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LA TRIPOLITANIA E LA CIREN AICA
Annesse Per D E Cret O
Ai primi di novembre il nostro esercito aveva occupato cinque porti : Tripoli, Homs, Derna, Bengasi e Tobruk, mentre il vastissimo entroterra era ancora in mano degli arabo-turchi. Ma il governo italiano, contrariamente a Can eva che preferiva difen der si piuttosto ch e avanzar e, aveva fretta di concludere una guerra che, dopo la rappresaglia iniziata il 23 ottobre e ancora in corso, stava diventa n do impopolare. Pertanto, il 5 novembre, per decr et o reale fu proclamata l'annessione della Tripolitania e della Ci renaica.
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Il minis t ro degli Affari Est eri Sa n Giuliano inviò u n telegramma di spiegazione agli ambasciatori all ' estero in cui affermava che l'annessione si era resa necessaria per " por re fine ad un in utile spa rgi mento di sangue" toglie nd o "dall'animo di quelle popolazioni ogni pericolosa incertezza". Aggiungeva, t ra l'altro, che "la soluzione adottata è l'unica che tute li definitiva m ente gli interessi dell'Italia, dell'Europa e della Turchia stessa".
Giolitti nelle sue memorie giustificò la decisione con la n ecessità di prevenire l'in t ervento di altre potenze.
Ma dichiarare italiano un territorio ancora da conquistare suscitò la riprovazione e il sarcasmo della comunità internazionale. E anche l'od i o degli arabi che si videro consegnare un manifestino con il proclama dell'annessione sovrastato dalla croce dello stemma di Casa Savoia.
Il commento dei repubb li cani perugini su "Il Popolo" fu caustico: "Ora noi abbiamo un bel dichiarare per de- creto l'annessione di quelle regioni, ma i fatti dimostrano che dopo 50 giorni di guerra noi siamo ancora sulle coste, non abbiamo potuto fare un passo avanti verso l'interno e nelle nostre trincee dobbiamo quotidianamente sostenere attacchi e cannoneggiamenti. L'atto diplomatico non altera e non muta la situazione: moralmente noi ci proclamiamo padroni, ma materialmente abbiamo ancora un bel tratto da fare ."
A Terni "Il Grido degli Oppressi" uscì il 18 novembre con un editoriale dal titolo La pelle dell'orso. "Dal principio della guerra ad oggi" scrisse l'anonimo giornalista, "abbiamo assistito ad un rincorrersi continuo di frottole patriottico-nazionaliste date con gusto di solennità dalla stampa militaresca italiana la quale non ha fatto altro che registrare continui trionfi delle 'armi nostre' , quando compagnie intere di bersaglieri pagavano con la vita l'insipienza degli Stati Maggiori, anche quando si era costretti ad abbandonare posizioni trincerate per ripararsi in un raggio di territorio protetto dalle batterie delle navi . Ma tutto il patriottismo è un bluff Ed ora il decreto di annessione di un territorio vasto tre volte l'Italia di cui si è appena, e malamente, presa la costa, completa il quadro del magnifico inganno di cui è vittima il popolo italiano."
Ma erano in molti ad essere d'accordo con l'iniziativa del governo. "L'Unione Liberale", il 7 novembre, scrisse che il decreto d'annessione "giunge opportunamente per troncare ogni equivoco di fronte alla Turchia, e per definire una situazione che a causa delle mene turche poteva anche inutilmente complicarsi e ci permette di considerare la resistenza delle superstiti forze turche alla stregua di un'azione di brigantaggio".
Insomma per questo giornale il decreto d'annessione equivaleva ad una vittoria militare e toglieva addirittura ai turchi la qualità di combattenti.
"La Democrazia" non fu da meno e lo stesso giorno ebbe parole di esultanza: "Finalmente il governo si è deciso
[... ) Era tempo. Le Potenze non possono che prendere atto della notizia e la Turchia meglio sarebbe consigliata a fare buon viso a cattivo gioco."
Giolitti si rendeva conto che il tempo gli era nemico e sollecitava continuamente Caneva a rompere gli indugi e ad affrontare gli arabo-turchi andandoli a snidare nelle oasi del deserto da dove, a pochi chilometri da Tripoli, organizzavano gli attacchi. Ma il capo del corpo di spedizione non si sentiva ancora forte abbastanza per dare battaglia. Tra l'altro occorrevano rincalzi per compensare le perdite subite a Sciara Sciate quelle causate dal colera.