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LOGICA DI UNA SCONFITIA ANNUNCIATA

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FRANCO - SARDO

FRANCO - SARDO

Bassignana 1745

L'attacco strategico nel punto di giunzione tra due Armate alleate, allo scopo di batterle separatamente e indurre il belligerante più debole alla pace separata, si identifica ormai col nome di Napoleone, dalla battaglia di Dego a quella di Waterloo. Ma tutta la storia militare prenapoleonica, inclusa quella delle cos iddette guerre ,· en dentelles, è ricca di analoghi tentativi più o meno riusciti.

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Nel caso che stiamo esaminando. c'era un precedente specifico. e cioè l'offensiva strategica di Mai!Jebois su Bassignana (27 settembre 1745) ideata dal suo consigliere Bourcet. In quell'occasione i gallo-ispani fall irono perchè l'inettitudine tattica delle loro truppe, i contrastanti obiettivi politici di Yersailles e Madrid, la ridotta distanza tra le posizioni sarde e quelle austriache e le opportunità geomilitari del teatro operativo consentirono a ll'Armata di Carlo Emanuele III di arretrare verso il lato deg l i imperiali senza restare tag l iata fuori dalle proprie tinee di comunicazione.

Bassignana si trova infatti alla foce comune del Tanaro-Bormida, proprio nel punto in cui le loro acque sboccano insieme nel Po. vero asse portante dell'intero sistema difensivo piemontese. Invece nel 1796 g l i austro-sardi subirono la sorpresa nemica nelle Langhe, quasi a ll e sorgenti dei d ue fiumi strategic i del Monferrato. Tuttavia, al contrario dei criteri adottati l'anno prima da de Vins, stavolta Co ll i e Beaulieu rinunciarono alla difesa a cordone dec idendo di tenere le forze raggruppate in due masse . L'idea era buona: infatti le due armate av rebbero potuto prendere l'aggressore tra l'incudine c il martello Ma le radunarono a Ceva e ad Acqui, distanti 50 chilometri in linea d'aria e 70 su strada carrozzabile, pari a tre giorni di m arcia, benchè il nemico fosse g ià padrone di Cadibona, 25 km a Es t di Ceva e 35 a Sud -Ovest d i Acqui.

I n realtà gli eventi dell'aprile l 796 dimostrano senza ombra di dubbio l:he. malgrado le enfatiche dichiarazioni, gli alleati non avevano alcuna intenzione di cooperare né la determinazione di combattere ad oltranza. Bastava agl i austriaci, e fors'anche agli inglesi, lasciar logorare il nemico sotto Cuneo e Torino, acquisendo in cambio il controllo di Genova e Savona e mantenendo le piazzeforti del Piemonte sudorientale. Bastava ai sardi evitare la completa distruzione dell'esercito, per negoziare una pace accettabile e impedire insurrezioni repubblicane.

Colli ancorò infatti le proprie forze alle ottime posizioni tra Ceva e Mondovì, senza costituire una riserva mobile per dar manforte agli austriaci Si preoccupò invece di predisporre la ritirata su Cherasco coprendola con la cavalleria e predisponendo a Fossano l'occorrente per gettare i l ponte di barche poi attraversato 1124 aprile. Ill2 aprile Beaulieu reagì a lla sconfitta de ll ' avanguardia. non ancora distrutta. abbandonandola al suo destino e ordinando la ritirata generale ad Acqui e Alessandria. 11 13 apri le, al primo assalto nemico, le 2 deboli brigate schierate a Mi ll esimo si ritirarono senza combattere in direzioni opposte. Il 14 e 15 aprile Colli e Beau lieu non approfittarono cieli' inattesa resistenza di Cosseria e della splendida riconquista di Dego per prendere tra due fuochi un nemico in grave, seppur temporanea, difficoltà. Subito dopo averlo battuto sotto Ceva, la sera stessa del 16 apr i le il consig l io di guerra sardo decise di abbandona re la piazza. Proprio nella stessa giornata in cui il rappre- sentante di Luigi XVlll a Torino dettava a Vittorio Amedeo l'ordine del giorno da trattare nel Consig lio della Corona c i 18 vascelli di cison evitavano di bombardare il convoglio che portava a Vado il parco d"assedio francese, scortato da 3 tartane. Né poi si ce rcò di reagire ad una sco nfitta grave. ma non certo schiacciante: infatti. benchè in due settimane g li alleati avessero subito perdite doppie di quelle francesi (8 .000 uomini contro 4.000) conservavano pur sempre una leggera superiorità numerica. né Bonaparte avrebbe potuto impedire alle due Annate alleate di congiungersi tra Cherasco e Alessandria.

Le forze e i piani alleati

Ancora una vol t a Napoli aveva promesso di spedire in Piemonte 13 bauaglioni e 40 cannoni (8.220 fanti. 1.170 cavalli c 630 artiglieri) riuniti a tale scopo tra la capitale e le di Capua e Gaeta. Tunavia la Toscana negò il passo, mentre i disagi della s trada adriatica, percorribil e in c irca tre mesi, consigliaro no di limitare la spedizione al solo regg imento Napoli cavalleria (colonnello Amonio de PiJ1edo) che insieme a l Prin cipe doveva formare la IJ brigata napoletana (b rigadiere Ruiz). E per giunta il primo scaglione di apoli cavalleria (conte di Ventimiglia) giunse a Parma solo il 25 aprile.

Anche i rinforzi austriaci furono inferiori alle promesse. Tuttavia in !"Armata di Lombardia contava pur sempre 40.000 uomini. csclu-;i i 5.000 au!>iliari delr Armata austro-sarda e i 1.200 dragoni napoletani ( la Divisione di cavalleria alleata contava 2.788 effett ivi). I l Piem o nte, pur stremato. aveva rimesso in s ieme 50.000 uomini grazie ai vo lontari tratti dalla nùlizia. reclutati, come sc rive Pine !li. "a forza di stenti. preghiere, indulti. decreti c un po ·di denaro"'. Un totale. dunque. di 95.000 uomini. Dedotte le guarnigioni di Mantova (8.000) e delle fortezze piemontesi (l 0.000) c le forte schierate sulle Alpi Occidentali (20.000) restavano comunque 58.000 uomini di truppe mobili. 25.000 nell'Armata austro-sarda e 33.200 in quella austriaca: quasi il doppio delle forte mobili (37.000) di cui disponeva Bonaparte. Ma. secondo la nota equazione di Lanchester, la capacità di una fon.a militare è proporzionale al quadrato della quantità moltiplicato per la qualità. Anche ammettendo che la qualità fosse equivalente. la delle forte alleate ne dimcaava la superiorità quantitativa rispetto ai francesi (dal 245 al 125 per cento). pcrchè la somma dci quadrati di due cifre è inferiore al quadrato ù-!11.1 lor< ' " 11ma.

1115 mar70. a Milano. l"Arciduca Ferdinando confurnò a Colli che bisognava '"dife ndere l a Lombardia in Pi emome'". Una settimana dopo. da Pavia . il nuovo comandante in capo. generale Beaulieu. sc risse ali" ambasciatore austriaco Ghcrardini di infom1are Vittorio Amedeo che aveva già spedito 8 bauaglioni a De go a co ll egare il campo austriaco di Acqui con quello sardo di Ceva. che avrebbe stabilito il quartier generale ad Alessandria e che contava di poter muovere il resto delle truppe il 26 o il 27 marw. non appena giunti l'armamento c le munitioni che attendeva.

Già aiutante di campo del maresciallo Daun. veterano di Kolin e Leuthen c vallone come dc Vi c Argentau, il scttuagena rio Feld:.eugmeister baron e Jean Peter de Beaul ieu ( 1725- 1819) si era distinto nella campagna de l 1789 contro i ribelli del Brabante e poi quale capo di stato maggiore del maresciallo Clerfayt ( 17 33-98) durante le campagne de l 1793 e 1794 su l fronte o l andese . Suoi aiutanti di campo erano il genero. maggiore Malcamp, e il conte Johann Joseph Franz Radet zky ( 1766- 1858) il futuro vincitore del 1848-49. Ammaestrato dalle campagne precedenti, Beaulieu aveva chiesto, senza attenerla, la sos tituzione dell'inetto Argenteau: ma ancora una volta la potenza delle sue relazioni socia li aveva prevalso sulle esigenze militari. Il nuovo comandante aveva in compenso ottenuto di avere ai suoi o rdini altri validi ufficia li , tra cu i il tenente maresciallo barone Carlo Filippo Sebottendorf von der Rose (1740-1818). ln secondo luogo la gravitazione verso la Riviera di Levante anziché verso le Langhe era giustificata anche dall ' incertezza sulle intenzioni dell'alleato e dal vantaggio di poter acquisire il controllo di Genova, centro di rifornjmento del nemico e più utile di Alessandria e Tortona per difendere la Lombardia. Certamente il piano austriaco non era affatto risolutivo dal punto di vista militare, ma ciò non significa che fosse un'idiozia. TI vero errore di Beaulieu fu di non aver p revisto alternative, prescindendo del tutto dalle reazioni del nemico . ·

Pignolo, caparbio, supponente e odiato dai suoi ufficiali. Beaulieu era se non altro in cordiali rapporti personali con Colli. Ma i due generali si incontrarono solo tre vo lte, il 16 marzo a Pavia, il 26 a Novi e il 29 ad Alessandria, sede del quartier generale austriaco Colli disse di aver proposto a Beaulieu, nel loro terzo incontro, due piani alternativi. Il primo. a carattere offensivo, riproponeva in sostanza la riunione delle forze austro-sarde fra Tanaro e Bormida e l'offensiva s u Cadibona che aveva caratterizzato le due precedenti campagne Con 32.000 uomini si poteva sfo ndare il centro del nemico e costringerlo a ripas sare la Roia. L'altro piano. difensivo, era di arroccarsi rispettivamente a Ceva e ad Acqui in modo da attirare Bonaparte tra le due armate alleate e s uccessivamente accerchiar lo, gl i aust1iaci di fronte e i piemontesi alle spalle .

Beaulieu li respinse entrambi e impose il proprio piano, che prevedeva di impiegare le sole forze austriache per accerchiare e distruggere l 'avanguardia di 6 000 francesi che dal 21 marzo si era ammassata a Savona e che il26 era entrata aVoltri, minacciando un 'incursione s u Genova in appoggio alle intima zioni di Sali ceti. Il giudizio unanime della storiografia militare è che in tal modo Beaulieu sia ingenuamente caduto in una astuta trappola tesagli da Bonaparte. Ma questo verdetto va alquanto modificato, se si tiene conto che il piano suggerito da Schérer prima della sua rimozione era realmente quello supposto dal comando austriaco e c he soltanto il 4 aprile, appena giunto ad Oneglia, Bonaparte annullò la rischiosa avanzata su Genova, decisa in sua assenza da Saliceti c dal consiglio di guerra dell'ala destra francese. Merito di Bonapa1te fu di volgere a proprio favore l 'e rrore compiuto dal s uo predecessore e avallato dai suoi luogotenenti, lasciando l'avanguard i a aVoltri come esca per Beaulieu.

Secondo il piano, Beaulieu e Sebottendorf, con la Divisione di sinistra, dovevano valicare l'Appennino ligure e marciare su Voltri incalzando poi il nemico lungo la costa. Argenteau, con l'Avanguardia, doveva marciare per la valle dell'Erro e il Montenotte, calando poi dal Giovo, da l Santuario e da Cadibona sul nemico in ritirata verso Savona, mentre lo Squadrone Bianco dell'ammiraglio Nelson l'avrebbe bombardato dal mare. Colli doveva inv ece restare s ulla difensiva tra Ceva e Dego, per coprire il fianco di Argenteau.

La "Maginot" sarda

La manovra ideata da Bcaulieu era rischiosa. perchè esponeva la sua avanguardia ad essere accerchiata attraverso Cadibona e Cairo, come in effetti avvenne. Tuttavia il rischio avrebbe potuto esse re diminuito se i piemontesi avessero rafforzato l'ala orientale del loro settore. Invece Colli mantenne il medesimo schieramento adottato nel novembre 1795, che preoccupava esclusivamente di coprire Cuneo e Torino e non di battere il nemico. D'altra parte il 29 marzo Bcaulieu non gli c hiese di appoggiare la manovra su Voltri.

Lo schieramento sardo non era predisposto per correre in soccorso dell'alleato. ma per arretrare combattendo su 5 linee perpendicolari alla ere ta alpina. che le nevica te di fine febbraio rendevano impraticabile ancora per settimane. Le due più avanzate con fun zio ne di allarme ( Bormida ce ntrale e occidentale). Le due centrali. corrispondenti ai campi trincerati di Ceva c Bicocca. con funzione di frenaggio e arresto (la prima sul Tanaro- Bovino- Belbo c la seconda sulla Corsaglia- Tanaro). E infine una quinta suli'Elle ro- Tan aro con funzione di copertura della ritirata da Mondovì a Fossano. Ciò sp iega lo scarso impegno di Colli nella difesa di Millesimo e il mancato sfruttament o dell'imprevista resistenza di Cosseria ( 13 aprile).

Ai primi di marzo 1·Armata austro-sarda aveva la seguente dislocazione c consistenza:

Esclusa la Divisione di Riserva. un terzo della fanteria di Co ll i era formato da 7.650 provinciali e 2.617 vo lontari c milizie e un quarto da stranieri (5.345 svizzeri. 5 l O alemanni. 1.320 lombardi. 279 croati e un centinaio di emigrati e disertori francesi). Colli aveva ai suoi ordini quasi tutte le truppe <;celte dell'Armata sarda: 1.366 della Legione truppe leggierc, 1.199 pioni eri, 5 .061 granatieri e 2.500 cacciatori ( 1.143 regg imentali, 937 franchi c 420 del Nizzardo).

Alla battaglia presero parte soltanto i 18.000 uomini del Corpo d'Armata di Ceva. al diretto comando di Colli. Era costituito dalle Divisioni di Mulazzano, Ceva. San Michele e Mondovì. La Division e di Ceva aveva due avanguardie verso la Bormida ( Montezemo lo) e nell'A lta Val Tanaro ( Bagnasco) comandate dal conte di Millesimo e dal maggiore Ferrero. La D ivisione di San Michele aveva un'avanguardia contigua alla Val Tanaro, nelle Vall i Mongia e Casotto.

Alla battaglia prese parte anche metà della Divi s ione di Ri serva cioè la Brigata austriaca de l gene rale Pro ve ra. Quella sa rda, comandata dal co nte di Mu ssano, rima- se infatti a Cherasco. A Dego furono però impiegati 4 battaglioni sardi aggregati all' Armata austriaca. Gli altri due Corpi d'Armata sardi e le piazzeforti contavano 32 battaglioni e 20 squadroni, questi ultimi in riserva a Cuneo.

Alla fine di marzo. con la formazione del Corpo della Grande Armata alleata, il Corpo di Ceva formò la Divisione di Destra, ripartita in 2 Brigate sarde (Solaro e Vitali) e l austriaca (Provera). Solaro riunì la Divisioni di destra, quelle di Mondovì e San Michele con l'avanguardia delle Valli Mangia e Corsaglia.

Vitali comandava invece le Divisioni di sinistra, la cui prima lin ea correva lungo l a Ccvetta (Ceva- Priero- Montezemolo) con l'avanguardia in Val Tanaro. La seconda linea formava con la prima un angolo quasi retto. Era infatti formata dai capisaJdi di Testa Nera - Bastia e Pedaggera che collegavano Ceva a Mombarcaro e spingeva l'avanguardia verso Millesimo.

Qui si trovava la Brigata austriaca Provera ( 1.300 lombardi e 1.500 croati). Aveva il compito di osservare lo sbocco dal Melogno, con possibilità di ripiegare sulla dominante posizione di Cengio Alto. Aveva inoltre 1.000 croat i a Cairo e Dego. sulla strada della Bormida centrale, per co llegare lo schieramento sardo con l a Di visione del Centro della Grande Armata (Argenteau), la cui Brigata di destra (Rukawina) includeva a sua volta 1.500 sardi (Avogadro di Valdengo). Da notare che i «lombardi» del Reggimento Belgioioso erano le truppe meno affidab ili dell'Armata austriaca. Poco tempo prima un tenente dei granatieri aveva disertato con tutta la compagnia: era Giuseppe Lahoz Ortiz (1773-99). subito nominato aiutante di campo di Laharpe. cognato di Argenteau e nume tutelare della fazione «unitaria» o «estremista» (exagérée) dei giacobini italiani.

Perchè gli alleati lasciarono tra Ceva e Dego meno di 3.000 uomini? Le forze a disposizione di Colli erano troppo scarse per attestarsi più saldamente fi-a Ceva e Dego senza rischiare di scoprire eccessivamente il vitale campo trincerato del San Michele. Ma anche se Beaulieu ri fiutava di distogliere forze che considerava indispensabili per la sua rischiosa manovra. l'alto comando sardo avrebbe potuto provvedere autonomamente. recuperando dag li a ltri front i e dalle fortezze almeno una terza Brigata di riserva, la cui presenza avrebbe potuto addirittura mutare il piano di Bonaparte oppure le sorti della sua prima battaglia.

Ma né Colli né Beaulieu erano degli inetti: la loro fu una scelta intenzionale, dettata da superiori ragioni po litich e. Infatti entrambi predisposero l e rispettive linee di ritirata in direzione del le rispettive capitali. La prima linea difensiva del settore centrale sardo era in direzione Ovest-Est (Ceva-Cengio): ma la seconda linea era in direzione SO-NE (Ceva-Mombarcaro). Dal punto di vista tattico era logico, perchè è la linea più corta tra i due fiumi e corre lungo il rio Bovino incassato fra colline elevate (Mombarcaro è il paese più alto delle Langhe). Dal punto di vista piemontese era poi anche la più conveni ente sotto l'aspetto strategico, perchè quella linea era parallela alla linea fort ificata di riserva Cuneo- Fossano- Cherasco- Alba, sulla quale i resti della Divisione Coli i si ritirarono dopo r abbandono di Ceva ( 17 aprile) e la scontìtta di Mondovì (21 aprile).

L'alto comando a ll eato era dunque perfettamente consapevole non soltanto che una difesa ancorata ai cardini della porta (Ceva e Dego) era un invito a sfondare il debole chiavistello di Millesimo, ma anche e soprattutto che i rispettivi battenti avrebbero ruotato in direzioni opposte , spa lan cando a Bonaparte il varco tra Alba e Acqui.

L'avanzata di Schérer su Voltri ( 16 -28 mar:.o)

Il 16 marto Schérer annunciò ali' Armata il prossimo arrivo del nuovo comandante Bonaparte. Intanto Saliceti decise che occorreva con la forza la questione di Genova. per spremerle il tributo di guerra e acquisirla alla Francia mediante una insurrezione democratica.

Schérer odiava, ricambiato. SaJiceti. Ma non aveva ragione di opporsi alla richies ta: era stato proprio lui a proporre l'operazione su Genova e forse ignora va che i l Direttorio l'aveva bocciata. dando a Bonaparte direttive del tutto diver se. Così, malgrado il parere co ntrario di Laharpc c Masséna. ordinò alla 2a Divi sio ne delr Avanguardia ( Meynicr ) di avanzare oltre Savona, con la Brigata Cervoni (4 .000 ) in avanscoperta aVoltri. Ma a Saliceti non bastava e il 26 marzo. lo stesso giorno in cui Bonaparte giungeva a Nizza, Schérer ordinò a Cervoni di proseguire per la Val Polcevc ra e la Bocchetta fino a Gavi, per rastrellare ostaggi fra il patriziato genovese che si era rifugiato oltre g li Appennini fidando nell'arrivo degli aust riaci. L'init.iativa fu poi ratificata dallo stato maggiore dcii' Avanguardia. Infatti il 28. riunitisi a cons iglio coi loro aiutanti di campo nel castello di Brignole aVoltri. Laharpe. Ma sséna. Cervoni e Pyun decisero di prevenire il ne mico aJla Bocchetta.

Se quella decisione fosse stata eseguita, l'ala destra francese sarebbe finita in mezzo al nemico attirando fatalmente Masséna nella trappola di Beaulieu. Ma la stella di Bonaparte gli consentì di arrivare a Nizza appena in tempo per annullarla c di sfruttare l'avanzata di Cervoni s u Voltri come diversivo della vera direttrice delrattacco francese .

Lo schieramemo di Bonaparre (28 mar-:.o- 8 aprile)

Bonaparte c Bcrthier si fermarono a Nizza pochi giorni per il passaggio delle consegne e gli ultimi preparativi dell'offensiva e poi si recarono a ispezionare il dispositivo d'attacco. 114 erano ad Oncglia. dove Bonaparte scrisse a Masséna di tener d'occhio iJ Montcnolle e collocare for.lC a Varazze e Sasse llo per garantire la ritirata da Voltri. Il 6 s i incontrava con Ma ssé na al palazzo vescovi le di Albenga. sede del comando tattico.

Fino a quel momento nei ruoli dell'Armata d'italia erano transitati 106.000 uomini, ma 36.000 era no morti. prigionieri o disertori, 5.000 negli ospedali. 7.000 ai depositi. 13.000 di presidio a Tolonc. Avignone e Mars iglia, 8.000 a guardia del Nizzardo. Tuttavia restavano 37.000 baionette e 30 cannoni da montagna in grado di sfe rrare

Le forze di copertura erano le Di vis ioni Séruricr con 6.500 uomini c Meynie r con 10.000. La prima era a Garessio per controllare Ceva, l'altra a Madonna di Savona con 4.000 uomini aVoltri, altrettanti nei capisaJdi attorno Cadibona (San Giacomo.

Altare e Monte Negino) e 2.000 sulle col lin e della Stella (sotto il passo del Giovo).

Il ferro di lancia. sotto il comando tattico di Mas sé na. era invece costituito dalle l 'altra a L oano e P ietra Ligure. pro nte a dilagare nel varco tra le Bo rrnide , scar<>amente presidiato dal nemico. Ru sca. con altri 6.000 uomini di Augcreau . era a Bardineto, con il compito speciale di occupare lo spartiacquc fra Tanaro c Bormida e puntare poi su Alba per farne la capita le dei rivoluzionari piemontesi.

Di visioni Laharpe (8. 000 ) e Augereau ( 8.000). La prima era a Savona c Quilian o.

Nella prima settimana di aprile sia i sardi che i francesi effettuarono varie ricognizioni sulla Bormida e l 'Alto Tanaro. A Cosser ia i cacciatori nizzardi di Laroque e gli emigrat i del barone Banct catturarono 200 esploratori. L'8 aprile. a Bagnasco, la patruglia del sergente n i; 1.ardo Maurizio Mas sena, parente cd ex - commilitone del generale nemico. catturò il generale Barthélemy. Sotto Ceva. al villaggio di M orere, le pauuglie francesi uccisero i l maggiore Perrone. della Legione leggera. Questa inten sa attività convinse Colli che il nemico non stava affatto puntando su Genova bensì sulle Bonnide. per incunearsi tra le due Armate alleate. Lo fece presente a Beaulicu. ma quest'ultimo, continuando a sopravva lutare l'avanzata nemica su Voltri e so prattutto l'intensificat a attività giacobi na a Genova , co nfermò le proprie disposizioni.

L'avan-:_ata austriaca e l'arrest o dei giacobini genovesi ( l 0 -9 aprile)

Il l o aprile le 2 Divi s ioni au s triache. con 35 battaglioni (24. 152 ) e 38 pezzi, dccamparono rispettivamente da Acqui e da Ales sandria marciando in direzioni diverge nti. Argenteau a Sud verso Sassello e il Giovo. Sebotte ndorf a Sud - Est. con una brigata ( Pittony) sulla direttrice Novi- Bocchetta- San Pier d'Arena e altre due (Sallich e Karpen ) sulla direttrice Ovada - Turchin o - Voltri. La Repubblica si limitò a protesta re per la violazione della neutralità. o rdinando a ll a gua rni g ione di Gavi di c hiudersi nella rocca.

Du e giorn i dopo l' avangua rdi a di Sebottcndorf. comandata dal go riziano Pittony, occ upò il passo della Bocchetta e il gove rno genovese denunciò la scope rta di una congiura dci giacobini per impadronirsi delle porte della Lanterna e del Forte dì San Benigno ai due lati della città c s tenninarc i capi del partit o neutralista. TI maggiore di piazza fu arrestato per tradimento c il governo o ligarchieo chiamò alle armi la mili;ia gene rale dì Fontebona e Rap allo (5.000 ) con paga di 2 so ldi al giorn o e 3 libbre di pane.

Il 4 aprile . mentre Sebottcndorf era ancora tra Adorno c Ovada. i croat i di Pittony passavano la Bo cchetta attestandosi a Campo Moron e ne ll'alta Val Polcev e ra . Int anto la banda del Re gg im en to ungherese Arciduca Anton Yik tor (I R 52) dava conce rti sotto il palazzo del governato re di Novi. Qui, il 7 aprile, Bea ulieu decise di anticipare l'inizio dell'offen s i va dal 14 allO e spedì ad Argcnteau l'ordine di mettersi in marcia verso le alture del Montenotte che sovrastano Savona.

L'8 aprile Beaulicu avan;ò il comando d'Armata da Novi a Campo Morone. installandosi nel Pal azLO Balbi . Contemporaneamen te Scbottendorf mosse da O vada verso il Turchino c i croati di Pitt ony impegnarono l'a va nguardia di Cervoni. costituita dalla 75a Mezza Bri ga ta legge ra del colonnello Chamberlac. Dopo sei ore di aspro combattimento i frances i ripiegarono da San Pi er d'Are na. attestandosi a Cornigliano. A se ra tentarono in vano un rit o rno offensivo.

Il giorno successivo i croati si limitarono a fronteggiare Cornigliano, per dare tempo alla fanteria di raggiungere le posizioni d'attacco. Intanto il corriere di Beauli eu riuscì finalmente. con un giorno di ritardo. a trovare Argenteau a Pareto e a consegnargli l'ordine di iniLiare la marcia al nemico. Dal can to suo Bonaparte. mentre si a raggiungere Garessio per ispezionare la Divisione Séruricr, fu avvertito di " movimenti imprevi s ti" in direzione di Voltri e !>i portò a Savona. dove arrivò il mattino seguente.

Llt ritirata di Cen:oni su Savona (IO-l l aprile)

TI mattino del l O g li austriaci ini z iarono la manovra a tenaglia contro la 75a: Pittony dalla Val Polccvera e Sebottendo rf dalla Vali'Orba. ciascuno co n l squadrone di ulani e 5 battaglioni ( IR l 3 Rei s ky, 16 Terzy. 19 AlvincLy. 39 Nadasdy. 52 Erzherzog Anton e 56 Graf Wenze l Coll oredo: l. e 9 ./G!..IR 4 Szluiner-Carlstaedter). Alle 2 del pomeriggio Sebottcndorf sbucò da Ma so ne, allargandosi ai lati del Turchino co ntro i posti francesi di Acqua s anta c di Bric del Dente (difeso da Lann e!. con 3 compagnie della 51 a Mezza Brigata). Un 'ora dopo. sulla costa Pittony in vestì il posto avanzato di Com igliano c quelli minori di San Carlo della Chiusa e Sant'Alberto. tenuti dai granatieri e dai 250 volteggiatori delle due Mez7e Bri gate di Cervo n i (51 a e 70a).

Dopo breve i 4 battag li oni di testa (3 della 70a e I della 99a) si ritirarono ordinatamente verso Voltri. mcmrc Ccrvoni accorreva da Arenzano con una piccola ris erva occ upand o brevemente la cima del Germasso. Gli austriaci seguivano a distanLa la ritirata nemica. senza tentare di tagliarlc la strada da Bric del Dente. Soltanto alle 5 l'artiglieria austriaca il fuoco con tro l'ala destra che brava Pegl i. A sera la 70a/99a era racco lta attorno a Vohri, tra le a lture di Mele e casa

Spinola: aveva perduto 170 uomini contro 50 au s triaci. A notte Cervoni fece accendere g randi fuochi per s imulare un bivacco, mentre proseguì la ritirata lun go la costa.

A mezzanotte. in carrozza. B eaulieu raggiunse le pos i zioni di Pittony. Al mattino dell'Il g li austriaci occuparo no Voltri. dove il comandante in capo si fermò per conferire co n il contrammiraglio Jcrwi s c co n Nelson, i quali delu sero amaramente le sue aspettative promcllcndogli un appoggio assai limitato. Comun4uc , dopo aver tirato qualche bomba s u M ele la tlotti g lia ingle se in seg uì la colonna in ritirata, raggiungendola e bombardandola ad Arennno. Cervoni preferì allora proseguire per senti eri a mezza costa sotto M. Forche e M . Stella. scendendo poi ad Albissola. Alle 4 del pomeri gg io, mentre g ià Argenteau si accaniva invano contro i capisa ldi francesi a No rd - Ovest di Savona, la 70a/9 9a (po i 75a) e ntrò in città. dov e fu passata in ra ssegna ed e lo g iata da Bo naparte .

La po!>i:)one di Monle San Giorgio - Mome Negino

Bo naparte passò la g iornata de ll'Il tra Savona c il Santuario della Madonna. sede del comando tattico. per definire con Berthie r. M asséna c Laharp c i dettagli tecnici dell'offensiva. Le due Di visioni dell'Avanguardia (Laharpe e Meynier) dovevano ami nella valle del Letimbro. sulla strada tra Savona e Cadi bona. co n obiettivo

Dego. La Divisione Augereau al colle del Termine (Spinarda) sulla direttrice di Carcare. La Brigata Rusca al colle del Melogno (Settepani) sulla direttrice di Millesimo.

Base d'attacco era il quadrilatero collinoso compreso fra il ma re e la Bormida di Spigno e tra le valli del Letimbro e del Melogno, già teatro nel 1794 della battaglia di Dego c nel 1795 di quelle di Loano. Masséna l'aveva mun ito di trinceramenti: alla Madonna della Neve, all'ospizio del Melogno. ai colli di Settepani. a Bardineto, a Rocca Barbena. Il passo di San Giacomo, al centro del quadrilatero, era difeso dal campo trincerato del Monte Alto e, più a Nord, dalle trincee costruite lungo la Corsevola. piccolo affluente della Bormida.

Ma la posizione più avanzata e pitt impo rtante era tra i l Letimbro e la Sansobbia, sul deda lo di impervie colline del Montenotte sovrastanti il Santuario della Madonna. Benchè le fonti indichino il Monte Negino, la conformaz i one dei luoghi rende evidente che il caposaldo doveva trova rsi altrove. probabilmente su ll 'antistante. più elevato c assai più ampio Monte San Giorgio, benchè non vi sia rimasta traccia a lcuna delle trincee. Sul lato settentrionale della cima, alla sorgente dei torrenti Pocapaglia e Rezio. già nel 1795 gli austriaci avevano scavato alla buona una ridotta pentagonale con 400 metri di perimetro, circondata su tre lati da un fossato e con doppio ordine di bocche di lupo. Di fronte e rano altre due ridotte minori legate alla principale da frecce per 12 fucilieri. Sul Monte Negino si trovava invece un'altra piccola ridotta, le cui tracce sono ancor oggi visibili. di forma quadrata. capace al massimo di 60 fctcilieri e aperta alla gola. Una linea di avampost i guardava le provenienze da Dego e Sassello.

Presidiavano la posizione, senza artiglieria, 1.200 uomini della 21 a Mezza Bri gata al comando del brigadiere Henry François Fornasy, un solido c modesto ufficia le francese nato a Vaud nel 1750. ln riserva di settore, presso i l Santuario, si trovava il s uo pari grado Antoine Guillaumc Rampon ( 1759- 1842) con al tri 1.500 uomini.

Mont Enotie

L'avanzata di Argenreau (l O- li aprile)

Mentre Sebottendorf e P ittony convergevano su Voltri, Argenteau aveva marciato a raggcra su 3 colonne di 4.000 uomini. La colonna di destra. comandata dal co lonnello Rukawina . puntava su Dego . con il compito di stabilire i collegamenti con l ' estrema ala sinistra di Colli e poi risa l ire la Bormida e forzare Cadibona. Erano 2 battaglioni (IR 49 Graf Pellegrini e 3./IR 50 Graf Stai n) della Bassa e Alta Austria, 3 compagnie ungheresi ( IR 32 Gyulai) e 4 piccoli battaglioni sardi (Reggimenti Monferrato e La Marina, comandati da l brigadiere Avogadro d i Valdengo e dal colonnello Avogadro di Ronco, appartenenti ad una famiglia vercellese filogiacobina). Alla colonna erano aggregati l squadrone di ussari e l'artiglieria divisionale, forte di 18 pezzi. La colonna di sinistra. comandata dal barone Jiccano Josef Philipp Vukassovic ( 1735-1809) doveva valicare il Giovo e ricongiungers i a Varazze con la Divisione di Beaulieu. Argenteau guidava la colonna centrale, diretta verso le alture del Montenotte con l ' intento di scendere nella valle del Letimbro per tagliare l a ritirata ai difensori di

Cadi bona. Durante la marcia. preoccupato di assicurare i collegamenti con Voltri, Argenteau distaccò a Sassello. in retroguardia, il brigadiere Lezeny con i magazzini e metà della colonna e proseguì con 1.500 ungheresi (l. c 2./lR 52 e 2./lR 19) ordinando a Ruk awina di lasciare a Dego l'artiglieria c i 1.500 sardi e di raggiungcrlo sulle colline con 2.200 austriaci (IR 24 Preiss).

Marciando per Giusvalla. Ponte ln vrea e la cresta delle colline alle 3 e meao antimeridiane dell'li aprile Argentcau fece sosta alla cascina Garbazzo. fra Montenotte Inferi ore e J Porri. Mez z'ora dopo sloggiò le vedette nemiche dal Castellano. occupando il Montenotte In feriore c abbouando con J'JR 52 un primo assalto contro il San Giorgio avamposto settentrionale del Negino. lntanto Rukawina , raggiunta D ego e stab ilito il co llegamento con Provera, proseguì fino a Cairo, salì al Montenotte per Ferrania e Monte Porcheria. alle IO sloggiò i francesi dagli avamposti occidentali del Negino (Ca' di Ferré. Croceua. Monte Traversino e Cascinassa) e a mcuogiorno si ricongiun . e con Argenteau.

Allora. dopo aver ordinato a Lc;.cny di coprirgli il fianco sinistro avanzando sulla destra dell'Erro, Argenteau avanzò su Montenotte Superiore c all'una del pomeriggio tentò un seco ndo auacco contro la ridotta nemica, nel frattempo rinfor7ata da Rampon con 900 uomini della 32a sfuggiti per poco all'accerchiamento di Rukawina.

Le Termopili del Negino (Il aprile)

Gli attaccanti erano 3.700. Ruk awina da sinistra e Argenteau di fronte. Sotto la fucileria ne mi ca, Rukawina passò il torrente dell' Acquabuona presso Palaz zo Doria e occupò le alture del Chiodo c del Tavernino. Le due colonne si ricon g iun sero su ll e alture del Monte Prà. dopo averne scacciato i tiragliatori francesi. Ma quando tentarono di scendere il declivo per dare la scalata alle pcndici del San Giorgio. I"IR 52 fu nuovamente bloccato dalla fucileria della ridona superiore. Intanto Lezeny, attardatosi sulle creste del Monte Chiappa e sul colle di Galera, fu bloccato alla Stella dalla 14a Mezza Brigata ( D. Meyni er) e preferì tornare a Sassello, se nza più ricomparire sul campo di battaglia.

Nel tardo pomeriggio Rukawin a tentò un terzo assalto alla testa del battaglione Alvinczy. ma ccdene al contrauacco di 200 francesi. Forna!-.y, che li guidava. ebbe iJ cavallo ucciso. ma Ruka wina . gravemen te ferito ad una spalla. fu costretto ad abbandonare il campo, dopo aver esortato Argenteau a proseguire ad oltranza. anche di notte. Tentarono allora 4 compagnie di croati deJ corpo Gyulaj, che Pro vera aveva distaccato da Saliceto. I croati attaccarono alla bersagliera, avanzando in linee so ttili, ma subirono grav i perdite e finirono come gli ungh eresi. imbottigliati ai piedi della ridotta. al riparo delle fitte siepi di rovo e di un piccolo bosco dì faggi.

Inquieto per non avere ancora ricevuto notizie di Beaulieu. Argenteau prese la disastrosa decisione di andare a dormire alla cascina GarbaZLo. rin viando al mattino seguente la conquista della ridotta. I n tal modo. sottovalutando la reazione di B onaparte, che giudicava sprezzantemente "'un giovinastro", gli concesse tutta la notte per preparare la co ntroffensiva. Fu quello il ve ro " moment o cu lminante'' della battaglia. Se Argentcau. riconoscendo che la sorpresa era fallita. avesse desistito dall'attacco e approfittato della notte per sganciarsi, marciando su Dego per collegarsi con Colli oppure tornando a Sassello per ricongiungersi con Beaulieu, avrebbe indubbiamente certificato il fallimento del l'offensiva su Savona, ma avrebbe salvato la sua Divisione e forse restituito l'iniziativa ali ' intera Armata austriaca. In vece si incaponì nella conquista di quella che egli stesso riteneva "una fortif icazione campale di nessun conto", che ormai non gli avrebbe più potuto assicurare il controllo della strada di Cadi bona. li "giovinastro'', alla sua prima esperienza di comando tattico d'Armata, non dimostrò ancora. nella battaglia che egli stesso battezzò "di Montenotte", tutto il talento di cui avrebbe dato prova nel proseguimento della campagna d'Italia. Ma certamente anche in quella occasione dimostrò che la decisiva superiorità dell'Armata d'Ital ia s ul nemico stava nella rapidità delie decisioni e dell ·esecuzione degli ordini e nella capacità di coordinare i movimenti delle formazioni tattiche , che a differenza di molte unità austriache, e rano tutte comandate e inquadrate da uomini affiatati e selezionati sul campo. che da due anni combattevano su quel terreno.

Le uniche precauzioni , che alla prova dei fatti si rivelaro no del tutt o in sufficienti, furono di guardare il fianco destro e le retrovie facendo coslTuire sulla cima del Bric del Teso ro (o de l Castlas. Castel la zzo) un piccolo ridotto circo lare circondato da un trinceramento a forma di trapezio con perimet ro di l 65 metri, collegato da alt re trincee ai prati della Cascinazza, ci rca 500 metri pil'1 indietro. A presidiare la posizione Argenteau destinò 3 battaglioni stiriani (IR 16 Freiherr Terzy) che in parte bivaccarono sulle pendici del Bric Menao. Altri due austriaci li collocò a sinistra. dall'adiacente Bric del Tavernino al Bric del Porassino (3./TR 50) e a Ca' di Ferré (IR 49). Inoltre ne lasciò un terzo ( IR 24) in retroguardia a Monte Ceretto e Bric Ciaferri, tra Garbazzo e Ferriera, e ne spedì 3 boemi (IR 25 Graf Brechainville) a Sassello per rinforzare lariserva di Leze ny. Rukawina tornò a Dego con gli allTi 2 battaglioni deU' IR 24.

Quanto ai francesi, il nome di Monte Negino finì per entrare nel Pantheon delle glorie nazionali, cancellando que ll o del Monte San Giorgio. dove si trovava il vero caposaldo. Eppure, senza s minuire il coraggio e la tenacia dei difensori, in realtà gli attaccanti furono tenuti a bada soprattutto dal ripido pendio dell'altura. Le perdite d e li ' l l aprile furono infatti molto contenute: appena 2 morti e l O feriti francesi, un centinaio gli austriaci. Nei suoi rapporti Masséna riconobbe che il merito della resistenza era tutto di Fomasy. Ma Rampon, cui la maggiore anzianità nel grado attribuiva il comando nominale, si appropriò della gloria spacciando il Negino addirittura come le Termopili della Francia e consentendo così a Bonaparte di enfatizzare il successo conseguito nel suo primo giorno di comando dell'Armata d'Italia. Mentre Fornas y combatteva, Rampon soprattutto arringava i veterani coi nomi dei loro vecchi battaglioni ( Vengeurs de Pari s , volontari dell'Hérault. del Delfinato, del Nord, dell' Alta Garonna. della Gironda) Si disse poi che Rampon li aveva fatti giurare di combattere fino alla morte e Bonaparte rese immortale quel preteso giuramento imponendolo all'intera Armata d'Italia. li candido Fornasy non fece carriera e morì poverissimo e dimenticato nel villaggio natale. Rampon, al contrario, divenne generale e servì t utti i regimi . finendo Pari di Francia e Gran croce della Legion d'onore .

Diversamente dagli austriaci. per i francesi quella none fu insonne e febbrile. Un'ora dopo mcuanotte, sotto una pioggia fitta e ininterrotta, Bonaparte lasciò Savona con Berthier, Sa li ceti e Ma ssé na per raggiungere il posto di comando s u l colle della Casa Bianca. sopra Altare. da dove avrebbe osservato e diretto la battaglia. A Savona. Calice c Vado appena qualche compagnia. Marmont fece da retroguardia attestandosi tra Varazze e Arenzano. con pattuglie di cavalleria '>U Voltri. Da Savona Cervoni san al Negino con 700 rinforzi e 4 peni. !>Cguito da Laharpe e Causse con la 51 a c la 14a, dirette ad appostarsi dietro le colline a destra della Masséna c Mcsnard, raccolte anche le truppe di Quiliano c del Baraccone. scese ro da Allare su Carcare. svolta ndo poi a destra per il Montenotte

Dommartin. Ru sca c Sérurier rimasero di guardia ai passi di Altare. Mclogno e San Bernardo per osservare le truppe di Colli, ma alle 8 del matlino Dommartin doveva essere a Carcare. La marcia più lunga e aspra. da Pietra Ligure al San Giacomo e poi giù per Mallare c Montcfreddo fino a Cairo. toccava ad Augereau. Erano 5.300 fanti ( Brigate Banel, Beyraud. J oubert) con IO cannoni, l mortaio e 400 cavalie ri scelti della Divi s ione Stengel (22 ° cacciatori a cavallo. 7 ° ussari e 5 ° dragoni). Ritardarono la partenza di due o re in attesa di armi ed equipaggiament i e quando arrivarono le scarpe non ci fu più tempo per distribuirle. Mille uomini dovettero marciare sca lzi.

L'accerchiamenro della Brif?ata Argenrau (Montenorre, 12 aprile)

L'onore di attaccare da Nord e da Sud -Ovest la ridotta del San Giorgio s peltava ancora agli ungheresi dell" IR 52: un battaglione dal Monte Prà e uno dal Naso di Gatto. entrambi appoggiati da l cannone. In mezzo. a Ca' di Ferré. erano i croati c i volontari del corpo franco Gyulaj. A Momenotte Superiore era in riserva l altro battaglione ungherese ( IR 19) .

L'assalto scattò all'alba del 12. favorito dalla fitta nebbia. Stavolta i difensori della ridotta superiore fecero scarsa resistenza ritiran dosi quasi subito sul rctrostantc Neg in o . Ma quando ungheresi c croati giunsero finalmente in cima al San Gio rgio. sentirono il sang ue gelarsi nelle vene a ll a vista del vallone stretto e profondo che. sotto il fuoco nemico. dovevano scendere e risalire per attaccare il Ncgino.

Alle 8 del mattino il sole squarciò le brume. Nel preciso momento in cui. già dcci mati. gli ungheresi s i ammassavano nel fondo dell"imbuto. Argenteau vide alla sua s inistra i 16 battaglioni di Laharp e c Cervoni (14a. 46a. 70a, 99a, lODa di linea la e Sa leggere. in seg uito amalgamate a formare l a 5 1a, 52a c 75a di l inea c la 14a legge ra) che scendevano per la val letta del Rio Montegros so. Da qui i francesi s i divisero in due colonne. Quella di s ini stra occupò di slancio Monte Prà. Gli fecero testa sulla colla tra questa altura e Monte San Giorgio. ma furono piegati dalla l 04a, che ricacciò nel vallone anche le riserve de li" lR 52. Contemporaneamente la 2la di linea (poi 17a leggera ) scese baionetta in canna da Monte Negino c riprese il San Giorgio. Laharpe e Rampon uccisero o catturarono molti croati e ungheresi. metà nel vallone sotto il Negino e il resto su Naso di Gatto . Intanto la colonna di destra ricacc ia va i l fianco sinistro austriaco nel vallone di Montenotte e il colonne ll o Nesslinger potè radunare solo 500 uomini. traversando la Sansobbia e ritirandosi verso

Levante per Repiano c Stella. per ricongiungersi a sera con la Brigata Vukassovic a Varazze.

Mezz'ora dopo, diradata la nebbia, Argenteau scorse alla sua destra altra fanteria nemica. Erano le co lonne di Masséna e Menard che, partite da Altare seguendo l ' attua.le "alta via dei Monti Li g uri' ' (Ca· Bianca, C hi appe e Sella) avevano atteso l'alba a Pian del Melo ( Bri c del Crovo) e stavano adesso attaccando rispettivamente Tavernino ( IR 50) e Menao ( TR 16). Sorprendendo gli stirian i che bivaccavano su l declivo del Menao, il battaglione di si ni st r a di Masséna li scacciò a lla baionetta da Prealina inseguendo! i poi s ulla ridotta del Castellazzo (B ric Castlas o del Tesoro) e alla Casci nassa, mentre il battaglione di destra allargò la falla costringendo il battaglione dell'IR 50 a ripiegare dal Tavernino alla Porassina.

Più a sinist r a 1'8a leggera di Menard si incuneò tra Menao e Tesoro risalendo il rio Pisgni e sboccando tra le casupole di Montenotte Superiore, dove Argenteau sfuggì pe r poco alla cattu r a. Respinto un co ntratt acco deii'IR 19 , 1'8a leggera si gettò nel vallone dell'Erro, ve rso la Ferriera e Montenotte In feriore, cercando di tagliare laritirata al nemico. Tuttavia, dopo aver t enacemente difeso Ca' di Ferré. il battaglione del! 'IR 49 e r a riuscito a sga nci arsi e Argenteau potè riunirlo ai resti degli lR 16, 19 e 50 e ridiscendere l 'E rTO recuperando anche il battaglione (IR 24) rimasto tra Garbazzo e Ferriera. Ma la colonna era tallonata da Laharpe e dallo squadrone di Murat, che fece prigioniere due compagnie attardatesi a Ca ' dell'Isola. Inoltre la linea di ritira t a era g i à minacciata dali '8a leggera e Argenteau dovette aprirsi combattendo la strada per Montenotte Inferiore e Ponte lnvrea. Poi, per rallentare gli inseguitori , dovette sacrificare g li ultimi 500 ungheresi ( IR 19), i quali, lasciati in retroguardia al cas tello di Miog li o, si arresero senza spa rare un colpo.

Sembra che Bonaparte abbia grandemente esagerato la portata della battaglia di Montenotte. In realtà fu sopratt utt o una serie di marce e inseguimenti tra i boschi, senza ve ri scontri e con sporad ici scambi di f uci late. Anche le cifre delle perdite austriache (2.400 morti e dispers i e 2.000 prigionieri) accreditate dalla propaganda napoleonica e ri petute dagli storici militari sono s icura m ente assai esagerate. l documenti francesi st im ano le prop ri e perdite a un centinaio di uomini e quelle nenùche a 700 morti e alcune centinaia di prigionieri. Quelli austriaci ammettono appena 290 morti e fe r iti su 3.500 combatte n ti. Calcolando 1.000-1.200 prigionieri e dispersi , si può stimare un massimo di 1.5 00 perdite austriache. Questa cifra sarebbe del resto confermata dal totale dci superstiti, divisi in tre tronconi: 500 con Nes s lin ger a Varazze . 900 con A rgenteau a Pareto e "alcune ce n tinaia" (600?) a Dego. Questi ultimi si ricongiunsero con i 1.500 sa rd i del brigadiere Avogadro di Valdengo. mentre una pattuglia di 15 granatieri de ll a Marina ebbe l'effimera soddisfazione di catturare un· intera batteria francese.

lnwvim enti francesi e la ritirata di Beaulieu

Scorte le co lonne nemiche in fuga, Bonaparte, Berthier e Saliceti scesero ad Altare, dove si rifocillarono in casa Lodi. Di qui il giovane comandante impartì gli ordini per lo sfruttamento del successo. A Laharpe ordinò di minacciare i resti della Divisione di Argenteau, sv uotare i magazzini di Sassello e poi convergere a sinistra su

Cairo. Masséna doveva proteggerne il fianco verso Dego e occupare Carcare e la Rocchetta di Cairo. Il generale nizzardo pensò anche di piombare su Dego, ma aveva con sé soltanto la Brigata leggera. 1.200 uomini. Comunque due ore prima del tramonto fece una ricogni7ione e scacciò i 42 ussari in osservazione ali" altura di Santa Lucia. Poi, sfmito, si rassegnò a riposarsi alla cascina di Rocca Pertusa.

Intanto centinaia di soldati affamati penetravano nei casali e nei villaggi alla rice rca di c i bo. Si raccontò che, vedendo passa re Bonaparte. un gruppo di soldati abbouassc una protesta reclamando "pane o congedo!". Alcuni commissari e ufficiali effettuarono requisizioni non autori11ate. Dalle autorità municipali di Carcare e Pallare, che si illudevano di potersela cavare presentando chiavi e complimenti, vollero per l'indomani un tributo di 5.000 franchi ciascuna (quattro giorni dopo toccò a Dego sborsare 24.000 lire c poi altre 36.000).

Secondo i piani prcstabilìti. a sera Augereau avrebbe dovuto accamparsi a Carcare, per poi occupare Murialdo e Millesimo e ricongiungersi con Sérurier sulraltipiano di Montezemolo per tagliare i collegamenti con Ceva: ma a causa dci ritardi. della mancanza di scarpe c delle impreviste difficoltà del terreno dovcue invece bivaccare tra le cime dell'Appennino e i villaggi pedemontani di Calizzano, Biestro. Pallare c Mallare . con fronte verso Murialdo e Millesimo. A Carcare bivaccarono invece il Quartier generale (nella casa di B. Ferrero) e una riserva di 6 battaglioni distaccati dalle varie divisioni. Joubert passò la none a San Donato. Laharpe alla Villa De Mari di Cairo e alla Fabbrica sul Montenotte, Cervoni a Cairo in località Vcsima c Masséna alla Rocchcua. con fronte verso Dego.

Quella notte toccò agli austriaci marciare. Già al mattino del l 2. udendo il cannone oltre le montagne. Beaulieu comprese finalmente che la sua avanguardia non era riuscita a sboccare nella valle del Letimbro e che probabilmente si stava ritirando. Secondo le gazzette, J'anLiano generale avrebbe esclamato di essere ··rovinato, disonorato"; ma non già per la sconfitta che ancora ignorava. bensì per non essersi trovato con i suoi prodi sul campo di battaglia. Come che sia, Beaulieu cercò di sostenere Argenteau. rimandandogli subito indietro i 3 battaglioni di Vukassovic che. attraversato Monte Fajola e il colle del Giovo. avevano già raggiunto Varazze. Ma Beaulieu era già talmente agitato che sbagliò perfino l'ordine per Vukassovic: gli !>crisse di raggiungere Dego entro "il giorno 14"'. ma intendeva dire l'indomani cioè il 13.

Va osservato che in quel momento Beaulieu non era ancora battuto. Se se si fosse gettato in forze su Sassello- Dego e Savona-Cadibona. avrebbe i france!.i alle spalle. come poi dimostrò il facile s uccesso della piccola colonna di Vukassovic: e inoltre avrebbe potuto sfruttare, sia pure non immediatamente. la cospicua forza della Divisione Colli. Ma a spcdirgli corrieri, come pure a informarsi della sorte di Argenteau, non pensò neppure. Non perchè fosse necessar iamente vile o inetto: e neppure soltanto perchè era oggettivamente condi;ionato dalla sua fanteria educata in piaaa d'armi. vistosamente incapace di attaccare in terreno collinare, senza ordine chiuso né appoggio di fuoco, e di reggere il confronto con la superiore iniziativa tallica delle picaresche fanterie repubblicane. Ma soprattutto perchè lo scopo strategico del la sua offensiva su Savona non era di battere i francesi, ma so ltanto di allontanarli da Genova. E, ormai questo vantaggio aggiuntivo, ricmcrgeva l'assoluta priorità austriaca. cioè queHa di difendere le tre pianeforti strategiche che coprivano Milanese e Piacentino.

Perciò alle altre forze Beaulieu ordinò di risalire in gran fretta il Turchino e la Bocchetta per stabilire una linea di arresto nelle retrovie di Argenteau: Pittony a Ovada e Sebottendorf a Bi stagno, Terzo e Acqui, riunendovi fino a 23.000 uomini e 69 cannoni che rimasero inutili zzat i per tutto il resto della battaglia. Gli va comunque dato atto che impartiti gli ord.ini, si diresse poi il più celermente possibile verso la Bocchetta con l'intenzione di portarsi a Dego e organizzare personalmente la resistenza del caposaldo, destinato unicamente a coprire la ritirata, come era avvenuto nel 1794. Ma presso Rivarola, proprio a causa dell'eccessiva velocità, si ruppe una ruota ribaltando la carrozza generalizia. Dopo alcune ore il comandante in capo alleato poté proseguire su lla carrozza prestatagli dal conte Girola, ambasciatore austriaco a Genova, ma il ritardo gli impedì di raggiungere Dego in tempo per la battaglia.

Cosseria

Le mosse di Provera e la ricognizione di Colli (notte aprile)

Come si è accennato, anche la Brigata austriaca Provera, che si trovava tra Saliceto e Camerana con distaccamenti a Millesimo e Cosseria, aveva sostenuto la Divis ione Argenteau con 2 dei tre battaglioni del corpo franco Gyulaj, uno catturato nel vallone del Negino e uno spedito di rinforzo a Santa Lucia di Dego . Nel pomeriggio del 12 il capitano Miglietti, tornato da una ricognizione verso Montenotte , informò Provera che la situazione era g rave. Dimostra nd o coraggio e ini z iativa, il generale abbozzò un diversivo con i 1.200 italiani e i 500 croati che gli restavano, ma, re sos i conto che ormai il nemico stava di lagando, si ritirò a Nord della strada per Ceva, occupando Milles imo e Cosseria.

Colli seppe dell.a sconfitta la sera stessa del 12 aprile. Diversame nte da Provera scartò l'idea di creare un diversivo in Val Tanaro e marciare in forze verso Dego. preoccupandosi so ltanto di proteggere Montezemolo, avamposto occidentale del campo trincerato. Durante la notte il brigadiere Vitali si attestò con mille provinciali di Acqui a Murialdo, per osservare le provenienze da Calizzano e Biestro e coprire Millesimo e Montezemo lo. Colli e Bellegarde schierarono altre 3.000 truppe scelte (l o e 3° granatieri, 2° cacciatori, Granatieri Reali , cacciatori ni zza rdi e franchi di Canale) tra Paroldo e Cengio Alto, alle spalle di Montezemolo e Millesimo. Piantata a Cengio una batteria in posizione dominante e due avamposti al Colle di San Giovanni e al Monte Orgino. Colli ordinò al 3° granatieri di "marciare s ubito a Cosseria ... e di difenderla a ogni costo'· e alle 22 scrisse a Provera: "se il nemico avanzerà verso Cosseria invierò altre truppe a Cengio per sostenervi".

Il 3° granatieri contava 21 ufficiali e 548 uomini dei Reggimenti Monferrato, La Marina e Susa. Da appena una settimana il comando era stato assunto dal neopromosso tenente colonnello filippo Del Carretto. Ora la guerra gli dava l'occasione di combattere letteralmente pro aris etfocis: la natia Camerana e il nuovo focolare domestico di Pareto, dove Argenteau aveva appena piantato il suo precario quartier generale.

Ln sfondamellfo al centro (Millesimo. mattino del l 3 aprile)

All'alba del 13 ap rile Augereau e Menard avanzarono contro Mille::.imo. La Batteria sarda di Cengio Alto sparò qualche innocua cannonata in direzione dell'Sa Leggera che marciava da Bi estro in direzione della stretta. l 1.200 ·'italiani" del Reggimento Belgioioso si ritirarono, lasciando un centinaio di prigionieri (anche qui due e migrati francesi preferirono suicidarsi piuttosto c he cadere vivi nelle mani dei repubblicani). Da Cengio i cacciatori nizzardi e poi anche il 2° cacciatori fecero un timido tentativo di soccorrerli. ma furono respinti dalla 39a di Linea (Bey rand) e poterono sa lva rne soltamo un centinaio. La co mpagnia cacciatori ni zza rdi Laroque. appostata al Bric Orgino. riuscì a ritirarsi per Roc cavignale e a raggiungere MontCLCmolo. li 3° granatieri trovò Millesimo già occupata dai francesi e dovette attraversarlo alla baionetta per proseguire su Cosseria.

Intant o Prover a, rimasto col capi tano M arton it z e l'aiutante di campo Marziani. aveva raccolto 500 croati c granatieri (7 compagnie e meao) in colonna serrata e cercava di guadagnare Cengio Alto. Ebbe però la sgradita di trovare la st rada sbarrata da Joubert (l /3a leggera e 115 l a di l i nea: poi fuse a formare la l8a di linea) e dovette allora aprirsi il varco alla baionetta verso Cairo e D ego. Però. giunto alla Bormida. non potè guadarla a causa della piena e dovette tornare indietro. guadagnando l'erto pianoro sopra Cosse ri a (g ià pre sid iato, sembra, da l capitano di milizia Paol o Viglietti).

Ban cl e Quénin. che avevano già occupato il villaggio di Cosseria. ))piccarono subito i tiragliatori a circondare il pianoro, mentre Joubert marciava per aggirarlo. Proprio a ll ora sop raggiunse l'avanguardia del battaglione Del Carre tto. 180 granat ieri di Monferrato (capitani Albrion c Corte) che assalirono il fianco di B anel consentendo alle altre 4 compagnie di raggiungere il castello. Riprcsisi rapidamente dalla sorpresa, i francesi si gettarono contro i granat ier i di Monferrato. Dal pianoro scese a recuperarli il capitano Rubin. che però fu subito ferito mot1almente. La compagnia Corte fu circondata e catturata. L'altra riuscì invece a sganciarsi c a guadagnare il pianoro. Per questo episodio furono poi decorati di medaglia d'argento il sergente "Confiance". i capora li Rossi e Murra c i granatieri Firé, Rainet e P ouccl.

L'ultimo t·aposaldo alleato (Cosseria, 13 aprile)

Dopo breve consultazione. Provera c Del Carrello decisero di trincerarsi tra le rovine del vecchio costruito contro le incursioni saracene e demolito nel 15 36. La cinta este rna aveva la forma di un bastione triangolare. con il vertice a Nord-Est e con una roccaforte addossata al centro della base. Tresti delle due cerchie interne non erano utiliaabili, pcrchè le mura erano troppo alte e prive di feritoie. ma sulla base e ai lati la posizione e ra s uffici ente ment e protetta dai ripidi fianchi del pianoro c dalla cerchia esterna. Il punto debole era invece il lato nord-occidentale. dove la muraglia esterna era crollata c le macerie avevano attenuato il dislivello del terreno. formando un piano inclinato che invitava all'assalto. Ma il pietrisco aveva tenuto lontana la vegetazione. offrendo al un ottimo campo di tiro. mentre la base della muraglia sporgeva ancora di circa un metro. abbastanta da consenti re al capitano del genio

Manonitz di fortificarlo con sassi e paliu.ate. Protetti da quel riparo. potevano sparare soltanto l 00 uomini alla volta. c poichè si faceva fuoco a 40 passi e occo rre vano 40 :-.econdi per ricaricare l'arma, in teoria il rischio degli assalitori si riduceva a una -;ola scarica di 100 pallottole. cioè a una cinquantina di perdite. Ma i difensori erano addestrati a far fuoco a plotoni alternati. quadruplicando così gli effetti del tiro. La loro vulnerabilità non stava dunque nella posizione. ma nella sca rs it à di acqua, viveri e munizioni: i granatieri. meg lio attrezzati dei croati. avevano una dotazione individuale di 40 - 50 colpi. 2 pagnotte c l borraccia piena. l difensori e rano 988. metà granatieri sardi e metà ' croati.. (inclusi fra questi ultimi alcuni volontari stranieri).

Alle 9 erano già circondati da 4.000 francesi: 2 battaglioni leggeri (3a e 8a MB ) e 17 di linea (39a 45a. 46a. 51 a. 69a. 84a e IOOa MB). Fu il capobrigata P ierre Banel ad intimare la resa. Pe r ragioni mai chiarite. invece di Provera gli rispose Del Carretto: .. sacile: que vous are: à fa ire avec /e:, grénadiers piémonrais. qui ne se rendem jamais". Può che il vecchio Provera sia stato messo di fronte al fatto compiuto dall'iniziativa del giovane ufficiale alleato: ma in seguito fu lui in persona a rifiutare altre due intimazioni di resa incondizionata.

A ll e l O, seccato de ll'i mprevisto r itardo. Bon aparte arrivò di so rpresa alla cascina La Manta e ordinò a Banel di attaccare. Verso le Il la mezza brigata di Joubert (3a/51 a) cominciò a inerpicarsi verso il castello, ma una micidiale scarica a 20 metri dimostrò che l'impresa sarebbe :.lata sanguinosa. Sospeso l'attacco frontale. Bonaparte valutò l'opponunità di lasciar perdere quella posizione secondaria. limitando!>i a bloccarla per proseguire la manovra su Ceva. Ma i movimenti delle sue truppe erano più lenti e confusi del previ!>to c permaneva il rischio che Colli e Beaulieu riprenl 'i ni ziativa cercando di accerchiarlo, cosa che avrebbero potuto e dovuto fare se non avessero già altrimenti.

Mentre valutava il da Bonapane intese rumori di battaglia alla sua ala sinistra. Co lli aveva infatti spi nto una ricognizione su Millesimo. dove la Brigata Beyrnud fu impegnata prima dai cacc iatori Nizzardi poi dal 2° cacciatori di Colli di Felizzano. Intanto i 900 superst iti del Reggimento Belgi oioso muovevano da San Giuliano ve rso la Rocchella di Cengio. sostenuti dal Reggimento granatieri Yarax. la cui avanguardia (2 compagnie) aveva raggiunto Cengio Alto scontrandosi con la Brigata Menard. Temendo erroneamente un attacco in forze. Bonapane decise di ponarsi subito a Cengio. eliminando però prima possibile quella imprevista spina piantata in mezzo alle truppe francesi. ora non più soltanto ma anche pericolosa. Prima di muoversi fece egli l'ultimo tentativo di ottenere la resa senza combattere. Poco prima delle 14 un parlamentare recapitò a Pro ve ra un arrogante biglietto del ge neralissimo che gli intimava la resa incondizionata entro un quarto d'ora, pena lo s terminio a fil di spada.

Ma su Provera e Del Carrello l'eco delle fucilate avevano avuto un effetto oppo!.tO. rincuorandoli a resistere ad oltranza. Se non altro per guadagnare tempo. Pro vem cercò ancora di negotiare, ponendo come condizione di potersi ritirare con l'onore delle armi. B onapane commi!.e r errore di cedere alla rabbia contro un avversario disprezzato che di punto in bianco si pennetteva di resistergli c addirittura di scimiottarc l'ineguagliabile valore francese Ah, vuoi imitare Rampon? ebbene cannonate!" commentò furente in italiano. Subito dopo ordinò ad Augereau di prendere la posizione a ogni costo e partì per Cengio a dorso di mulo. Vi rima se poco giusto il tempo di rassicurarsi su lla sca rsa co nsis tenza delle forze sa rde. e poi tornò al quartier generale di Carcare per con trollare la riserva e la silllatione di fronte a Dego.

Augereau era tutt"altro che impaziente di infliggere ai s uoi uomini un massacro c he forse si poteva ancora evitare. Partito Bonaparte. accettò un abboccamento chies to g li da Provera, ma nono stan te la buona volontà non potè concede rgli ciò che il generale in capo aveva negato. Il breve rinvio gli consentl però di provare con !"artig lieria. Ma il terreno era maledettamente difficile: dopo m o lti sfo rzi riuscì a piauare 2 can noni da 4 presso la cascina della Braida, a distant.a utile ( 120 metri) per battere l'angolo nord -occidentale del castello. dove la cinta esterna era ancora in piedi. ma in un punro così inadatto che i colpi s i limitarono a sbrecciare appena la solidissima muraglia medievale. Non c'era dunque che da rassegnarsi ad ordinare l'attacco generale su tre colo nn e, Quénin co n la 18a contro !"angolo sud-orienrale ove si trovava la porta del castello, le altre due nel più vulnerabile cd esteso tratto settentrionale (J oubert al centro con la 3a leggera, Banel a sinistra con 2 battaglioni della 39a e 51 a. che sa lirono al castello in un cupo silenzio coi fucili a "c rocia tet ") .

A ll e 4 del pomerig g io le brigate avanzarono a passo di carica. TI fuoco a plotoni alternati fece strage, sop rattutto nella 3a che avanzando dal contrafforte del Bric Al bèri dovette costeggiare un buon tratto di mura sotto il fuoco d'infilata dei difensori: Quénin cadde tra i primi. dopo di lui uno dei capibattaglione. il savo iardo R iondet. feriti gli altri due (Serre c Arnaud). Al centro Joub ert cadde ferito in fronte da una sassata. Lo riportarono indietro credendolo morto. Ferito alla testa anche il giacobino s iracusano Pasquale Matera. s uo amico e aiutante di campo. Soltanto 7 uomini arrivarono alla porta. mentre già la colonna ripiegava con 116 morti c 206 feriti. Sull'angolo opposto, quello della Braida, la colonna Banel venne falciata a 30 passi da due scariche di l 00 proiettili c sass i c , cad uto il comandante, dovette ripiegare.

A l seco ndo tentativo un pugno di a udaci ragg iun se le pa li 2zatc sarde cominciando a sradicarle. Per rispamiarc le pre z iose munizioni, Del Carretto li contrattaccò a ll'arma bianca e a sassa te. Eg li stesso ne infilzò due. tre finirono accoppati col calcio del fucile. altri due caddero ai suoi piedi prima che una fucilata lo prendesse al petto. Il granati e re Baroni. tre volte ferito, guadagnò la medaglia d'oro portando al sicuro il cadavere del comandante. Per non demoralizzare i granatie ri. g li ufficiali dissero che era so ltanto ferito e li incitarono a vendi carlo co n un contrattacco all'arma bianca. I francesi si ritirarono in di so rdine, coperti dal battaglione di Louis Suchet ( 1772-1826), futuro maresciallo di Fran c ia. Ultimo a ritirarsi fu il granatiere savo iardo Jean Génin detto ·'Milhommes··: ammirati dal suo coraggio, i difensori g li dettero il tempo di rinfrescarsi e bere alligagnolo che bagnava le mura. Era stato un attacco s uicida: in appena un quarto d'ora, ben 300 morti c 600 feriti. inclu se le perdite della 18a.

Lo sca mbio di fucilate co ntinuò sino al tramonto. A sera Augereau offerse nuovamente la resa , ma riuscì solo a co nc o rdare una tregua di due ore per raccogliere i feriti. tra cui gravemente Martonitt., c seppe llire i morti. tra cui un capitano croato. Le perdi te erano state 150 le austro-sarde. forse addirittura il decuplo quelle francesi. l barellieri fran ces i socco rse ro anche i feriti nemici. fatto a quetrepoca non abituale, e qualcuno rega lò perfino acqua e bi sc otti ai difensori del castello.

Qui la notte riapcrse qualche s peranza. Provera e il capitano dei granatieri La Marina Giovanni Tibaldé, succeduto in comando a Del Carretto, facevano ancora affidamento sui 1.800 austro -s ardi (Be lg ioioso e Varax ) che al mattino avrebbero dovu - to attaccare da Roccavignale e Cengio. Un valoroso caporale dei granatieri provinciali di Susa si offerse come staffetta e passò le linee travestito con l'uniforme di uno dei nerrùci uccisi. Non se ne seppe più nulla: probabilmente fu scoperto e, in base alla legge di guerra. fucilato s ul posto.

In effetti Colli aveva assistito all'attacco su Cosseria dalla Crocetta di Montezemolo e aveva cercato di sostenere Provera facendo attaccare g li avamposti nemici di fronte alla Crocetta dai granatieri del cavalier La Tour. Tornato a Ceva, alle 20 gli aveva s pedito in rincalzo anche il battaglione austriaco Strassoldo e aveva scritto a Beaulieu per infonnarlo della situazione di Provera e della sua intenzione di tentare un nuovo attacco il g iorno seguente.

La resa di Cosseria e l'abbandono di Montezemolo (14 aprile )

Ma anche i francesi si preparavano a imporre la resa di Provera e ad eseguire finalmente la prevista manovra su Montezemolo. Dopo il tramonto la mezza brigata di Menard sost ituì a Cosseria 1'8a/51 a di Joubert , mandata in riserva sulle alture di Biestro. Di fronte al castello scavarono trincee e piazzarono una batteria dì 2 obici, protetta da due grandi botti riempite di terra, per bloccare eventuali sortite. Menard, Sérurier e Rusca trascorsero la notte a Milles.imo. Ormea e Calizzano: al mattino il primo doveva scacciare da Cengio la colonna di soccorso sarda e respingerla verso Montezemolo, il secondo scendere la Val Tanaro e il terzo occupare il contrafforte tra il Tanaro e la Bormida di Cengio, difeso dall'avamposto sardo di Murialdo.

Il contrattacco di Menard scattò alle 6 del mattino , proprio mentre Colli ordinava al Reggimento Vercelli di marciare per la cresta verso Cosseria, sperando ancora di poter facilitare una sortita di Prove ra mediante un attacco notturno contro i posti nemici. Invece in quel momento Augereau stava offrendo a Provera la resa con gli onori di guerra e la libertà s ulla parola per i soli ufficiali. Un'ora più tardi, informato che l ' avanguardia austro -sarda si stava ritirando su Montezemolo, rinnovò l' intimazione accordando un quarto d'ora. A quel punto Provera decise di accettare , chiedendo la libertà sulla parola anche per i sottufficia li . Augereau gli venne incontro , accordandola ad un sergente per compagnia nonchè a 2 volontari cadetti del Reggime nto Monferrato, all'ordinanza del generale e agli ufficiali medici. In segno di rispetto Augereau firmò la capitolazione sulla sinistra del foglio, lasciando a Provera la destra, il posto che secondo gli usi di guerra spettava al vincitore.

Il comandante dei g ranatieri di Saluzzo, attestati a Roc cavigna le, comprese dal rullo del tamburo che Cosseria si era arresa e ne informò Colli, il quale alle lO sospese l'operazione ordinando la ritirata . Prima di partire il presidio sfilò in armi dava nti alla tomba di Del Carretto e molti vi gettarono sopra le loro insegne di granatiere. Uscirono a mezzogio rno , marciando in armi. a bandiere spiegate e tamburo battente, sino a Carcare. Qui la truppa fu disarmata, proseguendo prigioniera verso la Francia. Gli ufficiali furono invece ric ev uti da Bonaparte. che li rimproverò a s pramente per essersi ostinatì in un'inutile difesa c avergli ucciso barbaramente due generali e il fiore dell'esercito. Ciò non gli impedì poi di in vi tarlì a cena. Li trattenne alcuni giorni presso eli sé per ragioni di scu rezza e poi, cedendo ai loro solleciti, li fece rimpatriare via Savona e Genova

Intanto Sérurier scendeva il Tanaro occupando Bagnasco e Battifollo cRusca marcia' a per Caragnetto e i Giovetti verso Murialdo. Sulla loro direttrice erano sohanto piccoli avamposti presidiati da 2.000 uomini. Erano in tutto cinque battaglioni. 2 di Acqui a Muriald o c 3 di granatieri appena ripiegati da Cengio a Montezemolo, comandati rispettivamente da Vitali e BeJlegarde. Ad entrambi Colli aveva ordinato di non impegnarsi in combattimento e ripiegare su Ceva in caso di attacco. li primo ad essere attaccato fu Vitali. Alle l l del 14 apri le i tiragliatori di Rusca occuparono senza colpo ferire la piccola ridotta Maramazzo, dove fecero 60 prigionieri. La ridotta della Croce di Tia, lOO uomini e 2 cannoni, tirò qualche salva, ma bastò prenderJa di infilata con 2 pc7 ti someggiati per indur! a alla resa. Maggiore resistenza fece la terza ridotta. alla Croce di Murialdo. dando il tempo a Vitali di sganciarsi c raggiungere la Cevetta per CastelnuO\o e Perl o.

L'avanzata di Sérurier fu meno decisa. dato che in quel momento il massimo sforzo francese si stava esercitando in direzione di De go. Di conseguenza la Divi sione si limitò ad attestarsi nell'Alta Val Tanaro, senza spingersi fino alla Cevctta. Colli ne fu nondimeno impressionato, c a notte ordinò anche ai granatieri di Montezemolo di ripiegare a scag l ioni su Ceva. Al mattino del 15 la retroguardia di Bellegarde trovò Noceto già occupato dall"avan g uardia di Séru r ier (Brigata Fiorella). Tgranatieri cercarono di aprirsi il passo con un attacco alla baionetta, ma furono in gran parte catturati e solo pochi superMiti riuscirono a raggiungere le linee amiche.

Il caposaldo di Dego

Alle l J del13 aprile. mentre Provera si chiudeva a Cosseria e Laharpe giungeva a Cairo. Masséna aveva abbozzato un primo tentativo di prendere Dego. avanzando la 21 a c la 70a di linea ag ii avamposti meridionali del borgo e spedendo una colonna ad aggirarlo da destra. Ma i cannoni austriaci avevano impedito alla 70a di Cervoni di guadare la Bormida all"altcua di Vermenano per aggirare da sinistra. costringendola a tornare indietro per pa!.sare il fiume più a monte, al ponte della Rocchetta Facendo la spola a dorso di mulo tra Cosseria, Carcare c Cairo, durante la giornata del 13 Bonaparte aveva in<.:ontrato Masséna due volte e la seconda aveva deciso di sol'a zio ne e ritirare le avanguardie, da un lato impre ssio nato dalle informat.ioni sul nemico fornite dai di sertori e confermate dall'effi<.:acia delle artiglierie aus tr i ache, dall'altro costrcllo dal la necessità di riordinare e rifocillare le truppe di Laharpe c poi dalla deci sione di tenerne metà in riserva a Cairo ( Brigata Dommartin). data l'incerta situazione di Cosseria. Bonaparte temeva inoltre le capacità del generale Rukawina. ignorando che a causa della grave ferita aveva cedu to il comando di Dego al brigadiere sa rdo Avogadro di Valdengo.

Se si tiene conto che l'attacco contro Dego cominciò effettivamente alle 2 del pomeriggio del 14 aprile, in definitiva Bonaparte concesse suo malgrado a Beaulieu un vantaggio di 36 ore per riprendersi dalla sconfina e mar<.:iare in forze su l caposaldo. Ma il suo avversario lo sprecò se nza concordare, come Bon aparte temeva, un con- trauacco a tenaglia con Colli c scnLa neppure tentarne uno autonomo, benchè. come s i è detto. già il 13 avesse concentrato 23.000 uomimi e 66 cannoni fra B osio. Terzo. Acqui e Ovada. f..a distrw;ione del centro austriaco (Dego, pomeriggio de/14 aprile)

Man mano che arrivavano Bcaulìeu lì faceva proseguire per Spigno. tanto che al momento de li' attacco Argenteau disponeva di 7.600 uomini e 18 can non i. senza contare i 3.500 di Vukassovic in marcia da Sassello. per un totale dì 14 battaglioni aust riaci e 4 sardi. A sua volta, pur senza muoversi da Pareto e senza esercitare alcuna effettiva azione di comando, Argenteaulì avviava su Dego alla spiccio lata, ma l solo battaglione carinziano ( I R 26 Freìherr Wilhelm Schroeder) fece in tempo a rinfor?are i 1.800 sardi e croati che tenevano la posizione. L'attacco francese sorprese infatti 4 battaglioni a Sassello. 2 a Mioglia. l a Pareto, l a Malvicino. 3 a MonteaJto '>UIIa strada di Spigno e l ancora ad Acqui.

Diversamente dalla battaglia del 21 settembre 1794, il perno della difesa austriaca non era a Supcrvia. bensì sulla riva opposta. sulle alture a Nord-Est del ponte fiancheggianti la strada di Spigno. Durante l'occupazione austriaca d el 1795, l"ingcg ner Ceresa aveva s teso un piano per fortificare il caposa ldo . Ma le opere erano state appena abbozzate c l'unica già in piedi era una ridotta in pietra, senza fosso, sul brìc Casan, sop ra la frazione Magliani, sulla cui piazza erano altre 5 ridotte provvisorie.

La posizione era appoggiata a sinistra sui Bric Sella e Poggio, protetti dal sottostante vallone di Lovi: e a destra sul Bric Rosso. Capisaldi avanzati lungo lo stradale. erano al castello e alla frazione Costa, coperti dal Ri o Grillaro e con avamposti a Bormida, ponte di Dego, Vermenano. Bric Santa Lucia, Costa lupara e Bri c Marco. Jl comandante, conte Avogadro. aveva destinato il Reggimento La Marin a al Bri c Rosso c alla ridotta Casan (Ceresa), i carìnziani ( IR 26) alle ridotte di Magliani e il battaglione Monferrato a Costa. Al caste llo erano 100 emigrati francesi arruo lati nel corpo franco Gyulaj , al vallone dì Lovì i croati . con picchetti spa rs i in tutti gli avampos ti. Erano circa 3.000 uomini, ben appoggiati da 16 o l 8 pezzi che- dai Bric Casan, Groppo, Sella e Poggio. da M onte Gerolo, dalla Cascinazza e dal Castello - battevano la sponda si ni stra del fiume c le strade occidentali verso Spigno, Giusvalla, Montenotte c Cairo.

Per sfuggire alle artiglierie, il piano di Bonaparte prevedeva un'ampia manovra a ten agl ia con due Divisioni di 4.000 uomini. Quella di Mcynìer, al diretto comando di Ma ssé na, doveva ci rcondare le colline dì Dego , mentre La ha rpe doveva portarsi sulla riva sin ist ra della Bormida c prendere la posizione alle spalle. Le truppe mossero di buon ·ora. ma obbligate a compiere un lungo giro e per aspri solo a mezzogiorno raggiunsero le posiz ioni dì partenza. Alle 13 arrivò Bonaparte con la notizia della resa di Cosseria c ordinò l'attacco.

Mentre la forza d'attacco si schierava. quella destinata a fare da incudine sfilò all'estrema destra fuori vista c portata dei cannoni. pas ando per Ca' dì Nicolina. Chiaffonì e Gerini. Qui e Rondeau si sepa rarono. Il primo sfi lò con 800 uomini sui fianchi dei Bric Se lla c Poggio per attestarsi ai piedi di Monte Gerolo, da dove doveva concorrere all'attacco di Masséna contro le ridotte di Magliani e Bric Casan. Rondeau con altri mille andò a tagliare la strada di Spigno occupando i Bric Sodan e del Caret. Fece appena in tempo a sbarrare la strada al battaglione di testa (appartenente al famoso lR 4 Deutschmeister!) della colonna di rinforzo che da Squaneto si stava portando a Dego e che, per fortuna di Bonaparte, cedette al panico. Infatti dopo un breve scambio di fuci late g li austriaci ripiegarono in disordine sul Bric Chellini, perdendo due insegne e trascinando anche gli altri 2 battaglioni in una vera e propria fuga verso Spigno

Tntanto Masséna, partito dal Coletto con 2 .300 uomini e guadato il Polovero, aveva sloggiato i croati da Yermenano e Costalupara e piazzato 2 cannoni sul Bric Santa Lucia, tirando a mitraglia sul nemico e dando tempo a Lasalcette di attestarsi più a monte del Grillaro. Alle 3 del pomeriggio Masséna riprese l' attacco. varcando il Grillaro e salendo al Castello e al Bric Marco. Da qui piombò su Costa . catturando di sorpresa l'intero battaglione Monferrato e sbucando proprio di fronte alle cinque ridotte di Magliani . Riunitosi poi con Lasalcette, un'ora prima del tramonto dette l'assalto a Monte Gerolo, i cui difensori si ritirarono a Magliani.

Nelle stesse ore Laharpe aveva passato la Bormida al ponte della Rocchetta, ridisceso il fiume per la riva sinistra fino al Pianale e occupato l'avamposto nemico di Borrnida . Piazzati 6 cannoni da 8 a Supervia e a Bormida, i francesi avevano poi cominciato a battere il castello, perdendo però un pezzo centrato dai cannoni austriaci Alle 15, in concomitanza con l'attacco dell'ala destra, scattò anche Laharpc, guadando la Bormida aPra Marenco con 3 battaglioni della SI a e 75a. Boyer condusse il 3°/Sla a tagliare la ritirata al nemico, seguito da Stengel con 400 cavalieri scelti. Causse e Cervoni, con gli altri due, serrarono tra prato della Riva e cappella di San Rocco e, sotto le cannonate, dettero l' assalto a Villa del Piano e al Bric Rosso.

Riunitisi poi con Masséna e Lasalcette, dettero insieme l 'assalto finale, travolgendo le ridotte di Magliani e poi quella del Bric Casan. Il Reggimento La Marina riuscì a ripiegare in ordine dietro il torrente Laburio , ma giunto al monticello di Scazzone si arrese a .Boyer. Gli altri reparti si gettarono invece per il vallone delle Cassinelle cercando di raggiungere la strada di Spigno: inseguiti da Stengel, finirono in bocca a Rondeau che li attendeva ai Pini.

Non era ancora finita. Da Spigno stavano infatti arrivando nuove riserve di Argenteau. Toccò a Laharpe e Boyer volgerle in fuga ignominiosa oltre Spigno. Scorgendo dali 'os servatorio la fuga del nemico, Sali ceti esclamò: "l'Jtalie est à nous! ". Novant'anni prima quella frase fatidica l'aveva pronunciata. ma in tedesco ("/talien ist unser") e con maggior merito e fondamento, il principe Eugenio dopo la vittoria di Torino del 7 settembre 1706. I francesi persero soltanto 200 uomini, gli alleati 350 morti (in massima parte croati o emigrati francesi fucilati dopo la cattura) e 2.500 priginieri, di cui 600 piemontesi, nonchè 5 cassoni e 13 cannoni che gli austriaci avevano tentato di salvare incolonnandoli sulla strada di Spigno.

L'ultima fatica di quella giornata che sembrava decisiva, fu un breve consiglio di guerra a Carcare. Qui, convinto di aver sufficientemente neutralizzato gli austriaci. Bonaparte prese la decisione di marciare contro i piemontes i c per l'indomani ordinò a Laharpe e Dommartin di raggiungere Augereau per marciare insieme su Montezemolo, mentre l'artiglieria e una riserva di 50.000 cartucce dovevano portarsi a Millesimo. Masséna doveva sorvegliare la strada di Acqui e Meynier presidiare Dego. Nel - le stesse ore, furente di rabbia e di amarezza. imprecando contro Bonapa1te e contro Provera, Argenteau abbandonava Pareto e con gli ultimi 3.000 uomini che gli restavano ripiegava su Spigno e poi su Bistagno presso Acqui.

Vukassovic (ancora Dego, mattino del 15 aprile)

Intanto a Dego la disciplina crollava. .1 reparti francesi erano talmente frammischiati e gli ufficiali talmente esausti che non riuscivano più a controllare i loro uomini. Quelli che ne avevano ancora la forza svaligiavano le case ingo zzandosi e ubriacandosi. Meynier, in preda ad un attacco di gotta, era assente. Le strade erano ingombrc di carreggio e di rutiglieria, le postazioni appena sorvegliate. Poco prima dell'alba cominciò a piovere a dirotto e le sfortunate se ntinelle degli avamposti trascurarono la sicurezza per cercare riparo.

Assorbito dai preparativi per l'attacco dell"indomani contro l 'Ala dei sardi, anche Bonaparte si era dimenticato di Vukassovic che, risalito il passo del Giovo eridiscesa la vaHe dell'Erro fino a Sassello, aveva raggiunto anche Ponte lnvrea e, secondo gli ultimi ordini ricevuti, stava marciando su Dego. I n due giorni la Brigata aveva coperto 40 chilometri di alta collina, marciando sop rattutto di notte, nascos ta dalle tenebre e dalla pioggia all'avvistamento nemico.

Erano 3.500 uomini, cioè 2 battaglioni confinar i (GziR 4 Szluiner Carlstaedter) e 2 ungheresi ( IR 19 Alvinczy e IR 39 Nadasdy) rinforzati st rada facendo da 500 austr iaci (JR 24 Preiss ) del tenente colonnello Lezeny reduce dallo scontro del Montenotte. Fu Lezeny, che faceva da avanguru dia, a catturare il piccolo pre sidio già posto dai francesi a Mioglia. Spintosi poi a Giusvalla, alle 9 di se ra incontrò c aggregò anche qualche centinaio di su perstiti del presidio di Dego , tra cui un numero imprecisato di sardi, che lo informarono della situazione. Malgrado ciò, Vukassovic decise di marciru·e su Dego.

Molti s torici militari hanno espresso meraviglia o addirittura biasimo per questa decisione temeraria Era invece la decisione più logica e per questo fu coronata da uno sfac ciato successo. Vukassovic ignorava la si tuaz ione e la sua colonna era sfinita da due giorni di marcia. Retrocedere significava negarle cibo e riposo ed esporla a possibili rastrellamenti nemici. Inoltre la caduta di Dego non significava necessariamente che i l grosso delJ 'Armata fosse già stato sconfitto, ma forse soltanto cbe non era arriva to in tempo, come in effetti era avvenuto. Jn tal caso era ragionevo le immaginare che il giorno dopo Beaulieau e Sebottendorf avrebbero attaccato. facendo conto proprio su Vukassovic. Quanto ali' esito dell'attacco, anni di guerra contro i turchi avevano in seg nato al prode generale liccano l'efficacia dell'iniziativa e della sorpresa.

l piemontesi del capitano di Rovasenda condivisero coi i croati di Lezeny l'o nore dell'avanguardia. Raggiunte le colline di Dego , nell ' alba nebbiosa i croati eliminarono le sen tinell e, in gran parte addormentate, e presero il Bric della Vardia, massacrando i carabinieri e granatieri della Divisione Laharpe. Scesi sulla strada di Spigno, ebbero la gioia di trovru·vi ancora i 13 cannoni austriaci che i francesi avevano trascurato di mettere al sicuro, !asciandol i dove li avevano trovati. P oco dopo i piemontesi si arrampicavano di sorp resa sul parapetto settentrionale della ridotta Casan e i croati facevano fuoco sul ciglio per costringere i francesi ad uscire allo scoperto.

l cannonieri francesi fecero appena in tempo a sparare qualche colpo alla cieca. che i sardi li circondarono.

I capibrigata Dupuy c Rondeau, che tentavano di riordinare i fuggiaschi, caddero mortalmente feriti. La truppa fuggì in preda al panico. parte verso Villa Pian o e Costa, parte verso il valloncello del Grillaro. Alcuni che tentavano di inerpicarsi a Casa Pillotti. precipitarono in un burrone. Un centinaio perirono tra Bric San Marco e la Cascinassa, altri 500 furono catturati, tra cui il comandante della 32a c il generale Vauquet. Al castello ne restavano ancora 400 al comando, sembra. di Lasalcette . Vukassovic lo fece circondare. puntandogli contro i cannoni catturati . maneggiati da qualche granatiere Tre quarti della raccogliticcia guarnigione trovarono calandosi nello strapiombo non vigilato e per impervi sentieri raggiunsero la cappella della Confraternita. L'ultimo centinaio si arrese. Intanto gli austriaci passavano il ponte di D ego impadronendosi della batteria di Sopra via, an c h 'essa abbandonata dal nemico. Alle Il gli austriaci erano di nuovo padroni di Dego.

com ro.ffensivafran cese (Dego, pomeriggio del/5 aprile) la battaglia. i francesi persero nuovamente ogni freno inibitorio. l pochi ufficiali che tentavano di contrastare i saccheggi furono insultati e minacciati. La chiesa di Dego fu devastata c Masséna poté a stento impedirne l 'incendio facendola occupare dall'ambulanza. l prigionieri. specie gli uffi cia li , furono depredati di ogni avere. Ma ssé na concluse l'incombenza interrotta al mattino agguantando la ragaz za di un ufficiale austriaco. Sembra invece che B onaparte abbia saputo declinare un'analoga ablazione A detta degli stessi francesi. l'aiutante generale Galeazzini pa<;sò ogni limite rubando a man salva i quadrupedi catturati al nemico.

Quando fu informatO dell'accaduto. forse Bonaparte pensò sgome nto di essere caduto da idiota nella trappola tesagli dal più astuto B caulicu. Ora l'intera Armata austriaca lo stava attaccando alle spalle per schiacciarlo contro l'incudine dei sardi! Invece Beaulieu aveva del tutto perso il controllo della situazione. Mentre vic riprendeva Dego il comandante in capo era fermo ad Acqui, ignaro delle sue stesse trupp e. E, ormai troppo tardi, <;criveva a Colli di raggiungerlo al più pre sto con tutta la sua Armata: ··n'étudie-:_ pas longtemps; c ·est le moment du w/111 ou de la perte de Beaulieu''.

Fu Ma sséna a reagire per primo. Una fugace nottata in una casa di Cairo in compagnia della moglie o amante di uno degli ufficiali piemontesi catt urati a Dego. l 'aveva sa lvato dal rischi o di essere catturato da Vukassovic. Si di'\sc che udendo il cannone di Dego si fosse calato in mutande dalla finestra tra i lani dei solda ti , balzando a cavallo e accorrendo alla battaglia. Comunque alle 2 del pomeriggio. alla R occhetta. incontrò la torma dei fuggiaschi. Ordinò ai suoi aiutanti di incolonnarli come prigionieri e radunarli tra Colctto c Villa Frassone. Qui, sullo stesso poggio da dove il giorno prima Bonaparte aveva annunciato alle truppe la resa di Provera. ne passò in rassegna 4.000 (la e 8a leggere, 14a. 21 a, 69a, 70a e 99a di linl.!a) un disprezzo peggiore del piombo nemico. Poi li ricondusse a riscattare l' onore. ripetendo in condil.ioni ben peggiori la battaglia del gio rno prima. intanto Bonaparte ordinava a Laharpc di sos pendere Ja marcia s u Montezemolo e tornare immediatamente a Dego.

Gli esp loratori di Masséna rioccuparono facilmente i sobborghi di Vermenano. Costalupara e Santa Lucia, c, recupcrati da Supervia i 2 cannon i impiegati da Cervon i il giorno prima. li misero in batteria sulla sinistra del Grillaro rispondendo al fuoco dei cannoni recuperati da Int anto da Carcare giunse Bonaparte con 400 ussari, seguito dalla 69a di Victor e da una colonna di munizioni scortata dai 400 cavalieri scelti di Stengel (22 ° Cacciatori e 5° Dragoni). Sulla riva opposta comparve infine l 'avanguardia di Laharpe e con 400 uomini della 51 a il generale Causse guadò nuovamente la Bormida puntando sul fianco sinistro della Ridotta Ceresa.

Diversamente dal giorno prima. stavolta i francesi furono accolti da un fuoco micidiale e costretti a retrocedere. Mentre tentava di ricondurli all'attacco, Causse fu mortalmente colpito ad un fianco. Intanto Lezeny contrattaccava con 500 ungheresi. mettendo in fuga la 51 a e catturandone il comandante. maggiore Lafous.

A salvare la 51 a fu la cavalleria, carica ndo su Vermenano c la cappella di San Rocco. Poi intervennero Victor e Cervoni s loggia nd o gli ungheresi da Villa del Piano c respingendoli sulle ridotte Ccrcsa c Magliani. Intant o Ma ssé na attaccava dal Grillaro, occupando il caste ll o di Costa: ma per tre volte cercò di uscire dal giardino c per tre volte fu respinto dalle scariche e dal contrattacco degli ungheresi.

Alle 5 del pomeriggio Meynard, con l'Sa Leggera. sbucò dai boschi del Poggio e della Stella scendendo su Magliani e distaccando il battaglione D'Estaing in soccor'>0 di Masséna. Sguainata la sciabola. Bonaparte si mise alla testa di 2 battaglioni della 25a (Dommartin) c attraversò a passo di carica il campo di tiro delle artiglierie nemiche. prese alla baionetta Monte Giro la e a Bric del Groppo si ricongiunse con Meynard.

A quel punto. resosi conto che protrarre la resistenza poteva costa rg li l'accerchiamento, Vukassovic ordinò la ritirata per Monte Acuto e Lezeny abbandonò le ridotte dopo aver inchiodato i cannoni. Un altro migliaio di uomini che s i trovavano verso Costa e Supervia cercarono di ritirarsi per la strada di Spigno, ma molti furono catturati dalla cavalleria. che liberò inoltre metà dei prigionieri francesi. incluso il generale Vaquet. Gli austriaci persero 670 morti e feriti e 1.087 prigionieri. i francesi rispettivamente 621 e 317. Questi ultimi furono condotti a Spigno assieme a qualche cannone salvato dal capitano 11ardo Ferraris.

Al sesto giorno di battaglia Bonaparte aveva perduto 5 generali uccisi ( Banel. Quénin. R ondeau. Dupuy. Caussc) c almeno 2.300 uomini (800 morti c 1.200 feriti. di cui metà a Cosseria. più i 317 prigionieri fatti a Dego ) contro circa 7.000 austrosardi (1.300 morti e 5-6.000 prigionieri, inclusi l generale c 30 ufficiali superiori) e catturato 15 bandiere, 19 cannoni c 24 cassoni. Ma nei giorni seguenti, giunti nei pressi di San Remo c Ventimiglia. almeno 400 dei 1.000 prigionieri sardi riuscirono a scappare tornando per Briga c Tenda. E l ' Armata di Beaulicu. ferma ad Acqui, contava ancora 18.600 fanti c 3.200 cavalieri.

L'impresa di Vukassovic aggravò la vergogna della sco nfitta austriaca. Toccò ad Argcnteau fare da capro espiatorio. Bcaulieu lo convocò ad Acqui e in presenza dell'ambasciatore inglese a Genova. Drake. lo costrinse ad ammenerc di ignorare dove il -.uo esercito. Il superiore sentenziò che meritava di essere cacciato e messo agli arresti e ordinò agli aiutanti di tradurlo a Pa via. Ma Argcnteau contava uno zio ancora influente a eone, Mcrcy-Argcnteau. Il consiglio di gue rra di Mantova si limitò a collocarlo a riposo. il che non g li impedì di conseguire, nel 1808. la promozione a feldmaresciallo. Suo cognato Laharpe. che l'aveva due volte battuto sul campo, fu meno fortunato. Cadde a Codogno il 9 maggio, tre settimane dopo Montenotte e Dego. Ammazzato da una pallottola forse francese, dopo una confusa sparatoria notturna con un distaccamento di dragoni napoletani (Bonaparte spedì sul posto Berthier e sc ri sse gel i do che l 'Armata piangeva Laharpe "come se fosse stato francese")_

PosL-mortem di un eroe italiano

li marchese Birago, sottotenente dei granatieri della Marina, uno degli ufficiali di Cosseria, racconta nelle sue memorie che poche sere dopo, mentre con i colleghi piemontesi e austriaci cenava in un'osteria di Savona, in attesa di potersi imbarcare per Genova, un rappresentante del popolo accompagnato dalle guardie civiche s i presentò ad arrestare il cavaliere Bonadonna, uno dei numerosi emigrati francesi arruolatisi nel corpo franco Gyulaj. Per tutta risposta, sdegnato dalla richiesta e più ancora dall'aver riconosciuto nel funzionario con fascia tricolore un noto transfuga piemontese, il tenente Olignani. dei granatieri di Susa, gli rovesciò in faccia il piatto di minestra, subito imitato dagli altri colleghi che misero in fuga gli sb irri , inseguendoli fin per strada col lancio di bottiglie e stoviglie. Naturalmente i repubblicani g liela giurarono e al momento dell'imbarco una torma di popolani tentò dilapidarli. Preavvisati dal comandante genovese di Savona, che aveva assicurato la sua intenzione non solo di difenderli, ma addirittura di unirsi a loro contro i repubblicani e di testimoniare poi l ' istigazione da parte dei francesi gli ufficiali reagirono alla sassaiola contrattaccando con la sola spada, runica arma concessa ai p1igionieri sulla parola , e riuscendo ad imbarcarsi incolumi.

Il 19 aprile il generale Henry Stengel, l'ex-aristocratico alsaziano che comandava la J a Divisione di cavalleria, pose il suo quartier generale nel castello di Lesegno. Grazie al provvidenziale arrivo, i proprietari evitarono il saccheggio che invece distrusse il villaggio. Stengel deplorò gli eccessi e rass icurò la padrona di casa, offrendole tutti i servizi possibili purchè non g li fossero chjesti "in presenza di altre persone". L ' ultimo spavento fu u.na palla da 8 libbre sparata a 3 chilometri di distanza dalla batteria sarda del Poggio dei Rocchini, che andò a piantarsi nel tronco di un albero del parco.

ll giorno successivo la marchesa ricevette, saggiamente in lacrime e in desh.abil· lée, anche i più sbrigativi Bonaparte, Berthiere Saliceti, che si trattennero fino al 24. quando. grazie a Dio, sgombrarono per Carrù. La sera del 21 aprile, al dolore di vedere le bandiere sarde prese a Mondovì gettate ai piedi di Napoleone, si sarebbe aggiunto quello più intenso e concreto per la perdita del nobile amico Stengel, stupidamente ammazzato a sciabolate da un bifolco savoiardo. Gli subentrò nel ruolo di protettore il meno elevato in grado, ma ancor più premuroso ed efficiente, capitano Martin.

r padroni del castello erano i cugini di Filippo Del Carretto, marchesi Gerolamo Bruno ne ( 1745- l 803) e Luisa Pallavicino ( 1759- 1817), autrice del diario che registra quell'unica forte emozione di una vita casalinga. Fra r altro. in cambio della squisita ospitalità offerta alle Autorità subentranti, furono rassicurati sulla sorte del figlio ufficiale e ottennero il nullao sta per la tras la z ione della sa lma del cugi no nella tomba di famiglia a Camerana, 13 chilometri a Nord-Ovest di Cosseria _

Nell'aprile 1805. quando Napoleone venne in Italia per l'incoronazione. il marchese Birago, già sottotenente a Cosseria. gli presenrò a Torino la vedova Del Carretto. L'imperatore commosse e accordò a lei e all"unico figlio una !aUla pensione. Il ragaao potette goderne per poco: cadde nell'atroce guerra di Spagna. combattendo per il nuovo sovra no della sua patria annessa ali" Impero.

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