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ALLA SOCIETA AMICI DEL GIAPPONE*

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APPENDICE

APPENDICE

li Duce ha rivolto . alcune parole ai preunJi peT confermare, ancora ima voftt1, la JIM simpatia per il popolo giapponese e, per le sue gloriose ed eroiche Forze Armate, simpatia che molli giapponesi conoscono, come at1raver10 interviste concesse alla stampa conoscono i motivi reali di questa sim patia. ·.,:

Questi sentimenti.sono condivi~i da tutto il' popolo italiano, ch'è fiero di m arciare cameratescamente coi soldati giapponesi verso 1a vittoria.

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(LA parola del Duce ha .Itlscitalo Ira la colonia giapponeu e Ira le alll O · rità ,m'ardente . acclamazione, che Ji è ripet~tta anc ora più entmiastica quando l'ambauiatore H orikiri, d opo aver espreu o la 1ua prof onda g ra· tit11dine e quella di tu/la l a nnione giap pon ese, ha ordinat o, per Ire -volte, il 10nanle grido di evviva nipponico all'in dirizzo del Du,e). *

" A Roma, J' 11 aprile 194 2, alle 12, Mussolini visit,1 la sede ddla Società amici del Giappone,· sita a palazzo Orsini, « e l'esposizione, ivi ordinata, dei disegni infantili, che, scelti tra quelli presentati nelle trentaseimila scuo le -elementari nipponiche, sono stati inviati in omaggio, con fiorite dediche augurali, ai bimbi delle scuole italiane. Insieme con la pregevole raccolta di disegni e _s;1ggi calligrafici, viene presentata al Duce _un'allegoria dei riti familiari nipponici, chiamata "La festa delle bambole", le cui singole, artistiche composizioni esaltano i caratteri morali, civili e guerrieri dei bimbi giapponesi. Nel salone delle adu· nanze, il Duce trova raccolta la colonia g iapponese a Roma e insieme tutto i l personale dell'ambasciata, Le donne indossano i caratteristci k imon o; molti erano i bimbi, anch'essi in costume. Dopo aver ricevuto il calorosissimo omaggio dei presenti, il Duce inizia subito la visib d ella sede e dell'esposil:ione. Al D ue~ fanno da guida l'amb:isciatore del Giap pone, il barone Aloisi [presidente della Societi amici del Giappone], e l'accademico d 'Italia Tucd. Tanto la composizione allc-sorica, quanto i disegni e i saggi calligrafici, interessano molto il Duce, che si sofferma lungamente presso damina opera dei piccoli, por tentosi artisti nip· ponici. Particolarmente ootevoli si presentano, nella mostra, i éfoegni dell'asilo infantile e della scuola elementare del circolo militare di Hiroshima Compiuta la visita dell'esposizione, il Duce si 1eca oei locali che accolgono Ja redazione della · rivista YamaJo, la bella pubblicazione edita d alla Società amici del Giappone, e, quindi, nella sala presidenziale, dove gli sono mostrat'!: delle antiche stampe celebranti le gforie millenarie dell'impero nipponico, e delle fotografie sulle recenti manifestazioni della gioventù di Toldo. Al Duce, H barone Aloisi Consegna quindi la tessera numero uno della Società amici del Giappone e lo prega d'ap· porre la .6rma sul registro d'onore. La tessera della Società è data in omaggio al conte Gano e all'ambasciatore H orikiri, Il Duce, infine, torna nel salone delle adunanze, dove il barone Aloisi r icorda come il Duce stesso quattordici anni fa. g li ord inò di portare in Giappone una colonna romana offerta simbolicamente agli eroi di Biakko Tai. Il dono serminò, come provano i grandi avvenimenti verificatisi, un sentimento profondo e duraturo». Indi -i,! capo del G overno pro· nuncia le parole qui riportate in riassunto. (Da II Popolo d'ItaJùz, N 10 2, 12 aprile 1942, XXIX).

AI SEGRETARI FEDERALI DEL PIEMONTE**

Gli operai devono persuadersi che è meglio prendere venti lire buone, che trenta svalutate. Se noi sacrifichiamo venti milioni di risparmiatori, si creerà una situazione veramente difficile. Siamo già sul piano ìnclinato : ancora un passo.... Perfino Roosevelt, che ha l'ottanta per cento di tutte le ricchezze mondiali, ha iniziato una campag na violentissima contro l'in· fl aziooe. Ed ha i tre quarti dell'oro di tutto il mondo, per cui la cosiddetta copertura. aurea sarebbe più che coperta. Eppure Roosevelt stesso combatterà. contro l'inflazione Qui t un punto che merita tutta l'attenzione dei fascisti. Non si possono sacrificare venti milioni di risparmiatori. Chi ha" vissuto )'inflazione in Germania, sa che cosa vuol dire: vuol dire fare impazzire un popolo. L'inflazione è stata più catas~rofica, per la Germania, che la sconfitta.

N oi non possiamo ammettere che, andando, come andiamo, verso la vitloria, si debba in questo campo ave re u na sconfitta. Noi vogliamo sai vare il potere d'acquisto della moneta La tendenza era ormai di scivolare. E devo dire che siamo and ati molto avanti. Ma ancora in tempo per f ermarci. Tutti devono ricordare che non si può stare sui prezzi altissimi: non si può pensare che il riso può costare trecento-quattrocento" lire, perché un bel giorno costerà, di nuovo trentasette lire. Credo che il n A Roma, a palano V enezia, I'! 1, il 12 e il 13 a prile 1942, presen te l'intero Direttorio nazionale dd , P.N.F., Mussol ini tiene rapporto ai segretari federali del Piemonte. Il fed erale di T o1ino, Fianco Ferretti di Castelferretto, assicura che, esclusa l'alta borg hesia, Ja popolazio ne si comporta con tenacia e d isdpl ina ; quello di Cuneo, Serafino Glarey, r ileva un rilassamento negli uffi· ciali d eJrEsercito·; quello di Novara, Gianni Mariggi, reclama sanzioni p iù d ure contro i va.ri pro fittatori; quello di Aosta, Cesare Aug usto Carnani, segnala 1.m cle10 locale fran cesizzante, Buona Ja situazione in Asti; troppi sportivi esonerati a Vercelli, scarsi i nvece u omini e m ezzi per l'agricoltura. Il pomeriggio del 13 apriJe, alla fi ne del cappotto, il capo d el Governo pronuncia l e parole q ui riportale (Da li Popolo d'Itali4, N n 102, 10;, 104, 12, B, 14 ap rile 1942 , XXIX; e da L'Europt o, N . 2, 13 gennaio 1957, XllJ). popolo dei risparmiatori, che crede nella vittoria e nella moneta, è d'accordo con me. Naturalmente occorre avere quel coraggio che i fascisti hanno ~empre avuto; di andare contro corrente. Illusioni sono sorte, che ~ono rovinose. Ricordiamoci che in Germania miliardi di marchi erano stampati con le rotative dei giornali: c' erano big lietti da cinquecento milioni di marchi, di miliardi di marchi, e con ·essi non si comprava un paio di scarpe. E la monet~ discendeva con una rapidità di caduta spaventosa. Finché, a un certo momento, la Germania ha creato una. nuova moneta. :;

• « Prim a di lasciare la. sede della Soci età a mici del Giappone, i l D uce si intratti ene per qualche t empo, nelle aiole della villa , f, a i componenti la colonia nipponica .. Oltremodo affettuose si dimostrano le espressioni dei bimbi. U na nuova, arden tissi ma manifestazione sal uta il D uce ·<Jua ndo eg li lascia p alazzo Orsini». (Da li Pop olo d'Italia, N. 102, 12 a prile 1942, XXIX).

Quindi bisogna assolutamente reagire a ·questo i'ndirizzo. Nessuno trova mai il prezzo sufficente, mai rimunerativo, le ·patate settanta lire, novanta lire, centodieci, poi centoventi. C'è un'esperienza dalle guerre puniche in poi: le più g ravi crisi sono st:i.te sempre causate d all'inBazione. Chi aveva il l ibretto della Cassa, si trova a zero. E non bisogna mai dare d elle ill usioni. Purtroppo questo accade ancora e anche spesso. Bisogna essere sempre molto ,prudenti nel promettere; stare al di sotto. Anche quando si è sicuri di poter dare dieci, dire: « Vi daremo due». Altrimenti si va incontm a delle situazioni sgradevoli, anche se passeggere.

Il Contributo Della Scuola

ALLA RESISTENZA MORALE E SPIRITUALE DEL PAESE*

ll Duce, preso aJ/r., con 1oddiJfaione della comapevolezza ,he la 1mola dimo;Jra del suo 11ffidu nel periodo storico che a1tra11er1iamo, ha elogialo i provveditori per la l oro opera, incaricandoli di far g iungere a 11111( gli insegnanti la 111a parola di. schiello riconoHimenlo per il con-

• .A Roma, a palazzo Venezia, il pomeriggio del 13 aprile 1942, Mussolini riceve « i p10vveditori ag li studi, convocati a rapporto dal ministro dell'Educa· :iione nazionaJe, Sono presenti il sottosegretario di Stato e i direttori generali d!."i vari ordini scolastici. 11 ministro riferisce anzitutto sull'azione deJLa scuola nell'ora presente, dando le cifre della va.sia partecipazione degli insegnanti, d 'ogn i ordine e grado, alla guerra, esaltando il nome dei decorati al valore e dei caduti sul campo, ultimo tra i quali nel tempo il p rofessor Costantino Marini, docente nel ginnasio di Brunico, fucilalo dai comunisti di Nova Varos per avere orgo• gliosamente conservata in prigionia la tessera del Partito. li ministro illustra poi la complessa attività della scuola, intrattenendosi sull'andamento didattico e di, sciplinue d ei vari ordini di studi, dag li elementari, ai medl, ai superiori, sul nuovo inquadramento dei maestri, sui centri didattici in via di còstituzione, sulle scuole non goveroative e sulla nuova d isciplina degli esami, sui rapporti tra scuola e Gioventù Jtaliana d el Littorio, sullo svolgimento del lavoro manuale, . sullo svolgimento della r adio scolastica, sull e prime applicazioni d ella cinema· tributo che eui portano alla resistenza morale e spirituale della nazione in g11errd.

Egli ha 110/11/0, rfrordanJo una sua ttfftrmazione ,dell'armo VII (« Tutto il sistema scolastico italiano è oggi pervaso dallo spirito della guerra vittoriosa e deUa rivoluzione fas<:ista »), riattestare la .I/la f id"cia neJ/!azione metodica, graduale, profonda, che la .rcuola svolge per l'educazione politica e morale delle nt1ove generazio ni; e J'è dettrJ sicuro che dagli stessi grandi rivolgimenti attuali eu a t ra ffà incitamento alla rinnovazione del .Ilio magistero.

ALLA RIUNIONE DELLA CORPORAZIONE DEI CEREALI •

'Al prindpio- della riunione, il Duce ha rilevato che tuttl gli !Piriti essendo in que1to mamento dominali dalle grandiasità d ell'evento bellico e, profeJi 11erso ./a vittoria, i lavori della corporazione e fe, ,cmd111ioni che raranno raggiunte dovranno, improntarri rigO'fosamen/e af,/e SII· prem e esigenze della guerra.** tografia scolastica, sui problemi dell'edilizia in relazione ai piani provfo cilli e nazionali in elaborazione,_ ~ul nuovo a ssetto d ei provveditorati », Indi i l capo del Governo rivolge ai presenti le paro le qui riportate in riassunto. (Da ll Popolo d'Itttli<1, N, 104,·14 aprile 1942, XXIX).

* La mattina del 14 aprile 19421 Mussoli ni si reca in volo a T.arquinia , dove ispeziona doi battaglioni paracadutisti ed assiste a esercitazioni di lancio. Poi rivolge « parole di elogio e d'incitamento ai b.:ittaglioni inquadrati Ilo Rkn• trato, sempre in v,oJo, a Roma, nel pomer iggio, a p alazzo Venezia, presiede la ri unione della corporazione d ei cereali, Jn tale occasione, f:i. le dich iarazioni qui d por t:ite i u ria.s~unto (Da Il Popolo d'Italia, N n. 105, 106, 15, 16 ap1ile 1942, XXIX).

** 9: Il vicepresidente della corporazione, consigl_iere nazionale Visco, ha dettagliatamente i llustrato il piano dì mielilura e t rebbiatura predisposto dal ministero dell'Agricoltura e Foreste per la Prossima. campagna granaria, d'intesa con le o rganizzazioni .Jegli agricoltori e d ei lavoratori dell'agricoltura, ti (ere11dosi, in particolare, al reclutamento della m ano d'opera e a.Jle provvidenze atte ad assicurare ai lavoratori la massima possibi le assistenza matedale e morale. Si è, quindi , intrattenuto sul probl ema deJla quant ità e qualità di grano da. risecvare alla. semina e ha, infine, prospettato l'opportunità di rivedere la mi~ura d ei quantitativi di frumento· che potranno essere t ratten uti dai produttori p er j bisogni familiari ed aziendali Sulla relazfon e de:I vicepiesidente hanno preso la parola il .segretario dc:! Portito, i ministti dell'Agricoltura e delle Corpouzfoni, i consiglieri nazi onali Frattari, ·Alleg rcni, Garibaldi e l'ingegner luu:!.Chi. Al termine del dibattito, il D uce ha fatto alcune d ichiarazioni conclusive della p iù alta importanza. Per quanto concerne il prob lema della mano d 'opera occonenlc

PER I MINATORI •

li D1Jce, dopo aver impartito le diretJive al dottor Amadio per l'azione da svolgere, ha affermato che le aziende e, prirrcipalmente quelle paràslatali, devon(l affrontare, in m1111iera integrale e wn .roluzione di carattere definitivo, il problema degli alloggi, dei refeuori e deg li im pianti igienici per le maestranze, facenJq d ell e pr~cisazioni per quanto si riferùce alla disciplina dell'apprendiJtato per creare nuovi minatori, all'alimentazione, agli indumenti da lavora e ai servizi per il lrasp.orto degli operai sul luogo di lavoro

Ha infine disposto perché il lim ite di et à per la pemiane di fJecchiaia dei minatori sia abbaJJato ai cinquanlif1cinq11e anni; che, a m ezzo 'd'accord o sindacale, sia generalizzato il premio « Fedeli d ella miniera>>, da di1trib11ire ogni anno i n oaa1ione della fe1 /a di Santa Barbar,z, pat rona per la mietitura e la trebbiatura sarà continuato l'esperimento fatto l'anno scorso per l'impiego dei soldati, che contribuiscono alla vittoria non soltanto con le armi, ma anche col lavoro, assicurando il pane al popolo italiano. Opportuni tra· sferimenti saranno effettuati da regione a regione, traendo profitto dalla configurazione geografica del nostro paese, che d etermina periodi di maturazione diversi dal nord al sud. Per quanto si .rifer'isce ai quantitativi di grano da lasciare ai produttori, occorre fare netta distinzione fra i proprietarl produttori che r isiedono sul fo ndo e contribuiscono alla vita dell'a:denda agraria col proprio lavoro, e i proprietarl che risiedono nelle città. Il D uce ha infine rilevato che "la corpora zione è JJala unanime nel rirhiedere u niS disciplina più rigida per quel che riguarda la JrebbiaJura e /4 molilura; nel 11in colo giuridico di tulio il grano ,' n ello ; ped ale regim e di alimentazione predùp os/o per i mietitori; nel!tt 1empe11iva conceuione di /frenza agricola e nell'impiego d i trup pe per i lavo ri di mietitura,' cir(a l a q11anlilà di grano da Jauiare alle ,atego rie produurici; ,irca la q11anlità di grano da lasciare ai produttori per la semina, quantità ,he riman e fiua/a in due quintali per euaro per i grani precoci e uno e 011antt1 per i grani 111rditJi ", La riunione ha avuto termine con il: · Saluto al Duce! " , dato dal segretario del Pat lito ». ( Da Il Popolo d '{ta/ia, N. 105, 15 aprile 1942, XXIX). · dei minat<>ri; e autorizzata la rip resa della pnbblicazione d el bollettino « Il ~ inalare» che dev'essere, 111 1111 p iano di coicienza corporaJi va, ef ficace strumento di elevazione morale, p o/;tic() e ; oda/e d ei lavoratori delle industrie eit rallive.

• A Roma, nella sala del Mappamondo di palazzo Venezia, il 17 aprile J94 2, Mussolini riceve, ,presente il ministro delle Corporazioni, Renato Ricci, « il com• rnissario della Federazione nazionale dei lavoratori delle industrie estrattive, dottor Secondo Amadio, il quale gli riferisce su vari, importanti problemi relativi ai lavoratori delle miniere. La relazione d el dottor Amadio- si diffonde, in particolar modo, sui provvedimenti che possono contribuire all'incremento della produzione mineraria, di fondamèntalc importan:za per le esigenze militari e dviii del paese, riaffermando, quindi, l'alto spirito di disciplina dei lavoratori delle industrie estrattive, compttSi dell"importaote compito loro affidato per il raggiung imento della vittoria». Indi il capo del Governo rivolge al commissario le parole , q ui riportate in riMsunto. (Da Il Popolo d' forlia, N. 108, 18 aprile 1942, XXI).

AI DIRETTORI DEI QUOTIDIANI INQUADRATI NELL'ENTE STAMPA*

Questi sono tempi -duri, e perciò, per n oi fascisti, bellissimi: infatti abbiamo sempre detto di disprezzare Ia vita comoda e adesso la vita scomoda è venuta. Si dice che non c'è ·molto entusiasmo, ma bisogna riflettere che questa è una guerra troppo grossa, la ve ra guerra de ll'un iverso, perché tutta la gente possa seguirne con particolare entusiasmo tutti gli sviluppi; si dice in g iro che l'altra volta c'era ·più entusiasmo Io sostengo di no. Benché g li obiettivi fo ssero immediati, Trento e Trieste, e tutta la guerra si proiettasse nell'Adriat ico, in cui noi ci specchiavamo tutte le mattine Tuttavia, chi è stato in trincea, come io ci sono stato, sa che i soldati di Milano, G enova, RÒma. erano quasi scan • sati, evitati dagli altri, e che i volontari erano disprezzati nell'Esercito.

Bisogna arrivare all'agosto del 1916 perché si comprenda che i volon- tari andavano trattati in un altro modo; ma nell'agosto del 1916 Battisti avev'a già sopportato il supplizio e i volontari milanesi corridoni ani erano già stati falcidiati sotto i reticolati del San M ichele. Un po' di entusiasmo ci fu alJa fine del 1918, quando vennero sotto le leve giovani

• A Roma, nella sala del Mappamondo di palazzo V enezia, il 18 aprile 1942, Mussolini r iceve i direttori dei quot id iani inquadrati nell'Ente stampa, Sono prt· · senti anche il ministro della Cultura popolare, Alessandro Pavolini, il vicese· gretario del P.N .F., Ravasio; il dottor Fernll'!do M ezzasoma, direttore g ene raie della St.1.mpa italiana; i consiglieri n azionali Carlo Scoria e Amilcare Preti, ·r ispettivamente p residente e direttore temico dell'Ente stampa; il d ottor Giulio Moreno e Rfoo G arassiti, rispettivamente direttore amministrativo e segretario di r edazione dell'Ente stesso. Il ministro P avolin i r ende conto « del lavoro compiuto d 11,ll' Ente nei due aMi intercorrenti dalla sua fond azione ad oggi. Il numero dei quotidiani di p rovincia è ~alito a ventitr~ con quelli fondati io Dalmazia ; due quotidiani sono stati fondati ad Atene e a Parigi e un settimallale a Zagabria, La tiratura dei quotidiani di provincia è cresciuta di centocinquantamila copie, con una resa minima; sono stati migliorati gli impianti tipografici, consolidate le situazioni amministrative, creata una vasta rete di servizio a comune. La stampa quotidiana delle provincie, anche e specialmente in tempo di guerra, è Una stampa di punta, fervi da n ella sua intran$igenza rivoluzionaria e nella sua ortodossia fascista». Indi Mussolini passa in rassegna i direttori d ei giornali, rivolgendo loro specifiche osservazioni. Eseguita. la rassegna, dà atto a Scorza del buon funzionamento dell'Ente stampa e constata che la tir aturi. complessiva dei suoi quotidiani è aumentata, cosicché lecito prevedere che, alla fine della guerra, la somma delle varie tirat ur e p otri raggiungere le dnquecento•set· tecentomila copie. Infine pronuncia il discorso qui riportat o. (Da ll Popolo d'Ila,. lia, N. 109, 19 aprile 19421 XXIX; e d a L' Europeo, N . 3, 20 gennaio 1957, XIIQ.

Questa, dunque, è una guerra di resistenza e, come tale, il fronte interno ha la più grande importanza, e oggi fronte interno vuol dire alimentazione. Infatti, non possiamo pretendere che quarantasei niilioni di italiani siano tutti idealisti, e bisogna dire q'uindi che Ognuno faccia il suo dovere. .

Se tutti avessero fatto il loro dovere, n~ ci saremmo trovati nella dura necessità di ridurre ancora una razione di pane che era già minima per un popolo come l'it:lliano, abit~ato a nutrirsi in prevalenza di pane. Questo fenomeno degli accapa rrato ri è grave; ma, intendiamoci, è universale. La guerra, infatti, fa veramente venire fuori g li uomini come essi sono: l'egoista si rivela egoista, l'avaro avaro, il coraggioso coragg ioso, il vigliacco vig liacco, l'idealista idealistaj e questo, anzi, si vède chiaramente anche dalla cronaca dei giornali. La cosa per esempio era proprio apparente l'altro giorno, sul ResJo del Carlino-: nelta seconda pagina, in alto, c'era una notizia di due eroi decorati al valore; p iù in basso, una lista di accaparratori profittatori, condannati a pene varie.

Vincerà 1a guerra quel pOpolo in cui sarà più forte quella che io chiamo la prima categoria: la categoria nobile, dei generosi. Da q uesta guerra usciranno rivoluzionate le gerarchie fra gli individui e fra gli Stati. Uno è già uscito fra cassato: parlo della Francia, che è crollàta in un modoignominioso, inspiegabile, senza combattere. Noi ,dicevamo la Francia grande popolo, g rande esercito, N apoleone, i generali, lo Stato Maggiore, le tradizioni militari, ma dentro i bachi lavoravano, corrodevano, distruggevano e cosl venne Ja terribile scon.6.tta. Evidentemente, là, era più forte la seconda categoria

Pe"r quanto riguarda i giovani , dobbiamo dire che ess i, in complesso, vanno bene, e bisogna anche comprendere taluni ·loro atteggiamenti. Infatti essi non sanno quello che eravamo prima e quello che è stato fatto. Oggi possiamo veramente dire che non d sono più dottrine da scoprire. Si leggano i miei discorsi, le leggi del regime, le realizzazioni di questi venti anni, e si vedrà che noi abbiamo risposto ,per primi in maniera soddisfac~te agli interrogativi _p iù angosciosi che hanilo sempre tormentato l'wnanità, e 1a prova sta nel fatto che ora sta attuandosi sul piano universale; l'Europa e il mondo hanno adottato la nostra dott rina. Tutti ci copiano, e anche in questo possiamo dire che noi eravamO grandi e là non eran nati.

A questo propoisto, anzi, sarà bene dire qualcosa riguardo i tede· sdù. :8 l'ora di farla finita con q uesta latente tedescofobia che ancora sopravvive in taluni circoli nostri nemici. Per quanto riguarda i famosi incidenti, vi clirò che io li esaminerò uno per uno, che molte volte ogni drammaticità scompare al solo esame dei fatti. Ci si metta bene in ment; che noi fascisti abbiamo per nostro dogma la sincerità, che quando siamo alleati, marciamo fino in fondo, e con l'alleato si tratta da pari a pari, con la massima dignità, guardandosi negli occhi con assoluta lealtà. Quanto poi ai tedescofobi, ci si metta in mente che se noi avessimo fatto la guerra a fianco .dell'Inghilterra, quegli stessi sarebbero anglofobi; siccome l'abbiamo fatta a fianco -della Germania, essi sono t ede· scofobi ; in una parola, sono degli antifascisti. la guerra sarà lunga e noi vinceremo, è matematico; cosl come il teorem~ di Pitagora che gli angoli di u n triangolo retto sono uguali a due angoli retti od a un angolo piatto; cosl l'altro teorema che i quadrati costruiti sui cateti sono uguali ai quadrati costruiti sull'ipotenusa. Altrettanto è sicuro che noi vinciamo, e anzi si yede già che ci si avvia verso la vittoria. Ma la vittoria non è ancora nel nostro pugno, c'è ancora molto da fare, l'Italia dovrà dare ancora un forte contributo alla lotta contro il bolscevismo, che è stata sempre la nostra lotta, e questo anche il popolo lo sente. ·

Cosl al tavolino della pace otterremo non soio quello spazio vitale per cui combattiamo, ma anche quello che io chiamo lo spazio spirituale.

Altro punto importante. Ricordate che è inutile riempire le tasche degli italiani di carta, se questa carta perde immediatamente il suo valore. In merito ho già dato una conveniente torchiata, e altre le darò in seguito. Ho sempre detto: meg lio cento ·lire buone che duecento cattiv.e. Ora basta, non più aumenti dì stipendio, di salario, eccetera, e non si vedrà più lo scandalo di un quintale di grano venduto a mille lire, o del pane bianco a venticinque lire al chilo, e non vi meravigliate, anzi ditelo a tutti, che io so sempre tutto. Se anche stessi sempre chiuso in questa stanza, e le finestre fossero murate, e le porte anche, e fossero tagliati i fili del telefono e non vedessi mai nessuno, io saprei sempre tutto lo stesso, perché non si manipola per quarantaquattro anni la po1/tica, come faccio io, senza imparare a percepire le Cose nell'aria. La politica dà, ·a chi la pratica con fede, con passione, con intelligenza, quello che si chiama il sesto senso o il settantesimo che sia.

Nei vostri giornali dovrete ocruparvi di tutto, di dire la verità, do•·ete attaccare accaparratori, profittatori, in modo da sganciarsi da que· sta gente, da non condividere con essi alcuna responsabilità, e cosl il popolo ci seguirà. Io prendo a volte ,dei provvedimenti in base a quanto leggo nei vostri giornali, specie nelle pag ine interne. Non dovete avere paura 4i dirmi cose sgradevoli. Infatti tutti quelli che si rivolgono a me, mi devono -dire solo cose sgradevoli, poiché eh.i ha fatto un ~elice matrimonio. chi ha vinto al lotto o gli vanno bene g li affari non sente affatto il bisogno di venire a dirmelo e fa benissimo, perché per me le · cose più gradevoli sono quelle. che per g li altri sono le più sgradevoli. lo apprezzo molto che mi si dica tutto quello che non va, non quello che va, perché quello non mi interessa. .

Voi non vi dovete mai domandare: cf:t.e cosa direbbe Mussolini se io g ti dicessi questo; ma bensl dovrete chi~ere: che cosa direbbe Mussolini se non glielo dicessi, e io -direi: tu non hai fatto il tuo dovere perché sei arrivàto fin SuUa soglia del tempio della verità e poi ti sei .fermato senza entrarè, come era tuo dovere.

Per quello che riguarda la forma, vedo già che andiamo meglio Riducete pure gli aggettivi al minimo possibile; .caso mai sostantiv~te l'aggettivo. '8 mOlto meg lio. Dovete ricordarvi infatti che non l'ho detto io; lo ha detto un altro molto prima di me. Mi spiace citarlo .qui per . ché è un francese, Talley rand, ma sotto molti punti di vista la .figura di Talleyrand è interessante ed egli diceva che tutto ciò che è esagerato, è insignificante, ed è verissimo, perché ciò che è esàgerato non è umano, è insignificante. , Camerati!

Ho finito. Naturalmente tutto q uello che vi ho detto va inteso come un o rientamento per la vostra opera, non come una lezione più o meno noiosa, ed io penso che dobbiamo essere felici di vivere jo questo tempo, ed esserne g rati al regolatore supremo. Riprendete il vostro Ja. varo, certi che io seguirò i vostri sforzi con viva attenzione ed altret• tanta simpatia. •

• Indi Mussolini posa per la consueta fotografia dei convenuti attorno a lui; e, a l momento del congedo, a uno dei direttori che gli chiede quale atteggiamento devono tenere i quotidiani nei riguardi del clero, risponde: «Teniamo prwmu , he finthé i ta/Jo/id vanno' in t hina, fanno le loro f1mzioni, patttdpano alle ,e. rimonie, noi non abbiamo ,JienJe dd d ire, an,he perthé molli faui11i fttnno que· Jlo. Ma se si tddentrano n,lltt poli1fra, ttllora trovano il no11ro detiso muro. Bi1ogna stare allenti sptcialmtnle ai laiti, ma an , he a qualth, preditatore. Infatti , ho saputo ,he 'fUalthe predfraJore preditava male: ho mandato i fratelli ~r,mca e l'ho spedito in villeggialura ». (Da L'Eltropeu, N. 3, 20 gennaio 19H, XIII).

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