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LA DISFATTA AUSTRIACA

Lo sfondamento nel settore di Loano (22 novembre)

L'attacco cominciò alle 6 del mattino del 22 novembre. Nel settore costiero, mentre l corvetta e l O cannoniere bombardavano Loano, le Brigate Do m martin e Banel assa ltarono rispettivamente Boissano e Toirano. Felito mentre e ntra va ne l villaggio, Banel passò il comando a Ru sca, cui toccò espugnare le due ridotte minori, mentre Lannes, con 400 f<mti leggeli, assaltava le batterie di Monte Pietro per prendere di fianco il Gran Castel lazzo, tenacemente difeso dal colonnello Rukawina con 1.200 un gheres i del Reggimento Alvinczy (IR 19). Fallito un assalto frontale della Brigata Vietar, Augereau e Rusca accorsero d i rinforzo a Lannes, e. costretti i difensoli a riparare sulla batteria di Gazy, presero le altre 4 voltando i pezzi contro Rukawina. Credendo di averlo ammansito con qualche micidiale salva, Augereau gli intimò la resa. ma il fiero co lonnello pretendeva in cambio di potersi ritirare su Monte Carmelo con armi e cannoni, o nd e il generale gli rinnovò l'intimazione concedendogli dieci minuti. Rukawina rispose sprezzante che glie11e bastavano anche meno per aprirsi il passo alla baionetta: c così fece, lasciando sul campo 28 ufficiali e 312 soldati ma portando i superstiti a Loano.

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Gli ulani ne approfittarono per caricare Victor, respingendolo sin qnasi a Borghetto, mentre il Reggimento Terzy (lR 16) riprendeva il villaggio di Toirano. Ma sub ito veniva contrattaccato frontalmente da Dommartin, mentre dal Gran Castellazzo Rusca lo investiva di fianco attraverso gli oliveti, costiingendo gli ulani a tornare a Loano c gli ungheresi alle falde occidentali di Monte Carmelo. Dommartin, che li inseguiva con 3 battaglioni , li costrinse poi a guadagnarne la cima e ad asserragljarsi nella Certosa. dove si an-esero in 700 non appena 2 obicì francesi ne ebbero spianate la debole muraglia.

Minacciato di aggiramento, alle 3 det pomeriggio Wallis .(lo vette evacuare Loano e la Cornice e, sotto un improvviso e violentissimo uragano. ripiegare sul culmine orientale del Carmelo e sul contrafforte verso Levante ( San Martino}, collegandosi per Giustenice alle posizioni di Argenteau e guarnendo il nuovo caposaJdo con trinceramenti improvvisati e alcuni grossi pezzi recuJ)Crati dalle batterie di Loano. Intanto spediva un aiutante di campo a Cercare Argenteau. con l'ordine di ritirarsi al F in ale per Monte Carrno c Giu s tenice. Ma quando il messo giunse al Melogno, lo trovò già occupato dai francesi, che lo fecero prigioniero

La conquista del conrrajforre centrale (22 novembre)

Alle 3 de l pomeriggio. infatti, Masséna era già padrone de l contrafforte tra Toirano e Bardineto. A Monte Lingo, investito al manina da Laharpe, il Reggimento italiano Schmitfeldt ex-Caprara ( IR 48) aveva confermato la sua pessima fama dandosi ignobilmente alla fuga verso Bardineto e travolgendo anche il Reggimento ungherese Arciduca Antonio (TR 52) che accorreva dall'accampamento austriaco. Tenace ma vana era stata la resistenza dei due debo1i battaglioni piemontesi Monferrato e La Marina. sopraffatti dalla preponderanza nem.ica.

Presa Roccabarbena dopo vivo combattimento. Charlet era caduto al terzo assalto contro le banerie di Malsabocco. difese dalla Brigata Piemonte. La morte del comandante aveva provocato uno sbandamento degli assalitori, ma l'intervento di Masséna con la riserva aveva costretto anche i piemontesi a ripiegare a Bardineto, dove Argcntcau rannodava 3.000 uomini, inclusi i Reggimenti Terzy ( lR 16) e Reisky ( TR 13), schierandosi con la destra ad un vecchio castello e la s ini s tra al villaggio.

Dopo aver spiccato Cervoni con 3 battag lioni al Settepani e ai colli del Melogno c di San Pantaleo per tagliare quella via di ritirata a Walli s, Ma sséna aveva preso posizione difronte a Bardineto. Tuttavia, non volendo spargere altro sangue, aveva spedito Laharpe verso Caliuano per tagliare anche la ritirata al cognato Argenteau. Percepita la manovra. quest'ultimo aveva perso definitivamente la testa e. invece di aprirsi la strada anraverso le poche truppe rimastegli di fronte per tentare di ricongiungersi con Wallis, dopo qualche fucilata con i tiragliatori di Masséna si era precipitato in disordine verso Calizzano, nella spe ran za di precedervi Laharpe.

Per sua fortuna Masséna non poté inseguirlo perchè, non appena entrati a Bardine to , i suoi uomini cedettero alla fatica e ai morsi della fame, sbanda ndosi per saccheggiare i magazzini e furono poi bloccati dall ' uragano. Cosl Argenteau riuscì a salvare 2.000 uomini, appena un quinto della sua Division e, e a sera poté sostare a Calizzano, sulla cresta tra Bardineto c la Val B ormida. La posi7ione non era lontana dalla Spinarda occupata dall'ala 1.inistra sarda, ma Laharpe interruppe subito le comunicazioni austro-sarde impadronendosi di tutti i posti di collegamento e costringendo Argenteau a ridiscendere nottetempo la B ormida occidentale. fermandosi alla ridotta di Montezemolo, a metà strada tra Ceva e Millesimo.

La drammatica ritirata di Wallis e Pittony (23-24 novembre)

L'uragano e poi la notte dettero tregua anche a Wallis , pcrchè Schérer dovette accordare qualche o ra di riposo alle sue truppe, stremate da dodici ore di marce e combattimenri su terreno aspro e in condizioni atmosferiche proibitive. Wallis ne approfittò per sgombrare i magazzini avviandoli per la Cornice vcr<;o il passo della B occheua ma al mattino del 23. ignorando la sorte di Argenteau e vedendo ingrossare il nemico al Monte Carmo e al San Pantaleone. evacuò San Martino riducendosi alla Gorra. a Vercezzi e al Finale. col fronte coperto dal torrente Borgia e occupando gli sbocch i che per Madonna della Neve, Feligno e Vezzi portano a Monte Roccaro e Co lle San Giacomo.

Ma l'intenzione di re siste re su quella linea durò so ltanto poche ore. Savona era nel panico. A Vado, i 600 dragoni napoletani del Reggimento Re rifiutavano di interveni re sostenendo che il loro re non era in guerra con la Francia. Finalmente alle 8 di sera. appreso che Joubert aveva già occupato il San Giacomo tagliando la ritirata su Màllare. Wallis decise di approfittare della notte e della pioggia per ritirarsi su Savona seguendo l'angusta strada costiera: e sperando di sfuggire alla caccia delle cannoniere francesi. E così. accesi grandi fuochi per simulare il bivacco. durante la nouc gli austriaci iniziarono la ritirata.

Per evitare intasamenti. fu lasciato in retroguarda il parco d'artiglieria formato da 48 cannoni e l 00 cassoni, sotto la scorta della Bri gata comandata dal barone gorizia- no Filippo Pittony (l 736 - 1824). Ma l ' ufficiale indicatore sbagliò strada e, dopo aver vagato tutta la notte sul 24 attorno al San Pantaleo. la Brigata finì nuovamente sulla Cornice, ancora occupata dagli altri scag lioni. Costretta a tornare indietro, la Brigata si smarrì nu ovame nte , seguendo il letto di un torrente che la condusse nelle gole del San Giacomo, dove fu accolta dalle fucilate di Joubert. Riunito un consiglio di guerra e scartato il parere del colonnello Stuckenfeld di aprirsi la strada alla baionetta, Pittony decise di attestarsi s u un vicino poggio e di attendervi g li ordini di Wallis . Joubert rimase inattivo alcune ore e quando si decise ad attaccare dovette desistere a causa della pioggia torrenziale. Intanto giunse l'ordine di ritirarsi al Finale e con gran sollievo Pittony vi si avviò col battaglione di testa, lasc iando in retroguardia Stuckenfeld col parco d 'artiglieria.

Intanto i francesi avanzavano da tre lati: Lannes lungo la costa, affianca to dalle cannoniere; Augereau s ulle colline. rallentato da pattuglie di croati: Masséna per l a valle del Melogno, dove si imbattè nella colonna Stuckenfeld. che sfi lava lungo uno stretto sentiero. Colti dal panico, gli austriac i si dettero alla fuga abbandonando i l convog lio dell'artiglieria e molti, travolti dai commilitoni, finirono nei precipizi e pochi raggiunsero in disordine Finale. g ià evacuata da Wallis dopo aver fatto gettare a mare il frumento non trasportabile e abbandonato le ultime a11iglierie pesant i.

La conclusione della ritirata austriaca (25-30 novembre)

Nel pomeriggio del 23, a Genova. l'arri vo a spron battuto di una pattuglia di 12 ulani accreditò la voce di una grande vittoria austriaca, e la fazione filofrancese corse ad armarsi e ad alzare i ponti levatoi, temendo la vendetta di de Vi ns. Comparvero poi in rada le galeotte napoletane e sarde , due delle quali naufragarono sugli scogli a causa dell'uragano. Le altre sbarcarono 600 feriti e Mattone di Benevello, che volle recare personalmente a Torino la noti zia cleJia sconfitta. Poi le galeotte salparono subito per Livorno , scortate dal vascello Agamennone dal brigantino corsaro di Demay. Poche ore dopo. al cader della notte del24. transitò per San Pier d'Arena la portantina di de Vins diretta a Voghera_

Masséna entrò a Finale la sera del 24, mentre Wallis era già a Noli. Il 25 Masséna e Augereau raggiunsero Vado, attestandosi a Segna e Santo Stefano, mentre Wallis distruggeva i magazzini di Savona, proseguendo durante la notte per Monte Ciuto e la valle del Letimbro. Di qui, frazionate le forze . gli austriaci raggiunsero indi s turbati la vallata della Bormida, sia pure con largo giro per Montenotte e Sassello e lungo vie mulattiere , abbandonando altri cannoni e salmerie. Wallis giunse ad Acqui il 29 novembre e il 30 scrisse al re pregandolo di porre in stato di difesa le piazze di Ceva, Tortona e Alessandria e informando lo di ignorare ancora la sorte di Argenteau e di aver dissuggeilato, in qualità di comandante interi naie, le lettere dirette a de Vins

Contro il parere di Masséna, Augereau e Sérurier, che non volevano dar tregua al nemico. il25 novembre Schérer sos pe se l ' inseguimento, limitandosi ad occupare Savona e Albissola. Il bottino includeva 65 cannoni, 100 cassoni, 5.200 fuci li e vari bastimenti carichi di grano catturati nel porto di Savona. Gli austriaci avevano perduto

3.500 morti e feriti gravi e 4 000 prigionieri, inclusi l generale. 2 colonnelli e 200 ufficiali. Uno dei due reggimenti italiani. (I R 48 Schmidtfeld, ex-Caprara) si era Jet- teralmente liquefatto e non fu più ricostituito (nell798 il numero fu attribuito ad un nuovo Reggimento ungherese). Le perdite francesi erano di 523 morti, incluso Charlet, e 1.200 feriti, inclusi Banel e Saint-Hilaire.

La Ritirata Sarda

La tenuta della linea sarda (22-25 novembre)

Nel settore sardo la battaglia era cominciata con un giorno di ritardo. 11 22 novembre, infatt i. i francesi avevano effettuato soltanto piccole azioni di pattuglie: sorprendentemente ignaro dei durissimi combattimenti che si svolgevano a pochi chllometri dal fianco sinistro sardo, Colli aveva anzi ritenuto che fossero il preludio alla prossima ritirata di Schérer nei quartieri invernali, pronosticata da de Yins con la consueta s icu mera Soltanto all'a lba del23 Sérurier aveva sferrato l'attacco su due direttrici, la principale verso il San Bernardo e una secondaria verso il Mindino .

Sulla destra del Tanaro, slogg iati i croati e i cacciatori Saluggia da Pi an del Bergo e Costa minuta, le Brigate Miollis e Lasalcette avevano assa ltato rispettivamente la ridotta Dondella e le due a cavaJJo della strada del San Bernardo. Queste ultime, distanti tra loro 300 metri e munite di largo fossato, erano presidiate da Colli di FeLizzano con 2 cannoni e 500 uomini (379 cacciato ri , 42 cacciatori di Oneglia, 73 pionieri e Il artiglieri).

Era una posizione forn1idabile e. malgrado due attacchi frontal .i e gli sforzi di Lasalcette, i suoi granatieri e ran o stati bloccati alla controscarpa del fosso e costretti a ripiegare con g ra vi perdite. Fattone un punto d'onore , g li ufficiali della Brigata avevano fatto un estremo tentativo formando essi stessi. con pochi granatieri armati di carabine assortite, un reparto d'assalto: ma era stato subito decimato dalla mitraglia e preso alle spalle da una cen turi a uscita dalla rid otta di Costaminuta, che aveva poi fatto prigionieri 37 ufficiali, quasi tutti feriti, assieme a 29 gregari.

L'altra colonna francese era stata invece piLJ fortunata. perchè il battaglione Belgioioso, in lin ea tra la Dondella e La Cianea, aveva ceduto al primo assalto, come aveva fatto il giorno precedente anche il Caprara, l 'altro reggimento "ita li ano" dell' Armata austriaca, assegnato alla Di v isione Argenteau. Miollis aveva così potuto occupare facilmente la ridotta Dondella. difesa da 60 cacciato ri Stettler e 107 fucilieri di Acqui; e volgersi subito dopo contro la cosiddetta " ridotta Spagno l a", da dove avrebbe preso alle spalle Cianea e San Bernardo.

Ma subito gli avevano fatto testa le batterie della Colmetta e i granatieri di Dichat (8°-9°) e Yara:x (4°-5°) che dì propria iniziativa avevano mutato fronte schierandosi tra La Cianea e la Spagnola. Decimato dalle cannonate . Miollis era stato pertanto costretto a dare l'assalto alle batterie. L e comandava il tenente R ainald i . già illustratosi nel 1793 a Milleforche: caduto spada in pugno, aveva continuato a dirigerle il sottotenente, marchese Vittorio Boy l di Putifigari (1778-1834), appena diciassettenne. che in tale circostanza guadagnò la croce mauriziana. Ma il nemico stava già per impadronirsi dei pezzi quando era stato travolto dal contrattacco alla baionetta del l o granatieri e dei fucilieri Stett ler e Acqui , guidati perso nalmente dal principe di

Carignano. E mentre Miollis si ritirava in disordine sotto le cannonate di Boyl. r 11° grana tieri svizzeri rioccupava la Dondella.

Sulla sinistra del Tanaro la Brigata Pelletier, scesa dalle colline dominanti la Valdinferno, aveva forzato le gole di lntrappa. preso il Cappello e marciato sul villaggio di Mindino, malamente difeso dal Reggimento Mondovì. L'aveva però arrestata la ridotta sovrastante, guarnita da 2 pezzi e 900 austriaci c provinciali di Tortona. Il successivo intervento di 2 ballaglioni delle Truppe Leggierc ( 11 /2° Balegno) e di Asti, accorsi da Bagnasco. la vista di 1.000 cavalli austro -s ardi che squadronavano sul piccolo altipiano di Mursecco. poi l ' uragano e il calar delle tenebre, avevano convinto Pelletier a sospendere l'auacco c a ritirarsi. Ignorando ancora la sone degli austriaci. Colli aveva invece deciso di resistere ad oltranza e. lasciato il comando della riserva e della cavalleria a Solaro della Chiusa e ad Albaretto, si era portato in linea con un migliaio di piemontesi.

Decorato sul campo era stato il soldato Allaria. della Brigata Guardie, per aver persuaso i croati a non dare alle fiamme un piccolo oratorio nel quale si erano asserragliati alcuni francesi c per averne poi ottenuto la resa sfondando la porta dell'edificio. In seguito , dopo Cherasco. furono decorati per i combattimen ti del 23 novembre anche gli artiglieri Pitt aluga, Romaret e Corona e i granatieri Belgrado (Nizza) e Pompone e Gelsomino (Sardegna).

Sérurier aveva poi proseguito gli assalti, ancora a carattere diversivo. per tutto il 24 e 25 novembre. Da ln trappa Pcllettier aveva attaccato ancora il Mindino e poi anche il Berlino. Più ad E st un'altra colonna francese discesa dal Galero aveva investito fromalmente le due ridotte del 7 ° c 8° granatieri e la batteria del B ric dello Schiavo c he coprivano il San Bernardo. Qui una compagnia del Reggimento Casale aveva res pinto ben nove assalti, i due ultimi, esaurite le munizioni, co n le baionette e i calci di fucile. Grazie a questo attacco frontale, la colonna francese d i destra aveva potuto finalmente aggirare La Cianea c San Bernardo e sce nd ere su Garess io penetrando ne ll'abitato, prima di essere nuovamente respinta dalle riserve guidate dallo s tesso Colli.

La ritirata piemontese :-,u Cewt (26 -27 novembre)

Era però una resistenza senza speranza. Apprese finalmente la disfatta di Argcnteau e la ritirata di Wallis, Colli si risol se a ordinare la ritirata sul campo trincerato di Ceva prima che il nemico g li tagliasse la strada. Ma, sbaragliati gli austriaci, Schércr si volgeva già contro i sardi, s pedendo Joubert e Mesnard a rinforzare Séruricr con 8.000 uomini e il generale de l ge nio Clausadc a studiare il terreno c il piano d'attacco.

La notte del 25 i 500 croati di guardia al Monte Pennino. vedetta avanzata tra Pietradegna e il San Bernardo. si lasciarono sorprendere dal nemico. che potè così penetrare in forze nelle lince picmontc!>i. All'alba del 26 Miolli s c Lasalcette attaccarono tutti gli avamposti in Valdinfcmo per impedire ai 5.500 sardi sulla si nistra del Tanaro. comandati direttamente da Colli. di soccorrere i 4.500 !>ulla de!>tra, che. in vista della ritirata, il principe di Carignano stava concentrando alla Spinarda. lasciando in retroguardia i cacciatori Colli c Saluggia al passo tra San Bernardo c Val Tanaro e i granatieri Dichat alla ridotta Spagnola.

Sulla sinistra, la ritirata di Colli fu più ordinata, perchè la retroguardia fece testa a Pietradegna. infliggendo dure perdite al nemico. Erano 200 croati, 50 militi e 300 granatieri del 7° battaglione, comandato dal maggiore Luigi Bongiovanni di Castelborgo, contro 3.000 francesi di Miollis. Re spinti tre assalti, e ricevuto l 'ordine di ritirarsi, Castelborgo volle prima sostenerne altri due e infine umiliare il nemico ributtandolo di 500 passi con un contrattacco alla baionetta, in cui guadagnò la medaglia il granatiere Accomanno, già distintosi a Tolone.

Intanto Colli si era attestato con 3.000 uomini a Priola, da dove poteva sostenere la ritirata del principe. Erano in prima linea i Reggimenti Guardie, La Marina e Monferrato, sosten uti da 200 ulani e 200 dragoni austriaci del Reggimento guide dello Stato Maggiore (Stabs-regimem). Benchè collocati in luogo adatto alle caric he, i due squadroni furono però più di impaccio che di aiuto. perchè si sbandarono all'apparire del nemico, travolgendo coi cavalli anche la fanteria di riserva Malgrado ciò i fucilieri sardi sostennero l'attacco francese combattendo duramente finchè la notte non consentì il ripiegamento sulle colline di Battifollo, Mombasiglio e Montezemolo. Nello sgombero dei magazzini di Bagnasco si distinse il cavalier Lovera, aiutante maggiore dei Dragoni di Chiablese e furono decorati il sergente Pavesio e il dragone Garrone.

Frattanto, sulla riva opposta del fiume, marciavano contro la Spinarda quattro colonne francesi: Petit -Gu iHaume dalla Cianea. Joubert dal poggio di Bardineto, Mesnard tentando di penetrare tra Spinarda e Sotta e Clausade cercando di raggiungere la Val Yetria e i Giovetti per tagliare la ritirata su Ceva e Bagnasco. Vedendo! i dilagare nel fondovalle, i granatieri che tenevano le alture affrettarono la ritirata, subito imitati dalle truppe che guarnivano i posti sulle rive del Tanaro. Così si verificarono vari episodi di panico e molti cannoni, carriaggi e animali da so ma furono abbandonati al nemico. Ma durante la notte l a fanteria del principe varcò il passo della Spinarda , già innevato , e al mattino del 27, mentre il grosso raggiungeva il campo di Ceva, la retroguardia rinforzata dai dragoni fece testa agli inseguitori prima a Malpotremo e poi ai Rocchini Si distinsero sop rattutto i cacciatori, in particolare i 250 delle Guardie, che sostennero per tre ore 800 francesi.

La se ra del 28 la ritirata su Ceva era completata. Nelle stesse ore i resti della Divisione Argenteau indietreggiavano ulteriormente, abbandonando Montezemolo per occupare i trinceramenti predisposti sulle alture di Fay e Baione. In cinque giorni di combattimenti Colli aveva perduto 500 morti e 600 feriti, in gran parte poi deceduti, contro 600 perdite francesi, portando il biJancio della battaglia a 8 700 perdite alleate, quattro voJte quelle del nemico. Privo di cannoni e munizioni. Colli non poteva resistere a lungo senza un rapido intervento delle forze austriache, le quali però restavano immobili attorno ad Acqui. E, ne lla certezza del disimpegno austriaco, a Torino la catastrofe sembrava questione di ore, al punto che il Consiglio di g uerra suggerì al re di rinnovare la richiesta di armistizio e concludere la pace separata.

Ma Schérer non aveva potuto impadro nirsi dei magazzin i di Ceva, l'Annata francese era stremata e bloccata sulle cime innevate e le truppe di Colli erano ancora re- intatte, circa 15.000 uomini ripartiti in 54 magri bauaglioni (34 fucilieri. 15 g ranatieri c 5 cacciatori). l sa rdi mantevano una copertura al colle dei R occhini. con avamposti sui contraffo11i dei colli di San Giacomo e Battifollo, le cui cime erano occupate dal nemico. La posit.ionc sarda era formata da due linee trincer ate . una con fronte ad E st verso la Bormida occidentale e l'altra co n fronte a Sud verso le cres te tra Ormea e Garessio, che formavano un angol o retto co n vert ice a Ceva. La lin ea o ri enta le. definita da Colli " t esta c punto principale dell'Armata". co rre va da Ceva alla Pcclaggcra, con avamposti a Nord fino a Murazzano e ad Est fino a Montezemolo. La linea meridionale correva da Ceva a Mondovì. lungo il Tanaro e il torrente Ellero, appoggiata al campo trincerato della Bi cocca c agli avamposti di Castellazzo. San Michele e Lesegno. Questi ultimi. protetti dal corso tortuoso della Corsaglia. coprivano un ponte di barche gittato su l Tanaro più a valle. al traghetto del Castellino. che consentiva ai presidi di Mondovì, Bicocca e Ceva di vicendevolmente per lince interne. l movimenti francesi del 30 novembre semb ra vano indicare l 'intenzione di aggirare Ceva da Nord, passando il Be lbo tra Mombarcaro c Murazzano e volgendos i poi a S ud per piombare su l ponte di barche. in modo da t ag liare i co llegament i tra Ceva c Bicocca. Ma i sardi ignoravano quanto il nemico fosse a sua vo lta stremato dalla stanc hezza dalla fame. dal freddo e dalla mancanza di muni7ioni. Quando Colli rinforzò Castellazzo c Schérer credette che volesse aggirare le alture di Battifolle e di conseguenza le sgombrò assieme ai coll i di Murialdo. la Fotta e R essogno ripiegando gli a vampos ti su Garessio e sui passi di San Bernardo. Y1elogno. San Giacomo e Cadibona c avviando le Divi sioni ai quartieri invernali ( L aharpe a Savona. Meynier a Calice. Augercau a Bardineto. Sérurier a Ormea . Marquard a Tenda. Garnier a Roccabigliera).

L'inattesa ritirata francese rianimò Co lli , convincendolo che e ra a ncora possibil e tene re Ceva e Mondovì c ri stab ilire un coll egamento in direz io ne del l a Bormida c di Acqu i Di conseguenza spinse due avanguardie a B agnasco c Mombarcaro - Cosseria. formò un campo volante dietro le ridotte della Pedaggera. dove potevano concentrar!>i fino a 15 battaglioni e riunì tutti i granatieri in riserva mobile a San Michele e Vico, tra Mondovì e la Bicocca. Tuttavia per prudenza lasciò attorno Savigliano i 16 squadroni di dragoni (Sua Regina. Chiablese. Gencvcse e Srabs-regimem) destinati a coprire un'eventuale ritirata su Cherasco e Torino. Gli austriaci andarono invece a svernare tra Pavia e Cremona. lasciando tra Acqui, Alessandria e Tortona so ltanto una debole avanguardia.

Frattanto i generali alleati recriminavano e polemizzavano. Nei s uoi rapporti a l re, Co ll i gettava tutta la colpa su Argenteau e Wallis. Argentca u sosteneva a s ua vo lta di essere stato sacrificato alla sa l vezza di Wallis e accusava de Vins di non averlo so!>lcnuto. Il 27 dicembre. da Pavia. de Vins sc ri sse a Vittorio Amedeo annunciandogli di aver finalmente ottenuto dall'imperatore il sospirato congedo detinitivo per ragioni di salute. Accennava o lo indirettamente alle proprie responsabilità: se il re aveva qualcosa da rimproverargli - o;crisse- e r a disposto a recarsi a Torino per gettarsi ai !>UOi piedi.

La none di Capodanno il tenente colonnello dei Granati eri Reali conte di Santarosa rialzò il morale dell'esercito espugnando l'avamposto di Priola (sulla costa del Nano), guarnito da tre ordini di palizzate e da 200 uomini. Santurosa mosse da Viola ( Ma- donna de ll a Neve) su tre co lonne. Guidava quella d i dest ra il capitano Pellettier con 70 granatieri di Chiablese; a sin istra erano Cauvin con 190 volontari nizzardi e il capitano tenente Milon con 100 granatieri reali. A sorprendere la ridotta, respingendo il contrattacco francese, furono però 140 granatieri di Savoia e Torino comandati dal tenente Cha r bonneau, che volle dedicare l'impresa all'onomastico di Co ll i. 11 picco lo reparto ebbe 4 morti e Il feriti , contro 17 morti e 75 prigionieri francesi. Già decorato per i combattiment i al colle di Termini, i l sergente Maréchal guadagnò stavolta la medag l ia d·oro per essere entrato per primo nel terzo t rinceramento del Nano .

Dopo Cherasco furono ricompensati anche cinque ufficia l i di milizia: i maggiori Care ll i e Sismondi delle milizie di Alba, i due fra telli Sibilla e il capitano Viglietti della milizia di Millesimo. Quest'ultimo . già decorato di medaglia d'arge nto, ebbe quella d'oro, con una gratifica mensile di 30 franchi per i molti danni anecati al nemico nelle scorrerie verso Cosseria e le gole dell'Appennino.

Tabe ll a 8 - Ord in e di Battag li a au stro -s a r do napo letano (g iu g no 1795)

Co rp o di Lom bardia (De Vins) Cor po Aus tro -S ardo (Co lli )

Dil'isioni Comanda me Btg Sq Brigate Btg Schieramemo la

- Bri ga ta austr. Ruk avina (5)

16 a prot.

3 l. UI fiume

- Brigata austr. Terni czy (4) - Mi sta Argenteau * 15 Ceva-M ill ec;irno

- Bri ga ta austr. Pittony (5) -

- Bri ga ta a ustr. Li ptay (6) - * 13 btg sardi , 2 austriaci

-

Sc hi eram ento: fanter ia in po s iz ion e allo sbocco de lla va lle dell'E rro. La Cava ll e ria ad Alessa ndri a, qu e ll a napo letana a pro

** Co ma ndante: il Du ca eli Monfe rrat o

7.000 mil iziotti a Mondo vì e sui Colli dell' In ferno e de ll e Finestre

X - VERSO LA DECISIONE (A utunno 1795 - Inverno 1796)

"Noi vigliacchi dormiamo tranquillamente i nostri sonni, mentre i bravi guerrieri francesi bagnano de/loro sangue le Alpi ..

Vincenzo Monti, lettera del 26 marzo 1796 a Gian Francesco Galeani Napione , conte d i Cocconato

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