La questione fiumana alla Conferenza della Pace (1919)
croate di presidio a Fiume fece precipitare gli eventi in Ungheria: alla caduta del governo Wekerle seguì la rivoluzione di Karoly, il quale legalizzando il nuovo organo di stato, il Consiglio Nazionale ungherese, sciolse il corpus separatum fiumano da tutti i legami con l’Ungheria 39. Zoltan Jekelfalussy, governatore ungherese di Fiume, non riuscì a mettersi in contatto con la capitale al ché il suo vice Lajos Egán, il 4 novembre, chiese all’ammiraglio italiano Rainer, senza successo, protezione per i cittadini ungheresi di Fiume 40. A Fiume si istituì anche un Consiglio nazionale italiano (CNI) che il 30 ottobre 1918 proclamò l’annessione della città all’Italia 41, reagendo così ad una dichiarazione di volontà annessionistica ed a propositi di occupazione espressi dal Consiglio Nazionale jugoslavo di Zagabria. Il rappresentante di questo Consiglio, l’avvocato Rikard Lenac 42, occupò già il 29 ottobre gli uffici governativi e dichiarò che riconosceva di pertinenza alle autorità comunali fiumane, poi confluite nel Consiglio Nazionale italiano, solo le prerogative di
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rumeni né gli slovacchi si mossero al di fuori del contesto costituzionale ungherese: unica eccezione fu quella del deputato di Fiume Ossoinack, che dichiarò l’italianità di Fiume; cfr. Giulio Benedetti, La pace di Fiume, Bologna, Zanichelli, 1924, nota 1 pp. 25-26. In realtà il deputato fiumano non reagiva alle interpellanze parlamentari degli slovacchi o dei rumeni ma alle azioni dei croati che alla ultima sessione del parlamento del 16 neanche si presentarono a Budapest. Ercolani, Da Fiume a Rijeka cit., p. 55. L’unica descrizione pubblicata sugli ultimi giorni del dominio ungherese a Fiume sono le memorie manoscritte del vicegovernatore Lajos Egán, in parte tradotte in serbo da Petar Trajković, Rijeka u beleškama Egana Lajoša, [Fiume nelle note di Lajos Egán], in «Dometi», 9 (1988), pp. 474-477. “Si avanza alla balaustra il segretario del comitato Salvatore Bellasich, che con voce a volte squillante a volte tremula per la commozione, legge il proclama votato dal consiglio nazionale, nella riunione plenaria della mattina; urla di acclamazione accolgono la solenne affermazione che dichiara Fiume unita alla sua Madre Patria l’Italia; nessuno sente il bisogno di un voto formale, il proclama è sancito dalla volontà universale, il plebiscito è compiuto. Il testo del proclama è il seguente: Il Consiglio Nazionale italiano di Fiume, radunatosi quest’oggi in seduta plenaria, dichiara che in forza di quel diritto per cui tutti i popoli sono sorti a indipendenza nazionale e libertà, la città di Fiume, la quale finora era un corpo separato costituente un comune nazionale italiano, pretende anche per sé il diritto di autodecisione delle genti. Basandosi su tale diritto, il Consiglio Nazionale proclama Fiume unita alla Madre Patria l’Italia. Il Consiglio Nazionale italiano considera come provvisorio lo stato di cose subentrato addì 29 ottobre 1918, mette il suo deciso sotto la protezione dell’America, madre di libertà, e ne attende al sanzione dal Congresso della pace”; da Benedetti, La pace di Fiume cit., p. 26. Tale atto fu poi definito il “Plebiscito del XXX ottobre”, cfr. Depoli, XXX ottobre 1918 cit. Rikard Lenac (Fiume 1868-1949). Avvocato, il 29 ottobre 1918 nominato conte supremo del comitato di Fiume a nome del CN jugoslavo di Zagabria. Pur essendo un autore abbastanza prolifico di saggi di storia patria, non produsse nessuno scritto sugli eventi dell’autunno del 1918 quando la sua attività pubblica giunse al culmine.