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DELL'ALTO TIRRENO
La nell'Alto Tirreno e l'accordo navale anglo-napoletano
Oltre che dalle gravi diffico l tà logistichc de l!' Am1ata d'Italia, l a rinuncia a vaste offensive sul fronte subalpino era det erminata anche e sop r atrutto dal nuovo disegno strategico di Parigi. che. forte dei successi ottenuti su l Reno e della propensione prussiana a ll a pace separata, mirava- mediante negoziati bilaterali con tutte le altre Potenze. incluso il Piemonte - a rompere la Coa l izione avversaria e a isolare l'Inghilterra, divenuta il principale avversario.
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Naturalmente anche il ministro s ardo Hautcvillc già alla fine de l 1794, aveva cautamente sondato Parigi tramite l'agente francese Richard. Ma finì ancora una volta per respingere l'offerta della Lombardia a compenso di Nizza e Savoia. adducendo la lealtà nei confronti del l 'Austria e la precari età del governo francese e subordinando comunque ogni intesa all'assenso deirlnghiltena.
Contemporaneamente Parigi progettò una nuova strategia per rompere il blocco delle coste merid ionali s loggiando l a flotta inglese dalle sue due basi tirreniche e da que lle spagnole. In questo contesto, ne l dicembre 1794 r Armata d'Italia tenne a Ni zza un consiglio di guerra presieduto dai rappresentanti Ritter e Turreau e al quale partecipò, un ico italiano. anche il capobattaglione Matera. Vi fu anche esaminato il progetto di rivoluzione delrl t alia meridionale presentato dall'esule napoletano Antonio Belpulsi.
Ma il piano strategico fina l mente approvato dal Comitato di Salute Pubblica era meno ambizioso e più concreto Prevedeva infatti di ottenere per via diplomatica la ncutra l ina z ione della Toscana e del la Spagna, privando così H otham delle facilitazioni d i cui godeva a Cadice, Port Mahon c Livorno c costringendolo a chiudersi a San Fiorenzo Doveva allora entrare in azione la squadra dell'ammiraglio Martin, incaricata di sbarcare un corpo di spedizione a rovesc io della baia di San Fiorenzo per costringere la flotta nemica ad uscire in mare e accettare battaglia in condizioni di inferio r ità oppure fuggire. consentendo così a Martin di sbarcare I 5.000 uomini a Bastia c riprendere il controllo della Corsica.
Malgrado l'acquisto di San Fiorenzo. la situazione complessiva dell'ammiraglio Hotham era fortemente peggiorata ne l corso del 1794. A seguito delle pre ss ioni francesi la Spagna aveva ritirato a Cadicela malconcia squadra dell'ammirag l io Langara . Il Granduca aveva . s ia pure so lo per pochi mesi. revocato l'editto paterno che consentiva il libero commercio dei grani e delle biade e aveva approfittato dell'entusiasmo popolare per richiamare in vita l ' antico Corpo delle Bande. forte sulla carta di 12.000 uomini, e is tituire un Corpo di cacciatori volontari per il presidio di Livorno. Chiari indizi della volontà di sottrarsi alla minaccia navale che nell'ottobre 1793 l'aveva costretto s uo malgrado a schierarsi contro la Francia.
Difronte al peggioramento della situazione, il l o dicembre 1794 Hotham si recò personalmente a Napoli per defin i re precisi accordi nava l i s ulla base della convenzione militare anglo-napoletana del 12 l uglio 1793. con l ' intento di sostituire la squadra spagno la con i 4 vascelli napoletani da 74 e ottenere l'uso del le basi toscane sotto sovranità napoletana, pe r poter mantenere una forte presenza navale almeno nel
Medio Tirreno nel caso in cui i francesi fossero riusciti a impadronirsi delle basi corse e sarde e a scacciarlo da Livorno. Funzione molto importante. come punto d'imbarco per le truppe al soldo inglese provenienti dall'Austria e destinate al presidio della Corsica, ebbe però anche Civitavecchia.
A seguito delle richieste alleate. in dicembre Napoli appronrò per la terza volta un contingente di l9 battaglioni ( 11.338) e 900 artiglieri per l'Alta Italia, ma il 2 marzo 1795, pochi giorni dopo l'arresto del ministro di polizia Medici. accusato di collusione con i giacobini, il Consiglio di stato decise, col parere contrario di Acton e della regina. eli sospendere la partenza delle truppe, considerate necessarie per mantenere la s icure zza interna.
La defezione toscana e la baffaglia di Capo Noli ( 19 febbraio- 14 marzo)
Il 9 febbraio 1795 il rappresentante toscano a Pari gi, conte Carletti. firmò la pace con la Francia. Tutt avia per il momento il grosso della squadra di Hotham rimase a Livorno, dove il25 fu raggiunta dal vascello Tancrecli e dalle fregate da 40 cannoni Pallade e Minerva. La divisione navale napoletana, comandata da Caracciolo, fu posta a disposizione del viceam miraglio Gooclall e le due fregate furono impiegate per il rifornimento d.i squadra.
Intanto, su parere di Bonaparte, comandante dell'artiglieria assegnata al corpo di sped i zione in Corsica, il comando decise di suddiv idere l'operazione in due fasi, subordimmdo la partenza del convoglio con le truppe alla preventiva sconfitta della squadra inglese. Così il l 0 marzo Martin salpò da Tolone soltanto con i 13 vascelli d.i linea (inclusi l'ammiraglia Sans Culotte da 120. i l ça-lra e la Victoire da 80. il Mercure, Censeur, Duquesne e Tonnanr da 74) per un totale di 490 cannoni e 9.520 uomini.
Gli inglesi ne ebbero sentore so ltanto il 6 marzo. quando, all'altezza di Capo Corso, Martin intercettò e prese il vascello Berwick, che da San Fiorenzo s i stava dirigendo a Livorno. Appena informatone , Hotham salpò da Livorno alla ricerca del nemico.
La squadra inglese includeva l4 vascelli con 557 cannoni e 8.810 uomini, per un terzo napoletani e maltesi: uno da 100 cannoni (l'ammiraglia Britannia, al centro), tre da 98 (Princess Royal all'avanguardia: Windsor Cas1/e al centro: Saint George in retroguardia), otto da 74 (Captain, Bedjord e Tancredi all'avanguardia; lllustrious e Courageux al centro; Egmont, Terrihle e Fortitude in retroguardia) e due da 64 (Agamennon di Nelson e Diadem). Appoggiavano la squadra 7 fregate, due da 36 (!neonstani e Romulus), quattro da 32 (Minen,a, Pilade, Lowestoft e Meleager) e una da 26 ( Poulette), più due brigantini da 18 (Moselle) e 14 (Tarleton) e un cutter (Fox).
Il 12 Hotham avvistò 1· avanguardia nemica, se nza però poterla attaccare per mancanza di vento, ma l'indomani ordinò la caccia gene ral e, con libertà di manovra alle singole navi. Approfittando delle avarie provocate da una precedente collisione tra due vascelli francesi. la fregata e il vascello di Nelson danneggiarono ulteiiormente il ça -ira, rimorchiato verso la costa ligure dal resto della squadra francese.
Al)' alba del 14 marzo, allargo di Capo Noli, a P onente di Savona. i cinque vasce lli da 74 dell'avanguardia e del centro. più l'Agamennone l' lnconstant, tagliarono fuori dalla squadra francese il ça -ira e il Censeur che lo rimorchiava e li attaccarono a coppie, alternandosi nel tiro. Meno veloce, il Tancredi intervenne per ultimo ma in due ore di fuoco violento e preciso ottenne la resa del Censeur. Martin perse così 2 vascelli da 74 cannoni. più 2 danneggiati, con 600 morti e feriti e 1.000 prigionieri. Ma anche 4 dei 6 vascelli alleati riportarono avarie e I'Jllustrious fu danneggiato tanto gravemente da dover essere distrutto. L'azione costò agli alleati 400 morti e feriti, ma soltanto 30 uomini caddero in combattimento (8 a bordo del Toncredi e 22 sulle navi inglesi).
La Mediterranean Fleet e la crisi della Sardegna
Nei mesi seguenti a11chc gli altri 3 vascelli napoletani furono aggregati alla flotta di Hotham: prima il Guiscardo. spedito a San Fiorenzo a compenso delle perdite subite dagli inglesi a Capo Noli, poi il Sannita e il Partenope. salpati il 25 maggio e il 21 luglio per le Baleari e per Livorno. Intanto Forteguerri fu nominato Comandante generale della Marina e al comando della Divisione vascelli napoletani gli subentrò il brigadiere marchese Espluga. Ne l maggio 1795 la Medirerranean F/eet contava 16 vascelli, I l fregate e 4 navi minori, ma fu in seguito rinforzata da altri 8 vascelli inglesi. li presidio della Corsica, rinforzato da leve locali, contava forse 3.000 uomini, metà dei quali indigeni.
Nello stesso periodo precipitava nuovamente il precario equilibrio ristabilitosi in Sardegna dopo l'espulsione di Balbiano e l'arrivo del nuovo governatore Vi valda. La sua codardia lo rese ben presto del tutto inerte di fronte alle fazioni politiche e alla cieca protervia baronale. in particolare di Antonio Manca, duca dell' Asinara e di Vallombrosa. Furono le spietate prepotenze dei suoi gabellieri. spediti ad incassare le imposte senza tener conto de ll a carestia. a innescare la miccia di una rivolta annata antifeudale estesasi dal Logudoru alle campagne di Oristano e Sassari. Somma11dosi al movimento autonomista, all'azione sovversiva di Buonarroti e degli emissari francesi e corsi. alla rivalità tra Cagliari e Sassari e alle sanguinose faide familiari , larivolta fece da detonatore alla congiura pseudo democratica capeggiata dall ' ambizioso Gian Maria Angioy, cinico e feroce giudice della Real Udienza di Cagliari.
Fu lui, secondato da Sulis, Duis. Broso, De Lorenzo e Frassetto, il regista del tumulto di pia zza del 6 luglio, nel quale furono lrucidati l ' Intendente generale delle finanze Girolamo Pitzolu, uno dei principali artefici della resi s ten za antifrance se del 1793, e il capitano di milizia Meloni. Fu inoltre arrestato l ' energico generale delle Armi. marchese della Planargia, che il 22 fu orrendamente linciato dai seguaci del giudice , penetrati a forza nel carcere. Naturalmente, privo di forze e del tutto esautorato , 11011 soltanto Vi valda lasciò impuniti i tre omicidi ma dovette poi affidéu·e ad Angioy la carica di alterno s di Sassari.
I
PIANI
Contrapposti
Da S chérer a Kellermunn ( gennaio -muggio)
Sul fronte subalpino lo stallo si protrasse fino ali ' estate , perchè né i francesi né gli alleati erano in grado di prendere l'iniziativa. A gennaio Schérer aveva approntalo un nuovo piano basato sull'offensiva da Tenda, ma anche questo si era rivelato s ubito troppo ambizioso per le residue capacità operative dell'Armata d'Italia. Già priva di rifornimenti, v i era infatti scoppiata un'epidemia di tifo e in febbraio resta vano in linea appena 11.000 uomini validi, contro ben 15.000 ammalati.
Convinto di aver suffic ientemente rinforzato Schérer e mirando ad impadronirsi delle ricchezze genovesi. il Direttorio gli ordinò allora di avanzare su Genova e occupare il passo della Bocchetta. Masséna e Schércr ebbero però il coraggio di opporsi a quest'ordine palesemente ineseguibile e di scrivere al Comitato dì Salute Pubblica che l'unica possibile direttrice d· attacco restava quella del Tanaro - Bormida, da cui in sei giorni si poteva giungere sotto Cuneo oppure sotto Torino. A condizione, però, di 1icevere ulteriori rinforzi.
Irritato da questa critica fondata, il 3 marzo il Comitato deliberò il trasferimento di Schérer ali' Armata dei Pirenei Occidentali. Poco dopo, con la sconfitta di Capo Noli e l 'archiviazione della spedizione in Corsica, l'Armata d'Italia potè anche recuperare le Divisioni di Telone, f011emente falcidiate però dalle diserzioni. soprattutto nella marcia verso Oneglia. Così in aprile le due Armate francesi. sparse su un fronte amplissimo, contavano assieme appena 45.000 uomini, 15.000 quella delle Alpi e 30.000 quella d'ltalia. con 160 pezzi e col seguente schieramento:
Divisione Voillot (4.000): Piccolo San Bernardo, Allée Bianche. Moncenisio:
Divisione Petit Guillaumcs (4 .000 ): Colle dell'Orso , Monginevra. Clavières e Fréju s:
Divisione Vaubois (7 .000 ): Quéyras. campo di Tournoux (20 pezzi). Autaurct, Saint Dalma s :
Divisione Garnier (4.000): Isola. San Martino di Lantosca. Raus:
Divisione Marquard (7 .000): campo del Sabbione. Tanarello. San Bernardo:
Divisione Sérurier (9.000): 4 Brigate tra Passo del Carlino. Pie ve Ponte di Nava. Ormea, Colle Inferno, Intrappa. Term ini , San Bernardo. Spinarda:
Divisione Masséna (9.000): Brigate Cervoni (S. Pantaleone. Settepani. Melogno. Madonna della Neve. San Giacomo); Laharpe (Vado. Segno. dintorni di Savona); Nicolas (litorale sino a Ventimiglia).
Giudicando troppo esteso il proprio schiaramente ai primi di aprile Masséna evacuò gli avamposti sotto Savona e, senza l'opposizione di Schérer avrebbe evacuato anche Vado arretrando i magazzini oltre il Taggia. Intanto il 5 maggio giunse a Nizza Kellermann , ormai pienamente riabilitato. nominato comandante unico delle Armate d'Italia e delle Alpi. Dopo un rapido gi ro di ispezione. il nuovo comandante rinforzò l 'ala destra portando la a 22.000 uomini e dandone il coma ndo superiore a Masséna. Fece inoltre rinforzare i capisaldi di Vado. San Giacomo. Melo gno e Settepani. piantare due campi trincerati alla Spinarda e alla Pianetta, e munire il passo di Tenda con 4 cannoni da dodici. 2 di calibro inferiore e 2 obici e con due battaglioni trincerati ai lati, alla Colla Rossa a sinist ra e al Sabbione a destra.
Il 18 maggio Kellermann ricevette da Parigi l'ordine di preparare un 'offensiva. Il 5 giugno propose di sfondare lo sbarramen to in Valle Stura c occupare Ceva e Savona. ma solo a condizione di poter ricevere urgenti rifornimenti e rinforzi. Kellermann pensava di ottenerli dalle Divisioni Mouret c Casabianca. forti di 22.500 uomini, che si trovavano nel Mezzogiorno: ma il governo, allarmato dalla flotta inglese e da nuo - vi torbidi scoppiati a Lione e Tolone. non osò sguamire il litorale e anzi prelevò altri 4.500 uomini dall'Armata delle Alpi. sop rattutto dal campo di Tourno ux.
La caduta di Col du M o n/ ( 17 aprile - 12 maggio)
Già prima dell'arri vo di Ke ll e nnann l" Armata delle Alpi aveva progettato di prendere Col du M o nt , pe r i co llega menti laterali tra il Piccolo San Bernardo e il Ce ni sio attraverso la Val G ri sa nc he. fl primo tentativo del generale Almeyras fallì il 17 aprile a ca u sa della neve troppo profonda. Un nuovo attacco fu preceduto. il 9 maggio. da una finta su Morgex. Indossate alla rovescia le scure unjformi per mim etizzarsi con le bianche fodere. i francesi ri usc iro no a !>Orprendere i posti avanzati della Thuile catturand ovi i cacciatori del M o nferrato al pretzo di 4 morti e 12 feriti. Poi, saccheggiate c inc e ndi a te alcu ne case s i ritiraro no a ll' apparire del l 0 Saluzzo. La f inta o tte nne lo sco po. indu ce nd o il duca di Monferrato a rinforzare la Thuile con 4 dei suoi 13 battaglioni : Susa e Saluzzo alla Balma e M o nfe rrato e Bac hmann s ulla s trada per Pré Saint Didicr.
Finalmente la no n e s ul 12 maggio, approfittando di un a violenta bufera che aveva cacciato le se ntin elle nei baracco ni , due colonne di 600 e 700 francesi circondarono la grang uardia del Col du M onte Almeyras co n alt ri 900 cattu rò di sorpresa 200 fucilieri di Ve rcelli col maggiore Vialardi e i capitani Ratini. Radi cati di Brozolo c Campora. Solo il tenente Birago ebbe il tempo di ripiegare aWEglise dopo aver dato alle fiamme il proprio baraccone. dando così l'alla rme alle riserve. Così g ranatieri della Marina c fuci li eri di Monferrato. Bachmann c Pcyer lm -hoff fermarono il nemi co a Monte Forca ma non poterono scacc iarl o da Col du Mo nt.
Il duca di Monferrato , c he a to rto sos petta va un nu ovo tradimento. autorizz ò il co lonnello Valperga eli Maj o nc a lavare la macchia de l Regg imento Vercelli attacca nd o la no tte seg ue nt e il Pi cco lo San Be rnardo. Tuuavia. prese le trin cee avanzate, Vercelli ce dette a l contrattacco delle ri se r ve ne mi che che lo in ca lza ron o si no a Ritord. dove fu rono fermate da l battaglione di Saluuo. Inutili furono anche alt ri due tentativi effettuati dal duca il 22 e 30 giugno.
La dejìni:;ione dei piani alleali (febbraio -maggio) rt 4 marzo, da Milano, Hauteville aveva scritto a l re che "il risulta to delle trattative altro non mostra(va) se non che (Vien na) vuol essere padrona di d isporre l iberamente ed interamente delle truppe del Re o vuole altrimenti agire indipende ntemen te da per sé con quelle che ha in Lombardia".
Esa miniamo adesso le con tempora nee ini z iati ve degli a ll ea ti Ai primi di febb rai o s i e ra te nuta a Milano una nu ova Co nferen za militare c ui aveva no partecipato Co lli c La to ur per il Piem o nt e. Wa ll is e il ca po di stato ma gg io re Sch mitfcld per l'Au st ri a e l'ambasciatore Trevor c l 'ammirag li o Go oda ll per l' In ghi l te rra . Colli. pur avendo espresso parere negativo. aveva presentato un nuovo piano. elaborato da Latour e approvato da Vittorio Amedeo. per attaccare dalla Valle Stura c riprendere Nizza. J nvece i delegati austriaci a' eva no pre-.entato un protocollo del gabincllo vien ne se nel quale si affrontavano varie questioni militari. Circa l'alto comando Vicnna proponeva di affidare nuovamente il comando interalleato a de Vi ns. che allora svernava a Pisa. Quanto alla direttiva -;trategica. proponeva di attaccare dalla Bormjda per co ll egarsi a Vado co n la flotta in glese e ributtare il nemico oltre la Roia.
Naturalmente la Conferenza aveva approvato il protocollo austriaco. appoggiato anche dagli i nglesi. ma data la divergenza degli interesl>i c degli obieuivi sardi e austriaci. non aveva potuto fil>sarc una chiara direttiva strategica. Al contrario. aveva autoriz7ato iniziative separate c limitate contro tutti i passi delle Alpi Marittime, che dovevano svolgersi ad aprile. soprattutto per coprire il rientro delle truppe dai quartieri invernali.
Schmitfe ld era stato però incaricato d i mettere a punto il piano esecutivo, del quale aveva poi presentato tre varianti. Su una forza complessiva di 67.600 combattenti (30.000 austriaci, 1.200 napoletani c 36.400 sardi) il piano prevedeva di poteme riunire 48.000 in una Grande Armata per attaccare sulla Riviera di Ponente in concorso con la flotta inglese. Una volta ricacciato il nemico oltre la Roia. sarebbero bastati 20.000 uomini per tenere il fronte da Aosta a Cuneo e 15.000 quello dal Raus a Ventimiglia, consentendo di mantenere una riserva mobile di 30.000 da impiegare per le future evenienze.
Dc Vins giunse ad Alessandria il 19 aprile. convinto di poter iniziare la campagna già alla fine del mese. Dovette invece constatare che la mobilitazione austriaca aveva già accumulato un forte ritardo e che le operazioni non potevano cominciare prima della fine di maggio. Così alla fine di aprile si recò a Milano. dove !"arciduca lo accolse come il salvatore della patria e ai primi di maggio, prima di presentarsi a Torino, convocò nella capitale lombarda una nuova Conferent:a militare per concordare i dettagli dell'offensiva.
Secondo il resoconto di Colli, che tende ad enfatiaarc i propr i meriti a scapito dci collegh i a u striaci, costoro avrebbero n uovame n te proposto l'occ up azio ne preventiva di Genova. Sarebbe invece prevalsa. grazie ali 'appoggio inglese. la proposta eli Colli di attenersi alla diretliva già concordata, quella di un'offensiva congiunta oltre Cadi bona per occupare la coMa da Vado a Finale. riaprire le comunicazioni con la flotta inglese e tagliare i rifornimenti marittimi al nemico.
Subito dopo, a Torino. il re c dc Vins concordarono che !"autorità del generalissimo non si sarebbe estesa alle truppe direttamente destinate a coprire Torino (cioè quelle dislocate dalla Val d. Aosta alla Valle Stura al comando dci duchi d'Aosta e del Monferrato) mentre avrebbe riunito ai suoi ordini l'Armata austro - sarda di Colli e quella austriaca di Wallis: un totale di 40.000 uomini. meno elci 48.000 calcolati da Scm itfcld, ma pu r sempre p iù numerosi dc i 25.000 f rancesi che l i frontegg iavano.
A i primi di gi ugno, dedotti servizi logist ici e territoriali, gli alleati avevano al fronte 66.000 combattenti regolari (58.200 fanti. 5.600 cavalli e 1.800 artiglieri con 140 pcai da campagna) c 13.000 mili7iani. di cui 6.000 sul fronte occidentale e 7.000 c;u quello meridionale. così distribuiti:
Contingenti Austro-napol. Sardo (Colli) Sardo (Aosta) Totale
Ordine di battaglia allealo:
Armala di Lombardia (Wal lis)
For:.a: 23 bali. austriaci con 20.700 fanti e 5 sardi con 1.750. 2.788 cavalli e 772 arti · glieri con 38 pe:.:.i
Divisione austriaca de/tenellfe generale Winckheim avanguardia : 900 croat i Gyulaj e 400 ulani Metzaros:
Brigata Rukaw in a (Bukawina): 5 battaglioni con 4.500 fanti tra la Bonnida e I' EIIero;
• Brigata Terniczy: 4 battag lioni e 3 600 fanti:
• Brigata Pittony: 5 bartaglioni e 4.500 fanti:
Brigata Liptay: 6 battaglioni c 5.400 fanti.
Divisione misw del maggior generale Turckheim
• Brigata austro-sarda Ca ntù: 3 battag lioni austr iaci co n 2 700 fanti e 5 sardi con 1.750;
Brigata austriaca Fischcr: 6 squadroni con 1.200 dragoni ad A lessandria;
Brigata napoletana Cutò: 12 squadroni con 1.200 dragoni davanti Mortara.
Arnuaa Austro -sarda (Colli)
• for::a: 30 hauaglioni sardi con 9.000 fanti e 5 austriaci con 4.500. 32 pe::,::,i
D ivisione Argenteau: 2 battag lion i a ustriaci con 1.800 uomini e 14 sardi con 4.200 a Ceva;
• Brigata Provera: 3 battag lioni austriaci con 2.700 uomini tra Morozzo . Millesimo e Mom· barcaro:
• Divisione Co ll i: 16 bartag lioni con 4.800 piemontesi e svizzeri a Mondovì.
Corpo d 'Armata del du ca d'Aosta forw: 21 batl sardi con 8 200 fanti, l austria co con 800, 2.580 cavalli, 43 pez.'-i· /.600 corpo franco
• D ivisione di Cuneo. Gesso e Stura: 8 balt. con 2.800 s ardi, l con 800 austriaci c 1.600 corpo franco;
Bligata delle Valli Maira e Varaita: 9 battaglioni c 4 compagnie. 3.550 fanti e 16 pezzi;
Brigata della Val Luserna: 2 battaglioni c 5 compagnie. 1 850 fanti. 480 cavalli, 27 pezzi:
Divisione di cavalleria: 1.600 sardi e 500 austriac i a Borgo San Dalmazzo.
Corpo d'Armata del duca di Monfermto
• for:.a: 31 bauaglioni con 10.675 fa mi. 320 ca m/li. 38 pe:.:i della Val 16 banaglioni e 2 compagnie. con 5.450 fanti e 12 peni: della Val d'Aosta: 14 battaglioni c 2 compagnie, con 5.225 fanti, 320 cavalli c 26 peai:
La Spallata Di De Vi S
La marcia austriaca su Samna (l 0 -23 giugno)
Fra il l o e il IO giugno, mentre il l o Cacciatori si scontrava col nemico a Monte Sotta, avamposto della Spinarda, dc Vins diresse il concentramento delle forze tra Acqui c Dego . dove portò il proprio quartier generale. ll 12 fece recapitare al senato genovese un manifesto nel quale. allegando J'occupalionc francese di Vado e dicendosi costretto ad entrare nel territorio genovese per difendere i domini imperiali. chiedeva alla Repubblica di dare a l l'armata austriaca la stessa assistenLa accordata ai francesi. Kellermann si offerse allora di difendere Savona contro gli austriaci. chiedendo in realtà di poterla occupare.
Benchè la maggioranza dci o;enatori genovesi fossero favorevoli alla Francia. non se la sentirono però di offrire all'Armata austriaca il per vendicarsi dell'umiliazione subita nel 1746 c perciò scelsero di anenersi alla formula della neutralità rifiutando il passo anche a de Vins ma dichiarando. come avevano già fatto con Masséna e Oumcrbion. di non poterlo contrastare data la schiacciante disparità delle forze. Tuttavia non l'ini z iativa di Cattaneo. esponen te del pa11ito democratico. il quale convinse Spinola . governatore delle Armi di Savona, a concedere a Laharpe di dislocare a Savona c ittà un battaglione francese. sembra con l'intesa verbale di ammclterlo nella fortt..:na del Priamar in caso di attacco austriaco.
L'ingresso delle truppe francesi a Savona dette a de Vins un ottimo argomento per giustificare l'imminente offensiva attraverso il territorio Ma proprio nel momento in cui staHt finalmente per attaccare. Colli improvvise difficoltà. Secondo il piano la wa piccola Armata doveva concorrere all'offensiva di Wallis mediante dimostrazioni in Val Tanaro. Ma il 18 giugno Colli scrisse da Mondovì di non avere forze sufficienti. non potendo sguarnire le valli Vermenagna e Maira, aggiungendo di essere malato c ch iedendo a de Vins di incontrarsi l'indomani a Ceva per ricliscu t ere l 'intero piano.
Non risulta che tale colloquio sia avvenuto né che de Vi m. abbia risposto alla lettera di Colli. Quel che è certo è che non accettò di rinviare ulteriormente l'operazione. Il 20 giugno de Vins avanzò il quarticr generale al campo di Carcare. spingendo 3 ballaglioni ad Altare. c Pian del Merlo. Intanto. a destra. Turckheim occupa"a le alture di Biestro collegandosi con Argcntcau e a sinis tra Bukawina (Rukawina) e Liptay, sloggiati un migliaio di francel>i da Cadibona. scendevano Quiliano. a mezza strada tra Savona c il San Bernardo. All'estrema sinistra . per la valle del Leggino, Wallis guidt> una ricognizione con 900 croati c 400 ulani che ver- so sera giunsero ai sobborghi di Savona. Laharpe l i fece però ca ricare dai suoi usserì, costringendoli a 1ipiegare sul Casale di Lavagnolo.
Nei due giorni seguenti piccoli distaccamen ti francesi di 300 uomini effettuarono ricognizioni offensive contro i posti avanzati piemontesi della Spinarda (Casa le dì Pro la e Pian Grama) respinti con poche perdite da l l o cacciatori e dai granatieri delle Truppe Leggiere.
Dal canto suo, dc Vins si limitò ad attendere l'arrivo delle retroguardie e delle salmerie e soltanto nei settori della Spinarda e di Garessio repart i piemontesi saggiarono nuovamente gli avamposti nemici di Monte Sotta e Mursecco. Secondo gli ordini di de Vins l'offensiva doveva cominciare all'alba del23 giugno con l'assalto alle ridotte del Settepani, ma l'inefficienza di Argenteau rese necessario un rinvio di ben due giorni. Così l'unica operazione svoltasi il23 fu l'avanzata di 5.000 austriaci su Savona. Alloro apparire, l'unico battaglione francese ripiegò da Lavagnola sotto gli spalti del Priamar, chiedendo al comandante genovese Doria di calare il ponte levatoio proprio mentre i parlamentar i di Wallis intimavano la resa . Doria rispose a cannonate, ma al tempo stesso non volle riconoscere l'acco rdo Spino la-Laharpe e lasciò fuor i i francesi, bloccati sul cammino coperto. Non potendo impegnarsi in un inutile assedio, Wa ll is rese un formale omaggio alla neutralità genovese concedendo ai francesi di ritirarsi a Vado via mare.
L'attacco di Wallis su Vado (24 giugno)
Il mattino seguente. lasciato un battaglione a bloccare il Priamar. Wallis avanzò per il litorale sugl i avamposti di Vado. Intanto la colonna di Quiliano attaccava la Madonna di Monte Giunto, evacuata dai francesi dopo un breve scontro nel quale il barone Mathias von Rukawina (Bukawina) von Bontongrad (l 737 - J 817) restava ferito e cedeva il comando a Liptay. Mentre l 'avamposto ripiegava dietro il torrente Quazzola. attestandosi al campo di Tiassano, dal contiguo caposaldo costiero di Zinola i cacciatori della 99a Mezza Brigata contrattaccavano arditamente i croati. ricacciandoli al Leggino c ritardando così l'avanzata di Wallis. che soltanto verso sera potè congiungersi con Liptay e dare l'assalto a Tias sa no Ma Laharpe gli sba rrò la strada coi grossi calibri del forte di Vado e con una batteria di 2 obici e cannoni da dodici appostata tra gli spincti sulla destra del Quazzola. Alle dieci di sera, cessato il cannoneggiamento, il bilancio del primo giorno di battaglia era di 320 perdite austriache contro l 50 francesi.
Stremato dalla fatica fisica, in ritardo sulla tabella di marcia, temendo di essere contrattaccato, a notte de Vins chiese a Laharpe una breve tregua. Ufficialmente per seppellire i morti: ma in realtà per potersi abboccare con Argenteau e Cantù e impartire le ultime istru zioni per l"attacco ai passi del Melogno e di San Giacomo, dife si rispettivamente da Masséna e Cervoni. Padrone dei due passi adducenti aJ Finale. de Vins avrebbe tagliato le retrovie di Laharpe, costringendolo ad evacuare Vado e riti- rarsi a Loano. Inoltre, secondo i piani. Colli doveva espugnare Monte Sotta c CoJle del Te rmin e, avamposti della Spinarda, la cui caduta avrebbe tagliato fuori l ' intera ala destra francese costringendola a ritirarsi sulla linea Oneglia - Mendatica- Upego.
Argenteau e Cantù attaccarono, da Osiglia e da Montefreddo, alle tre del mattino, debolmente appoggiati alle ali da Wallis e da Colli. Per tre ore i 2.000 francesi opposero forte resistenza, ma verso le 7 del mattino un ufficiale piemontese addetto allo stato maggiore di de Vins (che secondo alcune fonti sarebbe stato Filippo Del Carretto) raggiunse con un manipolo di bersaglieri austriaci la vetta del Monte Alto, ritenuta inaccessibile e perciò non presidiata. Bersagliati dall'alto, i difensori del San Giacomo vacillarono e Cantù potè espugnare la ridotta con un assalto frontale. Fallito un contrattacco di 400 granatieri. a Cervoni non rimase che ripiegare più a valle sulla ridotta del Feglino. dove giunse a mezzogiorno.
Assalito a sinistra da 3 battaglioni di Argenteau e poi minacciato sul fianco destro da Cantù, anche Masséna dovette ritirarsi alla Bastia. Alla ridotta del Settepani gli ultimi 300 difensori contesero il terreno palmo a palmo e sull'ultima opera fecero testa ancora per tre ore. Soltanto quando videro la posizione del Pino di Màllare espugnata da L battaglione di Piemonte, si ritirarono alla Torre del Melogno, munita di 2 cannoni. Argenteau non osò attaccarla, temendo di scoprire il fianco ad una sortita del presidio di Madonna deJla Neve, posizione intermedia tra Melogno e San Giacomo.
Frattato al San Giacomo i croati gozzovigliavano con l'acquavite del nemico e davano alle fiamme la cappella, trasformata in ospedale, dove i francesi avevano lasciato i feriti non trasportabili. Perirono tutti, massacrati, bruciati o sepolti dall'esplosione di un continguo deposito di polvere (alle proteste di Kellermann, de Vins rispose il 2 luglio promettendo inchieste, ma sottolineando la difficoltà di imporre ai croati regole più umane di quelle applicate su i fronti balcanici).
Lajro11da dei piemomesi (25 giugno) n successo austriaco fu però fortemente limitato dalla scarsa cooperazione di Colli , geloso della propria autonomia e probabilmente deciso a fare tutto il pos sibile per spostare il baricentro dell'offensiva alleata verso il colle di Tenda. Fatto sta che nella giornata del 25 l ' attenzione dei piemontesi si concentrò sulle modeste dimostrazioni compiute dalla Divisione Garnier nella va ll e di Sant'Anna e alle Terme di Vinadio, piuttosto che sul concorso all'attacco austriaco. Colli sparì per l'intera giornata. asserendo una improvvisa quanto passeggera malattia, dopo aver impartito ordini talmente vaghi ed equivoci che i colonnelli Pamparato e Colli di Fe li zzano non si mossero da Prariondo e Monte Sotta, convi nti che il loro intervento fosse previsto per l'indomani. anz.ichè per il 25.
Così i Granatieri Reali di Bcllegardc andarono a li ' assalto del Termine con l'unico appoggio di 2 cannoni che, tirando d ' infilata dal Bausset. smontarono le batterie delle due ridotte inferiori senza però poter colpi re la ridotta superiore. A ciò si aggiunsero le difficoltà del terreno che bloccarono alla prima terrazza il manipolo di rocciatori, formato da 40 croati e 80 cacciatori di Nizza. Monfenato e Real Alemanno: una sortita dei difensori valse poi a ricacciarli sul Bausset. Fallirono anche gli as- salti laterali dei Pionieri su Valdinferno e dei Granatieri di Esery sul Pi zzo d'Ormea e se ne attribuì la colpa al colonnello Palla vicini di Mombasiglio. comandante del Reggimento Mondovì. per non aver effettuato la prevista diversione in Val Casotto, consentendo al nemico di ricevere rinforzi dal Monte Berlino e di sloggiare i regi dal posto delle Frass ine.
Se non altro. la g iornata costò ai sa rdi perdite modeste: 19 morti, 16 prigionieri e 49 feriti. Furono decorati, per aver sa l vato i loro tenenti, Melusino "Coeur de Roi". granatiere di Chiablese e Viano, caporale dei Pionieri.
Febbricitante e in preda alla collera, de Vins sospettò Colli di aver intenzionalmente sabotato l' offensiva e il giorno seguente gli scrisse in tono assai risentito. ordinandogli perentoriamente di evitare ini ziative personali e di attenersi alle istruzioni ricevute. Diversamente dalla memorialistica e dalJa storiografia sabauda. anche gli ufficiali sardi addetti al lo stato maggiore di de Vins dettero torto a Colli. La sera stessa del25, dal campo di Madonna del Monte, Clermont scriveva a Cravanzana ''il parait que de son coté le baron Colli a toujours quelque raison pour ne pas auaquer" Il 27 San Marzano concludeva che non si poteva fare affidamento s ulla collaborazione di Colli, ma soltan to sull ' intervento delle due ftotte alleate.
La ritirata dell'ala destra francese (26-29 giugno)
In ogni modo la presa del Settepani e del San Giacomo KeUermann ad evacuare Vado. Per coprire lo sgancia mento di Laharpe, la notte sul 26 giugno Freytag e Masséna effettuarono diversioni s ul fianco austriaco e Joubert tentò di riprendere il Scttepani. Col favore delle tenebre Joubert catturò una compagnia. di croati, ma poi s i addentrò alla cieca per orridi valloni finendo in mezzo al grosso deJ nemico e soltanto a ste nt o e con g ravi perdite potè ritirarsi al Melogno, subito ass(Ùtato ed espugnato da Argenteau. Gravemente ferito, l'aiutante gene ral e Laserre ripiegò a Madonna della Neve, mentre Masséna accorreva a turare la falla con 4 battagHooi. senza poter però riprend ere la ridotta del Melogno. Per due giorni arsero scontri alterni, con 500 perdite per parte, finchè il 27 gi ugno Masséna fallì un nuovo sanguinoso altacco frontale cont ro la ridotta di Melog no e. co me meglio diremo tra poco, Coll i prese finalmente la Spinarda.
A Kellermann non restò allora c h e o rdinare la rìtirata, coperta dalla Divisione Freytag schierata dal Melogno al Finale. dove i francesi s i ma cchiarono di soprusi e atrocità contro la popolazione civi le. La notte s ul 28 giug n o Laharpe evacuò Vado mentre i magazzini di Voltri, Finale c Loano prendevano la strada di Montone. TI 28 Kellermann tenne consiglio di guerra ad Albenga. sta bilendo di anestaJsi su.Ue giogaie tra Ormea e Borghetto e, in caso di attacco, di ritirarsi oltre la Taggia. U 29 tutta l 'ala destra francese occupava le nuove posizioni di Termine, Intra.ppa, S.an B ernardo. Rocca Barbena, Toirano e Borghetto, minando il ponte del Nasino e attestandosi saldamente, con trincee e artiglierie, sulla dorsale montuosa deli'Eliceta, che divide la valle di Balestrino dalla pianura di Albenga. La cosiddetta "linea di B orghetto" aveva i capisaldi a Zuccarello, Spalla eli O·oce. Sambuco e Rocca Curaira. Senza tentare di inseguire il nemico. gli austriaci si limitarono a tallonarlo occupando le località via via evacuate, trovandovi molta farina e 20 vecchi cannoni abbandonati.
GUERRA PARALLELA O PACE SEPARATA?
Cinuti/e diversivo su Tenda (26 -27 giugno) li grosso entrò in azione il 27. anch'esso su tre colonne. Ma quella di sinistra ritardò l'assal to al Monte Arpiola e al Vaccari lc. lasciando quella di destra isolata di fronte al forte campo del Sabbione. Tentò l 'ass alto l'unità di testa. i Dragoni del Chiablese comandati da Chavannes: ma col favore della nebbia i francesi aggirarono la colonna, costringendola a sgo mbrare il Campanile e a ritirarsi a Limone. protetta in retroguardia dai volontari nizzardi di Chevillard che salvarono tutte le artiglierie: furono poi decorati i sergenti Deleuse e Bonsoldat, il caporale Saint- Laurent e il cacciatore Sant'Elena . Le perdite si limitarono a 72 uomini. incluso il cavalier di San Vittorio, capitano dei granatieri di Oneglia.
Nel secondo e terzo giorno di battag l ia il concorso dei piemontesi fu pii'• sostanziale, ma con modalità dalle quali traspare il preciso intento politico di ribadire la piena autonomia dell'Armata Austro-sarda . Al fianco di Coll i. improvvisamente guarito. intervenne infatti il principe di Carignano: non certo per esercitare il comando effettivo, ma per coprire Colli con la propria autorità di capitano generale non dipendente da de Vins. In secondo luogo, alle operazioni contro Termini e Spinarda, richiestegli da de Vins, Colli ne aggiunse di propria iniziativa altre due su Viozcne c Tenda. Ciò consentì inoltre di dare visibilità ai generali sardi in forza alla piccola Armata, cioè Latour, Montafia e Vitale.
Come fu poi concordemente riconosciuto da quegli stessi generali. situata allo sbocco della Val Corsaglia nella Val Negro ne. era i l vero punto strategico dal quale sarebbe stato possibile far collassare l'intero dispositivo francese dc ll ' Alta Val Tanaro, costringendo Kellennann a sgomberare Termini, Garessio, San Bernardo e Onnea. Ma l 'attacco del26 giugno fu una mera diversione effettuata da 2 compagnie di Torino e dei Pionieri contro il campo francese di Pizzo d'Ormea, in appoggio ai contemporanei attacchi di Latour contro i l colle di Termini e di Vitale contro quello di Tenda.
Quest'ultima operazione era di difficile riuscita e di dubbia utilità. dato che le sole forze sarde non potevano sfruttare l 'eve ntuale successo, mentre appariva assai improbabile che de Vins accettasse di rischiare quelle austriache per un'ince1ta offensiva lungo la Roia. Comunque l'avanguardia d i Vitale attaccò il 26 giugno: a sinistra 4 compagnie di Oneglia, 2 svizzere e 2 nizzarde contro i l Poggio del Vallon sopra Limonetto: a destra altre 2 di cacciator i e 1 di truppe leggere contro il Campanile. dove piazzarono 2 cannoni e i tiratori scelti de lle Truppe Leggiere (cavaliere Radicati) per battere d'infi lata la ridotta di Framosa. Intanto al centro 2 compagnie di granatieri, con 30 dragoni. minacciavano i posti di Santron e Buffa.
L 'attacco a Termini e lntrappa (26 g iugno )
La sera del 26 giugno, mentre Vitale combatteva a Framosa e Argenteau al Melogno, Latour risaliva il Casotto e la Valcalda con 2 .000 uomini per attaccare il colle di
Termini, difeso da Pe lle t ier con 5 battaglioni. A l primo assalto, sostenuto da 2 cannoni, i sardi presero una freccia sul pendio destro del colle, ma ne furono scacciati dal l ' immediato contrattacco dei granatieri francesi. Al le 22, forzate le opere a sinistra. un battag l ione sardo potè aggirare i l colle e asserragliarsi a l villaggio di Cassine . appostando i tiratori sui tetti, ma l ' intervento delle riserve nemiche, sostenute da 2 cannoni, lo costrinse a rip iegare ai piedi del colle. Intanto, all'altro capo della Valdinferno, mi ll e fucilieri di Piemonte combattevano all'arma bianca sulle tr i ncee di l ntrappa (Trappa): cessarono a mezzanotte, ritirandosi nel titto bosco di castagni, con SO perd ite e due nuovi decorat i, il capo rale Motiondo e il sergente Carena, già distintosi a To lone
La presa della Spìnarda ( 27
Durante la notte Montafia mise in atto il piano contro la Spinarda elaborato dal capitano di Stato Genera le de Brez, che i mpiegava 2.750 uomini: 600 lombardi (Belgioioso). 180 croati, 400 bernesi (Stettler), 160 nizzardi e 1.410 piemontesi (l o e 2° Cacciatori, l/2° Leggero e 6 compagnie di Acqui). Tuttavia, a causa della mancata ricognizione e degli errati calcoli delle distanze. una delle cinque colonne (Saluggia) giunse a cose fatte e altre due (Belgioioso e Leota rdi) srmtrrirono la strada. Leotardi, che doveva aggirare la Spinarda per tagliare la ritirata . potè comunque anestarsi su una posizione idonea, dopo aver catturato il piccolo presidio di Pian del Bergo.
Udite le poche fucilate, Colli di Feli zza no andò all'attacco col 1° cacciatori rinforzato dai croati e dai cacciatO ri di Oneglia, Nizza e Stcttler e, marciando per la cresta del monte , giunse inosservato sopra alla ridotta nemica. che era a gola aperta. Fatta un ·un ica sca rica a 60 passi, caricò alla baionetta e alle 5 del mattino era padrone della r idotta. Intanto, muovendo da ll a Balma, Stettler espugnava le tre frecce avanzate del fianco sin istro.
TI comandante francese. Gouvion, tentò allora di ripi ega re sul campo trincerato della Pianetta, ma si trovò la strada s barrata dai nizzardi e dal battaglione leggero di Leotardi. Lasciato un reparto a fronteggiarli, Gouvion si volse allora a contrattaccare Montafia che lo tallonava con Colli c Stctt ler. Ma alle 6. ve duti i fucilieri di Acqui e i cacciatori di Saluggia che spuntavano dalla valletta della Vetria, i francesi si s bandarono, riuscendo comunque a raggiungere l a Pianetta, nel frattempo rinforzata da Mas séna con 2 battaglioni freschi condotti dall'aiutante generale Sardon. Montafia ritenne di non aver forze sufficienti per attaccare quella posi z ione. ma potè respingere, dopo accaniti combattimenti . un ultimo tentativo di Gouvion di riprendere la Spinarda.
I sardi subirono 107 perdite ( 17 morti. 36 feriti e 49 prigionieri) contro 195 francesi ( 40 morti e feriti e 155 prigionieri. inclusi l capobattaglione e l O ufficiali). Guadagnarono la medaglia d'oro, entrando per primi alla Spinarda, i sergenti Maurizio Masséna dei cacciat.ori di Piemonte. Gastaldi di Ni?.za e Bosco di Oneg lia. Furono decorati inoltre il sergente Villata e il caporale Roux de i cacciato r i di Savoia nonchè il caporale Ecker di Stettler, per aver salvato il proprio colonnello ferito uccidendo un granatiere e catturando a sua vo l ta un ufficiale nemico.
I n realtà la presa della Spinarda era tutt'altro che risolutiva. perchè il nemico sbar- rava ancora fortemente la strada per la costa. arroccato al colle del Termine. a Mome Galero (Bric del Gallé o del Nasino) e al campo della P ianella. ma se non altro allentò un poco la grave tensione interalleata. Lo stesso de Vins ammise qualche reaustriaca nei recenti dissidi. ma nella sua relazione sulla battaglia del 25 - 27 giugno esaltò oltre misura i meriti degli ufficiali di co ll egamento piemontesi. marc hesi di Car ag l io e del Carretto di Camerana, con !"evidente scopo di po ter più l ibera mente ribadire le sue dure critic he alla scarsa co ll aborazione d i Co ll i, a l quale addossò l'intera responsabi lità del mancato consegui mento dell'obiettivo princi pale. Anche Argenteau magnificò i militari piemontesi al suo comando. chiamandoli "eroi c non soldati'' e citando in particolare gli aiutanti L uzerna c Rcbuffo e tre artiglieri. il tenente Daprotti. il cannoniere Materassa e il caporale Boccadoro. caduto. Oltre a Materassa, meritarono la medaglia anche i cannonieri Bis!>i. Arnaud e Ciollino e il caporale Gol zio.
Dal canto suo la propaganda sabauda amplificò anche le i>Caramucce svoltesi il 22 e 30 giugno al Col du Mont c a l Moncenisio. dove il corpo franco espugnò alcuni avamposti, senza poi poteri i difendere dal contr attacco de ll e riserve francesi. Azioni insignifican t i ma a n ch'esse ce lebrate da u na inconsueta pioggia di decorazion i: il capitano Patono e il tenente Palamcdc de Forbin ebbero due delle tre croci maurizianc concesse nel 1795 e ben dicci militari di truppa guadagnarono la medaglia: il sergente Canosio e il fuciliere Pclisscro di Nizza e i sergenti di Moriana Rarnbaud e Perrone per le azioni del 12 maggio al Col du Mont: i cacciatori di Aosta Breuil e Cluse c i soldati di Saluzzo Colombctti. Tancone. Boggio e Albano per quelle successive.
La presa di Garessio e la nuova linea austriaca (2-14/uxlio)
Toccava ora a C o ll i rep l icare coi fatti a ll e reiteratc accuse di de Vins. I l 2 e 3 l uglio i piemon tesi saggiarono invano il colle del San Bernardo. Più ampia operazione diresse il 5 luglio Latour. impegnando 5.000 uomini c IO pc:rt.i da montagna. MorozLO. con 600 fucilieri di Torino c 2 peni. fece deboli dimostrazioni a Viozene e al passo del Carlino. mentre Bellcgarde. con 1.500 granatieri c 2 cannoni. impegnava le Brigate Fiorella e Miollis al colle lnferno.lntaoto Montafia e Solaro della Chiusa scesero da P rariondo con la colonna principale- 3.000 uomini c 6 pezzi- ributtando gli avamposti di Albera e lntrappa. Preso Masino. a Sud del colle, Pelletier fu minacciato di accerchiamento e Sérurier si preparò a sgombrare Ormea.
Forzato il passo dell' l nfcrno, Bc ll cgarde già avvolgeva da sinistra i l battaglione Dallons della 46a Mezza Brigata, quando gi unse coi rinforzi i l capobattaglione Moll in de la Rivoire. Due cannoni da mon tagna in batteria ai Ferri n i b loccarono col tiro a scaglia l'ava nzata dei regi in Valdinferno. Solaro vi gettò contro il 2° e 10° granatieri, ma il colonnello Escry e il marchese d'Ormea. capitano dei granatieri di Torino, furono subito feriti dalla mitraglia. Ne approfittarono i granatie r i francesi contrartaccando alla baionetta. bravamente contrastati da quelli piemontesi. La mischia all'arma bianca si fino a none. e all'alba del6 il corpo franco potè asserragliarsi a Garessio, evacuata dal nemico. Ma era un effimero. perchè i principali avamposti dell'Alto Tanaro (Carlino, Viozcnc, Termini, Isola Perosa e P ianetta) restavano ancora saldamente in mano nemica.
Malgrado il valore dei soldati, il comando sardo fu stavolta alquanto avaro di riconoscimenti: Solaro scrisse nel rapporto c he tutti avrebbero meritato la medaglia e così il re la concesse soltanto al sottufficiale e al granatiere più anziani, che risultarono Novelli e Genoz, entrambi savoiardi. Decorati anche i gra nati e ri Claude Maréchal, Vallet "Bea us ejou r", Bouvier e Brun "Sans Quanier" per aver salvato Esery e Ormea. Il sergente Charrier ("Beltleur") dei Granatieri R eali, già decorato di medaglia d'argento in Savoia. ebbe quella d'oro per essere ent ra to per primo nella ridotta nemica catt urando un capita no e 4 granatier i nemici (nonchè per il valore mostrato il 25 giugno 1795 durante l 'attacco al co ll e della Mulatera). Il sergente "L' Amour" c il granatiere Mazzone, che lo accompagnavano alla Spinarda, ebbero la medaglia d'argento: altre quattro toccarono al sergente Puché e ai soldati Becchio, Micca e Aotremont.
Comunque il mezzo successo sardo consentì agli alleati di avanzare, tra mille precauzioni, su un a nuova linea che f ronteggiava le posizioni francesi . Intervenne in supporto indiretto anche la poderosa squadra inglese, fo rte di 23 vascell i (inclusi Gui1·cardo e Sannita), 3 fregate e 6 unità minori. IIJ3 luglio. presso l'Isola di Hières, sei vasce lli (Victory da 100, Blenheim da 90, Cumberland, Culloden, Captain e Defence da 74) attaccarono l a squadra francese. Lo scontro si risolse in un semp li ce scambio di cannonate, con un centinaio di perdite francesi contro 11 morti e 28 feriti inglesi. perchè, con grande disappunto dei suoi ufficiali. Hotham non volle approfittare del successo.
Il 14 1uglio Colli si attestò tra Garessio, San Bernardo, La Cianca, Monte Lingo e Bardineto. Argenteau al Bricco del Caplin. il corpo franco Gyulaj sul contrafforte tra Bardineto e Loano (Monte Carmo. Giogo di Toirano e Rocca Barbena), Cantù sulle alture di Giustenice e Pittony tra Boissano e Loano, con 2 battaglioni a Pietra Ligure e Fina le e la cavalleria austro-napoletana accampata tra Vado e Zinola. Pochi giorni dopo de Vins spiccò la Brigata Cantù a saggiare gli avamposti francesi dello Zuccarello e, il 29, quelli di Toirano, strenuamente difesi da Laharpe. Dopo di allora , per quasi due mesi, il fronte austro-francese rimase del tutto tranquillo, mentre de Yins cercava pretesti per occupare Savona c ammassava attrezz i e gabbioni per l'eventuale assedio del Priamar.
Il rifiuto della mediazione spagnola (22 luglio- 7 agosto)
Il 22 lu glio Hochc otteneva la resa dei 3.000 emigrati sbarcati a Quiberon e, dopo la Toscana, la Prussia e l'Olanda, anche la Spagna firmava, a Basilea, la pace separata. Questa notizia. che de Yìns cercò inizialmente di nascondere alle truppe, produsse effetti importanti sul piano militare. Infatti, eta un lato rialzò il morale dei francesi, inducendoli a temporeggiare nella certezza di poter pre s to ricevere rinforzi recuperati dal fronte dei Pirenei. Dall'altro lato indusse negli austriaci. e soprattutto in de Yins, l'illusione che i francesi non avrebbero più preso altre iniziative militari essendo inten z ionati a conc l udere la pace anche con Vienna.
Sul piano diplomatico la pace di Basilea impegnava la Spagna ad offrire al le tre corti italiane imparentate con la dinastia borbonica, Napoli, Parma e Torino, la propria mediazione per indurle a negoziare anch'esse la pace separata con la Francia.
B enchè Vi ttorio Amedeo fosse contrariato dall ' offerta di mediazione avanzata dall'ambasciatore spagnolo Ull oa, fin) per cedere alle insistenti richieste del principe di Piemonte, succube dell'arcivescovo e capofila del le "colombe", accettando di sottoperla al Consiglio della corona e convocando il 7 agosto i principi del sangue. l'arcivescovo i ministri e i marchesi di Alba retto, negoziatore dell 'accordo di Va!enziana e garante dell'alleanza austriaca, e de Sylva. scrittore militare in viso al ministro Cravanzana e ai cortigiani per la propria sincerità ma proprio per questo apprezzato dal re, che l'aveva spedito di recente ad ispezionare il fronte.
Fu de Sylva a consigliare la pace, sostenendo che l'esercito era a pezzi e che lo stesso trattato di Valenziana aveva ratificato la decisione austriaca d i limitarsi alla stretta difesa della L ombardia. evi tando qualunque deciso impegno in Piemonte. Concluse che bisognava cogliere l 'occas ione della pace prima che l'inevitabile offensiva francese su l Genovesato togliesse a Torino qualunque spazio negoziale. li parere di de Sylva fe.ce molta impressione, anche perchè confe rm ava la s ua nota indi pendenza di giudizio, soprattutto considerando l 'am icizia personale che Io un iva a molti ufficiali austriaci. in particolare Strasso ldo.
No n bastò tuttavia ad ammorbidire l ' intransigenza dei " falchi". Il duca d'Aos ta . evita nd o una polemica diretta con l'erede al trono. lasciò ad Albaretto il compito di perorare con partico lare calore la prosecuzione della guena Albaretto magnificò il valore dei soldati subalpini, ingigantì le diffico lt à logist i che del nem ico, sosten ne che i ma lin tesi del passato s i potevano s uperare. che g li austriaci promettevano un maggiore impegno e che non si poteva più dubitare della loro buona fede, dopo tanto sangue sparso sul fronte dell'Appennino . che era fo lli a contare sulla lealtà di un regime ateo e regicida .
Erano gli argomenti che consentirono al re di respingere la mediazione spagnola. M a ne l contempo il Consiglio confermò unanime la fiducia a Colli. dandogli piena facoltà di discutere gl i ordini del generalissimo e anzi incaricandolo di propo rre a dc Vins un p iano alternativo per riprendere Tenda e il Nizzardo.
Il contrasto tra Co/li e de Vins (8- 20 agosto)
Intanto de V in s spediva a Colli vari piani elaborati dal colonnello Simbschcn c tutti rifiutati da l comandante austro-sardo perchè ritenuti troppo azzardati oppure troppo ambiziosi in rappotto alle scarse forze disponibili. Così, pur dichiarando al re di non ave re alcun contrasto personale col generalissimo e di essere pienamente disposto a cooperare, Colli rifiutò dapprima la proposta di un 'offensiva collaterale s u Viozene. poi quella di una principale su Tenda appoggiata dal solo Argenteau. Chiese invece, attenendolo. un rinforzo di 1.500 cavalli austro-napoletani da schierare a Saluz zo e Verzuo lo per coprire gli sbocchi dalle Valli del Po e propose in alternativa di far massa su Te nd a, con l' obiett ivo di rioccupare le precedenti posizioni di Raus, Authion, Briga , Marta e Collardente.
II piano, trasmesso l' 8 agosto . prevedeva di sfo ndare di sorpresa ai colli di Pertiga l e Sabbione per impad ronirsi dei due contrafforti tra i valloni di Tenda e Castorin e di Riofreddo e Briga, in modo da circondare il campo trincerato nemico. P er eseg uirl o accorrevano 15.000 uomini (i l triplo dei francesi). inc l usa una colonna centra- le di 1.800 che doveva essere comanda ta proprio da Albaretto. Ma le forLe piemontesi impiegabili per l'opcrationc ( 10.700) non erano s ufficienti e Colli chiese un rinforzo di 4.000 austriaci. inclusi 600 croati, 300 ulani c 360 napoletani. De Vins g lieli promise ma appena due g iorni dopo annullò l'ordine di partenza dei rinforLi, costringendo Colli acl archiviare l'impresa.
Frattanto de Vins andava spesso a trovare Nclson a bordo della frega ta ammirag li a, discutendo con lui l a questione, sempre più astratta. dello sbarco alle spa ll e del nemico. Nelson si offriva eli sbarcare 5.000 austriaci a San Remo. in concomitanza con una duplice offensiva su Tenda e Albenga. mentre il genera lissimo, senza voler arrischiare un solo soldato austriaco, pretendeva c he Drake o rdinasse a Hotham di sba rcare 5.000 inglesi nella rada di San Lorenzo per sollevare la Provenza e trasformarla in una seconda Vandea. Ma intanto si godeva tranquillo gli agi della sua villa del Leggi no. perchè. come San Marzano scriveva al re. de Vins considerava ormai prossima la pace. Probabilmente il generalissimo aveva sentore di una iniziativa auche ill8 agosto si tradusse nella proposta di mediazione avanzata dalla Danimarca, per conto di Austria c Impero, per convocare ad Augusta una conferenza di pace: proposta tardiva, che Parigi ovviamente respinse.
Mentre si discutevano questi progetti, le truppe sarde saggiavano le linee nemic he. TI 9 agosto le milizie dci capitani Belmond e Roasc nda fece ro 23 prigionieri ai posti nemici di Santo Stefano c Ponte Alto. L' 11, al campo del Sabbione il valoroso capitano francese Gardann e respinse con gravissime perdite l'assalto di 300 nizzardi g uidati da Chevillard. Subito dopo. senza neppure prendere in esame il contropiano di Colli. de Vìns gli ordinò di attaccare Viozene con 22 battaglioni. informandolo che Argenteau !"avrebbe appoggiato investendo Ormea con altri 3 battaglioni sardi e 4 austriaci. Neppure questa volta Colli accettò di obbedire al genera lissimo: e, con lo sco po evidente di ottenere una copertura tecnica e soprauutto politica del suo ammutinamento, invitò tre dei quattro general i sa rdi suoi diretti subordinati, cioè Montafia, So laro c, più importante di tutti. il principe di Ca ri g nan o. ad espr im ere le proprie valutazioni comparative circa i due piani d'attacco alternativi. quello di Simbschen su Viozene e il proprio su Tenda, verosimilmente ispirato dall'unico generale non formalmente consultato, cioè Latour.
Tutti e tre bocciarono il piano Simbschen. ma Solaro espresse parere negativo anche s ul piano Colli-Latour. osservando che prendere Tenda era del tutto inutile. dal momento che non si poteva mantenere dopo le prime nevicate. Gli altri due generali lo approvarono . ma soltan to in mancanza di meglio: infatti giudicavano entrambi che il vero obiettivo pagante sa rebbe sta to Viozene, ma secondo Carignano non c'erano forze sufficienti, mentre Montafia aggiunse che bisognava occuparl o il 25 giugno . quando g l i austriaci impegnavano il nemico al Settepani e a l Melog no, e che ormai era troppo tardi per riuscirei. Ottenuti i tre pareri. c ordinato a l capitano Bonneaud di rccapitarne copia a de Vi ns. ma senza attenderne ri sposta, Colli iniziò l 'attuazione del proprio piano. A procurargli la copertura politica provvide intanto Latour. il quale. tornando da Saluuo dopo avervi acquartierato la cavalleria alleata. trovò il modo di abboccarsi direttamente con il re e di convincerlo ad approvare l'offensi va su Tenda. Com ·era prevedibile, dc Vins rifiutò ogni concorso. sostenendo di non poter avanzare senza prima aver preso Savona. Aggiunse inoltre che l'unico parere giusto era quello di Montafia, ribadendo che la mancata pre sa eli Viozcne si doveva imputare alla non cooperazione sarda.
L'inwile spallata su Tenda ( 17- 21 agosto)
Il 17 agosto 200 tra miliziani e cacciatori del Genevese e d'Ivrea effettuarono un colpo di mano al Monginevro. TI capitano Costa fece 50 prigionieri ai posti desCoches e dell'Uovo, ma dovette liberarli quando, proseguendo per Clavières, fu intercettato dalle riserve nenùche e respinto su Cesana Fu decorato il caporale "Lafleur", cbe aveva effettuato la ricognizione dei posti nemici.
L'operazione su Tenda seguì il 21 agosto, col sostegno indiretto di una debo le dimostrazione fatta da Provera nella valle del Queyras . A comandare il velleitario attacco fu naturalmente Latour, con appena 4.600 uomini suddivisi in 4 colonne. Due, di 1.400 e 1.000 uonùni, dovevano scendere nell'Alta Vesubia dal Ciot della Sella e dai colli San Martino e delle Finestre occupando San Martino di Lantosca e Roccabigliera. Altri 1.200 dovevano attaccare il colle di Tenda verso Colla Rossa e 1.000, partiti da Chiusa Pesio, forzare il passo del Car lino. Ma l" operazione abortì in poche ore. A San Martino e alle Finestre, Garnier e l'84a Mezza Brigata sbarrarono il passo alla Yesubia; il generale Dallemagne respinse gli assalti sardi a Colla Rossa e Framosa e la colonna della Val Pesio si perse fra le nevi.
Due bartaglioni prigionieri al Monginevro (30 agosto)
11 30 agosto anche il duca d'Aosta attaccò in forze il Monginevro. Il piano, redatto dal suo capo di stato maggiore, colonnello Ignazio Thaon di Revel, impiegava 3 .000 uonùni, di cui nùlle in riserva a Cesana. Tuttavia 500, che dovevano attaccare Borget e La Calce, sbagliarono strada a causa del nebbione e soltanto la colonna del Sestriere e Rouliers, formata da 700 granatieri del tenente colonnello D' Allemagne (6° e 7°) riuscì a raggiungere la posizione d'attacco di Bausson. Di qui dette l'assalto, più volte prendendoli e perdendoli, ai posti delle Coches e dell'Uovo, strenuamente difesi dai 140 granatieri del capobattagl ione Labafour.
Entrambi feriti, D' Allemagne e il capitano Koun furono infine salvati dal sergente Muraglia dei granatieri di Nizza, dal granatiere d'Aosta Francesco Berruti dj Cunico e dai granatieri di Royal-Allemand Weisenburg e Ostenwald. tedeschi eRadowitz polacco. tutti perciò decorati di medaglia d'argento. In seguito furono decorati anche il granatiere reale "Cocur Contcnt", il sergente "Oddiard" (O'Dyard?) e il cacciatore Gauthier Nelle file nenùche si distinse particolarmente il sergente Jennerie che , appostatosi con altri 6 cacciatori, liberò 21 prigionieri francesi catturando a sua volta la scorta di 30 piemontesi.
Una terza colonna di 800 fucilieri eli Aosta e Genevese. che da Ulzio doveva aggirare lo Chaberton e calare dal Fenile su Clavières, fu rallentata dalla morte del tenente colonnello de Chevilly, colpito da apoplessia durante la marcia e sostituito dal maggiore Ricca dj Castelvecchio. Così il nenùco. allertato dai valligiani , ebbe il tempo di fermarla. Un improvviso uragano impedì a Revel di accorrere da Cesana con la riserva. ma non al generale Yallette di sopraggiungere da Briançon con 3.000 france- c catturare Ricca con la maggior parte della sua colonna. Furono i capitani Bricherasio e Montezemolo a salvare il resto. lasciando in retroguardia una ventina di uomini coi sergenti Fordo e Ma sséna (secondo Pinelli sarebbe lo stesso Maurizio già decorato alla Spinarda, che suppone dunque passato. nel frattempo. dai cacciatori di Piemonte ai fucilieri d'Aosta).
Martan;:,a tra Stura e Vesuhia (30 agosto - 2 sellemb re)
Lo stesso 30 agosto. altre sanguinose incursioni si svolsero nelle valli Stura e Gesso. Un battaglione grigionc a!-.saltò invano San B emovi. con gravissime perdite. inclusi un maggiore e 6 ufficiali. Intanto Bonneaud, appena promosso maggiore, sorprese il posto di Ciriega. Gli arditi non facevano prigionieri: scannarono meticolosamente. per risparmiare le cartucce. tutti i 300 granatieri e 12 cannonieri catturati Ma lo stesso uragano che bloccava Revel a Cesana. gli impedì di fare altrettanto aFremamorta. Smarrita la strada e bloccato sulle cime senza viver i. avendo rinunciato ag li zaini per essere più ce le re. a ll e otto di se ra del l 0 settemb re si ritrovò in fondo al vallone di Rio Salese. chiuso da ogni parte da orridi precipizi. Erano 300. quasi tutti emigrati francesi o nizzardi: quanti ancora giovineZ7a o codardia legavano alla vita. Bonneaud li lasciò liberi di cercarsi la strada del ritorno. Metà lo seguirono. sfida al des tin o o istinto gregario. nel torbido gorgo della sete di morte. Guadagnarono nelle tenebre il passo per la Vcsubia. incuranti dei camerati inghiottiti dai precipizi. A notte fonda furono alle case di San Martino. non sospettando che davano riparo a ben mille francesi. B onneaud vi entrò per primo. al fianco di Prct-à-Boire··. lordo del di tre sentinelle: per un soffio non ebbe la vita di Séruricr. salvatosi da una finestra.
Grazie alle tenebre. audacia c soprcsa prevalsero su l numero. Soltanto l'alba permise ai francesi, scampati a l massacro notturno, di rannodarsi fuori del villaggio. Ma quando la luce mostrò dalle uniformi quale reparto avessero di fronte. esplose inesorabile la vendetta repubblicana. Vano fu ai traditori della nazione l" unico cannone cattu rato. Unica speranza fu morire con l" arma in pugno. come il sonotenente onegliese Giriadeni. L'ultimo fu Bonneaud: sparava con la carabina. dietro mucchi di cadaveri. con la gamba sfracellata da un colpo di falconctto. accanto la pistola che infine usò contro sé stesso. Il diavolo ne riserbò alcuni a nuove imprese e peggior so rte: scamparono per Bollcna, quasi tutti gravemente feriti. come raiutante maggiore Martinel e, naturalmente. " Prct-à-boire"'. Unico decorato, gli serviva il soprassoldo per li bare alla memoria dci camerati caduti.
L'ultimo al/LICeo austriaco ( 15 - 19 settembre)
Dopo sei settimane di inattività. de Vins cercò di riprendere l'iniziativa. ottenendo di poter rimpiazzare 6.000 feriti. malati e meno validi con truppe fresche, con le quali volle attaccare direttamente lo Zuccarello. perno dello schie ramento francese. La posizione. comandata dali" aiutante generale Saint-Hilairc. era coperta dalle cime dci Due Fratelli ( R occa Curaira). munite di una formidabile batteria detta Petit Gi- bra/tar. Per neutraliuarla. a metà '>Cttembre gli austriaci eressero a Sambuco una balleria avanzata. servita dagli artiglieri piemontesi.
Benchè mascherati. i lavori non sfuggirono all'osserv<Vionc francese. segnalando a Masséna le intenzioni del nemico. Di conseguenza non si lasciò ingannare dalle vistose evoluzioni sul litorale fatte da Wallis il 18 settembre né cog li ere impreparato quando, ali 'alba de119. la batteria di Sambuco aperse il fuo<..:o c i croati di Argenteau assaltarono gli avamposti dci Due fratelli. Gli artiglieri piemontesi s pararono più di mille <..:a nnonate contro l a batteria avversaria. Ma l'eroica resistenza del tenente Jalabert. che tenne la ridotta a vantata con appena 60 uomini. dette tempo a Saint Hilaire di spiccare sulla sinistra dei croati un battaglione che. sbucato dalla nebbia. ne mas-;acrò parecchi. Anche il successivo intervento di Liptay. coi granatieri Strassoldo e il Reggimento Nadasdy (IR 39). fu respinto dal contrattacco di Saint-Hilaire, che inseguì gli ungheresi fin sotto il Sambuco. lrrilevanti furono le fiacche dimostrazioni di Montafia a Ponte di Nava e di Wallis sulla costa. e le perdite della giornata furono di 417 austriaci contro 150 francesi.
GuERRA o' usuRA
ùt flottiglia corsara di Finale e il blocco del traffico mariuimo
Nel frattempo gli alleati avevano armato nel porto di Finale alcune unità corsare. riprendendo l'attività sospesa nell'aprile 1794 a seguito delroccupazione francese di Oneglia. L'elemento principale della piccola squadra era un brigantino da J6 o 18 cannoni armato dal capitano di fregata Mattone di Benevello c dal tenente di vascello dc May ed equipaggiato dai marinai del campo di Ceva, che Nelson aveva invano proposto di utilizzare per sos tenere r avanzat a lungo la costa. Sperando di ricavarne un profitto personale. de Yins preferì infatti destinare il brigantino alla guerra da corsa. rilasciandogli egli stesso la relativa patente.
Sulla base dei giudit.i espressi da Pinelli e dalla memorialistica sabauda. vari autori più recenti (come. nel 1939 e 1940. R oberto Bergadani e Angiolo B iancotti) seri' ono che de Yins si disinteressò del fronte terrestre per dedicarsi interamente alla nottiglia di Finale, col prcci:.o c unico scopo di arricchirsi intascando le tangenti sulla vendi ta delle prede e sulla concessione dei "biglietti di marca", cioè dci salvacondotti per il traffico consentito. Il fatto che de Vins ne traesse un profitto personale, enfatizLato da fonti a lui ostil i, va in ogn i caso valutato seco nd o i criteri morali e amministrativi dell'epoca, ovunque assai indulgenti nei confronti del peculato e dell'interesse privato in atti d'ufticio. soprattutto se commessi dai comandanti in capo.
In oltre le pie invettive nazionaliste contro la barbarica pirateria di Stato austriaca sembrano dimenticare che i comandandanti della flottiglia di Finale altri non erano se non Mattone di Benevello. Comes e Demay. cioè i più famosi e celebrati corsari di Oneglia.le cui patenti non reca' ano la firma di de Vi ns. ma quella di Vittorio Amedeo. E' vero che San Marrano. nei suoi rapporti al re. biasimava l'avidità e la manstile degli austriaci. in particolare Turckheim e de Yins ("ici on fai t /'enca11 d es prises, !es générauxfontles sécretaires et Wl capitaine fai t/es jo11ctions de crieur de ville''): ma se chiedeva al re di urgentemente un legale. non era certo per mettere sotto processo i generali austriaci, bensì per controllare la ripartitione dei ricavi ed esigere i l rispetto della norma concordata con l'Austria che riservava al regio erario il quinto dei profitti. E il ministro Cravanzana racco mandava di imporre a tutti i corsari l'u so della bandiera sabauda, misura che definiva se non altro "onorevole", benchè "non lucrativa". dato che non si faceva illusioni sulla possibilità di inca<;sare davvero la prescritta quota erariale. l contraccolpi sul commercio lione:,e e sulla politica estera sabauda
In secondo luogo non era soltanto de Vins a calpestare allegramente sovranità e diritti sabaudi. Lo faceva anche Nelson, comandante della Divisione di legni leggeri (incluse le ga leotte napoletane ) c he co ncorreva attivamente al blocco merca ntil e, non riconoscendo altri biglietti di marca se non quelli emessi a Genova dall'ambasciatore inglese Drakc c confiscando impietosamente anche merci e navigli garantiti dallo stesso de Vins.
Quanto allo scopo della guerra di corsa può ben dar..,i che dc Vim. perseguisse esclusivamente il profitto personale. ma non si può negare che il blocco non danneggiasse doppiamente il nemi co. Infatti, per mancan za di numerario. i francesi pagavano in natura il g rano importato da Genova, e perciò ri sc hiavano non so ltanto di perdere il grano. ma anche le merci sped ite in anticipo a Genova.
In breve tempo l'Armata d'Italia. in uno spazio ristretto e in gran parte alpestre. già spogliato di ogni risorsa alimentare e monetaria, dovette ridursi a sequestrare il grano appe na mietuto e ad eseguire in proprio le lavorazioni successive, per evitare il rischio che i contadini a imboscarlo per provvedere ai fabbisogno alimentare delle proprie famiglie. Il comando dell'Armata informava la Convenzione che i so ldati erano lettera lmente alla fame e che in mancanza di rifornimenti sarebbe stato costretto a tollerare il libero saccheggio e la devastazione del territorio occupato. pur formalmente vietati dalle leggi di guerra francesi. L'unica conso lazione fu lo <;car-,o successo della campagna messa in atto dagli alleati per favorire le diserzioni nemiche. offrendo paga doppia e aprendo a Mondovì un centro di infiltrazione. propaganda e assistenza diretto dal francese D' Autuy, già capitano dell'Armata Reale .
Indu bbiamente la guerra di corsa deteriorava ulteriormente le già difficili relazioni austro-genovesi. Rispondendo alle rimostranze del senato. de Vins riconosceva sia il danno sofferto dal porto di Genova sia quello più acuto e immediato subito dai civili residenti nel territorio occupato dai francesi. Ma rifiutava anche l'invi o umanitario di vettovag li e . sostenendo non senza buone ragioni che in ogni caso i viveri destinati alla popolazione civile stati subito sequestrati dagli occupanti per l'esigen7a prioritaria di sfamare i loro soldati. con l'unico risultato di prolungare la guerra c l'occupaLione di territori che la Repu bblica non a\ eva saputo o voluto difendere.
Ma il vero problema era che la ripresa della guerra di corsa aveva bloccato anche le importazioni dalla Francia (il 2 gennaio 1795 la Convenz ione aveva infatti ripristinato la libertà di commercio). in particolare quelle di materie prime lionesi per l'industria piemontese, che fino a!restate 1795, malgrado lo stato di guerra. continuavano ad essere regolarmente trasportate via Marsiglia e Genova. De Yins infatti dovette occuparsi del problema, suggerendo a Vittorio Amedeo di concordare con le ditte esportatrici un itinerario alternativo attraverso uno dei valichi della Valle Stura.
E' tuttavia lecito ipotizzare che la questione abbia avuto retroscena e conseguenze politiche più complessi. Infatti non si deve dimenticare che l'innucnte massoneria templare rorinese. in grado di indirizzare la politica estera e le conseguenti decisioni strategiche e operative, continuava a dipendere dalla casa madre di Lione, fondata proprio da uno dei massimi esportatori dci prodotti lionesi. Dovremo ricordarci di questo fattore quando esamineremo l'ambiguo comportamento tenuto da Colli durante la terza battaglia di Loano c soprattutto le sbalorditive modalità della sconfitta finale.
Le opera;:.ioni costiere
Per reagire al blocco. il 23 settembre 4 tartane e 4 cannoniere francesi effcttuaro<;U Loano. bombardando le installazioni portuali e costringendo le truppe austriache a ritirarsi sulle colline e de Yinl> ad abbandonare il quartier generale. Le fregate inglesi non poterono intervenire. dalla maggior gittata delle batterie coMierc francesi di Borghetto L'incursione fu inoltre appoggiata da un assalto diversivo di Mio11is che fece 3 morti e 10 feriti tra i cacciatori di guardia al posto di lntrappa.
In seguito il compito aggiuntivo di pareggiare i conti con le cannoniere francesi fu attribuito alla 5a Divisione galeotte napoletane (Manco Correale e Carlo Vicuna). già aggregata alla Di visione di per scortare il rifornimento marittimo delle forLe austro-\arde molestato dai corsari franco-genovesi. Ma le galeotte c le fregate di Nclson furono poi efficacemente contrastate dai pochi vascelli dell'ammiraglio Martin. che riuscì in tal modo a ripristinare i collegamenti marittimi Genova - Marsiglia.
A metà novembre il nuovo comandante francese Schércr accettò la proposta di un disertore austriaco di origine il maggiore Tauffered. di effcuuare uno sbarco a Yoltri per impadronir<;i dei proventi della guerra di corsa i vi da de Vi ns. Eludendo abilmente la sorveglianza nemica. una corvetta francese sbarcò 600 uomini. che sarebbe ro bastati quel giorno non fosse transitata da Yoltri una colonna di 1.500 rinforzi austriaci. Subito-contrattaccati, i francesi poterono a stento reimbarcarsi. perdendo però la retroguardia di 60 uomini. Il traditore ebbe la sfortuna di trovarsi fra i prigionieri: ricono sciuto, fu subito trasferito a Yienna e fucilato.