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NEL

PRIMO ANNUALE DELLA COSTITUZIONE DEI BATTAGLIONI « M » *

Legionari dei battaglioni « M » !

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Voi avete oggi l'orgoglio di ·celebrare il primo annuale della vostra fondazione, qui fra le vestigia suggestive ed esaltanti della Roma repubblicana e imperiale, ai piedi del Palatino, fra il tempio della Fortuna virile, quello di Vesta e -il quadriportico:;-di Giano.

Io ho la gioia e l'onore di consegnare a rtlolti di voi le ricompense al valore guadagnate e meritate sui campi di battaglia.

Durante questi dodici mesi, voi avete dimostrato coi fatti di possedere le qualità, spirituali e fisiche, che vi devono distinguere fra tutti e dà tutti: fedeltà assoluta, dogmatica alla dottrina e agli insegnamen ti del e Giustizia nella codificazione delle leggi fondamentali fasciste nel campo penale. I nfine ha parlato brevemente il presidente d'Amelio, lwneggiando alcwii suoi punii di vista sulla legisla:done penale. Al termine della discussione, cui avevano preso parte anche altri fra gli intervenuti, il Duce ha ripreso Ja parola per concludere la discussione stessa, chiarendone alcuni punti. Egli ha notato come, nella concezione fascista, da lui in questa occasione ulteriormente precisata, Ia parte vitale dei principi della scuola classica in materia penale e la parte vitale dei principi d ella opposta scuola positiva trovino una felice sintesi, tale da costituire, nelle sue risul. tanze legislative e nelle sue estrinsecazioni pratiche, un progresso esemplare dal punto d i vista giuridico e umano nella vita italiana ed anche un modello per gli altri paesi, "Lo S111to i una entità cosl potente e s olenne che ripudia il conceJto del/Il vendei/a nei riguardi delfindividuo. Ha però i l d overe di difendere la società. LA pe,riz risponde 11ppunto ed è commisurala al conce/lo della diftsa sodale, con ce/lo a cui non contraddire in 11.1'1m modo '}JJello dell' e m,nd11.mento e del ruupero dei colpevoli ogni volt11. ,he tiò sia pouibile, rispondendo 11n,h'n10 ad un fine nmamenle soriale ", I.e parole del Duce sono state coronate da una nuova, entùsiastica manifestazione, che si è protratta per parecchi minuti Il Duce, dopo aver risposto all'ardente saluto dei convenuti, h a lasciato la sa la, intrattenendosi cordialmente con diverse fra le personalità più rappresentative della importante riunione scientifica». (Da Il Po polo d'Italia, N. 272, 30 settembre 1942, XXIX).

* In seguitb a insistenze della mog lie, allarmata per il continuo deperimento .fisico del ma.rito (il quale era diminuito nel peso di una v entina di chili), e per intervento di Buffa.rini, Frugoni aveva visitato Mussolini e si era pronunciato per una. gastrite ipcrcloridrica, con pericolo di risveglio della vecchia ulcera., escludendo l'ameba, Era stata decisa una nuòva cura a base di iniezioni. La mattina del 10 ottobre, a Roma, ai piedi del Pal atino, fra il tempio della Fortuna virile, quello di Vesta e il quadriportico di Giano, in occasione del primo annuale della costituzione dei battaglioni M, Mussolini passa in rassegna quattro battaglioni M e una rappresentanza di tutle le Fone Armate dello Stato. Indi, sa· lito sulla tribuna. d'onore, eretta di fronte al t empio della Fortuna virile, pronun• eia il d iscorso qui riportato ·(Da li Popolo d'I1alù11 N. 274, 2 ottobre 1942, XlCIX), fascismo, f edeltà sigillata col sangue, non coi vani e spesso non limpidi inchiostri, disciplina esemplare, contegno irreprensibile, cameratismo p iù che fraterno dell'uno per tutti e tutti per uno, e nel combattimento l'im· _peto e la implacabilità dei legionari di Cesare.

Nei vostri cuori di giovani veramente degni di vivere e di combat· tere in questa epoca decisiva. che vedrà il Littorio trionfante, due sen· timenti devono fremere: uno di amore verso l'It.a.lia, l'altro di odio inestinguibile contro tutti i suoi nemici.

Questa, o legionari dei battaglioni « M », è la consegna del ventennale. Più che una çonsegna è un giuramento. (Un'entusiastica acclamazione corona la breve e inci!iva allocuzione del Duce). *

SESTO . COLLOQUIO CON IL GENERALE VACCA MAGGIOLINI ••

( +) Il Duce esamina attentamente l'appunt o e poi l o commenta.

---:- Munizioni d'artiglieria e di fan teria ,in notevoli quantità potrebbero servire cos1 alle truppe francesi regolari ed obbedient,i a Vichy, come ai degollisti della quinta colonna. Poiché tutto fa ritenere, Io desumo dai vostri rapporti, che nell'Afr.ica Settentrionale Franèese il dègollismo vada diffondendosi ed approfondendosi sempre più. 1;: quindi logi co prevedere che, davanti ad uno sbarco angloamericano in Marocco, le Forze Armate regolaxi francesi si accontenterebbero di fare una difesa Dgurativa, come hanno fatto in Siria e st.in facendo nel Madagascar, ma fi nirebbero per trovarsi alle spalle una quinta colonna deg ollista, probabilmente armat a colle stesse armi da noi fornite. Ed è allora probabile che tutbi. si unirebbero ag li invasori. La situazione potrebbe, in tal caso, divenire gravissima per la Libia, praticamente sguernita verso la T unisia, e poi per l e stesse nostre regioni insulari e peninsulari del M ezzogiorno.

• « Mentre i pugnali dei legionari ritornano a guizure come fiamme lucenti nel sole, avanza. di tre passi la prima fila deg li armati, ch'è quella dei decorandi. Il Duce scende dalla tribuna e, portatosi tra ì valorosi, appunta sul loro petto la medaglia da essi meritata e ognuno abbraccia cameratescamente Quando li D uce Mi e m i la tribuna, nella cerchia augusta si diffonde il canto religioso e guerriero della Preghiera del legionario primd della btJttaglia. La strofa, solenne e suscitatrice, avvince ogni cuore; le parole " la patria che faremo più grande " dominano sulla moltitudine silente. Subito dopo avviene il rito della Jeva fascista ». (Da Ii Popolo d'Italia, N . 274, 2 ottobre 1942, XXIX),

• • A Roma, nella sala' del Mappamond o di palazzo V enezia, i.I 3 ottobre 1942, Mussolini riceve, prestnte il maresciallo Cavallero, il generale Vacca Maggiolini, con il q uale ha jJ colloquio qui riportato (Da Can dido, N. 34, 22 agosto 1954, X)

- A~questo riguardo sl!iamo però alacremente provvedendo e ben presto saremo in grado di occupare noi stessi la Tunisia alla prima m inaccia,

- Anche la richiesta di fabbricare nuove armi e nuovi ca rri armati ini preoccupa. Che tonnellaggio avrebbero questi nuovi carri?

- Non /r., ,;o ancora. Quanto alle nuove fabbricazioni, è però da notare che esu Saranno nereuariamente molto lente ed interesseranno perciò un avvenire piuttosto -remotq,

- Potete voi garantire che carri armati \hon siano già in fabbricazione in Francia? Non potrebbe la presente richiesta esser fatta soltanto per ottenere l'aperta. sanzione di una realtà già esistente?

- Tutte le fabbriche fran cesi sono sotto rigorosò controllo italiano o tedeuo.

- Si possono sempre fabbricare parti staccate e procedere poi, al momento favorevol e, al foro montaggio.

- Bisogna p erò tener P.resenle che n oi controlliamo an che Jullo il traffico marittimo Ira la Francia ed il Nord Africa Francese e perciò lraJporli nouvoli non ci pouono sfuggire.

-Si riesce sempre a s~ttrarsi ai controlli... Quanto all'Aviazione non mi pare che si tratti di quantità ingenti: potranno essere, così a ocdtio e croce, ottanta o cento apparecchi.

- Eui però si aggiungono a qpe/Ji, circa cinquecento, se ben ricord o, che già eJiJ/on o sul posto. lno/Jre, per q uesti nuovi, si Jralta, !erondo /a richiesta francese, di dislocar/i non nel solo Marocco, ma in (ulla l'Africa Se/lentrionale France.re.

- Si armino pure in Marocco. Noi non possiamo impedirlo. Le ci.r· costanze ci impongono anzi di darvi il nostro consenso. Ma l'Algeria e specialmente la Tunisia no_n devono essere menomamente rinfonate. Allo stato attuale delle cose, bisogna infatti riconoscere che i frances i à fanno un vero e propri(! << chantage- » ed approfittano del momento per carpire quanto desiderano. Noi non possiamo infatti assµmerci la responsabilità di lasciare il Marocco d·isarmato dinanz~ alle minacce di un possibile sbarco angloamericano.

- I tedeschi sostengono anzi che se vogliamo che i fran cesi si ballano e che il degallismo non fauia progressi, è neressttria dimostrare l oro la nostra fiducia, elevare il loro morale.

- Questa è una vera, inammissibile assurdità. I francesi non }:tanno alcun bisogno di part_icolaxi moventi per essere dc.-gollisti: essi lo sono e ci avversano per un sentimento naturale, spiegabilissimo. Se fo fossi francese, sarei certamente degollista! Ma noi abbiaJllO diritto di preten· derc che 11 degollismo non ci danneggi e non impieglù contro di noi l e armi che concediamo alla Francia per difendersi contro gli angloamericani. . · f

- BiJognerebbe perciò sabordinare la conceuione dì questi nuovi, armamenti alla eliminazione dal/' Africa Franru e di tutti i capì dì d11bbia fedeltà v em, il Go verno di Vichy.

- Sl. M a -i capi non bastano: occorre liberare l'Africa Settentrionale Francese da tutti gli ufficiali di animo degollista. Questo è essenziale. P erciò, Maggiolini, io vi dò le seguenti precise d irettive : non oppor:;i ai ria rmi richiesti; essi vadano però ·e sclusivamente nel Marocco; se ne escluda rig orosamente l'Algeria e la Tunisia; .siiano a11ontanati dall' Africa

Settentrionale Francese tutti i capi ed ,i loro dipendenti che potrebbero domani cost itui re ai nostri d anni u na pericolosa quinta colonna..

- Domani tutta la nostra attenzione dovrà forse rivolgersi all'Africa, data la possibilità di sbarchi nemici nell'Africa atlantica, cui parteciperebbe, a quanto pare, anche q ualch e unità brasiliana, e tenendo conto d eg li i ngenti preparativi che g li angloamericani stanno compiendo nell'Africa equatoriale,

- BiJogna infatti tener conto ch e ormai, a/l'infuori de//'Africa S ettentrionale Italiana, FranceJe e Spagnola, tutta l'Africa è in polere deglì t1.ngloamericanì e dei degol/irti.

- 1::. vero. E noi facciamo difatti uno sforzo, che non esito a chiamare erculeo, per portare ingenti forze in Tri_pol itania dia frontiera tunisina. Cosl, se sarà necessario, occuperemo subito l'intera TW1isia. Perciò v i. ripeto ancora che occorre che Tunisia ed Algeria non siano <finforzate. T utti i ·rinforzi vadano in Marocco Non sia permessa l a costituzione di unà quinta colonna degollista nell'Africa Settentrionale Francese ed allont;miamone p~rciò tutti gli elementi infidi.

- Intendete voi, Duce, che q11este vostre direttive siano .sviluppate n el solo campo armistiziale, o credete d i farvi concorrere anche il mini· 1tero d egli Esteri?

- No ! Restate nel campo a rmistiziale, ch e mi pare -il più opportuno Quando credete voi di poter iniziare questa campagna?

- Sarò lunedì a T orino e mi mel/erò subito a contatto colla delegazione che è preuo la Commissione italiana d'armistizio con la Francia.

- Va bene; tenetem i al cor ren te

- Desidero Informarvi, D ure, che a V en ezia è stato altresì deciso un viaggio contemporaneo in M aro cco, Algeria e Tunisia d ei due pre• .ridenti, il generale Vogl ed io, delle Commiuioni di armistizio. T ale viag~ gio ha lo JCopo di dimostrare palesem ente, in terra fra n, ese d 1Afrh a, il perfetto aao rdO' esistente tra le potenze d el/'A ue,

- un'ottima ide-a, ch z approvo completamente. Quali accordi avete preso in proposito coi te~eschi?

Espongo al Duce i particolari dell1accordo, quali risultano dal mio promemoria al generale Magli.

- Approvo. Osservo però che spetterebbe alle autorità francesi. rendervi visita.

PER IL POTENZIAMENTO DELLE FORZE ARMATE*

Il D u ce ha indicato il uttore africano co~~ il piri importante, poiché e1so non è più solo cosJituito dalla fr onte egiziana, ma dalla situazione delta T-ripolitania, ove occ.orrono forze per difenderla e per ou11pd:fe la Tuniiia, prima che le forze ang/osa1soni vi possano 1barcare.

Per la Marina ha avuto parole di pieno riconoscimento del grande sforzo che compie. Quando quindici o sedici anni fa - egli ha d ellovenne all'ordine del giorno .il problema delle navi portaerei, ,io mi ma. nifestai contrario ed affermai che l e portaerei sarebbero state u tili solo se noi. avessimo dovuto batterci oltre .fo stretto di Gibilte rra. Oggi sono convinto che senza le portaerei non si. può accettare battag lia.· Esse sono il parapioggia delle nostre forze navali.

Poi è pauato a parlare del/e materie prime, dell'ampliamento degli impianti, delt'aiuto tedescr1, della difesa cr1ntraerea.

(+) Il Duce ha rilevato che le deficenze prospèttaJe derivano dalPimprepaurzione degli anni che h anno preceduto l'enlrdta. in guerra. Concorda con l'obiezione di Cavalier(} sul fatto che se dopo il 1930 si fosse daJo costantemente impulso alla prepi:Vazione, oggi la situazio ne 1arebbe ben diversa. S11J/a noslra entrata in guerra, in anticipo 111/ prevedulo, egli aggiunge: La storia non può scegliere ofari ed itinera ri.

446' RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI **

Il Consig/i(J dei minisJri ha approvato i seguenti provvedimenti, oltre ad altri d'ordinaria amministrazione.

Su proposla del Duce del fascù mo, cdpo del Governo:

Un diJegno di legge recante m odifica all'articolo 12 della legge

• A Roma, a palazzo Venezia, il 4 ottobre 1942, Mussolini presiede una riunione per il potenziamento delle Fone Armate, Jn tale occasione, fa le dichiarazioni qui riportate in riassunto. (Da: Uoo ~VhLLllRO - Op . rit, - pagg. 338-339).

•• Il 6 ottobre 1942, nell"Oceano at lantico, a circa trecentotrenta mig lia a sud. ovest di Freetown {Africa Occidentale), il sommergibile Barbarigo, sem~re co-

7 marzo 1938, XVI, numero 3 41, che ha convertito in legge il regio decreto legg e 12 marzo 1936, XIV, numero 37J, contenente disposizioni per la difna del risparmio e per la disciplina della funzione creditizia. // provvedimento stabilisce che d el Comitato. dei ministri, alle cui dipendenze è posto N1pettorato per la difua d el riiparmio e per_/'esercizio del credito, faccia parte, come componen!e, it ugretario del Parlilo Nazionale Fascista, ministro segretario di Stato, Uno uhema di regio decreto re/aJi,;o alle promozioni degli impi e· gali cit1ili dello Stato in soggezione al n emico.

Su propo1ta del ministro degli Affari Esteri 1ono stati approvati al(ltni provvedimenti di ,a-ratiere vario.

Su propo1/a del Duce, ministro dell'Intern o :

Uno schema di provvedimento recante norme p er la co1tituzione "delle aziendg_ agrkole romunali.

Un disegno di legge con rui Ji def/ano .speciali n orme p er il conseguimento della cittadinanza italiana da parte d elle popolazioni d ei t erritori ex-j11go1lavi annessi all'Italia in virtù dei regi decreti legge 3 e 18 maggio 1941, XIX, numeri 291 e 4J2 ( +)

Su proposta del Duce, ministro della 1\1.Adn~:

Un disegno di legge che i.JJiJuiJce due ruoli .speciali d'ufficiali del urviziò permanente efletJivo e che app_or/a varianti agli organici dei Corpi m ilitari della regia M,:irint1.,

Un dùegno di legge che apporta m od ifiche a!l'ttrticolo 21 del /e1/o rmico d elle disposizioni !egiJlarive riguardanti l'ordinamento del Corpo reale equipaggi marittimi e lo .stato gi11ridiro dei sottuffùiafi della regia M,:irina. · · ·

Uno schema d i regio decreto che aggiorna i piogrammi di et mne per il redulamentQ d egli 11/fidali in .serviziq p ermanente effetJivo d el Corpo delle capitt1-nerie di pprt o,

Un Jiiegno di legge .rhe so1pende, per la durata deJJ'a1111ale staio d i guerra, l'applicazione del Jecondo r omma d ell'articolo 88 del vigente te.sto unfro delle diiposizioni legislative riguardanti l'avanzamento, degli 11fficiali della regia Marina.(+) mandato da Enzo Grossi, aveva affondato una corazzala statunitmse del tipo M fr. siuìpi. Il 10 ottobre (ore 10-12.30), Mussolini presiede la riunione del Consiglio dei ministJ"i della quale ? qui riportato il resoconto. (Da Il Popolo d'ltalia, Nn, 279, 283, 7, 11 ottobre 1942, XXIX)

DIRETTIVE AL MINISTRO RICCI*

li Dure ha JOJtolineaJo i t'ÌJ11/tati dell'aJtitiilà rorporaJifJa nel uttore wciale e ha dato al ministro p_redse dirmive perché, sulle basi della .ro/ìdarietà e della gi11stizia, /'op_era continui a difesa del lavoro che combalte la grande battaglia per la conquista del nuovo ordine europeo.

Alla Delegazione Tedesca

NEL VENTENNALE DELLA MA~CIA SU ROMA **

Rispondendo al saluto rivoltogli, il Duce ricorda gli avvenimenti di -::enfanni fa, af/orché ebbe inizio la rivoluzione fascista. Da allora è in corso un'aspra lotta contro il bolscevismo, la plutocrazia e il giudaismo. Durante questo periodo l'ltalia ha dovuto affrontare tre guerre. La prima in Abissinia è stata praticamente condotta cc:intro l'Inghilterra, p erché dietro l'Abissinia vi era proprio la stessa Inghilterra.. la seconda guerra,

* L'll ottobre 1942, a Roma, nella sala del Mappamondo di palazzo Venezia, Mussolini aveva avuto un « lungo e cordiale colloquio,. con il Reich;/iihre, delle S. S. e capo della Polizia germ3nica H einrich Himmler. Il 12 ottobre, eu stato impedito di partire per la Romagna da una nuova crisi di gastrite, e costretto a restare a riposo per vari giorni. Il 23 ottobre, a Roma sempre nella sala del Mappamondo di palazzo Venezia, r iceve il ministro Ricci, che gli consegna « una r elazione sulla politica sociale Ilei settore del lavoro, svolta in vent'anni di reg ime, da.Ila marcia su Roma ad oggi ». Indi il capo del Governo rivolge al mÌ· nistro le parole qui riportate in riassunto, (Da J! Popola d'llalia, No. 287, 296, 15, 24, ottobre 1942, XXIX).

0 Il 23 ottobre 1942, g li inglesi avevano bombardato G enova, ;usando gravi danni. Il 24 Ottobre, ad El Alamein, l'ottava Armata britannica, al comando d el gèneral Bernard law Montgomery, aveva scatenato un poderoso attacco contro lo schieramento italo-tedesco. Nella durissima ba ttagli a era caduto subito i l generale von Stwnme, sostituito, in assenza di Rommel, dal generale Ritter von 'foma. Il 25 ottobre; il feldmaresciallo era tornato dalla Germania in_Africa per assumere le redini della resistenza al formidabile assalto nemico. (Le truppe dell'Asse si compor teranno- con strenuo valore per dodici giorni, sotto un · furioso martella· mento delle artiglierie, dell'Aviazione e dei carri armati inglesi, partiti all"offensiva i a quantità strabocchevole. Erpico il contegno dei paracadutisti della Folgore. Però, di fr onte al nemico, sempre alimentato da nuove risorse, mancherà ali'Ar· mata italo-germanica ogni riserva di uomini; mancheranno card armati, munizioni, soprattutto carburante ed automezzi per l'eventuale ritirata. E ciò nonostante lo sforzo eccezionale fatto dal nostro Comando supremo per rifornire le truppe d ì Rommel con ogni possibile mezzo di t rasporto). Il 27 ottobre, a Roma, n~lla sala del Mappamondo di palazzo Venezia, Mussolini aveva avuto un colloquio con Goering, durante il quale avev.a insistito per forniture di nafta. Il 28 ottobre, alle 10, sempre nel!a sala del Mappamondo di palazzo Vene?ia, riceve « la delegazione di alti gerarchi del Parti to N~onalsocialista, g iunta nell'Urbe in occa- c1uella. .di Spagna, fu combattuta per la prima volta spalla a spalla con i camerati germanici ed ebbe come risultato che il bolsce vismo venne schiac_ciato dalle fa langi eroiche della nuova Spagna. La terza g uerra, quella attuale, il popolo italiano è deciso a condUila sino alla fine, e questa fine significa vittoria. li Duce 'Jlfindi prega il dottor Ley di ringraziare il FUhrer per aver vo/11/0 ch e una delegazione del Partito N azionalsocialista partecipa.ne alle manifestazioni del i,en/ennale sione del ventenna le della m.ircia su Roma». Sono alla testa della· deleg.a.zione l'incaricato spttiale di Hitler, dottor Robert Ley, capo del Fronte del lavoro del Reich, il Rt ich;jugewdfiihrtr Axmann e il Refrhwudmt , n/iihrer Scheel. la delegazione è accompagnata dal segretario del P.N.F., d all'ambasciatore del Reich a Roma, Georg H ans von Mackensen, dal consiglieie nazionale Alessandro Bonamici, vicecomandante generale della Gioventù Italiana d el Littorio, dal vicesegretario dei Gruppi Uni,·ersitari Fascisti, D "Este, « Il dottor Lcy consegna al Duce un messaggio personale del FUhrer in occasione del ventennale della _maicia su Roma». (Nel messaggio, i n data 27 ottobre, Hitler aggiunge l'offerta di centomila tonnellate di grano, oltre duecentomila assegnate come anticipo sul raccolto italiano, e un treno settimanale di grano dall'Ucraina. Propone anche un nuovo incontro personale al Brennero, in novembre, e invia auguri per la salute) (23~). Poi il capo del Fronte del lavoro d el Reich presenta « :i singoli membri della missione al Duce, che, per ognuno di essi, parecchi decorati al valotc e alcwti mutilati, ha cordiali parole. Dopo la presentazione, il dottor Ley sottolinea che egli e i suoi compagni sono btori non soltanto dei saluti e delle felicitazioni personali del Fiihrer, ma anche del sentimento delle Organiuazioni dei lavoratori germani ci e dei soldati che in. sieme, sul fronte interno e su quello di guerra, combattono, banco à liaoco, con il popolo proletario e con .i militi dell'Italia fascista. Il dottor Ley ricorda come la vecchia solidarietà ideologica, che è sempre esistita fra il movimento fascis ta: e quello Mzionalsocialista, abbia fatto sì che fi n dagli inizi il D uce e la sua opera g randiosa siano stati sentiti in G er mania come il simbolo del combattimento, Soggiunge che la Germania ammira lo spirito italiano, che ha sempre sostenuto e sostiene con tanta tenacia e con tanto ardore i suoi ideali ; e la Germania sa che la vittoria non mancherà di coronare lo sforzo comune dei due popoli dell'Asse, assicurando a essi un destino migliore e una perpetua collaborazione. I due popoli sono giovani e si stimano, perché hanno sempre combattuto insieme, in condizioni similari, i n emici che volevano ostaco lare lo svilu p"po di entrambi. B nata da questa unione un'amicizia che non teme ostaco li e che il tempo rinsalda facendola sem· pre più stretta., sempre più efficace ». Indi Mussolini pronuncia le parole qui riportate in riassunto. (Da Il Popolo d'Italia, N , 301, 29 ottobre 1942, XXIX).

Durante gli ultim i tre anni di guerra, è nato lo stretto came ratismo tra i soldati italiani e germanici. E questo cameratismo - soggùmge il Dflce - è la migliore garanzia per l'avvenire dei due popoli.

• « Successivamente, il Duce ~i intr~ttiene affabilmente con il dottor l..ey e con i vari componenti la delegazione. Nell'atto d i congedarsi il dottor Ley lancia tre volte il sal uto: "H, il D uce!" All' uscita da p;1.l:izzo Venezia, i componenti b. delegazione sono fatti segno a una viva dimostraz ione da parte della fo lla raccolta sulla piazza»· (Da Il Popolo d 'I talia, N. 301, 29 ottobre 1942, XXIX).

S, • XX.Xl,

AL DIRETTORIO NAZIONALE DEL P.N.F.

NEL VENTENNALE DELLA MARCIA SU ROMA•

Il Duce ha risposto elogiando l'attività che il Partito ha svolio in tutti i campi della vita nazionale, e specialmenle nel sett~re dell'aJsÌJtenza e della solidarietà con i combattenti e con le loro famiglie, t.racdando, quindi, le direttive per l'azione da svolgere, ;f.he ha oggi un solo obiettivo-: quello di vincere. (Infine il s egretario; del Partito ha ordinat o il « Sa/1110 al Duce!», cui ha rùpos/o il vibrante« A noi,!» dei presenJt).

• Il 28 ottobre 1942, alle 10.30, a Roma, Mussolini ricompare in pubblico per la prima volta per inaug urare la Mostra permanente del fascismo, allestita a valle Giulia. Alle 12.30, nella sala del Mappamondo di palazzo Vene-zia, riceve « il segretario del Partito, che, accompagnato dai componenti il D irettorio nazionale, gli consegna la tessera numero uno del P.N.F. rinnova!~ per l'anno XXI. B presente, accompagnata dal presidente dell'Associazione J ei caduti e dei feriti per la rivoluzione [consiglière nazionale Alessandro Palladini], una rappresen. tanza di orfani, di cui sei di caduti per la rivoluzione e otto di caduti in guerra, che recano l'omaggio dell'Associazione. Dopo il ·• Saluto al Duce!··, ordinato dal segretario del Partito, il Duce si sofferma paternamente con ognuno dei bimbi, fra i quali era i l piccolo figlio di Vt"l.io Orazi. Gradisce poi particolarmente alcune parole d'affettuoso omaggio pronunciate da un balilla marinaretto. Il segretario del Partito presenta al Duce lo specchio delle forze inquadrate nel P.N,F. e nelle organizzazioni dipendenti. Successivamente, il ministro Vidussoni rivolge al Duce il seguente indirizzo: "D uce! Ho l'onore di consegnarvi il quadro delle fone del Partito nel ventennale della marcia su Roma. N ei vent'anni d"intransigente d edizione alla causa, il Par tito allinea, nei ranghi d'onore, questi suoi ca· merati nelle guerre fasciste: caduti 34.322, dei quali 1240 gerarchi; feriti 50.4 35, dei qua li 1624 gerarchi ; decorati 17-643, dei quali 1362 gerarchi. L'albo d'onore lega in un unico fascio d"olocausto i caduti nelle piazze durante glì anni eroici della vigilia e quelli di tutte le guerre, uomini d'ogni età e di ogni ceto, i mi· g liori di tutti noi per fede e per dedi:zione al fascismo e alla patria.' Il Partito, Duce, è fiero di tanta ricchezza di sangue e di sacrifizi : è il seg no pià certo e più vero che esso1 in vent'anni, 0011 ha chiesto che il solo privilegio del combattimento e non h a rivendicato che il diritto di marciare all'avanguardia del popolo, n el cui cuore sano e generoso il vostro credo diventato ragione di vita, certe:zza nell'avvenire. Ai vostri ordini, il Partito, custode vigile e geio~o degli ideali d ella rivoluzione, opera e agisce sul piano della aderente realtà, conscio dei suoi doveri verso questa guerra di liberazione, nella quale esso ha impegnato tutte le sue forze, tutti i suoi mezzi. At traverso !"esempio di un'intransigenza mora le, ch'è legge di vita, del sacrifizio accettato consapevolmente e rischiarato dalla luce degli ideali della causa e della patria, offrendo con cuore aperto la solidaridà più gene· rosa e concreta a chi maggiormente sente gli inevitabili disagi d el momento, ali• mentando col palpito dèlla riconoscenza la fraternità d'armi e di spiriti dei valorosi combattenti, il Partito vibra co~ forza viva, inesausta e inesauribile, perché voi, Duce, siete la sua fede e l a sua anima. A noi, Duce. il destino ha commesso

IL PIANO PER L'ALIMENTAZIONE NAZIONALE•

Il piano comporta:

1. - L'aumento della razione di pane per i ragazzi dai nove ai diciotto anni e per i lavoratori. A partire da l 16 novembre e per il periodo invernale, 1a razione di pane dei ragazzi dai nove ai diciotto anni è portata da grammi centocinquanta a duecento giornalieri. Dalla stessa data e per lo stesso periodo la razione base per i lavoratori è portata da grammi centocinquanta a duecento. Pertanto !a razione per i lavoratori semplici ammonterà a grammi trecento, quella per i lavoratori addetti ai lavori pesanti a grammi quattrocento e quella per i lavoratori addetti a lavori pesantissimi a grammi cinquecento. Le razioni di pane per la restante popolazione restano fovariate. Il supplemento mensi·Ie di cinquecento grammi di generi da minestra concesso alle popolazioni dell'Jtalia merìdionale e insulare dal 14 marzo scorso resta confermato.

2. - Distribuzione straordinaria di un notevole contingente di patate. Essendo in corso, a seguito di accordi col Governo del Reich, l'importazione di un notevole contingente di patate, entro i-1 dicembre prossimo, nei m aggiori centri urbani e in quelli appartenenti a zone sprovviste di risorse agricole, sarà provveduto ,alla distribuzione di un quantitativ:o di dieci chilogrammi di patate per persona. Tale quantitativo si l'altissimo onore di recarvi, nel ventennale g lorioso, la voce appa5sionata e fedele delle vostre camicie nere e del popolo fascist~ alle cui fortune voi avete disch iuso le vie dure, in.a superbe di .fiere::z.2a e di g loria, d ella meritata grandezza. Oggi su t utti si leva alta, decisa, solenne ed ine-sorabile la vostra volo ntà: vivere degnamente l'ora storica p er fare grande la patria fascista. Viva il Duce\". JJ mini stro· Vidussoni fa poi omaggio al Duce d 'alcune pubblicazioni del Partito» fodi Mussolini pronuncia le parole q ui r iportate in riassunto. (Da IJ Popolo d'I1a/ia, N. 301, 29 ottobre 1942, XXIX)

• Il 28 ottobre 1942, H principe di Piemonte era stato nominato maresciallo d'Italia. Il 29 ottobre, Rommel aveva comunicato l"impossibilità di resistere ancora alla pressìone nemica per più. di tre giorni, causa la sproponione delle forz e con· trapp oste. Se trecento carri armati erano stati distrutti, agli inglesi ne restavano ancora millecinquecento, contro settanta rimasti ai tedeschi e centosessanta agli i ta· liani. La mattina del 30 ottobre, a Roma, a palazzo Venezia, Mussolini premia « i littori e le littrki dell'anno ventesimo » ; e, prima di consegnare i premi, rivolge « parole di saluto, di elogio e di incitamento, che vengono accolte da una rinnovata, ardentissima manifestazione». Il pomeriggio d el 30 ottobre, sempre a pa lazzo V enezi~ presiede la riunione del Comitato interministeriale di coordinamento per gli approvvigionamenti, la distribuzione e i pre2zi dei geneli di consumo civile. In tale occasio ne, dopo la relazione del m inistro Pareschi sulla situazione annonaria, espone il piano per l'alimentazione n azionale q ui riportato. (Da li Popolo d'Italia, N n 3021 303, 30, 31 ottobre 194 2, XXIX) agg iunge_a quèlli della distribuz~one già in corso .delle patate à.i produ. zione nazionale, che sarà regolarmen te proseguita.. Ogni famigl ia rurerà la co,nservazione delJe patate estere e nazionali opportunamente distribuendo~e il conswno per il periodo invernale.

· 3. - Aumento dell'attuale asseg nazione cli marmellata t"d estensione del diritto di prelievo a persone oltre .i sessantacinque annì. Viene disposto·un cons.iderevole aumento dei quantitativi di marmellata da distrib u.irsi al consumo durante il _periodo ,invernale. La distribuzione sarà regolata dalle autorità provinciali dd le vari_e località in relaz ione alle abitudini di consumo. Nei centri urbani nei -'quali la marmelJata era distribuita ai ragazzi fino ai diciotto anni in ragione di cinquecento gramm i mensi li, la razione per gli stessi ragazzi sarà portata a due chilogrammi mensì-Li. Verrà, inoltre, attribuita una razione di un chilogrammo men· sile alle persone aventi oltre sessantacinque anni. I.a razione di novemb re potrà essere ritirata nella seconda quindicina di ta·le m ese.

4. - Aumento d ella razione di zuccherò ai bambini fino a tre anni ed estensione del supplemento ai ragazzi dai quattordici ai diciotto anni Mentre con disposizione di carattere permanente la razione mensile dì zucchero ai b1mbini fino a tre anni è .portata ad Wl chilogrammo, il supplemento mensile di grammi cento concesso dal 15 marzo ai ragazzi fino a quattordici anni è prorogato, per tutto il. quadrimestre novembreft.bbr:aio prossimo ed esteso per lo stesso periodo di tempo, anche ai ragazzi dai quattordici ai diciotto anni.

447' RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI*

Il Consiglio dei ministri ha appro vaJo i seguenti P.rovvedimenti, oltre ad a/lri di ordinaria amministrazione.

S11 propoJ/a del Duce del fascismo, capo del Govern():

Un disegno di legge recante modificazioni al /eJJo unico delle l eggi

• Il 31 ottobre 1942, il nostro Comando supremo aveva appreso che un enorme com·oglio angtoamericano, dest inato a t rasferire truppe da sbarco, si stava for· mando a Gibilterra. Il 10 novembre, Mussolini aveva risposto a Hitler ptt ringra· 2iarlo del messaggio augur.lle e del g rano offerto, e per 6ssare l'incontro a Salisburgo, verso la fine del mese (235). A quel tempo, Frngoni aveva d t-sjgnato come s uo sostituto per eseguire. iniezioni e controllare la malattia di Mussolini, j l dottor Arnaldo Poni, il quale però aveva d ovuto sospenderle dopo una decina di giorni per volon,tà di Rach ele Mussolini, p reoccupata da certe reazioni che esse: provocavano nel paziente. Il 4 novembre, Rommel era stato costretto ad .iniliue il ripiegamento da El A lamein sotto u na fo riosa pressione di carri armati e di

111/ credito fondiario. Con l1entra/a in vigore del nuovo Codice di proçedma civile si è manifestata la n eussità di 11n aggiornamento delle diJposizioni speciali del predetto teJ/o unico, l e quali 1ono intese ad a11frurare il regolare funzionamento del credito fondiario, mediante un pùì rapido e m eglio Jute/ato svolgime11to delle azioni eumtive corllro i mutuatari morosi in confronto alla normale procedura in esuuzione. PerJanto l'anzidetio disegno di legge procede al coordinamenlo delle menzionate norme speciali con quelle d el m,ovo Codice di rito, in guistt da comervttre agli Istituti di credito f ondiario le attuali prerogative in materia di esemzione immobiliare.

Uno schem!1 di provvedimento- concernente il riordinamento- del Consiglio nazionale delle ricerche.

S1t proposta del Dure, ministro ilegli lnt~rni·

Uno ffhema di regio d ecreto in virili del qu11le i limiti d'età, stabiliti dalle vigenti disp osizioni Per la còmeuione di P.remi di nuzialità ai di- aw:i appoggianti l'azione dell'ottaVa Armata inglese. Gli era giunto tardi un t("Jegramma di Hit_ler, che lo esortava a non cedere il campo, a qualunque coslo La battaglia ormai perduta si era sublimata in un'epica difesi, durante la quale molti eroi dell' Ariele e della Folgore s"i erano opposti al nemico sino a farsi annientare. Nella ritirata, i tedeschi erano andati celeri sui loro automezzi, senza curarsi d ei reparti italiani appiedati, che erano stati sorpassati dagli inglesi e quindi fa tti J>ri· gionieri. I carri armati erano rimasti distrutti Da Siwa, la divisione Giovani ft11eis1i era ri uscita a ripiegare in parte, Nella notte fra il 7 e 1'8 novembre, il gran convoglio angloamericano partito da Gibilterra diviso in gruppi, aveva iniziato gli sbarchi nd Marocco e in Algeria. L'opposizione francese era stata debole e breve; atti vi invece gli aiuti dei degollisti. Ben presto però, reparti tedeschi e ita.liani erano p.1ssati in Tunisi:i. Il 9, il 10 e 1'11 novembre, in 1.1n <onvegno a Monaco fra Hitler e Ciano, presentì Goering, voo Ribbentrop e Lava!, era stata: decisa l'immediata occupazione delb Co1sica e di tutta la Fr:i.ncia. Intanto, -ptt stanchezza e mancanza di mezzi, anche l'impeto e l'abilità manovriera di Rommel erano esauriti. Contro i pareti del Comando supremo italiano e dello stesso Kesselri11g, il feldmaresciallo continuava a r etrocedere in interrottamente, anche dai luoghi dove :;ì sarebbe potuta opporre ·al nemico almeno una resistenza ritardatrice. Il 14 novembre, Cavallero, tornato in Afr~ca, per combinare una linea di resistenza ad El Ag heila, non era riuscito a prendere contatto con Rommel, sempre in movimento ed irreperibile. Il 17 novembre, mentre il fe ldmaresciallo ~i trovava a Bengasi con le sue forze in ritirata, era avvenuto il primo scontro fra reparti germanici e americani in Tunisia. Il 19 novemb re, con u na lettera, Mussolini aveva proposto a Hitler un nUO\'O incontro (236}. Il 20 novembre, il Fi.ihrer aveva risposto che era pronto a riceverlo; che era d'accordo sull'opportunità di resistere ad El Aghcila; che a tale scop o avrebbe inviatò armi ed aerei; che divisioni scelte tedesche af fluivano in Tunisia; che batterie antiaeree sarebbero state inviate in Italia per una magsiore difesa d~i centri principali dalle incursioni di apparecchi nemici (237). Il 21 novembre ( ore 10-13), Mussolini presiede la .riunione d el Consiglio dei ministri della (luale è qui riportato il resoconto. (Da Il Popolò d'I1alia, N. 325, 22 novembre 1942, XXJX}. pendenti staf':li, vengono elevati, nei confronti di rolorQ che apparten. gono o abbiano t1ppa rten11/o a reparti mobilitati ed oper,mti, di Jm periodo di tempo pari a quello da eui lrauorso in zona di () ptrttzioni

Su proposta d el Dnce, il Comiglio d ei ministri ha approvato:

Uno Hhema di regio decreto contenente norme 111!/o staio giuridico e Irti trattamento economico dei salariati dello Stato. Il provvedimento co{)f'dina in moda orgdnico le disposizioni vigenti in materia, perfezionandole e adeguandole in quanto po.uibile ai criteri affermatisi nel cam po privatistico, specie in materia tt.J1frlenziale. In f4} modo, varie provvidenze, atJuate dal regime a fav.ore d ei pre.rtat ori "tf1opera in genere, v engono Jttncite anche in favore delle maest ranze sfatali, le quali, per ef f etto d el prov vedimento, risultano suddivise in due grandi categorie: dei saiMiati di ruolo e dei salariati n on di r uolo ,· nella prima delle qtJali Sd· ranno in quadrati gli attuali operai perm,menti e gli incaricati stabif; e ne/la reronàa gU c,perai t em poranei- e giornalieri e gli ùicaricaJi pro11visori.

Su propoifa del Duce, m inhtro della M arina: Uno schema di regio decreto contenente norme e "programmi per l'espletamento dei concorsi straordinari n el Corpo- delle cap_ilanerie d i porto.

Uno _schema di regio decreto che app·ro va il nuova statuto della regia Accademia navale. ( +) *

L'ULTIMO DISCORSO

Vi è ben nota, o came rati, la m ia riluttanza a parla re anche in tempi che comu,nernente si chiamano . di pace o normali. Questo dipende da una mia convinzione, che cioè, su cento cas i, ci si pente settantacinque· p er a~er parlato, venticinque soltanto per aver taciuto. In secondo luogo u 11 23 novembre 1942, mentre i russi i niziavano una controffensiv11, Cavallero era tornato in Afrka p er indurre Rommel a non ripiegare subito su Buerat, co me quest'ultimo voleva fare .(e poi. farà onde ·evitare uno scontro ad El Agheil.,, secondo lui di esito catastrofico). n 24 novembre, presenti KesselJ"ing, von Rintelen e Bast ie-o, i due marescialli sl erano incontrati; se0za accordarsi, all'Ara dei Fileni. Kesserling era andato p oi in volo da Hitler Il 26 novembre, ne era tornato, con una lettera. del f Uhrer p ei- Mussolini. Hitler si d iceva d'ac· corda con il suo corrisp ondente sul pericolo di una sedizion e d ella Botta mili- è mia convinzione che in tempo di guerra, quando parla con la sua voce potente il cannone, meno si parla e m eglio è. In ogni caso bisogna parlare per i consuntivi e raramente per i preventivi. gli immemQri o smemorati, quello che il regime ha fatto durante venti anni di opera. :Un'opera gigantesca, che è destinata a lasciare tracce indelebili per· tutti i secoli nella storia italiana.

• Alla. 4431 riunione, tenutasi il 23, gennaio 1943 (ore 10-12.30), il Consiglio dei ministri esaminerà ed approverà « il b tlancio di 1>revisione per l'esercì· zio 1943.1944 ». {Da Il Popolo d'IJ111ia, N. 24, 24 gennaio 1943, XXX).

Questa mia convinzione sii rafforza davanti a questa guerra, che ha ormai assunto proporzioni ·che si p otrebbero dire cosmiche, tanto sòno universali; guerrà. che scavalca continuamente le parole, guerra che essendosi dilatata enormemente nello spazio,_ si è naturalmente e proporzionalmente allungata nel tempo.

Io mi compiaccio che il popolo italiano non mi abbia sollecitato troppo di frequente alla tribuna, perché il popolo italiano, che è certo uno d ei più intelligenti della terra, se non il più ,intelligente, non ha bisogno di troppe bande propagandistiche, specialmente di una propaganda che non sia straordinariamente intelligente. Tuttavia, dopo diciotto mesi di silenzio - siamo ormai e ntrati nel trentes imo mese d i guerra - fo ho la vaga impressione che buona pa1te del popolo italiano abbia il desiderio di. riudire la mia voce.

Il mio di ogg i non vuole essere quindi un discorso, ma piuttosto un rapporto politico-militare, più militare che politico. Sarà quindi Wl discorso d i dati, di cifre, di fatti, sarà in altri termini i1 consuntivo dei primi trenta mesi di guerra. Non è il discorso che mi ripromettevo di pronunciare nella ricorrenza del ventennale D'altra parte il venten nale è stato celebrato nel migliore dei modi, rievocando, per tutti, anche per tare francese ancorata net porto di T olone. Aveva quindi disposto di prenderne possesso all'improvviso, con l'aiuto delle forze i taliane di occupazione. Raccomandava il segreto, e assicurava un'equa ripartizione 'fra Italia e Germania della Botta mer cantile francese catturata nel porto, e d i quella militare che si fosse riusciti a cattura.re (239). La p reannunciata azione era seg:uita immediatamente. La notte del 27 novembre, fo fatti, l a piazzaforte e i l porto di Tolone erano. stati occupati. Un solo sommergibile francese era riuscito a fuggire, la fl otta si era autoaffondata in gran parte, ma varie unità erano state prese intatte, altre erano recuperabili, e molte potevano essere demolite per u tilizzarne il materiale. Nuovamente assalito da dolori di stomaco, MussÒlini aveva dovuto allora restue a villa Torlonia. Il 28 novembre, Romn:iel si era recato in volo da H itler p er ottenere un ordine di sgombero dall'Africa; ordine che gli era stato rifiutato, Era dovuto q uindi tornare, e nel vi aggio aveva fatto una sosta a Roma insieme con Goering, venuto a sua volta per controllare !"organizzazione dei trasporti nel Mediterraneo, dai tedeschi giudicata difettosa. Il 30 novembre, nella sala del Mappamondo di palazzo Venezia1 Mussolini aveva. avuto un colloquio con G~ ring, Il maresciallo d el Reicb aveva preannunciato l'invio jn Tunis ia d elle divisioni D eut1'hland1 HiJier, Goering, e raccomandato i trasporti marittimi. Poi, mentre Rommel rientrava al suo comando africano nel deserto sirtico, era andato a Napoli. Il 2 dicembre, alle 11, Mussolini interviene alla riunione plenaria delle Commissioni legislative della Camera d ei fa sci e delle corporazioni, e pronuncia il discorso qui riportato, (Da Il Popol o d'ltalùi, N n 331, HG, 28 novembre, 3 dicembre 1942, XXIX).

Abbiamo celebrato il ventennale con un'amnistia famosa, che ha spa· bricato le porte delle ·carceri a circa cinquantamila individui e che ha '.iberato dal confino anche i cosiddetti << politici », prova di forza d el r e;;ime. Finalmente, -il complesso delle provvidenze sociali, che in tempi diversi avr ebbero sollevato un'ondata di g rande entusiasmo, perché effettivamente noii in questo settore siamo all' avan"guardia di tutti gli Stati, nessuno escluso. .'

Gli eventi principali di questi diciotto mesi, che vanno dal 10 giugno 1941 ad oggi, sono i seguenti: la guerra contro la Rwsia, l'intervento in guerra del Giappone, lo sbarco degli angloamericani nell' Africa del Nord.

La potenza militare della Russia non è stata una sorpresa per me, se non lìmitatamente al punto di vista che vorrei dire qualitativo. Nel 1933 o l934 lo Stato Maggiore italiano ricevette dallo Stato Maggiore russo l'invito di mandare una commissione per assistere alle manovre dell' Ar· mata rossa, che si svolgevano nei dintorni di Mosca. Io cols-i J'occasione per mandare una commissione, che era presieduta dal generale Francesco Saverio Grazioli, uomo di indiscussa preparazione professionale e dotato di un acuto spirito di osservazione. Quando egli ritornò, mi fe ce un rapporto molto elaborato, che io lessi con 1a più grande attenzione e che mi convinse che c'era qualche cosa di nuovo ad Oriente e che l'Esercito rosso era ormai cosa boo diversa da quelle truppe raccogliticce che sotto le mura di Varsavia, nel 1920 si fecero battere da truppe non meno raccogliticce di polacchi e francesi. Qualche anno dopo, una visione cinematografica, che io mi feci ripetere a ritmo rallentato per me· glio esaminarla, di una parata bolscevica sulla. piazza del Cremlino a Mosca, mi diede la convinzione che ad O riente ormai si era formato u n potente Stato, strettamente militarista, che aveva ormai rinunciato alfa rivoluzione internazionale fatta attraverso le singole rivoluzioni nazionali, ma voleva estèndere la rivoluzione nel continente e nel mondo attraverso la forza delle sue baionette.

Era quindi necessario, a mio avviso, che l'Asse si garantisse le spalle. Ed è mia convinzione profonda che J'epoca fu scelta con chiaro discernimento Se si fosse tardato oltre, gli avvenimenti avrebbeco· potut o avere uno svolgimento ben diverso.

Noi siamo cosl obiettivi da riconoscere che il soldato russo si è bat. tutò bene, ma si è battuto moÙo meg lio il soldato tedescò, che ha battuto il soldato russo. Bisogna riconoscere che solo un Esercito come quello tedesco e solo il Corpo di spedizione italiano in Russia, diventato oggi Armata italiana in Russia, ·polevano superare la prova di un in• verno che non aveva avuto l'eguale in centoquaranta anni.

Oggi la Russia ha perduto i suoi territorì più fertili, più ricchi di materie prime, ha perduto da ottanta a novanta milioni di abitanti. Quei territòri ci permettono di vedere il futuro dal punto di vista delle materie prime e dal punto di vista alimentare con maggiore fiducia.

Posso affermare che gli aiuti angloainericani, sino a questo momento, sono stati quanto mai esigui. E sintomatica cosa è questa: che i russi non han no mai voluto che il loro suolo fosse calpestato da un soldato americano o inglese Non credo che qui si debbano indagare i misteri della cosiddetta psicologia russa o slava o orientale che dir si voglia, Non vi è il minimo dubbio, a mio avviso, che in questa gigantesca partita, che deve creare Ia nuova Europa e stabilire i confirii fra Europa e Asia, 1a ·v.ittoria decisiva e definitiva non può che arridere alle armi dell'Asse.

Se vi è un uomo nel mondo che ha voluto diabolicamente Ia guerra, quest'uomo è il Presidente degli Stati Uniti d'America. Le provocazioni che egli ci ha inflitto, le misure che egli ha preso contro di noi,. l'opera della sua· propaganda, il tutto dimostra che quest'uomo, il quale pure aveva fatto una sacra promessa alle madri americane che i loro figli non sarebbero mai andati a morire oltre i confini degli Stati Uniti! quest'uomo ha voluto deliberatamente la guerra. ·

Naturalmente, il Giappone non poteva aspettare che fossero gli Stati Uniti i primi a sparare. Questa è una cavalleria dei vecchi tempi, dato che sia mai esistita. E quindi il Giappone ha fatto benissimo a non aspettare l'uldma ora ed ha inflitto ai tracotanti americani quella tremenda sconfitta, che oggi impone agli stessi americani una giornata di lutto e di si-lenzio.

O ca, l'intervento dd Giappone nella guecr~ del Tripartito è una garanzia assoluta di vittoria, perché il G iappone è irraggiungibile ed imbattibile.

Tutte le posizioni inglesi nell'Estremo Oriente sono crollate come castelli di carta. Si è dato questo caso singolare nella storia: che il Giappone, 10 pochi mesi, <la paese povero come noi, è diventato _ se non il primo in ricchezza fra i paesi del mondo, certamente fra i primi. Eh-bene, bisogna riconoscere che ciò è giusto, ciò è il premio alla sua virtù, Sono materie prime di cui si arricchisce il Giappone, sono materie prime di cui 'Si impoveriscono i nostri nemici. E non passa giorno senza che l'orgoglio degli americani sfa colpito, sia franhunato.

Dove sono oggi i profeti americani che pensavano di liquidare il Giappone in tre settimane o al più 1n tre mesi? Evidentemente non conoscevano nulla della for'la militare del Giappone e soprattut to della sua intima struttura morale, per rui, in quel paese, l'imperatore non dico l'autorità ma la dignjtà di un dio, ed i soldati che muoiono in guerra sono deificati :6 veramente difficile di battere un popolo che ha in sé risorse morali di questa natura. lo sbarco non è stato niente di glorioso, perché è avvenuto con Ja complicità degli invasi. Né ho mai dato importanza alcuna alle parole d 'onore, alle troppe- parole di onore che si sono scambiate. Finalmente, quan do le cose g iunsero al l oro epilogo, con lo sbarco dell'S novembre, io feci sap ere a Br:rlino che. la misura da prendere, immediata, necessaria, ind ispensabile, era l'occupazione di tutta la Francia, Corsica compresa.

·Terzo avvenimento; 1o · sbarco degH angloamericani ne ll'Africa del Nord, ovverosia 1a tragicommedia dell' «attesa». Veramente nella vita non è sempre un privilegio quello di vedere al di là del colle: ma anche questo era facilmente prevedibile, Le informazioni non mancavano, la comunella tra ufficiali americani in borghese_ e tUliciali francesi in d ivisa era evidente. Tutti in Francia erano « attendisti~>, cioè stavano, e forse stanno ancora, ·e forse .più di prima, alla finestra.

Il FUhrer ed io volemmo credere ancora una volta ad una ennesima parol a d'onore: <J.Uella dell'ammiraglio che comandava la flotta a Tolone. Volemmo credere Ad un certo momento erano così palesi le prove che si meditava la fuga della Rotta ed i l suo incontro con la flotta ing lese. la quale per ben due volte si era affacciata tra· le Baleari e la Sardegna, che anche io questo caso non c'era più di un minuto di tempo da perde re: bisognava occupare Tolone e sventare il pericolo Il che è stato fatto.

La propaganda anglosassone infiora di particolari inesistenti l'episodio. Non c'è stato da parte france se nulla di erOico, perché i morti contati sono due e diciassette i feri ti. Il disarmo dei reparti dell' Esercito e di quelli dell'Aviazione è avvenuto in perfetto ordine, tra quella che si potrebbe chiamare '1'atonia morale di tutto il popolo francese.

In concomitanza con la ripresa offensiva sul fronte di El Alemein (q uesta è stata l'unica vittoria :fin qui che la Gran Bretagna possa regist rare), sono cominciati i bombardamenti _ contro le città italiane. A proposito di questi bombardamenti, darò ora delle cifre esatte. E ne rispondono il sottoSegretario all'Interno per l'esattezza delle cifre dei caduti, il ministro dei I.avori pubblici per l'esattezza dei danni subiti Dò queste cifre per dimostrare che talune notizie che hanno circolato e rano esagerate, e per dimostrare che g li inglesi h anoo soprattutto bombardato i quartieri civili' delle -nostre città.

,A Milano, 1e case distrutte completamente sono trenta, le danneg- giate gravemente quattrocentoundici, le danneggiate lievemente millenovecentotredici; totale delle colpite .duemilaquattrocentoquattordici.

A Torino, le case distrutte completamente centosessantuno, gravemente danneggiate ottocentosettantaquattro, danneggiate lievemente duemilacent~novantacinque; totale delle case colpite tremiladuecentotre~ta.

A Savona, case dist~tte completamente sei, danneggiate lievemente novecentosettanta, danneggiate completamente quarantaquattro; totale delle case colpite milleventi.

A Genova, case distrutte completamente cèntottantasette nel centro e duecentotrè nell'intero comune, danneggiate gravemente nel centro millesei e nell'intero comune quattromilaottocentosessantanove; totale delle case colpite cinquemilasettecentossantadue nel centro e nell' intero comune seimilacentoventuno.

AbbiamO deciso che le case totalmente distrutte tali rimangono fino alla .fine della guerra. Le altre, più o meno gravemente danneggiate, saranno ricostruite e rimesse in ordine.

Il numero totale dei morti e dei ferit i fra la popolazione civile, a seguito di inrursioni aeree e di bombardamenti navali del nemico, dal principio della guerra a tutto il 30 novembre 1942, XXI, sale a morti milleottocentottantasei e feriti tremifa;trecentotrentadµe,· dei quali ottocentotrentotto morti e novecentonovantaquattro feriti dal 23 ottobre ad oggi. In questi ottocentotrentotto morti sono compresi quelli della galleria cosidetta delle Grazie, a Genova.

Questo vi dimostra ancora una volta che noi abbiamo il culto della · verità. Noi hsciamo agli americani e agli inglesi il culto della menzogna. Siamo in diritto di esigere che nessllfl italiano ponga in dubbio menomamente che quanto dicono i nòstri bollettini è assoluta verità. Si.amo l'unico paese in guerra che pubblichi gli elenchi nominativi delle sue perdite e lo facciamo per ùn duplice motivo: per dimostrare che quelle sono le perdite, non uno di più, non uno di meno; e anche per sottrarre all'anonimo quest-i figli d'Jtalia che cadono combattendo.

I caduti di tutte Je Forze Armate italiane nei primi trenta mesi di guerra sono quarantamiladuecentodiciannove; dei quali dell'Esercito trentaseimilaseicentodiciannove, della Marina duemilacentosessantotto, dell'Aria millequattrocentoventidue. ·

· I feriti sono ottantamilasettecentoquarantacinque dell'Esercita, tremilacinquecentonovantanove della Marina, milleseicentoventi dell'Aria.

1 prigionieri sono duecentocinquantaduemilasettecentosettantotto, d i cui duecentoquindicimilacinquecentododici dell'Esercito, dodicimiladuecentoquarantotto della Marina, cinquem.ilanoventottantadue delJ'Aria. '

I dispers,i sono in totale trentasettemilasettecentotredici, di cui venticinquemilanovecentoventitrè dell' Esercito, diecim ilatrecentonovanta della

Marina, duemi laduecento dell'Aria. 'Quando si p arla di dispersi il nostro sentirriento oscilla fra il timore e la speranza; Passato qualche tempo, bisogna riconoscere che questi dispersi devono essere considerati fra i caduti.

Durante- questo periodo di tempo, secondo l'Ufficio statistica operat iva del Supermarina, il ·naviglio affondato dai no.Stri mezzi della regia M ari na sale a centosessantasette nnità, per un tonnelJaggio complessivo di un m ilioneduectntoquindicimilaottocentoventuno tonnellate. ·

Il naviglio da guerra nemico affondato <lai'.,1nezzi della reg ia Marina sale a centoquaranta unità, per un complesso di trecentotrentatremilanovecentosessantotto tonnell.ite.

Le navi da guerra nazionali affondate dal nemico sono centosessantadue, per un complesso di duecentoventiscttemilacentottantadue tonnell ate .

Noi abbiamo denunziato tutto ciò nei nostri bollet tini. Ma ag.li affoàdamenti compiuti dalla regia M a rina bisogna aggiungere quelli ch e sono stati effettu ati dalla regia Aeronautica.

La regia Aeronautica ha affondato sessantadue navi da guerra di vario t ipo fra cui venti incrociatori e diciotto cacciatorpedin iere, ed ha affondato èentodiciassette navi mercantili, per un complesso di ottocentoottantaduem ilatrecentotrenta tonnellate.

Quanto alle forze aeree n emiche, ecco i dati: gli apparecchi certamente abbattuti ( noi siamo di una estrema prudenza : prima di d ire che un apparecchio è abbattu~o, molte volte io esigo la fotografla) sono milleott ocento, probabili settecentotredici, d istrutti al suolo certi trecentonovantatrè, probabili centonovanta.

I prigionieri di guerra che sono nelle nostre mani presentano questi dati : ingksi in Ital ia, ufficiali generali ventuno, ufficial i di vario grado duemilatrecentosettantasei, ~ottufficiali e truppa tre ntaduemilasettecentoquarantasette. Altri sono in v iaggio, per cui il totale ascende a qu este cifre: ufficiali generali ventun o, ufficiali di v ario grado duemilaquattrocentododici, sottufficiali e truppa trentanovemilaottantanove.

Questi sono i veri inglesi nati n el Regno Unito. Poi ci sono t utte Ie altre n azionalità, per cui si arriva a questi tota1i : ufficiali generali ven· tinove, ufficiali di vario grado quattromilatrè, sottufficiali e truppa sessantanovemilacentosessantasette. ·

Questi prigionieri sono trattati da noi secondo le regole della legge internazionale. Possiamo dire noi altrettanto dei nostri prigionie.ci in mano nemica?

Mi duole di dover creare qualch e d isillusione nelle famiglie di co· lo ro che h anno ·figli prigionieri, ma la verità deve essere detta, e _la verità è questa: che, salvo in t alune zon e, il trattamento che g li inglesi fanno ai prigionieri italiani è quasi ovunque inumano. Ecco una lettera recente:

« Oggi ho ricevuto 11nt1 lettera da mio padre, il quale mi dice che ::,ostro figlio è stale> fallo prigioniero dagli inglesi. li vostro caro fig/;o era gravemente ferito al piede e non potepa camminare, Un soldat& inglese ili spt1rò un colpo alla nuca uuidendolo. La cosa è ben triste. Ho conoscù1lo vom·o figlio, era un bravo ragazzo.

« Siamo milleduecento in una località che è inutile di citare. Sia11UJ ;enza scarpe, senza vestiti, senza medicinali. Trattare bene i prigionieri inglesi è il peggi01'e ìmu/to che si possa fare ai combaJtenli italiani prigionieri. Hanno vigliaccamente sparalo _più volte da fuori dei reticolati Ufficiali inglesi hanno bastonato pùì vo1te ufficiali italiani, Efferatezze incredibili sono state commesse 111 noi e persino 111gli ammalati, ferili e m111ilt1ti,

«Fame e stenti,· b11ttt1ti come m erce vile nelle stive e cttrri bestit1me Ufficiali di ogni grt1do ed età costreJti a portare il bagaglio della truppa inglese ed anche di quella di colore».

Ed ora devo leggere tutto :

« Gli ingln i .rono malede_tti, ma più maled etti sono gli itt1li,:mi che li tra/tana benè ».

E ,·engo ad uno degli scopi del mfo discorso.

11 primo rµinistro inglese ha pronunciato domenica scorsa alla radio un discorso, in gran parte destinato all'Italia. Egli pensava che noi non lo avremmo fatto conoscere. Niente affatto. Lo leggo io oggi. lo leggo nella parte che riguarda il popolo italiano ed anche in quella che riguarda me personalmente. Churchill ha detto:

« li nuovo fronte aereo ch~ gli americani e la R.A.F. stanno creando lungo le (()Sie mediterranee deve dare abbondantemente nuove possibilità nel 1943. Le nostre operazioni ne/l'Africa Settentrionale Francese de'vono permetterci di pQrtare il pero della g11em1 rull'Italia fa1rista in modo mai finora sognalo dai capi colpevoli e ancor meno dal disgrazitt!o popolo italian(), che Mussolini ha p_ortato ad. es.rere rfruttaJo e coperto di disgrazie.

« Già centri dell'industria be//ica dell'Italia settentrionale sono staJi a.uoggeJJati ad un Jrattamenlo più duro di queJlo esperime11Jalo da t:lcune delle nostre città nell'inverno del 1940 Ma Je a tempo debito il nemico verrà espulso daJJa punta tunisina, ,om'è n ostro scopo, /ul/a l'Italia meridionale, tulle le J/le basi navali, tulle le sue fabbriche belliche e luJti gli altri obieJJit1i m;litari, ovunque situali, saranno assoggetati ad aJtacchi aerei prolungali, scientifici ed t1nnientatori.

(( Spetta al popolo italiano, ai tuoi quart1nta milioni (bisogna aggior- nare qu~ to signore: siamo quarantasei milioni) dire Je Vuole o m eno ch e t1na tO itt tanto terribile acçada al lo ro paese ».

Questo discorso deve essere p reso sul serio. Già da g ran tempo io non ho più illusioni, e forse non fo ho mai avute, sullo st ato di civiltà del popolo ingl ese. Se voi strappate agli inglesi l'abito. col quale prendono il tè alle cinque, voi troverete il vecchio primitivo barbaro britanno con la pelle dipinta a vad colori e che fu domato dalle lt'gioni veramente quadrate di Cesare e di Claudio.

C inquanta generazioni non bastano a ~mbiare profondamente -la struttura interna di un popolo. Soltanto, nel 'frattempo, su questo sedimento primitivo è stata spalmata ,a vernice, ipocrita nelle loro mani, dcJla Bibbia, Vecchio e Nuovo T estamento.

Ora non 5i deve più parlare di un fronte interno o esterno. C'è u n fronte solo ch e ha diversi settori e, secondo la buona reg ola militare, a nche il set tore del fronte inter riO deve effettuare il suo scaglionamento in pro fondità.

N el 1938, cinque anni or sono, io dissi : non aspettate le ore dodici ; comin ciate a disperdervi per Je nostre b elle campagne. Ma si direbbe che accade a mè qualche volta come a quei poeti che sono più citati che .letti, p iù ascoltati che seguiti. B isogna sfollare le città, soprattutto dalle donne e dai biimbini; bisogna organ izzare lo sfollamento d efin itivo o semidefinitivo.

Tutti coloro che possono sistemars,i lontano dai centri urban i e industria-li hanno il dovere di farlo. Poi bisogna organizzare gli esodi serali, in modo che n ella città, d i notte, restino soltanto i combattenti, cioè coloro che hanno l'obblig o civico e morale di rimanere Sarà allora più faci le fare in misura sufficente d ei ricoveri più resistenti di quello che già non siano gli attuali, per i qua li abbiamo speso centinaia e centinaia d i mi lioni, ·e che, se colpiti in p ie no~ n on p ossono resistere alle bombe d ei massimi calibri.

Questa è la parte che dirò n egativa della difesa contro le incursioni. Poi, ·c' è la p arte p ositiva. Non sarà m ai abbastanza p erfezionata• Sona lieto d i potCr comunicare che la Germania ci darà un potente contribu to di artiglie rie, per cui le nostre, insieme con quelle tedesche, farann o agli aeroplani

nemici l'accoglienza che meritano

Ma lo SCopo di questo discorso d i Churchill è quello di impressiona re il popolo italiano. la tesi è questa : noi siamo una r a.22a duri e for te, ma questi italian i, cosl v ib rat ili, cosl sensibili, avranno essi ,la capacità d i resjstenza n ecessaria ? Ora fo rispondo : •s1.

Fino a p rova contrada io mi rifiuto n eIJa maniera: p iù assoluta di credere che il popolo ita liano sia .di u na t empra in f eriore a quella d el popolo ing lese o del popolo russo ; e se questo fosse, noi dovremmo de· finitivamente rinunciare alle nostre speranze di diventà.re un grande popolo.

Roma è stata vittoriosa dopo Zama? ma. è stata grande dopo Canne, Non dico che nelle nostre vene corra tutto a -sangue che correva nelle vene degli antichi romani; ma è certo che noi siamo il popolo nelle vene del quale scorre la maggior parte del sangue che scorreva nelle vene deglì antichi romani. E lo dimostreremo, Quindi terremo dwo. Questo ci vieoe imposto dal dovere, Jall'onore e dalla ,l;gn;tà,

Ora vi leggo la parte che mi .riguarda :

« Un 11omo, e un uomo Jo/tanlo, ha P.ortaJ o il popolo italiano a q11e1to punto ».

Veramente io dovrei oggi essere alquanto fiero di venire riconosciuto un antagonista dell'impero britannico e di avere portato con m e in questo antagonismo il popolo italiano.

« Euo - prosegue il discorso di Churchill - non aveva necessità di enlrttre irr guerra, rhé ne.unno 1i arcingeva ad aJta r,arlo ».

Allora. Ma io vorrei sapere se il primo ministro inglese ha mai interpellato il popolo inglese per sapere se voleva o no la guerra e se avrebbe il coraggio di interpellare oggi il popolo inglese per sapere se .vuole che la guerra sia prolungata all 'infinito.

Perché questa è la democrazia: manca al suo "SCopo nei momenti supremi. Allora non si interpella più il popolo sovrano, allora non sl parla più di elezioni e di «referendum». JJ popolo viene inquadrato nei ranghi e deve obbedire.

«Tentammo del nostro meglio p·er indur/() a reitare neutr{Jle e goder1i /i:, pare e la prosperità, doni euezionali in un mondo in umpesla ».

Se fossimo rimasti neutrali, . a pa rte il disonore, saremmo ora nella più spaventosa delle miserie, perché è evidente che nessuria delle due parti si sarebbe preoccupata di aiutarci,

« Ma MuSJotini non poté resi.sfere alla t entazione di pugnalare alla .uhiena la Fnmcia prostrata e. quella ,he egli (fedette una Inghilterra Jenza speranza».

Ora bisognerà parlare, una volta tanto, di questa famosa pugnalata. Era prevista l'entrata dell'Italia in guerra al 5 giugno. Era la mia data , quella che io avevo stabilito, e fu il Quartiere generale gennanico che ci pregò, per motivi di carattere tecnico sui quali oggi è inutile insistere, di protrarre l'intervento al 10 giugno. N essuno pensava che la. conclusione della guerra in Francia fosse cosl rapida, m~o di tutti forse lo stesso Churchill, che pochi mesi prima aveva ammirato a Parigi la sfilata dell'Esercito francese per il 14 lug lio- e lo aveva ,proclamato l' Esercito più potente e brillante del mondo. 1'fa H collasso fu plebiscita1io E d'altra parte, quando ~oi attaccammo, l'Ar.mata delle Alpi era intatta, quasi intatta l'Av,iazione e soprattutto intatta la Marina, il che è molto importante in una guerra che si deve svolgere nel Mediterraneo.

E poi·: ammettiamo un momento, pe r amore' di polemica, che noi ab. biamo inferto questa pugnalata d ia Francia. Essa sarebbe una sola di fronte alle cento pugnalate che la Francia ha inferto alle spalle dell'Italia in tanti secoli· di storia, da quando .i. Galli furono a Talamone fino a Mentana.

Churchill continua: «Il JIIO (di Musso~ini) sogno-pazzesco di gloria imperiale, la sua brama di conquiite e di btJttino, l'arroganza unza conJ;onti della ma tirannide, lo conduue ro a q11eJ gesto vergognoso e fa1t1/e. Invano lo -ammonii. Non volle discutere, senza eco rimaJe in quel cuore di 1auo il 1t1ggio appello del Pre1iden/e ainericano ».

Ora dice <e cuore di sasso», ma se iO avessi accolti::> l'appello del Pre. sidente amerkano, avrebbe detto nel suo interno: che « cuore di stucco».

« I.A Illa na111ra di iena mperò ogni limite di decenza e di buon JenJO)).

Si dice che questo signore sia discendente di una .famiglia ducale e che abbia molto sangue azzurro nelle vene. Nelle mie vene scorre invece jl sangue puro e sano di un fabbro. E in questo momento io mi sento i nfinitamente più signore di quest'uomo, dalla cui bocca fetida di alcool e di tabacco escono cosl miserabili bassezze.

« Oggi il suo impero è andato ».

Non è detta ancora l'ultima parola. lo so che non v'è un solo "italiano che non voglia rivivere la primave"ra del 1936.

« L'agonia attanaglia l'infelice terra italiana. Che cosa possono gli ilaliani contrapporre a ciò? Una breve pasuggiata, r"ol permesso dei .tedesthi, lungo la riviera; una visita f11gace alla Corsica; una lotta 1angui1101a contro i patrioti erofri della f11go1lavia; fa1ti di imperitura vergogna in Grecia ; rovine a Genova, T orino e Milano».

Ora, non deve essere permesso a nessuno, e quindi meno che a tutti al pcimo ministro brìtannico, di mettere minimamente -in dubbio il valore e l'er"c)ismo dei soldati .italiani. I camerati germanici sono i primi ad attestarlo. Quando il soldato italiano, di terra, di mare e di cielo, è ben e guidato ed è bene armato, per il suo coraggio, per Ia·sua resistenza ai disagi, per la sua intelligenza, non teme confronti coi migliori soldati dd mondo.

« Un uomo e il regime che egl i ha crea/() hanno portalo q11e1te inrommen1urabili calamità al popolo i taliano, laborio10, geniale ed un tempo felice ». .

Il popolo italiano non è mai stato felice 11 popolo italiano è il grande popolo sconosciuto. N essuno Io conosce. Ne hanno afferrato i tratti superficiali, estemporanei, ma la sua intima, p,rofon da essenza d i papolo che ha v issuto la p iù g rande tragedia, è ignota a questo p ubblico di g ente che viene col « vademerum » e ch e afferra delJa nostra vit;i. so ltanto gli aspetti più appariscenti. :S un popolo che non ha mai a vu to p ane a sufficenza. E tutte le volte che noi abbiamo cercato d i farci un po' di posto nel mondo, abbiamo sempre trovato le vie sb arrate: non solo le vie sbarrate all'Italia fascista, ma all' Italia pura e semplice, fosse anche l'Jtalia di Di Rudinì, di Giovann i G iolitti o di Orlando. N o n si vuole l'esistenza di una Italia che nutra sogni di grandezza: si vuole un popolo italiano che sia piacevo le. divertente, servizievole. Questo è il sogno che cova nell'animo deg li anglosassoni.

Alla fine, questo signore dice che fi no al giorno dell'avvento d i Mussol ini « il mondo di ling ua i ng!eu ebbe Janta sitizpatia pe, il popolo italiano» t u na menzogna, una turpe menzogna. Chi è stato il p rimo ad in• trodurre nella l egislazion e le discriminazio ni r azziali ? Fu l'arcidemocratica Repubblica stellata. Furono g li Stati Uniti a creare p er primi la d iscrinùnazione fra europei e italiani, e, come se ciò non bastasse, f ra italian i e italiani, tanto che dovevano essere esclusi dall'immigrazione per· fino i liguri, questa·razza che mille anni prima di Cristo aveva dato la civ iltà a tutto il sud-occidente europeo. Ragione per rui se oggi Colombo sbarcasse in America, sarebbe respinto, sarebbe posto in quarantena.

E Churchill conclude :

« Fino a quando dttretà tulio ciò? ».

Rispondo nella maniera più sole nne e categorica: durerà fino alla vittoria ed oltre.

Scrive Carlyle, lo storico inglese:

S111 di fatt o che tutto quei/o ch e il 1101/ro Governo e noi fa cciamo e di m i parliamo non è che un tenuto di menzogne, di ipocrÌJia e di f ormalità · cons11nle, N esmna yazza umana, da Adamo in poi, è slata 't"l'Jlita d i cenci cOJÌ sporchi di menzogne come la nostra. Ala noi li p arliam o in giro orgoglio si e I11p_erbi come tma veste sacerdotale o un manto regale, Un i nglese non deve mai d i re la verità. Ecco l'opinion e g enerale. Da duecentoventi anni l'Inghillerra vive d i m enzogne di ogni genere, d alla t esta ai piedi è avvolta d a una i pocrisia tradizionale rome l e onde d ell'oceano».

Ed·il poeta Syron, il 16 ap rile 1820, p rima cli morire a Missolun~, mi pare di malaria, scriveva ·da Vcnieiia al suo amico M o rrey :

« Gli ingl esi sono la razza pi.ù miserabile che ri .ria , otto la rappa del cielo H obhouse è partito per Napoli ed anc he i o vi s.:trei andato per una settìmdtla,.se n on avessi sap11to d el gran numero di inglesi che vi soggiornano Pref erisco vederli con una certa distanza e soltanto una eru- zione JlrdOrdinaria del Vesuvia potrebbe rendermi tolle'rabile la /o f'o preunza. AJl'infuori dell'inferno non conosco altre dimore dove potrei re• Jtare iniieme con loro. Spero che a neu imo verrà /'idea di costringermi _un gùJrno a tornare in Inghilterra. Sono per111aso che le mie 011a non avrebbero pacè np/ suolo ing!eJe. Le mie ceneri non potrebbert> mesco/ani con la terra di quel paese. A nche se agissero così baisamente da far portare il mio· cadavere in quel suolo, i moi vermi non àvranno- il mio corpo, se potrò evitar/o ». ·

C.OS1 gli ing]esi, quando sono fuori del Jo1o paese, giudicano se stessi. E fo verità basta aprire e sfogliare i voJun{i 'della storia britànnica di questi ultimi tre secoli per trovare una abbondantissima collezione di iene in sembianza umana. Se vi è un paese che meriti simili appellativi, se vi è un paese che ha sguinzagliato iene su tutti gli angoli della terra, per bere il sangue di intere generazioni, per lucrare tutte le ricchezze prime, per rubare tutto l'oro, quCsto paese è l'lnghilterra.

Gli italiani hanno forse dimenticato l'abbiezione dell'ammiraglio Ora· zio Nelson, che impkcò sull'albero di trinchetto della «Minerva» l'ammiraglio napoletano Caracciolo dopo averlo tradito? Hanno dimenticato che i fratelli Bandiera fwono fucilati perché il Governo inglese, il quale censurava le lettere di Mazzin.i, comunicò al Governo borbonico che questi prodi patrioti erano sbarcati in terri torio calabro? Hanno dimoo.ticato che nel 1859 l'Inghilterra, a proposito dei suoi aiuti durante il Risorgimento italiano, minacciò di bombardare Genova se il Piemonte insieme alla Francia avesse dichiarato guerra all'Austria?

Signori!

· N on si fa la guerra senza odiare il ,nemico. Non si fa l a guerra senza odiare il nemico da.Ila mattina alla sera, in tutte le ore del giorno e della notte, senza propagare quest'odio e se nza• farne l'intima essenza di se stessi.- Bisogna spogliarsi una volta per tutte dai falsi sentimentalismi. Noi abbiamo di fronte dei bruti, dei barbari. Roma, c he pure e ra clemente dopo la vittoria1 era spietata quando si trattava dèll'esistenza d el popolo rom~no.

Bisogna quindi reagire con la massima energia a tutte le tendenze che vorrebbero illanguidire il nostro spirito, fornendo la falsa immagine di un popolo italiano capace soltanto delle cose leggiadre. Se c'è un popolo che è stato dwissimo durante i secoli dell'alto medfoevo (purtroppo eravamo durissimi fra di n oi). questo è il popolo italiano. E solo dopo la caduta della Repubblica fiorentina, ddla gloriosa Repubblica 6orentina (ma ci fu anche allora una quinta colonna, capitanata da }:{alatesta Baglioni), incomincia il pericolo della lmbellicosità degli italiani, escluso il Piemonte. Da allora, fra .A rcadia, balletti e canti, si è d iffuso nel mondo il luogo comune di un' I talia che deve occuparsi soltanto di penneHi, scalpelli e strumenti musicali. Io vi dirò una cosa che vi stu. pirà, un paradosso, fors e una eresia. Ebbene, fo preferirei di avere in Italia meno statue, meno quadri nei musei, e più bandiere strappate al nemico.

Il popolo italiano d'oggi è ammirevole in tutti i suoi ceti, da queJlo della aristocrazia a quello della gente più m inuta. Non si può ch iedere di più al popolo italiano. Non si possono chiedere manifestazioni di entusiasmo in misura continuativa. Io vorrei, veramente, conoscere quel popolo che, durante questa guerra, dia manifestazioni continuative di entusiasmo. L'entusiasmo è un: momento lirico nella vita d'un individuo ed è un momento lirico necessariamente raro nella vita di una nazione. Se conoscessi un individuo che fosse enh.Jsiasta dalla mattina alla sera e in tutte le sue funzioni, io cOmincerei a dubitare della sua salute mentale.

11 popolo italiano lavora, è disciplinato, non ha mai compiuto un atto alruno di sabotaggio. Non c'è stato mai nessun accenno di dimostrazione contro la guerra. Solo una donna - non ne faccio il nome, perché non ne vale la pena: forse le si farebbe troppo onore (è vero che c'è chì distrusse il tempio di Diana ìn Efeso per essere tramandato alla storia) - solo una donna a G enova, dico, ha gridato che voleva la pace. ·Io trovo che questo suo desiderio non aveva nulla di disumano. Si è poi constatato che . essa era munita alle dita di abbondanti anelli, per cui si può pensare che appartenesse a quel ceto che ai tempi dei Ciompi di Firenze ven iva chiamato il popolo grasso. Ma tutte le donne italiane sono meravigliose, lo si può ben dire, ·di disciplina e di virtù civica. Sono veramente la g rande, la inesauribile riserva vitale e morale della nazione.

La disciplina di questo popolo non può certamente essere intaccata da quelli che noi chiamiamo « i portatori di bacilli ». 1n una nazione che ha quarantasei mil ioni di abitanti, ci sono diversi temperamenti, c'è tutta una sfumatura di possibilità moral i. Ci sono anche quelli che hanno il sistema n ervoso delicato, complesso, malato; e naturalmente appartengono alla categoria di chi vede sempre nero, che si fascia la testa non prima di averla rotta, ma prima che ci sia la lontana minaccia che qualcuno gliela rompa. Questa gente in fondo è innocua, crede in tutto e dimentica tutto.

Io ho un fascicolo intitolato « D ocumentario della stupidità umana », ed ivi sono raccolte tutte le voci che g iwigono a voi ed a me. N on ricordate, ad esempio, prima del raccolto, la « settimana degli eroi »? Per una settimana intera il popolo italiano non avrebbe dovuto mangiare pane · e avrebbe dovuto fare questo sacrificio in omaggio all'eroismo dei nostri soldati. Ad un certo. momento venne invece fuori la voce che bi~ognava ospitare chi diceva duecento, ch i seicento, un milione, due milioni di te- deschi evacuati dalle città bombardate. (Si direbbe qua.si che i termini sono capovolti....). Infine la sera in cui decisi lo sbarco in Corsica presi una misura d'ordinaria amministrazione: bloccai i telefoni Allora si sparse ii:nmediatamente Wla voce: quel signore, che in questo momento ha l'onore di parlare dinanzi a voi, era d efunto sotto il coltello òi un maldestro operatore (il quale poi ce_rtamente avrebbe detto che l'opera· zione era perfettamente riuscita, anche se il malato fosse stato di parere diverso), non aveva resistito. ·

D appertutto il popolo italiano, al quale ~-on dobbiamo chiedere quello che già esso dà spontaneamente, cioè Ja su~ disciplina, la sua compren. sione, il suo spirito di sacrificio, il popolo italiano è pienamente con~pevoJe della necessità di questa guerra.

Questa non è soltanto una guerra necessaria, è una guerra che io proclamo sacrosanta e da lla quale non pot~amo, in nesswi modo, esimerci.

I.a nostra posizione ci impone sempre di scegliere: o si va con gli uoi quando si vuole riso,lvere il p roblema delle .nostre frontiere continentali, o si va con gli altri 9uando si vuol risolvere il problema delle nostre frontiere marittime. Un grande popolo come l'italiano non può rimanere in bi lico, Ed è un orgoglio per noi partecipare a questa lotta di giganti, destinata a trasformare g eograficamente, politicamente, spi· ritualmente il mondo.

Anticipazioni. sul futuro non amo farne. In genere parlare di ob:iettivi di pace è un fuor d'opera. Lasciamo, queste esercitazioni a.i nostri nemici. Si può soltanto osservare che essi fanno delle economie circa i «punti» : da quattordici li hanno ridotti a quattro t qualcosa Ma l'espe rienza della volta scorsa ci deve insegnare. Credo che siano pochi que lli fra noi che non andarono a vedere Wi1son quando venne in Europa. Sembrava un messia. Lo proclamammo persino cittadino di Roma. Poi quest'uomo se ne andò in America. Non volle più aderire a q uella Società delle nazioni che egli aveva costituito Non volle più officiare nel !empio che aveva edifica to, e questo fu forse il tratto più intelligente della sua vita. Fin.ché un giorno si seppe che era stato ricoverato in una clinica di riposo per malattie nervose, termine puritano per non dire, come diremmo noi, gente volgare, manicomio.

Anche gli obiettivi, in questo dilatarsi della guerra, gli obiettivi di carattere territoriale e politico hanno perduto a'lquanto della loro impor· tanza. Oggi sono -in gioco i valod eterni . .t in gioco l'essere O i• l non essere. Oggi è veramente in atto la formidabile lotta fra due mondi. Mai la storia dell'umanità ha visto spettacolo simile, spettacolo del quale noi siamo fra i grandi protagonisti.

Il compito dell'ora è unico e sol~ : combattere. Combattere insieme coi nosiri alleati, combattere fianco a fianco con la G ermania. Il camerat ismo tra noi e i tedesch i diventa ogni g iorno più profondo, diventa W1 modo di vita comune. Siamo abbastanza affini e abbastanza dissimili per comprenderci, per reciprocamente stimarci, per fond ere insieme tutte le nostre energie, dato che la causa è un ica.

Non si possono più fare distinzioni: non le fanno i nostri nemici. Essi vogliono distruggere il fascismo e sotto questo nome comprendono tutto i l m~vimento dell a gioventù europea, comprendono il nazionalsocialismo, comprendono il fascismo nostro, comp rendono il falangismo, comprendono gli Stati e i popoli che si sono liberati dalle ideologie degli immortali principi.

Nessuno si fa illusioni su qudla che sarebbe la « pax britannica». La « pax britannica» sarebbe una Versaglia moltiplicata per cento. I britanni fan no qu~ta guen a ad uno scopo solo: vogliono ridurre il g lobo nello stato in rui oggi è ,l'India. Vogliono che l'umanità intera lavori per dare un secolo di tranquillità_ ai britanni. Vogliono un mondo di schiavi per garantire al popolo inglese le sue cinque quotidiane digestioni.

Ora, camerati, bisogna Combattere per i vivi, combattere per il fu. turo, ma anche per i morti. Bisogna combattere petché _il sacrificio dei nostri morti non sia vano; non sia vano il sacrificio di quelli che caddero durante la guerra etiopica; durante la guerra di Spagna, durante la guerra attuale. Trentaquattromila fascisti, tra cui millecinquecento gerarchi.

Essi, i morti, ci comandano con . voce imperiosa di combattere sino 111a vittoria. Noi obbediamo, (Ap plausi p rolungati e 11iviJJimi coronano la fine del d iscorso del D uce. L'Assemblea in piedi gli tributa una entusia.Jtita acclamazione. Si canta «Giovinezza») •

* « Subito dopo il discorso del Duce, stato votato il seguente ordine del · giorno, prt.'Sentato dai consiglieri nazionali Dekroix, Paolucd, Rizzo di Grado, Rossi Amilcare, lunelli (medag lie d'oro), Cobolli Gigli, Ferretti di Castelferretto, Asinari d i San Marzano,, l ojacono (padre di caduti in guerra), Garibaldi

Ezio: "la Camera dei fasci e del le corporazioni, udita l'alta e ferma parola del Duce in risposta alla tracotante menzogna e minaccia del nemico, deva il suo pensiero fiero e riconoscente agli eroici caduti su tutti ì fronti di guerra per la difesà e la g randezza della patria; rivolge il suo saluto ai valorosi soldat i d·h alia, alle città g loriose e alle indomite popolazioni fatte bersaglio della violenza omicida e devastatrice del nem ico ; riafferma la decisa volontà del popolo italiano di resistere e di combattere nella incro llabile certezza della vittoria " ». (Da Il Pop olo d'Italia, N- 336, 3 dicembre 1942, XXIX).

ALL'EQUI PAGG IO DEL SOMMERGIBILE «BARBARIGO»*

Il Duce ht1. esp resso la letizia del suo animo nel rirevere n ella stanza dove egli la vora per il popolo i taliano e per le sue Fo rze Armale, l'equipaggio del« Barbarigo», il quale, con l'affondamento di due corazzai.e nemiche, ha accresciuto le glorie della nos>ra .Marina. Si è detto certo tbe i presenti sentivano perciò la fierezz a -di poter dire « lo sono del "Barbarigo " », ed ha concluso ,'ilevando che per l e impreu compiute e quelle da compiere, il com(fndanle dei glor~oso sommergibile e i suoi uomini 10.no uguili dalla simpatia e dall'ammirazione di luJJo il popolo italia no. (J presenti hanno e11l111ùtslitame11te acclamato al D11u1 il q11ale ;i è poi a ltmgo e cordialmenle intral/enuto con ognuno dei componenti l'equipaggio).

AL NUOVO DIRETTORIO NAZIONALE DEL P.N.F. **

Ho scelto il 3 gennaio come data per l'insediamento del Direttorio nazionale di nuova costituzione, per motivi evidenti. II 3 gen naio è una data, L'anno ha trecentosessantacinq ue giorni, ma molte volte trecentosessanta., trecentocinquanta di questi giorni sono normali, ordi nari, rion presentano alcunché che esca dalla. cerchia ristretta dell'individuo. V ice- n L'll dicembre 1942, i russi avevano attaccato lungo la Jinea del D on il troppo al lungato schieramento ita liano, che non aveva riserva alle ·spalle. le nostre divisioni avevano opposto tenace resistenza per qualche giorno, finché non erano restate sopraffatte, sommerse e accc-rchiate dalle strabocclx!voli forze nemiche Troppo tardi il Comando si era deciso a ordinare la ritirata, che si era s,·olta nd pieno rigore dell'inverno, fra atroci sofferc-n:ze, con morti, feri1i, congelati e p rigion ieri a decine di migliaia Solo una parte dell'Armata era riuscita a raggiungere basi di re1rovia forzando l'accerchiamento. Ammirevole era stata J'odissc-a dei reparti alpìni, ritirati per u ltimi. Contemporaneamente si erano ri· ti rate divisioni tedesche, ungheresi e romene. In quei giorni, Mussolini era stato versa, ci sono dei giorni nei quali l'avvenimento accade, concentra l"attenzione, determina degli sviluppi, risolve delle situazioni. Questo fu il 3 gennaio del 1925. n uovamente aggredito dal male di stomaco. Si era imposta la necess ità di ripren· dere le iniezioni ordinate da Frugoni ed eseguite dal dottor Pozzi. Causa la malattia, Mussolini aveva dovuto rinunciare al pr~isto incontro con Hitler, Io sua vece, aveva mandato Cimo e Cavallero, inca..ricandoli di sostenere l'opportunità di un accordo con la Russia o di creare u na u lda linea d ifensiva a oriente per poter fronteggiare nel 1943 una probabile aggressione angloamericana ad OC· cidente. Il 18 e il 19 dicembre, nella for~ta di GOrlitz, presso il confine lituano, era avvenuto l'incontro di Ciano e Cavallero col FU.hrer, presenti Goering, von .Ribbcntrop e von Keitel. Hitl er aveva esaminato tutta -la situazione bellica, giudicandola ancora attiva per ji Tripartito, e sostenuto che in Russia si sarebbe resistito alla pressione nemica. Bisognava invece risolvere il problema dei tra· sporti per l'Africa. Impossibile, a suo avviso, potersi accordare con Mosca. Intanto l'Armata tedesca del maresciallo Friedrich von Paulus era accerchiata nel .settore di Stalingrado, mentre Rommel, che non aveva ìmpegnato battaglia sulla linea di El Agheila, insist.eva per ritirarsi anche da Buerat, verso Tripoli. Per Natale, Mussolini aveva dovuto rimettersi a letto a villa T or!onia, Il 26 dicembre, in quelle condizioni, aveva ricevuto Cavallero e Ambrosia, i quali gli avev.:ino proposto la costituzione di un'Armata italiana in Tunisia, con comando p roprio, indipendente dall"ormai sfidu ciato Rommel, contro il quale si pronunciava anche Kesselring. Il pomeriggio del 3 gennaio 1943, a Roma, a palazzo Venezia, Mussolini insedia il nuovo Direttorio nazionale del P.N.F Vidussoni, rimasto. segretario, ordina il « Saluto al Duce! » e gli rivolge poi il seguente indirizzo: <e Duce! Consentitemi che in questo 3 gennaio, che rievoca una data decisiva nel cammino e nello sviluppo della rivoluzione da voi, sempre da voi proiettata verso il futuro, vi confermi, nella pienezza trasparente di un sentimento di assoluta devozione, che solo in voi e per voi si alimentano l'onore e la responsabilità della nostra quotidiana fatica. Il Partito è vostro, vostri sono questi uomini che credono passionalmente e fanaticamente in voi. Dietro ad essi vi sono le masse, sane ed operose, dei vostri fascisti e vi è tutto il popolo d'Italia che crede in voi, Duce! Nella mia obbedienza vi è soltanto la parola di un vostro soldato, che si esprime a nome dei vostri soldati: comandateci. Qualunque sia la prova, i vo. stri uomini del Partito sono immutabilmente f edeli alla consegna. Rispettandola con inesausto fervore, essi vi dicono che vivop.o per voi e per la vostra storica fatica •· Indi il capo del Governo pronuncia il discorso qui riportato. (Da Il Popolo d'ltiilia, N. n4, 21 dicembre 194 2, XXIX; da L'Europ,o, N. 4, 27 gennaio 1957, XXIII; e dal testo stenografico del discorso).

• A Roma, nell a sala del Mappamondo di palazzo Venezia, il pomeriggio del 2 dicembre 1942, Muss<:>lini riceve, « p resMte il rapo di Stato Maggio re delb regia ·Marina, ammi rag lio Ricrardi , il capitano di vascello, medaglia d'oro ~ nzo Grossi, e l'equipaggio del sommergibil~ Barbarigo. 11 comandante Grossi ha Or· dinato all'equipaggio schierato, di cui mancava solamente il cannoniere Carlo .Marrh es.el li, caduto al pezzo il 1° ottobre mitragliato da un aereo nemico, il " Saluto al Duce!"». Indi il capo dc-I Governo pronuncia le parole qui riportate in riassunto. (Da l i Popolo d'Ir~fi", N. H6, 3 dicembre 1942, XXIX).

Oggi la situazione presenta alcune analogie con quella del secondo semestre del 1924; analogie proiettate non sul pia.no interno, ma sul piano internazionale. Siamo di fronte ad un Aventino. Ad un Aventino di proporzioni infinitamente :maggiori di quello del 1924, che però si compone degli stessi elementi e persegue gli stessi obiettivi. Per vedere quello che si deve fare, bisogn a sottoporre ad un esame critico lo svolgimento degli avvenimenti passati, per ·trarne le necessarie conclusioni.

Il primo tempo della nost ra guerra presenta queste caratteristiche Si svolg e su teatri lontan i, -si svolge in Etiopia, si svolge in Africa. ha avuto tre sole giornate sul fron te occidentale, e si svolge in Grecia, semp re al di là dei mari. Il popolo italiano si abitua a questa guerra che · non lo investe troppo da vicino e acquista un abito, in talun i ambienti, d i indifferenza. Nasce la convinzione che la guerra sarà sempre lontana, che vc:rrà combattuta e risolta in settori molto lontani da quello metropolitano ·

T utto questo è cambiato dal 2 3 ottobte 1942. Quando neg li Stati M aggiori si discusse circa la d ata in cui g!i inglesi avrebbero attaccato , io sostenni che avrebbero attaccato per la fine di ottobre, anche per la coincidenza che gli inglesi avrebbero voluto · sfruttare onde aggiungere un elemento che avrebbe guastato le n ostre celebi:azioni del ventennale. E infatti è riuscito.

Nell' agosto 1942 l'offensiva ·italo-tedesca di El Alamein non è riuscita. N on p erché i soldati non si siano battuti splendidamente, come semp re. Ma bisogna rende rsi conto che quando Si combatte una guerra. questa viene vinta o perduta sul mare prima ancora che sulla terra . N oi abbiamo perduto un numero fortissimo di petroliere ·cariche di nafta, di benz.ina, di ga~o1io, tutti carbu ranti necessari, senza dei quali le division i motocorazzate non fu nzionano. Io previdi le nostre difficoltà il g iorno in cui, a poche miglia da Santa Maria. di Leuca, fu affondata una grossa petroliera carica di nafta: m i-gliaia e migliaia di tonnellate. Erano quelle che ,il Comando italo-tedesco attendeva ansiosamente per attacca re, ·per poter continuare l'attacco.

N ell'ottobre, giorno 23, gli inglesi (dico gli inglesi per brevità: sotto q uesto termine ci sono neozelandesi, greci, australiani, cecoslovacch i, francesi, ecce tera) assumono per la p rima volta l'iniziativa ed ottengono un successo c he non avevano mai ottenuto durante i tre an ni precedenti. Contem poran eamente, s i inizia no i bombardam~nti ter roristici e scientifici, secondo l'espressione di Churchill, sulle città italiane. Tutto questo era cong egnato in modo che accanto all'insuccesso di carattere territoriale, ci fOsse anche una pressione di carattere morale sul popolo italiano.

Ma la d ata dell'8 novembre è ancora più indicativa. L'S novemb re accadde quello che non dei ,profeti, ma dei semplici osservatori delle cose umane avrebbero ·potuto p revedere; cioè il Nord-Africa sarebbe stato occupato dai nord.americani. Solo volendo deliberatamente illu· dersi si poteva pensare che una politica di favore verso la F rancia avrebbesortito degli e ffett i. La Francia cl ha odiato, ci odia e ci odierà fino alla consumazione dei secoli. Quindi tutta la politic; di « amma inamento » ( come dicono i marinai) verso la F rancia è stata assolutamente sterile di risultati. Tutti erano attesisti, cominciando da Pétain. Se Pétain non è and1to ad Algec-i, è forse perché l'età non glielo ha permesso. Ma nel suo intimo egli non può pensare che queIIo che pensano e sperano gli altri da una vittoria anglosassone. Tutto era combinato per lo sbarco; c'era una connivenza assolutamente aperta, dichiarata dei francesi, pochi esclusi. Questo sbarco dell'S novembre ha avuto delie conseguerize psi· cologiche anche su molti cervelli degli italiani. Difatti, molti sono andati al confino dopo l'S novembre: tra 1'8 e il 25 novembre. B sintomatico questo. La cosa aveva fatto perdere l'equilibrio a queste anime abbastanza deboli. Si pensava che gli angloamericani non potevano, dopo pochi giorni, non essere ad Ostia.

Poi l'equilibrio si è ristabilito, perché alla mossa degli angloameri· cani noi abbiamo risposto. Noi abbiamo occupato tutta la Francia, la Corsica, la Tunisia. Ora l'occupazione della Francia è importante, per· ché, almeno sul territorio metropolitano francese, ogni equivoco è ces. sato. La Francia non ha più nulla del suo territorio metropolitan~, non ha più nulla del suo territorio coloniale, .non ha più a suo oro, non ha più la sua Marina, il suo Esercito, la sua Aviazione: non ha più nulla. Il popolo francese non ha più nemmeno la sua anima; e questa è forse la più grave delle perdite, "perché qualche volta è catastrofica e segna la decadenza definitiva di un popolo.

Come avvenne che la battaglia di El Alamein non fu conclusiva? Perché mancò l'altro braccio della tenaglia. Bisognava che dal Caucaso fossero sboccate le truppe german iche Ma questo non è stato possibile, perché chiunque àbbia una vaga conoscenza della geo-politica, sa che tutte le valli, li, sono parallele al mare: dopo una, c'è n'é un'altra, un'aJ. tra, un'altra ancora; e bisognava arrivare fino a Batum. Mancata questa manovra di ampio respiro strategico, è ~hiaro che 1a battaglia· doveva fini re èosl come è finita.

Chi è che vincerà la guerra? Voi direte: il popolo che è più armato. Non basta n popolo che ha le più grand i disponibilità di materie prime. Non basta. H popolo che ha ,i più grandi generali. Nemmeno. Questa guerra ·sarà vinta da q uelle Forze Armate che avranno la più alta coscienza politica. n finita il tempo in cui si diceva che il soldato non deve fare la politica. No, sbagliato. Si poteva dire nel tempo in cui c'erano dieci, quindici partiti: non si poteva permettere che si facessero nelle ca· serme dieci, quindici propagande politiche. Ma ora c'è un Partito solo, un regime solo. E quindi le Forze Armate non saranno mai abbastanza politiche, mai abbastanza fasciste. Senza di che non si vince. Ci vogliono i soldati fascisti che combattano per il fascismo. Perché questa è una guerra di religione, di idee. Oggi tutti quelli che erano gli obiettivi ter• ritoriaH ,sono in secondo piano. Con questo non si vuol dire che questi obiettivi,_ pur passati al secondo piano, non siano .sempre presenti. Sono sempre presenti perché rientrano in quella sistemazione di tutte le nazioni europee che deve riconoscere a noi il nostro spazio vìt3:le.

Ma il problema d 'oggi un problema di idee E. un'autentica guerra ·di religione. Ora le guerre di religione sono vinte dai soldati più fanatici, cioè che credono più intensamente dell'avversario nelle idee che essi rappresentano e difendono. Naturalmente occorre anche ·a resto, cioè le armi, i generali, il morale d el popolo. Ma quello che accade in Russia è indicativo. In Russia, almeno 1a metà ·:~ei soldati si batte perché è comunista, si batte contro il fasci smo. Tutti i bollettini parlano della g uerra contro « il fascismo», perché dicendo « nazionaUascisti » po· trebbero creare degli equivoci, E in.6ammano i so)dati mettendo l'accento su due parole: comunismo e patria, patria e comunismo Ma forse la parola comunismo è ancora prevalente sull'altra. E questo spiega la res istenza di Stalingrado, la violenza degli attacchi dei russi e il disprezzo che i russi hanno dinanzi alla morte. Questa massa di militanti pol itici in uniforme è quella che dà il li evito a tutto l'Esercito russo. Aggiungete il resto, rappresentato da stirpi guerriere asiatiche, guerriere per natura, e vedrete che non è più sorpresa quello che è accaduto.

N aturalmente, sul piano dei valori, i valori d ell'Asse sono p revalenti e quindi, malgrado le alterne vicende, l'esito è siruro. Eravamo ma-le informat i, erano male informati sulla Russia, ma non c'è alcun dubbio che la propaganda bolscevica aveva attinto in p rofoodità tutte le masse del popolo russo. Ora qui siamo dianzi ad un anno, il 1943, che sarà veramente di una importanza fondamentale nella storia italiana. E l'anno in cui -il regime deve m anifestare la -sua forz a e H popolo italiano superare un collaudo, che si presenta serio. Non vi è dubbio che l'Avent ino internazionale porterà il suo sforzo contro J'ltalia Anche questo era da prevedersi.

Pe r me è -stato sempre più importante occupare l'Eg itto che occupare l'Ing hilterra. Quando si è occupato l'InghHterra, non si è risolto ·il problema. Ma quando si fosse occupata quella cerniera di tre continenti che è l'Egitto, scendendo verso il mare Indiano e prendendo contatto coi g iapponesi, noi avremmo spezzato la spina dorsale all'imperialismo britannico. Questo non è a.e.caduto, perché ognuno ha le concezioni che d erivano da una situazione storica. La nO'Stra era mediterranea, quella dei germanici continentale. Necessaria :anche quella, perché ci ha per· messo di entrare in possesso di vaste regioni ricche d-i materie. p rime, con cui si pùò attivare e prolungare la resistenza. Ma non c 'è dubbio che ad un certo momento bisogna portare tutto 11 peso verso l'occidente, perché la gu erra sarà risolta in occidente, sarà risolta nel M editerraneo.

Noi abbiamo quindi il privilegio di antivedere uno sforzo nemico diretto particolarmente contro l'Italia. Perché ? Perché si pensa, prima di tutto, che l'Italia sia, dei due soci, il pill debole, ma soprattutto per· ché si cont a sopra una deficenza del nostro morale. Per cui, ad un certo momento, sotto l'azione dei bombardamenti, il popolo dovrebbe man ife. stare la sua ten denza ad ottenere una pace, una paèe qualsiasi, una pace separata. Ora bisogna che ognuno di noi sia convinto, bisogna che ogni fa scista sia convinto che questa sarebbe la più catastrofica delle soluzioni, che questo ci disonor erebbe per secoli, che la << generosità » degli anglosassoni non esisterebbe o sarebbe precaria e temporanea, perché non c'è da farsi illusioni sul .ruolo che gli Alleati riserverebbero all'Italia qùando essa fosse vinta. Appunto p erché noi siamo stati gli in iziatori, i pionieri di questa rivolta universale. Ora noi a~iamo l'orgoglio di tutto ciò, profondo, e q u indi siamo preparati a rispondere con colpi ai colpi che ci verranno inferti.

Non credo che si tenterà di fare un fronte terrestre contro di noi.. t trop po ta rdi: abbiamo già preso le nostre misure. Poi, bisogna che e5s i cerchifio i punti là dove le condizioni si presentino più favorevoli. Perciò è nei Balcani, io penso, che probabilmente gli sforzi anglosassoni si dirigèunno. ·

Noi abbiamo visto fin ora quanto segue : un a grande capacità d i resistenza della Germania. Di quando in quando circolano in Italia delle ,•oci per quell~ che riguarda il morale tedesco. Si parte sempre da un equivoco. Siccome in Germania non ci sono delle manifestazioni di entusiasmo. si crede che il popolo tedesco non desideri la vittoria. Ora il popolo tedesco, in tutte le sue categorie, dalle più alte alle più basse, sa quale è la posta del gioco, perché è chiaro che gli anglosassoni domani farebbero alla Germania quelle condizioni che furono fatte nel trattato di Versaglia, cioè la paralizzerebbero per generaz ioni . E progetti che sembrerebbero pazzesch i, d i deportare milioni di tedeschi, di sterilizzarne un a quantità, non sono cosl pa.zzeschi come sembra. Vi sono coloro che Ii patrocinano. E d'altra parte Clem enceau a Versag lia poneva il problema in questi termini: ci sono venti milioni di tedeschi in più, in Europa. Non .diceva : bisogna sopprimerli, ma lo lasciava pensare. Oj;gi ce ,ne sono quaranta milion i in più. li morale dei tedeschi è assoluto, e voglio aggiungere che il loro stato d'animo nei rigua rd i dell'Italia migliora continuamente. E non bisogna formalizzarsi per taluni incid.enti che capitano specialmente di sera, dopo aver bevuto dei vini che.sono di una gradaz ione piuttosto notevole; e succedono quelle cose che si chiamano ba"stonature, qua.khe rottura di vetri Tutto questo non ha importanza . Poi c'è la loro Polizia e la nostra che mettono subito le cose a posto.

Cosl per Ie batterie contraeree tedesche inviate in Italia e che hanno già fatto una buona prova: bisogna che i fascisti siano accoglienti, ca• merateschi con questi uomini. che sono venuti fra noi. Certi puritigli, certe eccessive suscettibilità sono deteriori, un elemento veramente negativo ·del carattere degli italiani, che non vorrebbero essere aiutati da nessuno. Ma ciò è troppo! L'Inghil terra, che è l'Inghilterra, si fa aiutare da ventisei nazioni! la Russia dall'Inghilterra e dagli Stati U niti. E quindi noi possiamo essere tranqu illi e non farvi sopra un caso di orgoglio nazionale, che sarebbe veramente rt;iale calcolato, Bisogna riconoscere, per quella obiettività che ci guida, che anche il popolo inglese è duro, deciso e ha supetato le prove del bombardamento in una maniera che bisogna -riconoscere positiva. Per sei~ sette mesi. l'Inghilterra è stata bombardata. In un opuscòlo uscito in questi giorni, « In prima linea )>, vengono ri feriti i dati delle distruzioni tedesche in Inghilterra: un milione e mezzo di case, città intere distrutte, come Coventry e altre. L'inglese è ·convinto che eg li difende i diritti sacri della libertà dell'umanità e poggia sopra una forza che è l'a ntitesi del genio: la stupidità. Non vi è dubbio che la grande maggioranza del popolo inglese è veramente cortissima di cervello, lenta nelle proprie elaborazioni mentali, assolutamente incolta per quello che riguarda la situazione degli altri popoli. Io scommetto che ci sono ancora mi· )ioni di inglesi che stimano l'Italia qualcosa poco più del Portogallo, ma non molto, e che, avendo veduto dei gelatieri italiani in [scozia, pensano che quella sia la principale delle nostre industrie. Ora questa mllssiccia stupidità è una forza. Questo perm,ette di far credere alle favole più assurde : quelle che noi andiamo documentl.ndo nel « Documenta· rio della stupidità nemica » . t una cosa che ha avuto abbastanta suc· cesso. D ichiaro che sono d'accordo ch e non sarebbe male lasciare libera. l' aSColtazione delle radio st ran iere e lo farei, se io non fossi ostile a modificare le leggi. Io penso che no n ci sarebbe nessun pericolo se foss e concesso di ascoltare le radio inglesi: sono talmente stupide, che la maggioranz~ degli italiani, dopo aver aperto per qualche sera la radio, non ci farebbe più alcun caso; siccome nç:in è più cosa proibita, non avrebbe più nessun speciale interesse.

Un altro popolo sul cui morale può assolutamente farsi assegnamento come membro del Tripartito è il Giappone. Il giorno in cui riuscissimo a non far più una guerra parallela, come stiamo facen do, ma una guerra collegata per mare e per terra, io credo che l'apporto dei giapponesi sarebbe veramente decisivo. Il Giappone · ha realizzato le premesse per una •lunga guerra. Popolo ricchissimo, ora, ha indebolito di altrettanto i nostri nemici.

In Russia, dal punto di vista della coesione ir:iterna, sono in condi- zione che bisogna chiamare buona. Mettono l'accento sulla propaganda e sulla rep ressione. Quando i tedeschi erano a trenta chilometri da Mcisca, a Mosca c'era molta gente con le brache in mano e Stalin li ha fatti fucilare tutti: da dieci a quindicimila. Tutti queJli che tremavano. che vociferaY.ano: « I tedeschi sono già al Cremlino! ». Senza tanti processi. Ne viene dì conseguenza che quelli che rimangono o sono resistentissimi per convinzione o per l'altro motivo. Perché non hanno più scelta. Pochi giorni or sono, il presidio bolscevico di Mosca ha diramato un ordine del giorno così concepito: « Tutti gli 11fficiali dei reparli ,he avranno perduto una bandiera saranno deferiti ai _ Tribunale mi/ilare )). Questo è interessante. Ma più interessante il resto. Così, d iceva questo ordine del "giorno bolscevico, continuiamo la tradizione inaugurata da Pietro il Grande, il quale con questi procedimenti ottenne dei risultati più che. soddisfacenti, tanto che alla battaglia di Borodino non fu perduta una sola bandiera.

Per quanto concerne il morale, p er i cosiddetti statunitensi c'è un grande fracasso giornalistico, propagandistico, negli Stati Uniti; ma ho l'impressione che la posizione di Roosevelt non sia cosl forte come era alruni anni or sono. Qudli che si chiamano i non partecipanti, gli isolazionisti, esistono ancora e Si fanno sentir_e. le ultime elezioni sono già indicative del quadro. Quello non è un popolo, è una popolazione. ì:, una distinzione questa che i fasci sti devono sempre tener presente. Un conto è un popolo, un conto è una popolazione. La popolazione diventa popolo quando comincia a rendersi conto dei suoi obiettivi strategici: se no è l'equivalente del gregge umano. Con ventidue milioni di negri, con venti-trenta milioni di uomini di tutte le altre razze, è una popolazione che non può insegnare alruna civiltà agli altri popoli Per molte ragioni. Prima di tutto, perché non è riuscita, ifl centosettanta anrii, a l iberarsi dalJa pratica del linciaggio; ha .il più alto munern di delinquenti ; h a eretto un altare a. un dio solo, a do1laro·; ha fatto perno della vita individuale, collettiva, il guadagno. I soldati che abbiamo fatto prigionieri in Tunisia appariva.no molto seccati dal fatto che pioveva continuamente. lo comprendo che per il soldato la pioggia sia fastidiosa., ma d'altra parte non si può garantire il sole, nemmeno in Africa.

·Quanto al Presidente, il Presidente Roosevelt è un uomo che non può non odiare il. genere wnano. Deve odiare il genere umano. Se non odiasse il genere umano, sarebbe un asceta, un santo; ma egli non è né l'uno, né l'altro. t un uomo che ha saputo sempre fare molto bene i suoi affari, ~a sul quale il destino ha t ratto una delle s ue più feroci vendette; un uomo che a quarantatré anni è stato colpito da paralisi infan tile, caso che avviene, dicono i medici, una ·volta og ni milione d i casi. S un uomo che sta in piedi soltanto quando vie.ne sorretto, che non può stare in p iedi nemmeno con le macchine di cu.i è provvisto. Mettiamo og nuno di noi in questa situazione e voi ved rete che un uomo d i questo genere non può.far suo il motto famoso del poeta Terenzio :

·«Sono uomo e niente di ,;ìò cbe è umano mi è Jtraniero ».

Finalmente viene l'Italia. L'Italia passa p er una nazione latina. S'è discusso tanto su questa parola e avevamo deciso di accantonarla per· ché si presta a molti equivoci. Però, per af!1ore del ragionaffiento, consideriamo l'Italia appartenente al gruppo delle nazioni che sono formate sul ceppo ,romano, latin o. Ora la Francia è 0 liquidata. La Spagna dov rà alla fine decidersi; ma è bene che si deci da tardi. Non è W1 discorso paradossale La Spagna deve ancora rurare le sue ferite Poi, coloro che sono dentro le segrete cose san no·come tra noi e i germanici continuamente ci siano disrussioni per divid erci le nostre risorse. Domani ci sarebbe un teno che verrebbe a chiedere grano, petrolio, locomoti,·e, eccetera, Poi l'apporto the ci J>Otrebbe dare oggi, sarebbe, si p uò dire, irrileva nte . Però anche per la Spagna si delinea l'Aventino. I rossi stanno rico,tìtuen do le loro brigate nel territorio ospitale dell ' Algeria. Non è improbabile che ad un certo momento Negrin faccia la sua apparizione ad Algeri. Questo ha già suscitato una certa impressione nella Spagna, che è impegnata Jn quanto manda i suoi legionari a combattere sul fronte russo e ha il Marocco spagnolo che sta alle spalle d i tutto lo schieramento anglosassone nell'Africa del Nord. I generali ang losassoni non ignorano la esistenza di centocinquantamila spagnoli marocchini, tea Melilla e Tangeri

Il popolo italiano ha oggi l'occasione storica per dimostrare di quale tempra è fatto. J1 problema è molto g rave per noi Si tratta cioè di domandarsi se venti anni di regime fascista abbiano modificato le cose nella -superficie, lasciandole presso a poco eguali nella profond ità . Lo vedremo entro il 1943 O ra se voi m i domandate: « Qual'è la vostra opinione? », la mia opinione è la seguente: che il popolo italiano terrà durò, che il popolo italiano stupirà il mondo. 11 popolo italiano deluderà g li anglosassoni, i quali sono già abbastanza delusi. Si ritiene che gli inglesi siano un popolo fl emmatico. Falso: è uno dei popoli più isterici che siano sulla faccia della terra. Sono in uno stato di perenne eccitabilità. Essi pensano, credono che noi molleremo. No. 11 popolo italiano alla fin e del 1943, che non è fanno conclusivo della guerra, ma è un anno decisivo, durante il quale si vedrà dove pende la bilancia, supererà tutte le p rove.

Io ne ho una convinzione vorrei dire matematica. Ma questa convinzione non basta. In un popoJo ci sono diverse categorie, proprio dal p unto di vista di quella che io chiamo la resistenza ·nervosa. Non si nasce tutti eguali, tutti forti, tutti a.Iti, con un sistema nervoso solido. C'è un'aliquota più o meno nwnerosa di individui che hanno H sistema nervoso delicato. Non sono pericolosi, ma posSOno determi~are delle oscillazioni spiacevoli. E poi c'è una minoranza di veri e propri disfattisti che si compiace di prevedere catastro6~ le dirama. Quelli devono essere energicamente curati.

Voi sapete che io sono un esaltatore del Partito. Il Partito è vera. mente l'anima, i-I motore della nazione. Ne11o scorso inverno, malgrado le previsioni nere dei soliti profeti di sciagure, bisogna ammettere che h situazione alimentare è migliorata. Non vogliamo esagerare, ma l'impressione generale, la constatazione ci dice che dal punto di vista alimentare le cose vanno un pochino meglio. Nell'inverno 1943- 1944 andranno ancora meglio. Abbiamo qui realizzato un mfracolo della organizzazione. Una coi:1cezione sbagliata è quella che il popolo italiano sia incapace di organizzazione. "B falso. :B il popolo che ha più alta capacità o rganizzativa fra tutti i popoli; perché lavora sempre sui mar· gini. facile organizzare quando c"è tutto, non è altrettanto faàle or· ganizzare quando manc~o diverse cose. MjgJiorando la nostra organizzazione. si può prevedei;e che la situazione, dal punto di vista alimentare, sarà ancora migliorata. -

Come tenere alto, fermo, solido il morale del popolo italiano? Se noi ci ripromettessimo di portare ai g radi dell'esaltazione e di un entusiasmo quotidiano il popolo italiano, noi non raggiungeremmo questo scopo e quindi non ce lo dobbiamo porre, per non dover poi constatare il nostrò insuccesso. Questa è una guerra. che ha tale portata che richiede una cosa sola, preminente, decisiva: la risoluzione di tener duro sino in fondo. Questo si può e si d eve chiedere al popolo italiano. Il compito del P artito è questo. Come lo deve svolgere? C'è un'opera di assistenza che il Partito sta già svolgendo verso le famig lie dei combattenti. Bisogna insistere su questo punto, non tanto per l'ass istenza mat eriale, quanto per quello che riguarda l'assistenza morale.

Il Partito deve essere lo strumento attraverso il quale diventa sempre più politico l'insieme delle nostre Forze Armate, La propaganda deve essere fatta secondo i luoghi e il tempo. C'è una propaganda affidata all'Istituto di cultura . fascista, poi una propaganda diretta di tutti gli uomini del Partito nel nucleo familiare, nel Fascio, nel Dopolavoro, nelle conversazioni. Eliminare tutti quelli che rappresentano dei pesi morti ; tutbi quelli che sono stanchi e deboli, che hanno un passo ritardato e ritardatario devono essere allontanati. Non è necessario che i fascisti in Italia siano quattro milioni. Non è nemmeno male, perché non si può dirigere una g rande na2ioo e diventando una conventicola in una torre d'avorio. L'importante è che vi siano alcune centinaia di migl iaia.. di camicie nere consapevoli, decise, pronte, unite e dal punto di vista ideale di assoluta fiducia.

Io penso che 1a storia, in fondo, è stata abbastanza benigna. con noi; ci ha permesso di vivere delle g randi ore Voi sapete quello che io penso di una vita singola. Chi non sente il bisogno di fare un po' di guerra, per me è un uomo m ancato. I.a guerra è la cosa più importante, nella vita di un uomo, come la maternità in quella della donna. T utto il resto è importante, ma non come questo esame, questo collaudo delle qualità intrinseche dei popoli. . Solo la guerfa rivela quello che è un popolo, le magagne che portava d entro, ché passavano inosservate agli osservatori mediocri, superficiali. .Ad un certo punto, scoppia una guerra, ìnveste un popolo in tutti i suoi componenti, e allora si vede che cosa aveva questo popolo nel suo spirito, n ei suoi muscoli. La storia non offre altre possibilità di esame comparativo tra i popoli. L'esame comparativo Jei popoli è dato dalla guerra e soltanto ed esclusivamente dalla guerra Perché la guerra è la sintesi in cui tutto converge e tutto si raccoglie, in cui tutto è in gioco.

Io penSo che il popolo italiano ha le qualità per resistere, per tenere duro, per vincere. E alla fine del 1943, dell'anno XXI, noi avremo l'orgoglio di poter dire: effettivamente abbiamo realizzato quello che volevamo, Ora, se non completamente, in gran parte cioè, abbiamo t rasformato, _ avviata la trasformai.ione del popolo italiano, perché questo è il compito supremo della rivoluzione. Tutti gli altri sono second;1.tt II compito supremo della r ivoluzione fascista è la trasformazio ne del po· polo italiano, facendo del popolo ital iano qùello che noi consideri amo un popolo forte. Quest'anno si decide se il popolo italiano ha un avvenire o no, se il popolo itali ano deve rassegnarsi ad essere un popolo di turisti, una grande Svizzera, dove c'era come port iere mon umentale d egli alberg hi Giovanni Giolitti, o un popolo che ha la coscienza di ciò che è stato, ma soprattutto di ciò che d eve essere.

Io vado incontro a questi mesi con un. appassionato interesse e con una certezza assoluta. Avremo delle prove dure da superare, e dei momenti penÒsi, ma è la guerra, signori. La guerra non è un seguito ininterrotto· di brillanti v ittorie, perché, se ciò fosse, finirebbe sul cominciare. La guerra ha i suoi alti e bassi, ma non bisogna mai dimenticare che questa è una guerra tridi mensionale: anche nel mare, nel cielo. E l'ecatombe, la vera ecatombe del naviglio mercantile nemico, è veramente drammatica ed è uno degl i elementi decisivi della nostra·v ittoria. Ad un certo momento i mari saranno pieni, l~tteralmente, di sottoma· rini italiani e tedeschi. E a llora ved remo se l'jnsularismo britannico po· trà salvare questa plutocraz ia che ha finito, come doveva finire, alleandosi al bolscevismo. Ci sono dei riferimenti storici che t alora fanno ri· flettere. Quando io ·leggevo il telegramma bombastico della signora Churchill per Stalin, io ricordavo che fenomeni simili avvenivano nella decadenza dell'impero romano. Le matrone romane, ad un certo punto, disdegnarono la vecchia religione d egli avi, solida, domestica, che doveva servire all'uomo, per andare ·incontro ai culti orientali. Quando giunse ad Ostia una statua dì Mitra, ci fu un corteo di matrone .romane che andarono a vedere questa statua che veniva dall'Oriente.. Segno di decadenza. Poi, più tardi ancora, la moda dei costumi esotici: il sentirsi affascinati da questi uomini che venivano dal nord, che era'no selvaggi, però robusti. Questo accade nel secondo, terzo secolo dopo Augruto. Erano i segni di una decadenza dell'animo dei componenti dello Stato. Questa mania della moda bolscevica che oggi imperversa in lnghilterra, è un segno di decadenza. Gò signi.6ca che l'impero britannico non fa più affidamento sulle sue forz.e tradizionali, .intime, ma conta sull'ap· porto dei russi, i quali, secondo l'incoercibile egoismo inglese, sono motto utili perché muoiono per l'Inghilterra. E l'Inghilterra è disposta a fare la guerra sino· all'ultimo russo, come era disposta a farla sino all'ultimo francese.

L'attività del Partito non deve essere statica, ma dinamica, Bisogna circolare n elle provincie. Vedere, constatare d'improvviso il funzionamento capillare del Partito. Dare importanza a questi piccoli Fasci del villaggio, perché lì c'è poi l'Ita:lia fondamentale, l'Italia vera. E qualche volta sono dimenticati. Non è necessario fare· delle manifestazioni o delle adunate. Si parla, si chiamano i fascisti, si dice quello che si deve dire.

Queste sono le direttive che io assegno in questo 3 gennaio, Poi aggiungo che ogni mese la riunione del Direttorio, al completo , q uind i presenti anche g li ispettori, sari tenuta a palazzo Venezia, e sarà presie· duta da me. Cosl Ià.voreremo ·insieme

SECONDO COLLOQUIO CON IL GENERALE MESSE*

- li vostro riposo dopo il rito rno dalla Rmsia è finito: dovete partire per la Tunisia per sostituire il maresciaHo Rommel ed assumere· il comando della prima Armata italiana. L'A nnata che prenderete è in ordine, ha ancora un buon armamento, dispone di ·sette.cento 'canno-?i

• li 6 gennaio 1943, Cavallero, tornato in 1'ripolitania, aveva dovuto con· venire con Rommel che ormai bisognava raccogliere tutte le fone in Tunisia per l'e$trema difesa, data l'impossibilità di alimentare due fronti. Ma aveva ag· giunto che occorreva ritirarsi per gradi, non precipitosamente, sostenuto in ciò da Kesselring, risentito verso Romme.-1, del quale Cavallero gli aveva confidato e d i circa settemila automezzi. Cavallero, che l'ha vista sfilare, dice an. che che i soldati sono vestiti bene. che Mussolini riteneva ormai opportuna 1a sostituzione. A quel tempo, benché avc-sse incaricato Kesselring di rassicurare Hitl~r circa la propria salute, Mussolini era in realtà molto deperito a causa dei .Gisturbi gastrici che impedivano un'adeguatà alimentazione. Il 10 sennaio, aveva annunciato a Pozzi che si sart-bbe .recato presto alla Rocca delle Caminate, dove già si trovava Rachele .Mussolini, per un periodo di relativo riposo. La signora aveva lasciato villa Torloni.'.1 irritata contro l'insi stenza dei medici in un sistema di cura che, a suo avviso, non giovava al malato. In cnsa e in ufficio, infatti, Mussolini si mostrava insolitamente agi t.1to e nervoso. Pozzi a"'.eva segnalato la situazione a Frugooi e questi aveva suggerito di promuovere un consu lto del professor D omenico Cesa· Bianchi. Il 12 gennaio, alle 12, Mussolini era partito in r.reno da Roma per Forlimpopoli, accompagnatc:i da Pozzi, Durante il viaggio era stato colto da violenti crampi di stomaco e con il medico, accorso per somministrargli un seda· tìvo, aveva insistito per sapere se g li veniva nascosto qualcosa intorno alla na· tura della malattia, ·ma Pozzi lo aveva· rassicurato. Giunto a Forlimpopoli, era proseguito in auto per la Rocca delle ùminate. Il 14 gennaio, era s1ato assalito da un"altra crisi di dolore, che aveva provocata la decisione di convocare lassù Frugoni e Cesa-Bianchi per il previsto consulto. Quantunque istintivammte incredula., Rachele Mussolini era rimasta molto impressionata da una lettera con la q uaJe Frugoni ,i.vanzava l'ipotesi di un cancro, Invece Osa-Bianchi, nel .consulto eseguito il 17 gennaio assieme al collega romano, aveva escluso assolutamente quell a ipotesi e parlato di u na persistente infiammazione. Più esattamen te, la. diagnosi era stata: « precedenti epatici e precedenti di ulcera duodenale; in atto, gastr ite e duodenite cronica, con sindrome dolorosa postprandiale su terreno u lceroso, e concorrenza di fatto ri in patte epatici ed in parte d erivanti da ten· sione nervosa» · Incanto, nel Paese i complotti per u n colpo di Stato erano molti, gli uni distinti dagli alr.ri Il 18 gennaio, Mussolini aveva ricevuto Cavallero; il 19, Buffarini e Vidussoni; il 20 e il 21, Ciano. Questi lo aveva avver· tilo che il Vicepresidente del Consig lio e ministro degli !Jfari Esteri romeno, Mihai Antonescu, aveva parlato con il nostro ministro a Bucarest, Reoato Bova Scoppa., di augurabili accordi comuni con l'ltalia circa la futura condotta nei riguardi della Germania. Mussolini, dal canto suo, aveva confermato la propria fiducia nella resistenza delle forze tedesche e detto che aveva deciso di sostit uire Cavallero. li ciclo del maresciallo si concludeva perché Tri poli stava per cadere e per le voci diffuse intorno al suo armeggiare politico. la situazione militare non er.a grave soltanto in Africa e in Russia, ma anche in Croazia, in Albania e nei Balcani. 11 22 gennaio, giorno della perdi la di Tripoli, Mussolini era rientrato a Roma, m igliorato in salute, e a\•eva preannunciato al re un rivolg imtnt6 ministe· riale. Jl 23 gennaio, nella sala del M appamondo di palazzo Venezia, riceve, presente Cavallero, il generale Messe, tornato dalla Russia, e ha con lui i l colloqu!o qui riportato in riassunto. (Da: G10VANNJ MESSB - Co,ne fin i la g11e~ra m Africa - pagg, 39-41).

( + ) Non esitai a fare presente a M uuolini che a me riI11/Ja11a una Jituazio rie auai diversa circ.:l armam ento, equipaggiamento e, sopratt11t10, automezzi, dovendosi alJrìbuire alla de/frenza di questi ultimi la dolorosa perdila delle nostre divisioni di fanteria durante la ritirata.

- Cavallero tornato oggi da.11'Africa ed ha riferito in base a quanto personalmente ha potuto vedere e rilevare.

Senza darmi il tempo di riprendeu la parola, tontinuò a parldl'e Jj. chiara"ndo che mi affidava 1m1impusa non facile, facendo app ello alle mie precedenti prove di comandante, auegnand omi la seguent e direttiva:

- Dare scacco anzitutto a.Ile forze avversarie che da ovest e da sud tendono a stritolare in ooa morsa la- n ostra occupazione tunisina. Nell'estate si dprenderà l',iniziativa delle operazioni con una grande spinta offensiva verso l'Algeria-Marocco e per la riconquista della Libia.

Espreu i i miei dubbi che con le f orze dilponibili, con la graviu ima difficoltà dei trasporti, con la nostra scarsa capacità di produzione e con la situazione tedesca al fr onte orientale, Ii pote.ue giungere a tanto. Co11c/111i con le seguenti parole :

- Al mauimo Ji potrà prelendere che si resista fino al/'eJlremo

-Occorre comunque resistere ad ogni costo, resistere .fino all'estremo, per ritardare corrispondentemente l'attacco diretto contro l'Italia, che seguirà fatalmente alla caduta delle nostre posizioni africane. Occorre che possiate resistere fino all'autunno; poi viene la rottura dei tempi e l'attacco nemico non si potrà effettuare fino all 'anno prossimo. Sono certo che riuscirete! ·

- M e lo auguro.

« NON MOLLEREMO MAI»*

Ufficiali! Sottufficiali! Legionari!

la Milizia, nata per determinazio ne del Gran Consiglio dalio squa· deismo rivoluzionario, celebra oggi, nel clima che le fu particolare, il suo primo vent ennale. Clima di ferro, di combattimento, di decisione,

• Il 30 gen naio 1943, a Roma, nella sala del Mappamondo di palazzo Venezia, Mussolini aveva ricevuto il generale Ambrosia, uomo di 6ducia di Badoglio, e gli aveva preannunciato la nomina a capo di Stato Maggiore generale del regio Esercito. Sarebbe stato sostituito, come capo di Stato Maggiore del regio Esercito, dal generale Ezio Rosi. « Il ti.lo Cavallero è chiu10 », aveva detto il caJ>O del Governo. « Che co1a intendete fare v oi i'}) « Jntendo puntare i piedi con i tedeschi », era stata la risposta. « Bt1ni11im o, vi aiuterò », aveva concluso Mussolini. Il H gennaio, Cavallero era cessato dalla carica lo stesso 31 gennaio, Kessel· ring, che lo stimava ed aveva lavorato con lui in perfetta inte-sa, era andato a difenderlo presso Mussolini; am:i g li aveva chiesto di essere dispensato da lle sue fun:lionJ, poiché non nutriva fiducia in Ambrosia. Ma. il capo del Governo lo aveva pregato di rimanere al suo posto. Jn quei giorni, Churchill e Roosevelt, n uovamente riuniti a Casabl anca, avevano fissa.lo la for mula della « resa incondizionata.», e crollava l'estrema resistenza d ell'Armata di von Paulus, accerchiata nel quale .finalmente si rivelano gli uomini per quello che sono e per -quello -,he valgono. D al 1923 a d oggi, voi, in tante e tante battaglie, avete d imostrato col sacri.fido e col sangue il vostro purissimo amore per l'Itali a e la vostra assoluta dediz-ione al fascismo. çosl voi avete tenuto fede alla consegna.

Non mai come in questa guerra di dimension i che possono dirsi sovruman e è vero che chi decide è colui che sa resistere un quarto d'ora di più del nemico e che è l'ultima battaglia quella che dà la vittoria, Il nostro nemico numero· uno ha combattuto soltanto contro d i noi e soltanto dopo trenta due mesi di durissiÌha lotta ha potuto reg ist rare un successo, l egionari!

Il popolo italiano ha accolto con u.na calma v irile, romana, la notizia d ella occupazione nemica della Lib ia, perché un'.incro llabi le convinzione è nel profondo del suo cuore : « Là dove fum mo, là dove i nost ri morti ci attendono, là dove noi abbiamo lasciato tracce potenti e indist rutt ibili della nostra civi.Jtà, là -noi ritorne remo ».

Incoercibile come 1a ·legge della gravitazione fisic a della materia è la legge della gravitazione politica dei popoli. Cinquanta milioni d i italiani h anno gravitato e graviteranno verso l'Africa perché ess,i, al pari e forse più di qualsiasi altro popolo, hanno u n diritto sacrosanto aHa vita.

In questo primo ventennale, davanti a:11'-i nsensato, criminoso, pubblicitario dilemma di Casablanca, noi, :insieme con i nostri camerati deirAsse e del Tripartito, rispondiamo che non molleremo ma i sino a quando saremo capaci di tenere n el nostro pugno un'arma di combatt imento.

Voi continuerete a marciare nelle prime linee e sarete sempre ·ed ovunque di esempio a tutti. ·

~o so che voi altro privilegio non ambi te, a Stalingrado; resi!tenza impossib ile, ma voluta fino all'ultimo da H itler. La mat· t ina del 1° febbraio, « in una località dell'Italia centrale», in occasione del ven· tesimo annuale della M.V.S.N., Mussolini passa in r ivista « seimila legionari» ed assi st e ad una loro manovra. Indi pronuncia il di scorso qui riportato. (Da Il Popolo d'Italia, N. 33,' 2 febbraio 194¼, XXX).

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