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RIC&lll.. HE BATTERIOLOGICHE

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muratura Jr. 4 e l\" • .2; quest' ulLimo però era stato messo fuori uso e completamente chiuso, perchè molto sospetto.

Queste acque, massime quelle del Pozzo N. 2, cbe contengono anche molto deLrito organi co, non sono perfettamente limpide: lasciale in riposo. formano un deposito biancastro, hanno reazione alcalina ed una Lernperatura identica a quella ambiente. L'esame in gocce pendenti, ollre ad infusori, soprallutlo abbondanti nelle acque del Po.:zo N. 2, $Olo in 11ueste mi ha mostrato parecchi spirill i, simili a quelli del colera. Questo reperto però non è stato confermato con gli altri mez1.i di ricerca., Al solito sono stati constatati numerosissimi saproliti del genere Prote11;S, che potrebbero in massima identificarsi al Protew, onlgaris (HAUSER}, e molti verdognoli per lo piit non fondenti. Presso a poco identico è stato il reperto dei saggi del terreno, do,•e, invece di spirilli identici a quelli del colera, ho r.onstatato, coll'esame in gocce, lunghissimi e grossi spirilli in vivaci$simo movimento (s p. tmdula ?).

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In queste acque il vibrione colerigeno può vivere, a qtrn nto pare senza moltiplicarvisi, certamente per 3 giorni; al 7° no mi è riuscito più coMtatarlo.

,J/onkullo. - L'acqua di questo, cbe può dirsi il centro p· popoloso della nostra colonia, viene incanalala con pompa vapore per llfassaua, dove scaturisce, quasi continuamente per numerosi rubinetti a chiave, da due fontane , l'una principio del villaggio di Tanlwl, l'altra in pia==a Garib aldi quasi nel centro di Massaua.

Gl'indigeni se ne servono molto pili degli Earopei, giace questi in massima parte consumano acqua distillala. Num rosi altr i pozzi Lrornnsi a tfrmkullo, ma l'ac<1ua, che vi si ra coJlie, sia perchè poco in uso sia per vizio di costruzio ne detti pozzi, per lo pili non murali e scoperti, è di gran longa inferiore alla precedente in quanto a qualilà potabili.

J saggi, da me sottoposti ad analisi, sono stati attinti alla fontana in Piazza Garibaldi. lvi l'acqua è li mpida, non forma deposito, ha temperatura di poco inferiore a quella ambiente e reazione leggermente alcalina.

Le piastre di gelatina, ~ta nte la vicinanza del luogo, qui si son potute preparare direttamente dall'acqua. Esse hanno dato un reperto singolare, inquantochè mi hanno mostrato , in numero non molto notevole, solo un bacillo, che può identificarsi al Snbtilis (E HRENBERG), il che è stato confermato anche con l'esame delle culture in brodo.

Questo fatto mi è sembrato molto singolare, e mi ha fatto credere che questo bacillo in concorrenza vilale con altri schizomiceti riuscisse villorioso, r imanendo unico superstite nella lotta: il che certa mente sarebbe stato molto importante sotto il punto di vista di un inqui namento di quest'acqua da parte degli spirilli del colera. Senonchè, i faui mi hanno mostrato che quesli, sebbene non vi si moltiplichino, possono resisterri certamente per la durata di 3 giorni e. come presso a poco in tutte le altre acque esaminate, solo al 7° giorno vi si estin~uono completamente. Con l'aggiunta di brodo e per innesti successivi essi raggiungono perfino un predominio sui bacilli dell'acqua, e po ssono mante nervisi vivi per lunghi s~imo tempo.

Conclusioni. - Da tutto ciò, che ho fin qui esposto possono dedursi le seguenti co nclusioni:

1• li reperto dei comma bacilli ·di Koca resta confermato anche pel colera, testè manifestatosi a .Massaua.

1° Le acque dei Pozzi N. 3 e N. 4 di Ghinda sono da riten er.si come certamente inquinate per la presenza del ri- briontcolerigeno (4), e l'acqua del Pozzo N. 7 di As~ara 8 terreno circoslante a quelli ed a questo com e fortemente s spetti. Sono dubbie le acque di Saberguma, meno quelle dell gola in alto, provenienti dal torrente .Denias (?), l',1cqua d Pozzo N . .2 di Sahati e così pure i relativi terreni.

3° Nelle acque analizzate non sono state accertale pro prietà nocive agli spirilli colerigeni; cruesti infatto posson mantenervisi vivi certamente per 1-3 giorni, però al 7° o a massimo al 9° giorno finiscono per estinguervisi. Fanno ee~ cezione solo le acq1ie ~alde di Ailet , in cui , sia per la tempera tura. che si mantiene costantemente alta, sia per la reazionè leggermente acida, gli spirilli colerigeni non resistono ol tre la 4-oa ora.

4- 0 I precedenti dati, stabiliti in vitro, possono notevol mente variare alle rispettive fonti delle diverse acque, dove, come è stato singolarmente dimostrato, la presenza di so.. stanze organiche può favorire per lunghissimo tempo, non solo la vita, ma anche lo sviluppo degli spirilli colerigeni. Considerazioni igieniche. - Altri potranno far sentire pili autorevolmente ed efficacemente la loro voce in questo campo, nel quale io qui appresso mi limito soh1mente a brevi considerazioni.

Risulta dallo studio accurato dei mezzi di diffusione di una epidemia un largo campo di efficacissime applicazioni pratiche in igiene; onde l'importanza di queste l'icerche.

In ienerale può dirsi che Massaua si presti poco ad una grande invasione epidemica; principalmente ne la garenLiscono condizioni, che, nel mio precedente lavoro, Sid tifo, ho diffusamente esposte. Fra queste, nel l'attuale quistione,

O) Disgraziatamente questo risultato positivo è stato poi confermato ancbe dalla prova di fatto, essendosi avuti, dopo circa 20 giorni dalla ricerca, casi mortali di colera per l'uso di quest'acqua.

Sul Colera A Massaua 1029

!'alla temperatura ambiente acquista certamente una straordinaria importanza: il rapido essiccamento, tanto nocivo alla vita degli spirilli colerigeni, di tutto ciò r.be è esposto al sole, coslituisce sen za duhbio· il maggior presidio contro i! diffondersi di una epidemia colerica, come, per contrario, l'acqua e l'umidità ne possono essere la maggiore causa di diffusione. Per mezzo dell'acqua, che qui non si trova dovunque, e, io generale, non è incanalata, possono stabili rsi , in località isolate, singoli focolai epidemici, come difatto è accaduto, i quali saranno, più o meno estesi a !>econda l'uso più o meno largo, che si fa di essa, da individui più o meno disposti a contrarre l'infezione.

Il trasporto da uno in nitro luogo, e precisamente da una in altra sede di acqua, del virus colerigeno, difficilmente qui accadrebbe per altra via , che non sia l'uomo.

Soprattutto i cosiddetti meschini (che rappresentano gran parte di questi popoli, per Io più nomadi), i quali possono essere considerati come altrettanti focolai d'infezione, soffermandosi , affranti dalla fame e dalla malatlia, presso i torrenti, dovunque trovasi un po' d'acqua, eiTi consumando la loro misera vita, determinerebbero facilmente l'inquinamento del suolo e dell'acqua, per cui la malattia si diffonde.

Infine la diffusione dell'infezione io ciascuna di queste sedi, che va trasformandosi in focolaio epidemico, oltre che con I' ~r.qua, accadrebbe anche per contagio e per altre vie secondarie, ~ià da me rilevate nel citato lavoro Sul tifo.

Epperò, in lutto questo itinerario , che, se ben si considera, è proprio quello tenuto dall'epidemia nel settembre e nell'ottobre dello scorso anno, chiara apparisce l'importanza, che deve avere !' acqua. I fatti, come ho detto in principio di questo mio lavoro, lo hanno provato, e la ricerca batteriolo- gica ha dimostrato, che appunto nell'acqua continua a i:,e sistere il pericolo di un ritorno dell'epidemia.

I pochi casi ver ificatisi, dopo tre mesi di silenzio, ver la fine di febbraio, u. s. e quegli altri, rimasti isolati, che intervalli pi(1 o meno lunghi si sono avuti durante il corso queste mie ricerche, se da una parte sono prova dell'elficae dei mezzi usati per soJTocare questo ritorno dell'epidemi dall'altra ammoniscono maggiormente, ch e un tale perie non era, come non è, radicalmente scongiurato ('1).

Frattanto, avuto riguardo che le misure prolìlattiche io viduali, quali la bollitura, I' acidulamento dell'acqua che beve ecc., non sono praticamente applicabili anche agl'in geni, fra i quali può mantenersi sempre attivo il vira~ rigtno, ne segue la necessità di attaccare questo diretta me ed energicamente là dove è stato dimostrato:

1° Col sopprimere o alm eno tener chiusi per un tem non inferiore ad un mese (2), dopo averli disinfettali (3 vuotati, tutti quei pozzi già riconosciuti inquinati e q sospetti, ovvero dubbi;

2° Col fa.orire l'essiccamento completo del terreno u circostante e di quello dei luoghi ove son morti colerosi;

3° Col sostituire, agli attuali, altri pozzi ben mu forniti di adatte coperture, allo scopo d'impedire, che raccolgono detriti organici;

4° Col provvederli , come per alcuni è stato fallo, pompe stabili, obbligando tutti ad mingervi solo medi queste , per evitare ogni possibile inquinamento dell'actJU&

(f) Portroppo i ratti posteriori ne hanno dato ragioae.

(2) Secondo KOCH, il vibrione eolerigeno nell'acqoa di pozzo può man vivo fino ad on mese dopo accertatone !"inquinamento.

(3) li PFUHL (Zeitach.rift (. llyqiene, Bd. 6, !889) ha dimostrato che le zioni di colera o di tifo sono disinfettate In breve tempo, al massimo un'ora, aggingendo ad esse il 2 p. iOO in peso cii latte di calce (Il iO p. I

3° Infine stabilendo piccole fontane nei siti dove l'acqua è corrente, affinché tolti siano obbligati ad andare ad attingere a queste, senza fermarsi a lordare l'acqua ed apportarvi inquinamenti.

Ilo dello io principio che Massaua poco si presta ad una "rande invasione epidemica; viceversa esistono, massimae mente alì'interno, condizioni favorevolissime, per cui un virus possa per un tempo indeterminabile mantenervisi attivo e divenire, in circostanze propizie , fomite à' infezione. Credo aver dimostrato dove stia questo pericolo e quali sia no i mezzi pii1 el"fìcaci per combatterlo.

~ta~~aua. 12 maggio 1891.

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