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CAPITOLO IV

Al giorno d'oggi, del maestoso complesso dell'Arsenale non rimane che il nucleo centrale dell'opera progettata nel 1736 da Antonio Felice De Vincenti (o Devincenti), mentre i numerosi fabbricati utilizzati dalle fonderie, officine e magazzini sono stati abbattuti a Il' inizio del Novecento. I: opera, così come appariva in originale, può però essere ammirata ancor oggi in un prezioso e particolareggiato modello !igneo, accuratissimo lavoro di ebanisteria eseguito nel 1738 dagli artigiani del Regio Arsenale, esposto al primo piano del Pala zzo stesso. Vale la pena di conoscere nel dettaglio le bellezze a lungo nascoste di questo magnifico edificio torinese, che di recente ha aperto le sue porte al pubblico, con interessanti visite guidate per turisti e scolaresche.

Le caratteristiche strutturali

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11 progetto dell'architetto De Vincenti era tecnologicamcntc rivoluzionario. Se difatti lo schema di divisione netta tra il palazzo di rappresentanza e l'area produttiva, nascosta dal primo, veniva ereditalo dai disegni dello Juvarra (incaricato dei lavori dal 1728 al 1732), la realizzazione di un complesso funzionale, robusto ed elegante al tempo stesso, era tutta opera dell'architetto torinese. La pianta del palazzo è quadrata, 11 O metri di lato , con un Jato prolungato di 150 metri e si svi luppa su quattro padiglioni angolali sporgenti leggermente verso l 'esterno, e su due padiglioni e torrioni intermedi, uno per lato, sporgenti, sia verso l 'interno sia, in origine, verso l'esterno.

C edificio, che si sviluppa attorno ad w1 vasto cortile d'onore quadrato di 66 metri per lato, presenta una complessa elabo razione dello stile dorico reinterpretato dal barocco piemontese e notevoli accenti neoguariniani. In particolare l'Arsenale riprende un tema urbanistico tipico del primo Seicento, ca ratterizzato dall'inserimento degli androni di chiese e palazzi sullo spigolo smussato degli ed ifici. Tutti i padiglioni ed i torrioni sono a due piani.

Ciò che più colpisce della costruzione è la sua struttura ordinata e possente, che determina nella sua razionale suddivisione anche l 'aspetto estetico, maestoso e sobrio. La destinazione speciale dell'edificio, il peso degli impianti meccanici, le forti sollecitaz ioni delle macchine in movimen- to con le conseguenti vibrazioni in tutta la fabbrica esigevano particolare robustezza ed elasticità. Questi problemi vennero risolti dal De Vincenti, con razionalità tutta militare c settecentesca, grazie ali 'applicazione di un modello logico astratto: egli trovò difatti le misure che gli permisero di raccordare con disinvoltura le varie strutture dell'edificio in tutta sicurezza. Il fabbricato appare quindi scandito, per tutto il por1icato e nei corpi aggettanti, da una rete a maglie rettangolari di circa sei metri di lato su cui si impostano volte a crociera sorrette da pilastri anch'essi rcnangolari. L'uso di queste campate, relativamente piccole rispetto allo spessore delle murature, è particolarmente efficace negli ampi sotterranei. Questa struttura a moduli contigui, evidente anche all'esterno, diventa così il tema dominante di tutta la costruzione, con le doppie lesene che determinano l'ordine gigante della facciata. Ne risulta quindi un effetto di straordinaria potenza al piano terra, mentre al piano superiore, dove le strutture sono alleggerite e il modulo di base riportato alla misura quadrata, l'atmostèra risulta più aerea ed elegante.

D'altronde la bellezza del Paiano, che noi ancor oggi ammiriamo, era soprattutto funzionale alle esigenze militari dell'epoca. l sotterranei, ben arieggiati c facilmente accessibili ai carri, erano utilizzati per contenere materie prime quali ferro, piombo e carbone, ed erano collegati alla Cittadella. Sotto il porticato, al piano terra, venivano accatastate le casse d'imballaggio ed altro legname. mentre nei locali ad esso attigui (ed oggi scomparsi) erano sistemati i mulini, le o!Ticinc dci fabbri d'arme, i laboratori di carpenteria e di falegnameria e i magazzini per la conservazione delle munizioni. 11 primo piano è ancor oggi caratterizzato da imponenti locali che all'epoca erano adibiti a sale d'armi. ovvero alla conservazione ed esposizione delle artiglierie e dei vari manufatti bellici. Altri locali dello stesso piano erano destinati ad abitaLione degli Ufficiali dei sovrintendenti e degli impiegati di maggior interesse professionale. fl secondo piano, il cui sviluppo in altezza è inferiore ai precedenti, era invece quello in cui venivano conservate le armi di riserva, le parti di ricambio, le micce, il cuoiame, le funi, i sacchi, i finimenti per i cavalli.

Le facciate

Le lunghissime facciate verso via d eli' Arsenale e via dell'Arcivescovado sono interrotte da avancorpi leggermente sporgenti e più elevati delle altre par1i del Palazzo e scandite da doppie lesene. Il piano terreno è delimitato superiormente da un cornicione sostenuto da mensoloni binati che conferiscono un accentuato senso di solidità ai muri. Questi mensoloni accoppiati poggiano a loro volta sopra robusti pilastri fasciati fra i quali si aprono ampi finestroni. Il piano nobile , quello di maggior altena, è limitato inferiormente da un parapetto sostenuto dal cornicione del piano terreno e superiormente da un'altra trabeazione dorica ornata da scanalature e intervallata da lesene binate e fasciate, tra le quali si trovano finestroni rettangolari sormontati da finestre quadrate. In corrispondenza di ogni avancorpo, sopra la trabeazione, si sviluppa un altro piano con finestre inquadrate da quattro pilastri, portanti ognuno trofei d'armi plasmati in stucco.

Sopra il coronamento si sviluppano timpani curvilinei o triangolari sormontati da bombe con fiaccola, mentre altre bombe ornamentali sormontate da bandierine metalliche , in armonia con le funzioni dell ' edificio, sono poste ai vertici dei padiglioni e dei torrioni.

IL PIANTERRENO lJingresso, l'atrio e lo scalone d'onore

I.:imponente e monumentale ingresso principale del Palazzo dell'Arsenale si apre in corrispondenza di un ampio angolo smussato all'incrocio tra le vie dell'Arsenale e dell'Arcivescovado. Esso venne realizzato nel 1866 dal Maggiore del Genio, Eugenio Bella, che lo costruì ispirandosi in parte al vecchio modello del De Vincenti. Il portone ad arco, abbellito da una cornice di granito sagomata sulla cui sommità è scolpita una testa di leone , è fiancheggiato da ambo i lati da due colonne di granito fasciate che sostengono una trabeazione su cui sono collocate due statue allegoriche, opera dello scultore Musso. Quella di destra rappre se nta l 'Artiglieria, simboleggiata da una figura femminile che , seduta tra bandiere , un ariete, un cannone ed alcuni proiettili, dà fiato a una lunga tromba. La statua di sinistra, invece, riproduce il Genio sotto forma di una figura maschile che, seduta tra gabbioni, un cannone, un'aquila romana, tiene nella mano destra un fascio littorio e con la sinistra impugna tma fiaccola accesa.

Al eli sopra del portone è stata apposta una lapide che ricorda la conclusione dei lavori di costru7ione dell'Arsenale nel 1896 sotto Re Umberto l e che così recita: "Regnando Carlo Emanuele

II!- cresciuto il Piemonte in militare grandezza- sorse disegnato da Felice De Vincenti questo arsenale di g u erm e perché rimanesse di sua militare difesa presidio scuo la officina vi dié compimento l'Italia nuova regnante Umberto r. Sopra la lapide si apre un'ampia finestra arcata s u lla quale incombe, tenuto da due leoni. un grande stemma bronzeo recante le insegne della RepubbHca Jtaliana. Lo spazio antistante l 'ingresso è limitato da pesanti catene sostenute da pilas t r i di granito a rorma di proietti.

Dall'entrata principale si accede direttamente al Cortile d'onore, passando attraverso due success iv i atrii. Il primo, di pianta rettangolare, è coperto da una vo lta a vela molto bassa mentre il seco ndo , a pianta trapezoidale e coperto da una volta a crociera, è ornato da due proietti di artig lie r ia, da due bocche da fuoco in bronzo del 1629, da due mortai in bronzo del 1741 e del 1807 e da otto lapidi in marmo che riportano le motiva zio ni di a lcune importanti onorificenze tra cui q uella della Medaglia d 'Oro al Milite Ignoto. Accanto al secondo atrio è situata una Sala professori, intitolata al Generale Piergiorgio Bussolini, in cui si trovano, tra l'altro, tre lapidi con i nomi degli ex allievi delle Scuole di Artiglieria e Genio caduti nelle guerre per l'Unità d'Italia e in q uelle colonia li dal 1848 al 1918. Nel lato opposto, all'i mb occo del corridoio che si sviluppa lungo via Arsenale, è collocata la lapide commemorativa dei 200 anni deli' Istituto.

Da l lato destro dell'ingresso principale si accede allo Scalone d 'o nore. Realizzato in sti le neoclassico, si sviluppa su pianta renangolare e sale al piano nobile mediante larghe rampe in marmo bianco. Alla base dello stesso scalone è posto un cannone piemontese della metà del XVJII secolo. Sulle pareti dello scalone sono state applicate tre lapidi in bronzo riportanti le anni della Scuola di Applicazione e della Scuole di Fanteria, di Artiglieria e del Genio, quattro lapidi in marmo con la trascrizione della motivazione della Medaglia d'Oro ad Emanuele Filiberto di Savoia, gli articoli 2 e 3 della Costituzione Italiana c la motivazione della Medaglia d'Argento concessa ala Scuola di Applicazione di Fanteria. Nella parete della seconda rampa si trova w1 grande dipinto ottocentesco su tela raffigurante la Battaglia di San Martino del 1859 tra l'esercito sardo e quello austriaco. Accanto al dipinto campeggia l'odierno stemma della Scuola di Applicazione e Istituto di Studi Militari del l 'Esercito.

53 - L 'at rio della Scuola (pag. 54).

54 - Una vedu ta della Cappella situata al/ 'interno della Scuola di Applicazione e Studi Militari del/ 'Esercito di Torino.

La cappella

Al piano terreno. m corrispondenza dell'incrocio dei co rridoi paralleli alle v1e dell'Arcivescovado c don Minzoni, è situata l'ampia Cappella dove s i trovano un allare di scuola juvarriana già appartenente alla Regia Accademia Militare di via Verdi, un crocifisso dell'Ottocento e una bella Via Crucis realizzata in bronzo presso l'Arsenale di Piacenza. Abbelliscono la zona di preghiera una statua !ignea della Madonna della Consolata, opera dello scultore Vincenzo Mussncr di Ortisei , una statua in bronzo di Sant a Barbara ed alcuni quadri. L a Cap pella è stata intitolata, a ll a presenza di Papa Giovanni Paolo II il 4 settembre 1988. a l Beato Francesco faà di Bruno, soldato, scienziato e sacerdote

Il cortile

La parte più impressionante del complesso è senza dubbio il vasto cortile del Palazzo, che poteva esse r e usato per ammassarvi materie prime o prodotti finiti. Dal suo interno è possibile ammirare la grandiosa mole de ll ' intero complesso che ripropone g li stessi elementi architettonici osservati all'esterno, disposti però in una struttura più armoniosa e movimentata. Infatti anche internamente, nella parte centrale di ognuno dei quattro lati, sporgono degli avancorpi a due piani. Tutt'intorno al cortile, oggi chiusi da grandi finestroni, girano ampi porticati coperti da volte a crociera impostate su doppi arch i bugnati. N eli 'ordine del portico si nota un motivo deco-

56- Una suggestiva immagine scattata nel cortile della Scuola alla presenza. delle autorità durante l 'esecuzione di un concerto organizzato dai Lions.

57- L a Statua del Fante nel cortile della Scuola.

58 - L a lapide più alta porta. applicato in bronzo, lo stemma araldico della Scuola, mentre quella immediatamente sollostante reca la scritta: "A perenne memoria dei cinquemila ufficiali in servi=io permanente caduti per l'Italia e qui educati al culto del dovere - S c uola di Applicazione per le Armi Dotte Scuola di Applica zione di Fanteria rativo fonnato da un gocciolatoio a forma di cannone inserito all'incrocio dei capitelli.

Scuola Militare di Cavalleria Scuola di Applicazione di Artiglieria e Ge nio ".

Nella ter=a lapide è scritto in incisione: "Guerre per l 'indipendenza e L'unità d 'Italia Guerre coloniali Seconda Guerra Mondiale".

E nella quarta: ''Ovunque la Patria ha chiamato il suo esercito a impegni di pace e di guerra".

Gli angoli interni del palaz7o sono caratterizzati da una geniale idea architettonica. Grandi arcate sostengono a l primo piano q uattro vaste terrazze ( un te mpo sormontate da quattro grandi nicc h ie, tre delle quali sono sta te chiuse per consentire la copertura delle verande) mentre verticalmente la costruzione s'innaln all'altezza degli avancorpi ed è fiancheggiata da gruppi di lesene so rmontate dai consueti timpani con bombe e fiaccole. Fa eccezione il padiglione diametralmen- te opposto a quello dell'ingresso principale, sul quale si eleva un'elegante torretta barocca con orologio. Nel cortile so no stati sistemati, negli anni Ottanta, il monumento ai Caduti e la statua del Fante. n monumento ai Caduti, eretto all'interno dell'arcata centrale del porticato di ponente, è composto da due carmoni del XVIII seco lo ai lati, un braciere con fiaccola perenne e tre lapidi in marmo ve rde mare. Sotto lo stemma araldico in bronzo della Scuola la scritta è dedicata "A perenne memoria dei cinquemila ufficiali in servizio permanente caduti per l '!ta ha e qui educati al culto del dovere·· , in onore degli uomini formati in tutte le scuo le militari morti durante le Guerre per l ' Indipendenza e l 'U nità d 'Italia , le Guerre coloniali, la Seconda Guerra Mondiale e le operazioni di supporto alla pace. La statua del Fante s i trova sul lato meridionale del cortile. L'opera è stata eseguita nel 1973 dallo scultore Angelo Balzardi che aveva realizzato il primo esemplare della medesima nel 1934 per il 92° Reggimento Fanteria. Sul lato opposto campeggia dal 1993 una statua equestre in bronzo dedicata alle Batterie a Cavallo, riproduzione a grandezza naturale del ce lebre gruppo "Alle Volo ire" il cui 01iginale. opera dello scultore Malvani, si trova presso la Caserma Santa Barbara in Milano , sede del Reggimento Artig l ieria a Cavallo.

59- V eduta di un tratto dei corridoi adiacenti le vie Arsenale e Biancamano, attualmente in corso di restauro co nservativo l lavori, finanziati dalla Compagnia di San Paolo tramite gli Amici del/ 'Arte, sono attuati secondo le indicazioni fornite dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici ed il Paesaggio del Piemonte.

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