112 minute read

Al MUTIL A TI *

Il D11ct ha riipo1tfl ringraziando la nudaglia d'oro Borsoni delle parole rivoltegli a nome di tutti i muli/ali d'Italia, ai quali ha a11egnalo il rompilo della riuoua morale del popolo i taliano.

campo illumi nato da un sole pr imaverile, il Duce ha·,:Voluto passare da un gruppo all'altro, interessandosi a lle diverse forme d i add~tramento. Al suo arrivo, i solda ti ;;ivevano l'or dine di continuare la regolare i struzione. :Molti di essi hanno avuto il privilegio di stare qualche minuto o qualche secondo a coUoquio col Duce. Fra j tanti, quel quattord icenne ragazzo milanese-, vero portafortuna, il figlioccio della d ivisione. E quell'altro g iovanissimo (nel le fil e di questo reparto molti sono i giovanissimi volontari), che si vantava d i essere riuscito ad arruolarsi nonostante la g iovane età, perchè " aveva il padre squadrista che ci sapeva fare" . D al campo il Duce si recò agli accantonamenti, dove percorse le grandi camerate de lle truppe, i refettori, le villette degli ufficiali e dove volle visitare i servizt. Dopo la visita, il D uce sedette a mensa con g li ufficiali italiani e germanid in sobria e ver:i.mente militare semplidt.1 A! suo ingresso, il marescia ll o Keitel rivolse il suo saluto al Duce cd egli gli rispose con un " Evviva" alla Germania, più volte ripetuto d a t utti i presenti. Alla rapida colazione, il D uce, inaspettatamente, volle far seguire ancora una volta una visita alle truppe. I so!Jati, che si rad unavano in vari punti del campo, videro d'un t ratto la sua macchina avvicinacsi a loro e subilo i battaglioni ru ppero le fi le. G li si strinsero intorno, costrinsero l' automobile a ferma rsi, chiesero tutti insieme di- poter sentire ancor a una volta le sue pa role, con tanta insistenza che il D uce fu n uovamente cos tretto, dopo tanto calore d i r ichieste, a rivolgere ai suoi soldati parole di incitamento e di fede Questa volta, liberi anche dal lieve impucio del l'ordine chiuso, i soldati facevano eco quasi p untualmente alle parole di :Mussolini, le interrompevano ad ogni frase per gridargli il loro desiderio di combatlere e la loro certezza d i vincere, gli si suingevano sempre più vicini per dirgli un affetto che non muore e non si incrina. Sotto il sole, nella grande pianura del lAgu, rivivevano le prime e più fer vide adunate fascis te. Alle acclamazioni per il Duce si univano stretlamente connesse quelle a Graziani, in çui i soldati riconoscevano il loro comandante e a cui chiedevano con insistenza l'onore del combattimento Alle ore 15, n ella più vasta sala del nmpo, dove si proiettavano i fi lm per i soldati nelle ore d i libertà, ebbe luogo i l rapporto ai seicento ufficiali del1a d ivisione Il maresciallo Graziani rivolse ag !Ì ufficia li u n infiammato ed eloquente discorso, ribadendo in loro l'entusiasmo e la fed e di cui hanno g ià dato prova e ricordando il dovere sommo del momento. Nel fervore che accolse le parole del ministro d elle Forz,e Armate, tutti i partecir,anti al rapporto chieStto a gran voce l'onore di ascoltare ancora la parola del Duce Il viaggio di ritorno ha avuto le stesse caratteristiche e lo stesso clima d i quello di andata» . (Da l Corritr~ della St ra, N. 100, 26 aprile 1944, 69") .

Advertisement

• A Gargnano, all a villa delle Orsoline, il 9 maggio 1944, Mussoli ni r iceve « il presidente dcli' Associazione nazionale mutilati, medaglia d'oro Borsani, e una rappresentanza dei mutilati de lla guerra a ttuale, i quali emno accompagnati da alcuni dirigenti dell'Associazione (.+) La medaglia d'oro Borsani ha pronunci;i.to i l

Voi - egli ha dello - avete il d overe e il diritto di farlo: il dovere come italiani, il diritto come uo mini che h anno già dato alla patria prove supreme cli d ed iz ione e di sacrificio . Voi siete un esempio v i· vcnte e quindi un inci tamento ai volonteros i e siete anche un severo monito per gli ignavi, Come in altri tempi della sto ria d'Italia, voi avete il merito di aver additato al popolo la via del combattimento, della vittoria, dell'integrità materiale e morale d ella patria. (/ nmlilati han110 auolto con una manift 1lazione di dri•oziont e di enlttsias,no le parale del D11ce intonando « Giovùuzza »). •

RITORNATE! L'ULTIMO. APPELLO

Più la propaganda nemica in q uesta vigilia si ingaglio lfa neila disperata campagna m irante ad i mpedire che g li sbandati militari e seguente indirizzo al Duce: "Duce ! I muti lati d"Italia vi esprimono la gioia e la fierezza di trovarsi davanti a voi nella giornata dell'Esercito e cioè nella g iornata sacra ai trionfi di un passato che deve avere e avrà un luminoso avvenire. D opo la sventura e dopo !"onta procurateci dal tradimento politico e dal tradimento militare, voi siete ritomlto in mezzo al popolo italiano poetatovi dal destino che dom ina gl i uom ini, per affermare la verità di una causa e la necessità d i una vittoria alla quale voi avete dedicato tutta la. vita e l'Italia tutte le su e risorse. Da vari mesi J"opera di r icostruzione procede sicura e inesorabile a dispetlo di tutte le opposizioni, poiché nessuna forza può superare la fede clic si esprime nel sang ue e nell a virtù. Siamo venuti a mostrarvi la nostra siovinezza, che è esµressione d i sacrificio, di lotta e di valore, non per chiedervi una lode, ma per rinnovare un g iuramento di fedeltà assoluta alla patria. Noi sappiamo il signi6cato di queste pa role. lo abbiamo dimostra to e lo Jimostreremo, avansuardie fe deli e 6siche di una riscossa che stupirà il mondo e soprattutto il nemico che vi ave\•a e ci aveva creduti morti. Noi mut ilati di suerra ripetiamo, specialmente alle giovani forze dell"Esercito repubblicano fascis ta, il coma ndamento dei mort i e dei vivi lhe non hanno tradito: c'è un solo modo d i servire la patria, di credere alla sua immortalità, di volere la sua sa lvezza: combattele, anche se combattere voles~e significare soltanto morire. Con questa precisa volontà noi abbiamo ripreso la lolla accanto al fed ele alleato germanico e ai valorosi popoli del Tripartito, J\ppun10 perché conosciamo che la via del ma rtirio è ~empre la via dell'onore e lhe i l sacrificio è il crisma che trasfigura il valore d ella vi!a e la fa apparire più degna e più fel ice. Noi non commettiamo atto di superbia, n~ induciamo ndl'errore quando, per indicare al popolo e ai g iovani la strada da percorrere, diciamo semp licemente: seguiteci! E fino in fondo, ftn o alla meta. Duce! Siatene certo, noi cammineremo, Viva l'Italia!" ». Indi Mussolini pronuncia le parole q ui riportate in riassunto. (Dal Corriere della Sera, N. 11 2, 10 maggio 1944, 69"). civili, gli appartenenti a bande armate, gli espatriati, j renitenti di q u alsiasi categ~ria si regolino secondo il d ecreto 2 j aprile, che s tabil isce la completa esenzione dalla pena per tutti coloro che si costitu iranno prima delle ore 24 del z. 5 maggio, e più ci confermiamo nella conv inzione che il decreto in parola non è stat o soltanto un atto di sostanziale patriotti smo, di comp rensione umana e politica, ma altresì un'intelligente, tempestiva ed e fficace azione di guerra.

• « II D uce si è q ~indi cordialmente intrattenuto coi presenti, ed a ciucuno ha voluto rinnovare l'espressione della propria altissima fede». (Dal Corriere della Sera, N. 112, 10 masgio 1944, 690).

Per questa ragione opiniamo che il Duce s ia rimasto indifferente a tut ti i commenti e a t u tte le interpretazioni, gli uni più arbitrari delle altre, circa le origini, il sig n ificato e le-intenzioni d ella decisione che ha portato al parossismo la esasperazione dei n emici.

Solo i fatti contano, e q ues tj fatti si compendiano nel completo perdono a tutti colo ro i quali s i presenteranno, entro il t e rmine stabmto, in quella qualsiasi località che reputeranno più conveniente, alle autorità del Governo della Repubblica Sociale. Si dica pu re che il decreto 1 ,: aprile sia s tato una manifestazione di debolezza: la prova del contrario l 'avrann o colato i quali dopo la mezzanotte del 15 magg io saranno inesorabilmente trattati alla stregua di ·traditori come complici e agenti del nemk o.

Ascoltateci Prima C He Sia Troppo T Ardi

No n p iù tardi di · domen ica 14 maggio F iorello La Guard ia, il rinnegato italiano sindaco d i Nuova ·York, che si è spedalizzato nei discorsi ai cosiddetti ribelli (che noi ci ostiniamo a chiamare p iù blandamente << sbandati )1), fece r isuonare al micrnfono una en nesima eso rtazione a restare alla macchia, o ra che, a suo dit e, prop1io in It alia, ba av uto i nizio il primo atto della grande offensiva finale, « per imped ire j movimenti, dist rugge re i materiali dei nazist i ovunque possib ile e uccidere proditor iamen le quan ti più fasc isti e soldali repubblicani nonché militari g er ma nici sarà fa ttibile )>

A q uesti sba ndati intendiamo anche noi rivolgerci, oggi, con un ulti mo discorso in presa dir etta e con ben altra autorità.

Ascoltateci, pr ima che sia troppo tardi, prima che n on ci sia più il tempo di pentirvi pe r a ver dato ~,.co lto agli oratori e agli agent i d elle Centrali nemiche, co~ i quali collaborano servilmente quei dirigenti del sedicente Co mitato d i liberazione nazionale e dei sci part :t i antifascisti che osano assume rsi la tremenda responsabilità (essi che non r ischiano nulla) delle p ression i, delle. minacce e dei ricatti che voi subite cosl ad opera dei Comandi dei dis taccamenti e delle cosiddette Brig ate d' assalto intitolate a Garibaldi (eredi e continuatrici delle formaz ioni bolsceviche diventate tristamente famose nella g uerra civile spagnola) come per iniziativa d i u ffic iali provenienti d al disciolto esercito regio e che, ancora, derivano la loro autorità da Vittorio Savoia e da Badoglio.

Specialmente voi, giovani italiani, non potete non sentire quanto c i sia di vile nelle direttive che vi impartiscono dai loro comodi studi i vari Fiorello La Guardia. E ssi vi ingiuriano e vi offendono con un linguaggio che può essere apprezzato nei trivi di Nuova York, ma che non può non suscitare la r ibellio ne in cuori italiani.

« Anche un semplice coltello da cucina -così si è ripetutamente espresso Fiorello La Guard ia - può diventare un·arma per fare la guerra contro i tedeschi. Un:1. buona coltellata nella pancia di un q u.1lsiasi soldato germanico isolato o di un fa'scisu. r epubblic.1.no, sarà sempre un'azio ne meritoria Colpite, colpite - usa racoomaOOare il cuoco di Nuova Yor k - senza pietà e senza discriminazione».

Se le parole cli Fiorello La G uardia precisano il g rado cu i può g iu ngere il disprezzo nemico ve rso d i noi pur nel blandi rvi , come potreste essere cosl ingenui da ritenere che, venuto il momento di stabilfre le condizioni deila pace, gli alleati vittoriosi potessero t rattarci sovra un piano di parità morale, civile, politica, economica?

No, la mentalità del padrone che si v3.le dell'opera del servo, la mentalità dello schiavista che si g iova della fatica dello schiavo, del delinquente di alto bordo che manda allo sbaraglio il d isgraziato che non ha più la forza né l'ardire per ribellarsi, questa mentalità determina un distacco incolmabjle tra anglosassoni ed italiani. E ssi, se vincitori, sarebbero sempre in alto, noi sempre in basso; essi ordi~ nerebbero, noi dovremmo ubbidire ; essi continuerebbero a consumare i cinque pasti, noi avr emmo appena da sfamarci con le briciole del lo ro banchetto ~ americani e inglesi tornerebbero a visitare l'Italia e no i d ovremmo adattarci a lustrare le scarpe ai dis truttori delle nost re città, d elle nostre bellezze artistiche, agli assassini dei n ostri fratelli, ai responsabili della nostra miserabile condizione,

SE L'ASSE FOSSE SCONFITTO DOVRESTE COMBATTERE CONTRO IL GIAPPON E

Oh minoranza di uomini smarriti che credete di servire in amU la causa della futura rivoluzione italiana, v oi, se ascoltate ancora gli ordini delle Centrali nemiche, una so la causa servirete in realtà, quella dell'Internazionale capitalistica, coerente nel tentativo di raggiu ngere, at traverso t utti i mezzi e tutti i mascheramenti , il fi ne che per essa sovrasta ~d ogni altro, il 6ne d el perpetuarsi del regitrie di ingiustizia sociale ed economica che ha permesso ai finanzieri di Londra e di N uova York di dividersi fìno(a il dominio del mondo.

Se si avverasse il programma di Badoglio, del Savoia dei partiti antifascisti, il programma del tradimento contco l'alleato, e le forze germaniche dovessero realmente venire espulse dall'Italia, il Governo costituito a beneplacito delle cosiddette « potenze Unite», presieduto ancora da Badoglio oppure da chiunque altro gli fosse allora preferito, non mancherebbe di imporre in tutta l'kùia quella mobilitazione generale che è già in :via di realizzazfone ~nelle provincie occupate dal nemico. E allora, non avendo voluto combattere per riscattare l'onore dell'Italia, i giovani renitenti agli imperativi del dovere avrebbero l'umiliazione di venire irreggimentati nuovamente nelle divisioni d ell'Esercito italiano, diventato un esercito di mercenari, di soldati carne da cannone, per andare a combattere nel settore dell'Oceano Pacifico, alle frontiere dell'India, nei mari della Cina la g uerca dell'imperialismo americano cd inglese contro il Giappone e, chissà?, contro la Russia.

Sappiate Ragionare Con Il Vostro Cervello

Oh inesperti, delusi, illusi, di smusi, deviati, traviati, esasperati, sappiate essere intelligenti, non diventate gli strumenti passivi di una propaganda e di direttive che si trastullano con voi come il gatto fa co l topo Sappiate ragionare con il vostro cervello, vedere con i vostri occhi. Se nel nome d'Italia sarete capaci di disintossicare le vostre anime, voi non potrete non vedere negli angloamericani il v ero, il principale nenùco d ella p atria. Ed allora comprenderete che ogni ordine a voi dato, ogni direttiva a voi segnata, so no sempre impartiti nell'interesse di un supremo ed unico comando, quello del n emico che ha voluto l'avvilimento dell'Italia, che ha compiuto la sua r ovina materiale e morale per vendicarsi non solo dì Mussolini, non solo di un regime> ma dell'Italia tutta, che aveva osato ribellarsi alla Gran Bretagna.

Oh g iovani, oh lavoratori, quella ribellione fu compiuta in nome d el proletariato italiano dei campi e delle officine con nessun'altra preoccupazione che quella del suo avvenìre, del suo diritto al lavoro, d el suo diritto ad una vita migliore, Ja stessa preoccupazione che ha oggi il Governo repubblicano quando procJama che il co mbattere ! necessario per rfaalire dalle profondità di abbiezione e di rovina materiale e morale in cui fummo p recipitati.

Si dice ora alla magg ior parte di voi, quelli non appar tenenti alte formazion i tuttora badogliane, che non combatterete più per Vittorio Savoia e Badoglio, ma per l'Italia libera, per un' Ital ia che sarà repubblicana e soc ialista · (o comunista). Vi si inganna : voi combatterete, se i p iani di Churchill e Roosevelt saranno realizzati, per un'Italia che sarà libera soltanto di ubbidire alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti,

Il Richiamo Della Patria

La Repubb lica c'è già in Italia; l 'ha fondata Mussolini depo nendo la monarchia traditrice della patria. Essa sarà la Repubblica dei l avoratori italiani e ha già impostato la decisa re.ali:zzazione di tutti quei postulati che, durante quaran t'anni, furono i nscritti su lle bandiere dei movimenti socialisti. O ramai il dado tratto, ed indiet ro no n si può tornare. Il lavoro diventerà il soggetto dell'econ omia e la base infrang ibile dello Stato. I ceti parassitari dovran no essere annientati, la p lutocrazia resa innocua. I profittatori e i tradito ti dell'idea, alleati d elle plutocrazie, dovranno essere inesorabilme nte eliminati. Col ritorno cli Mussolini al Governo - no n ne dubitiamo, altrimenti non staremmo a questo posto - la rivoluzione sociale si è messa in cammino ed è ben decisa a travolgere tutti g li ostacoli frappo sti dalle idee retrive e dagli interessi offesi, i q uali invocano come paladine le armate d elle plutocrazie anglosasso n i, le sole capaci di imporre nuovamente all'Italia il mantenimento del vecchio ordine dell'ingius t izia sociale ed economica.

La rivoluzione è un' idea che ha trovato d elle baionette: le baionette sono quelle dell'Esercito repubblicano italiano, che sta per affi.a ncarsi all' Esercito rivoluzionario della grande Germania.

Per la Repubbl ica, per la r ivoluzione italiana, per il nuovo Stato nazionale d ei lavoratori, dei contadi ni e degli impiegati, è n ecessario combatte re e lavorare sotto le bandiere del Governo repubblicano di Mussolini. Rialzate la testa, giovani delusi, illusi, sorgete in p iedi, giurate fedeltà alla causa della rivoluzione italiana. Alle armi, al lavoro I

L'Italia, la gran madre, vi chiama al combattimento ed alle opere per la s ua salvezza. E ssa vi si mostra indulgente per le colpe di cui n on siete i soli colpevoli. Essa apre le braccia ai figli fu ggiaschi che ritornino a lei. C'è bisogno di tutti in famiglia, c'è bisogno di ur.ità, di co ncordia per l o sf orzo immane che ci attende.

Però chi non ascolter à questo appello non potrà più o t tenere indulgenza, chi persis terà nella ribellione e nei propositi della violenu cont ro i poteri costituiti e cont ro l'alleato germanico, dimostrerà un' intenzione matricida, alla quale non potranno concedersi at tenu anti. Chi vuole uccidere la mad re, merita la punizione estrema. E chi non si svincola dalle male compagnie dei congiurati del matricidio, chi accetta o subisce il comando o l'influsso di u omini che se non fanno il g ioco di Londra e di Washi ngt o n fan n o q uello d ì Mosca, non mer ita altra so rte, e altra sorte non avrà, Sappiamo, e possiamo rendercene garanti, che a n essuno s ì chiede 'delle abiure, d ei rinnegamenti ideologici, delle genuflessio ni; dei gesti dì viltà. Gli sb andat i di tutte le categorie sono inv itati a sottOmettersi alla maestà della p atria in armi.

D a La Rep,tl;b/i.a Ft1u iJ1a, 24 maggio 1944,

ELOGIO AL PO POLO DI ALESSAN DRIA * .

Il Dure, nel ricevere l'{)jftrla, ha TJJtJJO in rilievo cht la 10//01criziont t si a/a la p rit11a in ordim di / t111po ntll'Italia fa1cùta rep11bblùa11a t ba ri~ volto il 1110 allo elogio al fiero e saldo patrio ttis mo del pop olo alessandrino.

Dialogo Quasi Socratico

Ti sei mai domandato che cosa sia la gloria?

ll concetto di gloria è uno dei più affascinanti e al t empo stesso non u no dei p iù difficili da p recisare secondo la mia opinione. La gloria è il privileg io e , il r iconoscimento universale della grandezza.

M a allora che cosa la grandezza nelle cose u mane ?

Ciò che esce dai confini del consueto, del normale. La grandezza e quindi la gloria nella religione, ad ese mpio, è la santità, nell' arte il capolavoro, nella scienza la scoperta, nella politica l'impero, n ella g ue rra l'er oismo. Quindi v ' è una g lOda artistica, una religiosa, scientifica, politica, militare.

Qual'è 13. gloria che ha la più vasta portata, la più grande significazione nella vita dei popoli ?

Non esito u n momento solo a risp on dertj: 1a militare.

• A Gargnano, alla villa d elle Orsoline, il 30 mag,gio 1944, Mussol ini riceve « il capo della provincia d i A lemnJ ria, il commissario federa le e il direttore de Il Popolo di Aleuandria, che g li hanno rimesso la somma necess.1ria pu l"acquislo di mille moschetti mitrag liatori per i repart i d'assalto dell'Esercito repubblicano. L3 cifra suta ragg iunta meJio.ntc offerte di modesta entità e con larga par tecipazione delle masse popolari ». Indi Mussolini p ro nuncia I~ p aro le qui riportate in riaS5un to. ( D al Corriere d ella Seù1 , N, 130, 3 1 maggio 1944, 69°).

Mi pare d'intuirlo, ma vuoi specifica rmi perché ?

La gloria militare è legata alla gue rra, e la gue rra è la prova sup rema nei rapporti fra i popoli :È. il g rànde esame co mparativo Att raverso la g uerra un popolo rive la le sue virtù e i suoi difetti. L ' uniformità dei tempi di pace, in cui tutti sono mediamente buoni, altruisti, valorosi, sinceri, si spezza nei tempi di guerra: allora la intima composizio ne dei popoli si rivela. Se g li elementi deteriori superano i superiori, il destino di u n popolo è segnato. Non v 'è altro mezzo all'infu ori della guerra per sc oprire l'inganno su se stesso di un p opolo . Ancora: la storia militare nasce dal ·pericolo, nasce dall'urto che ha come posta il sangue e p erciò niente eguaglia la gloria militare, quella che sorge d alle battaglie di cui tutta la storia è piena Infine, ma il disco rso potrebbe co ntinuare, la gloria militare ha un caut tcre collettivo: nasce d al sacrificio della massa e quindi si rifrange sulla massa La gloria militare non trascolora col tempo: essa nasce coll'uomo, musica e poes ia la esaltano. Un popolo senza glo ria militare è incompleto. Non è un popolo. La g loria militare dà" un senso di o rgÒglio e di sicurezza a tutti: dal più alto al più piccolo, dal palazzo alla capa nna. L'ultimo dei soldati che può dire << io c'eco », s'inorgoglisce e commuove al ricordo d ella gesta alla quale ha partecipato.

R itieni che la gloria militare sia necessariamente legata alla vittoria? No. Affatto, Si può perdere bene: si può vincere male. Ci sono d elle disfatte gloriose e de1le vittorie equivoche, Quando un popolo resiste sino all'estremo, quando un esercito si batte sino all'ultimo uomo, la gloria n e bacia le bandiere anche se fu avversa la sorte delle armi. Vi sarà sempre rispetto e poesia per coloro che hanno combattuto Cito l'esempio che p otrebbe dirsi tradizionale: Canne. A Canne i r o mani for ano battuti, ma la disfatta fu gloriosa perché i romani si batterono con disperata decisione, con fulgente eroismo: da i consoli, ai senatori, ai cavalieri, a i leg ionari. Zama è meno g lo riosa di Canne Ci sono dei popoli che celebrano i giorni della loro disfatta, ma per far ciò occorre che in quel giorno tutti abbiano sfidato la mo rte Il nemico stesso, per quanto vitto rios o, non può che inchinarsi di fronte all'eroismo.

Anche nella sto ria moderna ci sono esempi del genere ?

P uoi dire nella contemporanea, in questa che noi viviamo. In questa stessa guerra di macchine che mette a dura prova i nervi del genere umano. Ricordi l'Alcazar? L a r esistenza dei n azionali ha polarizzato per tutto il te mpo in c ui l'assedio durò l'atte nzio ne e l'ammirazione del mondo. Ricordi, i,er i tedeschi, Nar wich e Witcbsk? . Per i russi, St_alingrado, difesa quartiere per quartiere, v ia per via, casa per casa? Q uesto significa morire s ul posto ! Cassino I Ciò che è accaduto sul monte sacro d i San Benedetto basterebbe da solo a coprire di gioria l'Esercito tedesco, anche se, per avvent ura, Cassino dovesse un giorno essere abbandonato. E, per i giappo nesi, Atu, d o ve la g uarnig ione si è sacri6cata sino all 'ultimo u omo?

Pantelleria?

T occhi u n tasto estremamente delicato e doloroso. Il popolo ita4 liana aspettava di avere il suo Alcazar Quando l'ammirag lio che comandava l'isola respinse una prima inti mazione di tesa, tutti i cuori più r apidamente batterono. F in alme nte c i si ferma su1l'isola che rappresent a il primo lembo della patria. Q uand~ poi giunse la notizia che una seconda in timazione di resa era stata resp inta, n essun dubbio che il co mandante fosse d~ciso a resis tere sino all'ultimo Illus ione I

Dopo ve ntiquattro ore lo stesso comandante domandava di arrend er si e s i arrendeva.

Le perdite giustificavano tale jmprovviso cambiamento?

No. Le p erdite dei civ ili, che solevano r ipararsi nelle aviorimesse sotte rranee, primo esempio nel mondo, furono durante il mese di tre morti; i militari, secondo l'inchies ta, trentacinque, dicons i trentacinque, e un cent inaio di feriti , L'acqua n o n m ancava, Che cosa m an cò allora ?

I nervi dei comandanti. Altrimenti detto Io spirito. Eterna verità che lo spirit o è tutto, e che, quando manca, la materia è pura e semp lice inezia. Quale delusione I Cosi gli inglesi sbarcarono nell'isola. Ebbero d ue, d.iconsi due, ferid.

D a Citlilrà Fasrisla di Bologna, fascicolo 5, maggio 1944, Xl.

Per La Presentazione Delle Creden Z Iali

DA PARTE DEL MINISTRO DEL MANCIUKUO *

Sig no r ministro I

Vi ringrazio per le espressioni di Simpatia per l'Italia repubblicana con cui avete voluto acco mpag nare la presentazione delle creden:dali co n le quali Sua Maestà l'im_perato re del Manciukuò vi accredita

• A Gargnano, alla villa delle Orsoline, il 1° giugno 1944, verso le 10.~o Mussolini r iceve il mini~tro del Mandukuò, Lo Chen-Pang, che gli presenta le creJ enzfali. In tale occasione, il ministro pronuncia le seguenti parole: « D uce! Ho l'onore d i p resen tarvi le credenziali con Je quali l'imperatore mio au.;usto SO· vmno mi accredita presso di voi come suo inviato straordinario e ministro plenipo· tenziario. Permettetemi di esprimervi in q uesta occasione la profonda ammirazione come suo inviato strao rdinario e ministro plenipotenziario presso il Governo della Repubblica Sociale Italiana. L'amicizia che il vostro paese sente per l'Italia è sinceramente r icambiata, sia perché nutrita di sent ime nti di ammirazione per quanto lo Stato mancese ha saputo fare in breve volgere di anni per i l benessere e il progresso della 02.zione, sia per i vinco li ideologici che stringono i due popoli n ella lo tta contro il nemico comune. In tale atmosfera di cordialità i rapp o r ti fra l'Italia e il Manciukuò, che si inquadrano nelle strette relazio ni di a micizia e d i alleanza con l'impero nippo nico, che cosl valorosamente; combatte per n o bilissimi ideali umani, non p otranno che divenire sempre p iù stret ti e profondi,

In queseopcra, cui voi vi accingete con tanto entusias mo, p otete essere certo di trovare il Governo nazion ale repubblicano e me personalmente animati dal più v ivo desiderio di collaborare con la più fe rma fiducia nei destini dei d ue paesi.

?vli è cosl molto g radito esprimervi, signor ministro, i più ardent i voti per Ja felicità personale del v ostro augusto sovrano e per il prospero g lorioso avvenire del v os tro paese.

AGLI ALPINI DELLA DIVISIONE « MONTEROSA » *

Ufficiali I Sottufficiali I Graduati e soldati della divisione alpina

« Montecosa » 1 e la sincera simpatia che la nazione del Manciu kuò tutta intera nutre per voi e per la Repubblica Sociale Italiana, che, supeundo le difficoltà dell'anno scorso, avanza ora con r innovata forza e invitta fede verso la vi lloria 6nale. Italia e Manciukuò sono vincolati dal Patto an ticomintern e dal fatto che il Giappone, nostro paese fratello, combatte a fianco dell' Ital ia cont ro il comune nemico, I rapporti amiche• voli già esistenti tra l'Italia e il Manciukuò saranno quindi vieppiù rinsaldati at· tr.ivcrso la d ifficile prova dell'ora presente che le due nazioni sostengono, fidu ciose d1e i reciproci sforzi convergano verso il raggiungimento delle comuni idealità. Sono molto orgoglioso di poter continuare a prod igarmi con tutte le mie energie per questo stesso scopo e oso esprimervi la speranza che voi, Duce, e j[ Governo della Repubblica Sociale, vorrete continuare a concedermi [l vostro benevolo, efficace aiuto, aaiocché io possa assolvere la mia al ta missione. Vogliate, Duce, consentirmi di esprimenii, a nome dd mio augusto sovrano, i voti p iù ardenti e più sincer i per la vostra salute personale e per l'avvenire e la prosperità della Repubblica Sociale Ita liana ». Al ministro, Mussolini risponde con le parole qui riportate, (Dal Cor· riere delJ4 Sera, N, 0 2, 2 giugno 1944, 690).

A vevo promesso al vostro comandante che avrei v isitato la vostra d ivisione, Mantengo la promessa e vengo tra voi.

· • 11 pomeriggio del 16 l uglio 1944, provenient e da Gargnano (vedi Nota cronologica nel voi. XXXV), Mussolini gi unge col seguito a Munzinger, campo di addestramenÌo della d i visione i\t onterota, per ispezionarla. « Gl i si fa nno incontro il maresci:dlo Gnziani, accompagnalo dai generali Hott e Pi ker, che sovrintendono al!e unità in add estramenlo, il comandante della divisio ne , gene rale Carloni, e vari alti uffici.ili i1a liani e germa nici. (+) La banda della divisione intona Gio11inezza, mentre il generale Carl oni presenta al D uce [a sua un iti, dicend osi fiero ed orgoglioso dell' onore accordato ai suoi uomini che si acci ngono a tornue al combattimento a 6anco d ei camer:tti germanie;i. Mussol ini inizia la rivist:1. Pass:i lentamen te tr:1 i reparti, 6ssa ad ono ad uno q uesti robu}ti tigli della 'mont:ign:i. C'è qui un'inte ra tradizione, la vecchia e nost:ilgka tradizione delfa pcnn:i ne r.a, degli scarponi chi oda ti, che to rna a diventare rea ltà. T erminata la rivista, il Duce ragsiurige il podio e si accinge .i pat!are 11. li suo discorso! qui riportato. (Dal Corr;ere d e/111 Sera, N. 177, 2 , luglio 1944, 69") .

Fra poco ritornerete in patria; ritorno che smentisce le stolte vociferazi oni, le delittuose insinuazioni che i complici del tradimento e i sicari al soldo del n emico diffusero all'atto della vostra partenza per Ja Germania.

Voi siete la prima grande unità che torna a rivedere il cielo e il sole della patria tradita, divisa, to rmen tata dal nemico. Voi' costituite quindi la colonna maestra del tempio, la pietra angolare della nuova costruzione delle Forze Armate italiane.

Come alpini, fieri delle vostre eroiche ·,tradizioni, consacrate in cento battag lie, voi meritate questo sommo ".privilegio, e come alpini ne valut ate certamente l'onore e la responsabilità.

Durante questi mesi vi siete addestrati e perfezionati n ella tecnica del combattimento, sotto la guida di istruttori che hanno preparat o i più forti tra i soldati d el mondo, come lo stesso nemico ha rico• n osciuto innumerevoli volte.

Vivendo in mezzo a questo grande popolo alleato, vi sarete co n. 'Yìnti che esso merita la vittoria, non solo g razie alla potenza delle sue armi, ma grazie soprattutto alla disciplina della sua vo lontà e al suo insuperabile spirito di sacrificio.

Sicuro di interpretare anche il vostro sentimento, voglio ringraziare il Corpo degli istruttori che si sono cameratescamente prod igati con voi e per voi.

Tornando in Italia non abbiate la preoccupazione di incontrare sulla linea del fuoco altri italiani, sia pure incoscienti o rinnegati. Ins ieme con pochi europei voj incont rerete genti d'Africa, d'A sia, d'America, mercenari sen za ideal i.

Lo spettacolo che la vost ra divisione mi ha offerto è stato in alto grado confortante. Essa è, deve rimanere e rimarrà una divisione di ferro .

L'Italia che il fasci smo aveva p ortato ai fastig i dell'~mpero, l'Italia riscattata con la Repubblica Sociale dal diso nore e dal tradimento, vi considera j suoi fig li mig liori e ripone in voi tutte le sue speranze.

Col vostro contegno irreprensibile prima del combattimento, durante e dopo , io sono sicuro che non d eluderete le speranze della patria, ma le aprirete il varco verso la liberazione e la vittoda. («Italia! Italia! Italia!», gridano gli alpini, e in qutslo loro .~rido c'è l'a11Ìt11a che v110! 1entire nel 110111c della patria lontana e vicina la certezza che i sacrifici di ieri 110!1 10110 !lati e 110n Jaranno vani).

RAPPORTO AGLI UFFICIALI DELLA DIVISIONE « MON TEROSA » **

Il D11a ha illu1trato almni aspelij della sit"azione politico-militare.

Egli ha /4 //o che la giornata del I 6 l1tg!io doveva eJJere considera/a slorita percht era Jlala da/a la bandùra alla prù11a Jiuisiont del naouo Eur.ilo ilalùmo,

Ogg i - ha dello A11moli11i - con questa ba ndiera voi avete una fo rmazione militare concreta e delle amti. Tenete bene in mente che un popolo che non sfa degno di portare le proprie armi d eve finire col portare quelle degli altri. Quando porta le sùe è libero, quando porta quelle degli altri è schiavo.

• « H a inizio quindi la consegna delle ba nd iere. I tre c,omandanti di reggime nto salgono sulla tribuna e ricevono dallt: mani Jel capo il vessillo. I visi tradiswno la commoz ione. Più di un ciglio è inumidito, p iù di un fo.bbro trema mentre i cuori b..11tono e vivono questa data di ver.t rinascita. Dopo la cerimonia di conS('gna delle bandiere, M ussolin i proced e alla promozione di vui ufficiali al grado superiore e di sottufficiali a ufficiali. Alle 19 cira la ri\·ista ha termine. Le vettu re dei D uce e del seguito si muovono lentamente tra la foll:t che tende le b raccia e chi.1m.1 a gran voce il nome del capo. Anche negli occhi del Duce si leege, assieme all:i. soddisfazione, un'intima commozione. Mussol ini ha ritrovato i suoi uomini, i suoi soldati, ha r itrova to l'Italia che per anni è stata l'oggetto Jelle sue fatiche, l'ha ritrova ta in questo paese amico, l'ha ritrovatJ. nel volto dei primi solJati, del le p rime divisioni, delle prime uniti. Gl i a lpini si gettano letteralmente s ulla macchin:1, le impediscono q uasi Ji proseguire, non vog liono che il capo ripar ta, che si al1ontani, vogliono sentire ancora la s ua voce». (Dal Corriere della Sua, N. 177, 2} luglio 1944, 6S,O).

•• Il 16 lugl io 1944, alle 19.30, nel sa lone della mensa del campo d i adde· stram ento Ji Munzinger, Mussolini tiene rapporto ag li utficiali della di\·isione .Mm1lt'ro111. « Accompagnato dal maresciallo G raziani, Musso lini entra nel salone, fatto segno ad un'affettuosa manifes tazione, che si prolunga per varie decine di minuti. Dal di fuo ri intanto g li alpini, radunati si intorno o.lJ'edifìcio, cantano a gran voce le vecchie e nuove canzoni della g uerra. Ha inizio il ppporto con la re!.tzi one del maresciallo Graziani, il quale illustra le varie fasi dell'attiviti addestrativa della g rande uniti!. Le parole del maresciallo, piene di dedizione e di fede fascista, suscitano neg li ufficiali preSt:nti ondate di entusiasmo, soprattutto quand o egli, r ivolgendosi al capo, afferma che l'Europa di oggi e di domani non ha altra scelta cirrn il suo destino: sarii bolscevica o sarà fascista. A una sola voce i presenti griJano: "Fascista!"». JoJi Mussolini prnnuncia le parole q ui r iportate in riassunto. (Dal Conù:re della Sm,, N. 177, 25 luglio 1944, 690).

E gli ha CQn/ùmalo affermando che bisognava urcire dalle form11!t di 11n patrio/lÙn,q gmerùo e per ciò situo f o11da,J1entalnm1te equivoco, che tra le t roppe ltalie, che vanno da quella di T oglia/li COIIJllnùla a quella magari lemporalùtira di Della Torre, bfrogna .mglùre, che nemmo può ifHggire all'alternativa fascù1110 o bolscevÙ!IJo. (A gran voce gli 11Jliciali banno gridato:.« Fa1cis1110! >)),

Il Duce ha quindi accennalo al caralfere di g1W!rra di religione, cioè t!i idee, ammto dalla g11erra alluale, ed ha incilttlo gli 11jficiali ad etsere tu/l'uno t ol/'animo dei soldati per obbedire al co111,mdame11to e al/a volontà del/a patria.*

Al BERSAGLIER I DELLA DIVISIONE « ITALIA » • •

Uffil'.:iali I Sottufficiali I Graduati e soldati d ella divisio ne « ltalia » I

Voi avete un grande onore. La vostra divisione si chiama con il nome im mortale della patria,

Da o ltre un secolo voi siete non solo per il popolo' italiano, ma anche per tutti gli altri popoli, il simbolo dell'Esercito italiano. Quando sfilavate al passo di corsa, cadenzato d agli squilli gioiosi delle vostre fanfare, il popolo itaUano si riconosceva 'in voi e vi considerava i rappresent anti eletti della nostra r azza.

• Alle 2 t, Mussolini consuma il rancio con gli ufficiali della divisione. G li al pini contin uano a chiamarl o a gran voce fino a che egli si affaccia sulb so&lia della gr.1nJ e porta a vetri e aw:nna a scenJcre fra i soldati. Essi gli si stringono intorno, s ii offrono i loro berretti, s ui qu.1l i egl i appone la sua firma. Lt manifcsta2io~ dur.1 per oltre un' ora, ed anche quanJo Mus~olini accenna a r ipartire le invocuioni lo accompagna no e il suo nome, ripetuto da cen to e cento bocche, passa come una folata d i vento c:.ddo tra i umi annosi dei pini che fianche,ggiano la stu da su lla quale le vett11re lent,1mente sì muovono ». (Dal Corri ere d ella Sera, N. 177, 25 l u,glio 1944, 690).

0 Il 17 lug lio 1944, aHe 10.30, proven iente da Munzinger, Mussolini giunse col seguito a Paderborn, campo di addeslramento della divisione balia, per ispezionarla. (« Il maresciallo Gnziani p recede l'arrivo del Duce, 11 comandante della divisione, colonnd!o MainarJi, g li presenta la fona e lo accompagna in una prima ras~egna ))). Dopo aver passato in rivista « i reparti deg li .istruttori germanici, Mussolini inizia la rivista ai n ostri reggimenti. Il reparto esplorante J ei bersa,glieri si presenta i n m:iniera impeccabile Gli uomini stanno rigidi sul· I... attenti! " e rispondano con orgoglio allo sguardo del capo. Al termine della rassegna, M ussolini si porta alla tribuna e, rivolgendosi agli uomini delrintera divisione, porge il proprio sa lu to: " Salve camerati .della divilione 'Italia' I " , " Sa lve D uce !··, rispondono ess i ». Indi Mussolini Fronuncia il discorso q ui r iportato. (Dal Corriere della Sera, N. 177, 25 lug lio 1944, 69°) .

O ggi vi siete presentati in un modo che merita il più alto elogio. Siete venuti ad addestrarvi in un paese amico ed alleato, che ha tradizio rù miUtari gloriose e secolari.

Voi tutti siete sta ti in linea sin cW.l'infausto 8 settembre, quando interi repar~i si schierarono a fianco dell'alleato germanico.

Voi tutti sentite che in questo momento supremamente necessario riprendere le armi per cancellare la pagina dell' 8 settembre nell'unico modo possibile : con il combattimento.

Vi bo consegnato le bandiere, le bandiere della R epubblica Sociale Italiana, e vi d omando: siete voi pronti a difend erle anche col sang ue?

(Dalla 1J1t1JSa drgli ar111ali si ele11a un mlusiastico «SII))),

Sono sicuro che voi porterete la vostra divisione, che reca il nome d 'Italia, verso la riscossa. *

Rapporto Agli U Fficiali

D ELLA DIVISION E «ITALIA»**

li Duce riuolge la sua parola agli 11/fciali e ricorda loro che bastò un semplice comunicato alle ore 2.0 dell'S settembre per p olverizzare un'intera o rganizzazione militare; ma non basta un ordine del giorno per ricostituirla, Come non si improvvisa un esercito, cosi non si improvvisano dei soldati. Occone una preparazione tecnica, che non sarà mai sufficiente; ed accanto alla preparazione tecnica una forza di vo lo ntà ed uno stato morale senza dserve cd equivoci.

Io dichiaro nella maniera più forma le che chiunque abbia deUe riserve più o meno vicine o lontane, quegli è da me considerato fin da q uesto momento u n autentico ttaditore. Una decina di par tiù, p iù o meno resuscitati, inte nde rapp resentare l'Italia nel territo rio dove g li angloamericani co mandano. Ma per me e per vo i oggi non vi è che un'I talia: quella fascis ta della Repubblica Sociale,

-+ « Al termine dd d iscorso, i colonnelli comandant i i reggimenti ricevono dalle mani del capo le bandiere di comba1timento, Dopo la simbolica con5egna del vessillo, che sarà l'inseg na di lotta e di riscatto, Mu5solini passa alla promo:i.ione di sottufficiali e ufficiali che si sono particolarmente distinti nel laborioso p eriodo dell' addestramene, Anche qui, come presro la divisione Montetosa, gli uomini si stringono into rno a lui e gli g ridano la loro fede». (Dal Corrin6 d6llt1 Serd, N. 177, 2S luglio 1944, 690).

•• Il 17 l uglio 1944, verso le 12, nel la $ala della mensa del campo d i addeslu mento di Paderbom, Mussolini t iene r.ipporto agli ufficiali della d ivisione Italia. In tale occasione, pronuncia le parole q ui Iiportate in riassunto. (Dal Corrier6 della Sera, N . 177, 25 luglio 1944, 690).

Secondo Discorso

ALLE TRUPPE DELLA DIVISIONE « SAN MARCO » *

Ufficiali I Sottufficiali ! Graduati della divisione « San Marco » I Sono trascorsi tre me si ·dal g iorno i n cui lo ebbi la grande g ioia di inco ntrarvi e di trascorrer e co n voi una per me indimenticabile g io rnat a. D a quel giorno altri avvenimenti si so no svolti nella nostra patria. Roma, che durante trenta secoli d ella sua storia non vide mai africani se non incate nati dietro al carro dei consoli vincitori, oggi ha le sue mura profanate d a queste razze jncivili e bastarde. Tutto c iò , se da una par te ci rattris ta, d all 'a ltra ci serve di sprone, per la n ecessaria riscossa.

Vi siete presentati in un mo do che io non esito a definire superbo. Si vede nel v o stro comportame~to no n soltanto l'espressione del vostro spirito e della vostra volontà, ma anche il risultato di q uesti mesi di addes tramento sotto la gui da degli ist ruttori germanici. Ad essi va il mio ringraziamento, e d in p rimo luogo voglio qui rico rda re il ge ner ale Alberti, che si è dedica to a voi con particolare interesse e premura.

Voi d ovete essere, sentirvi come un blocco infrangibile di cu o ri e volo ntà. Fra qualche tempo voi a vrete la gioia di rivedere il suo lo della patr ia.

• Jl 18 luglio 1944, alle 10.1:i, pro vt>n ienle da Paderborn, 1'.fossolini g iuns e col seg uito a Grafc nwochr, campo di adJ estram ento della divi sione San Afarco, per ispezionarla nuov.1.mente. « Egli scende dalla macchina, si incontra cord ialmente co n G raziani e quinJi si porta verso i l centro dello schieramento, dove il comandante della. divisione, generale Princivalle, g li corre incontro e sii presen ta la foru La divisione è mag nifiramente schierata Tutto attorno regna un sìleni.io che ha del mag ico e che pare acco mpagna re religiosamente il lento passo del Duce, che, ad uno ad una, passa in 1ivista q ues ti saldati sui cui volti si legge una gioia indescr ivibile. La rivista dura oltre un'o ra, e Mussolini non si ~ta nca <li guardu e "questi suoi figli" che tornano a ridare vita e forza a! grigioverde della patria. Terminata la rivista alla divisione, il D uce p assa in rassegna i l gruppo degli is truttori, uffi ci ali e sottufficiali germanici, che hanno adJestrnto gli uomini secondo l e regole clie la guerra moderna rk hiede. Portatosi quindi sulla tribuna, dove d:ig li alti penn oni sventola al sole del la tena germ1nic;1; i l tricolore della Repubblica Sociale itali ana, egli fa cenno di parlare ». 11 s uo discorso è q ui sipor• tato. (Dal Corriere d ella Sera, N. 177, 2~ l uglio 1941, G:JO).

Vi ho consegnato le bandiere e cosl la vostra divisione è completa. Sono le bandiere d ella Repubblica Sociale Italiana, attorno alla quale oggi g ià, ma più ancora domani, si raccoglierà in masse compat te l'intero popolo lavoratore italiano. Queste bandiere sono il simbolo della nostra fede, del nostro ardimento

Io sono sicuro che quando i nemici multicolori della nostra patria sentiranno il vostro grido « San Marco >1, essi si accorgeranno di aYer dinanzi a sé intrepidi cuori, decisi a tutto pur dì conquistare la vittoria ! (Le me parole, il ricordo della ma 1t!tin1a visita alla «San Marco», Jtmita110 in /111/i le più affel/uose 11J(mifeslazioni). *

RAPPORTO AGLI UI'FICIALI DELLA DIVISIONE « SAN MARCO » **

Il D11re p arla agli uJ!iciali della « San Marcq » e ripete loro il mo elogia p er il n1qdo in ad la divisiOne si è prumtata. Ringrazia gli iJtrullori ger111anici, molti dei (jfla/i seg11ira11110 la dìvùfone

È bene - egli dice - che questo accada, perché essi potranno testimoniare una verità che non mi sono mai stancato di proclamare, che cioè. quando il soldato italiano è bene armato, ben comandato ed intelligentemente impiegato, è pari a l soldato di qualsiasi altra nazione.

N o n è più il tempo - egli ha aggùmto - di star dietro le finestre per ved ere da quale parte tirerà il vento. No n vi è che una strada : quella del combattimento e dell'onore, A tale scopo voi dovete sentirvi soldati tra i soldati e dare sempre l'esempio, poiché le parole sono certamente efficaci, ma l'esempio le supera di gran lunga. Sen. tite l'o rgoglio di tornare a combattere a fianco dell'alleato germanico, che ci ba consentito di ricostruire quelle Fo rze Armate senza le quali non può esistere né Stato, né avvenire cli popolo. *

• « Anche qui Benito Mussolini consegna le bandiere di combattimen to a i singo li comandanti di reggimento, cd anche qui procede a lla promozione ..!egli ufficiali e sottufficia li al .grad o superiore. Poi egli scende dal palco e si porta nelle immed iate vicinanze dello schieramento, dove passa in rassegna i battaglioni in p ieno :i.ssetto di guerra Si rive dono i nostri g iovani, i nostri soldati, i soldati della nuova Iulia, muniti di armi, di mezzi, e di t utto qu-:llo che sino a pochi mesi fa sembrava un sogno. Mezzogiorno è trascorso. Il Duce sta per lasciare i reparti. Mentre si avvia verso il punto stabilito per il rapporto agli ufficiali, i marinai della San Marrq gli si stringono attorno, lo acclamano, lo invocano, gli gridano la loro fede, la loro devozione. B un momento veramente magnifico». (Dal Corrim! della Sera, N, 177, 25 luglio 1944, 69").

0 li 18 luglio 194 4, verso le 12.30, nella sala della mensa del campo d i adde5tramento d i Grafenwoehr, Mussolini t iene rapporlo agli ufficiali della divisione San J.Jarro. Jn tale occasione, dopo la relazione del maresciallo Graziani, prnnuncia le parole qui riportate in riassunto. (Dal Corriere della Sera, N. 177, 25 luglio 1944, 69°).

AI FANTI E AGLI ALPINI D ELLA DIVISIONE « LITTORIO » ** ;

Ufficiali I Sottuffic iali I Graduati e soldati dellit divisione« Litto rio>>I

Con la v isita alla vostra di visione si chiude il ciclo delle mie ispezioni alle divisioni italiane che, nell' alleata e ospitale terra tedesca, si stanno preparando per la ri scossa

Tutte le divisioni si sono presentate a me in modo assolutamente impeccabile. Ma la vostra, con la complessa esercitazione a fuoco alla quale ho assistito, mi ha dato l"impressione che la vostra preparazione è molto avanzata e che vi d edicate ad essa con la diligenza necessaria e il non meno necessario entusiasmo.

Io voglio d inanzi a voi r ingrazia re il generale v a n Hott, che sovraintende all'addestramento delle divisioni italiane in Germania, e il ge nerale van Tschildi, che al vostro addestramento si è d edicato con particoJare assiduità c d energia. E con lui voglio ringraziare i suoi collaboratod, dal primo all'ultimo.

• « Consumato il rancio assieme a quello degli ufficiali della divisione, Mus· solini si accinge a lasciare il Lager I marinai si sono raccolti i ntorno alla vill1 dove egli sosta , hanno gremito i lunghi \·erdegg ianti viali che conducono all'uscit1 principale e non si stancano di accl:1:marlo Quando egli esce e sta per salire sulla m:1:cchina, l'entus iasmo dei marinai assume proporzioni indescrivibili. M ussolir:i, d all'alto della macchina, scrride. B il sorriso che ricorda tante altre giornate di passione popolare che oggi ritorna ad apparire sul suo viso La macchina si muove lentamente ed egli, col braccio alzato nel saluto rom:1:no, guarda ancora una volta a quei figli predi letti che a giorni la patria vedrà stilare per le sue contrade» (Dal Corriere d elia Sera, N. 177, 25 lug lio 1944, 69")

** Il pomeriggio del 18 luglio 1944, proveniente da Grafenwochr, ~fossolin i giunge col seguito a Heidelberg, campo di addestramento della divisione lJIJorio, p er ispezionarla. Assistito ad una manovra della divisione, passa in rassegna i reparti, accomp:ignato d:i.l maresciallo Graziani e dal comandante dell' uniti, gene· ntle Agosti. « I suoi occhi incontrano quelli deg li uomini e la sua volontà si trasmeCle nell'animo dei soldati e l.i fa fremere Il Duce è in loro, essi lo sentono, comprendono che il loro cuore batte con quello del capo. Avvenuta la consegna delle bandiere ai comandan ti dei reggimenti », Mussolini, « r ivolgendosi agli u omini dell'intera divisione, porge il proprio sal uto:" Salve o .ame,ati della di vi1ione 'Li11orio 1 " ». Indi pronuncia il d iscorso qui riportato. (D:i.l Corriere della Sera, N . 177, 25 l uglio 1944, 69°).

La vostra divi sione si chiama « Littorio» e tale nome conserverà. È un nome che ha g ià una tradizione, co nsacrata brillantemente durante la guerra di Spagna e nel N ord Africa.

:È. un nome che ci è particolarmente caro È col simbolo del Lit· to rio che i legionari dell'antica Roma marciavano e vince vano. l?. il simbolo d ella Repubblica Sociale Italiana.

Più che una promessa deve levarsi dai vostri cuori un giuramento solenne. Voi d ifenderete sino all'ultima stilla del vostro sang ue le bandiere che sto per consegnarvi. E non dovrà mai accadere che i camerati tedeschi abbiano un g iorno anche vagamente a pentirsi di . avervi consegnato 1e loco armi moderne per la riscossa della nostra patria.

Tutte le nostre forze spirituali e materiali debbono essere tese a questo scopo: risorgere e combattere, perché il tradimento e la capitolazione o bbcobriosa dcll'8 settembre si ca ncellino in un modo solo : col sang ue.

Eterna e sempre attuale è la parola d'ordine che assegno alla vostra divisione : « Tutti per uno ed uno per tutti».

Cosl prepareremo il nuovo e mig lio re destino della patria.

RAPPORTO AGLI UFFICIALI DELLA DIVISIONE « LITTORIO » •

Voglio ancora ripetervi, o camerati ufficiali, il mio compiacimento per la manovra alla quale ho assistito. Ho seguito con attenzione la manovra delle truppe nell'insieme e nei dettagli, a propcisito dei quali non è inopportuno ricordare una frase di Napoleone1 che di guerre, bisogna riconoscerlo, se ne intendeva: « Non ci sono dettag li; tutlo nella vita militare è impo rtante». A nche il movimento di un soldato, che può apparire sup erfluo, è quello che fo rse gli salverà la vita.

È necessario che voi approfittiate al massimo di questa scuola, poiché avete, si può affermarlo chiaramente, dei maestri fuori classe.

Bisogna quindi superare talune suscettibilità che apparirebbero t.re~ mendamente ridicole e convincersi che i l popolo tedesco è popolo eminentemente militare, che prende le cose s ul serio e soprattutto la cosa pi U seria di tutte, che è la guerra.

" Jl 18 lug lio 1944, verso le 19, nella sala della mensa del campo di addestramento di Heidelberg, Mussolini tiene rapporto agli uffici3Ji della divisione LJ110,io, In tale occasione, dopo la relazione del marescia llo Graziani, pron uncia il discorso qui riportato. (Da l Corrùr, della Sera, N. 177, 25 fog lio 1944, 69").

Per ciò c_he rig uarda la politica, le idee devono essere estremamente precise. Soprattutto in periodo di transizione e di crisi, le parole d'ordine d evono avere il timbro e la durezza dei metalli. L'8 settem. bre, noi abbiamo vissuto un episodio della stori:i che ci fa freme re di Sdegno, ci fa piegare la t esta. Bisogna real izzare in tutta la sua portata la g ravità dell'episodio per comprendere quale Sia il dovere imprescindibile del momcntò attuale .

È accaduta una cosa inaudita: che cioè di punto in bianco· si abbandona l'a\Ieato di ieri, di cui ancora nel bollettino si esaltava la comunità delle armi, per paSsare a l nem ico. La~1farina, quella Marina che il fascismo aveva costruita tutta, dalle grandi corazzate ai piccoli rimo rchiatori, non ha sentito la su prema vergogna di consegnarsi, guidata da un mezzo ebreo come il Da Zara, alla flo tta nemica nel porto di Malta.

Di fronte a questo spettacolo di rovine, il compito cli ricostruzione non è sempl ice. Le difficoltà hanno qualche volta caratteri eccezionali. Tuttavia, giorno per g io rno, queste difficoltà sono affrontate, e in terra germanica risorgono le prime d ivisioni dell'Esercito italiano, e ai reggimenti che le compongono vengon o consegnate le bandiere della Repubblica Sociale ltaliana.

Repubblica non solo perché pe r tradizione l'ltalia, compreso il Piemon te, è più repubblicana che mo na rchica , ma anche perché improvvisamente ci siamo trovati dinanz i ad una monarchia che si è disonorata con la capitolazione, davanti ::id un re che, nel t entat ivo inutile e crim ina le di salvare la pro pria personale corona, è p:i.ssato puramente e sempl icemente al nemico. Qu::indo questo accade, sistemi ed uomini sono ddìnitiv.-i mcnte liquidati.

Perché Repubblica Sociale? Per una ragio ne evidente: abbiamo un campionario di repubbliche dinanzi a noi, nel mo ndo mo de rno .

Io spero che nessuno d i voi vog lia ist ituire in Italia un a repubbl ica p lutocratica tipo Rooseve:!t, o realizzarne una comunista tipo Stali n.

Penso che meno ancora voi vogliate una r epubblica arciparlamentare, fradicia di giudaismo e di massoneria, come guella francese; e nemmeno una repubblica cantonizzata c ome quella svizzera; e non p arliamo i noltre delle repubbliche d'oltre Ocea no, dove i termini di comando e di obbedienza paiono precari ad ogni volger di stagione. È ch iaro quindi che la Repubblica Sociale Italiana è fascista, non può essere che fascis ta e le sue istit uzioni non possono essere che ispir ate alla dot uina del fascismo ed ai suoi insegnamenti.

Coloro che vog liono vivere nell'equivoco e credono di mimetizzars i fanno un ca lcolo inutile e vile. Molt i dei traditori di ie ri furono puniti ed altri lo saranno.

D :ill'S settembre in poi le sofferenze alle quali il p opolo italiano è stato sottoposto possono dirsi inaudite. 1v[a le hanno meritate coloro i qu:-tli il z1 luglj o s i abbandonarono all'o rg ia di distruzione dei nostri simboli, c redend o di distruggere ciò che n o n può essere distrutio: le opere e lo spirito . Meritate le hanno coloro che, dopo 1'8 settembre, per un fenomeno di quasi incredibile incoscie nza, hanno suonaio le campane a stormo, improvvisato cortei, accesi i fuochi di gioia sulle m o ntagne, mentre quella era e doveva essere una giornata di profondissimo lutto nazionale.

Cosi doveva essere accolto un falso armistizio con clausole tanto schiaccianti e draconiane che ancor oggi, dopo dieci mesj, non si ha il coraggio di renderle di pubblica rag ione

Ora b isogna raccogliere violentemente tutte le forze rimaste intatte nel nostro spirito e bisogna d ire: in queste condizioni non è riù impo rtante vivere. In queste condizioni importa una cosa sola : comb:i ttere. Chi non combatte oggi, s i illude di vivere. Chi non com~ h.ltte ogg i, è un uomo già moralmente morto o che merita d i esserlo.

Camerati I

Il ricordo di questo mio incontro io penso che rimarrà a lungo rn.:i nostri cuori. Ci rivedremo in Italia, quando avrete finalmente la gioia di far fuoco sui nemici che bivaccano all'ombra dei nostri monumenti secolari cd universali.

Cosl riprenderemo la battaglia per torna re ad essere un popolo. Perché l'lt:ilia s i trova di fronte sempre a questo tremendo dilemma: o è g rande o non è.

Le armi, o camerati, vi son o state date perché i nostri ideali diventino realtà. (Le parole del D11u bmmo mlmiatma/o e co111morso. Gli ufficiali si slringouo i11Jomo a lui e t,fi gridano la loro ,-iconoscenza, la loro dedizione, la loro /ed~ i11candesce11te ml!a rimmita della patria).

«SVEGLIA!»

Veramente, ecco un giornale, quello d estinato ai soldati d elb. Repubblica Sociale Italiana, che ha nel titolo il programma. Semplice e chia ro. Si t ratta, insomma, d i svegliarsi da quella specie di t orpore abulico nel quale g li avvenimenti dell'estate 1943 hanno gettato forti ni'asse del popolo italiano.

I primi a suonare la sveglia sono sta ti i combattenti delle m olte ·guerre sostenute sin qui; i combattenti d i ieri e di oggi, che non vog liono più olt re tollerare i fenomeni deterio ri dell'attendismo, d ell'im- b oscamento, della resa <( mon~le » preparatoria, come nel settembre infausto, d ella resa « militare )~. ·

Sono i combattenti, specialmente quelli tornatj dalla Germania alleata, dove furono addes trati con mo lta diligenza e molto profitto, i .quali vogli ono essere i preparatori e gli artefici della riscossa.

Sveg lia, dunque ! Sveglia data collo squillo delle trombe I Sveglia per tutti, non esclusi i cosiddetti «civili)), uomini e donne. Sveglia, perché l'Italia fascista repubblicana faccia blocco di tutte le S!JC cner· g ie e, insieme col fedele alleato, le diriga ve.rso l'unico scopo: attraverso la vittoria, liberare la patria I ·

MUSSOUNl

D a Sveg lid ! di :Milano {«giornale per i sold:iti e per le loro famiglie »), N. 1, l agosto 1944, I.

PER LA PRESENTAZIONE DELLE CREDENZIALI DA PARTE DEL MINISTRO DI UNGHERIA*

Signor ministro I

Vi sono riconoscente per le amichevoli, calorose espressioni con cui avete voluto presentarmi le lettere credenziali con le quali Sua Altezza Serenissima Nico1a H orthy de Nagybànya, reggente del Regno

• A G3.rgn.100, ;11la villo. delle O rsoline, il 26 agosto 1944, alle 11, Mussol ini riceve, alla presen?l del n,inistro della Cultur:1 popolare, Ferdin.1ndo M ezzi. soma, del sottosegretario di Stato alla Presid enza del Co ns iglio Francesco M aria Barraru, e del c:i.po di Stato Maggiore della Gua rdia Nazionale Repubblicana, gener:ile Nicolò Nicchiare-lii, il gener:i le di Corpo d'Armata Ladislao Szabo, nuovo invia to straordinario e ministro p lenipotenziario di Ung heria, che g li p resent3 le cred1mziali. In tale occasione, il minhtro pronuncia le seguenti parole: «Duce ! Ho l'onore d i presentare a Vostra Eccellenza le lettere credenziali con le quali Sua Altezza Serenissima Nico la Hort/1y de Nai;rbinya, reggente del Regno d ' Un· gheri:i., m i accred ita in qua.liti di inviato straordinario e ministro plenipotenziario del Resno di UÒgheria presso Vostra Eccellenza e presso il Governo della Re• pubb lica Socia le Italiana. Nello stesso tempo ho l'onore di portarvi il messaggio di saluto. cordiale che Sua Altezza Serenissima il reggente, per mio tramite, vi indirizu insieme ai migliori suoi voti per voi, Du ce, e per la prosperità dell' Italia e del suo popolo, Mentre vi assicuro d ella gioia con fa quale inizio la missione affidatami, confermo a Vostra Eccelle nza di volere dedicare tutta la mia attivit:t e qudb d ei miei collaboratori al fine di approfondire le relazioni tradiziona lmente affettuose iniziatesi felicemente dopo l'altra guerra ed alimentate da o ltre un ventennio di reciproca, intima, continua coll3borazione. lo sono il più autent ico testimonio <li questa costante coll aborazione, durante la quale voi, Duce, d avete portato ai'uti eccezionali in ogn i occasione, con ogni mezzo, materiale e mora le, d'Ungheria, vi accredita in qualità di inviato straordinario e ministro plenipotenziario presso il Governo d ella Repubblica Sociale Italiana. voi cosl compiutamente impersonate, è vieppiù preziosa oggi che un'aspra lotta insanguina il m o ndo, il cui esito sarà per aprire una lunga èra di giustizia e di pace, oppure per provocare un torbido succede rsi d i anni oscu ri, di patimenti e di irrequietezza, a seconda che prevarrà l'As se con i suoi valorosi alleati o la ibrida coalizione dei suoi nemici.

E sono anche molto grato per il messaggio di saluto e di augurio, pe r me e p er il mio paese, che Sua Altezza Serenissima il reggente ha voluto farmi pervenire per vostro tramite e che con viva cordialità desidero ricambiare per la sua persona e per la nazione magiara. Nelle vos tre parole voi avete voluto ricordare con tanto calore i miei costanti sentimenti durante il lungo e difficile periodo storico che ha avuto inizio al concludersi della prima guerra mondiale. Questi sentimenti io oggi desidero confermarvi, aggiungendo che essi sono altrcsl i sentimenti del popolo italiano, il quale, sempre, ha avuto per la nobile nazione magiara ammirazione, stima ed affetto, Questa atmosfera di reciproca cordialità e di salda amic izia, che in1pegnando"i Unte \'Olte personalmente, gu idato da un affetto che ma i si è smentito verso il mio p:iese, Tutto questo non p uò essere dimentic:ito e non sarà mai dimenticato da l popolo magiaro. Vi. affermo che anche quei pochi i qu3Jj non sono ill wninati dal raggio che promana dalla visione della futura nuova Europa sono tuttavia concordi nello stima re e nel riconoscere la vostra opera, Un anno fa in ogni cuore ungherese, an che nei più umili, scese un'ombra di profonda tri, 5tc2u per la vostra sorte, on~hra alla quale ha fatto seguito un irrefrenabile ('ntu· siasmo alla notizia della vostra riapparizione e della ripresa del vostro posto di comando. E oggidì il continuo interessamento di tutti noi per la vostra salute personale è la prova del sentimento d 'immulabile gratitudine del popolo ungherese, il quale vi considera, oggi più che mai, una apparizione miracolosa e cosmica, che è destinala ad illuminare per secoli la strada dei popoli rinati. Le trag iche vicende degli ultimi anni, la situa2ione ancora apparentemente critica non incidono minimamente sull' opera gigantesca da voi svolta, non so ltanto in Ital ia, m;1 anche su quella suggeri ta dal vostro esempio in tutta l'Europa ridestata da voi. lo voglio qui rendermi interprete della nostra g r.1titudine e della nostra ami· d2ia, specfalmente in questo momento della prova suprema, e ciò non con ~emp lici p.arole, ma con fatti positivi. Rompendo ogni eventuale ostacolo della b urocrazia, mi accingo a costituire dei ponti ideali, ma non meno solidi per questo, fra i due paesi, che hanno, non a caso, simil i i tre colori delle loro bandiere. Questo nel campo economico, militare e cultura le, Dove i legami per qualsiasi moth•o si siano indeboliti, rafforzarli; dove mancano, crearne di nuovi e vitali. Questi sono i lavori urgenti. Sono conscio delle difficoltà create dalla situazione generale, ma è nelle difficoltà che si vedooo la forza e la volontà. Tutto quello che si può fare sarà fotto; e ancora di più. Sono convinto che ogni onesto, sincero, leale, fattivo lavoro servirà oon soltanto a portare un contributo immediato alla causa comune dell'Asse durante q uesta guerra di redenzione, ma porter:i. anche il frutto di un clima di autentica fratellanza, che <leve rcgnue nell'anima della nuova Europa pacificata dalla giustizia, :8 con questo spirito che io mi accingo a iniziare il mio lavoro e prego Vostra Eccellenza di volermi accordare dapprima la Jiducia e, quando me ne a\'rà ritenuto degno, q uel bC"ne~·olo appoggio che m i sarà. ne<essario per portare a compimento il mio diffici le lavoro» . A! ministro, Mussolini risponde con le parole qui r iportate. (Dal Corri,re della Sua, N. 205, 27 agosto 1944, 69°).

Il popo lo italiano, di rece nte co lpito da dolorosi avvenimenti, sa app rezzare, oggi più che m ai, la solidarietà e l'affetto d ei po poli amici, fra i quali, in prima linea, sta quello magiaro, J.a cui bandiera non solo ha g li stessi colori, co me voì avete ricor dato/ della bandiera italiana, ma è altrcs l simbolo di quei m edesimi idealì di giustizia e d i onore che la Repubblica Sociale Italiana si pone come meta nel s u o cammino. D eside ro poi ri ngraziarvi, sig nor m inistro, per i propositi da voi espressi d i volere maggiorme nte stringe re i vinco li che già legano i nostri paesi. In q uesta azione che vi accingete a inizi:i.re, troverete in me personalmente e nel G overno tutto un sincero e fervido spirito d i collaborazione, giacché sono convinto che gli interessi d ell' Italia e dell'Ungheria so no parallel i e n o n esistono cause che p ossano porli in contrasto.

Il destino dei nostri due paesi è ch iaramente espresso nella finalità dell'Asse ; cosl che può nettamente affermarsi che l'interesse dell'Italia e quello dell'Ungheria coincido no co n i l vero i nteresse europeo. È m irando a questa meta, ed in stretta collaborazione con l'amica cd a lleata Germania, che io e il mi o G o verno intend iamo dare a voi, sig nor ministro, t u tta la n os tra collaborazione nell 'opera che vi ac~ c ingete a compiere con sl ferma volontà e con sl v ivo ent usjasmo

Direttive Al Podesta

E AI V ICEPO OESTA DI MILAN O*

l i D Ha : lra~da le lince progranm1aliche dell'allivilà da scg11ire e ha anche onn11nz.ialo la prossil!la cosliluz.iom della conm/Ja co,mmale

La formazione - egli ha dello - de lla nuova amministrazione p odestarile di 1'-'1ilano co n clement i dat i dalle categorie lavorative non deve essere considerata come un atto isolato e limitato, ma l'inizio di un movimento che avrà successivi e ,ge11.erali sviluppi. :È mia intenzione - ha continuato j/ D1,ce -com inciare con l'affidare ai rappresentanti delle categotìe operaie, ai rappresentanti del mondo del lavoro, due settori importantissimi: l'amministrativo e l'annonario. Il fatto che dei due vicepodestà il !\farzetti non sia tesserato del Partito è in relazione col mio telegramma del 10 marzo ultimo scorso ai capi delle provincie. Sono sicuro che n el settore amministrativo e in quello alimentare, l'uno e l'altro di interesse fondamentale specie in questo momento, i r appresentanti venuti dalle categorie operaie si mostreranno all'altezza del loro compito per il bene della collettività che · essi amministreranno.

• A Gargnano, alla villa del!c Orsol ine, il 16 settembre 1944, :Mussolini t icC\'C', « presentat i dal capo dell a pro\'inci.:i (Mario DassiJ, il nuovo podestà del conn me di .Milano, Giuseppe Spinell i, già segretario dell'Unione provinciale dei lavora tori de ll"inJ us tri:1. Ji M il3.n o, e i d ue v ice-podestà, Angelo G:imba e M ar io Ma rzetti » . Ai componenti la nuova podesteria, Mussolini rivolse le parole qui r iporta te in rfr1 ss unto. (D:il ConÙ' rc " """ SeM, N 223, 17 settembre 1944, 690).

10' RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI REPUBBLICANO*

Il Comi!,lio ha prua in i1a111t td ha approvato o ratificalo numerosi provvtdimmli. li Duce ha fallo un'an1pia relazione 1111/a si/lfazione polilica-!llililan dell'Italia fascùta repHbblùa11a.

NEL QUARTO ANNUALE DEL TRIPARTITO**

Q uando il 2.7 settembre 1940 fu c"oncluso H Patto tripartito tra ]'Itali!!., la Germania e il Giappone si compiva un atto d'importanza storica in vista di quello che g ià appariva il fatale sviluppo della guena allora in essere per la decisa vo lontà ~glosassone: la conflagrazione mondiale.

Ma nel Patto era anche, secondo l' intendimento dei tre alleati, un ammonimento nella speranza che 1a guerra potesse non propagarsi al continente allora immune e che attraverso la limitazione del conflitto si addivenisse ad una nuova organizzazione mondiale sulla base del principio di giustizia internazionale enunciato nel preambolo del

• Tenutasi a Gargna.no, alla villa delle Orsoline, il 18 settembre 1944 ( ore 10-13 ?). ( Dal Crmùre ddla Se,a, N. 224, 19 seUC'mbre 1944, 69°).

0 Il 27 settembre 1944, alle 13, .in o ccasione del quarto anniversa rio della firma del Patto tripartito, le- stazioni della Radio repubblicana tr.ismettono il discorso di Mussolini qu i riportato. (Dal Corriere della Se, a, N. 232, 2H, 27, 28 settembre 1944, 69'3).

Patto stesso e cioè che tutte le nazioni devono avere il posto che a ciascuna sp"etta.

Il Patto a tre fu cosl una misura di difesa in vi sta cli quel complotto che era già nell'aria e che le nazioni cosiddette democratiche già t essevano per colpire mortalmente le tre grandi nazioni che rappresentavano i valori e la forza dello spirito, il duro lavoro, il diritto alla pacifica espansione. Ì\fa oltre che arma di difesa, il Tripartito era anche un pegno di responsabilità e di solidarietà neJla grande opera che doveva dare al mondo un ordine nuovo, dove il diritto alla vita dei p opoli giovani avrà giusto riconoscimento e le ingiustizie antiche saranno eliminate.

Non è dunque per p asseggere contingenze politiche, bensl in armonia con la fatale logica della storia che, prima della prova suprema, si co ncludeva l'alleanza dei tre popoli, i quaH nell'Occidente e net. l'Oriente erano, con il loro regime d i d isciplina e di sacrificio libera• mente accettato, g li enunciatoti di u na nuova epoca e di un nuovo modo di v ita.

Gli avvenimenti che si sono succeduti di poi hanno dimostrato che giustificata e ra la volontà di difesa delle nazioni dal pane più scarso nei confronti di quei paesi che vogliono mantenere a ogni costo il possesso e il monopolio delle r icchezze materiali del mondo.

Tali avvenimenti sono storia di ieri: una provocazione quo tidiana di tre paesi in una forma cosl diretta e preordinata che ha pochi p recedenti nella storia; provocazione e atti di ostilità il cui esito non poteva essere che una estensione della guerra al mondo intero Il complotto ch e d a q ualche tempo covava a danno delle nazioÒi del Tripartito è diventato gioco aperto senza scrupoli. Nessun ritegno h:mno oggi i nostri nemici, neppure nel campo della parola, nel quale essi so g liono essere cosl at tentamcnre gu arding hi, da proclamare che il fine della loro guerra è la completa e definitiva distruzione d ei tre popoli.

Possono levarsi e si levano fra i nostri comuni nemici le voci più chiare o più ambigue a questo Clguardo, ma la volontà è sempre u na : cancellare dalla storia avvenire ì nomi dell'Italia, della Ge rmania e del G iappone.

Questa è la realtà che giova g uardare virilmente in faccia in questo asperrimo momento della lotta. Bisogna no n illudersi e non lasciarsi ingannare. L'Italia messa in ginocchio, ma non ab battuta, sa, per amarissima esperienza, quale sia l'ani mo dei nostri nemici, quale realtà si celi sotto le loro lusinghe propagandistiche. Per salvarsi e per sal. vare il fu tu ro dei fi gli il cammino d ella sto ria e la via del d estino devono essere seguiti fino in fondo, nonostante gli ostacoli, i" sacrifid e i dolori.

Soltanto cosl un p opolo dà la prova della sua maturità e del suo diritto a crearsi il suo avvenire.

Io chiedo agli italiani di g uardare ali~ sublimi prove di patriottismo e di valore che danno il popolo germanico e il popolo nipponico e misurare cosl i loro spiriti scossi dal tradimento subito e la fo rza della fede.

Chiedo agli italiani di riflettere sulle condizioni di armistizio che, dopo l'Italia, furono imposte ad altr~ paesi;_ condizioni che ricordano la storica frase « Guai ai vinti>>,

La Repubblica Sociale Italiana, che rappresenta l'Italia che tenne fede alla parola data, considera l'ono re il più alto bene degli uomini ·e dei popoli, in quanto salvaguarda il presente e il futuro.

L a G ermania, il Giappone e l'Italia non possono essere v inti dal peso dell'oro, né dalla vastità dell'odio dei loro n emici, né dai loro mezzi materiali. L'Italia fascista repubblicana oggi riafferma fedelmente il vincolo del Patto con i suoi fedeli alleati, sicura nella giust izia della causa e fer ma nella volontà di res istere e di combattere fino alla vittoria.

11• RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI REPUBBLICANO *

Il Dnce wolge un'ampia relazione mlla situazione polilito-militare, mi ha fallo seg11ito un rapporto del maresçiallo Graziani. Il Comiglio dei miniJtri ha odo/lato opportune detùioni in merito. S 11 proposta del Duu è staia quindi accolta integralvunte la richiesta for11111/ata dal/'Auodazione nazionale mllfilat i e invalidi di g11erra di un a11n1ento del cinquanta per cento delle pen1ioni ai mperinvalidi di prima t seconda categoria.

Il Consiglio dei ministri ha poi approvato la proposta del t11inù tro delle Forze Armate per l'ùtit11zionc di uno 1peciale molo d'onore per gli 11.ffedali della Marina da guerra repubblicana, la ,01titll'{ione di m l Tribunale militare di g11erra p,:esso il co111ando del 1econdo ballag,fione nebbiogeno in Germania, la nomina del generale di Corpo d'Ar,11ata dell' E urdto nazionale rep11bblicano Alberto Trenli a prwiiente del Tribunale supremo militare

È .J/ato inoltrr approvalo uno Hhema di decreto presentato dal ministro dell'Economia corporativa, recante le nor/!Jt di a/111azione del dttrefo legislativo 12 febbraio 1914, XXII, ml/a sodaliz.zazione delle imprue. E 10110 sia/i ratijùali i decreti ministeriali rig11ardanti le Colllmiuioni centrali per la rùoluziode in secondo grado delle conlroversie i n materia di auimrazioni obbligalorie degli inforllmi ml lavoro in agricoltura ; la deltrnni,az ione dei contrib11ti dovuti dagli agricoltori e dai /a poratori ddl'agricolt11ra; l'aJJlorizznzione a!J'I.N.F.A.I.L. ad esercitare 1m'auicurazione speciale per i lavora/ori 1/e/l'indnstria particolarmenle soggelli ai peri coli delle inmrsioni aeree Il CoJJJiglio dei IJJini.Jtri ha appropa/o i11ft11e i Jegttenli schemi di du re/i presentati dal 111inùlro delle F inanze.

• Tenutasi a Gargn3no, all a villa delle Orsoline, jl 12 ottobre 1944 (Dal Corriere della Sua, N . 246, 14 òttobre 1944, 69°).

Schnna di decreto col q11ale pu la dHrala del{a gt1erra e fi,10 a ;ei ffltsi dopo la cessazione di essa è co,unso al personale ci~ile di molo e non di ruolo opporltmnlt alle a111111inislrozioni dello S ia/o, compreu gudle ,on ordinamento 011/01101110, uno 1peciale assegno o corolfere conlùmalivo, il m i imporlo giornaliero p er i 11ori gradi e categorie 11011 potrà in ntsmn caso essere mptriorc ad 1111 q111Jrto della vigente diario intera previsla p er le ordù1aric mansioni f uori ru idmza con m1 v1ù1ù110 di lire lrtJJ/a.

ScbelJla di du re/o con il quale vengono applicali 01mm1ti alle p ensio1Ji di g11erra lin1ifalamente ai grondi invalidi e ai v111Ji/oti e i1111a/idi delle prùJI( due mt,T,orie.

A LLE CAJ\!IC IE N ERE

DELLA DRIGAT A N ERA « ALDO RESEG A » *

Rivedo co n g ioia vo lti di camcr:tt i che mi fo rono fam iliari nei tempi della vigilia, quand o, come oggi, a,•cvamo di fronte un mondo che, attrave rso dure battaglie e cruenti sacrific i, fu sgominato Anche allora t utto e tutti, da i p iù r ossi ai più neri, erano contro di noi e la nosÌ:ra causa appariva condannata, Se trionfò, ciò significa che por· t ava in sé le ragia~ del suo so rge re e della sua affermazione. Rivedo dei camerati che, nonostante il passare degli anni e i molti tradimenti d ell'estate infausta, sono rimasti fedeli alla bandiera e tali in ogni evento inte ndono rimanere.

• A G,ugn~no, a lla vi lla dell e Orsoline, il 14 ottobre 1944, Mussolini riceve « lo S tato Maggi ore ed u n folto gruppo d i ufficiali della bris:i.ta ner.i. A ldo Rneg11, al comando d el rnmmiss;uio federale di 1 1ilano, V incenzo Cost:'.I. Sono p resenti il m inistro segretario del Parti to , i l ministro dell a Cultura popolare e il sottosegretario alla Presi<ltnza, 11 com ::m d:mt e J eUa brigata nera rivolge al D uce i l segue nte indirizzo: " D uce! V i p resento i miei collaboratori della brigata nera ;Udo Rueg,t. Noi v i abbiamo amato e vi amcrC'mO sempre. V i abbi:imo seguito nei giorni del la vigilia, :i fianco d i Cor riJoni , :i li' Arena d i M ilano Vi abbi:trno seguito n el 19 15 Vi abbiamo seguito il 23 mar:.:o 1919 V i abbiamo segui to il 26 l uglio e il 9 settembre, Vi sesuiremo sempre, tino alla morte!•·» I nJ i M ussolini p ronuncia il discorso qui r ip ortato. (Dal Corrh! rt del/a Ser,1, N. 247, 15 ottobre 1944, 69").

La vostra brigata nera si intitola al nome intemerato di Rcscga, un combattente valoroso, un cuore generoso, un cittadino esemplare, che co nsacrò nel sangue la sua fede. Si può dire di lui che veniva dal popolo e morl per il popolo, poiché i sicarì che al soldo del nemico lo spensero erano fuori della coniunità popola.re. Tutti voi, dal capo all'ultimo gregario, siete strettamente impegnati a un contegno i rreprensibile secondo la_ legge formale e jl costume fascista, perché niente possa offuscare il nome e la memoria di questo soldato della patria e del fascismo. Dai· rapporti che mi sono giunti traggo la conclusione che la vostra brigata si compone di solidi e coraggiosi camerati, nei quali il «combattimento)> è una seconda natura, e l'amo re per l'ltalia un dato fondamentale delle anime. La struttura militare data al Partito nel giugno scorso è in perfetta relazione coi compiti del Partito stesso nell'attuale periodo della storia nazionale, che è dominato dal fatto guerra, in relazione col nero, inquali6cabile, obbrobrioso tradimento dell' 8 settembre.

Quale pace è stata data al popolo con la resa a discrezione ? Quale pace, se il 1; ottobre fu dichiarata la guerra agli alleati di ieri e se oggi si pensa di dichiararla al Giappone e di aggiungere, quindi, alla guerra che si è svolta e si svolge in Italia un'altra, nelle lontane distese del Pacifico, dove i marinai italiani dovrebbero morire per le plutocrazie anglosassoni e per saldare il d ebito di riconoscenza verso l'America per i suoi recenti e troppo stamburati « aiuti» di natura puramente elettorale, vera goccia nell'arido deserto della miseria e della disperazione italiane ?

Nella riunione di Verona il Partito Fascista Repubblicano 6ssò i suoi postulati. Se le vicende della guerra hanno r itardato l'applicazione di alcuni di essi, ciò n on significa che siano cambiati. Essi rimangono.

Nei momenti di alta tensione morale e politica bisogna che le parole d'ordine siano poche ed estremamente chiare.

A chi ci domanda ancora « che cosa volete ? », rispondiamo con tre parole, nelle quali si riassume il n ostro programma, Eccole: ltalia, Repubblica, socializzazione.

Italia, per noi, nemici del . patriottismo generico, concordatario e in fondo alibista, quindi inclinante al compromesso e forse alla defezione, Italia s ignifica onore e onore significa fede alla parola data, indispensabile titolo cli reputazione cosi per gli individui come per i popoli i e la fede alla parola data signi6ca collaborazione con l'alleato, n el lavoro e nel combattimento.

Ognuno .ricordi, sull'esempio della sto ria, ch e i traditori, sia nella politica come nelle gue rre, sono utilizzati ma disprezzati.

Ora è proprio'in questo mo mento, nel qu:ale la Germania è impeg nata in una lotta suprema e ottanta milioni cli t edeschi stanno diventando ottanta milioni di soldati, tesi in uno sforzo di resistenza che ba del sov[umano, è proprio in questo momento, nel quale i nemici anticipano, nelle speranze e nelle illusioni, una vittoria che essi non ra ggiungeranno, perché la Germania non capitolerà mai, perché capitolare per la Germania sarebbe p oliticament e, moralmente, anche fisicamente « morire)>, è in questo momento' che noi ri affermiamo la nostra piena, totale solidarietà con la Germania nazionalsocialista, che è la Germania combattente con un coraggio e una virtù che potrebbe dirsi « romana)) e che strappa riconoscimenti di ammirazione anch e a quei n emici che no n siano completamente accecat i e abbrutiti dall'o dio.

Ciò sia ben chiaro per tutti. Questo è l'atteggiamento in flessibile dell'Italia repubblicana. La serie de i tradimenti nei quali i Savoia, da Carlo Alberto a Vittorio Emanuele III, si squalificaro no, è finita con la caduta della monarchia. La nostra Italia è repubblicana. Esiste a nord d ell'Appennino la Repubblica Sociale Italiana. E questa Rep ubbl ica sa rà difesa palmo a palmo, sino all'ultima provincia, sino all'ultimo v illaggio, sino all'ultimo casolare. Quali si siano le vicen de della guerra sul nostro territorio, l'idea della repubblica, fondata dal fascis mo , è oramai entrata neilo spirito e nel costume del popolo .

La terza parola del programma, socializzazio ne, non può essere considerata che la conseguenza delle prime due : Italia e Repubblica

La soc ializzazione altro non è se non la realizzazione italiana, umana, nostra, effettuabile del socialismo ; dico «nostra» in quanto fa del lavoro il soggetto unico dell'economia, ma resp inge le meccaniche livellazioni di tutto e di tutti, livellazioni inesiste nti nella natura e impossibili nella storia.

T utti coloro che hanno l'animo sgombro da prevenzioni e da faziosi settarismi possono riconoscersi nel t rinomio Italia, Repubblica, soc ial izzazi one.

Con questo n o i intendiamo evocare sulla scena politica gli clementi migliori del popo lo lavoratore. La capito lazione del settembre segna la liquidazione ontosa della bo rghesia, co nsiderata g lobalmente come classe dirigente. Lo s pettacolo da essa offerto è stato scandaloso. Si sono avuti incredibili fenomeni di a biezione, manifestazioni sordide di egoismo asociale e anazionale.

Come sempre sono appe na merite voli di compassion e e , secondo i cas i, di di sprezzo, coloro che a deguano i loro sentimenti e le loro opinioni in vista degli sviluppi della guerra. Gli alti e bassi negli stati d ' animo di mo lta gente presc indono dall'esame positivo della situazione, la q uale, per essere complessa e universale, non p uò essere giudicata in base all e impressioni d el m omento, provocate spesso dall'assordante propaganda nemica.

Non solo la Germania non· capitolerà mai, perché n on può capitolare, dato che i nemici si propongono di annientarla e come Stato e come razza, ma ha ancora molte frecce nel suo arco, o ltre a quella che può chiamarsi unanime decisione, ferrea volontà del suo popolo.

I nemici hanno fretta e l o dichiarano. Noi conosciamo i n ostri .dolori e sono molti, ma vi è qualcuno cosl volutamente ingenuo da credere che in lnghilterra, in Rus sia e anche negli Stati Uniti t utto proceda nel migliore dei modi ? E voi ritenete che in Inghilterra non v i s ia un g r uppo abbastanza numeroso di persone intelligenti che s ì domandano : valeva la pena d i sce ndere in campo contro il cos iddetto imperi alismo tedesco, di perdere centinaia cli migliaia di u om ini o ltre a t u t te le pos izioni d ell'Estremo Oriente, per provocare l'affermazion e di un imperialismo slavo, che ha g ià nel suo pugno tutta l'Europa dalla Vistola in là, dal Baltico - nota assai dolente per Londra I - al Mediterraneo? E non si odono già voci proclamanti ch_e l'altezzosa e assurda formula di Casablanca della << resa senza cond izioni» va riveduta, se non s ~ vuole che ci ò signi fi chi l'ulteriore sacrificio di milioni di vite u mane? Poiché il più grande massacro di tutti i tempi ha un n ome: democrazia; sot to la quale parola si nasconde la voraci tà del capitalismo g iudaico, che vuole realizzare, attraverso la strage degli uomini e la catastrofe della civiltà ccistiana, lo scientifico sfruttamento del mondo.

Realizzare nel proprio spirito queste verità sig!Ufica ren dersi conto che ad un certo momento gli event i prCndcranno un' altra direzione, e che g li sviluppi futuri della g uerra, nei q uali la scienza avrà una parte di importanza suprema, strozzeranno nella gola dei n emic i j t ro ppo anticipati inni di vittoria, A questa fase della guerra noi intendiamo di partecipare: eliminando i complici del nemico all'interno e chiamando attorno a noi quanti italiani accettano il nost ro trinomio programmatico, Qualunque cosa accada , noi non defletteremo di una sola linea dal programma che oggi, parlando a voi, O camerati d ella · brigata nera, espressione ed onore d el Fascio primogenito, ho voluto illustrare

Inutilmente, sotto la protezione delle baionette straniere e mercenarie, g li u omini della resa a discrezione, cioè dell'infamia e della codard ia, s i accaniscono nella persecuzione contro i fascisti e il fascismo. Essi non fanno altro che documentarne la insopprimibile continuità~ Ben se i partiti sono att ificios amente ceme ntati d.:i u n vincolo solo e negativo: la persecuzione epuratrice ed iconoclastica al fa sc ismo.

Q uesto fanno perché sen ton o che il pres unto morto è ancora ben vivo, che è ancora nell'aria che essi respirano, nelle cose che esse inco ntrano ad ogni passo, n egli insopprimibili segni materiali e spirituali che esso ha dovunque lasciato, N essuna forza umana può cancellare dalla st oria ciò che nella sto ria è e ntrato come una r eattà e u na fede. All'ombra dei gagliardetti neri sono:.caduti in un ventennio, in pace e in g uerra, in Italia, in E uropa, in Africa, decine di migliaia di fas cisti, il :fiore d ella razza italia na. Espressione eroica del fasc ismo, essi ne costituiscono la testimonianza e la salvag uardia imperitura.

Po rtate ai camerati milanesi, insieme col mio saluto , la eco della mia certezza n ella conclusione vitto riosa p er l' Italia e per l'E u ropa di questo colossale urto di civiltà, che prende n o me d al fascismo.

( A l ter111int del diJ(orso, i dirigenti del faJ(Ùt!IO repubblicano mi/(J11ese fi sono f/rell i intorno al DHce, into11ando le vecchie canz.oni della vigilia rivolHzionaria. La rùmione fi J svolta in imo Ili/e prettamente militare e si t conriusa con una v1anijestaz.iom: di acceso e,1tmiauvo).

NEL VENTIDUESIMO ANNUALE DELLA MARCIA SU ROMA*

Legionari 1

Oggi, 2. 8 ottobre, anniversario di un evento carico di destini per l'Italia e per il mondo, h o l'o nore di consegnarvi la bandiera di combattimento. Ve la consegno nel n ome e nella memoria dei nostri innume revoli gloriosi caduti, memoria che voi r ispetterete nel modo degno di soldat i, compiendo sempre e dovu nque il vostro dovere.

La bandiera della Repubblica Sociale Italiana è il s imbolo della

• Presso Gargnano, il 28 ottobre 1944, si celebra il ventiduesimo anniversario della marcia su Roma. <! Persona lmente, il Duce, davanti alle truppe schier ate, ha proced uto alla consegna della band iera di combattimento al la legione "G uardia del Duce". Al rito h:inno assistito il maresciallo Graziani; l'ambat ci:itore dr:! Giappone, il ministro von H alem, in rappresentanza de[l'ambascia!ore Jel Reich, il generale W olff, comandante supremo delle S S, e della Polizia in Italia, il vicesegret:irio del P :i.rtito, Pizzir:i.ni , ministri e pcrson;ilità ci vili e milit:i.r i, Saluta to al suo s iuni;;ere da u na calorosa ovazione della folla assiepata lungo le strade e all'ingresso della caserm:i, il Duce ha passato rapid:imente in rivista le truppe schierate, Quindi, sa lito sul podio, ha rivolto ai legion:iri » le parole qui riportate. (Dal Corriere di•lla Sera, N . 2W, 29 ottobre 1944, 6S,O), nostra fede assoluta nella riscossa della patria, è il pegno della nostra fedeltà non meno assoluta verso il nostrn intrepido alleato, è la certezza del nostro vittorioso futuro. La bandiera è l'anima delle nostre anime

Ricevendo la, voi prestate solenne g iuramento che mai, d ico mai, sarà macchiata dal disonore e dalla viltà, ma sempre, in pace e in g uerra, sarà difesa e consacrata col sangue.

Legionari!

Meditate su <]Ueste mie parole e siano esse la guida nella vostra vita di italiani e di fa scisti, *

12' RIUNIONE

DEL CONSIGLIO DEI M INISTR I REPU!lBLICANO **

All'inizio dei lavori, il D"ct ha svolto tftta part icolareggiata relazione sulla situazione politico-militare. Sulla sit11aziom militar, ha riferito a11che il 111aruciallo Graziani.

Il 111inistro delle Finanze ha quindi illustrato il. bilancio consuntivo per /'esercizio IJ4J-I94'f, XXII, e il bilancio di p revùione per l 'esercizio ,911-,911, XXIII.

Dopo la relazione del n,inistro delle Finanze, il Consiglio dei minì.rtri ha approvalo la segmnle dichiarazione:

« li Consiglio dei 11Jinislri, rilevato come sia sempre più nereuario, p ur fra le gravi dij/ìcolt1 e le eccezionali esigenze dell'ora presente, porre in allo con risollfla f ermezza una polifita volta al potenzia111tnlo della ft11anz.a pubblica ed ;n .spede alla .stren11a difesa e/ella capacità di atqlfisto della lira, pre· .tidio e gnranzJa dei risparmiatori e delle categorie a reddito fisso , rivolge al popolo italùmo, in qHcst'ora dttisiva p er le sorti della patria, un appello e ,m inàla111ento perché collabori, con _ /11/li i mezzi e .ropratlullo con· la sua ftduàa e ton la volontà di co111ballere ogni speculazione, olia difesa della moneta nozfonale, simbolo e slrt111unlo fonda111entali della capoci/à economico e della potenza polifita del paese; riaffcrHJa, come nel 1927, sulla base delle progran1- n;atùhe dithiarazioni ton/mule nel dùrorso di P esaro del r92 6, sia pure in contingenze t in situazione diPerse, di Jener fermo il sttQ il!lpegno di fronte ai lavoratori di ogni ceto, diretto a tutt!are il frn tlo ddlt loro fatiche e della loro parsimonia, e11itando in p ari t empo il p ericolo dell'inflazione, che, p olveri zzando ogni rùparniio ed ogni capacità di atqHislo, travolgerebbe, co1m è accadfflo rùente111ente in altri paesi, fui/a la vita economica della nazione». li Consiglio dei ministri ha inoltre esaminalo e approvalo mwero1i provvedi111rnti di ordinaria a1111J1ù1istrazio11e, li Duce si è rivolto ai combatlmti ttprimendo il suo alto t on,piacimento p er l'allività fi11 qNi 1110/Ja, Ù/IJÌ/ando sopratltdfo i tonvenuti a rinrundere la fian1111a del/'af!J or patrio in llffli j cuori e ricordando rhe alla base della nostra rùcoua non vi p11ò essen rhe la sre/la di una sola alternativa : Uscire daUa guerra-mattirio e ritornare deci samente al combattimento.

• « ·subito dopo, la bandiera di CQmbattimento, benedetta dal ca ppellano della legione, è stata presa in consegna da ll"a Uie re; quindi, mentre i reparti in massa c::intav:tno 3 g ran voce gl i inni del la rivoluzione, il Duce ha procedutQ alla COl"l· segna di vari premi a familiari d i legionari pro\.enienti dalle terre invase, fatto nuovamente segno all'affettuoso S:tluto del popolo. Egli ha poi h sci:tto la caserma». (Dal Corrirre della Sera, N. n9, 29 ottobre 1944, 69").

•• T enutasi a Gargn:ino, a lla villa delle Orsoline, il 16 nÒvembre 1944. (Dal Corriere delta Sera, N . 27 ~ , 17 no,·embre 19-14, 69").

• A Gargnano, alla villa delle Orsoline, il 18 novembre 194:4, « in occa· sione dell'annuale delle sanzioni e a condusione dd rapporto nazionale», Mussolini r ice ve (( i presidenti. di tutte le Federazioni pr ovinciali dei combanenti dell'Italia repubblicana e di molte provincie invase, presentatigli dal commissario d elrAssodazione, ministro medaglia d 'oro Druno Gemelli.(+) Il commissa1io, dopo aver port.1to il saluto di tutti i combattenti italiani, ha riferito sui lavori del convegno e sull';1ttività dell'Associazione durante l'anno XXU, ringraziando jJ Duce ddle provvid enze statu ite in favore dei reduci. A conclusione della relazione, il ministro G emelli ha dato lettura del seguente ordine del g iorno, approv:1to dall'assemb!e.1 nazionale dell' Associazione: "1 presidenti federali del l'Associazione combattenti, in occasione del primo rapporto svoltosi nell'Ita lia repubblicana, ispirandosi all'anelito di riscossa che promana dal retaggio d<:i g loriosi caduti d i tutte le guerre e della r ivol uzione, udita la relazione <lei proprio commissario, ministro Bruno G emelli, re b zione che racchiude in sintesi tutta la passione della n ostra patria, oggi dolorante, ma non p rona e sempre immortale, e che indica chiaramente la inconfond ibi le via da segu ire per un maggior potenziamento dei quadri organizz:itìvi, nonché per un magg iore sviluppo dì quelli che sono e che dovranno essere in tutti i settori i vari problemi morali, economici, assistenziali d ell' avvenire; consci della gravità dell'ora che volse e intendendo assumere apertamente quella r t'sponsabilit.i che a ciascuno deve competere nei momenti solenn i e decisivi della stori:t, approvano incond izion:ttanientc l'indirizzo dato dalla me· daglia d 'oro Bruno GemeUi all'attività dell'Associazione, incaricandolo di esprimere al Duce la cosciente devozione di t ut1i i combattenti e l'espressione della loro fede; e auspicano la resurrezione d ell'Italia sotto le g iovani e g ià g loriose insegne repubblicane in perfetta fu sione di spiriti e di armi con i va lorosi soldati della grande Germania" ». Ind i Mussolini pronuncia le p arole qui rip or tate in riassunto. (Dnl Corrirre de/Ja Sera, N. 277, 20 novembre 1944, 69"),· li Dl(,e ha i nfine approvalo l'opua svolta dal tommiuario G emelli, auicurando i dirigenti del/' Auodazione rhe la rùolttzione dei problemi ,omballentùtùi sarà da lui partùolarmenle seguita. (Alla fine dd discorso i convenuti hanno rivo//o al Dure _una calorosa manifestazione di ajfello).

H a affer mato ancora la ma certezza nella vi ttoria del Tripartito, che signijì,herà p er il fJJondo la fine di una civiltà di ifruttamenlo materiale e morale da parie delle plutocrazie de!J1ogi11dai,he.

ELOGIO ALLA MILIZIA DI DIFESA T ERRITORIALE DELLA VENEZ IA GIULIA *

Il D uce ha espreuo il suo tlogio per l 'attività svolta da quuto organismo di mi/ili in tal7Jicia nera, parie integrante della Guardia Nazionale R epubblicana, i quali, ton allo senso dtl dovere e it11nmtata fede patrio/lita, salvaguardano la p are e la sicurezza di quelle t erre e di quelle popolazioni italiane.

AI DIRIGENTI DEL DOPOLAVORO**

li Duce ha approvato· il lavoro svolio ed ha jùsdlo precise direlliJ.!t sullo sviluppo f11t11ro ddl'organizzazùme, sui compiti del 1J10menf() nelle particolari tQndizioni della patria, t sulla responsabilità dti dirigenti preposti alla direzitJm di una Organizzazione ,he, nata nel t empo fa sc ista, deve essere co,uiderata la naturale Associazione del lavoratore italiano .

• A Gargnano, alfa villa delle Orsoline, il 20 novemb re 1944, Mussolini riceve « il generale Sommavil b , com:i.ndante la Miliiia di difesa territoriale della Venezia Giulia. Il generale è accompagnato dal tenente colonnello Porcu, dal colonnello De Lorenzo e dal maggio re Plisca . Il colonnello De Lorenzo ha consegnato un messaggio a nome d i tutti gli ufficiali e gregari del suo reggimento, nel quale narrata sinteticamente la storia delrunità sorta da lb sessantatreesima leg ione camicie nere, il cui fabaro fu decorato di upa medaglia d'oro e di una d'ugento. La legione, dall 'S settembre 1943, ha avuto ottantasette caduti, novanta· quattro ferit i e centoquaranta dispersi. Analoghi messaggi h;1nno consesnato il tenente colonndlo Porcu e il maggiore Plisca, comandanti rispettivamente del terzo e primo reggimento. li Duce, dopo aver as("Oitato la relazione del senerale Sommavilla », rivolge ai presenti le parole qui riportate in riassunto, (Dal Corriere de/Ja Sera, N. 278, 21 no vembre 1944, 690).

0 A Gargnano, alla villa delle Orsol ine, il 26 novembre 1944, Mussolini riceve « il commissario nazionale del D opolavoro, Ezio Pizzi, il quale è accqmpa· gnato dai dirigenti nazionali e di rettori provinciali delle maggiori città della Repubblica, camerati Carlo Cat:mo, A ldo Borigi, Armando Fraschctti, Alessandro Grandi, Pasquino Prassi, Nello Magliati, luigi Pc:sci, Cesare Pesci, Alfredo Frateschi, Benito Vizzi, Eusenio .Maivicini, Il commissario ha le tto una dettagliata relazione sull'attività svolta dal lug lio dall'organizzazione dopolavoristica, con particolare rilievo all'assistenza delle Forze Armate e alle iniziative in favore dei lavoratori di tutte le catesorie ». Indi .Mussolini pronuncia le p.uole qu.i riportate in r iassunto. (Dal Corriere della Sera~ N. 283, 27 novembre 1944, 69").

Il Duce, infine, ha approvato la proporla di t onferirt p remi a {jfftgli operoi che concorreranno alla nuova iniziativa lanciata dal D opolavoro per le « piuolt invenzioni», frutto dell'inventiva e laboriosità del popolo italiano

«LA VOCE DEL PARTn:o»

Il Sesso Degli Angeli

Narrano gli storici che nel momento in cui i turchi sc rrar,ono sot to per prendere Costantinopoli, l'odierna Istanbul, i bizantini erano riunit i a discutere se g li angeli avessero un sess o e quale , C'è venuto in mente questo episodio, vero o falso che sia, leggendo in un 'g iornale subalpino un art icolo nel quale, tra un mucch io di argomenti disparati, viene discusso il problema dell'esistenza o meno di partiti nella Repubblica Sociale I taliana.

L'autore è favorevole all'esis tenza di tutti i partiti, e non solo a guerra finita, quando sapremo che cosa sarà dell'Italia, ma subi to, come se l'[talia repubblicana non avesse niente altro dì meglio da fa re, in ques to momento, che imitare le buffonerie di antico stile che· so llazzano a Roma i rimasugli della v ecchia classe dirige nte italia na.

Facciamo osservare: z. - Se si prende in esame un' altra p otente Repubblica, quella di Roosevelt, s i deve convenire che solo in apparenza è ammessa l'esistenza di molti partiti, ma in realtà n o n ve ne è che uno solo: quello che sta al potere e che come fann o i lombrichi si divide in d ue pa rti, al 6ne di evitare che al1o scadere del quadriennio presidenziale i l d ialogo s i riduca a un monologo, il che reriderebbe la lotta eletto rale troppo monotona e quindi senza interesse.

1. - Che una grande Repubblica che fa molto parlare di sé e che si chiama socialista, come Piero P arini e altri vorrebbero che la Rep ubblica Sociale I taliana si chiamasse, ci rife~iamo alla Russia di Stalin, n o n ha mai ammesso l'esist enza di u n partito che n o n fosse quello comunista. E qua ndo nel seno del lo stesso Partito u fficiale si sono appalesate t endenze eterodosse, Stali n ha ad ottato un sistema molto spiccio per decapitare nel nascere qualsiasi altro partito: ha decap itato coloro che lo volevano formare.

}· - Nella d emocratica Inghilteira esisto no i partiti? Di fatto due soli, d opo la virtuale estinzione d el Partito Liberale. Ebben e, durante quest a gu erra, anche questi d ue partiti son o diventat i p raticamehte un solo partito.

4. -N o n si capisce perché s i dovrebbe ammettere l'esisten za nell"Italia repubblicana di quegli stessi part iti ch e h anno co nsegnato , l'8 sette mb re, l' Italia al n emico , che si so n o p rostituiti e si p rost ituisco no al nemico, che danno lauree ad honor em ai generali responsabili delle dis truzioni indiscriminate d elle cit tà italiane e delle bestiali st ragi di d onne e bambini," e che conferiscono la cittadinanza o nora ria d i Roma all'affamatore del pop olo i taliano {parliamo di Roosevelt); non si cap isce, dicevamo, perché si d ovrebbe concedere il diritto di c ittadinama a quegli stessi partiti che nell'Italia in v asa non solo imp ed /sc o no ogni attività del Partito Fascista, ma lo considerano extra-legge. I. fascisti, ·che nell'I talia meridionale soffrono, son o incarcerati, pe rseg uit:ui e vilipesi, avrebbero ragione cli d o man·darsi i m oti vi del t rattamento di part icolare favore che nell' ltalia repubb licana, sempre secondo Piero Parini e altri, dovrebbe essere riservato ai partiri ant ifascisti.

Vì sarebbero m o lte cose da dire i n tesi teorica, ma ripetiamo che non ci sembra questo il momento dì d iscutere sul sesso degli angeli.

Ci lim itiamo a far osservare all'articolista,_ p er quanto .riguarda il suo nebuloso progetto di una reggenza t empo ranea, che simili dilcttantis6che elucubrazioni sono fu o ri della realtà e della lo g ica. Un giornale, p olemizzando, ha parlato d i un « invito al· meretric io 1> Forse ha esagerato. Si potrebbe parlare invece di « invito all'alibismo )), probab ilmente per ragioni di Carat tere strettamente personale e soprattutto come p r ova di co nfus io ne dei cervelli. E viden te mente c 'è qualcuno che cerca di d ocumentare la propria duttilità politica. Ma si illude a nche in questo.

In q uesti ulti mi temp i si è p arlato ch iar o. Coloro che accet t ano il · n ostro programma, che si rfassu me n el p reciso trinomio mussoli~ niano, pot ranno lavorare co n noi, fuori o den tro le nostre file, tesserati o non tesserati.

M usso lini parlò chiaro ai came rati della Rmga il 14 otto b re. Pavo ]ini free altrettanto a :Milan o il 2 8 ott obre, avocando specilicatamente socialisti e repubblicani che t ale trinomio accettassero.

Più d elle parole valgono i fa tti . Questa p o litica è già applic ata nelle amministrazioni comunali, anche i n grandi città, come, ad esemp io , Venezia

Più in là n o n si può e n o n s i d eve andare, per rispetto ai n ostri cadut i, per doverosa soli darietà coi fascisti delle terre invase, per la nost ra s tessa dig n ità p erson ale. E p iù in là n ~n a ndremo.

D:.I Corriere della Sera, N 289, 3 dìcembre 1944, 690

13' RIUNIONE

DEL CONSIGLIO DEI MI NISTRI REPUDDLICANO •

All'inizio dei lavori, il D1ue ha wolto ,ma relazione 1111/a 1i/11az,ione polilùa, economìca e militare dell'Italia rept1bblicana. Su projx)sfa del !!linistro delle Finanze, il Con!iglio ha qHindi approvato uno Hhcma di dun to rig11arda11te 11na modiftcazioile al regolanm ,lo per l'amministrazione e l'erogazione del fondo di previdenza'p er il p erwnale del calas/Q e dei serviz i tecnici erariali. Nelle pruenli contingenze di carattere eaezionale ti è ravvisata la neccs.rità che il fondo effet111i la conttS!Ìone di JOPJJt1fZÌoni , oltrtthl nei caii di morh, di infor/11nio o di grave malallia per ca1m di 1ervizio o meno, anche nei casi di drcotlanz.e o condizioni particolarmente gravi, m i q11a/i gli impiegati e .mbafltrni di molo o avvtntizl e risptllive fam iglie p ouano trovarsi in dipendenz a di eventi bel/id . A 'lanlo provt'tde lo 1chuna di dure/o l rgillativo, col quale, p er 1opptrire al maggior onere •hc eon le acmmate sov• umz.ioni verrà a gravare sull'apposita voce del bilancio del f ondo, e anrhe per p oter soddisfare le normali domande di sovvmzione (la mi frequmza è a10J1enJata in relazioJJe alle dijjicoltà del n,omenlo), vengono an•he litvefllenfe modificale le percenllfali di riparlizione delle enlrate del fondo, Viene inollre stabilito che alla concessione delle sovvenzioni pou ano essere destinate lt economie event11nli realizzate nelle spese di gutione del fondo stesso.

Su proposta del ministro delle F orze A rmale, il Comiglio ha approvato: Uno sche,na di decreto recante modifiche al decrelo 27 ollobre r94;,XXI, sulla legge fondamen tale delle Forze Armale. Lo scher,;a di decrelo provpede alla modifica degli articoli 6, I 4 e 16 della Ùf:!,e fonda1J1entale m l/e Forze A T111ale, che, to 111e i noto , regolavano , 1111/'mmpio dell'organizzazione 111i/ilare tedesca, :m diL'erso staio giuridico per il personale civile facente parie delle Forze A rmate. Evidenti ragioni di opportunità hanno consigliato di ritornare al principio della tradizione ar11ministrativa italiana, secondo il quale il p ersonale civile non entra a far parte delle Forze Ar11Jalt p er il solo fatto di essere destinalo presso a11m1inistraz.ioni militari, e il s110 stato giuridico t Ira/lamento economico rimaflgono p11r sempre quelli degli altri pubblici i,;1piegati. C on lo stesso schema di decreto si J appalualo inoltre necessario integrare con la disposizione di cui all'articolo r la necessità dell'intervtnlo diretto del D uce ai soli tosi di nomine e p romozioni del p ersonale militare auentt grado di 1,jficiale.

• T enutasi a Gargnano, alla villa delle Orsoline, il 9 dicembre 1944 {Dal Corriere della Sera, N. 29~, 11 d icembre 1944, 69").

Uno schuua di decrelo ,oncernenle l'equiparazione dei militari italiani tlJmbaJJenli nelle F orze Armale germaniche agli apparimenti alle F1Jrze Ar111ale i taliane, M olti mi/ilari ilaliani, allualmente inquadrati nelle Forze Ar111ale germaniche, sono impiegali JIIÌ vari fronti dello 1tbieramento bellico. Allo sia/o afluale della legislazJone, per quali tombai/enti non era prevùlo alcun vantaggio o rùonostimento per l'impiego che essi svolgevano comballendo a fian{o della naziom alleala. Poiché il comportamento e il valore del ,,,i/ilare ilaliano, temporaneamente inq11adralo nelle Forze Armale di imo Stato allealo, esigevano, per ragioni di eq11ità, 11na completa parificazione nei doveri e m i dirilfi a quelli del comballente italiano, è staio appunto predi1posto lo 1cbema di decreto sopran1tnzionato , che prevede per i militari suddelli l'estensione della concessione dei benefid conmnque previst i dalle uigmti dispo1izioni.

Uno schema di decreto concernente la co,rcusione del dhtintivo di 1)()/ontario di guerra. Lo sthe111a di decreto prevede l'istituzione di 1111 nuovo distintivo da concedere a coloro che abbiano p art ecipato volontariamente, e in modo degno di enco1J1io, alla guerra in corso, in seguito a dOPfanda oppure in seguilo al ri~ chia1110 dal congedo dietro loro domanda. Lo J(heJJJa, oltre a fiuare le al(t orità co111pcte11ti al ri/aJCio dd breveflo, prevede : a) l'abolizione della medaglia di benemerenza volo11tarl di gtJerra, ù titHifa con ·decreto 24 maggio ·I!Jl}, nmnero 11 6;; b) la toncersione del nuovo distintivo anche a coloro già decorali della predella medaglia per avere volonfarian1enle partecipato alla guerra italo -aust riaca I !}TJ-Ijl8, alla campagna italo-etiopica e alla guerra di Spag11a ,- e) la coitmsiom del dhtinfù11J al personale del Servizio ausiliario femmin ile e a llflli qlfei militari che, senza perdere la nazionalità italiana, abbiano, dopo 1'3 Jellembre 194;, XXI, partecipato a operazioni n1ilitari inquadrali in reparti delle « S.S. >> e in nparti delle Forze Armale germaniche, Uno schen1a di decreto rigllardanle la co,rceuione di lll1 auigno « ad personam » ai JJJare!Cia!!i maggiori che hanno ~flenulo il grado di aiutante di battaglia per merito di gt1~rra.

Uno ;cbema di decreto concerncnle la determinazione de/J'indennità sp eciale p er gli 11Jidali e i so!l11/Jìciali aventi obbligo di ,nanteneui prontamente dùponibili per eventuali futuri richiami in servizio.

Uno schema di decrelo relativo all'ordinamento dcli' Aero11a11lica nazionale repubblicana. In conseguenza dell'avven11/o scioglimento regia e della costituzione di quella repubblicana, si è rno necessario regolarne l'ordina1Jm1/o con nHove norme, avvalendosi dell'esperienza del passato o innovando dove è apparso necessario. Per predisporre l'ordina,nento stuso, si è tenuto conio delle ùnn,edia# p ossibilità contingenti e di quelle 111aggiori del pae.re, che deve tornare e tornerà a riprendere nel mondo il posto che già aveva conq11ùlato sotto la gr,ida dd Duce, avendo di mira la costit#zione di Hna 1tmllt1ra che conse1Jta di procedere grad#alJ11ente al nueuario sviluppo s"lle basi att11ali.

.unza dover fare muta,mnti sostanziali e fino a riro1/ruire una f()rfe A eronauti.a.

Uno s,hema di dcrreto toncernenle norme lratuilorie p e; l'avm,zaPmtlo degli ufficiali delle Forze Armale, n<>rJ(bé p er il t rasferimento in .reruizio allivo permanent e di uj}icialì in conged!J e per la nomina di Hfftiali e .rollu!Jìciali per 111erilo di guerra. Lo .tcbeJJJà di decre ffJ stabilitce che d11ra11/e rallnale stato di g uerra gli 11/jìciali in servizio muiliario e gli ujficiali dal (ongedo richiamali;,, servizio possono conseguire promozioni ,oltanto p er merito di guerra. A tale nortJJa fonda1mntale si è dowlla fare , per a/tro, rm'ec(Czione Oftwore dei 101/0/em:nti e dei tenenti e ujjiciali di g rado c~rrùpondente, per i q uali, i njalli, viene preveduto, quando sùino in pouesso di determùtali requisiti di ptnnaJtenza ne/ grado e m/ serPizio, anche /'avanzamento ad anz_ù211itl,, Uno schema di decreto rigl(ardar.te norme transitorie mlla costituzi one dei r110/i degli ujìdali dall'Esercito nazionale rep11bblitano, della Mari na da guerra naziorta!e repubblicàna, del/' Aa()1Ja11tica naziot1ale rep11bblicana. Uno .rdmJJa di decreto legitlativo concerne nte le t11101.:e dttJ()min,1z/oni dei gradi degli ufficiali generali de/J'E;crcito nazi0na!e repHbblicano. In srglfito al riordùw11ento del nuovo Esercito repHbblica110 è appana l'opportrmitfl di ridlfrrt da cÙUjlft a tre i gradi di 1ifftciali generali, anche in correlazione a quanto previ.sto per i gradi corrispo11denli della Marina da guerra e del/' A eronafflica rep11bblùane. Viene !l1rmtem1ta invariata la denominazione di 111arescia/lo d'l1nlia e gli ujjiciali generali che ne sono ùuigniti non entrano a far p arte dell'organico degli 1/fficia!i generali, dat o che tait grado è conuguibile rolo in g11efra. N ulla è innovalo per quonlo rigNarda la gerarrbia e la de,10111ù:azione dei rutanli gradi,

• Su p r(Jpo1ta del ministro per l'Agricoltura t F(Jreste :

UJJo sthm1a di decreto rtlatieio alla l(Jppreuione dell'Ente J t!Jli bielole zud herine,

S11 propolla del 111inistr(J delle CoJJ11micazio11i:

Uno schema di decreto rig11arda11te i termini della pre1crizione dei titoli di credito postali.

Su propo1ta del ministro dell' Economia corporativa :

Uno schema di decret(J concernente la iscrizione negli albi professionali di profe.ssionùti provenienti da z.om (Jcc,1pate dal nemico

Um> schema di decreto concernenle gli auegni familiari ai lavoratori dcll'ind111tria. Il graduale aumento dei sa/art verificatosi in q11esti 11/tin, i ptriodi, specialmente nel uttorc de/J'indmtria, /Ja p ortato a un n1aggiore ajflm.so dei t(Jnfrib11ti dovuti dalle itflprese per gli assegni f mm'/iari ai lavora/ori. Invece di rÌc(lTrere a una riduzione dell'aliquota contributiva, è se111brafo più opportuJJo provvedere a un nu'glioran,enfo, nella n1ùtm1 degli asugni Jtwi, in modo da renderli meglio rùpondmti al maggi"" costo che i lavoratori debbono .rapportare per i carichi f amiliari. E p er tale ragione che già con decreto 2 1 giugno

1,on o gli autgni familiari sono 1/ali Ol(llltnlali del frmla per cento per /ulli i se/lori. Poichl per l ' industria un margine mj/ìdmte ne/l'aJJ1»1011/are dei co11/ribuli suuùte tuttora , si è pro1pe1tata l'oppor/unità di soddisfare a un'aspirazione da mollo le1vpo im:orala dalle daui /a1,1oratrici: quella ,io, di elihlinare o a/len11a ,.e le differenze di Ira/lamento fra impiegati e operai, differenze non più rispondenti alla politica sociale 11rl campo della previdenza e aSJistenza Con decreto approva to dal Con.riglio dei niinistri si inizia tale parificazione nel rampo degli amgni jaNtiliari, 1ia 11niftcandone la misura ed elevando p erdb gli aucg11i degli operai a/In J/tssa misura di qmgli degli iJJJpiegali, sia applieando a favore degli operai le .rteue norme in vigore per gli iTJJpirgali per aver diritto agli auegni. T11llavia una di.rcri111inazione si i ritenuta neeeSJaria. li diriflo agli amgni p er i figli s11s1i.rte ;,, qlfan!o usi risultino a carieo dei 1,enilori. Per gli i111piegali si p11ò rieonoscere il carico fino all'età limite di dieiollo anni, data normalmwte la ma,_egiort durala del periodo seolastico ,altre//a11to no,, 1i verifica per gli operai, i mi ftg/{ sono al/viali in minore età al lavoro . E sembralo eos) opportuno regolart tale dirillo a111111tllendo la presunzione del carico per i figli fino ai sedici anni, ma ritenendo per un uguale rico11osei111mto nelle età dai sedici ai dùiolto a1t11i che essi non lai:orino e non g11adagnino A llo JCopo di semplificare al 1J1a1simo gli ae&erta11Jmti, il genitore do11rà rilasciare una dichiaraziOfle dalla quale ris11/ti sotto la propria responsabilità la ,mmcanza di 1m guadagno

Uno schema di decreto eoneernente l'inq11adramento sindacalt·dei dirigenti d'azienda, Come è noto, il dcereto I luglio Ij26, numero IIJO, nel disciplinare l'ù1quadramenlo sindacale dei dirigmti di azienda, tlabilùce ehe e11i debbano far p arte di 1cparate auociazioni e ehe q11ute debbano aderire allt1 ConfederaziMe dei datori di lavoro Tait i11q11adranm:to ti basava ml/a eonsiderazionc ehe i dirigmli di azienda, p11r euendo indùmtibilmenle prutatori d'opera, tono pùJ vicini, per le fun z ioni dire/tipe loro affidate, ai datori di lavoro che ai lavoratori. In tal ,11odo si VMTJe a creare una sciuione nel mondo del lavoro e ti priuarono ù organizzazioni sindacali di lavo ratori di una categoria ,ompoila di elementi che, per capacità, doti i11tellell11ali, preparazione profeuionale, pote,:ano recare un contributo notei·olissùno alla cauta del iaPoro . Tale 1ih1azione deve oggi essere mperata, tanfo più ebe, eon la socializzazione delle aziende, i dirigenti 11011 sono più i collabora/ori immediati del eopitalista datore di law;ro, ma i più iiicini collabora/ori degli organi direttivi delle i mprue socializzate di mi fanno parie autentici lavoratori. P ertanto, in deroga al t!eereto I !tiglio Ij 26, numero IIJO, eon lo sehema di deertlo oggi app rouato le Auociazioni sindaeali dei dirigenti di azimda sono ittq1111tlrate nelle ConfederaziO!li dei lavoratori.

Uno 1chw1a di decreto iltitutivo nazionale per lo 1111dio del rendùnmlo del lavoro.

Uno schuna di de&relo per la 101pen1ione dei Ieri/lini in materia di ,mistenza sociale nelle terre inJJaJt dal 11emieo.

IL DISCORSO AL « LIRICO » DI MILANO •

Camerati, cari camerat i milanesi I Rinuncio ad ogni preambolo ed entro subito nel vivo della materia del mio discorso.

A scdid mesi di distanza dalla tremenda.data della resa a discrezione imposta ed accettata secondo la dem.Pcratica e criminale formula di Casablanca, la valutazione degli avvenimenti ci pone, ancora una volta, queste domande : Chi ha tradi to ? Chi ha subito e subisce le conseguenze del tradimento ? Non si t ratta, intendiamoci be ne, di un giudizio in sede cli r evisione storica, e, meno che mai, in qualsiasi guisa, giustificativa.

È s tato ten tato da qualche foglio n eutrale1 ma noi lo respingiamo n ella maniera più categorica e p er la sostanza e in secondo lu ogo per la stessa fonte dalla quale proviene. D u nque chi h:a tradito? La res a a d iscrezione annunciata 1'8 settembre è stata voluta dalla monarchia, dai circoli di corte, dalle correnti plutocratiche della borg hesia italiana, da t alune for ze clericali, congiunte per l'occasione a quelle massoniche, dag li Stati Maggiori, che non credevano più alla vittoria e face vano capo a Badoglio. Sino dal m agg io , e precisamente il I j maggio, l'ex-re n o ta in un suo diario, venuto recentemente in nostro possesso, che bisogna o rmai « sganciars.i » d all'alleanza con la Germania, Ordinatore deJia r esa, senza l'ombra di un dubbio, l'ex-re ; esecutore Badoglio. Ma per arrivare all'8 settembre, bi sognava effettuare il %.j lug lio , cioè r ealizzare il colpo cli Stato e il trapasso di r egime

La giustificazione d ella r esa, e cioè la i mpossibilità cli p iù oltre continuare 1a guerra, veniva smentita quatanta giorni dopo, j l 1; ottob r e, con la dichiarazio ne di guerra alla Germa nia, dichiarazione non soltanto simbolica, perché da allora cominciò una collaborazione, sia pure di rc;trovie e di lavoro, fra l'Italia badogliana e gli A lleati; mentre la flotta, costruita tutta dal fa scismo, passata al completo al nemico, operava immediatamente con l e flotte nemiche. Non pace, dunque, ma, attraverso 1a cosidde tta co belligeranza, prosecuzio ne d ella guerra; non pace, ma il territorio tutto della nazione co n vertito in un immenso campo di battag lia, il che significa in un immenso camp o di rovine~ n o n pace, ma prevista plttccipazione di n avi e truppe itaJiane alla guerra contro il Gi appone.

• D iscorso pronunciato a Mil:ino, al teatro «Lirico», la mattina del 16 di cembre 1944 ( Dal Corriere d ella Sera, N. 30 1, 17 dicembre 1914, 69<')

Ne consegue che chi ha subito le conseguenze del tradimento è soprattutto il popolo italiano. Si può affermare che nei confronti d ell'alleato germanico il popolo italiano non ha tradito. Salvo casi sporadici~ i reparti dell'Esercito si scio lsero senza fare alcuna resistenza di fronte all'ordine di disarmo impartito dai comandi tedeschi Molti reparù dello stesso Esercito, dislocati fuo ri del territorio metropolitano, e dell'Aviazione, si schierarono i mmediatamente a lato d elle forze tedesche, e si tratta di decine di migliaia di uomini; tutte le formazio ni della Milizia, meno un battaglione in Corsica, passarono sino all'ultimo uomo coi tedeschi, Il piano cosiddetto « P. 44 ))• del quale si parlerà nell'imminente processo d ei generali e che prevedeva l' immediato rovesciamento del fronte come il re e Badoglio avevano p reordinato, n on trovò alcuna applicazione da parte dei comàndanti e ciò è provato dal processo che nell'Italia cli Donami v ie ne intentato a un gruppo di generali cM agli ordini contenuti in tale piano non obbedirono. Lo stesso fecero i comandanti delle Armate schierate o ltre frontiera.

Tuttav ia, se tali comandanti evitaro no il peggio, cioè l'estrema infamia, che sarebbe consistita nell'attaccare a tergo gli alleati dì tre anrù, la loro condotta dal punto di vista nazionale è stata nefasta. E ss i dovevano, ascoltando la voce della coscienza e dell'onore, schierarsi armi e bagaglio dalla parte dell'alleato: avrebbero mantenuto le n ostre posizioni tetritoriali e politiche;. la nostra bandiera non sarebbe stata ammainata in terre dove tanto sangue italiano era stato sparso ; le Armate avrebbero conservato ·ta l oro organica costitu zione; si sarebbe evitato l'internamento coatto di centinaia di mi gliaia di soldati e le loro grandi sofferenze di n atura soprattutto morale; non si sarebbe imposto all'alleato un sovraccarico di nuovi, impreveduti compiti militari, con consegue nze che influenzavano tutta la condotta strategica della guena. Queste sono responsabilità specifiche nei confronti, soprattutto, del popolo italiano.

Si deve tuttavia riconoscere che i tradimenti dell'estate 1944 ebbero aspetti ancora più obbrobriosi, poiché romeni, bulgari e finnici, dopo avere anch'essi ignomirùosamente capitolato, e uno di essi, il b ul garo, se nza avere sparato un solo colpo di fu cile, hanno nelle ventiquattro ore rovesciato il fronte ed hanno attaccato con tutte le forze mobilitate le unità t edesche, rendendone difficile e sanguinosa la ritirata.

Qui il t radimento è stato perfezionato nella più ripugnante significazione del termine.

IL popolo italiano è, quindi, quello che, nel confronto, ha tradito in misura minore e sofferto in mis ura che non esito a dire sovrnmana. Non basta. Bisogna aggiun gere che mentre u na parte del popolo italiano ha accettato, p er incoscienza o stanchezza, la resa, un' altra patte si é immediatamente schierata a fianco della Germanja, Sarà tempo di dire agli italiani~ ai c:1menui tedesch i e ai camerati giapponesi che l'appor.te dato dall'Italia repubblicana alla causa comune dal settembre del 1943 in poi, malgraùo la temporanea riduzione del territorio della Repubblica, è dì gran lu nga superiore a quan to comunemente si crede.

Non posso, per evidenti rag io ni, scendere a dettagliare )e cifre neJle quali si compendia l'apporto compless.\vo, dal settore C:conomico a quello militare, dato dall'Italia. La nostra; collaborazione col R c ich in soldati e operai è rappresentata d a questo numero: si tratta, alla data del ;o settembre, di ben settecentottantaseimila uomini. T ale dato è jncontrovertibile perché d i fonte germanica: Bisogna aggìungervi g li ex-internati militari: ci oè p:uecchie centinaia di migl iaia di u omini immessi nel processo p rodut tivo tedesco, e m olte altre decine di mig liaia di itali::t:ni che già erano nel Reich1 O \'e andarono negli a nni scorsi dall' Italia come liberi lavoratori nelle officine e n ei campi. D avanti a questa d ocumentazione, gli italiani che vivono nel t en ito r io d ell a Repubbl ica Sociale hanno il diritto, fi nalmente, di alzare la fronte e dì esigere che il loro sforzo sia eq uamente e cameratescamente valutato da tutti i componenti del Tripartito.

Sono dì ieri le dichiarazioni di Eden sulle perdite che la Gran Bretagna ha subito per difendere la Grecia. Durante tre anni l'Italia ha inflitto colpi severissimi agli ing lesi cd ha, a sua volta, sopportato sacrilici i mponenti di beni e di sangue. Non basta. Nel 194 5 la partecipaz ione dell'Italia alla guerra avrà maggiori sviluppi, attraverso il progressivo raffor:.i:amento delle nos t re org anizzazio ni militari, affidate alla sicura fede e alla provata ·esperienza di quel prode soldato che risponde al n ome del maresciallo d'ItaHa Rodolfo Graziani.

Nel periodo tumultuoso d ì transizione dell'autu nno e ìnvemo 194~ sorsero complessi militari ·più o meno autonomi attorno a u omini che seppero, col loro passato e il loro fasc ino di a nimatori, r accogliere i primi nuclei di combattenti. Ci. furono gli arruolamenti a carattere indiv iduale. Arruolamenti di battaglio ni, di reggimenti, di s pecialità Erano i vecchi comandanti che suonavano la diana. E fu ottima iniziativa, soprattutto morale. Ma la guerra moderna impone l' unità. Verso l'unità si cammina.

Oso credere che gli italiani di qualsiasi opinione saranno felici il g iorno in cui tutte le Fo rze Armate della Repubblica saranno raccolte in un solo org anismo e ci sarà u na sola P olizia, l'uno e l'altra con articolazio ni secondo le fu nzio ni, entramb i intimamente v iVemi nel clima e n ~llo spirito del fasci smo e della Repubblica, poiché in una g uerra come l'attuale, che ha assunto un caratte re di guerra « po litica ))•

!a politicità è una paro la vuota d i senso ed i n ogni caso superata.

Un conto è la « politica)>, cioè l'adesione convinta e fanatica all'idea per cui si scende in campo, e un conto è un'attività politica, che il soldato ligio al suo dov ere e alla consegna non ha nemmeno il tempo di esplicare, poiché la sua p olitica deve essere la preparazione al combattimento e l'esempio ai suo i g regari in ogni evento cli pace e di guerra.

11 g iorno 1 5 settembre il Part ito Nazionale Fascista diventava il Par.l ito Fascista Repubblicano. Non mancarono allora clementi malati di opportunismo o forse in stato di co nfusione mentale, che si domandarono se non sarebbe stato più furbesco eliminare la parola «fascismo», per mettere esclusivamente l'accento sulla parola « Rep ubblica ». Respins i allora, come respingerei oggi1 questo .suggeri~ mento inut ile e vile.

Sarebbe stato errore e v iltà ammaina re la nostra bandiera, consacrata d a. tanto. sangue, e fare passare quasi d i contrabbando quelle idee che costituiscono oggi la parola d'ordine nella battaglia dei continenti. Trattandosi di un esped iente, ne avrebbe avuto i tratti e ci avrebbe squalificato di fronte agli avversari ·e soprattutto di fron te a noi stessi.

Ch iamandoci ancora e sempre fascis ti, e consacrandoci a11a causa del fascismo, come dal 1919 ad o ggi abbiamo fatto e continueremo anche domani a fare, abbiamo dopo g li avvenimenti imp resso un n uovo ind irizzo all'azione e nel campo particolarmente politico e in q uello sociale. Veramente più che di un ~uovo indirizzo, bisognerebb e con maggiore esattezza dire : ritorno alle posizioni o riginarie. È documentato n ella storia che il fascismo fu sino al 1911 tendenzialmente repubblicano e sono stati illustrati i motivi per cui l' insu rrezione del 19zz. risparmiò la monarchia.

D al punto di vista sociale, il programma del fascismo repubb licano n o n è che la logica continuazione dd programma del 19 19: d elle realizzazioni degli anni splendidi che vanno dalla Carta del lavoro alla conquista d ell'impero. La natura non fa dei salti, e nem meno

Bisognava porre le basi con le leggi sindacali e gli organismi corp orativi per compiere il passo ulte r io re della socializzazione. Sin d alla prima seduta del Consiglio dei m inistri del 27 settembre 1943 veniva d a me dichiarato che « la Repubblica sarebbe stata unitaria nel campo politico e decentrata in quello a m ministrativo e che avrebbe avuto un pronunciatissimo contenu to so ciale, tale da risol vere La questione sociale almeno nei suoi aspetti piò st ridenti, tale cioè da stabilire il p osto, la funzione, la responsabilit à d el lavoro in una società nazionale veranicnte moderna ». l n quella stessa seduta, io compii il primo gesto teso a realizzare la più vasta possibile concor dia nazionale, ann uncian do che H Governo escludeva misure di rigore contro g li elementi dell'antifascismo.

Nel mese di ottobre fu da me elaborato e riveduto quello che n ella storia politica italiana è il << manifesto di Verona», che fissava in alcuni punti abbastanza dete r minati il programma non ~nto del Partito , quanto della Repubblica. Ciò accadeya esattamente il 1 j novembre, due mesi dopo Ja r icostituzione del. Partito Fascista Repubblicano

Il manifesto dell'assemblea n azionale del Partito Fascista R epubblicano, dopo un saluto ai caduti per la causa fascis ta e r iaffermando come esigenza suprema la continuazione della. lot ta a fianco · delle potenze del Tripartito e la ricostituzione delle Forze Armate, fissava i suoi diciotto punti programmatici, ·

Vediamo ora ciò che è stato fatto , ciò che n on è stato fatto e soprattutto perch é non è stato fatto .

Il manifesto cominciava con l'es igere la convocazione della Costituente e ne fissava anche la composizione, in modo che, come si disse, << la Costituente fosse la sintesi di tutti i valori della nazione».

Ora la Costituente n on è stata convocata. Questo postulato non è stato sin qui realizzato e si p uò dire che sarà realizzato soltanto a guerra conclusa. Vi dico con la massima schiettezza che h o trovato superfluo convocare una Costituente quando il territorio della Repubblica, dato lo sviluppo delle operazioni militari, non poteva in alc un modo considerarsi definiti vo. Mi sembrava prematuro creare un vcco e propri o Stato di diritto nella pie nezza di tutti i suoi i stituti, quan do n o n c'erano Forze Armate che lo sostenessero. Uno Stato che no n dispone di Forze Armate è tutto, fuorché uno Stato

Fu detto nel manifest o che nessun cittadino può essere trattenuto o ltre i sette giorni senza un ordine dcli' Autorità g iudiziaria. Ciò non è sempr e accad..uto , Le ragioni sono da rice rcarsi nella pluralità degli organi di Po lizia nostri e alleati e nell'azione dei fuori legge, che h anno fatto scivolare questi problemi sul p iano della guerra civile a base di r apprcsag1ie e controrappresaglie. Su taluni episodi si è scatenata la speculazione dell'antifascismo , calcando le tinte e facendo le solite g e neralizzazioni. D ebbo dichiarare n el m odo piu esplicito che taluni metodi mi ripugnano profondamente. anche se episodici. L o Stato, in quanto tale, non può adottare m etodi che lo degradano . D a secoli si par la della l egge del taglione. Ebbene, è una legge, non un arbitrio più o meno personale.

M azzini, l'inAessibile apostolo d ell'idea repubblicana, mandò...agli albor i della Repubblica romana nel 1849 un commissario ad Ancona per insegnare ai g iacobi n i che era lecito combattere . i papalirù, ma n on ucciderli extra-legge, o prelevare, come si direbbe oggi, le ar• genterie dalle loro case. Chiunque lo faccia, specie se per avv entura avesse la tessera del Partito, merita d oppia condanna.

Nessuna severità è in tal caso eccessiva, se si vuole che i l Partito, co me si leg ge nel « manifesto di Verona)), s ia veramente « un o rdine di combattenti e di credenti , un organismo di assoluta purezza politica, d egno di essere il custode dell' idea rivoluzionaria »

Alta personificazione di questo t ipo di fascista fu il camerata Rescga, che ricordo oggi e r icordiamo t utti con profonda emozio ne, nel primo anniversario della sua fine, dovuta a mano nemica, Poiché attraverso la costituzione delle brigate nere il Partito sta diventando un « ordine di co mbattenti», il postulato di Verona ha il caratte re di un impegno d ogmatico e sacro. Nello s tesso articolo h s tab ilendo che per nessun impiego o i ncarico viene richiesta la tessera del Pa rtito, si dava soluzione al problema che chiamerò di collaborazione di altri elementi sul piano della Repubblica Nel m io teleg ramma in data 10 marzo XXII ai capi delle provincie, tale formula veniva r ipresa e meglio precisata. Con ciò ogni discussione sul problema della p luralità dei partiti appare d el t utto inattuale.

In sede storica, nelle varie forme in cui la Repubblica come istit uto pofoico trova presso i differenti p o p oli la sua estrinsecazione, vi so no molte repubbliche di tipo totalitario, q u indi con un solo partito. N on citerò la piò to talitaria di esse, quella dei sovieti, ma ricorderò una che gode le simpatie dei so mmi b onzi del vangelo democratico: la Repu bblica turca, che pog gia su un solo partito, quello del popolo , e s u una sola org anizzazione g iov~nile, q uella dei{( focolari del p opolo>>, A un dato m omento della evo luzio n e s torica italiana può essere feco nda cli risultati, accan to al P artito u nico e cioè resp onsab ile d eUa direz ione globale dello Stato, la presenza di altri gruppi, che, come dice all'articolo tre i l « manifesto di Verona». esercitino il diritto di controllo e di responsabile critica sug li atti della pubblica amministrazio nc. Gruppi che, partendo ~all' accettazione leale, integ rale e senza riserve del trinomio Italia, Repubblica, socializzazione, abbiano Ja responsabilità di esaminare i provvedimenti del Governo e d egli enti locali, di controllare i m etodi di applicazione dei provvedimenti s tessi e le persone che sono investite d i cariche pubbliche e che d evono risp ondere al cittadino, nella sua qualità di soldato-lavoratore co ntri• buentc, d el loro operato.

L'assemblea di Verona fissava al .n u mero otto i suoi postu lati di p oli· tica este ra. Veniva so lennemente dich i:1.r::ito che il fine essenziale d ella po litica éstcra della Repubblica è « l'unità, l'indipende nza, l'i nteg rità territo ria le della patria ne i termini maritti mi e alpini segnati dall a n atura, dal sacrificio di sang ue e dalla storia»

Quanto all'unità territoriale, io m i rifiuto, conoscendo la Sicilia e i fratelli sic iliani, di prendere sul serio i cosi<l<letti conati separatis tici di spregevoli mercenari del nemico. Può darsi cbe questo separat ism o ab bia un altro motivo : che i fratelli sici liani vog liano separarsi dall'Italia di Bonomi per ricongiungersi con. l'Italia rcpubbliCana, h mia. profonda convinz ione che, al di I(di tutte le lotte e lic:iuidato il cr iminoso fen omeno dei fuorileg ge, l'unità morale degli ital ian i di d o mani sarà infin itamente pi ù forte di quella Ji ieri, perché cement ata da eccezionali s offerenze, che no n hanno risparmiato una sola fa mi g lia. E qu'.'lndo at traver~o l'unid m o ra le l'anima di un popo lo è sa lva, è salva anche la sua integrità ccrriruriale e la sua ind ip enden za p o lit ica

A q ues to punto o cco r re d ire u na parola sull' E uro pa e relat ivo concetto. Non mi attardo a d om;1ndarmi che cosa è questa Europa, d o ve comincia e dove fin isce dal p unto di vista geog rafico, storico, morale, economico; né mi chiedo se ogg i un tentativo di un ificazio ne ah bia migliore successo dei p recedenti. Ciò mi porterebbe t r oppo lontano t-.'li limito a dire che la c ostitu zione di una comunità europea è au s picabile e forse anche possib ile, ma tengo a dich iarare in for m:1 e !-pl ic ita che noi non ci sent iamo italiani in quanto europei, ma ci sentfamo europei in ciuanto italiani. La distinzione non è sottile, ma fon d amentale.

Co me la nazione è la risultante di milioni di famiglie che h an no una fisionom ia propria, anche se p os se ggono il comune deno minatore nnionale, cosl nella comunità europea ogni n azione dovrebbe ent r a re come u n'entità b en de6nita, onde evitare che la co m unità stessa naufra ghi neJl'jnternazio nali smo di m arca socialista o ve g eti n el gener ico e d eq uiv oco cosmopo liti smo dì marca g iudaica e massonica.

Mentre t aluni punti dd programma di Verona s'ono stati scavalcati dalla s~ccessione deg li eventi militari, realizzazioni più concrete so no stat e att uate nel campo eco no mico-sociale.

Qui la innovazione ha aspetti ra dicali. I punti undici, dodici e t redici so no fondame ntali. Precisati nella « premessa a lla n uo v a struttura economica d ella nazione )), essi hanno trovato nella legge sulla soc ializzazione la loro pratica app licazione, L'interesse suscit ato nel mondo stat(? verame nte grande e oggi, dovunque , anche ne ll'Italia d o minata e t o rturata dagli a ng lo americani, o g ni prog ramma p olitico co nt iene il pos tulato ddln socializ·zazione.

Gli operai, dapprima alqua nto scettici, ne hanno poi compreso l'importanza . La sua effettiva realizza;,:ione è ·in corso. Il ritmo di ciò sarebbe stato più rapido in altri tempi. Ma il seme è gettato. Qualunque cosa accada, questo seme è desti nato a germogliare. È il p ri ncipio che inaugura quello che otto anni or sono, qui a Milano, di fro nte a cinquecentomila persone acclamanti, vaticinai « secolo del lavoro>>, nel quale il lavorato re esce dalla co ndizione economico-morale di sala ciato per assumere quella d i produttore, direttamente interessato agli sviluppi. dell'economia e al benessere della nazione.

La socializzazione fascista è la soluzione logica e razionale che evi ta da un lato la burocratizzazione dell'economia attraverso il totalitarismo di Stato e supera l'individualismo dell'economia liberale, che fu un efficace strumento di prog resso agli esord i dell'economia capitalistica, ma oggi è da considera rsi no n più in fase con le nuo ve esigenze di carattere «sociale)) d elle comu nità naziomli.

Attraverso la socializzazione i migliori elementi tratti dalle catego rie lavoratrici faranno le loro prove Io sono deciso a prosegu ire in questa di rezione,

Due settori ho affidato alle categorie operaie : quello d elle amministrazioni locali e quello .alimentare. Tali settori, importantissimi specie nelle circostanze attuali, sono o rmai completamente nelle mani degli operai. E ssi devono mostrare, e spero mostreranno, la loro preparazione specifica e la lo ro coscienza civica.

Come vedete, qualche cosa si è fatto durante guesti dodici mesi, in mezzo a difficoltà incredibili e crescenti, dovute alle circostanze obiettive della guerra e alla opposizione sorda deg li elementi venduti al nemico e all'abulia morale che gli av venimenti hanno provo cato in mo lti strati del popolo

In questi u ltlmìssimi tempi Ja situazione è migliorata. Gli attendi sti, coloro cioè che aspettavano g li angloamericani, sono in d iminuzione. Ciò che accade nell'Itali a di Bonomi li ha delusi. Tutto ciò che g li angloamericani p romisero, si è appalesato un miserabile esped iente propagandistico.

Credo di essere nel vero se affermo che le popolazio ni della valle del Po non solo non d esiderano, ma deprecano l'arrivo deg li anglosassoni, e non voglio no saperne di un governo, che, pur avendo alla vicepresidenza un T o gliatti, riporterebbe a no rd le forze reazionarie, plutocratiche e dinastiche, queste ultime oramai palesemente protette dall'Inghilterra.

Quan to ridicoli quei repubblicani che no n vogliono la Repubblica perché proclamata d a Mussoli ni e potreb bero soggiacere alla monarchia voluta da Churchill. 11 che dimostra in maniera irrefu tabi le che la monarchia dei Savoia serve la politica della Gran Bretagna, non quella dell'Italia _ I

Non c'è dubbio che la caduta di Roma è una data culminante nella sto[ia della guerra. Il generale Alexander stesso ha dichiara to che era necessaria alla vigilia d ello sbarco in Francia una v ittoria che fosse legata ad un grande n ome, e non vi è nome più grande e universale di Roma; che fosse creata, quindi, una incoraggiante atmosfera.

Difatti, gli angloamericani entrano in Roma il s giugno;·all'fodo. mani, 6, i primi reparti alleati s barcano sO.Ua costa di Normandia, tra i fiumi Vire e Orne. I mesi successivi s6no stati veramente du ri, su tutti i fronti dove i soldati del Reich erano e sono impegnati.

L3. Germania ha chiamato in l inea tutte le riserve umane, con la mobilitazione totale affidata a Goebbcls, e con la creazione d ella « Volksstu rm >); Solo un popolo come il germanico, scluerato unanime attorno al Filhre r, poteva reggere a tale enorme p ressione ; solo un E sercito come ciuel lo nazional socialista poteva rapidamente superare la crisi del 1 0 fo glio e continuare a batte rsi ai q uatt to punti card inali con eccezionale tenacia e valore, secondo le stesse testimonianze del nemico.

Vi è stato un periodo in cui la conquista di Parigi e Bruxelles, la resa a discrezione della Romania, della Finlandia, della Bolgaria hanno dato motivo a un movimento euforico tale che, secondo corrispondenze giornalistiche, si riteneva che il prossimo Natale la guerra sarebbe stata praticamente finita, con l'entrata trionfale degli Aileati a Berlino.

Nel periodo di tale euforia venivano svalutate e dilegg iate le nuove armi tedesche, impropriamente chiamate «segrete>>. Molti hanno creduto che grazie all'impiego d i tali armi, a un certo punto, premendo un bottone, la guerra sarebbe hnita di colpo. Questo miracolismo è ingenuo quando non sia doloso. Non si tratta di armi segrete, ma di « armi nuove », che, è lapalissiano il dirlo, sono segrete sino a quando n on vengono impiegate in combattimento. Che t ali armi esistano, lo sanno per amara constatazione gli inglesi; che le prime saranno seguite da altre, lo posso con cognizione cli causa affermare; che esse siano tali da ristabilire l'equilibrio e successivamente la ripresa della iniziativa in mani germaniche, è nel limite delle umane previsioni quasi sicuro e anche no n lontano.

Niente di più comprensibile delle impazienze, dopo cinque anni di guerra, ma si tratta di ordigni nei quali scienza, tecnica, esperienza, addes tramento di singoli e di reparti devono procedere d i conser va. Certo è che la serie delle sorprese non è finita; e che migliaia d i scien- ziati germanici lavorano giorno e notte per aumentare il potenziale bellico della Germania,

Nel frattempo la resistenza tedesca diventa sempre più forte e molte illusioni coltivate dalla propaganda nemica sono cadute. Nessun.a incrinatura nel morale del popolo tedesco, pienamente consapevole che è in gioco la sua esistenza fisica e il suo futuro come razza; nessun accenno di rivolta e nemmeno di agitazione fra i milioni e milioni di lavoratori stranieri, malgrado gli insistenti appelli e proclami del generalissimo americano E indice eloquentiss imo d ello spirito della nazione è la percentuale dei volontari dell'ultima leva, che :raggiunge la quasi totalità della classe. La Germania è in grado di resistere e di determinare il fall imento d ei piani nemici.

Minimizzare la perdita di te nitori, co nquistati e tenuti a p rezzo di sangue, non è una tattica intelligente, ma lo scopo d ella g u erra non è la conquista o la conservazione dei tei:ritod, bensl la distruzione de lle fo rze nemiche, cioè la resa e quindi la cessazione d elle ost ilità.

Ora le Forze Armate ted esche no n solo non sono distrutte, ma sono in una fase di crescente sviluppo e potenza.

Se si prende in esame la situazione d al punto di vista politico, sono maturati, in questo ultimo periodo del 1944, eventi e stati d 'animo interessanti.

Pur non esagerando, si può osservare che la situazione politica n on è oggi favorevole ag li Alleati.

P rima d i tutto in America, come in Inghilterra, vi sono correnti contrarie alla richiesta di resa a discrezione. La formula di Casablanca significa la morte di milioni di giovani, poiché prolunga indefinitamente la g uerra; ·popoli come il tedesco e il g iapponese no n si consegneranno mai mani e piedi legati al n emico, il quale n on nasconde i suoi piani d i totale annientamento dei paesi del Tripartito

· Ecco perché Churchill ha dovuto sottoporre a doccia fredda i suoi connazionali surriscaldati e prorogare la fine del conflitto all'estate d el 1945 per l 'Europa e al 1947 per il Giappone.

Un giorno un ambasciatore sovietico a R oma, Potemkin, mi disse : « La prima guerra mondiale bolscevizzò la Russia, la seconda bolscev fazerà l' Europa ·». Questa profezia non si avvererà, ma se ciò accadesse, anche questa :responsabilità ricadrebbe in primo luogo suUa G ran Bretag na.

Politicamente Albione è già sconfitta. Gli eserciti russi sono sulla Vistola e sul Danubio, cioè a metà d ell'Europa. I partiti comunisti, cioè i partiti eh~ agiscono al soldo e secondo gli ordini del maresciallo Stalin, sono parzialmente al potere n ei paesi dell'occidente.

Che cosa significhi la« liberazione» nel Belgio, in I talia, in G recia, lo dicono le cronache odierne. Miseria, disperazione, guerra civile. I << liberati. >~ g reci c he sparano sui <<liberatori» inglesi n on sono che i comunisti ru ss i che sparano sui conservatori britannici.

Davanti a questo panorama, la politica inglese è corsa aì ripari. In primo luogo, liquidando in maniera drastica o sanguinosa, co me ad Atene, i m ovimenti partigian i, i quali sono l'ala marciante e combattente delle sinistre estreme, cioè d el bolscevismo; in secondo luogo, a ppoggiando le forze democratiche, anche accentuate, ma rifuggenti da l t o talitarismo, che trova la sua eccelsa e_spressione nella ·Russia dei sovieti. , l\fa q uesta « fr o nda » di Chu rchill non p uò andare ol tre ad un certo segno, altri menti il grande maresciallo del Cremli no p otrebbe. adombrars i. Churchill voleva che la zona d'influenza r iservata alla democrazia nell'Occidente europeo fo sse sussidiata da un patto tra Fra ncia, Ing hilterra, Belgio, Olanda, Norvegia, in funzione antitedesca pdma, e ventualmente in funzione anti.russa p o i.

Churchill ha inalberato il vess illo ant icom~nista in termini cates:orici nel suo ultimo discorso alla Camera dei Comuni, ma questo non può fare piacere a Stalin. La Gran Bretagna vu ole riservarsi come zone d 'influ enza del!a democrazia l' Europa occidentale, che non dov rebbe essere contamina ta, in alcu n caso, dal comunismo.

Gli accordi Stalin-D e Gaulle hanno soffocato nel g erme questa idea, che era stata avanzata, su i struzioni di Londra, dal belga Spaak, Il gioco è fallito e Churchill de ve, per dirla all'inglese, mang iar si il cappello e, pe nsando all'entrata dei Russi nel ?\.fediterraneo e alla pressione russa nell'Iran, deve domandarsi se la politica di Casablanca non sia s tata veramente per Ja « vecch ia povera Ing hilterra » una politica fallimentare.

Premuta dai due colossi mil itari d ell'Ocddente e dell'Oriente, dagli insolenti insaziabili cu g ini di oltre Oceano e dagli inesau ribili eur oasiatic i, la Gran Bre tag na vede in. gioco e in perico lo il suo avvenire imperiale, cioè il suo d esti no. Che i rapporti « polit ici» tra gli Alleati non siano dei mig lio ri, lo dimo stra la faticosa preparazione del nu ovo convegno a tre.

P a rliamo ora del lontano e vicino Giappone. Più che certo, è dogmatico che l'impero del Sole Levante non p iegherà mai e si batterà sino alla v ittoria. In questi ultimi mesi le armi nipponiche sono state coronate da g ran di su ccessi. Le u nità dello stro mbazzatissimo sba rco n ell'isola di L eyte, una delle molte centinaia di isole che forma no l'arcipelago delle Filippine, sbarco fatto a semplice scopo elettora le, son o, dopo due mes i, quasi al punto d i · prima.

Che cosa sia la volontà e l'anima del Giappone è dimostrato d ai volontari della morte. Non sono decine, sono decine di m igliaia d i giovani che hanno come consegna questa : (( Ogni apparecchio una nave nemica». E lo provano. Dava nti a questa sovrumanamente eroica decisione, si comprende l'atteggiamento di taluni circoli americani, che sì domandano se non sarebbe s tato meglio per gli statun itensi che Roosevelt avesse tenuto fede alla promessa da lui fatta alle madri americane che nessun soldato sarebbe andato a combattere e a mor ire oltremare. E g li ha mentito, come è nel costume di tutte le demo crazie.

È per noi, italiani della Repubblica, motivo di orgoglio avere a fianco come camerati fedelì e comprensivi i solda ti, i marinai, gli aviatori del Tenno, che co lle loro gesta s'impongono all'ammirazione del mondo.

Ora io vi domando: b buona semente degli italiani, degli italiani sani, i migliori, che considerano la morte per la patria come l'etefnità della vita, sarebbe dunque spenta? (La folla grida : « No I No»)

Ebbene, nella guerra scorsa non vi fu un aviatore che non riuscendo ad abbattere con le armi l'ae roplano nemico, vi si precip itò con tro, cadendo inskme con lui ? No n r icordate voi questo n ome ? Era un umile sergente : Dall'Oro.

Nel 1935, quando l'Inghilterra voleva soffo~arci nel nostro mare e io raccolsi il suo guanto d i sfi da (la folla si leva in pìtdi ron un grido u1111nin1C di emltazione: « Duu I DHce I D1tce I ll) e feci passare ben quattrocentomila legionari sotto le navi di Sua Ì\-facstà britannica, ancorate nei porti del Mediterraneo, allora si costituirono in Italia, a Roma, le squ:ldriglie della morte . Vi d evo dire, per la verità, che il primo d ell a li sta era il comandante delle forze aeree. Ebbene, se domani fosse necessario r icosti tuire queste squadr iglie, se fosse necessario mostrare che nelle nostre vene circola ancora il sangu e dei leg io nari di Roma, il mio appello alla nazione cad rebbe for se nel vuoto? (LA folla risponde : (< No I>>).

Noi vogliamo d ifende re, con le unghi e e coi denti, la va lle del Po (grida: «SI/>)); noi vogliamo che la valle del Po rest i repubblicana i n attesa che tutta l'Italia sia repubblicana. (Grida entusiastiche: (< SU Tlltta I»). Il giorno in cui tutta la valle del Po fosse contaminata dal nemico, il destino dell'intera nazione sarebbe compromesso; ma io sento, io vedo, che domani sorgerebbe u na forma di organizzazione irresistibile ed armata, che renderebbe prat icamente la vita imposs ib ile agli invasori. Faremmo una sol a Atene di tutta la valle del Po. (La f olla prorompe in grida 11nani1JJi di conunso. Si grida : <( S1 ! S1 I» ).

D a quanto vi ho detto, balza e viden te che n on solo la coalizione nem ica non ha vinto, ma che n o n vjncerà. La mostruosa alleanza fra p lutocrazia e bolscev ismo ha potu to p erpetrare la sua guerra bar- barica come la esecuz ione di un enorme delitto, che h a colpito folle di innoèenti e distrutto ciò che la civiltà europea aveva creato in venti secoli. Ma non r iusci rà ad annientare con la sua tenebra lo spfri to eterno che tali monumenti innalzò

La nostra fede assoluta nella vittoria non poggia su motivi di caratt ere soggettivo ·o senti mentale, ma su ele menti positivi e determinant i. Se dubitassimo della nostra v ittoria, dovremmo dub itare dell'esistenza di Colui che regola, secondo g iustizia, le sorti degli uomini, Quando noi come soldati della Repub ~lica riprendererrio contatto con gli italiani di oltre Appennino, avref!lò)a grata sorpresa di trovare più fascismo di quanto ne abbiamo lasciato. La delusione, la miseria, l'abbiezione politica e morale esplode non solo nella vecchia frase « si stava meglio>>, con quel che segue, ma nella rivolta che da Palermo a Catania, a Otranto, a Roma stessa serpeggia in ogni parte dell'Itali a <( liberata».

Il popolo italiano al sud dell'Appennino ha l'animo pieno di cocenti n ostalgie. L'oppress io ne nemica da una parte e la persecuzione best iale del Governo dall'altra non fan no che dare alimento al movimento del fascismo . L'imp resa dì cancellarne i simboli esteriori fu facile; quella di sopprimerne l'idea, impossibile. (La folla grida: «Mail»)

I sei partiti antifascist i si affannano a proclamare che il fascismo è morto, perché lo sentono vivo. Milioni di italiani confrontano ieri e oggi; ieri, quando la bandiera della patria sventolava dalle Alpi all'equatore somalo e l'italiano era uno dei popoli più rispettati della terra.

Non v'è italiano che non senta balzare il cuore nel petto nell'udire un n ome africano, il suon o di un inno che accompagnò le legioni dal Mediterraneo al Mar Rosso, a lla v ista di un casco coloniale. Sono milioni dì ital iani che dal 1929 al 19}9 h anno vissuto q uella che si può definire l'epopea della patria Questi italiani esistono ancora, soffrono e credono ancora e sono disposti a serrare i r anghi per r iprendere a marc iare, o nde riconquistare quanto fu perduto cd è oggi presidiato _fra le dune libiche e le ambe eti opiche da migliaia e mi gliaia di cadut i, il fiore di i nnumerevoli famig lie italiane, che n o n hanno dimenticato, né possono dimenticare.

Già s i notano i segni annunciatori della ripresa, qui, soprattutto in questa Milano antesignana e condottiera, che il nemico ha selvagg iamente colpito, ma n on ha m inimamente piegato.

Camerati, cari camerati milanesi I

È Milano che deve , dar e e d arà gli u o l'!1ini, le armi, la volontà e il segnale della riscossa ! (Interrotto .rovmfe da applatui, l o storico disrono viene salutalo alla fi11t da una manifatazione non meno appauionafa di quella suo/fasi all'ingruso di Mrmolù;j nel fealro. Una, due, 1ei vol te il Duce J costreflo a risalire ml podio dall'offell11osa insùlmza della folla, tbe non si sl(rnca di acd1,11arlo e d'in:,ocare 1(11 mo p rouifllo ritorno).

DALL'ARENGO DI PIAZZA SAN SEPOLCRO*

Camerati I

Ora che non ho innanzi a me il piccolo schermo di poche cartelle, mi sento in più diretta comunicazione col vostro spirito. Vi pa rlo e ci gu ardiamo negli o cchi, e sentiamo che le nostre anime vibrano all'unisono, perché una sola fi am ma le agita : l'amore profondo per questa Italia, che era grande e che, a costo di qualsiasi sacri6cio, gran de deve rito rnare.

Camerati!

N o n si ritorna do p o tanti anni i n questa vostra e n os tra città, n on si ritorn a in questo lu ogo se nza essere afferrati da un int imo, irresist ibile senso di emozione. Questa piazza è legata ad un avvenimento non so lo d ella storia italiana, ma d ella stÒria. mondiale,

O ggi, nella rapida corsa attraverso la vostra città, h o av uto la netta imp ressione delle tremende fer ite che un n emico barbaro ed ab bietto le ha inferto, Il popolo milanese ha dimostrato di regge re orgogliosamente a questi colpi; ha dimostrato la sua salda struttu ra morale e la sua forza,

Milano ha dimostrato ancora una volta di sapere accogliere n elle sue mura ospitali i profug hi di o g n i regione d'Ita lia, ha d imostr ato che l'an ima ambrosiana considera fratelli tutti gli italiani, dalle Alpi all'estremo Jembo delle isole.

Mano ma no che il nemico ha avanzato verso i l n ord, h a t rovato sempre d i più fa cce chiuse ed ostili, franchi tiratori che gli hanno sparato addosso. Firenze ha dato un esempio che ha riemp ito di orgoglio tutti gli italiani. Questo esempio è stato imitato da Forll . Ed io sono sicuro che in tutte Je città domani sarebbe altrettanto, perché ormai tutti conoscono di quale p asta siano fatti questi « liberato ri ». E ssi non ci portano che la schiavhù politica, il servag g io economico, l'abbiezione morale.

Un popolo degno di questo n ome n on è mai vinto finché n o n depone le armi. E noi no n le deporremo fino al giorno della vitto ri a. (Ttr1J1inalo il rliscorio, il Dutt si è ritirato, ma lfl folla, non saz ;a, ba vohdo pù) e più volte rivederlo, senza mai ,a!n,are l 'i111,peto degli applausi).

• Discorso pronu nci:ito a M ilano, d 3ll'arcngo di Piana Sa n Scpclcro, il pome riJ:~io del 16 dicembre 19 44 (v<"<l,i N oia. cronolog ica ne l voi. XX XV). {03\ Co, , ie;c d ella Se ra, N . 30 1, 17 dicembre 1944, 69").

« LA GRAND E PRIMAVERA D ELLA PATR IA È IM MI NEN TE »*

Se qualcuno dei nostri multicolo ri nemici, e dico multicolori perché acca nto a p ochi bianchi b astardi sono genti di tutte le razze, avesse assistito alla sfilata di oggi in vià Dante, si s arebbe convinto che, m alg rado il g rig iore di questo autunno, la gran<le· primavera della pat ria è immine nte, Lo sento nel vostro entusiasmo, lo leggo nei vost ri occh i.

Io so già che la eco delle manifestazioni milanesi è g iunta ai legiona ri delle quattro divi sion i che, ad destrate in Germania sotto una severa disciplina e una forte prep ar azione, si accingono a liber are il suolo della patria.

O gnuno d i voi deve senti rsi un soldato e fare sua questa co nsegna: tutto e tutti pe r l'Italia, (Galvanizzata da queste frasi, uprùm nti ,,,,a f ede in ffollabi!t mll'esito della dura lolla che il pat# sta .wslenmt!o, la folla i Hallata in una m1ova, travolgente /!Janifestaz ione, costringmdo il Duce a riafJ ard arsi pili volte).

AL COMITATO DELL'UNIONE LAVORATORI ••

Il D11cr, dopo aPer dirhiarat<r'che i in rorso e st1rà rapidamente afl flat o l'auorbù!lmto delle varie Confederazioni nella Co11Jtdcrazione unica dr/ lavoro,

• Di sco r o p ronunciato a Mil aoo d a un bJkm1e d ella ca erma d ella leg iont: a uton oma Ett()J t I\J111i sila in vi:i Ro vello, la m;lltioa del 17 Jiceml,re 1914 (ved i N ota u on o log ica nel voi. XXXV) (Dal Corrin e dei/a Sua, N. 30 1, 18 d iccmb1e I 9 4A , 69 " ' ) della tecnica e delù arti, si I soffer malo ml significato e mg/i sviluppi dtlla sodalizzazio11e e .mi problwli (he i nteressano pizi da :iicino gli operai, par/i. co/armente nel campo econo111ico e alimen f(1rt.

0 A /I.filano, a pal.izzo Manforte , il 17 cJi<embre 19·11, alte 15 30, M ussol ini i iu: vc il crnnmi~ sario dei la vora to ri d t ll'inJustria Ji t..til,1no, che g li prescntJ. il C omitJlo direttivo e gli org :i n izz;itori s indJcJ li <ldl"Uni o ne stessa, n on ché i pi t ident i <le!le comm ission i in terne J e llc più impurtaoti azien de milanesi Sono :in, he presen ti il c:i po del!;i. pwvind :i, i l po J e tà, il comm issario federa le. Il commh~:irin J ell'l.l nio ne, N .1 r<l1..>schi , esp rime Ili Duce il s:iluto J ei b.vo rnto ri del ri nJ uslr ia d i Mi l~no e gli ,otto r,one a lcun i p rob lemi r iguardanti la v ita delle c;l tei:;orie lavn1:1t1ici ». Indi M,1ss<ll ini proo unda le p:1.role qui ri por t:i te in riass unto. (O;i.l Corriere dtlla Stra, N. } Ol , 18 d icembre 19·14, 69'1) .

Ai Legionari

DELLA GUARDIA NAZION ALE REPUBBLICANA *

Legionari della Guardia I

Vi h o concesso l'alto o n ore di cos tituire nel sen o dell'Ese rcito rep ubblicano la prima arma combattente , Voi d ovete essere in ogni istante e nell'ademp imento del vostro dovere in pace e in guerra degni di questo privileg io . I Io la ce rtezza che voi lo farete, perch é so che la fede che vi anima è anc1ra e semp re quella del glorioso squadr ismo, arte fice della rivoluzione delle ca micie nere. In una sola p arola io riassumo la consegna: voi dovete essere i rreprensibili, in m odo che il po polo h alian o sia in og ni ista nte fie ro di voi. (Quasi subi t o, per un inconlrnibile desiderio, i rep arti !tan110 rollo le righe e Ii 1c 11c ajfcllali in/orno al D uce, chia11Jandolo a gran voce A fatica Afuuolini si è 1ciolto da q«dl't11!11siam10 cbe voleva l rallt11erlo ed i rùalilo ÙJ IJ/accbilla fra rinnoi•a/e grida d'en/11.riasmo e di f ede).

ALLE AUSILIARIE DELL'ESERCITO REPUBBLICA N O **

Camerat e ausiliarie I

Vi è stato riservato il p rivilegio di p restate il vostro g iuramento in u na rico rrenza memorabile n ella storia d ella pat ria. N ove anni or

• A M ib no, il 18 dicembre 1944, verso le 10, l\[usso!ini , isita la caserma /1.fedici della G uardi:i. N aziona le Re pubblicana sita in via l amarmo ra Poi, nel oottile, pass:i in rivista « il gruppo corazzato Le oneJM , il battag lione O. P. coi rcp:irti <li Como, Varese, Bergamo, P av ia, i r epart i postelegr afonici e ferrovieri, le ausiliJ.Sie, la banda p residiaria ». T e rminata la rivista, sale s u un carro armato e rivolg e ai legionari le paro le qui ri po rtate. (Dal Corriere d ei/a Sera, N. 302, 19 dicembre 1944, 69")

** À Milano, la. matt ina del 18 d icembre 1944, lasciata la caserma M editi, M ussolini si dirige in auto verso il C astello Sforzesco. « Al Castello s'erano sch ierate le fo rmazioni convenute per le cerimonie del giuramento di un battaglione d 'ausiliarie e delrinaus uraz ione del gagliardetto <lei Fascio femminile repubblicano m ilantse. T utt'attorno, sì da occupare tutto il vastissimo cortile, erano for mazio ni delle varie armi del l'fat'rcito, del l'Aviazione, del la Marina, della G uardia Nazional e Repubblicana, de lla Duim:J ftfat Gi unsevano ,frattaoto tutte le a utorità so no ben cinquantadue Stati, mano vrati come sempre da Lo ndra, si schie rarono nell'iniquo sinedrio ginevrino cont ro l 'Italia fa scista, te ntand o di co mpro metterne il futuro attraverso il più miserabile dei metodi: quello della fame. Il popolo italiano, r accolto in masse co mpatte intorno alle insegn e del Littorio, raccols e la sfida g inevrin a è il g iorno 18 dicembre del 19n rispose nel più romano d ei m odi. Milioni e milioni di donne si racco lsero attorno all'ara sacra de.i caduti e vi depo sero i loro ori, ivi c om pr eso l'anello nuziale, Fu que1la che si chiama da allo ra e si chiamerà sempre la « giornata della fede)>; g est o sp o ntaneo dì tutte le dorijie italiane, che v.::rame nte in quel gio rno emularono le do nne di Roma antica. li popolo italiano resis té, co mbatté, vinse ed alla fin e ebbe ragio ne della co alizio ne n emica. ( Grida: « Bene I >>), lo sono sicuro che v o i, o came rate ausiliarie, terrete fed e fo ogni circo stanza e con animo purissimo al giuramento che oggi avete p restato, e rico rdate : n o n lo avete pres tato a me, ma lo avete prestato all'Italia I (U n'ovazione imp onente accoglie ù p arole del D uce, dJe 1a/11t a r o111ana1J1t11t e). * milit:1ri, politiche e civili it:11iane e germaniche e, alle 10.D, faceva il s uo in• g resso, dalta porla del Filarete, i l maresciallo Gr azi:mi, accolto da. insistenti ap· plausi e da grida innegg ianti al risorg ente Esercito repubblicano. Prt'Ceduto da un rombo di acclamazioni, alle 10.}0 pr,:,cise, il Duce, ricevuto da Grazi:m i, entrava col suo seg uito nd cortile, passondo in rivista i rep:irti; quindi .assisteva alla benNizione del gag liardetto del Fascio femminile, im pugnalo d a una g iovane a usiliaria della bris:i.ta nera di Mila no, essendo madrina la vedova di Aldo Res,:,ga, e si .tratteneva, quindi, dopo aver badato il drappo, con un balilla, Renato Loi, m utilato d'un piede in conseg uenza d' un bombard amento aereo. Ecco .6nal~nte Mussolini sul podio. Il seg re tario del Part ito lancia un triplice · Sal uto al D uce ! " e dallo schieramento le grida d'invocazione al capo salgono possent i, li.no a che g li squilli di tromba non avvertono che il Duce sta per p.arla re ». Le sue parole sono qui riportate, (Dal C() rriere della Sera, N. 302, 19 d icembre 1941, 69").

* « La coffiandante generale delle ausi liarie legge quindi la formul:i del giuntmento, cui le componenti il b;ittaglione Giovinezza rispondono con un g rido al· 1issimo : "Lo giuro!". Di nuovo, mentre il segretario del PJrtito ord ina ancora il "Saluto al Duce! ", le invocazioni al c:i.po si levano clamorose. le a utorit.ì ch'erano con lui scendono dal podio, ma egli si volta di scatto, ridiiama Gru iani acc.i nto a sé, lo abb raccia e lo bacfa. Ll folla comprende il signilicato altissimo del gesto e accom una nei suoi appl:i.usi scroscianti il Duce e il maresciallo. Fuori del Castello, la foll a s'è anda ta intanto addensando, ha rotto i cordoni d 'ordine, vuol sa lutare da vicino il capo. E Mussolini può raggiungere a stento la sua au tomob ile, indirizzandosi lentamente verso la piazza del Duomo, sempr e acclamato ». (Dal Corriere deJ/a Sera, N. 302, 1S> dicembre 19 44, 69").

This article is from: