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SUL TIFO A MASSAUA
era abbastanza difficile il concepire come avesse potuto manifestarsi e progredire un ' infezione tifica; onde i primi casi riportati di tale malattia lasciarono parecch i nell'in certezza e nel .dubbio, altri vi si mostrarono affauo increduli, o, accordando alle suindicate condizioni ambienti un valore assoluto, esclusero perfino la possibili tà del tifo a ~lassaua. - Ognun vede a quali erronei giudizi si è indotti, quando troppo faci lmente ci si lascia trasportare a considerazioni sull 'ambiente, perdendo di vista l'ammnlato I
Bibliografia. - A parte l'accenno che se ne trova nella relazi one statistica del FtoRANI ( 11 ) , le prime osserrazioni di febbri tifoidee furono pubblicate nel marzo 1886 dal PANARA (23) . Furono in tullo '73 casi d' ileo-tifo verificatisi nel corpo di spedizione dal rebbraio al settemhre 1885, e questa fu fra le più gravi malaHie ricorse in Massaua a quell'epoca; difatto essa diede la massima mort,dità. poco più del 16 % dei malati. Per brevità l'autore non en1ra in particolari sulla sintomatologia. La morte si ehhe nell 'acme dell'infezione, in una metà dei ca,;i per iperpiressia, nell 'alt ra per esaurimento da pro/iisa diarrea, la quale una volta fu segu;ta da enterorragia ed un'altra da peritonite perforatoria.
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Sui reperti anatomo-patologici, che si può ben dire rapprescntì no le uniche notizie fin oggi possedute di autopsie fatLe a Massaua, così si espri me l'aulore: < Le note caratte« ristiche rilevate all'autopsia. nei casi in cui fu eseguita, ,{ erano le solite: non mancò mai l'infarcimento dei gangli « mesenterici, l'ulcerazìone dei follicoli del PuEn, il tumore « di milza, unr1 volta si notò perforazione del colon discen« dente)).
Il Ruo (32) non parla d' infezioni tifiche fra 82 febbricitanti, che gli capitarono sotto l'osservazione dal marzo al maggio 1886; accenna però in principi:> del suo lavoro ad un caso, che dice appartenersi al COG'<'&TTI. . uesti O , rata11do delle infezioni manifestatesi a Massaua ,n quel penodo, cita la malarica e la tifica, e dice che quest'ultima (per lo più) « non assunse forma veramente spiccata».
Un mese dopo il )1ACCAGNO (2 1) comunicò altre osservazioni cliniche di tifo addominale; i casi, dall'autore avuti in cura, non furono molti, ma tutti a forma gravissima e spesso letale (').
Posteriorml3nte il BARBATELLI (2), nelle osservazioni cliniche fatte in un anno ( 1887-1888) di per~anenza a l\lassaua, senza accennare ad alcun caso di tifo, esprime l'opinione, che« la cosiddetta febbre climatica o massauina stia tra quelle « da malaria e le tifoidi per gral"ezza. tenendo •·alcolo della (( continuità del processo febbrile, del rapido deperimento « organico che l'accompagna e delle gravi alterazioni anato« miche del sangue, che ne seguono).
Oa ultimo, il O.E CoNCILIIS (7) sarebbe in clinato a negare del tutto l'esistenza del tifo addominale a Mà&saua: epperò, volendo tener calcolo delle osservazioni altrui e dei dati delle poche autopsie fatte, << si può ammettere», secondo l'autore. << che in qualche raro caso il tifo si mani resti ».
A quell'epoca io mi occupava dello studio della cosiddetta febbre clw1atica, sulla quale donò ritorn are in prosieguo. Innanzitutto dirò che nella mia nota preventita (27), circa la natura di tiue&ta febbre, io mi credetti ahbaslanza sicuro di poter escludere per essa un'infezione tifica ; concorrevano a ciò, oltre la sintomatologia, ben diversa da quella della febbre Lifoidea, i risultati negativi delle indagini batteriologiche da me e~eguite. Gli ulteriori progressi però realizzaLi in quest'ultimo biennio sulla biologia e sui metodi di ricerca del bacillo del tifo, uno degli argomenti che oggidì più affatichi la mente dei cultori di batteriologia, mi han mostrato la necessità di ritornare su queste mie ricerche.
A parte ciò, già 1in d'allora io ed i miei colleghi della Garibaldi eravamo ben lungi dall'escludere la possibilità di una infezione tifica per determinate febbri, che capitavano sotto la nostra osservazione, anzi alcuni casi isolati e clinicamente accertati d'ileo-tifo erano già a mia conoscenza. Tuttavia non ne credetti opportuna la pu bblicazione, imperocchè essi ebbero esito felice, nè furono confortati dalla prova batterioscopica; non potevano quindi convincere i più increduli.
Ragione del presente /auoro. - Criteri generali sull:i patologia di una data contrada, a me pare, non si possano accampare se non da quei medici, che tengono la somma dei servizi sanitari di essa; perciò principalmente la relazione del PANARA (21>) riesce pregevolissima.
Però i dubbi sollevati su di un dato argomento non potrebbero essere facilmente chiariti da lavori d'indole generale e sintetica, ma solo da fatti bene accertati e ampiamente discussi, il che per lo più non può pretendersi sia praticato per tutti i casi e da un solo medico.
Ecco come lo studio accurato sia pure di un solo ammalato possa bastare talvolta a risolvere una questione.
D'altra parte. se i ~enomeni <lena vita normale nei climi tropicali e le condizioni ambienti, in cui essi si svolgono , fossero così bene studiati come quelli dei nostri climi, forse molti processi morbosi, che qui ci si presentano sollo una forma nuova, sarebbero rannodati ad entità. morbose , già da noi conosciute; e quindi molte malattie andrebbero radiate dal IJl'nppo dei morbi esotici . Imperocchè, variate le condizioni materiali della vita, debbono di necessità variarne .anche i fenomeni, e quindi anche la estrinsecazione morbosa
SUL TIFO A MASSAUA 869 d. · . ·1 quadro clinico della malattia si modifica, si altera, 1 essi, 1 •
1 d. anosi che da esso deve scaturire, diviene dubp,a e e a 1ar, , difficile. In tale stato di cose la ricerca etiologica nelle malattie di questi climi, quando è praticabile, acquist~ ~nastraordinaria importanza, e diviene di prezioso suss1d10 per la diaanosi clinica.
~isaraziatamente la ricerca dei bacilli del tifo è circondata ancor: da tante difficoltà, che, coi mezzi :ittuali, è ben raro ·1 caso che possa dare risultati pratici. Non pertanto nella I • uestione finora agitata, circa la possibilità di un'infezione ~fica a Massaua, -la dimostrazione di questi bacilli acquista una straordinaria importanza, come risulta dai seguenti casi clini ci.
Caso ix.
Notizie cliniche. - Z. V., 2° capo timoniere, .è ricoverato nell'ospedale della regia nave Garibaldi , ed occupa il letto N. 22 del riparto medicina.
Nativo di Ferrara, rimase ben presto privo del padre e della madre, morti l'uno di polmonite e l'altra di apoplessia. A 16 anni si arruolò come mozzo nella regia marina, e trovasi a }I assa ua da circa 15 mesi. In età bambina cfo:e di aver avuto per molti mesi una febbre terzanaria, che gli veniva con forte dolore alla gamba destra ; non ricorda però con quali medicine gli fu curata . D'allora è stato sempre bene. Il 112 novembre u. s. incominciò ad avvertire un malessere generale, un senso di spossatezza, che gl' impediva di stare in piedi; niente cefalea, nè brividi di freddo. Il 13 si purgò con 25 grammi di olio di ricini, che gli procurò pa- recchie evacuazioni. Il 14, conlinuando il malessere ed una grande debolezza, fu ricevuto in ospedale con febbre alla, che ha avuto il seguente decorso:
6 ant. t ! mer. 6. pom. t! poro.
L'infermo è di sana e robusta costituzione scheletrica, ben nutrito; le masse muscolari sono abbastanza sviluppate. Si lagna di qualche sensazione dolorosa al basso ventre, ed avverte un malessere generale, una grande debolezza, che non gli permette neanche di uscire dal letto~ e, quando ha tentato di provarvisi, è stato preso subito da capogiri. Risponde con lentezza ed apatia alle dimande, che gli si rivolgono; ha ·1eggiera inappetenza e molta sele.
L'addome è alquanto depresso, ~edevole sotto la pressione, la quale non riesce mollo dolorosa; non vi è meleorismo, nè gorgoglio alla fossa ileo-cecale. Di notevole vi è solo un ingrandimento molto pronunziato dell'aia splenica, la quale anteriormente raggiunge quasi la linea papillare, in allo il settimo spazio intercostale, oltrepassa di qualche centimetro l'arco costale, e si estende anche per qualche centimetro indietro dell'ascellare posteriore. La lingua presentasi alquanto arros~ita ai margini e ricoperta da leggiera palina bianca,-tra.
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L'infermo ha 2-3 scariche ventrali al giorno d'un materiale piuuosto liquido, non molto abbondante e d'un colorito giallaslro.
Oltre un leggiero catarro del faringe e dei bronchi con tosse e poco egpettorato mucoso, l'esame fisico diretto dell'ammalato non fa rilevare altro:
Questi sintomi si sono mantenuti presso a poco costanti durante tullo il decorso della febbre. Il giorno dopo la sua entrata, in ospedale l'infermo ha incominciato ad avere sudori durante la notte, non abbondanti , cbe, cessata la febbre, sono notevolmente scemati. L'aia splenica è incominciata a ridursi il giorno 24., senza mai raggii.mgere i limiti normali, nea nche all'uscita dall'ospedale. Le evacuazioni sono divenute in ~eguito meno frequenti fino a rimettersi al normale, e così pure l'aspetto delle feci, dapprima poltigliose, d'un colorito giallastro ed in seguito pastose o solide, d'un colorito l)runastro.
Anche l'aspetto della lingua e il catarro al faringe ed ai bronchi sono notevolmente migliorati al cessare della febbre.
La convalescenza è stata abbastanza lunga e stentata; il giorno 16 dicembre, l'infermo, non essendosi completamente ristabilito nella nutrizione e nelle forze, è rimpatriato.
Ricerche. - L'esame quantitativo del sangue, mediante il globulimetro del TaoMA, fatto verso le 3 pom., il 17 novembre mi h,1 dato 4 , 41 S,80 0 emazie per mili. cub. e un corpuscolo bianco per ogni 151 rossi; il 18 novembre 3,4-37 , 496 emazie per mili. cub. ed i leucociti nel rapporto di 11 : H 2 e il giorno 2.2 dello stesso mese 5,2.27,200 emazie per mii. cub. ed un leucocilo per ogni ,194- emazie. Gli esami qualitati'Vi non mi hanno mostrato niente di specifico.
Il giorno 19, dal contenuto di tubicini capillari ripieni di succo di patate e tenuti, secondo il metodo della chemotassi