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Al SEGRETARI FEDERALl DELLA LOMBARDIA•

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APPENDICE

APPENDICE

Noi siamo alJeati d ella German ia f: intendiamo essere fed eli alleati, ·e, qualunque cosa accada, noi marceremo con la G ermania fino in fondo, perché l'epoca dei giri di valzer, che ci h anno abbastanza diffamati, è finita. I popoli devono avere il senso de lla loro reputazione, perché da ciò d ipende il loro prestigio, e come v iene screditato un pri\·ato che non mantiene ·1a sua firma, così viene screditato un popolo.

Quanto poi al cosiddetto « pericolo giallo >> , dichiaro che tutto q uesto appartiene alle forme di isteria che di quando in quando prende de· terminat i ambienti. Sette, otto anni fa si disse : « Chi ci salva <lai p ericolo g iallo, ch e è già arrivato in Egitto! Sono arrivati in Eg itto e ven• dono biciclette a basso prezzo ». A u n certo p unto c'è stato un g rande silenzio su questa questione e nessuno più se ne è occupato. N essuno ha visto queste biciclette a dieci lire e cosi il pericolo giallo è passato.

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O r!1_ .jo dichiaro la mia p iù p rofonda simpatia per i g iapponesi e dichiaro che vorrei vederli. il più rapidamente pos_sibile navigare od Golfo Persico e vedere se è possibìle -dar loro un a m ano, il che sarebbe molto importante J?ello svolgimento delle. cose. Il popolo giapponese nierita tutto quello' che ha preso. "E. un popolo laborioso, fecondo, poverissimo, che sa combattere e morire ed è, per noi la garanzia assoluta della vìtto ria ; garanzia assoluta, perché un -popolo che deifica. i suoi caduti è un popolo che non può essere battuto da quel groviglio ripugnante di razze e di bastardi che è il mondo anglosassone. E poiché n oi non possiamo essere bathlti in nessun modo e per nessun motivi?, è chiaro che n on possiamo che vincere, perché non ci sarà una soluz io ne intermedia.

• A Roma, a palazzo Venezia, il 24 e il 25 aprile 1942, p resente l'intero Direttorio naziona le del P .N .F., Mussolini t iene r apporto ai segretari federali della Lombardia Il feder~le di Mantova, Sergio P i.notti, rileva di aver riscontrato un calo di entusiasmo nei giovani; quelli di Brescia. e Bergamo, Ettore D'Andrea e G ino Gallarini, affermano che le situazioni sono buone; quello di Sondrio, Bruno Be-sta, segnala la povertà dell'economia montana; quello di Cre· mana, Remo Curtani, l'aumento del patrimon io zootecnico; quello di Varese, Amerigo Ongaro, sintomi di ostilità da parte delle autorità del territorio svizzero confinante; q uello di Pavia, Luigi N ay Savina, la fred dezza del clero e ddl'am. biente universitarfo; quello .di Como, Carlo Majorino, il cattivo ccimport~ento dei ceti benestanti; quello di b.UJano, Andrea Ippolito, che ottocento squadristi sono partiti volontari'. la sera del 25 aprile, alla Jine del rapporto, il capo del GovernQ prOnuncia il di scorsQ qut ri portato ( Da li Popolo d'Italia, N n 115, 116, 25, 26 aprile: 1942, XXIX; da L'Europeo, N 2, 13 gennaio 19 57 ; XIJI ; e dal testo stenografico del discorso)

Prerpesso che il Partito è l'asse di tutta l'espressione politica italiana, bisogna affinarlo continuamente. e quindi quando mi si dice che dieci, dod ici, ve-ntimila tesserati sono stati eliminati dalle E.le del Partito, io ne- ho un senso di·soddisfazione, perché si vede che erano scorie, ele. me nti rimorchiati, che alla fine rappresentano, più che un g iovamento, un peso.

Quanto all'attività del Partito, essa deve essere intensissima, specie in questo momento. le sedi devono essere sempre aperte, ci·deve essere sempre un fascista a disposizione della gen~~- Le sedi devono essere frequentate, soprattutto dai combattenti che rit'ornano dal fronte e dai soldati delle guarnigioni interne. La Casa del soldato è la sede del Fascio. Le vecchie Case de1 soldato, inventate dai vecchi generali e d alle patronesse e che svolgevano in fondo un'attività negativa, tanto che j soldati si facevano un dovere di evitarle e le frequentavano per avere delle piccole utilità, sono tramontate, hanno fatto il loro tempo. la Casa del Fascio è la Casa del soldato e vi si devono portare anche i non iscritti al Partito. Non c'è bisogno di dire che tutti. devono essere asco]. tati. e aiutati, in modo che il popolo trovi in queste sedi tutto quello che cerca, anche se qualche volta cerca cose paradossali, futili, impossibili. Bisogna ascoltarli e dare loro la più grande soddisfazione.

Il clero. l'atteggiamento del clero è nel suo complesso amb iguo. Sta alla finestra. Aveva cominciato mal issimo con quelle postille sull'OJ· servatore Romano. Un bel g iorno ho fatto prendere i1 redattore delle medesime e l'ho mandato in un piccolo paese 4ella Calabria. Le p ostHle sono finite, ma i postillatori esistono ancora. Tuttavia, il f enomeno non è preocrupante. C'è buona parte di vescovi e parf()'.(:i che sono con noi; gli altri aspettano, ~rché non intendono di compromettersi. Tutte le volte che il clero esorbita ,dalla su.a .:funzione religiosa. p~r çntrare in campi che non gli appartengono, allora ci dev'essere l' «alt! » immediato e preciso deJ Partito .

Avete accennato alla gioventù. Questo è un p roblema che il D iret· torio esaminerà con tutta calma, in base alle se'gnalazioni che sono state fatte da alcuni segretari federali. Io stesso ho riflettuto su questo problema ed ho già degli elementi statistici, dai quali risulta che i fenomeni di sfasamento sono molto limitati e nel complesso quasi irrilevanti. Ci sono sta.ti fenomeni d'insofferenza, dovuti qualche volta a o rdini e istruzioni del Partito che gli studenti non gradivano. Si commettono degli errori, e bisogna. riconoscerlo. E del resto, facendo qualche er.rore, si fa. Coloro che non vogliono commettere degli errnri, possono star seduti, non agire, ma allora commetterebbero il più colossale degli errori : quello di non vivere, quello di essere morti. Noi a,bbiamo H coraggio <li vivere e di commettere errori. Anche . io commetto degli errori, per fretta d elle d ecisioni, perché gli elementi che g iung ono sul tavolo non sempre sono dispòsti in modo da , eccetera. L' imp0rtante è di non persistere nell'errore

La gioventù. P recisiamo subito che la gioventù, purtroppo, è uno stato transitorio, non definitivo. Se fosse d efinitivo, esisterebbe il problema dei giovani, ma non è u no Stato definito; L' uomo che ha trent'anni non è più giovane come quello che 1_1e ha venti. Sembra p iuttosto banale, ma è così. I giovani di vent'anni, credo che non abbiano guardato con soddisfazione al carattere di q uesta guerra. La letteratut'a ci ha giocato qualche brutto scherzo. Secondo il solito, si pensava ad una guerra garibaldina, di assalti, di fanfa re. Viceversa questa guerra ha un carattere duro, grigio, meccanico,· vorrei -d ire quasi che è la guerra degli ingeg neri Difatti è guerra degli ingegneri, che giorno per giorno si arrovellano per scoprire motori più potenti, aeroplani, carri, a rmi, corazzate, cannoni a più lunga g ittata, navi pi ù veloci. Effettivamente è la guerra degli ingegneri. Allora tutti quelli che sono portati agli ent"usiasmi, qualche volta irr ifless ivi, e vedono un comunicato in cui g li si dice: « Tre aeroplani abbattuti, un sottoma rino non è tornato alla base », eccetera, credono che questo sia assai diverso da quello che essi ave-vano sognato. Vicevei-sa questa è una guerra che dal punto di .vista fascista è straordinariamente affascinante, perché pone alla prova, al banco di prova, la resistenza morale e materiale dei popoU ed è un cozzo potente d i sei imperi, mai visto nella storia del gene re umano. Poiché vi sono dei contorni, ma questi non hanno un peso di primo ordine e man mano ché la guerra continua (non credo che finisca entro l'anno, a nche se g li occhi di una statua si m uovano), la parte che l'Italia è destinata a rappresentare si accresce di importanza. E questo deve èssere salutato da noi fascis ti con partico lare · compiacimento, perché ciò ci potrà dare la possibilità, al tavolo della p ace, di rivendicare tutti i nostri diritti, dai t erritoriali che si conoscono, ai territoriali che non si conoscono, e ancora a quelli di carattere econ omico, spirituale, eccetera. Ma per avere questi diritti, bisogna combattere, bfaogna anche soffrire.

Questa gtJerra è l'esame di maturità del popolo italiano, p erché prescinde da quelli che possono essere gli obiettivi di carattere immediato. :::8 1.1na guerra di valutazione delle energie dei papoli della terra e senza volere ·ipotecare il futuro dicendo che questa sarà l'ultima guerra, perché non credo a queste cose, s i può pensare che dopo questa guerra un p eriodo sufficentemente lungo di pace, che non potrà superare, a mio avviso, due o tre generazioni, si avrà, e durante questo periodo l"Ita lia farà veramente un balzo prodigioso verso la potenza politica militare ed anche, bisogna d irlo, il benessere del popolo Con questo non vo- gl iamo pro!l)ettere il pollo nell a pentola, come q uel tale re francese. Ma questo popolo che soffre, subisce restrizioni alimentari abbastanza se. vere, a u n certo punto deve avere anche u na latitudine di vita, che noi daremo anche accorciando le distanze sociali. lo credo che ·per tutti i profittatori siano imlTlinenti dei tempi d ifficili. In tanto, dopo il mio discorso del 26 marzo, c'è stato un altro blocco improVViso tacito. Tutti si guardano dal comprare immobili, sia rurali che urbani. ì accad uto anche questo: che un nostro camerata, già sott osegretario di Stato, che adesso ha in liquidazione un ente (il camerata D e Cieco ne sa qualcosa), m'ha detto che non riesce a vendere a nes- · sun costo alcuni ,palazzi a Napolì e a Roma e . non riesce a collocarli e si raccomanda di .non fare il blocco perché vorrebbe vendere. (Il camerata di aù parlo è Cantalupo). Invece noi faremo qualcosa di analogo. Noi sappiamo i nomi di tutti quelli che hanno comprato, ne possediamo g li elenchi, perché l'abbiamo dagli Uffici del Registro. Questi elenchi sono gil nelle nostr e mani e d i tutti coloro che dal 1° genna io 1939 hann o fatto degli acquisti di beni immobili, urbani o rurali, superiori alle duecentocinquantamila lire, dì tutti questi sig nori i nomi sono gil da noi conosciuti e a un certo punto li chiameremo a] tavolo non dirò dell'accusa, ma della causa. Essi dovranno spiegare ·come qualmente hanno proceduto a questi acquisti. Questo sarà dichiarato e sarà reso di pubblica rag ione.

· Il che mi porta a un altro argomento : profittissimi e generi affini. Ma non ho ancora finito per q uel che riguarda la gioventù. Io credo che molto dipenda dai quadri. I migliori quadri sono andati a lle armi I migliori sono caduti, non li rivedremo più. Quindi è necessario che l'educazione d ei quadri sia molto curata, p·irrlo dei quadri maschil i come di q uelli femminili. Poi credo che il .:Direttorio sarà d'acco rdo con me nel ritenere che bisog nerà passare 'da un concetto totalitario in un senso anagrafico a un concetto tota lita rio in senso qualitativo, Anche . qui bisogna guardarsi dalle esagerazioni. Un partito che vuole governare una nazione di cinquanta milioni di abitan ti non può ridursi a un a setta, se ·no no n ha penetrazione nelle masse. Poi le sette muoiono. Quind i quantità qual itativa, massa. ma selezionata e selezionata continuamente. Questo è il punto da chiarire e che dà l'indirizzo preciso alla nostra attività.

Poi c'è un altro provvedimento che non voglio anticipare e che concerne coloro che guadagnano troppo sulle forniture belliche. Ma procede remo dietro indicazioni di contr~llo, perché adesso, per caso singolare, l'Aeronautica compra i suoi autocarri come li comprano J'Eser~ cito e la Marina e tutti e tre fanno tre ·prezzi diversi. Questa è quella che io chiamo l'autocritica, perché bisogna farla. Il dovere dei fascisti è p ro- prio quello di dire le cose che non vanno; le cose storte, le cose che bisogna raddrizzare. Ammetto che d possano essere anche tre ospedali, come se la bronchite avesse un decorso diverso per i marinai, per gli avier.ì e per i soldati, ma non si capisce che autocarri dello stes~o tipo (notate che ci sono solo due tipi di autocarri} siano comprati da tee enti similari a tre prezzi diversi. Anche qui mettiamo l'ordine, Poi altri provvedimenti saranno presi in sede di Partito.

Tutto questo però. non deve essere interpretato come una risposta che noi diamo ai mormoratori, ai calunniatori . Io mi farò orientare nella mia azione non da quello che dice fuori il cosiddetto uomo della strada inventato d.igli inglesi. Ma lo facciamo per noi, per noi stessi, per tutelare la dirittura del Partito nelle sue masse; e forse la selezione del Partito d permetterà di essere ancora più severi. Le organizzazioni del Par~ tito coprono troppa gente, troppi interessi Og nuno dice: « Io sono fascista, sono iscritto alla Federazione fascista dei commercianti ». Ora, io voglio porre il problema se tutta questa gente merita l'appeUativo che per noi è sacro, dal momento che su settecentomila commercianti, cen· tornila sono stati denunciati per reati annonari. Si vede che questi tommerciant.i sono .di una speciale struttura, poiché dai. tempi di Roma ri· carderete che furono sempre cosl e Cristo, l'unica volta che ha fatto un atto di violenza con 1a frusta, lo ha fatto contro i commercianti, nei .,:estiboli della sinagoga..

L'altro giorno, Pavolini mi sottoponeva un editto, quello di Diocleziano. Si può dire l'altro giorno, perché noi abbiamo una simultaneità di vita, la caratteristica idel popolo italiano è che tutto è eterno e tutto è attuale. Per noi Cesare è stato pugnalato appena ieri. :F: una caratteristica del ·popolo italiano, che nessun altro popolo ha nelia stessa misura nostra. Ora. dicevo, Diocleziano se la prendeva anche lui. con i commercianti. Lo stesso si dica pe~ Ja Roma papale e per qùella del medioevo. Evidentemente, quelli che fra mi lle ·professioni abbracciano la professione del commerciante dèbbono avere certi numeri particolari, che non li portano a essere molto sociali nel complesso. Ora accade, che tutto si capovolge sotto il mantello della parola fascista. Sono tutti .fa. scisti? No. Noi dovremo selezionadi e l'appellativo di fascista deve essere uno straordinario premio, un singolarissimo privilegio, che bisognerà conced~re dopo che .prove ben profonde di coerenza fascista siano state foinite.

Un'aItra <:osa che vi devo dire è la seguente: i salari restano fermi perché stiamo perequando i prezzi. Le r~duzioni dei prezzi sui generi tesserati sono state minime, ·ma anche i p rezzi sono modesti. Questo per il pane; cosi dicasi per la p asta e per gli altri generi tesserati :B mia profonda convinzione che se attraverso una serie di buoni raccolti noi potessimo ~;iumentare 1e razioni dei generi tesserati, che sono effettivamente modeste ( siamo al li mite, anche questo bisogna riconoscerlo: ci sono dieci o dodici milioni d i italiani che sono nl limite), ripeto, se noi potessimo aumentare le razioni, tutto questo cambierebbe la situazione U mercato nero è in diminuzione perché le condanne del T rib unale specia le sono molto severe e poi o ra ci sono i manifesti gialli, che hanno suscitato l'interesse collettivo del popolo romano. Dalle seg nalazioni delle nostre vedette risulta che il popolo è molto compiaciuto di ciò. Anche q uesto è un elemento raffrenatore. ..

Noi facciamo Ja politica deg li ammassi é la continueremo a f are.

Anche q ui l'esperienza ci suggerisce ~i non cadere in certi errori. Ci sono generi facilmente ammassabili, altri meno facilmente. Tutte le verdure non sono, ad esempio, ammassabili: carciofi, asp~rag i. o, per esempio, la ricotta, I generi fond amenta li. sì. Ora noi mig lioreremo il sist~ma, faremo l'ammasso g iuridico. Tutto il g rano e tutto il g ranotu rco sa rà dello Stato. Quindi una parte andrà all'ammasso, l'al tra parte sarà lasciata ai contadini sotto la loro responsabilità. Q uesto .farà piacere, inq uantoc:hé dimostra che noi abbiamo fiducia in ·loro. D aremo loro la bolletta di macinazione per i due quintali, Il contadi no sa che può macinare due quintali all'anno per og ni persona della sua fa. mig lia . ·

1 Cosl facendo, con il severo cont rollo delia 'trebbiatura e di questo ammasso g iuridico, noi avremo la possibilità, forse, di aumentare le razioni. Intanto sia chiaro che questa razione non sarà ulteriormente ·d imi nu ita . Le voci diffuse a questo proposito sono semplicemente infon d ate. Tutto questo è l egato all'orientamento della nostra politica fin anzia ria ed economica. Bisogna che ogOuno d i voi sia co nvinto e faccia èonvinto d i ciò tu tti coloro che lo ascoltano, che il valore della moneta è d alo esclusiv;amente dal suo potere d 'acquisto e che è m eglio avere cen to lire buone che duecento malate1 jn pericolo di consunzione e disfacimento. Questo deve essere detto soprattutto agli agricoltori, ai quali il regime ha reso due servizi. (Bisogna Hluminare gli agricoltori su questi fatti), Il primo : aumentando in u n certo limite il prezzo d ei loro prodotti, il regime li ha portati ad una elevazione, ad una latitudin e econom ica, che è documentata dai d epositi. Secondo servizio non meno importante: l'aumento del potere d i·acquisto di questi depositi att raVerso la p olitica di deflazione. Sono due forze concomitanti che portano allo stesso obiettivo. Bisogna che g li agricoltori siano assolutamente consapevoli di questo fatto.

D a ultimo io vi dichia ro che non bisogna preoccuparsi troppo dei ce· reb rali Tutti questi cerebrali, in fondo, non hanno alcuna relaz ione con la vita vissuta dag li italianL C he cosa volete che gli italiani, ì venticin· que milioni di buoni contadini, s'interessino dell'arcadismo o ·dell'ermetismo Che dire si voglia, o di altre elucubrazioni più o meno fantasiose, della gente che deve pensare perché non può far altro che pensare, dato che non può asire? Allora questo cervello rotea continuamente, molte volte sul vuoto, come accade ai motori delle macchine quando girano a folle.

Ora, costoro consumano il fosforo che hanno nel cervello, e· siccome ne hanno poco, io credo che le loro scorte vadano verso la .6ne. Questi . professori, questi elementi sono sempre dalJa parte opposta dalla quale siamo noi, e io dichiaro che ne sono contento. Esse costituirebbero una zavorra che appesantirebbe la nostra macchina Con questo non si vuol dire che noi respingiamo tutti j problemi delia cultura, Ma noi vogliamo la nostra cultura, e a questo proposito ho detto che noi abbiamo già un corpo di dottrine abbastanza sviluppato, precisato nei suoi elementi essenziali e che dopo venti anni di regime ha già fissato le basi della sua .dottrina, non solo nelle idee, ma nella p ratica. Noi siamo stati gli innovatori, gli anticipato ri, abbiamo posto dirianzi alJa coscienza contemporanea problemi che pochi avevano intravisti. Siamo stati veramente gli eversori di un secolo, pur non rinnegand olo. Ma noi abbiamo preso solamente gli elementi vitali e abbiamo respinto quelli che consideravamo esauriti.

Ora, tornando alle vostre provincie, vi dirò che io conosco benissimo dove Ja rivoluzione è stata organizzata, Se il 16 ottobre in via San Marco non si fossero troncati gli indugi, li troncavo io per conto mio, e avevo già deciso con Moschini e Arrivabene di cominciare Ja insurreziÒne nel territorio mantovano. Perché sentivo che quella era l'ora. Se il Governo di Facta avesse potuto portare a Roma i combattenti, magari con D'Annunzio, e si fosse fatta una specie .d-i pacificazione nazionale, il nostro movimento si trovava di fronte a interrogativi g ravi. Allora si tagliò corto e quindi Milano ha una parte di ·primissimo piano negli avvenimenti. Ll è nata la rivoluzione. lJ è nato l'intervento. Genova, Roma.e·Milano sono le città dell'intervento e ll si sono trovati g li elementi, sia pure venuti da tutte le parti d'Italia; però Ii t rovarono · l'ambiente che ha permesso a noi degli sviluppi che in un primo tempo non apparivano all'orizzonte. Ma noi siamo stati duri anche quando nelle elezioni del 1919 si raccolsero ben quattrom ila voti. Io mi dichiaro orgoglioso di questo, che considerai ·un successo.

Voi avete fo tutte le città della Lombardia questi elementi del vecchio squadrismo e per le nuove generaz.ioni il vostro è un ambiente che si presta ad un'afferinazione duratura deJle nostre dottrine.

E non ci sa ranno problemi del dopoguerra, perché noi già pensiamo al dopoguerra e coloro che dicono che i combattenti faranno No. Non avrannç, ~ulla da fare, perché noi abbiamo già fatto, perché, come risulta in maniera indiscutib ile dalle cifre, i combattenti sono qu asi tutti fa scist i e migliaia di gera·rchi hanno già consacrato 1a loro fede col sangu e e •noi facc iamo tutti i pia ni perché fa smobilitazione, quan do avverrà, si svolga col minimo numero possibile d'inconveiiienti.

Non è da pensare che ci sarà subito una pace che permetterà di mettere subito n elle rastrelliere i fucili. No. Bisognerà p rima sistemare bene le cose. E poi i problemi sono sempre posti o dalla disfatta o da una vittoria mortificat:;t e ingiusta O ra quest,e due ipotesi sono asso luta mente escluse. E siccome non avremo una 'disfatt a, cosl non avremo nemmeno la pace zoppa. E altora il popolo sarà orgog lioso dei sacrifi ci che ha sopportati. Tutto il fas cismo sarà fi ero e le grand i cose cha h a effettivamente compiuto durante questi anni, -anche se mol ti ital ia ni le hanno già dimenticate, saranno suffragate dai fatti; e sa rà fiero SO· prattutto di una cosa, che ci ri porta al nostro stile, alla nostra definiz ione di Fasci I tali an i di Combattimento: sarà l'orgogtfo· di aver fatto com· battere pe r dieci ann i il popolo italiano, d i aver d imostrato di quale tempra è i,J popolo italiano nelle sue masse profonde· e di averlo pot· tato alla vittoria.

Q uesto è ciò che dovete diffondere in tutte le vostre ore quotidiane fra il popolo. Il popolo sente oscuramen te che questa è una g ue rra veramente rivoluzionaria e quando ho definito il bolscevismo supercapitalismo prevedevo che questo supercapitalismo bolscevico si sa rebbe alJeato al supercapitalismo anglosassone. Il che è avvenuto. Noi li batteremo. Hanno sfruttato l'unive rso per tropp i secoli. Il loro ciclo è chiuso; comincia il nostro.

DIRETTIVE Al PREFETTI*

li Duce, dopo eJJerJi intrallenulo Julla sitt1azi one di queJJa guerra, d ella quale egli ·specificò , fin dal Je/lemb re 1939, il caraJtere inlerconJinenJale e che attualmente imp egna, con molte altre nazioni, sei i mperi, ha trjfermato che i prefetti, . i q11ali quotidianamenff! vivono a dire!lo conJatto «m le m11ue del p()polo ilaliano, cono;cendone le a1pirazioni e i vitali bi;ogni, son() più d'ogni altro comapevoli della nt(e JJità della partecìpaz;one italiana e dell'unanime volonJà popolare di re1ÌJlenza e di vittoria. li Duce, riaJJumendo i rirnltati del. recente rapporto ai federali , ha 1"ivo!Jo il 1110 elogia ai gerarchi provinciali del Partito. La loro (ol/aborazione è per i prefetti prezio1a. Ai pnfetli ;ono Jfati conferiti m,ovi e più ampi poteri, che li me//ono in graJq di 1uperare1 (On rapida inizia• ti va, le eventuali diffùoltd di (arai/ere 11rgente e di fare delle provincie alttetJanti elementi di fervida e di solidale coofurazione nella vita uni-

• A Roma, nella sala delle Battaglie di palazzo Venezia, il 28 aprile 1942, Mussolini tiene rapporto ai prefetti del Regno « Sono presenti, coi p[efetti delle novantotto provincie e con l'alto commissario dì Lubiana [consigliere nazionale Emilio GrazioliJ, il segretario del Partito, il sottosegretario di Stato all' I nterno [Guido Bufiarini Guidi], i ministri de lrAg ricoltura e Foreste e della Cultura popolare, il sottosegretario di Stato :tifa Presidenza del Cons ig lio [consigliere nazionale l uigi Russo] , i direttori generali del ministero dell'Jnteroo e i prefetti a disposizione con incarichi. ispettivi ». Jn tale occasione, il capo del Governo, pronuncia il discorso qui rip(;)rtato in riassunto. {Da Il Popolo d'Italia, N l 19, 29 aprile 1942, XXIX).

Venendo a comiderare i problemi interni, il Dnce ha definito come ;t più imporldnte quello alimentare; problema che, del resto, è comune a tutti i popoli europei e che spesso si manifesta in forme anche più acute che da noi in paesi tuttora estranei al conflitto. le difficoltà n ostre sono derivate da una serie di elemen ti obiettivi: aumento normale della popolazione, aumento della popolazione per effetto d'anness ioni territoriali, regime alimentare di relativo e legittimo privilegio delle forze Armate, soccorso a popolazioni dl zone occupate. Tutto questo, unito alle difficoltà dei trasForti e delJe importazioni e al fatto che nel· l'annata scorsa i raccolti sono stati mediocri -per alcuni prodotti ag ricoli, ha reso necessario l'adozione del tesseramento e, in particolare, del tesseramento per il p ane, in una razione base che tocca il limite.

Ci sono poi state le cause secondarie di perturbazione, di carattere soggettivo: indisciplina e frode dei singoli. Essi sono stati e saranno inesorabilmente colpiti, ed è berie che si sappia fin d'ora· che non vi sarà nessuna amnistia per questi, che vanno considerati come traditori d ella nazione in guerra.

Jt Dure ;i è quindi intral/enuto J/IÌ provvedimenti in co-rso d'adozione, i q1u1li, unza auumere alcun tarattere veuatorio, saranno tali da garanti1e il pane al popolo iJa/iano .

Qunnlo alla moneta, il Dtue ha tomtatato come, dopo il wo diJcorso del 26 marzo a(dirigenti delle banche popolari, la (Of!a all'ttcquiJto ii'immobili abbia avuJo il neceuario tem po d'arreJt(). Tale arresto e ~uello d eg li altri consimili fenomeni inflazionistici saranno rafforz.iti da ulterìorì misure. Tutte le en erg ie e, in particolare, queile industri ali, devono·essere .indirizzate ai fini di guerra; le industrie indisp ensabili per Ia resistenza e per la vittoria hanno e avranno assoluta precedenza su tutte le altre, che potranno riprendere a guerra conclusa. A questo 6ne, la precettazione civile dei lavoratori ha la stessa natura della mobilitazione militare. Chi non rispondesse alla ch iamata, andrà dinanzi ai Tcibunali militari.

/mia del pqpolo italiano, leso con ttJJfe 1; sue f orze a combattere e vin- cere la 111a guerra. (La parola del Duce ha dato luogo da par/~ dei p,e. felli a vibrami m anifestazioni di entusiasmo).*

RELAZIONE SULL'INCONTRO CON HITLER DEL 29-30 APRILE 1942 **

Prima parte delia conversazione a quatt roc~hi, durata circa due ore: racconto emozionante e drammatico della di.savventura .russa, Sbaglio dei meteorologi, che paragona ai teologi, entrambi inut ili. Caduta improvvisa della temperatura, giunta a ·cinquantadue gradi sotto zero. Napoleone soli ventidue. Gli indumenti invernali tedeschi c'erano, ma solo per resistere a una temperatu ra di venti-Venticinque g radi sotto zero, non a quella che non si era più verificata da centoquaranta anni. Cedimento di .nervi di moltissimi general i e malattie di molti altri. DilJ.gante sfiducia. Impossibilità di rifornimenti salvo che per via aerea, traffico insufficente e quindi inenarrabili sofferenze ai soldati. Secondo i tecn ici la situazione era vicina al disastro, A credere che si sarebbe potuto riuscire non c'erano che il Fi.ihrer, alcuni generali, tutti gli uffi. ciali i nferiori e la massa d ei so ldati, fra i quali specie le SS. hanno dato prove superbe. Nwm:ro dei morti durante q uesti mesi duecentosessantamila. Tutte le richieste di aiuti dalle prime Jinee non sono state accolte . Primo, perché l'ordine era di resistere e mori re sul posto, secondo, perché il traffico, salvo l'aereo, era impossibile i terzo, perché non « ho . voluto disintegrare le divisioni che venivo preparando per la primavera».

* « Il ministro Pareschi ha quindi parlato per precisare alcuni puÌlti d 'immediata attualità per l'effettuazione della politica annonaria e per jl compito dei prefetti, i quali sono stati, tra l'altro, investiti della facoltà di Stabilire provin· cialmente l'ordine delle colture agricole ai fin i nazionali », (Da Il Popolo d ' Ila_ Jia, N. 119, 29 aprile 1942, XXIX).

0 Il 28 aprile 1942, accompagnato da Ciano e Cavallero, Mussol ini era partito in treno alla volta della Germania per incontrarsi con Hitler, La mattina del 2? aprile, era giunto alla stazione di Puch, dove il FUhrer era in at• tesa coi suoi collaboratori. Tutti erano poi proseguiti per il castetlo di. Kl esshei,n, presso Salisburgo, Erano seguiti separati colloqul fra i due dittatori, fra Ciano e Joachim von Ribhentrop, min istro degli Affari Esteri tedesco, e Era Cavallero e il maresciallo Wilhelm von Keitel, capo del Comando superiore delle Forze Armate germaniche. Hitler aveva detto a Mussolini che le sue truppe avevano dovuto resistere fino a cinquantadue gradi sotto zero nelreccezionale inverno russo e che, piegata 1a Russia, si sarebbe tornati alla guerra aerea e sottomarina contro l'Inghilterra. Van Ribbent rop, a sua volta, aveva ammesso che solo l'energico intervento personale del FUhrer aveva evitato una catastrofe; parlato d i bluff da parte degli Stati Uniti d'America; manifestato sospettosità nei riguardi della Francia, malg rado 1a riapparizione di lavai alla Presidenza del Consiglio. Nei successivi incontri comuni, Hitler si era abbandonato a l unghi monologhi. Durante la giornata del 30 aprile, trascorsa a Bertchtesgaden, era stata illustrata la situazione militare sui vru:i fron ti e annunciata la nuova offensiva ad oriente, verso il Caucaso. Era stato esaminato poi il piano per la .conquista d i Malta Il 100 maggio, dotante il viaggio di ritorno, Mussolini aveva telegrafato al fiihrer (271). li .2 maggio, rientrato a Roma, compila la r elazione qui riportata, (Da Hitler ;, M1moli ni. LeJJere e do,umenJi, pagg, 119-122).

« Considero la resistenza dei tf'deschi durante questo inverno, come la pagina più g loriosa della sloria militare tedesca ».

Improvvisazione. Incapacità per molti tedeschi. Necessità di passe· dere questa dote in determinati momenti , quando la tecnica normale si appalesa impotente. Jl bolscevismo sa rà battuto. lo scopo è di annullarlo come potenza militare, anc:he se rimarrà come fronte più o m eno lontano. Non si è parlato d i Pietrog rado e Mosca. Poche fo rze baste. ranno a d ifendere questo fron te in posizioni che s:l.ranno prepa!ate. Tutta la massa tornerà a gravitare verso occiden te, contro gli anglosassoni. Può darsi che la Gran Bretagna, convinta che non può vincere, chiederà di trattare, Ma non potrà- essere una pace di compromesso, poiché ciò significherebbe una nuova guerra a breve scadenza. Intensificazione della ·guerra sotto marina. Bombardamenti di rappresaglia. Infiltrazioni da Narvik al t;;olfo di Biscaglia. In F1ancia t renta divisioni e tre corazzate, e in Norvegia dieci. Gli angloamerica ni non potrano che fare d ei tentativi e solo nei prossimi mesi, duran te l'offensivà antirussa, perché, a offensiv·a ultimata, )o schieramento d elle f <;>rze in occidente sa rl t ale che ogni tentativo d'invasione sa rà assurdo.

Francia. - Sempre la stessa. · Giudizio su laval.

Vi dich iaro ancora una volta che io non farò mai la pace con l a G ran Bretagna se non vi saranno rest ituite le vo~tre terre dell'Africa Orientale, né con la Francia se non accoglierà in pieno le vostre rivendicazioni tenitoriali metr opolitane e coloniali. La Tunh ia è un territorio ricco e d' altra parte solo col possesso d i Bi~ rta voi siete padrone ·nel vostro spazio vitale, che è il Medittrraneo, mentre il nostro è a nord e ad est », ti: lo credo- che la Provvidenza mi protegge. Almeno in due casi. Se le mie truppe fossero giunte al Volga prima d ell'inverno e là fossero state sorprese dall'inverno, con oltre duemila chìlom,ui di spazio senza comunicazioni, ooi avremmo vissuto la più grànde delle catastro6. Un altro segno della benevolenza della Provvidenza è stata la vostu campagna dt Greda, poiché se non fosse stato cauterizzato il bubbone balcanico, non si può prevedere quali complicazioni e quali pericoli. si sarebbero avuti ».

P er q uanto riguarda ]e colonie tedesch e d'Africa, esse hanno perduto importanza dal punto di vista economico, I territori dell'est europeo sono il vero campo d'azione dei tedeschi. Tutto è predisposto perché nel 1943 il raccolto dell'Ucraina (settanta-ottanta milioni di quintali) sia a disposizione dell'Asse e degli altri paesi europei.

· G iro d'orizzonte a quattro. - Durata tre ore.

America. - Tendenza a svalutarne l'apporto militare, comunque già neutralizzato dal Giappone.

Spagna. - Meno animosità delle volte scorse, salvo contro Sufier Ampio riconoscimento del valore dei soldati della .divisione azzurra. Rimpianto per non aver fatto l'operazione di Gibilterra, per la quale tutto era pronto, ivi compreso una montagna trovata nella catena del Giura, rassomigliante a Gibilterra e attorno alla quale furono fatte eva:, luzioni infinite. Conclusione: è bene che la Spagna abbia s'impatia 'Per l'Asse, ma non si può chiederle quello che non ·può dare.

Francia. - Nes5una delle eventuali richieste di Lavai può essere accolta (indenriità, capitale, ecc.) sino a quando la «collaborazione» non· sarà piena, leale, concretata nei fa tti. N ell'Europa di domani la Francia non potrà più giocare jj ruolo di prima: E sarà sempre p iù vostri nemica, mano mano che voi italiani diventerete più numerosi e potenti.

« L'aVVcrsionc della Francia airJtalia non è di ieri: data dalla un.i6cazione · Jd vostro pa~se ».

Svizzera e Svezia. - Ostilità dichiarata specie contro la Svizzera. Romania - Ungheria. - Entram.bi esagerano. Entrambi ~anno occupato territorl cosl vasti, che « i vostri seimila chilomc~ri quadrati di rivendicàzioni territoriali nei confronti della Francia sono una ben modesta cosa». Durante la guerra devono marciare con noi e tutto dev' essere messo in opera per evitare che si azzuffino. Quindi lodo di Vienna. A guerra finita, se lo vorranno e soprattutto se Io potranno, la loro inconciliabile antitesi sarà decisa dalle armi. Diminuzione delle simpatie per Antonescu. Scarse sempre per Horthy. Nessuna considerazione per l'altro Antonescu, capo del G overno rumenò.

Turchia. - Secondo il Fi.ihrer si avvicina gradatamente all'Asse. . 11 suo atteggfamento· definitivo dipenderà dall'e$ito -della campagna russa I turchi hannO terrore e odio per i russi. La classe politica turca è comperata dagli inglesi, ma presse i militari l'Asse incontra molte simpatie. Due generali turchi hanno vi9itato il fronte russo ospiti del Co~ando germanico. Il processo per l'attentato a von Papen ·ha provocato una seria tensione russo-turca, che non ha mancato di preoccupare 1a Gran Bretagna. A ~ia domanda circa eventuali rivendicazioni territoriali della Turchia, il Filhrer mi ha detto che non c'è alcuna proposta ufficiale, ma dall'insieme delle cose risulta che i turchi desiderano una rettifica dì confine nella zona di Adria:nopoli p er portare su territorio turco un braccio della ferrovia. « Se la Turchia - ho detto - si decidesse un giorno a far causa c·omune con noi e data l'enorme importanza strategica della cosa, l'Italia potrebbe, quale pegno d'amicizia presente e futura, cedere alla Turchia l'isolotto di Castelrosso, che si trova nelle acque territo riali turche e che non è -per l'Italia di dominante importanza » . Il Filhrer accenna alla possibilità che la Siria e così pure l'atteggiamento inglese pro ebrei possa costituire elemento di frizione fra Gran Bretagna. e Turchia.

Bulgaria. - Niente.

Giappone. - I1 Filhrer è d'accordo che ai fini del T ripartito è bene che il Giappone non si impegni con la Russia, ma continui a combattere contro Gran Bretagna e ~merica. Circa una dichiarazione, rjchicsta da Tokjo, per l'indipendenza dell'India e dei paesi arabi, si conviene che tale dichiarazione può essere fatta -dal Giappone, che è alle frontiere dell'India, e l'Asse vi dà l'adesiofle; mentre per i paesi arabi, ~< Sino a quando non si sarà a sud del Caucaso», tale dichiarazione sa· rebbe p rematura e puramente platon ica, e, secondo Ribbentrop, « potrebbe essere sfruttata dalla propaganda estrem ista inglese».

443' RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI*

Il Consiglio dei ministri h a approvato i .reguenli prov vedimenti, oltre ad allri di ord inaria amminùtrazione ·

S111/a propoi la d el Duce, di concerto col mini.rtro de/le Finanze, il Comiglio dei ministri ha approvato:

Uno schema di regio decreto legge contenente nuove dispo1izioni iu materia d i maggiori utili relativi dllo 1tato di guerra. La più imporfrmle norma contenuta nel decreto è quello che dichiara indùponibili f11tti i maggiori utili derivanti dalla g 11erra , rappreunJati dalla diffel"tnZa lr'4 il reddito compleui vo e quello ordinario, dedotto, naturalmente, l'am montare dell'im po.rla straardinaria già pagata e dedotta t111che una lieve quotft valutabile i,r ragione di una frazione del reddito· ardi- nario. Eui, infatti, rimangono vincolati e, agli effetti della indùponibilità, debbono eJJere invesJili in uno .rpecia/e titolo di Staio nominativo e inalienabile fino alla fine della guerra. A vittoria conieguita, Jarà disposto cqn apposito -prot111edimenlo a/l'impiega di queste somme, con -auo/uta precedenza per /'ammortamento d egli impianti a. prezzo d i ricostruzione e per la ricostituzione a prezzo di rinnovo dei monti merci. l! J11t1ttvia previsto, per quan/() rig11a:rda le iorietà, che una quota pdf"te dei titoli poua, entro determinati limiti o con determinati oneri a beneficiò dello Stato, euere trasferita dalle;_..società stesse alle persone dei wti, comervando sempre le t41'allerfrtiche della nominativilà e della indi.rponibililà. Lo schema di _ decreto legge è completato da norme che perfezionano ed integrano il t eJ/o _ precedente riguardante i profitti di guerra. Per ordine del Duce, il ministro delle Finanze ha impartito i1truzioni perché i dati in posJeJIO degli' uffici del Registro riguardanti gli aequisti di beni immobili 1"fet!11ati dal 10 giugno 1940, XV/Il , in poi, siano comunicati agli uffici delle Imposte. dirette per la l oro pronta tttilizzazioni ai fifli de/l'accertamento delle diverse imposte ordinttrie e 11ràordin:1rie.

• Tenuta5i il 2 maggio 1942 (ore 10-13). (Da Il Popolo d' IJalia, N • . I 23, 3 maggio 194 2, X.XIX).

S11 proposta del Duce:

Un diiegno di legge che. apporta migHoramento alle pensioni di gnerra d ei genitori e collaterali d ei caduti, Il provvedimento concede un aumento del quaranta per cento- alle pensioni spettanti ai genitori, ai collaterali ed agli avi, elevabile al cinquanta per cenfr, nei riguardi di co-loro che abbiano perduto l'11nico figlio ma.Jcbit> o piiì figli militari, in 1ostit11zione rispettivamente d egli aumenJi del dieci e del venticinque per cento già conceui con legge 20 febbraio 1941, XIX, numero 67. Jl limite di età allualmente fissato in sessanta anni perché p·ossano spellare le pemioni anzidelle, è rMotto a einquantollo anni, e per la roncenione della pensione n ella maggior miiura prevùta nei casi di ina.bilità auol11tà a qua/;iasi proficuo lavo ro, tale inabilità viene pres1mla all'età di seJtanta anni, senza che occorrano gli accertamenti sanitari di rito. Le nuove provvidenze, ,he saranno ~pplicabili anche nei confr onti dei congiunti dei caduti per la rivoluzione e degli infortunati civili per carua di guerra, avrannu effetto dal 6 maggio corrente.

Uno J(hema di regio decreto legge che istituiice 1111a imposta speciale sul valore netto globale delle s11c-ceuioni Il provvedimefJlt> istituisce, a((anto alla normale imposttt sureessoria, a carattere 'prevalentemente personale, una speciale imposta a caraltere reale, che ha per oggetto il patrimonio nel suo ,ompleuo all'alto del trasferimento in caso di morte. Le aliq11ote sono stabilit e in mfrura progressftla dall'uno aJ dieci · per cento. E prevista u na erenzione per patrimoni di valo re iflferiore a lire cinquantamila. Per il nucleo familiare, in <>u equio alle direJ1i11e demografiche, è previitd la e1enzione totale quando il numero dei figli 1ia di tre o ;uperiore a tre. crmceua pr,re la e1enzione Iota/e per il nucleo f t1miliare qut1ndo /'aue ereditario non 1t1pera le lire due. centacinquanlamila, e 11na riduzione alla me/J. delle aliquote normali 1ulla euedenza, quando il nucleo dei figli 1ia inferiore a Ire.

Uno 1chema d i regio decreto che approva il regolamento per /'eJe· cuzio11e della legge 19 gennaio 1942, XX, numero 22, per /'ùtiluzione de/J'Ent e f a1ci1la di previdenza ed auiitenza per i dipendenti 1tatali. li regolamento sanciice il shtema fo ndamentale della pre1tazione indiretta, aJJ11ato mediante il rimbor10 de/Je spe1e medico-chirurgiche e far111ace11tiche di qualsiasi tuttura effettivamente 101/enule dal dipendente o dal suo familia,e durante Ja malattia, riaffermando il principia· d,{lla libera 1celtd d el mediro curante. L e varie prutazioni previite a f avore dei dipendenti 1/atali, nella loro entità, nella loro durata, nel l oro campo di applicazfo~e creano un sistema di auistenza tra i più estesi e completi.

Uno srhema di provvedimento concernente Ja co1tituzione d i rm Ente per la raccolta e la valorizzazione dei residui aventi importanza per l'economia ndZionale e per diffondere tra le masse i principi di una educazione ai fini autarchici. Detto Ente pers eguirà i menzionati scopi avvalendosi principalmente della collaborazione Jel/'orgdnizzazJone scolastica elementare L'Ente è P.osto sotto la vigilanza della Presidenza del Comiglio dei ministri, ·

Un dilegno di legge concernente la sistemazione delle valli da perca della laguna veneta, Allo scopo di incrementare Id peua valliva, particolarmente importante per l'approvvigionamento ittico della nazione, vengono stabilite particolari provvidenza per sistemttre e- migliorare l e opere iJraulico-lagtmari e i canali vivificatori delle valli da p eJCa della "/ag11na di Venezia. T a/une opere sono poste a carico dello Stato ed alt re a carico dei privati 11/enti, ai quali, peraltro, l o Stato conrederà rontributi sino al quarantacinque per cento della spesa relativa.

Sulla proposta del miniJlro, se"gretario di SJato per gli Affari Esteri sono stati approvati alcuni provvedimenti di rarattere vario.

Su proposta del Duce, miniJJro dell'I nterno:

Un disegno di legge ron cui la« Fondazione B anco di Napoli», istituita con legge 30 giugno 1939, XVII, numero 283, per l'auistenza de/l'infanzia abbandonata di quella provincia, viene trasformala. in un l1tilulo del Partito Nazionale Fauista, e posta alla dire/la dipendenza del Comando generale della Gioventù I taliana ·del LiJtorio, as1ummdo la denominazione di « Collegio Co1tanza Ciano della Gioventù Italiana del Littorio • Fondazione Banro di Napoli ». In dipendenza di tale riforma, viene dato un nuovo auel/o anche agli altri istituti di assiJtinza giovanile di Napoli, già fu1i o raggruppati ron detta Fondazione, pur mantenendo ad usi il rarallere di istituzioni pubbliche di an iJJenza e beneficeriza // provvedimento, men/re aumenta il numero d ei posti disponibili per l'a.uù,t enza giovanile, non altera, nelle sue linee f ondamentali, /'ordina mento delle Opere pie napoletane stabilito con la citata iegge 30 giugno 1939, XV!I, numeYo 283.

Uno schema di provvedimento legislati vo col quale, allo JCopo di dirim ere dubbi sorti nelt'applicazione dell'articolo due, comma cinque del regio decreto l egge 12 marze> 1941, XIX, numero 142, Ji vieta e1fn·em1mente t'aumrnto- del canone di locazjone, anche per gli immobili urban_i di vecchia costruzione, in com-eguenza dell'apprestamento del ricovero antiaereo.

Un disegno di legge con cui si conceçle alt'« Ente naziom:1/e d i lavoro per i ciechi>> tm conlribulo straordinatio governativo per l'ampliamento dei suoi im pianJi indmtriali. Il provvedimento mira t1 mellere in grado l'/;titu to di accogliere u n maggior numero di ciechi di guerra, e di incrementare, ad 1m Jempo, le sue lavorazioni per conto delle amministrazioni militari. ( + )

Su propoJta d el Duce, mini!tro della Guerra:

Uno schema di regio decrelo rhe approva il regolamento del Co rpo delle infermiere volontarie della Croce rona italiana.

Su proporla del Duce, minùtro della Marina:

Un dùegno di legg e che porta varianti alla legge sullo J!ato degli ufficiali della regia Marina. Il provvedimento 'elimina, nei riguardi d~i Comigli di disciplina per gli ulfiriali della regia ·Marina, la dùtinzione frtt Corpi combattenti e non comhauenti.

Uno schema di regio decreJo contenente modifiche al regolamento Jt1gli aJJegni di imbarco.

S11 proposta del Duce, minillro d ell'Aeronautica:

Uno JCbema di provvedimento riguardanl e la concessione di un premio ai miti/ari di truppa delle categorie specia/iJJi della regia A ero· naJJ tica che abbiano contrailo arruolamelll o volo ntario con fe rma di trenta m eJi .Ai militari ·di truppa d ella regia Aeronautica, che a partire dal 10 giugno 1940, XVIll, e per t utta la durata della gu erra abbiano ronlrallo arruolamento volontario con la ferma di trenla mesi in una delle categorie specialisti dell'Arma aeronautica1 sarà conferito, all'alto del compimento della ferma, un premio di lire tremila. _

Uno schema di regio decretd riguardante i requisiJi per /'amm is1ione alla regia Accademia aeronauJica Si stabilisce che ai concorsi per l'ammissione nella regia A"demia aeronautica pouano- parJecipare anrhe i gio11ani che n on abbiano, alla data di chirmua del concorso, il lito/o di studio, purché l o conseguano n ella JeJJione autunnale. ( + )

AI GIURISTI CHE HANNO COLLABORATO ALLA RIFORMA DEI CODICI CIVILE, DI PROCEDURA CIVILE E DI NAVIGAZIONE*

Camerati!

Ben poco ho da aggiungere all'eloquente ed esaudente discorso del camerata Grandi.

Ho voluto rkevervi a lavoro compiuto per darvi atto che siete stati, sotto la costante guida del ministro, interpreti fedeli delle mie direttive. Esse erano le seguenti: dare finalmente tutti i nuovi Codici ll.l popolo italiano e fare di questi Codici la più concreta espressione g iuridica del nostro tempo, inteso come dottrina e azione. I Codici non .sono soltant~ nuovi perché sostituiscono i vecchi, ma perché vj sono compendiate ·e orpnicamente immesse le novità, cioè gli aggiornamenti che il moto di vent'anni di storia fascista e le condizioni del mondo contemporaneo imponevano.

Il camerata Grandi ha voluto cavallerescamente- ricordare i ministri che lo precedettero ed io mi associo al suo pensiero. Ha ricordato anche tutti coloro che durante tre anni di assidue, fatiche hanno collaborato con lui. I nuovi Codici sono, quindi, il risultato di un'opera compiuta in comune da migliaia di persone in vista d'uno scopo comune.

Nel Codice civile sono contenute e vorrei dire consacrate le nostre premesse e le nostre ·realizzazioni rivoluzionarie, che fanno di questi Codici i Codici del secolo ventesimo.

Quanti hanno dato una parte del loro ingegno, della loro esperienza a questa gnnde costruzione, che onora l'Italia e h a g ià suscitato vivo interesse anche oltre frontiera, hanno diritto di esserne .fieri e anche quello di essere additati alla gratitudine delta ,nazione, in quanto hanno dato alla giustizia, base dei Regni, norme e strumenti per la sua realizzazione quotidiana. le nuove norme di procedura, anch'esse aggiornate e semplificate, la riforma dell'ordinamento giudiziario, che, a vittoria conseguita, col ritorno all'ufficio delle centinaia di magistrati acc'orsi a combattere, e molti hanno consacrato col ·sangue il loro amore alla patria, entreranno in pieno vigore, assicurano, in ogni senso, l'esatta, rigorosa, umana e, quindi, romana applicazione dei Codici, ·

* 11 4 maggio 1942, Cavallero f'r3. ripartito alla volta della Libia, dove Rommel progett:1.va un attacco a Tohruk, per raccomandargli di non lasciarsi trascinare ad avanzate troppo profonde e logoratrici dei mezzi, che erano sca rsi, specie in vista dell'attacco a Malta, fatto essenzjale cui ogni altra iniziativa doveva essere subordinata. Il 5 m;iggio, a Jtoma, nella sala del Mappamondo di palazzo Venezia, Mussolini aveva avuto un colloquio con Chandra Bose, capo dei nazionalisti indiani antinglesi. Il 6 maggio, sempre a Roma, nella sala del Mappamondo di palazzo Venezia, riceve i giuristi che hanno collaborato :i.Ila riforma dei Codici civile, di procedura civile e di n avigazione, entrati in vigore il 21 aprile e aggiornati ai p1indpi della rivoluzione fascista Il ministro di Grazia e Giwtizia, · Dino Grandi, legge un'amp ia relazione. Indi il capo del Governo pronwicia il discorso qui riportato. (Da Il Popolo d'Italia, N . 127, 7 maggio 1942, XXJX).

Ora che i Codici sono fatti, si tratta di interpretarli ed applicarli. la Magistratura italiana è già preparata 1,er questo compito, .Ancora una volta, e non sarà l'ultima, io debbo fare l'elo'g1o della Magistratura italiana. Tradizionalmente ferrata dal punto di vista della dottrina, integerrima per quanto concerne probità di vita, sensibile aUe esigenze d i ·particolari e supreme ore storiche,: Ja Magistratura italiana: è per 11 popolo ·un corpo di indiscusso ·prestigiO e affidamento.

Non mancherà a quest'opera il contributo degli avvocati. Vi è stato un momento in cui questa categoria non ebbe, in genere, buona stampa. Era l'epoca del politicantismo parlamentare. ·

Questo giudizio va riveduto, perché quei tempi sono tramontati e non torneranno, La quasi totalità degli avvocati serve con fedeltà il regime, partecipa alla guerra, e sono perciò sicuro che gli avvocati italiani saranno, come si deve, preziosi collaboratori dei magistrati nella missione che può dirsi veramente sacra quale è l'amministrazione della Giustizia

Aggiungo che i Codici devono èssere divulgati, conosciuti e commentati. Taluni credono che la lettura dei Codici ·non sia divertente.

Prima di tutto, nella vita, bisogna fare anche Je cose che non sono divertenti, ma la lettura dei Codici è di un grande interesse ed è bene che il 1"Ilaggior numero possibile di cittadini conosca i confini fra il lecito e l'illecito. Ed è bene, soprattutto, che i fasdsti leggano i Codici per vedere come la nostra dottrina vi sia stata interpretata e, in un certo senso, resa perenne. Ecco un compito che io addito all'Istituto nazionale di cultura fascista.

Camerati!

I nuovi Codici sono· detti mussoliniani. Io accetto tale definizion e nel senso the essi sono i Codici della rivoluzioii.e delle camicie nere. Essi sono stati portati a compimento durante la guerra universale. Sono anch'essi U{?a premessa e Wla J?aranzia della vittorfa.

'.At POPOLO . DI SASSARI*

li Duce pada, rivolgendo alla f olla P.aro/e di P.rofonda fede e di inrro//abile 111/dezza nella vittoria.

Stamane - dire fra J'altro - volando sul mare, a un certo momento, fra la caligine mi sono apparse due bianchè città : era la Corsica. Questa terra italiana, come tutte le altre terre della nostra bellissima patr~ <leve tornare a noi.

AL POPOLO DI NUORO **

Il D11ce parla al popolo nprimendo t11Jt4 14 s11a cerlezz4, con quella del popolo italiano, nella immancabile vittoria.

N essuno qui - dice fra l'altro - vuol saperne di una pace zoppa, che domani ci costringa a ricominciare. (La moltitudine ribadisce, con un'ardentirsima manifestazione, quuta certezZd, e canta, con accento fiero ed infiammato, l'inno .sardo. Pù2 e più volte il Ducè deve riaffacciarsi al ba/,cone, in un clima semp_re pi,ì rovente 4i fede e di passione).

* 11 10 maggio 1942, alle 9,30, Mussolini parte in vo!o dall'aeroporto del littorio di Roma alla volta della Sardegna per compiervi un giro di ispezione mili1arc. Alle 11.20, arriva a un aeroporto dell'Isola, donde prosegue ia auto per Sassari. Sostando a Fertilia, Porto Conte, Alghero, circa le 14 giunge a Sassari, accolto entusiasticamente. Si reca quindi in auto a Porto Torre.s: poi fa ritorno .a Sassari. Visitata la città, dal balcone del palazzo della p refettura, pronuncia il discorso qui riportato in riassunto. (Da 11 Popolo d'Italia, N. 138, 18 maggio 1942, XXIX; da: Il Due, in Sardegn<7. Edizione speciale dell'Agm%ia Su/ani, Milano, 1942; e d.a: GIORGIO P1N1-Du1uo SUSMEL - Op. rii ,, 110/. IV - pag. 175).

•• L'll maggio 1942, alle 9, Mussolini aveva lasciato Sassari. in auto. « Imboccata la· strada nazionale, la macchina del D uce può iniziare la sua corsa veloce nell'Agro,(+) In un verde ripiano, il D uce trova schierata una grande unità dell'Esercito, che passa in rassegna », P ass.m.do per Mores, Ozicri, Oschirì e lungo il bacino del Coghinas («e qui il Duce si sofferma ·presso le dighe e riceve il garrulo saluto dei bimbi di un asilo, che gli si aggruppano festosamente attorno»), alle 13 giunge a l'empio, dove, dal balcone del palazzo podestarile, o: rivolge il suo saluto al generoso popolo di l'empio e alla fiera gente della Gallura; Le infiammate parole d el Duce suscitano un irrefrenabile entusi2smo ». Visitata Tempio, era proseguito i n auto per Palau. Quivi «si imbarca nella lancia a motore, che lo porta alla Maddalena, dove la popola· zionc gli grida tutto il suo entusiasmo e la sua fede, Quindi, risalito in aùt~ mobile, si dirige v erso Caprera, dove, giunto, si sofferma alcun tempo. Dopo essere entrato nella piccola casa costruita dall'eroe dei due mondi, e osservata

AL POPOLO DI CAGLIARI *

Il Duce, con voce chiara e martellante, che scende in ogni ,11ore, "parla, eraltando l'indomita fierezza d el popolo sardo, ftrreamenle 1e10, con tutto il popolo itttliano, alla viltoria.

A Caprera - diçe fra l'altro - c'è un busto dell'eroe, che ha lo sguardo rivolto oltre lo stretto di Bonifacio. Esso sembra indicare le nostre mete. Sembra dire che la ormai trcij,po lunga attesa è al suo termine. Ciò che è italiano, tornerà italianò. Solo a questo modo, ri· p arando i torti passa.ti, prendendoci quello che è nostro e non ch iede ndo ad altri quello che non ci appartiene, costruiremo su ~alide basi quel- qu~lla smontabile fatta costruire da Garibaldi a Nizza e da lui portata a Caprera, il Duce ottraversa la chiostra arborea e visita i giardini e i campi che G aribaldi amava coltivare Il Duce sosta reverente dinanzi alle tombe d ei con g iunti e dinanzi al masso che. ricopre le spog lie mortali dell'eroe, sul quale vengono deposti fiori purpurei Da Caprera, il Duce si reca sulla vedetta" di Guardavecchia, dominante su l mare e sul l'arcipelago roccioso.(+) Giunto al palazzetto dell"ammiragliato [della Maddalena ), si affaccia al balcone, fovocato da alte acclamazioni, cui risponde rivolgendo alla folla alcune parole, che. vengono coronate da uno scroscio fragoroso di "evviva!" e da una fiammante esplosione di fede. Il Duce chiude la sua seconda giornata sarda, tenendo rapJ>Orto ai capi servizio dell'ammiragliato. la mattina del 12 maggio, poco prima delle 9, il Duce esce dal palazzetto dell'ammiragl iato, trov~ndo tutto il popolo di st~o lungo la marina. Altamente commosso e ardente è il commiato, e, giunto alla banchina, a stento egli riesce a imbarcarsi sulla lancia a motore, tanto è cosi fremente è la stretta della folla, che non vorrebbe lasciarlo. A Palau, dall' altra parte della riva, il Duce discende dalla lancia aizurra e sale sull'automobile ». Sostando al bivio di laggius, attraversando le vie periferiche di Tempio e pas· sando per Calangianus, « g iunge a M onti, dove lascia l'automobile ptr salire sul t reno, che lo porta a Macomer»· Alle 15, arriva a Macomer: Visitatala, prosegue in auto per Nuoro, giungendovi alle 18, Pepo dopo appare al bai· eone del palazzo del Governo e pron uncia il discorso qui riportato in riassunto. (Da 1/ Popolo d' Iialia, N. 138, 18 maggio 1942, XXIX; da : Il Duct ìn Sardegna; e_ da GIORGIO PINI·DUILIO SUSMEL - Op. , il., voi. IV - pag 17 5).

* La mattina dd 13 maggio 1942, Mussolirù aveva visitato Nuoro e compiuto alcune ispezioni, Verso le 12, dal balcone della Casa del Fascio, aveva parlato « alle camicie nere e al popolo, esaltando l'appassionata fede di t utti sii italiani nella vittoria che dovrà eoronare la gloria immortale della patria ». Alle 15, aveva lasciato Nuoro in auto, « Giunto al bacino del Tiuo, il D uce scende dall'auto~obi le e percorre la diga in tutta la suà lunghezza. Avviandosi verso Oristano, la macchina del Duce attni:versa Fordongianus, Villanova, Tru· scheda e Ollastra, giungendo infine a Oristano, dove tutta la popolazione è rac· colla in un vivido, pittoresco quadro, splendido di colori e ineguag liabile dì en· tusiasmo. ll D uce, ritto sull'automobile, risponde sorridendo al rombo del sa• luto, che si fa, di mOmento in momento, sempre più alto e intenso, pWlleggiato l'edificio della pace che noi abbiamo sempre voluta accompagnata da.Ila giustizia. (Il diJCorso del D11ce ha un (Oronamento trionfale . Mai animo di popolo ha offerto una pùì alta e ardente manife1tazione. Dalla m olJit11dine, vivida di colori, ti a1za un mirabil e, pittoresco sventolio di veuilli, di bandiere, di berreJJi goliardici, di fazzoletti, mentre si leva, ine1a11ribile, il grido dell'invocazione nella certezza e nella fede della ::ittoria per la gloria immortale della pat ria. Lungamente il Duce sosta al bttlcone per rispondere a que;to va;Jo anelito di cuori e di anime, che giunge al suo oreuhio in una potente f111i one di volontà e di energie, t11tte dedite alni: E quando· il Duce lascia, infine, il. balcone, la moltitudine _ res/a ancora sulla piazza, nella speranza che egli ancora riappaia).

AL DIRETTORIO NAZIONALE DEL P.N.F. *

Tre avvenimenti hanno dimostrato, in questi ultimi' tempi, quale sia lo stato d'animo del popolo italiano al .termine del secondo anno dal grido "vinceie!", .All'estremo limite della città, H Duce passa poi in rassegna le truppe schierate. D opo Oristano, altre grandiose _ni.anifestazioni di fed e seguono il D uce lungo la via chç conduce a M ussolinia. la nuova città agreste, che ha nel nome l'auspicio più sicuro dell a sua nuova rigoglicsissima vita, saluta primamcnte il Duce con le folte schiere del la sua salda gioventù inquadrat a sotto le in$Cgne del Littorio, Poi è il popolo che accoglie il Duce in un ardore di fu.rnma appassionata. Sono le 20 .15 allorchf il Duce, che è passato tra quesca scia _ di rovente entusiasmo, perviene alla .sua r esidenza e subito, iocessantememe invocato, egli si affaccia al balcone, salutando romanamente il popolo, che col s uo lavoro poderoso e intelligente ha rid onalo vita, luce, respiro e fecondità a questa vastissima plaga , dove reg nava l'abbandono e la morte» La mattina del 14 maggio, il capo del Governo lascia Mussolinia e si reca in auto a Monte Vecchio, dove « trova gli operai e i minatori del luogo schierati lungo via dell'Impero e via del Litto rio. Di sceso dall'automobile, jl D uce visita i locali dell'albergo degli operai, e, nelle cucine, mangia il rancio dei minatori, fra incontenibili esplosioni <li gioiosa r iconoscenza e affetto. Quindi sale oelredificio sco lastico, Visitando le aule e g li impianti, e poi si affaccia al balcone, p er rispondere all'entusiaslico s~luto della moltitudine, Dopo il " Saluto al Duce !", ordinato dal seg~etario d el Partito, il Duce p arla agli operai e ai minatori, esaltando l'utilità del loro la· ,•oro e rivolgendo ad essi il suo cordiale saluto. Le brevi, forti parole del Duce suscitano un immenso scroscio di entusiasmo, mentre viene annunciato che, per festeggiare la pre,senza del Duce, la Società delle miniere concede varie provvidenze a favore dei lavoratori». Lasciata Monte Vecchio in auto, Mussolini prosegue per Cag liari, Passando per Guspini, San G avino, Monreale, Sanluri, Serrenti, Muramin.is, Sanzai, Monastir, verso l e 12 giunge a Cagliari. Poco dopo appar1: al b:i.Icone del palazzo del Governo e pronuncia il discorso qui riportato in riassunto (Da li Popolo d'Italia, N. 138, 18 maggio 1942, XXIX; da: Il D uu in Sardegna; e da: GIORGJO PINI-DUILIO SUS.MEL - Op. ,il., 1.101. IV - pag 175),

* li pomerjggio d el 14 maggio 1942, Mussolini aveva visitato Cag liari , assistito ad Wla esercit azione ginnico-militare svolta dalh. Gioventù ltaliana del Lit- di guer~. 11 ·primo è il risultato del Prestito, che, senza uno speciale sforzo di propagand1, ha superato di quattro miliardi il totale raggiunto nel Prestito precedente. Il risparmiatore italiano ha riaffermat~ nella maniera più tangibile la sua fiducia nella moneta, nella finanza dello Stato, nel risultato vittorioso della guerra.

Ancor più s1gnificativa, sotto l'aspetto morale, è stata l'offerta della lana, offerta che, per la sua universali tà e spontaneità, oltreché per i suoi pratici risultati, dev'essere considerata una sipecie di plebiscito .solenne e una prova di orgoglioso amore per le nostre Forze Armate. La data del 1 5 maggio, conclusiva della raccolta della lana, deve essere messa sullo stesso piano della data del 18 dicembre 1935, << giornata della fede».

Come gli anem donati in pieno assedio societario ·servirono, -poi, l'estate successivo, a pagare quindici milioni di quintali di grano stra. n iero importato, data la scarsità del nostro raccolto, cosl la lana offerta oggi servirà a riparare dai rig~ri invernali i nostri sol.dati di tutte le armi, che avranno da ciò nuovo incentivo per bat,tere il nemico e conquistare la vittoria.

Infine, durante il mio viaggio in Sardegna, ho potuto constatare, dopo sette anni di assenza, che notevòli progressi sono stati realizzati in tutti i campi, ma che molto resta ancora da fare e do~rà, durante e dopo la guerra, essere fatto. Dal punto di vista politico, tanto nelle torio, pasuto in rivista ed ispezionato una grande unità dell'Esercito. la mattiha del 15 maggio, aveva lasciato Cagliari in auto. Sostando a Siliqua, Dornus No,. vas, Iglesias, Gonnesa, Bacuabis, Cortig hiana, verso le 12 era giunto a Carbonia. Quivi « sale sulla torre dell'arengario, a ppa.rendo cosl alla moltitudine dei Javo· ratori , che rinnovano l'acclamazione con un g rido possente di indefettibi le amore. · La parola "vincere !" sostanzia i) clamore di un motivo trionfale; poi, quando la vib~azione dei cuori si è fatta ancora più intensa, il Duce parla al popolo di Carbonia, esaltando la forza e la virtù. del lavoro nella ferrea ccrte22a dei destini fatali dtlla patria. J1\ ìmitato il g rido di entusiasmo col quale il popolo corona le parole del Duce. Per jJ giubilo della sua visita, il presidente dell'Azienda carboni italiani annuncia ai lavoratori alcuni bendici, mentre dal loro canto essi prendono im'pegno di aumentare la produzione». Nel pomeriggio, M ussolini aveva visitato Palmas Suergiu, Sant'Antioco, Villa Rios, Giba, Piscinas, Santadi, Nuds, Sadduchessa. Rientrato a Cagliari, si era recato al palazzo di Giusti?ia, dove, « riell'aula del primo presidente della Corte d'Appello, Io accoglie r acda· mazione dei magistrati, ai quali il Duce rivolge il suo saluto, suscitando un'ar· dente esplosione di entusiasmo». La mattina del 16 maggio, visitata la zona in· dustriale, aveva lasciato Caglia.ci in volo per fa rè ritorno alla capitale. Il pomeri8,BiO dt-1 18 maggio, a Roma, a .palazzo Venezia, presiede la riunione del Direttorio n azionale del P.N.P. In tale occasione, pronuncia il discorso qui .riportato, (Da Il Popolo d'Italia, Nn. 138, 139, 18, 19 maggio 1942, X:OX; da: // Du(e ;,, Sardegna; da L'Europeo, N. 3, 20 gennaio 19,7, XIII; e dal testo stenografico del discorso). città, come nei villaggi, nelle manifestazioni individuali e collettive, si è palesata ancora una volta l'alta tempra morale di una fiera razza di combattenti quale è quella di Sardegna, Ja fede assoluta nella vittoda, la totale adesione alle istituzioni .del fascismo.

Ho trovata una popolazione che si è raccolta intorno a me, senza cordoni, con un Servizio d'ordine abbastanza confuso e quindi piacevole, e nessùno mi ha detto che la- razione è insufficiente, oppure ha pronunciato Ja frase: dateci del pane. Nessuno mi ha detto: quando ci sarà la p ace ? Nessuno ha parlato, insomma, di pane e, pacc-. Adesso mi rendo conto del perché Garibaldi, volendo scegliere una sede, un luogo per il suo soggiorno, abbia scelto un'isola de!Ia Sardegna. :B una razza rimasta a uno stato di superba primitività. Sarebbe augurabile che rimanesse ·così, pur andando avant i con i p rogressi tecnici, con g li acquedotti e magari tutti gli aggeggi che .formano ,il confortismo della vita moderna. Gente povera, però entusiasta e devota al regime. Del resto, vi dico una cosa e su questo fa tto bisogna meditare. Io sono a rrivato aU1 seguente meditazione : bisogna far g ravitare tutte Je forze del r egime verso l'Italia peninsulare e insulare. D al punto di vista politico, queste popolazioni non hanno esperienza. Sono popolazioni ve rgini, che fanno Ja loro esperienza politica di massa solo in regime ·fascista Altrove, . per esempio, le popolazioni hanno fatto l'esperienza massonica : 11 invece è _ tutto perfettamente nuovo. L1 la ,politica si è limitata ad esperienza di fatti personali, di deputati o di ministri.

O ra, in una massa· di venti mil ioni di italiani che non h anno vissuto nessuna esperienza. politica, ci sono delle possibilità. :B appunto sulle forze vergini e fresche che noi dobbiamo lavorare, perché esse non sono state ancora rosicchiate <lai tarlo della critica. C'è ancora del fanatismo e dcl misticismo Q uindi bisogna gravitare verso quelle popola· zioni, anche perché esse meritano veramente di essere portate ad un più alto livello di vita politica e d economica, su un piano superiore. Esse lo desiderano e sentono che il fascismo le porta verso questo p iano di carattere superiore, non tanto sotto l'aspetto economico, ma sotto l'aspetto politico deHa dignità del cittad ino, Esse hanno già la sensazione di essere sul piano della dignità del cittadino. Quindi il Partito deve tener conto di queste esperienze e di questi dati, per quella che deve essere la sua azione futura.

A que110 p11nto1 il Jegretario del Partito l egge tma Jua relazione in ·ba1e ad e(ementi emerJi dai rapporti dei fed erali. Poi Muu olini riprende :

Per noi fascisti, i veri g iovani che sono. degni di portare le nostre bandiere, sono queI!i che si sono battuti a Bir el Gobi, sono quelti che formeranno la divisione corazzata giovani .fascisti. . Quelli sono ,·era- mente i g iovani sui quali contiamo, dobbiamo èontare e conteremo. Però non bisogna trascurare questi sintomi di disagio spirituale che vi ho segnalato. Ma soprattutto è qui che richiamo la vostra attenzione: non dare anticipati segni di senilità, ,pretendendo dai giovani quello che essi non possono c!are e che noi quando eravamo giovani non abbiamo dato. Ci sono fascisti giunti a una certa età che non vogliono essere di· sturbati con un inno, da una fanfa ra, da qualsiasi raduno, Questo è segno di autentica senilità. Facendosi vedere brontoloni è il miglior sistema di stancare i giovani. Ora io dichia~l>, nella maniera più assoluta, che domani, dovendo scegliermi dei compagni di lotta, me li sceglierei fra i giovani, magari con tutti gli errori e le esuberanze che avevamo anche noi. Non si può preten dere che ,i giovani abbia.no il tempe· ramento degli uomini a sessanta a nni

Ora io noto, in mo1ti d ementi anziani del fascismo, delle intemperanze, delle aciditA, dell' insopportazione, per rui delle grida ·fatte durante un'adunata. o una fanfara che squilla fuori ora suscitano subito delle reazioni Sbagliatissimo. :E soltanto attraverso i giovani che potremo perpetuare il nostro credo. Quelli di sessanta anni hanno già esaurito la loro funzione e bisognerebbe toglierli dalle .file dd Pa rtito, d icendo loro: « Voi avete b ene operato. Ora scendete d al palcoscenico in platea ed osservate i protagonisti». ·

Ora stiamo attenti che que5to è il miglior modo di fare la famo sa spaccatura fra le due generazioni. Né si pensi che il nostro movimento possa avere un futuro se ha contro di sé la massa dei' giovani. Qu,indi è chiaro che noi dobbiamo fare tutto il possibile, naturalmente con metodo, disciplina e con la necessaria severità, perché questi giovani rappresentino la nostra continui tà ideale e .fisica. Quindi non inalberarsi se domani scrivono delle cose che non sono tropp o idonee. Ma soprattutto <Jobbiamo indirizzare questi giovan i a studiare quello ch e noi abbiamo fatto durante venti anni, in modo ch e non abbiano l'impressione di rifare il mon do, ma solamente di perfezionare quello che è stato fatto. Sarebbe veramente curioso che un movimento che nato con l'inno Giovinezza· dovesse convertirsi nell'inno opposto, ossia -della vecchiezza. ·

Il Partito va . alleggerito. Bisogna pr~edere a sceverare il grano dal loglio. Non c'è dubbio che il Partito in qu~sti ultirrù anni, 1940 e 1941, si è appesantito, specialmente quando ha aperto le sue porte a centinaia dii. migliaia di ex.combattenti, omaggio che noi abbiamo ' voluto rendere ai combattenti della g uerra europea·, che però h a richiamato n el ?artito masse di uomin i già anziani, che avevano attrave~sato questo lung o periodo di tempo senza m ai essersi posti la doman da del loro presidente, perché tutti veramente, i còmbattenti, avevano avuto venti anni dj tempo per farlo. E si è visto, da una percentuale che mi è stata data l'altro giorno da un federale, che il quaranta p er cen to di questi camerati sono d ei «tesserati». Dei «tesserati». Non ·basta.

Poi c'è un'aJiquota di individui che sono iruofferenti d ella nostra disciplina e soprattutto desiderosi dì riposo, e trovano che il regime fa troppe guerre, troppe leggi, troppe restrizioni, troppa disciplina. Hanno l'aria di dire che si stava meglio quando c'era un po' di pittoresco neIJa vita; quando si potevano fare lunghi d iscorsi; degli interminabili d iscorsi i Qd bellissimi processi alle Assisi con discorsi di avvocati che duravino anche nove giorni; belle cronache di suicidi, che fanno piangere i portinai e le sartine. Gente che non ba i nostri polmoni, i nost ri garretti, che non ha la nostra psicologia. Non vogliamo mai riposarci oltre il tempo necessario per ristorare le nostre forze e accingerci a nuovi compiti. Chi non ha qU:esta psicologia deve essere allontanato delicatamente dalle nostre file. Non ci perdiamo nulla; ci guadagnamo a nzi. L'attività del Partito deve essere diretta ad eliminare tutti g li e lementi che non h anno voluto la temper~tura.

Qui si pone il problema dei giovani. Questo problema dei giovani è un problema che ha degli aspetti curio si. Prima- <l.i .tutto si tratterebbe di sapere quando si è giov.ini e quan to tempo si rimane giovani. Questo è il punto. Se la gioventù fosse uno stato permanente, se si rimanesse sempre a vent'anni, salvo una morte dolce improvvisa, si porrebbe veramente il problema dei giovani. Ma ogni giovane invecchia ogn i giorno di un giorno. Come in trincea, a proposito degli imboscati. La vedetta diceva : tu capoposto, sei imboscato ; il capoposto al plotonista : tu sei imbos·cato, perché sei lontano. Effettivamente gli imboscati erano quelli che stavano perlomeno al di là d el Tagliamento, mentre sull'Isonzo poteva arrivare qualche colpo di cannone più o meno sperso. ·

Parlando cU giovani, bisogna t ener conto del. Iato an agrafico Questo però non basta. Ci sono dei giovani che a. venti, venticinque, trenta anni hanno già delle stigmate di decadenza, sono grigi, m elanconici, nostalgici, ìndifforenti, Qualche volta posano per indigeste letture. ln fondo, avendo io )etto e leggendo attentamente tutto quando si scrive sul problema dei giovani (sotto la gestione Serena si disse che si doveva discutere, ma anche sù questo ci sarebbe <la fare delle riserve), <levo riamoscere che non c'è gran che, e soprattutto non c'è nulla che si possa aggiungere alle nostre tavole fondamentali.

Noi abbiamo stabiliti i nostri principi jn · maniera precisa: C arta d<:1 lavo ro , Carta della scuola. (Vivi applarm). Abbiamo d ato una risposta a tutti i problemi che la coscienza. dei p opoli in questo momento sì è posta dinanzi. (Appla111i). Ci sar.\ da perfezionare, d a aggiornare, se volete : è quello che facciamo continuamente: del resto, attraverso le leggi. Ma_ le basi sono state poste, e l'esperienza· nostra e d'altri le ha collaudate. Ora nessuno più di me è disposto a parlar di giovani. Però bisogna che siano i nostri g iovani. Da questo1p unto di vista ]a G ioventù Italiana del Littorio ha wi'importanza fondamentale per quello che riguarda la preparazione delle nuove generazioni. Devono essere preparate dal punto di vìsta .fisico, morale, intellettuale; devono essere migliori di noi. n ormai evidente che in q uesta guerra che divide il m-0ndo, è evidente che il carattere di questa guerra ,è quello proprio di una guerra di religione. Ci sarà anche il bottino, dovremo avere la nostra parte, perché un, popolo deve combattere per la g loria, ma non soltanto per quella; perché un popolo ha anche bisogno del pane, di prog redire, di far lavorare la sua gente. Ma il carattere preminente d i questa guerra è una guerra di principi. Le guerre di religione risalgono a due, tre, quattro secolì or sono e non si era vista mai una guerra di religione della vastità dell'attuale. Ora, in questa guerra, vinceranno gli eserciti Che saranno animati dalla fede più profonda. Specialmente se sarà accompagnata da armi e da comandi intelligenti. Oramai in Italia si è diffusa la convinrione che anche noi disponiamo di armamenti notevoli, aggiornati, moderni, in quantità copiosa. E bisogna dire a tutti, nella nostra opera di propaganda, che se ciò accade nel 1942, è perché dove'\-'a accadere soltanto nel 1942. Perché abbiamo detto le ragioni per le quali solo nel 1942 saremmo stati pronti: e cioè che l'Italia è in guerra dal" 1935, E l a Spagna ha costituito per noi una emorragia di materi ali, Vi ab- biamo lasciato materiali per d odici miliardi di lire, a cui abbiamo dato i l p iù meJanconico e cameratesco dei salu ti. (Commentt). N on solo. La guerra oggi dimostra che il soldato italiano non ha nulla da impa· rare, da in vid iare ai migli ori soldati oggi combattenti in ogni centro della terra.

Tuttavia io penso sempre che la base del regime è il Partito, p~rché la forza profonda, intrinseca del Pa rtito è dlj,ta dagli squadristi. Questi ottanta, novantamila squadristi sono veramehte il nerbo sul quale si può contare. Si può contare, perché hanno combattuto, perché hanno sofferto, perché hanno lottato, perche hanno vinto. Quindi sono impegnati persona lmente, moralmente a mantere il frutto di quello che fu il loro sanguinoso combattimento. Che questi squadristi siano sempre di una t empra decisa, coraggiosa, che- abbiano sempre come motto il « me ne freg o» dei nostri gagl ìardetti, lo dimostra il fatto che- quando ho ch iesto che g li squadristi formassero dei battaglioni ,inquadrat i, la risposta è stata immediata, pronta. E il governatore della D almazia, Bastian.ini, mi diceva alnmi giorni fa che l'apparire del battaglione degli squadristi lombardi oltre Spalato aveva prodotto degli effetti_ decisivi suJla residuale canaglia bolscevica. Questi bolscevid si sono trovati di front e agli squadristi coi lor~ simboli, il loro grido di battaglia i h anno capito che non avèvano più di fronte il soldato semplice, animato da un senso ·di dovere più o meno generico, ma degli uomini di. fede chè credevano.

Rommel, un generale che stimo, perché quando c'è la battagHa è in testa col suo carro armato e in piedi, ha detto al giornalista Heymann, che lo ha ripetuto : « I soldati italiani, quando sono ben comandati, non hanno nulla da invidiare alle m iglio ri d i visioni t ednch e ». Noi ci mettiamo, a~zi, di più l'intelligenza, cioè agg iungiamo qualche cosa che è nel nost ro temperamento. E in <J.UelJa grande prova di tutti gli eserciti che è il.fronte russo, l'unico settore dove non siamo tornati indietco, è il settore tenuto dalle nostre trup pe! Cosa, del resto, che Ì tedeschi, con molta cavalleria, hanno riconosciuto, Questo spiega come noi fa. remo u no sforzo unitario e parteciperemo con forze imponenti, che si stanno preparando, alla prossima offensiva. Saranno parecchi Corpi d'Armata, con parecchi battaglioni di camicie nere; e questo sforzo avrà una grande importanza dal punto di vista:. del prestig io mili. tare, del quale i popoli devono essere particolarmente gelosi, ed anche per quelli che saranho i rapporti delle forze tra i componenti dell' Asse, e per le rivendicazioni , che potremo porre ai tavoli della pace.*

AL DIRETIORIO NAZIONALE DEL P.N .F. ••

I l Duce dice che ci si può ritenere soddisfaiti della .situazione militare e abbt11tanza soddi.rfatti di quella politica.

Poi - P.rosegue - c'è un t erzo fronte: quello economico. Io devo g iudicare con estrema severità e prnfondo disgusto l'insieme d.i questo fronte economico. Si legge in prima p ag ina che il capitano di corvetta

• Segue un dibattito sull'opportunità o meno di insistere sempre nell'esi• gere la tessera d el P.N.F. per i concorrenti a certi impieghi, specie pubblici. ·1.a questione viene risolta coa la conferma della richiesta della tessera. (Da Z:ENrop40, N. 3, 20 gennaio 1957, XIJQ.

** . Il 20 maggio 1942, al fargo delle coste, brasi!iane, il sommergibile Ba,b4,igo, comandato dal capitano di corvetta Ento G rossi, aveva. affondato una. corazzata americana della classe M ,1,yland. li pomeriggio del 26 maggio, & Roma, a pa.luto Venezia, Mussolini presiede nuovamente la riunione d el Direttorio oazionalc del P.N F. In tale occasione, p r onuncia il discorso qui r iportato in ria5sunto (Da Il Popolo d' It alùt, Nn. 143, 147, 23, 27 maggio 1942, XXIX; da L'Europ40, N 3, 20 gennaio 1957, XIII ; e dal testo stenografico del discorso).

Grossi sta quaranta giorni chiuso in uno scafo d'~coiaio; in altra pagina la chiuSura di quaranta spacci, eccetera. Il mondo economico italiano bisogna domarlo, bisogna schiacciarlo, bisogna frant umarlo, perché il mondo deile categorie economiche italiane vuole fare questo servizio · al regime. Io non ho più alcun dubbio circa l'indisciplina, j} sabotaggio e la resistenza passiva su tutta 1a linea. 11 regime si esaurisce, si estenua; consuma letteralmente decine di camerati neJle federazioni, nei ministeri, e sfamo sempre daccapo. Si dice agli industriali: fate i prodottitipo. Ricci vive il dramma di questi prodotti-tipo, che non vengono mai fuori o vengono fuori in quantità insufficen't:e e in modo miserabile, per cui il commerciante possa dire : è autarchico, è una porcheria. Senza contare Ie frodi che vengono fuori nei tribunali: nascondono il rame, trafficano il rame, nascondono gli acciai, fanno cose che non sono prescritte.

Poi, se passiamo agli industriati e a tutte le altre categorie, è sempre la stessa cosa. Se noi avessimo avuto i sei m ilioni di quintaH che non sono stati consegnati agli ammassi, è chiaro che al 15 marzo non saremmo stati costretti· a ridurre la razione del pane. Qualunque prezzo si stabilisca, si ottiene ~I risultato univoco di far scomparire in un primo tempo la merce. Qualunque prezzo. E badate che ,i prezzi non sono cervellotici. Non è che io o Ricci o Buffarini o chiunque altro stabilisca al mattino questi prezzi. Sono prezzi che vengono stabiliti con quelli che se ne intendono, con quelli che dicono che si può fare. Niente ! Si trova sempre che il prezzo è insuffi.cente, che i costi di produzione ·non sono coperti.

Che cosa è accaduto? Questo. Che abbiamo creato de l1e categorie, e devo dire che la. nostra costruzione è ffl agninca, è logica ed è architetto· nicamente sana. Ma chi c'è dentro qu,esta cornice? Chi vi abbiamo m esso dentro? Questo è il punto. Chi sono quelli che stan no sotto queste Federaz'ioni fasciste d el cuoio, dei liquori, delle pere cotte? Chi c'è d entro? In modo che 1a nostra lotta è continua, costante per imporre quella disciplina che gli interessati non sanno imporsi.

Qui è 1a pietra di paragone del regime. Quindi il regime è impe-, gnato con tutte le sue forze a vincere questa battaglia sul fronte interno e la vinceremo. :B di tutta evidenza che si vuol diminuire il regime su questo terreno. Chi ha vissuto la guerra séorsa sa che il popolo italiano seppe soffrire con molta disciplina. Allora una donna prendeva settantacinque centesimi al giorno, se era la moglie di un richiamato, più venticinque per il figlio. La razione d el pane era quella di oggi; la carne c'era quando Dio la mandava, e si davano dieci chili di legna al mese. Non c'era ancora il riscaldamento col carbone. Eppure il pop0lo stava tranquillo, perché il fronte e ra vicino, si sentiva il cannone e le stazioni era no affollate di decine di_migliaia di feriti, perché ognuna di quelle famose spallate che molti di nor hanno vissuto, richiedeva vent imila mo:ti, quarantamila feriti e t rentamila dispersi. Allora il più cinico dei cittadini aveva :il pudore di dire: ma insomma io non devo lagnarmi quando il fiore della gioventù italia na ritorna. dai campi di battaglia in queste condizioni. Naturalmente, siccome la corda fu tirata, a un certo punto la pentola scoppiò e nel 1920 ci fu quel famoso assalto della Pentecoste, che ristabill in una settimana gli equilibri che erano stati per troppo tempo violentati; e i nostri p atriotticissimi conunerdanti, quando si rifornivano di merce, temendo un bis, fecero dei cartelli dicendo: « Si vende col ribasso del cinquanta per cento». Se noi non fossimo delle persone ragionevoli, probabilmente rivedremmo questo stesso spettacolo, perché le nobili popolazioni che stanno a Tor Marancia, alla Garbatella, alla Valle de1l'Jnferno, godrebbero questo spettacolo una volta t anto e questi cretini non si accorgono che ciò potrebbe accadere E quando ciò accade, Ja· Polizia è impotente, probabilmente anche la Polizia fascista . Io mi domando che cosa fanno tutt i quelli che sono alla testa d i queste organizzazioni, che cosa dicono, e mi domando che cosa fa nno tutti coloro che sono del P artito. Io ho un elenco che se tutti quelli che vi sono iscritti, fovece· di rappresentare una meta tessera, rappresenta ssero una fede non dico fiammeggiante, ma sentita, in Italia le cose potrebbero andare nOn dirò in maniera perfetta (dò non è possibile e nemmeno desiderato), ma certamente ineglio. Ci sono quattro milioni di organizzati nei Fasci di Combattimento, otto milioni nella Gioven tù Italiana del Littorio. eccetera. Il regime conttolla qualcosa come venticinque milioni di individui, tolti i vecchi, i bambini, t olti quelli che sono, -dal punto di vista sociale e naz.ionale, degli zeri. Questa è la re· !azione. Ebbene, che cosa fanno tutti costoro? lo mi domando che cosa fanno. Essere venticinque milioni o cinque milioni o cinquecentomila, alla .fine, tranquillamente, è la stessa cosa. Insomma, c'è un momento in cui le forze indifferenziate, non direttamente controllate, rendono difficile la vita a tutto quello che è l'organismo del regime.

Si pone quindi il problema se la posizione·,mediana che abbiamo presa in sede d'interessi economici può essere ancora a lungo conservata. B un problema che io dibatto nella coscienza. perché è un problema che si rivolge a interessi non solo materiali, ma morali notevolissimi. Il problema si pone in questi termini : è in gioco il prestigio del regime nel settore ddla disciplina economica. cioè nel mondo economico ita 1iano, U quale tende ~n tutti i mezzi a sfuggire alle regole, alle leggi. del regime, a froda.re le leggi del regime, a diffondere la mentalità pu· ramente speculativa, ~r cui ogni prezzo è insufficente. Mettendoci d a un p unto di vista strettamente statale, si domanda se a un certo punto

(siccome questa gente vuole ubriacarsi, cioè del iberata.mente rovinarsi) a questa 'gente si potrebbe dire: signori, fate il vostro gioco; all'ultimo lo Stato fa un affare e i suoi trecento milioni di debiti li paga. non pagando. Poi scompaiono gli interessi a tanti altri milioni, eccetera. Naturalmente, tutto questo sarebbe accompagnato da Wl corteo di rovine imponenti, e quegli stessi che oggi vogliono sempre più carta moneta nelle tasche, domani sarebbero amaramente pentiti e direbbero: valeva la -pena di avere meno carta e p iù valore.

La conclusione è questa: che bisogna P½Titare i piedi con brutalità assoluta, perché ormai hltte le forze nemiche: consapevolmente nemiche, inconsciamente nemiche, consistono in poveri illusi, che -bisogna curare prima col ragionamento e poi col bastone. Su cento di costoro, quelli che meritano di militare nelle nostre file non sono più di otto o d ieci. E forse è unà cifra ancora generosa.

Naturalmente noi soffriamo di tre secoli dii storia, di tre secoli di imbellicosità, e non è facile rimontare tre secoli, dal 1530, da quali.do quel traditore di Malatesta Baglioni si mise d'accordo con Carlo V e i ·suoi erano la quinta colonna di quell'epoca. Ecco tutto quello che significa 1'imbellicosità di un· popolo. Tutti i luoghi comuni sono sortì in questi tre secoli. E il Piemonte non poteva che barcamenarSi e di quando in quando riaffior_ano questi tre secoli dì arcadia, di cicisbei. D 'altra parte, chi vuol vedere che cosa fosse la società all'inizio del secolo diciottesimo, ha un documento bellissimo, li giorno , dell'abate Giuseppe Pi rini , che scrive la vita del giovin signore che discende da magnanimi lombi. :S il quadro della società d'allora. .

Nella dichiarazione noi non diciamo nulla di questo, perché vogliamo andare ai fatti. Ma è indubitato che il Partito impiega tutte le energie per piegare alla sua disciplina le forze passive, ribelli e ostaili deU'economia italìana Voi, Vidussoni, sottoscrivete Vog liamo vedere quale delle due forze sarà la prevalente. Vedrete che 1a forza prevalente sarà la nostra. Questo è sicuro, anche se si dovranno prendere delle misure draconiane, calpestare alcuni sacri· canoni. Io vorrei sapere quanti, su centomila-componenti, dico una cifra per arrotondare, della vita eco• nomica italiana, sono coloro che antepongono gli interessi collettivi ai loro personaggi. (Si grida: «Nessuno!»).

Io non dico nessuno, ma domando quanti sono. ·Centocinquanta, duecento. Non so. Non credç, però, da quello che si ·vede in giro, che siano moltissimi. Credo che l'enorme magmioranzà. antepone i suoi jnteressi privati personali. Ora, finché noi non avremo capovolto questo rap_{X)rtO, finché noi non faremo applicare le dichiarazioni scritte, le quali devono funziorlare attraverso g li individW, che sono carne, ossa e sa~gue, come sono i quindicimila soldati quelli che danno la forza alla divisione, che fanno di essa un fosieme di valo rosi o di gente mediocre; .finché queste categorie non applicheranno quello che sta scritto .nei nostri paragrafi dottrinari, dove l'interesse collettivo è p revalente, fino a quando non avremo reàlizzata questa situazione, non avremo creato nulla che trasformi i1 costume e l'ossatura degli italiani. Inoltre quelli che vengono a disrutere nei Còmitati corporativi devono sentirsi impegnati verso la nazione. Noi possiamo trovarci qui a discutere per settimane sopra un problema e sviscerarlo, come dicono i competenti. Tutti quanti escono contenti; poi, in ventiquattr'ore, cambiamento totale della scena. Allora si ricomincia, si ridiscute. Questi rappresentanti che cosa rappresentano? Se stessi o la legge? Anche queste organizzazioni sindacali bisogna metterle di nuovo all'esame. Che cosa si fa per dare coscienza nazionale a questa massa? Ci contentiamo di queste iscrizioni puramente anagrafiche? Non sappiamo nulla: tutta gente rimorch iata, come se fosse stata ribattezzata nella parrocchia di Sàn Giuseppe. E ai fi ni della coscienza politica? lo non c redo che noi pot remo far camb iare la testa alla gente che la porta in quel determinato modo da cinquanta o sessanta ann i. Quelle ormai sono teste Che bisognerebbe far rotolare. Bisogna fare uno sfor,o , •era.mente sui giovani. Qui bisogna mettersi a capofitto, a testa bassa, _per vedere se le nuove genèrazioni ai. danno quel contenuto che manca a1le nostre forme giuridiche, Jegislative. P erché sulle vecchie generazioni non v'è da fare alcun assegnamento.

Q Ltesto mondo economico italiano è stato liberale fino al 1925 e, in fondo, lo è ancora. Ha visto nel fascismo un difensore dei beni privati e come tale lo ha accettato, mugugnand o d:i.l punto di vista politico. R ico rdo i discorsi d ei senatori de~la cricca Albertini. Poi, dopo la crisi del 1929, questa gente ha capito che c'e ra qualcosa da fare, che la mela era ormai matura, che aveva già jl baco dentro, e allora ha detto : questo sistema di regolamentazione di confli tti collettivi del lavoro può essere accettato. Ma ricordo che in piena Camera ho sentito sosten ere che non si poteva portare anchè n el campo "agricolo questa legislazione, il che dimostra come si volesse evitare che il fenomeno diventasse generale. Poi hanno visto che praticamente le cose sono rimaste al punto di prima. I grandi complessi indust~iali sono rimasti al punto di prima. Noi li conosciamo tutti. •Ci fanno sapere quello che credono di farci sapere -in intere pagine di giornali, mescolando il sacro e il profano, ragione per cui ho proibito che in queste relazioni, in cui si parla di dividendi e di denaro, si cominciasse col saluto ai combattenti e ai morti, quando, d'altra parte, s i ripartiscono i loro profitti, li nascondono per frodare lo Stato e ricorrono a tutti i sotterfug i per eludere le leggi. Bisognerebbe fare un a storia per descri"'.ere i trucchi a rui si ricorre. Oggi noi abbiamo tas; 1 sato l e rendite degli ·immobili: allora essi fanno l'ipoteca per toglierla poi alla fine ....!ella guerra. Naturalmente noi metteremo delle tasse per accendeie, come si dice ,jn linguaggio notarile, un'ipoteca sugli immobili, in mOdo che nessuno più ricorrerà a questo trucco

Q uesto è il mondo economico italiano visto nella sua brutale realtà. ·Possiamo noi soggiacere a questo mondo? No. :E questo mondo che dovrà soggiacere a noi. Essi poi, di tanto in tanto, fanno dei gesti premurosi, come quello di venire a fare degli stanziamenti formidabili, oppure vogliono pensare alle case operaie. Avendo fatto una -indigestione di denaro, ci vogl,iono mettere un pizzico di acctua santa, con ·il che credono di essersi fatto un alibi per la loro coscienn.

Allora siamo intesi, camerati del Direttorio. Dai multiinilionari agli energumeni che al mattino si recano ai mercati generali con carri, car· rettin.i, tricìcli e si buttano sulle verdure e non si sa dove le portano (probabilmente alla trattoria A, nell'ambiente B. ·eccetera), da questi ene rgumeni fino ai luminari, noi - li metteremo tutti al passo. Abbiamo i mezzi.

Tutti gl,i organi del regime a desso h anno queste direttive: p iegare agli foteressi dello Stato e alla d isciplina della nazione le forze economi· che tutte, dalle bancarie alle agricole, alle industriali, alle corrunerciali, eccetera, 11 nostro Molfino, l'altro giorno, ha impallidito quando ho detto che strapperò la qualifica di f ascista che ha la sua Confederazione. Faremo la Confederazione dei fascisti che esercitano il commercio, non quella fascista dei commercianti, centocinquantamila dei quali fanno iJ commercio n elle patrie galere. D ico centocinquantamila, perché sollo quelli scoperti, perché se iinvece d i ventimila agenti di Polizia, ne avessi quarantamila o cinquantamila, credo che adesso non ci sarebbe più nessun commercia.nte in Italia. •

• Infine il Direttorio n azionale dd. P.N.F. acclama la seguente dichiarazione, redatta da Mussolini:

« li Direttorio del P,N.P., nelle sue prime riunioni dopo il rapporto dei federaU, pre,iedute dal Dure, afferma che il compito f ondamentale d el Partilo, U· ,ondo lo Jtatuto approvato dal G ran Consiglio n ella riunione del/111 marzo X VI, è l,z difu ,z e il pou nziamtnlo della ri tJOluzio ne fascista, /'organizzazione e l'edurazione politica del popolo itaUano, .u( ondo i capila/di che coslit11hrono la dottrina del faICismo e che uigono 1m di11erto, più dito coS/ume politico-mor1tle-IO· eia/e i n pace e, sopra1tu110, in guerrd.

« I fauh1i, ,he hanno il privilegio di esure gli arte/id e i port atori d el/a 11erità rit10/,;zionarìa del jdscìsmo, de vono dimo!lrare, (On /'esempio, che hanno il ,diriJJq e quindi il do11ere di auol vere questo c~mpito. Tutl4 I~ i11it11zioni ,re.ili dal regime, in ogni campo, d evono urvir, rome str1Jmen1i per la progressiva e integrale educazione politica d el popolo italiano A sale u opo il D irmo,fo ha deriso di invitare le singole Federazioni aJ effett11are una rigorosa u/nione f ra i gregari per ',zJJontanrtre ttmi ,o/oro ,be , P.n "" moti'Po qual1tnq1te, nqn m eri-

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