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Le condizione imposte dagli alleati
“deliberatamente e ingegnosamente costruito da Wilson in persona, in modo tale che la collaborazione statunitense risultasse essenziale”90 .
Il trattato di Versailles entrò in vigore il 10 gennaio 1920, lasciando l’Europa abbandonata a sé stessa. All’entrata in vigore del trattato corrispose l’istituzione della Società delle Nazioni che, però, nasceva già incrinata in quanto né la Russia né la Germania ne facevano parte mentre la Cina si sentiva offesa perché i giapponesi, nonostante le proteste alleate, si erano annessi la provincia dello Shantung in precedenza in mano tedesca. La Società delle Nazioni racchiudeva tuttavia in sé le speranze di milioni di persone che vedevano in questa la possibilità di dirimere le dispute internazionali senza far ricorso alla forza. Speranze contenute nei suoi 26 articoli, che prevedevano la consultazione, e quindi l’azione collettiva, nel caso di aggressione senza provocazione. Ma perfino nei nuovi stati nati, dalla volontà delle minoranze, nascevano le aspirazioni delle nuove minoranze, i cui diritti venivano continuamente calpestati, e alle quali la Società offriva più una speranza che un vero e proprio appoggio. Le minoranze tedesche in Polonia e Cecoslovacchia, le minoranze ungheresi in Romania e Cecoslovacchia, la minoranza ucraina in Polonia, covavano risentimenti simili a quelli che prima del 1914 avevano innescato la spirale della guerra.
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Le condizione imposte dagli alleati
Quando il trattato di Versailles venne concluso, la Germania fu costretta a pagare agli alleati 6.600.000.000 di sterline (132 miliardi di marchi oro), cedere tutte le colonie, accettare la colpa per la guerra, ridurre le dimensioni delle sue forze armate (sei navi da guerra, 100.000 soldati e nessuna aviazione) e cedere territorio a favore di altri Stati, tra cui Belgio, Francia, Danimarca e Polonia. Per la Germania particolarmente pesante,soprattutto sul piano morale, risultò l’articolo 227, nel quale l’ex imperatore Guglielmo II veniva messo in stato d’accusa di fronte a un futuro Tribunale Internazionale.
90 Gilbert, pp. 628, 629
Quest’ultima clausola, la Germania come unica responsabile del conflitto, viene ancor oggi dibattuta dagli studiosi che si dividono in due gruppi:
• coloro che accettarono tale interpretazione, • coloro che non vedono una colpa individuale ma collettiva, cioè secondo loro non fu colpa di una sola nazione, ma tutti, vincitori e vinti, ebbero la loro parte di responsabilità.
I cosiddetti “quattro grandi” sapevano ancor prima di incontrarsi di voler punire la Germania: la Francia voleva vendetta, il Regno Unito voleva una Germania relativamente forte economicamente per controbilanciare il predominio continentale della Francia, gli Stati Uniti,volevano la creazione di una pace permanente il più in fretta possibile, così come la distruzione dei vecchi imperi, mentre l’Italia era desiderosa di poter ampliare i propri possedimenti coloniali e completare, finalmente, l’opera risorgimentale con l’annessione delle terre italiane sotto il dominio Austroungarico. Il risultato fu un compromesso che non lasciò nessuno soddisfatto.
Gli osservatori più acuti, come l’economista britannico John Maynard Keynes, criticarono duramente il trattato che stando alle sue parole: “non prevedeva alcun piano di ripresa economica e l’atteggiamento punitivo e le sanzioni contro la Germania avrebbero provocato nuovi conflitti e instabilità, invece di garantire una pace duratura”91 .
Il saldo del debito tedesco
In data 3 ottobre 2010, in occasione del ventesimo anniversario della riunificazione tedesca, la Germania ha annunciato di aver estinto, tramite il versamento di un’ultima rata da settanta milioni di euro, i debiti di guerra imposti dal trattato.
91 Keynes espresse questa visione nel suo saggio The Economic Consequences of the Peace (Le conseguenze economiche della pace).