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.AI SEGRETARI FEDERALI DELL' EMILIA*
Approvo molto quello che avete fatto per onorare la memoria di Balbo. Io stesso ho voluto che l'Università di Ferrara fosse regificata C dedicata al mar~sciallo Balbo.
Sono perfettamente convinto che se Italo Balbo fosse stato nel di. cembre 1940 al comando delle truppe operanti nella Libia, noi non avremmo avuto l'insuccesso che abbiamo dovuto deplorare. Si sarebbe disimpegnato. Comunque, non sarebbe rimi~o quattrocento chilometri lontano dalla linea del fuoco, costume che j() non deplorerò mai abbastanza e che ha condotto a dei paragoni sgradevoli fra i generali tedeschi e alcun i dei nostri generali. Questa è la mia convinzione, Convinzione dovuta alla conoscenza di fatt i molto precisi che si sono svolti dopo.
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medaglia d' oro al v~or milita.re. Il sole v ince le nubi e appare nello squarcio di azzurro, mentre i battag lioni, a compimento d el rito, cantano l'inno GioviTJezza. Il Duce ascolta il canto, quindi discen de dalla tribuna, passa dinam:i ai repar ti schie~ i-ati e, nel clamore sempre più alto dell'acclamazione, si reca sulla via del Ma.re, dove si svolge la sfilata. li podio per il Duce è stato eretto di fronte all'edificio <lei servizi governatoriali, dal cui balcone discende un drappo pur,Pureo. La G ioventù d ol Littorio argina la marea del popolo che segue Ja marcia del D uce Quando i r eparti iniziano la sfilata a passo romano, romba nel cielo, con . voce possente, la squadriglia da bombardamento a grande .raggio. .II passo r omano risuona ·poderoso sulla via del Mare Sono prima i piccoli allievi dei colleg i aeronautici a sfilare; poi vengono gli aquilotti deJl'Accademia, gli organizzati della Gioventù Italiana del Litto rio, i reparti militari. Il Duce mostra di volta in volta il suo compiacimento per il modo superbo con cui g li armatj sfilano e la folla acclama con entusiasmo. La cerimonia solenne ed austera quindi si chiude, e i vessilli vengono leva.ti al passaggio del Duce, che lascia la via d el Mare nel r innova to tributo di fede e di amore, espresso dal popolo con la più ardente acclamazione». (Da Il Popolo d 'Italia, N. 88, 29 marzo 194 2, XXIX)
* A Roma, a palaizo Venezia, il pomeriggio del 27 e 28 mano 1942, pre• sente l'intero direttor io nazionale del P.N.P., Mussolini tiene r apport o ai segretari fed erali dell'Emilia. Il federale di ·Bologna, Pietro Monz.oni, d enuncia un progressivo assenteismo degli studenti universitarl; quello di Ferrara, Olao Gag· gioii, la speculazione al rialzo dei prezzi dei terreni; quello di M odena, Fram; Pagliani, il ciescente antifascismo degli intellettuali e le indulgenze della magistratura verso g!i accaparratori di derra te; q uello di Parma, Vittor ino OrtaUi, l e disfunzioni nel tes"seramento; quello di Forll, Paolo Guarini, la scarsità di mano d"opera agricola ; quello di Reggio Emilia , Pacifico Pianigiani, il sabotaggio borg hese alla disciplina di guerra; quello di Piacenza, Pier Luigi Pansera, il gradimento d ei combattenti per l',usistenu organi z.zata dei Fasci; quello di Ravenna, Attilio Tosi, le florid e condizioni delle cooperative locali. la sera del 28 marzo, alla fine del rapporto, il capo del Governo p ronuncia il discorso qui riportato.
(Da Il Pop olo d 'Italia, Nn. 87, 88, 28, 29 marzo 1942, XXIX; e da L' E.Jlropeo, N. 2, 13 genn~io 19 57, XIII)
Non v'è dubbio che la reg ione che sta fra Piacenza, gli Appenn ini e i l Po è una terra che ha avuto sempre u n' imp ortanza decisiva nella storia d'Jtalia. Semp re. In httti i t empi. P er venire a n oi, non c'è alcun dubbio che la marcia del fascismo è divenuta veramente travolgente dopo .}'eccidio di p alazzo d'!i,ccursio, dopo l'inswrezione di Bologna. AJlo ra. il moto si è ·propag ato con rapidità veramente fulminea in tutti i cent ri vicini. E si può dire che il 21 novembre 1920 tutto il sovversivismo e il bolscevismo era spacciato. Continuò a vivere fino a che, al cosiddetto sciopero lega litario, infliggemmo il d ecis ivo colpo di grazia.
Bisogna te ner conto che Ia popolaz ione vive in massima parte n ella pianura e che il sistema stradale è molto svlluppato. Si può mobilita re tutta la popolazione dell'Emilia in quatt ro ore, Mobilitarla al completo. E una massa di uomini decisi, fo rti , intelligenti, che sono sempre a d isposi2ione. Subito corrono con mil ioni d i biciclette ai luoghi di adunata. La parola d 'ordi ne p assa da un capo a ll'altro della p rovincia con una rapidità del baleno e la massa è p ronta. Ora è chiaro che chi possiede masse dì qu esta tempra ha n elle mani, s i può dfre, la chi ave della situazione politica g enerale. La p opolazione relativa p er chilometro quadrato da Piacen2a a Cattolica credo sia altiss ima: d a cinquecento a seicento per chilori:ietro, di fronte a centòquarantaquattro-centoqua[antacinque per chilometro nella nazione,
In u na reg ione che ha portato l'ag ricoltura a un livello altissimo, dove la gente è fanatica .della terra e ci ritorna volentieri anche quando è uscita dalle rotaie agricole, _il problema alimentare non si pone nei termini dranunatici nel quale si pone talvolta nelle g ran di città, Cosi è anche in Germania, d el resto Sono Je grandi città che soffrono v"era• mente, profon damente. Per me, che sono un· po' antiurban ista, dich iaro ch"e questa sofferenza .è come la conseguenza d i q uesta co rs a verso i grandi centri, ch e lascia poi questi strascich i, ch e ·crea queste condizioni diffici_lì di vita. Noi oggi abbiamo dovuto mettere una remora alla n ostra politica contro l'urban es imo per ragion i evidenti ; dobbiamo fare aeroplanj, cannoni, mitragliatrici, carri armati, e questa è una guerra d i mezzi meccanici, che sarà vinta dag li ingegneri L' ing eg nere che inventerà qualcosa di f!1 ai realizzato, nel mare, nel cielo, in terra, potrà esse re \)rDdamato il creatore, uno dei creatori della v ittoria.
Bisogna che gli italiani siano precis i. Le cifre non sono delle fisa rmoniche. Bisogna abituare g li italiani allà p recisione del linguaggio, delle espos izi~i, d ei dati. Gli st ranieri e~ calcolano sempre deJia g ente che non arriva mai fo orario, ch e h a sempre imp recisione nel linguagg io, negli im pegni, che è e non è, che fa il gi ro di valzer, M a tutto ciò è fi nito. Se il fa scismo fos se soltanto r iuscito a modificare il giudizio sugli itali ani ,degli stran ieri, avrebbe: g ià compiuto un'opera di f onda- mentale _importanza storica. E ci stiamo riuscendo. Non senza fatica, non senza. sfasature, Però abbiamo realizzato dei progressi notevoli. E quando questo abito sa rà di ventato l'abito di tutti gli .italìa ni, vera• mente allora, se coltiveremo certe ·virtù e se rinunceremo a certe ten. denze, noi diventeremo il primo popolo d'Europa. Noi abbiamo i nu· m eri p e r diventarlo. Perché gli altri ipopoli bisogna siano vfati nell'interno, ~fa vicino, nella loro intima essenza, per vedere quali sono i hti deteriori.
Domani l'Europa .sarà dominata dal pOpolo che avrà dimostrato di _possedere t alune qualità necessarie in queslo tempo. Il fas cism o deve educa re questo popolo. E allora non solo riprenderemo questo impero ( e questo è sicuro, come è sicuro che i o vi parlo), anche a costo di fare un supplemento di guerra, ma avremo la forza di imporre i l nostro imperialismo all'Europa, perché la prima parola è partita da noi. (Applauì i vi11is1im1).
Se tutte le attività del Partito fossero note al popolo italiano , s i vedrebbe quali e quante .cose fa il P artito, anche e soprattutto in questo momento, oltre, s'intende, a dare il se nso della necess ità assoluta di questa guerra. Voi conoscete la dottrina fas~ ista in fatto di guerra Qui la guerra non è né bella, né brutta: la guerra è necessaria. Essa è l'esame fra i popoli. Di quando in quando bisogna che j popoli sostengano questo esame e d al modo rnl q uale lo sostengono, si determina la gerarchia fra j popoli. Questo per la dottrina generale: vedi il mio scritto sulla dottrina de,l fascismo. Noi siamo antipacifisti; noi non crediamo alla pace perpetua, nemmeno dopo questa guerra. Forse è t roppo j,resto per d irlo, ma io mi sentirei diminuito se dicessi ag li italiani : state tranquilli1 non avrete più guerre . Perché può darsi che noi dovremo fa m e ·una subito immediatamente d opo, per i nos tri particolari obiettivi. Sono discorsi duri, però questo è que llo che deve essere nella nostra coscienza.
Per quello che riguarda questa guerra, ch e- ha proporzioni molto vaste e mai viste, non bisogna mai porsi H quesito della durafa d ella medesima. Qùesta è, come dicono i fini parlatori, una subordinata Essen· ziale è una cosa sola: quella di vincere. Che si vinca nel 1941, n el 1942 o nel 1943 , questo non ha importanza. L'importanza sta nel v incere, e questa è la volta in cui verame nte si può d ire: « Guai ai vinti ».
Ora noi abbiamo la cert ezza, si può dire matematica, della vittoria, perch é le condizioni n elle quali si svolge questa guerra non sono quelle che hanno sempre fatto vincere fa Gran Bretagna. Non c'è nessun decreto della Provvidenza d ivina ch e abbia stabilito daJl'inizio del mondo che la Gran Bretagna debba perdere le battaglie e vincere le guerre. Questa è l a volta che perderà anch e l'ultima battaglia
ALLA RIUNIONE DELLA CORPORAZIONE VITIVINICOLA E OLEARIA *
Il Duce, prospettata, nelle sue linee essenziali, la situazione del mercato vinicolo, ha affermato la necessitli di adottare mùttre atte ad assicurare la piena soddisfazione del fabbisogno delle Forze Armater l'avviamento alla distillazione dei quantitativi di vino de1tinati alla produzione di alcool, e, infine, il rifornimento del consumo civile.**
Elogio Per Il Vittorioso Combattimento
NAVALE DEL 22 MARZO 1942 ***
Il Duce ha incaricato l'ammiragliQ di portare il 111a elogio agli Stati ,Maggiori e. agli equipaggi per il loro comportamento e per l'alto spirito combattivo dimcntrati nell'azione, reJa particolarmente difficile da con· dizioni di tempo eccezionalmente avver1e.
• Il 2 aprile 1942, forti repatti aerei dell'Asse attaccano Malta di giorno e di notte per inutilizzare 1a base navale. (L'azione si ripeterà più volte nei giorni seguenti e durerà sino al 10 maggio; tuttavia non sarà possibile profittarne peJ tentare lo sbarco, essendo i preparativi ancora incompiuti). Lo .stesso 2 aprik, a Roma, a palazzo Venezia, Mussolini p re siede la riunione della corporazione viti vinicola e olearia. In tale occasione, fa le dichiarazio ni qu i riportate in riassunto. (Da Il Popolo d'Ita/i(J, N. 93, 3 aprile 1942, XXIX).
0 « Il vìcepresidente della corporuione, consigliere nazionale Adinolfi, ha esposto dettagliatamente i dati e le not izi e relativi alla disponibilità di vino e alla disciplina attualmente in vigore, illustrando l'azione in precedenza svolta dalla corporazione. Il consigliere nazionale Morigi ha riferito sull'attività dell'ente per la distillazione delle materie vinose. Sull'argomento hanno parlato i ministri delle Corporazioni e· dell'Agricoltura, nonché i consiglieri nazionali G erva sio, Frattari, Viola, Garoglio, Bignardi, Mollino e il professor De Marzi. Il Duce ha, infine, concluso la discussione, ponendo in rilievo l'utile apporto dato da!!a corporazione nell'individuare i problemi, fornire tutti gli elementi della situazione e prospettare le soluzioni agli organi di governo. Le conclusioni della corporazione -serviranno di base ai lavori del Comitato interministeriale di coordinamento, che, sotto 1a presidenza de,1 Duce, adotterà i provvedimenti intesi a normalizzare il mercato vinicolo». (Da 11 Popolo d'Italia, N. 93, 3 aprile 1942, XXIX}.
0 • A Roma, nella sala del Mappamondo di palazzo Venezia, il 7 aprile 1942, Mussolini riceve « l'ammiraglio di squadra Angelo Jachino, comandante in capo delle Forze navali, il quale gli riferisce sul combattimento del 22 marzo, che, per effetto del tempestivo intervento dell e nostre Forze navali, portò alla dispersione d'uo convoglio inglese e alla grave menomazione di due incrociatori e tre cacciatorpediniere nemici». Indi il capo del Governo rivolge all'ammirag li o le parole qui riportate in riassunto. (Da Il Popolo d'Italia, N. 28, 8 aprile 1942, XXIX).