DEPORTAZIONE E INTERNAMENTO MILITARE IN GERMANIA

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Premessa

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— pagata con terribili sofferenze fisiche e morali, non costituisse analogo fattore di merito patriottico ed antifascista. Gli orrori della deportazione e dello sterminio razziale e politico, lo sfruttamento del lavoro coatto dei civili e dei militari fino all’esaurimento e talora alla morte, la degradazione morale alla quale i nazisti e i fascisti costrinsero deportati e internati: sono gli aspetti, drammatici e tragici, della storia della prigionia che emergono dalle interviste, e dei quali si è voluto che restasse una concreta documentazione. Purtroppo questa raccolta di testimonianze rappresenta solo un’esigua espressione del fenomeno dell’internamento militare, della deportazione e del rastrellamento dei civili nella provincia4: essa deve essere interpretata come un contributo al ricordo, e soprattutto come un doveroso omaggio a un’esperienza il cui valore storico e morale è oggi così poco riconosciuto dal nostro presente. Il tempo della memoria, come quello dell’assunzione delle responsabilità storiche dei fatti, non trascorre mai. E ciò appare tanto più vero in una fase, come quella che da alcuni anni stiamo vivendo, di volontaria rimozione degli eventi del passato, in nome di un tanto generico quanto ambiguo appello alla cosiddetta “pacificazione nazionale”. Contro operazioni politico-culturali di tale fatta — non casualmente accompagnate da mistificanti ricostruzioni storiografiche che indicano nell’8 settembre la “morte della patria” — si pone questo nostro lavoro di ricostruzione della memoria storica che, come potrà essere facilmente dedotto dalla lettura delle interviste, smentisce tali interpretazioni e impone una riflessione sui modi nei quali, a distanza di cinquanta e più anni, sia possibile, e forse necessario, attuare un confronto che, pur non seguitando a produrre insanabili divisioni, non dimentichi le responsabilità del passato. Il volume si articola in due parti distinte: la prima comprende le interviste degli internati e dei deportati o rastrellati, la seconda 4 La selezione attuata dal tempo e dallo stesso sterminio all'interno dei campi, la resistenza di alcuni protagonisti a ripercorrere quelle terribili esperienze sono state alcune delle cause che hanno impedito di allargare le interviste a un maggior numero di persone. Ha inciso sugli esiti anche l’entità dei finanziamenti, alla quale solo in parte ha potuto supplire l'opera di quasi volontariato dei ricercatori, e il lavoro dei laureandi. Il lavoro ha infatti potuto usufruire dei seguenti finanziamenti per la realizzazione della ricerca, del convegno e della pubblicazione: dall'Università di Modena e Reggio Emilia, 18 milioni (di cui 5 come contributo agli atti); sei milioni dall'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Modena; cinque milioni dalla Lega cooperative di Modena; cinque milioni dal Comune di Modena; un milione dalla Provincia di Modena; tre milioni dalla Banca popolare dell'Emilia Romagna; nove milioni (per la realizzazione del convegno) dal Comune di Carpi.


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