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RIVISTA DI OCULISTICA --
Legatura della oarotlde prlmltlva per un aneurl1ma dell'ortalmloa . - W. :SAJLLEY. - (Recueil d'Ophtalmologie, giugno 1891).
Bailley ha pubblicato nel Medieal Record un'osservazione di legatura della carotide primitiva destra praticata al lo scopo di rimediare ad un aneurisma dell'arteria oftalmica dello stesso lato: pare che questa operazione sia stata seguita da un reale successo.
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Si tratta di una ragazza di 13 anni, la quale era affetta da un tumor e pulsante dell'orbita del lato destro, sviluppatosi nelle seguenti condizioni: tre anni prima la malata e r asi ferita all'angolo inter no dell'occliio destro colla punta d'un ombr ello; in seguito a questa ferila si era prodotto un a bbondante stravasamento sanguigno nel tessuto cellulare dell'orbita, poscia era comparso un tumore pulsante con rumor e di soffio molto appr e zzabile. li tumore si era accresciuto rapidamente ed aveva finito per fare sporgenza in cor rispondenza dell'orlo suverior e dell'orbita.
Qua ndo Bailley ha esaminato la mala ta, il tumore e r a consociato ad .una dilatazione di tutte le vene del circuito dell'orbita, ad una congestione molto pronun ciata della congiun tiva e ad una dilatazione varicoBa di tutti i vasi superficiali: ne r isullava una vera deformit.a . I vasi l'etinici erano dilatali e vi ' era una nevrite ottica evidente.
La diagnosi, aneurisma dell'ai;leria oftalmica, essendo fuor i di dubbio, Bailley pr aticò la legatur a dell'art~ria ca rotide pr imit iva destra. Quest'operazione si accompagnò a nausee ed
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8 vomiti che non cessarono che dopo ventitré giorni. La l~gatura venne praticala con un grosso filo di seta asettica. Dopo un mese l'aneurisma era diminuito di molto in volume 0 non si sentiva più che un leggiero soffio in cor1-ispondenza dell'angolo interno dell'occhio. Tre mesi più tardi il tumore era diminuito di tre quarti e la deformità -della faccia era considerevolmente diminuita.
])ella condotta da. tenere per prevenire e oombattere l 'oftalmia purulenta del neonati . - LAPERSONNE. - (Recueil d'Ophtalmologie, giugno, 1891).
In un rapporto presentalo alla Società medica del Nord, l'autore ha dato le seguenti istruzioni a riguardo dell'oftalmia purulenta dei neonati .
L'ottaJmia purulenta dei neonati è una malattia mollo grave che tuLLi gli anni rende ciechi un gran numero di bambini. Le statistiche ufficial i dimostrano che una volta su tre la cecità uei bambini è dovuta a questa malattia e che essa si sarebbe potuta evitare con cure intelligenti e rapidttmente applicate. L'oftaimia comincia o r dinariamente fin dal giorno successivo alla nascita; ma può anche inizia rsi verso l'ottavo o decimo gioruo.
Per evitare questi gravi danni, fa d'uopo pr endere le seguenti precauzioni:
1° Si faranno iniezioni vaginttli antisettiche pri ma del parto, quando perdite bianche abbondanti facciano temere un contagio pe r il bambino.
2° A tutti i bambini, imrr. ediatamente dopo la nascita, prima del bagno, si laveranno le palpebre con una sqluzione anlisettica, mediante un paunolino molto fino o meglio ancora con un piccolo piumacciuolo d'ovalta idrofila. Si fa r à uso della soluzione di acido fenico a ll '1 p. 100, sia di parti eguali d'acqua bollita e di liquore di Van Swieten, sia della seguente soluzione: gr. 0,10
S ublimato . ..
Acido tartar ico .
Acqua distillata.
» 0,20
» 200-
Tmmediatamenle dopo si apriranno le palpebre e si farà cadere in ciascun occhio, con un contagoccie, con una bacchetta di vetro o semplicemente con una punta di carta, una goccia del seguente collirio:
Nitrato d'argento gr. 0,20
Acqua distillala. . . . . . . » 10 -
Le due anzidette soluzioni dovrebbero sempre essere portate dalle levatrici nello stesso tempo degli oggetti indispen sa bili per il parto.
3° Se, malgrado queste preciwiioni, comparissero i primi segni di tumefazione e di secrezione, si dovr a immediatamente chiamare il medico, il quale farà le cauterizzuzioni necessarie.
4° Quando ~i avrà ii curare un'oftalmia purulenta si metteranno da parte tutti gli oggetti che serviranno alla medicazione. Dopo ciascuna lavatura si brucieranno i pannolin i e J'ovalta usata. Si laveranno convenientemente le mani col sapone e si immergeranno in una soluzione d'acido fenico al1'1 p. 40 o nel liquore di Van Swieten puro.
Sintomi ooularl della soleroal a plaoohe. - UHTHOFF, - !Becueil cl'Ophtalmologie, giugno, 1891).
Uhlhofl ha esaminato 100 casi di sclerosi in placche, di cui 7 con autopsia, sotto il punto di vista dello studio delle alterazioni oculari. •
L'atrofia ottica è la lesione oftalmoscopica più comune: 40 volte su 100; ma anche la nevrite ottica si osserva, e l'autore la considera anzi come più frequente nella sclerosi moltiloculare che in qualunque eltra malattia dei centri nervosi, all'infuori della meningite tubercolosa e dei tumori cerebrali.
Le anomalie del campo visivo non sono rare; la più or• dinaria è !o scotoma centrale, poi viene il restringimento irregolare del campo visivo periferico : non ha osse rvato alcun caso d'emiopia.
All'infuori dell'ambliopia dipendente da lesioni oftalmoscopiche, ha rilevato un certo numero dì casi in cui il fondo
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deJl'occhio era sano, ma vi era. allora probabilmente nevrite od atrofia retro-bulbare.
Le paralisi motrici sono state osservate 17 vol~e.. li nistagmo è un segno imporlante; fa d'uopo distinguere -1 vero nistagmo dal pseudo-nistagmo, che consiste in una 1 ecie di lentezza nei movimenti degli occhi per tìssare un :~getto. Questo·pseudo-nisl8gmo è stato osservato 16 volte; il vero non fu constatalo che 12 volte.
I alcuni casi esistevano di verE e modificazioni delle pu- n . . il/e, immobilila comple1a o parziale, ineguaglianta, m1os1. p Cinque volte sopra s elle autopsie si trovò un'atrofia degerativa dei nervi ottici, atrofia che anatomicamente sembra nesere legata contemporaneamente 11ll'atrofla primi ti va delle es . tabi ed all'atrofia secondaria consecutiva alla comprosswne del nervo.
Azione del calomelano sulla congiuntiva del malati sottoposti alla cura dell'Ioduro potassico. - P1ÉDALLU.
- (Recueil cl'(?p htalmologie, g iugno, ·1891).
Il dolt. Pi édallu ha fatto su questo argomen~o un'interessante comunicazione alla Soci età terapeutica. Jn uno dei suoi malati affetto da suppurazione e da larga ulcerazione della corne;, ba praticato un trattamento antisettico, che fu ~ompletalo dall'instillazione di un pizzico di calomelano e ~1 zu~chero in polvere, a parli eguali. 0 (>po un ~uart6 d _or~ il ma lato si mise a gridar e accusando dolore intollerab1le, le palpebre erano tumefatte, la congiuntiva fa.~eva ernia ..L'~utore pensò a tutta prima ch e si trattasse di uno sbagh_o _farmaceuti co, ma, interrogando il malato, seppe che la v1tl!ma da più di sei mesi prendeva uno o due grammi di ioduro potassico al giorno. L'analisi delle lagrime dimoslr~ che es:e rappresentavano una vera soluz ione di ioduro. S1 era evidentemente formata una combinazione violentemente caustica, i di cui effetti disastrosi persistono ancora. L'occhio non sarà completamente perd uto, ma la vista sara molto compromessa .
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. Il fatto sopra riferito ha un'importanzll tanto più grande 1n quanto che ess? non si produce solamente col calome~ !ano. ln una mamera generale, si può dire che Ja co c,· l d. n...,mn1va I un malato che prende l'ioduro potassi·co è · . . . m modo speciale sens1b1Je a tutte le cause di irritazione.
Nel Bulleti~ médieal è fatlo cenno di un malato sottopos to alla cura del.I ioduro potassico, nel quale una polvere di carbone proveniente da una locomotiva produsse una · l tn ensa congmntiv1te. I sintomi provocati da questo pi·cc I . . 00 CO~o s_traniero erano r.namfestameote sproporzionati con quelli che s'. osservano abitualmente in seguito a questo "'enere d' _ c1dente. "' ac
Sopra alcune forme dl oheratlte oon anutesla della cornea . - BoxNARD. - (Journal de Médecine et de Ch ·• rurgie, giugno 1891). • 1 uvette lrldea.. - GRANDCLÉMENT. - (Recueil à'Ophtalmologie, maggio, 1891).
. _Il dot~.. Bonnard ha fatto oggetto di studio alcune cheratiti ch_e s1 presentano ora sotto la forma di ulcerazione superficialP, ora sotto quella di infìlLrazione più O meno estesa d:lla corn~a, ?1a che presentano la particolarità della coesistenza d1 un anestesia più o meno compie•~ dell Q . . "" a cornea. ue~to fatto md,ca che si tratta di una forma particolare di o~igroe nevro_- paralitica. Quest'insensibilita si riconosce fa~tl~ente med1&rJte uno spec illo; essa è ora completa, ora limitata ad alcuni punti della cornea e può anch e essere accom~ag~ala da turbamenti della sensibilità da parte della co~giuull:a e nelle regioni cutanee e mucose innervate dal qumto paio.
Quest~ ~arielà di cheratite presenta un certo interesse dal punto di vista della cura.
. ~nfalti é dimostrato che una cornea privata della sensibi1'.~a e _soprattutto. aHerata. presenta di già maggior presa alI mfezione, per cui 81 dovra assicurare l'anlisepsi della cornea e della congiuntiva e sottrarre l'occhio con un bendaggio protettore dall'influenza degli agenti esterni.
Nella stessa lluisa che nelle bffezioni del polmone furono aiustamente distinte la polmonite e la . pleurite, vale a dire rinfiammazione del tessuto polmonare propriamente detto e quella del suo involucro, la pleura; anche da .~arte dell'i_ride si deve distinguere e separare nettamente I mfiammaz1one del lessuto irideo od irite oeT'a, dall' jnfiammazione del suo solo strato pigmentare posteriore, specie di sierosa chiamata ui;ea, per farne un'enl!là morbosa a parte, che l'autore propone di chiamare uoeite ir idea od irite uveana.
Tutto ci autorizza a farlb d"ora innanzi: i sintomi, le cause e la cu1•a.
L'uoeite iridea non si rivela coi sintomi appariscenti dell'irite vera; essa non provoca nè lagrimazione, nè fotofobia, nè cerchio vascolare pericheratico, nè scolorime11to della faccia anteriore dell'iride, nè restringimento ddln pupilla. Essa procede in modo del tutto differente, in modo insidioso. Essa non si manifesta dapprima che su di un occhfo, con un disturbo visivo poco intenso, c-00 accompagnamento di punti neri o mosche volanti, senza dolore nè rossore apprezzabili; é molto se il malato si rammenta di aver avuto l'occhio un· po' arrossato o doloroso per due o tre giorni. Qu est i sintomi non tardano a ::scomparire dopo qualche settimana, per riprodursi dopo qualche mese, sia sul medesimo occhio, sia il più spesso sull'altro. ,Poscia, nuove remissioni e nuove recidive alternativamente sopra l'uno degli occhi, fiochè il malato si decide di andare a consultare l'oculista.
Il medico è allora meravigliato di constatare numerose sinechie, senza che l'individui; abbia risentito i sintomi molto caratteristici e cosi molesti dell'irite. Se in quel momento uno degli occhi si trova in preda ad una crisi di uveite iridea, il medico constata un certo intorbidamento dell'umore vitreo (ed eccezionalmente qualche corpo fluttuante) che gli impedisce di vedere nettamente il fondo dell'occhio.
L'uveite irina non differisce meno dall'irite vera per le
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sue cause. Infatti non si trova in 11ue.sti maiali né sifilide né r~uma li~mo, né un'affezione ben caratterizzata da part~ degh organi genito-orinari, in una parola, nessuna delle cause comuni e quasi costanti dell'irite vera.
Queslt1 affezion~ colpisce di µref~renza la don 11a, specielmenle le fe~m'.ne di. 3? a anni, di buoni costumi, il più spesso 1oadr1 di farn1gha, dr condizione modesta o povera che si applican o quotidianamente ad un lavoro essai penoso~ Infine, la cura che dà buon esito nell'irite vera curata in te~po, vale a dire le instillazioni frequenti di atropina associ ate ad un trattamento gene rale appropriato (antrsifilitico o anti~eumatico), pare che non eserciti alcuna o quasi nessuna mfluenza sull'irile uveana.
Nè l'atropina, per instiilazione, nè il mercurio, nè l'ioduro, né i salicilati sembrano nel caso in discorso essere dotati di un. poter~ ')ualunque per rompere le aderenze già formate. ed 1mped1re la formazione di nuove sinechie nel corso di nuove crisi.
Pa_re che solamente 11 tempo agisca talvolta per mettere un termme a qu~sle rec!dive incessanti; <lei resto il chirurgo è costretto ad intervenu·e con un'operazione per tentare di arrestare la malattia.
Per questo scopo l'llutore ha tentato due mezzi:
1° L' esct~ione cli tu~te le porzioni di iride gia aderenti, a!lo scopo d1 asportare 10 qualche modo i focolai d'irradiazione del male.
2° Il distacco puro e semplice di queste aderenze pupillari, quando esse non sono ancora t roppo numerose, nè troppo estese.
Egli. ottiene il disimpegno di queste aderenze con una piccola ~mzetta ad artiglio, asettica, che introduce nella camera anter10re per andare a tirare l'iride e ùistaccarla dalla capsula. Questa è l'antica operazione di Passavent; soltanto ID· vec~ di ser virsi di un collello lanceolare per aprire Ja cor nea, egh trafi~go puramente e semplicemente quesla membrana verso la $118 periferia con un coltello di Graefe che egli ritira, appena che sono fatte la puntura e contro-puntura: egli ottiene così ùue piccolis$ime aperture che permettono di andare a distaccare l'iride in più punti i::enza che si abbia a temere prolasc:o o impegno dell'iride.
L'autore soggiunge che in generale ha ottenuto migliori esili coll'escisiooe dell'iride od iridectoroia, che col distacco o correlisi.
L'autore è tratto a rilbnere che la malattia in discor!;O !;ia prodotta da un microrganismo speciale, che non é quello dell'irite sifilitica, né pr obabilmente quello ael reumati!;mo. ~fa d'onde viene esso 1 Proverrebbe forse da un focolaio infettivo nascosto negli organi genito-orinari della donna, come rili enf' Wecker per l'affezione che egli designa sotto il nome d'irite metritica e che pare all'autore non sia altro che l'uoeite iri<Lca7 L'autore non lo crede; almeno le sue malate non hanno mai richiamato la sua attenzione da questa parte. Molle iovP,ce gli banno segnalato che la 'luantità d'orina emessa nelle 2i ore era diminuita di m ollo. F orse questa cagiona l'auto-intossicazione per insuffici enza del filtro renale; fin d'allora i residui organici nQn espulsi andranno forse ad accumularsi sul locus minoris resistentia e del loro organismo, che in questo caso sarebbe l'occhio.
Dl a lcune ln41cazlonl della paracentesi nella o ura d ell'irite acuta. - PuECH. - (Annales d'Oeuli~tique, mag giogiugno, 1891).
L'irite può, all'infuori delle cure ordinarie ed in alcuni casi speciali, essere favorevolmente influenzata dalle paracentesi frequentemente ripetute.
Nei vecch~ il gui-cio dell'occhio è resi!;tenle, e ne risulta che gli accidenti iritici $ODO ordinariamente accompagnali da una ipertensione piti o meno forte; le punture della camera anteriore sono allora indicate.
Quando, anche negli adulti, la pupilla di un occhio affetto da irite non si dilata sotLo l'azione dell'atropina dopo quattro, cinque od otto giorni al massimo di cura, si e autorizzati, ~econdo l'autore, a praticare la paracenle!;i. L' evttcuazione del -
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l'umore acqueo apporta un allentamento ordinariamente favorevole alla regressione dei fenomeni.
La paracentesi, in caso di irite, agisce non solo diminuendo la len!:'-ione oculare, ma anche producendo, coll'evacuazio ne della camera anteriore, una contrazione pupillare; di guisa che l'iride eseguisce un movimento di va e vieni che effettua la rottura delle aderenze.
La paracentesi della camera anteriore è seguita g-eneralmenle da una diminuzione dei sintomi dolorosi dell'irite; tuttavia, e soprattullo quando l'irite si trova in pieno periodo acuto, fa d'uopo conoscere gli accidenti che possono sopraggiungere in St'.gu1to atruscita dell'umore acqueo: congestione, emorrdgie delle membrane profonde, soprattutto nei vecchi. Questo pericolo si potrà evitare s eguendo il metodo cla«sico, che consiste nel lasciare colare dolcemente l'umore acqueo.
Puech è partigiano del la paracentesi fatta nell'inizio degli accidenti irritativi dell'irite nello scopo di modificare i fenomeni infìammatorii dei primi stadii della malattia; a que~ta epoca essa potrà sostituire con vantaggio le sottrazioni sanguigne. Una sola paracentesi non è sempre sufficiente a produrre il desiderato risultato; è necessario ripetere la puntura due ed anche tre volte, senza mettere un troppo lungo intervallo fra le operazioni.
Delle tnlezlonl sotto- oon gl untlvall de l subli mato tn ter apeu ti oa o o ul&re . - DARIER. - (Recueil d'Ophtalmologie, mag-gio, 1891).
L'autore riferisce che da più di un anno ha sperimentato sistematicamente le iniezioni sotlo-congiuntivali di subli mato nelle differenti malattie supposte infettive.
Nelle iriti specifiche a .fo rma grooe, nelle gomme dell'irid e, la guarigione si è ottenut.a dopo tre o quattro iniezioni ed in un tempo tre volle più breve di ciò che si ha col trallarneoto classico.
In molle altre forme di iriti acute , di cui è stato difficile determinare la natura infettiva, gli effetti di questa medicazione furono egualmente rapidi, Lo stesso dicasi per differenti infiltrazioni cornee della stessa natura (cheratite parenchimatosa benigna, ch eratite maculare superficiale, ecc.).
Alcune malaltie del fonòo dell'occhio ottennero pure molto ,rapidamente buoni risultati da tali iniezioni (corio- retinite .centrale, coroiditi, nevriti, ecc.), e si è potuto notare in questi casi l'aumento molto rapido dell'acutezza visiva.
Le iniezioni sotto-congiuntivali sono indicate in tutti i casi in .cui necessita di arrestare la malattia in breve tempo. Nes-sun'altra medicazione produce risultati così favorevoli in un .tempo cosi breve .
È necessaria un'asepsi rigorosa del liquido iniettalo e della -siringa. La dose di sublimato ùeve esse1·e di 1/!<J di milligr. per iniezione. che si può ripetere ogni tre giorni. Quattro o .cinque iniezioni bastano nella mt1ggior parte dei casi per portare una guarigione completa o relativa.
L'autore soggiunge essere cosa molto raccòmaodevole l'as, sociare le iniezioni sotto-congiuntivali alle iniezioni ipodermiche, ogni qual volta sia indicata una cura mercuriale.
Darier usa una siringa di Pravaz con ago di forma lanceoilare che penetra senza sforzo sotto la congiuntiva e che si r ende asettica molto facilmente mettendola in un bagno di gli.cerina fenicata al 5 p. 100.
.S tra. bllmo oonv ergente guarito oon un'opera.slone fatta sul s e tto n a sal e. - Q uJNLAN - (Annalès d'Oculistiqu e luglio 1891). '
Quinlan ha riferito l'osser vazione di una .ragazza affetta contemporaneamente da uno strabismo convergente estremo e da una distorsione considerevole del naso.
L'ammalata accusava una diplopia costante. L'occhio sinistro era deviato a tal punto che la cornea si trovava in contatto colla caruncola lagrimale.
Quinlan esaminò la malata, specialmente dal punto di vista <iella deformazione nasale; il naso era storto da un )alo e la narice ~inisLra completamente ostruita dalla deformazione .del setto n11sale.
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L'autore ba praticato l'operazione modificala da Adam, la quale consiste nel fratturare il setto con un forcipe speciale. In seguito a questa operazione lo strabismo scomparve. L'autore paragona in questo caso lo strabismo all'asma che è consociato a certe affezioni nasali. Se le lesioni del naso possono cagionare uno spasmo dei bronchi, perchè non potrebbero produrre, nella stessa guisa, uno s pasmo dei muscoli estrinseci dell'occhio esplicantesi collo strabismo f Tale ipotesi sarebbe appoggiata dal meccanismo particolare dello strabismo nel caso di cui si tratta.
La deviazione del naso era stata causala da un traumatismo. Prima dell'accidente, la r·agazza nulla presentava di anormale nè al naso, né all'occhio. ln seguito ali' accidente ·ed appena che la distorsione nasale divenne completa, l'occhio sinistro si è messo in istato di strabi,::mo.
Il ~ t agmo del minatori . - DRAUSART. - (Reeueil d'Ophtalmologie, maggio, 1891).
Il nistagmo dei minatori si presenta sotto due forme cliniche principali:
1° La forma leggera o nistagmo embrionario;
2° La forma grave o nistagmo classico.
Nelle due varietà l'oscillazione nistagmica non si produce che nello sguardo innalzato direttamente od obliquamente al disopra della posizione di riposo (!egli occhi o posizione primaria; essa cessa nello sguardo in basso. La forma leggera non dà luogo ad alcun turbamento funzionale; ess e non impedisce al minatore di lavorare. Per scoprirla fa d'uopo esaminaré i minatori all'uscita dai pozzi, perché dopo un certo la,sso di tempo di riposo l' oscillt-zione nistagmica non si produce più nella direzione determinante delJo sguardo.
La forma grave é ·accompagnata da disturbi funzionali, dei quali i principali sono: la paresi dell'accomodazione, la danza degli oggetti; la cefalea, le vertigini, la diplopia, l'incesso difficile nelle gallerie, l'emeralopia, l'ambliopia, l'atteggiamento speciale, la lagrimazione e Je fotopsie; e~sa rende il lavoro pen"so e soventi impossibile.
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Sopra 179 casi di nistagmo grave esaminati relativamente al modo di illuminazione, 92 casi appartenevano alla lampada di sicurezza, e 87 alla lampada scoperta.
90 p. 100 dei minatori affetti da nistagmo lavoravano o;:oricati nelle galler ie inclinate di 20• a 45° e la di cui altezza era egua le od inferiore ad un metro; questo lavoro cagiona uno strapazzo dei muscoli elevatori reLti laterali.
Il nistagmo grave si vede quasi esclusivamente negli operai ehe strapazzano i mus~oli elevatori ed i retti laterali.
L'autore ritiene che il nistagmo dei minatc,ri sia una nevropatia analoga al crampo degli scrivani ed alla lombag. gine , i di cui priscipali fattori sono l'atteggiamento elevato ed obliquo dello sguardo, per una parte, ed il difettoso rischiaramento pe r l'altra parte.
Come cura, l'autore adopera la medi cazione applicabile alla nevrostenia ed ha ottenuto buoni effetti <!alla sospensione.
Ipereatesla del gus to c on o f t a lmoplegia . - WHERRY. - ( Annales d'Oeulistique, luglio, 1891).
Wherry ha comunicato l'osservazione di un malato dell'eta di 47 anni affetto da diplopia omonima, che aumentava quando lo s~ùardo era diretto a destra.. Per evitare le doppie immagini e le vertigini, egli chiudeva l'occhio destro mentre camminava. Non presentava alcun sintomo di atassia locomotrice. r nervi ottici erano normali, come pure l'acutezza visiva e l'accomodazione. Questi sintomi erano sopraggiunti 3 giorni prima improvvi;:;amente, in mezzo ad una perfetta salute. 11 malato avvertì a tavola che tutto aveva un gusto estremamente amaro; la saliva pareva accumularsi soprattutto nella meta sinistra della bocca; di quando in quando il malato avvertiva diplopia.
Una settimana dopo '\Vberry constato l'esistenza di uno strabismo divergente mollo pronunciato con diplopia incrociata. Presi separatamente, i movimenti di ciascun occhio erano perfetll in tutte le loro direzioni. Quantonque nessuno dei muscoli motori fosse indebolito, la conve rgenza era com- pletamente paralizzata ed ogni lavoro che esigesse la fissazione da vicino era eseguito da uo occhio solo, ordinariamente il sinistro. Il malato soffriva dolori violenti nella testa e nel cuoio capelluto, che vennero calmati coll'applicazione di compresse calde. L'iperestesia del gusto era diventata causa di grandi inconvenienti per il malato. L'acqua stessa gli sembrava _troppo amara per essere bevuta. Non ostante una gran fame, Il malato non poteva mangiare. Gli era impossibìle dt bere un bicchiere di champagne.
Questo stato durò cinque giorni. Lo strabismo esterno e I& dilatazione delle pupille scomparvero dieci giorni più tardi, contemporaneamente ai mali di capo.
A questo momento le pupille, diventale più strette, reagivano alla luce ed era possibile un debole grado di convergenza. Dieci altri giorni dopo, la reazione pupillare era diventala normale ed, a forza di sforzi, il malato arr ivava a convergere ed b. vedere semplice. Due mesi dopo l'inizio della malattia tutti i sintomi erano scomparsi completamenle.
Il malato era stato affetto da sifili<le 'Venti anni prima; era ammogliato ed aveva tre fanciulli in ottima salute. Come cura si somministrò l'ioduro potassico fino ad una dose di 7 la{rammi al giorno.
Wherry crede che questi sintomi sieno stati prodotti da un& alfezione sifilitica dei nuclei del terzo paio. Il fatto dell'esistenza della paralisi della convergenza e dello sfintere irideo senza paralisi dell'accomodazione dimostrerebbe che la lesione era poco estesa. Nello stesso tempo questi fatti fornirebbero una prova clinica molto import.ante io appoggio dell'esistenza di centri separati per queste funzioni.
L'iperestesia del gusto, affezione che si osserva soprattutto nelle malattie dinamiche, potrebbe far nascere un dubbio sulla natura dell'affezione. Il malato stesso credeva che fosse dovuta ad emorragie cerebrali sopraggiunte io occasione di una sovraeccitazione sessuale.
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L'emeralopia . - OTTO ScH1RMER. - (Recueil d'Ophtalmologie, aprile, 1891).
Gli emeralopi, osserva l'autore, possono soventi leggere alla fioca luce di una lampada, mentre che al crepuscolo posson o appena condursi da sè; ora l'intensità luminosa delle nostre lampade è ben minima in rapporto alla luce del giorno. D'a!Lri:1 parte Foerster e Gouvea hanno segnalato che essi vedevano meglio all'alba che al crepuscolo.
Queste osservazioni sono incompatibili coll'opinione sosl&nuta da Uhthoff, il quale fa dell'emeralopia un'anomalia richiedente un aumento dell'intensità luminosa obiettiva minima necessaria a produrre una sensazione. Schirmer non crede che l'emeralopia consista in una semplice lentezza d'adRttameoto.
Dall'esame di cinquanta emeralopi !:'intomalici (coroiùite disseminata, coroidite centrale per miopia, coroidite specifica, retinite pigmentaria, glaucoma cronico) egli ha rilevalo che tutli, dopo un quarto d'ora di durata di adattamento in un luogo oscuro, avevano presentato una notevole diminuzione dell'intensita della i::ensazione luminosa minima, mentre che prolungando il loro soggior no nell'oscurità (da nna mezz'ora ad uo giorno con una media di due a quattro ore) sopraggiungeva un aumento nell'intensità della sensazione. Questa anzi finiva per raggiungere il massimo per un occhio norma :e, ottenuto secondo Aubert dopo un quarto d'ora di adattamento.
Per l'autor e, l'adattamento ai grandi splendori dell'()cchio normale si farebbe collo spostamento dell'epitelio pigmentalo della r etina, il quale, quando noi entriamo nell'oscurità, si allontana dalla limitante esterna, ver"o la quale esso tendeva, per iscoprire finalmente i coni ed i bastoncini ai <leboli raggi incidenti. Nell'emeralope questo cammino avrebbe luogo più lentamente .
Per dimostr are la parte presumibile che ha l'epitelio nell'adattamento, Schirroer ba esaminato albini, i quali, mentre pos!,edevano entro certi limiti di Pischiaramento unii sensibi-
Di Ocul1stica
lilà di (lifferenziazione sufficiente, un aumento considerevole del chiarore obiettivo, perdevano la sensibililà del loro organo visivo più presto Ji un occhio normale. Si può paragonare, se si vuole tener conto della durata dell'adattamento all"oscurHà per un occhio abbagliato preceden' temente da una viva luce, l'occhio ero~ralopo ad un tale O!! · chio e coosidera1·lo come anormnlmenle sensibile alla luce . Ciò spiega come invariabilmente dopo l'ingresso io un s/to oscuro l'intemità della sensazione luminosa sia diminuita più che in un occhio non emeralope. Questa supposizione trova un appoggio nella fotofobia frequentemente r;scontrala nrgli emeralopi e sull'osser,azione che essi si adattano meuo bene al soggiorno al difuo1·i che nella camera, al tempo ch iaro che al cielo coperto.
Riassumendo, dice l'autore, con rischiarameuto d i n'iedia intensità, la sensibilità luminosa minima è diminuita /u un modo transitorio e più considerevolmente per un occhio emeralope che per un occhio normale e fa à'uopo al primo un pi ù lungo soggiorno nelJ'oscurita per r1:1ggiungere la normale; in altri termini, l'adattamento facendosi più lentamente, richiede più tempo per essere completo.
La forma della cornea. e sna influenza sulla vista .
Su1..zeR. - (Recueil d'Ophtalmologie, giugno, 1891).
Secondo che l'occh10 é astigmatico o no, si attribuisce a lla cornea la forma di un elissoide con tre assi ineguali. L'1:1uto re ha fatto ricerche su cento casi e non ha potuto com,tata re alcuna di rrueste forme.
La forma della cornea 1'8ppresentd una superficie dissi metrica. Se si passa dal centro alla periferi a , la cul'vatura di minuisce irt•egolarmenle non solo lungo i due m eridiani principali, ma anche lungo le due metà di uno stesso meridiano. Ques te irregolarità, il di cui grado non è in proporzione col grado dell'astigmati,;;mo, apportano una deformazione delle immagini diottriche che si può corr egger e mediante lenti cilindriche. Esse sono la causa dell'ambliopia astigmatica. Di più queste irregolarità hanno per effotto di produrre differenze considerevoli tra l' astigmatismo delle parti periferiche e quello delle parti centrali. dl iperestesia cooafnioa. - E. MILLÉE. - (Recueil d'Ophtalmologie, giugno, 1891).
Si comprende in tal modo che le variazioni del diametro pupillare dehbano produrre le variazioni dell'astigmatismo subietlivo. Mi..::ure speciali praticale dall'autore lo hanno condotto al risultato che l'apertura pupillare non è Rituata concentricamente per rapporto alla linea visuale. L'area corneale, misurata coll'oftalmometro quando l'occhio osservato fissa il centro dell'obiettivo, è quindi differente dall'area corneale partecipante alla visione diretta. Questo fatto permette di spiegare le differenze quasi costanti tra i risultati dell'esame oftalmometrico e dell'esame subbieltivo senza mettere in campo il cristallino.
In seguito all'uso cosi esteso della cocaina nelle operazioni suirli occhi, è stato constatato soventi che la sua azione anestesica era nulla in certi stati de!l'occhio, •particolarmente nel glaucoma acuto ed in altri stati inflammatorii. Ma fino ad ora non venue ancora segnalato alcun esso di iperestesia provocata dall'instillazione della cocaina.
L'autore rit'erisce il seguente caso osservato nella clinica del prof. Galezowski.
Una malata, dell'eia di 74 anni, stava per essere oper ata di una cataratta senile classica dell'occhio sini stro. senza alcuna reazione infiammatoria delle palpebre, nè della congiunliva, nè del ~lobo oculare. Siccome la malata era pure affetta <la cataratta senile nell'altro occhio, un po' meno avanzata, cosl insistette in quel momento per essere liberala conte mporaneamente di tutte 'e due le cataratte. Benchè l'operare nello stesso giorno i due occhi fosse contrario alle sue abitudini, pure il prof. Galezowsky accondiscese al desiderio della malata.
L'autore aveva egli stesso instillato due volte la cocaina nell'occhio sinistro e ne lasciò cadere qualche altra goccia nel momento di meUere il blefarostato.
L'applicazione di questo fu molto penosa, e nel momento di afferrare la congiuntiva colle pinzette per fissarla la mal.ala provò un dolore atroce.
L"auto~ stava per instilJare nuova cocaina allo scopo di calmare Il dolore, ed in previsione di un simile accidente per l'altro occhio, era in procinto di instillare egualmente ~lt~a. cocaina nell'occhio destro, ma il prof. Galezowsky lo mv1lo a non mettere più nulla, dicendo eh~ egli av.eva già os~ervalo due volte quest'inconveniente e che egli l'Attribuiva ad una susceltibilita speciale per la cocaina e •!Ome constatazione aggiunse: poicbè il secondo occhio deve pure essere operato, non mettiamo nulla e confronteremo il modo con cui si comporterà la malata.
Calmata con buone psrole la malata, l'operazione venne praticata ma non senza aver provocato vivi lamenti ria parte sua. Fortunatamente la pulizia dell'occhio fu facile, (l'iacchè il minimo toccamento col cucchiaio o collo sliletto privocava ur., dolore vivissimo.
L'operazione fu fatta. sul secondo occhio senza cocaina ed ebbe luogo senza alcun incidente: la malata ha sofferto alquanto, ma non già in modo paragonabile a quanto aveva sentito nell'oMhio precedentemente operato. Essa non fece akun movimento, benchè la pulizia fosse stata più lunga.
Le conseguenze furono semplicissime; non si produsse la minima reazione.
Una particolarità interessante si è che la malata nelle ventiquattro ore successive alla operazione non ha sentito l'occhio che era stato cocainizzato ed ha invece sofferto un po' dell'a ltro occhio.
Allo scopo di evitare le obbiezioni che potrebbero essergli fatte su questo caso mollo curioso e poco conosciuto, l'autore soggiunge che la soluzione di cocaina era la stessa di queUa che aveva servito per gli operati prima e che ha ancora servito per gli operati dopo, e che lo stesso fatto non si è più riprodotto.
Nel caso in discorso si trattava di una suscettibilità speciale.
Dell'erpete corneale nell'lnfluensa e della sua oura colla ptoota.Dina. - GALEZOWSKY. - (Recueil d'Ophtalmologie, aprile, 1891).
Vi sono poche membrane nel nostro organismo che siano munite di un si gran numero di nervi come la cornea. La natura ha dotalo questa membrana di una sl grande sensibil ità per la necessità delle sue funzioni fisiologiche di nutrizione,•di enJosmosi e di esosmosi per una parte, e per altra parte per dare al !"enso luttile la percettività. mollo grande, la quale permette di afferrare le minime impressioni di contatto su questu membrana, sia di corpi estranei solidi o liquidi, sia di impressioni dei raggi luminosi alla sup1::rficie.
Il nervo del 5° paio a ciò supplisce: esso trasmette la sua sensibilità e la sua i1111ervazione alla cornea cogli innumer e vo li filetti nervosi che si distaccano dai nervi ciliari, di cui gli uni attraversano la congiuntiva e la capsula di Tenone per spandersi nel circuito -del lembo sclero- corneale, e gli altri vanno alla regione cigliare intraoculare; essi formano piccoli plessi nervosi che si spandono più particolarmente ne gli strali posteriori della cornea, tra versando la membrana di Descemet. I filetti nervosi super6ciali, congiuntivali, si portano più specialmente alla superticie esterno della cornea traversando la membrana di Bowman. QuesLi sono quindi, si può dire, i nervi nutritizi della cornea, perché questa membrana non possadendo vasi, non ha nervi vasomotori. Si comprende da .ciò perché la corn ea sia talmente sensibile al tatto e perchè il minimo contatto di un corpo estraneo qualunque su questa membrana provochi una così grande sensibilita, un dolore che si estende talvolta nel circuito dell'occhio ed in tutti i rami del 5• paio.
Ma se l'azione dei nervi del 5' paio è cosi importante nella nutrizione e nell'esistenza della cornea, è della più alta importanza che questi nervi sieoo sempre nel loro stato normale; che essi possiedano tutta la loro attività; che la loro innervazioQe si effettui in un moc.lo tanto potente e tant o aLlivo quanto avviene nello stato .fisiologico.
Vi sono alcune mall:!tlie cosliluzionali, nelle quali i nervi del ;;• paio sono affetti da una paresi parziale o totale ed allora la cornea deve forzatamente risentirsi di questo stato morboso.
Le eRpe rienze fisiologiche, e specialmente quelle di Magendie, ciò conr~rmano. Sezionando il 5° paio a differenti distanze della sua estensione, egli nrovocava alterazioni paralitiche nella corne11 che d t!Lerminavano ulcel'i più o men o larghe e più o meno profonde.
Galezowsky aveva già osservalo in c inque malati ulceri e necrosi della cornea, qutJndo i maiali erano aff~lti dtt paralisi del 5• paio.
Le malaltM3 di questo nervo possono essere meno g ravi ed esplicarsi con una semplice frr1lazion e od una inOammazione Pd in questi casi la cornea potrà presentare aacslesie parziali o totali con ulcerAzioni di for·me mollo vari+'. Ora si produrrà un'ulcera rodeute e profonda, ora sì vedra nno compa rire semplici cheralitì erpetiche del tutto s uperficiali.
L" erpete zona i.• una delle varietà della che ratite paralitica, nella quale la causa principale risiede in un'innervazione dìfeltosa della cornea e di un certo numero di filetti nervosi che si portano alla cornea e concorrono alla sua sensibilità e per conse~rneoza alla sua nutrizion~. Esso compar e in condizioni molto varie. Alcune volle si presenta dopo una febbre tifoidea. altre volte verso la fine di una scarlattina, di una difterite, di una risipola della faccia, ecc. L a 1·heratite che ne risulta deve portare il nome par ticolare di erpete fe bb rile. .
S econdo l'autore, il processo morboso di questa malattia non è altro che 'luello dell'erpete zoster; solamente è più superficiale , abilualm,mte è più circoscrillo, ma la causa real e e •l intima c.Jella malallia è un'alterazione piu o men o profonda dei filetti nervosi ~riferic, del 5• paio, dei filetti che sono distribuiti sulla cornea stesl"a. Si vede la prova dt:ll'esattezza di questa Asserzione nel sin tomo dominante e caratteristico della malattia, nell'anestesia pi ù o meno completa della parte alterata della cornea. Infatti tulli i maiali
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afl'elti da questa cheratite erpetica si lasciano loc..:are J' ulcera colla sonda senza risentii-e il minimo dolore e il minimo spasimo.
per l'sutore sono cheratiti od ulceri erpetiche della cornea quelle che egli ha veduto compar ire cosi rrequenlemente durante l'epidemia d'influenza.
Egli ha notato che in tutta questa epidemia la malattia dominante degli occhi era od una congiuntivite pustolosa, "d una cheratite erpetica sollo forma di ulcera rodente, oppure avente J'aspetlo di cheratite erpetica superficial~, con sollevamento dell'1::µilelio, anestesia della èOrnea e clie resisteva alle cure abituali delle cht>raliti.
Ha dovuto ricorrE:re alle doccie ·d·acqua poi ver1zzata fenica la , alle cauteri zzaz ioni di nitrato d'argento in soluzione, all 'uso di pomate di str icnina ed all'elettrizzazione.
Due altri mezzi ancora gh parvero faci,ilare la guarigione di queste cheratiti: le pennell azioni della cornea colla soluzione tlì apionina giall a, ed il solfato o broniidralo tli chinino somminisLr ato internamente a dosi eleYate.
Ecco la fo r mula della soluzione dì apionina o piocta11ina: Apionina (o benzo-fenato). . . 10 c en lig1·.
Acqua distillata . . . . . . 10 grammi Egli pennella la cornea cinque o sei volle al gioruo. Questo medicamento, amministrato a tempo e nelle forme d i cheratiti erpetiche superficiali, dà infalli eccellenti ... rapidi risullali.
Ch erati t e gotto1a ( Depo1lti dl ura.to dt 1oda nelle lamine de lla cornea) . - CH EVALLERE.\U. - (Rec1teil d'Ophtalmoloyie, aprilt,, 1891).
Una donna dell'età di 5i anni si é presen tata nel dicembre u. s . a consull.ttre il prof. C hevaller eau lagnandosi di un disturbo della vista che datav1:1 gia da una diecioa d"anr11 e per la quale es::oa non aveva mai fatto alcun a cura. P:1reva d'altronde che essa non a,:esse m1:1i avvertilo il minimo dolore, né il minimo feno rn enc, infìammato1fo, ed essa atlr1-
DJ OCULISTICA ,1394 buiva semplicemente alla sua eta ed a diversi disturbi generali il suo indebolìmento visivo .
. All'esame diretto si distinguevano nella parte centrale di CLascuna cornea, ed un po' più sull'occhio destro che sul ,.._ ni~tro, picco!-e ~acchie biancastre del diametro di i;, a 1 :;, m1l11metro d1 drametro, mollo irregolarmente arrotonùite munite di prolungamenti dello stesso colore di cui alcun'. , I servivano a Habilire Ira queste macchie specie di ariastomosi. Si vedevano inoltre più linee biancastM ltirghe un mezzo milli~elro circa, le quali si anastomizzavano egualmente fra d1 loro o colle macchie vicine. Queste macchie si osservavano unicamente nel centro della cornea e non riempivano che il cam po pupillare; la circonferenza della membraua era assolulamente trasparente.
Coll'illuminazione obliqua si vedeva molto nettamente che !o strat? epitdiale della cornea era l'imasto intatto; questa rnfìltraz1one pareva risiedere unicamente nella lamina elastica anteriore e nella sostanza propria èlella cornea sen za andare fino alla sua faccia profonda.
No~ vi. ~ra altra lesion e oculare; non si notava alcuna traccia dt mflammazione qualsiasi da parte delle a!Lre membranA; i mezzi erano perfettamente trasparenti: non si era potuto segnalare che uno sviluppo abbastanza considerevole del d1a~etro d~lle vene della retina. Vi era una ipermet~op1a di una diottria e mezza e con lenti positive di due diottrie riesciva ancora a leggere nettamente minuti ca ra tteri, quantunque rostasse una nube su tutto ciò che essa · guardava.
Si trattava quindi di un'affezione diatesica. Essa non ave va mai avuto malattia oculare, non aveva mai fatto uso di colliri o di soluzioni, e <l'altra parie l'aspetto biancastro di quelle con crezioni dava l'idea di depositi di origine gottosa. D' a ltronde l'artrilismo era ben evidente in questa donna.
Dopo i 2o anni essa ebbe frequentissimi attacchi di r eumatismo articolare acuto nella maggior parte delle a rticola~ioni, poscia i dolori §i erano localizzati nelle aiunture delle dita, e le man i pre!:"'entavano le defor mazioni ;ara tte- ristiche del reumatismo nodoso. Essa ha avuto più volle attacchi di gotla molto manifesti agli alluci. Ha pure sofferto crisi molto frequenti di colica epatica e le sue orine erano cnstantemente cariche di renella urica.
Per confermare la diagnosi, l'autore ha tolto una parte di queste concr ezioni e le ha fatte immediatamente sottoporre ad esame microscopico: da tale esame è risultato trattarsi di cristalli J'acido urico.
L'autore crede che nel caso in discorso non possa usa rsi il trattamento preconizzato da Galezowsky, l'abrasione delle p11rti incrostate, essendo l'epile' io assoh1tamente intatto.
P er togliere le parti destinale 11d essere esaminate al microscopio, egli ha dovuto raschiare lungamente e penosamente in pieno tessuto della cornea ed avrebbe dovuto giungere mollo vicino alla lamina epiteliale posteriore per troviire un tessuto trasparente; si tratta di una infiltrazione di sali nelle lamine della cornea ed anche supponendo che il raschiamento potesse riescire completo, esso lascierebbe sempre la cornea molto meno trasparente di ciò che lo sia attualmente.
Nessun reattivo chimico sembrandogli di poter essere egualmente usato in simil~ caso, l'atitore si limita alla cura interna diretta contro la diate~i gottosa.
Ferita all 'ooohlo destro per arma da fuoco. - C ABEZON. - (Re cueil d'Ophtalmolovie, aprile, 1891) .
Dura nte la rivoluzione del luglio dello scorso anno nella Re pubb lica Ar gentina un soldato cadde durante il combattimento, stordito da un colpo violento ricevuto nell'orbita destra. Al suo arrivo nell'ospedale pr esentava una viva infiammazione del globo ocuJare con edema delle parti vicine. Nessuna traccia di trauma alle palpebre od alle regioni circonvicine. Chemosi, cheratite intensa, versamento sanguigr.o intraoculare, violenti dolori oculari, orbitari ed anche emicraniani. Alcuni giorni dopo si ·vide che la cor nea portava al centro e nel suo diametro orizzontale una cicatrice, segno
1:392 RI VISTA di un'apertura sufficiente per estrarre un ~ris!allino calarattoso. Con uno specillo introdotto attraverso la cornea s1 constatò un corpo duro, resislente, impiantato nella parete orbitaria. L'enucleazione permise di estrarrP. une palla d1 Remington allungala e derormata.
Come mai questo proiettile relativamente voluminoso ba potuto penetrare nell'occhio senza ledere i bordi ciliari?
Perché si è arrestato nell'orbita?
L'autore euppooe che le palla tirala a breve distanza sia, dopo rimbalzo sopra una superficie resistente, penetrata nell'occhio del soldato, la di cui attenzione era assorbila da una mira.
Blcerohe aperimentall clroa la in.fluensa della clroolaslone aulla nutrlslone 4ell'ooohlo . - A . '\VAGENMANN. - (Graeje's Arclt., e Centralb. f. die med. Wissenach, N. 20, 1891).
Con sperimenti su conigli, il Wagenmann verificò che do po la sezione del nervo ottico al di dietro della entrata della arteria centrale, dapprima non si manifesta alcuna alterazione della immagine ottaJmoscopica. Solo dopo qualche tempo com parisce un impallidimer.lo della papilla e più tardi ancora il principio di una atrofia delle fibre nervose midoll11ri della retma. L'atrofia aumenta p<,i uniformemente, di modQ che dopo qualche me~e gli irraggiamenti midollari, tanto manifesti nei conigli, sono completamente spariti. La pap illa present.a allora un aumento della escavazione: escavazione atrofica. La circolazione della reUna rimane inalterata. La retina con l'a ndar del tempo perde un poco della sua trasparenza ed apparisce come coperta da un sottile velo g ri · giastro. Anatomicamente si può tener dietr o all'atrofia delle fib r e nervose. La degenerazione attacca di poi le ce llule ganglionari, ma cosi lentamente che anche dopo sei mesi ~i trovano cellule bene conservate.
La sezione del nervo ottico e dei vasi della retina ha ot,. talmoscopicamente per Affetto un impallidimento della pa•
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pilla e degli irraggiam enti midollari ed un rspido re!>lrin~imenlo dei vas i. Il ristabilimento della circolazione in rari casi manca completamente. P er lo più dopo una o due settimane si ristabilisce una imperfetta circolazione per via di nuove combina zioni vascolari che derivano del margine della r.oroide, dall11 ~uaina del nervo oltico e dai vasi ciliari ep1sclerali. La sezione de i vasi della retina non ha per conc;e. guenui l'intorbidamento della retina. Se talvolta in qualche punto si manifesta è ivi inlerrotla la circolazione della coroide. Il co rso MIia successiva atrofia degli irraiigiam rn ti midollari non si distingue da quello che succede alla semplice !"ezione del nervo ottico immediatamente dietro l'ingresso dell'arteria centrale. Le alter0 zioni temporanee e quelle anatomiche sono le s tesse.
La interruzione permanente della circo lazione della retina si ottiene con la cauterizza1.ion& della papilla e del margine della coroide dopo la sezion e <ltl nervo ottico rasente all'occhio.
La sezione di una metà laterale delle arterie ciliari lunghe e brevi posteriori, che é bene sopportata dall'ncchio senza che la forma ne soffra, ha per conseguenza la rapida degenerazione di lutti gli strati della retina, che ottalmoscopicamente C'lmincia con un intorbidamento grigio-pallido dP!la retinn manife~to dopo poche ore. Solo l'alone midollare è relativamPnle poco alte rato. P oiché nelln spazio di pochi giorni la circolazione nella coroide è ristabilita, non degenera tutta la metà della retina. Si trovano in quella parte i più diversi gradi di degenerazione gli uni accanto agli altri fìno alla completa atrofia, e gli strati estern i sono i primi P. i più g ravemente colpiti. Nella retina degPnerata immigra il pigmento. Se si toglie il nervo onico coi vasi della retina ed inollre da un lato 1 nervi ciliari, oltre la solita degenera2ione della re1ina h11 luogo il depnimento e l'atrofia dell'irraggiamen to midollare del corrispondente lato, mentre quell o dell'allra metà della relina atrofizza nel mod" ordinari o. La sezione di tutti i val'i ciliari e del nervo ottico coi vasi della retina ha per effetto la necrosi e il rapido depe88 rimento di tutta la retina, inclusi gli irraggiamenti midollari. Dopo pochi giorni la retina è appena riconoscibile poiché numerosi corpuscoli purulenti immigrano dal di fuori nel bu lbo necrotico.
' Il bagno elettro-medicato oculare nella oura della aolerite e della eplsclerite. - Dott. GIUSEPPE NORSA.(Estratto dal Bullettino della Società Lancisiana, sedu ta del 21 febbraio, 1891).
Partendo dal concetto che le correnti galvaniche godono di un potere calaforico ed io pari tempo agevolano il riassorbimento degli essudati per le loro proprieta catalitiche , l'autore esperimentò in molti casi di gravi, lente e reci divanti scleriti ed episcleriti se esse correnti, applicate all'occhio mediante un opportuno liquido medicato (soluzione tiepida di salicilato di litina all'1 o 2 p 100), potessero arr&care sollecitamente e con permanente vantaggio il miglioramento e Ja guarigione, che non si era potuto ottenere prima coi soliti mezzi terapeutici. Gli effetti che l'autore ha ricavati furono soddisfacenti sotto ogni rapporto ed a conferma della sua asserzione riferisce in questo lavoro la storia clinica di tre fra i molti casi felicemente curali.
L'apparecchio pel bagno oculare, noncM il modo di se virsene, viene così ·descritto dall'autore.
Esso consta di un recipiente di cristallo, della capacita d due litri, ripieno di acqua tiepida medicata (salicilato di li tina 1-2 p. 100) poslo all'altezza di circa due metri dalla testa del pazi~nte.
Dello serbatoio mediante un tubo di gomma comunica con un bacinello comune di vetro per bagno oculare, n fondo perforato del quale passa un tubetto metallico; l'est mità esterna di questo si innesta al tubo di gomma suddetto l'estremità opposta oltrepassa di mezzo centimetro il foro della bacinella che si applica all'occhio. Un piccolo rubinetto, innestato sul tubetto metallico, serve ad aprire e chiu dere le comunicazioni del serbatoio d'acqua a norma del bi
DI OCl!LISTICA 1395
~ogno . In una delle pareti laterali della bacinella esiste una :apertura, anch'essa provvista di speciale rubinetto destinato allo scarico dell'acqua.
Per lo sviluppo della corrente continua serve indifferentemente un apparecchio Glauert o Spamer fornito di galvanometro; i due elettrodi partenti da esso mettono capo l'un o ad una placca metallica, che, opportunamente rivestita -ed umettata con acqua salata, si applica al simpatico cervi.cale, l'altro ter·mina ad una morsetta di cui è fornita l'armatura metallica del bacinetto oculare. Nel circuito si intromette un mìriamperometro , onde determinare esatlamente 1a quantità della corrente necessaria. f: indifferente il fare .giungere alla bacinella, e quindi all'occhio, il polo positivo o il negativo; la sola esperienza, relativa alla tolleranza dell'infermo, può far dare la preferenza air uno piuttosto che .all'altro.
L'applicazione a ciascun occhio del bagno elettrico è ,della durata di 5 minuti primi circa; non occorre di co-cainizzare prima l'occhio, essendo il bagno benissimo tollerato anche da soggetti nervosi o delicati. Le applicazioni si possono fare tutti i giorni, giacchè l'iperemia della con_giuntiva, specialmente di quella bulbare, che ne consegue svanisce da sè dopo un paio d'ore al più; gl'infermi non ne risentono che un leggero senso di pizzicore, tollerabilis!:-imo .e di lieve durata.
-Un caso di nevro-rettnite bilaterale celtica guarita colla elettricità. - Dott. GIUSEPPE NoRSA. - (Estratto dal Bullettino della Società Lancisiana, fase. II I, 1890).
· L'autore, premesse alcune considerazioni sulle alterazioni -ehe si riscontrano coll'esame oLtalmoscopico nella nevroretinite celtica, espone la storia clinica r iferentesi ad un me<lico militare affetto da tale malattia e dall'autore curalo con -esito felice mediante il bagno idro-elettrico.
Ecco il tecnicismo della cura eseguita:
Per le applicazioni del bagno idro·eleltrico l'autore si servì
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dell'appareccqio Glauerl pe r lo sviluppo di correnti costanli; nel circuito intromise un miriamperomelro e si valse di una correnle della forza di I a 2 M., a misura che gli occhi vi si abituavano; il polo positivo arrivava al g ran s impatico cervicale superiore mediante una placca metallica opportunamente rivestita ed umettata, il negativo alla bacinella di cristallo contenente l'acqua in contatto con l'occh io. Come in tutti gli altri ammalati, questa a pplicazione fu sempre benissimo tollerata a palpebre aperte, senza che neppu r e vi fosse bisogno di cocainizzare la parte. La seduta durò 5 m,. nuli primi circa per ,occhio ad ogni applicazione. li bagno elettrico produceva un !eggier o pizzicore ed una transitoria iperemia congiunlivale, la qu1:1le del r es to scompariva completamente da sè dopo un'ora o poco più senza lasciare all'infermo moleetia alcuna.
Durante la cura fu continuato soltanto l'uso interno di arsenico e ferro in do~i tenuissime, e quindi la guari gio ne viene dall'autore attr ibuila a lla cura elettrica, lauto più che le altre risorse terapeutiche si e r ano prima m ostrate poco efficaci.
Del versam e nti dl liquido albumlnoao nel mezzi 4ell 'ooohlo . - KALT. - (Annales d'Oculis tique, luglio, 1tt91).
Quando si esamina un certo numero di occhi affelli da leucomi aderenti, da stafilomi scleroticali, da ir ido-cor oid iti s pontan ee o traumatiche, s i vede colare, a prendo il globo oculare, un liqmdo giallastro, il di cui volume varia da 1 /, a a 2 centimetri cubici. Si constala nello stesso tempo che la coroide è in posto, ma presenta fo col ai essudativi disseminali localizzati nello stra to corio-capillare . Lo strato dei ' grossi vasi é intaLlo.
La r etina è in posto oppure è scollala In quest'ultimo caso essa è sollevalti dal liquido cbe è colato all'apertura del globo. Questo liquido è del resto identico a quello che cola q uando la retina non è scollata ; d' intra-vilreo, esso è divenuto sotto-retinico.
Ora, secondo l'epoca delle lesioni coroidee, 'Si pos~ono distinguere tre stadi:
10 Il liquido è raccolto nel corpo vitreo. L'umore vitreo si è condensato, ha preso una s truttura fibrillare ed è diventato retrattile. Esso fo rm a un guscio, il di cui centro contiene loggie più o meno vaste, r iempile di liquido albuminoso. Questo stato è stato descritto sollo il nome di rammollimento del corpo vitreo. L'autore dice essersi assicurato istologicamente che questo rammollimento ùOn esi-:;te.
2• Se l'aderenza alla pupilla è r olla, il corpo vitreo è retratto indietro del c ristallino ed in vicinanza del corpo cigliare. Il liquido riempie lo spazio lascialo libero in dietro .
3• La retina è scollala. Il liquido del corpo vilreo si è diffuso indietro della retina attraver so una lacerazione .
L'autore ha dosalo l'albumina conlenu ta in questo liquido eri ha tro,·ato una 11uantità di albumina secra, variante dal1'1 al 10 p. 100. In quest'ulti m o caso il liquido, a conta tto dclra,:ido nitrico, si coagula in massa come un biar. co d' uovo cotto.
La ricchezza in albumina va.,.ia colla d urata dell a coroidi te e soprattutto coll'estensione delle lesioni. La pr esenza dell'albumina indica cerlamenle ur. disturbo della circolazione nella corio-capillare (obliterazion e di una gran parte del suo reticola lo ).
L'autore ba pu r e consl.atato questo liquido albuminoso, però m eno carico, 11ella camera anterio re degli occhi affetti da lesioni, la di cui origine coroidea era contestala fino ad ora, come il glaucoma cronico non irritativo. Lo ha pure r iscontrato nel glaucoma infantile; or a un esame anato mico r ecente d1 questa affezione gli ba fatto rilevar e lesioni coroidee evidenti.
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n grande lllmpattoo , nervo dell' aooomodazione per la. vhtone degli oggetti lontani . - J. P. MoRAT e M. DovoN. - (Annale8 d'Oeuli8tique, luglio, 1891).
I lavori di Cramer, e soprattutto di Helmhollz, hanno dimostrato che l'adattamento dell'occhio alle distanze si fa con, un cambiamento delle curvature del cristallino (dell' anteriore soprattullo). Le ricerche anatomiche di Bowman e di Brùcke e posteriormente di Rouget e di H. Muller, stabilendo l'esistenza di un muscolo intraoculare (fibre radiate e fibre circolari àel muscolo cigliare), spiegano la possibilità di una tale deformazione del cristallino. Infine, più recentemente, Heusen e Volkers hanno dimostrato che eccitando l'oculo-motore comune od i nervi cigliari che gli fanno seguito si possono riprodurre sperimentalmente i cambiamenti intra-oculari, de cui dipende l'adattamento.
Sembra che con tutti questi elementi l'appa r ato motor e debba esser completo. All'attivita. di questo apparato corri:;ponde la visione da vicino; mentre la vista in lontananza corrisponderebbe semplicemente al suo riposo. L'autore s i è proposto di dimostrare che in realtà nella vista in lontananza od all'infinito interviene una poteuza ner vosa an tagonista della prima, che vi sono, non uno, ma due nervi dell'accomodazione, ed a tale scopo ha pralicato speri menli sul gatlo, sul <>,ane e sul coniglio.
Immobilizzato l'animale con un'iniezione di curaro a lla dose limite o di morfina nel tessuto cellulare, si mett e a n udo il simpatico cer vicale e si separa dai nervi vicini.
Si rende oscura la camera in cui si oper a. Quindi si dispone, ad una certa distanza dalla testa dell'animale, una sorgente luminosa, i di cui r aggi, cadendo sull'occhio, producono le immagini dette di P urkioje. Si p r ocura di avere l'una a fianco dell'altra, d'una parte, l'immagine corneale, e, d'altra parte, a traverso la pupilla, la prima immagine crista~lina, i di cui cambiamenti di grandezza sar anno appr ezzati per confronto.
Si tagli a il simpatico; io seguito a questa seziope si può vedere in un modo non costante una diminuzione nella grandezza delrimmagine crist.allina. Questo cambiamento è generalmente debole e t11lvolla difficilmente apprezzabile; esso dipende, del resto, dallo stato precedente in cui si trovava rapparato accomodatore nel momento della sezione del nervo.
Gli effetti della ecci tazione sono molto più netti e più dimostrativi. Questo eccitam ento è prodotto colle correnti di induzione detl.3 tetanizzanti, come !'-i a doperano usualm ente in fisiol ogia; il suo risultalo è un in gr andimento dell'immagine cristallina ill tutti i suoi diametri. Questo aumento varia secondo la specie animale, l'età del soi:rgetto, lo stato di riposo o di stanehezza del nervo, l'inlenl'-ità dell'ecci tante ed inlìr,e, soprattutto, secondo lo stato delle curvature del cris tt>llino imm ediatamente pr ima dell'eccitamento.
Ora il di re che l'eccitamento del simpa tico dPtermin1:1 l'ingrandimento dell'immagino anteriore cristallina val quanto dire che questo ecci tamento fa accomodare l'occhio per le distanze lontane, per l'infinito, ossia che esso produce l'appiattimento del c ristallino.
Quale é il meccanismo di questa defor mazione? Qual e é l'organo motore messo in azione dal simpatico 1 Stando a qua nto è coMsci uto e generalmente ammusso della dispo,-izione e delle inserzioni del muscolo cigliare, non s i saprebbe quale delle sue porzioni possa colla sua contrazione produrre un tal effetto sul cristallino. Ma si può ammettere che su questo muscolo come su molti altri (muscoli dell'intestino, dei vasi, della stessa pupilla), il simpatico agisca per inibizione. Si trova infa{ti nella immediata vicinanza e nello spessore stes~o del mu scolo ciglia re un plesso gangliona r e, vale a dire cellule nervose, elem enti ch e generalmente ven gono considerati come sede dei fenomeni nervosi dotti di ar r esto o di inibizione.
Fatte anche tulle le rise rve su questa interpretazione, resta s tabilito, secondo l'autore, ch e il gran simpatico cervicale è il n ervo dell'accomod azione per la visione in lontananza od a ll'infinito.
La nut rislone della retina, partloolarmente della. fovea centrale . - NUEL. - (Annales d'Oculistique, luglio, 1891).
Nella ~ua piìt g ra nde estensione, la coroid~ ha la segu~nte disposizione: alla s ua focc ia esterna, essa è unita alla sclera. t ica per lamin etle molto lasse, le qua li la«ciano fra di esse larghe lacune, il di cui insieme fo rma lo spazio dello sopraco r oideo. Que sto spa zi o se1·ve, pe r una pa rte, alla ci r colazione linfatica e, per altr a parte. r ende possibili gli scorrimenti alla faccia interna della sclerotica, nel momento dei movimenti accomodator i dell'occhio.
As traz ione fatta da qutJste laminelle sopracoroidee, si può facilmente suddividere la membrana in due strali, dei quali uno esterno, fortemente pigmentato, contiene i g rossi vasi: lo s trato interno, poco o punto pigmentato, soprattutto nei <;uoi piani JJiù interni, contiene nei suo i piani esterni i vasi di medi o cali bro e, del tutto.contro la sua facciu interna, i capillari. Un a laminella ialina mollo so ttile s epara i capillari dAlla r('tiua , ,•aie a di r e dal pigmen to r etin ico.
Notevole è la ricchezza vascolare nella c or oide; si può di re che essa è composta quasi esclusivamente di vasi unili fr a l oro da un po' d1 tessuto connettivo, <l1sposlo in larnine, composte di qualche fìbra ricoperta di larghe placche endolelia h . Queste lamine lasciano fra di esse larghe fessure inlerstizial i, più sviluppale in due luoghi: nel l imite tra i grossi va si e quelli di un calibro min o re ed alla fa ccia esterna dello st ra le, <lei grossi vasi.
I capillari della coroide sono tutti olla faccia interna ed in contatto c0lla r eti na ed il loro numero aumenta note volmente in ,•ìcinanza della macula lutea; in corrisponde nza dellafooea c entralis la f0 rmazione vascolare raggi unge il suo massi mo di sviluppo . La maggior parte di questi va~i hanno la slruLtura d i piccole vene.
L'autore dice esser e 1,tato e gli il primo a segnalare !"azione preponderante che eserc itano i capillari coroidei nella nutrizione della r elina, azione indicala da certi falli di ana tomia comparata e dalla circostanza c he la rigene razione del r osso retinico aniene non da parte degli strati r etinici interni (i soli provvisti di va:;,i), ma da parte della coroide. Si sa inoltre quanto le malaUie della co roide interessin o vivamente la sensibilità retin ica .
WsgenmAr.n ha OS"-ervato nei conigli le alterazioni oftalmos copiche consecuti ve alla s ezion e isolala dei vasi centrali della r etina e di quella della coroide. Egli ha constatato che dal punto d i vista della nutrizione della retina, i vasi coroidei banno un signifi cato m olto piu g r and e dei vAsi retinici.
La disposizione dei vasi co r c,idPi in corrispondenzt.\ della macula lutea e della fooea cen tralis fornisce un polente a iuto in fAvore di ' 1uesto modo di ve der(', per ciò che riirnarda la specie umana. Il luogo r elinico in cui gli scambi n ulrilivi, necessitali dai processi foto-chi mici nei cani , sono più intensi, é eviden temente la fooea centralis e sue vi cinanze, quando i "asi retinici vi fanno completamente difetto.
L'abbo udanza dei vasi coroidei in corri spondenzA de lla regione maculare e la less1LUra serrata in questo punto del tessuto della cor oide, permettono inollre di spiegare alc uni fatti di patologia . È in tal modo che si può co mprendere la de,iazione dei vasi che l'autore ha segnalato negli occhi mic,pici e che è dovuta al fatto che la porzione coroidea della macula, fermata dall'aderenza più fo rte fr a la sclerotica e la coroide i n questo si to, s i distende meno nella dilatazione pr ogressiva dell'occhio miopico.
Questa disposizione spiega in1, llre l'elezione d1 domicilio fallo a livello della macula dalle alterazioni limitale della coroide, tanto nella mi0ria fo rte, che in tutte le altre affezioni oculari dipendenti si a dalla sifilide, sia dall' albuminuria .
I vA!<i core,idei de lla macula co n pareli cosi sottili ed in numi-ro cosi g r ande non poss ono, come nel res to della cor oide, distendersi, spostar.ii accavalla r si gli uni sugli a ltr i. Stirali dalla disleosione dell'occhio, vi s i prod urranno più fa cilmente sta si e lacer azioni.