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NUOVA GUERRA. NUOVA STRATEGIA
Acheronta movebo
Nei due campi gli effetti psicologici della vittoria francese e della sconfitta sarda furono enormemente amplificati dal carattere ideologico della guerra. A P arigi, ga lvanizzata dalle prime vittorie repubblicane. riprese for7.a l'idea ''brissottina·· della rivoluzione mondiale. Il 16 novembre Chaumette dichiarava che presto l'intera Europa sarebbe stata ··francesizzata. municipalizzata. giacobinit tata". Tre giorni dopo la Convenzione lanciò la sfida a tutte le monarchie europee proclamando l'imernazionalismo democratico e il diritto di intervento dovunque i popoli ··vorranno ritrovare la loro libertà''. Per il Piemonte significava che la Francia non intendeva fermarsi a NiZla c Chambéry.
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Inoltre la propaganda controrivoluzionaria aveva descritto il nemico come una banda di straccioni e sacchcggiatori, preconizzando che si sarebbero volatilizzati al primo scontro con un esercito regolare. Ma in Savoia e nel N izza rd o, per la seconda volta dopo Yalmy, era accaduto proprio il contrario. L'ambasciatore russo a Torino. furioso di essersi fatto ingannare dal suo aspetto mar7ialc. che l'Armata sarda aveva "deluso le persone serie" e "perso la reputazione" e che il re era incapace di punire i colpevoli.
Per porre fine alle polemiche di Cordon, lo ste so Lauary chiese di essere deferito al consiglio di guerra. Fu condannato alla dimissione per i due primi capi d'accusa e assolto per il tel7o, cioè di non aver provveduto alla ritirata attraverso le Beaugcs. avendo provato che i suoi ordini non erano stati eseguiti. Tuttavia per grazia sovrana in riconoscimento del valore mostrato da giovane nella difesa del caste ll o di Gabbiano. conservò il grado c ottenne una ricca pensione. Cordon ottenne il comando de ll a Di visione di Susa. mentre de Courten fu nominato governatore di Cuneo e poco dopo collocato a riposo.
11 capitano Borgarclli reo di insubordinazione per le parole sdegnate rivolte a de Courten, fu degradato ma potè arruolarsi quale semplice volontario nei cacciatori di Piemonte e un anno più tardi fu reintegrato. promosso maggiore e nominato comandante del corpo franco. P into fu degradato e condannato a 3 anni dì fortezza a Biella. Alla fine del 1793 dc Foncenex e Cacciardi. con altri 7 ufficiali catLUrati nei forti di Nizza. furono liberati sulla parola e tornarono a Torino. dove furono sottoposti alla corte marziale. Destituiti entrambi. ebbero IO anni di fortezza. Foncenex morì poco tempo dopo essere stato g ra ziato. stroncato dalla vergogna e dalla dura detenzione, proprio nel momento della catastrofe fina le. Paradossalmente. però, neanche i loro vittoriosi avversari ebbero miglior fortuna. In novembre Montesquiou fu infalli assurdamente destituito c sotto processo per aver trattato senza permes s o con la Repubblica di Ginevra anzichè assediarla c liberare anche la Sviucra. Per salvare la pelle fu costretto a fuggire. come pure Ans elme. accusato di incrLia c. forse con maggior fondamento. di malversazione e vess aL.ioni contro i "fratelli niaardi" (fu poi arrestato. Liberato dopo il Termidoro, abbandonò l'esercito). Furono sostituiti rispettivamente da Kcllcrmann (1735-1820) l'eroe di Valmy. e dal generale Brunet (al quale, come vedremo. toccò sorte peggiore di Anselmc). Soltanto nel febbraio 1793 r Armata del Mezzogiorno fu sdoppiata nelle due Armare delle Alpi c del Varo. A comandare que st'u ltima fu destinato, con un rifort.o di 5.000 uomini. il general e Biron.
Intanto il Pi emonte si metteva in stato di guerra. A Torino fu armata la Cittadella, chiusa l' Università e istituita la guardia urbana. Furono istituiti controlli alle frontiere, espulsi i cittadini francesi sospetti di attività sovversive c rilasciate le patenti per la guerra di corsa cont ro i mercantili francesi.
Il 14 ottobre la Savoia elesse una Assemblea nazionale degli Allobrogi, senza alcun valore rappresentativo, che il22 votò, quasi all'unanimità, l'annessione alla Francia. Nel Nizzardo le violenze degli invasori (poi deplorate da R obespicrre) c !"alto numero di profughi impedirono una analoga iniziativa, ma i marsigliesi organizzarono ugualme nte un pronunciamento annessionista dei pochi simpatizzant i nizzardi (21 ottobre). La Convenzione decretò le due annessioni ri spe ttivamente il 27 novembre e 31 gennaio, trasfom1ando la due province sabaude nei nuovi dipartimenti del Monte Bianco (84°) e delle Alpi Marittime (8r)
Fedeltà al re e fedeltà alla na::.ione
Sostenute o accettate dalla borghesia urbana e da una parte dell'aristOcratia, rannes!>ione alla Francia c le innovazioni repubblicane trovarono però scar-;o consenso e anche un· armata nelle campagne. Anche in Piemonte la condizione dci ceti umili stava rapidamente peggiorando a causa del nuovo ceto di imprenditori agrari, incentivati dall'aumento dei prezzi agricoli determinato dall'espansione demografica. Questi nuovi imprenditori. in maggioranza affittuari dci domini baronali. sovvertivano infatti i vecchi equilibri feudali, erodendo quegli "usi civici". in particolare pascolo e lc gnatico, che garantivano la stessa sopravvcnza delle comunità. Nel dicembre 1792 il governo sabaudo prese molt o sul serio - promuovendo un 'i nchiestala denuncia "dei poveri e bassa gente'' di Moretta (Saluzzo) che proclamava fedeltà al re ("siam pronti a mcter la vita per difendere lo Stato c la sua Corona") ma al tempo stesso. in mancanta di provvedimenti governativi, minacciava <,o Ile' uioni spontanee, senza "bi sog no dei francesi". co ntro "q uest i Lupi infe rnali de Signori c dciii affittauoli".
La rea zio ne popolare co ntro i francesi no n infatti da avversione ideologica con tro la ri voluzione né, almeno allora, dalla predicazione allucinata di parroci " militanti ". E neppure tanto dalle violenze c dagli stupri occasionalmentc perpetrati dagli invasori. Era invece la tradiLionale e quasi obbligata autodifesa contadina contro le massicce requisizioni, i saccheggi e le devastazioni che mettevano a rischio le riserve alimentari e dunque letteralmente la sopravvivenza di intere famiglie e villaggi
Proprio a LcvenLo, paese natale di André il pre sid io marsigliese fu massacrato e arse il primo fuoco di guerriglia. g uidato dal conte della Rocca ( Laroque), tenente del Reggimento Nizza. Sarebbe ingiusto considerare Masséna un traditore del re di Sardegna. pcrchè col suo consenso si era arruolato giovanissimo nell'alleato esercito francese ( Re gg im ento Royal - l talicn). E quando. discriminato nell'avanzamento per le sue umili origini. aveva ottenuto il congedo. Masséna era diventato un vero marsigliese. Ma almeno quattro suoi parenti combatterono valorosamente contro di lui: Pietro. capitano di milizia. ferito più vo lt e e collocato negli invalidi nel 1794 con lo stipendio di tenente di linea; Onorato, alfiere di Oneglia, promosso sottotenente nell'ottobre 1795 '·in ricompensa del dimostrato va lore"; Maurizio, sergente di Pi emonte, decorato di medaglia d· oro per essere entrato per primo nella ridotta della Spinarda il 22 giugno l 795; un altro Maurizio. anch'egli sergente ed ex-soldato del Royalltalien, che l '8 aprile 1796 catturò a Bagnasco il genera le Barthélemy.
Fu di conforto che ben due terzi dei so ldati provinciali d i Moriana, rinviati alle loro case al momento della ritirata dalla Savoia, obbedissero puntualmente all'ordine di presentarsi individualmente a Susa il l o gennaio 1793 per ricostituire le loro compagnie. Tra co loro che non si presentarono c·erano però quasi tutti gli ufficiali, a cominciare proprio dal colonnello Villette. Uno, il capitano Blonay. aveva addirittura aderito al nuovo regime accettando la carica di maire ad Evian. Tutti costoro furono cassat i. Nuovo colonnello di Moriana fu nominato il marchese Roero di San Severino, con de Forax come nuovo tenente colonnello. Durante la guerra le truppe savoiarde (4 reggimenti di fanteria e 2 di cavalleria) dettero quasi sempre buona prova ed ebbero numerosi decorati al valore, e durante la breve e parziale rioccupazione della Savoia arruolarono forse un migliaio di volontari Ma le perdi te non poterono poi più essere sostituite da nuovi reclutamenti, tanto che, in deroga alle nonne generali, si dovette consentire ai reggimenti savoiardi di riammettere i disertori recuperati, mentre nel resto dell'armata erano spediti al Corpo franco, una unità di disciplina impiegata per le piLJ rischiose operazioni di prima linea. Ma migliaia di savo iardi servivano anche nell 'ese rcito francese. Nel marzo 1793 tre ufficiali del l o Savoia furono cassati dai ruoli per essere evasi dalla Cittadella di Alessandria e altri due per mancato rientro dal congedo.
Malgrado il suo cieco e meschino conservatorismo. la c lasse dirigente subalpina fu la prima, in Italia, a dover constatare che la potenza del fattore ideologico e nazionale aveva spostato il fulcro della guerra dalla conquista delle posizioni militari alla conquista de l consenso sociale. Stava emergendo che il vero baluardo del Regno non erano le A lpi, i cannoni, gli aiuti esterni, ma la fedeltà dei soldati e delle campagne. Diversamente dalla borghesia delle profes sio ni e dalla stessa aristocrazia militare. la fedeltà delle c la ssi umili dipendeva meno dal calcolo personale che da valori e intere ss i collettivi. Ma questi ultimi si identificavano più con la piccola comunità locale che con il grande Stato del re. La fedeltà non era più s udditan za che si potesse pretendere e aì tempo stesso disprezzare. ma già l'embrione di una cittadinanza, di un diritto poi itico gcrmogl iato all'interno dell'obbedienza e del rispetto non per la persona fisica del re, bensì per il valore simbolico e collettivo del suo ufficio. Un sentimento che metteva a nudo. e nuovamente in questione, la fonte ultima della legittimità. Quel popolo e quell 'ese rcito avrebbero obbedito. Ma anche giudicato.
Già nell'ottobre 1792, quando Vittorio Amedeo e largì una indennità agli ufficiali delle Guardie che avevano perso i bagag li personali nella ritirata dalla Savoia. costoro rinunciarono a favore dei soldati. In seguito, su suggerimento del generale de Vins , anche il Piemonte estese ai militari dì truppa la dignità guerriera fino ad allora ri servata solo agli ufficiali.
Così il 21 maggio 1793. probabilmente imitando la golde11e Tapferkeitsmedaille austriaca (istituita a Petcrwardcin il 19 luglio 1789). Vittorio Amedeo istituì una speciale decorazione (medaglia d'oro o d"argento) per premiare gli atti di valo re individuali dei soldati. caporali e se rge nti dì tutti i corpi (escluso il treno d'artiglieria).
La medaglia era conferita dal re su proposta del colonnello e appuntata petto del decorato alla presenza de l re gg imento con bandiera e musica. Essa comportava inoltre r"alta paga··. c ioè un soprassoldo permanente pari al 50 o al l 00 per cento della paga a seconda del tipo dì medaglia. Quella decorazione speciale ribadiva la distìn7ione di ceto c dì rango tra gli ufficiali e la truppa: ma contribuì a rin sa ldare lo spirito dci re gg im enti. Indicando il reparto di appartenen?a . ma raramente specificando il tipo di medaglia. Pin elli menziona in tutto 224 decorati al valore. di cui 53 nel 1793. 59 nel 1794. 73 nel 1795 e 49 nel 1796. l loro nomi, ingiustamente dimenticati dalla tradi7.ìone militare italiana (fa tta ecce7ione di una ventina menzionati nell' E11ciclopedia Militare). lì citeremo anche noi nel corso della nostra narrazione. Tra le motivazioni più frequenti, l'es sere e ntrati per primi nelle ridotte nemiche. l'aver salvato un ufficiale o averne catLUrato uno nemico. Il totale del 1793 include un militare croato e quello del 1794 anche 8 marinai dell'Armamento leggero di Sardegna. decorati per il combattimento dell'Isola Cerbicali contro 2 sciabecchi barbareschi. Gli ufficiali venivano premiati con gratifiche in denaro . con la promozione al grado supe ri ore oppure con r antico Ordine mauri7iano. Per meriti di guerra furono accordate almeno 19 croci dì cavaliere, tre delle quali ad ufficiali austriaci: 14 nel 1793. altre 3 nel 1795 e 2 nel 1796 (capitano grìgionc Schreìber e colonnello dci dragoni Chaffardon). I l 24 settembre 1793 fu accordata la gran c roce al tenente maresciallo C olli, e 1'8 aprile 1794 anche al tenente generale Dellcra c al maggior generale Chino.
Con patente del28 febbraio 1794 fu concesso alle famiglie dei caduti in battaglia un sussidio decennale di 150 lire annue. più la riduzione di l lira sul preuo dì una libbra di sale la preccden;ra sulle altre categorie assistite da opere pie. l'is truzione g ratuita dei lìgli maschi nelle scuole pubbliche e una dote (massimo di 300 lire) per le lìglic. Inoltre si stabilì di collocare nelle piazze dci paesi lapidi con i nomi dei concittadini caduti.
Perchè 11011 si pensò di adoTtare la difesa in profondilà
Nella primavera 1793 l'Armata sarda aveva in Piemonte 35.000 fanti, 3.000 artig lieri e 3.200 cavalieri e dragoni. più 4.400 fanti e 800 dragoni austriaci. 800 croati c 5 .000 cacciatori e cannonieri di milizia alpina. Era quindi quasi pari ai 50.000 fanti francesi. che erano per giunta divisi in due masse non direttamente cooperanti (30.000 in Savoia c Delfinato c 20.000 nel Niu.ardo). Ma quasi tutta la cavalleria austro-sm·da (3.400) fu lasciata in riserva tra Saluzzo c P inerolo e due terzi degli artiglieri e un quarto dei 45.000 fanti furono addetti al servizio eli guarnigione. l restanti 34.000 furono i in 4 corpi non cooperanti . a cordone per chiudere tutti i passi alpini. I l ri sulta to fu. ovviamente. dì essere debo li dovunque e di cedere l'iniziativa al nemico. libero di scegliere a proprio pìacimento la direttrice d"attacco.
Resa tecnicamente possibile dagli acquisti territoriali del 1713 e da un successivo mezzo secolo di fortificazione scientifica. la difesa a cordone sui passi alpini contraddiceva la tradizione nazionale, perchè in tutte le guerre precedenti i piemontesi sì erano sempre difesi attaccando il nemico allo sbocco dalle valli. E l'avevano sempre fatto concentrando rapidamente le truppe nel settore critico, saldamente appoggiate al ridotto torinese e all'asse del Po. con quell'arte della manovra a cavallo dei fiumi in cui eccellevano quanto nella guerra di montagna . Il costo ben noto di quella strategia, in passato obbligata, era di rendere più precari i rifornimenti terrestri e marittimi e i collegamenti con la !lotta inglese; abbandonare al nemico le risorse alimentari e logistiche della pianura: rischiare l'assedio di Cuneo e Torino. E, stavolta, anche la rivoluzione e la guerra civile.
Ma la difesa in profondità avrebbe comportato gli stessi vantaggi verificati nel 1743-45: i piemontesi avrebbero costretto gli austriaci a impegnarsi, ad affermare l'indivisibilità politica della difesa del Piemonte da quella della Lombardia e dei Ducat i padani. Avrebbero congiunto le forze addossando le proprie alle austriache; ristretto il perimetro difensivo; sfruttato il valore difensivo del territorio e delle fortezze. E sfruttato la propria cavalleria. di cui stavolta il nemico era quasi del tutto privo. li maggiore Ferdinando Pinclli è l'unico stor ico della guerra delle Alpi ad aver biasimato la scelta strategica dell'autunno 1792. sostenendo che l'alto comando austro-sardo avrebbe invece dovuto concentrare tutte le forze nel ridotto di Torino. Si può co ncordare con lui che almeno sul piano strettamente militare, la difesa in profondità avrebbe restituito l'iniziativa ai piemontesi. Av.rebbero obbligato i francesi amarciare e combattere sul l'itinerario e nei punti più adatti alla difesa, a lasciarsi alle spalle un reticolo di poderose cittadelle che, diversamente dal 1745, non potevano assediare per mancanza di a11iglieria pesante. Man mano che avanzava, il nemico avrebbe dovuto allungare le linee di comunicazione esponendole al sabotaggio e alla rapida giustizia di contadini e partigiani, che nel 1706 c nel 1745 si erano rivelati non meno efficaci del blocco navale inglese.
Ma adottare la difesa in profondità nel 1792 avrebbe implicato un radicale rovesciamento non so lo della strategia militare, bensì dell'intera politica estera sabauda. L'atteggiamento difensivo assunto dal Piemonte nel 1792 era infatti soltanto il penoso risultato di una dissimulata velleità bellicista, un'impotenza spacciata per castità. Restava l'intento di guadag nare anche da quella guerra, di pesare sulla scena europea: non solo di recuperare Nizza e Savoia. ma di interferire a Lione, capitaie del polo socio-culturale ed economico in cui il Piemonte era saldamente inserito da almeno un ventennio. Pur avvertendo a tratti la novità di quel conflitto che scatenava i fattori sociali e ideologici spingendosi verso la fonna assoluta della guerra, i militari e i diplomatici piemontesi. come del resto i loro alleati. continuarono a pensarlo secondo categorie tradizionali. entro illimitato contesto della razionalità economica e geopolitica.
A rendere addirittura impensabile la difesa in profondità e ad imporre naturalmente quella avanzata concorsero poi altri fattori strutturali . Anzitutto il sis tema di fortificazione alpina scelto intorno al 1725, basato appunto sulla volontà di sbarrare tutti gli accessi al Piemonte proprio per scongiurare nuove tragedie come quella del 1704-06, ripetutasi su sca la minore nel 1744-46. In secondo luogo il carattere familiare e collegiale del vertice militare, che prefigurava la spartizione delle forze tra comandi separati. Infine la voluta subordinazionc della strategia nazionale al sostegno e di conseguenza agli interessi
Nel!' aprile 1794. quando le Armate delle Alpi c del Varo scatenarono 1· offensiva per la conquista dei passi alpini, la dirigenza piemontese pensò. sia pure non seriamente. alla ritirata strategica con delle pia7Zeforti e arroccamento tra Chera:-.co e Torino. Furono i generali austriaci. e in particolare il barone Colli, a soffocare sul nascere un simile progetto contrario non tanto alla sicurezza militare della Lombardia quanto ai calco li geopolitici asburgici. Vi riuscirono soltanto per un colpo di fortuna. cioè l'improvvisa caduta di Robespierre che bloccò la tenaglia francese. con<>entendo agli alleati di imbastire una linea di difesa avanzata ancor più precaria e m.surda di quella stabilita nel 1792. E di concentrare tra Lombardia e Appennino Ligure una riserva mobile interamente austriaca il cui vero -;copo non era di sconfiggere i francesi in cooperazione con la flotta inglese, ma appunto di separare le sorti di Torino da quelle di Milano. come poi apparve chiaro nel fatale aprile 1796.
La storia militare dimostra del resto che quasi mai il governo di un paese invaso sceglie di proposito la difesa in profondità. Essa implica infatti la coesione politica interna, il supporto esterno. la capac i tà di direzione e controllo di tutte le istituzioni. il consenso sociale. il coraggio e la volontà di combattere necessari per la mobilitazione totale c la resistenza oltre le linee. Quando questi fattori sono troppo deboli per consentire un'ulteriore <>calata della violcn;ra bellica, ma ancora abbastanza forti per tentare di resistere, inevitabilmente si è indotti a tentare la sorte una volta per tutte.
La difesa avanzata non è altro. in definitiva, che lo sfruttamento militare ("naturale") del confine giurisdi7ionale. cioè del fattore mediante il quale. dal XVI al XX !>ccolo. tutti gli Stati europei. ad eccezione dell'insulare I nghilterra. hanno cercato di compensare la debolc7Za politica. amministrativa c sociale delle loro istituzioni centrali e del loro sistema fiscale e confessionale.
Al contrario. la difesa in profondità massimizza il vantaggio di cui. secondo Clausewitz. il gode nei confronti dell'attaccante que ll o di poter cedere spaL'io in cambio di tempo. Sul che il tempo lavori a danno dell'attaccante. moltiplicando l'effetto che l'attrito (Friklion) dell'avanzata provoca su ll e sue fol7.e materiali e soprattutto sulla sua volontà.
Nel 1792 fu l'Austria ad adottare la in profondità. almeno sul fronte italiano: ma solo perchè lo spazio ceduto, prima al di là c poi al di qua delle Alpi, era quello dell'odiato Piemonte. Nel 1745 la copertura della capitale piemontese le era costata l'invasione del Parmense, del Modenese c del Milanese. Ma allora la sua dipendenza dal denaro e dalla strategia inglese e dal valore de li' Armata sarda l'avevano obbligata a cooperare con il Piemonte. Adesso Vicnna contava invece che la Francia si sarebbe accontentata di fermarsi alle Alpi.
Ma, come avverte Clauscwitz, la guerra è un camaleonte . la validità dei suoi contraddittori principi dipende dalla dimensione politica della posta in gioco. Quella del 1745 era soltanto r effimera Corona di Lombardia. Quella del 1792 era la sopravvivenza dell'antico regime. I n ogni caso lo spatio che il Piemonte di Vittorio Amedeo rn avrebbe ancora potuto cedere non sa rebbe bastato a logorare il tempo della rivoluzione. la nuova arma strategica inventata dalla Francia. né, alla fine. la volontà ferrea di un uomo eccezionale co m e Napoleone. TI vecchio regime sabaudo era già sconfitto ben prima che Bonaparte venisse a imporgli la pace dei vinti.