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LA STRATEGIA FRA ' CESE
L'Eldorado di Ceracchi
Durante l 'estate dal 1795 una grande quantità di memoria! i c proposte concernenti il fro nte italiano si rovesciò sui tavoli dei ministeri parigini. Parecchi li scrisse. aiutato dal suo amico Servicr, lo sc ultore romano Giuseppe Cc racchi ( 1751-180 l ) appena tornato a Parigi dagli Stati Uniti dopo la definitiva bocciatura del suo progetto di monumento alla Libertà. Secondo lui bisognava colpire il papa, anima nera della g uerra. e risanare le finanLe con l'oro e l'argento ammassati nello Stato pontllicio. Solo il tesoro di Loreto valeva 15 milioni di scudi romani. ossia 75 milioni di lire tornesi. Ma soltanto Roma avrebbe fruttato 2 miliardi e un quarto di lire, l'intero stato il triplo, i palazzi dei prelati addirittura 2 o 300 miliardi. La Francia doveva dunque marciare subito su Roma, dando la libertà agli italiani e la felicità all'Europa.
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Come? Anzitutto. bisognava imporre un tributo ai banchieri genovesi, tanto per le prime spese . Poi si dovevano battere g li a ustriaci a Torto na, s postando! i gius to quel tanto che serviva a far s filare un corpo d'armata per Panna. Nel frattempo spedire "sans bruir" 5.000 uomini per la Riviera ligure ad occupare Livorno in modo da scansare anche gli inglesi. A quel punto. chiedere il passo al granduca. sennò botte. Infine marciare per Perugia e Viterbo. fra il tripudio dei cadetti. dei nobili rovinati. dei borghesi. degli artigiani. degli operai. A volgere in fuga l'armata dei preti ci avrebbero pensato le donne. anelanti di insorgere contro l'infame legge del celibato. Il tutto in due settimane. Natu ralmente all'armata accorrevano una tipografia ambulante per i proclami des tinati a rassicurare la popolazione e buon nerbo di commissari italiani capaci di scovare i tesori preteschi. Sottinteso che un posto era per il ge ne roso Ccracchi.
Alle dame g iacobine sembrava Plutarco. Ne l 1798, rivendicando la paternit à dell a vitto ri a di Bonaparte. pretendeva a tutti i cos ti dalla R epubb lica R omana un simbolico indennizzo di 296.400 sc udi romani. l milion e e mezzo di lire, per la subita ··persecuzione papale". Prima della guerra con quella cifra il papa ci pagava l'esercito per un intero anno. Ma in fondo era appena il mezzo per mille dell'Eldorado regalato da Ceracchi
l piani militari di Parigi
L'interesse finanziario non era iiTilevante nei piani frances i per l'Italia, dato che poi l'occupazione della Penisola fruttò. so ltanto nel secondo semestre del 1796. ben 60 mili o ni di franchi. Ma, naturalmente. gli obiettivi militari seguiva no una grammatica dit:. ferente da quelli finanziari. Ali 'opposto dei suggerimenti di Ceracchi. i Mémoires su ll'Armata d'Italia approntati dal Bureau Topographique c ai quali aveva lavorato anche Bonaparte. avevano chiaramente individuato nella piaZLafone di Ceva l'obiettivo strategico prioritario. Caduta Ceva. il Pi emonte avrebbe accettato la pace separata e forse l'alleanza con la Francia. Sfruttando le risorse della pianura piemontese. in due mesi l'Armata d'Italia avrebbe potuto prendere Milano , Mantova e il Tirolo. per riunirsi poi in Baviera con l 'A rmata dell'Alto Reno c marciare intine su Vienna c imporre la pace.
ripetendo in sostanza il piano franco - bavarese fallito nel 1703. L'invasione dell'Italia, come quella delia Baviera, era programmata esclus ivamente per ragioni militari, fissando come unico obiettivo politico l'espulsione dell'Austria dalla Lombardia, che pettanto avrebbe dovuto essere ceduta a Torino a compenso dci teJTitori annessi alla Francia e della cooperazione piemontese contro l' Austria. I documenti affermavano infatti che "la natura ha limitato la Francia alle Alpi, ma ha anche limitato l'Impero al Tirolo".
Da Ke/lermann a Schérer
Vista dal fronte, però, l' impresa era meno facile di quanto la facessero a Parigi. Kellermann aveva già irritato il Comitato di Salute Pubblica con le con tinue richieste di rinforzi e rifornimenti. A settembre peggiorò le cose inviando a Parigi un piano elaborato assieme al capo di stato maggiore Berthier e basato su criteri diversi da quelli g ià s tabiliti dall'Ufficio topografico. Infatti, invece di arrivare a Ceva sfondando lo sbarramento del Tanaro, Kellermann proponeva di aggirarlo da sinistra per le Valli Ellero e Pesio, con attacchi di supporto su Spinarda e Loano. Per tutta risposta gli gi un se l'ordine del Comitato che separava nuovamente il comando delle due Armate meridionali, !asciandogli soltanto quello dell'Armata delle Alpi e affidando nuovamente a Schérer quella d'Italia.
Benchè i progressi della logistica avessero accresciuto la mobilità degli eserciti e allungato i cicli operativi rispetto all'epoca delle guerre di successione, un successo conseg uito alle soglie dell'inverno anzichè all'inizio della primavera, avrebbe sicuramente attenuato gli effetti politici e strategici che i Mémoires attribuivano alla conquista di Ceva. Sotto l 'aspetto tattico, poi, prendere una piazzaforte poderosa come Ceva senza artiglieria pesante, con la sola fanteria, per di più lacera, affamata e con le munizioni contate. era un'impresa quasi disperata.
Ma, cons iderata l'u sura determinata dal blocco alleato, l'Armata non poteva svernare sulle posizioni occupate: non c'era altra alternativa che ritirarsi in Provenza oppure attaccare, per ristabilire i collegamenti costieri con Genova e impadronirsi dei magazzini di Ceva. Così, affidato il comando ad un uomo che riteneva meno esi tante di Kellermann, il governo gli concesse le truppe fresche reeuperate dai fronti ormai pacificati. 6.000 uomini dal Reno e 10.000 dai Pirenei.
Erano questi ultimi la Divisione Augereau, cui erano aggregate, per pareggiare i conti con croati e barbetti, due compagnie di micheletti catalani. Mentre la Di vis ion e entrava in linea nel settore di Borghetto, già il 2 ottobre la Brigata Victor potè fare un'incursione contro la poderosa batteria del Castellazzo sopra Toirano. Mancò tuttavia la sorpresa, perchè gli austriaci, allertati da premature fucilate francesi, riuscirono ad elude re l'accerchiamento perdendo soltanto 20 morti e 40 prigionieri. mentre g li a11iglieti piemontesi del capitano Vola riuscirono a mettere in salvo i pezzi.
Le operazioni sulle Alpi occidentali
Anche questa volta Kellermann ricambiò con la lealtà alla nazione l'ingratitudine dell' oligarchia. Non soltanto accettò senza discutere la semidestituzione decretata nei s uoi confronti. ma svo lse il nuovo incarico in modo da assicurare il massimo sostegno al successo di Schérer.
Co no sceva assai bene il fronte alpino e l'aveva di recente ispezionato per concordare col generale Moulins una se ri e di ope r azioni diversive a sostegno dell'offensiva principale (ne l co rso dell'ispezione, Kellermann era sfuggito per poco ad un agguato dei barbetti: una brutta esperienza che l'aveva convinto a decretarne l'immediata esec uzione in caso di cattura). Dal s uo nuovo quartier ge nera le di Chambéry, Kellermann fece dunque impegnare quasi quotidianamente le posizioni sarde, in modo da impedire ogni trasferimento di nuppe dal fronte occ identale a quello meridionale.
Durante il mese di ottobre, finchè le abbondanti nevicate non imposero la tregua, va ri e scaramucce si svolsero nelle va lli Pellice, Dora, Stura e Maira. 1114, nel settore dci Mon cenisio il generale Foumier costrinse i sardi a ripiegare, con 80 perdite. su Novalesa e Santa Maria. In vece aH' Argentera 2 reggimenti svizzeri riuscirono a respinge r e il nemico infliggendogli gravi perdite. Per i co mbattimenti in Val Maira furono poi decorati il sergente Armand e il ca poral e Bosio. Per quelli nella Valle di Vìnadio i soldati Marchetti e Vercellino.
La situazione allajìne d'ottobre
Inclusi i rinforzi- alla fine di ottobre i' Armata d ' Italia con ta va 56 .625 uomini (46.897 di fanteria, 3.841 di cavalleria, 5.067 d'artiglieria, 1.049 zaì'pa tm i e 120 gendarmi). Un quarto della fanteria (3 1 mezze di linea e 3 quasi tutta la cavalletia (7 reggimenti dragoni, 1 cacciatori a cavallo e 2 ussari) erano però in riserva tra la Provenza ( J0.025) e la costa da Mentonc a Santa Margherita (5.400) e un altro quinto della forza (8.373 ) presidiava i va li chi del Nizzardo. Per l'attacco restavano perciò soltanto 32.927 uomjni, poco meno degli
L'ala destra francese, con quartier generale ad Albenga. occupava la seguente linea:
«D i visione di destra a l campo trincerato tra Borghetto c Ceriale
Divisione di centro a Concento. con un a formidab ile batteria (detta Petit Gibraltar) s ull e cime <Ici Due Fratelli e capisaldi ai coll i di Villaretto, Zuccarello e Caste lbianco. nonchè a Rocca Curaira:
Divisione di sin ist ra ad Ormea, con opere avanzate al colle di Termini. ad Isola Perosa e al Monte Galero (Gallé) c con capisaldi a Ponte di Nava. Viozene e passo de l Car lin o.
Gli alleati avevano in linea 42.000 uomini dal valico di San Bernardo a Loano attraverso Bardineto e 1a cresta del Settepani. La Di visione Argenteau fonnava il centro e la riserva, quella dì Wallì s l'ala sinistra, col seguente schie ramento:
14.000 tra il campo di Loano. rinforzato da tagliate e abbattute d'alberi, B oissano e il pendio occidentale dì Monte Carmelo, con opere avanzate a Toirano, Potenzia e Castellazzo:
6 .000 ai centro. inclusi 1.200 piemontesi, sul contrafforte ad Ovest di Monte Carmo, <X>n opere staccate alle balze di Balestrin o, Carpe , Sambuco, Roccabarbena e Monte Li tlgo e batterie guarnite da artiglieri piemontesi : riSttv,a: 4,000 a Bardineto.
Gli austriaci avevano in linea 19 battaglioni, di cui 5 "italiani" ( lR 44 Belgioioso, 48 Schmitfeldt e granatieri Strassoldo). 3 goriziano-triestini (lR 13 Rei sky) 3 stiriani (IR 16 Terzy) , 5 ungheresi (IR 19 Al vi nczy e lR 52 Arciduca Antonio), 2 carinziani (lR 43 Thurn) e l confinario (GzlR 4 Szluiner- Carlstaedter) oltre a 4 squadroni di ulani (Mészàros)
L'ala destra, formata da 11.500 sa rdi_ era al comando nominale del principe di Carignano ed effettivo di Colli. Aveva i l quartier generale a Mursecco e sbarrava l 'Alta Val Tanaro a copertura di Garessio e Ceva. La destra del fiume e ra guarnita da 5.000 uomini (So laro della Chiusa) e fortificata con tre ordini di ridotte , batterie e trinceramenti: li nea degli avamposti (d i fronte alle opere francesi di I sola Perosa e Monte Galero) : Pietradegna , San Bernardo, Pian del Bergo, Costaminuta e Bric Appennino; linea di frenaggio: Garessio, Co l metta, La Cianea e ridotta Dondella. collegata con il caposaldo austriaco di Bardineto; linea di arres to (ali 'a lte zza di Mursecco): ridotte Spagnola e Spinarda e batteria della Colmetta. protette s ul fianco sinistro dal torrente Vetria e da campo Sotta e ridotta Giovetti.
Costa di Montafia presidiava la si nistra del Tanaro con 6 500 uomini sc hierati s u due linee: prima linea: lntrappa. bricco Grappiolo, Mulattieri, Bricasso e ridotte Montegrosso, Berlino , Bauss et e Pra Roberto co ntrapposte all'avamposto francese di Termin i L'estremo fianco destro è vigilato da avamposti ai col li di Mandolco , Navonera c Frabosa, tra le valli Casotto , Corsaglia ed Ellero, collegati per le Val li Pesio e Vermenagna con il campo t rincerato di Borgo San Dalmazzo. se conda linea: gran ridotta del Mindino con avamposti a ponte di Garessio . picco del Capello. campo della Rascassa, colle del Mindino, certosa del Casotto e Trucco delle Alpette.
Il piano d'anacco e fa strage di Balestrino ( 14-22 novembre)
11 comando alleato sapeva perfettamente che notevoli rinforzi recuperati dai Pirenei stavano marciando verso le Alpi. Colli ne faceva cenno nelle sue lettere al re , sollecitando proprio per questa ragione un attacco preventivo contro Monte Galero. Sarebbe stato assai opportuno, perchè, su consiglio di Masséna, Schérer aveva infatti già deciso di attaccare proprio in quel settore.
Nelle sua prima stesura, il piano francese prevedeva infatti di co ncentrare 20.000 uomini nella conca di Ormea. scendere da Zuccarello e Castelvecchio nella valle del Rio Nero e incunearsi fra il centro e l 'ala destra del nemico, aggirando San Bernardo e Spinarda e tagliando così la ritirata sia a Solaro che ad Argenteau. Ma Colli , ingannato dalle dimostrazioni e dalle false voci sparse dai francesi, finì poi per convincers i che Schérer intende sse sfondare da Ten da e il 14 novembre, da Garessio, riv olse un proclama alle truppe, in cui, ricordando l'Authion, le esortava a resistere e le assicurava che in caso di fallimento il nemico era già pronto a ritirarsi alla Giletta.
La sorpresa stava dunque per riu sci re , perchè l ' attacco francese era previsto per il 15 novembre. Ma una eccezionale tonnenta notturna costrinse Schérer a rinviarlo di una settimana consentendo così a Colli di intuire le vere intenzioni dell'avversario c di allertare il settore minacciato, rinforzando Garessio e Spinarda con 4 battaglioni e schierando 300 dragoni a Priola. in luogo acconcio alle cariche di cavalleria. Anche de Yins prese qualche precauzione. schierando 2 battaglioni alla Capra Zoppa sopra Finale e l altro. con 200 ulani e 2 pezzi. a San Giovanni di Murialdo. La tormenta costrinse inoltre Argenteau a ritirare a Bardineto l'azzardato avamposto di Sambuco.
La neve e le contromisure di Colli indussero i francesi a modificare il piano originario. ritenendo troppo rischioso impegnarsi contro le solide posizioni sarde senza aver prima neutralizzato le truppe austriache. Per saggiarnc le capacità di reazione. il 17 novembre la Di visione Charlet eseguì una ricognizione sopra Pian dei Prati. attaccando i reparti austriaci mentre si stavano ritirando dai posti avan7ati di Sambuco. Bric Guardiola e Terre Bi anche: distrusse una ridotta e catturò molti prigionieri (forse 500). 3 cannoni e 400 fucili.
Fallì invece un sang uin oso attacco contro il castello di Balestrino, tenacemente difeso da 500 unghere s i c croati. Secondo il piano prestabilito, i difensori si sganciarono poi durante l a notte ritirandosi oltre Carpe e attestandosi s ul pendio di Alzabecchi. Furibondo per l 'attivo concorso di una parte della popolazione alla difesa del vil l aggio. il nemico attuò un'atroce rappresaglia. la prima delle molte ordinate dai comandi rivol02ionari c napoleonici nella Peni sola italiana. Per fortuna. avvertita che i francesi stavano arrivando. con licenza di uccidere per sei ore. la maggior parte della popolazione riuscì a scappare rifugiandosi nei villaggi vicini. Ma i francesi scovarono ed uccisero ugualmente 15 contadini inermi, tra cui due donne. E soltanto a Natale, in cambio dell'olio che non erano riusciti a trovare, consentirono ai superstiti di tornare aJlc case distrutte.
I ncoraggiato dalla sca rsa resistenza austriaca. Schérer non ebbe allora più dubbi a spost are l'attacco principale dalla Val Tanaro a l contrafforte tra Bardine to e Toirano. Forze e obiettivi erano così distribuiti:
• Divisione Augereau ( 10.0<>0) da Borghetto contro il settore Loano - Monte Carmelo; Masséna. con le Charlct c Laharpe ( 15.000) da Zuccarello e Castelvecchio sulla direttrice Roccabarbcna - Settepani. collegandosi poi con Augereau attraverso il colle di San Pantalco;
Divisione Sérurier (7 .000 ) a s ini s tra, per attacco diver.,ivo la Spinarda.
Per ingannare il nemico, Schérer fece spargere voci di un imminente ritiro ai quartieri invernali. senza però poter depistare l'efficiente scrvit.io informativo alleato. La vig ilan za non fu dunque allentata, anche se de Yins, convi nt o che ormai il ciclo operativo fosse concluso e afflitt o da fistole e ascessi, proprio il 22 novembre pres e nu ovamente congedo passando il comando interinale a Wallis. Intant o il grosso della cavalleria napoletana (85 ufficiali c 1.594 truppa) lasciava il campo di San Salvatore prc%o Alessandria per raggiungere i quartieri invernali tra Lodi e Piacenza. lasciando in linea il solo Reggimento Re.
Nelle stesse ore Laharpe lasciava Om1ea in dire; ione Sud-Ovest. apparentemente diretto ai quartieri d'inverno in Provenza. Invece, giunto a Ponte di Nava. invertì la direzione marciando nottetempo su Zuccarello. dove, rinforzato da Charlet, proseguì per Castelvecchio, base d'attacco contro Argcntcau.