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aGu U\' CASO DI OCCLUSIONE INTESTINALE
nece,;sario di stnbilire delle regole precis e. Ciò intanto fa cile. poiclu'> l'occlusio ne intestinale assume decMso vario. ed c varia di natura, come pure ne i dilrerenti rasi va1· a la toll era nza dell'infermo. Il fatto più importante t.· lo stato dell'Intestino, la presenza o l'assenza di trnella paralisi delle pareti, la quale per se stessa co!;tituisce una caus·1 grar(' di occlusione.
Ma.' o 1\oh son ha esegui to e visto eseguire una cin,rua ntina di laparotomie per occlusione intestinale, erl i.· ,·enuto nel convincime nto che i risultati so no sempre
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Le sembrano favorevoli. perchè non vengono puhblit.:nti t11L11 i cns! di morte. La f(l'<lnde difficoltà sta nel riconoscct·e i casi, in cui bisogna operare subito.
Antichievitr.h in nn raro caso di incarceramento interno non ehhe dal la laoarotomia il successo desiderato. Trall::nasi di tor..done o rolvulo da s inistra a destra del tenue. Ln mot·te avvenne per ripetizione dell'incarcerazione.
Hose nl,aclt ha notato dei danni dalla laparotomi a. fn conclusione i chirur!-!hi hannoopinioui diffe1·enti circa il perico lo che l'operazione per se stessa npporta ..\ lcuni la ritengono esente da pericoli apprezzabili. se condolla debitamente. e tal e da dare nn a speranza di favorevole successo !;uperiore a qnalulliJile altro metodo di cura. Altri invece la ritenJ!OOO di utilità talmente dubiJia, da doversi praLira•·e solo quando tuili :;!li altri mezzi di cura sie no falliti: fra altro bisogna andar cauti uell'nl\OI'at·e l'intervento clti rurf!i eo davanti ai fenome ni di una intestinnle, perchè si corre il di fare un atto operati\ O superfluo come nei casi di occlu,i11ne da turuata innervozione e in quelli prodotti da special o posizione del tenue o lunghezza del mesentere. [ noltre nei ca'i di occlu:;ione essendovi un grande indebolimento dell'energia canliaca, l'operazione, come ultima ancora di salvezza, l comi/i mai fecali, !Solo {I'Cilloidi, dimostrano rh e l'o:-laeolo dove' a risi erlere bemi nelle parLi ha• se dell'mtestino. ma uel trnue. non nel crasso. li ttWWI't' si presentava obltmgo, ed escludeva la torsion e; era, oltrechè molto dolente, ùi consisten.:n Mn durn uw pastosa e non otluso alla percussione. Però la po ·a resistenza poteva dipendere dalla difficoltà di rilevare questo carattere fisico a causa dell'intermezzo delle pa,:eti intestinali, e la risonanza poteva essere prodolla dal meteori:;ma delle anse circostanti. Era poi spos1abile. come appunto d tumore fecale.
5c mpre praticabile per il risentimento del nerspecialmente nell'innen·azione del cuore i• che nna Japarotomia può sempre in una donna rln tum or P o,·arico. quando lo j!enerale uon i• alte1 ato. ma non cosi negl i affetti da che nsi in un o molto depresso. Non infine dimenticare che. nei casi di strozzaBliiW'I....,.n lo intemo e di invaJ!inazione. il si tro,('ril quasi itahilmente innanzi alla peritonite. rapida e pronta rPn de irrimediahile in seJ,!uito a tali accirlt>nti.
NPI ca:-;n nostro ave\·amo: costipazione assoluta. dolore izl a lo, ''omi ti, fe caloiùi. apire--sia con tinua. meteori!\mO '""'''· . ... ' "''m e, coi fianchi alquanto abbassati; modico tumore ngo , poco resistente , dolente , non ottuso, spostabile, corr ispon dente quasi in totalitit al quadrante inferiore siBistro dell'addome; individuo adnllo, inizio tempestoso, emissione di poco sintomi nervosi .
La castipn::iane assol wa tende ad esclndere la prohabilith dell'invagi11azi one. ed. appartiene piuuosto alle altre forme di or cl u.-ion P.
Il dolm·t• locali::ato più intensamente al sito del tum ore deporreblw per lo st1·ozzamento interno. ma può inrlicare anche l'inta:'amen lo fecale.
L'rtpinwsia continua in cli na ad escludere la prohahiliti1 di'Ila PI'I'ÌlOnlle primitiva o ser·ondaria .
Il meteorismu tlllifonnr sta per la cla feci. il k9!ft ' r " nbfmssamento dei fianchi In probal1ile dell' osta1·olo nel tenue. li mt'tPorismo fn modiro, come n f> ll'in"al: in ozione, ma questo può anche essere nna prova che l'ostacolo ri;;iedeva nel tenue.
La posiziOne del tumore corrispondeva alla porzione del tenue compre ndente il tratto finale del e al principio dell'ileo.
L'occlusione da feci coglie tutte le età, l'invaginazione c propria dei bambini.
L'occlusione da fec i predilige bensì il ceco, ma può anc he avvenire in qualunque parte dell'intestino; l'invaginazione ò rara sop1·a la valvola ilev-cecale, la Lors:one caùe di preferenza suii'S iliaca.
L'inizio fu tempestoso, come nell'invag inazion e. ma la su•:ce::;sione e dei sintomi sono pure rap1tl i tJ uando l'ostacolo risiede nelle parti alte, cioè nel tenue, da tJualunqne causa sia dato , anche da masse fecali. si ebbe mai emis:;ione di materie mnco-sangu inoleo ti e tanto meno sangui gne, come nell'invaginazione, solo una volta uscì poco sangue e IJUesto poteva provenire da una ler:gera emurragia in seguito all'enorme stasi.
L'ultei'ÌOt'C dt'CIJr.vo fu pienamente favorevole all 'ammissione di ma:;se fecali indurite.
La comvleta risoluzione dei sintomi sia obbieuivi che suhicllivi escl ud e la probabilitit delle forme di occlusione da invaginnrnento.
La mancanza di pregresse malattie addominali appogg ia l'esclu sione dell'ernia interna.
UN CASO DI OCCLUSIONE INTESTINALE
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\ i era poi la sindrome dei si nt omi ne n osi. Le turbe nerYose. fra le quali la gastralgia, per un certo trmpo hanno dom iuato il campo morboso. necessario tenere in conto questo seco nd o momenlo etiologico, perchè pure eliminate le masse fecali non cessarono i minacciosi dell'occlusione, ma anzi persistettero per lungo periodo e ripetu te volte fe cero nascere il so.spello di una r iacutizzazione del proces"o.
L'infermo 1la due giorni era afl't>llo da influenza. Secondo il \l araglian o non esiste influenza, se non e:;istc catarro di qual clw mucosa. Circoscritto, limitato quanto si vuole, ma te.
È sulla mucosa eh& il principio infeltivo annida elettivamente , ed è in trnesto suo focolaio che poi, dobbiamo ritene re , :>i elaborano i materiali tossici che si ve•·sano nel ci rcolo e determinano i fenomeni d'infezione generale. Un altro corollario, che emerge in modo evidente dalle sue osservazioni è questo, che i priocipii tossici circola nti inlluiscono in mollo preponde•·ante ed elettivo sul sistema nen eome del resto arcade di quasi tulle le infezioni. Le nevralgie , gli spasmi. le convul sioni, le paralisi ecc. son tutti fenomeni da asrri-versi a perturbamenLi di innervazione.
La diagnosi più probabile adunque nel caso nostro è di intestinale da spasmo, resa completa da tumore {l'calt•, con catarro primitivo delle vie intestinali, difT;;so successi\ amenle allo stomaco ed all e vie biliari.
ente•·oclismi di olio serviron,) a sciogliere e ra,orire l'elim inazione delle masse fecali. La morfina giovò n togliere lo spa smo intestinale. Quindi questi due mezzi terapeulici r,ornb inati completarono la cura e confermarono d'altra parte la diagn osi.
Rivista Medi Ca
Un fatto slgniftoante per la diagnosi e l 'Interpretazione dell'albuminuria degll adolescenti.- Cr,E\IE-:T OuKES. - (The Lancet, dic. J891).
La scuola di Rugby suoleva riunirsi per la preghiera nella cappella alle 7 am ., quando il direttore di riunirla due volte alla se ttimana nella gran sala, onde lt·Atlare diversi argomenti di dopo la Quel"to nuovo costume di tenere per quindici minuti in piedr la alle 7 am. di due giorni p"r settimana, nella sala non v'erano sedie, fu seguito dai fatti ;,egueuti. Mentl'e prima rariss imam Pr rte acradevano lipotimie negli scolari riuniti nella cappella, svenimenti divennero frequenti m•lle riunioni dell'aula, e furono atlr·ibuilr allo sforzo della stazione in piedi a di quelli che a' vengono nelle truppe quando l'anno delle parate in chiesa, poi si dis,e che dipendevano dal caldo e dalla cattiva , ·entilazi one dPll'aula. Ma l'at:lore che le lipolimie non colpivano i g iovanetti più g r·acili e delicati, e che negli svenuti i l polso Pr'a forte e contralto, e sospettò che fos!'ero attribuibili a precoce albuminuria, cosa che fu verificata merce l'analisi dell'orina.
Un'allt•a classe di allievi che si levava alle 6 1/ 1 ed invece di andare nella cappella !'cendeva imrncdratamenle a scuola restando per qualche tempo in piedi, mostrò gli stessi inconvenieA t i. Questo !'ubitaneo cambiamento dalla
RH'ISTA 'IELHCA 371 orizzontale del letto per otto ore, alla !ltazione eretta, accompagnala dalla di una lunga !<Calinata, alterava talmente la circolazione renale, da produrre l&n'albuminut'ia transtloria.
Un giovanetto clte era rima sto lungamente in piedi, cadde feren dosi all'occipite. La qualità del polso indicò all'autore ehe poteva trattarsi rli un accec:,so d'albuminu r ia, e l'esame dell'or ina conft>rmò la diagnosi.
Le caratteriRtiche di questo l!enere d'albuminuria che l'autore chiam a pr ecoce, risiedono nell'infinita varielA delle cause , nella quantita dell'albumina che si rinvien e, o uella durata d ella rnulattia. Tutto ciò clw costringe i reni acl un lavoro eccessivo, come un brivido che arresti la funzione tut.anea, una costipazione intPstrnale, un eccesso nel mangiare e nel bere, una difficoltata ac:,similazione per stron e, un'e r editaria imperfezione organi deputali ad eliminare dal gangue le sue impurità aumenta la tensione arterio sa rlei reni producendo l'albuminur ia La quanti tà dell'albumina varia di giorno 1n giorno, d'ora in ora e men tr e talvolta non se ne r·invengono che delle traccie, talaltra si scor·ge un'abbondanza tale che IJuasi tutta l'orina si !'Oliditìca al calore.
In quanto alla clurata di quesla albuminuria l'autore assi· cura d'a vere in cura giovanetti di 14 e 15 anni, i quali o per una fati ca eccess iva , o per un raffreddamento istantaneo della· pelit>, sono di venuti albuminurici, e dopo due anni di cura non MilO ancot•a guarrli, ment r e in alcuni allri la malattia non ha durato più di gior ni.
Fra le storie cliniche dall'aulot•e riportate, vi P qu<>lla di un giovanetto che quando si sontiv11 perfettamente bene, mostra va albumina nelle orine, questa spal'iva al primo malessere dell'inl'er'mo, talchò la presenza dell'albumina diveniva una costante condizione che indicava lo stato di salute dell'infermo.
Di ques te albuminurie transitorie per freddo o per strapazzi ha oc:,servale a nche in f!iovani di 2?-1 anni, con la stessa forma d'intermiltE>nzo, di coincidenza COli la stazione erella, ùi scomparsa d'albume durante la notte.
Il risultato di queste considerazioni consiglia a non far di albuminuria m un paziente senza aver prima esaminato le orine, a non ritenere ogni caso di albununuria di adolescente identico all'albuminuria dell'eta matura, ma a bada1·e che essa non diventi il primo stadio della malattia di Brìght, a rifle ttere che quando è avvenuta l'rperemia renaie, se questa non si dissipa, l'albuminuria persiste in qualunque posizione del corpo e con qualunque dieta, mentre che !'e l'iperemia e e h·ansitoria l'albuminuria si mostra soltanto nella pl'sizione verticala del corpo, durante una fatica o dopo un pa;;to eccessivo; come se l'ipe remia si ancorché di debole intensità, ralbuminuria si fa persistente per la permanente d ilatazione dei vasi sanguignr, e teude alla lesio ne permanente dei l'eni. Queste lesioni possono giungere al punto da abolil'ne la funziou e come nella nefrite acuta e possono esser• tanto lieVI da inceppar la funzione rer!ale sol0 nella posizione eretta del corpo, nella fatica e 1lopo lauti pasti.
Esame mtorosooptoo delle materie contenute nello stomaco. - BuzOYGAN e GLuzrNSKr.- (Allg. wiener mr>dic. Zeitung, 1892, N• 6).
Il pro f Jaworski dimostrò le forme microscopiche che esser·e osser·vate sulle materie estratte dallo stoma co e specialmente indicò certe forme non s ta te finora p1•csc in considerazione. Sono dei piccoli granuli e cellule apportcneuti nl l'epilelio ci lindri co che riveste la mucosa dello stomaco, le quali s'incont1·ano in certi patologici di que!'\LO. Buzdygun e G luzinski fecero poi centinaia di mi croscopici del contenuto dello stomaco. Rivolsero innanzi tutto la loro attenzione a certi sPgni che l'endono possibile decider·e dalle forme mrcroscopiche se lo stomaco di cui si esarnnra il contenuto o no acido cloridri co. In quello s i osservano piccoli granuli g ialli l'iuniti a due, tre o quattro, cellule di muco e di essudato ed inoltre cellule epiteliali in di,·erso grado di òigestione. Questa forma microscopica é cosi caratteristica che senza esame chimico si può affe rm are che il contenuto dello !'\tornaco r·eagisce acidamente e.l è ca pace di diger·ire. Hanno poi g1·ande importanza 1 chP- prirno segnalò e che si incontrano il p:ù fre rruentemente ed in gran numPro. Ma ques to numero v8I'ia d1 modo che non potrebbe da esso trarre una conelusione dia1!nostica.
Il secondo importante costituente di questa forma microscopica cellule ep1teliali di cui po!'\siamo la dive r>-a specie. Sono quelle che giungono accidentalmente nello stomAcO (•'Ortle cellule pavimentol'\e vengono dal secreto della boeca), e quelle che derivAno dallo stomaco stesso (cellule cilind riche che la ga!'\ll•ira e cell ule rotonde e poligonali chr l'orrispondono alle cel lul e eire tapp ezza no le ,:dandole della mucosa stom ucale, cioè alle glandole che sacernono pepsina). Dalla presen za di <Jueste cellule pO!'\SOno trarsi alcune conclusioni t&nto p Pr la fi..;io!ogia della digestiono quanto anche per la pratica. La costante persistenzn delle cellule nello stomaco digiuno come anche pt>r tutto il tempo della digestione in di,·ersa quantrta prova che nello stomaco v·ha r!Ontinua esfoglia;r,ione delle cellule secernenti la pepsrna. Dalla loro prese nza nel contenuto dello stomaco s i può !Sen za la prova della dige"lione nrlificiale. concl u de 1·e che lo stomaco separa pepsina e dall'a!'lpelto dei g r nnuli diventati liberi se lo stomaco digerisce, cioè se oltre pepsina contiene anche acido cloridrico.
Elllnlnazlone dei prodotti tosslol nella febbre tifoidea aeoondo la oura. - RoouE e \VErLL.- (Jo urnal de Médecin e et de Chirurgie, di cembre 18!ll).
Roq ue e \V erli hanno studinto rinflue nza. che possono ave r e alcuni medicamenti sull'eliminazione per i reni dei prodotti lo!>sici secreti nellA febbre tifoidea. È infatti mollo interessante sapere quali s iano i medicamenti che meglio favoriscono l'diminazione delle materie prodotte dai microbi dell 'organismo. Ora è colla tossicità orinaria che si giudica della intensità più o meno di que!';la eliminaziOn e.
Roque e Weill hanno dappi'ima cercalo, con sugli rruate sia il g rado di tossic•là orinar•a nella febbre tifo1dea lasciata a se stessa.
Ecco, a '!Uesto riguard o, a quali risullu li sono f:tÌunti nello del trattam ento coll'aspettazione, coi bal!nì freddi e coll'antipirina.
Nella febbre lifoidea abbandonata a se slesea, i materiali lo!'<sìci prodotti dal bacillo e dall'organismo si elimiuano m parte durante la malatt•a; •l ,·oefficieute uro-tossico e t1opp1o del coellìciente normale. Ma questa eliminazione è incompleta, e si comp1e durante la convalescenza, in cui l'ipertos· sicita orinaria persiste per quattro o cinque setlunune dopo la cessazione della febbre.
:'\ella febbre lJfo•dt-a curata coi bagni freddi, l'ellmmazJOne dei prodotti tossici è enorme nel periodo dt stato della rnalallia. Il coefficiente urotossico di venia cinque o Mi volto che allo stato normale. Questa iperlossicità decresce a misura cllf' i sintomi si attenuano e che la lempet·atura discende, cosicché, sopraggiungendo l'apiressia e la convalescenza, l'eliminazione delle toxine è diminuita od il coetliciente ritorna no•·male. Il bagno freddo é quindi un lraltarneuto eliminatore. Esso però non è pel' nulla specifico, non la produzione delle toxine, ma assicura la loro espulsione a misur·a. che si p r oducono. Al contrario, nella febbre tifoidea curala coll'tlntipirma. l'eliminazione de• prodotti tossici é nulla tlnchè dUJ·ano la o la somministcazione del medicamento; i coellìcienti discendono anzi al disotto della normale. Si potrPbbe quindi c r edere che si tratti di un antisettico, il quale impedisce la formazione delle toxine; ma que sta azionP antisettica non l\ che apparente, perchè nel corso dell& convalesct>uza l'eliminaziOne delle toxine si fa b•·uscamente a dose grunde durante cinque o se tte g iorni. L'antipil·ina non è quindi un antisellico; essa non si oppone alla produzione delle sostanze tossiche, ma alla loro eliminazione. Hoqu e e Weill soggiun gono che, in seguito ai loro studi,
T essiPr ha fallo ri cerche dello <:tesso genere <:ulrazione del nartolo e che, secondo le sue Psperienze, questa ultima sostanza sar•ebbe un veJ'O Anliselt1 co, im pedrndo l u produzione deìle materie tossiche dU1'11nte la malallia l' la convalesc"nza.
P •eudo-eplle•ala vermtnoaa. - A. MAnTHA. - (Ga:;etle des Hopitau.c, N. i>,
Il dottor A. Marllm rosì riassume la memoria pubblicata negli Archives sugli accessi epileltil'o•·mi dovuti alla prt!senza della tema.
Gli a ccidenti opilettif'ot•mi, che colp iscono gli individui affetti da tenia, in un piCColissimo numero di malati e se ne trovano poche ossPrvazioni nella scienza.
QueAti accessi di pseudo-epilcssia prr!ilontano alcuni r.aratleri chi:' li dlffe•·ronziano dalr!•pilessia idiopatica: essi non colpi, cono il malato con cfuella violenztl caratteristica che si osserva nella vera epilessia . Il malalo ha il L!jmpo di prendere lo sue precauzioni, di geLL!trsi sopra il letto, di chiedere soccorso ere.; cos1 le cadute grav1 o le ferite avvengono in modo ac:;sa i er.cezionale. La durata dei pe riodi con''ulsivi e comatosi è che nell'epilessia idiopatica. Questi accessi hanno una certa tendenza ad assumere la forma periodica e ritornano nello stesso individuo tutti i mesi ad epoca luUi anni alla stessa stagione <•cc. Infine, all'opposto di ciò che si osserva nella epilessia vera, possono passar<> luoghis»imi periodi tt·a due accessi (due o tre anni).
Pare che l'uomo venga colto più frefJuenlemente della donna e che antecedenti nervosi e r ed ilal'ii o personali uon eser citino alcuua azione in ttueste manifestazioni convulsive. 11 predominio de i movimenti dJ un Jato del co r po non si osserva in un modo cosi regolare comH nel gra n mille. Quanto al grido iniziale, alla moJ•sicatura della lingua, alla schiuma della bo0ca ecc., questi >'Pgni si riscontrano o man cano, e non so no d'olcun aiuto per la diagn<,si.
La scomparsa della tenie fa gli attacchi epilettiformi. Ma soventi questa scomparsa uon è coucomitante e completa; il malato può ancora presentare un acccsc:o nei giot•ni susseguPnli, generalmente meno forte df'll.. precedenti. Molli malati, sono stati ad osservazione per ed anni (dieci anni) dopo la cessazion e accessi e l'evacuazione della tenia. e le crisi epilell•formi non si sono riproùolle.
Sul rallentamento del polao . - POTAIN. - (Journal de Médecine et de Chirurvù·, dt'cembre, 189 1).
Le del I"allentamento del polso sono assai oumei'O!'e e molte di esse sono comuni e possono d'altra parte non esercitare cile un' az•one temporanea. Si può ,.,,clln· trarlo nei casi di compr..c:c:ione cet·ebrale prodotta da un vf'rMmento sana-lllgno, in rePte embolie cerebrah, in al cune nevrosi, nella melanconia con nelle nevralfriC 1n ollo dolorose. nelle crisi di tabi, sopr·utlutto nelle cl'isi gastt"Jrhe, in alcune affezioni addominali e t1·a le altre nell'indi g-esti one.
Somerville ha cita to un caso d'indigestione prodotta ùa pesce sa lato, in seguito alla quote il polso si ft' r mò a 25 pulsazion i per otto
Anche alcune affezioni del Jar·inp-e ne sono talvolta la cauc:a.
Il cuore può essere l'ori,:tine, ma meno soventi di ciò che si cr·ede; e se si riscontra il rallentamento con certe lef'ioni, fa d'uopo notar·e che questo stes!';e lesioni possono cSI"lt:re senza rallentamento, di guisn che é amm rtll'I'C un'allt•a contlizione prrrhé il fenomeno si pr·oduca. g stato per altro osservato nella stenosi mitra le, ma ciò è un fatto del tutto ef'cezionale.
E' stato r•iscontPalo specialmente nella degenerazione adi· posa del cuo r è. Polain ha veduto un caso, in cui il nume ro pulsa7ioni era a 15 e trovò alr autopsia un mollimento del cuore in tuLt.u la sua Cosi rJuAn lo nel corso di un'affezionA cardiaca, si osc:erva un nole,·olf' rallentamento di polso, é m ollo probabile che vi :.;;ia un' 111terazione di quell'organo.
G li avvelenamenti, colla digrtal e in particolare, l' itle ri :.:ia rallentamento momentaneo. Infine in molti inolrv•dui, durante la corwal escenza di malallie acute, il rallenlam('nto può i!iungere a 40 A tutte quec:te cause devesi aggiungere quello morbùso che è stato denomi nalo polso lento permanente; ma in questi casi si devono fare distmzioni, perché pare che il polso lento possa esistere allo stato fisiologico. P o tain ha conosciuto un inf'iivi.J uo. molto robusto, a lpinista, il quale non aveva mai avuto chi' :12 pulsazioni. Un fallo simile è stato osservato in un coltivatore chP- non aveva che pulsazioni e Vigourou x ha rifer1to un caso ancora più straordina rio in cui non si a vevano che 20 pulsazioni.
Tulla ,·ifl, per apprezzare srmtll fatt1, 18. d'uopo conoscere elle VI '-'OliO falsi rallentame nti Jet polso nel senso che può esistpr·e un certo numero di pulsazioni non distinte e che s1 a lternano colle altre. Vi sono casi, in cui, il ritmo es$cndo del lutto regolare e sembPando normale, si percepisce all'ascoltazione, nell'intervallo dell e pulsazioni, un l'li· m0re sor·do, una speci e di oscillazione che si riproduce una o due volte e cile si manifesta sul lr·acciato con una certa irregolarita: queste sono sistoli cardiache aborlilP. polso lénto avvicina ai ca<>i in cui vi ha alternativa di battili forLi ·e di battili deboli, passando questi ultim i più inavvertiti.
Benché questo stato sembri soven ti lìsiologico, spesso però qu esti soggetti presentano un certo numer·o di accidenti , come il raffreddamento estremi tà , e I'onzii alle orecchie, e sopr·attutto alcuni accidenti n ervosi, come le "erle sincopi e talvolta vf'ri accessi epilettifor mi. Questa i• la forma vertiginosa con o lipotimia che venne ri111 un malato del riparto .
S i ll·alta dr un giovane di 18 annr, il quale è entrato allo spedale prec:entando fenomeni nf'rvosi singolari che sono com inciali sei p r 1ma. A questa epoca il malato e s tato colto lutto ad un tratto, senza causa appa r ente, da costrizione toracica, con opprec:sionP, sen,.azione di debolezza generale e tendenze alla pet· la durata di una me:.:z'ora c irca. Da quel momento, le cr'isi si sono r ipet ute
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e la pi>rdita di conoscenza è stata completa. Cion ondimeno, l'esame del malato ha dimostrato che in lui tutto era normale, ad eccezione Jel po lso, i di cui battili non er·ano che di 4H per minuto, cii, che è del tutto anormale a quell'età.
Gli eprleltiformi hanno assolutameute l'aspetto rlella vera epile"sia, salvo !a crisi iniziale che manca; ma rauro può vPnire a completare la rassomiglianza . Nell'intervallo d•·gli acceS!'\i, persisto nC\ soventi alcuni fenomen i, come unn certa alterazione intellettuale, la perdita della mem or•ia od un po' di stupore.
Acca.!•• che gli accessi diventino piu frequenti a che i mnlati soccornl.lano rn tal modo, a meno che non soprag::iunga un'aiTt>zione intercor•rt>nle o veri disturbi cardiaci.
Forse ciò potrh ac,.a Jer>P nel malato in discorso, nel quale nulla si trovtt nè nel cuore, nA nei vasi; per· il momento, i' neces"ario consider·are questo stato in lui come una nevr·osi che eccita il bull.lo e produce cosl il rallentamento del polso.
Niente di più si può dire sul caso in parola, il quale rimane o::;curo nella s ua Pziologia; si sa però che, in questo mulato, alcune cause agi:;c0no in un modo particolare. C'lsi i di"turbi gaRtrici aumenhmo in lui questo rallentamento. Ciò è inlP· rt>ssantf', per<:fr(· un ratto analogo si riscontra in altri mnlall, e Potain ha veduto un uomo, il quale, dopo una contu sio ne conser·vò i-0 pulsazioni per m olto tempo.
É mollo difCìcilc, in questi ratti, pronunciarsi sul pronostico, perché PS!"O f> a !"SOlutamentP variabile. N ei casi verament:l è m eno f!rtrve, non è molto raro che, anche iu quei casi. non si pr·oduca alcun fenomeno anormale: l'alpi· nista, di cui si è parlato più sopra, aveva avuto ad una certa epoca accidenti cerebrali m ollo gravi, e Napoleone I che 1 resPutava, dicesi, il polso lento permanente, sar·ebbe andalo sog;.:t;llo ad accidenti epilettirormi.
Quando, n el vecchio, si nota la comparsa di fenomeno, si può sempre ritenere la prognosi comP gravt>, pPr·chè si lrRLIA quasi sempre di una alterazione cardiaca gr·ave e pro· gTf'S"iva.C(>ntr·o tali accidenti, d'altronde, quasi o nulla la terapia; la cafl'eina può riuscire utile in alcuni casi, ma è necessarro prima di tullo ricol'!'e r e all'igiene e specialmente a ll'ig iene dello stomaco, perchè sovenli si deve cercare di sopp r imere i r iflessi gastrici che possono eRsere l'origine deg li uccidenti e per lo meno la f:(ravezza.
Varietà dell'a.am&. - POTAI;>;. - vournal de Médecint: et de Chiru r gie, dicembre 1891).
Gli accessi d'asma Yero sono quasi sempr e notturni e, se si durante il giorno, si è perché essi sono stati provocati da una causa particolare. !!freddo o l'umidità sono bastare in alcuni casi. Il carattere notturno non c quindr per istabilir e la natura dell'asma, di cui el'listono molte varietà e d'o rigine molto differente.
L'asma può essere puramente ereditario, ciò che si O><serva nei soggetti giovani, i quali presentano lalvnlta una predisposizione d el tutto speciale. Ren soventi anche, i soggelli sono nevropatici, e molti di essi avvertono un mal essere prenunzialorio, stanchezza, abbattimento, che prefln g iscono l'accesso per la nolte successiva.
L'isterismo si complica anche talvolta Ad acceRsi d'asma ch e possono allernarsi colle manifestazioni, ciò che si '>piega, poichè si può considerarlo come una nevrosi di natur•a artrrtica .
In alcuni avYelenamenti, l'asma non è raro: si può risconlrarlo nella malaria, nell'avvelenamento arsenicale o
L' asma può essere prodotto dall'eccitamento di un punto pa rticolare come nell'asma d'origine nasale per polipi, tum efazione cronica. poi vi è quello che é causalo da un disturbo gastro-intestinale; tuttavia, sal'ebbe inesatto con8ider·are come asma qualsia.si dispnea che sop raggiunge in quelle cor.dizroni.
A nche il rene può essere l'origine dell'asma in due condizioni difl'erenti: negli individui all'etti da calcoli non i> raro sopraggiungere accessi che scompaiono òopochè i ca lcoli sono stati eliminati; sembrn d'u ltra pllrle che In stessa cosa possa osservar si per i calcoli del D'altr a parte la nefrite inlerstiziale può dar' luogo a veri di as-ma che sono allora originati dall'uremia. È degno di nola il fatlo che questo avvelenamento può da r luogo a forme di di8pnea diffe renti , dispnea di sforzo, dispnea di Cheyne-Stokes e dispnea asmatica. In questa forma eli dispnea il regime !aLLeo da i migliori
Le \'arietà dell'asma sono quindi mo lto numerose e fa d'uopo alcune volte analizzare i casi con 111 pi ù grande att0nzione per giungere a dele rrnina1·ne la natura.
Oefalal g la. croni ca . - DANA rl'Ophtalmologie, novembre 189 1).
L'autore distingue le cefalalgie croniche e funzionali, che o nevralgie, emicran1 e o semplicemente cefalalg!P. La sed e di questi dolori é sempre localizzata nel trigemino, nel nervo vago o nei primi qunlLI'o nervi cronici.
La cefalalgia occupa abitualmente la pe1·iferia di quel"ti nervi; la nevralgia 1·is iede noi tronco o nell'estrerilita centrale; l'emicrania é una nevrosi che interessa uno o più nervi cervicali producendo disturbi motori, secretori, e va-.omotori. La dura madre é la sede più frequente t"ella cefalalgia.
Le cefalalgie so no sop1·aLtutto mollo forli da ollo a venticinque a nni e da trentacin c1ue a quaraotacinque anni; i fanciulli ed i vecchi ne so no esenti. Le cefalalgie croniche funzionali, secondo Dana, possono essere considerate come il di uno stato speciale d ella nutrizione; e""e comprendono specialmente le fo r me diatesiche, tossichr., ner vose e r·iflesse. La forma nervosa deve esser coll'antipìrina, coll'antrfebbrina, colla caffeina e coi bromur1. l dolori di natura nervosa esig"ono un tr·attamento gene· ral e . l dolori reuma tici devono essere curali cogli ammoniacali, col cloralio, col calore.
CJompUoazlonl della. soarlatttna. - CAIGER. - (Ga.:l'tte d e,q !16pitauz, 14fl, 18!)1).
Cai ger ha 1·iassunto lo studio di 1008 ca;:i di scarlattina osserva ti nel 1890 al Southwestern Feoer Hosp ital di Londra. 11 mas"imo df>i casi fu in settembre ed ottobre. La mortalità generalo fu di 4,67 p. 100.
L'olile purulenta fu la co mpl icazione più frequente. Ec:.sa tu notata in 126 casi, cioè 12,9 p. 100. Ne furono specialmen te a ffett: i bambini; la complicazione fu mollo più preeoc • e mollo più f•·equente nelle for m e gran
Tre volto l"olam !'n le l'infìammsz10ne si all'apoftsi mastoirl en, ma non determinò nè piemia. né meuingite.
L'a.lenite dei del collo fu osservata in 69 casi, fatta astrazione dalle adeniti accompagnanti l'angina s,;arlattinosa.
I ga ngh suppurarono in 17 malati .
La rinite fu notata in 58 casi. Essa e1•a frequentemente eonc:.ociata con rotorrea, e, come questa, colpì soprattutto i ba mbini. La r inite precoce dei primi giorni é un segno pronos tico grave. ·
L'eczema fu riscontrato in 32 malati ed occupava specialmente le ali del naso, il labbro su peri or e, il gi r o del padiglion e dell 'o recchi o.
L'albuminuria semplice fu constatata nel 3,1 p. 100 dei casi, la nefrile nel 2,7 p. 100 dei casi. La stomatite ulil reumatis mo sarebbero an che frequenti , 2,8 e 2,7 p. 100.
L n congiuntivite fu osservata nel 1,24 p. 100 dei malati.
Rtons P oLLAK. - Contributo allo atudlo dell'influenza . - (Wi ene r Med. W ochen, N. 5, 18921.
No n è intenzione dell'autore di offrire con (Juesto suo lavoro una dettagliela patologia e te r apia dell'influenza. Sar ebbe questo, a s uo avviso, un·impresa superiore alle forze di un o so lo e che non potrebbe compiersi con se non da uno studio collettivo e per quanto possibile estendentesi a tutte le località visitate dall'epidemie.
Medica
Eqli vuole limitarsi a r entler di pubblica r agione le proprie oc:c:er vAzioni in quanto eC>c:e posc:ono offrire un'interec:!"e
Anzitutto s i affaccia la quPc:lione dell' infeziosita dell'influenza, su di che le opinioni dej:tli osservatori della precedente epidemia sono alquAnto discordi . Però la maggior par te di essi inclinano a erodere che la malattia non punto o sia assai poco contagiosa. Ora pe r quanto ci é dato di conosce r e dal risultato clellP oc:servazioni !'Ulle recenti epidemie, par e che si !!olia preparando una rivoluzi oni' rwlle idee per cui ora si propE-nde ad asse!!nare all'influenzA il posto tra la schiera dei morb 1 contagiosi.
Per chiarire bene questo punto c:arebbe a de!!-iderar'"l di potPr conoscere il più e!'tPc:amente possibile quanto c:i é os"er·vato sopra la compor!'O. del morbo. specialmente in paesi lontani, sui paesi ri!>.pArmiati e sulla diffuc:ione dE'Ila malattia in pianura. Questa complessa con oscenza sarù forse il ric:ullato di uno s tudio internazionale.
L'auto r e ripor ta quindi due propr ie osservazioni che cr.lar·ehbero a pro,•a r e la natura della malatt•a.
Come è noto si distinguono tre forme d' influenza.
1° la nervosa, 2° la respiratoria, 3• l'intestinale. Se ron questa distinzione si vuole solamente intendere che si dian o c11si in cui i sintomi da parte di c:iogoli o r gani o sistemi in predominanza, come precisamente suole avvenire in molte malattie, non vi si può obiettare alcun che, pm·e si potrebbe l'accomandare anche di cambia r e il nome del pr•imo g r uppo perc hé i casi ad esso appa r tenen ti si distinguo no meno pe r la manifestazione ni fenomeni prellamenle nr rche p P. r sintomi lli grave infezione con iull'res"amenlo del cer vello e più anco r a del cuore. Qualora però con questa dislìnziono si vuoi esprimere l'ide11 eh differ·enti forme di malattie , anzi se in questi ullrmi t empi s1 ò c::ostenuto che affezioni domestich e (malattie in una ,fami.: lia o in una abitazione) corrispondono ad una sola forma , un tal modo di vedere sarebbe poco giustificalo.
Anzilullo si t r overa con rigorosi es a mi e risconL1·i, che nella loro gl'ande maggioranza i casi d'infl u enza r approMn- e che invece le forme pure, vale a dire i calli che si possono schierare in una dala categoria sono raric::-.;imi; t utt'al più possono &!'Criverc::i alla Jll'lma classe certi casi d'influenza i quali si iniziano con fenomeni nervosi gravi e che dcco•·rono felicemente, come spesso accade di osservsre n c1 bu1nb ini; ma se si continua ad osser·vare questi casi un po' a l ungo non di rado s1 finirli a constatar e o una cor•zza 0 un legge1·o catarro gusll'ico, imwmma qualche fenomen o di pr·•>cesso infiummatorio.
In secondo luogo le osservazioni raccolte in nume1•o tlr.ienle dimostrerebbero che le malalt1e ù'intlueuza manife"'la tesi m un!! sola casa possono oll't'ire forme assai differenti. L'autore dice di non aver 08ser·vato in tutto che selt" casi d'inlluenza a forma pura ed oltre a questi non più di 10 o 12 altri che per la preponderanza di certi spiccati fenom en i potrebbero ascriversi ad uno dei sopr annomina ti gruppi, lutti gli allri casi e r ano indubbiamente misti.
Nell a straordi n ar·ia va r ietà dei sintomi di influenza non è facile il pr•ecisaro esattamente le complicazioni. In gener ale si qua)i(kano per complicati quei calli d'inllueuza nei quali per es c:ere intere!'sa to gravemente un organo od un intero si"te rna prec:entano un protratto o finiscono con "sito infausto. Allo S.!opo di giu ricard bene c::ul decorso è vandistingue• e le complicazioni in precoc:r cioè quelle che f<Opravv e ngono nei primi g•omi della malattia, ed in tar·dive le '(Uali in;;;o1·gon<• nell'ultimo decorso e costituiscouo il pa ssuggio alle ;.uccessioni rnor·bose dell'influenza. Su quPsta distinzione l'autore intende rilo r ntu·c in per ora e g li si limita a segnalar e lo complicazioni da lui stesso O!iser vate e distmte secondo il sistomu colpito.
Pr·im ieramente , complicazioni nel dominio degli organi r ecr. pira torii; tre volle egli Yide nei primi giorni lo sviluppo d1 fl'nomeni d' andna lurgore delle am1gdale sino qua cr.i all'u gola, iperemia di tutta la mucosa delle fauci, dolori n ell'inghiottir<', turgo1·e delle ghiandole lrnfatiche dinnanzi e p ost er ior·mente allo sterno-cleido-rnasto1dt>o. Que!:'ti fenomeni si di leguavano prestamcnte colla cura ordinaria dell'angina: d ue volte si vide svilupparsi la faringite cronica
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La bronclute ap partiene ai sintomi c1mlinali della influenza epper·ciò anche le gravissime bronchiti che si sviluppano nel co rso dell'influenza non si possono riguardare rome complicazioni della malattia. In 5 casi l'autore osset•vò emottisr non lo sputo striato di sangue ma espettorazione di spum oso. Osservò inoltre 5 casi di pneumonia lobulare 1 quali rappre!'lentano le co mplicazioni tardive, ma;Ji. in alcuni durante la ronvalescenza e guarì senza reliquati n.. ) periodo di 8-H gior·ni. Quattro casi di pleurite che decorsero fav o revolm ente. Anch e la pleur·ite rappresenta una com pli<·azione tardi va.
Tra le eomplicazioni l'intestino eglr ne vide un caso gravrssimo e tra quelle del sistema nervoso vide due casi di grave psicopatia.
In altri cinque casi d'influenza lo stadio iniziale della ma· lattra fu caratte rizzato da gravi convulsioni.
Tutl1 questi infe rmi ernno fanciullr, i fenomeni iniziah della malattia erano imponen ti , la febbre a 40,6' e 41,8', con tutto ciò il decorso fu in tutti favorevole.
Son da annove rarsi ttncor·a le orùina rr e nevralg-ie delle que.li si ossM•vò una intera ser·ie Esse fecero la loro comparsa sempre nogli stadi ultimi ed per· lo più il trigemino, più spesso le due prime branche, ment1·e la terza non fu colpita che rn uu ca!:.o . Non rare fur·ono le nevralgie intercos tali, due volle si osservò l'ischinale su una durata fu di l a 5 settimane. Per cura delle nevr·al;..de fu necessaria in due casr la corrente galvanica agli altri bastarono g1i ordinari mezzi curativi.
Furono di nota tre casi per la comparsa ciclica degli aecessi nevralgici e per la lo1·o difficile cu ra.
Dando uno sguardo a queste molteplici complicazioni si tr·ova che i sintomi d'angina, le psicosi, le con vulsioni e pro· babilrnen te i srnto mi intestinali figurano quali complicazioni p r ecoci. Solo eccezionalmente si virle la polmonite quaiP com· plicazione p r imaria. Alle complicazioni tardive appar tengono, la far·angiLe cronica, la polmonite, la pleurite e finalmente le nevralgie.
L'esperienza acquistata nelle epidemie passate c' rnsegna che l'in(]uenza nogli individui precedt>ntemente affelli da croniche infer•milà assume un docor"•o assai sfa \'OreYole e che dura nte o dopo l'influenza, la malattia anteriore subisce un notevole peggior·arnenlo. An che le persone cho in precedenza ave va no superat.o qualche rualatlra sono disposte a r eùicivare .
Ma è da temersi specialmente 16. co mparsa delr intlueuza in s oggetti tubercolosr; su di essi $ooo concordi gli srrittori. L'autore non o<=>servò fjuesto peg!!ioramcnto che nei tuber colo"'• che trascur·arono l'influenza o che fur·ono mal curuti . In quelli osservò rapidi prog r·essi ùt>ll' infiltrazione, tubercol osa, pleur1te, ditu•rea ecc.
Specialmente dannoso glt parYe per quei rnaluli l'uso d1 grandi ùnse dei rno1ierni antipiretici.
Ci nque dei malati osservHti dall' autor'e avevano in nllri tem pi superata una poliartrit.-. Otto ammalati d'influenza si lrova r ono pure alletti da Pnfìsema che non si modrfìcò punto durl.lnte la malattia. ancora tra i s uoi malati tre indi vidui affetti da aLer·oma dt>ll'ao rta ; in due Ji e:-,; quesla malallia non pr·o lus"e apprezzabili disturbi, uno però ebbe acco:ssi d'asrnu. Subito dopo lo. comparsa dell'influenza ven ne il morb1llo, cosicché l'autore ebbe l' occAsione di os· il decorso del morbillo in fanciulli che poco pr·ima a ve vano supe r fllO l'Influenza; di queste osserva zioni no fece otto . Il decorso del morbillo fu oltremodo g 1·ove, l'esAnte ma co pioso, le macchie erano molto gl'twdi, di colore O!'lcuro, spnss.) confluenti, t' la cute sana come nel vaiuolo appar·iva molto tumefatla. Molto spesso s i osservava associnta al morbillo la polmonite con fenomeni genera li.
La lliagno«i, per nulla diffìrile, si accertava di solito fin dai pr1m i gior·ni. Più diffkile, ma soltanto d'rnter·esse teoretico, fu il ditforonziarce tra l'influe nza ed un altr·a malattia la quale no n è di"'srrmle dali intluenza ch e per In sua comparsa spo racli ca.- Trattasi qui di affezioni febbrili che nel loro esol'drre prPsentano fenomeni molto g ravi. P e r ò i fen omen i locali che si manifestano in seguito e che inter·e,sano gli o r gan i •·es pira tori e digestivi sono ed il decorso ò rapido e favorevole. Se pur·e qualcuno di questi casi si poteva 2!) ritencr·e per leggero tifo addominale •·estava tuttavia di es!li un buon numero in cui la sp ro porzione tra i sintomi locali e generali non trovava la sua simile che nell'influenza. For$e io que1 casi la ricerca del sangue o dei mate riali secreli potrebbe condu1·r e ad una retta dia gnosi.
Nessu n altra ma lattia stata cosi diversamente giUllirata ri guat·do alla noportan za come l' influenza; ciò dipende dalla frequenza delle sue complicazioni dive rsissime nelle varie localtlà.
In quanto 11lla sua cura l'autore riassume cosi le norme tet·apeutiche:
Saeà bene che ognt iufiuenzato stia a letto e con tutte le r egole comandale pe1· un vero ammalalo <ia polmonite. Far Mpet•e alla fami glia che nei primi giorni mig li o r erà ma che ciò non ostante dovrà rigorosamente restare a letto e che mollo a lungo dovrà r estaee in camera onde ev itare le complicaziom che costituiscono tutto il peri· colo della mslattia.
Alla maggior parte dei suo i pazienti l'autore somministra l'antipirina ulla do!'\e giornalier a di 1 gr. ad 1 ge. e mezzo, ai bambini da 20 a 50 centigr ammi. Sotto l'azion e dell'antipirina cedono bensì la cefalea e la febb r e, ma gli stessi effetti si sono avuti dal benzoa to e salicilato di soda oppure dalla t'enacetmu. Conlr·o la tosse trovò l'ipecacuau a e ti clor oùrato di mor·fìna in soluzi one. Contro 1 vomiti il lau fano m goccie, contro l'emottisi l'acetato di piombo e la rno rfìua , coutro lo "lato d'èccilamenlo il sulfonale.
B -.;ognu !arsi bene <lalle gt•au li dosi dei moJerni nn· lipirettci etl antinevralgici, specialmente se combinatr, tale sarebbero l'acetarulide, la fenacetina, rantipirina ecc.
L'autore concltiude coll'e,;prime re la f.-rma couvinzione che uoi n•ln abusando delle dosi d i certi m edicamenti saremo in g rn lo dt rispar·miare ai mal a ti spiacevoli accidenti uon solo ma ev iteremo anche le pericolose complicazioni della malattta e quindi rtusciremo a far discende1·e la cifra dòlla sua mortalità.
Hivistachihuhgica
HoRREKS - Saproemia nelle aoottature. - (The Lnn cet, ottobre 1891 ) .
Nelle scottature gravi ed estese, l'infermo l=lp8S!=:O r·icupera i sensi dopo il collasso che Lien òielro immediatamente alla scollatura, ma muore n el secondo o tet'lO gio rno, e la morte suole attrib uirsi alla reazione che segue il collar:;so, all'acerec;ciuta sensibilità de' nervi terminali, ed All' esa urim e nto che ne è la consegue nza. Il paziente: diviene inquieto, cianotico, comatoso, ed in questo periodo l'assorbi men to di materiali m orti ed irrita nti p r oduce l'esito fatale.
l.e lesioni che si r iscontrano dopo la m ol'te sono l'effusion e sierosa ne'venlricoli cerebr ali, la congestione dello s tod•'gl'inleslini e della sostanza polmooat·e. Il caratte r e eongestivo dell'infiammazione potrebbe spiegarsi con l't·saurimenlo che segue l'accidente, ma vi sono sintomi i quali r ivelano un asso r bimento di tessuti mo rti e maltrattati, che può benis>;imo effettuarsi subito dopo la !'cotU\lura, non piu qua ndo compaiono le granulazioni, le quali mancano di linfatici, quindi il mo,•imento d e' materiali avviene dal di dt>nlro al di fuo r i, a meno che non si eserciti una compressione nelle granulazioni, nel qual caso il movim en to di materiali può essere arrestalo, od anche invertito.
L'in version e della corl'ente ed i SUOI e ffetti «i vrdono meglio nelle ulce ri <ielle gambe, dove, se i m a te rialt Outscono libeeam ontl:', la tempera tura si mantiene n o rmale, eli il paziontr non acc u sa sofTerenze; ma se si esP r cita una co mpresl'lione sull'ulcera, se s'impedisce lo scolo drlla marcia, o !'e si rom pe la barrier a de ll e g r anu lazioni, le sos ta nze settiche penet rano nell'organismo, si eleva la temperatura, in.. orgono sintomi p-enerali di assorbimento.
Dopo le cauterizzazioni di te..suti viventi, avvi ene un perché la parte cauter izzata si disora-anizza tra!;(ormandosi in una crosta di carbone, i tessuti circoRtanh s'infiammano, le arterie e le vene si riempiono di Rrum1, <;i formano degli emboli, i linfatici che contengono minor quanti lA di tesRuto ela<;t ico si contra ggono meno de' va«i guigni, le cellull' alte r atE> vi penetrano, al di là di que.,t'area di stasi e di trombo"i per considerevole estensione si stnblli.;;ce un'iperemia attiva ed un sovraccarico della corrente sangu1gua, aumenta la diapedesi dalle distese arteriole e da1 capilla r i, si manifesta il calore ed il rossore della parte, d llusso dei linfali ci aumenta per l'aumentala diapedef'l delle pareti vasali, 101:1 delle pat•ticelle solide sono a"sorbite ed attratte nella corrente linfalica. Tutto ciò é dimo s li'alo dalla prontezza con la quale le particelle di iodofoem io e d'oppio vengono assorbite d& una "uperfìc1e d i scottatura recente, e producono e tretti sull'organismo.
In conclusione, !'Ì può ritenere che, prima dello sviluppo delle grunulazioni, i teesuti aumentino il loro potere di assorbimento, e che. IJUando le g ra nulazioni sono formato, fanno da bari•iera all'uller•iore ingres!:'o di materiali nell'orgamf'mO e comincia un notevole aiHusso ed una diapedesi cellula re dal di al di fuori.
Ora è molto p r obabile che di tessuti alterati dalla gcottatura pogsa produrre un aumento di termogene"i mdipendentemente da ogni altro elemento s llico. l L•·ombi asettici elevano la termogenesi; tlopo le fratture ::-emplici o le vaste contusioni c·,.. 'fuasi semp1·e aument<:> cii te mperatura proporzionale alla lo:;ione, a l volume fi·atturato, al numero de' vas1 che circondano la lesione. Cosi nelle scot tature noi abbiamo una quantità di danneggialo o mortificato messa in con· dizione di faci le assorbimento, che, quantunque asettico, mc,;so in circolaz.ione agisce co me sostanza irritante.
I nfatLi, la temperatura del cor po, im mediotamente dopo una vasta scoLLatu ra , scende da 37• a 36•, questa depressione
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continua per 24 o 48 ore, quindi si avve1•a una graduale ascon•ione nelle 12 or e sino a 39• e 40°, ascensione che som 1glia a quella dovuta all'assorbimento di sanguigni ase tlrci, perchè tien dietro immediatamentP alla ed é graduale e continua: il suo massimo, re,.,ta eozzella a O!:'cillazioni :riornaliere. fino al lcrmme di otto giorni, quando le granulazionr formano la ba r riera. Il pol<;o, du1·ante il periodo reattivo, aumenta in forza e fr<>quenza, la forma della morte ne' casi fatali mdica una tromOO"i polmonare, perché accompagnata da dispnea. <'ian osl, rumore sistolico della base, irregolaril.A e rapidité. delle pulsazioni del cuore per incool'dinazione del muscolo ca1· l1aco.
I n allr1 casi letali sopravviene il coma, che si fa sempre più p1·ofondo, e la forma della mol'le somiglia a ClUelln di un avvelenam ento narMtico, perché le sostanze inilanti, invece di una trombosi polmona t·e, han pr·odotto una para lisi dei centri del la circolazione e della respir·azione come nell'avVP ieMm ento per ptomaine o coproi?'lasi .
Qu este considerazioni possono avere un'importanza sul trattamento delle scollature; .ad ogni modo indica11o che la tempe ra tura dev'f!ssere misurata f1·equentemente od accuratame nte, perché se i 40• il pericolo è imminente, e la mor te può avvenire in una delle forme dcc:;critle. Bisogna impet!ir·e l'assorbimento più che sarti immergendo le parti scottate in un bagno freddo di liquido non VPnelì co, onde lavare continuamente eri allonttware i tessull bruciati dalla superficie aso:;ol'bente. Con tal mezzo l'autor e, curando un'estesa scottalul'a del lm·ece in un bambuto, vi.!e s c.. ndere la temperatura da 40' a 38', e lo stupore l'l la sonnolenza. Bisogna evital'e ogni fasciatura anche compressiva, onde non compr1mere le parli <'ombus te contro la super·ficie asso1·bente. contro le bea nti ho<' r ucc1e de' lmfatici.
Parallel dl alcuni musooll del braccio dopo lesione della regione 1opraolavloolare.- Pror. KAHL ER. - (.4/lyem. wiene r .\1ed iz. Z eitcmg 46,
Un uomo riportò Mila r·egione sop racla vicolare sinistra un tr auma, pel quale non solo fu ferita la pelle, ma ancora le parti piu p rofonde e con queste altreslla wna giugulare interna. Ne seguì una violenta emorragia "il paziente t·u Ile in sincope. Con l'allacciatura della vena la emorragia fu fermata. La fel'ita guarì, ma rim ase una parttlisi della estremità super1o1·e sinistra. Quale con.,eguenza della a,. \'l'Il uta lesione si OS!"e rva al disopra della clavicola ::;m1stra unu cicatri ce longitudmale con un infossamento profondo pF'r tessuto re tratto. Con la palpazione si sente che iVI il te ssuto cutaneo è aderente col tessuto cicatriziale pl'ofondament•• situato. Dalla posizione della lesione e dai fenomeni che d mulato pr<>senta argomentare che i nervi cervicali, che qui posano fra g li scaleni per riunirsi al plesso brachiale, sono stati offesi. Poi che si s a che le t•adici dei nervi cervicali che si partono dalla m dolla spinosa corrono con tratti separati prima <li unirsi al plesso brachiale, po,:;s1amo così spiegare la distribuzione dei fenom en i pa ralitici dpJla eskemita superio1·e sinistra. A dPstra si vede la est1·emita superiore nortaalmente sviluppata. A sinisll·a spicca tu differenza i contorni della spalla; poichè si vede un notevole dimagramento del delloide, e le ossa chiuromente r1saltare solto la pelle e ben disegnato l'acromi nn, e solto questo. divisa di'l un solco, !11. testa dell'omero. E,.,ploran.to la funz10ne del deltoide si trova completamente defìcit> nte; so s i solleva il bracc io fino alla or1zzontale, e>:so ricade sub1to g iù, appeua s i allontana la mano c he lo so stiene. Non è visibile nel muscolo alcuna traccia di cambiamento. Il secondo muscolo rhe occ01'1'e esaminare è il bic1p1te. Questo si Rente at1•ofico. Quando inv1tiamo il malato nella posizione supiua del bt•accio a fa1·e un movirnen Lo, sco rgrarno che la funzionf> di quel muscolo manca completamen te . Lo "lesso ve •lesi pel lungo supinatore. Il malato non può col br•accio in pronazione, fare alcun movimento 1H'l- l'arti colazion e del gomito. P er· conlrupno!'\LO gli altri muscoli della estremità sono bene sviluppati. La pr·essionc ma no è forte, anrbe il trie-i pile è del lutto normale. Abbiamo quindi una d istribuzione molto importante della pa1·ali,i; es<>a ha colpito i l deltoide, il b1cipite e il supinator luugo. Questa paralisi limitata a un determinalo gruppo di muscoli può tro vare completa l'<piegazione anche solto Il rapporto anatomico e climco, poichè sappiamo che nel luogo Iella lesionA i nervi cervicali che partono dalle radici anteriori, il sesto e il settimo, coreono onco r a separati. È questo il luogo in cui si cerca quando si vuole ercita.r·e elettricamente i nerv1. Nei cor doni unttH'HH'r del segmento rerncal e delh.t miJollu spinale sta nno cellule ganglionat'l così che certi g ru ppi di muscoli sono in rapporto rispetto alla loro nutrizione con certi g1•uppi di cellule. radici che dPrtva no dai roni anter101'i cmTono fibre nervo<>e che sono destinate per un gruppo ln que!:-lo le radrci sono state divise, e cosi i mus coli in cui noi osserviamo la paralisi sono stati privati del lot·o rappcwto con la midolla spinale. La lesione e avvenul'l in un punto che sog liamo mdicare col nom e di punto sopraclavicolare dell'Erb. S e, do.l lato snHO ùPl malato, si eccita questo punto, vediamo come 11 b1·accio subito prende la cnsi detta di g ladiato1·e; i muscoli si contraggono con forza. Dal lato malato il b1·acc1o rimane 1mmobile alla eccitazione elettrica. Quando i per lo:-.ione dei IOI'O nervi sono t•eparati dat centri trofici nella midolla spi.tale, si p r oduce in essi uno specia le degene r ativo che ha lA sua nPlla det ta reaz ione di degeneraz:one. AnatomiCAmente, nelle pal'li periferiche di un nervo che è separato dal centro, SI produce un pr ocesso degenerativo. La mrelina si r aggrinza e si d1-Sa a poco a poco in mac:se granulo::;e, anche il cilindr·o d'asse sparisce, co!'iccbè finalmente non rimane eh<> la dello Schwan . Come i r.ervi, ,·an soggetti alla degene razione anch e i relativi muscoli. Con l'aum e nto del tessuto conn ettivo si Atrofizzano i tubi muscola1•i. per tempo anomali" si rendono manifeste per aller azroni della ecc1tabilila ele ttrica. Normalmente ogni mu-
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!"colo é eccitabile dalla corrente faradica ::;ui nervi (e0citazione mu!';colare indiretta). Quando si eccita il muscolo direttamente l'i ottiene in ogni caso un effetto determinalo. Dalla corr••nte galva nica sono i nt> r vi e i muscoli t>g-ualm enle eccitaLI, erl ò noto che con l'aumentare la forza della corrente <·on un o rdin e dete1·minato si succedono le cont raziOni. Si ha prima una contrazione di chiusura del ratode, con corrent•· più forte una contrazione di chiu5:nra quindi unA controZIOIIP d'apt>rtura dell'anode e fìnnlmente una conkazione permanente dell'anode. N el malato Ilei professore Kuhler '•1uesta normale delle contrazioni o;;i dimostra nel deltoide sano; la eccitazione del muscolo degenerttlO non ha dapprima alcun effetto; solo con conenle mollo forte s1 vede una contr·azione tonica lenta. I fenomeni della reazi one dl deg-PnP razione che compari5:cono dopo il dei n ... r vi consistono in questo: che subito avviene nel must;olo In totale, poi seg:ue n r lla prima 5:etti· muna un t·apido abbas samento della ecc itabilità faradi ca e n-al vantctt indit•ette, cl te, alla fine della prima settima nn, sp•·s"o gia dopo pochi giorni, scende fino a zero. An che la er.citabilllà faraclica dirella indebolisce, ma più lentan wnte nrt•iva fino alla nbnlizione. La ecci tabilità !!al vanica dirt>lla dei muscoli diminuisce nel primo tempo, ma più ta1·di riprPnde un aumento che spesso é mollo considerevole, il muscolo giu a 0,5 o 1 milliampere. Quin<Ji compari-.ce la fo1·ma coc:ì detta di contrazione lenta e la prevalenza della contrazione di chiusura dPII'anode su quella di chiusura df'l catode. SI-\ 11 m uscolo finalmente é completamente morto, vediamo che l'aumentala eccitabili lA di nuovo diminuisr.e; e dopo un anno o un anno e mezzo ogni traccia di contraziOne alla chiusura dell'anode é sparita. Allt·imentJ succede quando a' via la guarigione, cioè quando si ristabil isce il rapporto dei nervi col centr o . Dapprima comincia a torna1·e la motililà ed aumenta !:ll'mpre più. Dupo sedici settimane, la eccitabilità galvaniCA indiretta o la faradica diretta ed indiretta 5:ono an<'ora comple tamente perdu te. P iù tat·di questa si ristabilisce molto lentamente, ma la eccitabili tà g al vanica ù1retta rimane pe 1 ' multo tempo abbassa La; gia da lungo tempo é ri stabilita la rnotilità del muscolo, mentre ancora per:-istono le contrazioni ·toniche lente. A tal grado !';O)o allora fenomeni si manife<>tano quando i nervi 5:0no stati veramente colp• ti da lesioni profonde. Nelle para ll::i per comp ressione vediamo compar1re fo t•me rned1e della r ea1.ione di degenerazione. La più importante dimostrazion e della forma media della reazion e <11 è la contrazione tonica lenta, poiché a llri fenomt>ni molte volle variauo. Questa contrazione è sempre caratter1St1ca della reazi ont> di degene razione.
Quet-to malato è ancora importante perché in lui s1 i· manil'··stata, dopo quella lesione, una forte rauceùine. L esame delle lal'in ge dimostra una totale della cor·ùa vocnle sini5:tra; la normale mobilità di qut?sta manca comp letam ente. Questa paralisi può solo avt>rP per In pa r ali!<i del ricorren te; necessariamente quindi deve esc:rre avi n questo qua lc he alterazione. Come sia avvenuta non è facile spiega r lo. Non si può pensare che Hc lla ponetra7.ione dello strumen to fe ritore sia stato leso il rico rrente ll611za che sia stata intaccata la carotide clte davanti. Bi sog na qui n di ammettere che n ei tentativi di ar re!lta r e la emor 1·ap:ia co n l'allacciatura della veua ginp;ulare, vi l"ia compre5:o il ricorrente, e Ili qui la sua pat·ali5:i. Il prof. Kahler s i domanda, r ispetto al se può a vvenire la r iunione dei capi del nervo l'<'Ci!lo e '"ii ri!>ponde che , sebbene diflìcilt>, la posstbil ità vi é, dappoirhé spesso la ri unione avviene anche rlopo tre e 5:ei mesi.
Congresso per lo studio della tubercolosi. - "essione o Parl f!i. - (Sezi one di chirurgia). - (Dalla Rerr'e de c/11rurytc, fase. 9 del 1891).
Suppura•ione delle lesioni tube rc olari. - BABÉS pensa che la é p rr,vocata da un microbo, strt>ptococco, s tatllococco, ecc sopr aposto al bacillo di K och: l'infezion e prodotta d a questi microbi prepara in certi casi il terreno all'invasione de l bacillo; in tali casi evitando la invasione pri-
3!H. Jli\"ISTA miti va si po tr ebbe spesso evitare l' insorger·e della tubPrcolo8i.
IJALLOP EAUX r ico rda c he, dietro gli e;;:am i s i può affe rmare con Ct>rll'zza che gli asce;;si freùdr. le adeuiti suppurate, gli e mpi e mi possono prodursi in a"seuza dt>i mic ro bi patogeni Ne l lupus i bacilli p r ovoca no, pare, la purazione medrante lP so!'ta n ze chimiche che essr talora la li nfa dr Koch, che è sterilizzata, produ1·e lo qp,so e tle tto e per una a zione chimica.
VhRl"EUrL ha ri cercato la causa della trasformazione de!!li asce!'SI freddi rn 8!'CPS!'i caldi, e trovò che ciò succed" prr l'rnvaslona dei m rr robi piogeui, circos ta nza che può e..;::;ere favor·evole al maluto, ché l'ascPsso, diveuuto caldo, f!ll8l'ISCe presto senza lasciu r e la fistola come quello freddo. For,e in tali ca s i i microbi piogeni e ntrano in lotra col bacillo tubet·colar·e e lo 1lis tru s.!go no. Verneuil aperse un focola io tuber·coloso, e do po poc hi giorni, constatava anco ra nel pus la presenza dei bacilli, inoculò degli streptococchi piogeni: si pr·odus><o una infiammazione acuta, ! bacilli scomparvero e l'asce!ìso guart. Si potrebbe for se utilizzar·e qut>sla cir costanza nPlla tc r·apenticlì.
TAv t-:R:-ItF.R e LELOIR pt> nsan o che questo intervento dci microbi piogeni, non sa rPbb r certo favorev ole pellupus, p11ichè essi constatarono che i lupus secchi non co nle nf!ono bacrlh della to. uppurazione, i quali esistono invece twi lupus e quec;.tr han no un audamento ta nto p1ù ra pido quanto più qut>lh !-Inno ab bond a nti. Occorre quindi nella tet·ap<>utu·a del lupus e il baeillo di Koch e i micro bi pin!!en1.
ARLOING ammette anche che il bacillo di Koch puit esser piof:teno specia lmente qua ndo è attenualo.
All ' ultimo congresso si ammetteva gt> neraltn ente chP e 111bercolosi cht rurgiche e ra no dovute ad una infezione dr bacrlli in piccolo numero, ma invece il loro uumero non imp or·tanza, ben si la loro attenuazione. I n iella ndo a i cohai tiri baci lli attenuati col cal01·e ogli vi pr odusse la suppurazione e la tubr.rcolo s i s i generalizzò solo più tardi. Fa llo sante ques to e forse in rappor to all'allro cons ta tato dal Koch che i bacilli morti producono la suppu razio11e.
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ConNrL riconosce cl1e il microbo ddla pu6 da solo produrre la suppura zione, ma il fallo è raro, e per lo pill n egli ascess i freddi d'o ri gine g an glionar e od ossea vi a llri mi crobi , ordinariamente stafilococchi, in qua lche caso streptococch1.
Ammette pure che la suppurazione dat.a dal bacillo tu be rcolare è in r·apporto colla sua attenuazione, ma qui interviene anco r a un alleo fattore, cioe il let•reno \>U cui !'vilu ppa, potendo la reazione p r odotto da llo stesso n1icr·obo patO!!Pno variar·e non solo a seconda degli o r ganismi su cui si spe rimenta ma eziand10 nello stesso individuo a Reconola dei VA!'i ' lt-ssuti.
Tra ttamento chiru r gico della tubercolosi del tes t icolo.raccomanda di non mai attendcr·e per agire, g iaC'ch è il testicolo i> s empre esposto ad es"'er·e invaso coul"et.:ulivomeute ad uu ascesso tubercola re dell'epididimo. Bisog na llltresi guat·darsi dal praticare operaz roni pat•ziali, ignipuntur·A, r aschiamento, iniezioni di jodoformio, ecc., mu esportare largamente la r egione invasa. Infiue occorre per quanto è possibil e evitare la castrazione totale, c he ind ebolisce asl'ai i malati fisicamente e li deprime momlm e nte.
L'op erazione da preferir·si 6 la r esezionc to ta le dell'epididimo accompagnata dalla distruzione del testicolo, quando questo pure è a tta ccalo, med1ante il lermocsutet•io. llmaluto cons erva così un testicolo appa r ente, un testicolo miJra le, come lo ha chiamato Yerneuil, e non ha più il focolaio tuber·colare. Quando rl testicolo è 1n ter·es$alo e v1 sono listole Hcrotali il tt•att.amento da seguirRi è l'ablaz1one col raschiamento di tutte le p at•ti lese.
Vt:R.N t::UIL l'icorda che egli da più d i vent1 anni co ndannò la castrazione come una operazione detestabrle iu causa per la fre quenza con cui è da gen eral izzazione polrnonara o meningea. D'altronde asportando un testicolo t ubercolare non s1 può avere la pretensione dr togli er e un focolaio capace di infettare l'organismo, poichò 80 volle !:iu 100 colla esplorazione r e tta le si rileva che la prosta la o te ves cichelte seminali sono già attaccale dalla tubercolosi. Della tub e rcolosi del liquido dell'id r ocel e sintomatico della tubercolosi. - T uFFIER appogj:(iandosi al fallo chP gli spandi m enti s ier osi di tubercolosi dei soltostanti sono in generale vi r ulenti e p r ovocano la tubercolosi per inoculazione, cercò se questo si ve r ificava pur·e pc1' l'idrocele.
L'idrocele tubercolare. è di due la primitiva, di cui il Sigmunds d'Amburgo esa gerò la fr equenza, c la va"inalite !'econdar·ia: di que!'ta sola, senza i11vasione appr·ezz;bile della vap;inale, si occupa l'autore.
11 lrquido è in quantità Yariab'lt•, giallo citrino, ide11tico a quello dell'idroct:le comune: lo "pant.limento d "Pe"so bilaterale. In quattr·o casi fu espor·tato il testicolo colla vagina le, senza apri r e la sierosa che fu riconosciuta intAtta successivamente. All'esHmP del liquido non si rin\·ennero bacilli di Koch, ma le inoculazioni peritoneali nelle caYie diedero in tulti i casi risultati positi vi.
11 liquido dell'rrirocele sintomatico di uua tubercolosi dell'epididimo, tan to acuta che cronica, è virulento: e l'inocula· zione può rischiarare la nei casi dubbi.
In questi casi f> indicata la puntura con iniezioni battericide. Se si all'intervento radicale bisogna esportare il testicolo e la sierosa per evitare il pericolo di una auto-infezi:me.
Trattamento rle/lc tubercolosi locali mediante uJ,ie;ioni di sol w; ione di cloruro di zinco al 10 •;,. - LANNt:LONG m tra, all'ospedale T rousseau, trenta ragazzi con tumori bianchi curali col suo meto,to delle iniezioni a! clot•ut·o dr stampi p r esi col gesso p r ima del tmttameuto che in suno oltr epassò i tr e mesi e le l O in iez ion i , s i constala tu tutti la notevole riduzirme di volume, la consistenza dei suti che sostituirono le fungo ...ilà molli, ed il rit•H'OO tiella rnob!lilil articolart>
Lo stesso metodo si applica contro gli ingorghi gangl iona t•i e collo s tesso successo.
L'autore pratica in pr esenza del congr esso pa r ecchie inie· zioni per i- articolari, in uu caso di sacr·o- coxalgta per dimo· strare la sua tecnica oper ativa.
Co uoR Ay tra \lò nello stesso modo e con ide n li co risullato pare cchi tJltri casi, r ileva ndo le conclusioni seguenJ,i:
1' Occorr e pra ticare le iniezioni nello parli profonde e n on nelle fungosità, negli asces<>i o nei seni fi.,tolosi:
2• Q uando SI deve ad un inter·vento qualsia"i: rAschiamenlo, sequestrotomia, ecc., è necessario aver praticato in pr·eccdenza di verse iniezioni sclerogene a separare i tessu ti morti dai vivi, creAndo una barr·iera contro l'autointossicazione;
3' Bisogna, appena scPmata la sensibilità della regione, dal ;:;econdo al quarto giorno, stabi!ir·e una compressione rigoro"a e peolungala, la quale previene gli spandimenti ,::rui l!ni o li fa rapidamanle scomparire, al pari della gonfiezza dei tessuti;
4' Allorché la "clerosi è completa, i malati devono P"Ser lMciali in riposo, esercitandosi lentamente e me n te ai movimenti nor·mali che r itornano da loro stessi, per·ò in mi!>ura va r iabile. Non devesi permetter e la deambuln,.ione che con riserva, e non prima di sei settimane o due me<;i dopo l'apparente guarigione.
Tr attamento delle tubercolosi locali colli! inie;ioni di etere io rloformi;;zalo.- VERNEurL pt•esenla all'HOtel-Dieu parecchi doi suo i malat i affetti da tubercolosi chirurgiche, e fa rilevare i buoni effetti che ollif'ne coi melodi blanu i, inie..doni iodofor miche, iodoformio internamente.
E gli insiste sul fatto che molli di tali malati, guariti dalla lo ro lesione locale sono m imminente pericolo di recidiva, ad evi tare il quale occorre con ti nua r e a lungo, per dei mesi non s ol o, ma per anni, !;'enza interruzione, il t r atta m ento col io loformio: cinque a dieci centigrammi al giorno, "'Ono !'empre ben tollerati e sono sufficienti, e a questa sola condiziono si può p r omettere a tali sventurati una sopravvtvenza di lunga durata .
Egl i segnala inoltr e una modificazione de l p r ocesso, che pe r q uanto in appa!'enza di poco rilievo, ha pur·e la sua importan ze: raccomanda cioè di lasciare la cannula in per q ualche tempo dopo praticata l'iniezione, perchè l'etere
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iniettato evaporizzandosi possa sfuggirsene senza distendere oltre misura la saccoccia
Risultati remoti della guarigione di ascessi freddi colle inie.;ioni di olio atl'ioclo.formio. - BERNARD dimostra l'efficacia di crueslo metodo: accidenti gravi sopraggiunti in seguito alle ini ezio ni coll'etere iodoformizzato l'hanno indotto ad abbandonarlo per sostituirvi l'olio che, mescolato all'iodoformio, non diede mai luogo vd intossicaz ion e n è a gangrena .
E gli pensa cbe l' o!io si riassorbisca più rapidam ente, e dia luogo a più rapide guarig ioni ; ma queste proposizioni non sono ancora d imostrate.
L'iodoformio in cavità chiuse gode di proprietà curative più ene rgich e che allorquando vi sono fistole (VERNF.UIL).
È importante, sulla durala e il risultato della cura, la tecnica opera t• va: oleosa è al10 p. 100; occorre disinfezione accurata ,Iella pnrte e del trequarli a d evitar·e fistole e inoeulazioni secondarie, e della cavità ascessuale mediante acqua di nat'tolo.
Questo metodo dà modificazioOJ energiche degli ascessi tubercolari anche ossei: su 30 casi si notano 25 guarigioni.
Peritonite tubercola r e trattata coUa laparotomia e guarita colle inie.;ioni di siero di sangue di cane. - PINA RD comu· nica l'osservazione di un bambino affetto da peritonite lubeJ·colare con ascite v oluminosa; una prima puntura diede olt•·e 4 litri di siero torbido che si era riprodotto pochi giorni dopo; la palpazione non somministrava alcuna indicaz io ne
KIRMISSON praticò alla clinica Baud elocque la laparotomia; il pet·itoneo parietale e l'epiploon erano gremiti di g ranu lazioni tubercolose. Si lavò largamente la cav ità con soluzione satura d'acido borico, e si richiuse la ferila; non vi fu reazione, ma il licruido si riprodusse. S ei settimane dopo PINAI'ID praticò una ini ez ione soltocutanea di 2 eme. di siero; alla seco nda in iez ione il liquido comincia a riassorbirsi e dopo poche iniezioni la guarigione sopraggiunge rapidame nte. Il ragazzo gode pe•·felta salute.
T ecnica ope r atoria pel drenaggio delle caverne polmonari. - PoiSIER e JoNESCO sostengono che si può giungere tìno a queste caverne altt·averso la pa rete toracica anteriore o
S ul davanti si fa col teemo-caulerio un'incisione dal!a metà dello stet•no a 4 cm. al di solto della inLerlinea sternoclavicolare; essa seguita il primo spazio inte1·costa le per nove cm.; incisa la pelle e il cellulare sotlocutaneo, appAre il g r an peltorale di cui si alla1·g a un interstizio e n ell'ape•·· tura si lo ;.pazio coi suoi muscoli. All'angolo este1·no della piAga può dislinguer·si la vena e l'ar teria toracica anteriMe, e talot·a il tn!lrgine superiore del piccolo peltorale; nell'angolo interno l'arteria e la vena ma mmar•a interna: si ha in mezzo uno spazio libero di sei cm. cieca.
Divisi i mu scoli inlercosta li con una incisione parallela allo spazio, si mette a nudo la ple ura, la quale é àcterente o no . Nel pr!mo caso, che è il più Qomune trattandosi di tubercolosi, il termo - cauteric apre larga mente la caverna; nel secondo si provoca la formazione di aderenze, rimettendo a qualch e giomo l'apertura della caverna, ovvero si suturan o le due pleure per r.prire successivamente. Talora si do vrà attrave rsare un notevole spessore di tessuto polmonare grPmito d i tubèrcoli: si abbia allora l'avvertenza di diri gere l'istrumenlo un poco all'mdielro ed in alto.
P oslerio1·me •1te si p['!ltica l'incisione dall'apofisi spinosa della 7• vertebra cervicale fino all'angolo superiore interno della scapola; s i d ivirle la pelle il trapezio , il l'omboide cile si sposta per \'edere il terzo post<> riore della 2• costa che si p el l1·atto di i- cm. e sotto apparisce la pleura. Qu esta via. deve ris ervarsi per certi casi speciali; quella an teriore , più breve e fa ci le, permetlP. inoltre un migliore dr e naggio .
T ub ercolosi retro-malleolari. - CLADO designa con tal nome una forma clinica che principia dal tes!luto cellula•·e r e t•·o- malleolare o dai punti ossei adiacenti. Le guaine Lendin ee e le ar·ti colaz ioni vicine rimangono inco lum i; cita in appoggio osservazioni cliniche che lo dimostrano.
T ube r colosi emt-laterale. - CLADO presenta due casi di lube r cololòi localizzati !'U una solo metà del corpo e rimas ti tali in un lunghissimo pe riodo di evoluzione. In altL·i d ue casi tube r colos i emilaterale si complka coll a presenza d'un fibr oma e d'u n 'adenoma alla mammella del lato fiano: si tratta di due soggetti ibridi tube rcolo-artritici coi ca raLLeri delle due diatesi. T r act amento della tubercolosi renale. - OuRET riassume cosi la s ua pratica. L 'inte r vento opet·atorio é indicato quando l'affezion e tubercolare al è bene localizzata; la nefrectomia primitiva •' rara ; la nefrolomia non ha la stes!>a grH· vtta, potendosi, se del calòo, ricorrere pOI alla neft•ectooua secondaria . O u t·onte una nefrotomia può, nel r aschiamento dei focolai tubercolosi, esser condotti alla nefrectomitt sottocapsulare immediata; praticò questa operazione due volte per la via lombare o la guarigione s i mantenn e in un caso oltre un anno. T r attamento col ris caldamento elevato delle tubercolosi delle estre mità (ginocchio, pied e, gomito, mano) - VERNEUIL e CLADO tt•atlano questi casi in •tu esto moùo: un fol'no fallo di mattoni sovr apposli riscaldati, prima di metterli 111 posto, ad una tem per atua·a elevata; una volla costrutto il forno viene ri rope rto da una da lamic1'8 co n un' opertut•a per pa;;sarvi il membro ed impedire la dispersione del calore. Si può cosi ave r e uua temper atu r a di 130 e piu Il m embro involto n ell'ovatta è inta·oùollo nell'apparect•bJo ; le sedute di r iscaldamento sono quotidiane e durano da un' ora ed una e mezzo; i primi momenti solamente sono penosi, ma i pazienti si ttbiluano a q•tel'lta elevata l e mpe..atura.
VERN EUIL a ssoci a a ques to m cgso l' uso interno dell'iodorormio alla dose di 5 a 10 centigr. al gior no per piu anche dopo la guat•igione.
Gaarlglone, dopo operadone , de ll' eohinoooooo a lveolare 4el fegato . - B RUNNER. - (.\1iinchene r med. Wochens, e Ccntral/J. fil r dìe meri. Wù.s enscll. , N. 4, 1892).
Ad un uomo di 2.} anni, che a veva rla l ungo tempo sintomi di pleurite des tra fu operata la sezione della ottava cos ta, ma n on usci che poco s ie r o. F ece capo alla ferita la membra na d'un ascest\O subfr enico dalla pleura e dal diafram ma, e dopo ave rla fi3sa ta alla ferila fu dato l'sito a oopioc;a quantità di mat·caa bruna, senza odore ; e l'esame di •tue'<ta e di un pezzo t><>ciso drlla membrana ca rdP!lo aRccsso, fece vcdt> re che s i trattava di un e chinococco alveolat·e del regalo. La cav ita qu a nto due pugni umant si ristrinse molto lentamente: anche dopo un a n no l'apertura era nccessibile pel dito indi ce e s i trova vano anco ra nel tessuto delle j>ftreti callose membt·ane di echinococco. Si rc:oecò ancora da ogni la to un pezzo di costa s i esportò la pnrele co tennoso della cuvilà col coltell o e h· fo r bi ci, bruciandola fìMimente dappe rtutto col termocauter o. Ciò non pertanto, la grave emorragia che si era manafcs tata durante la operazione, s i ripetè dopo d ue giorni, e, n on ostante la complicaziune con la epati te, la nefrite e la bron chite, il malato guat'l. La cavità della ferita per lungo te m po mollo secernen le si cambiò in una piccola fistola, che, dnpo tre mesi di esistenza, si chiuse da se stessa, cosicché il malato, un anno d opo la seconda operaz ione, po té esser e considerato co me gua rito .
Il B t·unner r ichiama l'a ttenzio n e su questo caso che é il primo di ecltinococCI) alveolare del regalo guarilo m ediante op era zionr, poicl 1é i tre casi finora tr attati con diversi mclod i ebbet·o tutti e s ito letale. P el ca ralle r e mali gno della nfCezione, pe r la dislruzione centrale e l'accrescimento periferico e la inulilila di tulli gli Ps ped ienli palliativi, sembru che la escissione delle pareti con s uccessivo abbru ciamento sia il mi glio re processo da seguia·si.
Rottura dalla arteria menlngea medla senza frattura.RAN:-lOIIOFF.- (.l rch . .fzir Klìn. Chir. e Centra/b (ùr rlie mcd. Wissenclt, N. 4-4, 1891).
Questo caso è importante non solo pe1' la mancanza di un11 les•one esterna, ma prmcip11lmente per il Iuugo per•oJo latente prima della comparsa dei sintomi cer ebr ali, e perciò, benché la non sia stata conferma ta mertta di escoere riferita. Si trattava di un uomo di 28 anni, che cadendo da una scala dalla altezza di piedi, senza per de re 111 cosc1enza, rtportò, apparentemente, soltanto la ft•altura di un anlibraccJO . Solo la mattina detl'oUavo giorn o comparvero i primi fenomeni cerebr·ali, sopravenne il coma, In d•lalazione dellu pupilla sinisLr·a e il pol>:o di solo 40 a l minuto; un poco più tardi r isalì a 70; la temperatura n el rello La orina es t•·atta al catetere del peso Hpecilìco di 1040 conteneva zuccher·o. La più esatta ispezione de l cranio ra:::o non scopri alcuna in un punto r·:strelto della lamina sqnam rnosa del temporale messo allo scoperto traspariva tHI colol'e turchi11o, ed ivi al disopra dell' a r tert a meningea sinistra fu falla la tr·apanazionc. Usci dapJ•rima del s c uro liquido e poi un grumo di pe r la rui uscita ùovolte l'apertura originaria esset·e Alla rgattl tìno a due pollici nel ma!!gior dramel ro. Sei orP tlopu la era tor'na ta la coscienza (anche uvant• e1 a la dilatazione ùd la pupilla) e il pulso su li a 1'IO. Il gtorn o dopo era solo a 11 i, l'orina s ... nza zul'chero col peso di !OHi, e pareva che tullo audas::e meglio. In conseguenza di un sforzo fatto nel d efecare ,·enne il uono giorno un'altra (> m o rra gia che si t•ip Ptè la mattina dopo, non ostan te che si lo masse aù aprire la ferita già guarita !' tamponare cou jodol'ormio. Si passò a lla dell'ar l t- riu car·oliùc comune, poichè, pe1· la g ra nde irrerruie· t e Zltl df'l malato t'r·a rnulile p ensal'e alla compressicme. Druon poterono essere osservate lulte le t'tllltde aulisotliclw, la legatura dovette esse r e fatta sul !ello sporco di sturgue e d e i 1·esti del cibo. Successe la suppura ziune tanto del t;ranio, quanto della feri la della allact;ia-
Chirurgica 403
tura; una pneumonite embolica indebolì ancor p1ù il malato, e una emorragia secondaria della carotid" condusse all'esito letale ' tuindici giorni dopo la legatura , b e nchè si riusdsse Il str ingere il luogo sanguinante fra due compres!ive. L'alla cciatura della arteria carotide pt·imitiva nelle 1·are emorragie secondarie de)l'arteria meniu gea m edi a è stata fin ora effettuala solo tre volte e solo una volla coll'esi to di guar·igione. La compressione della carotide è s tat!l fatta pe r tre ot•e senza per sistente resu ltalo. La della arteria carotid e esterna è stata ratta una volla, pAr·imenle c o n lulla ol•tosoopla.- :M. F VERHoooeN. - (A r chioes M édicales Belges, dicemb re 1891). la vescica è piena di un l iquido trasparen te, queota lam pada illumina perfettamente la par ete. la cut ìmma:tìne ricevuta da una finestra situata in co rri spondenza della c urva turli della sonda, è rinviata verso l'occhio dell'osservatore da un prisma a riflessione totale. Un apparecchio ottico specia le completa lo .strumento e permette d1 vedere con uri c ol po d'occhio una superficie suflìcicute perché l'esame della lotali ta della mucosa si possa far e in J.JOchi minuti.
Da qualche anno vennero realizzati nella costruzion e del ci;:toscopio importanti pr·ogressi che lumno duto a questo stru mento, così incomodo ai tempi di Desorrneaux, un valore pra tico, la di cui importanza è divenuta molto gr·ande nella dia gnosi delle affezioni delle vie orinar·ie.
Questi pr ogressi sono dovuti soprallullo all' utilizzazione de lle lam pade elettriche di un volume abbastanza piccolo da polt>I' e sse r e introdotle nella vescica e prod urvi una surfieìe nte illuminazione.
Il ci-.Loscopio À una sonda, la cui estr e mità pol'la una lampa da ad in candescenza.
P e1•chè I n cistoscopia sia praticabile, sono indispensabili alcun e condtzioni: il calibro del canale d ell 'urelra deve essuflìciente, la capacità della vr::;cica devo pe rm etl e re l'in ìezion1 l di 20 grammi per Io meno di liquido, il contenu to dell'organo deve essere pel'feUamente chiaro. Nei casi di ematurie vescicali abbondanti quest'ultima condizion e non puo realizzarsi che mediante unn 1rr1gazione costante, ed una sonda a doppia cot'rente fa, per 4uesto effetto, parte di cet'l i cistoscopi.
La interpretazione delle osservate E-sige una certa abitudine. L e lesioni dell'infiammazione semplice o cronica sono a:'!aloghe a quellt> di tulle le mucose. Le ulceri sono in general e facili ad essere riconosciUte e la loro presenza come la determmaz1one della loro sed e !òOIIO di un'importanza copttale nella cura.
Si é potuto, colla cistoscopia, riconoscere l'esistenza di calcoli incastonati che la sonda ordinaria non aveva potuto sco· prire. In fine, s i posMno, non solo vedere tumori che soven ti é impossibile riconoscere colla sonda, ma a ncora determinare la loro natura e la lol'O sede.
Alcu ni cistoscopi portano sonde uretrali destinate a fare il cateterismo degli ureteri nelle affezioni dubbie dei reni. Si s a che questo cateterismo non é pralicnbile nell'uom o con q ualsiasi altro processo. Quand o non si voj:tlia ricot'rere a questo mezzo, l'esame du·elto del liquido spinto nella vessica da ciascuna co ntrazione u1•eteri permette soventi di fis!.'are la diagnosi nei casi di ematuria o di piuria, in cui si cerca di determinare su quale dei due reni devesi portcre l'operasion e chirurgica progettata.
RIVISTA Dl OCULIST ICA
Un caso 41 parali•l cronica progre••tva del mnscoll degli occhi complicata ad ambliopia Infettiva.BoeoEKER. - (A re h. jur Ps.lfeh. un cl Nervenkrank e Ceniralb. fur die medie. 3, 1892).
Questo caso si riferisce nd un fornaio di 39 anni, il quale nel 1870 fu inquinato di sifilide. Nella ec:tate del J881 aveva diplopia e strabismo per paresi d'ambedue gli adducenti; ebbe un miglioramento nella estate del 1882 con la lenotomia: a destra completa immobilità della pupilla, a sin istra piccolissima r·eazione allo s timolo lumin oso; conse rvata la reazione di convE> I'genza e il fenomeno riflesso del ginocchio. Nel diren.bre del i886 fu un leggero impallidim ento de lla porzione temporale della pupilla, scotorna centrale pel r osso e pel 'erde con diminuzione deiI'Muità visiva . Il fenomeno del g in occhio a destra indebolito, a smistra rinforzato; dolori lancinanti al Jato desti'O; senso di torpore nel quarto e quinto dito della mano destra. Leggiero disturbo par alitico della loquela , accesso di deliquio. Nt>l luglio 1888 era caduto in !'talo di demenza, le pupille eran o amb edue pallide, particolarmente nelle pa reti esterne. l movi menti de gli occhi verso destra e ve rso sinistra erano limitati, era no liberi quelli in allo e io basso. Manifesto disturbo della arLi col azi(Jne della parola; fenomeno del gin o<'(·hio a destr<t mdebolito, a sinistra normale; sensibilità non apprezzabilmente allerata, non atassia . Debolezza p r ogr·esRiva, apatia, idee di g randezza. Più ta rdi differenza · delle pupille, andatura a gambe divaricate. i\ eli' aprile 188!) le pupille e r ano completamente scolorate, atrofiche; a destra un po' meno gravemente che a sinistra; nelle porzioni inter ne rimaneva ancora un riflesso r osso. Abolita la r eazione di conver genza. I movimenti dell'occhio !imitali in tutle le direzioni particolarmente verso destra e Crescente deperimento fisic o e mentale. Morte nell'ottobre 1889.
La sezione cAdaverica dimos trò: »tr ofia del cervell o; pae leptomeningite cronica; dliatazion e e j.lrope dei ventr1coli; epandimite geanulare; degeneraziOne dei nervi olLici e oculomotori. Al mi c roscopiO !-'l trovò: dege nerttzio ne delle zone delle radi ci poster10ri dellu porzion e lombare e dorsale della midolla spinale. Degenerazione del fascio sinistro del Krause e de1 nuclei di ambedue gli abducenti. Parziale degenerazione della radice ascendenti> del lr'igemino. Degenerazione del nuclueo trocleare c delle fibre intramidollari d e l medesimo e dei nuclei dell'oculomotore.
KERN. - La. ohtrurgla. mlllta.re dell'ooohto . - (J1ilì lii rar.:t, N. 3, 1892).
11 maggiore medico Kern facendo oggetto dei suoi accurati studi una lunga sel'ie di osservazioni sulle ferite rlell'ol'· gano visivo è riuscito a compol're un'opera la cui ultima parte cost1luisce un interessante e nuovo capitolo di trAuma· d1 l fatti che da es!'a si riportano r1assunll con quelli osservati in scar·so numero nelle guerre precedeuti e sulla guida delle moderne dottrine ottalmologiche e chirurse fanno df'duzioni importanti per la pratica ottalmolo gica attuale.
La parte principale del lsvot·o si basa specislmente !'ulla casuistica pubblicata n el 3' volume della relazi o ne san1taria sulla :;mer ra franco-germanica 1870-71 (parte speciale , sezione 1').
. ='Iella guerra del 1R70-71 v1 furono 860 lesioni ocul sri per armi da guerra. Esse fo r mano la p roporzione di 0,86 p. 100 di tutte le ferile prese assieme e quella dell' 8,5 p. 100 delle
Di Oculistica
feri te del capo. PrPndeudo in un tutto la superficie d<'l corpo uma no e dividendola in aree t>guali ne r:sulta che l'occhio vien Jecoo 5 volte e mezzo p ·ù che le llilre porti del corpo di egu ale pstensione. SoprA p. '100 di tutte le le!:'ioni oculari si con!>.tatò eompleta distruzione di uno o t! i ambitlue occhi.
La str ullura anatomica c!Pil'occbio è tale che quest'organo possiede ben pocs capacità di l'esistenza e che all e più leggiere lesioni facciano seguito di.. turbi funzionali p:ravissimi.
D'alt r a parte però, la pt•esenza di una capsula inestensibile cl1e ci1•conda un materiale incompressibile quale Aquello de ll'occhio fa sì rhe ltt r eciprocs posiztone di alcune pArli interne (iride. lente) può e sse r mnntenu la anclte sotto l'azione di mediocri traumatismi
È da nota1·si che l'occhio, specialmente in guerra, re-1ta espo sto a lesioni le l'juali sul r c>sto della supe rficie cutanea Pono quasi inoffensive sis perché essa non a quelle oppure perché è insensil>ile ai loro effetti. Valga l'esc,m pio dei granuli di pohere e delle goccioline d1 piombo fuso che possoi10 pouotr·are nella corn ea e porforarla
L'auto r e tratta estesamente eli quellt> lesioni ùell'ocrhio provocatr da pressioni' atmosfe rica per passaggio vrci no di p1·oiettilc. Il bulbo oculare per l'onda d'aria compressa, quand'ec;so giunga non inlerrolta, r1porta una vt>ra contu sione sPg uila da visibili altel'azioni anatomirhP quali p. P. versamen ti !'anguigui intraoculari. V t• ramente questa opini one non è da tutti ammr>!'sa; rinorderemo anche che la ste!'sa relazioni' della guet•rn franco-germanica conlrttppone A quell'opinione l'altra più genPralmente accettata, cioè che lo alterazioni internE' dell'occhio pPr la pretesa pl't•!':sion e atmos ferica !>.iano piuttosto cagionAte da reale ma inavvPrtito contatto <lei proiettile, oppure d'i minime pArlicelle metalliche distaccatesi per forza centrifuga dal pr·oiettilr Sti'SSO.
L a posizione dell'occhio r l'ndP quest'organo specialmPnte disp1>Sto in guerr·a a molteplici lesioni e ciò per diversi moti vi. Anzit utto per chP il capo, in ispecie lo suu parte anterioJ'P, ror·mnno il principale IJPJ'saglio dei pr oiettili n e mici.
In secon(lo luogo i fra111menti delle ossa s e esse vengono colpite, pos,.ono assai facilmente ledere l'organo senza che venga direttament,.. colpito. A compenso d t queste sfavorevoli condizioni esistono, quale m ezzo dt degli occhi, soltanto le palpebre, ed anche queste possono solo difenderl o dalla penetrazione della polvere, di goccioltne di piombo e di altri piccoli proiettili ,.e colpi::;cono in direzione tan!!enziale.
C1rca il modo eli manifestarsi delle lesioni l'autore si diffonde sulla patog-enesi delle cicatrici della cornPa in seguito a contusioni del bulbo oculare per fe rite striscianti senza che questo ne riporti una immediata lesione. Egli ;;piega fatto ammettendo che nella contusione gli !::ltrati ptù interni o poster·ior·i (quelli più vicini alla camera anteriore) della co rn ea si lacerano mentre i più esterni od anteriori r·estano in tatti.
Dulia guar·igione di queste n·rite lacer·e res idua Ull8 ciratr·ice: questo modo di lesione può par·agonarsi a quello delle fl'aLlure isolate della tu vola intenra del et•anio, frattur e che non so no accompagnate da alcuna i('csione e s terna del cranio (contr o que!:ita dottrina vi da obbiettare cht:l appunto la gua 1·igione di tali ferile cOI'neali avviene ::;empre rapidamente e ::;enza suppurazione, ed un vero opacamento rhe corrisponda alla cicatl'ice come conseguenza di quella ferita n on ::u può accettare).
Le leRioni co1·neali isolate avvengono senza emo1 ra gia, al contrario di cio che !:!i Vt:lrifi ca per le lesioni della coroidea e r etiua.
Le laceraz1oni della scleroti ca furono trovate in ogni tal"o di le,..ione del bulbo. La lacerazione risiede quasi costantemente alla region e del cor po cili are parallela col margine corneale, l'autore non trova la t•a gione d1 questo fatto singolare, nella dllata7.ione C(!Uatoriale dell'occhio secondo la dottrina di A1·1t. E:.di c r ede piuttoRto, e mollo plausibilmente, che alla patogP11P:-;i di (rueste lesioni abbia gran parte la unatomka della !';c le1·otica. I n fatti questa membrana presenla il mass1mo spessor·e e la massimi! robustez7.a, posteriormente in pt·ossn nità del nervo ottico e diventa semp r·e p1ù sottile d1
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mauo in mano che s'avvicina alla col'nea; in cot•riRpond.-nza dei corpi cilial'i essa offre uno spe<> sor·e minimo.
A propo.,ito delle lacerazioni dell'appurato lenticolar\'1 (t.onula e capsula d ella lente) nola l'autore che esc;e J'Oc::sono es!1e1·e provocate da semplici scosse comunicale alla le!'ta e si spief{an o ammettendo uo repentino urlo dell'actJU•·O contro il !<ISlema Jenticolare in causa dello scuotrmento traumatico.
Rigua 1·do alle ferite delro r gano visi vo con"idl rate nelle lor o conseguenze è chiaro che in seguito a le"ioni per proiettile c::arà quasi la consf'rvazione del bulbo eccettuati i casi di fer•ite str iscianti superficiah. T osto che d proiettil e colpisce ti bulbo in qualsiasi punto, la distruzioue dell'or·gano é re<;a inevitabile per l'uscita del suo contenuto. Oltre a ciò il bulbo aperto offre ai microrganismi patogen1 un tel'ren o favorevole, fatta astrazione della leRione del corpo ciliAre con tutti i suoi pericoli per l'occhio rimas to ill eso.
P e r il ner·vo ottico é da notarsi che le sue le sion i immedia te la cedono di mollo in frequenza a. quelle ch e avvengono per m ezzo di os!òa fl'atturate e di scheggie che hanno la loro se le principale nel canale ottico e nella sella lui'-
Le fe r1le immecliale del nervo ottico in guert·a per mezzo di !lche!!gie di pr oieLlde, granelli òi sabbifl che attruversano i t bulbo penetrandovi an te1·ior•mente. Il net vo ottico può esser leso ancora nel suo decor·so entr·o lo cav1t.a 01·bilar ia, e r igua r Jo a questa possibilità, mer1ta 111enzione uno dei casi più interessant: di questa specie at1 nel t 8i0-7t in cui la punta òi u na baionetta penetr·ò nell'orblla, e senza ferire menomamente il bulbo, andò a lP J re Il nervo ott1co; in questo caso il nervo ottico fu colpi to d'atrofia mollo tem po dopo.
L e lesioui mediate del nervo ottico hanno spesso in seguito a fratture della base, in parte per mezzo di scheggie ossee, in parte anche per for li emorragie nelh1 guaina del ner vo (con susseguente atrofia).
P 1ù ta rdi, quando la frattura non ba portato lesione al nervo ottico possono seguire gr·avi alterazioni 11ella vi:::ta p e r pressioni cagionate dal callo delle ossa fratturate.
Si l'a menzione anche delle lesioni dei nervi che animano i muscoli dell'occhio provenienti dal trigemino e dal f'aciale.
Fatta eccezione per quest'ultimo i nervi muscolari decorrono nelle cavità orbitarie, percio essi sono esposti alle stesse lesioni del nervo ottico.
Nelle fratture della base hanno luogo molto spesso emorragie tra la dur·a madre e la base del cranio dal seno cave rn oso facilmAnle lacerabile, emorragie che, per i nervi ri nchiusi in quel seno esercitano una deleteria pressione sui medesimi. Riguardo al trigemino i fenomeni irritativi che insorgono in seguito ad una parziale lesione di ques to nervo assumono la forma di spasmi palpe brali assai doloros i. In un caso di questo genere si ottenne la guarigione escìdendo la cicatrice.
Delle tante osservazioni fatte sui disturbi funzionali della pupilla in seguito a traumi di guerra, vanno notate quelle che per contusioni del bulbo o delle parti ch e lo circondan o possono dare p er reliquato, o un restringimento o una dilatazione della pupilla (miosi o mid!'iasi traumatica) con zione della l'orma. Il pr·of. Berlin ha dimostrato p er queste lesioni la presenza di stravasi sanguigni tra l'iride e la lente .
L'autore si inoltre delle norme fondamentali tcrapeutiche di queste ferite in campagna Cosa deve e cosa può ottenere la terapia di un occhio ferito? Essa ha il còmpito di proteggere quelle pArti dell'occhio che furono rispar·miate e di appianare la via ad una efficace cura consecutiva. in ogni caso di non disturbare gli effetti di questa con dei man eggi od operazioni inopportune. I n fatti, mentre nelle altee branche della chieurgia di guerra il trattamen to consecutivo si può ben di rad0 dalla cura immediata, nelle lesioni di cui noi ci occupiamo i limiti tra le due tera pie sono più d eterminati. Il miglioramento della facollà visiva a decorso finito e la profilassi delle malattie consecutive (specialme ntedell'ottalmia simpatica) formano il mandato del trattamento secondario. Ollingen proposto che in caso di lesior1e oculare si avesse a chiamare sul campo lo specialista a consulto; l'autore si oppone, e non a torto, a questa proposta. Con una accurata antisepsi e con una buona occlusione, il medico militAre in quasi tutti i casi, almeno nel primo periodo, sarà in grado di soddisfar e a tutte le indicazio ni di una razi•male terapia.
L'autore però ammette l'opportunità che trattandosi di lesion e gr·ave si mandi il ferito, tosto che é trasportabile, in un r iparto speciale.
In quanto all'antisepsi ddle ferite oculari su l campo di b attaglia egli ne riconosce tutta la difficoltà di attuazione. Gli osta col i di una perfetta. antise psi provengono dalla impossibilita di disinfettare le ciglia ed i margini palpebra.li, inoltre dalle vie lagrimali col loro variabile contenuto, e fina lmente dalla circostanza che il bulbo oculare è str·aordinariamente itTitato dagli or·dinari antisettici. Per l'applicazione del sublimalo si propone la soluzion e di questo antisettico all'uno su cinquemila.
U n altro importante quesito da risolvere sarebbe questo: quali saranno le condizioni che fin d al p rimo momento ci a rinunciare alla conservazione dell'occhio V Ln perdita d ella forma dell'organo e della sua funzione, quando questa per·dila si constaterà irrimediabile o che si p resume ra divenga tale in seguito. Sarà inutile ogni tentativo di conservazione quando la capsula del bulbo è cosi maltr attata da rende r e impossibile la chiusura del la ferilA. Nella guerra franco-germanica le ferile d ell'occhio suppurar·ono; con:::eguenza di questo fatto si fu che il numero delle affuzioni simpatiche dell'occhio sano si vHrificò in una proporzione percentuale spaventevole. Infatti l'ottalmia srmpatica si manifestò nel 63 p. -;. dei casi di distruzione totale di un occh io, nel 60 p. 0/o in quelli di parziali ferite. Questo fatt o dimostrò ancora che i residui di un bulbo d istrullo ed il tessuto netrobulbare con le sue estremita nervose costituiscono una fonte pericolosa di agenti nocivi che minacciA no di continuo l'occhio sano.
Di qui il precetto: attenzione al moncon.:? e diligenza nell'a ntisepsi. Il miglior moncone si ottiene colla enucleazione.
Rivista
Venendo ora ad una distinzione degli atti operativi sull'occhio ferito in relazione ai lnogh1 sui quali d e von o o possono essere praticati, ct·edìamo che secondo raulore, al posto di medicazione nostro còmpito saeebbe quello di applicare all'occhio fe1·ìto una fasciatura protettl'ice e di allontanat•e dal sacco congiuntival e o dalla superficie del bulbo i corp1 e!<lraneì che tl ventualmcnte si trovassero; f'arebbe pure indicata la ripo'-izione di un peuo d'il'ide fuoriu., cila, oppure l'esportazione del medesimo, la sutut·a nelle g-randi ferile della srleroticA. e l'applicazione dell'at1·opina in og111 ferita della cornea e della sciProlica .
Nell'ospedale da campo si decide la sorte dell'occhiO l'e· rito e talvolta anche dì quello rimasto illeso. Nell'o r-: pedal e di campo trovano utile applicazione l'ottalmoscopio e l'ìiluminazione laterale. Là soltanto l'o cchio comincia ad essere tranquillo e possono essere indicate o permes"e le l'icerche di corp1 estranei profondame nte situati e che non poterono essere estralti in p1•ì m o tempo.
Se son penetrati corpi estranei voluminosi, potrebbP pre· srntarsi l'indicazione I piccoli corpi quando hanf!o sede nella cornea, nell'iride o nella lente oppurP fanno sporgenztt nella camPra anteriore dtwono essere est1·atti chè essi pr o,·ocano violenta irritazione. In vece una sc11eggia metallica n ella parte postel'iore dPl bulbo può essere sop· portata a lungo senza g1•ave stato irritativo. Di qui il precetto che in principio si aspetti; ma tosto elle si man ifestino gravi fenom e ni irritali,·i, come iride o ciclite, si opera ranDì solito questa resta senza effetto e la lesione fluisce colla ti"-i del bulbo, col peri colo an cora della o llalm1a simpatica. In simili casi Il miglior mezzo di cura 6 l'enu· cleazione.
Bisogna fare una grande attenzione alle più piccole lesioni del cristallino. In a d isgregazione della sostanza del cristallino può farsi un acuto glaucoma, una fortissima it•ite t> l'occhi o andar perduto in brevissimo tempo. Le ripetute punzioni della cornea possono pot·lare un temporaneo sollievo. Però a ssai !'pesso, e sempr e quando al proces"o in discorso partecipa l'iride o il processo cigliare, bisogna passare all a
DI OCUJ.ISTICA
ir edectomia . Se ciò non ostanlP s'accresce il proces!'o tlo. t' 0 torna tli nuo vo ad affaCCiarsi la indicazione dell'enu- g• s IC cl ea zione perchè m questi casi lo spettr o della ollalm:a simpatica minaccia l'altro occhio. . . . .
L'enucleazione deve inoltre e!';;;er c prat1cata nelle coro1d1l1 trau matiche e purulente, nella cichle e nell'•ridociclite traumatica, in (]Uest'ullima successione so lo z1one :-ia mollo forte. N ella ciclite ed iridoc1chte hrmtate, l'enucleazione ritardata da pr·imo tetn!JO.
RIVl STA DI E FISIOLOGIA ·
Normale E Patologica
Ktt EIDT Sulla tmport&nza fialologloa del labirinto.(Wiener Med. Woeh., N. 8, 1891 ).
Gli esperimenti di Flourans devono co_me i primi passi dell a scienza per conoscere la funzwne. de1 nali semicircolarì: Il fallo singolare che i tre canHh semicircolari sono coHocati sulle tre dimension i dello spaziO fecer o presumere che (]Uei canali fossero in collo s p"lzio e colle sue tre estensioni. Flourans per Jl pr1mo fece l'osservazione che i colombi ai quali egh aveva dl!:'lrutto i canali st>micircolari conservavano il potere uditivo. Qu esto espe rimento restò ine"plicato per 30 anni. _Solo 1871)
Gollz !ltabil\ l'ipotesi che i canah semicircola rt costt lUJvano un or:;tano pet· il senso dell'equilibrio. Mach e _Br ener ler ono coi loro esperimenti po rt are la pro,•a, tn d ella dottrina di Go llz. Essi modificarono l opm10ne d1
Gollz in questo !'enso che i canali semicircolar1 sono quegli or;:rani che !:>ervono ad avvert irci uelle sensazioni di rotazi one del capo, mentre gli ol oliti servono ad o••ienlarci nello spazio. I canali sono riem piti dalla cosi detta endoli1da, nelht •(uale si opera una corre,.te ad ogni rotazione del capo; col qual movimento vengono scos"'e le e!"lremJtu tel'min11li del neno immerse in esso !Jquido e CO'-Ì il moto di I'olazione del capo viene coscientemente per· cepito. r.11 otolit•, che io cancr ezioni calcar1, due dt numero, uno dei quali é sospeso nel liquido del sacculo l'altro in quello del vestibolo, nello loro qualita di corpi specificamente più pesanti non si muovono di conservn col li1uido nei movimenti ùi rotazione ùel capo di avanti Ilidietro e lateralmente, ma restano un po' indietro e quindt e<:ercilano uno sti ramento sulle fìbro nercon cu i sono collegati e così è portata al sen!'orio la per·ctozione dPI movimento del capo.
L'autore ha i<>tituilo esperimenti sui so rdo-muti. scelse come punto di partenza delle sue ri cer che il seguente fatto: Se un uomo con udito normale tenendo g li occhi chiusi si volge attorno una "erticale passante per l'asse del suo c.orpo la mano sovra pposta alle palpebre percepisce dei rapidi e convul11ivi rnov•menti dèl bulbo. Si sa r ebbe dovuto lt<:pettarlli clte quJf.;li movimenti t•itlessi fossero maucati 111 molt1 s:or do-muti, se é vero che 1! movimento di rotazione sia percepi•o per mezzo dei c tnali semicìrcolari i qu ali sono alterati di un gr·ande numero dì sordo- muti. Sopra 109 sordo· muti in tal modo, solo 34 mostrarono il molo COil\'UI!-10 dej:rlt occhi, in non si riscontrò alcun movim ento degli occhi. Que:-;li spet·imenti ci danno una nolevol•> 1-1piedel repPI'lo di Maydmg il quale neiJP d,.i trovò sopra il 56 per cento un 'all'eztOne dei canali scm.circolari. Secondo questi sperim nti sembt·a pos!"i !Jilo che otoliti stiano a provare l'esattezza dt>lla teorul eli Br·euer-.Mach. So noi in uno spazio stiamo in posizione verticAle noi abbiamo l'impressione della verticale per<'hè so ltanto l'inOuenzu del peso agisce sugli ololiti. Se pero ci voltiamo in giro allora agisce sugli otoliti anche la forza
DI ANATOMIA Il: FISIOLOGIA centr·ifuga. Questo ha per risultante che noi abbiamo l'impres!'i one come di essere spostati. L'autore gli e>'peri menti anche con un apparato di sua invenzion('. Il di quell'esper ienza dimostrerebbe che glt apparati otollti coslilutscono quegli organi di senso peri ferici che ci fanno consci del;ll nos!t·a posizione nello spa1.io e che ci danno la percez•one della ver tical e; per·ciò egli propone che 11i a.lotti per fJUest'apparato la qualifica di organo di senso statico dato da Breuer.
Rivista Di Terapeutica
KtR KPATRIK. :..... Il trattamento t erapeutloo dell'appendlolte . - (Tfte Times anà dicembr e 1891).
Pel progresso recente della chir·urgia addominale, i chir ur•ghi più giovani eseguono la laparolomia troppo frequentemen te e prima dt esaurire i pr esidi lerapeutici ptù bland1, più sicu r i, e meno a1·ri!ichiali. Glt abili chirurghi r •rorron o all'apertura del ventre, perchf> mette in evidenza la pre cisa diagnosi, ma l'abile medico non avere lali pr·eLese, e deve ricorrere aila chir•urgifl quando è certo che essa sia l'unico mezzo per· sal\'at·c il paziente. Dopo ql.le><te considerazioni, l'autore fa la. storia dei secasi.
N el 2 aprile 1890 un uomo ùi 30 anni, stttltco da qualrlte tempo, prese una dose di calomelano !"enza alcun effetto; qumdi una bottiglia di citrato di rnagnesta, ma il dolore ll!'lla. ileo cecale ct·esceva, accompagnatÒ do timpanite. l clisteri di sapona.ta tiepida con tf't'pina, il solfato di magnesia del giorno !ieguenle, la tintura di giusquiamo, nOli fl.!coro che aumentat•e il vomito, e l'area di pastosità dt>lla fossa ileocecale.
11 giorno 4 aprile !<i fecero dei clisteri che non furono r.llttenuli con un catele1·e non potè passare neanche una. piccola i;1iezione, quindi alle 6 pom. si convenne con due medici consulenti per l'apertura del perché i polsi erano e,·ane!'centi, il cuore dava 140 pulsazioni al minuto, v'era su jore freddo, 40 respirazioni, l'addome eccessivam ente timpaniltco, la vcsctca ripiena e distesa, vi vomito ste.rcoraceo, e lo stomaco non aveva potuto rt cever nulla m lutto ti giorn o.
P et• diver!<e circostanze l'infermo non potè essere tato in un ospedal e , ti dott. Noble non credè potere eRE>guire una laparotomia in quella casa malsana, con infermit> ri come il pad r e e la madre del malato; quindi l'autore limi.tò o vuotare la vescica col ca te tere, ed a fare un'iniezione lpOdet•mica di mot•fìna, s tricnina ed atr opina. JJinferm o era m oribondo, ma l'autore pe r ultima :-isot·sa lo pose con le coscie flesse sul ventt·e, inietlò per l'ano du e litri di liquido caldo con olio di ricino , lerpina, whisky, e sale di Epsom le l l pom., tamponò il retto. fece soste nere in !'ilo il tampon P con la m11no per mezz'ora, e dopo un'ora avvenne una copiosa evacuazione di liquido con masse fecali indurtte.
Alle 12 fu r ipetuto il clistere, si ebbe libera uscita di fe ccie, allevtamentn deliA timpanite e del dolo r e, onde si potè cominciare la somminislt·azione di terpina e wisky internam ente ogni du e ore, e di tre di SAle d' E psom alter· nati con la terpinA, pure ogni due o re. La p r ima dose di fu vomit.stA, le altre, e quelle di wisky fut·ono r attenute, dut·ante la notte l'infet·mo prese il sonno, e all"inùomani, dopo altre Rpontanee dPfecazioni, il tum or e della fossa iliaca destra et·a scomparso, il dolo r e mollo diminuilo, la temperatura era normale.
F ur•ono ap plica li altri cliste ri, si ebber o altre cinque eYacuazioni nel !·:dorno seguen te, l'infermo migliorò sempr e, ed al t4• giorno di malattia emise per defecazione un'escara ellittica di due pollici e mezzo di lu nghezza, dopo di che guari rapid a men te.
Di Terapeutica
11 24 m 11 rzo 1889 un e mineule dt Filadelfia narrò all'autore le proprie sofferenze, che consrstevano in una g radual e diminuzione di defecazione per alcune !'etli mane, con gr·ande dtstensione e malessere addominale, a finalmente in una coproslasi completa da diversi jliorni. L 'autore rilevò un tumore dolente nella rossa iliaca destra, una temperatura di 390 , un polso di 120 battiti, e lingua impatinata.
Un'i ncisione ipodermica di morfina ed atropina sollevò alquanto il dolo r e, due dosi abbondanti d'olto di rrcino e lerpina non ebbero alcun effetto. il ralomelano, la sodi!, l'acqua di Jan us non mosse r o il ventre, i cHsteri dt lauclano, di tcr· pin a, d"olto di ricino, di sale d' Epsom, fatti nella flession e sul ventre riuscirono a provocar l'evacuazione, guarì , e cunltnuò per qualche tempo a p render ptllOlt:l d'aloe• stricnina, belladonna e cascara.
11 27> agosto 1891 una signora cominciò a sofl'rire un dolore alla rossa il iAca che la costringe vii a l decubtto laterale con le coscie flesse sul ventre, aveva febbre, costip !lz ioue inte s ti nale, nausee, vomito, e benché nessun tumore si manifestasse alla pa lpazione dell'addome ed all'esplorazione vaginale, il dottor Stewarl rilevò una massa pastosa a ùPstra esami nando rl retto.
Dopo una cura di te r pina, oppio, ioduro di met•curio, riofer ma so'mbrò migliorata, ma nel 31 agosto e ra estr e mamen te debole, aveva febbre, polso a addome teso e tunpani tico, molto dolente; continuava il vomito e la nau!'ea, ed un g r osso tumore si percepi va n&lla ret:tione della valvola ileo-cecale, mentre il dolore di tutto l'addome indicava per itoni te diffusa.
Furono applicati fo me nti caldi e clistel"i, ed il g io rno f'egue nte cominciò ari avvera r si il m ovimen to degli mtestini, Ili eb bero d ivet•se evacuazioni, diminuì il dolot•fl e lo ten!-;ione del ventre, sce m ò la Le1t1peratur a, l'inferma dormì n e lla notte seguente e guarl in pochi giorni.
Altri due casi di tiflite cura ti dall 'auto re nell'anno pasf'ato simile a i pr ecedenti nel decorso e nella cura, lo inducono a r itenet·e che non bisogna perder tempo nella cura de lla titlite e dell'appendicite, non ind u gia r si nelle esterne applicu-
418 RIVISTA zioni di io luro di me r curio, belladonna ed oppio, ma bisogna pensare agli interni chè pr ovengono da tifliti trascurate, alle pertliflili e peritoniti. Bisogna quindi calmare il dolore con iniezioni i podermiche, produrre abbondante sec r ezione intestinale con i pu•·ganti salini, rammollire la massa fe cale con enteroclismi di di E psom e ler pina ben caldi, preferibilmente nella delle ginocchia flesse sul petto che favot·ic:ce la distensione del colon, trattenendo più che è possibile il liquido nelle intestina me r cé il tamponamento.
Questo piano d• cut•a che è riescito giovevole in cinque ca;;;i, può falltre nel t'B:Sto, allora bisogna ricordarsi che il medico dev'es!'\er chirut·go, come nei casi riferiti il chirurgo é stato medico.
FoRMULARIO.
Il Be ta-na.fiolo eontro le pellicole. - (STRZYzowsKI). - (Il faro medico, fase. di marzo 1892).
L a formola seguen te da un p r odotto nel quale il betan!lftolo il suo maxirnum d'azione:
Pr. Sapone verde . . . . . . . g r. 100
Fondere a bl8lldo calore e aggiungere:
Alcool r ettilìcato . . gt•. 50
G lice•·ina 50
Ftllrare e sciogliere nel liquido:
Beta -nartolo . . . . . gr. 3
Aggiungert>:
E sse nza di mandorle amar·e gocci e lO
Si applica la se r a o la mallina con un pennello di vaio ; un quarto d'ora dopo si lava con aCtlUa tiepida.
Giova oltre c he nel la psoriasi, ro g na e prur>igine, anche conlt'O le p e llicole del cu oio cap pellu to.
4.19
Emicran ia angiospasmodic a. - (Progrès mèdica l, 7 février 1892).
Pr. Nitrito d'amile . . . . 5 Olio volatile di finocc hio. • 10 g lYell' id r ope cardiaco. - (FuRBRtNGt>R) - (Il faro medico, fase. di marzo 1892).
Dà in boccdlla a smer iglio, S. Yersarne 5 goccie sopra Wl fazzoletto e respirare pru· den temente.
Contro il pecli c ulum pubis. - (BnocQ). - (Il fa r o medico, di marzo 1892).
P r. Aceto. Sublimato .
S. per uso esterno.
Per esperienza clinica l'autore la seguente t'icelta complicata di digitale:
Pt·. Inru so di foglie di digitale (2 g r.)
Ctt r ato di caffeina
Tintura di str ofanto . .
L iquore d'acetato di potassio
Succo di liquirizia . . .
S. da pr endersi in due gior ni.
I nala1ioni eli etere e di mentolo nel croup. - (BETz).(Gauetta degli ospedali, 12 marzo 1892).
L'auto••e fece praticare da prmcipio ogni 15 minuti e poi ogni 30 minuti d elle inalazioni di 3-i goccia della s e guent e miscela, vPrsandola sop ra una pezzuola tenuta sotto le narici:
Pr Etet·e solforico.
Ete r e acetico m esci e seg na: uso esterno . gr. 4 )) 2 )) 0,60
M entolo.
L e inalazioni d'etere diminuiscono, secondo Betz, la cone l'edema della mucosa laringea per cui spariscono r a piJamen te i si n tomi minaccianti.
Cont r o l'o:x:gurus. -(MtNERBJ).- (Lo spe r imentale,15 marzo 1892)
Pr. Naftalioa . . . . . . . gr. 5-6
Olio d'oliva . . . . » 60-80
D. S. Per clisler·e (per adulti). '
Contro il prurao. - (Lo tperimentale, 15 marzo 1892).
Pr·. Menlolo .
Alcool
Acqua gr. 4 30 )) 60 )) 150
Aceto. .
D. S. Da usaesi con u na spugna spalmandone la pelle.
Contro la bleno r ra!lia. - (ErcuonF) . - (Rioistrt oeneta feb· b raio 1892). '
Pr. Eur·ofene . . .
Olio d'oli va . .
Con t ro la psorias · clelia testa: (Pro(} rès médical, mors 1892).
Praticare ognt.i iorno delle frizioni sulla regione malata colla seguente p mat.a:
Sllpooe mole di potassa e Vaselin . . . . . ana g r . 100 l l » 10 lcl!o o. . Aci lo !'alicilico e a chto pirogallico . . . . . . ana • 5
I n causa della forte proporzione delle sogtanze attive, questa poml}ta si usa soltanto su piccole superficae, e perciò co nviene rHJlla psoeiasi limitata quando rnancn qualunque irratazione rei cuoio capelluto.
RlVISTA D'I G I E NE
Polv. di gomma
Acqua distillata arabica gr. 1-5 a na , 10 )) 200
S. P e r in iezioni intra-ur·etrali nella blenorragia.
T rattamento della tenia eoi sali dì stron;io. - ( L ABORDE).(Lyon médieal, 21 febbraio 1892) .
P r. Lattalo d r stronzio gr. 20 • 120
Acqua . . . . .
Glicerina q. b.
S. Se_ due cucchiai da minestr a ogni giorno a l mattmo, per· cmque giorni, dopo i quali in o-enere si è sicuri che il malato si sarA liberato dalla tenia. 0
Ct1nfrollltO fra ll oosi detto oocco settioemioo dello sputo e n pneumooocoo del FT&nkel- - (Fortsehr. d. M Pdie e Centralbl.jii.r die med. Wissenseh., N. 3, 1892).
Come e nolo, il F r iinkel trovò pel primo il nella cavità buccale dell'uomo sano e lo col nome di cocco selticemico dello solo più tardi scopri che il m ede!';imo si incontr·a ordina riamente nt>IIO sputo degli pneu· n)onici e Io indicò come provocatore della polmontle. La idenlatà di questi due batteri è ora stata in dubbio cl a un lavoro del Biondi che descrisse un bacillo settico della !! aliva tratto dallo sputo, che per le s ue prop l'i età mor·folof."(iche e mo lte altre ancora somiglia a quello del pneumococco, m a elle ne d ifferisce per qua lche altra
Il Nissen intropt•ese nuove ricerche a questo riguardo nello istituto igienico di Berlino. Collivò pneumococchi con l'ordinario metodo delle piash·e, tanto tra ndoli direttam ente dai polmoni epatizzati, quanto da conigli \ precedentem ente infettati con parti di questi polmODi. Il cocco setticemico dello l'puto lo prese dalla saliva di di"ersi uomin i sani, racc ogh endola avanti la mattutina pul\zia dei denti ed imettando i conigli o i ,orci sottocutaneamente. Fece m questa maniera solto co llure pure di diverstt provenienza.
Il di esperienze fu che non si potè trovare alcuna differenza l'ia per le pt•opri<>tà morfologiche rhe per le biologiche fra il pneumococco del Friinke l e il cocco 1'etlicemico dello sputo, i quali quindi fino a nuòve 1'COpct•te devono essere tenuti pet• identici, e che il bacili(\ settico salivole del Biondi non è il cocco setticemico del r ànkel ma deve essere un microrganismo sui generis. Quesl , secondo la descrizione del Biondi, trova lo migliori condizi ni di 8v iJuppo, all'opposto del pnoumococco, nel terreno acido, e non è palogeno per i pOJ·cellini d'India.
Dalle ricerche del Nissen sul {>neurnococco r esulta quanto appresso: Nel s an gue e negli or gani degli animali m rti per tale infezione si tr•oyano bacilli a forma lanceolare er lo più accoppiali a due n dur, talora a catene, rarament iso · lati, ci r conda ti da unti larga capsula bene delimitata; la aie m olto bene si fil ri l:ia ltare mediante colorazione con de ole soluzione acquosa di azzurt·o di metilen e Lagran dezza dei aci Ili varia con la specie cle ll'animalc infettato; sono più i nei sorci. piccoli nei coniglì e più piccoli ancora aell'uom11. Aspetto m olto simile a quello che hanno nel corpo prendono i pneumococchi colti\andoli nel siero del sungue di vitello roagulato in d•rezione obliqua; sono bacilli a forma lanceolare per lo più accoppiali due a due, cinti di capsula. Al contrario nel brodo formano il primo gior no lunghe catene di cocchi senza capsula; il secondo giorno le catene sono diventale più piccole di numero, i cocchi allungatisi in piccoli bastoncini stnnno per lo più a due a due, dopo 6 o 7 giorni mostrano fenomeni di degenerazione e non assumono più alcun coloro. An che nelle coUure per infissione
o' IGIENE
' n-elalina e in quelle pct· 1'lrisciametllO HPll &l?ar o nel.la :· h. L iù favorevoli condizioni di mano catene di lhplococc l. e r ·' .. ..
. f 3-• O 39• C· !'.OllO 24• non " l p1U . sviluppo sono ra 1 • luppo. . . . r . la di 1 5 a·? !Y 100
In tutti i mezzi nutritivi arl1fic1ah agg1un . · - · t . 1 .1 ppo E B"!'.ol utarr.en e rlt zucchero d'uva favoriSCe . o l svii u..... il mi;Ii or meno . certo o-rado d1 a ca llllo.o, necesc:ar1o llll "' 10 p di li"ci..,in nornutrl tivo si dimostra quello che ha - -cm malE' per hlro. duce inlorbidamento che Nel brodo il pneumococco pro. ua l. d , ·ltando dopo pochi glo r m; SI svlluppu cg c:par1sce epo" d Il' ·a bene sotto l'idrogeno come con rnccesso e ar;c· di . rd· che <Y \i convengono son o tutte le spec I mezzt so 1 l e- • forma su quec:lo uno . !longni(Yno <> J'agar zuccherato, s1ero . ..- · 1 strato sotlilt• simile .a di arlifìc.t ali è molto l'a sua conservazione nel mezzi n . , d. . . l ò dopo 14 giorni non plu capace l piccola; sull'agar S I rov d. a rio "i mantiene pc l'circa nel Siero deiJbrinalo dei cotre sP ll1mon o, rna 8 . 1 d 0 4-5 settimane si . r lei porcellini d Iod iO, ove anc le op mg 1 • 1 • • t iccola è la 1'\la •limoslro virulento. e p l .ù vabil ila nel brodo spesso e p1 . . . Cau"n ùi l uno due o tre giOrHJ. rollure erano morte 'opo , é d. f o è una fOJ'le pr oduLione aetda; questu lquesto la di airasote· rice rche dt>tlero un colla car "' . ' , 1 r c·do cloridr·ico l di ·J0-50 ccm. di soluzione nm ma e l l a l . . . va ore · . . d 11 ucchero d1m 1nu1sce per litro. Oimmuendo l aggtUnla e o z d. bo )alo di . ·da Po nendo un poco l car ' nnche la formaziOne act · . . lungo in vita por· calce nel Lrodo le colture rimangono pru a . l . l pi el, .d ente Qu e..to a ct o l' t1 la combmazione del acr o t, asc . . . r l ·Jo carbonico. probabilmente so no d iversi SCI• l cola par e a c1 .' più alle serie aromattehe. . l lli clopo tre 1 topi in oculati col pn<>umococc? u:i lOll i t•csi · . . al più tardi. i coniglt fl'a l e n gJO rDI ' ate l . g1or·m • . . munita Co1 po rstettero allA infezione, ed ac•lulstarono. lm . l. ·n tre e . t' f re spel'Jm enll so o l ' cellini d'I ndia il Nlssen po e a questi rimasero lulli in vita.
VARIETÀ