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LA CRISI DEL P IE\-10:-.iTE
La crisi jìnan-;,iaria ed economica
Sfu m ata la g rande i l lusione dell'estate 1793, il Piemonte era alla bancarotta. La precarietà de ll a sua situazione politica ed eco nomica gli aveva prec l uso l'accesso al credito estero, mentre la mobilita.lione aveva raddoppiato le spese militari (I l milioni nel J790. 20 nel 1792) c la guerra le aveva quintuplicatc (47 nel 1793. 50 nel 1794). el 1795 le spese superarono i 55 milioni. più altri 41 milioni per le 24.896 tonnellate di grano (300.000 -;acchi x 137 lire) nece ssarie ad assicurare 128.000 razioni giornaliere di pane scadente ( 1.230 grammi) per le truppe -;arde e austriache e per le mililie.
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Presto esaurita la leva fi!.calc (aume nto della carta bollata. delrimposta di registro, delle gabelle su sale, tabacco e polvere da sparo, nuove imposte sui capi di casa. i domestici e i cavalli di lu sso) . si ricorse alla vendita dei beni ecclesiastici (30 mi l ioni). poi al prestito formso sulle professioni l iberali c infine ai tagli di bi lancio, inclusa la riduzione degli s tipendi agli impiegati pubblici.
Ma il debito pubblico era ormai fuori controllo (244 milioni nel 1796) e non rimase che ricorrere all'innationc. emettendo carta moneta per 15 milioni scambiata al40 per cento del valore nominale e offrendo la monctatione degli ori e argenti privati. Gli effetti economici furono aggravati dalla diminu.done della produ7ione e dall'aumento della domanda militare deternùnati dalla guerra. che raddoppiarono i prezzi dei generi di prima nece'>sità (fra il 1790 e il 1795 il prcao del grano aumentò Jctr85 per cento. da 74 a 137 lire al sacco) .
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'i reclutamenti e la for:a alle armi
Per ripianare, ma solo in parte. le l 0.000 perdite nel 1793 vennero effettuati nuovi reclutamenti provinciali. distaccando a tale scopo numerosi ufficiali e sottufficiali. Il personale delle compagnie provinciali di ri!.crva fu incorporato nei 12 battaglioni granatieri. anche nelle compagnie d'ordinanta c in quelle straniere in modo da tenerli costantemente a numero. mentre nuove reclute furono destinate a comp letare i battaglioni fucilieri e rifornire le compagnie di riserva. Furono costituite altre 2 compagnie pionieri. 6 cacciatori e 5 franche c accrcscuta la forza delle 16 compagnie leggere a 116 te s te.
Fissando convenzionalmente a 400 baionette effettive la for7a dei battaglioni e a l 00 scia bole quella degli nell'aprile 1794 le truppe al fronte, incluso il contingente austriaco, contavano 40.000 uomini e 5.500 quadrupedi. Tre quarti del totale c due terzi della fanteria erano truppe nazionali. cioè 20.000 fanti, 5.000 artiglieri. 3.200 cavalieri e dragoni c 1.000 dragoni di provianda. Le truppe straniere contavano 25 banaglioni e 6 c;quadroni. con 5.200 svincri. 800 alemanni. 800 francesi. 3.200 fanti c 800 dragoni austriaci.
Naturalmeme la forza bilanciata, che includeva anche gli indisponibili nonchè truppe e servizi territoriali. era ben superiore. Nel 1795 raggiunse il massimo di 71.738 uomini. una volta c mezza il precedente record del 1747. Diffalcati 20.000 niZLardi. savoiardi, esteri c alleati, i restami 50.000 all' 1.7 per mille della popolazione del Piemonte, la metà del tasso di mobilitazione realizzato in Francia.
L'Armora delle Alpi e /'Armaw austro-sarda
Dopo viva di-;cussione. i l regio consiglio di guerra del 6 gennaio 1794 respim,c la proposta di Graneri di rovesciare le alleanze passando con la Francia c approvò. malgrado le indignate proteste dci duchi d'Aosta c del la proposta del principe di Piemonte c degli altri due ministri di istituire 2 comandi superiori d'Armata. ciascuno su 2 Divisioni, in modo da oucnere sei alti comandi, assegnati ai 3 capitani ge nerali membri di casa Savoia e a 3 ge nerali austriaci, con in sottordine 5 maggiori ge nerali (3 piemontesi, l svinero e l austriaco).
Di con<>eguenza il duca d'Aosta a<,sunse il comando superiore delle Alpi occidentali, con le Divi sioni di e Demonte comandate dal duca di Monferrato c dal prin,cipe di Carignano. già in dicembre promosso capitano ge nerale. Avevano 22.000 fanti, con in sottordinc 3 maggior generali . il bcrnese R ockmondet ad Aosta. il piemontese Chino a Susa c Provera a Demonte.
li comando su peri ore dell'Armata austro-sarda. forte d i 14.000 fanti , fu assunto ovviamente dallo stesso de Vi ns. con la Divisione di Saorgio e una più piccola da dislocare tra Mondovì. Ceva c Ormea. La prima era comandata da Colli. con in sottordine Dellcra, pur promosso tenente genera le c gran cordone dell'Ordine Maurit.iano. L'altra da Argenteau. promosso maggior generale, con in sottordinc il parigraclo co nte Costa di Montafia.
La forza, tornata in prima linea a marzo, era così ripartita:
Annota delle Alpi (capitano generale duca d'Aosta)
10.000 in Val d'Aosta (capitano generale duca del Monferrato c maggior generale Rockmondet)
3.000 a Susa. Moncenisio e MongincHO (maggior generale Chino)
2.000 nelle valli Maira, Varaita e Grana ( maggior generale Provera) più molte militi c
7.000 nella Valle Stura a Demonte e Borgo San DalmazLO (capitano generale Carignano)
Armata austro-sarda (cap itano gene rale De Vins)
• 12.0<Xl oltre Tenda (tenenti generali Colli e Dellera)
2.000 ad Ormea (magg iori generali Argcntcau e Montafia)
Divisione di c(li'Cilleria
3.200 piemontesi c savoiardi a Pinerolo. Cavour c Savig liano 800 dragon i auwiaci ad AMi e Alessandria.
Il nuovo organigramma costrinse Strassoldo a chiedere il congedo per motivi di età e di salute. Estromise inoltre i principali avversari c detrattori di de Vins. Cordone Sant'Andrea. nominati rispettivamente gran maestro della casa reale e governatore di Asti. Latour e Dellera furono promossi tenenti generali. ma soltanto il secondo. decorato col gran cordone dell'Ordine Mauriziano. fu mantenuto in un incarico operativo. Nonostante i suoi 74 anni, Dellcra fu l'unico genera le a l'intero inverno presso le truppe. Tutti g li altri rimasero a Torino. e de Vins addirittura a letto afflitto da fistola e podagra. Colli. Argentcau, Provera, i duchi c il principe raggiunsero i propri comandi solo alla fine di aprile. tre settimane dopo l'inizio delle offensive francesi.
LA MA:-.IOVRA DI 0NEGLIA
Il piano francese: lo manm•ra anfibia su Briga e su Oneglia -Tanaro
Grazie alla levée en masse approvata il 13 agosto 1793- su proposta di Lazare Carnot ( 1753 - 1823), responsabile militare del Comitato di Salute Pubblica c futuro ..organizzatore della vinoria"- nel corso dell'inverno la forza delle due Armate francesi venne quasi triplicata dall'afflusso di giovani coscriui. salendo a 98 000 uomini, di cui 70.000 in linea contro 36.000 austro- sardi. L'Armata del Varo ne contava 58.000, di cui 40.000 in linea e 18.000 impiegati per presidiare la costa e la valle di Barcellonnette. punto di giunzione con l" Armata delle A lp i. Tno!tre le nuove leggi dell" 8 e 28 gennaio 1794 sutr·'amalgama·· tra veterani. volontari c coscritti migliorarono la s tandardizzazione delle unità tattiche. almeno quelle della fanteria di linea.
I ntanto Carnot cercava di coordinare l'impiego delle varie Armate francesi. con il Sy.wème général des opérations militaires emanato il 30 gennaio 1794 e corredato da istru1-ioni particolari per i singoli comandanti, anche allo scopo di limitare i contrasti e le interferenze dei rappresentanti in missione. Per le due Armate delle Alpi e del Varo la direttiva strategica era di debellare .il Piemonte. fidando <>ul disimpegno aus triaco. I nfatti, come scriveva da Genova l'Il febbraio 1794 François Cacault. agente francese per la Toscana. a Parigi si pensava che una volta espugnato il baluardo piemontese. il resto d'Italia s.arcbbe stato conquistato parla politique et la philosophie c non con la fo17a delle armi.
Il nuovo disegno operativo delineato da Camot prevedeva tre distinte ma convergenti operazioni: a) l'occupa.cione del Piccolo San Bernardo c del Moncenisio per minacciare Aosta e Torino; b) una nuova offensiva su Saorgio e Tenda per aprire la strada di Cuneo; c) l'occupazione di Oneg l ia e dci sovrastanti valichi sardo-genovesi di Ormca-Nava e Garessio -San Bernardo che dominavano il bivio di Ceva e le comunicazioni con Albenga. Finale e Savona.
L'operazione su Oncglia. prioritaria. doveva costringere il nemico a -;gombrare le Alpi Marittime. tagliare le comunicazioni anglo-!.ardc. rendere sicure quelle franco-genovc'>i c indurre la Repubblica a schierarsi con la Francia. Tuttavia Oneglia era una enclave in territorio genovese. Per non violarnc la neutralità il Comitato di Salute Pubblica stabilì di effettuare l"opera7ione via mare c il IO marzo destinò il famoso Hochc ( 1768 - 97) al comando della forza da sbarco in allestimento a
Nizza. Per la nuova offensiva su Saorgio !"Armata riccvcuc altri 13.000 uomini. riuniti a Monaco e Mentone. Aggiungendovi la divisione di Sospcllo. la forza d'attacco ne contava 20.000 (3 1 battaglioni. 17 pezzi pesanti e 20 leggeri) posti al comando di Masséna.
Nel primo trimestre del 1794 Bonaparte. ora generale. dovette occuparsi della difesa costiera della Provenza c della coM ruz.ione di una s trada militare da Niua a Lagheuo e Mcntonc per farvi transitare un treno di 40 cannoni pc!-.anti e 400 cavalli. Intanto il tenente colonnello Faultrier. so tto-direttore del parco d'artiglieria. fabbricava speciali affu s ti da montagna per i numerosi cannoni sardi da 3 e da 4, ma anche da 8 e da 12 libbre c per gli obici da 6 pollici, catturati a Niua o abbandonati dall'Armata sarda in ritirata. in tal modo fu allestito un treno di 24 pezzi da montagna. completo di una speciale forgia somcggiabilc.
La mcmorialistica filo-napoleonica sostiene però che Bonaparte abbia tro vato anche il tempo di com piere accurati sopra lluoghi sul fronte nizzardo per rendersi conto delle ragioni per cui fino ad allora erano fallite tutte le s paliate francesi. E che abbia al tempo !>tesso s tudiato. o almeno cominciato a studiare. la campagna borbonica del 1745 alla lu ce di Guibert ( 1744-9 0) c dci Principe.,· de la g11erre des montaxnes di Pierre dc Bourcet ( 1700-80). con!-.igliere del mare sc iallo Maillebois ( 1682-1762) c testimone delle campagne italiane del 1744-46 'opera. composta attorno al 1771 alla scuo la di stato maggiore di Grénoblc. circola' a privatamente grazie a varie copie manoscritte ).
Quella memorialistica attribuisce perciò a Napoleone la paternità. se non del piano strategico fissato da Carnot, almeno del piano operativo dell'Armata del Varo sottoposto da Dumerbion al nuovo co ll egio dei rappresentanti in mis sione. ora presieduto da Robespierre. Dati i suo i stretti rapporti col più giovane fratello dcll"lncorruttibile c dato il suo incaric o di comandante dcii" artiglieria d" armata. è ovvio che Bonaparte vi abbia avuto gran parte. Ma non certo inferiore fu rapporto di Ma'>séna, che era ni1 ;ardo e aveva già combattuto su quel fronte. Merito di Bonaparte fu -;emmai di aver fatto includere nel Consiglio di guerra anche Rusca. capob:maglione del genio. nonchè capo della cospirazione repubblicana nell'Alta Roia e nella Riviera di Ponente. Fu infatti proprio Ru sca a suggerire l'id ea fondamentale di attaccare !"asse Briga-Tenda da Est risalendo la valle della Ncrvia
Ini zialmente. infatti. il piano francese ripeteva lo -;chema della campagna borbonica del 1744. cioè l'attacc o al centro del dispositivo nemico. Prevede' a infatti di concentrare le forze ad isola. nell'Alta Tinéa. per sboccare in Valle Stura dal va lico della Maddalena, in modo da costringere il nemico a sgombrare l'Alto Niaardo ritirandosi ol tre Cuneo. Solo in seguito, resosi conto che il terreno non consentiva il transito del parco d'assedio necessario per Demonte e Cuneo. il comando dell'Armata accolse il suggerimento di Rusca di spos tare la direttrice d'attacco dalla Valle Stura alla po s i? ione di Saccarello- Collardente- Tenarda. !-.ituata tra la carrouabile i1 La-Cuneo e le sorge nti del Tanaro c dci torrenti Arroscia (O ne g liaAlbenga). Argentina ( Taggia ) e Ncrvia ( Dolceacqua ). per piombare su Briga c Tenda e cos trin gere gli alleati a ritirarsi Cuneo per il colle delle Finestre.
Applicando gl i insegnamenti di Bourcet sulla guerra in montagna, il nuovo piano impiegava le forze in petits paquet.\' che, muovendo in s incronia lungo l'itinerario indicato da Ru sca c secondo una minuLiosa tabella di marcia. in sei giorni avrebbero dovuto risalire le valli Roia. Ncrvia c Taggia per sfondare a tenaglia il perno orientale del dispo!.itivo nemico. occupare Bri ga e isolare Saorgio. Frattanto un anacco dive rsivo s ul fianco occ id entale dclrAuthion doveva fissare il nemico sulle proprie posi7ioni per impedirgli di reagire.
La disa.1trosa bocciatura del piano difensiro proposto da Del/era
Naturalmente anche i generali sardi avevano '\tudiato (e non pochi combattuto) le campagne de l 1745 e 1747 c conoscevano meglio del nemico l'importanza strategica delle strade Ceva- Oneglia. Ceva- Albenga c Ceva- Savona dominate dai passi di Ormea -' ava. Garessio- San Bernardo c Cadi bona- Altare. A Dell era non era del resto sfuggito il sig nificato del dispositivo nemi co. Comprendendo che rintem:ione dei francesi era di attaccare da Dolceacqua c Onc g lia, Dellera propose di schierare le truppe sulla vecchia .. linea Leutrum··. quella cioè stabilita nel 1747 dal famoso generale tede sco al servizio sabaudo ( 1692-1755). I n concreto si trauava di spostare il grosso dell'Armata Austro -Sa rda a Dolceacqua c Monte Airolo e arretrare la destra a Tenda. con una prima linea di avamposti attorno a Saorgio c posti di collegamento con la Valle Stura. Occorre sottolineare che il progeno di Dcllera non prevedeva di sta nziare truppe in territorio genovese. bensì ne ll 'enclave strategica di Mendàtica, Monte Grosso c Pian del Latte che il Reg no saba udo pos sedev a in a lta Val d'Arroscia appunto per controllare le strade Tenda- On eglia e Ceva- Oneglia. poco a monte del bivio per Albenga.
La se nsata proposta, che Dellera non potè personalmente illustrare essendo rima!.to al fronte. fu però respinta dal Con::.iglio di guerra tenuto a Torino. Benchè sostenuta dai generali veterani come Bre zé. Chatillon e Sant'Andrea e dallo stesso re. le esitazioni di Colli e il voto decisivo del pacioso ministro della Guerra. marchese Fontana di Cravanzana. fecero infatti prevalere il contrario parere di de Vins, il quale sosteneva boriosamente che Dellera non capiva nulla di arte militare c che i francesi non avrebbero mai attaccato Oneg li a per non esporsi di fianco al bombardamento della flotta inglese. Nella sua risposta a Dellera. Cravanzana usò toni sg radevoli. quasi di nutrire stolte paure. Il 31 marto Dellera replicò seccamente.
Nuove informazioni 1-.ul concent ramento di truppe francesi a Mentone raccolte dagli agenti sardi a Genova e so prattutto la notizia che il comando era stato attribuito a Masséna. convinsero definitivamente Dcllcra delle intenzioni nemiche. Perci ò rinnovò urgentemente la richic'>ta di poter occupare posi.doni opportune in territorio genovese prima che lo facesse il nemic.:o. Inchiodato a letto dalla podagra, de Vins si fidò ciecamente dci contrari rapporti degli uffi c iali del genio austriaco Marchetti e Martonitz e respinse nuovamente la richiesta di Dcllcra, confermando lo schieramento in atto e limitandosi a rinforzare le truppe di Tenda con IO battaglioni sardi (Guardie. Granatieri Reali. Pinerolo. Tortona) c a di s taccarne a l tri lO austriaci (4.000) in alta Val Tanaro c in Val B ormida. Oltre a Cosseria e Cairo gli austriaci occuparono anche località in territorio genovese. cioè Pallare. Mallare. Altare c il valico di San Giac.:omo.
Il compito delle truppe austriache. al comando di Argcnteau. era di presidiare i \alichi per One glia e Albenga. ma non per proteggere il fianco sinistro sardo. bensì per coprire l'avanguardia del corpo austriaco che si s tava raccogliendo in Lombardia e che doveva controllare la giunzione fra le Alpi Mariltime e l'Appennino Ligure. chiave d'accesso alla pianura lombarda. Lo scopo strategico dei movimenti austriaci e ra infatti di stabilire tra Ceva e Savona una linea di difesa avanzata della Lombardia sostenuta dalla flotta inglese e possibilmente dalla Repubblica di Genova, lasciando che l'offensiva francese si scaricasse sulla direttrice Saorgio- Cuneo.
La l'aritmte di Masséna: la mano1 ·ra terrestre su Oneg/ia-Tanaro
Ma proprio quando pèr scattare, il piano francese fu sconvolto da un imprevisto evento politico. Infatti, denunciato dal generale Pichegru (1761-1804) su istigazione di Saint-Just ( 1767-94). il l o aprile Hoche fu arrestato e la spcdit.ione navale su Oneglia annullata. cl consiglio di guerra tenuto a Nizza il 2 aprile. Masséna c B onaparte proposero di prendere Oneglia per via litoranea. adducendo l'assoluta necessità e urgenza di assicurare i rifornimenti dell'Armata e di prevenire le forze austriache che si andavano ammassando s ulla Bassa Bormida e nell'alta Va l Tanaro al confine sardo-ge nove se. I rappresentanti, in particolare Augustin Robcspierre. smussarono il risvolto politico del piano. certificando la necessità e l'urgenza che costringeva l'Armata a violare la sovranità genovese e allegando come pretesti. poi ratificati dalla Conve nzion e. la questione della fregata Modeste e il passo concesso dalla Repubblica alle truppe sarde che a One g lia si erano imbarcate per Tolone.
B e n fondato nelle linee generali. il piano francese non lo era altrettanto sotto il profilo tecnico-militare. Infatti a Ma!)séna fu assegnata soltanto metà delle forze disponibili. cioè appena 20.000 uomini. mentre il resto fu destinato a compiere attacchi non mcramentc diversivi verso il colle delle Finestre (Divisione Garnier) e la dcstra della Roia (Divisione Marquard). Rusca obiettò invano che estendere la manovra su un fronte di 40 km c suddividere la forLa d'attacco fra le due operazioni significava compromettere la riuscita dell'offensiva su Tenda. Dum e rbi on. anch ·egli comc dc Vi n!> inchiodato a letto dalla podagra. non volle apportarvi ulteriori modifiche.
La mwwvra francese su Pigna, Trioru e Oneglia (5-10 aprile)
Il 5 aprile. nelle stesse ore in cui. a Torino, Colli riceveva il comando in capo del Corpo di Tenda. Mas!>éna decampò da Mentone. All'alba del 6 Garnier e Marquard attaccarono la destra e il centro austro-'>ardi. Al Belvedere Colli di Felillano, col 1° cacciatori c milizie del contado, riuscì facilmente a ributtare il nemico oltre la Yesubia. ma al centro gli austro -s ardi dovettero sgombrare gli avamposti della Focaccia, Mantegas e Morigo ne ritirandosi su Millcforche e il Raus e più a sinistra Béola, la Croce di Gan e la ridotta di Colla Bassa. ripa!>sando la Roia c i a Breglio.
Nelle stesse ore Masséna varcava il confine genovese a Ventimiglia. incurante delle rimostranze del governatore Spinola. e anzi !>pcdì una compagnia di granatieri a sloggiarlo addirittura dal castello assieme al presidio di 40 invalidi. Solo l'intervento dci rappresentanti convinse Masséna a recedere dall'inutile provocazione e a restituire a Spinola quel simulacro di sovranità genovese.
Nella giornata del 7 aprile. per vie impervie c innevate. l'ala destra francese raggiunse le posi7ioni di Testa di Giò. Pigna. Triora e Taggia. basi d'attacco su Saorgio. Colleardcnte e Oneglia. Partita da Sospello, la colonna della Roia (Divisione Haumel) prese la ridotta del Forcoin c pro seg uì verso Saorgio attestandosi sul Monte Giove (Testa di Giò). Più a E st. la 2a Di visione Monnier la Nervia. raggiungendo Pigna dopo 16 ore di marcia. seguita dalla Divisione di Riserva Laharpe che si auestò a Dolceacqua. Masséna. co n la propria Divisione comandata da Mouret e accompagnato da Bon aparte e dai rappresentanti, proseguì a sua volta lungo la costa per Bordighera e Sanremo e. giunto a Taggia. suddivise ulteriormente le 1.uc forze in due colonne, una verso Oneglia e una con la quale risalì la valle fino a Triora. base d'attacco cont ro i monti Pelle grino e Saccarello, avamposti orientale c settentrionale di Colle Ardente.
Lo Messo giorno Dellera seppe che il nemico aveva invaso il territorio genovese. Intuita la g ravità della situazione, spedì subito le milizie di Briga a controllare l'erto passo di Tanarda. non presidiato a causa della neve e del freddo, ma la fitta nebbia scoraggiò la ricognizione.
L'offensiva francese scauò debolmente 1'8 aprile. mentre la notizia delroffensiva raggiungeva Torino gettando nel panico la corte e lo stesso alto comando austro-sardo. L'attacco su Saorgio fu alleggerito dalla neve e dalla difficoltà dei luoghi. Resp into dal tiro di infilata dalle poderose batterie di Saint-Amour e dalle truppe accorse da Breglio (in particolare dal 2° Mondovì ) llaumel dovette retrocedere su Lantosca e di Giò. Anche la contemporanea ricognizione tentata sulla Tanarda dalla Brigata Lebrun fu bloccata dalla neve. Lebrun doveuc pertanto ripiegare su Pigna congiungendosi co n Monnicr. lasciando sull'impervio passo una piccola vedetta di 60 uomini.
Frattanto metta Di' i-;ione :vlourct entrava nel principato di Oneglia. difeso dal maggior generale Montafia con 3.000 regolari c 1.500 miliLie. in teoria sostenuti dag li austriaci di Argenteau. c he però si guardarono bene dall'intervenire. Montafia aveva rinforzato gli avamposti nordorientali delle alte valli Taggia c Arroscia (Carpasio. Rezzo e Colle del Pi11o) ver!.o Pieve di Teco e ordinato aJ di Oncglia. composto di tedeschi e di 400 soldati del Re ggimento Nuova Marina (poi Oncglia), di attestarsi fortemente ad Ovest della città. sulla posizione di Sant'Agata coperta da l torrente Impero. Ma l'attacco congiunto di Mouret e Laharpe convin-.c il governatore La Piace e Montafia a ritirarsi dopo lieve rcsiMenza. per non rischiare. il primo. di restare tagliato fuori da Ormea e l 'altro, di lasciare scoperto il Tanarcllo, raggiungibile da Triora. L'arretramento di Montafia e lo sganciamcnto di La Piace attraverso le valli Impero c Arroscia riuscirono perfettamente e la del IO aprile le truppe sarde raggiunsero le posiLioni di Colle Ardente, Tanarello c Colle di Nava. co ll egandosi con l'avanguardia di Argentcau.
I ntanto Mourct entrava a Oneglia catturandovi 12 cannoni di bronto e imponendo una durissima contributione di guerra. anche allo di punire l'indomita città per l'ostinata resistenza del 1793 c per l' audacia della sua tlottiglia corsara. Quest'ultima !.i <,alvò interamente. all'boia d'Elba e riprendendo poi ad operare dalla base borbonica di Porto Longone (Porto At.zurro). In seguito, su consiglio di Bonaparte. Mouret proseguì lungo la costa occupando anche Albenga. da dove il 16 aprile si spinse fino all'altra enclave sabauda di Loano.
Mentre da Torino Colli. Provera c Argenteau partivano di gran carriera per raggiungere il fronte. lo stesso 8 aprile Dcllcra aveva tenuto a Briga un inconcludente consiglio di guerra e per precauzione il caval ier di Revel aveva tracciato un piano di ritirata ge nerale a Tenda. A sera . finalmente, C olli arrivò a Bri ga e assunse il comando, decidendo di resistere a Breglio c sulle alture ad Est di Saorgio c Briga. Il mattino de l 9 Colli assegnò a Bcllcgarde, brigadiere dci Granatieri Reali, la po s izione di Colle Ardente c un presidio di 3 battaglioni (Asti c l o cacciatori). inoltre spedì a Tanarda un corpo franco di l 00 contrabbandie ri in gaggiati a Bri ga dal capitano Maulandi (o Morandi ?) per 20 lire a testa, sostenu ti da l .000 reclute del Pinerolo (colo nnello Radicali di Marmorito) che dov eva no invece attestarsi alle quote già sgombre di neve (Cime di Marta. di Piné e del Bosco).
Alla Tanard a 200 arditi di Maulandi (volontari e granatieri reali) sorpresero c massacrarono il piccolo pre sidio francese, già :.cmicongelato dentro il "baraccone". ma il rischio di fare la stessa fine li convinse a tornar subito a Briga <:o n l 4 prigionieri incluso il comandante nemi<:o. Ciò consentì alla 118a Mcaa Bri ga ta ( Lebrun ) di rioccupare la cruciale posizione in attesa che lo scioglimento delle nevi conscnti'>'>e l'attacco generale . ma l' 11 aprile, anche stavolta gra.lic alla nebbia. i granatieri reali di Bellcgarde ripresero la Tanarda, che Maulandi provvide ad asserragliare.
TI IO aprile. g ià fortemente allarmato, Vittorio Amedeo deci se di scavalc.:arc il defatigante nego7iato militare col governatore di Milan o c spedì Albarey in Belgio. direttamente dall'imperatore. col mandato di ottenere a qualunque prezzo un formale accordo difensivo.
L.R num·e posi-:ioni dell'Armata Ausrro -Sa rda
Nel frattempo. assistito da Maulandi c dagli ufficiali del genio Malau ssc na c Dc Marti nel. Colli provvedeva a rinfornre le nuove linee difensive già imbastite da Montati a. ' uova ba'>c dell'ala sinistra sarda fu il campo trincerato cretto sulle alture di Marta, a Nord-Est di Saorgio. a Sud-Est di Briga. a Nord della Tanarda e a Sud-Ove'>t del settore Colle Ardente - Sacca re! lo. I l campo era protetto dalla grande ridotta dj Felt.l (sul poggio della Testa dell'Afe!) c collegato a Colle Ardente dalle opere secondarie della testa di Nava. La ridotta del Colle Ardente dominava le altre, sbarrando le st rade provenienti da Triora con un ava mpo sto al Monte Pelleg rino.
Il fianco s ini s tro del Co lle era coperto dal bosco di Sanson. che lo collegava più a Nord-Est con altre 3 ridotte ( la Saccarclla, Cima di Bosco c Cima di Barbon) le quali sbarravano i sentieri che da Triora. La Rocchetta e Mendatica conducevano oltre colle Ardente e sui fianchi orientali del Saccarcllo e del di Tanarcllo. Ancora più a Nord un 'u ltima ridotta s barrava il passo di Ciaggia, dal quale il nemico avrebbe potuto aggirare le posi.lioni sarde c raggiungere direttamente sia Tenda che l'Alta Val Tanaro. da dove poteva piombare sul fianco occidentale di Argenteau.
La linea delle ridotte sarde era ben situata, anche ),C Colli trascurò di sbarrare il passo della Madonna della Fontana. poco a Nord del Monte Pellegrino, e di s tabilire lungo il primo tratto del Tana ro una linea di collegamento tra Ciaggia e l 'ava mposto austriaco di Ponte di Nava. Ma circa quest'ultimo punto la re1.ponsabilità di Colli è nettamente inferiore rispetto a quella del suo collega Argenteau. comandante dell'es trema Austro-Sarda, che. l ungi dal cooperare con il resto dell'Armata da cui formalmente dipendeva, adot t ò cri teri del tutto autonom i c addiritt ura in cont ra sto con la difesa ad oltranza del versante nizzardo di Tenda decisa da Colli su ordine di de Vins. Ma d'altra parte e ra stato lo s t esso de Vins ad impartire ad Argcnteau un ordine tendenzialmente opposto. quello cioè di coprire il concentramento della forze aus tr iac he nella Val Bormida allo scopo di prevenire u n even tu a le spostamento delle operazio ni francesi verso le Langhe c la Lombardia. Di conseguenza, invece di raffor7are la difesa di Ponte di Nava s postandovi la numerosa artiglieria pesante, Argcnteau si limit ò a presidiarla con 3 battaglioni (4° Leggero Bellegarde. l Lombardia c 4 compagnie Cap rara) c 2 cannoncini da montagna, tenendo l'artiglieria inutilizzata ad Ormea ed erigendo poderose quanto premature fortificazioni al passo del San Bernando. a copertu ra di Ceva e della Val Tanaro.
Il vero errore di Colli fu invece di non concentrare forze sufficie nti a presidiare il se ttore Tanarda -Tanarello. Il comandante a ust ro -s ardo prestò infatti troppa fede agli allarmati rapporti di Provera, comandante della sua Ala Destra. il quale esagerava la minaccia nemica in direzione del colle delle Finestre e chiedeva continuamente rinforLi. Pur non accordandoglieli. Colli non osò sguarnire il settore di Provera. limitandosi a spostare appena 5 battaglioni da l settore centrale all'Ala Sinistra . dove in definitiva furono impiegati appena 6.000 uomini. Non erano pochi in rapporto alle fol7e poi effettivamente impiegate dal nemico (8.500) ma lo erano decisamen te in rapporto all'estensione del fronte, 6 chilometri. c soprattutto delle trincee da presidiare.
Alla vigilia della battaglia (25 aprile) l'Ala sinistra sarda c.:ontava in tutto 13 battaglioni sardi e 2 austriaci più il corpo franco. In prima linea erano 5.000 uomini (corpo franco e 12 battaglioni). così distribuiti:
• ridotta del la Tanarda: 2 compag nie a turno distaccare dal Reg gimento Belgioioso campo di Marta: brigadiere Vitale con 2 battaglioni (l e l Asti) ridotta di Feltz: colonnello Mussano col J• Guardie (Saint Sulpice). 2 cannoni da montag na e spingarde
• cima del Co lle Ardente c ritlolla Bosco Bruciato: brigadiere Radicati con 2 battaglioni ( l Belgioioso c 1° Tortona) bosco di San\on: l battaglione cacciawri cima del brigadiere Bcllcgardc con 3 battaglioni (l o e 2° Granatieri Reali. l Piemonte) ridotta Saccarella: l compagnia del 2° Guardie
• avampo!>ti di Monte Pellegrino e Buna corpo franco poi 2 compagnie del 2° Guardie ridotta Cima di Bosco: l co mpagnia del 2° Guardie c 2 pcui (sergente Borgnonc) ridotta Cima Barbon: l battaglione Piemonte (Saluno) ridotta Ciaggia: 2° Niua (tenente colonnello Grimaldi).
Il servi7io agli avamposti era espletato a turno con cambio ogni 24 ore. Altri 1.200 provinciali guarnivano la seconda linea, dislocata a ridosso di Briga su lle alture di fronte alle cime di Piné e del Bosco , coi rispettivi capi-;aldi di Praia (2° Pinerolo e 6 cannoni) e Testa di Nava (l o Pinerolo c 2° Tortona ).
La neutrali-:.;.a:ione della Divisione Argenreau (l 1-17 aprile)
In cinque giorni la manovra francese aveva ottenuto risultati importanti ma non decisivi e comunque inferiori alle aspettative. non avendo conseguito robicttivo più importante, cioè la presa di Briga. Masséna fu perciò costretto a lasciare a Laharpe il comando delle truppe concentrate a Monte Alto e correre a giustificarsi ad Oneglia. dove l' 11 aprile fu accolto freddamente dai rappresentanti. che già parlavano di destituirlo. Fu Bonaparte a sostenerlo c a concordare con lui un nuovo piano intermedio, tendente a impadronirsi di Ponte di Nava per interrompere ogni collegamento tra i 4.500 uomini di Argenteau c i 6.000 dell'Ala Siniwa di Colli: lo stesso criterio che verrà ripetuto esattamente due anni dopo da Bonaparte sul fronte delle Langhe.
A tale scopo la Divisione Mourct fu richiamata dalla costa, dove lasciò di presidio la Brigata Cervoni. Lasciati Haumcl c François di fronte alla lànarda e al Colle Ardente per guardarsi illianco sinistro, Ma.;;séna e Mouret si f>p<)S(arono dalla Val Taggia alla Valle Arroscia attraverso i monti Fronte e Mongia c il 15 aprile si attestarono poco ad Ovest di Ponte di Nava. mentre da Oneglia la Brigata Brusl é. accompagnata da Bonaparte e dai rappresentanti. raggiungeva la Valle Arroscia risalendo il torrente Impero.
TI 16 aprile, senza attendere il previsto arrivo della Divisione Laharpe. il battaglione cacciatori di Mouret, subito seguito da altri 5 . attaccò l'avamposto della cappella di Sa'n Bernardo, subito sgombrato dal Reggimento Lombardia (colonnello Farigliano c tenente colonnello Guibert) che si ritirò in buon ordine coper1o dalla compagnia Incisa di Santo Stefano. Le uniche perdite \arde furono 50 uomini catturati a Cantarana assieme al capitano di milizia Leone. Mentre il nemico occupava il ponte di Nava. Argcntcau -.gombrava Ormea e San Bernardo ripiegando -.u Bagnasco e il giorno dopo su Ceva. protestando di essere stato abbandonato da Colli c di non volervi a\ ere più nulla a che fare: asserLionc non solo irresponsabile. ma addirittura spudorata, dal momento che Argentcau non solo non aveva fatto nulla per difendere la cruciale posizione eli Ponte di Nava, ma aveva anche riliutato i rinforzi offertigli da Colli.
Frattanto Mas-;éna entrava in Ormea e i 100 invalidi di presidio nel arrendevano dopo aver invano cercato di negoziare un simulacro di resistenza per c;al\are ronorc delle armi. Nella stessa giornata del 17 aprile Masséna occupò senza colpo ferire anche il castello c i magcvzini di Garessio. trovandovi grande quantità di viveri e le armi stipate per la miliz.ia (100 fucili da guerra c 2.500 da caccia). Il resto de l magro bottino francese includ eva altri 50 valetudinari sardi e 12 vecchi cannoni con le armi del Re Sole, preda bellica piemontese fana novant'anni prima durante la guerra di succcs-.ione spagnola.
Il diversii'O sul Belvedere e la ma11Mra d'artacco su Briga ( 18-26 aprile)
Colli apprese il 18 della ritirata di Argenteau e. comprendendo il segretO disegno strategico perse ogni di ricevere rinforzi. Invano sollecitato. il 20 aprile de Vins gli rispose di non poter fare di più di quanto aveva già disposto per difendere Ceva c Mondovì c gli ordinò di tenere le posizioni fino allo scioglimento delle nevi e ritimrsi poi su Tenda. intanto Masséna era tornato ad Ormea dove. grazie alla collaborazione di Bonaparte, gli di togliers i dai piedi i rappresentanti rispedcndo li a Ni;.za latori di richieste per Dumerbion, c potè dedicarsi senza petulanze cd assilli a ispcLionare il fronte assieme a Rusca e al capo di stato maggiore Monnier.
Lasciato Mouret a Garessio. Masséna aveva sottomano appena 3.600 fanti di H aumcl e Bruslé (6 battag l ioni) e 200 zappatori di Ru sca con i quali decise di attaccare la Tanarda c la ridotta di Fcltz e aggirare Colle Ardente per il bosco di Sanson. Riu\CÌ tuttavia a recuperare altri 5.000 uomini dalle posizioni vicine: J .200 li lasciò in riserva a Testa di Giò con Lebrun. e il resto, s uddi viso in tre deboli colonne di 1.900, 1.300 e 600 uomini ( Fran çois. Fiorella e Cervoni) li destinò ad infiltrarsi tra le ridotte c i passi più settentrionali muovendo dalla Rocchetta e da Mendatico.
Su suggerimento di Ru sca . tutte le colonne dovevano convergere il più rapidamente possibile su Briga c in particolare occupare la cima di Piné. un poggio di fronte al convento di San Dalmazzo che dominava la strada per Tenda. In tal modo si sarebbe tagliata la linea di ritirata del nemico, obbligandolo a rifluire verso il valico occ identale delle Finestre c a lasciare scoperto l 'accesso a Cuneo e Mondovì. Errore di Masséna fu di aver destinato l solo battaglione. anzichè l'imera Brigata Cervoni. al forzamento del passo di Ciaggia. dal quale si poteva non solo aggirare l'intera pos ir.ione del Saccare ll o, ma soprattutto raggiungere Upega sul versante piemontese delle Alpi Marittime e di qui precedere i regi a Limone.
L' attacco era pianificato per il 25 aprile. Intanto il 19 aprile 1 brigate dell'ala sinistra francese ( Di visione Garnier) effettuarono un attacco diversivo sul Bel vedere. La Brigata Mo nléon si accanì in parti co lare sulla ridotta di San Severo, difesa dalla co mpagnia franca degli em igrati. In cura nti della fucileria e dci macigni che dall'altura soprastante 200 c roati facevano rotolare su di loro. i repubblicani riuscirono a penetrare nella trincea scannando c le degli odiati traditori. Soltanto la notte sospese il combattimento consentendo ai croati di scendere per il pendio e trarre in salvo i pochi emigrati superstiti, tra cui il cap itano dc Bor111eaud c il tenente Forbin, entrambi gravemente feriti. La carneficina costò la vita a 250 repubblicani contro 70 emigrati e 35 croati.
Il 22 aprile. nelle ore in cui l'Armata delle Alpi occupava il Piccolo San Bernardo scende ndo nella Valle Mas séna compì personalmente una ricognizione ver-.o la Tanarda e la Cima di Marta. Il 25 i tiragliatori francesi effettuarono i primi attacchi di assaggio contro gli avamposti del Pellegrino e Buna Rossa e laridotta Saccarella. Durant e la notte il corpo franco respinse al ba'\SO le guardie lasciate dal nemico pendio del Pellegrino. Gli zappatori di Rusca lavorarono l'intera giornata del 26 per aprire i varchi ingombri dalla neve e durante la notte i pionieri aprirono un sentiero di accesso alla Tanarda piazzandovi 2 peui per prendere di sbieco il Baraccone occupato da 200 austriaci.
La resisten::a sarda (mauino del 27 aprile)
L'attacco !>Cattò all'alba del27 aprile su ll'inter a estensione del fronte. Gli attacchi sferrati contro l'ala destra sarda avevano esscnLialmentc scopo diversivo, ma eb- bero un insperato successo. !>Ubito sfruttato da Dumerbion. L'ala sini-;tra francese attaccò su tre colonne. due ai lati sugli avamposti di Milleforche (D'AIIemagne) c di Breglio (Jardin) e una principale al centro (Barquier) sulla ridotta della Colla Bassa e il fortino di Beola. Trecento miliziani. che difendevano un avamposto di Beola. si dettero alla fuga comunicando il panico ai difem.ori del fortino. dove i cacciatori di Barquier catturarono 20 ufficiali e 250 uomini. D'Allemagne ne approlittò per 1\vanLare sino al torrente Cairos c discenderlo fino alla Roia attestandosi a Ovest di Saorgio. mentre più a valle Jardin riusciva a forzare il passo della Roia a Breglio c minacciare Saorgio dalla riva opposta. Allora Dumerbion fece intervenire la riserva (Marquard) gettandola contro il fianco destro del campo di Marta.
All"ala destra francese. Bruslé impiegò alcune ore per occupare la Tanarda. il cui presidio ripiegò in ordine sul campo di Marta. Intanto il resto della Divisione Haumel attaccava la triplice cinta della ridotta di Feltz. incurante della mitraglia sarda. Verso mezzogiorno si giunse a l corpo a corpo all'arma bianca e la morte dell'aiutante generale Langlois raddoppiò la furia dei granatieri francesi finchè i resti del l o Guardie (90 uomini su 300) !>Camparono nella selva di Sanson. da dove assieme ai cacciatori g uadagnarono la ridotta di Bosco Bruciato. Caddero il capitano M au landi, nonchè 3 sergenti e 2 capitani delle Guardie (Viterbo dei cacciatori c Gaspare Germagnano, terzo dopo i fratelli Angelo e Giuseppe caduti aii'Authion e a Tolone) mentre 3 subalterni furono fatti prigionieri (Bagnolo, Mussano c Paolucci). Feriti furono il maggiore Saint Sulpice e il capitano Moncrivello. entrambi promos'>i sul campo al grado superiore.
Fallirono invece gli attacchi sferrati più a Nord con for;.e insufficienti. Tre battaglioni c 100 zappatori di François non riuscirono a sloggiare le 2 compagnie trincerate alla Saccarella (4a del 2° Guardie. tenente Montezemolo e sergente Viretti) e al Pellegrino (Piemonte) che erano sostenute da l cannone diretto dal tenente Filippi. Cadde tuttavia ucciso il capitano Vernante di Piemonte.
Poco più a Nord il capitano Vialardi. con altre 2 compagnie del 2° Guardie. fermò le 13 compagnie leggere di Fiorella. Dopo 3 ore Vialardi. che si era già distinto alla Giletta. l>gombrò la ridotta inferiore di Butta Rossa ripiegando su quella sovrastante c più importante di Cima di Bosco. tenuta dal tenente La Flcchère con 60 guardie e 2 pezzi serviti dal plotone del sergente Borgnonc (''Virle"). Le 4 compagnie francesi che tentarono l'inseguimento furono respinte dalla mitraglia. mentre il battaglione Cervoni. che doveva sostenere il fianco destro di Fiorella, fu a sua volta fermato dal tiro di fianco e di rronte proveniente dalle ridouc di Cima Barbone del passso di Ciaggia. Dopo qualche esitazione. Fiorella decise di attaccare ugualmente e il primo scaglione andò all'assalto intonando Mourir pour fu patrie c 'esrle .mrr le plll.\ di[( ne d'envie.
Re!>osi conto che Fiorella aveva diviso le proprie forze in due scaglioni. Bellegarde ordinò ai battaglioni Saluzzo (Piemonte) e Grimaldi (Nizza) di uscire dalle ridotte e aggirare la colonna nemica per tagliarle l a ritirata su Mendatica. Ordini'> inoltre al maggiore Mocchia di San Michele di scendere dal Saccarello con 300 granatieri reali per un impervio sentiero che a sinistra della Butta Ro!>sa. proprio in mezzo ai due scaglioni nemici. San Michele contestò aspramente l'ordine, sostenendo che era un anardo sfilare sotto le dominanti posizioni nemiche del Pellegrino. ma poi si rassegnò ad eseguirlo. Eppure ebbe pieno successo. pcrchè all'apparire dei gra- natieri piemontesi lo scaglione di testa fu preso dal panico c. abbandonando l'assalto della Cima del Bosco, si dette a fuga precipitosa per i burroni. li panico contagiò anche lo scaglione rimasto a Buna Rossa quando scambiò per una terza colonna piemontese un rinforzo di 500 francesi che accorreva dalla cima del Pellegrino. r soldati fuggirono in disordine, gridando al tradimento e sparandosi tra di loro, e lo stesso Fiore lla fu travolto dai fuggiaschi e sp into in un burrone. da dove fu tratto. pesto c malconcio, sol tant o il giorno seguente. Le perdit e francesi ammo nt aro no a l maggiore, 14 ufficiali e 3 16 soldati, quelle sarde a l 63 ( 14 morti. 89 feriti. 23 prigionieri c 37 disertori).
Verso mezzogiorno. approfittando del successo, il tenente colonnello Santarosa ordinò a Vialardi di fare una !>ortita da Cima del Bosco cd egli stesso guidò il contrattacco alla baionetta contro la colonna François. accordando alla 4a compagnia del 2° Guardie l'onore. reclamato su iniziativa del sergente Virelti e del caporale Garonclli. di precedere il proprio bauaglionc di Granatieri Reali. l francesi riuscirono però ad attestarsi su un poggio di fronte alla Saccarella c la loro fucileria provocò gravi perdite ai piemontesi. l tencllli Massimiliano Lanza Cordcro di Montezemolo e Barbavara. feriti. furono salvati dalla guardia Operti e dal sergente Audi, dei Granatieri Reali. Poco dopo Audi ferì a fucilate il tenente colonnello La Bruyclle e, caricatoselo spalle, lo sottrasse alla barbara furia dei suoi stessi commilitoni. che avrebbero voluto finirlo e derubarlo. Venne leggermente ferito anche il sedicenne Eugenio Costa di B eauregard . souotenentc dci Granatieri Reali. portato in salvo dal padre, maggiore dello stesso corpo addeuo allo Stato Maggiore di Colli.
Lo sganciamento sardo (pomerit:gio e 11otte de/27 aprile)
Padrone della Tanarda e di Fcltz, ve rso l'una del pomeriggio Masséna ordinò ad Haumel di dare la sca lata a l ripido sentiero imprati cabile ai cannoni, che conduceva alla dominante e ben munita ridotta dci Colle Ardente, difesa da Mussano con 500 uomini inclusi guardie e cacciatori ripiegati da Feltz c dal bosco di Sanson. Investita dalla mitraglia c dai macigni rovesciati dai difensori, dopo 2 ore di vani assalti la colonna H aumel fu obbligata a desistere. Masséna fece allora intervenire Brusié. che nel frattempo aveva preso la ridotta di Bosco B ruciato difesa dai cacciatori guardie del capitano Cavalchini. Bruslé giunse ai parapetti, ma fu ucciso da una fucilata c anche i suoi granatieri. dcmorali'lt.ati c decimati, dovettero ripiegare. Furioso. Masséna chiamò François, attestato al Pellegrino. ma questi gli rispose di non poter esporre il fianco ad una nuova so rtita di Bellegarde mentre attraversava i burroni c he lo separavano da Colle Ardente.
Intant o Colli aveva deciso d i ripiegare sulla seconda linea di resistenza e alle 15 Vitale c Mu ssano ricevettero l" ord in e di abbandonare Marta e Colle Ardente. Mentre tornava all'attacco, Haumcl <;i accorse che il nemico stava abbandonando la posizione c. dopo aver ordinato a Pìjon di tallonarlo. si riorganittò per precederlo sulle alture delle Li niéras (da non confondere con le omonime alture sutropposto lato della Roia che erano state teatro della battaglia dell' Authion). Ma Colli, reputandole troppo esposte. preferì concentrare la resistenza al campo di Praia, composto di varie opere staccate ma cooperanti. Rusca ce re<'> di convincere Masséna ad attaccarlo subito per occupare al più presto il poggio strategico di fronte a San Dalmaao tagliando la ritirata al nemico. Tuttavia Masséna ignorava sia lo sgombero del campo di Marta sia i successi di Dumerbion oltre la R oia c rinviò l'attacco a l mattino seguente, non avventurarsi di notte tra quelle gole con la sola Di visione H aumel. stremata daJie perdite, dalla fatica e dalla fame. lA caduta di Briga e la ritirata sarda (28-29 aprile)
In questo modo Colli guadagnò ore preziose per disporre la ritirata generale. Durante la notte Bellegarde evacuò il Saccarello con le artiglierie e gli attrezzi da campo abbandonando solo le logore tende. e marciò per sentieri ignoti e con la neve sino alla cintola fino ad Upega c al monte Camino, nuovo caposaldo ad Est del colle di Tenda. Intanto Provera evacuava l' Authion e Milleforchc collocandosi tra Monte Cappelletto c casa di Cairos. mentre Vitale si attestava presso Fontan dietro il torrente Bendola, a cavallo della linea di ritirata. collegato a sinistra con il campo di Praia. dove si trovavano Colli e Dellcra.
All'alba Masséna marciò su Briga, ma dovette fermarsi di fronte aJ contiguo campo di Praia per attendere François e Fiorella. Alle 9. stanco di aspettare, Masséna ordinò a Lebrun di iniziare l'attacco. Questo si rivelò più difficile del previsto, sotto il tiro preciso della batteria di 6 cannoni di medio calibro (2 da otto e 4 da sei) diretta dal tenente Filippi e da l sergente "Virle" e le frane di macigni provocate dai difenson.
Alle tre del pomeriggio, dopo sei ore di combattimento. app rofittando del turno di riposo concesso ai fucilieri provinciali, il nemico irruppe nel settore di sinistra espugnando la batteria. Preso dal panico, l'intero Reggimento Pinerolo fuggì in disordine a Briga. invano trattenuto dal suo colonnello Radicati di :\1annorito. Imprecando aJia viltà dei suoi soldati, Radicati continuò a resbtere con pochi prodi fino alle 16. quando cadde ucciso. Cedettero allora anche il Belgioioso e 50 superstiti del co rpo franco. Catturato il capitano Morandi, Haumel s i gettò ali" inseguimento, mentre Bruslé attaccava Testa di Nava. tenacemente difesa da 4 battaglioni- l granati e ri (Guardie. Monferrato e Piemonte). l austriaco (Belgioioso) e 2 provinciali (Tortona) -più l distaccamento di Granatieri Reali.
A questo punto Colli decise lo sganciamento. lasciando in retroguardia soltanto 3 compagnie (D'Yenne delle Guardie, Luzerna dei granatieri di Monferrato c Pcrrin d' Athénaz dei Granatieri Reali) sostenute da l cannone e dai Pionieri di Fiume!. Al tramonto i francesi espugnarono al l a baionetta la cima di Piné, il poggio strategico che dominava la carrozzabile. senza poter più impedire la ritirata sarda. Secondo alcune fonri. lo stesso Colli avrebbe cor'>O il rischio di e%ere catturato dal nemico c si sarebbe salvato soltanto grazie ad un travestimento. Secondo Pinclli questa notizia potrebbe deri\ are da una confusione con la sone del marchese Colli di Feli7tano. comandante del valoroso l o cacciatori. i l quale, dalla parte opposta del fronte. dovette aprirsi la strada per il colle delle Pinestre combattendo duramente contro le truppe di Garnier.
Si è calcolato che negli scontri del 6-28 aprile Colli abbia perso soltanto 700 uomini (metà dei quali morti e feriti e il resto prigionieri o disertori) e la batteria di me- dio ca li bro lasciata al campo di Praia, ma alla radunata a Tenda mancavano 3.000 uomini. un quarto degli effettivi, senza contare 16 cannoni da montagna, in gran parte abbandonati durante la ritirata notturna. Con le truppe in gran parte s tremate e disperse su un fronte assai esteso. Masséna rimase di fatto inattivo per un'intera settimana e soltanto il 7 maggio. come diremo, fu in condizione di attaccare Tenda.
L'evacua::.ione di Saorgio e la.fucila::Jone di Saint-Amour
La ritirata di Vitale aveva tagliato fuori Saorgio. Il famoso forte era in realtà una semplice batteria. Imponente e forse imprendibile dal basso, e ra inoltre indifeso ai fianchi e alle spalle e dominato dalla cresta di Pey ramont. Inutile sotto il profilo militare, conservava però un alto valore simbolico e ciò spiega lo strano o rdine impartito da Colli nel pomeriggio del 27 aprile al governato re, colonnello Giuseppe Muffat cavaliere di Saint-Amour. di tenersi pronto ad evacuare la guarnigione ( 160 cannonieri e invalidi) non appena fosse cominciata la ritirata genera le. restando però nel forte per tenerlo (con i soli ufficiali?) il più a lungo possib il e.
Come si è già detto, Vitale evacuò g l i avamposti durante la notte, rompendo i ponti su lla Bendola. All'alba Lebrun avanzò dalla Testa di Giò per il passo di Muratone, passando il tonente a monte di Casto. Nella tarda mattinata le tr u ppe sarde in ritirata sos tarono brevemente nel forte e Saint-Amour so ttopose gli ordini di Colli a l cons iglio di difesa. Contro il parere degli altri ufficiali. decise l'cvacil : z ior.e. effettuata nel primo pomeriggio . dopo aver inchiodato i pochi cannoni c bagnato J.- lJOive ri. La sera stessa del 28 aprile, insospettito dal si len zio che regnava nel forte c spcditavi una ricognizione, Lebrun ne prese possesso. Gravi sotto l'a spet to psicologico, dal punto di vis ta strettamente operativo le conseguenze furono però ir rilevanti, perchè l'occupazione del forte non dette al nemico alcun sos tan zia le vantaggio aggiuntivo. Bonaparte anivato a Saorgio a cose fatte millantò in seguito di aver imposto la resa alla fortezza . probabilmente ignorando il vero svolg imento dei fat t i e in particolare la dura sorte di Saint- Amour. Costui. senza rendersi conto di aver violato la consegna interpretando gli ordini ricevuti . il 29 aprile si era candidamente presentato a Tenda dove CoiJi l'aveva accolto freddamente, ordinandogli d i andare a d iscolparsi a Torino e facendolo precedere da un rapporto sfavorevole. Arrestato a Savigliano, il 12 maggio Saint- Amour venne deferito al consiglio di guena presieduto dal governatore -jelfa C i ttadella di Torino. marchese Doria di Cirié. Invano il co lonnello si appellò alla clemenza sovrana, rinunciando a cavill-are in conf.ronto con i testi d'accusa . Valutata serenamente . la sua colpa era piuttosto lieve: formalmente aveva sbagliato. ma il lieve vantaggio dato ai francesi non aveva avuto conseguenze apprezzabili. Era figlio. nipote e pronipote di gellerali e fratello di un marchese brigadiere di cava lleria e di a ltri tre ufficiali dell'Arma, incluso il comandante dei Dragoni di Sardegna. Ma l a nobi l tà della sua famiglia risaliva soltanto al 1720 e il primo incarico di corte . per il fratelto marche se, arrivò solo nel 1796. Così fu sacrificato per dare un esempio: condannato a morte. venne fucilato nella piazza d ' armi fuori Porta Susa il pomeri gg io del 3 giugno. Il forte fu distrutto in agosto dai minatori francesi.
Grigio burocrate di prov incia. tenacemente odiato dalla cittadinanza di Saorgio. dalla quale, applicando ie disposizioni degli intendenti genera li della Contea e del - l" Annata. aveva rigidamente '>premuto onerosi contributi e servi Li di guerra. SaintAmour divenne il comodo capro espiatorio di una bruciante '>confitta. tanto che molti contemporaei lo credettero. a torto. addirittura un traditore. Eppure vari autori. anche a lui avversi. posticipano l'evacuai' ione del forte al 29 <> addirittura al 30 apri le. rendersi conto che se fosse stata decisa così tardi. il prc!>idio sarebbe s tato quasi certa mente catturato dal nemico.
La puni-;.ione del ReggimenfO Pinerolo e le ricompense a!t·a/ore l primi assalti al Moncenisio (24 mar:o e 6 aprile)
Da un punto di vista triviale il Reggimento Pin e rolo la cavò con poco: ma secondo gli aristocratici criteri dell'onore militare la sua puni7ionc fu ben più dura della decimazione. Venne infatti mandato a bivaccare sugli spalti di Cuneo. come "indegno di stare in compagnia di truppe onorate di fronte al nemico··. ln oiLre al brigadiere Radicali di Marmorito. c he con la morte da valoroso aveva compensato la viltìt dei so ldati. subentrò il cavalier Ratti. che godeva fama di inflessibile severità.
Come si è già accennato, furono promossi al grado !-.upcriore il maggiore Saint Sulpice c il capitano Moncrivell o. e ntrambi delle Guardie, nonchè il capitano Luzcrna dei granatieri di Monferrato. per aver difeso strenuamente il maschio di Praia. Vennero encomiati altri 14 ufficiali inferiori: D'Yenn e delle Guardie. quatLro di Monferrato (Collegno. Ccrruti, Albrione e Corte}. sei di Pi emonte (Cussana. Colombo. Radicati eli Passerano. Fau<;'>Onc, Gros c H autbourg) c tre dei Granatieri Reali (Perrin d' Athénaz. Morand e Saint André).
Ai militari di truppa vennero concesse Il medaglie al valore. di cui una al caporale Becchio del4° Leggero. per aver sa lvato un convoglio di polvere durante la ritirata da Oncglia, una per lo sco ntro del 9 aprile alla Tanarda (al capora le Ponti del corpo franco, entrato per primo nel Baraccone) e le altre nove per la battaglia del 27 al Saccarello. L'unità piì:1 decorata furono i Granatieri Rea li. con 4 medaglie concesse ai se rgenti Deschamps (pe r aver rifiutato la medicazione c continuato a combattere) c La Margarita (per aver preso un guidone francese) nonchè al sergente Audi e al granatiere Ferrero per aver <,alvato il tenente Barba vara e catturato un ufficiale nemico. Del 2° Nizza furono decorati i sergenti Beu e Cargcno (che aveva 3 fratelli già caduti in guerra). dell"artiglieria il sergente Borgn one (''Virle"). del 2° Guardie il sergente Viretti e il caporale Garonclli.
Contemporaneamente all'offensiva sulle Alpi Marittime. era scattata anche quella del generale Dumas contro il duca di Monferrato. 30.000 francesi contro 12.000 sardi attestati ai valichi delle Alpi Cozie e Graie dal Monviso al Monte Bianco. Durante il mese di marz o il generale Sarret aveva effettuato varie ricognizioni armate per riconoscere le posizioni sa rde attorno al Monceni sio e il 24 ne aveva attaccato con 2.200 uomini le ridotte. Ma la neve e le asperi tà del terreno ne avevano ritardato la marcia e così, giunto ai piedi del Belvedere. era stato accolto dal fuoco dei g ranatieri e ferito mortalmente. Poi un contrattacco alla baionetta guidato dal generale Chino aveva messo in rotta la colonna francese, salvata a stento dall'aiutante Carnin. Mentre da Susa affluivano di rinforzo il Reggim ento granatie1i Saluggia (6° e 7°) e i Reggimenti Moriana e Ivrea (entrato in linea al la Gran Croce). Dumas pianificò un nuovo attacco diversivo in concomitanza con l 'offe nsiva dell'Armata del Varo. Il 6 aprile Camin cercò di sorprende re con un manipol o di arditi l'avampo sto delle Cavanette. ma fu scorto dal serge nte Bochet ("Belhumeur") uscito di sua iniziativa in ricognizione. Bochet dette l'allarme al maggiore di Cordon il quale piombò sui francesi con l battaglione di Moriana caricandoli alla baionetta. Intanto un'altra colonna di 800 francesi assaltava la rupe de la Mait , tra il Piccolo e il Grande Moncenisio, difesa da 2 compagnie granatieri (Moriana e Chiablese). Il nemico fu bloccato da ll 'accanita re sistenza di una piccola freccia (dove, caduto il sergente "Invincibile", il comando fu preso dal granatiere Rostaing) e dai tiri micidiali di 4 arditi (serge nte Chevalier "Douceur", caporali "Belletoile" e Traversaz e granatiere Brun) arrampicatisi s u un erto picco: e all'accorrere dei rinforzi dalla Ramassa i francesi ripiegarono a Lons - le- Villard. Una terza colonna che tenta va di assaltare il Belvedere fu inchiodata da una fucilata del sergente Gauthier che prese in fronte il comandante nemico. Po co più a Nord-Est, tra il Moncenisio e il Gran Paradiso, facevano buona guardia le m i lizie delle Valli di Lanzo comandate dal conte Appiano di Mezzenile, che i l 18 aprile respinsero un tentativo di incursione dall'Alta Moriana sbarrando i passi di Margan e Cmtevasio.
Nei due modesti sco ntri del 24 marzo e del 6 aprile i francesi persero 40 morti e 23 prigionieri, contro 14 morti e 21 feriti sardi. Torino, già in preda al panico per le notizie infauste provenienti da l fronte ni zza rdo, sfruttò l a tenuta del Monc enisio a scopo propagandistico. Chino fu promosso cavaliere di gran croce e 8 militari di truppa furono decorati al valore (Brouchet, Chevalier, Belletoile , Tra versaz . Brun. Rostaing, Gauthier e il serge nte Vittulo del Reggimento Susa). Ma quelli erano stati so ltanto colpi di assaggio. La vera offensiva di Dumas stava per cominciare dalla Val d'Aosta, mentre il duca di Monferrato indugiava neg l i ozi torinesi, convinto che le nevi rendessero impos sib ile qualunque iniziativa nemica.
La presa del Piccolo San Bernardo (20 - 28 aprile)
Custodivano l'accesso alla Valle d'Aosta i tre capisaldi del Piccolo San Bernardo e dei valichi laterali di Traversetle c della Seigne, guarniti dal Reggimento Bernese. Più a valle, nel vecchio campo trincerato del Principe Tommaso, fra La Thuile e PréSaint-Didier, erano accampati i Reggimenti La Marina. Saluzzo e Vercelli comandati dai colonne lli Avo gad ro di Ronco, Policarpo d'Osasco e Valperga di Maione e il3° grana ti eri Chamousset (Mo nferrato, Piemonte e Rockmondet). Al quartier generale di Aos ta, in assenza de l duca di Monferrato, si trovava il brigadiere bernese Rockmondet.
Secondo la tesi prevalente. la faci le occupazione dei va li chi fu re sa possibile dal tradimento del capitano bernese Bégoz. corrotto dalla promessa di una somma favo- losa, addirittura 300.000 lire. L'unico storico militare che fornisce una diversa versione. attribuendo la resa di Bégoz allo scoppio di un magazzino di polveri. è il suo connazionale barone Jomini. In ogni modo l'opera zio ne fu accuratamente pianificata . Jl 20 aprile due colonne francesi si trovavano in linea d 'attacco : la più numerosa ( Aimeyras) sotto i 20 poderosi cannoni del Piccolo San Bernardo, l 'a ltra, formata da 2.000 granatieri (Bagdelonne) nei pressi del dominante Monte Vallesano, guarnito da una freccia e da una ridotta. l granatieri rimasero due giorni nascosti nella neve, probabilmente in attesa che il turno di guardia toccasse alla centuria di Bégoz. Indizio di tradimento fu, secondo varie fonti, di aver rifiutato il rinforzo offertogli il21 aprile dal tenente colonnello Stettler. comandante del Piccolo San Bernardo.
La notte sul 23 aprile due compagnie di granatieri francesi si portarono sotto le due opere del Vallesano. Una penetrò senza spara re un colpo nella ridotta, catturando l'intera centuria: e Bégoz fu tra i primi a rendere la spada. Alla freccia, guarnita da una sq uadra di artiglie1i piemontesi con un solo cannone, fu abbozzata una resiste nza: tutti gli artiglieri furono subito uccisi a baionettate, ma ebbero illcmpo di spa rare il pezzo dando l'allarme alle altre posizioni. Subito dopo Almeyras attaccò frontalmente il Piccolo San Bernardo. Dopo poche ore Stettler dovette sgombrarlo perchè , voltati i pezzi, i granatieri di Badgelonne lo bersagliavano di fianco dalle due opere del Vallesano.
Dopo uno scontro a Villeneuve, Stettler riuscì a trincerarsi a Pont Senand, poco a monte della Thuile, dove il sergente artigliere Ceratto guadagnò la medaglia d'oro distruggendo il ponte sulla Dora e collocando sulla riva si nistra alcune spingarde. Qui fu raggiunto dai Reggiment i La Marina e Saluzzo accorsi dal campo del Principe Tommaso. Subito Avogadro e Osasco contrattaccarono il nemico volgendolo in fuga, mentre il Vercelli avanzava lateralmente su Beaupré e il Bee des Ro ssets per tagliare la ritirata ai francesi. Giunto alle Acque Ro sse, Osasco catturò una compagnia di retroguardia e si fermò per attendere Avogadro, ma disgraziatamente i suoi soldati scovarono alcuni barili di pessima acquavite che mise fuori combattimento mezzo reggimento Frattanto, accortisi della manovra del Vercelli, Almcyras e Bagdelonne decisero di ricacciare sub ito gli inseguitori. Già mezzi ubriachi c so rdi alla voce del colonnello. i fucilieri di Saluzzo furono facilmente travolti e anche il Vercelli dovette ripiegare con gli altri sul campo del principe Tommaso.
Qui si cercò di imbastire una linea di difesa . occupando a sinistra i trinceramenti del colle delia Croce e tutta la linea delle in modo da sbarra re il passaggio per il vallone d'Arpie il colle di San Carlo. Il di ad Aosta il 25 aprile. trovando il comando in piena anarchia per le roventi a-:cusc di tradimento rivolte dai piemontesi ai bernesi e riuscì a stento a placare l'ira di Rockmondet indirizzandogli un ·umiliante lettera di scuse e autorizzandolo a leggeri a di fronte al suo Reggimento. In quelle condizioni, temendo a torto una imminente offensiva francese, il duca arretrò il quartier generale prima a Saint Pierre e poi al castello di Quart, poco a valle di Aosta, ordinando di rompere i ponti di Villeneuve e Esquilliva e sgombrare i magazzini al poderoso forte di Bard, che ancor più a va1lc s barrava la strada per Ivrea.
Guarnita di deboli mura e di sole milizie. Aosta non poteva re siste re. ma l'obiettivo di Dumas non era di ridiscendere la Dora, bensì di aggirare il Moncenisio. e perciò ritornò a Pré -Saint Didier, al bivio Aosta-La Thuile. Tuttavia la posizione piemontese di Roccatagliata- Col du Monte del!" altipiano sopra Saint Nico las. munita di 4 pezzi da otto, continuava a sbarrargli le valli Grisanche, della Dora e di SaintRémy. Inoltre le perdite sa rde erano state modeste: 62 morti. 22 feriti e 117 prigionieri, inclusi quelli fatti nella ridotta del Vallesano . Meritarono l 'e logio i capitani Berzetti di Buronzo di Vercelli, Maréchal di Saluzzo. Lomellini e De Giovanni della Marina.
Le diversioni su Exilles e le Alte Valli del Po (3-10 maggio) mentre la colonna della Yaraita. probabilmente aiutata da guide valdesi. passava in Val Luserna circondando il piccolo forte di Mirabouc.
Il mese di aprile si concludeva così con l'occupazione francese delle enclaves liguri, dell'Alto Nizzardo c degli accessi alla Val Tanaro (N ava. Ormea, Garessio e San Bernardo) e alla Val d'Aosta (dal Piccolo San Bernardo fino alle porte di Aosta). Ma già si avviava la seconda fase, con lo scopo di impadronirsi di Tenda e di tutti g li altri passi delle Alpi Occidentali per poter chiudere entro l'estate la tenaglia sul Piemonte . L'offensiva ge ne rale scattò il 7 maggio. Dal Nizzardo l0.000 regolari varcarono il colle di Tenda minacciando Borgo San Dalmazzo, mentre dal Delfinato 6.000 tra regolari e milizie del Queiras, comandate da Balthe zar Caire. sferravano attacchi diversivi nelle alte Valli Varaita, Luserna e Susa . Entro il l 5 maggio l'Armata delle Alpi completò l'opera espugnando il Moncenisio e attestandosi sotto la Brunetta di Susa, ultimo baluardo prima di To rino.
Le alte Valli del Po e ran o presidiate da 2.800 svizzeri agli ordini del brigadiere Zimmermann e da 16 compagnie di milizie locali comandate dal tenente colon nell o Ro ger du Villard. Metà degli svizzeri tenevano la Stura di Demonte, sparsi tra Argentera, Vinadio e Demonte, gli altri custodivano le testate delle Valli Maira , Varaita e Luserna.
Il 3 maggio le milizie del finesi occuparono il colle di Nibios, avamposto del passo della Maddalena, sloggiandone il presidio grigione, ma furono poi ricacciati dal tenente colonnello Streng accorso con 2 compagnie del Reggimento Christ. Il caporale Senetz meritò la medaglia d'oro per aver recuperato un cannone precipitato in un burrone e aver inseguito il nemico con una squadra di 12 arditi. Allarmato dall'incursione. Zimme rmann ripiegò tutta via su Demonte. mantenendo la difesa delle Barricate e di Vinadio.
Il 7 maggio tre colonne di granatie ri francesi e milizie del Delfinato valicarono i colli deli' Agnello, della Scala e del Monginevro scendendo nelle Vali i Varaita e Susa. La prima sorprese la granguardia di Chìanale. La seconda venne fermata prima di Bardonecchia dai 2 can noni del forte di Bramafan. La terza occupò Cesana e Ulzio, subito orrendamemte devastata, costringendo i 200 granatieri sardi del maggi ore Dallemagne a ritirarsi a Chiomonte. ullimo caposaldo prima di Susa. Exi lle s fu così circondata da 3.000 francesi al comando di Carcaradec. mentre da Susa accorreva il brigadiere Fontanieux con 1.500 piemontesi, schierandos i tra Chiomonte e i Quattro Denti e spingendo 250 uomini fino al Vallone sulla sinistra della Colombra . L'8 maggio 500 granatieri francesi sopresero l'avamposto facendo un centinaio di prigionieri e isolando nu ovamen te Exilles. Tuttavia bastò il tiro dì controbatteria abilmente diretto dal capitano Trana per impedire al nemico di cominciare i lavori d'assedio.
Più a Sud, nella stessa giornata dell'8 maggio, altre milizie del finesi valicarono l'Argentera assaltando il forte delle Barricate di Stura a monte delle Grange del Pis.
Lo difendeva il maggiore Messmer. con 70 sviacri dci Reggimenti Zimmermann c Bachmann. 30 invalidi e 2 cannoni diretti dai sottotencnte Bollettino. Il 9 maggio. dopo un simulacro di resistenza, Messmer lo evacuò co l presidio e i canno ni. Intr appolato in una gola mentre si ritirava per il fondovalle, li mise in batteria tenend o a distanza il nemic o, che riuscì tuttavia a prendere un o dci pezzi uccidendo i servent i Ma il IO maggio l 'assalto francese fu respinto dalle milizie valdesi co mandat e da Gaudin e dali' 11 o granatieri sv inero del maggiore Reding. ferito negli scontri. ArreMalo e tradotto a Torino con l'accusa di tradimento. subì la stessa sorte di Saint Amour, affrontando il plotone d'esecuzione con pari fennezza e dignità. Il forte di Mirabouc fu distrutto in '>ettembre dai francesi.
L'offensiva su Tenda e Borgo San Dabna:::.o (7-10 maggio)
Conte mporan ea m e nt e sca tt ava l'offensiva di Masséna su Tenda. Già la sera del 6 maggio. alle prime avvisaglie, Colli aveva abbandonato il monte Corto. ordi nando la ritirata Tenda e Borgo San Dalmaao e lasciando in retroguardia Dellera con 7 battaglioni:
3 con CivaJieri sulla siniwa della Roia ( 'izza e Asti)
2 con Bellegarde al borgo di Tenda (Granatieri Reali e Croati Gjulay) il SO granatieri d'Andezeno Dc Courtcn c Mondovì) alle ali. metà a Ovest (Pcirafica c Monte Abisso ) e il ad del valico (Mont Benrand e del Carni no) i Pionieri del conte di Fiume l. co n 1 batte ri a di 4 cannoni, a l ponte sulla R o ia davanti al borgo di Tenda.
Ali" a lba del 7 maggio Lebrun mosse da Bri ga ava nzando per la strada ma estra affiancato da D'AIIemagne e Pijon a destra e a sinistra della Roia. Per le alture di Margaria e B assa Peirafica D'allemagne aggirò da sinistra la posizione sa rda catturando l 00 pionieri incaricati di far saltare il ponte. che alle 7 del mattino fu attraversato alla baionetta dai granatieri di Lebrun. In calnui dai 3.000 di D'Allemegne. 700 pionieri e granatieri sardi ripiegarono con la batteria nel borgo di Tenda. valo rosamente protett i dalla centuria di granatieri vallesani del capitano Seitzer.
La ritirata gettò il disordine nel co rp o di battaglia di Co lli. il quale ordinò a De llcra di riprendere Peirafi ca e Mo nte Abisso con il Re gg im e nt o NiZ?a. Tuttavia, dopo qualche tentativo contro D' Allcmagne, De llera dovette rinun ciare e ripiegare a Tenda. nel frattempo assalita frontalmente da Lcbrun D opo avervi resistito ancora per qualche tempo, il generale piemontese dovette evacuare il borgo, abbandonando al nemico 2 cannoni da tre e ritirandosi alle Ru ffe. Il corpo di battaglia era frattanto arrivato alla Ca·. dove Colli riordinò le truppe.
Gli avversari trascorsero la notte bivaccando nella neve a poca distanza l 0.000 francesi con 2 cannoni appena catturati ai piedi di Monte Cornio ( Marquard. L ebrun c o· Allemagne) e al Baraccone ( Masséna e Pij on). 8.000 piemontesi co n 6 cannoni ai co lli di Boairà e Malalb ergo e fra la Ca' e la B assa di Framosa.
Alralba delr8 maggio Lebrun e o ·Allemagne fissarono l'ala destra nemica con false dimostrazioni. mentre Masséna e Marquard attaccarono l" ala sinistra alla Framosa e al Becco delle Rose occupato dal colonnello Civalieri col Reggimento Asti. Assalito di fronte c ai fianchi. il battaglione di prima linea consumò tutte le munizioni infliggendo gravi perdite ai francesi. respinti oltre il colle di Boirà dal contrattacco del battag li one di seconda lin ea seguito da Bellcgardc con i Granatieri Reali, Piemonte e alcune compagnie austriac he.
Ma l'arrivo dci rinforti c l'avanzata dei cacciatori di Pijon per sentieri creduti inaccessibili, convinsero Bcllcgardc a ritirarsi combattendo s ino a Monte Arpiola. al bivio tra la vecchia e la nuova strada. Grimaldi rimase in retroguardia in cima al Boirà con 300 cacciatori niuardi. Dopo accanita resistenza i francesi lo catturarono con altri 7 ufficiali e 100 soldati. mentre gli altri 200 riuscirono a salvars i gettandosi per i pendii ghiacciati e a raggiungere Limone.
La ritirata dell'ala sinistra sarda sco raggiò il centro e la destra che. pur debolmente incalzati dal nemico, approfittarono della fitta nebbia levatasi durante la notte per scendere anch'essi a Limone. Protesse la ritirata, sbarrando tutte le gole, il conte Vita le. con le milizie lim oncsi, quel le nizzardc di Chevillard, i cacciatori Piano e i resti del Reggimento Oneglia. mentre la retroguardia di Bcllcgarde si attestò con J .500 uomini sull'altipiano tra Limonetto e il torrente Almellina. Attestato sul giogo di Framosa. Marquard non volle avventurarsi di notte fra le go le c preferì far riposare le truppe per l'intera giornata del 9 maggio. utilizzata da Colli per fortificare Borgo San Dalmazzo dietro il torrente Gesso.
Il l O maggio. ripresa r a' an7ata di Marquard. anche Bellegarde si ritirò lentamente per la Valle Vermenagna. coperto dal brigadiere Vitale in retroguardia al Limonetto e al colle Panice. Dop o una gio rnata di combattimenti con i tiragliatori francesi. Vitale fu catturato, mentre le s ue truppe riuscivano a sganciarsi raggiungendo gli ava mpo sti di Vernante, Robi lant c Roccavione, dove alcuni giorni dopo ricevettero il cambio da truppe fresche.
La presa del Moncenisio ( 12 magg io )
Intanto Duma s allestiva il colpo decisivo sul Moncenisio. che scattò il 12 maggio. col favore della notte nebbiosa. Il comandante dell'Armata delle Alpi guidò per-;onalmcntc 400 granatieri contro la piccola ma forte ridotta Villaret, mentre Bagdclonne ne condusse altri 1.500 per la grande strada contro la ridotta principale. quella di Rivet. difesa dal tenente colonnello Clermont con 2 battag li oni di Royal-Ailemnnd c Ivrea. Le artiglierie, comandate dal sergente Allioud c clal tenente Bruneri, fecero strage del nemico. Ma al la fine si giunse ugualmente al corpo a corpo all'interno della ridotta di Rivet e i francesi si impadronirono dei cannoni voltando li su Villaret.
Evacuate le ridotte, Chino pensò di resistere attestandosi vari altipiani del monte. ma Dumas. guidato per sentieri nascosti da alpigiani filofrancesi. occupò presso Novalesa i poggi a cavallo della v ia di Susa. Così il 15 ma gg io Chino dovette retrocedere alla Rama ssa. sotto il cannone della Brunetta c il nemicò riuscì per giunta a cattu rare la retroguardia. formata da 600 fucilieri della Regina. Tra i prigionieri alcuni veterani francesi riconobbero il cavalier dc Forbin, già ufficiale del loro vecchio reggimento borbonico ed emigrato in Piemonte nel 1792, il quale , more solito, venne immediatamente fucilato come aristocratico e traditore della Nazione francese.
Con rara onestà, Chino volle assumersi l'intera responsabilità del disastro e chicse l'esonero. Confermandogli anche per questo la propria stima, il re gli concesse soltanto un temporaneo congedo nella natia terra di Montemagno, dove però quel galantuomo sfortunato morì di crepacuore il l o agosto. Al comando del settore di Susa gli subentrò il marchese Salicetto, promosso maggior generale, con in sottordine Fontartieux, brigadiere di Chiablese.
Guerra di posizione nelle Alte Valli Cuneesi (21 maggio- 5 luglio)
Alla metà di maggio l'Armata del Varo aveva al fronte 35.000 uomini, metà all'ala destra (Masséna) tra Loano e Carnino, 10.000 al centro (Marquard) tra Tenda e Limone e 7 .000 all'ala sinistra (Garnier e Sérurier) tra i colli deli'Tnferno e delle Finestre. punto di giunzione con 1· Armata delle Alpi, che aveva la destra a Tournoux , il centro in Val di Susa e la sinistra oltre il Piccolo San Bernardo.
L'estrema destra Austro-Sarda era in Valle Stura sino a Valdieri, col I o cacciatori sulla linea degli avamposti, collegata a l resto dalle ridotte deJrAradolo e del Tiraculo. li centro era al Gran Campo di Borgo San Dalmazzo, ben mun ito di trinceramenti e alti spalleggi amenti estesi a sinistra sino a Boves e alla Chiusa. Alcuni pezzi c l battaglione granatieri guarnivano l 'avamposto di Roccavione, con una compagnia distaccata a turno al posto avanzato della Donniosa, testa di ponte sulla destra della Vermenagna.
Le artiglierie perdute nella ritirata furono reintegrate da nuovi pezzi prelevati da Cuneo e Demonte e ben disposti dall'esperto maggiore Zin, mentre il capitano Prauss riorganizzò i servizi di intendenza. Giunsero poi 8.500 rinforzi tra complementi c nuove unità, cioè 2 battaglioni granatieri (Busca e Wollust) e 7 svizzeri più l Reggimento di dragoni (Regina) e 3 di cavalleria (Re, Piemonte Reale e Aosta). Questi ultimi furono in gran parte impiegati come fucilieri, ma un'aliquota montata fu destinata al servizio delle ordinanze, non bastando ad espletarlo i pochi Dragoni Guardacaccia (i l cui organico fu aumentato nel 1795 proprio ad istanza di Colli).
Tratteremo nel prossimo capitolo de!r intervento austriaco sul fronte cieli' Appennino Ligure (14 maggio), della nuova convenzione militare austro-sarda di Valenziana (23 maggio) e del nuovo piano offensivo francese bloccato dal Termidoro (29luglio). Qui narreremo invece le modeste operazioni svoltesi sulla frontiera alpina nelle settimane successive alla conquista francese dei valichi.
La terza fase del piano strategico francese prevedeva r offensiva congiunta delle due Armate francesi nelle valli Stura e Vermenagna, con obiettivo Cuneo. 1121 maggio. mentre il piano operativo veniva spedito a Parigi per l ' approvazione, Marquard saggiò le guardie avanzate di Borgo San Dalmazzo, ma fu respinto dai Dragoni della Regina e dalle milizie limonesi sostenuti di rincalzo dai Reggimenti Saluzzo e Asti accorsi da Limone.
Giunta l'approvazione del Comitato di salute pubblica, il 5 giugno Dumas prese le Barri cate di Stura. Tuttavia subito dopo Carnot ordinò la sosta nel timore che un eccessivo impegno sul secondario fronte italiano esponesse il Mezzogiorno al risch io di nuove Iivolte e lo costringesse a distogliere forze dal fronte germanico. Furenti. i giovani generali francesi dovettero limitarsi a sped ire a Parigi Augusti n Robespierre, nel vano tentativo dì convincere Carnet che proprio un 'u lt eriore avanzata in Italia avrebbe giovato alle operazio ni in Germania, costri ngendo gli austriaci a distogliere forze dal fronte principale per difendere Milano.
Il 14 giugno Gardanne s loggiò dalla Dormiosa il co l onne ll o Mussano, che guarniva il posto col 2° Guardie e i cacciatori nizzardi Costoro ripiegarono sulla sinistra della Vermenagna protetti in retroguardia da l compagnia delle Guardie (Caccia) e 2 di cacciatori (Villarey e Saissi). Alla Dormiosa Gardanne piazzò un a batteria intrecciando un duello quotidiano con le batterie sarde di Roccavione e Robilant, con gravi quanto inutili perdite da entrambe le parti .
Il 15 giugno il re ordinò ad Argenteau e a Colli, arroccati rispettivamente a Ceva e Borgo San Dalm azzo, di difendere a oltranza le medie valli Tanaro, Gesso, Stura e Varaita. per impedire ad ogni costo l'investimento di Cuneo e Mondovì e di limitarsi a molestare il nemico con le audaci incursioni dei cacciatori nizzardi (una di 17 arditi, guidati dal miliziano Testoris di Ballena, si sp in se alle porte di Barce!Jonnette, ammazzando 3 francesi e riportando un bottino di 190 ov ini ).
Alla fine di giugno i francesi assa lirono le valli Limone, Gesso e Stura, difese dal brigadiere grigione conte Christ. l cacciatori e granatieri di Sardegna e i battaglioni Guardie, Granatieri Reali. Tortona e Pinerolo furono costretti ad abbandonare gli avamposti di Borgo San Dalmazzo. A Roccavione coperse la ritirata la compagnia di Montezemolo, già ferito due mesi prima a l Saccarello.
Le operazioni in Val d ' Aosta (10-16 giugno)
Nel frattempo, il 10 giugno, il duca di Monferrato aveva approfittato della ritirata francese dalla Thuile per rioccupa re il ca mpo del Principe Tommaso, munendolo di due batterie da 6 pezzi ciascuna e di tre avamposti (La Thuile Golette e P ont- Serand) . Vano fu però l'attacco sferrato il 16 g iu gno contro il Piccolo San Bernardo dal come Thaon di Revel. comandante del Reggimento Susa, con sei colonne di fanteria sostenute dalla batteria del maggiore Quaglia ( 4 pezzi da otto e 2 o bici). 11 cavaliere de Maistre, che doveva aggirare il fianco nemico coi cacciator i di Aosta, impiegò molto più tempo del previsto nell'attraversare i ghiacciai del lago Ritord e non potè quindi sostenere l'attacco de11'avanguardia, formata dal 3° granatieri (Monferrato. Piemonte e Streng).
Li comandava il colo nn ello Bertrand de Chamusset, che poco prima era stato aspramente rimproverato dal duca per aver osato esprimere il proprio dissenso su l piano d'attacco Chamousset espresse il s uo sdegno andando a farsi ammazzare s ull e trincee nemiche e, vistolo cadere. i granatieri si sbandarono. trascinando anche le altre colonne . Gli inseguitori piombarono su ll 'accampamento dei Dragoni di Piemonte e catturarono il maggiore, marchese Gaetano Francesco lncisa di Camerana, che era a letto con la podagra. Il valoroso sergente Musso (''Bienvcnu"). che tentava di difenderlo, venne ferito e morì poco dopo all'ospedale di Moutiers. So lo l 'intervento del Reggimento Susa comandato dal colonnello Giuseppe Thaon di Revel gli conse ntì di ri ord in are gli squadroni e caricare il nemico costringendolo a ritirarsi. Cadde però il maggiore di Susa, cavaliere des Geneys, fratello dell'ufficiale di marina Si distinsero gli ufficiali Galateri. Castelnuovo, Arborio e Saluzzo, uno dei dodici della famiglia che in quel momento servivano nell'Armata sarda. Furono decorati il granatiere vallesano Losly e il fuciliere di Susa Eimé, ultimi a ritirarsi dopo aver consentito il salvataggio del tenente conte San Gregorio.
Il Fronte Interno
La "quinta colonna"
In concomitanza con l" offensiva francese, Torino fu sconvolta per la prima volta dal panico per una possibile insurrezione repubblicana. Già nel corso del 1793 s i erano andati accumulando segnali preoccupanti. A San Dalmazzo di Tenda, nelle immediate retrovie del fronte nizzardo. e a Busca. nel Cuneese, si erano verificati nuovi tumulti contro il rincaro del pane. ma solo più tardi, durante analoghe manifestazioni svoltesi a Dronero, per la prima volta una turba di giovani armati aveva inneggiato a Parigi e alla Francia. Anche a Ru eglio, presso Ivrea, nel corso di una lit e per questio · ni locali vi erano state grida sediziose che reclamavano l 'annessio ne alla Francia. E i contadini delle Valli di Lanzo e del Canavese andavano minacciando di scendere in massa su Torino per farla finita coi Signori.
li governo ignorava ancora che proprio nell'estate 1793 Barras. visconte regi ci da e commissario della Convenzione presso l'Armata del Varo. era riuscito a stabilire contatti con i repubblicani piemontesi, certame nte anche per il tramite della comune appartenenza alla massoneria. ma soprattutto dei primi fuoriusciuti del 1792, in particolare il tipografo e libellista vercellese Giovanni Ranza e il medico di Dolceacqua Amede o Ru sca. Quattro anni dopo fu Io stesso Barras a raccontarlo al segretario dell 'ambasciato re sardo a Parigi.
Già in autunno operavano a Torino 3 club clandestini. TI più defilato, e certamente il più importante, faceva capo al banchiere torinese Francesco Vinay. Valdesc, Vinay era stato tra i fondatori della Loggia massonica di Torino e dopo il suo sc ioglimento si era trasferito a quella romana. Alla rete massonica facevano sicuramente capo Giovanni Carlo Dufour, segretario al ministero degli Esteri, c Francesco della Morra. capitano di Piemonte Reale e appartenente ad un ramo (San Martino) della casata dci conti Valperga (Cal uso , d'Albaretto. di Masino) anch'essi primari esponenti della massoneria di obbedienza lionc se. Dufour faceva regolarmente copia di tutto il carteggio del ministero. inclusi i piani di guerra. che della Morra provvedeva a consegnare al capo centro Tilly. inviato francese a Genova. D ella Morra, che era un sccondogcnito, era noto per le sue polemiche contro l 'Istituto del «maggiorasco».
Gli altri due club. composti da giovani professonisti e studenti, erano invece vere e proprie cellule rivoluzionarie. Una faceva capo ai medici Ferdinando Barolo e Carlo Botta ( 1776- 1837), l 'altra ai fratelli va ldo stani Giovanni e Andrea Junod, quest'ultimo ardentemente spallegg iato dalla giovane moglie francese. Fuse per ordine di Tilly. fecero proselitismo a Torino. Saluzzo. Busca e Asti e s i collegarono con la cellula g iacobino -massonica albese di Ignazio Bonafou s ( 1768-1836) e con i gruppi della Valsesia aggregati da RanLa. che si era rifugiato a Genova. da dove spediva materiale di propaganda a Torino dal libraio Gaetano Balbino. l ..n congiura Barolo-Jwwd e la repressione de/maggio 179-1
A Biella operava inoltre la sedicente ··congregazione lndivisibile delle Opere Pie ... un gruppo di ufficiali di estrazione borghese e di sottuiTiciali ambiziosi e insoddisfatti costituito da Giovan Francesco Destefanis, già uflicialc di Milizia. Non si può né affermare né escludere che i gruppi di Destefanis c Vinay abbiano avuto qualche parte, comunque indircua. nel comportamento tenuto di fronte al nemico dai Reggimenti provinciali Vercelli c Pinerolo e da una parte della milit.ia valdcsc. A Vercelli. incoraggiati dalle casate Avogadro di Valdengo. di Quaregno e di Formigliana. i giacobini si riunivano nel di madame L eonardi.
Quel che sembra provato dalla successiva inchiesta giudiziaria. è che tra l'inverno c la primavera del 1794 la ce llul a Barolo-Junod abbia quanto meno meditato, se non proprio preparato, un piano insurrezionale da attuare al momento in cui il nemico fose giunto alle porte di Torino. li piano prevedeva di costituire sulle colline torinc!-.i formazioni mercenarie di contadini, reclutate ed armate con denaro francese. allo scopo di occupare I'Ar<;cnale. la Cittadella e il Pala11o reale. mentre gli insorti di città avrebbero provveduto a stemùnare l'intera famiglia reale. Autore di quest'ultimo progeuo era Barolo. figlio del medico di corte ed egli stesso medico dei fanùgli di casa reale. incarico ottenuto malgrado un pa<;sato cquiHx:o. incluso un lungo soggiorno i n Barberia. Nel maggio 1794. quando fu scoperto c fu proprio Barolo. per salvare la pelle. a rivelare (o anche inventare) i dettagli del piano e a denunciare la maggior parte dci comp li ci.
Contempo ran eamente alla congiura torinese ne furono scoperte o denunciate altre più famose a Bologna (Zamboni e De Rolandis). Napoli (Vitaliani Galiani, De Deo) e Palermo (dc Bla!.i). In tutti questi casi. in pane reali ma in parte "montati'' dalle polizie sabauda, pontificia e borbonica, la rete delle rela;ioni sociali mitigò la reprc!-.sione. In Piemonte furono infatti arrestati soltanto IlO dei circa 400 inquisiti. Gli altri. tra cui della Morra e Bonafous. poterono infatti più o meno comodamente riparare all'estero. La Delegazione speciale emise 15 condanne a morte. di cui 13 contro contumaci (cd eseguite perciò soltanto "in effigie .. ). In sostanza i fuciliati furono in Piemonte soltanto due. cioè l'avvocato Chantcl c il commerciante Junod.
Benchè la massa degli ufficiali massoni appartenesse all'aristocratica cavalleria, all'interno dell'esercito i di cospi ra z ione repubblicana si indirizzarono soprattutto verso la milizia valdcsc c la dotta e borghese artig li eria. Due ufficiali inferiori (Marchetti c Rainaldi) in servizio ad Exilles, furono impiccati in effigie per aver passando al nemico a 3 soldati. Il sottotenente Chantel. fratello del giustiziato, evase nel gennaio 1795 dalla cittadella di Torino. mentre il capitano tenente Ghiliossi fu cassato dai ruoli. Secondo Pinelli anche l'iniqua severità delle condanne comminate nei confronti di Messmer c Saim-Amour fu un frutto avvelenato della psicosi del tradimento dalla scoperta della congiura repubblicana. Quanto ai valdesi. fu cassato il tenente Albarea e arrestato il tenente colonnello Marauda. Quest'ultimo fu però. tre mesi dopo . riconosciuto innocente e indennizzato.
Dufour, condannato a 10 anni, beneficiò dell ' amnistia imposta dalla pace dell796. l mancati terroristi Zamboni e De Rolandis morirono a Bologna , il primo suicida in cella, il secondo s ulla forca della Montagnola, il 23 aprile 1796, proprio mentre ad Alba Bonafous e Ranza proclamavano la prima Repubblica giacobina della Penisola. Botta, liberato dopo un anno per insufficienza di prove, raggiunse dalla Svizzera il servizio sanitario dell'Armata delle Alpi. Ricordiamo che, pur avendo preso parte al tentato regicidio del gennaio 1797 organizzato da Vinay, nonchè al governo repubblicano piemontese. nel 1832 Botta ebbe in sorte di simboleggiare il primo compromesso politico fra rivoluzione nazional -liberale e dinastia sabauda, varcando la soglia del Palazzo Reale di Torino su invito del giovane re Carlo Alberto, anch'egli, del resto, ex -ufficiale di Napoleone.