porteranno. Se buone, le accetto; ma avrei preferito altri mediatori. le proposte sono nocive, le rifiuterò. Avrei potuto servirmi d'una mediazione della Russia della Francia, ma alla prima non sono troppo molto amico e non credo alla Francia perchè non ha Re. Se Menelik propone la sua mediazione, non riuscendosi cogli Inglesi, provveda lui di riu scire; e se non riesceè meglio fare la guerraora, che fare male le cose per avere altre questioni dopo.So bene chenulla si guadagna nella guerra. L'I. talia non potrà governare l'Etiopia, ed io, se vinco, non ho nemmeno una barca da mettere in mare. Il Re d'Italia è cristiano; avrò fede in lui se mi giura amicizia sul Vangelo. Non è l'Italia che mi reca danno, ma sono gli Inglesi. Ras Alula fece male a fare guerra; non glielo avevo comandato. Oggi ha per dutola testa, ed jo gli ho messo compagno e custode Ras Agos. Domandato da Masciascià se eradisposto a dare una piccola porzione di territorio all I talia, il Negus rispose: á la mia parola una, mentre gli Europei la cambiano sempre a modo loro. Se cedo un piccolo posto,essi farebbero subito una grande città, e poi prenderanno pretesti per venire più avanti. DE SIMONE .

205. IL R. COMMISSARIO IN ASSAB AL MINISTRO DELLA GUERRA. (T.) Assab, 6 gennaio 1887, ore 10.50 ant. È giunta una nuova lettera di Menelik a S. M. il Re d'Italia. Valendomi dell'autorizzazione avuta, ne invio la traduzione: Maestà: nel passato mese di ottobre inviaicontemporaneamente alla Maestà Vostra ed à S. M.l'Imperatore una viva preghiera, offrendo ad ambiduela mia inediazione, onde risparmiare dispargere il sangue dei cristiani, appianando la questione sorta tra il governo di V. M. e quello dell'Imperatore. Sono ben lieto far conoscere alla M.V. che S. M. l'Imperatore ha risposto al mio invito in modo molto conciliante e benevolo versol'Italia. Ciò mi dà animo a confidare che le controversie esistenti fra i due governi possano cessare, senza che ac cadano fatti più dolorosi. Prego la M. V. di onorare di una suarisposta la mia offerta trattandosi per me e pel mio regno di cosa di massima importanza. A me preme sopratutto mostrare il mio buon volere alla M.V. e all'Imperatore; sarò molto contento se, coll'aiuto di Dio, potrò impedire un conflitto tra due Ré cristiani e miei amici.

4 Scritto nella città di Antot), 1° ottobre 1887.

DE SIMONE. 79

206. IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI

.

Londra, 6 gennaio 1888. Signor ministro, Ho ricevuto da lord Salisbury, ed ho l'onore di trasmettere qui uniti all'Ec cellenza Vostra i seguenti documenti.

Lettere del Negus alla Regina Vittoria

1.º una copia della traduzione inglese della lettera indirizzataallaRegina Vittoria dal Negus nell'ottobre scorso (annesso I). Questa traduzione, secondo avverte il colonnello Kitchener, governatore di Suakim, fu fatta da un Abis sino che parla discretamente soltanto l'arabo. Quantunqueilsenso sia probabil mente corretto, il colonnello Kitchener non poteva garantire l'esattezza delle pa role adoperate. Un ristretto di quella lettera fu da me spedito all'E. V. col rapporto dell'8 dicembre scorso (1) ;

2.0 un sunto delle due lettere del Negus recate al Cairo dal signor Portal. (AnnessoAggiungoII).una traduzione italiana della lettera e del sunto di cui si tratta.

CATALANI.

(Annesso I). Traduzione fatta a Suakim della lettera di Re Giovanni a S. M. la Regina Vittoria.

In nome di Nostro Signore Gesù Cristo, aLui sia lode e gloria. Da Giovanni, unto da Dio, Re di Sion e Re dei Re di Etiopia. Alla gloriosissima efamosa Regina Vittoria,per grazia di Dio Regina d'In ghilterra e d'Irlanda, Difensore della fede cristiana, Imperatrice delle Indie. Dacchè io scrissi la mia ultima letteraspero che V. M. ed il suo esercito siano stati in buona salute e prego Iddio che continuino sempre a star bene. Io ed il mio esercito, grazie a Dio,stiamobenissimo ; ed Iddio,per lesante pietre diSion, mi perdoni e preservi daogni male in questo mondo e nell'altro.

La lettera di V. M.in data dell' 11 mahassi, sigillata col sigillo di V. M. che si riferisce agli Italiani, mi è pervenuta. Nei tempi passati, quantunque non vi fosse amicizia fra noi, non v'era alcuna inimicizia,e doni furono man dati reciprocamente. Stavamo scambiandopareri circa il miglior modo di aprire vie di comunicazione, quand'ecco gl'Italiani dissero : Noilasciammosoldati per tutelare i mercatanti, e Ras Alula li ha uccisi. Questo è falso. In quel momento non viera una sola carovana proveniente dall'Abissinia, nèda Massaua. Gli Italiani erano venuti ed avevano eretto fortificazioni ed occupato ilpaese.

Un trattato fu stipulato fra noi, ma gli Italiani vennero e non lo manten nero. Per tre anni , i mercatanti abissinihanno dovuto pagare tasse agli Ita liani. Era stato convenuto chc armi non dovesseroessereimportate in Abissinia senza la mia autorizzazione: ma gli Italiani permisero che armifossero impor tate per qualsiasi via ed in seguito a ciò il mio paese è divenuto-ribelle.

Ai tempi d'Ismailpascià, mentre io ero inAzebo persedareunrivolgimento, egli prese il destro di tal congiuntura e spedì un esercito peroccupare Keren Bogos. Io scrissi a V. M. circa il torto che m'era stato fatto espedii la lettera per mezzodel colonnello Kitchener, e V. M. rispose : nonimporta ; noi siamo con voi. Ma Ismal pascià non istette fermo. Eglivenne fino nel miopaese a farguerra, ma Dio ci diede la vittoria ed egli si ritirò. Ed ora gli Italiani credono che sono valenti e forti e desiderano far guerra coll'Abissinia e ci ca gionano inquietudine. Io ho fatto laguerra per molti anni contro gli infedeli e non ho mai lasciato il mio paese. Non desidero far guerra controcristiani e non ambisco paesi altrui.

: 17

Quanto alla pace che V. M. consiglia, se la strada fosse aperta, manderei a V. M. un'ambasciata ed Ella udrebbe le due parti e vedrebbe chi ha ragionee chi ha torto, e conformemente alle decisioni di Lei noi faremmo la pace. In questo caso io sono il danneggiato. Perchè sarei punito ? Cið sarebbe perchè essi si credono forti e dicono: Anderemo in Abissinia e faremo l'Etiopiatri butaria di Roma. Questo è un gran disegno, ma Dio non aiutal'ingiustizia. Dio solo conosce i risultati delle guerre e la vittoria è dono di Cristo.

Nei tempi antichi Massaua fu mia ed io la domandaiaV.M. perchè previdi inquietudini come queste. Prima Ismail pascià ed ora gl' Italiani. Se essi non avessero preso Massaua, non penserebberoa conquistare l'Abissinia e non avreb bero accumulato tutto questo travaglio su noi. Scritto nel nostro palazzo, il 16 zeketo (circa il 19 ottobre 1887).

(1) V. doc n. 185.

CXIT
1

Lettera del Negus alla Regina Vittoria.- Re Umberto al Redello Scioa CXIII

(Annesso II)

(Telegramma dal Cairo).

La prima lettera del Re Giovanni d'Abissinia èsemplicemente una lettera diringraziamento per i doni che gli furono spediti.

L'altra riepiloga il pensiero manifestato nella lettera dello scorso ottobre che fu tradotta per ordine del colonnello Kitchener. Il tono della presente lettera è però meno conciliativo di quello della prima. La lettera termina nel modo se guente :

66

Se il vostro desiderio fosse di fare la pace fra noi(il Negus e gliItaliani), ciò dovrà essere quando essi(gli Italiani) saranno nel loro paeseed io 'nelmio. Ma ora dai due latii cavalli sono sellatie le spade sguainate.I miei soldati, numerosi come la sabbia, sono pronti colle loro lance.Gli Italiani desiderano la guerra, ma in Dio solosta la forza. Facciano come vogliono; finchè io vivo non mi nasconderò da essi in un buco.

207 . S. M. IL RE UMBERTO I A S. N. MENELIK II RE DI SCIOA, KAFFA E DI TUTTI I PAESI GALLA (1).

Pace e guerra sono nelle mani dell'Onnipotente. Però Vostra Maestà ha ope ratosecondol'avitasaggezzarivolgendo, comela Sua letteradel 15 tekempt1880(2) me ne porge l'annunzio, parole di conciliazione e di prudenza a S. M. l'Impe ratore di Etiopia. Il conte Antonelli mi ha anche riferito ciò che alla M. V. èpiaciuto di concordare peril migliorbene del suo Regno nelle presenti con tingenze. Anche in questa circostanza l'animo nostro si trovò concorde. Sa, del resto, la M.V. che io voglio solo la giustizia e che l'Etiopia nulla avrà a te mere dalle mie armi dopoche l'iniqua aggressione dello scorso anno abbia avuto soddisfacente riparazione. Con questo sentimento invoco il Signor Iddio accið tenga laM. V. e Me stesso nella sua degna custodia. Dato in Roma, città ca pitale del mio Regno, il 12 gennaio 1888.

UMBERTO. CRISPI .

* 208 . IL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI.

Londra, 20 gennaio 1888.

Signor ministro, Le trasmetto un rapporto diretto da sir G. Portal a sir Evelyn Baring (v. l'annesso) con una memoria sul nunero e sulla distribuzione delle forze abissine attualmente in campagna. CATALANI.

Sir GERALD PORTAL A SIR EVELYN BARING.

Cairo, 1 gennaio 1838. Signore, Ho l'onore di qui accludere una memoria contenente un sunto delle infor mazioni raccolte o per osservazione personale o per sentito dire, relativamente alladistribuzione attuale delle forze dell'impero abissino. Il carattere, che più colpisce, degli eserciti coi qualiio ebbi contatto personale, è il grandissimo nn mero delle persone in marcia. Per esempio, nel campo di Ras Michael, non vi può esser meno di 50,000 o60,000 persone; ma siccome l'esercito è accompa gnato da un gran numero di schiavi, guardiani di bestiame ed altri non com battenti, ho calcolato questo esercitoa circa 25,000 combattenti. Questo Ras Mi chael è un vecchio con gran reputazione di soldato; egli era in origine musul

Traduzione).

(1) Lettera consegnata in Roma al dottor Ragazzi insieme a doni pel Re Menelick. ( 2) 25 ottobre 1887 .

P
Libro verde .

1. CXIV

Rapporto di sir G. Portal sull'esercito abissino

mano e si chiamavaMohamed Ali, ma qualche anno fa abiurò la religione sua per abbracciare il cristianesimo, e lo stesso Re fu suo padrino. Si deve proba bilmente a questa circostanza che egli fu erroneamente indicato da sir W. Hewett come figlio adottivo del Re.

L'esercito di Ras Michael sicomponequasi esclusivamente di cavalleria galla, delle selvaggie tribù del sud, frammistaa buon numero di negri del Sudan. Ho avuto molte occasioni di esaminarequeste truppe,una volta che noi abbiamo cavalcato attraverso il campo di Ris Michael, e un'altra che il suo esercito e quelli cheseguono il campo marciavano dopo di noi alla distanza di meno di mezzo miglio. Ultimamente ancora il maggiore Beech cavalcò attraversando l'eser cito in marcia, allorchè portava una mia lettera al Re.

L'altra truppa chevidi personalmente fuquella che accompagnava lo stesso Negus, la quale, mi fudetto, consisteva soltanto nelle sue guardie, il grosso dell'esercitoessendo andato per un'altrastradacolfigliodi Sua Maestå,Ras Aria Selassie. Queste guardie, circa 500" wmini, sono quasi tutte armate di cara bine, e sono accompagnate da un gran numero di schiavi e non combattenti, in proporzione di quasi tre ad uno; ma parecchi degli schiavi edipendenti sono armati di lance, scudi e spadee possono molto facilmente prendere parte attiva alle ostilità insieme ai loro padroni . Gli uomini che compongono questieserciti sonopel fioredellavitae dell'attività ; sonopernatura esperti montanaried hanno 'costantementel'abituline di adoperare le loro armi dafuoco al bersaglio o con le bestie feroci, ma non sono, direi, particolarmente buoni tiratori a bersaglio. La più grande quantità delle armida fuoco è composta senza paragone di fu cili e carabineRemington, ma vi è una buona quantità di vecchi moschetti e di antiche armi d'ogni specie, come si veggono in variearmerie. Le munizioni sembra che sieno a buon mercato ed abbondanti, edesiste in Aduauno stabi limentoin cui le vecchie cartuccie possono essere rifornite di capsulae ricari cate, sebbene gli Abissini non sappiano ancora fare nuove cartuccie. Ogni sol dato compra la sua propria munizione ed ha per conseguenza la cura di conser vare le vecchie cartuccie. La polvere è pure fabbricata su vasta scalain Adua; ma non è diqualità superiore.

Gli eserciti in marcia sono approvvigionati, per quanto è possibile, dai vil laggi nei distretti pei quali passano ; i distaccamenti di foraggiatori si allon tanano parecchie miglia dalla strada e ritornano con abitanticarichi di grano, erba, farina, e spingenti innanzi asé armenti e mandre. Occorre appena dire che non si paga nulla per queste forniture. Oltre ciò, ognisoldato porta seco dal suo proprio villaggio una pelle piena di farina eprobabilmentealcune altre provviste per alimentarsi durante la campagna. Tutti i soldati che vidi negli eserciti in marcia apparivano sempre essere bene provvisti di carne; ma gli schiavi, si muschi che femmine, erano spesso più che rifiniti dalla fame.

Malgrado queste precauzioni, non è difficile di vedere chei grandi corpi di truppa che ora marciano verso la frontiera non potranno alimentarsi inquel listretto per più di un molto limitato numero di giorni. La provincia di As mara è montuosa, il suolo è eccezionalmente sterile ed i villaggi sono già molto impoveriti dalle esazioni che hanno esercitate sopra di essi gli eserciti di Ras Alula, di Ras Hagos, i quali sono stati per molti mesi acquartierati in que sto distretto.

Se per conseguenza si effettua la divisata concentrazione delle forze abissine nelle vicinanzed'Asmara, il Redovrà prestodichiararsi per una di queste al ternative : o una gran parte delle sue forze deve ritirarsi dopo pochi giorni, nell'interno, in provincie più fertili e distanti,oppure egli deve discendere su bito contro le posizioni italiane, nella speranza difinire la campagna con un at tacco decisivo e generale.

Fui informato che Sua Maestà aveva apertamente espresso la sua intenzione di adottare quest'ultimo partito. In tal caso, il solo pericolo serio per gli Ita liani consisterebbe nella scarsità di uominicoi quali potrebbero adesso opporsi alle grandi masse d'Abissini che si getterebberocontro di loro.

Ho l'onore, ecc. G. H. PORTAL.

1

Memoria di sir G. Portal sull'esercito abissino CXV

(Annesso.). MEMORIA DI SIR G. H. PORTAL SUL NUMERO E SULLA DISTRIBUZIONE DELLE FORZE ABISSINE ATTUALMENTE IN CAMPAGNA .

Le forze abissine in campagna, al tempo in cui lasciai ilcampo del Re a Scelikot, cioè il 16 dicembre,possono dividersi in tre categorie :

a) quelle già acquartierate sulla frontiera e sorveglianti gli Italiani.; b) quelle che si avanzano verso Gura e l'Asmara, per la via diretta dal sud lago, d'Ascianghi e Adigrat; in altre parole la via seguita dall'esercito inglese sotto lord Napier nel 1868;

c) quelle che si avanzano dall'ovest e sud-ovest, via Semen e Adua ; a) Sulla frontiera si trovano già :

1. Ras Alula, governatore del distretto d'Asmara. Ilsuo esercito consiste in circa 16,000 uomini, quasi tutti armati con fucili e carabine Remington : mi fu spiegato che circaun terzo del suo esercito non è composto degli uomini del Ras, ma sono soldati che il Re gli ha prestati e che può richiamare ad ogni momento.

Per la più gran parte dell'estate e dell'autunno l'esercito di Ras Alula era ammassato a Keren, ma ora è distribuito fra parecchi villaggi del distretto.

In questo esercito sono incluse : 1.º la guarnigione di Ghinda, 3000 uomini, tutti armati con carabine Remington ; 2.ºle guarnigioni di Ailet e dei pochi villaggi lontani di frontiera.

Ad Ailet vi sono non più di 200 uomini armati di carabine.

2. Ras Hagos. Il suo esercito è più numeroso di quello di Ras Alula ell ammonta probabilmente a 20,000 uomini , il più deiquali provvisti di armi da fuoco. Son tutti accampati a Keren. Lo stesso Ras Hagos era con Ras Alula all'Asmaraquando viera io.

b) Forze che si avanzano per la via di Ascianghi e Adigrat.

1.Sua Maestà il Re e la sua guardia, circa 5000 uomini, con un gran nu mero di schiaviparzialmentearmati, di uomini che seguono il campo e didonne. Essi si avanzano a ragione di circa 10 miglia al giorno, ma per regola non marciaro più di 4 o 5 giorni la settimana. Queste guardie son tutte armate con Remington, Sniders, moschetti od armida fuocodi più sorta, compreso un certo numero difucili Wetterly presi agli Italiani a Dogali.

Il grosso dell'esercito del Reè con Ras Aria Selassi , figlio del Re.

2. Ras Michael, con circa 25,000 uomini di cavalleria galla, in gran mag. gioranza armata soltanto di lance, spade e scudi. Costoro sono selvaggi e indi sciplinati, e commettono numerosi atti di barbarie e di rapina quando passano per un paese. Gran parte di essi cavalca con mulo.

Questo esercito si avanza per la stessa strada del Re, ma era abitualmente circa una giornata di marciain avanti del Negus. Il 19 dicembre l'esercito (li Ras Michael era arrivato ad Agula.

3. Ras Hailu Mariam, governatore della provincia diVadela Non vidi il suo esercito; mi fu detto essere più grande di quello di Ras Alula Egli era atteso al campo del Re col suoesercito il gioruo in cui lasciai Sua Maestà, cioè il 16 dicembre.

Ras Hailu Mariam è un nipote del Negus.

4. Degiac Masciascià, altro nipote del Re, era aspettato al campo del Re con una truppa di circa 5000 uomini , il giorno in cui lo lasciai.

5. Il. ReMenelik di Scioa, con un enorme esercito, che si dice essere più grande diquello del ReGiovanni,si avanza rapidamenteverso il nord.Re Gio vami sa bene che Menelik è stato in buoni termini coll'Italia, ma gli ha or dinato di venire col suo esercito, ininacciando di sterminare lui e il suo paese se non arrivasse in tempo. Sebbene l'esercito di Menelik sia così grande, ne egli nèle sue forzeparevano moltostimati dai soldati del Tigre e dell'Amhara. Il 16 dicembre, si diceva che Menelik si trovava molto dopo Yeju (?) già vi cino al lago Ascianghi,e che marciava rapidamente.

c) La terza e più grande colonna si avanza da Debra Tabor e dai di stretti vicino al lago Tsana, via Semen ed Adua, verso la frontiera. Questa colonna comprende:

1. Il grossodell'esercito delRe, sotto il comando del figlio di Sua Maestà, Ras Aria Selassiè. Questo èil più grande esercito d'Abissinia (eccetio quello di Menelik) e può, credo, stimarsi a circa40,000 combattenti, dei quali proba bilmente due terzi hanno armi da fuoco di diverso modello. Essi avevano pas sato il Semen ed erano, alla metà di dicembre, vicini ad Adua.

2. Wakshem Gabru, il più potente capo dell'impero, governatore della pro vincia di Begemeder (dov'èDebra Tabor, abituale residenza del Re). Il suo vasto esercito è, con quello del Re, sotto Ras Aria Selassiè, che si avanza per Semen e Adua.

Accennerò qui che in Abissinia vi sono due uomini soltanto che possono por tare il titolodi Wakshem. Si chiamano: Wakshem Gabru e Wakshem Boru; sono superiori a qualunque Ras e quando sono a Corte seggono sempre col Re, mangianoalla sua tavola, onore non concesso a nessun Ras o Degiac.

3. Wakshem Boru si avanza pure, credo, per la stessa strada,manon po tetti avere definitive informazioni sul luogo dove si trova il suo esercito.

4. Degiac Tesemma, conun esercito che dicesi essere il doppio di quello di Ras Alula, si avanza con Ras Aria Selassiè per la stessa strada. Vi è in marcia, in Abissinia, un altro importante esercito, quello del Negus Tekla Haimanot, Re delGoggiain; ma questa truppa, invece di venire al nord est, è avviata alla frontiera ovest, a Metemmah, doveè statamandata per in traprendere una campagna contro i dervisci. Il Re Tekla Haimanot ha una gran reputazione come militare e si dice che i suoi uomini sono valorosi ed impetuosi soldati; ma sono informato che la sua fedeltà al Re Giovanni non è sicura. È perciò probabile che il ReGiovanni abbiaesitato ad affidarsi a Tekla Haimanot in una campagna contro l'Italia, e che desidera ancor meno di la sciarlo in pace nel Goggiam, quando quasi tutte le rimanenti forze d'Abissinia si concentravano nel nord, e per questo si è aperta una campagna contro i Su danesi presso Metemmah.

Cairo, 1° gennaio 1888.

209. L'I CARICATO D'AFFARI D'INGHILTERRA AL VIINISTRO AD INTERIM

Roma, 30 gennaio 1888. Signor ministro, Ho l'onore di trasmettere a V. E. copia di un dispaccio diretto dal signor Portal all'agente e console generale di Sua Maestà inEgitto (V. annesso),che rammenta la grata impressione dell'assistenza prodigatagli dalle autorità ita liane in Massaua, nell'occasione della recente sua missione presso il Re Gio vanni di Abissinia.

(Traduzione).

Ho quindi il piacere di inviare a Vostra Eccellenza , conformandomi alle istruzioni del marchese Salisbury, i cordiali ringraziamenti del governo di Sua Maestà a quello di sua Maestà ilRed'Italia, per le cortesie edattenzioni usate al signor Portal nell'occasione di cui è parola.

Mi valgo di questa opportunità, ecc.

KENNEDY, (Annesso). Sir G. PORTAL A SIR E. BARING.

(Traduzione).

Cairo, 9 gennaio 1888. Signore,

Io non posso dircompiuto il rapporto della recente mia missione in Abissinia, senza far cenno dellamia profonda impressione per la grande cortesia colla quale ogni membro della missione fu trattato dagli ufficiali italiani in Massaua e Monkullo. La maggior assistenza mi venne prestata dal generale San Mar zano e dal generale Saletta e dai loro stati maggiori. Nel medesimo tempo la missione è debitrice di speciali obbligazioni verso il colonnello Avogadro, co

CXVI Ringraziamenti del governo di S M. Britannica e di sir G Portal

Missione del dotlore Ragazzi. · Missione del generale Masciascia Workiè CXVII

mandante il forte di Monkullo, per l'inestimabile aiuto dato da quest'ufficiale nell'organizzare la carovanae per la cura e le gentilezze collequali vennero trattati tutti quelli che ritornarono indietro dalla prima spedizione a Baresa. Ed è proprio in gran parte dovuto all'ospitalità di questi ufficiali se tutti i membri della missionefurono sufficientemente ristorati, da essere in grado di partireper l'Asmara il giorno 7 di novembre. Ho l'onore, ecc. G. H. PORTAL.

210 . IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI A S. M. MENELIK II, RE DELLO Scioa, KAFFA E DI TUTTI I PAESI GALLA (1). (Estratto).

Saluti d'uso. Gli oggetti che ilconte Antonelli dovevaacquistare in Italia per ordine di V. M., liporterà a Voi il dottor Vincenzo Ragazzi, medico della marina ita liana, che raccomando alla vostra benevolenza. Questi oggetti chesono un pro dotto del terreno e dell'industria d'Italia sono offerti indono a Vostra Maestà che dell'Italia è buon amico. Dato a Roma, capitale del Regno d'Italia, il cinque febbraio 1888. CRISPI.

211. IL CONTEP. ANTONELLI AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI.

Abbis Abeba , 19 dicembre 1887 . Signor ministro, Ric . il 20 febbraio 1888 .

Il 14 dell'andante mese di dicembre,inviai all'E. V. un mio rapporto colle ultime inforinazioni che ero in grado di poter dare. Quel corriere doveva pren dere la via di Harrar-Zeila-Aden. Ma poi a causa della ribellione dei Galla Ciercier ed Ittu, dovetti inviarlo per la via di Aussa-Assab.

Oggi mi si offre una occasione di poter tentare ancorala via di Harrar, ed io ne approfitto , nel dubbio che i miei corrieri spediti per Aussa o ritardino troppo o non arrivino affatto.

Ecco pertanto le ultime notizie.

Il generale Masciascià Workiè è di ritornodalla suamissione presso l'Impe ratoreed ha portato al ReMenelikl'ordine di recarsiin Boru Mieda per guar- dare il paese dei Wollo Galla che si teme voglia ribellarsi. Il governatore dei Wollo, Ras Michael, parti coll'Imperatore verso il Tigre e presentemente quel paesenon ha guarnigione amarica, ciòche fa temere all'Imperatoreuna rivolta.

L'abuna dello Scioa, Matthias, fu invitato a seguire l'Imperatore alla residenza di Makaleh per assistere al ricevimento della missione inglese che si sa giunse in ottimo stato fino ad Adua e di là prosegui per Makaleh.

Re Menelik è dolente di non avere ancora ricevuto nessuna risposta alle sue proposte di mediazione e vede con dispiacere una intromissione inglese, perchè teme che,se la pace si facesse senza la sua intromissione, l'Imperatore sfoghi la sua collera contro lo Scioa. Infatti Deciac Masciascià Workiè assicura che, alla Corte dell'Imperatore, il Re Menelik sia accusato di avere istigato il go verno italiano a fare la guerra all'Abissinia e di essere già ribelle al Re dei Re. Per quanto queste accuse sieno ingiuste e mal fondate, pure è certo che potrebbero essere digrave conseguenza per la quiete dello Scioa.

Intanto fu fatto ilproclama orale colquale Re Menelik ha ordinato a tutto il suo esercito di riunirsi in Debra Berhan per il giorno 26 del corrente mese. Furono chiamati pure i generali che sono nei paesi galla di Gimma , Gherar, Kaffa, ecc.

Con questa chiamata dell'esercito, il Re eseguisce l'ordine del Re dei Re e

9 o

Lettera consegnata iu Roma al dottor Ragaszi (V. il doc. n ° 207.)

(1)

CXVIII

Il conte Ar tonelli a Re Menelik Mediazione offerta da Re Menelik.

prende tempo per conoscere il risultato dellamissione inglese ed avere la ri sposta del R. governo per la sua offerta mediazione.

Il momento è decisivo.

Le notizie che arrivano dal Tigré sono che la provincia del Semien è in ri voluzione e andò là per sedarla il figlio dell'Imperatore Ras Aria Selassiè con forte esercito.

I confini dalla parte di Massaua sonoguardati dai Ras Alula e Ras Hagos: questoultimo fu mandato presso Ras Alula , come uomo calmo e di consiglio e per impedire che si facciano imprudenze.

Ras Alula ha fortificato tutti i passi più difficili dei monti e dicono che abbia reso la via inaccessibile dalla parte dell'Hamasen.

Se esatte sono le mie informazioni, sembrerebbe che l' Imperatore non fosse troppo ben disposto verso la missione inglese e che mantengafermo il propos sitodi non fare nessuna cessione di territorio. P. ANTONELLI.

212. IL CONTE P. ANTONELLI AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI.

Ghib - Biet , 31 dicembre 1887 , Signor ministro, Ric . il 20 febbraio 1888 .

Dal governatoredi Harrar, DeciacMac Makonen giunto ieri pressoil Re, mi fu consegnato il dispaccio che l E. V. mi spedi da Roma il 27 novembre ultimu pa sato ( 1). Partecipaiimmediatamente al Re la risposta delregio governo riguardo alla proposta mediazione; e per mettere questa Maestà incondizioni di farla cono scere al Re Giovanni, gli rimisi una lettera della quale accludo copia a V. E. (V. l'annesso ).

Ringrazio l'E. V. per le avvertenze che si è compiaciuto darmi ed alle quali mi atterrò fedelmente e scrupolosamente.

*Da Assab continuo a mancare di corrieri; l'ultimo a me arrivato portava la data del 27 settembre ultimo scorso. Mi sembra che per le comunicazioni sol lecite, la via dell'Harrar sia da preferirsi; solo sarà più prudente servirsi delle cifre.

Sono in viaggio col Re, diretto a Debra-Berhan, dove avrà luogo la riunione dell'esercito Scioano: igenerali scioani che si trovavano nei paesi galla sono tutti chiamati a Debra-Berhan.

È pure giuntoqui l'ex-emiro Abdella di Harrar,

Il Re non mi ha dato ancora nessuna risposta, nè verbale nè scritta, alla mia lettera: credo che a Debra-Berhan si riunirà il consigliodi tutti i generali.

(Annesso). IL CONTE P. ANTONELLI

A S. M. MENELIK II, Re di Scioa, KAFFA, HARRAR E

Saluti di uso.

PAESI GALLA.

Come ho avuto l'onore di dire alla M. V., mi è giunto oggi un dispaccio dal mio governo, il quale contiene la risposta che laM. V. tanto desiderava di conoscere .

Il governo di S. M. il Re d'Italia mi dà l'alto incarico di ringraziare V. M. per la offerta mediazione di pace: questo atto fuconsiderato dal mio governo come una nuova manifestazione di affetto e di amicizia che la M. V. sente verso l'Italia.

Compiuto questogradito incarico, debbo far conoscere a V.M. che la pro posta mediazione giunse in Italiaquando già una numerosa eforte spedizione militare era partita alla volta di Massaua. Il regio governo non poteva quindi rallentare e molto meno sospendere un'azione militare già iniziata.

La Maestà Vostra potrà sempre rendere un grandeservizio alla pace del

(1) V. il do . 1.º 179.

Inviato del Re d'Abissinia per chiedere pace coll'Italia CXIX

l'Etiopia consigliando S. M. il Re dei Re a domandare lapace all'Italia, facendo delle proposte serie e decorose. Dette proposte si dovrebbero basare accordando quanto glideve essere stato suggeritodagli inviati di S. M. la Regina d' In ghilterra ultimamente recatisi presso il Re dei Re.

Debbo però fare osservare alla Maestà Vostra che all'epoca che mi fu dal regio governo inviato il sopracitato dispaccio (27 novembre) si ignorava il ri sultato della missione inglese.

Della Maestà Vo tra, Messer Meder, 30 dicembre 1887. Umilissimo servo P. ANTONELLI.

213 . IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA

AL MINISTRO DELLA GUERRA.

(T.) Massaua, 20 marzo 1888, ore 10 pom.

Oggi un Abissino proveniente da Gura, arrivato ieri Arkico, con solita ca rovana Assaortini, presentavasi ad Aman con lettera di certo Bascià Haimanot notabile presso il Negus, esprimente desiderio degli Abissini di contrarre la pace. Aman non dubita fatto questo passo consenziente Negus. Mi limitai dire ad Aman che per far ciò occorreva che il Negus si rivolgesse direttamente a questo comando. Risposta che era sollecitata,partirà domattinaconun Abissino portatore di lettera a Aman. SAN MARZANO.

- 214 . IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA

AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massaua, 24 marzo 1888, ore 7.55 pom.

È accertato l'arrivo stamane di Ras Alula a Ghinda con massa d'uomini ar inati.È segnalata massa da Guramarciare verso Aidereso (48 chilom. suddi Sahati) dicesi rimarrebbero fermi domani, perchè domenica e lunedì avrebbe luogo attacco. SAN MARZANO.

215. IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA

AL MINISTRO DELLA GUERRA . (T.) Massaua, 27 marzo 1888, ore 11.3) ant.

Ieri giunse a Massaua, penetrato da Arkiko con la carovana di Assaortini, il fratello' di Kantibai, Aman; asserisce essere egli mandato dallo stesso Negus perchè, sapendo Aman in buoni rapporti col comando, procuri far fara pace: inoltre per conoscere perchè Haimanot non ha ricevuta risposta alla lettera fatta scrivere nell'intento medesimo. Tutto fa credere vera l'asserzione di questo in dividuo. Mi limitai a lasciarlo ritornare con copia della precedente risposta, fa cendogli spiegarebene come non potrebbesi entrare in trattative che con un latore di lettera del Negus,e che la prima risposta venne ritardata esclusiva mente per colpa del latore indugiatosi per via. San Marzano.

7

216 . IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA

AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massana, 29 marzo 1888, ore 1.5 ant. Stasera, alle ore 7, presentavasi ai nostri avamposti,sulla strada di Ailet, un ufficiale abissino, fratello diKantibay,Aman, con alcuni servi, latore di lettera del Negusche trovasiDembi (a metàstradafra Ambatocan eAilet) a medi retta. Lettera molto lunga , complimentisoliti, parla con rispetto di S. M. il Re e accenna antica amicizia con esso. Si dilunga quindi sulle relazioni avute con Bianchi per affare dell'Aussa, accennando che in seguito a tali trattative vi furono regali da S. M. Re e da S. M. la Regina. Lagnasi avere noi annul

lato trattato Hewett, con incaglio del commercio abissino a Massaua e impe dito restituzione di tutto il paese del dominio del Negus già occupato dagli Egiziani. Dice ora facciamo la pace secondo la conciliazione fatta con gl' In glesi e gli Egiziani; abbandonatequesto paese etiopico datomi a governare da Dio e restate nel vostro paese. , Accenna ai Dervisci, che dovrebbero essere combattuti in comune,per essere gli Italiani e gli Abissini cristiani. Ras Alula non averlo informato di quanto era accaduto e noi neppure e così venneguerra. Siccome noi siamo due Sovrani e non vi è uno che possa giudicarci, dico che la ragione è mia. Voi siete venuti par guerreggiare, io per difin lere il mi confine, ora ritornate al vostro paese e la via diMassaua sia aperta come prima. Rispondete presto. Mando lettera a Massaua per avere altra traduzione. Trat tenni qui il latore che dice avere ordine di farmi comunicazioni verbali in presenza diAman che arriverà domattina. Il latore non è personaggio impor tante, quindidubito possa aggiungere cosa di rilievo al contenuto della lettera, che peraltro Nerazzini giudica importante per il passo fatto dalNegus e per la forma. Siccome ciò noncorrispondeagli intendimenti a me noti del Governo, pregherei telegrafarmi se debba fare risposta negativa, oppure dilatoria, ovvero facilitare,iniziare trattative possibili; in quest'ultimocaso se lebasi potrebbero esser quelle risultanti dal rapporto di sir G. Portal al suo Governo.

1

San MARZANO ,

217 . IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massaua, 29 marzo 1888, ore 11 ant,

La seconda traduzione, meglio fatta, diversifica poco dalla prima; le sole va rianti di rilievo sono che il Negus ha detto esplicitamente restiamo al trat tato Hewett , e frase relativa ai due Sovrani suona: - Sono Re: il Re d'Italia è pure Re; se alcuno ci comandasse, sarei io quello che ha il diritto di lainen tarsi. Aggiunta verbale,dopo lunga conferenza, riducesi Negus aver detto al latoredeplorare il fatto di Ras Alula,che gli Italiani non domandino per scritto terreno, perchè ne sarebbe ora scossala sua autorità di fronte ai capitani, es sendo tutto l'esercito riunito; essere disposto a lasciare agli Italiani il possesso del territorio che occupano e prima di partire avrebbe emanato un editto per impedire che s'attaccasse il suddetto territorio. Terminata poi la contesacoi Dervisci, potrebbero gli Italiani domandare territorio; egli essere disposto a fare delleconcessioni.

In complesso, crederei Negus veramente desideroso di uscire dall'attuale si tuazione senza attaccarci e lasciare anche definitivamente all'Italia i territori proposti da sir G. Portal, meno il territorio dei Bogos, rimandando però ad altro tempo il definitivo trattato di cessione.

La situazione militare non è mutata; notte, mattina tranquilla; pare Negus abbia interposto le truppe sue tra quelle di Ras Alula gli avamposti nostri. Naturalmente la nostra vigilanza non è diminuita.

SAN MARZANO .

* 218 . IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA.

Massaua , 29 marzo 1888.

Signor ministro,

Riferendomi ai miei telegrammi in data d'oggi, trasmetto a V. E. la tradu zione completa della lettera del Negus a me diretta da Ailet il 26 marzo 1888 e larispostache, in attesa delle istruzioni del regio Governo, hocreduto di maudare al Negus (V. annessi I e II).

SAN MARZANO.

CXX

Lettera del Negus al generale San Marzano

(Annesso I). IL NEGUS D'ETIOPIA AL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR.

TRUPPE IN AFRICA.

( Traduzione dall'amarico ).

Mandata dal profeta di Dio, Johannes Re di Sion, Re dei Re di Etiopia, in dirizzata al rispettabile generale San Marzano, capodi armata.

Come sta? La conosco solo di nome. Io e la mia armata , per la bontà di Dio e la fede in Sion , per le preghiere al supremo dei Santi (che sia rispet tato e laudato !) stiamo bene. La bontà di Dio è eterna. Dapprima io scriveva sempre lettere di amicizia al Re d'Italia Umberto edegli pure scriveva a me. Eravamo entrambi amici. Venne il governatore Branchiin Assab,ed egli passò con me la stagione delle piogge. Egli mi parlò di questa amicizia e di molte altre cose importanti; abbiamo parlato di aprire uno sbocco per la parte di Assab ai negozianti che vengono da meeda quelli che vannonello Scioa, per modo che fossero liberii negozianti italiani ed abissini di andare e venireda quelle parti, e questi ultimi potessero così andare fino in Italia ad esercitare il loro commercio. Io desiderava che io e voi altri potessimo combattere insieme le popolazioni bårbare, che poiavremmo dominato insieme, come se fossimo un corpo solo.Io e Branchi avevamo combinato tuttequeste cose nel tempo delle piogge. Nel giorno dellanostra separazione io ho pensato ch'egli era un servo del mio amico, l'hodecorato, l'hotrattato bene,poi l'ho congedato.

Dopo di lui è venuto il signor Bianchi; abbiamo parlato anche di queste cose ed io gli ho consegnato lettere di amicizia, nunchè decorazioni per gli uffi ciali che sono sotto il rispettabile Re d'Italia. Anche a Bianchi ho dato lettera per il Ree l'ho decorato. Egli ini fece domanda di andare per la via diAhro; acconsentii, gli diedi una guida peraccompagnarlo fino ad Assab, ma egliprese un'altra strada poco sicura e cosi ebbe trista fine.

In seguito venne ad Ambasciarà una persona a portarmi doni del Re; anche questapersona ho decorato e le consegnai una bella lettera per far amicizia con voialtri, e l'ho fatta accompagnare.

Mentre così stavamo in buoni rapporti, non avete mantenuto il trattato che gli inglesi mi avevano fatto fare con gli Egiziani . Per quel trattato i nego ziantiabissini che andavanoa Massaua nondovevano pagar dogana, ed i paesi che sempre sono stati sotto il Re d'Abissinia, e chepoi occuparono gliEgi ziani, dovevano ritornare ame; ma voi non avete mantenuto questo trattato. Adesso restiamo nel trattato che ci hanno fatto fare gli Inglesi con gli Egi ziani. Questa Etiopia che mi fu data da Dio, è il mioregno; lasciate dunque il mio paese, e state nel vostro.

Se Dio midà la forza, voida una parte, ed io dall'altra potremo combattere quei Dervisciselvaggi e lidistruggeremo, allargando il nostropaese. Ciò sa rebbe preferibile. Io sono cristiano come voi; siamo fratelli; la discordia nostra serve solo a far ridere gli altri.

Ras Alula ha fatto quel che ha fatto senza scrivermi, e neppure voi altri mi avete detto nulla. Quel che avvenne è opera del diavolo. La vita di quei che morirono, sia da parte nostra che da parte vostra , era giuntaa suo ter mine, come Dio aveva destinato.Contro la volontà di Dio non si poteva nulla. Io sono Rex ed anche Umberto èRe, e se sopra di noi ci fosse qualcuno che ci comandasse , io sarei quello che aprei diritto di porgere lagranze. Io dico questo perchè voi siete venuti a combattere nel mio paese, io non sono andato nel vostro .

Adesso io non sono venuto per combattere con voi altri; son venuto perchè mi hanno detto che il mio paese è stato invaso, son venuto per custodire le mie frontiere. Ritornate dunque nel vostro paese, restiamo ciascuno nel nostro. Il porto di Massauasia aperto come era prima: che i poveri e i negozianti che sono da voie da noipossano liberamente guadagnarsiil loro pane.

La risposta maudatemela presto.

Scritta dal campo di Ailet, 26 marzo 1888. (L. S.)

CXXI
Libro verde . 2

Carteggio col Negus

(Annesso II). IL COMANDO IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL NEGUS D'ETIOPIA.

Sahati, 29 marzo 1888 .

Il Comando in capo delle truppe italiane in Africa ha ricevuto una lettera mandatagli per mezzo diLicc Vassen, vice governatore di Aiba, da Johannes Negus, etc.,dal campo di Ailet.

" Il Comando in capo delle truppe italiane in Africa manderà la risposta, appena riceverà ordini dal suo Sovrano, al quale ha telegrafato.

Il capo di stato maggiore VIGANO. ,

219. IL MINISTRO DELLA GUERRA AL COMANDANTE'IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA.

(T. ) Roma , 29 marzo 1888, ore 6 10 pom .

Ho ricevuti i suoi telegrammi d'oggi. Il Governo è d'avviso che convenga facilitare l'apertura di trattative possibili per la pace, purché, ben inteso, sia tutelata pienamente la dignità dell'Italia. Ella puòquindi rispondere al Negus che, presi telegraficamente gli ordinidiS.M. il ReUmberto, a nome di questi, gli significa che gli Italiani sono venuti in codesta contradanon per guerrey. giare,ma per portarvi pace e benessere e per stare in buone relazioni con l'Abissinia.S. M. Re Umberto, alieno dallo spargere sangue cristiano e ricor dando l'antica amicizia col Negus, è disposto egli pure a far cessare lo stato di guerra per rientrare col Negus e col suo impero in quel buon accordo che non fu mai suo intendimento di rompere; che S. M. Re Umberto però, per quanto animato da spirito di conciliazione, non può trattare che sulle basi se guenti, richieste dalla sicurezza dei suoi presidii in Africa.

1. riconoscimento delprotettorato dell'Italia sugli Assaorta e Arabi-Habab; 2.° possesso italiano di Sahati e Vaà con una zona, in avanti, di una gior nata di marcia. Ghinda città di frontiera abissina ; Valle d'Ailet possesso del l'Italia o almeno sotto suo protettorato; la frontiera segnata con colonnette; 3.° e, dipendentementedall'adempimento della seconda condizione, trattato di amicizia e di commercio per liberi scambi fra Italia e Abissinia.

Se per le considerazioni addotte dal latore dellalettera è impossibile al Negus . di stipulare ora un pubblico trattato scritto e di cederci più del terreno che occupiamo, oltre il promesso editto, dia garanzie che dopo liberatosi dai Der visci manterrà promessa della cessione di territorio. Insomma il Governo si affida alla prulenza ed all'avvedutezza della V. S. per ottenere le migliori condizioni possibili.

In casi di dubbio telegrafi. BERTOLÈ-VIALE.

*220.

IL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI AL R. INCARICATO D'AFFARI IN LONDRA.

Roma, 29 marzo 1887. , Signor incaricato d'affari,

Il Negus, dopo di avere condotto il suo esercito fin presso le nostre trincee, mandò ierial generale San Marzano unmessaggiero per esprimergli il desiderio di concludere la pace con noi, a patto che l'Italia limiti a Massaua la sua ol-, cupazione.Re Giovannichiede chesi ritorni alle condizioni del trattato Hewett; sconfessa Ras Alula e fa votiperchè, invece di spargere il sangue dei cristiani, ci si riunisca per combattere iDervisci.

Il governo di S. M. diede istruzione al generale di San Marzano perchè fa cesserispondere al Negus che eravamo pur noi dolenti della guerra scoppiata fra i due stati, ma che la colpa non era nostra, i primi ad essere attaccati es sendo stati noi. Il generale doveva soggiungere che l'Italia non rifiuterebbe la pace che le si domandava, quando essa abbia luogo alle condizioni giàproposte per mezzo di sir Gerald Portal.

Prego la S. V. di voler dare comunicazione di cið a lord Salisbury che ci ha sempre mostrato, in tale questione, il più amichevole interesse. CRISPI.

CXXII

Lettera del generale San Marzano al Negus CXXIII

221 . IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE D'AFRICA

AL MINISTERO DELLA GUERRA.

(T.) Massaua, addi 30 marzo 1888, ore 10.25.

La nostra risposta arriverà al Negus dopo mezzodì e sarà portata dal fratello di Aman qui rimasto, l'ufficiale abissino essendoritornato ieri, nonvolendo ri tardare sua permanenza oltre il termine fissatogli dal Negus, portando semplice ricevuta, con promessa che oggi sarebbesi spedita lettera risposta. Notte e mattina tranquille;anzi posti avanzati nemici ripiegatisi sui rispet tivi campi; sembra che l'esercito abissino debba ritirarsi completamente per avere il Negus riconosciuto l'impossibilità di attaccare, con speranza disuccesso, le nostre buone posizioni e per estrema penuria di viveri. SAN MARZANO.

222 . IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE D'AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massaua, 30 marzo,ore 7.37 sera . Oggi nessun movimento degli Abissini. Partito ore quattro pomeridiane la tore risposta Negus, redatta secondo il telegramma di V. E. di ieri.SAN MARZANO .

* 223. IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE D'AFRICA

AL MINISTRO DELLA GUERRA .

Massaua, 30 marzo 1888 . Signor ministro, Ho l'onore di trasmettere a V. E. il testo della risposta da mefatta al Ne gus, secondo le istruzioni dell'E. V. SAN MARZANO.

(Annesso). IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUFPE IN AFRICA AL NEGUS D'ETIOPIA.

Sahati , 30 marzo 1888 Complimenti soliti. Ho ricevuto la lettera di V. M. scritta dal campo di Ailet. Conosciuto il 4 desiderio di y. M. di conchiudere la pace, per evitare uno spargimento di sangue fra cristiani, chiesi ordini al mio Augusto e potente Sovrano Re Um berto I.Questi ordini mi sono ora arrivati ed ho l'onore di esporli a V. M.: Sua Maestà il mio Augusto Sovrano dice che gl Italiani, quando vennero * in queste contrade, avevano fermo intendimento e fiducia di assicurare ad esse la pace ed il benessere e di rimanere in buone relazioni coll'attiguo vostro Impero:aggiunge che anche Egli è alieno dal desiderare spargimento * di sangue cristiano, che ricorda l'antica sua amicizia con V. M. e che sa - rebbe disposto di fare cessare lo stato di guerra, perritornare in buon accordo con la M. V.

Sua Maestà il inio Augusto Sovrano mi fa ancora sapere che, per quanto sia animato da spirito di conciliazione,le trattative di pace per la sicurezza dei suoi presidii in queste contrade dovrebbero farsi sulle seguenti basi:

1.º riconoscimento per parte dell'Abissinia del protettoratodell'Italia sulle u tribù dell'Assaorta e sugli Arabi Habab;

2.° possesso incontestato dell'Italia su Sahati e Uaà con tutto il terreno retrostante sino al mare e con terreno avanti per una giornata di marcia. Ghinda rimarrebbe all Abissinia, e Ailet e la sua valle all'Italia; il confine dovrebbea suo tempo venire segnato di comune accordo con colonnette sul terreno. S. M. il mio Augusto Sovrano dice ancora che avvenuto l'accordo su queste due condizioni, Egliè pronto astipulareuntrattato di amicizia e di commercio con V. M., per facilitare gli scambi fra l'Italia e l'Abissinia con vantaggio comune.

46 ( 6 46
46 6 16 66 46

Lettera del Negus al generale San Marzano

Se V. M. trova convenienti le condizioni che ho esposte in nome del mio Sovrano, Vi prego di mandarealla mia sede in Sahati uno dei vostri capi che goda la vostra piena fiducia ed abbia la vostra parola, per concertare con lui il modo di tradurre in atto l'occorrente convenzione. ,, SAN MARZANO.

224. IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE D'AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA.

(T.) Massaua, 31 marzo 1883, ore 11.10 ant.

Ieri sera tardi giunsero qui nuovi messaggeri del Vegus con altra lettera. Questa dice che il Negus spera ricevere sollecita risposta alla sua prima e mi invita a mandargli un ufficiale di grado elevato percombinare, assicurando che questi sarebbe bene accolto. I suddetti messaggeri incontrarono per strada e feceroretrocedere il latore della mia lettera diretta al Negus, partiti da qui ieri, alle ore 4 pom.

Stamane feci ripartire il messaggero di ieri accompagnato da un ufficiale abissino venuto ieri sera, colla stessa, lettera perchè questachiaramente accenna alle condizioni dipace Trattenni gli altri messaggeridel Negus per rimandarli oggi con altra mia lettera contenente la ripetizione all'invito al Negus di man dare qui un grande capitano per stipulare convenzione che manderei poi al Negus dal personaggio chequi verrebbe facendolo accompagnare dal mio capo di stato maggiore. Prego dire se, qualora il Negus facesse condizione sine qui non che le trattative si facciano presso lui, il governo veilrebbe inconveniente a chevi accondiscendessi, mandando il capo distato maggiore.

Il Negus si portò a Saberguma, gli ufficiali abissini venuti ieri sera dicono per impedire eventuali scaramuccie coi posti avanzati. San MARZANO.

* 225. IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

Massaua, 31 marzo 1888. Signor ministro,

Confermando il mio telegramma in data d'oggi ho l'onore di trasmettere al l'E. V. la traduzione della seconda lettera del Negus a me indirizzata da Sa berguma, in data di ieri e copia della mia risposta. SAN MARZANO. 7

(Annesso I). IL NEGUS D'ETIOPIA AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA .

( Traduzione dall'amarico).

In nome del Nostro Signore Gesù Cristo, a lui siano rese grazie. Spedito dalloeletto da Dio, Johannes, Negus di Sion, Vegus NeghestdiEtiopia, che arrivi al caro generaleSan Marzano,comandante le truppe italiane.

Come stadache le scrissi?Jo,colle mietruppe, sto bene, graziealla misericordia di Dioed alla pregbiera di Nostra Madre di Sion. Ringraziamo e lodiamo il Santo dei Santi.

Avevo scritto una lettera e l'avevo mandata con Licc Uassen, e credo che il suo contenuto sia buono. Però non ebbi la risposta a tale lettera. Ora, se fu telegrafato al caro e lodato Umberto I Re d'Italia, desidero che venga presto la risposta, e che il messo sia un uomo grande e sia serio. Al suo arrivogli farò buona accoglienza e manderò molti ufficiali a riceverlo. Prima che arrivi, mi si mandi un altro messo per avvisarmi .

Non soloi cristiani, ma anche gli infedeli sono in obbligo di farebuona ac coglienza ed onorare l'ambasciatore, essendo questi sacro.

Scritto dal campo di Sabarguma, li 22 maggabit 1880 (30 marzo 18:9).

CXXIV
(L.
.
S.)

Si approva l'operato del generale San Alarzano. Lettere del Negus CXXV

(Annesso II). IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL NEGUS D'ETIOPIA.

Complimenti soliti. Ho ricevuto la seconda letteradi V. M. portatami dal vostro aiutante di campo Belata Gabreho ieri sera. Parti da qui ieri la risposta alla prima lettera di V. M. colla quale vi facevo conoscere i sentimenti concilianti del mio Re e le condizioni alle quali Egli mi permetterebbe di far cessare la guerra; ma il vostroaiutante di campo Belata, incontrato perstrada il messaggero dame inviato, fecelo retrocedere; questo cagionò ritardo, e perchè a V. M. non tardi ancora la risposta del mio Augusto Sovrano, ho fatto ripartire stamattina il messaggero. Colgo occasione per pregare ancora V. M. di mandarmi un grande vostro capo, che abbia intera la vostra fiducia e sia autorizzato da Voi a stipulare una .convenzione scritta ; con questo capo cercherò di mettere in accordo gli ordini datimi dal mio Re ed i desiderii di V. M.

Si redigerà una convenzione che sarà portata a Voi dal vostro capo in unione. apersonadi mia fiducia, la quale me la riporterà qui munita del Vostro si gillo, constatante la Vostra approvazione.

Scritta a Sahati, il 31 marzo 1888 . SAN MARZANO .

226 . IL MINISTRO DELLA GUERRA AL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA.

(T.) Roma, 31 marzo 1888, ore 4.40 pom. Ho ricevuto il suo telegramma d'oggi (1). Il R. governo approvi il suo operato ed acconsente che qualora il Negus facesse condizione assoluta che le trattative abbiano luogo presso di lui, Ellaglimandi il capo di stato maggiore, oppure anche un maggior generale, prendendo, bene inteso, sempre le necessarie pre cauzioni. Le trattative sono in generale bene accolte dalpaese nella fiducia che portino risultato favorevole. BERTOLÈ - VIALE . 66

227. - IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TBUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA. ( T.) Massana , lº aprile 1888 .

Stanotte arrivò una terza lettera delNegus in risposta a quella mia esponente le condizioni di pace, secondoil telegramma ministeriale del 29 marzo (2). Questa lettera elimina quasi completamente ogni possibilitàdi accomodamento perchè dice: Voi domandate un territorio che mi ha dato Dio (alludendo con ciò al trattato Hewett) e che non posso cedere. Seguono frasi vaghe che pare significhino " rimarremo sempre in istato di ostilità, senza che si venga mai a combattere, restando voi al mare, io nel mio paese. Conclude: non man diamoci più messaggeri. , Mi riservo di mandare un altro telegramma dopo chiarito meglio le cose e avere visto se arriverà risposta alla mia seconda lettera, che il Negus non aveva ricevuto quando mandò quella arrivata stanotte,e che facevagli comprendere come trattando a voce con un suo capitano avrebbesi avuto maggior facilità di combinare secondo gli intendimenti nostri e il desiderio suo; e dopo avervisto se il Negus manderà qualche messaggero segreto, cosa possibile, essendo il te nore della lettera ricevuta stanotte in contraddizione con quanto mi fu esposto a voce dal latore della prima sua lettera (3). SAN MARZANO .

228 . JL

COMANDAMTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA

AL MINISTRO DELLA GUERRA .

Massaua, 1° aprile 1888. Signor ministro, Ho l'onore di trasmettere a V. E. la traduzione della terza lettera del Neguis a me indirizzata da Sabarguma il 31 dello scorso mese e della quale mandai un sunto col mio telegramma di oggi. SAN MARZANO. (1) , d c. n. 224. (2) V. doc. n. 219. (3 ) V. doc . n . 218.

Parlenza del Re Menelik col suo esercito diretto nei Wollo Galla

(Annesso). IL NEGUS DI ETIOPIA AL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA.

(Traduzione dall'amarico.).

Ho ricevuto la lettera scritta dal campo di Sahati li 20 maggabit.

Ho creduto che la riconciliazione potesse avverarsi come prima ci siamo ri conciliati cogli Inglesi e cogli Egiziani.

Avevo scritto una lettera amichevole per mettere d'accordo i cuori.

Perchè sono state abbandonate le condizioni di prima? Cosa potrebbe ora metterci d'accordo ? Cristo non ha ripartito e conciliato ? Il vostro paese è dal inare sino a Roma, il mio è dal mare sino a qui, cioè all' Etiopia : non vi è alcun motivo per questionarci. Di più comepotrei scrivere, sigillare e conce dlere i paesi che i Re miei avi governarono ? Cristo li diede a me. Dove dob biamo incontrarci perchè il sangue cristiano sia sparso ? Io mi trovo in un posto e voi altri in un altro; che cosa ci può fare incontrare? E però da quest'ora non verrà più da voi il mio messo, e che il vostro non venga più dame.

Scritto dal campo di Sabarguma il 23 maggabit 1980. (L. S.)

229 . IL CONTE P. ANTONELLI AL MINISTRO AD INTERIM DEGLI AFFARI ESTERI .

Let Marefia , 18 gennaio 1888 , Signor ministro, Ric . il 1 ° aprile .

Come ho già avuto l'onore d'informare l'E. V. con mia precedente lettera il Re Menelik, con tutto il suo esercito riunito, fortedi circa 120,000uomini, partì il 27 decembre u. s. da Antotò e per la via di Debra Berhan siè diretto nei Wollo Galla .

Ho accompagnato il Re fino all'accampamentodi Sciola Mieda, che si trova a due tappe a N. E. di Debra Berhan. Colà S. M. si fermò per tre giorni, ed alla vigilia della partenza mi fece chiamare e mi disse che io doveva restare nello Scioa, dove avrei atteso il corriere in risposta alle lettere inviate in Italia col mezzo deldottor Ragazzi, e che, appena ricevuto detto corriere, andassi da lui in Boru Mieda dovelo avrei raggiunto.

Feci notare a S. M., non senza manifesto malcontento, che la risposta del regiogoverno non poteva essere molto diversa nella sostanza di quanto avevo già ricevuto col telegramma dell' E. V. in data 27 novembre u. s. ed al Re comunicato nella parte che lo riguardava.S. M. però insistette,ed allora replicai che io non potevo oppormi ad un suo ordine, ma che però gli faceva osservare che l'allontanarmi dal suo campo in questimomenti avrebbe potuto dare luogo ad interpretazioni forse poco favorevoli all'amicizia che S. M. continuamente protestava di nutrire per l'Italia e pel Suo Augusto Sovrano.

In seguito a questa mia osservazione, il Remirilasciavauna lettera per l'E. V. di cui unisco una traduzione (V. l'annesso). Invierò l'originale per la via di Aussa Assab.

In tuttociò la condotta del Re Menelik mi riesce poco chiara, sebbene S. M., prima di separarsi da me, mi chiamasse in un colloquio privatissimo per par Tarmi dellecose di Massaua e specialmente della nostra azione militare. IlRe, forse per allontanare qualunque sospetto,mi parlo con una risolutezza e chia rezza insolita, che non è nelle consuetudini di questi sovrani. Ho cercato, cliceva, di essere medliatore per una pace e non ci sono riuscito; riconosco però che ilgovernoitaliano ha ragione di farsi rispettare e di vendicareil sangue dei suoi soldati: in quanto a me, so quello che dovrò fare. Tu, scrivi al tuo governoche sia fortee quando riceverai le lettere, vieni da me per la via di Warra Slu a Boru Mieda.

Le parole del Re furonobellissime ed io ho creduto riportarle all'E. V. te stualmente come dal Re mi furono espresse.

Personalmente Re Menelik credo che nutra questi sentimenti, ma l'elemento

CXXVI
19

Lettera di Menelik . Proposta di lettera al Negats CXXVÚ

del Tigrè è troppo potente alla corte scioana da permettergli di agire energ camente; l'unica cosa che potrà fare sarà di guadagnare del tempo e prendere una risoluzione a fatti già quasi compiuti.

Appena arriverà il corriere da Assab, mi recherò dal Re in Borù Mieda se nonnasceranno ostacoli per iinpedirmelo. P. ANTONELLI.

9 (Annesso). MENELIK II, RE Dr Scioa, DI KAFFA, HARRARE PAESI GALLA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI DI S. M. IL RE D'ITALIA. ( Traduzione dall'amarico.). Salute

In questi ultimi tempi per attendergli avvenimenti , mi sono messo in via per andare a Boru Mjeda.

Ho lasciato il conte Antonelli perchè aspetti le risposte che devono arrivare dall'Italia, e l'ho pregato di restare per questo poco tempo in Ankobu col mio ministro Ajage Wolde Tejadek.

Se fo sapere queste cose all'E. V. è perchè Ella non dica: perchè (il conte Antonelli) è restato?

Le altre notizie le riceverà dal conte Antonelli stesso. Scritta in Sciola Mieda, 30 thettas 1880 (8 gennaio 1888). (L. S.)

230. IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA

AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massaua, 1° aprile, ore 2.75 pom. Circa situazione militare, da parte nostra continuasi naturalmente vigilanza. Per parte del nemico, dopo aver spiegato ieri verso mezzodì su alture, fronteg giantia tre o cinque chilometri di distanza inostri avamposti, numerosemasse che ripiegarono nel pomeriggio, parrebbe manifestare ora un principio ritirata verso Ghinda. Mandai esploratori per accertare la cosa nel migliormodo. Non intervenendo oggi alcun fattospeciale, cosa probabile per abitudine degli Abis sini di rimanere inoperosi la domenica, allo scopo di offrire ripresa trattative, farei partire, salvo avviso telegrafico V. E. in contrario o modificante, ultimo ufficiale rimasto, con lettera per il Negus eprimente : Accuso ricevuta della vostra lettera, non vi manderò altro messaggero; dicovi spiacermiche non vo gliate ascoltare la conciliante parola del mio Sovrano in rispostaalla vostra do manda di pace, perchè così non potrò evitaredi guerreggiarecoi potentie nu merosi strumenti di guerra che ho e con quelli ancora che mi manderà il mio Sovrano, dei cristiani quand'essi, come dite, dispongonsi a combattere i nemici della nostra religione; ma la colpa non è degli Italiani. , Sax MARZANO.

231

. IL MINISTRO DELLA GUERRA AL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA.

( T. ) Roma , 1 ° aprile 1888.

Mandi pure al Negus lettera proposta. Poichè le trattative paiono rotte e il nemico in ritirata, occorre informare il paese nuova situazione, onde prego mi avverta non appena accertata la completa ritirata del nemico. BERTOLÈ-VIALE.

232 . 1L COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massaua, 2 aprile 1888. ore 4 pom.

Siño a mezzodi nessuna variazione nelle masse nemiche sempre accampate tra Dembie,Sabarguma e Acque calde.Avantitalelinea sino ainostriavamposti circolano soltanto poche piccole pattuglie. L'ufficiale abissino latore della mia lettera diretta Negus partì da qui mezzodì. San MARZANO.

CXXVIII

Ritirat delle truppe abissine

233 . IL MINISTRO DELLA GUERRA AL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR, TRUPPE IN AFRICA.

( T. ) Roma, 2 aprile 1888 , ore 5,45 pom .

La rottura delle trattative da parte del Negus e la immobilità delle masse abissine riesce qui cosa inesplicabile. Il Negus spera forse ripigliare le tratta tive ovvero meditaattaccarci ? Prego telegrafarmi quanto Ella calcoli all'in grosso le forze degli Abissini in presenza: mandi telegraficamente informazioni frequenti. BERTOLÈ-VIALE.

234. IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massana, il 3 aprile 1888, ore 4 pom.

Parecchi informatori ritornati poco fa da Saberguma assicurano che ieri a mezzogiorno è cominciatala ritirata delle masse abissine per la via diGhinda, precedute dall'esercito di Ras Alula. Aggiungono essere il Neguis partito; per nottava ieri a Ghinda e proseguiva stamane per Asinara. Verso le 10 di sta inane il piano di Saberguma era pressochè sgombro. Ciò è confermato da nu onerose nostre pattuglie speditesiall'alba e anche più tardi sulle vettedi Digdigta dominanti detto piano, da deposizioni dei disertori, e da osservazioni areostati che fatte a 500 metri di altezza. Il servizio d'informazione continua tenendosi in contatto colle masse in ritirata. Circa alla entità della forza che negli ul timi giorni era riunita a contatto del nostro fronte, non posso dare indicazioni numeriche precise, ma stadi fatto che fronteggiavanci le masse di Ras Alula. Ras Agos, la guardia del Negus, masse di Hailoo, Salassié, Lantiè ed altri capi minori e infine la massa di Ras Mikael. Facendo larga riduzione sui dati antecedenti circa la composizione di queste masse e sulle molte notizie raccolte da informatori e disertori, credo non esagerare ritenendo le masse di Ras Agos e di Ras Alula superiori ai 25,000 uomini, la maggior parte armati con facili a retrocarica; la guardia del Negus di 5000 uomini conuguale armamento; le masse diHailoo, Selassiè, ecc., circa 30,000 uomini . Quanto allamassa di Mi kael gli informats i la dissero sempre più forte di ogni altra. Nelle due ultime masseperò in ininor numero gli armati di fucile. Prima del concentramento nel campodi Sabarguma, Alula e Agos erano all'Asmara ; il Negus a Vokitba ; Mikael a Godofelassi. Queste tremasse sceserodall'altipianoperlavia di Ghinda impiegando senza interruzione due giorni , cioè il 24 e 25 marzo. Le masse diHailoo, Selassie,ecc., daGura scesero per la via Aidereso-Baresa e il loro arrivo a Jangus richiese dodici ore. La sera del 26 tuttequattro le masse erano schierate, ed accertasi fosse dato ordine attaccare martedimattina,quando in provvisamente il Negus contramandò l'ordine. Constatossi de visuchein esten sione l'accampainento, quando erano riunite le masse sul piano di Sabarguma, aveva un fronte di almeno dieci chilometri e profondità notevole, e che nel giorno 31 le masse nemiche viste occupanti i dossi di Digdigta, e che seppesi poi essere le sole masse di Ras Alula e di Ras Agos, non potevano esseremi nori di 20,000 uomini.

9

Circa l'intenzione del Negus, credo sia stato spinto a troncare le pubbliche trattative per timore di diminuire la sua autorità, domandando e stipulando pace con cessione di territorio, avendo seco esercitoriunito. Non saprei se vorrà riprenderle segretamente.

Quanto al movente del suo ritorno, mi sembra indubitato debbasi ascrivere aver egli constatato la poca probabilità di successo dell'attaccare i nostri trin cerainenti, benchè conscio dell'enormesua superiorità numerica; avere egli per duto la speranza che probabilmenteaccarezzava di veder ripetersi da noi l'er rore degli Egiziani a Gura ; aver visto la impossibilità dipermanere per defi cienza di viveri e d'acqua e per l'approssimarsi della stagione delle pioggie in Abissinia. Sax MARZANO.

Provvedimenti pel ritiro delle truppe italiane CXXIX

* 235. IL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE IN AFRICA AL MINISTRO DELLA GUERRA .

(T.) Massana, 4 aprile 1888. Ghinda e tutto il territorio sotto l'altipiano sino alle nostre linee, è affatto sgombro dal nemico. Tra Sabarguma e Ghinda furono trovati molti cavalli e muli, morti probabilmente per mancanza di alimenti. Secondo deposizioni di un Arabo di Ailet, fatto prigioniero da Ras Alula e poi lasciato libero a Ghinda durante laritirata, le inasse delNegus sarebbero state dirette ai primitivicampi diGura, Godofelassi, Vokibta ed Asmara per poi proseguire: la massa diRas Mikael peiWollo Galla, la massa di Selassie e laguardia del Negus e dicesi anche Ras Alula col suo esercito per Adua ; aggiunse Ras Alula caduto in disgrazia, il Governo dell' Hamasen dato ad Agoz ovvero a Kakschin Gabru, governatore di Bedemegher (all'est del lago Tsana), predecessore diRas Alula. SAN MARZANO .

236 . IL MINISTRO DELLA GUERRA AL COMANDANTE IN CAPO DELLE RR. TRUPPE D'AFRICA.

a

(T.) Roma, 4 aprile, ore 3 pom. Accertata la continuazione della ritirata delle masse nemiche verso il sud, non resta cheprovvederepel ritorno delle truppe non necessarie alle occupa zioni prestabilite. Provvederò sollecitamente per l'invio de'piroscafi occorrenti. Manderò istruzioni. Se il nemico negò alle nostre truppe la desiderata prova dalle armi, non per questo sono meno benemeriti del paese esse e il loro co mandante in capo. BERTOL -VIALE.

Libro
R
verde.

LO SCONTRO DI SAGA NEITI

RELAZIONE UFFICIALE DEL GENERALE BALDISSERA.

.

. 1
1

Massana, 14 agosto 1888. A. S. E. il Ministro della guerra Roma. 7

Facendo seguito al mio telegramma del 12 agosto, N.792, ed a complemento e schiarimento delle notiziein esso contenute, hol'onore di trasmettereall E. V. gli uniti documenti, che si riferiscono allo scontro di Saganeiti, alle notizie ricevute, alle disposizioni date in seguito.

Allegato A). Lettera diretta dal Comando al capitano Cornacchia, il giorno 1° agosto, nella quale gli si danno le istruzioni per l'operazione da compiersi.

Oltre alle dette istruzioni scritte, altri verbali ne aggiunsi circa il modo con cuiintendevosi dovesse condurre l'impresa.

Il giorno 1° agosto, chiamati il capitano Cornacchia ed il tenente Poli presso questo Comando,ho insistito anzitutto sulla celerità e segretezza con cui la marcia doveva eseguirsi. Spiegai loro comeio ritenessi possibile l'agireper sor presa e raccomandai caldamente che se al loro giungerea Saganeiti sifossero accorti che la sorpresa non era riuscita , non dovessero impiegarsi in inutile combattimento, ma retrocedere senz'altro (1).

Soggiunsi che la marcia doveva regolarsi in modo che la colonna arrivasse a Sagarreiti prima dell'alba del 5 o tutt'al più a quella del 6; che il grosso do veva appostarsi fuori del paese e solo un centinaio di basci-buzuk, guidati da un ufficiale,vi doveva entrare per. sorprendere Debeb.

Perchè gli ufficiali potessero comunicare il più celeremente possibile, oltre il loro muletto né feci dare altro di ricambio.

La lettera diretta al capitano Cornacchia fu spedita la sera del giorno 1ºagosto al comandante il campodi Archico, perchè ne prendesse conoscenza e la con segnasse al predetto capitano (Allegato B).

e

Com'è detto nell'allegato A, il giorno 2 agosto recaronsi da Massaua ad Ar chico e si misero a disposizione del capitano Cornacchia 100 basci-buzuk sotto gli ordinidel tenente Poli. Gli altri 200, provenienti da Sahatie Monkullocoi tenenti Viganò e Brero, giudicai più opportuno di farli venire in ferrovia fino all'arsenalemarittimo,dove appena giunti furono tosto fatti partire per mare il mattino del 2 per Zula, ove sbarcarono nelle ore pomeridiane, coll'ordine di trovarsiil mattino del 3 a Ua-à. Fuiindottoa questadisposizioneanche perchè la notizia della partenza per Zula dei detti basci-buzuk avrebbe giovato a sviare le voci che potessero correre fra gli indigeni sul vero scopo dell'impresa.

Gliuniti allegati C, D , E, F, G , H , contengono tutti i particolari delle disposizioni date per lapreparazione dell'operazione.

Circa alle istruzioni daimpartirsi ad Adam le comunicai verbalmente al co lonnello San Martino perchè le partecipasse all'interessato soltanto poche ore prima della sua partenza.

Missione di Adam era di seguire la colonna Cornacchia ad una giornata di marcia, sia per sostenere in caso di bisogno la sua ritirata, sia per tener pronti

(1) In tale considerazione non feci distribuire agl'irregolari la galletta che per cinque giorni, compreso il due.

i viveri e l'acquaper la colonna rientrante ad Archico ed il collegamento con quest'ultima località.

Il capitano Cornacchia partì pertanto da Archico la sera del giorno 2 e giunse ad Ua-à il mattino del 3, dovetrovòil distaccamento Viganò giunto da Zula. Adam colla colonna viveri parti da Arch la sera del 3 e giunse ad Caà il 4 mattina.

Il giorno 3 il capitano Cornacchia, invece di mantenere sulla operazioneche stava per compiereil più assoluto segreto, radunogli ufficiali dipendenti, i ius basci non chei suoi informatori, ed esposto loro lo scopo dell'impresa, li ri chiese del loro parere sulla modalità con cui il colpo di mano si sarebbe potuto compiere.

Pare che gli informatori abbiano alloraesagerate le forze di cui Debeb po teva disporre, e le difficoltà topografiche del luogo ove sorge Saganeiti, e che il capitano abbia pur troppo prestato maggior fede agliinformatori ed alle guide, alcune delle quali erano state requisite per forza e legate, ed avevano evidentemente interesse a mentire, che nona quanto io stesso gli aveva ver balmente comunicato siasul numero dei fucili di cui Debeb disponeva, riscon trato esatto anche dopo il combattimento , sia sulla località di Saganeiti , che non trovavasi affatto su un'altura scoscesa e ove non si può giungereche per uno, per due o per tre, ma bensì a circa un'ora di marcia dal ciglio dell'alti piano in luogo ora piano, ora leggermente ondulato , ed ove di fatto l'intiera colonna potèspiegarsi.

Certo è chequesta inopportuna discussione del comandante la colonna con i suoi dipendentie con gli stessi informatori, oltre ad aver fin da principio sve lato a tutti lo scopo dell'operazione, dovette agire sinistramente sull'animo del capitano.

Difatti la mattina del 4ricevetti la unita lettera del capitano Cornacchia speditami dal comandante ilcampo di Archico (Allegato L.

Dopo aver letta quella lettera compresi che la divulgazione dello scopo della spedizione, il ritardo di un giorno nel compierla, e l'aver mandato innanzi i tre informatori e più lasfiducia che apertamente traspariva dalla predetta let tera, erano altrettante circostanze che dovevano pur troppo compromettere l'esito dell'impresa.

Spedii pertanto al colonnello San Martino il telegramma (Allegato M ).

Disgrazia volle che in quel mattino il telegrafo tra Massaua edArchico fosse momentaneamente interrotto.

Mandai subito il telegramma per mezzo di un basci-buzuk.

Il colonnello San Martino alle ore 10 antim . mi risponde col telegramma (Allegato N.

Dopo questo telegramma nonrimaneva che attendere l'esito della operazione, Come prima ho detto, non mi lusingavo più che la tentata sorpresariuscisse, ma tenendo conto del numero doppio di fucili di cui la colonna diCornacchia disponeva,in confronto della banda di Debeb, avevol'animo tranquillo sull'esito delpossibile combattimento.

Il giorno 5 passò senza che questo comando ricevesse nessuna informazione, Il giorno 6ricevettidalcolonnelloSanMartinol'unitotelegramma(Allegato0).

Nella notte dal 6 al 7 feci partire per Ua-à il capitano Ameglio con 100 basci buzuk, con medici, col materiale di sanità, nonchè tredici cammelli carichi di viveri e trenta buoi.

Ilcapitano Ameglio ricevette ordine di stabilirsiin Ua-à e inviare pattuglie sul fronte con acqua e viveri.

Il giorno 7 non ebbi altra notizia all'infuori di un telegramma del colon nelloSan Martino, che mi annunziava che la colonna del capitano Ameglio era giunta ad Vaa.

Il giorno 8 nessuna notizia.

Lasera del giorno 9 un ufficiale speditomida Archico dal colonnello San Mar tino mi portò l'unita lettera del capitano Ameglio (Allegato P).

Allo scopo di salvare il maggior numero possibile di feritie di raccogliere gli sbandati presi tosto le seguenti disposizioni:

CXXXIV
9 7

Lo scontro di Saganeili

Mandai ad Archico tutti i basci-buzuk disponibili a Massaua e Moncullo per essere inviati il mattino seguente ad Ua-à in rinforzo del distaccamento del capitano Ameglio.

blandai pure, ed allo stesso scopo, tutti i cammelli di cui disponeva il com missariato e tre medici col materiale occorrente.

Mandai anche una nave a Zula per raccogliere gli sbandati che si fossero diretti a quella parte (Vedi allegati Q, R, S, T ).

Il capitano Ameglio, compreso dell'importanza del servizio a lui affidato, lo eseguì con molto zelo, intelligenza e fermezza.

Egli aveva ricevuto l'ordine di ritirarsi solo nel caso fosse minacciato da forze preponderanti e si deve alla permanenza di quel distaccamento ad Ua-à, se così considerevole numero di feriti, si poterono salvare e se gli sbandati si poterono raccogliere.

Adam Aga, malgrado l'ordine tassativo di partirecon soli 200 irregolari della sua orda, partì invece con 300,cosa di cui oggi soltanto sono venuto a cono scenza. Epperò di 700 basci-buzukche presero parte all'impresa più di 490 sono già rientrati a tutt'oggi.

Circa i particolari del combattimento sono finora assai contradittorie ledepo sizioni cheho potuto raccogliere; e, siccome dal più al meno quasi tutti i fug giaschi hanno qualche magagna da coprire, è purtroppo possibile che nè ora nè mai si potrà avere un racconto completo e veridico in tutte le sue parti.

I primi arrivati, cioè il buluc-basci Amar Aga con altri pochi irregolari, ri ferirono al capitano Ameglio che la colonna giunta in vicinanza di Saganeiti, i soli capitano Cornacchia e tenente Poli e circa 100 irregolari irruppero nel villaggioimpossessandosi del fortinosituato nel centro delmedesimo,mentre il rimanente dei nostri circondava il villaggio.

L'intera colonna sisarebbe dispersa dopo che i pochi superstiti dei nostri abbandonarono il fortino.

Assan-Aga-Sale, ius-basci dei Sudanesi, riferisce invece che i nostri marciarono su Saganeiti in colonna di compagniaper circa un'ora. Appena scorsero le ca panne, il capitano avrebbe ordinato alla colonna di spiegarsi.

Si avevaalloraalla destra la compagnia del tenente Viganò, poi quella del tenente Poli, poscia quelladel tenenteBrero e finalmente quella del tenente Virgini.All'estrema sinistra la orda di Adam.

Appena partirono dal villaggio le prime fucilate contro i nostri, che ancora non avevano fatto fuoco, il capitano avrebbe ordinato l'attacco generale e se condo l'asserzione del ius-basciAssan-Aga-Sale, tutti si sarebbero precipitatinel villaggio gridando clamorosamente.

Assan ga soggiunge che dalvillaggio partì un fuoco vivissimo da tutte le case, eche inostrinonvedendogli Abissini tiravano alla ventura là, donde pareva provenissero lefucilate.

Caduti gli ufficiali italiani, tutti si sarebbero sbandati per proprio conto fug gendo alla rinfusa.

In questo punto dell'azione gli Abissini uscirono in frotte, per tagliare la ritirata ai nostri; e sarebbequesto,secondo la relazione di Assan Aga, il mo mento in cuila banda di Debeb subi le massime perdite.

Assan-Aga-Sale afferma di non aver veduto nessun Assaortino sparare contro i nostri e dice che l'inseguimento per parte di quei di Debeb durò dalle 7, ora in cui finì il combattimento, fino versomezzogiorno.

Ne a ritirata non furono molestati dagli Assaortini e trovarono nel fondo dei torrenti acqua in abbondanza.

Secondo Assan Aga-Sale, nel combattimento i basci-buzuk sudanesi e gli Abissini si sarebbero battuti egregiamente. Non così gli Habab, che alle prime fucilate, senza rispondere al fuoco, sisarebbero dati a precipitosa fuga.

Più coinpleto di questo è il racconto di Adam-Aga ritornato oggi da Archico. In seguitoalle informazioni ed alle indicazioni fornitegli da Adam -Aga, il co lonnello San Martino compilò anche lo schizzo che mipregiotrasmettere all'Ec cellenza Vostra,

CXXXV

Secondo Adam la colonna riunita partiva da Ua-à il 4 a sera e si recara a pernottare a Halia.

Il 5 alle ore 11 ant. la colonnasempre riunita muoveva da Halia alla volta del Saik -Ara e giungeva sulla vetta alle ore 7 pom.

Ivi pernottava e si metteva in marcia verso mezzogiorno del 6 in direzione di Akrur.

La strada essendo molto difficile si marciava fino alle 11 di sera per arrivare ad una località sul Sciaghede non lontana da Akrur, denominata Sarkaet.

La truppa era stanchissima, perciò il capitano credette farla riposare in detta località fino alle ore 5 pom.del giorno 7; alla quale ora, la colonna, sempre seguita dal convoglio, si metteva in marcia eproseguiva senza interruzione fino nelle vicinanze diSaganeiti ove la colonna si ammassava all'alba, pronta per l'attacco.

Da informazioni ricevute per strada da Assaortini provenienti da Saganeiti, pare che Debeb fino dal giorno 6 avesse avuto notizia del progettato attacco dei nostri e si preparassea difesa facendo sgombrare il villaggio dalle donne, dai vecchi e dai fanciulli.

Secondo Adam avrebbero preso parte all'impresacirca 100 Teroa-Bert-Sarah, -i quali chiamati da Cornacchia che si era consigliato al riguardo con Adam mentre la colonna si trovava ad Halia, la raggiunsero poi sul Saick-Ara. Questi Teroa, secondo Adam,avrebberocombattutocoi nostriedavuto tremorti. · Si ritirarono con i nostri. Adam disse che si siano comportati lodevolmente, il che concorda colle deposizioni di molti fra i reduci.

La colonna ammassata all'alba sulla strada proveniente da Hero spingeva innanzi una colonnagirante guidata dal tenente Viganò col mandato di impa dronirsi della casa diDebeb.

Una compagnia di avanguardia comandata dal tenente Polisidirigevacontro

scontro di Saganeili . il paese.

Un colpo di fucile seguito da una scarica generale della compagnia di Vi ganò decideva un'altra scarica della compagnia Poli.

Il capitano Cornacchia allora, fatto cessare il fuoco, ordinava l'attacco.

1

Parte della colonna entrava in paese ed occupava le duetabie(fortini) en trando nel fortino C il capitano Cornacchia, tenenti Virgini, Poli, Brero ed Adam, e nel fortino D parecchi soldati.

Fra idue fortini ed alcune case chesi occuparono, vicine ad essi, vi erano circa 200 uomini i quali dirigevano il fuoco sia contro alcune case ridotte a difesa degli Abissini, sia contro alla posizione esterna H occupata dal grosso di questi, che senza opporre resistenza avevano sgombrato il paese all'entrata dei nostri.

II rimanente della nostra colonna aveva circondato il paese ed aveva preso all'esterno una posizione I, apiedi dell'altura su cui sorge il paese medesimo e da essa fronteggiava laposizione del nemico in H. Appena occupato il fortino C, veniva ferito il capitano Cornacchia e pochi momentidopo,cadeva ucciso il tenentePoli. Il combattimento si protraevaper due ore durante le quali una seconda ferita produceva la mortedel capitano Cornacchia.

Gli ufficiali rimanenti tennero allora consiglio. Adam dice che opinava per resistere sul luogo: però Virgini e Brero, vista la cattiva piega del combatti mento, decisero la ritirata laquale si iniziò nella direzione di Selet.

Nel punto L il terreno si avvalla bruscamente.

Gli Abissini occuparono fortementc i fianchi di fronte alle alture in M ed N. Ivi i nostri subirono molte perdite.

Secondo il racconto di Adam -Aga sulla morte di Cornacchia e Polinon vi ha dubbio alcuno. Di Viganò la morte è affermata da molti reduci, anziilsuo attendente gli tolse la sciarpa che portò col frustino ad Archico. Egli deve essere caduto nelle vicinanze del paese nel primo periodo del combattimento.

Di Brero e Virgini, cheinsieme ad Adam dirigevano la ritirata, si afferma *pure la caduta però in modo non affatto sicuro. Di Virgiai si diceanzi che abbia eseguito presso Selet un contro attacco felice, e sia caduto durante questo,

CXXXVI
Lo
1

Lo scontro di Saganeiti

Come ho avuto l'onore di accennare prima di esporre le tre versioni sopra descritte, le quali, come si vede, discordano in alcune parti in modoessenziale, non posso per ora dare un giusto apprezzamento sul modo col quale l'azione ebbe a svolgersi.

300, circa

Rispondendo ora a quanto la E. V. mi chiede col telegramma i motivi che m'indussero ad ordinare lo attacco di Saganeiti senza prevenire co desto Ministero, ho l'onore di riferire quanto segue:

L'operazione tentata contro Debeb,specialmente se eseguita giusta l'istruzione di questo Comando, in caso d'insuccesso non poteva a mio credere recare gravi conseguenze, nè militari, nè politiche, nè sopratutto impegnare in alcun modo il Governo .

Debeb se temuto, non è però meno detestato in Abissinia come alla costa.

Autorizzato o no dal suo Sovrano, sta il fatto che egli invade, taglieggia e saccheggia a suotalento popolazioni che fecero a noi volontario atto di som messione, che noi abbiamo accettato, e che perciò abbiamo il dovere di pro teggere.

A nessuno qui è sfuggita la giustezza di questo ragionamento.

L'impresa contro Saganeiti non fu che un atto di legittima difesa, un atto richiesto dalle esigenzedi sicurezza delle popolazioni da noi protette; e se io mandai fino a Saganeiti la colonna incaricata di attaccare Debeb, lo feci perchè aveva la certezza che quello era l'unico luogo in cui avrei potuto tro vare e colpire il nostro avversario con probabilità di successo.

Da oltre due mesi ero abbastanza informato intorno a lui, per sapere dove, quando e con che forza conveniva assalirlo; conoscevo il numerodegli armati di cui egli disponeva, i suoi intendimenti ed anche le condizioni locali di Saganeiti.

Avvertito che Debeb stava per tentare contro noi nuove razzie, ravvisai fosse giuntoil momento di agire, e se non avvertii cotesto Ministero si fu:

1.0 Perchè ordinando tale operazione non credev) di uscire dai limiti delle istruzioni di massima del Ministero, trattandosi di una operazione di piccola guerra eseguita con irregolari, non apprezzabile a distanza ed intesaa rin tuzzare un'aggresssione che Debeb stava per intraprendere contro i nostri protetti;

2.0Perchè nè un telegramma, nè molti sarebbero bastati aspiegare una situazione di cose così complessa, come è quella che ha dato luogo ai pre senti fatti;

3.° Perchè giudicai più conveniente che l'iniziativa di questa operazione partisse da questo Comando, a fine di mantenere l'impresa in un campo più ristretto e quale s'addiceva ad una semplice misura di sicurezza.

9

E tale fudifatti l'impresa tentata, sebbene potesse altresi essere consigliata da considerazioni generali e politiche.

Giovava in effetto punire un traditore e togliere di mezzo un uomo il quale per condizioni di nascita e per qualità personali, potrà un giorno riuscircidi serio ostacolo e attorno a cui in questo momento trovasi raccolto l'unico nucleo di forza organizzata che ancora si trovi in tutto il Tigrè.

Come ebbi l'onore di esporre all'E. V., parlando delle istruzioni da me im partite al signor capitanoCornacchia, trattandosi di un colpo di mano diretto ad impossessarsidella persona di Debeb, l'idea diun combattimento sistematico non entrava nelle mie vedute, e su ciò ho insistito nelle conferenze che ebbi col detto capitano, a cui, ripeto, avevotassativamente ordinato che in caso di non riuscita sorpresa, dovesse ritirarsi per rimandare la cosa a più propizia occasione .

Circa poi alla scelta del personale da me impiegato, credo opportuno di aggiun gere, come il capitano Cornacchia da parecchi mesi in Archico avesse dato prova di molta abilità, di energia e di desiderio di distinguersi; scelsiil te nente Poli perchè parlava l'arabo; lo stesso di Virgini, sebbene addetto soltanto temporaneamente per l'istruzione degli irregolari nuovi arruolati.

Adam -Aga è persona a noi preziosissima, perchè l'unico membro della nume rosa e tuttora potente famiglia di Naib, anoi sinceramente affezionato. Libro verde, s

CXXXVII

CXXXVIII

Lo scontro di Saganeiti

Più che soldato egli è accorto e prudente diplomatico. Lo aveva perciò de stinato in seconda linea.

Crederei di inancare al mio dovere se terminassi questo mio rapporto senza confermareall'E. V. come sia confortante udire ripetere da tutti l'ammirazione che destò il contegno impareggiabile dei nostri ufficiali.

Anche gliufficiali indigeni si regolarono molto bene.

Di nove di essi due soli tornarono e cioè: Adam -Aga ed il jus-basci Assan Aga-Sale di nazionalità turco.

Al pari degli ufficialie sott'ufficiali indigeni si regolarono molto bene anche gli attendenti indigeni dei nostri ufficiali a cui si dimostrarono devoti fino alla morte.

Allegato A.

Massada, 1° agosto 1883. Sig. Capitano Cornacchia degli irregolari .

La S. V. è incaricata di eseguire un colpo di mano sopra Saganeiti allo scopo di impossessarsi di Debeb. Per mandare ad effettotalecompito,Ella par tirà nella notte del 2 al 3 con 100 basci-buzuk da Archico rinforzati da altri 100 che li condurrà il tenente Poli da Massaua. Altri 200 basci-buzuk Ella troverà parimenti a sua disposizione fraUa-à e Hadoda la mattina del 3. Con tutta questa forza, nelle ore ecolle prescrizioni che giudicherà migliori maad un tempo colla maggiore possibile celerità Ella risalirà la valledella Haddas dirigendosi sopra Saganeiti perAkrur e regolando la marcia in guisa dagiungerea Saganeiti un'ora circa prima di giorno.

La sera del 3 partirà da Archico Adam con 200 basci-buzuk e si porterà fra Hadoda e Riotper attendervi, coi viveri, in fermata protetta, il ritorno della colonna comandata da V. S.

Oltre alla eroica condotta dei cinque ufficiali che presero parte al combatti mento, segnalo alla considerazionedell'E. V. la condotta delcapitano Ameglio e del tenente medico Virgalita; alla loro intelligenza, operosità e fermezza di fronte ad un probabile ed imminente attacco si deve di aver potuto salvare tutti i feriti che si presentarono nella direzione di Uaàe raccogliere i dispersi. Il Maggior Generale Comandante superiore BALDISSERA. 1 e

La S. V. durante la marcia non dovrà lasciarsi oltrepassare da nessuno, procurerà sopratutto di impedire che da Akrur partanoinformatori alla volta di Saganeiti.

Se V. S. riesce a prendere o ad uccidere Debeb o quelli della sua banda, cioè a dire ad operazione finita, dovrà prontamente far ritorno conducendo legati i prigionieri.

Se Debeb fosse assente, si toglieranno dalle sue capanne le carte e le armi, poisiincendieranno, se ciò non presenterà pericoloper le capanne vicine.

La S. V. rassicurerà gli abitanti sulle nostre pacifiche intenzionie spiegherà loro che noi facciamo laguerra a Debeb ed alla sua banda di ladri e non ai pacifici abitanti.

Farà anzi distribuire aidetti indigeni qualche tallero e impedirà assoluta mente che i basci-buzuk disonorino il nome italiano con eccessi e prepotenze.

Trovandoviveri(buoi,montoni,burro,latte)ne faràacquistoapagamentodiretto.

Raccomando finalmente alla S. V. di ispezionare ai partenti i fucili, le mu nizioni, i sandali, le ghirbe e le tasche a pane, nonchè di lasciare acasa gli nomini meno robusti.

Rimane poi inteso che all'infuori di V.S. e deitenenti Viganò, Poli, Vir gini e Brero, a nessun altro ufficiale o soldato italiano, e neppure agli atten denti degli ufficiali suddetti sarà permesso di prender parte alla spedizione.

Gli otto muli del treno che arriveranno domattina ad Archico saranno a di sposizione della S. V. che se ne servirà come meglio crederàopportuno.

Il Maggiore Generale Comandante Superiore BALDISSERA.

Allegato B.

Massaua, 10 agosto 1888. Comandante il Campo Archico.

Pregó la S. V, diconsegnare al capitano signorCORNACCHIA l'unita lettera dopo averne presa conoscenza.

Perciò cheriguarda la partenza di Adam la sera del giorno 3 lascio l'inca rico a V.S. didisporre come crederà piùopportuno, avvertendo che il capi tano Cornacchia dovrà portar seco sologallette, cinque razioni per ogni indi viduo distribuite il giorno 2 istruzioni date verbalmente mentre Adam dovrà portar seco dura, farina, foraggio per sè e per la colonna rientrante, ser vendosi dei cammelli che manderà domani il Commissariato.

Adam dovrà aspettare detta colonna stando in fermata protetta fra Riot e UA-Å nel luogo più conveniente per l'acqua e per l'appostamento, luogo che V. S. farà conoscere al capitano Cornacchia prima della sua partenza.BALDISSERA.

Allegato C.

Massaua, 1° agosto 1888. Comandante i forti Moncullo.

La S. V. si compiaccia di disporre perchè domattina alle ore 5 con treno speciale che verrà organizzato per cura di questo Comando, 100 basci-buzuk, cioè tre buluk sudanesi e un buluk abissino vengano mandati a Massaua ove giunti saranno a disposizione del tenente Brero.

Detti basci-buzuk dovranno essere scelti fra i più robusti e provvisti di ghirbe e di tasche a pane.

Non saranno accompagnati a Massaua da nessun ufficiale, ma semplicemente daun abile ius-basci; il Comandante gli irregolari di Monkullo ispezionerà con molta cura prima della partenza, le armi e le munizioniloro, nonché i sandali, leghirbe e le tasche a pane.

1 e

Le cavalcature dei graduati indigeni partenti sarannomandate entro domani ad Archico al capitano Cornacchia unitamente alle cavalcature che verranno da Sahati indirizzate al maggiore Barberis.

Prego accusare ricevuta.

Allegato D.

BALDISSERA .

Massana, 1° agosto 1888. Sig. Comandante gli irregolari a Taulud.

La S. V. sicompiacerà didisporre perchèalle ore 5 pom. di domani 100 ba sci-buzuk scelti fra i migliori , sotto gli ordini del tenente Poli, partano per Archico.

Ivi giunto il tenente Poli simetterà a disposizione del capitano Cornacchia. Prima di partire, il tenente Polidovrà ispezionare con cura ai partenti le armi, le munizioni, i sandali, le ghirbe e le tasche a pane.

V. s. disporrà pure perchè per domattina alle 5.30 il tenente Brero si trovi all'Arsenale marittimo, prontoad imbarcarsi.

I viveri per i detti 100 basci-buzuk sono già ad Archico.

Il Maggiore Generale Comandante Superiore BALDISSERA.

Allegato E.

Massaua , 1 ° agosto 1883. Signor Comandante i forti di Sahati.

La S. V. disponga perchè domattina partano da Sahati per Massaua alle ore 4 ant.con treno speciale, che verrà organizzato per cura di questo Co mando, 100 basci-buzuk sotto gli ordini del tenente Viganò.

Detti basci-buzuk porteranno con loro le ghirbe ele tasche a pane.

Prima della loro partenza il tenente Viganò ispezionerà con cura le armia

Lo
CXXXIX
scontro di Saganeiti

scontro di Saganeiti

le munizioni, i sandali, le ghirbe e le tasche a pane, e curerà che in detto drappello non vi siano uomini poco robusti.

I basci-buzuk sbarcheranno all'arsenale marittimo. Disponga pure perchè cavalcature tenente Viganò e graduatiindigeni ven gano condotte insellate questa notte Moncullo dal maggior Barberische prov vederà pel loro invio destinazione.

Prego accusi ricevuta. N Maggiore Generale Comandante Superiore BALDISSERA.

Allegato F.

Massaua, addi 1° agosto 1888. Al signor Comandante locale marittimo Massaua .

La S. V. si compiacerà di disporre perchè domattina alle ore 5.30 vengano imbarcati sullo Scilla e sul Miseno 200 basci-buzuk comandati da due ufficiali italiani.

Detta truppa si troverà domattina alle 5.30 nell'Arsenale marittimo. La truppastessa dovrà essere sbarcata a Zula domani verso sera e appena compito lo sbarco le RR. navi sopranominate faranno ritorno a Massana.

Prima di sbarcare, la truppadovri riempire a bordole proprie otri diacqua distillata. Il Maggiore Generale Comandante Superiore F. BALDISSFRA.

Allegato G.

Massaua , 1 ° agosto 1888 . Signor Direttore di Commissariato,

La V. si compiacerà di disporre che siano spedite fra oggi e domattina ad Archico 5000gallette, 15 sacchidi farina, 15 sacchi di dura e 40 cammelli con foraggio per 8 giorni.

Di più disporrà perchè sianotenute pronte,per essere imbarcate domattina, 2000 gallette. Il Maggiore Generale Comandante Superiore BALDISSERA.

Allegato H.

1 ° agosto 1888 . Signor Direttore di Commissariato Taulud.

Il signor Generale facendo seguito al suo foglio di stamani prega la S. V. di fare imbarcare in serata sullo Scilla 2000 gallette.

Il signor Generale prega pure V. S. di compiacersi di accusare ricevuta della presente. D'ordine: Il Capo di Stato Maggiore PIANO .

Allegato I.

Al signor tenente Viganò agli irregolari.

Massaua, 1° agosto 1888.

La S. V. con 200 basci-buzuk è incaricata di recarsi a Ua- à dove la mattina del3 corrente dovrà passare una colonna di altri basci-buzuk, comandata dal capitano signor Cornacchia.

Ella si metterà a dis one del predetto capitano.

Prima difar sbarcare i suoi basci-buzuk ella disporrà che tutti prelevino dalle casse di galletta, che avranno a bordo, 10 gallette per ognuno e le portino nelle rispettive tasche a pane e che le otrivengano riempite a bordo di acqua di stillata .

Dopo conveniente fermata a Zula la S. V.partiràper Ua-à regolando la par tenza da Zula in modo di arrivare a Uaà alle 6 antimeridiane.

A Zula V. S.si provvederà di guide e farà acquisto a pagamento di qualche montone per distribuire alla truppå.

CXL
Lo

Lo scontro di Saganeiti

Nella marcia da Zula ad Ua-a ed anche dopo giunto in quella località la S. V. impedirà assolutamentea qualunque indigeno di oltrepassare la sua co lonna e di dirigersi altrimenti verso l'altipiano.

Giunto a Zula. V. S. farà spargere la voce, anche fra i suoi basci-buzuk, che la colonna si dirigerà a Ua-à è da Ua-å ad Archico.

Il Maggior Generale Comandante Superiore BALDISSERA.

Allegato L.

Archico, 3 agosto 1889. Signor Comandante Superiore Massaua.

Ho l'onore di rimettere l'anita lettera pervenutamior ora dal capitano Cor nacchia, al quale ho risposto che Adam, giungendo domani al levare del sole a Ua-à, sarà a sua completa disposizione. Il Colonnello Comandante il Campo S. MARTINO.

Ua-à, 3 agosto 1888, ore 3,25 pom. Signor Comandante il Campo Archico.

Dalle informazioni raccolte fino ad ora dalle persone assegnate aquesta co lonna dal signor Comandante superiore e dai due informatoridi Zulami risulta quanto segue :

Con Debeb esistono in Saganeiti 470 uomini armati di fucile e 400 armati di lancia esciabola. Dei 470 armatidi fucile36 sono specialmenteaddettialla persona di Debeb e ne occupano l'abitazione. La posizione topografica di Saga neiti è per sè stessa fortissima peresser l'abitato posto sopra un monte ari pidebalze, accessibileper una strada sola che non concede spiegamento laterale e sulla quale non possono marciar che tre uomini di fronte. Mi si fa presente che unaguarnigione limitata di Assaortini armati tennero testa a forze nume rose abissine che non riuscirono mai ad averne la occupazione.

Gli informatori mi riferiscono che a quest'ora Debeb è avvertito della mia presenza a Ua-àe che perciò l'effetto della sorpresa è alquanto diminuito. Lo sarebbeancora di più se partendo questa serastessa contruppa stanca per la marcialunghissima e per il caldo eccessivo della giornata partissi per pernot tare a dove convengono gran numero di pastori e passano molte carovane.

In vista di questo cerco di eludere il sospetto della marcia da eseguirsi ri manendo a Ua-à tutta la giornata e tutta la notte e cominciando decisamente l'operazionedomani.

À ciò sono anche consigliato dalfattoche con truppa fresca eriposataposso fare una marcia sola finoa Saganeiti. Di ciò sono assicurato dagliinformatori tutti .

Inoltre aduna giornata di distanza da Saganeiti, Debeb ha forti distacca menti i quali possono raggiungerlo e rinforzarlo, in modo da fare intervenire in un probabile combattimento un rinforzo abbastanza rilevante.

Crederei conveniente che l'orda Adam mi seguisse maggiormente davicino di quello che è stato prescritto, onde all'uopo io possa farla concorrere qualora lo reputassi necessario.

Durante la mia permanenza qui corre la voce che 200 di Zula vanno ad Archico e 200 di Archico vanno a Zula

Il Capitano Comandante la colonna dei basci-buzuk F. CORNACCHIA .

P.S. Spedisco ora tre informatori a Saganeiti che mi incontreranno domani durante la marcia.

CXLI

scontro di Saganziti

Allegato M.

Massaua, 4 agosto 1888. Telegramma al Comandante 1° Cacciatori Archico.

Lettera Cornacchia dimostra stato d'animo deplorevolissimo : ingigantisce e inventa difficoltà. La operazione è ormai compromessa. Se ancora possibile, prego farlo senz'altro retrocedere. Adam si avvicina Akrur. Occorre forse far seguire altri viveri. BALDISSERA.

Allegato N.

Archico, 4 agosto 1838, ore 10.7. Comandante Superiore a Massaua.

Non mi è possibile ritirare colonna che certo non sarebbe raggiunta da lettera se non a Saganeiti stesso. Adam fu, nella mia letteradiretta al Capitano, po sto sotto gli ordini di questo e non è dubbio che egli lo avrà fatto salire verso il Sailh-Oro. Pei viveri, oltre quelli recevuti da Massaua, ho già mandato di qui altri 10 quintali farina. Totale 30 quintali farina e 650chilog. galletta. Credo che basti. S. MARTINO.

Allegato 0.

Archico, 6 agosto 1888. Signor Comandante Superiore Massaua.

Risulta da informazioni di Assaortini che le due colonne mossero ieri 5 a mezzogiorno da Illalia alla volta del Saik-Ara infilando la direzione per Adi Mai-Ela ed Hevo, perchèmenoin vista, e lasciando Akrur alla destra. Dicesi alle 4 fossero in cima della salita. Vi è dunque molta probabilità che l'attacco sia successo stamattina. S. MARTINO .

Allegato P.

Ua-à, ore 2.30 pom. 9-8 88, Signor Colonnello Comandante il presidio di Arkiko.

In questo momentorientrano a questo distaccamento pochi valorosi accompa gnati dal buluch basci Omar Aga da Saganeiti. Il buluch basci mi annunzia lacrimando che i nostri bravi uffiziali sono morti alla testa dei loro soldati. Si crede da detto graduato che solo il tenente Virgini possa esser scampato alla sorte degli altri.

I nostri, riferisce sempreil buluch basci Omar Aga, sono stati traditi da una colonna di 200Assaortini, i quali, mentre si univano ad Adam Aga, avverti rono il Debeb del movimento dei basci-buzuk, sicchè questi fatto sgombrare Saganeiti dalle donne e dai bainbini, ha trattenuto seco tutti gli uomini, altri neha richiamati da altre località, e con forze preponderanti molto ha attaccato i nostri.

Questi riescirono ad occupare il forte di Saganeiti, ma in pari tempo ven nero circondati dalle genti di Debeb, che riattaccarono i nostri, occuparono il forte trucidando tuttii basci-buzuk.

Non posso spedire subito così il buluch basci Omar Aga, perchè non si regge in piedi ed è sfinito di forze ; appena posso lo invierò ad Archico.

Spedisco intanto una carovana sulla strada dell'Alighede, per raccogliere i feriti.

Mentre spedisco con dolore queste notizie, tengo il posto in attesa di ordini superiori. Capitano G. B. AMEGLIO.

N. 27 di protocollo 1° Reggimento Cacciatori..

Si trasmette al Comando Superiore per comunicazione. Archico , 9 agosto 1888 .

Il Colonnello Comandante il Campo: C. di S. MARTINO.

CXLII
Lo

Allegato Q.

Al signor Direttore di Commissariato Mandi Archico tutti cammelli disponibili.

Allegato R.

(T.) 9 agosto, sera. Taulud . BALDISSERA. (T.) 9 agosto, sera.

Al Direttore di Sanità Ras-Mudur. Mandi domattina 3 medici con materiale Archico. BALDISSERA,

Allegato S.

(T.) 9 agosto, sera. Comandante Superiore forti Moncullo. Disponga perchè tutti basci-buzuk di Moncullo e di Otumlo disponibili, par tano con loro ufficiali per Archico durante la notte. BALDISSERA .

Allegato T.

(T.) 9 agosto, sera. Comandante irregolari Taulud.

La S. V. con tutti basci-buzuk e ufficiali dipendenti disponibili a Massada, parta questa notte per Archico. BALDISSERA.

Allegato U.

(T.) 9 agosto, sera. Comandante locale marittimo Massaua .

La S. V. faccia partiredomattinaper tempo illegno dimaggior capacità per trasporto uomini fra quelli disponibili (eccezionefatta delProvanagià ordinato peraltra destinazione) per Zula con ordine di rimanere ivi fino ad avviso con trario, onde raccoglieree proteggere i nostri basci-buzuk minacciati in Abissinia.BALDISSERA.

N.B.Di tutte queste disposizioni fu prevenuto telegraficamente il colonnello S. Martino.

Lo
CXLIII
scontro di Saganeiti

L'INCIDENTE DI MASSAUA.

CORRISPONDENZA DIPLOMATICA .

Libro verde. T

. .

I. - CIRCOLARE CRISPI ALLE POTENZE SU LE CAPITOLAZIONI A MASSAUA.

Roma, 25 luglio 1888.

Il generale comandante superiore a Massaua,per provvedere in parte alle spesedi viabilità,d'illuminazione ed altro, ha imposto, il 30 maggio scorso tutti i proprietari Vimmobilie a tutti i negozianti della città, nazionali o stra nieri, una tassa che varia dalle due alle sette lire al mese.

a

Un'altraordinanza, emanata allo stesso fine,il primo giugno ha sottoposto ad una tassa di patente, gli spacci di bevande e di commestibili.

Ventitrè negozianti, frai quali si contano oltre a due francesi, uno svizzero e venti greci,i quali nell'assenza di un console della loro nazione godono la protezione del vice-console di Francia, solo rappresentante straniero che si trovi à Massaua (è questa la situazione che noi abbiamo trovato al momento della nostraoccupazione), hanno rifiutato il pagamento.

Il Governo francese sostiene i loro reclami, e ci contesta il diritto di im porre questetasse sui suoi sudditi e sui suoiprotetti, invocando le capitolazioni esistenti a Massaua.

Noi vogliamo accettare la discussione su questo punto ed ammettere un mo mento, ciò che non è affatto nelle nostre intenzioni, l'ipotesi dei nostri avver sari. Ne deriverebbe forse per noi l'obbligo di non sottoporre ad una tassa di carattere municipale i sudditi o i protetti stranieri senza il consenso dei loro Governi?

Non lo crediamo. Gettiamo uno sguardo su quello che accade in questa ma teria nelle antiche provincie ottomane, quale la Bosnia e l'Erzegovina, Cipro, la Bulgaria, quantunque esse si trovino, sotto il punto di vista giuridico, in condizioni ben differenti di Blassaua; e vediamo ben anco ciò che accade nei paesi indubbiamente soggetti alle capitolazioni .

In Bosnia ed Erzegovinatuttii privilegi fiscali o comunali a favore degli stranieri sono scomparsi fin dal primo momento della occupazione austro ungherese.

Cipro la facoltà d'imporre tasse suzli stranieri è limitata dai trattati di commercio con la Turchia, e non già dalle Capitolozioni.

La Bulgaria, la quale ha da poco istituiti isuoi municipi, ha dovuto creare delle imposte comunali contro le quali le potenze europee non hanno mosso ob. biezione, in considerazione del progresso che queste istituzioni rappresentano, c della necessità di fornir loro i mezzi d'esistenza.

L'Egitto ha promulgatauna legge la quale sottopove tutti gli stranieri al una tassa di patente. Le Camere di commercio italiana, francese ed austro ungherese d'Alessandria hanno protestato invocando l'intervento dei rispettivi Governi, i quali però non hanno creduto finora di fare rimostranze di sorta al Cairo.

La Sublime Porta ha tentato di applicare questa tassa dipatente nel terri torio dell'impero. I rappresentanti delle grandi potenze a Costantinopoli, pur ravvisandoviuna violazionedelle capitolazioni,non si sono opposte allamassima.

Essi si sono limitati a volernedisciplinarel'esecuzione, e nominarono a tal uopo una Commissione mista di dragomanni e di funzionari turchi.

L'incidente di Massaua

Quanto a noi, abbiamo riconosciuto nella Porta il diritto di imporre questa tassa, sotto la riserva ch'essa venga percetta fra tutti glistranieri senza di stinzione, e che la revisione delle tariffe di percezione si faccia d'accordo fra il governo imperiale e i rappresentanti esteri a Costantinopoli.

A Tunisi, il municipio, creazione francese, percepiscedelle tasse.

Tutto questo è detto, lo ripetiamo, nella ipotesiche le capitolazioni esistano a Massaua; ma noi siamo dell'avviso opposto. La Turchia non ha mai esercitato a Massaua un'autorità incontestata, e i tribunalimusulmani non vi hanno giam mai funzionato; i turchi hanno sempre riconosciuto la loro impotenza a gover nare le popolazioni di questa parte della costaafricana, fino almomento in cui, nel 1866, il sultano volendo regolarel'ordine di successione inEgitto,comprese nel firmano d'investitura i territori di Massaua e di Suakim . È evidente che questa cessione non poteva trasferire nell'Egittodiritti più lati di quelli che la Turchia stessa possedeva.

Aggiungeremo che, quandopure le capitolazioniavessero esistito a Massaua, in seguito alla pretesasovranità della Turchia, eallaamministrazione delpaese per parte degliEgiziani,essehannocessatodiesisteradalmomento in cuiabbiamo occupato quella località e vi abbiano stabilito una amministrazione regolare. Quando una nazione cristiana amministraun paese musulmano, lecapitolazioni non hanno più ragion d'essere.

Le capitolazioninon sono possibili che laddove esista,tra due popoli, di cni l'uno è attratto nel territorio dell'altro per esercitare la sua attività commer ciale, una grande differenza di religione, di costumi , di leggi e di abitudini. Senzaeccezionali guarentigie, a cominciaredaquelladiunagiustizia nazionale, non vi sarebbe per gli stranieri dimoranti in paesi simili, alcuna sicurezza ne dipersone, nè di beni .

Tale non è certo ora il caso di Massaua.

Una amministrazione regolare, la quale presenta tutte le garanzie desidera bili d'ordine e d'imparzialità, già vi funziona da quasi tre anni.

Un segretariato per gli affariindigeni, sotto ladipendenza del comandantesu periore, è alla testa dell'amministrazione civile della colonia; un tribunale ci vile, commerciale e correzionale, del quale le attribuzioni sono determinate da un regolamento speciale, giudica innome di S. M. il Re d'Italia.

Noi abbiamo stabilito dei diritti di natura fiscale, come i diritti marittimi, i dirittiportuarii, i diritti doganali,e questi dirittisono statipagati da tutti senza distinzionee senza reclamo. Non soltanto tutti, e i Greci, come gli altri stranieri, hanno riconosciuto la nostra giurisdizione cometutela, ma in ogni circostanza l'hanno invocatae sollecitata. È accaduto anche questofattosingo lare che tutti i Greci i quali,sotto l'impero di pressioni e di istigazioni che ci asteniamo dal qualificare,si rifiutano di pagarele tasse di carattere locale, hanno ricorso in questi ultimitempi allagiustizia italiana, o ne hanno, senza eccezione, accettate le decisioni.

1 ? 6

Non sarà inutile rimarcare ancora che il Governo ellenico, prima di aderire alle viste della Francia in talequestione, non aveva invocato, in sulprincipio dei suoi reclami, le capitolazioni, ma l'articolo 2 del trattato di commercio del 1715 novembre 1877 fra Italia e Grecia, in cui è stabilite che i cittadini dei due Stati saranno perfettamente assimilati ai nazionali per ciò cheriguarda il pagamento delle imposte. Le tasse in questione, colpendo ugualmentegli Italiani e i Greci residenti a Massauia,la Grecia ha dovuto ammettere il fon damento giuridico della misura presa riguardo i suoi nazionali.

Noinon abbiamo affrontato questa discussione che per seguire i nostri av versarii sul terreno in cui si son posti e confutare uno per uno i loro argo menti; essa è ormaiinutile per noi, giacchè la sovranità dell'Italia sui luoghi in questione è effettiva ed incontestabile.

La autorizzo adar lettura di questo dispaccio al ministro degliaffari esteri e, se egli lo desidera, a rilasciargliene copia.

F. CRISPL Ai RR,Ambasciatori e ministri plenipotenziari d'Italia.

CXLVIII

II. SECONDA CIRCOLARE CRISPI ALLE POTENZE SULLA SOVRANITÀ ITALIANA A MASSAUA .

Roma, 25 luglio 1883.

Mi riferisco almio dispaccio odiernonel quale con ragioni senza replica credo di aver stabilito la impossibilità di ammettere che il diritto derivante dalle capitolazioni possa essere invocato a Massaua e nelle sue dipendenze.

Dopoaver seguito i nostri avversarii sul terreno sul quale si erano posti, io aggiungeva, a modo diconclusione, cheogni discussione su questo argomento mipareva oziosa, essendo ormai effettiva ed incontestabile la sovranità dell'Italia sui luoghi in questione.

Torno su questo punto per dimostrarlo. L'Italia occupava Massaua il 5 feb braio 1885 in circostanze che meritano di essere richiamate.

Dinanzi ai progressi minacciosi dellainsurrezione madhista, l'Egitto concen frava le sue guarnigioni site in luoghi lontani.Massaua, posta ad di fuori della linea di difesa adottata dal Governokediviale, doveva, in breve,essereevacuata. Invitata ad occuparla,la Turchiavi sirifiutava, e con questo rifiuto,rinunciava implicitamente ai diritti, d'altronde molto controversi, che essa poteva attri buirsi su questo punto del Mar Rosso.

Massaua, cosi abbandonata, andava atrovarsi esposta al doppio pericolo di cadere in potere della insurrezione madhista, o in uno stato dianarchia.

Le stesse ragioni che agli Anglo-Egiziani consigliavano di tenereSuakim, s'imponevano per Massana. Occorreva, in nome di un interesse generale e d'or dine superiore,che una potenza occupasse questa città e all'occorenza la di fendesse .

L'Italia era pronta; essa possedeva, non lungi daMassaua, un possedimento coloniale che poteva á sua volta essere minacciato. Gli Stati amicila vedevano senza rammarico e senza gelosia, e forse con soddisfazione, estendere la sua autorità, garanzia d'ordine e di sicurezza, sulle rive del Mar Rosso. L'occupa zione di Massaua fu decisa .

Cosi una doppia questione era posta: l'Italia doveva essa procedere ad un'oc cupazione immediata o attendere che l'ultimo soldato egiziano avesse evacuito questo terreno e Massaua fosse divenuta effettivamente, ciò che era già vir tualmente, res nullius?

Ognuna delle due soluzioni aveva i suoi danni e i suoi vantaggi. Ma la prima era evidentemente preferibile. Se implicava per un certo tempo, la pre senza di soldati egiziani a lato dei nostri, assicurava d'altra parte una transi zione senza scosse, senza perturbazioni , senza disordini. Questo vantaggio fu riconosciuto di maggiore importanza che non gli inconvenienti cheportava con sè; e fu adottata quella soluzione. Questa semplice e rapida esposizione basta per mostrare che l'Italia è a Massaua in virtù d'una occupazione vera e per fettamente caratterizzata dal punto di vistagiuridico.

Colla ritirata degli Egiziani, col rifiuto della Turchia di sostituirli a Massaua, lapiazza era abbandonata in principio e stava peresserlo difatto.

La condizione del precedente abbandono necessaria perchè l'occupazione con erisca il diritto di proprietà, vale a dire nel caso presente e secondo l'Jus gentium il diritto di sovranità, s'era dunque avverata.

Nel seguito,siprodusse qualchefatto tale da infirmare l'acquisto? No; la Turchia diresse alle potenze una circolare che rimase senza eco, perchè qual valore poteva avere una protesta proveniente da questa potenza, dopoil rifiuto che,daparte sua, equivalevaa una confessione d'impotenza, a una dichiarazione di rinunzia ?

La Francia, cheriguardava già con occhio geloso l'estensione della nostra influenza nelMar Rosso e che più tardi,con incessanti sforzi doveva cercare dimettere ostacoli alla nostra autorità, si limitava allora ad ascoltare le di chiarazioni che l'ambasciatore del Re a Parigi, spontaneamente e parlando in proprio nome, faceva al signor Ferry, ministro degli affari esteri, in un ami chevole colloquio.

* Il siguor Mancini, d'altra parte, il quale dirigeva in quel tempo la politica

CXLIX
L'incidente

L'incidente di Massaua

estera del regno d'Italia, non esitava a dichiarare che la nostra intenzione non era, in questa circostanza, di sollevare una questione territoriale.

Ogni discussione infatti sarebbe stata prematura o superflua; superflua se l'Italia che occupava Massaua per uno scopo di sicurezza d'ordine e nell'in teresse generaleavesse creduto, un giorno ol'altro, di potersene ritirare; pre matura se le circostanze avessero portato a dare alla occupazione un carattere di durata.

Scartata in quei primi momenti, la questione doveva infallibilmente ripro dursi nel seguito.

È quello che accade, e il Governodel Re non può che felicitarsene, poichè ha cosi l'occasione di precisare, definire esattamente, agli occhi delle potenze, una situazione normale e immutabilmente stabilita. Se ne felicita tanto piùin quanto che al momento in cui la questione della sovranità di Massaua vien posta, si trova già essere risoluta.

Non solol'Italia occupò Massaua quando per il ritiro degliEgiziani e l'ab bandono della Porta ogni autorità stava per cessarvi , manoi, fino dal principio dellanostra occupazione, cominciavamoadesercitarvii diritti annessiallasovra pità. Non eranoscorsi dieci mesi,chegiàtutti iservizi pubblici erano riuniti nelle nostre mani e le ultime tracciedellaprecedente occupazione erano scomparse.

Se mai, a terminidell'art. 35 dell'atto generaledella Conferenza di Berlino, una occupazione è stata effettiva, questa fu l'occupazione di Massaua.

Lo stabilimento d'una amministrazione severa e che funziona regolarmente, l'ordine e la tranquillità assicurati lungo l'estesa costa del territorio, lalibertà dicommercio assicurata con ogni mezzo in terra ed in mare fino al giorno in cui ilblocco, in seguito allo stato diguerra, divenne una necessità, tutti questi fatti derivanti da un solo concetto. convergenti ad uno scopo, comprovanti in unmodo irrefutabile il nostro animuspossidendi, tutti questi progressi realiz zati, sorpassano di molto quello che il citato articolo esige dalle nazioni che occupano territorii africani, e mostrano che l'Italia,firmataria di tale atto, si è fuita undovere di adempiere tutte le condizioni da esso imposte. Per questo rispetto adunque, noi siamo in regola con noi stessi e colle potenze che hanno con noi firmato l'atto suddetto.

L'occupazione diMassaua fu portata a conoscenza delle grandi potenze con due telegrammi indirizzati ai rappresentantidel Re il giorno 9 e il 13 feb braio 1885. La dichiarazione chenoi avevamo cura di aggiungere, riguardo alle necessità d'ordine e di tranquillità alle qualiobbedivamo, mirava a preci sare lo scopo, ma non infirmavaaffatto il principio giuridico del possesso,come non creava alcun intoppo all'esercizio dei dirittisovrani sopra un punto che nessuno voleva nè poteva difendere.

Siccome la missione che noi ci proponevamo andando in Africa aveva un ca rattere di incivilimento, le nostre dichiarazioni del febbraio 1885 erano suffi cienti a prevenire le potenze della nostra presa di possesso: esse esaurivano anticipatamente la formalità che, in virtù dell'articolo 34 dell' Atto generale della Conferenza di Berlino, è divenuta più tardi obbligatoria per ogni potenza che prende possesso d'un territorio sulle coste del continente africano o vi as sume un protettorato.

Ciò detto, può essere superfluo invocare i diritti che risultano dal sangue versatodai nostri soldati sopra un suolo ove essi erano sbarcati come civiliz zatori. Nessuna potenza potrebbe tuttavia misconoscere i doveri e i diritti che derivano dai fatti di guerra di cui fu teatro il territorio di Massaua. Molte oc cupazioni incontestate è divenute definitive non vennero fondate su altre basi.

Ma noi non insistiamo in ciò, come non rimarcheremo senon di passaggio che lasituazionegiuridica di Massaua edel territoriodipendenteè esattamente la medesima di altri punti della costa orientale d'Africa su cui il Governo del Re non sa che si siaelevata mai contestazione di alcuna sorta.

Il dominio precario e contestabile che la Turchia avrebbe esercitato nel Mar Rosso e al di là dello stretto di Bab-el-Mandeb trae la suaorigine, per la ver sione riconosciuta dalla Porta stessa, dall' incorporazione all'impero ottomano d'un regno musulmano fondato nel primo secolo dell'egira, il regno di Zeila.

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Sarebbe facile dimostrare come i pretesi diritti della Turchia su Massaua non differiscono in niente da quelliche essa aveva su Tadgiura e su Zeila.

E ove si obbiettasse l'indipendenza deicapi indigeni di Tadgiura, noi po tremmo rispondere che non meno indipendenti erano i naibs di Arkiko, capi feudali di una specie di tribù mista alla quale i turchi pagavano un tributo per l'isola di Massaua.

Ma discussioni simili, essendo dominio della storia, non aggiungono nulla e. non sarebbero al caso di toglier nulla alle conseguenze giuridiche della nostra occupazione, come noi le abbiamo precisate più sopra.

Non è, d'altronde, dalla Turchiache ci vengono i reclami. Dopo avere. per un momento fatto le sue riserve, la Turchia si è acquietata ai fatti compiuti. Noi non ne vogliamo per prova che iltesto, emendato dalla Porta, d'un atto pubblico destinato ad essere rivestito della firma delle grandi potenze, e delle potenze principali di secondo ordine la Convenzione per la libera naviga zione del Canale di Suez ove è riconosciuto, all'articolo 10, che la Turchia nel Mar Rosso, non ha orainai possessi che sulla costa orientale.

Le obbiezioni ci vengono come sempre dalla Francia alla quale, potrebbe credersi che i pacifici progressi della nazione italiana sembrino una diminu zione della propria potenza e dellasua autorità, come se il continente africano non offrisseunlargo campo all'attività ed allalegittima ambizione civilizza trice di tutte le potenze che neoccupano le sponde!

Per concludere,il Governo del Reha ragione, dopo ciò che precede, di cre dere che l'occupazione di Massaua, per le circostanze in cui è accaduta, in se guito al compimento di tutte le condizioni richieste dall'atto generale della conferenza di Berlino, riveste tutti i caratteri giuridici di una presa di possesso legittima e incontestabile.

Per questa presa di possesso il cui carattere è definitivo, esso crede di aver reso servizio alla causa della civiltà e qualora si riflette ai sacrifizi che egli si è imposti a questo scopo, merita più che le proteste sterili e infondatediunao due potenze, la gratitudine di tutte.

Vi autorizzo adare al ministro degli affari esteri lettura di questo dispaccio e, qualora lo desideri, a lasciarglienecopia.

F. CRISPI.

Ai RR. Ambasciatori e Ministri plenipotenziari d'Italia.

III. CIRCOLARE GOBLET ALLE POTENZE.

Parigi, 3 agosto 1888.

Il Governo italiano ha rimesso alle potenze in data 25 luglio due note re lative all'incidente di Massaua, che richiamano le seguenti osservazioni.

Il disaccordo tra il Governo italiano e il Governodella Repubblica, dipende da ciò che il primo riguarda oggile capitolazioni come non esistenti, o anzi come non avendo mai esistito aMassana, mentre il secondo crede che esse con tinuino ad esistere fino al momento che la loro abrogazione sarà stata accon sentita dalle potenze.

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· L'errore del Governo di Roma, dipende da ciò, che seguendo la sua propria espressione, egli considera che Massaua-fosse res nullius; opinione difficile a sostenersi,riguardo ad un territorio così interessante per la sua posizione, e trattandosi di una città così importante.

Come ammettere che questo punto del Mar Rosso, sarebbe stato trascurato sinora datutte le potenze e non dipenderebbe da nessuna?

Come si può"assimilarlo agli altri puntidella costa orientale, situati fuori dello stretto di Babelmandeb; e dei quali le note italiane dimostrano così fa cilmente l'indipendenza?

Il Governo della Repubblica ha sempre considerato Massaua come apparte nente all'Egitto e alla Sublime Porta,e per esso le capitolazioniviesistevano, e vi esistono come in ogni altra parte del territorio ottomano.

Il Governo della Repubblica ha del restoa questo soggetto, unacompetenza

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particolare, essendo stato ed essendo il solo ad avereun vice console a. Mas saua. Questo vice console aveva il suo exequator dalla Sublime Porta, eser citava la sua giurisdizione sopra i suoi connazionali e sopra i protetti della Francia.

Questi sono fatti innegabili,contro i quali alcuna argomentazione non può prevalere; enoi dobbiamo aggiungere cheessi sono stati riconosciuti legittimi fino agli ultimi teinpi ed a più riprese dalle autorità italiane..

L'incidente di Bassaua '. .

E ci si domandaperchè non debbano esserlo ancora oggi, Il Gabinetto di Roma, presentadue motivi contraddittorii: talora afferma che lecapitolazioninon esistevano a Massaua mentre abbiamo visto cosa si debba pensare di questa contraddizione opposta a un fatto così palpabile tal'altra,considerache le capitolazioni siano realmente esistite, ma afferma: non esistono più perchè non hanno più ragione alcuna di essere in un paeso amministrato da una potenze europea. »

Noi non neghiamo che le capitolazioni non abbiano più ragione alcuna d'es sere in un paese amministrato da una potenza europea; ma tutti i precedenti ci autorizzano a dire che esse non si possono sopprimere ipso facto, e occorre perchè scompaiano, l'adesione dei governi interessati. Questo avvenne in tutti i paesi che le note italiane passano in rassegna; aCipro, in Bosnia e nell'Er zegovina: InBulgaria le capitolazioni sussistono; -ad ogni modo questo paese nello stato di indeterminatezza in cui si trova oggi, non potrebbefornirealcun esempio.

In Egitto tutte le modificazioni introdotte, sia nel dominio giudiziario che nell'ordine finanziario, lo furono in seguito d'un consulto e del consenso del, l'Europa. Quando si stabilirono illegalmente delle tasse, esse diedero luogo a proteste, e, se nel caso particolare che cita unadelle due note italiane, non vi furono finora proteste, la nota non contesta il diritto di farne.

A Tunisi non si intaccarono le capitolazioni, che in condizioni e in propor zioniche non sono eguali per tutte le potenze: in virtù di convenzioni stipus late e di protocolli firmati con ciascuna d'esse e in seguito a laboriosi negoziati.

In conclusione si è proceduto dappertutto invirtùdello stesso principio; cioè che anche nei paesi dove le capitolazioni non hanno più ragione d'essere non possono scomparire, senza il consenso degli interessati.

L'articolo 34 del trattato di Berlino, del 1885, non ha infirmato questa re gola e le ha dato anzi una nuova consacrazione, obbligando lepotenzeche pren dono possesso di un punto della costa d'Africa, a notificareil fatto agli altri , permetterli in grado di far valere, sene è ilcaso, i loro reclami .

Questi reclami possono essere diogni genere e nulla impedisce cheessi ri guardino non solodirltti anteriori da salvaguardare ma anche la valid tà dei titoli invocati dalla potenza occupante. Ora in tutti i casi da noi citati questa potenza era in situazione di presentare agli altri un trattato preesistente, pase sato direttamente col governo protetto ocol governo sovrano.

L'Italia non ha trattati nè colla Sublime Porta nè col governo kediviale,e nemmeno col Negus, con il quale ha fatto la guerra. Cosiella noninvoca che la sua presa di possesso pura e semplice. Tuttavia essa aggiunge che secondo il jusgentium,l'abbandono preventivo è necessario perchèl'occupazioneconfe+ risca il diritto di proprietà ; e confessa che quando haoccupatoMassaua, ilter ritorio non era ancora abbandonato. Pure conclude che il suo diritto di so. vranità è stabilito, mentre non può non convenire che non lo fu sempre in modo assolutamente certo .

Essa ha proclamato infattiper abbastanza tempo ilcarattere precario della sua occupazione. Le dichiarazioni del Gabinetto diRoma erano aquesto riguardo categoriche, e le note del 25 luglio le rammentano : 11 signor Mancini - vi è detto che dirigeva a quel tempo la politica estera del regno d'Italia, non esitava a dichiarare che la nostra intenzione non era, in questa circostanza, di sollevare una questione territoriale e infatti per più d'unanno la bandiera kediviale continuava a sventolare allatodella banc diera italiana.

Alcune tasse furono, in verità, create, e alcune infrazioni, scusabili per lo stato

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di guerra, furono fatte alle capitolazioni. Tutti questi fatti sono stati oggetto di riserve e doveva venire il momento in cui queste riserve produrrebbero, na tural nente, il loro effetto.

Il Governo italiano, aver dichiarato, come lo abbiamo veduto, che la questione di sovranità territoriale non era sollevata,nè,per conseguenza,risolta in quest'epoca, riconosce che essa doveva infallibilmente riprodursi in seguito; soltanto, dice egli, almomentoin cui questa questione vien posta è già risolta. Questa è la sua definitiva conclusione in seguito alla serie diragionamenti che abbiamo riassunti. Forse quest'argomentazione potrà esser soggetta a critica; certamente è nuova, ma il nostro scopo, in questo momento, non è di discutere la legittimità della presenza degli Italiani aMassaua ; tale non fu mai, finora, la nostra intenzione; noi ci siamo applicati fin dal principio dell'occupazione, non soltanto a non creare agl'Italiani alcuna difficoltà, ma a facilitar loro l'im presa che avevano assunta ;noi abbiamo sinceramenteaugurato il loro successo.

Dunque, se delle riserve potessero esser fatte oggidi, queste potrebbero sol tanto venire dalla potenza sovrana, e Note italiane assicurano ciò che noi ignoravamo che, dopo aver protestato in principio, laPorta ha accettati i fatti compiuti.

In quanto a noi la nostra tesi verte esclusivamente sull'esistenza delle capi tolazioni e, comeconseguenza, sull'illegalità di alcune tasse contro le quali il governo ellenico ha protestato e controgli atti ehe seguirono.

Protettori deiGrecia Massaua noi abbiamo dovuto prendere i loro interessi in mano dietro domanda dello stesso Gabinetto di Atene; anch'esso ha invocate le capitolazioni e noi siamo obbligati di contestare fermamente l'affermazione che esso abbia mai ammessa la legalità, in diritto, della misura presa riguardo ai suoi nazionali.

Noi speravamo che il Gabinetto di Roma accettasse, senza difficoltà, la discus sione che glioffrivamo amichevolmente ; speravamo, tali le nostre disposizioni, che fosse facile di intenderci e che da questo scambio di vedute la situazione degli Italiani a Massaua uscisse consacrata, almeno in ciò che ci concerne, con tutte le conseguenze vantaggiose che ne potrebbero risultare per loro.

Tale era la nostra attitudine ; ecco ora quella delle autorità e del Governo italiano eper mezzo di quali atti il Gabinetto di Roma ha cercato, prima di ogni notificazione alle potenze, di spogliarci, di propria e sola autorità, dei di ritti che noi avevamo goduti prima e dopo lasua presa di possesso.

Mentre si diceva a Roma che la questione di diritto era allo studio, i fatti seguenti si compievano a Massaua :

Multe imposte ai protetti della Francia che avevano rifiutato di pagare le tasse ; minaccia d'espulsione ai ricalcitranti: sequestri delle loro mercanzie ; chiusura dei loro magazzini; incarcerazione di alcuni fra loro che poi furono lasciati in libertà ; vendita delle mercanzie sequestrate (le autorità locali ave vano anzi fissate le vendite pel 14luglio, data della nostra festanazionale);rifiuto di continuare a riconoscere il nostroagente a Massaua e pretesa diimporgli l'exe quatur del Governoitaliano; soppressione delle corrispondenze telegrafiche con questo agente la cui giurisdizione si stende al di là del territorio occupato dagli Italiani, ciò che ci interdice ogni comunicazione con lui.

Nello stesso tempo, e quantunque il Governo italiano abbia sempre, finora, riservato l'esame delle nostre pretese risultanti da antichi trattati e deinostri diritti internazionali su certi punti della nostra regione la baia d'Adulis, Zula, Dissé (?) - la bandiera italiana fu inalberata su questi territori ; per modo che questa volta ancora, supposto che la questione venga posta sul tap peto, sarebbe già risolta.

Se si confronta questa condotta del Governo italiano con quella del Governo della Repubblica il quale non ha cessato lo ripetiamo con un modo di screto ma efficace di favorire l'azione italiana a Massaua ; se si avvicinano le vie di fatto delle autorità italiane alla moderazione ed alla pazienza dei nego ziatorifrancesi, non si potrebbero fare abbastanza meraviglie per le recrimina zioni delle Note del 25luglio contro di noi e si riconoscerà che abbiamo ildi ritto di rilevare certi procedimenti poco conformi alle convenienze diplomatiche.

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Libro ierde.

L'incidente di Massaua

Noi non sappiamo ciò che l'Europa penserà delle teorie didiritto e dei pro cedimenti di fatto del Governo italiauo; tuttavia non ci dispiace che questa si tuazione le sia stata sottomessa.

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Se la condotta che il Governo italiano ha seguita in quest'affare dovesse ri solversinella soppressione purae semplice dellecapitolazioni edei nostri diritti anteriori a Massaua, non ci resterebbe che a prendere attodiquesta novella procedurae del principio, oramai stabilito, che le capitolazioni sparisconodi pieno diritto senza negoziati e senz'accordi colle potenze nei paesi ove si sta bilisce una amministrazione europea.

Noi ne abbiamo avvertito il Gabinetto di Roma riserbandoci di trarne le conseguenze che ci detterà il nostro interesse nei territori ove siamo stabiliti in virtù di titoli regolari.

Vi autorizzo a dare al ministro degli affari esteri, lettura di questo dispace cio, e se lo desidera, a lasciargliene copia.

Il ministro degli affari esteri GOBLET .

IV. TERZA NOTA CRISPI A MENABREA, AMBASCIATORE ITALIANO A PARIGI.

Roma, il 13 agosto 1888.

Il Governo italiano non può lasciar passare senza replica la nota diretta alle potenze dal Governo francese in data 3 agosto 1888.

Desideroso, per altro, dievitare tutto che possa inasprirela discussione, esso si sforzerà di mettere in disparte qualunque argomento polemico che avrebbe per unico effetto di prolungare, senza risultatopratico, una discussione che i due Governi dovrebberodesiderare ugualmente di chiudere. Esso crede, d'altra parte, che sia stato facile ai Governi, davanti ai quali la questione è stata portata, discoprire più di un puntodebole della nota francese, là specialmente dove, esaminando le note italiane del 25luglio, essa ravvicina e confonde due argomenti ben distinti, con uno dei quali il Governo italiano si metteva sul terreno de' suoi avversarii per confutarne gli argomenti, mentre che coll'altro sirimetteva sul proprio terreno per trincerarvisi e restarvi.

Il Governo italianonon ritornerà sulla esposizione dei fatti che l'hanno con dotto all'occupazione di Massaua. Questa esposizione non poteva contestarsi, e non lo è stata .

Le conseguenze che ne derivano non lo potrebbero esser del pari.

Massaua, al momento in cui l'Egitto si ritirava, e la Turchiasi rifiutava di occuparla, era infatti, come si è detto, res nullius. Il fatto che alcuni distac camenti egiziani non si ritirarono che nel corso dei dieci mesi che seguirono, man mano che i bisogni del Governo kediviale lo imponevano loro, non infirma pernulla questa asserzione.

Massauaera evidentemente abbandonata.

Che il nuovo occupante si sostituisse un po'più presto o unpo'più tardial Governo egiziano, era questione secondaria e di mera opportunità, e si è dimo strato che,in ogni caso, meglio valevauna specie di condominium provvisorio, evitante l'interruzione dei servizi pubblici, che non una anarchia, fosse pure momentanea, durante la quale il paese sarebbe stato alla mercè delle incursioni e delle spogliazioni delle tribù confinanti.

È fuori dubbio che, come afferma la Nota francese, la situazione diMassaua fa di questa città uno dei punti più interessanti del marRosso. Ma la couse guenza che si vorrebbe trarre da questa considerazione è ben strana: *Come ammettere, chiedela parteavversa, che questo punto delmarRosso sarebbe stato negletto fin qui da tutte le potenze e non sarebbe sotto la dipen denza di alcuna di esse ?

Si sa che Massaua non era stata affatto negletta fino ad allora, esi può pre sumere che non lo sarebbestata affatto in seguito. Ma si sa del pari chel'Egitto sgombrava dalle spiaggie del mar Rosso. Qualcunodoveva rimpiazzarlo. Rifiu

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L'incidente di Massaua

tandosi la Turchia, poteva sostituirla l'Italia o un'altra Potenza. L'Italia ha prevenuto le altre e forse questo è il suo torto agli occhi del Governo francese.

! Ma il Governo italiano crede di poter affermare al contrario, che, se la sua occupazione ha potuto effettuarsi senza contestazione, si fu perchè un'occupa zione italiana pareva generalmente preferibile a qualunque altra. Checchè si dica dell'importanza della situazione di Massaua nel mar Rosso, è lecito il concludere chequestopunto non sarebbe rimasto a lungo inoccupato, non già il contestare i diritti della potenza occupante.

Siè detto che era necessaria unanotificazione allepotenze della occupazione italiana. Pel protocollo generale della conferenza di Berlino, essa lo sarebbe og gigiorno ;ma,anteriormente, nessun obbligo di questa specie esisteva. Ora l'atto generale diquella conferenza, all'articolo 24, con una frase la cui chiarezza esclude qualunque interpretazione diversa, si limitaalle occupazioni future. Un sempliceesame di date mostra che l'occupazione italiana è stata precedente alla firma di quel concordato.

Passiamo alla questione delle capitolazioni.

Il Governo della Repubblica ammette che le capitolazioni non hanno più ra gione d'essere in un paese amministrato da una potenza europea; esso afferma, frattanto, che tutti iprecedenti l'autorizzano adireche esse nonsono soppresse ipso facto, ma che occorre, perchè esse cessino, l'adesione dei governi interessati. Questa affermazione è inesatta.

Parecchi paesi che, inun passato più o menoprossimo, erano sottoposti al Tegime delle capitolazioni, sono oggi regolati dal diritto comune delle genti. Gli uni sono passati sotto la piena sovranità degli Stati Europei ; gli altri re stanosottouna sovranità musulmana, masonostatisottomessi all'amministrazione di questa o di quella potenza cristiana e civile. Ora, in seguito a questi cambia menti disituazione giuridica,noi vediamocostantemente ripetuto questo fatto. Quando un paese rettodalle capitolazioni passa sotto l'amministrazione di una potenza cristiana e civile, senza che la sovranità cambi, le capitolazioni non cessano generalmente di aver vigore che per virtù di accordifralapotenza 'occupante e i terzi.

Così si è fatto per la Bosnia e l' Erzegovina, per Cipro e perla Tunisia. Quando, invece, passa non solo sotto l'amministrazione, ma eziandio sotto la piena sovranità di una potenza cristiana e civile, le capitolazioni cessano ipso facto di aver vigore.

Cosi è accaduto nell Algeria. Sarebbe, infatti, difficile alGovernofrancese di stabilire, in virtù di quali accordi colle altre potenze, le capitolazioni sonostate abolitein questo antico Stato barbaresco. È lo stesso caso della Dobruscia che ·passando sotto la sovranità rumena, ha cessato di essere un paesesoggetto alle capitolazioni.

È ciò che è accaduto per i territori ceduti dalla Sublime Porta alla Russia in virtù dell'art . VIII del trattato di Berlino .

Un altro argomento provaancora che in questo caso, e in questo caso sol tanto, la cessazione delle capitolazioni ha luogo ipso facto: perchè si presume, senza che vi sia bisogno di farne menzione,e perchè allorquando lavolontà delle potenze è stata diderogare a questa regola , la derogazione ha dovuto essere formalmente stabilita.

Ècosì che dopo avere specificati i territori ceduti alla Serbia,il trattato di Berlino (articoloXXXVI) che riconosceva tuttavia l'indipendenzadelprincipato, ha stabilito chele immunìtà e i privilegi dei sudditi stranieri, nonchè i di ritti di giurisdizione e di protezione consolari,resterebbero in pieno vigore fin chè nonfossero modificati di comune accordo fra il principato e le potenze in teressate .

È evidente che se questa derogazione non fosse stata espressamente conve nuta fra le potenze, le capitolazioni avrebbero cessato ipso facto d'essere in vigore nei territori suddetti per il solo effetto della loro incorporazione alle Serbia indipendente. Cosi dunque si presume la regola ; l'eccezione ha bisogno d'essere specificatà.

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Il ragionamento giustifica la distinzione che noi stabiliamo non come teoria nuova da introdurre nel diritto delle genti, ma come un principio che emerge dai fatti stessi sui quali riposa il diritto pubblico europeo.

Infatti, le capitolazioni costituiscono una derogazione aldiritto comune, un regime eccezionale. Ne segue che se il fatto cheha dato luogo alla eccezione viene a cessare, la regolaripiglia il predominio.

Ora, quale èil fatto che determina la ragione d'essere delle capitolazioni? È la sovranità musulmana.

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L'errore del Governo francese, errore capitale, è di credere che le capitola zioni esistono ratione loci,e non jure maiestatis, che esse siano inerentia tale o a tal altro territorio al di fuoridella costituzione politica del paese, mentre esse derivano unicamente dal carattere dell'autorità sovrana di questo stesso paese e da ciò che, fra duepopoli, uno cristiano, musulmano l'altro, dei quali il primo è attirato sul territorio del secondo per esercitarvi la propria attività commerciale, esiste una differenza considerevole sotto il rapporto della religione, dei costumi, delle leggi e delle abitudini.

La distinzione che noi vediamo stabilita dall' uso si giustifica ancora per un'altra considerazione. Allorchèun paese incui sonoin vigore le capitolazioni passa semplicemente sotto l'amministrazione d una potenza cristiana,non è al lontanata la possibilità d'un ritorno sotto l'amministrazione della potenza rima sta sovrana .

Un tal passaggiopuò dipendere dacircostanzetransitorie, passate le quali la potenza sovrana ripiglierà l'esercizio dei propri diritti.

Persistendo la sovranità musulmana, potendoessere ristabilita l'amministra .zione musulmana, i terzi conservano i loro diritti o li cedono per via di accordi. Al contrario, le capitolazioni cessano ipso facto in un paeseche passa sotto la sovranità d'una potenza cristiana e civile, perchèipoteri che la sovranità confe risce hanno un carattere definitivo ed assoluto. Èlogicoche sia cosi, perchè il territorio nuovamente acquistato divenendo parte integrale della potenza occu pante, non dipende più che dai trattati conclusi coi terzi dallo Stato al quale venne incorporato.

Ora il carattere definitivo dell'occupazione italiana di Massaua è stabilito bene e a dovere.

Allorchè l'Italia è andata a Massaua, vi è andata prefiggendosi uno scopo umanitario e di civiltà. Non era sua intenzione di sollevare la questione della sovranità territoriale. Tali eventi potevanoprodursi in seguito ai qualil'Ita lia, dopo aver reso servizio alla causa che difendeva, avrebbe potuto ritirarsi con dignità e cedere ad altri i suoi diritti. Circostanze disgraziate, che l'Italia ha subite e non provocate, hanno fatto cambiar consiglio, e coloro stessi che riguardavano una ritirata onorevole come la risoluzionela più onorevole d'un'in trapresa che essinon avevavo incoraggiata coi loro voti, non la crederebbero più possibileoggi. I fatti sononoti: mentre noi non cercavamo che di stabilire uno stato di buon vicinato coll'Abissinia, siamo stati forzati, in seguito a una aggres sione iniqua, a metterci in statodi guerra. Il sanguesparso dai nostri soldati ha postodefinitivamente il suggello alla nostra occupazione consacrando i diritti che ne derivano.

Ma vi ha di più. Mancando una notificazione alle potenze,alla quale il Go vernodel Re non era tenuto, laproclamazione dell'animus dominandi, venne fatta iteratamente e solennemente alla tribuna parlamentare italiana. Che se un dubbio poteva restare, vi sarebbe ancora, vi è sopratutto il fatto pubblico e .notorio chel'Italia, dal primo giorno dellasua installazione a Massaua, ha co minciato ad esercitare, senza contestazione da parte delle Potenze, senzaoppo sizione degliabitanti,stranieri o indigeni, gliatti della sovranità,che quindi essa li ha tutti esercitati, e che nessun'altra potenza non ne ha esercitato alcuno.

Essa promulgava le leggi e le faceva applicare, senza incontrare opposizione. Essa amministrava la giustizia e tutti, senza distinzione di nazionalità, ricor revano come petitori alla giustizia italiana e come difensori ne accettavano le sentenze, rese a nome di Sua Maestà il Re d'Italia.

Essa riscuoteva le imposte e tutti pagavano esattamente e senza resistenza

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i diritti di natura fiscale, come diritti di porto, diritti marittimi , diritti di do gana e diritti sanitari.

Una misura d'amministrazione locale, municipale, e un editto dell'autorità ita liana Massaua, con cui si imponeva agli abitanti italiani e stranieri,senza distinzione, di concorrere, con una tassa minima, alle spese di viabilità, illumi nazione, condottura d'acqua, ecc. - ha servito di pretesto a proteste e resistenze inopinate.

L'occasione era malamente scelta e non si comprenderebbe infatticome la stessa gente che paga senza resistere le imposte di natura fiscale, rifiuti tutto a un tratto di pagare semplicemente le tasse comunali,ilcui ricavo deve in totalità servire per sovvenire alle spese di migliorie locali di cui essi saranno i primi a profittare, ove non si sapesse che tale resistenza è stata fittizia,pro vocata, eccitata, se non si avesse laconfessione dei recalcitranti i quali dichia rarono che, pronti a pagare senza obiezioni e contestazioni, essi avevano dovuto cedere alle pressioni d'un agente straniero che li aveva sottoposti alla sua pro tezione.

Ma vi ha ancora una cosa più strana: provocando ed eccitando tale resistenza, l'agente francese, che non esercitava cheper tolleranza le funzioni consolari á Massana, agiva, come il Governo della Repubblica lo ha formalmente dichiarato in rispostaai reclami del nostro ambasciatore, per istruzioni espresse e formali partite da Parigi.

Il fatto che un governo estero,senza provocazione, senza un motivo apprez zabile ecciti una popolazione al disprezzo dellaleggedel paese che abita,è di una tale gravità che occorre, per crederlo possibile, la dichiarazione che l'am basciatore del Re a Parigi ha raccolto dalla bocca del Ministro degli esteri della Repubblica. Bisogna ammetterlo perchè è stato riconosciuto. Madi fronte ad atti così poco conformiai riguardi dovutisi fra Potenze che vivono sul piede di pace, si domanda quali interessi così potenti spingessero il Governo francese ad intervenire ed a turbare il nostro pacifico possesso di Massaua.

La Francia esercita essa su quei paraggi dei commerci importanti? No, di certo, non vi sono a Massaua che due negozianti francesi, i cui affari raggiun gono una cifra molto modesta, che visono stabilitidopo la nostra occupazione, che vivono per così dire della occupazione stessa, di cui in conseguenza hanno assai più da lodarsi che da lamentarsi.

Vi sono capitali francesi impiegati in imprese locali? Non ve ne ha pur traccia. Esiste a Massaua una colonia francese importante? In verun modo; all'infuori dei due negozianti suddetti e dei domestici del consolato, non vi ha a Massaua un solo cittadino francese .

Non è dunque per la difesa d'interessi francesi che la Repubblica ha voluto intervenire. E non sono neanche cittadini francesi quelli per mezzo dei quali l'agente della Repubblica ha provocato le resistenze. Sonoinfatti greci, presi sotto la sua protezione per mezzo d'un registro aperto ad ognuno, quelli che egli spingeva alla ribellione. Inaloro nome egli protestavà, con un zelo assai maggiore di quello spiegato dal loro Governo stesso, il quale sapeva che noi eravamo disposti ad ascoltare i suoi reclami, quando ci fossero pervenuti diret tamente .

Perchè il Governo di Atene non può aver dimenticato, che avendoci l'anno scorso presentato deireclami contro le misure di rigore prese a Massaua contro uno dei suoi nazionali, il Governo italiano liha accolti premurosamente.

Invece di un reclamo che sarebbe stato amichevolmente discusso fra due Go verni amici , che cosa abbiamo veduto ? Una resistenza aperta; il rappresen tante della Francia a Massaua minacciava l'Autorità italiana di opporre la forza alla forza ; e minacciava anche i Greci che spingeva alla resistenza , di espel lerli e di colpirli di ammenda, se avessero mostrato qualche pieghevolezza in una resistenza dovuta soltanto alla pressione che veniva esercitata su di loro.

Fatti di tal genere e di tale gravità, non sarebbero stati tollerabili in alcun luogo, perchè nessun Governo permette che uno straniero cospiri apertamente, sotto i propri occhi, contro la propria sicurezza. Erano ancor meno tollerabili, se pure una tolleranza in simili casi potesse ammettersi, in quantochè si veri-

CLVII
L'incidente
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Libro verde. U*
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L'incidente di Massaua.

ficavano in una piazza di guerra, sotto l'impero della legge marziale. Le Auto rità italiane si videro dunque costrette a far uso delle facoltà che loro accor davano i decreti pubblicati al principio dello statodi guerra, e ad applicare agli oppositori delle misure dirigore. Ebbero quindi luogo sequestri, vendite forzate, ecc.,misure severe che il Governo del Re prendevaa malincuore, ma a cui era suo dovere appigliarsi.

Quanto all'agente della Repubblica francese, un semplice commesso di can celleria inviato a Massaua, senza carattere ben definito, la cui nomina non era stata notificata ufficialmente alle Autorità italiane, e che non era stata da esse ufficialmente riconosciuta, non era neppure il caso di ritirargli l'exequatur che non aveva mai ottenuto. Egli non esercitava le sue funzioni che per virtù di una tolleranza che doveva avere un termine. Gli fu partecipato che la qualità che gli era stata attribuita non sarebbe più riconosciuta in lui; e che per una conseguenza logica e indiscutibile, egli si troverebbe d'ora innanzi soggetto al diritto comune.

Le nota francese del 3 corrente parla a più riprese sulle disposizioni ami chevolidel Governo della Repubblica, il quale non avrebbe mai lasciato di fa vorire in modo discreto, ma efficace l'azioneitaliana a Massaua.

Sarebbe difficile riconoscere sui fatti occorsi recentemente la traccia di simili intendimenti. Noi avremmo voluto credere che l'incidente fosse dovuto allo zelo esagerato e poco abile di un agente subalterno. Il Governo francese ha avuto cura di disingannarci, dichiarando che assumeva la responsabilità delsuo agente, e che questi non aveva agito che dietro i suoi ordini.Avremmo voluto persua derci che si trattava d'un caso isolato , nuovo, occasionale. Sventuratamente, fatti di differente natura provano che lungidall'essersi adoperato, dal principio della nostra occupazione, a facilitare all'Italia la suaintrapresa, il vice-console di Francia non ha cercato che di crearci, ad ogni nuova occasione, nuove difficoltà.

La condotta del titolare di quell'ufficio fu tale, che l'autorizzazione datagli di partire, ha potutoa suo tempo essere presentata dal Governo della Repub blica come un atto di buona amicizia versol'Italia, e il Governo del Re l'avrebbe infatti riguardata come tale, se la condotta del supplentenon avesse dimostrato che si tratta, come è stato provato dagli ultimi avvenimenti, di un sistema adottato e metodicamente seguito.

Non andremo fino ad affermare che il vice-consolato di Francia abbia avuto una parte rilevante nella condotta dell' Abissinia verso l'Italia; ma è notorio che il vice-consolato di Francia, manteneva prima dello stato di guerra intimi rapporti politici col Negus e coi capi abissini della frontiera, e che questi rap porti, più o meno apertamente, continuaron durante le ostilità.

Visarebbe ancora da rispondere a parecchi punti della nota francese, ma usciremmo,facendolo, dai limiti dell'attuale discussione.

Vi sarebbe da rilevare nella nota francese una allusione comminatoria; ma tale allusione parteda un confronto inammissibile fra due situazioni che non hanno nulla di simile, e condurrebbe ad una applicazione falsa e contraria al diritto delle genti d'un principio logico e consacrato dall'uso. Noi abbiamo mo strato le nostre intenzioni, dichiarato i nostri diritti, spiegato la nostra con dotta. Seuna notificazione alle Potenze della occupazione di Massaua, era ne cessaria, il che non crediamo, la notificazione è stata fatta colla nota del 25 lu glio. Se le capitolazioni sono maistate in vigore a Massaua, ilche persistiamo a contestare, esse hanno cessato d'imperare dal momentoche Massaua è sotto messa all' amministrazione e posta sotto la sovranità dell'Italia, Potenza cri stiana e civile. La nostra sovranità si esercitava pacificamente da tre anni, quando, sottoun pretesto infelice, piacque al Governo della Repubblica di sol levare un incidente disgustoso.

In seguito ad ordini difficilmente giustificabili, un agente francese, senza mandatoconosciuto, macoperto dal proprio Governo,ha turbato la sicurezzae l'ordine in una piazza di guerra durante lo stato di guerra, eccitando degli stranieri a resistere alle nostre leggi, e sostenendolinella loro resistenza.

Il Governo italiano ha fatto quello che ogni Potenza degna di esercitare

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un'autorità avrebbe fatto al suo posto; lo ha fatto con energia e con calma, nei limiti tracciatidelle leggi.

Le Potenze che hanno davanti a sè tutti gli elementi di discussione, sapranno da qualparte sia il torto. Se sia dalla parte del potere che fa rispettare le leggi ed assicura l'ordine pubblico, o dalla parte diquello che eccita una po polazionecalma, aldisprezzo delle leggi e sfida l'autorità dei poteri stabiliti. La maggior parte dellePotenze si è già pronunciata ed il Governo italiano si loda altamente di avere portato l'incidentea loro cognizione. Esso tiene ora a considerarlo come chiuso ed a perseverare inpace nella linea di condotta che si è tracciata. Esso difenderà dunque,sino alla fine, nel mar Rosso, gli interessi che hapreso sotto lasuacustodia, e che crede essere quelli della giustizia, del buon diritto e della civiltà.

Ella è autorizzata a rilasciar copia di questo dispaccio al Governo presso il quale è accreditata. CRISPI.

V. LA PROTESTA TURCA .

Costantinopoli, 18 agosto 1888.

L'ambasciata reale d'Italia ci ha annunziato che il suo Governo aveva preso possesso di Massaua e che il Governo imperiale ottomano stesso, dopo avere formulato qualche riserva, aveva anch'esso riconosciuto il fatto compiuto. Si avrebbe la prova di ciò nell'art. 10 del progetto di Convenzione di Suez il quale, dal punto di vista del Gabinetto italiano, implicherebbelarinunzia per parte della Sublime Porta ad ogni possesso sul Mar Rosso, all'infuori diquelli che essa vi ha sulla costa orientale. L'ambasciata italiana annunziava inoltre che conformemente all'art. 34 dell'atto generale della Conferenza diBerlino, il Governo italiano notificava la presa di possesso, come di Massaua, di un'altra località, Zula, negli stessi paraggi.

Talecomunicazione non poteva non produrre su di noi la più penosa im pressione.

Prima di tutto non potrebbero passarsi in silenzio le urtanti contraddizioni che esistono fra le anteriori reiterate dichiarazioni che il Governo di Sua Maestà il Re d'Italia aveva voluto farci all'epoca dell'occupazione del territorio di Massaua, dipendente dall'amministrazione del Kedive,conbandiera ottomana e guarnigione egiziana, e le ragioni più che contestabili che la comunicazione fattaci tenta di far prevalere.

Infatti V. E. ricorda come a tutte le rimostr nze e proteste fatte al principio dal Governo ottomano contro l'azione dell'Italia nel Mar Rosso, aveva permezzo della nostraambasciata a Roma e del suo rappresentante a Costantinopoli, rei teramente dichiarato che avrebbe scrupolosamente rispettati idirittidi sovra nità della Sublime Porta; ricorderàche specialmente nel febbraio 1885, il signor ministro degli affari esteri d'Italia, ci aveva di nuovo assicurato che l'occupa zione di Massaua, fatta unicamente per difenderel'ordine e la sicurezza com merciale in quel distretto, aveva un carattereprovvisorio enon nascondeva alcun secondo finedi presa dipossesso, e che quando fu stabilito dalle forze italiane il blocco della costa da Amphilla fino al punto di fronte a Dufein, il Governo italiano, in risposta ai nostri reclami, ci aveva detto che non intendevameno mamente, per il fatto del blocco, pregiudicare i diritti di possesso concernenti il littorale a cui si applicava il blocco.

In presenzadi questesolenni eprecise assicurazioni, venire a trasportare la questione di Massaua sulterreno di una presa di possesso definitiva esedicente legale, e riannodarla sussidiariamente ad una interpretazione che mira ad an mientare i diritti di sovranità di S. M.I.il Sultano sui suoi possessi della costa occidentale del Mar Rosso e si basa, al dire del Governo italiano, su ragioni fittizie in disaccordo così collo spirito, come colla lettera del progetto di Con venzione per ilCanalediSuez,nonèeglipretendere di stabilire la consecra zione d'una misura fondata unicamente sopra un atto contrario ai trattati, e

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tentare nel tempo stesso di dare un altro significato alle stipulazioni esplicite di questo atto internazionale ?

Infatti, un esame anche superficialedella Convenzione per ilCanale di Suez, basterebbe a dimostrare che l'art. 10 di questo atto invocato dalla nota italiana, lungi dall'implicare anche solo l'ombradi una rinunzia della Porta aisuoi pos sessi situati sulla costa occidentale del Mar Rosso, non fa che semplicemente enunziare le misure da prendersi dal Governo imperiale e dal Kedivato, nei limiti dei firmani concessigli, non solo per la difesadell'Egitto,parteintegrante dell'Impero Ottomano, maanche per la difesa degli altri suoi possessi della costa orientale.

È vero che la redazione primitiva portava solamentela frase la difesa degli altri suoi possessi del MarRosso; ma più tardi, allo scopo di assicurare egualmente le misure eventuali di difesa da prendersi dalla S. P. per le sue provincie dell'Arabia, e sul desiderio espresso dalla Francia e dalla Gran Bre tagna, furono aggiunte alle parole suoi altri possedimenti , quelle situati sulla costa orientale.

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Del resto, la parola altri mostra chiaramente l'antica e perfetta assimilazione perrapporto ai diritti dipossesso dell'Impero, dei nostri territori della costa occidentale, con quelli della orientale.

Se così non fosse, se si fosse avuto l'inesplicabile proposito di stabilire il principio d'una qualsiasi rinuncia, perchè laconvenzione di Suez avrebbe con sacrato da capo a fondo, per così dire,e in ternini ben chiari e netti, ilman tenimento pieno ed intero dei firmani imperiali e la sovranità di S. M. I. il Sultano sulla sua provincia egiziana, la quale, niuno loignora, comprende la costa occidentale del Mar Rosso, e quindi i territoriidi Massaua e Zula ? (V. tra gli altri, gli art. IX, paragrafo 2,XII ultimo allinea e XIII).

È evidente cheuna rinunzia di tal natura avrebbe dovuto necessariamente essere espressa senza equivoco nella Convenzione precitata, indicando i territori a cui il Governo imperiale avrebbe consentito arinunziare.

Per quanto concerne l'art. 34 dell'atto generale della Conferenza di Berlino, esso non potrebbe essere applicato ai possessi di S. M. I. il Sultano, tanto al nord che all'est del continente africano, specialmente fino al capo Ras-El-Hafour, quest'ultimo compreso, secondo ladichiarazione fatta nella seduta del 31 gen naio 1885, dal plenipotenziario ottomano, dichiarazione che il presidente ha fatto inserire al protocollo come conforme allo spirito che ha informato i lavori della Conferenza.

Siamo persuasi che il Governo presso il quale V. E. è accreditata, prendendo in considerazione quanto succede, non vorrà, nel sentimento della sua alta im parzialità, aderire alla dichiarazione italiana, concernente la presa di possesso dei territorii enunziati in questo dispaccio, territorii intorno ai quali mante niamo in tutta la loro pienezza, le nostre riserve e inostri diritti.

Voglia V. E. dar lettura e copia di questa mia a S. E. il ministro degli esteri, e parteciparmi il risultato delle sue pratiche a questo riguardo.

SAID PASCIÀ.

VI . ULTIMA NOTA GOBLET ALLE POTENZE.

Parigi, 24 agosto 1888.

Nell'ultimo dispaccio che credette dover indirizzare alle Potenze , in data del 13 agosto, il Governo italiano riconosce che quando un paese a capitola zioni passa sotto l'amministrazione di una Potenza cristiana senza che la so vranità muti, le capitolazioni non cessano generalmente d'essere in vigore che in seguito ad accordi fra la Potenza occupante ed i terzi.

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Sarebbe diversamente quando il paese a capitolazioni passa non solo sotto l'amministrazione, ma anche sotto la piena sovranità d'una potenza cristiana. In questo caso le capitolazioni cesserebbero ipso facto d'aver impero.

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Noi non crediamo che ci sia un gran interesse a discutere il valore di questa distinzione.

Essa infatti hapoca importanza, se, come lo dice il dispaccioitaliano , la ragion d'essere delle capitolazioni si trova nella differenza considerevole sotto il rapporto della ligione, dei costumi, delle ggi e delle consuetudini , che esiste fra i popoli musulmani ei popoli cristiani. Ciò cheallora bisogna con siderare non è tanto la sovranità nominale, quanto la amministrativa effettiva, perchè è questa amministrazione che assicura le garanzie alle quali è subordi nata la soppressione delle capitolazioni.

Quanto agli esempi citati dal Governo italiano, in appoggio della sua tesi, essi provano semplicemente che è sempre con dei trattati che vennero consa crati i mutamenti di sovranità.

Cosi fu per l Algeria ove, dopo la sua disfatta, il bey ci trasmise_la sovra nità che gli apparteneva con una capitolazione regolare.Così per la Dubruscia, pei territorii ceduti alla Serbia è in virtù del trattato di Berlino che segui la cessione della sovranità.

La stessa conquista non è perfetta se non quando riesce ad un trattato, ed è allora solamente che essa può essere opposta ai terzi. Si comprende che un territorio musulmano , passando sotto la sovranità di uno Stato cristiano, cessi ipso facto d'essere sottomesso al regime delle Capitolazioni , eanchechequesto regime, per sussistere, come nelle provincie annesse alla Serbia, abbia bisogno d'esser formalmente mantenuto. Ciò che fino ad oggi non è mai stato ammesso è che la sovranità possa cambiar di mano senza ilconsenso della Potenza alla quale essa appartiene.

Ora, quale è la situazione dell'Italia a Massaua?

Non solo l'Italia non invoca alcun trattato, ma il dispaccio del 13 agosto riconosce di nuovo che quando l'Italia andò a Massaua, non aveva l'inten zione di sollevare la questione di sovranità territoriale. Ben lungi che la proclamazionedell'animus dominandi, sia stata fattaripetutamente alla tribuna parlamentare italiana , le dichiarazioni ripetute dal Governo italiano sia al Parlamento sia ai Governi esteri hanno costantemente mantenuto che la que stiona di sovranità restava impregiudicata.

NelLibro Verde, presentato alla Camera dalconte diRobilantil 30 giu gno 1886e che divise in tre categorie i territori occupatidall'Italia nel mar Rosso, a fianco dei territori appartenentile in piena sovranità e di quelli posti sotto il suo protettorato,Massaua figura semplicemente come territorio presi diato e amministrato dall'Italia.

Non si trattava dunque disovranità, ma di semplice amministrazione, cioè precisamente di quellasituazione di fatto nella quale il dispaccio italiano del 13 agosto riconosceva che la soppressione delle capitolazioni non avvenne di piendiritto, ma doveva esser oggetto di un accordo fra gl'interessati; cosi che sono i principii stessi posti dal Governo italiano che noi siamo fondati a invocare contro di esso.

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Se tale era la situazione nel 1886 , come avrebbe essa potuto modificarsi dopo senzaunadichiarazione espressa dell'Italia, quando gliattid'amministra zione compiuti dalle autorità locali, che potevano essere considerati come in taccanti le capitolazioni, non cessarono dall'essere seguiti da proteste e riserve?

In ultima analisi , è vero, il dispaccio del 13 agosto dichiara " che se una notificazionealle Potenze dell'occupazione di Massaua era necessaria, essa sa rebbe stata fatta colla Nota del 25 luglio.

Questa notificazione può essa aver per effetto di stabilire la sovranità del l'Italia, quando la Porta, lungi dall'aver aderito, come prima era stato annun ziato, aifatti compiuti rivendica energicamente oggi dei diritti ai quali essa affermadi non aver mai rinunziato? Noinon vogliamo discutere questo punto limitandoci a prender atto delleproteste della Porta e della giusta rettificache essaoppone all'interpretazione data nelle Note italiane all'art. 10 della Con venzione di Suez.

Ma in ogni caso, supponendo lanotificazione del 25 luglio valevole, è chiaro che non èche a partire da questa data che le capitolazioni avrebbero potuto

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cessare d'esistere e che fino allora il Governo italiano non era in diritto di agire come se esse non esistessero.

Non insisteremo sui fatti che si compirono a Massaua, perchè abbiamo a cuore dievitare delle polemiche irritanti. È tuttavia impossibilenon ricordare che rancia aveva da più di 25 anniun agenteconsolare a Massaua e che funzionava in virtù di un exequatur della Porta, Potenza sovrana, quando gli Italiani posero il piede su questo territorio.

1 e »

Il dispaccio 13 agosto sembra rimproverare il nostro console d'avere con servato durante i primi tempi lerelazioni che manteniamo col Negus fin dap prima della occupazione italiana. Esso gli rimprovera almeno il di lui intervento in certe circostanze comese questoagente avesse fatto altracosa checompiere il proprio dovere tutelando i diritti e gl'interessi dei protetti francesi come i nostri propri nazionali.

Si può aver dimenticato gl' importanti servigiresi in più d'un'occasione tantodal nostro console chedai Padri della nostra missione francese, ma ciò che nonsi potrebbe contestare è che precisamenteper riguardo verso le suscet tibilità del Governo italiano di cui, ancora una volta, non pensammo mai con trariare l'azione in Massaua, il nostro console fu chiamato in congedo. Quanto all'agente incaricato di compiere le diluifunzioni,come potrebbesi sostenere ch'egli non le esercitasse che per tolleranza in una qualità mal definita? ,, Egli non aveva bisogno di alcun exequatur per compiere il suo semplice interim . I suoi diritti erano i medesimi diquelli del Console di cui teneva il posto ed è sicuramente una strana pretesail qualificare di atto di ribellione, diresistenza alla legge l'avviso da lui dato ai nostri protetti di non pagare delle tasse che non potevano essere considerate come legalmente stabi lite finchè il regime delle capitolazioni non fosse stato abrogato.Il Governo ita liano sa perfettamente che il nostro agente non aveva ricevuto altre istruzioni e che ilpagamento delle tasse non è stato differito se non perchè esso stesso ricusò di entrare in trattative circa le capitolazioni .

Noi non prolungheremo questa discussione che avrebbe dovuto prevenire una spiegazione amichevole trai dne Governi interessati.In definitiva la cosa si riduce a questi termini assai semplici: il Governo italiano ci ha trovati a Mas saua in possesso da lunghi anni di uno Statodi cosefondato sulle capitolazioni e che per lungo tempo esso stesso riconobbe e accettò.

a

D'altra parte, noiabbiamo su certi punti della regione, dei titoli risultanti da concessionianteriori e la cui discussione fu sempre riservata.

Il Governo italiano poteva esso disua sola autorità, senza accordo con noi, sopprimere questo stato di cose ? Una tale pretesa è conforme al diritto inter nazionale ?

Noi ci rifiutiamo da parte nostra ad ammetterlo, e poichè il Governo ita liano, dacchè è esso che prese questa iniziativa, credette doverportareil dibat tito innanzi all'Europa, noi ci rapportiamo con fiducia al suo giudizio. Essa, siamo convinti, ci renderà questa giustizia, che nel corso di questo spiacevole incidente, come della discussione chenè segui, non ci siamounistante scostati dalla misura che deve osservare un Governo non meno sollecito dei riguardi dovuti a una nazione amica che delladifesa deisuoi diritti e della sua dignità.

Io vi autorizzo à rimettere copia di questi dispacci al Governo presso cui siete accreditato.

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