L'ESERCITO DEL REGNO D'ITALIA 1805-1814

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sfuggivano alla legge ed alle autorità, il sistema coscrizionale dette i suoi frutti e riuscì a rispondere pienamente ai desideri ed alle necessità del Vicerè Eugenio e dei comandanti militari. Il sistema entrò in crisi solo al definitivo tracollo del 1814, in un momento di forte incertezza politica sia interna che esterna10, ed a causa anche di errate scelte da parte dello Stato Maggiore, il quale premiò eccessivamente i volontari a danno dei coscritti, che preferirono non presentarsi o addirittura si rivoltarono, pretendendo gli stessi termini d’ingaggio dei volontari.

I. La Fanteria

Arma base degli eserciti dell’età moderna, successivamente all’evolversi di quella che è stata descritta come la rivoluzione militare11 dell’epoca moderna, è la fanteria. Armata fin dal ‘700 di moschetto ad avancarica a canna liscia, monocolpo e con meccanismo a pietra focaia, aveva una capacità di tiro utile di non più di duecento metri e di un tiro mirato non oltre i cinquanta metri, con scarse capacità di fuoco in ambienti non asciutti, una velocità di tiro di circa 3 colpi al minuto (per una fanteria ben addestrata) ed una baionetta con innesto a ghiera esterna alla canna. La forza di questo corpo restava la massa, la coesione, la disciplina dello schieramento e tutta una serie di complesse manovre, volte a meglio sfruttare la propria capacità di fuoco e a difendersi da quella della fanterie avversarie o dalle cariche di cavalleria. Alla fin fine non appariva eccessivamente diversa dai tercios imperiali spagnoli12 che si erano battuti tre secoli prima. La fanteria si distingueva in fanteria di linea e fanteria leggera, e si organizzava in Reggimenti13 composti da due o più battaglioni, a loro volta composti da compagnie (da cinque a nove) di cui una d’élite, nei francesi denominata granatieri. Questa si distingueva dalle altre per imponenza degli uomini e ricchezza delle uniformi, senza però sostanziali cambiamenti nell’impiego o nell’armamento, pur derivando da coloro che nei secoli precedenti erano incaricati del lancio

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Non solo la critica situazione militare per l’invasione del suolo nazionale, minacciato contemporaneamente da britannici, austriaci ed anche napoletani (fina ad un attimo prima alleati), ma anche la spaccatura del fronte interno in diverse correnti, volte a cercare ognuna per una strada diversa la possibilità di sopravvivenza dell’indipendenza nazionale. Cfr. L. Ceria, L’eccidio del Prina e gli ultimi giorni del regno italico, ed. Mondadori, Milano, 1937 11 G. Parker, La Rivoluzione militare, ed. Il Mulino, Bologna, 1990 12 P. Del Negro, Guerra ed eserciti da Machiavelli a Napoleone, ed. Laterza, Milano, 2001 13 Nel periodo rivoluzione in Francia venne soppresso il temine Reggimento, cambiandolo in Demi-brigade. Si voleva così sostituire un nome che richiamava la monarchia ed alla tradizione del “possesso” dei reggimenti da parte della nobiltà, che ne costituiva per tradizione secolare la casta degli ufficiali, con quello nuovo di Mezza Brigata. Questa aveva una forza numerica corrispondente, poichè una Brigata di fanteria era costituita da due o tre Reggimenti. Il termine nacque dall’amalgama del 1793 tra l’Armée Royale ed i battaglioni volontari della Guardia Nazionale. Tale modello fu applicato anche alle truppe cisalpine e della Repubblica Italiana. In Francia il termine Reggimento venne ristabilito con decreto consolare del 24 settembre 1803, mentre in Italia si dovette aspettare l’aprile del 1805, ovvero la transizione tra Repubblica e Regno. Cfr. G. Le Diberder, Les arme française à l’époque revoluttionaire 1789-1804, ed. Musée de l’Armée, Parigi, 1989

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