L'ESERCITO DEL REGNO D'ITALIA 1805-1814

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l’avanzata. Costretto a caricare, una parte del reparto finì impantanato in una palude a causa dell’impeto dell’attacco e si salvò solo grazie alle cariche degli altri squadroni, guidati dal Caposquadrone Arici, dopo che il colonnello Zanetti era caduto. Il reparto perse oltre metà degli effettivi e non fu impiegato con la Grande Armée a Friedland e Konigsberg, le battaglie che posero fine alla guerra. I Dragoni Regina si mossero nel giugno dello stesso anno e giunsero a Konigsberg il 21 giugno dopo la firma dell’armistizio, i Dragoni Napoleone raggiunsero invece le truppe italiane impegnate nell’assedio di Colberg il 3 luglio, e passarono insieme ai Dragoni Regina al blocco di Stralsunda, mentre i Cacciatori a cavallo restavano in servizio con la cavalleria leggera francese. Al momento del congedo dei Cacciatori del “Real italiano” dalla brigata Lassalle, così il generale francese si esprimeva “Vi prego di essere interprete del rammarico che provo per non avere più ai miei ordini un corpo così distinto come il vostro, che ha disputato la gloria ai più vecchi reggimenti francesi di truppe leggere.125” Il 26 novembre le truppe italiane iniziarono il rimpatrio e quando attraversarono, ai primi di gennaio, Verona, Cremona e Pavia, furono accolte calorosamente dalle popolazioni. A Milano il 28 gennaio 1808 furono organizzati festeggiamenti cittadini per il rientro delle truppe. L’esercito italico era riuscito a partecipare ed a distinguersi in quello che sembrava dovesse essere l’ultimo grande scontro tra le due maggiori potenze continentali, dopo il nuovo equilibrio raggiunto con la pace di Tilsit del 7 luglio 1807 tra gli imperi francese e russo, che legava le due nazioni in un patto di alleanza e mutuo soccorso, dividendo il continente in due sfere di influenza.

VI. La campagna del 1809: da Sacile a Wagram La guerra della quinta coalizione, che riuniva Austria e Inghilterra, si svolse in maniera abbastanza simile a quella del 1805, ovvero al fronte italiano fu destinato un ruolo secondario sugli avvenimenti, in attesa di ben più importanti sviluppi sul fronte danubiano. Al comando dell’Armée d’Italie fu posto il giovane Vicerè Eugenio, sicuramente meno capace dall’esperto Masséna, e nel campo austriaco l’Arciduca Giovanni, che aveva preso il posto del fratello Carlo, destinato al comando supremo delle truppe in Germania126. Gli eserciti contrapposti sul fronte italiano erano forti di - 100.000 uomini per i franco-italiani, di cui solo 60.000 concentrati nel nord-est, ed altri 15.000 agli ordini di Marmont per la protezione della Dalmazia,

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Bollati, op. cit. , pag. 79 Cfr. Rothenberg, op. cit. , pag. 61

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