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VENTENNALE SVILUPPO LOGICO DELLA DOTTRINA FASCISTA

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17.

17.

Il secondo degli otto punti che precedono H testo d el decreto sulla socializzazione delle imprese approvato dal Consiglio dei ministri il 12. febbraio, dice che uno dei criteri fondamentali che hanno ispirato il decreto stesso è la rivendicazione della concezione mussoliniana cli una più alta giustizia ·sociale, d i u na più equa distribuzione della r icchezza, d ella pattecipazione del lavoro alla vita dello Stato. :È. necessario me ttere l'accento su questo concetto : s i tratta di rivendicare il pensiero mussolin iano, un eensiero scolpito nelle parole e concretato nelle opere di Mussolini per venti a n ni, e non già di orientarsi verso una nuov a d ottrina, rin nega nd o o per l o meno obliterando il passato. Si tratta di uno sviluppo, o piuttosto di un felice e necessario coronamento, non di una d ive rsa e inedita impostazione dei pioblemi sociali.

Già il zo marzo 1919, tre giorni prima della fondazione dei Fasci, Mussolini cosl parlava agli operai di Dalmine:

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« Non siete voi i pov eri, g li umili, i reietti secondo 1a vecchia retori<?, del socialismo letterario; voi siete j produtto ri ed è in questa vostra qualità che voi rive ndica te il d iritto di trattare da pari con g li ind ustriali Voi giungere te a funz ioni essenziali n el1a v ita moacrn a. ll divenire del p roletariato è problema di capacità e di volo ntà. E. il lavoro che nelle trincee ha consacrato il su o d iritto a non essere più fatica , disper:;.zione, perché deve diventare orgoglio, creazione, conquista degli uomini liberi n ella P atria l ibera e grande entro e o ltre i confini )).

Il 9 ottobre 1919 aveva luogo la prima g ran de adu nata fascista. &co quel che conteneva la relazione Fabbri sul programma del fascismo, letta in quella occasione :

« Problema socia le: a) so llecita p romulgazion e di una legge che sancisca per tutti j lavoratori la giornata legale di otto ore sull'effettivo lavoro; b) miglioramento di paga; r) partecìpazione dei r.1ppresea tanti dei Javoratori al funzionamento tecnico dell'industria; d') affidamento al le stesse organizzazioni proletar ie della gestio ne d' industria e servizi pubblici; e) modificazione del disegno di legge d 'assicurazione sull'invaliditi e vecchiaia, fi ssando il lim ite di età a seconda dello sforzo che esige cìascuna spede di lavoro; f) obbligo ai proprietari di coltivare le te rre; le terre no n colt ivate dovranno essere ·date a cooperative di contadini; g) riforma della burocrazia ispirata al senso della responsabilità individuale ».

11 minis tero delle Corporazio ni veniva inaugu rato il 31 lu glio 19:16. E Mussol ini diceva con prec isazione nettissima:

« La gen te del lavoro fu fino a jeri misconosciuta e negletta dallo Stato vecchio regime. L a gente del lavoro si accampò fuori dello Sta to e co ntro Io Stato. O ggi tutti gli elementi d ella prodUUone, il capitale, la tecnica, il lavo ro, entrano nello Stato e vi trovano gli organ i corporativi per l'jntesa e la collaborazione)),

A l congresso dei sindacati fascis ti in Roma, tenutosi il 7 maggio 1928, il D uce faceva la seguente programmatica didùarazfone :

« Occone an cora migliorare qua lit ativamente le nostre masse, far circolare cioè la linfa vitalissima della nostra dottrina nell'o rganismo sindacale italiano. Quando queste condizfoni si siano realizzate, n oi p assere mo audacemente ma metodicamente alla terza e ultima fase: la fase .corporativa d ello Stato italiano. 11 secolo attuale vedrà u na n uova economia Come il secolo scorso ha visto l'eco nomia capitalistica, il secolo attuale vedrà l'economia corp o rativa.... Bisogna mettere sullo stesso piano capitale e lavoro. Bisogna dare all'uno e all'altro ug uali diritti e uguali doveri )).

E il 6 ottobre 19,4 il Duce ribadiva il suo programma soc iale con le seguenti parole, in cui per la prima volta veniva definito il concetto della « alta g iustizia sociale » : gnifìca questa più alta giustizia sociale? Significa il lavoro garantito, il salar io equo, la casa decorosa; significa la possibilità di evolversi e di migliorare incessantemente. Non basta. Significa che g li operai, i lavoratori devono entrare sempre più .~ntimamente a conoscere il . processo p roduttivo e a partecipare aJla sua necessada disciplina». · ·1 d 1 · d" · · · · I I affe~a;f;~~°r:~~u~foM:ss~li~~e~r13 1 !:~!~z\\:~~1a e è a seguente

« Devono raccorciarsi e s.i raccorceranno, nel sistema fascista, le distanze fra le diverse categ orie di produttori.... ».

Il 2.3 marzo 1936, i nfine, Mussolini pronunciò u n discorso alle Corporazioni parlando delle «industrie-chiave>> che interessa no di· rettamente e indirettamente la di fesa e la vita della nazione. In tale occasione, egli si poneva questi ìntcnogativi:

« .. ..L'intervento dello Stato in queste grandi unità industriali sarà d iretto o indiretto? Assumerà la forma della gestione o del controllo?»

E rispondeva:

« In t aluni rami potrà essere gestione diretta, in altri indiretta , in altri un efficente controllo b perfettamente logico che anche nello Stato fa scista quest i g ruppi di industrie cessino di avere anche de jure la fisionomia di imprese a car attere privato.... Questa trasformazione costituzionale di un vasto impattante settore della n ostra econ omia si farà senza precipitazione, con calma, con decisione.. In questa economia i lavoratori di ventano con pari doveri collaboratori nell'impresa, allo stesso tito lo dei fornitori di capitale o dei dirigenti tecnici».

Sarebbe facile, come al'parc ovvio a chiunque conosca le manife~ stazio ni del pens iero sociale mussoliniano, continuare; ma 9ueste poche citazioni sono sufficienti per documentare la coerenza rivoluz ionaria del fascismo, il quale non rinnega ora le proprie origini e i p ropri ventennali sviluppi, ma si r ifà a lla loro più genuina essenza travolgendo g li esterni ostacoli e le interne resistenze che si frappa· nevano alla p1ena realizzazione dei suoi altissimi fini soc iali. È quindi assolutamente superfluo che g li italia ni di labile memoria abbiano l'aria di cadere dalle nuvole in preda alla \ìiù autentica delle sorprese di fronte al fondamentale provvedimento de la socializzazione. Si tratta, è vero, di una nuova pietra miliare, ma alle spalle, come patrimonio che non si rinneg a, è la strada che abbiamo faticosame nte percorsa; mentre ancora u na volta, lo vogliano o no gli « attoniti ll per professione, il pensiero rivoluzio nario del Duce è all'avanguardia.

24 febb raio 1944.

39. CHURCHILL IN TONO MINORE

Qualcuno dei nostrj intelligenti e sp eriamo ass idui lettori troverà che noi commentiamo con qualche ritardo i discorsi de.gli uomini di Stato nemici. Effettivamente cosi è. Ma una consuetudine alla quale non crediamo, specie in tempo di guerra, di derogare, ci consig lia, prima di esaminare il contenuto di un discorso, <li averne sott'occhio il testo ufficiale jntegrale.

mar?e~ i s~i::~diza~~]I~ ~:!er!i meritevole della più attenta let tura .

Riassumiamo sinteticamente in tre parole il nost ro giudizio sull' orazione cburchilliana, mentre ci r iserviamo di esaminare più da vicino la parte che riguarda l'I talia : è u n discorso prolisso, prudente, preoccupato .

Che la mole del disco rso s ia eccessiva, soprat tutto per il p ubblico in g lese, i J?rimi a co nstatarlo sono gli foglcsi stess i. Churchill si è dilung ato in una serie di dettagli « balcanici», portando alla ribalta zia alla Grecia, e sulle quali gli onorevoli membri della Camera dei comun i hanno le più vaghe cognizioni geografiche. Non d imentichiamo ch e, date le affinità foniche della lingua francese, Lloyd George, il primo ministro britannico della prima guerra mondiale, confondeva la Cilicia con 1a Slesia, ed altre amen ità di questa specie furono regi· strate nelle cronache clirlomatiche di Versaglia. La (< prudenza)> de discorso è evidente, dal principio , quando Churchill l!recisa che egli non ha mai fatto credere che il 1944 vedrebbe la fine dc la guerra, aOa conclusione, q uan d o afferma che alla fi ne la v ittoria n o n sarà «neg ata)> alla Gran Bretagna. Co me si vede, siamo già in una forma indiretta di affermazion e. Siamo molto l o ntani dai a isco rsi-fanfara di 9uel che s i potrebbe ch iamare il tempo « africano » d ella g uerra. O ggi 11 to no è minore . Né potrebbe essere diverso, nel q u into anno della con flag razio ne,

N essu no può co ntes tare che il discorso sia rivelat ore d i uno stato d'animo di visibile «preoccupazio ne». Il signor Chu rchill è co s tretto ad ammettere che i t edeschi dispongono di ben trecento divisioni; che capi e gregari, esercito e part ito, costituiscono un blocco che non frr~:tfn:;r~!~a~~~e id~~i:;J~nt s:~s~~ tono ovunque con estremo valore.

Churchill ha anche confessato (rip ortiamo testualmente):

« I tedeschi stanno apprestando sulle coste francesi nuovi mezzi di attacco contro la Gran Bretagna, sia eon aeroplan i senza pi lota o proiettili-razzo, sia con ambedue su considerevole scala. molto tempo che li vigiliamo con grande attenzione e cerchiamo di cogliere ogni testimonian:a di questi preparativi, in ogni possibile occasione » .

Con queste parole Churchill ha sollevato il velo del mistero. È o rma i chiaro ch e la scienza e la tecnica tedesche hanno escogitato q ualche cosa di nuovo. Che gli ing lesi «vigilino» la preparazio ne di q uesti mezzi con la più g rande attenzione è perfetta mente compren~ sibile, ma non e re.diamo di essere esagerati se affermiamo che questa d ~chiarazio ne di Churchill deve avere fa t to correre un brivido per la schiena di molti milio ni di londinesi . T anto più che l'oratore h a avuto una particolare sottolin eatura del suo discorso con ci nque incursioni a eree tedesche, le quali d evo no essere. state abbasta nza (< massicce » se lo stesso Churchill le ha t rovate analoghe a quelle del J940-'41. Anche q ui gli inglesi avev an o g alopp ato CQ !) la fantasia. A leggere i

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er a in via di esaurimento, aveva molti cacda per la di fes a ma n o n p iù aviazione da offes a, d oè da b ombarda mento. Le bombe con esplosivo molto più micidiale dei preced ent i, g li incendi che h anno dival'Ilpato in t utti i q ua rtieri d ella me t ropol i hanno costituito u n terribile rÌ· sveglio d alla illusio ne eufori ca in cui i b ritannici si erano addo r· mentati.

È vero c he la R. A .F . h a qu asi distrut t o Be rlin o, ma è altrettanto vero che la Lufhvaffe ha di mostrat o che è in g rado di d istruggere com· pletamente Lo ndra e finirà pe r farlo .

A nche l'este nsione delle imprese «terroristiche)) degli alleati sul territ o rio del Reich d eve aver lasciat o n ell'an imo degli asco ltato ri u na certa perplessità: tali imprese hanno imposto un consumo di ap_parec· chi e soprattutto un'usura di uomi n i veramente imponenti. {.luesta parte del discorso era diretta ai russi, i qu ali attendono, con un'evi. dente e g iustificata impazienza, l'ap ertura del secondo fro n te, Anche s u q ues to argomento Churchi11 n o n si è impegnato in ma n ie ra defini tiva. L'espe rienza del seco ndo fro nte, diciamo così , italo.medi ter. raneo n o n è brillante, e Churchill si è prodigato nel trovare giusci fi. cazio ni di caratte re climatico a lla stasi degli all eati e al ritardo di u n mese almeno sul previsto p er qu anto rigua rda la co nci ui sta d i Roma Né minori p reoccupazioni t rasp aiono dii discorso d i Churchill anche su lla parte politica nei rigu ardi d ella Russi a e della P olo nia, fra le quali C hurch ill ha diviso in due pa rti eguali i l suo tene ro ed affa t icato cu ore ; nei rig ua rdi d eg li Stati Un it i, c he, esse ndo e ntrati nel peti odo che si p o trebbe definire della « quarta na eletto rale)), si divertono, come dice Churchi ll, ad « acquistarsi p opola r ità facend o professione di amer ican ismo n ella sua forma p iù spinta , la q ual cosa non c i d eve m in ima· me nte disturbare )) Anche se, aggiung iamo n oi, l'americanismo spinto è una fo r ma eles ante e palese di antibritannismo.

Pure la situazione interna inglese no n deve essere id eale se Churchill se nte il bisogno di dichiarare:

« V'~ una tendenza in questo P aese a sollevare vecchie cont roversie fra i differenti partiti; e anche fra gli alleati vi è una tendenz.a. a svegliare sonnolente prevenzioni e a dare loro libero g ioco».

Esaminato cosl, nella sua esse nziale sostanza, il discorso di Churchill, veniamo alla parte abbastanza diffusa che egli ha dedicato a ll'Italia.

« Cosl in Italia noi stiamo lavo rando presentemente col re e con ~::~~ob:irc{;ly_oslavia diamo aiuto al maresciallo Ti to», ha pro-

Questi accostamenti italo-balcanici sono evidentemente intenzionali.

Il primo ministro inglese ha q uindi affermato che « l'Inghilterra ha firmato l'armistizio, sulla base d ella resa incondizionata, col re e col maresciallo che erano nel presente il legittimo Governo italiano )).

Success ivamente ha precisato di non essere convinto che « qualsiasi altro Governo formato adesso in I talia poss a ottenere obbedienza dalle Forze Armate italiane)>,

E ancora. Quando la battaglia, difficile e lunga, sarà stata vinta, « noi saremo liberi di rivedere l'i ntera situazione politica italiana e lo faremo co n molto maggiori vantaggi che non adesso. È a Roma che un più ampiamente basato governo italiano può esse re meglio formato)) .

A questo punto Churchill ha fatto u n'affe rmazione cile deve aver agghiacciato i dirigenti dei sei partit i a ntifascisti. Egli ha detto testualmente :

« Se e quanto questo .governo, facci o una supposizione, sarà \ltile 3gJi alleati come il presente, io non posso dire. Potrebbe ce rtamente essere un governo che p roverebbe 3J afferma rsi con il popolo italiano col resistere fin dove .gli fosse possibile a lle d omande degli alleàti. Esso non a vrebbe certa1Ìlente autorità, né elettorale, né costituzionale, fino a quando l'attuale re non abJich i e il suo successore lo inviti a insediarsi. .Mi spiacerebbe di vedere cambi inconsiderati mentre la battag lia è al suo cul mine con alterne vicende. E certo comunque che esso non avrebbe alcuna effettiva autorità sulle Forze Armate italiane che ora combattono con noi ».

D o po aver detto che l'Italia è prost rata nelle sue miserie, che il cibo è scarso e n o n vi è possibilità di aumentarlo perché mancano le n avi (come sono sfumate le promesse di immed iati abl:io ndanti invii di viveri, nelle quali milioni di fatui d eficie nt i avevano creduto!), si chiude la parte, diremo ita liana, del discorso. Il quale ha tolto ogni barlume di speranza agli antifascisti del Mezzogiorno. Erano partiti, cos t oro, in quarta contro il re, il principe, Badoglio, invocando la solidarietà d ei partiti demoliberali degli altri paesi, e oggi, davanti alle dichiarazioni in1;:lesi, nelle quali è evidente la sfiducia nell' operato attuale e futuro dei diversi Sforza, Croce, Omodeo e soci, debbono, se posseggono ancora un ta ntino di dignità, chiudere bottega. Il Comitato di liberazione è liberato da ogni fatica e respo nsabilità. La sua campag na per ottenere l'abdicazione si è conclusa in un fiasco di vastissime proporzioni. Composta da rottami di ogni partito e da opportunisti mescolati insieme nel più disgustoso degli intrug li, rimasta sempre a mezz'aria nel disperato tentativo di conciliare diavo lo e acquasanta, l'allearua antifascista viene liquidata in malo modo d a Churchill, il quale p erò n on può non nutrire insieme col disprezzo un briciolo di g ratitudine per i due criminali traditori che gli hanno spalancato le p orte d'Ital ia.

È ora perfettamente ingenuo domandarsi come r eagiranno ì sci partiti al~a pedata ricevuta da Londra, Tutt'al più con la -votazione a•un v ibrante ordine del giorno, sti lato magari da quel povero vecchio spaesato di Benedetto Croce, il quale troppo tardi e malamente è passato dalla biblioteca alla piazza, dal libro al comizio.

Superato il primo momento di stordime nto, i commedianti dell'antifascismo rialzeranno il sipario per esibirsi in un nuovo numero di varietà, surrogato del pane che manca.

26 febbraio 1944.

CONSUNTIVO DI IERI, COMPITI DI DOMANI

Soltanto do.r.o dodici mesi l'Ammiragliato inglese si è deciso a comunicare che 11 grande transatlantico En,preu of Canada, stazzante ben ventiseimila tonnellate, fu, n el marzo del 1943, colato a pkco da un sommergibile italiano. N el bollettino di guerra italiano dell'epoca fu annunziato "l'affondamento con quello scrupolo della ve ridicità che, spinto fino al parossismo, costituiva Ja caratteristica dei nostri bolletuni, ma probabilmente gli ascoltatori di radio Londra avranno dubitato della n o tizia, visto che gli inglesi non la confermavano. O ggi, finalmente, si decidono a farlo, Meglio t.udi che mai. Ma questa brillante azione di guerra (la grande n ave colò a picco in dodici minuti), quest'azione di guerra, dicevamo> che n on andò disgiunta da gesti di cavalleria verso i naufraghi, ci dà motivo per sviluppare un ordine di ragionamenti che sono di una qualche attualità.

Vogliamo dire che suprema ing iustizia nonché grave offesa alla verità storka sarebbe quella di dimenticare i sacrifici compiut i d all'Italia durante i primi quaranta mesi di guerra.

Che al ; settembre del 1943 sia stato consumato un obbrobrioso inganno , un criminale tradimento a danno degli alleati del Tripart ito e, 1n modo speciale, ai danni d ella G ermania, i cui soldat i combattevano valorosamente da anni a fianco dei nostri, questo è un innegabile fatto che rimarrà nella storia p e r tutti i secoli avvenire . Ma non meno storico è H fatto che tale tradimento fu consumato anche e potrebbe d irsi soprattutto ai danni del po p olo italiano o della parte migliore del ~~ 0 {~·fi~:a èddf:11~cs~h: cdj~~:e~i~~~.v~:r~~~g'ài ~~:!~~\nfamia e di impe ritura vergogna per" i responsabili, non solo si p erdevano di colpo tutti i territori di oltremare, non solo si aprivano al nemico le porte dell'invasione nel continente, non solo veniva distrutta sjno alla radice tutta la nostra organizzazione militare, ma venivano annullati e irrisi i sacrifici che il popolo aveva sostenuto durante la g uerra. si trovano fra i prigionieri.

Ora, per la memoria dei cad uti che deve essere tramandata alle future generazioni, nel nome di centin aia di m.i~liaia d i famiBlie che hanno dato alla Patria il loro sang ue migliore, intendiamo tJcordare questi sacrifici, per evitare che sia deposta su di essi la coltre intenzionale dell'oblio.

La verità indistruttibile è questa: che, dopo la Germania, la nazio ne che ha sopportato i più gravi sacrifici, è l'Italia.

Le cifre che verremo es po nendo peccano in difetto, no n in eccesso. Poiché dopo il ca?s badog l!esco o g ni ri lcva'!lento statistico fu sospeso, prefer iamo tenerci al disotto della realtà. Le cifre definitive v erranno alla fine della g uerra. ma i dati già. accertati so no estremamente significativi per stabilire l' esattezza d1 quanto affermi amo, Cominciamo dalle perdi te umane. A tutto il luglio 194>, l'Esercito aveva pubblicato, nel supplemento me n s ile dc:l giornale U Forze Armate, il nome e il cognome di 10.641 caduti sui diversi fronti di guerra .

Dal canto suo la Marina da g ue rra ha avuto, a tutto il giug no 194 3, 3771 caduti e ben .20.189 dispersi. G li uomini della .Marina mercant ile caduti sono 1~ 11.

Le perdite dcll'Aeronautica so no di circa se imila equipaggi fra caduti e dispe rsi. I feriti e i m ut ilati d etle Forze Armate ~ono in p rop or• zione co l numero dei caduti. I p ci g ionie ri sono circa cinquecento mila.

A quanto ammo ntan o le pe rdite della po po lazio ne c ivile ? A una cifra molto a lta. Come si ricorda, i bo mb ardamenti <1 scie ntificamente>> terrori stici contro le città italiane cominciarono con quello di Milano, il .24 ottobre del 194z, e continuano t uttora con ritmo non attenuato, ma piuttosto crescente. Dati esatti mancano, ma non si è lo ntani dal vero se si afferma che non meno di ce ntomila italiani, ìn massima pane donne e bamb ini, sono stati uccisi dai « liberatori 1> anglosassoni.

Secondo una comunicazione ufficiale inglese, nel solo mese di ag o sto del 1943, il mese del tradimen to c he vjd.c i più terribili bombardamentj di tutta la guerra, nella città di Napoh le vittime dei bombardament i salirono a ventimila.

La popo lazione ha sostenuto ques te prove d o rissime con una di· sciplina e una calma veramente esemp lari.

. In questo traa:ico to tale v anno aggi u nti anche se ice nto lavorato ti itali ani occupati in German ia e massacra ti dai bomba rdamenti ne mici.

Ric~:aom: ri tc~~: ou;uae~f~ d ~U~e I\~~~ nr:,e no impone nti d ei m ateriali.

Nei combattimenti e n elle inte rminabili este nuanti c rocie re di p rotezione, a bbiamo perduto t rece ntoq u arantadu e unità da g ue rra, fra cui ben ottantaquattro sommergibiU, fin iti in fondo a l Medite rra neo o nell'Atlantico. Le perdfre della Marina mercan tile sono compendiate in queste cifre . All'inizio della guerr:i il nostro tonnellaggio mercantile saliva a tre milioni e mezzo di to nnellate. Nel lug lio del 1943 era in g ran parte perduto. Nel solo mese d i aprile del 1943, q uando fu ten· cinquantamila to nnellate furono g ravemente immobilizzate p er u n temre j~fe;:~~a~~;ettamente militare p assiamo al campo ci vi]e, i sacrifici sostenuti dall'Ita lia sono di quasi impossibile v alutazione, L'azion e bell ica del n emico ha d istrutto, diciamo letteralme nte d istrutto , decine delle nostre città. N ap o li ha sostenuto ce ntoquatt ro attacchi aerei. Ma come non rico rd are altre città rase al suolo, come CagLiari, Tral?ani, Marsala, Messina, Reggio Calabria, Foggia, Benevento, Avellino, Pescara, Civitavecchia, Livorno, Arezzo , Pistoia, Ancona, Rimini, e l'elenco potrebbe continua re con Milano, che, nell'agos to infausto , ebbe il sessanta per cento d elle sue case distrutto o reso inabitabile ? Dopo le grandi città, è venuto il turno delle città minori; · poi dei borghi, q uindi d ei villaggi. Adesso i bombard ieri nemici, indisturbati o quasi, passeggiano sui casolari isolati e fanno « caccia g rossa )> dei contadini intent i n ella sacra fatica dei campi. Le ricchezze materiali, case, stabi liment i, che le bombe dirompenti o incendiarie hanno distrut to sono incalcolabili : superano. indubbiamente i cento miliardi di lire. Ma accanto alle rovi.ne materiali, c'è stata una d istruzione di valori morali. storici, utist ici, che è definitiva e non ha fea~r~:\e~H;~ìi!~~~:~ :\~i1~r~o:~~~u:~o~r:a:i~~\,!~~~;~ g lo ria, pegni della nostra grandezza futura, tutto ciò è irreparabilmente perduto.

Q uando uno di questi monu ment i viene ridotto in mace rie, sentiamo una ferita al nostro spi.rito, più acuta che se c i fosse lace rata, da una b cutale lama, la carne. Si fa il deserto là dove lo spirito dell'Italia e terna aveva fatto il miracolo d ella p rimavera I

Ma che cosa può impo rtare, a d esempio. la distruzione della casa del Pet rarca ad Arezzo o la rovina del tempio malatestiano a Rimini ai piloti negri della novantanovesima squadriglia di stanza a N apoli?

A q uesto as petto che potrebbe chiamarsi <<negativo» della g uerra, bisogna aggiungere quello positivo: cioè i colpi inflitti al nemico dalle Forze Armate italiane. Non ci è p ossibile precisare quanti siano stati i Caduti e i feriti angloamericani colpiti dal J?iombo italiano. Né le perdite di materiali subite dagli esercit i nemici.

Sono v iceversa co nosciute e stabilite le perdite della Marina metcantile e da guerra b ri tanniche. Le navi mercantHi affondate dalle unità d ella nost ra Marina da guerra sono state duecento, pe r u n to nnellagg io g loba le di 1.474.000 tonnella te. Le n avi da guerra affondate sono ce ntosessanta. pe r un tonnellaggio di 365 .4r8 to n nell ate. Le navi da g ue rra più o meno se riamente dann egg iate dai nostri mezzi furono sessantanove, pe r un totale d i 3J8, s60 tonnellate.

L a nostra A viaz ione ha inflitto perdite particolarmente g ravi e ali'Aviazio ne nemica e alla M ari na nemica mercantile e m ilitare. In combattimenti nei diversi cieli d'Eu ropa e d'Africa furono abbattuti

3:q8 veli voli nemici Al suolo ne furono distrutti t rece ntottant otto No_n mettiam·o n el conto i «p robabili», che furono parecchie centinaia

Per quanto rigua rda il naviglio xµ.eccantile nemico , i nostri aerosi lu ranti han no affondato ottantasei navi, per 708.~oo t o nnellate ; i bombardieri in quot a han no affondat o trentaquattro navi, pec 177.no t cn nelJatc ; i bombardieri in p icchiata diciotto unità, per I q .ooo tonnellate. Naviglio mercantile danneggiato centoquarantacinque unità, per tonnellate 992.. 600. .

Nel navi.glio da guerra nemico la nostra Aviazione ha affondato venti incroc iatori, tre incrociatori ausiliari, venti cacciatorpediniere, sette sommerg ibili, un posa. reti, una cannonie ra, sei motosilu.ranti, sei u nità imprecisate. Navi da g uerra colpite e danneggiate duecentodieci.

Dall"u giugno 1940 al 31 dicembre 1942, l'Aeronautica italiana ba effettuato sessantamila azioni di bombardamen to, lanciato 366.000 bombe per tredicimi la tonnellate di esplosivo, sganciato , 83 siluri, sparato z.92.6.000 colpi di mitragliatrice Ore di volo 264.6 (4. Questi numeri sono abbastanza eI09ruenti e dimostrano che il con- ad intendere. Quando il colpo di Stato abbatté non il fascismo, ma la prima raggiunta. Stavano per uscire in serie i primi carri armati pesanti, il P. 40 con cannone da settantacinque e i semoventi con ca n· noni da novanta millimetri; erano in costruzione e in serie sommergi· bili tascabili e decine di motosiluranti; e rano già stati ordinati migliaia di apparecchi da caccia e precisamente dei tipi G. Jf, RE 2001, .MC 201, che significavano un primato su tutte Je avia1.ioni europee.

Quando s i farà la storia, si vedrà quale e quanta cura il regime aveva dedicato alle Forze Armate dello Stato, a cominciare da quella Marina creata tutta di sana pianta neg li anni fascisti e che nel settembre infame non doveva essere ridotta ai min imi termini, se oggi Chu rchill ne r icorda le più che cento unità passate intatte al s uo Ammiragliato. È mancato in molti gent:rali e ammiragli, come quelli di Pantelleria e di Augusta, il coraggio, non le armi. La Corona e i suoi complici hanno creduto di salvare s~ stessi col tradimcntò e hanno tramutato l'Italia io u n campo di battag lia. La ve rità è che ne\Festate del 1943 si poteva resistere. Molti episod i di questa e di altre guerre dimostrano che la possibilità di resistere esis te anche quando il nemico sia preponderante in uomini e mezzi, purché non manchi la volontà di combat · tere. Allo stato d'animo di disperata rasseg nazione sta ora sostituendosi una disperata v olontà di combattimento, che è un vero atto di vita e di fede. Questa capacità di ripresa t in atto, come se all'orizzonte balenassero le prime l uci delraurora. Fra poco, sarà giorno pieno. E i dadi saranno gettati. Si tratta veramente di essere o di non essere, di riscattarsi o d i p'erire O un'Italia fort e, unita, indipendente, o una Italia ridotta a colonia in balia dello straniero Questo il tetribile di· lemma, il supremo aut-aut che s ta e deve stare sempre dinanzi alla coscienza degli italiani.

28 febbraio 1944. 41.

UN ,METODO, UNO STILE

I biografi attribuiscono al principe Ottone di Bismarck una frase di questo genere : « No n si dicono mai tante bugie come prima di u na elezione, come durante una guerra, come dopo una caccia». Non vi è uo mo che, nel cerchio stesso delle sue personali espe rienze, n o n possa confermare l'opinione del grande prussiano, il quale dimostrava di possedere, fra le molte altre v irtù, anche una precisa conoscenza dei suoi contemporanei. Il candidato che nell'epoca malfamata d ei ludi cartacei - si presentava al colto e all'i nclita era costretto a mentire, perché doveva promettere mati e monti p er carpire suffragi dall'ingenuo armento .elettora le. Dopo u na caccia, il fedele di Sant'Ubecto racconta strabilia nti avventure, s pecie se torna col carniere v uoto . D urante una guerra, poi, le bugie, anche sotto la forma attenuata della reticenza, sono un fatto che accompagna le operazioni belliche come le impedimcnta. Deve essere stato sempre cosi. Un proverbio milanese dice infatti: « Tempo di gue r ra, più balle che terra».

Nella conflagrazione attuale l'esercizio della bugia ha. raggi u nto vette fino a oggi impensabili, giovandosi"'.' per la propaganda, degli strumenti che la scienza moderna h a mess9 a disposizione dei menlitori. I quali, ser coprire il loro inverecondo rossore, chiamano tutto ~~tlet:~~a~~gbf ;ua~~eir:i ~~er":i;v~h~f~S1a~t~to;i:;t0:u:~t:1ot:s~ son i hanno perduto anche quest'ult imo residuo dì pudore che autentici criminali di razza conser va no ancora.

Londra ha battuto quals iasi primato passato e forse futuro. Parafra sando Giordano Bruno, co n una leg gera m odificazione, si p uò d ire che q·uello di Londra è lo « spaccio del1a men zogna t rionfante». Cioè è la menzogna che· trionfa, apparenteme nte, su tutte le altre consideraz io ni, ma non sulla verità, perché la verità è invincibile e fin isce alla lu nga per illuminare gli uomini e il mondo. Qualcuno potrebbe a questo punto d o mandarci, non senza ironia; che gli angloamericani siano d ei mentitori, ammettiamo; ma, posti in riga gli uni e gli altri, chi è in grado di scaglia re la prima p ietra? Rispondano i fatti. E cronaca di ieri.

I gruppi e i gruppetti clandestini italiani al soldo delle centrali n em iche e manovrate dai bolscevichi hanno, nei giorni scorsi, cercato di provocare uno sciopero gcne cale che da << bianco » d oveva dive ntare «ross o», da «pacifico>> <<insurrezionale ,, e doveva i mpegnare tutto il cosiddetto proletariat o italiano. Le cose sono andate rn un modo co mpletamente diverso. Le radio n emiche hanno diffuso bug ie su bugie, invenzion i su i nvenzioni, ma sta di fatto che lo sciopero stesso è s tato un fiasco solenn issimo e potrebbe dirsi decisivo. U n comunicato del ministero dell'Interno lia ristabilito 1a realtà d ella situazio ne con una precisione di dati che non p uò non avere favorevolmente impress ionato il pubblico italiano, mentre ha sgo nfiato le vesciche della propaga nda nemica. Si pot eva tacere? No. Si d oveva «edulco rare» la verità ? Nemmeno Questo è il nostro stile Ne consegue che non sci milioni di operai hanno scioperato, ma appena d uecentottomifa, il che prova che le masse se ne sono in6schiate deg li ordin i ricevuti e hanno dimostrato di possedere la coscienza dei doveri delJ'ora ; che lo sciopero, soltanto a Milano, è durato quattro giorni e solo in alcuni stabilimenti, ment re in altre località è durato poche ore o addiri ttura pochi minuti; che d ove i cosiddetti scioperanti fu rono cinquecento, tale cifra fu data e del pari non fu nascosta dove fu. rono cent omila

Le radio nemiche hanno parlato di battaglie, di scontri con card armati, di sabotaggi, mentre il comunicato ha aetto la verità affermando che nulla di tutto ciò è avvenuto. Milioni di cittadini delle diverse città italiane, gli stessi scioperanti e i loro capi, nel l oro ìntimo, h an- no dovuto riconoscHe che il comunicato ministeriale non inventava, ma fotografava gli eventi.

No. L'ese rcjz10 della bugia sembra, ma n on è r edditizio, a nche se si vuole, e ci ripugna, sposta re un problema da) terreno puramente morale a quello della semplice utilità. Se gli uomini della Repubblica Sociale Italiana vogUono realizzare una pro fonda e duratura rifo rma del costume e del caratte re, d evono, nel dire la verità, farne la formula orjcntatrice di tut t a la vita singola e co lle ttiva. Se voi clite la verità quando è penosa, voi sarete creduto quan do la verità sarà lieta. Se vot avete il coraggio di annunciare una d isfatta , nessuno solleverà dei dubbi quando annuncerete una vittoria. La menzogna è uno strumento di corruzione, la verità è un'arma pe r l'educazione dei popoli alla virilità dei pensieri e delle opere. Qualcuno po trà infine obiettare che la « verità » detta in ogni caso p uò forn ire argomenti alle speculazion i nemiche. Non lo si esclude. Ma di gran lung a superiore sarà la specu- laziDae q~~L~~~jcJ~t;~1Jaes~r~?n2 ; y;aquestiooe, anche in rapporto alla co ntingenza, la nost ra tesi è imbattibiJe. E. io conseguen za di queste premesse che iJ ministero dell'[nterno ha diramato il suo comunicato contenente notizie esatte sul recente t entativo con c ui i bolscevichi

~1a~:~ies~~t~~:u:t~1:avvae~~o ~~!o°:Fu~:iiÌi0d::t~h! 0 ::re 0 : \~~o ai tamente mancato. Si può aggiu ngere che una eventuale ripetizione condurrebbe immancabilmente allo stesso risultato.

10 mano 1944.

42.

ROMPICAPO E CINE-VARIETA PARTENOPEO

Come è stat a riferito , si è finalmente , dopo un abbastanza movimentato tira e mo lla tra promotori e auto rit à mil itari angloamericane, te nuto a Napo li l'annunciato grandissimo comizio organizzat o dai p;i. rtit i antifasci sti di o ltre Garig li ano. G randissimo ? Veramente n o . Dal punto di v ista della freguenza, se mbra che la galleria Umberto fosse affo llata da cinquemila dimostrant i, second o i dati invia ti a Londra d a Mùter Ceci! Sprigge, co rrispon dente d ell a Rtul~ ,. da Napoli. No n sono molti, guando s i p onga mente che il comizio doveva raccogliere gli aderenti di cinque p a rtici e considerato che nella massa v'era certamente la solita aliquo ta di curiosi e di contrari. Ma n o n e rano ben sei i partiti antifascisti nell'Italia invasa? Erano, ma oggi sono cinque, perché u no di essi, il partito democratico-crist iano o sturzesco che dir si voglia, ha tag liato diligentemente la corda ed ha «ma rinato» il comizio. Il che ha sollevato Ja più fiera delle indig n azioni da p a rte d'u no deg li o ratori. A propos ito dei qual i è indispensabile n otare che gli <( a ssi e i cannoni}> d ell'antifascismo hanno g i- da sala e non da piazza, da assemblea e non da comizio; è gente che. per via del sangue più o meno bluastro o per consuetudine di vita riservata, ·n on può mescolarsi troppo da vicin o con la vile plebaglia, n é tollerarne l'incomposto cl amore. Cosi, invece dei solen nissimi bonzi, sono saliti sulla bigoncia uno che si chiama Russo, uno che si chiama Tedeschi e un jugos lavo di cui le cronache inglesi non ci hanrio tramandato il no me glorioso, e che. secondo Sprigge, ha parlato in pessimo italiano. Deve essere stato veramente pessimo, se perfino un inglese se ne è accorto.

Tema dei discorsi: basta con Vittorio, basta con Badoglio. Questo tandelJI deve andarsene, non per l'immane "'.i;rgogna e rovina della capitolazione, ma perché reo dì fascismo o quisi. E stata at'rovata u na mozione in questo senso ed è stato annuhciato un rt uendum alto scopo di ottenere l'abdicazione di Vittorio Savoia e e 4 imissioni del s uo primo ministro. Il colore del comizio è dato dal fatto che il più sepolcrale silenzio ha sottolineato l'evocazione di Church ill e di Roosevelt, mi:mrc il nome di Stalin veniva accolto da un uragano di applausi, tale da far tremare le scarse vetrate rimas te a rico rdo delle cen toquat tro incu rsion i effettuate dai liberatori angloamericani. Come ognuno dì voi, o intelligenti ascoltatori che avete seguito le note della Corrispondenza RtpHbblkana, può. agevolmente constatare, i sei e ora cinque p artiti antifascisti hanno camminato come si dice facciano i gamberi, in relazione alla soluzione del problema costituzionale. In un primo tempo, autunno inoltrato dd 1943, propositi oltranzisti. La monarchia è colpevole di avere instaµrato e appogg iato durant e venti anni il fascismo. Dunque deve seguirne il dest ino. Non si osa nemmeno dai rimpatriati ca richi di rancori pronunciare la parola repubblica, ma è sottintesa. Però dopo alcune settimane assistiamo S~:1t~\fr11~ci:ti:fd:::tdaf~~ii~10::11;0 tesa la presenza di Vittorio Emanuele e del figlio è intollerabile . E ssi almeno devono decidersi a far le valig ie, e più presto sarà, tanto meglio. Il principio monarchico v iene però, sia pure formalmente, rispettato nella persona del piccolo nipote, che forse un giorno molto ma molto remoto regnerà. Ma questo no.o è l'ultimo ripieçamen to tattico. Adesso non si parla più del nipote. Non si richiede più la testa del figlio, ci si contenta solo del padre, Vittorio Savoia, e, anche qui, si apre una porticina di s icurezza attrave rso un rifermdum che si farà q uando si farà; il che prelude a un ultimo :ripiegamento tattico, destinato a insabbiare in man iera definitiva la questione. I partiti antifascisti non avrebbero potuto offrire uno spettacolo più pietoso d el loro infantilismo politico, della loro vera e propria involuzione mentale, della loro pusillanimità morale. Né poteva essere diversamente, dato il loro programma di pura e semplice negazione antifascista. E ssi devono fare soltanto ed esattamente l'opposto di quanto dice e fa il fascismo. È la bandiera della Repubblica che il fascismo innalza? Gli antifascisti, anche repubblicani, diven tano monarchici. Il fascismo socializza le industrie? Gli antifascisti, anche comunisti, difend eranno a spada tratta i pdvilegi del capitalismo, Supponiamo, è un' ipotesi p er H momento semplicelllente accademica, che il fasci~mo diventi anticlericale. Ebbene~ i massoni antifascisti del partito d'azione si schiererebbero dopo il trono a difesa dell'altare, Questa gente inacidita fa la politica del dispetto, la politica di Origene. 1fa, data la loro manifesta impotenza, potrebbero farne una div.crsa? Sta di fatto ·che ess i non furono mai e nari. sono presi sul annunziato un nuovo, sollaizevole co lpo di scena, che deve aver fatto rimanere di stucco o di palla, come dicono sulle rive amene dell'Olona, i mes tieranti dell'antifascismo napoletano. Cecil Sprigge ci ha nauato che, durante il comizio, Stalin fu acclamatiss imo e Badoglio fi schia· tis:simo, Ebbene, all'indomani, quando nell'aria vibravano ancora gli echi de~li applausi e dei fischi, l'accla matissimo Stalin riannodava le relazio01 diplomatiche col fischiati ssimo duca di Addis Abeba. C'è da perdere il lume della ragione di fronte al mistero di questi subitanei rompicapo.

Una s mentita di siffatto calibro, una cosl potente legnata, una prova cosi v istosa di solidarietà col marchese di Caporetto doveva proprio venire dal Cremlino a percuotere e soprattutt o a ridico legg iare i camp ioni de ll'antifascismo vesuviano ? e< Questo è troppo f », devono aver brontolato e Sforza e Croce e Omodeo e i salmodianti minori.

~~i~eS~~J",;~~~t ~rin~i;t~i!;e::1a~~ o1eli(ir~~r~'.· doveva a lmeno, i n La realtà è che Stalin, per i suoi prevedibil i piani diplomatici, stima più redditizio, almeno per il momento, utili zzare un autentico tra-:!itore quale l'ex-maresciallo piuttosto che fare calcolo sugli illusi, gli opponunisti, gli eroi della sesta g iornata, che, insieme con un certo numero di delmquenti, formano 1a massa di manovra dell'antifascismo italiano. Quanto alla monarchia, essa è letteralmente Uquidata al nord, né potrà sopravvivere, nonostante J'ignavia completa delle cosiddet te sinistre, al sud del Garigliano.

15 m::uzo 1944, 43.

L'INDIA AGLI INDIANI

L'avvenimento che può avere un'jnfl.uenza determinante ne l corso della guerra e imprevedibili svilu ppi nella storia mondiale si è verificato. Le instancabili ed eroiche armate nipponiche del Tenno, insieme con quelle in diane di Chandra Base, hanno varcato le frontiere orientali dell 'Jndia partendo da quella Birmania che gli angloamericani si erano proposti di riconquistare. L'evento era intensamente atteso dal g iorno in cui Chandra Dose, la sciata l'Europa, era arrivato per vie misteriose in Birmania e vi aveva costituito i p r im i reparti dell'Esercito nazi onale. L'evento era atteso e temuto dal mondo ing lese, che non riusciva più ·a nascondere sotto l'apparenza de ll ' impassibilità la crescente preoccupazio ne, Ora il dado è tratto. La p o litica del Giappone, e diciamo e< politica » nel se nso più intelligente della parola, reg istra al suo attivo un clamoroso successo, dovu to soprattutto a lla fiducia che il

Governo di T o kio è riuscito .a suscitare in Chandra Bose e nelle popoJa:z.ioni indiane.

La po rta dell'J ndia no n poteva essere aperta dall' interno attraverso un'ins urrezio ne p opo lare, che le for ze an g loamericane avrebbero facilmente schiacciato , né dall'esterno con le sole truppe organizzate da Chandra Base, troppo deboli di effettivi e di armamento per p o ter affrontare da so le quelle nemiche. Era necessario il concorso del Gfappone. Sfondata Ja p o rta, s baragliate le divisioni anglo ame ricane di frontie ra, proclamata dal capo d el Governo giapponese Tojo, con tutta la sole nnità necessaria e la immediata, indispensabile applicazione pratica, la formula dcli'« India ag li indiani>~ _in pieno regime d ' ind ipendenza, è assai probabile che l'jnsurrczioné; dall'interno contribuisca allo sforzo b ellico nippo-indfano e che il gio'rno della liberazione d al g iogo britannico sia veramente spuntat o per l'India.

Ci guardiamo bene d_al prevedere un corso rapido d egli e venti. Quando si dice che l'India è un mondo, n o n si ricorre ad un'amp li ficazio ne verbale. Basti pensare che i n quella pa rte de1l'Asia v ivono circa quattrocento mili o ni di uomini. Quando si afferma che l'I ndia è un mondo anche dal punto di vista d elle razze, delle reli g io ni, d elle ling ue, della faun a, della flora, un mon do dal punto d i vist a sto rico e spirit uale, un mon do a sé con clement i ch e p er n o i o ccidentali hanno talvolta l'aspett o del paradosso inattuale e della l o ntananza atavica, s i d ice cosa corrispondente al vero.

Le razze principali sono sette e va nno dai puri ariani del nord ai mezzosang ue africanoidi del sud verso il m are. Accanto alle due prin~if:1!;;J~~~;ja l~;;aci!~'~t~~~t:u;~li~~~~r~7t:~~~e buddisti, sei milioni di cristiani, nove milioni di pagani. Si può d ire che su cento i!].diani sessantotto sono braminici, ventidue musulma n i, 4 buddisti, tre delle tribù primitive pag ane, due cristiani, un sik (d ella setta islamica dei sik.r).

Un mondo è l'India anche da} punto di vista delle lingue, ch e sono, le principali, parecchie decine, assa i diverse le une dalle altre, Ma Ga.ndhi ha già proposto l'ado zio n e d'una ling ua co mune e p recisamente l'indiano o ccide ntale, che potrebbe nel corso di p oche g enerazioni essere imparato da tutti.

N on sareb be completo il quadro della peculiarità d el m ondo i ndiano se n on si agg iungesse che vi sono b e n quattrocentoquara nta principi, i cos iddetti 111m'àJ!Ja, i cui domini vanno da un minimo quale potrebbe essere una provincia ad un massimo di grandezza come l'Italia. Questi principi, che d isp onsono di proprie truppe, dipendono dal v iceré, sono in gran parte istruiti in Inghilt erra e sono apparentemente lig i alla corona britannica.

Malgrado la complessità delle cose, malgrado la dominazione britannica oculata e, quando è n ecessario , sommamente crudele , il m oto per l'indipendenza d e_ll'lndia è in p ien o sviluppo, diretto e org anizzato dalle tre grandi associazioni polit iche, che fanno capo a G an dhi, a Sawarka, a Ginnah.

11 p rogramma di q ueste associazio ni non è unitario nelle p rocedu re e nei dettagli, ma sta d i fatto c he la p arola d'.ordine « l'India agli indi ani », il che s igni fica « v ia g li inglesi», è la parola che raccoglie l'unanimità dall'Himalaia a Cey1on, da Calcutta a Bombay. La Gra n Bretagna ha sempre speculato sulla difficoltà di organizzare un mondo cosl vasto e multiforme, specie per la presenza e il dominio delle caste braminiche, ma non vi è dubbio che tali difficoltà sono state sl?.esso create, mo lte aggravate, dalla politica inglese e che, una volta liberi, gli indiani trovèranno modo di ri solverle da sé, senza il bisogno di tutori e di padroni stranieri. D alla rivolta del 1857 a oggi, il martirologio indiano per la causa dell'indipendenza è stato ininterrotto. Accanto al ma[tirologio dei precursorì .è l'infinita sofferenza delle moltitudini ridotte a morire di miseria e alla fame , come lo stesso Governo di Londra più volte ha dovuto riconoscere.

Taluni atti del lungo dramma, come la resistenza passiva, i digiuni e la prigionia di Gandhi, hanno reso nota e popolare la causa d ell' indipendenza indiana. Dalla res istenza passiva, che n o n poteva r isolvere il problema ma soltanto porlo d inanzi alla coscienza del mondo, si è passati all'attacco con la forza delle armi nazionali contro lo straniero oppressore. Sono, le odierne, giornate nere per Londra. Chandra Dose è un uomo di eccezionale energia. Se, come è probabile, Je forze angloamericane cominceranno a retrocedere, le masse indiane acce nderanno le fiaccole della rivolta Intanto i confini indiani sono stati superati. La ruo ta del destino corre. In questa guerra pie na d elrimprevi::;to e dell'imprevedibile, si è aperta, dopo quella del Pacifico, la fase india na. Vi è appena bisog no di dire che gli i tal ia ni della Repubblica, e forse anche quel~ di oltre Garigliano, -seguono con simpatia profonda la marcia degli eserciti liberatori dell'India, che si schierano dì diritto e di fatto accanto a quelli d el Tripartito.

26 marzo 1944.

44.

IL SECONDO FRONTE E I SOVIET!

11 23 febbrai o scorso, in occasione del v entiseiesimo annive rsa::io dell'Armata rossa, in un suo ordine d el g iorno, Stalin affe rmava che non si sarebbe potuto distruggere totalmente la poderosa macchina bellica t edesca se si fo sse dovuto continuare a combattere s u un solo fronte. Una dichiarazione di ques to genere, divulgata ufficialmente mentre i sovieti acuivano l'iniziativa bellica su quasi tutti i fronti dell'est, potrebbe, a prima vista, sembrare sorpre ndente; ma, esaminata alla luce degli avvenimenti politici che hanno caratterizzato le alterne fasi diplomatiche degli alleati dal convegno di Teheran in poi, s i manifesta come un,1. d !lla tante abili m1novre del dittatore rosso p er b ilanciare col massimo sacrificio delle d-:mocrazie il contributo d ella Russia alla guerra.

In sostanza è già dal 19,i1 che si parla dell'apertura di un secondo fronte, il quale avrebbe dovuto alleggerire la pressione tedesca ad oriente e decentrare le forze dell'Asse, in modo da rendere più agevole e i mmediata la possibilità di un successo d efinitivo. Ma le previs ioni urtavano contro la dura consistenza di problemi concreti, di fronte ai quali_ si manifeStava la radicale impotenza militare e tattica angloamencana. -

Per uno s maliziato come Stalin non potevano essere validamente addo tte ragioni di armamento e di pro duzione dove era in gioco la poderosa attrezzatura tecnica degli Stati Uniti; e tanto meno si potevano gabellare per secondo fronte lo sbarco in Algeria, agevolato dal tradimento francese, e quello in Sicilia, alimentato dal tradimento dei badogliani. Il problema era molto più p reciso e d i contorni limitati: la insufficienza degli alleati di fronte alla capacità difensiva e offensiv a delle t ruppe tedesche.

Tuttavia la straordinaria semplicità di qu.esta considerazione non poteva costituire un motivo ragionevole per portare allo sbaraglio le Forze Armate dei sovieti secondo i l famoso principio pu ritano d i fare il macello con la carne altrui, riservandosi soltanto il preminente diritto di partecipare al banchetto. E l'atteggiamen to assunto no n so lo d al dittatore, ma anche dai circoli u fficiali russi, dimostra con solare chiarezza la pungente insofferenza determinata dall'ambiguo p erpetuarsi di questo s tato di fatto, denunciato senza sottintesi dalla stampa sovietica; la quale recentemente metteva a fuoco la situazione jn termini precisi: ·

Tutto il mondo attende l'apertur.1 del secondo fronte, ossia attenJe l'inizio d i oper nioni non come quelle svilupp.1tesi in Italia, ma un.i invasione su larga scala~.

La famosa panacea di promesse somministrata da Churchill e da Roosevelt con la loro logorrea ai satelliti dei due concorrenti, non torna, dunque, g radita all'aspro palato di Stalin, adusato a cibi forti ed effi~~li~!o~~.nch~c:~t!~b~c

Basta qui ricordare la mancata applicazione della formula alleata d ella « resa incondizionata)> nelle profferte di pace alla Finlandia, il riconoscimento del Comitato france se d i liberazione e la ripresa dei rappocti diplomatici con l'Italia regia senza preventiva consultazione con i Governi alleati.

In realtà l'atteggiamento di Stalin è abbastanza chiaro: o immediata, te mpestiva apertura di un seco ndo fronte, che acceleri il ritmo delle operazioni, o autonomia di decisione p er quanto r iguarda la condotta da t ene re sia in rapporto alla g uerra, sia in rapporto ad una furura p olitica europ~a.

Non altrettanto chiaro è, invece, il pensiero degli alleati, i quali accusano il disagio creato dalla situazione, promettono anche, mediante una sapie nte ed elaborata propaganda ufficiale, l'inizio di ostilità in grande stile contro la fortezza europea, ma non concretizzano nemmeno il presupposto dei programmi co ncertati. Veramente il gioco sa.rebbe quello ormai risaputo di b attere contemporaneamente Russia e Germania, scong iura ndo il duplice pericolo di una sconfitta o di una bolsccvin azione dell'Europa, contro Ja quale sarebbe impotent e l'eventuale baluardo francese di doma.ni, ma la realtà del conflitto con~ siderata nelle sue fasi e nei suoi sviluppi, r ovescia l'ingenuità di ques to programma e genera un malumore che ormai serpeggia con una certa insistenza negli ambienti ufficiosi statunitensi, dove non solo si deplorano gli u ltimi passi diplomatici della Russia, ma si dà un certo rilievo all'atteggiamento antibolsc.evico di Paesi neutrali o comu nque lontani d alla g uerra .

Bast i, in proposito, ricord:i.rc il D aily Telegraph, che recentemen te pubblicava come « gli sv edesi abbiano scarse simpatie per la Russia e vedano con un certo nervosismo l'apprnssimarsi al Baltico de ll'esercito rosso » O, ancora meglio, l'eccezio nale diffusione d ata a un d iscorso del dottor Maan alla Camera del Sud Africa, ove è de tta: Se la vittoria degli alleati dovesse avere per conseguenza un'alleanza con l:r. R ussia e la diffusione del comunismo nel mondo, compreso il Sud Africa, e se fa vittoria tedesca dovesse avere per conseguenza lo schiaccfamenlo del ,o. munismo, io mi augurerei che vincesse la Germania».

In sostanza si tratta di scaramucce, le quali, tuttavia, sono indicative di uno stato <l'animo, con la conseguenza che la situazione g!à tesa potrebbe in~spri~s~ inaspettatamente e assumcce proporzion i d1 una vera e propoa cusr. use~

~~~J~s:v~~bb::~t~rcf~]ft~ti;~~s:r:e:~~t~ di:~~:f~!~:.toM: a;ci~ creditore puntiglioso ed esigente, e, sulla scorta delle esperienze acquisite, n on è augurabile, per le grandi democrazie, stimolarne le rappresaglie sostanzialmente volte, s in da adesso, a una bolscevizzaz io nc dell'Europa, e, conseguentemente, a una pericolosa reazione ai principi dell'ultraliberalismo puritano. li problema del secondo fronte è dunque quanto mai attuale. D opo tre anni se ne impo ne una soluzione definiti va; e gli alleati non possono non te mere, in caso di ulteriori ritardi, una svolta pericolosa della p olitica sovietica nei confronti della stessa Germania.

La Russia, del resto, è g iunta ormai alle soglie dei propri confini naturali e tende a fare breccia nei Balcani. Se potesse conquistare ciuesti territori alla propria influenza politica. circondando di una morsa di ferr o il mondo ideologico del centro curorreo, avrebbe già realizzato

q~=ÌI~ td!~fi ~\1:~Y.

b:rfd: ild~tc~nfa1:e~r~pe;:::adj0se~~~J'~ef::~~t~ (allimento di tutte le iniziative democratiche che portarono alla conflagrazione. E sin qui siamo sul piano teorico. Che a volerci poi trasfer ire su quello pratico, il problema assume un aspetto diverso.

Prendendo possesso delle Tuile cies, Napoleone console diceva a Cambacérès: <( Il di fficile non è esserci giunti, ma restarci JJ, con la conclus io ne che la difficoltà non consiste nel preordinare i mezzi pet effettuare il tentativo, ma nella riuscita e n el successo dell'iniziativa; cosa alla quale forse neanche lo stesso Stalin crede in assoluto e che diverrà certamente la buccia di banana sotto il ferreo tallone degli alleati.

Questa g uerra, insomma, si avvia, per le democrazie, a un fantastico epilogo, che non offre nemme no la duplicità di scelta del d ilemma; perché sia che finalmente si venga a creare il se.condo fro nte, sia che g]i alleati abbandonino l' impresa, la loro sorte è, ormai, defi- scevismo. Col che si dimostra che anche in politica internazionale vali do il fam oso proverbio dei pifferi d i mo ntagna,

· 27 marzo 1944.

LE « DUE CHIACCHIERE » Dl. CHURCHILL

Abbiamo sott'occhio nel suo t esto inteirale, come trasmessoci alle ore 2.1.2.2 dall a Reuter di ieri 2. 7, i l discorso pronunciato da Chu rchill alla radio, e come al solito vi d edichiamo il nostro calmo, obietti vo commento. Tale discorso, preceduto d a uno scampanio g iornalist ico e radio fonico assordante, aveva s uscitato una grande aspettazione, ma non s i è lontani dal v ero se si afferma che la delusio ne, anche e soprattutto n eg li ambienti brita nnici, d eve essere grande. Lo s tesso o rato re h a esordito co l d ire che « non aveva alcuna dichiarazione strao rdinaria da fare » e che pa dava so ltanto nell a suppos izione più o meno fondat a che « due chiacch ie re sul come si va» avrebbero fatto piacere ag li ascoltatori.

Il discorso p uò essere diviso in due parti: la prima, dedicata alla guerra, e s i d istende per sei pagine; la seconda, dedicata a due problemi <lei dopog uerra, e riempie otto pagine. Non vi è quindi propo rzion e in

» può tentare di profetizzare quando, come e in quali condizioni giun~erà la vittoria, ma che tuttavia ve rrà (un capo d i Governo di una n azione in g uerra dire che la vittoria n o n verrà ?), ha passato in rasseg na le operazioni del 1943 sull'un ico scacchiere, quello afric an o-mediterraneo , l'u n ico, diciamo, d ove l a Gran B retagna, anche q_ui co n l'aiuto massiccio dell'A merica e co n la comp licità dei tradito n di Alge ri e di Aufa0~1~to~~~ : ~~:;~;~t: e aljf s~~~t~:a

è~!~~hit

s~:c; ~~idPtt~ a!if:a~a~~t~e~t~

: ;:~~od!\1~~1i:~ ~~l!a~:s~~!a~: ri~oi~f~:s~::~:

E se n e accorgerà. Indi, se mpre su que sto tasto, ha cosl proseguito, e noi ripetfam<? per intero per n on defraudare i nostri ascoltato ri:

.e M ussolini è scampato per anda re a mangiare il pane ddl'afll.izione alla tavola di H itler, per uccidere suo genero e aiutare i tedeschi a sfogare Ja prop r ia vendetta. sulle masse italiane che eg li ave va professato di amare e che aveva dimenlicato per oltre vent'anni».

tro~u~~1~ id(~~~it:fti'tfa~~~~~o~~~:ri h;~ln~iari::~ggio da R oma

Si direbbe che il sig nor Churchill ab bia un fatto di natura strettamente personale con Musso lini, Bisogna sp ieg are 9uesto singolare feno meno r iferen dosi a lle t en denze criminaloidi del signor Churchill, tendenze che lo s tesso Churchill ha ri velato e confessato n elle sue memori e fino dai tempi della g uerra contro j boeri. Pensate a lla disdetta di un assassino da strad a che prepara minuziosamente il su o piano di aggressione, che si ritie ne sicuro di poter agguanta re Ja sua v ittima e poi, per un inaspettato caso, il colpo manca e non rimane che gridare « maledizione » e mordersi le dita, come fa dal u settembre i n p oi il primo ministro d i Sua Maestà brita n nica.

Preziosa è la confessione c he segue e che cioè, malg rado il tradimento che ape rse a Salerno le porte dell'Italia continentale, il « progredire angloamericano» non è stato « cosl rar.ido e decisivo come speravamo». A n che nel Mare Egeo, d ice Churchtll, « siamo stati delusi ». Ma qu i Churchill trova motivo di consol azione nel <<delirio» da c u i sarebbero sconvolte Ung heria, Romania, Bulgaria, e nell'eroico sforzo di Tit o e compagni.

11 signor Churchill proseg ue a fferm ando ch e il p ericolo « m o rtale» de i sommergibi li è scomparso e del pari quello delle « mine ». mentre l'Aviazione america na ha superato di gran lunga quella inglese. A questo punto comincia una esaltazione de ll'Armata rnssa e del g ran maresciallo Stalin, non se nza avere p remesso ch e i russ i, eminentemente continentali, sten tano a comp rendere (< le difficoltà che accompagnano tutte le operazioni marittimo-terrest ri su vasta scala )), frase che va diritta agli impazienti dd secon do fronte.

D ue !agine intere sono qu indi dedicate al Giappone, che starebbe dichiarazione solenne, fatta allo scopo di disperdere certe dubbiezze d'o ltre Atlantico.

E q u i fini sce tutta la parte del discorso dedicata alla guerra ; e poiché è veramente in significante o quas i, il primo ministro se ne scusa con u na immagine aviatoria. E stato, egli dice> come un r afido volo di r icognizione sopra un Mosquito, sceso dal quale Chu rch il ha d edicato tutta la restante parte del suo discorso a quello che (<occorre fare per rendere la nostra isola un posto migliore per viverci d opo che la g uerra sarà finita». Ed ha accennato alla prepa razione ed esecuzione di un pia no «quadriennale)), con che Churchill imita gli odiati regimi totalita ri e ripone in soffitta le teorie e le pratiche del liberalismo.

Si tratta di un piano di rifor me che n ei regimi totalfrari sono g ià state da tempo realizzate. Churchill ha lungamente insistito sul problema delle case e ha tessuto l'elogio delle case cosiddette di (< emergenza)), noi diremmo di fo rtuna, c he, « viste in grandezza nat urale, sono molto superiori ai normali collagn » e sistenti al giorno d 'oggi. Il p rimo ministro ci tiene a far sapere che q ues te case non solo h anno eccellenti bagni, cucinette, gas , elettricità e frigorifero, ma i loro muri contengono armadi, casset te e tavoli, e t utto ciò per la tenue m oneta di ottanta sterline. Churchill porta la più economica felicità al più economico dei domicili, n on senza aggiungere alla fine che lo Statointendete, lo Stato I - <( non ve rrà meno per nessuna ragione al comp ito di requisire il terreno che sarà necess ario per costruire di queste case, terreno che verrà pagato ai p rezzi del 19;9 ))

Fe nomen o strano I Tutti ciuesti magnifici programmi futuri non sembrano scaldare con eccessivi en tus iasmi una parte del pubblico ing lese, contro il quale Churchill rivolge u n'aspra ramp og na, che vale la p ena di riprodurre lette ralme nte,

« Com unque egli dice vi un g ran nume ro di rispettabili e a n<he e minenti persone che non sono affau o gravate di responsabili tà, che hanno molto tempo a lo ro disposizione e che credono molto sinceramen te che la m ig lior cosa dà fare in q uesto momento di ardui sfor:z.i e d i a nsia si:i. q ue lla di ·· bastonare ·• il G overno con il l oro criticismo e dichiararlo " inuti le servitore", perché esso non è, in que'Sto mortal e sforzo, p ronto ad ogn i momento a p resentare una esaurien te sol uzione del problema de ll' imp ero futu ro d el mondo, o tra I.e nazioni o tra vincitore e vinto o tra uomo e uo mo o tra qpitale e lavoro o t ra Stato e individ ui, e così via. Sono state usate parole assai ':aspre e questo G overno naziona le, che ha guardato le nazioni de ll'impero e, éome io ho fatto, g ran parte del mond o, d all"oscura vallata ne lla qua le esse vagavano su nei vast i cicli d O\' e brilla la s tella dd [a pace e della liberti, viene "i ngi uriato" com e se fosse un g ruppo d i " perd igiorno" inutili , inca paci di elaborare un progra mma politico o di prendere una decisione o di fa re p ia ni e as ire in conseguenza. Io so che voi attorno :ii vostri focolari non dimenticherete che questa amm inist razione, format a i n ore disas trose Jai capi J ei partiti conservatori, labu risti e liberali, uniti insieme in buona fcJe e buona vo lon tà, ha condotto l'Inghilterra, il Commom vtalth e l'impero fuori deg li a rtig li de lla morte, fuo ri della bocca de ll'inferno, fflentre il mondo i ntero stupiva . Io so che non Jo d imen tiche rete» .

Essendo noi italia n i co mp le tamente all'oscuro per c iò che co ncerne 1a capacità m nemo niche dei b ritan n i, no n p ossiamo esp rimere alcun giudizio sul risultato d ell'ap pello churchillian o; non possiamo cioè dire se i sudditi di Gio rgio dime nt icherann o o r icorderanno . Crediamo t uttavia che i britann i attendevano che il loro primo mi ni st ro non aves-

;;tg:s~t~esstr~}t i~ ~e~e2:p{i ~u;eqitf~nd~~::f; ~~ ~;ic~~~~~f;~~~f~~ che cosa è r imasto della <e Carta atlantica )), che fu bandita come il deilegf ~~~tiie~~ar~~s~~;J:~~~tt sp iegate nel Mediterraneo? Silenzio. E per la · bruciante questione d el seco n do fr o nte? L'or a si avvicina, h a detto Churchill, e i <e Jair pegg ianti o cchi dei nostri soldati, marin ai e aviatori, sono fi ssi sul n em ico p erché l'unica strada che ci co n d uce a casa p assa sotto l'arco de lla vittoria».

Però eg li ha avve rtito ch e, « allo scopo di ing an nare il nemico, co me p ur e di esercitare le n ostre for ze, vi saranno molti fa lsi allarmi, m o lte finte minovre e mo lte fi nte rappresaglie». Con l e q uali p arole Churchill non soltanto h a avvertito il pubblico inglese, la cu i proble- . matica flemma è sottoposta a una no tevole tensione n ervosa, ma h a anche avvertito il nemico che attend e tranquillamente le finte manov re, le 6n te rappresaglie e ì fin ti allarmi, p residiando gli insuperabili b alua rd i di u omini e fort iliz1 d el vallo a tlantico , il quale nemico - è sempre Churc hill ch e p arla - « po t rebbe a nche tentare n uove fo rme di attacco con t ro la Gran Bretag n a».

Q u anto tempo du re ranno le « finte manovre » e i « falsi allarmi », d estinat i con m olta p robabilità ad a umentare il numer o de i « bastonat o ri» i nd igen i d el Gov erno di Chu rchill, nessuno p u6 dire. Vis ta l a triste esperienza di Nettuno, potrebbero d urare tanto tempo quanto ne occorre per fracassare i nervi degli i ng lesi ed esaurire la pazienza dei russi

Churchill aveva annunciato l'apertura del secondo fronte prima degli idi di marzo. Gli idi sono passaci. Invece degli invasori c'è un discorso. Non è la stessa cosa. Sarebbe tuttavia assolutamente arbitrario affermare che, dopo gli idi romani, Churchill ha pensato alle « calende greche»,

28 marzo 1944, 46.

NUOVI DEBUTTI DEL CINE,VARIETA DI NAPOLI

Una radiotrasmissione in lingua inglese riferiva la sera del 2.8 marzo la seguente corrispondenza di Ceci! Sprigge, dell'agenzia Reuter, da Napoli.

« Il re - diceva Sprigge - ha promesso alla Gran Bretagna e all'America di non opporsi a qualsiasi cambiamento costituzionale domandato dal parlamento liberament e eletto e rappresentante il popolo italiano. L'impegno è contenuto in un documento, del quale sono impegnativi i seguenti punti, e cioè: "a) il Gabi. n etto attuale rimarrà in carica finché il Governo italiano. non farà ritorno a Roma; b) immediatamente dopo la liberazione di Roma verrà formato un governo com• prendente i capi di tutti i partit i ant ifa sdsti; e) tre mesi dopo la firma della pace si faranno le elezioni per la Camera dei deputati; d) il parlamento deciderà sul problema costituzi onale; e) la Corona avrà r obbligo di interpret:ue fedelmente la volontà del Paese·• ».

Qui finisce il documento, che si potrebbe chiamare il « verba trastulla», perché rinvia il tutto a ipotesi di difficile e problcmatica realizzazione, quali la conquista di Roma, o a ipotesi più remote ancora, come la pace. .

Il fia sco dei partiti antifascisti coali zzati non poteva essere pià vistoso, ragione per cui è entrato sulla scena un altro elemento, sotto la specie di un articolo del giornale /Jputia di Mosca. Un articolo che contiene una serie di aspre puntate, veti e propri e penosi· calci negli stinchi per i «bonzi» nonché rublifi.cati antifascisti di oltre Garigliano.

Parlando dei grupp i politici sorti nell'Italia meridionale dopo il 1 J lug lio, la lsvtrtùt dice che « questi gruppi erano poco e male colfegati fra loro e la loro attività si svolgeva in singole province, pur notandosi l'aspirazione di questi gruppi a unirsi».

A tale scopo fu convocato il congresso di Bari, ma anche dopo tale congresso le forze antifasciste si· esaurirono inutilmente lottando fra loro.

« Intanto - è sempr e il giornale bol scevico cl1e scrive - la situazi one politica ed economica dell'Italia contigua a peggiorare ed è evidente che la situazione dell'Italia è entrata in un vicolo cieco, A ciò contribu isce non poco il dissenso esistenle fra i due campi ricordati delle forze anHfasciste in Italia (da una parte il G overno di Badoglio, da ll' altra la gi unta esecutiva del congmso di Bari) e ciò non può non ripercuotersi MS3.tivamente anche sulla causa comune degli alleati, per affrettare r ora della disfatta te<lcsca e fascista. T uue le operazion i d rgli ultimi mesi provano che la situazione poeta inevitabilmente l'Italia a un esaurimento delle fon:e e minaccia la catastro(e »

22. :xxxu.

D opo . queste irevisioni abbastanza sinistre e tuttavia corrisponden ti alla realtà, i fogli o moscovita sfe rra un attacco contro _gli anglosassoni, i quali non hanno mai voluto conce;tare un'azione in comune dJ fro nte all'Italia badogl iesca, · .

« E !acile - dice la ! J11t1Jia - stabilire che questo problema non è sl3to oggetto <li es:une com une delle tre potenze a llea te, né alla confere02a di Mosca, né nel consiglio consultivo sui problemi italiani, né per scambio di op inioni in via diplomati ca».

Dal punto di vista d ella tante volte condam ata unità di vedute ~~c , i i\~faer:s~~~r.:bdicz~~i~~ed~~i r~w;s~~nèèvtt:~::~~e!,~e::i\~ comune /alle tre potenze alleate». Particolarmente adda è l a parte polemi ca de ll 'articolo dedicata ad Eden, che viene accusato d i perfidia per non aver risposto a una « domanda rivoltagli alla Camera dei co~ muni in forma dirett a e perfett amente legittima ».

Sempre replicando a Eden per quanto riguarda il ri stabilimento delle relazioni diplomatiche sovictico-badoglia ne, il giorn ale russo si meraviglia della finta meraviglia d i taluni circoli i ngles i.

« In Italia - d ice la l sveJtia - si t rovano moltissimi rappresentanti inglesi che hanno cont1tti col Governo e con le v:i.rie istituzioni tanto al cen1ro quanto alla periferia, La , so la organizz:izione A M.G O.T. che funziona in Italia conta alcune migliaia di rappresentan.ri ing lesi e americani; inoltre, in Italia, funzion2tì e a utnrità mi litJri ingl esi e americane hanno una funzione molto in vista nell' am· ministrazione effettiva del Paese»,

E qui insinuiamo un a nostra domanda: come si spieg a tutto ciò? Con la tanto vantata restituzione del Mezzogiorno d'Itaha all'amministrazione dd Governo di Bari? Il periodo fi n ale del molto lungo articolo spiega tut~o. Gli uni voglio no democratizzate il g.overno Badoglio, dopo la liberazione d i Roma; i bolscevichi lo voglio no d emocratizzare - dicono testualme nte - << nel più ptoss1mo periodo, affinché non s ia rinviato fino alla presa di Roma », il che, secondo i bolscevichi, potrebbe voler dire porre un problema e non risolverlo mai.

Le cose e ra no a questo punto, quando improvvisamente è giunto a Napo li un « bonzo }> molto preminen te del comunismo, il nominato Erco le Ercoli, nato Palmiro Tog liatti. E gli, con un discor so alla radio e un articolo di giornale, ha preso immediatamente posi zione sostenendo che l'essenziale è co mbattere i t edeschi e i fasc isti; che per questo è necessaria l'« unione sacra », che va d all a falce e martello alla croce democristiana; e che la questio ne d ell'abdicazione del re può esse re rinviata a miglior tempo.

« Nel presente momento - ha scritto !' Ercoli - la sòluzione di certe q ue· s tioni Jeve esse re differita. Sarebbe stato un altr o affare se fosse stato possibile ottenere l'abdicazione del re adesso, ma ciò si è dimostrato impossibile e questo fatto non dovrebbe ora impedire <li uscire da un punto morto».

Il conte Sforza, che da qualche tempo si era chiuso nel più ermet ico de i sile nzi, ha rotto la sua penitenza per sintonizzarsi immediatamente con la voce del padrone di Mosca.

« Se studi:ite i miei discorsi recenti, vi accorgerete che io non ho mai usato la r,a ro la "abdicazione"; io ho semplicemente detto che il re deve andarsene La soluzione 1eorica di questo problema deve auendcre. Ciò che è immediatame n1e necessario che il re se ne vada,.,

Noi, gente di bassa estrazione, non abituata alle sottigliezze dei privilegi ati che hanno nelle vene il sangue blu, stentiamo a vedere una sostanzi ale differenza fra le due eventualità prospettate dal conte, m a i l fatto è che Vittorio non vuole abdicare e meno anoora andarsene. Fra t utte le foglie dell'infinito mondo vew=tale, egli ha sce lto l'edera, che, dicono i competenti, dove si appiccica, muore.

I tratt i caratteristici della situazione politica di oltre Garigliano son~. i~t~n~~munismo carnevalesco, che trasforma i suoi comitati e da repubblicano div enta monarchico, anzi sabaudo. l· - Un re discusso e tollerato, che incassa tutto con una disinvoltura fen omenale.

2. - Sei partiti antifascisti, che, dopo aver tanto strillato di repubblica, obbediscono all'ingiun zione del Cremlino.

4. - Beghe fra gli alleati su tutta la linea.

Appun to per non lasciare ai russ i il mo nopolio dell'attività politica nell 'Italia inv asa, v iene a nnu n ciato con significativ a simultaneità da Londra e da Washingto n che sono stati nominati due alti commissari, inglese l'uno e americano l'altro , j quali giungeranno, col più sollecito mezzo, nell'Italia meridionale per seguire da vicino l a s itu azione. Le cose appaiono abbas tanza complicate lag giù: c'è un Governo puramente nominale, che fa capo all'ex-m aresciallo; una e;iunta esecutiva d ei partiti antifascisti; la commissione militare di arm1sfrzio; il comitato cons ultivo anglo-russo-franco-g-reco-jugos1avo-statu nitense ; il diplomatico di Mosca; gli alti commissari d i Londra e di Washing ton; e, secondo le rivelazioni della Jsvutia, migliaia di funzionari di quell' A .A{.G.O.T. che doveva P.artire e che ha evidentemente perduto il treno. Sempre più difficile il programma del ci ne-varietà partenopeo, il cui pubbl ico, che ha assistito da p rincip io co n una certa sopportazione allà si'ilata dei vecchi burattini, oggi non li prende P.iù sul serio, perch é d i veramente « serio » nell'Itali a « liberat a l> non c è che un problema, ed è finora insoluto: quello del pane.

3 aprile 1944.

47.

LE COSE Più GRANDI DI LUI

C'è un vecchio motto che dice: « Chi gratta la rogna altrui la sua rinfresc a)>, e grattando quella dei p a rtiti che si av\•entano contro la Corona, V ittorio Emanuele non si accorge di rinfrescare la propria d inanzi a tutto il mondo civile. In realtà non c'è spettacolo più nauseante di quello offerto da questo monarca fallito,:~nviso al popolo e ai partiti e sopportato dagli alleati soltanto come a.,gevole pedina dì un gioco estremamente chiaro.

Gli ultimi avvenimenti divulgati da radio Napoli non sono che una solare riprova di una bassezza d'animo e di una miseria morale delle quali t ,ttta l'Italia, compresa q uella invasa, si è resa ormai esatto conto. Rag ione per cui la notizia della nomina del principe Umberto a luogotenente generale d'Italia cost ituisce appena uno dei t anti episodi nella catena d elle astuzie p acch iane che hanno caratterizzato, fra trans azioni e accorgime nti, la continuità d i oltre quarant'.anni di regno.

Non può immag ina rsi una commedia più ridicola di q uella recitata dal Savoja, mentre si sviluppa nelle forme più esasperanù la tragedia del popolo it aliano. Del resto tutto ciò procede di pari passo con l'altra <;:ommedia eccitata dai caporioni di tutti i colori secondo fasi progressive, che p ortano al definitivo riconoscimento, ove ce ne fosse bisogno, della loro insipien za e dello squallore politico degli opposti partiti. La pressione delle sinistre, infatti, avvalorata dal concorso del le altre tendenze, fino a qualche mese fa si era accentuata contro la monarchia cos tituzionale.

Auspici Benedetto Croce e il conte Sforza, si propugnava la repubblica come assoluta esigenza ercgiudiziale alla libertà; e non ma nca~ rono precisi e cate_gorict o rdi ni del giorno a suffragare la petizione d , principio. Ma in virtù d ella coerenza d emocratica, nello spazìo di p oche settimane, constatato che gli alleati non intend evano liberarsi definitivamente d el Savoia (il qu ale, evide ntemente, costituiva uno degli elementi di divisione tanto n ecessari al lo ro sistema politico di eccitare disgrega zioni interne in casa altrui), le direttive subir ono un sostanziale mutamento e prese il soprav vento il principio di rispe ttare la dina stia, sottoponendone l a continuità alla condizione dell'abdicazione del re a favore del nipote, coadiuvato da un formale consiglio di reggenza.·

Ma questa tesi si arenò nelle sabbie mobili dello Stato maggiore badogliano, il quale vedeva d efenestrati per sempre i due complici di maggiore importanza, Vittorio e Umberto, col risultato di restare in balia d'un gruppo di uomini di parte i quali non avevano mai dimostrato effettive simpatie per lo stratega di Caporetto e per i suoi degn i complici. Bisognava, tuttavia, dare un contentino al popolo, il quale riversava sul monarca le J?iù gravi responsabilità della guena e d im ostrava, per chiari segnt, la propria insofferenza per quest'uomo che aveva tradito tutti i sistemi e tutti i p art iti, secondo le esigenze del proprio immediato torn aconto. Si tornò allo ra alla formula del- l' abdicazione. Croce fece l a voce grossa, Sforza si sforzò di fare comprendere che la salvezza d'Italia cLipendeva d;i.ll'assunzione a l trono del principe di Pi emonte ; ma quest o programma urtava contro la volontà p opolare che riconoscev a i n Umberto un ottimo soggetto per la p ubbhi:-ità d' una past a dentifricia e no n qnell a espress ione di viril e fermezz a di chi ha fatt o le ossa alle fatiche della guerra e aJle d ure esperienze del potere.

To;fa~t~~:~ a~;i::~ ~u'~:~l:c:::~al~a;!a0

determinazio ni , ma certo si è che a me no d'un m ese di distan za dal s uo arrivo sì è giunti alla conclusione della n omina di Umberto alla luogotenenza,

Strana davvero, questa conclusione, perché non si compre nde a che cosa possa mirare. Il re n on abdica, il principe diventa luogo tenente; agisce q uindi in r appresentanza di qualcuno che temporane amente non c'è. E qui l'affare si complica, perché il re, non avend o abdicato, è ancora re e il 6glio, pure essendo stato nomina to luogotenente, lo sarà solo e in qu a nto gli alleati prenderanno Roma. Come r ompicapo è un capo lavoro !

Unica solu zione possibile sarebbe quella di una luogotenenza degli

~~:r:!it:ad:lct?:oGr~tdettt~i~t~s~a~:i~die~c~t~idi:~::~t~~~ei6~:~~

E del resto g li alleati s i rendono esat to conto che se Vittorio era lunn~: c;rrr~ t~cf~~eITT;e~~: ;r:;~ot~~~f: g rande, Umberto è t roppo

Tuttavia, anche a non essere diabolicamente smaliziati, è facile r itrovare il b andolo d i questa matassa, particolarmente ove si tenga presente il messaggio che ha accompagnato questa <<storica >> d ecisione.

Educato alla scuola cattolica, anche se poi ha bazzicato la m assoneria è ha fedelmente seguito le istruzioni del rabbino, a V ittorio Emanuele non è sfuggito il ce rimoniale dell a designazione del cardin ale in ptclore ; e con stile perfettamente pap alino, innovando, tuttavia, al

~~:!~;~:~ed~~~a!~~i:1id1t ~\IT~0

Qualcu no potrebbe pensare che q ues to sia un ottimo motivo per i nvitare g-li alleati ad accelerare il ritmo delle operazioni ; ma ad evit are eqmvoci pedcoJos i o compromettenti, la Re11ter, in dat a I; aprile, con quello spirito puritan o che l a distingue, comunica :

« Quegli italiani cu i ancora dispiace che ci sia un termine !issato perch~ il re se ne vada, hanno fa possibilità di rinforzare le forze alleate che a duro prezzo si stanno aprendo la via di Roma e di rendere così possibile la scomparsa di un re screditato».

Conclusio ne schiettamente brita nnica nella lettera e nella sostanza e che è abbastanza esplicita per d over essere da n oi comme ntata Tanto meno possono essere invocate altre deduzioni di carattere o ttimista , 6dando n ella figura di quel Savo ia che, come ! palese, ~on gode affatto le simpatie dell a stampa e del Governo d'oltre 1·faruca .

Il popolo inglese del resto ha dimost rato qual i sian o i suoi veri sentimenti non solo ve rso la dinastia, m a anche nei confronti dei capi partito delle cosiddette terre liberate. Proprio traendo lo spunto da queste n.uove gesta di Vittorio Emanuele, i1 Daily ,Mail conclude:

« Vecchi come Cro ce e Sforza non sono adatti a parlare a nome del popolo più di quanto lo sia il maresciallo Badoglio ».

Co l che, coerentemente alla tecnica inglese, si vengono a spos tare ancora i termini del problema, favore ndo il gioco delle responsabilità in cui monarca e uomini politici assumono il ruolo di teste di turco nel b araccone del tiro a bersaglio r iccam ente gestito dalle genernse democrazie a gioia e sollazzo dei popoli .9ppressi.

A prescindere, tuttavia, da queste corisJderazioni per esaminare nella sostan za il t esto del famo so messaggio; è agevole constat are c o me esso ci offra l'atto di accusa più grave che si p os;;a ritorcere contro l a m o narchia. Basta in proposito citare un passo altamente sig nificativo:

« Otto mesi fa ho voluto farla fini ta col Governo fascista e ho condotto l"It:,li;1, a d ispetto di osni pericolo e rischio, a fianco delle nazioni unite nella lotta per la liberazione contro i l nazismo».

È quindi confermato c ome il t radimento del 25 luglio fos se stato preordinato nella r eggia del Quirinale e come il complotto fosse stato tramato su tassative is truzioni, che erano state laboriosamente esamin ate e impartite con cinica freddezza, Dopo questa solenne confessione, su lui si aggrava tutta la responsabilità del colpo di Stato, su lui la prima e diretta responsabilità dell'armistizio, su lui l'ignominia del tr adimento, denum:iato nella forma ~:~~a~iltà che nel retaggio dei Savoia rien tra fra le

Del resto il fascismo aveva torti abbastanza gravi v erso q_uesti Savoia. Aver salvato la Corona n ell' immediato d opog uerra, pacific ato la nazione, rafforzato lo Stato, conquistato all'esos a avarizia di un raccoglito re di m onete antiche e soprattutto nuove e mo derne le due Corone d'Africa e d'Alba ni a, affrontato la g uerra con quella fede che hanno solta nto g li eroi e quella decisione che erompe dalla fatalità del genio, tutto ciò e ra di t roppo p eso per il minuscolo uomo che rischiava di morire soffocato sotto il peso di un francobo llo. Ma c 'è in quel mess aggio l'i nsulto più gra ve che p ossa pro nun ziars i ai d a n n i della nazione. Quest'uomo ha osato affermare di essere s tato sempre al fianco del popolo italiano nel tempo difficile e in quello felice, ed è questa la sup-rcma irrisione per coloro che hanno assistito alla sua fuga, alla premeditazione di ogni s uo gesto, all'egoismo di ogni sua ma· nifest a:zione, No, il popolo italiano, lo ha d etto Mussolini, con tutta la sua umana esperie nza di figlio del popolo, non è mai stato felice. Meno che mai poteva esserlo all'ombra d'un tricolo re inquin ato da una Coro n a irreparabilmente divenuta simbolo d i basse zza e di codardia. È questo un popolo di giganti e i l monarca traditore rimane un pi g meo. Egli n on poteva comprendere le ansie, i to rmenti, le aspirazioni di questa gente; glt avvenime nti, gli uo min i, le cose non potevano essere allineati alla meschinità del suo met ro. C e ra troppa grandezza intorno a lui: Roma cestituita a i fastigi dell'impero, l'Italia centro propulsore di civiltà, i cantieri che riscattavano l'indipendenza eco nom1ca dal servaggio straniero, le generazioni che si affrate llavano nelle tri ncee rin novandosi nel sacrificio e p erpetu andosi nella leggendaria tradizione dell'eroismo; tutte cose pìù grandi di lui, chiuso nell'angustia delle sue misere giornate, povero vecchietto rimbambito, in pantofole e papalina, costretto a rivedere, sera per sera, i conti sbilenchi del furbo ciambellano che aguzzava l'ingegno per « fargli la cresta», come un domestico infedele.

14 aprile 1944,

BASTA !

Con l'assassini o di G iovanni Gentile è st ato completato il quadro. Ogni categoria sociale è infatti rappresentata nell'ormai troppo lunga lista, dal bambino seienne al laborioso oeeraio, dallo squadr ist a fedele alla g iovane recluta, dal silenzioso milite all'ardente u ffic iale della D etima Afat , dal prete patriota al capace federale, t utti sono caduti sotto il piombo dei sicad venduti al n emico. È quindi giunto il momento di gridare un solenne e< bas ta I n a tali scempi e di dir qu alche parola chiara agli itali ani di q ua e oltre il Garigliano. Innanzi tutto che questo spargimento di sangue deve assolutamente cessare, deve fin ire questa anarchia, deve essere combattuta e stroncata e i colpevoli giustiziati senz a pietà, Jl solito benpensante potrebbe ch iederci come mai nell'Italia invasa n on succedano simili episod=. È facile risponde re: anche ai fascisti costerebbe poco prezzo l are d:i sicaci per -uccidere Sforza o il carabiniere che presta servizio lungo la linea ferroviaria B ari-Brindisi o il commissario per l a Sicilia Musetto, padre di un eroico marinaio, ma non è n ostro costume arma re la mano a degli itali ani per ucc idere: vigliaccamente alle spalle altri italiani. Noi non ci sentiamo nemici fino a tale punto dei n apoletani e dei baresi che fanno il loro dovere p ur di assicurare un po' d'ordine, pur di alleviare col l avoro le già molte sofferenze del popolo italiano. Noi non siamo antitaliani. Perché non è più ormai questione di fascismo: Giovanni Gentile non è stato ucciso soltanto perché era fascista; egli è stato assassinato perché italiano, e·il suo assassino non è un patriota italiano.

È ora che il popolo italiano smetta d i credere che le nazioni « alleate>) facciano la guerra al fascismo> a quel fascismo che del resto esse dichiarano defunto e sepolto: esse fanno la guerra e basta, e tutto il resto è sistema, è propag anda, è furba mossa politica.

E rano fascisti le alcune migliaia di morti di Treviso? Del resto. l'infausto mese d'agosto del 1943 può far meditare. Al Governo c'era B adoglio, e i fasci sti in carcere; pur tuttavia i bc mbardamenti ebbero un ritmo s anguinoso mai prima di allora provato.

Si vuol vincere l 'Italia, ecco tutto, e averla creduta schiava e dover invece assistere alla sua rin ascita ciesce sommamente sgradito a chi si avvicina al sesto anno di guerra e sa ormai che non ci sarà più la conclamata sonante vittoria come gli alleati proclamavano.

L'Italia soffre già le pene delrinferno senza bisogno che gli italiani si scannino tra di loro, spec ie quando questa lotta non torna a loro vantaggio ma a quello dello straniero.

Quando la nave dove siamo noi tutti corre serio pericolo di affondare, è ragionevole che l'equipaggio, invece di unirsi per salvare il salvabile ed evitare l'affondamento , litighi per il possesso delle scialuppe di salv ataggio e lasci così tutto andare a mare ?

L asciatevelo dire, o voi che ci ascoltate:: l'unica scialuppa ·di salvat aggio che vi rimane è que lla che porta jJ nome di Mussolini. Egli ci ha salvati una volta; perché non credere o almeno sperare che possa egli salvarci una seconda ?

Taluno di voi afferma o pensa che la guerra non si può più vincere e che è s t ato un errore o una colpa averla dichia rata. Ci sono mille ar-

~~:~7t!~t~1~~·e~?~a~:.d h~!:r;r:;; :~u:el~:~do~id1f%~~a~~~~1: ~:u~~ed:~ tradimento, si è persa la guena monarchica, petch é non credere si possa impa ttare o addirittura vincere la guerra re\',ubblican a~ quella del popolo ? Solo Mussol in i, do po secoli di smem ramento, aveva fornito di vertebre l'Italia. Da l 2} luglio h. nazione appartìene di n uovo all'ordine degli i nve rteb rati, degli esseri privi di spina dorsale. Convincetevi che l'u:nico in Italia che può te ner te sta e trattare da pari a pari con Hitler, Churchill, Roosevelt, Stalin è ancora e solo Mussolin i, non certo il Savoia e il Badoglio, pupazzi tenuti in piedi per gioco p olitico. Se per ora la stampa alleata non li ricopre eccessivamente di insulti, è indubitato che il g iudizio de llo storico britannico o neutrale sui due messeri non sarà ce rto benigno. Badoglio e Savoia saranno sinonimi di trad itori; e fosse solo questo, ma gli è che ci andrà di mezzo il popolo italiano, ciascuno di noi, e ci sar à sputato addosso, come è avvenuto e avviene. da tutte le ling ue il veleno disonocante del disprezzo.

11 colpo a tradimento vibrato soprattutto al popolo italiano 1'8 settem· bre era mortale; solo la presenza di Mussolin i ha evitato che il pugn ale arrivasse 6no al cuore. Non è un mistero pet nessuno sapere che cosa sarebbe successo senza di lui. Sarebbero cessati i bombardamenti?

No Sarebbe finita questa che fu definita ed è oggi guerra- « mart irio »?

No. Tedeschi e ingles i lotterebbero come ora. E vero che i l Governo della Repubblica Sociale chiama le classi sotto le armi (anche Badoglio lo ha fatto), impone nuove leggi e le fa rispettare, con la forza, se occorre; condanna i cittadini colpevoli di delitti verso la Patcia. Ma vuole il popolo italiano convincersi che non è tempo, mentre tutto il mondo è sossopra, di starsene alla finestra?

Non valgono considerazioni di partito, perché oggi ogni it ali ano d egno d i questo nome non può a vere altro programma che salvare l'Italia dalla definitiva catastrofe. Ma gli alm partiti hanno l'uomo?

' I vecchi e i nuovi debuttanti nel teatro partenopeo n on escono d al compromesso e la loro azione è v iziata all'origine d a una pregiudiziale, che, unica, li tiene insieme: l'antifascismo. Ess i si fa nno forti dell' ipotetica certezza ch e sono dalla patte del vincitore; ma questo è t utt altro che deciso, Questa la guerra dell'imprevisto e dell'imprevedibile.

Italiani, b ast a. Chi uccide un fascist a, uccide un italiano, quindi è un nemico dell'Italia. Collaborate i nvece con chi cerca di riedi6.care la casa comune, e lavorate con coscienza e alacre iml'egno. Voi g iovani presentatevi alle caserme, non costri ngete le autorità a dover s~argece altro sang ue, Che cosa temete ? Meglio sopportare la disci- certo d i g loria, ma s iete soltanto dei banditi o degli stup idì. Voi operai, o braccianti, pensate al lavoro, qui o altrove, senz a preoccuparvi se sia lavoro fascista o nazionalsoc ia1isra, ma che sia lavoro, solt anto lavoro, e per questo n o n avrete mai nessuna noia o rappresaglia. Voi, cosiddetti borghesi> ascoltate meno radio Londra e di più j J vostro cuore italiano, che, siatene sicuri, n on vi tradirà.

Ogg i siamo in b allo, e recriminar e non giova a nu lla. Con la collaborazione dei veri italiani di qui o di oltre Garigliano, no i vogliamo rallentare il tempo; da ag itato ad andantino con moto, magari con brio, ma senza coltetri che si piantino all'improvviso nella schiena troncando la vita a dei p uriss imi ita,liani, che altro n on v ogliono all'infuori di quello che i migliori e i combatte nti tutti vogliono : salva[e l'onore, l'indipendenza e l'avveni re dell a Patria,

17 aprile 194 4.

49. SE MESSENE PIANGE....

L a propaganda nemica continua a sbizzarrirsi denunciando agli ascoltatori italiani la gravità della situazione del nostro fronte interno . In effetti si tr atta d i un vecch io motivo, che viene ripreso con particolare crudescenza di immagini e di parole in questa fase cli riordinamen to nazio nale.

Quale possa essere l' ascendente sulle masse di tale sistema è cosa abbastanza discut ibile. Perché, coerentemente al n osuo st ile, p iut. tosto che cull a rci in laboriose illusioni, non abbi amo esistato a rendere di pubblica rag ione, ancora prima delle e mittenti nemiche, le difficoltà che intralciano la speditezza del nostro cammino.

Bisogn a, tuttav ia, ricon oscere che la nostra gente, p ur essend o smaliziata a tutte le esper ienze, n on riesce talvolta a svincolarsi d a preconcetti lun gamente acquisiti; come, per esempio, quello della ricchezza e della libertà che caratteri zzano le democrazie angloamericane. Il caso assume una particola re importan za in r apporto alla guerra, Cert amente non saremo no i ad affermare che i nostri nemici crep ino di fame e si arrabattino alla r icerca di materie prime, Ma le difficoltà si fanno sentire con la fatal ità del lo ro peso, n onostante il risaputo benessere dei monopolizzatori dell'oro, con la co nseguenza che il cammino de&:li alleati non è tutto cosparso di r ose, ma, talvolta, anche di crisantemi.

Seguendo attentamente la p ropagan da nemica, i sintomi del disagio ci si palesano nella lo ro cruda realtà. Gli scioperi sono all'ordine del giorno, le dispersioni di energie tendono ad aggravars i, gli ele- menti propulsori dell a produ zione si arrestano dinanzi a si tu azioni sociali chç sono abbas tanza p regiudizievoli agli effettì finali del conAitto. 1l fen o meno è tutt' altro che t ransitorio . Per riferirci a p eriodj piuttosto recen t i, rileveremo come r ad io Washingto n, in data 17 ott obre 1943, annunciasse che, negli u lti mi mesi, a causa degli scioperi, si era riscontrata una di minuzio ne di venti milioni di tonnell a te nella pro duzione dell' acciaio ; in data 16 dicembre 1943 c he il nov antotto per ce nto dei cinque grandi sfodacati d ei ferrovieri aveva attuato lo sciopero a titolo di protesta contro i salari bloccati e il crescente costo de lla vita; in data 15 febbraio 1944 che la produzione del cai:bone era diminuita di quaranta milio ni di tonnellat~--

Ino ltre. in data 24 febbrai o, la R euler comi.lnicava che a Los Angeles cen tosessant a officine belliche er ano sta.te cHiuse dopo manifestazioni sedi ziose ; in data 10 marzo, a Londra, il Daily Exprn.r pubblicava che il ministro dei Combustibili americano P o tte r aveva dichiar ato come novantaquattro centri di produzione d i schis ti bituminosi non rispondessero alle esigenze, m entre la produ zione di antracite si era contratta in misura tale da rendere impossibile il riparto n ormale di combustibile per le abitaz.io ni private; e in data p gen naio la R uller rendev a di pubblica rag ione c he il cost o della vita negli Stati Unit i aveva sub ito un ulteriore aumento del cinquant a per cento. So no tutti si ntomi di una s itu azione molto prec isa, che non è par tico lare del mo ndo eco n o m..ico, m a si estende, i n senso lato, a quello sociale e a quello fina nziario, Infatti, sem pre la Rmler, in data 18 fe bb raio, diramava la noti zi a che la criminalità fra i giovani negli Stati Uniti è cresciuta i n modo impressio nante, mentre il totale delle raga zze al dis otto di ventuno anni i ncolpate di oltraggio al pudo re è stato superiore, nel 1943, del sessanta per cento ri sp etto al 194z; e sempre la Reuter denunciava la crisi agricola americana a causa d elle sfavorevolissime condizioni atmO· sferiche, no nch é la crisi particolare nella pcoduzione dello zucchero, che si er a co ntratta in percentu ale jnsufficiente a coprire il fabb isogn o. Di pari p asso v a il disag io fin a nziario negli Stati Uniti, t anto che udio Washington , in d ata 25 mar zo, denunciava come l'incasso di oro a tutto febbra io 1944 fosse stato inferio re di un mili ardo di dollar i in rapporto al febbraio 1943, particol armente perché, - e q ui sta il bello per i feticisti d ella pacifica t o tale autarchia a me rica na - s i è dovuto provvedere a pareggiare, con la copertura o ro, il b ilancio del commercio estero, sfavorevole in seguit o ai grossi acquisti di gue rra effettuati all'estero. Altr i sintomi del resto sono palesi solo se si t eniza present e quanto comunicava in d ata 30 marzo radio Nuova York:

« T utto il popolo americano si p repara a subire un altro s iro di vite. Q uesta volta si tratta delle tasse che, per ordine del Congresso, verranno aumentate a partire dal prossimo settembre sino a sei mesi dopo la guerra».

Dich iarazione che va collegata con quella trasmessa da rad.io Washington il 3 aprile :

« Il quinto prestito di g uerra, che sarà aperto nei mesi di giugno e luglio, d ovrà, per rispondere alle esigenze, essere cop erlo almeno per scdid miliardi di dollari ».

N on molto p iù liet a è l a situazione della Gran Bret ag na. Radio Londra, in d ata 3 feb b raio, a n nu nciav a:

« La Gazzetta de l ministero del Lavoro d ice ogg i che i confl itti implicant i la cessazione <lei lavoro nel Regno Unito sono costati al Paese, d urante il solo mese di dicembre, centotrentunmila t iornate lavora tive Vi sono stati cento· venlo no conflitti, dai q ua li sono rirn.1ste dire ttamente colpite circa venticinquem ila persone »,

L'ostruzionismo assume propor zioni allarman ti, tanto che, i n data 7 m arzo, r adio Lo ndra commentava :

« Nella con tea di D urham il movimento "Lavorate adagio" ha rido tto la produzione di qualcosa fr a q uaran ta-cinciuantamila tonnellate a lla setti mana».

Lo stesso Churchill, come h a affermato la Reuler i n data 14 marzo, s i è rifiutato d i fate esp licite d.ichiat:a zio ni cicca g li sciop eri e, in p a ct ico la re, sull a situazio ne delle miniece di c arbone e, i n ve rità, s i sar ebbe trovato imbarazzato a riconosce re qua nto r adio Lo ndra doveva divulg are neUa stessa d ata :

«: Il ministro per i carburant i, m.1ggiore l loyd George, rispond.endo a lle interpellanze ri,..oltegli ai Comuni, h :i dichiarato che la deficienza r iscontrata nel r r-n· dimento delle m iniere d i c.i rbone d urante il mesr- di febbraio, in rapporto a ll o stesso per iodo de ll'anno p rr-ccJente, di o llre duecentomila tonnella te 10

D'altra parte la situazione dete rmin ata dagli sciope ri può essere agevolmente· desunta dalle dichiarazioni fatte d a Bevin e trasmesse da r ad io Lon d ra il 5 aprile :

« Ciò che è avvenuto ciuesta settimana. nell 'Yorkshire è p eggio che se H itler a\"esse bombl!dato Sheffi eld e tagliato le nostre comunicazioni. Una grande industria sta venendo meno al suo indispensabil e compito di coope rare a lla nostra macchina bellica».

Le sa nzio ni penali co ntro gli scioperi, rece nteme nte aggr avate nell a l iberali ssima Inghilterra, secondo u n co munic ato d i r adio Lo ndra del giorno 8 ap ri le, con la reclusione fi no a d ieci an ni, rest ano praticamente inefficaci. E tanto meno incon tra no successo le malinconiche ed evangel iche esot:tazionì del D ai(y H erald. Anzi, p ro prio il aprile, la R euter precisava come in Inghilterra ag isse una qui n ta colon na, formata da age nti dell a Quarta Internazionale « tro tzkysta )), comme ntando:

« Questa orga nizzazione è staia accusata d i aver capeggiato nascoslamcnte il lungo processo di propaganda fra i lavorat ori e di_ aver diretto 1'alla1mante suaedersi degli scioperi nelle indusirie-ba~i » .

D'altr a p arte no n è mancato chi, come Bevin, abbia sostenuto ch e l'ostruzion ismo vada sempre più accent uandosi co n la concl usione che (( al cuni sciope ri no n ufficiali sono provocati deliber at amente d ai d ato ri di lavoro per fin i speci ali>) Ad arg inare questa situ a zione, il deputato laburista Shinwcll h a ritenuto opportuno proporre, secondo quanto affermava rad.io Londra il 2.0 marzo, la nazionalizzazione delle miniere, delle imprese dì elettricità e delle proprietà ag ricole; ma il rimedio è insufficiente p erché non coglie la sost anza del problema, basato soprattutto su questioni sociali molto più vaste e più ~ravi.

L insofferenza della popolazione è inasprita non solo dalle particolari diffico ltà dei trasporti, ammess a dal ministero competente secondo una trasmissione da Londra del 1 5 marzo, ma dalla limitazione del consumo persino dell'acqua , divulgata dalla stessa emittente, fo data T t marzo, dall'inasprìrsi della pressio~ fiscale, mentre si acuisce la sperequazione fra retribuzione e costo meQio della vita, chiaramente riconosciuta dalla Re11ter il .zz marzo, dalla corruzione parlamentare, denunciata da Bevin ai Comuni e dalla stessa Reuler diffusa 1'11 febbraio scorso, dall a dittatura politica pacificamente ammessa in una nota di Ch arles Maye n e da una mozione di Chatfield alla Camera <lei Lordi, rispettivamente radiotrasmesse da Londra il .z8 febbraio e il 30 marzo. U n quadro drammaticamente attendibile è fornito, inoltre, da un r e. cente volu me di L. Hacris, zio del comandante supcemo della R. A. F., dove fr a l' altro è detto:

« Si è provato a dare in pasto ai t opi gli stessi cibi di cui .si nutrono q untidianamente le classi più basse della popola:done scoz:t.ese di Aber deen e sì è osservato che su venti di questi top i no ve sono morti dopo breve tempo »

Il disagio, dunque, è abbastanza g r ave e sensibile. Insofferenza po· 1itica, difficoltà alimentari, tensione nella situazione sociale, sperequa· zione nella v.ita economica, inasprimento fiscale sono acutamente av· vertiti nei paesi delle grandi democrazie, Ci sarebbe, poi, da vedere come possono essere conciliabili queste realtà interne, che importano anch'e le più mortificanti umiliazion i della personalità umana, con tutte le altre forme propagandistiche diffuse dalle stesse emitten ti; e sì po· trebbe esaminare se l'aeerta denuncia delle difficoltà interne no n CO· stituisca il dato indice della fa lsità di certo umanitarismo· di pessima Jega, a prescindere da considerazioni politiche d'ordine internazionale, che trovano la più alta espressione puritana nelle dichiara zioni della Carta atlantica.

L a morale della favola è abbastanza chiara, e potrebbe essere condensata nella sapienza di uno d ei tanti vecchi proverbi che tornano perfettamente a fagiolo, come, ad esempio : se Messene piange, Sparta non ride. ·

20 aprile 1944. 50.

Durante i famosi quarantaci nque giorni badogliani apparve sui muri d el teatro alla Scala, a Mila no. la seguente scritta : « Torni Toscanini I ». Tosc anini non tornò in I talia, né durante i quara nt acinque giorni, n é dopo. Molti che avevano abbandonato l'Italia sono tornati anche per mettersi al secvizio d ell'inv asore; T oscani ni n o . Toscanini serve lo straniero a domicilio; non arrischia neppure u n viaggio, per delle spese di guerra deg:li Stati Uniti. Con il ric avato del concerto, si guerra Immaginare quante case d'italiani potranno venir diroccate da quelle fortezze, quanta gente potrà essere uccisa, quantl o cchi potranno lacrimare, quanto strazio sarà sparso, quanta miseria prodotta è inutile; non c'è italiano che non co nosca l'opera macabra delle fortezze volanti.

Toscanini dirigerà, e dalla sua m agica bacchetta sorg eranno nuoVi lutti e rovine per l'Italia; il pubbl ico di Nuova York applaudirà e n o n sapremo quanti appla usi andranno alla musica e quanti ai lutti e alle rovine destinati all'Italia. T osc anini scenderà dal s uo podio, fra le deliranti acclamazioni, e quel podi o sarà diventato un c arnaio di innocenti italiani, armoniosame nte messo assieme da T oscanini con l a sua sapiente bacchetta. Toscan ini andrà a riposa re, dopo l a sublime fatica, e gli allori sui quali si adagerà la s ua illustre canizie saran no ricchi di u n'altra fogl ia, q uesta volta non più v erde, ma rossa di innocente sangue italiano. Bravo, Toscanini! Una vita cosi gloriosa non poteva concludersi che co n una pagina di questo genere. Chi è che ha detto essere banditi i quattro ciclisti che, appostat i nel viale del Salviatino, hanno freddato a tradimento Giov.anni Gentile ? Se questi sono banditi, che cosa è mai Arturo T oscanini? I quattro di Firenze hann o, comunque, r ischiato la pelle. Potevano essere scop~rti e giustiziati Lo possono essere tuttora Po tevano incont rare u n infortunio sul lavoro. In og ni caso. non sono stati applauditi; T oscanini, invece, n o n ha rischiato nulla. Egli ammazza degfi itali ani da Nuova York, senza doversi appostare in un .viale deserto , senza portare un'arma proibita indosso, senz a rischiare l'arresto e la cond an na, senn temere d i fallire il colpo, senza dover fuggire a colpo fa tto , senza dover n ascondersi, senza le p reoccupazioni di un'infreddatura..• Egli se ne st a a Nuova Yo rk, e ammazza degli italiani a decine, a centin aia, con due fo rtezze volanti, fra gli aprlausi degli ammiratoci, in una bella sala luminosa, con indosso un be frak, co n una lucida bacchetta in mano e un sorriso stanco sulle labbra Un assassino sul p odio, e g li ammiratori deu>assassino nella sa la: che spettacolo veramente american o I

L'ignoto che durante i quarantacinque giorni badogli ani tracciò sui muri della Scala l'invocazione a Toscanini è servito: T oscanini torna. Torna col sinistro r ombo d elle fortezze volanti, co l sangue degli innocenti, co l p ianto dei s uperstiti.... Ma forse quell' ignoto imbecille sarà andato a cancellare no ttetempo quella sua infelice sccitta. 23 aprile 1944.

Fra La Tragedia E La Farsa

Dopo un a gestazione assai laboriosa, durante la ~uale non sono mancati alti e bassi, ripulse e lusinghe, SJ?Ctanze e disinganni, l'ex• maresciallo, con l'aiuto del forcipe bolscev1co, è riuscito a combinare il suo nuovo Governo. Londra, Mosca e Washington hanno, a seconda dei loro diversi punti di vista, commentato in modo non sempre uni. vaco la soluzione data alla crisi. : preoccupazione che il seggio min isteriale, mentre il popolo segue que. ste manovre e ag itazioni con un senso di fastidio e di indifferenza. Effettivamente la disputa non è soltanto fra i sette partiti che si contend ono il favore della massa, ma soprattutto fr a le potenze alleate, le quali agiscono in base a criteri che sono in relazione alle singole sfere d i influenza. In questo senso si può dire che Stalin ha riportato un successo, poiché 11 nuovo Governo n asce sotto l'eeida di u n age nte stipendiato dal Crcmli"no, quale è P almiro Togliatti. Lo comprova il fatto che la maggioranza dei dica ste ri è stata assegnata ai socialisti e aì comunisti con la totale esclusione dal Governo del partito d'azione, il quale potrebbe o prima o poi costituire un movimento contrario.

Ancora una volta lo stratega di Caporetto tradisce la Patria mettendosi agli ordini del bolscevismo.

I partiti che si dividono il campo nell'I talia invasa non sono chiamati a formare un Governo che possa effettuare un qualsiasi miglio r amento della situazione, che è, sotto certi aspetti, disperata, ma a scegliere il dominio prevalente di uno degli oppressori. Riprendendo fe antiche costumanze paclamentari, ci sono anche dei ministri senz a portafoglio, che sono, oltre il Togliatt i, Sfor za, Croce e Di Rodinò. Potrebbero costoro essere definiti g li « ass i )) del ministero. Vale la pena di parlarne. Il filos ofo del liberalismo Benedetto Croce si è autoproclamato martire, e molti hanno finito per crederlo, m a q uesta è una fama scroccata. In p ropos ito i fatti valgono più delle parole.-

Qualche t empo dopo l'in izio della g uerra, in conseg uenza d ei continui bombardamenti dei « liberatori » su N apolì, Benedetto Croce chiedeva al Governo fascista gli automezzi necessari per trasportare nella sua v illa di Sorrento 1a proprfa biblioteca. Questo apostolo della libe rtà dovrebbe avere una memoria ben labile se dimentJcasse che in venti a nni di tirannia fascista egli ha potuto esporre in qualunque sede e con quals iasi mezzo le proprie idee e i propri sentimenti. Non si è mai vietata la vendita del1e sue nuove opere o la ristampa d i quelle ant iche, e mai intralciata la diffusione della sua rivista L a C ritica, che conteneva spesso pagine molto velenose p er quanto poco filosofiche. Se qualche incidente gli c apitava, egli ne scriveva direttamente al capo della Polizia e l'incidente stesso veniva liquidato senza l 'ombra di un qualsiasi dramma n ell'ambito di una pratica semplicemente amministrativa.

Accanto a lui, il conte Sfo rza. Si è d a tempo discusso se g li spet ti questo titolo nobiliare . La cosa ci l ascia perfettamente indiffe renti. Durante vent'anni eg li h a co ntinuato a diffamare il regime semplicemente perché lo aveva liqu idato da amb asciatore a P arigi, nellil quale carica però, alcuni mesi prima della marci a s u Roma, egli aveva sccitto le ttere di adesione o quasi alle idee del fascismo.

Il d emocristiano Di Rodinò è un u omo as solutamente insignificante d al punto di vista polù ìco F. una larva che esce dai cimiteri dimenticati della politica itali ana.

Si deve tuttavia riconoscere che, eccezio n fatta del prima profitt atore e poi rinnegato Badoglio, gli uomini del nuovo Governo man ife starono una certa coerenza di opposizione durante i primi vent' anni del fascismo .Ma ogg i questo titolo cade rerché, dopo aver sbandie-

:~:i:~~~

avessero servito il regime fascista, si sono tranquillamente adattati a fatlo pur di raggiungere il troppo a lungo desiderato scranno ministe riale.

Il ridicolo di questa fa rsa non è sfu ggito nemme no ai corrispond enti alleati, e vale per tutte la corrispondenza di Ceci! Sprigge, radiodiffus a dalla Roder, nella quale è d etto che i nuovi ministri bad ogliani sembrano no n voler ri~unciare alle loro convinzioni repubblicane, pur mettendosi agli ordini della monarchia e prestando giuramento a un sovrano che ha ~bdicato senza a bdicare, r inviando il p agamento della sua cambiale a un evento che non è in s uo potere di d et ermin are.

Q uesto è dunque, dopo mes i d i attesa, di miseria, il nuovo Governo dell'Italia inv asa. Questo è il Governo che, per ordine di St alin, Palmiro Tog liatti ha organi zzato, mentre l'usignuolo De Nicola, non più nella forma di un tempo, affr anto d alle corse compiute d a u n a porta all' altra aJJo scopo di armoni zzare d a buo n mezz ano g li opposti p a reri degli inconciliabili collaborato ri, si r itira sotto la tenda abbastanza sodd isfatto, po iché, se vi sa rà domani u na futura e jpotetica Camera dei d eputati, gli spetterà, a titolo di r icompensa, di esserne il presidente.

Come nell a vecchia favola, il monte h a partorito un t opo, e g ià d avanti a questa delusione si notano le prime voci di discordi a. In un foglio diffuso d al cos iddetto partito d' azione in dat a 1 0 aprile è detto :

« N iente da fare in alcun caso col sovrano che ha dato il potere a l fascismo ne l 19 22 e che per venti anni si è compromesso fin o in fond o con la polit ica del fa scismo e con le sue guerre <li rapina. La rinascita dell'halia es ige una nuova mora lità politica, che esclud e compromessi opportunistici con i principali responsabili della rovina del Paese. Il nostro compito non que llo di d are la sca lata a l potere con ogni mezzo, m.i di rivalutare gli ideali d i. liberti e di giustizia calpestati dal fascismo e dai s uoi regi complici e d i combattere senza treg ua per la realizzazione d i questi ideali ».

Parole al ve nto , e comunque in net to contrasto con quelli che sono i fatti elaborati nelle cucine parlament ari e d emocratiche del Mezzo- g iorno. Anche una r ad.io clandestina ha l'aria di non essere soddisfatta della soluzione della crisi e grida:

« Si va avanti a furia d i espedien ti e no n si vuole mai affrontare in termini radicali la soluzione del problema, rinviand ola continuam ente col pretesco che Roma è ancora in mano dei tedeschi. Continua ndo di gueito passo, non solo non si t ibeu Roma, ma neppure Cassino, per cui si combatte da tre mesi i,

In realtà per quegli uomini che si ag itano tra Napoli, Bari e . Salerno, l'unico problema che sembra i nteressarli è quello di .stabilire quale sia dei tre dominatori, il russo, il brit:i,nnico o l'americano, il più tollerante e il meno malvagio. '; Intant o tutte le notizie che la sta mpa nemica diffonde sulla situazio ne dell'Italia meridionale coincidono in questa duplice co nstatazio n e : il popolo a ffa mato si disinte ressa d ella politica e detes ta in b locco g li uomin i che la fanno. La. parte migliore di questo p opolo non h a dimenticato i venti anni di reg ime fa scista, che avevano por~aco qua si a so luzione Ja. cosiddetta nonché an nosa « questione me ridio n ale 11, La sig n o ri na Sonia Tamara deve rico nosce re che nel popolo c 'è una seg reta nostalg ia verso il fascismo. 11 popolo co nstata oggi che è sta to i ng annato nel modo più tu rpe d ai nemici, che, invece di po r tare libertà e pane, hanno portato schi avitù e miseria, e dai t raditori de ll'interno, che, attraverso una capfrolazione ignominiosa, hanno spalancato le porte della Patria all'imperialismo e alle <( cavallette ,, americane, che, secondo l'affermazione del non sospetto e inglese E ronomisl , stanno « denudando il Paese ».

Questa è la tragedia; l'altra del G overno badogliesco è una far sa.

27 aprile 1944,

Un Giallo Mancato

N ell'~ltima settimana di aprile i propagandisti n emici si so no t rovati nello s tato d'animo di un b rigan te da strada che medita u n g rosso colpo e vede accostarsi la preda, sempre più vicina, sempre più ghio tta, sempre più desiderabile, finché A que5to punto la prosecuzio ne del confronto è impossibile poiché i briganti da stra da hanno -di solito l'occhio buono e il polso ferm o, mentre i briganti della propaganda angloamericana-sovietica-teppistica-badogliana fanno assai spesso cilecca, essendo sbagliata la mira e b agnate le polveri. In questo caso le p olveri grondavano addir ittura acqua. ·perché non si è sentito sg:~~;ganda nemica ha messo in opera t utti gli strume nti di tutte le orchestre, con un crescendo assordante, co n un rincorrersi di motivi e di spunt i, di appelli e di sobillazioni, di proclami e di incitamenti, che nasceva no a Bari, per spegnersi a Nuov a York, partivano da « radio M ilano-libertà» per ardv are a Londra, venivano lanciati da Mosca per rimbalzare sulle antenne della R t 11/t r .

Il tutto a un so lo scopo: preparare il mondo agli strepitosi avvenim e nti che si sare bbero verificati nell'ltalia r epubblicana durante Ja g iornata del 1 ° maggio, e dare suggerimenti, consigli, ordini e direttive alle forze antinazionali, che a t ali avvenimenti avrebbero dovuto dar origine.

Il 1° maggio avrebbe dovuto essere una giornata trionfale, l'aco- messa a punto 6.nale della rivolta.

E no n si è t rattato soltanto di una sfuriata propagandistica, ma di una grossa manovra, di una vera e propria offensiva politica concertata, di cui non è mancato neppure il crisma ufficiaJe della parola ~/n;tt~:i~i!c~~~;~d~e1:~~tem~a1~~~~~o se rsi ultimamente offerto quale Candidato al sommo pontificato , g li appelli bolscevichi alla rivoluzione - mondiale, alla in surrezion e delle mas; ogliani, il nuovo Consiglio dei mini stri, que llo che, a detta de i vari Oin didus e :~:b~~~!tf.dSig ~ ! a ~s~ p~s~~ i~itt~r ~ 0

(è radio Bari c he parla) del 10 maggio un a giornata di lotta pt'r la liberazione del Paese)), Sono poi entra ti in lizza i partiti socialista e comunista, i ciuali, non fidandosi evide ntemente dell'efficacia pratica dell a p res a di posizione del Governo, di cui hanno accettato a malincuore di far parte, hanno sentito il bisogno di lanciare essi stessi un messag$.io ai compagni d el nord It ali a, Dice l'appello trasmesso dalla R eu/tr il 29 aprile :

« AbbJndonate le officine ! Sabotate la prod uzione ! Scendete in folla a dimo. s1rarc nelle strade t fate pagare ai fascisti, con la vita, la loto malaugurata con· dotta ! Organizzatevi per preparare l'insurrezione generale del popo lo!».

Il 30 aprile gli stessi partiti d iffo ndono un altro manifesto, rip reso questa vo lta da radio Bari, p er esortare tutti i cittadini dell'ltaha repubblicana a scendere uniti 10 campo e a preparare l 'insurrezione del popolo. Non bastando ancora, prende la parola la cosiddetta Confederazione generale del lavo ro per il t ramite di « radio Milano-Ubertà )), dicendo che il 1° maggio tutti i cittadini del nord Italia debbono lottare contro i fascisti e contro i t edeschi.

Questi appelli e proclami ufficiali e ufficiosi si incanalano in u na fiumana cli notizie, conside razioni, prev isioni, promesse e giuramenti, in un uragano di minacce semiapocaht tiche, in una valanga di eso rtazioni ·e di moniti; tutti g li informatori, annunciatori, confere nzieri, manipolatori cli menzogne vengono mobilitati.

« R:1dio Milano-libertà », portavoce dei co muni sti, si disting ue per zelo e violenza, Lancia il 24 aprile il primo appeJJo, dicendo che il 1° maggio deve essere una « g iornata di lo tta e di od io», in cui i fa~ scisti debbono sentire la forza indomabile e la potenza del la classe operaia. Insiste, il giorno segue nte, invocando addirittura la « mobilitazione generale» de l popolo itali ano per il 1° ma~gio. I ncalza il z6 aprile, g ridando che si approssima « l'ora · dcll'az,one ». E radio Mosca le rispo nde dicendo che « u n'azione deve essere s volta nell'Italia repubblicana, cui siano chiamati a partecipare tutti gli strati d ella popolazione)). Rad io Bari ini.zia d'altra parte il conlrocanto, invitando gli operai d ell'Italia meridionale a celebrare il 1° maggio raccogliendo fondi a favore degli antifascisti del nord, affinché es si possano moltiplicare le loro im prese Il g iorno seguente il coro si arricchisce d i un'altra voce, Radio Londra, c?me sempre autorevo le e be ne informata, avverte gli italian i che ppssono « farsi coraggio», po iché l'ora della res a dei conti si avvicina a g randi passi. Il 28 aprile f~ ~!~:~e tuc~~i~~;lhi~ 1

: ar~a:~ M~!"~~1ili:r~;:an~tra~d:~:r;~z~~~~ sempre più alto. Dai propos iti e dalle previ sion i passano addirittura ai giuramenti e alle certezze

« Abbiamo giurato di a umentare le nostre forze combattenti, di estendere l'azione di g uerrig lia in tutta l'Italia settentrionale. A questo giuramento terremo fede. Prendiamo, per il 1° maggio, impegni solenni, che manterrt"mo ferm amente»

E radio Londra, dJ r imando, c o mpatisce i poveri fa scisti che so no « impotentì >> di fronte ai preparativi dei loro avversari, e «temono>> le manifestazioni che indubbiamente scoppieranno il 10 maggio. La certezza nella p erfetta riuscita di quelli che sono soltanto pii deside ri è talmente accentuata nel cam po nemico, che radio Nuova York, trasmette ndo alle !j,41 del 1° maggio, quando già il frago re dei tuoni e de i fulmini abbattutisi sull' [ca lia sette ntrio nale avrebbe dovuto farsi sentire, dice che sono attese, da un momento all'altro, le no tizie sui clamorosi csemri verificat isi fi(') nord della p enisola.

Ma passa un ora, passa l'altra, e mai n on giungono le attese n o tizie. Com'è? Cos'è? Sono forse i11te cro t1e le comunicazioni? No, t utto fun zioria, tutto~ in o rdine. Già, tutto è in perfetto o rdine ; il disordine .re$ nava solt anto nei ce rvelli d ei p ropa ga ndi sti nenùci. « RadJo Mila no-libertà>> p erde Ja parola, d opo ave r vagamente accennato al 1° maggio nella prima trasmiss ione d el mattino dell o stesso g iorno. Le altre emitte nti non fiatano. E allora, per uscire dall'imbarazzo , interviene la Reuter, alle ; di n otte, con una serie di notizi ole scucite, provenienti da « autorevoli fonti seg rete» (tanto segrete da esse re addiritt ura inconsistenti); notiziole tra cui la più interess ante è che a Genova i la voratori portuali avrebbero chiesto alle 3.utorità di sos pendere il lavo ro per qualche ora, ma sarebbero stati poi costretti a lavorare per qua rantotto ore consecutive. U n be l modo, in ve rit à, per sabotare la prod uzione ! Un po' di « ptimi ma gg io » di quest a sorta, e le miniere ing lesi, dove si è scioperato sul se rio, e per se ttimane, avrebbero d ato all a luce tanto carbone da riempire le stive di tutte le navi britanniche colate a picco.

La ver ità, ora, circa il 1° magg io oell'ltaUa repubbli can a, Ja verità di cui sono stati testimoni trentadue mili o ni di itali ani, è stata resa nota con la solita, inconfutabile esattezza da l Governo fa scista repubblicano, attraverso il comunicato d el ministero dell'Intern o . J n conclusione, hanno « in cr ociato le bracc ia 1> quattr omilaseicentoc inquan ta operai a Gen ova, Reggio Emilia e M ilano per cinque minuti; e mi llecento a Imo la per due ore e un quarto. Un totale di neppure se imila operai, Il che vuol dire che il grande incendio, tanto atteso, pron o sticato, auspicato è venuto meno all'ultima ora, perché, come al ~a lito, sono entrate in azione le pom,pe. E allo ra ci permettano, i n ostri m olti e molto ingenui nemici, d1 stendere a fatti avvenuti, o piuttosto non avvenuti, un onesto e sereno bi lancio della giornata del 1° maggio 1944, XXII, dopo gli innu merevoli, avventati o imprudenti - oh, quanto imprudenti I - loro bilanci preventivi. Non c'è dubbio che 1a classe operaia itali ana del territori o della Repubb~ica ha dato il 10 maggio una prova di maturità n azionale e sindacale di cui si dovrà tenere e si terrà conto. Senza voler giungere a conclusioni o tt imistiche, si può tutt avia affermare che con questo atteggiamento le class i lavorat rici italiane hanno acquistato il d iritto di ent rare n ee;:li o rga n ismi d ella Repubbli ca p er veder tutelati i lo ro int eressi morali e materiali; e diciamo che hanno acqu ist ato ques to diritto, in quaoto stan no compiendo, nel momento attuale, il loro dovere.

Questa giornata, ecco il nostro sereno bilancio, fovcce di segnare il successo delle forze a ntinazionali, costituisce un autentico successo, una completa dimos 1razione della vitalità della Repubblica fasc ista.

2 maggio 1944.

La Democrazia Dalle Pance Piene

Dio creò il mondo in sei giorn i Jl :;ettimo s i riposò, e, pe r concede rs i uno svago, creò g li americani. Bisog na rico nosce re che è gente diverte nte, e da un momen 10 all'altro ti lancia delle in venzioni ch e ha nno del p or ten toso. L' ultima reca la marca d i fabb ri ca di F iorello cer1~t~0~~!~~a!ii~r~Jic;;a~\~1!~~c: e nemmeno di indagine sulle pubblicazioni che i candidati debbono presentare, come a una libera docenza, per dimostrare le loro reorie socia li; ma di qualcosa di più semplice e di più co ncreto. Per essere esatti, si tratta della pancia. Pancia v uota, tepubhlican i; pancia semiv uota, .socialisti; pancia quasi 1;>iena, comunisti; pancia pienotta, liberali; pancia piena, democratici. Se poi quali::u oo h a la pancia delle dime ns ioni di quella di Fio rello La Guardia, e piena per g iunta, noo solo ultrademocratico, ma ha gius to titolo per aspirare alla presidenza della d emo crazia stellata sindaco di Nuova York, peso netto centotrentasette chilogrammi, stazza metri cubi tre di aria respi rabile, salute ottima, dentiera d'oro, colo rito r oseo, simbolo vivente della democrazia di oltreoceano. li sistema è del tutto sicu ro. Pensate per un momento all'epa d i Churchill, alle guance flaccide e cascanti P,i Delano Roosevelt, alta soda trippetta del generale De G aulle, alla pancia cicciutella del signor BenèS, alla gelatinosa rotondità di Benedetto Croce, e vedrete che il co nca torna alla ee rfezione.

La Guardia, cd è stata d edicata, tr amite r adio Londra, al popolo it alia no. Si tratta di un sistema di misurazione nelle idee pol itiche, un sistema strano, ma ge niale come sono geoiaH t utte le cose made in U. S. A .

Incredibile, ma vero. Anzi, ~r dirla con le stesse parole d ell'impareggiabile Fiorello, « la poesia della democrazia può essere molto meglio cantata e anche goduta a pancia piena».

A essere onesti, anche il mareSciaIIo Badoglio è piuttosto g rassottello; ma non ha raggiunto una tale circonferenza che si possa pensare su1 serio che eg li sta d ivenuto u n democratico convinto.

L'appello rivolto da Fiorello a l popolo italiano la sera del 30 aprile si conclude, quindi, in un invi to allettante: mang iate, ingrassate e sarete democ ratici a l cento per cento. Invito veramente sugges tivo, che agevola il t rionfo di un sistem a politico, che mette a sommo d el prog ramma elettorale calderoni di pasta asciutta e saporosi pollastri allo spiedo, ma che urta contro un popolo il quale, anche volendo, non potrebbe essere democratico.

I n questo mo mento, ciuindi, l'Italia invasa non può essere che repubblicana, e, nella migliore delle ipotesi, secondo la gradualità d elle m isurazioni, aumentandosi i l imiti del razionamento e distribuend osi effett ivamente i viveri, potrebbe, al massimo, diventare soèialìsta, Ma non c 'è, putroppo, da farsi illusione. Ed ecco la ragi o ne. Il corrispond ente del New York Posi, in un articolo d el 1° maggio, scdveva: t( A N apoli il mercato nero faceva sa lire i prezzi alle stelle, mentre i napoletani m aledicevano gli alleati pe, non a\·er fotto venire quantitativi di generi alimentari 11 ,

E il co rcispondente de lla .Afu1t1al Broadrasfing Sysie111, nella stessa data, laconicamente annunciava:

« La questione dei rifornimenti a N apoli è grave»,

E non s i tutta di una s ituazione particolare del golfo partenopeo, pe rché il candidissimo Fi o rello, nuovo Marconi della radiotelegrafia fra cervello e intestino, ha dich iarato:

« Francamente voglio dire che si può fare molto di più di q uest i discorsi a lla radio e di foglietti d'incor aggiamento per aiutare il popolo italiano».

E ribadisce quel co ncetto della pancia piena che è ormai divenuto, per i nostri di sgraziati fratelli del meridio ne, un sogno represso dall'i ncubo de lla realtà.

A soffocare, del resto, qualunque pretesa democratica contribuiscono gli stessi alleati, che non com.ç.rendono il contenuto scientifico d ell a :dr:ri~d~:i~i~~~ct;;~ova ork. Prova ne sia che in data 30 a prile

« l e autorità alleate intendono pe rseverare nella lotta contro il mercato nero allo scopo di assicurare l'intera disponibilità di generi alimentari», li povero Fiorello è, dunque , praticamente un geni o incompreso. Roosevelt inventò le « conversazioni dallo studio»; e g li, i nvece, porta sul piano della realtà ]e « conversazioni dal ristorante ». D ue ~::~ac~tes\gr~~~:!\~el~· alla sfortuna.

Con la conclusione che, combattendo il mercato new, s i rad ica l'impossibilità di creare almeno una minoranza di aderen t i alla d emocrazia.

L'unico che ,Potrebbe effettivamente comprendere il g rande in• ventore è Vitt o n o Emanuele. Sulla sua fed e democratica, documen· tata da un r obusto appet ito, non ci sarebbe da fare eccezioni. Ma Fio rello non h a g randi s impatie per il m o narca fallito, e s i affre tta a fare dichiarazioni. tanto esplicite da non lasciar adito al minimo du bbio:

« Parlare di democrazia nello stes50 momento in cui si parla di mantenimento di una dinastia è per me difficil e a comprendere e poco piacevole ad inghiottire».

Sono parole abbastanza amare perché a1 povero Savoia, anche a nome dei suoi regali successori, non resti altro che accontenta rsi di quelle paro le e di quei foglietti che lo stesso Fiorello cordialmente d~testa, anche perché n on hanno il co lore e tanto meno il taglio d egli altri foglietti appetitosi che stampano. in serie le banche.

La conclusio ne è, dunque, abbastanza chiara: la democrazia, checché possa avern e pensato G iusep~ Mazzini , n on è regime pe r i poveri. L a d emocrazia è s istema politico per i gr assi e pulon i che jspirano i Jo ro programmi all e b att e rie da cucina e alle salse p astose degli stracotti.

Il popo lo italiano non è, e n on po trà mai essere, d emocratico. In sostanza ·lo sa bene lo stesso Fiorello La Guardia; lo sa questo emerito politicastro, che nel 1936, durante la campagna d'Africa, p ubblicamente negava la propria origine italiana che oggi altezzosamente va sbandie rando; lo sa questo prototipo della liberalissima A merica, che ha dimenticato, come i soc ialisti italiani, l'episodio di Sacco e Vanzetti ; lo sa questo illuminato sindaco di una città al cu i porto approdarono, in tempi democratici, i non democratici lavorato ri it alia ni, ricchi dei loro brandelli e acciaiati dalla loro volontà, morti schia ntati nelle miniere, soffocati nell' aria rarefatta de i g rattac ieli, impietriti nelle cave, intisichit i nei pozzi, per raggranella re un g ru zzol o che un'ing rata Patria, molto d emocratica e parl amentare, n egava alla loro esistenza e che il nuovo contine nt e generosamente donava sue• chiando da questo disperato ca rna io umano il sang ue e la v ita ; lo sa il signor Fiorello La Guardia, che è tanto miope da non comprendere che h bistecca con la quale irrobust isce la sua fede d emocratica gli sarebbe forse mancata se il continente di Roosevelt non fosse stato fecondato anche dal sudore, e spesso dal sangue, di generazioni e generazioni di italiani.

4 m:iggio 1944.

Eleonora Ha Parlato

Churchill ci offre Ie carote e il bastone, Roosevelt ci dona le bombe ad alto p ote nziale dei <<liberatori» e le parole dì Eleonora, che sì indirizzano a voi, mamme d'Italia. I «l iberato ri>> massacrano le vostre case e j vostri figli; ed Eleonora, la moglie del primo responsabile dei massacri, v i parla. I « liberatori» volano ad altissime quote per ~arantirsi l'impunità, ma non v'è pulpito abbas tanza alto ~r poter impuneme nte parlare alle madri italiane, non v'è cima cosi eccelsa da adeguarsi al dolore e all'amore, allo strazio e alla speranza, all'ansia e alla tenacia delle mamme d'Italia.

un si trasmet tono i messaggi radiofonici per sentirsi in grado di r ivolgere i suoi appelli. Radio Londra ha narrato che giorni fa lo scoppio d i una bomba lanciata sul!a zona di Calais determinò un tale spostamento d'aria da infrange re un bicchiere in quel di Dover ; ma da Washington alle città italiane il passo è ben più lungo che da una sponda all'altra della Manica. E la signora Roosevelt può parlare in tutta tranquillità, senza temere che lo scoppio di una bomba americana a Bologna o a Milano le tronchi a mezzo la parola.

Potrebbe, oh, si I, potcebbe giu ngere fino alla Casa Bianca lo schianto dei cuori che gli esplosivi americani frant umano ; potrebbe sp ilzzare i sa loni roosevel tia ni la ventata furente del dolore materno; potrebbe tuua Washington essere allagata dal pianto e sommersa dall'urlo deila vendetta. Ma E leonora Roosevelt atteggia la bocca a u n sordso ca· va lli no e scongiura il pericolo. Potrebbe alla stessa America, attraverso la voce e il respiro dei milioni dei fi gli d'Italia che l'America non ospita ma de tiene,· giungere la voce implorante e tremenda delle madri. Ma Eleonora sorride e s'accorge di avere molta <(simpatia» per le madri italiane,

« Desidero dirvi soprattutto - ella dichiara - che le donne d·America si uniscono a me nell'inviarvi una parola di simpatia e di incoraggiamento o,

Oh I. grande bontà deg li a(!le rica.ni moderni I Anche l'ebreo Fiorello La Guardia, a simigliam:a di quanto ama fare la mezzo ebrea E leonora D elano, termina le s ue concioni se ttimanali agU italiani col ritorne ll o: « Coraggio e avanti». Infatti ci incoraggiano e ci trovano simpatici. Persino le nostre città di strutte, persino i n ostri sepolcri v io lati e scoperchiati riescono loro simpatici. Un tempo gl i americani che v isitavano l' Italia erano più esigenti; prima di spendere parole di ammirazione, volevano vedere chiese autentiche e paluzi e campani,1.i ben solidi . Adesso hanno in g ran simpat ia le pietre d i Montecassino e le migliaia di chiese e di palazzi che ci hann o distrutto. Un tempo s i degnavano di fficilmente d i incoraggiarci a vivere. Adesso si adoperano in tutti i modi per fa rci morire ; ma come ci incoraggiano I Sono veramente pien i di attenzioni.

Si ha un bel dire che La Guardia è un lurid o gi udeo e che Eleonora è un sottoprodotto di suffngett a da strapazzo; sta di fatto che Fiorello ci eso rta a tirare avanti e la presidentessa h a le n ostre mamme i n simpa tia. Di rete che << simpatia ll viene da « patire assieme» e chjederete quando e come mai patisca Eleonora, che non ha viscere, né cuore, né volto, né fun zione d i madre; vorrete sapere con q uale fondamento E leonora dichìari di « r iconoscere le diffico ltà e le sofferenze» fra cui s i dibattono le mamme d ' Ital ia, ella che si dibatte soltanto tra la noia e la futili tà. Ma domande di tal gene re sarebbero ingener ose, p oiché E leono ra vi offre davve~o il meglio del suo repe r· torio e non è sua colpa se q uesto non è tempo di farsa, ma di tragedia; Eleonora R oosevelt vi manda , mamme d'Italia, mamme di tutti i dolori e di tutti i sacrifici, un messaggio di simpatia; e perché v i gi1.1nga p iù rapido e meglio vi si imp ri ma nella mente ve lo spedisce in una grandinata di bombe Accog liete i doni degli Stati Uniti, mamme d'Italia, e ricordate 1·Alla salda memoria delle madr.i è affid ato l'avven ire della P at ria che i fig li dov ranno vendicare.

16 maggio 1944.

55 .

Il Grano E Il Loglio

Sull'origi ne del ribellismo, e sul carattere eterog eneo d elle bande, si è molto pa rl ato in questi sìorni. Soldati che 1'8 settembre non seppero da ch e parte rivo lgers i, g iovani impression ati dall'ins idiosa propaganda sotterranea delle <e voci», p rigionieri nemici fugg iti dai campi di concentramenro, int ernat i nemici, civili, giovani delle classi di leva che avevano profittato d ella generale confusione per sottrarsi all'adempimento del loro dovere: questa è la composizione della bande.

nonA;,~~= ~t:1df!~rii~~et~:e~!~~~~ec~rt1~::i s 1i ~ht~f ~bt~~lrre: qua lche volta malintesa fedeltà 3gli ordi ni ricevuti da capi ch e poi s1 erano eclissati; spesso soltanto un'esasperata p reoccupazione di mettere in salvo la propria incolumità personale. Erano gruppi in mass ima parte destinat i ad un faci le sgretolamento Eipontaneo, se 0 011 fossero venuti a rinsaldarli e a t rasformarli in o rde di predoni due fatto ri : l'arrivo tea di loro di emissari nemici o al soldo del nemico, che ne presero il comando, e l'in6ltrazione di nuclei sempre più estesi di crjminali ordinari in cerca di immun ità.

Alloca ·soltanto le bande cominciarono ad assumere una coloritura politica antinazionale e a d usare i metodi dei briga nti da strada. A seconda della località e d elle circostanze, prevalse: a volta a volta l'uno o l'altro dei due elementi, ma sempre essi coesistettero. Allora g li irigenui, gli illusi, queLJj che avevano ceduto ad un temporaneo smar- saglie che i compagni avrebbero esercitato contro le loro .famigl ie, terrore della sanzione che sapeva no attende~li qualora avessero tentato di tornare alla vita n o rmale. .

Tre sono i fattori che te ngono ancora Oggi insieme e spingono all'azione le bande : jl retribuito odio antinazionale di molti capi em inenti, la brigantesca attività d i alcuni acco liti che non hanno n ulla da perdere, la paura d ella giusta pena in tutti gli altri. Il re ono della macchia è diventato anche per gli stessi sbandati il regno dei terrore.

Di quanto si è detto non mancano prove e testimonianze ogni giorno piò: frequent i. Ricordiamo, tra Je molte, la lettera d i un soldato italiano che si era aggregato ai parti$ iani del Car so e ne era fu ggito e come agli italia ni, che p ure combattevano con loro, nessuna umili azione venisse ri sparmiata.

R ico rdiamo che un altro sbandato del Piemonte scriveva alla madre :

« Mi accorgo di. cs5czmi messo imieme agli assassini, ma ormai non posso cambiare».

Ricordiamo il diario cli un altro dell'Italia centrale, che è stato recentemente pubbli cato da tutti i giornal i. Ricordiamo le dichiarazioni di quelli che si presen tavano aj Comandi militari: « H o dovuto pazientare due m esi per poter fu gg ire dalle bande. C'era un g ruppo di neozelandesi fuggiti dal ca mpo di concent ramento che ci seguiva scm~~ d;:r:e~;~~a~~~ l'accentu arsi del carattere antinazionale dell'attività, con la sensazione di compie re un sac rificio inutile a~li o rdi ni di gente infame. il disagio e il d eside rio di to rn are all a normali tà si sono venuti accentuando tra g li sbandati, frenati so lo dal pensie ro di non saper più d o ve andare, dal timore della minacciata spada d ella g iustizia. ·

La visione puntuale di questi fe nome ni ha ispirato il decreto del Duce, che ha concesso un mese di franchigia per il rien tro n ella vita civile. Il decreto è anzitutto un atto cli fr aternit à nazionale. Si è pensato alla co nd izione triste cli questi uomin i che un attimo di smarrimento aveva gettato sulla v ia errata e cui gl i eventi toglievano la possibilità di tornare indietro Si è .rensato alla miseria cli essere .costretti a vivere una du ra v ira sui monti e nei boschi a subire st enti e fame e orrori di combat timenti senza g loria, vera carne da cannone agli ord ini di pasciuti messeri che vendono la pelle degJ j altri standosene tra nq uillamente in una protetta « ce ntrale » nemica. Si è pensato alle famiglie che sono rimaste lontane abbandonate e soffrono nella lacerante attesa congiunti. Si è voluto che quanti di coloro che avevano sentito di nuovo la voce della Patria, quanti avevano potuto accorgersi dell'umiliante miseria in cui erano stati trascinati, potessero senza pena redimersi.

Si è voluto lasciare loro un'ultima possibilità. Si è voluto restituire, quando vi fosse un minimo di comprensione e di buona volontà, i fi~H alle madri, i mariti alle spose, i padri ai loro bambini, gli italiani alla Patria.

Il decreto è altresi un atto di chiarezza, perché rivolto a tutti coloro che potevano aver perduto un giorno 1a nozione esatta della realtà e del dovere, ma che avevano avuto ormai il tempo per rimeditarla. Si è voluto che non fossero possibili ulteriori confusioni, che ognuno sapesse chiaramente la strada che aveva di fronte e p otesse liberamente sceg lierla, che si p recisasse definitivame nte dove è l'Italia e dove l'anti-Italia. Si è fatto in modo da gettare nelle tenebre di un'aggroviglia ta situazione un balenante raggio di luce che permettesse di guardarsi finalmente in faccia e riconoscersi per quello che veramente si è, 11 decreto è, infine, un atto di g.iusttzia. Si è fatta la tara alle circostanze, agli eventi, alle crisi di coscienza individuali e collettive.

~~ea rapine procurano, e chi è stato soltanto incosciente e malcauto. Si è voluto sceverare, prima che passi la falce, il grano dal logl io Si è voluto essere fino allo scrupolo giusti, ponendo in oblio, in nome di una · superiore giustizia, .il male che alla Patria gli sbandati aveva no g ià fatto anche solo con il 1oro atteggiamento.

Umanità, chiarezza, giustizia, ma non debolezza. Se di debolezza hanno accusato il decreto le emittenti nemiche interessate ad evitare che esso abbia applicazione, gli .stessi componenti delle bande sanno molto bene come ciò non sia. Non è opera di un momento di crisi. Viene dopo otto mesi dall'inizio della rinascita italiana, quando la nostra saldezza è paiese e le nostre forze sono in deciso sviluppo, quando i reparti dell'Esercito rinato popolano di nuovo le caserme e si addest rano o già combattono, quando la struttura politica e amministrativa dello Stato si rende os:ni giorno più efficiente, Infine i termini sono netti e chiari: trenta giorni per cedere le armi col b eneficio dcU'immunità, dal 26 aprile al 2:; maggio, non un giorno né un'ora di più. .

Il Duce, pensieroso del bene supremo d'Italia, ansioso di ridurre al &!~~Ul°s~~a:t~r~~~~;~f ìtri~t7f;~ 1!ti~i~:tri~~ M~1u:llo r~~~le:~e d~i trentesimo giorno, la giustizia sì compirà in modo inesorabile, e sarà giustjzia inflessibile, senza più scrupoli, senza esistazioni, decisa a colpire nel vivo fino ad estirpare col ferro e col fuoco dal corpo sano della nazione il bubbone purulento del cosiddetto ribellismo.

Con la franchigia accordata, le situazioni individuali e di gruppo si chiariscono. Chiunque nutra ancora in sé il senso dell'onore, chiun- que ancora creda e ami la Patria, chiunque abbia ribrezzo di continuare a .v ivere fra i traditori, ·vend uti e brig anti, può liberame nte riprendere il suo posto di lavoro e di combattimento. Ma appunto per questa larghezza, chi sarà rimas to al di fu ori, chi si sarà aDbarbicat o alla macchia, chi avrà preferito l'avversario alla Patria, si sarà dichia_rato da sé nemico della nazione, non sarà più e non potrà più essere considerato se ,non un traditore della pegg io re specie di quelli che disertano e tradiscono. E a lui sarà g iusto, necessario, patriottico applicare le p ene che in ogni tempo e in ogni Paese sono state sancite per i disertori, i traditori, i fuo n legge.

21 maggio 1944.

La Favola Di Mida

Lo zio d'America è rimasto sempre attuale in Italia F o rse perché i nostri emigranti t ornavano, qu:mdo t ornavano, con quei quattro soldarelli necessari a comperare u na casa e la vig na (e facevano dimenticare quelli che erano morti d i stenti, quelli che continuavano una vira g cama); forse perché i turisti americani scorrazzavano in grnssc automobili e lanciavano manciate di soldini agli scugnizzi di Napoli; forse anche per quella colossale eubblicità · g iornalistica, romanziera e filmistica che fece degli Stati Uniu la te cca dei miliardi e delle fontane d'oro, certo si è creata e ha acquistato credito tea noi la leggenda di un'America superstraricca, dove la fame non ha coeso legale, d ove no n si conoscono ristrettezze, dove le crisi economiche di una guerra non possono preoccupare nessuno.

La legge nda è H, salda più d ella torre dantesca, e, bene alimentata d alla propaganda, ha fatto e co nt inua a far pensare a troppi che i n g uerra gh Stati Uniti uniscono l'invulnerabilità di A chille, la bacchetta magica di Mida e il dono cristiano della moltiplicazione di pa ni e d i pesci. Paese perfetto, dunque, d onde d o lore e malore sono banditi.

Cosi pens ano, a nche oggi, tanti bravi italian i, facili succubi di quelle formulette propagandistiche che g li Americani chiamano sloguns ; e quelli che passan per dotti documentano, calcolando il numero deg li uomini, e gli ettari di terre no, e i dati della produzione.

Saranno rimasti molto stupiti, questi messeri, a sentire da caclio Londra il riassunto di un articolo del M anclm lfr Guardion dedicato al pcoblema "del « pane ael mondo», che cominciava con questa frase testuale:

1< Le scorte di frum ento di oltremare vengono consumate con un ritmo allarmante. Se non si fa qualche cosa per aumentare la. prod uzione e rid urre il consu mo nell'America del Nord, potrebbe svilupparsi l'anno prossimo una penuria mond iale di frumento».

Stupiti e inc reduli saranno rimast i soprattutto se, non co noscendo finglese, no n avranno potuto ascoltare direttamente il tcs: o, che non e ra evide ntemen te dedicato alla propaganda in Ital ia

Vogliamo venire generosamente loro incontro, fornendo dei dati che forse isnorano, tratti rigorosamente dalle notizie che gli stessi americani Cl forniscono.

Prima della guerra la bilancia co mmerciale st atunitense dd grano si poteva dire alla pari, con un 'eccedenza trascurabi1e di importazioni. La superficie coltivata si aggirava, durante il quinquennio 1935-1939, intorno alla media di 7.046.000 ettad.

La guerra non produsse un i ncremen to immediato d ella produzione. Si ebbe anzi, fino allo scorso anno, una contrazione sensibile, tanto nella superhcie coltivata, quanto nel rendimento meilio un itario. Erano le pdme avvisaglie della crisi. Allora lo Stato, che in omaggio ai principi democratici si era astenuto da un intervento coattivo, impose un aumento del terreno coltivato a grano; i l quale fu portato quindi, dall'anno scorso a questo, da 1.9p.ooo ettari a 8 013.000, con un incremento di 2.062. 000 ettari. In contrapposto, però, il terreno coltivato a g ranone scendeva, nello stesso anno, dì z.s 27.000 ettari, rendendo quindi assolutamente nullo l'auspicato incremento nella produzione cerealicola. In conclusione, le giacenze di frumento, alla data del 1° aprile di quest'anno, ri sultano diminuite, rispetto al semine non può colmare, perché, nell'ipotesi più favorevole, esso non supererà i diciannove milioni di quin tali. _E l'ipotesi più favorevole

Contemporaneamente le giacenze di g ranone sono diminuite all a, stessa epoca, di 6~.800.000 quintali ; e la produzione preved ibile è in ~e:i:~;~e·srjd~::~ fino a chiudere, dopo trentacinque anni di ininterrotta attività, la Arco(orn R.afùmy, la più g rande fabbrica degli Stati Uniti per la lavorazione del granoturco.

Non ins is tiamo ancora con le cifre per non tediare troppo i lettori. Quelle che abbiamo esposte ci sembrano sufficienti per porre seriamente il problema della cerealicoltu ra americana Non è d ifficile individuare le cause della crisi : la soppressione della piccola proprietà agraria, che ha industrializzato la produzione diminuendo il rendimento unitario; la deficienza di macchine agricole, che h anno quasi dovunque soppiantato la coltivazio ne coi vecchi metodi e che non arrivano quest'anno, secondo il Soturdqy Evening Post, alla metà del fabb isogno e al settanta per cento del 1941; la scarsità di mano d ' opera

~~~~i~tfi~d~s~~t~!at~t a!rif:iif~e~ti0dei1CJ7(~ 1,(~/0!~c~: nel campo agricolo, che ormai t utti riconoscono e che denunci ava uno degli stessi suoi artefici, Wa llace.

Nonostante l'immens o territorio, Ia superficie coltivabile totale non aumenta. Se aumenta i1 terreno a .grano, decresce propo rzional- esiste più una classe di piccoli agricoltori o affittuarì o mezzadri; nonostante l'immensa indusuia, scarseggian o le macchine ag ricole, che ormai hanno sostituito quasi dovunque, senza possibilità di tornare indietro, il lavoro manuale ; non ostante l'immensa ricchezza, jl finanziamento agricolo, fimo con scopi speculativi, è fallito. Tutta la potenza e l'oro d'America non hanno evnato la crisi.

D'altra parte non è affatto diminuito il consumo. Si può dire anzi e;he, se non quello alimentare, sia aumentato il consumo industrfale. Diminuiscono le riserve e le richieste sembrano svilupparsi propor- a conservare le sue tante ricchezze per l'inverno, mentre la povera formica, risparmiando sul suo misero pane, ·.si assicurava 1a possibilità di vivere. Gli americani si sono accorti di Auesto paradosso - tragico e, per evitare di fare la fine della cicala, hanno buttato sul mercato la merce che f??SSedevano in misura maggiore, l'oro, in un tentativo di accaparrars i le risorse granarie del mondo.

Secondo il Wa!I Slrctf ]rmrnal, il Governo degl i Stati Uniti ha predisposto l'acquis to di grano, dal Canadà e dall'Argentina, per trentotto m ilio ni di quintali, mentre sospendeva le esportazioni nel Mess ico e si rihutava di mantenere le pcomesse di rifornimenti fatte al Portogallo,

Il progetto è, come tutti i progetti americani, grandioso, ma non si sa quanto possa essere attuabile. La crisi non è solo d egli Stati Uniti e minaccia di esendersi in tutta l'America. Le riserve canadesi sono esattamente dimeznte dall'anno scorso (da seicentouno a trecentosettantacinque. milioni di bmhrls previsti per luglio); l'Argentina è fo rtemente impegnata con la Spag na, con H Portogalfo e con la s tessa Inghilterra, che sono i suoi mercati abituali e che non intende abbandonare.

A di sp etto delle co ndizioni favorevoli fatte al grano argentino e dei vagoni messi a disposizione per il trasporto di quello canadese, né da una parte né dall'altra si è t ropf>o propensi a cedere Le offerte in oro ~cducono sempre meno; g ià si d iffonde la teoria del « pagamento in bem )) e si chiedono beni il cui esodo potrebbe comero metterc g raveme nte il poten ziale economico e bellico degli Stati Umt i. D'altra canto, gran parte de1la produzione dei paesi esportatori è già bloccata e n o n potrà essere disponibile.

:È ancora un paradosso che s i verifica : mentre le cos iddette nazioni povere hanno p otuto raggiungere, attraverso un rigido sistema d i economie e di controlli, una situazione cerealicola stazionaria, la r icchissima America, che non sa non continuare sulla via della prodigalità a oltranza, non riesce a trovare l'equilibrio.

Se si continuerà a questo modo (né possiamo prevedere un mutamento), si assisterà a una nuova edizione d ella favola di 1·Iida: tutto l'oro ammassato nei sotterranei della Federai Riserve Bank non basterà a sanare la mancanza di grano e il popolo americano patirà la fame accanto ai suoi forzieri rico lmi che non potranno saziarlo.

2S maggio 1944.

Il Caso Del Conte Sforza

Il caso del conte Sforza è singolare.

Quando si parla della carriera dt un uomo p olitico, e se ne vuol descrivere lo svolgimento, si usa il termine parabola. Per la carriera del conte Sforza la figura geometr ica adatta non è la parabola, è il cerchio. G iunto alla fine della sua attività politica (si può parlare di fine per un uomo- che marcia~ c on passo arteriosclerotico, verso gli ottanta), il conte Sforza si trova ad aver descritto esattamente un cercltio: è ritornato al punto di partenia.

Il punto di parte nza de lla sua cl amorosa attività politica, che dette al suo nome una rinomanza un po' più che montecitoriale, fo 1a famosa lettera con la quale cedeva Fiume agli jugos lavi. Quella lettera costitul la <e carta>> del rinunciatarismo italiano. Con quella lettera si stabili il principio che il servizio allo straniero è un servizio civile, e il primo nella scala dei servizi civil i ; che i beni della Patria sono come i fondi segreti, dei quali si può non rendere con to ad alcuno e disporre seco ndo il proprio es t ro.

Dalla tentata cessione di un nobilissimo lembo d i territori o italiano ebbe inizio la grande carriera internazionale del conte Sforza; e con il tentativo di cedere a l nemico un po' del miglior sangue italiano, ques ta carriera vuol chiudersi. Il cerchio si chiude. _ Ministro senza flortafoglio d el Gabinetto che il comunista T ogliatti ha propi~a:r; niboni, che dal tempo dell'attentato contro Mussolini, è sempre queUo d i sopprime re il prossimo. Commissatio per la punizi one dei d elitti del fascismo, è il titolo che il ministro senza portafoglio r accatta dalle mani dell'attentatore Zaniboni, chiamato ad altro e forse meno i nfame incarico.

Come punirà il fascismo il conte Sforza ? L ' ha detto egli stesso alla radio, sere or sono : chiamando in soccorso il crimine che gli dia una mano per regalare un po' di sangue italiano al nemico, cui non basta que1Io fatto versare coi bombardamenti <e scientifici ». Ha detto il conte Sforza, rivolgendosi ai ribelli e agli antifascisti in genere d ell'Italia repubblicana:

« .6 tra voi, nelle mont:igne ove, esiste la resistenza organizzata e nelle città, che si trovano i più puri eroi. Uomini che ho appreso ad amare e spesso a venerare. Nell'accettare la carica voglio rivolgermi a voi per indicarvi i mezzi migliori per collaborare»,

Puri eroi che avete «epurato» a Firenze Giova nni Gentile; a Ventimiglia, con una rivo ltellata io bocca, il sacerdote don Padovan ; e q ui e là per l'Italia «ep urate>> ora un modesto mili te, ora un valoroso ufficiale, <e puri eroi>> dell'agguato e dd colpo alla schiena, il conte Sforza v i chiama a raccolta. Si tratta di ammazzare quanti più italiani è possibile, di versare, a vantaggio dello straniero, quanto più sangue ital iano si possa Si tratta di cedere al nemico la v ita degli italiani, dopo aver tentato di cederne il tenitorio. Questa è la coerenza di Sforza, che gli consente di chiudere la sua carriera cedendo ancora qua lch e c osa dell'Italia a qualcuno che n on sia italiano. . Ma egli no n chiama in soccorso sol tanto il delitto : apre u na scuola di d elitto. Ai fascisti egli promette una riabilitazione se collaboreranno coi e<puri eroi » di cui sopra.

« Collaborale con ogni ri~chio - egli ha detto - con gli eroi della resi~tcnza. Ma. badate bene, questa è 1'uodi(esima or;.. non c'è tempo da perdere p i:r riabilitarsi....)>. ·.

Riabilitarsi alla scuola del fratricid io: questa è la dottrina de] co nte Sforza, che da vent'anni cerca di menomare l'Italia nel suo territorfo e nel suo sangue. Ministro senza p ortafoglio in un Governo in cui il com unismo lo d etesta, la mo na rchia lo avversa e Badoglio 1o sosp etta, Sforza crede d'aver neutralizzato la re pug n anza d i cui è circondato accettando l'ingrato uffic io d i esecutore delle alte opere di giusti zia, di boia, in termini u su ali. A l compagno Togli atti, c he p u re ha circa un venten n io di esperienze m oscovite, non sarà mai capitato di ve~ d ere al servizio de lla repressio ne b ol scevica un aristocratico cosi ricco di zelo professionale.

Bene. Ma o ra occorre considera re il fatto che se la carriera del conte Sforza non è pri va di coerenza, essa difetta rad ical mente di successo. Dalla cessione qi Fiume come mini stro degli E steri all'attività antifascista come co llare dell'Annunziata, dall'att1vità antimonarchica come c ug ino del re a quella anticomun ista c ome collega di T ogl iatti, t utta la carriera dell'irrequieto perso naggio costituisce una serie ininterrotta di insuccessi. Velleità coronate da insuccessi e p roposi ti abb andonati p er la via Forse 1a colpa è degli eventi eccezionali nei quali il conte Sforza è venuto ad incappare; o forse è dell'irreq uietudi ne dell' uomo cui l'ambizi o n e p roduce gli effett i del troppo be re. Co munque, è d a prevedere che un altro ins uccesso a nd rà incon tro all'ultima velleità sanguinari a del conte Sforza.

28 maggio 1944. ~8.

Realta Del Comunismo

L ' ultim o discorso di F ranco, p ur affermando la neutral ità d ella Spag na di fronte all'attuale conflitto, ha ribadito il carattere anticomunista che cara tterizza tutto l'att egg iamento della Falange. Con il comunismo la Spagn a è anco ra e sempre in guer ra. L o dimostra il sangue sparso dai valorosi co mbatte n ti della L egione Azzurra, che h anno cont inuato in Russ ia la trailizione creata in tre a nni di lotta civile; lo co nfermano Ie dichiarazioni dei giornali spagnoli, come quella dell'A rriba, che precisa:

« L'aueggiamento della Spag n:i è governato soprattutto dall'opposizione al comunismo, contro cui esiste un deciso e imm utato antagonismo».

Non si tratta solo dì guerra ideolog ica o di dissenso teorico. La Spagna ha conosciuto, per t re anni, il comunismo nel suo territo rio; sa che cosa esso significhi concretamente. Ha subito la dominazione d el Fronte popolare, dominato, a sua volta, dagli emissari d ell' U.R. S.S. e dagli agcntì del Comintern ; ne ha sperimentato g li o rrori.

Sono i fatti che padano. E parlano d1 stragi, cli distruzioni, di miserie senza nome. I d ocumenti recentemente raccolti in volum e dal minùterio dd Juslida sono, nella loro paurosa sobrietà, altrettanti atti di acc usa.

Parlano e accusano le 85 940 vittime del terrore rosso, che i mperversò in Spagna prima con l'ana rch ia riconosciuta e g li assassinl legalizzati delle C ekt e dei Comitati rivoluzionari, poi con l'orga nizzazio ne scientifi ca, di schietta marca ru ssa, della Polizia del D.E.D l.M. E . e del S.l.M. Parla no i caduti e i mut ilati della guerra civile, le famigli e stroncate e disperse, la case saccheggiate.

I tribunali « regolari» condannavano e uccidevano, ma il grosso del lavoro era fatto al di fuori di essi, con quei metodi silenziosi, illegali e definitivi, .che sono t anto cari al comunismo di ogi:ii lu ogo e tempo. In tutte le Cd;iriconosciute (duecentoventisei n ella sola Madrid) erano tribunali segreti (quello della C eka di Fomiento « lavorava» giorno e notte, con turni di otto o re, sbrigando migliaia di «pr atiche)> in pochi mesi, quasi tutte concluse con la morte), celle, strumenti di to rtura, reparti di esecutori. Esecutori segreti stavano addet ti ai tribunal i regolari col compito di far scomparire tutti gli imputati assolti sul cui atto di scarcerazione fosse un segno speciale (un puhto accanto alla <( 1 >) di «liberare>>). Si poteva cosi dare prova cli ge nerosità ufJì. ciale e insieme mettere in atto, n el modo più tragico e decisi vo, la parola d'o rdine del Governo : « né prigion ien né feriti; no, solo mo rt i ». D el resto, n on c'e ra neppure bisogno di pagare g li esecutori : essi si pagavano da sé, co n il b ottino fa t t o nelle tasche e ne lle abitazioni delle vittime, Come ricordare i singoli episodi? F amiglie completamente distrutte, persone impalate, bruciate, sepolte v iv e, come i sacerdoti di Burguillos del Cerro; gettate ai to ri, come Antoriio Diaz del Mora!; deposte legate ad anne~are neUe acque dei fossi, come le vittime del S. /, M. d i Almeria; linciate, st rozzate, mutilate in modo sconcio; acctcate, come a Villacana; sev iziate, co me quell'Angelo Marin che ebbe il piede tag-liato per avere involontariamente pestato quello di uno dei carnefici che lo conducevano al luogo dell esecuzione; i cadaveri dissepolti, squartati e bruciat i per supremo oltraggio, come a ~~~e~i~:en~l~ei:~~~abd:i ·!~ffsf:~rt eBea~c~Ìfoo;teaf~a n ast eri ; gli oltre cento bambini uccisi nella sola Madrid; le mad ri costrette ad assistere alla tortura o alla uccisione dei 6gli, come a Caspe; i mariti costretti ad assistere alla violazione delle mogli, come ad Al- meda; i prigionieri torturati con i ferri roventi, con i congegni elettrici, con lo strappo delle ung hle prima delt>uccisione; i pozzi cli mina riempiti fino all'orlo di cadaveri, come a Largarta o a Gntavieja.

Nel leggere i documenti relativi a questi fatti, da cui abbfamo tratto alcune esemplificazioni soltanto all'aprire di pagina, viene fatto soprattutto di notare come nessuna distinzione esista di sesso o di età · o di posizione sociale, Nelle liste si trovano, una di segujto aU 'altra, indicazioni di questo genere: « anni settantadue, anni sette, anni v entuno>>; oppure: « avvocato, contadino, forgiatore, guardia civile, relig iosa, massaia)>. .

Motivo dell'uccisione u na diversità d~ idee politiche o religiose. o molto spesso soltanto una vendetta persdP,ale o il desiderio di rapina.

Del resto chiunque non p ossedeva un' libretto sind~caJc o· di un partito del Fronte popolare di data anteriore al 18 luglio, mancava di personalità giuridica ed era alla mercè ài un miliziano qualsiasi.

Più che contro le idee politiche, la furia rossa in Spagna s i abbatté contro le idee religiose. Parlano in questo campo i tredici vescovi, i , 255 sacerdoti e i 2669 religiosi e religiose uccisi, sulla cui affrettata sepoltu ra, o sulle cui salme la?ciate insepo lte, si poneva un cartello con scritto: « Questo è il parroco », « lo sono un gesui ta», parole seguite da frasi bl asfeme.

Parlano g li assalti alle chiese, l'incendio dei monasteri, de i conventi, degli ospedali tenuti d a religiosi con j loro abitanti dentro (valga pe r tutti la distruzione dell'asilo di San José, in cui, oltre che i religiosi, furono uccisi anchè gli epilettici ricoverati); parlano le cerimonie sacrileghe praticate nelle chiese, Ja « fucilazione» della statua di Gesù d el Ce rro de Los Angeles; l' uso dei confessionali come vespas ian i a Barcellona; parla soprattutto u na frase del giornale comunista So/i. daridad Obrera di Barcellona del 26 luglio 1936, che dice testualmente così:

« Non c'è in piedi né una chiesa, né un convento, ma solo il due per cento de-i curali e dei monaci è stato soppresso: J'idea religiosa non è morta. Conviene tenere conto di questo per il futuro» .

Del r esto la prima documentazione della ptrsecuzione religiosa spag nola è contenuta in un documento ufficiale, la carta collettiva dei prelati spagnoli, compilata il 1° l uglio 1937, la cui lettura sarebbe op· portuno ricordare in quest'ora ai prelati italiani.

Accanto alle stragi, le devastazioni private e pubbliche e le case saccheggiatei le ricchezze del Banco di Spagna prelevate a vantaggio dei capi del Fronte popolare; i depositi bancari assaliti dai carabinerot; la ricchezza privata soppressa. h da ricordare a questo proposito un decreto del ministero delle Finanze rosso in data 23 marzo 1938, çosl formulato: ;.

« Al fine di salvaguardare gli interessi dei titolari di cassette di sicurezza e di depositi di tutte le banche accredi1ate nel territorio federale del Governo JeJla Repubblica, si stabilisce che le une e gli altri passino immediatamente allo Stato, cosicché il ministro dell'Economia possa adottare le precauzioni indispen• sabili per gar:rntire in ogni modo rintegrità del contenuto cli dette cassttte di sicurezza e depositi i;,.

Come poi si attuassero queste precauzioni, è dimostrato da un rapidissimo esame delle somme che i capi del Fronte popolare depositarono in quel tempo p resso le banche straniere : dai trecen toset t anta milioni di franchl che Negrin trovò jl modo di collocare nell'E"1'robank, alle somme ancora supenori trasferite all'estero da emissari di Azai'ia e di Indalecio Prieto.

Mentre i capi ostentavano il lusso e accumu lavano t esori, la popolazione si dibatteva nella più nera miseria morale e materiale. I lavoratori perdevano le poche p rovvidenze sociali che avevano avuto fi no allora e venivano costretti ad un lavoro for zato, senza sicurezza di salario e se nza alcuna tu tela legale. La famig lia si dissolveva sotto l'impulso di una legis lazione che autorizzava e favoriva l'abor to (costituzione in Barcellona dei ce n t ri sa nitari pubblici) e Ie&:alizzava la libertà delle forme matrimonial i (decreto del 4 agosto 1939). I divorzi confezion at i a macchina dalla celebre << officina giuridica» in Barcellona arrivarono fino a cinquanta i n u na mattina (1° o ttobre 1936) ; l'infanzia, affidata prima all'organizzazion e dei «pionieri» rossi e poi t rasferita in Russia a b locchi d i migliaia, si avviava a ll a più sfrenata corrnzione.

Il quadro, che è tratto rigorosa mente da d ati ufficiali, p uò servire di mon ito. D ovu nque il bolscevismo faccia la sua appa rizione, esso è accompagnato dagli stessi fenomen i: stragi, miserie, distruzioni di va lori; al suo passaggio non resta che cene re.

Questo è opportuno ricord are in ogni momento della nostra esistenza, perché mai un attimo di sbandamento ci erenda. È bene conoscere sino in fondo chi sono i nostri nemici e d1 che cosa sono stati capaci, quando ne hanno avu to occasione.

Se l'Europa n on saprà energicamente reagire, il passato della Spagna sarà il suo futuro.

-3 giugno 1944.

«ROMA O MORTE »

La battaglia che durante otto mesi ha i nfuriato al sud di Roma, tra alterne v icende e legfendar io er oismo, ha avuto ieri il suo epilogo.

~ t~~f)~r~f!~~~;~~i,0 ~ll~(J%~~do dei generali angloamericani, hanno 2 5 luglio, 8 settembre, 4 giugno, ecco le dolorose tappe del calvario d ella nostra Patria: }'jnfame agguato perpetrato contro un regime che aveva dato all'Italia dignità e p otenza, la ignomin iosa capito lazione e la fuga di un te codardo e <li un maresciallo rinnegato, l'invasione ,della capitale da parte d elle orde australiane, canadesi, neozelandesi, senegalesi, marocchine. Tre date, tre eventi che hanno sonvolto la vita e il d estino del nostro P aese.

La notizia dell'occu.Pazione di Roma da parte dei nuovi barbari feris ce il n ostro orgoglio di italiani. Il Duce ha detto : << La caduta di Roma non fiacchi le nostre energie e ancor meno l a nostra volontà, tesa a realizzare le condizioni della riscossa».

24.• xxxu.

Pe r C)uesto non intendiamo pia ngere sulla nuova sciagura che si è abbattuta sull'Italia, cosl come non vogliamo sminuirne la portata.

Tra i sentimenti che in questo momento fanno ressa al n ostro cuore, lo sdegn o è il più forte di tutti. E amare parole di esecrazione si levano ·dai nostri petti a maledire coloro che barattarono con l'oro giudaico l'onore e l'indipendenza della Patria, coloro che macchiarono l'Italia d i un'onta se nza eguali, cli una vergogna di cui sar an no chiamati a rispondere di fronte al popolo fr alia no e di fronte alla storia.

Il pensiero che tra il Co losseo e pinza del Popolo bivacchino truppe dj colo re assilla il nostro spirito e 'ci dà una sofferenza che si fa di ora in ora più acuta. I negri sono pa'ssati sC>tto gli archi e sulle strade che furono costruiti ad esaltazion e delle glorie antiche e n u ove di Roma.

A noi non importa sapere se il piccolo re. che preferl consegnarsi al nemico piuttosto che dividere con la sua geme disag i e pericoli, si deciderà alfine a recitare l'ultimo atto di una tragicommedia in cui egli cinicamente sche rza co l destino d el suo popolo e del suo Paese. A noi non interessa prevede re gli sviluppi della misccevole gazzarra in scenata da Napoli a Bari dai variopinti partiti che si contendono, con un accanimento degno d i migliore causa, la sferza dell'invasore. No, tutto ciò è troppo meschino per sollecitare la nostra curiosità, e fatto ai nostri morti che ci tormenta e n o n ci dà tregua, l'offe sa senza nome fatta a tutti i nostri caduti, a quelli d'Africa e di Seagna, a tutti i soldati italiani che hanno combattuto contro gli eserciti delle plutocrazie e del bolscevismo. ai gloriosi mutilati e agli eroici feriti dt tutte Je guerre, alle in numerevoli vittime della furia devastatrice dei briganti dell' aria. È lo schiaffo dato alla Roma cattolica, alla capitale della cristian ità universale dagli stessi uomin i bastardi e criminali che distrussero Ja monumentale basilica d i San Lore nzo. scoperchiarono le tombe del Verano. colpirono chiese, ospedali, cimiteri, opere d 'ar te in tutta la penisola: è 'ìuesto che ci fa fremere e insoc~e re.

Non potremo mat prestar fede alle manifestazioni di g iubilo che )a propaganda nemica, come a l solito, tenterà di farci credere, perché siamo convinti che gli autcntki romani ha nno troppa dig nità e fierezza p er non odia re a morte coloro che li hanno perseguitati senza sosta dal 1y lugl io 194_3, attraverso un succedersi incessante di bombardam e nu feroci- e di spietati mitragliamenti, che avevano il solo obiettivo di affamare la popolazione e di ridurla alla miseria e alla disperazione.

No. I romani non possono aver dimenticato le tristi giornate del settembre, quando l'indegno sovr ano li abbandonò alla mercè di un esercito jgnobilmente tradito, che volle essere generoso per rispetto a Mussolini, ma avrebbe avuto jl d iritto di essere inesorabile nella rappresaglia e nella vendetta.

I roman i, quelli degni di questo nome, ricordano 9uello che Mussoli n i volle e seppe fare di Roma durante il ventennio fascista . Essi sanno che, mentre il D uce riportò l ' Urbe ai fastigi dell'impe ro, oggi l'ex-re consegna Roma alle truppe di colore.

I romani sanno che senza il tradimento Roma non sarebbe mai caduta nelle mani del nemico, perché l' Italia avrebbe ancora avuto il suo Esercito, la sua Marina, la sua Aviazione, da schierare a fian co delle intrepide di visioni germaniche, e non potranno mai t ollerare che un solo romano consenta a Vjtto rio Emanuele di apparire a quello stesso balcone dell'ex-reggia da cui, avendo a sé vicino Pietro Badoglio, il 1 0 s;iugno 1940 salutò la folla dopo la dichiarazione di guerra all'Infh;;t::~i e . tutti gli italiani sanno che il ritorno a Roma dell'exsovcano, sotto la protezione delle baionette angloamericane, tra il disprezzo e lo scherno di tutto il mondo civile, precede l"anivo degli agenti di Mosca, che sulle rovine accumulate dal tradimento vorranno

~~;:r~;r: 1~1~:~i~~la o~~:;~evi7ta~J0 ~~lsec~~!!i~~:ttn~~:b:f~:~~?d1~ persecuzione, la d eportazio ne, il terrore.

Gli italiani non nascondono a se stessi la gravità dell'ora che volge e ha nno Ja coscienza di quello che Roma rappresenta nel mondo e quindi di quello che hanno perduto. Ma non s1 lasciano afferrare dallo sconforto e raccolgono il supremo monito del Duce, che li esorta a guardare all'avvenire con una vo lon tà di resistenza e di rj scossa che Je avversità fanno più accesa e le difficoltà più salda.

Nell'ottobre scorso, Roma sembrava destinata ineluttabilmente al fia~!!~~~o tari della legione italiana S. S., i genieri, i contraerei, a barricare per otto mesi le porte dell'Urbe.

In questi otto mesi il popolo italiano si è temprato alla lotta e alla ricostruzione. Il fascismo ha a ttinto dalle sfavorevoli vicende n uovi motivi e nuove forze per conquistare nuovi traguardi, che stanno a dimostrare l'originale e perenne vitalità della rivoluzione mussoliniana.

La Repubblica Sociale Italiana ha gettato le fondamenta sicur~ della sua struttura politica e organizzauva. Nelle officine gli operai hanno intensamente lavorato, restando sordi ai vani appelli d ei sabotato ri venduti al nemico e ascoltando invece la voce solenne della Patria. Nei campi le masse rurali hanno fornito un'altra prova della

}~ur~:it~ ed~~~c:~~irr:0:!~!! si~: d~1e"afir~ nali asse rvite agli interess i ebr aico-massonici. Il provvedimento del D uce che concedeva agli sbandati la possibilità di riprendere il loro posto di lavoro e di combattimento nella Repubblica ha restituito aUe attività della nazione d ecine di migliaia di italiani che il tradimento badogliano aveva disperso e disorientato. L'Esercito repubblicano ricostituisce, giorno per g iorno, i suoi ranghi, con energie; spirito,

~:iae c:!rld:and~"li ;'Jd~!;::~~~ti~a~:e%o~i ~~u~:= pazienza di difendere il sacro suolo della Patria e di ricacciarne per sempre l'odiato nemico.

Verso Roma oggi devono essere dunque proiettati unicamente i nostri sforzi, la nostra fede, la nostra ansia di resurrezione.

Dinanzi alla disperata volontà di ripresa che ci infiamma, si pone oggi ·un'altissima meta : riscattare Ro ma, e, nel nome di Roma, l'Italia. Roma stata in ogni tempo la font e preziosa di ogn i nuova nascita della nostra Patria.

G li itali ani che non hanno smarrito H senso dell'onore, g li italiani che non intendono restare sommersi sotto il peso della vergogna, gli italiani che non si rasseg nano e vogliono invece ribellars i all'avversa fortuna sapranno essere finalmente compatti nell'odio e nella vendetta contw il n emico, nell'amore verso Roma e verso l'Ital ia. Il grido di Garibaldi« Roma o morte» diventa oggi la parola d'ordine, il comandamento supremo dei veri italiani.

) giugno 1944,

8 SETTEMBRE: MORTE DELLA MONARCHIA

Uno degli aspetti singolari della nostra guerra n on è stato ancora posto in rilievo: il fatto cioè che la Repubblica Sociale I taliana tenga fede a un i mpegno solenne p reso a nome del popolo dall'ex-re I

Rileg:gencfo quello che fu detto e scritto in occasione della nostra entrata in guerra, ci siamo imbattuti nel t esto del proclama che fu diramato l'u giugno 1940 dall'allora n ostro sovrano. Esso_ dice :

« Soldati di terra, di mare e dell'aria !

« Capo supremo di tutte le Forze di terra, di mare· e dell'aria, seguendo i miei sentimenti e le tradizioni della mia Casa, come venticinque anni or sono, ritorno fra voi.

« Affido al capo del G overno, D uce del fascismo, primo maresciallo dell' Impero, il comando dd le trup~ operanti s u tutte le fronti,

« Il mio primo pensiero vi raggiunge mentre, con me, dividendo l'attaccamento profondo e la ded izione completa alla nostra Patria immortale, vi accingete :id affront:ire, insieme con la Ge1m.in ia alleata, nuove difficili prove cQn fede incrollabile di s uper:irl e,

« Soldati di terr.a, di mare e dell'aria!

« Unito a voi come non mai , sono sicuro che il vostro valore e il patriot. tismo del popolo italiano sapranno ancora una volta assicurare la vittoria alle nostre armi g loriose».

Il postulato supremo d a cui muove tutta l'azione della Repubblica

6a~c~erd~,ù~1l~~tt~

1Jonc è mutata solamente fo questo: noi non riconosciamo più come capo supremo l'ex-re e consideriamo invece tuttora conferito dal popolo a Mussolini il comando a lu i g ià affidato dall'allora sovrano jn carica. Le dimissioni di Mussolini, che non furono mai date, sono storicamente e costituzionalmente nulle e cosl pure l'ordine del giorno del Gra n Consiglio.

Cavillare non è nos tro costume, specialmente nella situazione odierna, ma bene sottolineare che, a pa tte ogni influsso di ordine mili- tare, il re non poteva costituzionalmente agire come ha ag ito, ta nto è vero che g li antifascisti hanno dovuto disfarsi di l ui esautorando contemporaneamente il suo luogotenente Umberto e dimostr ando, col rifiutarsi di prestar giuumemo alla monarchia, che la monarchia radicalmente risolta. È lecito credere che, se nel nord non ci fosse una Repubblica, oggi esisterebbe a R o ma non un Quirinale monarchico, dal cui balcone è pericoloso sporgersi, ma un palazzo Chigi repubblicano.

Vittorio Emanuele, quando 1' 11 giugno dirama il proclama per l' entrata in g uerra contro g li ang lofrancesi, è nel pieno possesso delle sue pur n on eccelse facoltà mentali, ed esplica comunque i poteri accordatigli dalla Costituzio ne in nome del popolo. Quando, invece, fa catturare con un trucco criminale Mussolim, e pugnala il fascismo che lo aveva fatto divenire i mpe ratore e incomincia a trattare col nemico, quando abbandona Roma, dopo aver firmato il diso noran te e suicida armistizio, q uando d ichiara la guerra alla Germania, passa ndo cosl letteralmente da un campo all'altro, egli non r appresenta più il volere nazionale e non ha pi ù il diritto di parlare in nome del popolo Il tradimento gli toglie i pann i regali e lo inchioda nella sua indi viduale veri~~na~e~~:i1 \ ~r~~t~:!s~:~tdt~s;t~

0 se~ e~~~:~ anche se i capi amThascisti se ne sono accorti nove mesi dopo; per questo il figlio è costretto a cedere la più sacra e so len ne prerogativa sovrana: quella del giu ramento alla persona del r e. Verso la monarchia non si hanno più doveri; quindi, tn sostanza, la monarchia non esiste più.

L'Italia repubblicana, che agisce sul piano della realtà e della lealt à, vuol m m tenere inte.g:ri i patti liberamente sottoscritti, perché solo cosl si serve la causa del popolo italiano in ogni eventualità. Nulla può nascere d:11 tradim:nto, se non altri tradimenti. Chi pug nala nella schiena sarà pug nalato nella schiena Gli angloame ricam non hanno

: 0)i~~~~~c~~!dfrdt ri~~ieqtea~~~e~~ije~:r;~;~l~ ~~aìra:~_r c:~\ i ::ia:n~ atteggiamento proprio ora, dopo che per tre a n ni li abb iamo combattuti? Proprio ora, d opo averc i m1ssacrati e sfruttati? Ora, mentre il tradi mento ci pone 1n una condizione di d olo rosa inferiorità ?

I ne mici hanno la ferma intenzione di farci pagare << il big lietto di transito», come dice Churchill; e si guarderanno bene dall'applicarci la tariffa rido tta. Gli italiani si dividono, dunque, oggi, in due grandi categorie: quelli che mantengono la parola data a un alleato fed ele, leale e potente; quelli che, acf un dato momento, proclamando d i non farcela più (e non è vero, perché neanche un mese dopo dichiar arono la guerra alla Germa~ia), abbandonavano la lotta e tradivano l'alleato.

Certo è p iù facile, e può essere più fruttuos o, lottare per meschini odi p .:rsonali e abbandonarsi a oJccole e grandi vendette, anziché mettere i propri interessi e la p!opria vita . al servizio d ella Patria , Ma noi continuiamo la g uerra p er salvare l'I talia; e se la strada è quella dei sacrifici e dei pericoli, essa è anche quella della vera solidariet à e d ell'onore. Indipendentemente dal comp uto numerico delle nostre schier e, la nostra è veramente la lotta degli italiani tut ti contro il n a. t urale n emico della Patria. '

Questa immane bufera, un g iorno, per fortuna d ei nostri figli , passerà. Soltanto allora lo storico veramente i mparziale di rà il suo giudizio; m a g li italiani che co ntinuano l a lotta a fianco dell'alleato germanico, fedeli alla parola data quattro anni or son o, alla parola co nsacrata nel proclama del lo stesso ex·sovrano, no n temono il giu. dizio della s toria. Noi non abbiamo tradito nessuno, né il popolo, né l a fede, né noi stessi. La nostra parola;d'onore potrà essere ancora data e creduta. Le medaglie al v alo re con9,uistate combattendo contro gli angloamericani potranno fregiare i ncistd petti e nobilitare i nostri a nimi, Non ci troveremo nella mos truosa alternativa di strapparci dal petto i nastrini dei tre anni d i guerra contro le p lutocrazie e il bolscevismo o di allineare a essi al tri nastrini, ottenuti combattendo per le plutocrazie e per il boscevismo, Raggiunta la v itto ria, placatisi g li an imi, i m isfatti del Savoia, d i Bad oglio e d i quanti a lt ri li hanno assecondat i nel loro fofc rnale 3iioco dolori , e soprattutto n on ci avrebbe divisi come ora siamo, Riunire n uovamente l'Ital ia e gli italiani sarà durissima impresa; e per questo essa è la « nostra >> impresa, la nostra mi ssione, la missione di coloro che avranno sempre tenuta alta e spieg ata la bandiera dell'onore italiano. n g iugno 1944.

«

Neppure u n novello Maramaldo oserebbe ogg i in fie dre contro il corpo u ltrad efunto della Società delle n azioni. Che Ginevra sia mort a ~iut~t1t~0 fe0 n:~:~ree

Mussolini condusse contro la Società delle nazioni all'epoca delJe non mai abbastanza maledette sanzioni, quando l'impalcatura gin ev ri na era sorretta in pieno dalla cieca test ardag~ine del capitalismo mondiale. Fu audace e clamo roso il gesto compmto da Mus solini 1'11 dicembre del 1937. quando , t ra 1c acclamazio ni di una memorab ile adunat a di popolo a piazza Venezia, l'Italia fascista annu nciò il definitivo ripudio della Società delle n azio ni. F urono quelli i colpi mortali vib rati dall'Europa giovane, d all 'Europa decisa a soverchiare l'i ngiust izia, co n t ro il reazionarismo di G inevra. Furono i co lpi d i grazia, d opo i quali la Società delle nazion i n on si risollevò più, continuando ad agonizzare e spegnendosi len tamente i n mezzo all'indiffere nza e allo scherno d el m ondo intero. Tutti sono st ati costretti a ricon osce re il totale falli mento di G inevra, con gioia o con rammarico, co n compiacimento quell'odiosa istituzione. Si può dire senza tema di erra re che questa stata l'u nica questio ne in c ui si sia raggiunta, n ell'intervallo fra le due guerre, l'unanimità dei conse ns i di tutto il mondo . Ancor p rima della sua definitiva sepoltura Ginevra era verame nte, come ebbe a dire Mussolini, un cadave re che ammo rbava l'aria.

E il fallimento della Società d elle n azion i non ha coinvolto soltanto l'istituzione propriamente d etta, n ella sua m acchinosa impalcatura, ma anche lo spirito che ne aveva determinato l'origine e ne aveva info rmata l'azione, se di azione è lecito parlare. Da ogni parte s i è r iconosciuto che l'origine prima della presente g uerra è da ricercare p rop rio nel cosiddetto spir ito di Versaglia, vale a dire nell'incapacità congenita da parte degli uomin i politic i ang lo-fran co-americani cli tra rre il d ovuto profit to d alle lezioni della guerra 19 14-'18 e cli dare a l mondo, o almeno al continente e uro peo, una sistemazione che valesse ad allo ntanare il pericolo di nuovi confl itti.

La condanna del versaglismo è stata la base della po litica estera del fasc is mo e p oi di 9,uella del naz ionalsocialismo, i quali hanno insistito sulla necessità dt u na revi sione dei trattati e dello stabilimento di accordi inte rnazio nali basati sulla g iustizia e sul riconoscimento dei d iritti del popoli, anziché sugli ego ism i e_ privilegi duri a morire.

M a il ve csaglismo è stato unan imemente condannato anche nei Paesi che attualmente si trovano dall'altra parte d ella barricata

È inutile parlare della Russia, la quale anch e in questo campo è st ata sempre all'opposizione n c:i confronti degli angloamecicani.

Ma da parte delle stesse plutoccazie, in questi ultimi an ni, si è ripetutamente insistito n el constatare il fallim ento co mp leto di Versag:lia e nel d eprecare che tutta la politica del dopoguerra fo sse stata i nfluenzata in m odo decis ivo e con co nseguenze irre\ìa cabili dall' attaccamento delle pote nze v incitcici, esclusa l'Italia, a e clausole g inevrine.

In verità. bas ta co nsiderace ob iet tivamente la storia del dop og uerra pec accorger si che tutti gli erroci e t utti i delitti , tutte le illus ioni e tutte le delusioni, tutte le utopie e tutte le stramberie, t u t ti i mali e tutti i d anni hanno tratto o rig ine da Ginevra, n atunlmente i ntesa n ella sua accezione p iù vas ta, vale a dire come sp irito di r eazione, come tentativo d isperato ed assurdo d i conservare quello che e ra co nservabile, di comprimecc e cli r eprimere movimenti vitali che dov evano forzatamente trovare il loro sfogo. G li errori e i d elitti originati e m aturati i n seno alla Società delle nazioni hanno avuto sviluppi la cui i mmane tragicità è a tutti visibile; e non h anno coinvolto soltanto i (>Opali co ntro cui la reazio ne ginevrina si appuntava, ma hanno t rasctnato nel baratro del dolore e del lutto l'intera uma nità, scr ivendo pagine di sangue in t utti i continenti.

Gli ing les i, i francesi e gli amedcani sanno b enissimo tutto questo ; e a Gi nevra i loro popoli non poss ono pensace con meno ran cori e amarezze d i noi stessi, che sempre di Ginevra fummo avversari; anzi è da pensare che i l ra mmarico deve essere maggiore colà do ve più s i eca sp erato nelle virtù ta umaturg iche di quella fallitissima istituzione.

Ora è bensi vero che Ja logica n on governa le cose umane ; ma un minimo di logica è pu r sempre presumibile che s i possa t rovare nella sto ria degli u omini. Nel caso presente sarebbe Ioiico che, essendo tutt i unanimi nel condann a re la Società delle nazio ni, le sue p assate at~ tività e le su e funeste co nseguenze, altrettanto t utti unanimi fossero . n el desiderare che qualcosa di simile alla Società delle nazioni non r isor ge sse mai più e nel fa re in m odo che, se un tentativo del gene re d ovesse aver luogo, esso venisse immediatamente e con ogni sfor zo stroncato .

Inv ece quanto più la guerra entra nella fase decisiva e- qua nto p iù di conseguenza si fa n no p ressa nti le d iscussioni sulla sistemazione da d are al mondo nel dopoguerra, si va notans:iq da parte nemica, e i n particolare da parte del Pres ide nte Roosevelt, il tentativo di dare vita a qualco sa di assai s imile e, s i potre b be dire, addirittura di identico alla Società delle n azio ni.

Non Jo dic iamo n o i, ma lo dice la stessa propag anda nemica. La Age nzia Carata.I lon di nese ha t r asmesso il 18 giugno unainformaziòne da N uova York ne lla quale è det to che << al pri mo colpo d 'occhio il p ian o di Roosevelt h a la s tessa b ase della Società deHe nazioni », e lo stesso gio rno la Reu/er, r iportando un com mento del N ew York Ti111ts, ha ribadito che i l piano dell'o rg anizzazione mo ndiale sostenuto d a R oosevdt « seg ue il modello della So cietà delle n azio ni > ) e si richiama a Wilson.

Queste d'altronde sono due sole testimonianze fra le più recen ti; ma chi ha la disg razia di avere familia rità con la propaganda ne mica sa che ques ti argomen ti vengono ripetuti quasi ogni giorno e che essi effettivamente rispecch iano l ' atteggiamento ufficiale e ufficioso dei circoli responsabjJi <li Washing ton e di Londra.

D ate le premesse dalle quali siamo partiti, questo atteggia mento a fi l di logica pu ò sembrare assurdo. M a esso è perfettamente nat urale perché le pluto cta7.ie n on pot rebbero compo rtarsi diversamente. Co~ me l'a ntig inevrismo è la nostra vecchia bandiera, così Ginevr a è il loro p rimo e unico amore Le p lutocrazie si t rova no su d i u n piano inclinato e, sce nden do g iù per la ch ina, vanno a fin ire fatalmente tra le braccia della Società delle n azio ni.

R eazion arie e ottuse esse s tesse, le plutocrazie no n posson o che aspi rare a rimette re i n p iedi qu~Uo che fu la personi ficaz ione massima de lle loro tutt'altro ch e b rillanti qualità negative. L ' Inghilterra e gli Stati Uniti son o legati ad un' ancora e quell'ancora si ch iama e si chiamcri sempre societadsmo. P e r esprimersi ancor p iù chiara me nte : essendo sta-ta l 'egemonia plutocratica la causa prima e unica del t r io nfo dello spirito di Versag lìa, il successo dei regimi/lutocratici p o rte rebbe di rettamente , in base al principio di causa e effet t o, a u n nuovo e anco ra più calamitos o trionfo dello spirito versag lista. E se la g uerra dovesse co ncluder si con la restaurazione ~i Ginevra, le conseguenze sarebbero fat ali no n so ltan to per n oi e p er 1 nostri alleati, ma per t utti i popoli del m ond o, a comincia re dagli stessi anglo america ni; dato che fata lmente , come si è d et to, G inevra sig nificherebbe nuove guerre, n u ovi delit ti, nuovi d isord ini e n uove t ragedie per l ' umanità

N : con segue un limpido s illogismo. Se le p lutocr az ie dovessero trionfo re, t rionferebb e G inevra; ma se trionfasse G inevra, tutti i popoli del mo ndo, ivi compresi gli a ngloame rica ni, ne avrebbero a soffrire. Dunque la vittoria delle. pl utocrazie rappresenterebbe u na disfatta pe r gli s tess i a ngloamerican i.

È proprio il caso d i dire : oti produt ? A che giova d unque combattere per g li angloame rican i, pos to che ag li s tessi anglo americani ciò è sommamente d annoso ?

20 g iug no 1944.

La Cron Ac A E La Storia

D op o poch~ set t imane di vita già si parla di crisi del Governo Bonomi. I cornspon denti a ng loameri cani e le agenzie di informazion i internazio nali riconoscon o che nei circoli u fficiali dell'Esercito, della Marjna e degli alti fu nzio nari del Governo mo na rch ico, il nuovo Gab inetto è accusato d i i mpotenza o rganica di fronte ai problem i comp lessi e difficoltosi che bisog na affrontare non soltan to sotto il contro llo dello straniero, quant o nell' esasperazione di un amb ie nte nel quale g io cano g li opp os ti interessi d ei partiti in contrasto . Non sono ma ncati gli accenm agli e vent uali successori, e sono stat i vent ilat i i nom i di Badoglio e di Orlando. Anche questo ·po ~rebbe sem bu.re sorprendente se non fo sse avallato d alla o rmai n otor ia fosip ienza dei l'oliticanti del vecchio parlame nta rismo lig:i alle transazio m p iù ignominiose pu r di affer mare particola ri interessi n on sempre interamente confessabili. Per q ueste st esse considerazioni n o n ci 1-tup irebbe un effett iv o ri w rno del maresciallo di Caporetto, co ntro il q uale, sino a p ochi giorni ad dietro, si sono av ventate le cr itich e degli e stremisti e le ripu lse degli uomini di Governo; come non ci stupirebbe una r iva lu tazione democratica d el vecchio Orlando, a ncora onus to degli allori m ietuti a Londra e a Versaglia e p robabilmente d ime ntico d i quel famoso telegramma spedito a Mussolin i nella v igilia dell'i mpresa africana, un telegramma ch e, bene o male, lo a veva conciliato con molt i ambienti di schietto cl ima fascista e che, a lmeno sul piano morale, lo impegnava con q uel regime che con troppa leg~erezza si affretta ormai a deprecare. Sta comunque di fatto u n a i ndiscutibile certezza : che il carosello p arlamen tarista ha p reso un deciso sopravve nto e gli avven imen ti politici quotidian amente predpitano sotto l'urto di p assio ni faziose che n on riescon o a tacere nemmeno d inanzi allo spettacolo di una Pat r ia straziat a dal ferro e dal fuoco della guerra. D i fronte all'incalzare d egli avvenimenti, il tardo Bonòmi tenta t utte le vie per scampare d aUa tempesta che lo coglie sull'oceano d elle concordi opposiziom Ma gli sforzi restano impari agli eventi, che ci rivelano ancora u na volta la modes ta s tatu ra di un p icco lo u o mo che avevamo g ià vis to affogare per fino nell o stagno putrescente dell'infaust o M onteci to.rio. L'appoggio degli alleat i n on b asta a salva rlo e tutt i i mezzi sp erimentati n o n riescono a con ciliargli quelle simpat ie che potrebbero assicurare la sua permanenza al Governo.

Ormai n on g li resta che u n tentativo es tremo : e siamo grati a Ce:cil

Sprigge, corrispondente dell a R m ter, per avercene dato notizia in u n a rece ntiss ima. CO[rispondenza radiodiffusa a Londra. I Governi alleat i condo il testuale asse rto d el g iornali sta britannico, si può supporre che il .Gabinetto Bonomi risponderà affermativamente:

« l - Perch~ non è stata fasciata al G overno alcuna illusione JW!r quello che concerne le possibilità di m odificare tali condizioni.

« 2 - Perché il Governo riterrebbe forse utile far notare le limitazioni imposte d!a sua attività quando viene accusato J,agli avversari di non riuscire ad iniziare una forte politica nazionale». · eroi~i:1·:~fas;!~i~ou~;U~fn~f;~J!~~~e1!ad~;~i~~:i1:efi~r:~;:,gi;;~~~ noi siamo l'Italia vera, quella che non ha capitolato di fronte a un nemico che ha sempre tentato di soffocarci nell'angustia di un destino mediocre. Noi siamo, insomma, la foru v iva che non si è infranta nell'angu• stia di u na resa incondizionata e resis te sino all'estremo, non tanto pir la v ittoria di un sistema politico, come si va dicendo, me per l a difesa di un'idea in cui si ritrova la Patria intera n ella fatalità delle s ue vicende e nella chiara luce delle sue purissime glorie. Basta sol tanto questo titolo d'orgoglio per ripagarci dj tutti i sacrifici che quotidianamente sosteni amo, nella certezza di servire il Pae se con quello spirito di responsabilità che l'ora a ttuale ci chiede. O rmai la nazi o ne intera può serenamen te giudicare le due parti che si dividono il campo: fasci s mo e antifascismo, Patria e ant ipatria.

Ambedue le proposizioni sono abbastanza suggestive e sul lo ro contenuto è opportuno richiamare l'attenzione del popolo italia no perché n e tragga guelle conclusioni che sono di solare evide nza. :B ormai indiscutibile, per implicita ammissione di fonte nemica, che le clausole dell'armi stizio sono state durissime, tanto che lo stesso Badoglio sperava in una resipiscenza degli alleati per otte nere la revisione di alcune condizioni. A questo fine soltanto, d'altronde, poteva, nel giudizio deg li ottimisti, essere diretto l'ulteriore atteggiamento della monarch ia, che cercò di pavesare col n ome di cobelligeranza uno dei tradime nti più infamanti che la storia ricordi. Ma ora qualsiasi giustificazione non regge, perché v iene r igorosamente documentato che Io stesso Badoglio era assoluta men te ceno della intransigenza delle g randi democrazie, le quali avevano apertamente dichiarato che in nessu n caso avrebbero ceduto di un p ollice.

A tutti gli effetti, di fronte agli alleati l'Italia è un Paese che ha capitolato, e nulla può salvarla d al rispet to scrupoloso a quelle clausole. che furono sottoscritte per espressa delega di un monarca responsabile. L'Italia è stata venduta al nemico non per assicurare la pace ad una popolazione martoriata, non per un tentativo estremo dt riconquistare, almen o in parte, quanto era sta to precieiros:i.mente perduto, non per panecipare al banchetto degli ipotetici vincitori della guerra, non pe r assicurare la collaborazione disinteressata n elle opere dì pace, ma soltanto p er debellare il fascismo, che aveva in vent'anni consacrato al prestigio fa vita della Pa tria, riportandola allo sple ndore dell'impero ed al r ispetto di tutte le g randi p o tenze. L'Italia è s tata venduta al nemico per soddisfare le brame dittatoriali di Pietro Badoglio, per ap· paga re un minuscolo Savoia, che si vedeva oscurato dal fascinoso asC!ndente europeo di Mussolini, per sganciare dalla Corona un sistema politico che assicurava la giustizia, la disciplina e l'organicità di istituzion i invidiate e imitate dal mondo intero.

Dichiara l'evangelico Cecil Sprigge che se si togliesse i l velo che t uttor a occulta le condizioni di armistizio « probabilmente non s i farebbe che confermare l'impressione che si è trattato di una capitolazione completa>).

Le sue affermazioni ci sollevano da tutte le amarezze di queste grigie e dense g iornate di vigilia Perché dinanzi al mondo noi restiamo quei puri di cuo re che sanno vincere o morire nella forte serenità di bt~:z1~n~aJr~~ei~es~~~dfz!eJi1~;~~;

Bonomi dalla crisi parlamentare, ma co nsacra le vittime di tutt e le guerre che cementarono l'un ità e la coronMono nell'epopea africana, rinnovand o i fasti dell'epopea garibaldina... Nella sordida accettazione di un patto d'ignominia si tradivano tutte le generazioni avvenire, condann ate a ripercorrere un cammin o conquistato ung hia per unghia a costo di sudore e di sangue.

IL verdetto della storia non potrà n o n essere ineso rabile. Le turpi marionett e che s'agitano sulla ribalta di Salerno pot ra nno saziare nella rappres agl ia un bieco livore che ancora oggi le soffoca. 1fa restano una minoranza di miserabili che s' affanna a rinnegare la Patria i n una sadica vo luttà d i distruzione cui non sorri de una quas iasi speranza. Sono l e vittime d ell'illusione della forza che debbono ricorrere allo s band ieramento dell'atto d'infamia, che li evocò dalle scure se ntine in c ui giacevano, per trovare una giust ificazione alle dirett ive della loro condotta politica; sono i traditon consapevoli che debbono muoversi nell' o rbita di determinati. prog ramm i nei quali l'armist izio ha inq uadrato, soffocand ole, le es ige nze d i vita del popolo itaEano Ch iede re a costoro una forte politica nazionale è, per lo meno, g rottesco. Potranno dedicarsi alla persecu zione de i fa scisti, ai processi sommarì, alle divisioni partigia ne; ma non avranno mai un ges to di forza che possa comunque giovare a lla ricosttuzio ne della Patria. Ma anche

~~~~~e.cic~~~f~:~~l~f c~aésci~~:ineal!i ~e;ibitfc~0 ~:a~~f P:fs;f~~~~ della _ storia.

6 lug lio 1944.

Stato E Chiesa

La formula della legge d'applicazione dei Patti late ranensj in cui si dichiarava, riprendendo l'a rticolo 1 dello Statuto albertino, e ssere la del nostro popolo credente e p rofessante, profondamente do tato di sp irito ,religioso, disciplinatamente rispettoso della gerarchia ecclcs1astica, fedele osservante dei riti. Il cattolicesimo era ed è, in Italia, una forza v iva come forse in nessun'altra nazione. Per CJUCSto noi abb iamo, se altri mai, il diritto di chiamarci figli p ri mogeniti della Chiesa. . La p oHtica fascista, p dma e dopo il Concordato, si imperniò p roprio su questa constatazione ; e volle fare dello Stato italiano uno Stato catto lico non soltanto nelle forme esteriori, ma anche e soprattutto nell'i ntima essenza dello spirito. Si venne a creare cosi un affiancamento costante dello Stato alla Chiesa, di cui n o n è possibile ignorare la realtà

I grandi avversari del cattolicesimo, q"uel co munismo materialista e quelia massoneria atea che tante e tante encicliche avevano co ndannato con parole dure, furono anche g li avversari d el fascism o, e la lotta venne condot ta con criteri e spirito comun i. La formazione morale e l'educazione religiosa vennero dallo Stato fascista affidate alla Chiesa catto lica, recando ad essa esplic itamente funzione di magistcrn. Persi no il p rob lema socia le venne affrontato con ta li identità di v edute rispeuo a quello cristiano che si poté pa rl are di un Tonio1o come di ~~m~r~:r:~:t~ datario, i nsomma, con Je sue garanzie giuridiche, con la tutela della dignità del clero e co n il r iconosci mento dei diritti della Chiesa, non non era che u n a fra le tante espressioni dì un più vasto orie ntamento politico p er cui il fascismo spi ritualista si affiancava alla Ch iesa cattolica.

D i ques ta co llabora nte fraternità di spirit i e azione s'ebbero rico~ nasciment i continui, che vann o dal le dichiarazioni pontificie del 1929 a ll'attegg iamento del clero n ella lot ta antisanzion ista del 19n.

Si sanava cos i un dissidio che tur bò per molto tempo la coscienza ~f\fi~~~o italiano e che fu di danno tanto all'It alia quanto alla Chiesa

Oggi l'atteggiamento d i molti t ra gli esponenti del clero sembra ri proporre il dissidio, se eur su basi diver se da quelle d i allora. Si t ra tta fo rse di fenomeni tod ivid uali, ma o rmai essi han n o assunto sufficiente ampiezza e po rtata perché si debba tenerne conto almeno come fatto psicolo gico. E a llora v iene natura le di chiedersi qual i siano stati i motivi di certe palesi o latenti ostilità eccles iastiche nello Stato fascista, a chi debba riportarsene l'origine e la causa, Se u n distacco s i è potuto individuare, v u ole dire che un distacco fra i due contraen ti late ranensi, ·almeno in piccola p arte, esiste. E g iova specifica re di chi sia s tata l'opera. La risposta è semplice Non dello Stato fasci sta, fedc:le sempre ai principi affermati n elle leggi e nelle dichiarazioni del suo capo, esecutore puntuale e zelante d elle clausole concordatarie, ligio ai presupposti sociali e politici che co incidono con quelli p iù volte espressi autorevolmente dal cattolicesimo

· A certo clero non è for se inopportuno ricordare alcu ne cose. Anz itutto le questioni di principio Che rendono naturale un'alleanza fra la dottrina della Chiesa e quella del fascismo, l' una e l'altra spir itualiste, l'una e l'altra profondamente umane, l' u na e l'altra pensose d el mi glioramento e dell'elevazione d ella massa , E poi anch e il d ebito di rico- noscenza verso l'unico regime che, in una ventennale politica univoca, abbia sempre riconosciuto alla Chiesa tutto quanto alla dignità e alla missione della Chiesa s i confaceva. Infine il suo stesso interesse: di fr onte al fascismo cattolico stanno oggi le forze dell' anti-Roma e dcll'antireligione. Un'alleanza con esse non può esse re che temporan ea e caduca. Coloro che credono possibile il compromesso co n le nazioni anglosasson i dimenticano quanto in esse contino le forze a ntiromane della massoneria e d el g iudaismo e quanto d ispregiativo sia ~ncora in Inghilterra e in America il termine di« papista»; coloro ch e si sono accostati al bolscevismo fingono di non ricordare la lotta contco il clero ·e la Chiesa condotta con tanta asprezza e con sl sanguinosi metodi in Russia e in Spasna e di non vedere come la proclamata a t f!,11le tolleranza religiosa d1 Stalin sia soltanto una mossa d ip lomatica in un abile gioco di conquista. e d;vt~~~ngd~::raPo1izi~~~ f~ t\la

Sono, queste, considerazioni di cui d ovrebbero tenere conto sacerdoti e fedeli nel risolvere nel foro della loro coscienza j due g randi problemi che hanno sempre cost it uito il punto di contraddizione d el cattolicesimo e più lo sono o ggi: 1a giustificazione o a lmeno la cessazione della g uerra e l a conciliazione del p atrio ttismo con l'u niver5a~i~mier:\t~51~· Chiesa ha semp re predicato la pace e ha sempre considerato il conflitto armato come un deprecabile evento, altresi vero - né bisogna citare la storia per rendersene co nto - che essa ha saputo distinguere tra guerre ingiuste e giuste; che ha n o tato come esistano paci più sanguinose dì cer,ce g uerre perché sono paci iugulatorie; che ha sempre riconosciuto ai popoli il, dir itto di t utelare le loro aspirazioni alla vita e la loro dignità nazionale.

PP:!~~10 non possono dimenticare che in lo ro, a1 di sotto della veste talare, sta un cuore di cittadino. Il sacerdozio è universale, ma n o n ant in azionale. Il clero è fatto di uomini necessariamente legati alla loro gente e alla loro terra. Dimenticarsi d ella Patria è anche per un ecclesiastico r inunciare alla parte essenziale d ella sua personalita umana. Ma ora la patola Patria si pres ta a troppi equivoci. Perciò noi precisiamo: q11esla Patria, quella che è fedele a1 patti e che difende la sua esistenza. I motivi p er cui il clero dovrebbe essere al n os t ro. fianco sono que lli già d etti: p erché noi co mbattiamo contro tutti i suoi secolari ~!~r;d;c~~~!~1iiamà~~tah!r ~h~e~~~~~liJr~~f!!!~: ial~~~~=~zione r ose questo non bastasse, il clero dovrebbe ricordare almeno che la sua è sempre stata funzione di ordine e di paci6cazione. Ora molti sizio ne alle leggi, del crimine. Cioè vanno contro all'insegnamento che la Chiesa, dalla frase evangelica « date a Cesare ))• ha sempre pro- fessa to. Queste cons iderazioni non tolgo no che 13: realtà appaia p iù di una volta diversa d a come logicamente dovrebbe essere, Si a ss iste a q uegli s bandamenti morali cui accen nava l'e piscopato veneto nella su a «notificazione»; sbandamento dei fedeli, s i, ma a nche degli stessi pastori, che t rova le sue o rigini in certi at teggiamenti non cb.iari, i n silenzi e parole equivoci, in attività eccessive e soprattutto in prese di posizio ne da parte di quegli organi politici che, pur non avendo nulla a che fare col corpo mistico della Chiesa, fa nno capo tuttavia alla santa Sede.

Bruciano ancora, nel n ostro cuo re d i. italiani crede nti, alcune parole de tte dal santo Padre al ve ntiduesimo regg ime n to canadese e più di .ccccnte a un gruppo di oltre quattromila soldati i nva sori. Sappiamo che esse non rientrano nel magistero del Pastore d ei popoli e n on hanno valore definiti vo. Sappiamo quindi che esse non obbligano i fedeli. Ma temiamo che p ossano ingene rare un ulteriore sbandamento negli spi riti e far confonde re con. lo spirituale, con i principi della Chiesa, con il dovere d ei sacerdoti ·j dei fedeli, quello che n on listiche Temiamo che il ;regge non diretto dal Pastore verso l'ovile sicuro si d isperda e sia tacile preda dei lupi.

14 lug lio 1944. 64.

L'ANTI-ITAUA HA PARLATO

Liqu ida to Badog lio e messo d a !?arte Vittorio Emanuele, ciualcuno av rebbe potuto pensare che il co siddetto Governo dell'ltal ia invasa si fosse in certo qual modo r ipu lito. Ma il vecchio I vaooe Bo nomi ha subito provveduto a disillude re g li event uali inge nui pronuncian do un discorso del tutto degno di Badoglio.

Infatti, le tir.ichc caratteristiche badogl iane - il t rad ime nto , la fals ità, la viltà, il disonore - rico rrono nel discorso bon om ia no come i m otivi conduttori i n u na si nfonia. E vi di!ntemente il Bonomi ha voluto, come si su ol d ire, alli nearsi; e in ciò è p.: rfotta.me o te riuscito. Ormai la sua figu ra è i nqu:idrata alla pertàione; o per meglio d ire e de finit ivame nte inchiod:1.ta alla ve rgogn:1. nella q uale egli vegeta assieme ai suoi degn i colleg hi.

Bonomi ha d ich iarato testualmente che le condizio ni d'armist izio accettate da Vittorio Emanuele e da B:1d og li o sono « du riss ime», che esse vincolano tutta la vi ta interna cd este rna dd Paese, tutta l'attività economica e fina nzi aria, tut ti g li indidzzi dell'ammi nistrazione civile e militare.

Occorre fermar si su questi termi ni i n tutta la loro grav ità, che l'indeterminatezza delle clausole d'acmis tizi o rende ancora più drammatica.

Quando Bonomi dice che tutta la vita interna ed esterna dell'Italia viene sottoposta a~li an.gloame ricani in seguito all'armistizio, è logico pensare che le condizioni siano a n cor più dure di quelle che fino a questo momento s i era potuto s upporre. Un p o ' di l uce è s tata gettata s u ll'argomento dall ' informazione, d iramata alcuni giorni o r sono, Se· condo cui il nemico s i riserverebbe di controllare nel d opoguerra anche le n ostre radiodiffusioni e le nostre agenzie di s tampa. Ma evidentemente deve esserc i qllakosa d i p iù. Evidentemen te g li italiani, in virt ù di questo infamante armistizio , debbono essere ridotti alla condjzione di v eri e p ropri schiavi dello stranie ro.

A questo punto un italiano degno di essere tale si ribellerebbe. t-.fa Bonomi ingoia ed accetta. E gh non ha nessun obbli go, nessuna ragione personale che l o costringa a fa re questo. Egli n on si era comp romesso nelle trattative del settembre x943 , egli no n era compromesso né con Badoglio, né con la monarchia. Che cosa dunque lo spinge a legare il p r oprio nome a questa infam ia, a fare propria questa spaven- in minima parte ? Non è difficile rispondere. A pari dei suoi colleghi, Bo nomi è mosso da una sola m olla : l'antifascismo.È ormai u n a nno che, in nome dell'an~ifasc ismo, u na pane degli italia n i incendia la propria casa e ride dell'rncendìo, come i l pazzo del prove rbio, Pur di alimentare l'antifascismo, questa gen ia di alienati è capace di qua lsiasi sconcio. Tanto sconvo lta è la loro mente che essi d imenticano perfino il s ignificato delle parole j e il tradimento d iviene trattativa, la schiavitù vien e chiamata cobelligeranza, la vergogna onore e g li sputi raccolti d iventano testimo nianze di affetto e di amicizia.

Sono antifascisti e ques to basta loro; e per questo passano su l corpo della Patria e calpestano anch e la propri a dignità, accettando una posizione che nessun vassallo h a mai sopportato n ella storia.

Come se tutto ciò no n foss e g ià abbas tanza grave, Bonomi ne ha v oluto accentuare la g ravità n elle sue d ichiarazioni, sottoli neando che eg li e i suoi colleghi si rendono esattamente·conto d ella posizione in cui si sono messi.

« Noi - egli ha detto -abbiamo ereditato la nostra situazione dopo averla esattamente conosciuta. Per espresso desiderio delle nazioni unite tutt i i ministri hanno preso visione Jci patti di armistizio.... Abbiamo accettato i patti umilianti, accettati da chi rappresent:wa rita lia. e abbiamo dichi,1tato di rispettarli jnteramente ».

Se i patti erano umilianti quando Vittorio Emanuele e Badoglio Ji accettarono, a ncor più umilia nte è a \'::ettarli adesso, e senza avere partecipato alla loro formu lazione, accetuarli come s i potrebbe accet· tare una cambiale girata da un tizio q uals.iasi, o piuttosto come si potrebbe accettare un ceffone senza n eppu.re re ndersi conto da quale parte esso provenga.

Ma Bo n omi non si acco ntenta dell'erediità. E gli v uole, d a diligente primo ministro di un Governo s vergognato, accrescere il patrimonio della viltà e dell'umiliazione. Egli v uo le accrescere soprattutto le sventure del popolo italiano. E agli angloamericani che l o malmenano e gli impongono il rispetto di condizioni da lu i stesso definite durissime eg li trova il modo d i offri re ancora qualcosa. N on è naturalmente un a offe rta fatta a titolo p ersonale. Un u omo come Bonomi non avrebbe più nulla da dare a nessuno . E g li offre invece il sangue del popolo iu.liano; egli offre i fi g li d elle madri italiane, affinché - sono parole sue - « non le sole m1dd delle n azioni alleate abbiano a vestire il lutto per la liberazione italiana» E a q ues to punto è doveroso tranqu illizzare Bonomi Il lutto non viene vestito soltanto d alle madri in- glesi, americane, neozelandesi, ottentotte, canadesi, indiane e zulù, se madri molte di esse si possono chiamare, ma anche e soprattutto da ciuelle mad ri italiane i cui fi gli vengono ogni giorno massacrati dagli alleati di Donami e da co loro che agli alleati stessi si sono venduti.

Ma non basta ancora. Dopo avere offerto ai massacrato ri d cJla n azione il san gue del popolo italiano, Bo nomi vorrebbe offr.ire loro con la Francia e con l'In ghilterra è per noi tradizione. E gli è natur almente troppo vecchio per ricordarsi delle sanzioni, che appartengono alla p iù recente storia d'Italia, ed è for~e t roppo giovane, almeno culturalmente, per ricordarsi d elle ·cento 'pugnalate che, come ebbe a ricordare Mussolini nel fondam entale discorso del 2 dicembre 1942, 1a Francia inflisse all'Italia.

Per Bo nomi l'amicizi~ con l'Inghilterra e l'alleanza con la Francia sono <( due grandi costellazioni» Evidenteme nte i l cielo delle sue memorie è assai oscuro; p oiché altrimenti egli lo ved rebbe costellato, per quelJo che riguarda l'amicizia anglo francese verso l'Ita lia, di ricordi anche personali assa i duramen te con t ras tanti con Je s ue menzognere affermazioni.

Infatti Bonomi era primo ministro negli a nni che seguirono immediatamente l'altra guerra. Negli anni in cui fra ncesi e foglesi tradiva no per l'en nesima volta il popolo italiano e rispo ndevano ai suoi sacrifici con l o scherno, l'insolenza e la prepotenza.

L a falsificazione della stoda induce Bo nomi a scendere ancora un gradino e a spingersi, con uno zelo degno davvero di miglio r causa, sulla via di tutte le rinunce. In politica in:terna, la cobeil.ìgeranza con gli angloamericani dovrebbe portare, secondo le sue intenzioni, a nuovi lutti per le madri italiane. In p olitica estera, i lutti sarebbero ancor p iù estesi per t utta la nazione, in quanto Bo nomi predica la solen ne sconfcssiòne - sono anco ra paro le sue - delle << cosidd ette r ivendica· zion i italiane>); considera nullo l'armistizio con la Francia, il che equi· vale a sputare sul sangue versato d ai n ostri soldati per conseguire quell'armi stizio; e si fa un vanto delle armi conseg nare a i b anditi della Jugoslavia.

L'Italia bonomiana si disegna cosi in tutto il su o avvilimento, schiava all'interno, minimizzata e sch ernita all'este ro ; con una popolazione prona ai voleri altrui, co n incerti con fi ni, senza dig nità, n on soltanto senza un a volontà, ma adclirittura senza un a velleità Un'Italia, p er usare una definizione adottata nel secolo scorso da uno scrittore spagnolo p er la sua Patria, « inverte_brata ». Una specie di mollusco. Ed ecco che Bonomi, p er concludere, scen de ancora un g radino: dall'umil iazione era passato al tradimento e alla menzogna; dalla viltà decade fino al dis on ore. Eg li dco rda, come se si trattasse di un'imp resa g lo riosa, che 1'8 settembre i t raditori hanno aperto il territorio italia no all'avanzata degli anglo americani e hanno ordinato alla flotta (<d i salpare per i por ti c he fino all ora essa aveva considerato come nemic i ».

Egli pone cosl u n'epigrafe d 'infamia al su o discorso e sig illa la sua opera di malgovcrna nte ancor prima di iniziarla.

In lui h a parlato l'ami-I talia del t radimento e del disonore. Ma l'I- talia ve ra si appresta a rispond ergli co i fatti. Il turpe bro ntoh o rinunciat ario di Bonomi e dei suoi vecch i compari è cope rto dal passo caden·zato delle legioni che d al nord verso R oma, e nel nome di Roma, r iprendon o la marcia.

27 lug lio 1944,

Bilancio Di Un Viaggio

La recente ispezione del Duce alle truppe italiane in addes tramento in Ge rman ia ha coi ncis o quasi con il pnmo anniversario del co lpo di Stato reg io, preludio necessario al t radimento del settembre. Ciò ha co ntribuito a darle, accanto e o ltre il valo re condngen te, u n significato simbolico, di cui hanno d ovu to t e ner co nto, volenti o meno, tutti i co mmentatori e gli osservato ri, d a questa o da ll'altra pa rte della barricata.

Con l' approssimarsi d el luglio u na d omanda si p oneva ogni giorno più urgente: in quali co ndizio ni si sarebbe trovata l'Italia ad un anno di distanza dall' inizio del suo sfacelo e d o po aver affron tato una delle cris i più vaste che la st_oria dei popoli ricordi ?

La risposta è venuta appunto dai risultati del viaggio musso liniano ; ed è di tale evidenza che non riesce facile fraintenderla, anche co n la magoio r buona volontà. 1r tradimento compiuto ai danni del popolo italiano aveva p osto tre g randi ordini di p roblemi: quello territoriale dell'occupazione di parte del suolo patrio ad opera d el nemico, quello spirituale dell'unità mo rale del popolo, q,11ello isti~:z.io nale ~n~ne della ricostruZJOI_}C d i un o rg anismo statale e d1 un eserc ito capaci di fare fulcro p er la rmascaa.

L'ope ra di ricostruzione doveva, o vviamente; cominciare dal terzo

~~~:!ulc~~~1:a: ~ t~~~ 1 ~::v~ e1~s~\~to rrs~f!~~atu~~i~~a:~tt!a!:tnT:r:!: zio ne; si stabilirono e si attuarono dei principi, into rno ai quali potrà attuarsi l'incontro di tutti g li italiani quando si saranno un poco placati gli o di di parte scatenati da u na collettiva ·ventata d i follia e dall' azio ne distruggitrice della p ropaga nda nemica.

Ma se la Repubblica Sociale cominciava ad essere una realtà viva, e i suo i istituti ridavano ai migliori fra gli italiani il sen so dello Stato e d ella Patria, restavano tuttavia sospese alcune grosse pendenze su cul si appuntava, ironica~ malevola, l'~ttenzione dei nem~ci e dei.club: biosi. Fra esse, due acqmstavano partlcolare valore per 1 loro n Ae ss1 i mmediati e remoti: la questione dell'Esercito disciolto nel settembre, alla cui ricostruzione era ed è legat a la possibilità di essere ancora una nazione e di contribuire alla lot ta co ntro il nemico invasore ; e quella degli internati, fonte di un innegabile senso di disag io nella po· polazio ne,

D urante il viagg io del Duce le d ue pendenze sono state liquidate.

La consegna delle bandiere d i combattimento ai .reggi menti delle prime divisio ni italiane approntate in Gcrmanfa è stata il riconoscimento ufficiale del r aggiunto loro grado di efficie nza. Il primo nucleo del nuovo Esercito è dunque pronto a combattere; e intorno ad esso g ià fanno corona i reparti costituiti in Italia e g li organismi militari affiancati all'Esercito con struttura e compiti speciali: in particolare la G uardia Nazionale Repubblicana e le Bngate nere. Tra poco una aliquota no n indifferente delle Forze Armate italiane raggiungerà sulla linea de l fuoco i reparti di volontari che g ià hanno ·dato prova di sé, tenendo alto il nome d'Italia nelle ore p iù buie.

D'altro canto i colloqul con il FUhrer hanno definitivamente risolto il problema degli in ternati, che çessano di essere considerati prig ionieri di guers:a per assumere la qujllità di liberi lavor atori o di ausiliad della W ehrt11a•ht. La dignità personale dei singoli e i desideri delle famiglie trovano cosi un ruo to di contatto con i supremi interessi er~l~afct~rr:~1f!~i!~pongo no . conce ntrare in essa ogni energ ia indicolaT~i:~ lanciare le cause e g li effetti, per chi si volti i ndietro a gua rdare la via percorsa in un anno e misuri la erofondità dell'abisso da cui ci si deve :rìsollevare. È moltiss imo se ci s1 proietta nel futuro e si prendono in considerazione le prospettive che ci si aprono e le certezze che ci attendono.

Intanto l'esame obiettivo d ei fatti porta ad una considerazione di capita.le importanza: la situazione del settembre-ottobre 1943 è cap ovolta. Potevamo allora essere considerati un popolo di t rad itori , che la Germania avrebbe avuto il diritto e il dovere di trattare con sp ietata durezza; e, se anche fin dall'in izio fu chiara neg li alleati la tendenza a r istabilire i erimitivi rapporti di collaborazione con quella parte del popolo italiano che al tradimento non avea consentito, ci trovavamo tuttavia in una condizione di inevitabile inferiorità. Questa si sta s uperando e del pari è mig liorata la situazione interna, con il passam~io dall'anarchia morale e materiale a una nuova struttura sociale, militare e spirituale.

Il merito del capovolg imento va alle capacità di ripresa del popolo , allo spirito e alla tenacia dd fasc isti, all' opera d i alcuni uo mini ; ma soprattutto all'attività personale del Duce, che si è as sumo, e s ta conducendo a termine, il ponderoso incarico di liguidare il passato e cli creare l'avvenire.· È naturale quindi che i risultatl si rivelino con particolare immediatezza proprio in occasione di un suo viaggio ufficiale in Germania.

Ma il significato del v iaggio non si esaurisce nell'ordine delle istituzioni e dei fatti più facilmen te const atabili. Esisto no altri elementi, maggiormente difficili a v alu tare, di cui l' interprete coscienzioso deve tenere conto: g li eventi nell'ordine dello spirito . Il sogg iorno mussolinian,o in Germa nia è stato caratterizzato dalla calda accoglienza della popolazio ne e da l fervido entusiasmo d elle truppe italiane. Sono due dati di c u i occorre, in sed e di bilancio, valutare l' importanza.

Le acclamazioni lungo il percorso del. treno speciale e nelle vie delle città n o n erano soltanto l'espre ssione della s impati~ perso nale che il popolo t edesco ha sempre d imostrato per il Duce; erano altresì prova di una simpatia calda e viva per l'Itali a fa scista repubblicana Molte v o lte Mussolini venne salutato al grido di « H t il l talit11 », pe rché in lui la folla germanica vedeva sempre incarnata l'Italia. Al di sopra di ogni p ossibile discussione diplomatica e giuridica e di o g ni dettaglio organi zzativo, gli appl au si al Duce s i tramutaron o quindi in una istintiva, spontanea manifestazione di solidarietà e di fraternità nei riguardi del nostro po po lo. :È. un fatto di cu i dovranno tenere co nto i propagandisti nemici che hanno pi ù volte tentat o di speculare su ipotetici dissensi e fantastiche incomprensioni.

L'altro fatto, altrettanto documentabile, è il ferv ore d elle t r uppe italiane. Già la prima isp ezio ne del Duce ai reparti in addes tramento poté essere definita un incontro del capo c?l suo p opolo in armi e un m utuo riconoscersi. Questa seconda visna n on può che con fermare l'osservazione di allo ra. D el resto i discorsi alle trup~ e ag li ufficiali hanno nella stessa fo r mulazione esteri ore, e più nell'intima sostanza, q uesto carattere di dialogo e di incon tro .

Fervido i ncontro. Chi ha n egat o la capacità d i r ip resa al popolo italiano s i può accorgere ora dell 'errore. A ccanto alla r ipresa ma teria le è in atto una indubbia ripresa morale. I reparti avevano ritrovato in G er mania n o n soltanto le armi e l'addestramento ma anche lo spirito; in Mussolini hanno . riconosciuto il condottiero. Ora essi posson o dirsi veramente 1;ronti a battersi per ~uella band iera, d ove domina l'aqW1fo:: r~~io:K~e,~tep!~1iatr;cf11~~;0cf~t1g~ s~~~secfc~~f~a;rr;~indi.

J;1iti~:;r:z~o:~e~ rta;~uti5i~;~t~ib::~ italiano non può essere, per o ra, riso lutivo - certo sull a situazio ne dell'i nterno, dove la l oro presenza con tribu irà, insieme alle prime notizie s ulla nuova situazione degl i in ternati, a distendere gli spiriti e a rassetenare tante famigl ie; dove il loro comportamento sarà d'esempio a molti dubbiosi, il loro entusiasmo trasc inerà molti deboli, la loro azione ripulirà molti a ngoli morti.

Il bilancio preventivo sì collega cosl a quello consu ntivo e Io supera a nche, pe rché, se noi possiamo individuare facilm ente le conseguenze immediate, ci riesce p iù diffic ile s t abi li re quelle remote. Sappiamo soltanto che è d ei p opoli come delle va langhe: una volta d:re:~~f~e:t~c~~!::~~iali, il moto accelera e la massa c rescé per virtù

La manovra nemica per èliminare l'Italia dal combattiment o , che cominciò il z 5 luglio dell'anno scorso e sembrò giungere a conclusione 1'8 settembre, è du nque fallita . Cos ì come è fa llita, clamorosamente, l 'altra manovra tendente a distrugge re col t radimento e l'assas- zione della cricca colpevole d ell'atten tato a Hitler del 2 0 luglio D iverse furono le condizioni ambientali e le contingenze, diverso lo svolgime nto, diversa la .erofondicà d: 11~ pu~nal~ta. inferta al cor~. v~v? d ella nazione; ma il p rocesso d1 rmasc1ta 1tahana e quello d t 1rng1- dimento e rafforzamento in G ermania nascono dallò stesso sl/irito e g iur,gono allo stesso risultato: serrare le file per proseg uire, e i minata fa cancrena del tradimento, la marcia comune.

30 luglio 1944.

Due Scuri E Un Boia

Siamo, Io confessiamo, candidamente ignoranti in mateda di arald ica, e non possiamo quindi interveni re n ella vrxata quautio riferentesi alla legittinutà della contea di cui si fregia il ministro senza portafo g lio Carlo Sforza. C'è chi afferma, e tra questi il competc nt1ssimo ex-re d'Italia, che il titolo è abusivo: non è un conte, è uno dei conti. Pe r noi, volg are plebaglia, questa distinzione è di natura assolutamente metafisica e lasciamo il giudizio ai posteri Più interessante sarebb e invece stabilire se il contemporaneo conte o dei conti Sforza ha gualche goccia ancora del sang ue di Attcndolo, il gagliard o v illa no di Cotignola che lanciò la scure con tanta veemenza contro un tro nco da attirare l'attenzione di un capi tano di ventura che passava da quei

Fu arruolato e divenne col tempo il condottiero che la storia merèa~l~ ifu~::tièdunque u omo che deve sradicare la ianta del fascismo fi~o alle più profonde r adici. Egli ha accettato tafe compito con giovanile entusiasmo e non passa giorno, si può cl.ire, senza che egli si diffonda in dichiarazio ni o interviste ai ra.Kpresentanti della f!a~Ja\~~mJt~e:d~~ita~i pestro, per lui tutti i fascisti sono a priori ladri. Il ladrocinio, nell a vita pubblica italiana, cominciò dall'ottobre del 1922. Prima n o . Prima tutro era pulito, puro, incontaminato. Di ladri manco l'ombra. Di prevaricatori nemmeno traccia. E ra il regno dell'onestà, d ella probità, del disi nteresse assoluto. L'Italia di prima d el 1922 n on ha scan· dali di pubblico interesse, Ma per chi ci p rende questo titolato ? Crede che la storia d ' Italia ci sia ignota? La storia che va dallo scandalo Lobbia (regia dei tahacchi), il primo grosso scandalo dell'Italia appena unita, fino allo scandalo piramidale della Banca Romana, nel quale fu implicato il grande amico di Sforza, G iovanni Giolitti, datosi allora prudentemente alla latitanza nel più spirabil acre di Berlino? Tutta una serie .:ti neologismi sorse dalle cronache scandalistiche di cui la vita pubblica era costellata.

La casata Sforza nasce dunque da un fortunato colpo di scure, Qualcuno pensava che l'esecutore delle alte opere contro i fascist i sarebbe. uscito dai ranghi dell'estrema sinistra. Tale onore è stato invece sollecitato da questo presuntuoso, annoiato e scettico d.iplo. matico, che ha strascicato la sua completa vacuità spirituale per lega· zio ni e ambasciate prima del 1922 e, dopo,, nei circoli antifascisti, che lo hanno riccamente foraggiato, in particolare con monete di P raga, ai tempi dell'amicone di Loggia e di D emo (parliamo di Edoa rào Benè~). Tuttavia, n ell'es tate del 1922, lo Sforza dirigeva a Mussqlini una lettera di quasi adesione al fascismo e tale adesione sarebbe forse diven uta totale se gli fosse s tato o fferto il ministero degli Esteri.

E prima, molto tempo prima del fascismo, il popolo aveva stabilito la universalmente accettata equazione per cui commendatore era !guale a ladro e conte eguale a rimbambito.

Era l'epoca pura, purissima, dei carrozzoni. Con questa parola venivano indicate le più o meno eleganti e legali ruberje dei p oliticanti, dei burocrati, degli affaristi.

Di carrozzoni si piulò a proposito della costruzione d e.l palazzo di Giustizia a. Roma, di carrozzoni si parlò anche a .proposito del monume nto a Vittorio Emanuele II, dove il Presidente del Consiglio

~ ll.'eio~~st°:!~~ ~~~~i~~~al~e~:~:n~~a~fti~:el!e u~ae ,i:11e

In un altro momC!nto ci fu lo scandalo delle forniture militari. Ebbe allora gran vog a la parola co niata da Enrico Ferri: <<succhioni>), Chi erano i «succhioni)> e che cosa succhiavano ? Erano i siderurgici alleati degli ammiragli, i quali venivano in pieno Montecitorio accusat i di accettare come corazze di acciaio delle corazze di burro.

Non vogliamo q~i parlare dei grandi scandali giudiziari dell'Italia demoliberale tanto apolog iZ2ata dal conte scaduto; come degli scandali elettorali con relativi mazzieri di cui furono allora piene le cronache elettorali giolittiane e che Gaetano Salvemini, cervello terremo~t~~nd~~a1t:e~ij~nie0 à ei~~as;l?~i•a~~':i:~~!~~e quando la Banca di Sconto chiuse g li sportelli mandando in malora duecentosettantaduemila piccoli risparmiatori ? E le vicende democlericali d el Banco di Roma?

Non vogliamo, per non tediare coloro che ci ascoltano, frugare nella storia politica parlamentare italiana di prima del 1922. e anche non vogliamo dire che tutti fossero ladri, corrotti e corruttori. Anzi crediamo che qualche volta, per livore di parte, siano state insce nate vere. e proprie montature, come quella contro Nasi, ministro dell'Istruzione pubblica, scandalo che eb be anche ripercussioni politiche di qualche rilievo in terra di Sicilia.

Varrà la pena, u n giorno, di fare la storfa degli scandali nell'Italia del prefascismo. Per .il conte Sforza, invece, tutti i fascisti sono ladri e cnminali. È per questo che egli ha sqllecitato il mandato di essere il vigilantissimo boia, avendo quale deg no compare, nella triste b isogna, q.uel Casati che il .29 ottobre 1941 si pronunciava nei confronti del fascismo, di cui ora dovrebbe essere l'esecutore, nei seguenti termini: e,: Il nnstro regime ha fatto sue fondamenta e sua meta la giusti.zia. Pu il trionfo di questo ideale del nuovo ordine europeo occidentale versano il sangue i s,,ldati d"Italìa e i l popolo resiste saldamente nella ferrea armatura di sacribdo e di certezza».

Essi si illudono di sradicare l'idea che freme ancora nel cuore di

Crepusco lo degli dei. La c asata des-li Sforza, che cominciò con una scure, finisce con una scure. La pnma era quella dì un soldato ; . l'ultima è la scure di un boia dal sangue più o meno blu,

2 agosto 1944, 67.

Franche Tiratiuci

Alle venticinque d onne fatte p rigioniere in Firenze durante i combattiment i contro i franchi tiratori fascisti, p erfino la R mler, che non pecca solitamente di eccessiva cavalleria, ha d ovuto ricono scere il coraggio strenuo. Esse si sono vir ilmente battute , E il loro gest o assume un'importanza che va oltre il semplice lato militare e la resistenza armata in una citt à che gli an g loamericani credevano già di senza più nuova della donna italiana, che si rivela donna semplice, m odesta, chiusa in apparenza n el breve cerchio della fa miglia, che n o n ha avuto velleità suffragistiche di smanie politiche, d onna sana, innamorata della sua casa e del su o Paese, di una femmini lità che ma i da n ess uno venne messa in dubbio. Eppure nei momenti decisivi, q ua ndo sono in pericolo i valori supremi in cui essa crede, la d onna italiana, che non ha l'abitudine alla v ita politica della francese, o la passfone d ell o sport dell'ing lese, o il senso di avventura di un' americana, questa donna sempl ice sa sostituire g li uomini e raggiungere il loro livello. Pensa virilmente e virilmente agisce.

La storia n o n offre un esemp io di cosl cospicua portata. G li episodl in cui la pass ione patriottica d ella donna è rifulsa in passato sono tutti altri simboli che esco~o quasi dalla n ormalità della vita, della vita quotidiana, per entra re n el r egno della leggenda . V i è un intero groppo di d onne che p rende par te all'azio ne pe r difendere dall'invasore la propria terra e la propria idea. Ma di qui anche il mag$ior valore , 1n senso relativo e assoluto, del gesto. Se un solo sch1affc inflitto ad an intraprendente soldato nemico da una donna fran cese bastò p er parlare di virtù d ella razza o addirittura di eroismo, con 9uale metro si dovrebbe mi_surare l'episod io delle venticinque franche uratrici? Si dovrebbero forse usare espressioni mirabolanti che non sono del nostro stile e che comunque suonerebbero false r ispe tto alla realtà luminosa.

Erano le franche tiratrici di Firenze delle donne qualsiasi: non polit ican ti a tutti i costi, invasate d al furore di parte, n é avventuriere reclutate chissà dove, ma neppure esseri speciali, costruiti di pas ta diversa da quella degli altri esseri umani. Fanciulle e signore di ogn i ce to sociale.

Il Daily Afirror n ota con stupore come molte di loro, dalle vest i eleganti, rivelassero un'origine distinta, e attribuisce la causa d ella loro resistenza tenace al fatto di essere figlie di fanatici fascisti.

Può darsi che. la constatazione del g iornale inglese sia esatta; ma ciò significherebbe, se mai,' soltanto che la ramo deprecata educazione fascista h a dato i suoi frutti e che una continuità ideale esiste, per cui da padri fascist i nascono figlie fasciste in cui perpetuano l'idea Non si potrebbe che provare maggior ammirazione per queste figliole, che, mentre i padri, i mariti, i frate lli combattono lonta ni da casa n ell'Esercito, n ella Guardia Repubblicana o nelle Brigate nere, o ma~ari già sono caduti per la Pat ria , si sostituiscono agli u omini prcnc~~j~po~edez:teì~~~!~i~~~·, date p iù in profond o alla ricerca dei morivi che hanno spinto questo gruppo di fiorentine ad impugnare le armi e affrontare i r isch i del combattimento. Ci accorgeremo allora che esse, come sempre succede per le donne d' Italia, hanno lasciato parlare il loro istinto, che è forse la guida più sicura fra quante spingono all'azione, istinto che le ha portate a insorgere i n un disperato e supremo tentativo di salvare le cose sacre in c ui credevano: idee, te rra, casa, fami g lia. Non hanno gettato sulla bilancia i nfinites imale del tornaconto la preoccupa zione di come a ndrà a finire. Non hann o tergiversato di fronte alla spietata realtà, né sono ricorse a compromessi con le loro coscienze. Dov e l'istinto le chiamava esse sono andate, e il loro i ntuito non era qualche cosa di particolare, Un d ono tutto p roprio; u n mistero eleusino. Rientrava, anzi, in quell'ist into fon dame ntale dì ogni d onna italiana ancora n on corrotta per cui esistono valori sacri che van no difesi ad ogni costo sostituendosi e aggiungendosi agli uomini nell'impiego delle armi. Per questo noi vediamo in loro alcune fra Je tante donne d'Italia. ora ammirando nello stesso tempo le singolari virtù che le trassero a gettare alcuni precon cetti e a entrare, pagando di persona, nella mischia. ·

Parlare di eroismo forse tropl'o facile. Noi preferiamo evitare tale vocabolo. Ma il nostro cuore di italiani si gonfia d i commozione di ~n~l~g~~~a:;~:;~~ntit~u:h~: endell!

~a~i~~os:~~~~i:~~f:a~:~~;:r:f:e~r~f:~:fl~!~t!o~~~: Fanciulle d'Italia, hanno sentito il peso e la vergog na di un'inerzia che forse il loro sesso poteva g iustificare. È una sferzante lezione per quegli u omini che non vogliono se ntirla o che d i fronte all'azione mettono in campo tutti i sotterfugi che la v iltà p uò insegnare. Come p iù d 'una volta, se pure non mai i n modo tanto clamoroso, agli sbandati, agli immemori e ai v ili l'esempio viene dalle donne, Questa volta dalle gloriose donne di Firenze.

D agosto 1944.

68.

FUORI PROGRAMMA ALL'ELISEO

Le cronache di Roma invasa r iferiscono che al teatro Eliseo è stata ~tof:::e1ata~~m~:d!: era affollatissima del grnnde m ond o romano; le cronache .riferiscono che alcuni cittadini non poterono e ntrare., . tanta era la ressa. I De Filìppo non avrebbero .richiamato di p iù, rlé m aggiorme nte divertito. N oi pensiamo vi fossero anch e rapp resentanti d i quella « C]uinta co-

Il m imo Sforza è riuscito, i n verit à, a non esse re inferiore all' attesa. C~rtc sue uscite hanno immensamente divertito il pubblico e si sono in breve tempo diffuse, diven tando proverbiali a Roma e i n tutta l'J talia i nvasa. Per esempio, è molto piaciuta la sua affermazione secondo cui i ministri d emocrat ici, a d ifferenza di quelli fascisti, « riferiscono umilmente al popolo e non siedo no tra le nuvole ll Tuni hanno istintivamente pensato alle cla uso le dell'armistizio, sulle quaH Sforza e i suoi co llegh i hanno co n tanta prontezza riferito al popolo italiano, il cui destino dovrebbe da esse ven ire regolato; e si sono detti: che mattacchione di gran classe questo Sforza, specialmente quando ha c~p resso un' sent imento « di profonda riconoscenza per l'azione della Chiesa, che è venuta così soven te e n obilmente i n aiuto dei patrioti, i quali combatto no per la causa dell' Italia , che è anche la causa d ella civiltà cristiana». (I comunisti atei e criminali combatterebbero dunque per la civiltà cristiana second o l'affermazione de\l'oratore I)

Consensi ancor più vivaci ha des tato una s uccessiva affermazione:

« Ciò che sii a l\e.1ti hanno fotto e voluto in Italia dal p rimo loro sbarco fino 3d oggi cost ituiti, un giorno, uno d ei leg.1n, ì più intimi e profond i tra noi e loro».

« PotevJ.no C'ntrare come invasori - ha: soggiunto il commediante - e si p rC'sentarono invece come fratelli »

Qui taluno tra gli spettatori ha osato affacciare qualche pkcolo dubbio. Ricordava evidentemente l'e.t'isod io delle quattro madri romane massacrate dai marocchini; e s1 chiedeva come mai dei fra telli si fossero comport ati in tal modo. Ma la massa del popolo si è di mostrata assolut amente co nco rde, pensando alla fraterna atte nzio ne co n cui gli angloamericani procurarono agli italiani tutte le liberta: da a vedersi tagliare i fili del t elefono Il diapason del successo è st ato poi raggiunto dall'i strione qua ndo egli ha rivelato il contenuto di una pretesa lettera di Roosevelt, il quale avrebbe se.ritto, nd 1940, di essere disposto a dare all'Italia, purché non entrasse i n guerra, « tutti i prestiti che la ricchezza americana poteva concedere, nonché arricchimenti coloniali e la massima benevolenza per ogni domanda relativa alla sfera di influenza».

Le risate a questo punto hanno raggiunto il soffitto: gli attori d i professione, presen ti nella sala, erano verdi di bile. In verità, pensava la gente, quel le ironie di Sforza contro Roosevelt erano davvero feroci; e per capirle bastava porre mente alle mene antitaliane degli Stati Uniti durante le campagne d i Etiopia e di Spag na, alle e~ose pretese degli Stati Uniti in materia di debiti di guerra, alla p o litica di strozzinaggio mondiale costantemente perseguita dag li Stati Uniti in combutta con l'Inghilterra. E qualcu no, ridendo fino a schiantarsi, si dom:indava come mai il mimo Sforza osasse fino a tal punto burt:sim~11 comunicazioni attraverso l'ambasciatore Phillips, il quale è vivo, e se avrà mai conoscenza delle dichiarazioni di Sforza potrà smentirle in pieno.

Un bel tratto Sforza lo ebbe pure accennando ad Antonio Eden e dichiarando che « a torto egli è stato considerato nemko d'Ital

. Un tratto di fine e delicato umorismo, anzi di .vero h11J11011r all' inglese, che tra le rinnovate risa risvegliò, ma fu un attimo solo, la tragica

Ma si tratta d i una r idico la preziosità, in quanto tale frase non fu mai pronunciata, e Sforza se ne renderebbe conto qualo ra si procurasse il v erbale del colloquio tra Eden e Mussolini.

Fin qui, peraltro, il commediante non weva te nuto fede al titolo dello spettacolo. 11 pubblico voleva ((Rinunce»; e rinunce dovevano essere, Su questo i l nome e j precedenti d ell'interprete davano affida· mento skuro Occorre dire che l' attesa non è stata delusa ? Che Sforza ha superato o meglio ha superabbassato se stesso? Chi era entrato sbadigliando all'Eliseo con la convinzione che il rinunciatario per antonomasia si sarebbe limitato ad una replica dei vecchi temi ha dovuto fortemente ricredersi Sforza ha invece sottoposto il pubblico ad un vero fuoco di fila di r inunce, dalle piccine alle grandi, dalle più o meno note alle inaspettate, dalle ben definite alle ancora impre· cisate; e il gran mondo romano è stato veramente entusiasta Vivaddio un .eo' di passi indietro, fina lme nte, dopo i troppi passi avanti comp iuu dal fascismo; dopo tante conquis te entro e fu o ri i con.fi ni , una b uona dose di ammainabandiera ! Dopo aver portato ovunque il nome d'Italia, il lavoro d'Italia, un po' di ospitalità gen erosa a lle altre gemi, siano pure le barbare genti d'Africa o le n on d el tutto civili gcntucole di qualche arretrata plaga europea. Che fes ta, che sagra, per i rinunciat ari di ogni colore !

SfoI'za ha cominciato con un colpo grosso, come il fucilatore che mira diritto al cuore de ll'avversario, per schiantarne la r esisten za all'inizio dello scontro. Ha ceduto d' un colpo le colonie italiane, t utte le colo nie; ed ha aggiunto che tale perdita sarebbe per l'Jtalia u n guadagno qualora i possediment i coloniali venissero uniti in un grande consorzio internazionale con amministrazione mista e con una speciale cittadinanza unica per g li africani. Anzi, ha dato già la cosa per scontata, affermando che il fa scis mo è stato veramente. ingenuo a voler conquistare colonie « proprfo nel. momento in cui le colonie sta nno per finire». E infatti tutti sannd,: che l'Inghilterra sta rinunciando al suo impero coloniale e che a rim1nce ancor più grandi stanno app restandosi g h Stati Uniti, i quali, umanitari e di sinteressati come sono, stanno studiando ogni mezzo per sollevare i loro stessi alleati dal peso eccessivo di alcuni p ossedime nti coloniali, Anche Dc Gaulle, dcJ rest o, ha manifestato più volte il suo pensiero circa l'impero colon i~le francese e l a sua integrità.

Ma Sforza ha detto che le colonie stanno p er finire; e senza dubbio i suoi <letti ri spondono al vero, an che se le cose sta nno altriment i Sforza ha d etto ch e l'Italia ci guadagnerà ; e gli italian i possono tran-

Sforza h a voluto esprime re la sua simpatia per il popolo etiopico, e gli italiani, che conoscono bene gli etiopici, sono mvitati a fare altrettanto, anche a nome delle miglìafa di eroici soldati che per la conquista d ell'impero caddero, anche a nome delle migliaia di lavoratori che per fecondare l'impero operarono e sudarono ; di quei sold ati e di quegli operai che il G overno cui Sforza appartiene ha voluto indubbiamente onorare come meritano facendo sparire dal Parla mento la Japide che ne ricordava la fatica e il sacrific10. Le altre rinunce sono venute d a sé, piacevolmente, tirate l'una dall'altra come l e ciliegie.

« 1: con p i:ice re - ha infatti dichiarato Sforza - che noi cediamo il D odecanneso alla Grecia se questa lo red:rmeri ».

1 morti de lla g uerra italo-turca era no eviden temente fascisti , e n oi avevamo il torto di ·non saperlo; ma Sforza lo sa e i l lo ro sacrificio è ben d egno di essere calpestato. Inutile aggiunge re che la rinuncia di Fiume a favore di « una futura superlega delle nazioni » riempie di legittima soddisfazione il cuore del Ministro bonomiano. Si tratta <lella sua vecchia bandiera, anzi del suo vecchio ammainabandiera E Trieste? La città è italiana, non c'è dubbio nemmeno per Sforza. J..fa il );)Orto - che noi ingenui credevamo parte integrante d ella c ittà e che· mvece sembra n e sia un'appendice inutile - dovrebbe essere « inte rnazionalizzato)>, i n modo che gli ·iugoslavi se ne possano sentire« padroni, come gli italiani (meno ma e 1) e g li altri popoli vicini)).

D al che si deduce che avere i padroni in casa non è p er Sforza e per i pari s uoi una m:cess ità del momento, ma una vera e propria vocazione.

Ma la simpatia per g li jugoslav i non si fer ma qui. Sforza :auspica la creazicine di una più vasta u nione jugoslava, che d all'Adriatico si spinga fino al Mar N ero. Non ci sarebbe in tal modo contestazio ne d i alcun genere sull'apparte nenza de l'Adriat ico, essendo u na volta p e r tutte stabilito c~e s 1 tratta di un mare s lavo, a nzi jugos lavo. E la p o litica del 1?,icde d1 casa, cioè del p iede altrui in casa pro pria, ne t rarrebbe, inutile d irlo , straordinari v antaggi. Infine, n on avendo e !'.Italia nasca un giorno « qualche fo rma di unione di cui solo l'avven ire ci d irà i co ntorni>>, Se si r iflette che in s iffatt i casi i contorni sono i confini, si può immag ìnare quale brivido di soddisfazione abbia ()C[CO[SO le scbiere dei rinunciatad presenti alla inattesa e appetitosa anticipazione.

La cappresentazione sforziana s' è conclusa con una tirata a favore della interdipendenza delle nazioni, concetto che, tradotto in parole povere, vorrebbe s igni6care che l e nazio ni democrat ich e sono indieendenti, ment re l'Italia d eve dipendere dalle nazioni demo cra tiche. Questa tes i, seppure so ltanto adombrata, ha t rascinato all'entus iasmo il colto e l'inclita; e tra fragorosi applausi il s ipa rio è calat o sulle r inu nce del conte Sfo rza . Che non so no, può essere utile aggiu ng erJo, le rinunce dei v eri italiani, i quali non rinuncia no a nul!a e continuano a combattere p erché la Patria sia salva,- forte, g rande e integ ra nei confini che Dio le ha d ati, attraverso i segni della n atura, il la voro degli uomini, il sacrificio dei caduti.

23 agosto 1944.

69.

Leggen Da Di Muti

Se qualcuno ancora s i illudeva sulla consistenza effettiva d elle dichiarazio ni programmadche con cui i traditori del luglio avevano i niziato la loro attività di gov erno, l'uccisione di Ettore Muti segnò il punto d i resipiscenza.

riv!t~!°i~iodf c~:tt1te:t:~rri f::t~atd,~s~~;~~or~a~~he;;r{d~v~~o~ affe rmazioni d i fealismo il des ide rio s egreto di tradire, g ridando « onestà e purezza», mentre gettavano il fan go sug li uomini de l fasc ismo. Anche su Muti si cer cò di gettare il fango; e tutti rico rdano quel primo o bbrobrioso co municato in cui si accennava i n modo vago, pe rché n o n era stat o possibile t rovare nessun dato concreto, a malversazioni ed a inchieste. A contatto co n la tempra purissima dell' Eroe il tenta tivo non resse; g l i stessi pennivendoli che sporcavano in quell'epoca le pagine dei giorna li non ebbero il coraggio di insistere nella calunnia, e nel sile nzio della stampa la verità parve già q uella che do veva essere confermata più tardi d alle dichiarazioni di un testimonio oculare: Muti era stato ucciso esclusivamente perché egli era in qu el m o mento , per il suo passato di combatten te e per l' impeccabile fi gura mo rale, u n «p(!ricoloso» espo n ente del fascismo, un u omo che non s i p o teva eliminare con le s ubdo le armi della paro la e dell' insinua- zione. Egli rappresentava, cioè, quello che il fascismo aveva espresso di più .puro dal suo seno: la gioria militare, la franchezza civil e, la purezza deg li intendimenti e delle azioni, l' amore incondizionato alla Patria, il senso del sacrificio. Si poteva prevedere che a Jui, come ad una meta fissa, avrebbero finito col rivol gersi gli occhi di co loro che dal travaglio del colpo di Stato stavano in qualche modo uscendo · e che, smarriti, si guardavano intorno alla ricerca di un sohdo valore umano a cui aggrapparsi. Perciò Muti fu u cdso. Perché intorno a lui, alla sua aureola di soldato, alla sua incorruttibilità di uomo, alla sua fede di fascista, il fascismo non avesse a rinascere ed a tr.ovare unità. Si svelava cosi l'intendimento più .profondo degli uomini dei quarantacinque giorni : d istruggere , il fascismo, costasse quello che poteva. A questo fine fu negato il rispettb al genio, arrestando Mussolini all'uscita da villa Savoia e o ffrendolo al nemico in ostaggio; fu dis t ru tto il ·valore della personalità umana, dando la caccia ai fascisti rimasti fedeH ; assassinato il più Hlustre fra i soldati d'I talia, rinnegando anche quel minimo di reverenza che è dovuto all'eroe ; fo infine rinnegata anche la Patria, gettandola nell'abisso di un armistizio senza precedenti e di uno sfacelo senza confini. sua ~~ftfrt~o\~:~IJ~oil:t~ nel bosco, lo freddò alla schiena; appunto per questo motivo la figura di Ettore Muti e la sua morte acquistano valore simbolico. In Iui i nemici vollero identificare l'autentico fascismo, quello operante, sem- di questa guerra, Il fascismo che , meglio. e più facilmente, si identifica co n l'Italia.

L'assassinio di Muti prelude cosi l'assassfoio ~ell'ItaJia ed era naturale che fosse in t al modo, perché Ettore Muti era fra i più puri e .s ignificativi figli d'Italia.

Già l'identificazio ne era s tata compiuta dalia coscienza p opolare, che, tra gli uomini che abilità o fortuna avevano posto attorn o al .Duce, aveva immediatamente d esignato in Ettore Muti il più vi cino al popolo, il più semplice e retto, il più ~mmediatamente comprensibile, il più fascinoso . E a lui erano andate le speranze e i voti dei fascisti tutti in ogni mom ento durante la n ostra storia, quasi per accentuarne il v alore simbolico. Perché egli era fin nelle più minute espressioni della sua vita proprio la personificazione di quel fascismo attivo che aveva portato alla rivoluzione e al trionfo, Cavalleresco, coraggios0; spregiudicato, profondamente buono, magari .ingenuo, fermamente credente in alcuni valori ideali, n on complicati da turbamenti morali o da deviazioni intellettualistiche. Soldato anzitutto, soldato d'Italia e soldato del Duce.

Come tale egli apparve, d opo l'arresto del Duce e il disorientamento prodotto nelle coscieflze dal zs luglio, l'unico uomo a cui, in tempo di guerra, un uomo e in particolare un soldato potesse rivolgersi con siçura fede. E in lui, proprio per la stessa causa, si volle colpire non soltanto il comandante d1 squadre d'azione o il segretario del Partito o il fedele a Mussolini, quanto anche il soldato coragg ioso e indomabile, che in tutte le guerre, in ciclo e i n terra, aveva espresso

·sancito la co nsegna al nemko delle flo tte aerea e navale e il disarmo completo della truppa, era naturale che la 6f<ura di i\foti, eroe senza che s i fecero materiali esecutori dell' omicidio operaro no fo vano, anzi ope ra rono in nostro favore. Se u na data si può porre alla r inascita spirituale del fascismo d opo la pugnalata alla schiena del lug lio, essa va posta proprio al .z4 agosto, alla morte di .Muti. Come sempre il coùno dell'aberrazione coincide col principio del rinnovamento, I d isorientati ritrovarono la loro strada, i dubbiosi furono costretti a sceglie re, gli onesti a meditare, i co raggiosi si prepararono ad agire Con l'aggressione di Ettore M uti, tutti gli italia01 s i erano, t ranne pochi degen erati, sentiti colpit i. I soldati perché egli era il migliore di loro, i fascisti perché e ra u no d ei primi, t utti gli onesti perché era un onesto, t utti i puri r.rché eca un p u ro. E nel marasma delle opinion i contrastanti e del a inuti le v io len za ver bale che i mperversavano allora si cominciò di nuovo a sentire in molti il fremito di indignazione prodot to dall'assassinio, la v o ce del dovere e dell'onore che si faceva faticosamente strada. N el n ome d i Muri morto , come un tempo iò. _ quello di Muti v i vo, g li italiani migliori cominciavano a ritrovar si. E quando il movimento di r inascita poté, nel se t tembre, uscite dalle chiuse delle adunanze segrete e degli appuntame nt i clandestini per ripercorrere le piazze e riconquistare il su o p osto al so le, H n ome di Ettore 1foti fu scritto su tut te le bandiere. E ra il s uo spirito che trionfava sulla morte, come sulla morte aveva t rionfato il suo p oderoso corpo di atleta in cen to e cento pericoli. E il so ldato più decorato d'Italia e l'infaticat o sprezzatore di rischi, colu i che la morte in guerra n on aveva voluto e che solo avev a potuto essere ucciso alle spalle da carnefici assoldati fu più vivo d i prima.

Nel suo nome le p rime squadre d'azione della r inascita iniziarono l'opera di. ripulitura e di rinno v amento; del su o nome s i tregiarono i gag liardettl delle leg ioni che all'interno combattono contco l'antiI talia ; n el suo spirito si è rip cesa la lotta E biso~ne rà i nflessibilmente vigilare p erché l'immacolata bandiera di Muti sia sempre impugnata da f 0!}!~\%f ~~~·ri t oscani del movime nto della riscossa nazionale ch e, n elle strade e nelle case della città del g iglio o sui colli fiesolani, contrastano il passo con indomito coraggio agli i nvasori e ai r inn eg ati; le Brigate nere che liber ano dalla t erroristica minaccia dei banditi le provmcie di confine; le nuove divi sion i che in anni aspettano l'ora d ella mischia; i b attaglioni delle camicie nere g ià provati da tanti combattimenti e più forti che mai; gli arditi del mare che portano pu ntate offens ive co ntro i co lossi avversarì; gli aviatori, ardime nt osi manipoli che r ipercorrono nel segno del tricolore il cielo sgomberato dal tradimento, tutti co loro cioè che oggi sono in p iedi in nome dell'onore e del d oYere della Patria non sono che i figli spirituali di Ettore Muti.

24 agosto 1944.

70.

Controllo E Controllati

Questa dura guerra ha talmente sconvolto i p opoli e le lo to trad izioni patriottiche, civili e relig iose, da non destare sorpresa alcuna ìl capovolgimento di situazioni che si ritenevano definite. Bisog na anzi riconoscere come il conflitto abbia agito in profondità sul senso civile e morale della nazione, deformando quelle caratteristiche originarie che restavano come note distintive di particolari tendenze dirette ad esprimersi in a,l)(:rtC manifestazioni dt carattere politico. Tuttavia, per quanto questi dati di fatto possano essere i ncontes tabili, no n è lieta sorpresa constatare come, coerentemente alle attitudini e alle tendenze parlamentari delle terre invase, l' [ca lia, già paese di g iustizia e di civiltà, nel ventesimo secolo dopo Cristo sia sotto la guida e la tutela di popoli non soltanto nemici, m~ che furono educati alla convivenza sociale dalle armi vittoriose di Ro ma.

Non possiamo, del resto, i~norare come la sorda grettezza dei p o lit icanti delle reg ioni invase sia tutt'altro che proclive ad una missio ne storica che è molto più agevole rinnegare anziché sostenere su lle spalle con quello spimo d1 consapevole responsabilità che il caso comporta. Siamo qu indi costretti ad insistere sullo spettacolo meschino e grottesco di un popolo cobellig:erante il quale viene trattato dalle potenze alleate con quella sufficiente sopportazione che si accorda ai poveti di spirito, con Ja conseguenza immediata e diretta di un rigido, rigoroso conttollo, esercitato con quella e sosa pecvicacia che caratterizza la stilizzata pedanteria dei cittadini britannici.

La situazione dell'Italia patrocinata dall'evangelico intervento di u na Commissione di co ntrollo r a ppresentante volontà e potere di Stati mandatari si può compendiare nella drammatica sintesi di p oche parole: fame, miseria, angherie, boicottaggio, disordine amministrativo, guerra civile.

Quando radio Londra, in una trasmissione del 24 agosto, rifere ndosi ai colloqui fra Chu rchill e Bonomi, non esita a dichiarare esplicitamente per b occa di un rinnegato che « no n v ale negare che per il n ostro Paese la situazione attuale è difficile, non vale nascondere che importanti ed urge nti ptoblemi non sono stati risolti», r adio L ondra n~n fa che denunciare per l'ennes ima volta il conflitto sempre più acuto tra una classe ditigente ed una volontà nazionale intesa comunque alla riscossa del torbido gravare di due dominazioni, sorte esclusivamente l'una dallo sfruttamento economico e dal monopolio quasi assoluto, l'altra da una rappresaglia sanguinosa che irrora di sang:.ie il fantoccio della libertà. Precipitano t1,1tte le .illusioni, e le vuo te chiacchiere di invasori e invasi lasciano il tempo che trovano.

Radio Roma ci ha riferito il u ag osto della riunione nella capitale della Commissione alleata dì controllo. Le dichiarazioni dei puritan i ag uzzini sono abbastanza suggestiv e e meritano di essere integ ralmente riprodotte. II generale Maytland Wilson ha d ichiarato che due grandi ptoblemi si presentano per la Commiss ione : q uello dclJ'approv vigio- namento delle popolazioni civili e l'altro dell'eliminazio ne dei d iso c- t ermini a Roma vi è gente che muore di fame.

11 co lo nnello Poletti, già commissario per Roma ed ora commissa d o alleato per la. quarta reg io n e, ha d etto fra l'altro:

« Gli alleati hanno portato ai cittadini dell' Urbe la libertà de11a stampa e la liberti di religione. ,li.fa non h 3nno p otuto dare finora ai romani la l jbertà del bisogno».

La (( libertà del bisogno)>I Ma soltanto la perfidia di un governatore britannico p o teva ricordare questa drammatica realtà, perché questa guerra fu voluta dalJa furi a iugulatrice di que1le democra zie che n on intendevano i bisog ni e le n ecess ità del popolo italiano.

I fi gli autentici della n ost ra te rra non ha nno potuto dimenticare alcune paro le abbas tan za espressive d i ~fossolini in rispost a a volgari b alordaggini di Chu rchill : << Il popolo italiano non è mai stato felice». E ques ta g uerra rappresenta la marcia non verso la fel icità, ma la vita, fa~~t!:i, della sorte precaria delle n ostre contrade.

In Pug lia, in Campania, in Sicilia quotidianamente centinaia di ag ricoltori reagiscono all ordine di consegnare il grano all'ammasso perché v enga gettato alla soldataglia di og n i colore convogliata dalla usurocrazia di due continenti. Le emittenti nemiche non possono sottacere del formarsi di conenti antagoniste che pullulano in operoso fervore preparandosi a nuova vigilia d i spirito risorgimentale

Non più tardi del 22 agosto, il « Notiziario delle N az ioni Unite» riferiva alcune dichiarazion1 del colon nello Ancov, g ià commissario regio nale della Sicilia, nelle quali è sinteticamente espresso il quadro reale della situazio ne. So no stati confiscati 23.337 quintali di g ra no. Sino ra sono state denunciate ed arrestate 88.849 persone per violaz ione alla legge sulla consegna agli ammassi. La situazione nell'isola continua ad essere nebulosa e confusa e saril a ncora più compromess a dal p roblema alimentare, che divent erà sempre più acuto i n autu n n o.

Co me se ciò non bast asse, lo stesso «Notiziario», in pa ri d ata, comunicava ch e un forte numero d i carte annonarie illegali hanno complicato la situazione In P u glia e L ucania sono s tate -confiscate ottocentomilacinquecento carte an nona.rie illegali; nel1a provincia di Palermo gli agricoltori hanno conseg nato all'ammasso soltanto il sci per cento del raccolto. Nel frattempo, egli ha soggiunto, la mafia risolleva la sua brutta t esta.

Non è necessario attingere alle sfere del genio per comprendere il vero significato di tali man ifestazioni, che tendono ad inasprirsi, ma da questa crisi che quotidian ame nte si aggrava p ossiamo trarre a nostro conforto il convincimento sereno e stimolato re che p ersecu2ioni e pro messe, vendet te e sorrisi, transazioni e rinunce, no n riescono a soffocare in una confusione di lingua e di passione una verità che isterilisce i vuoti p unti programmatici d elle Commission i alleare e delle succub i marionette parlamentari. È il fasc ismo ch e risorge con esas1erato fervore dei vecchi e nuovi proseliti, i quali credono nel- volontà rinsaldata dal sangue dei martiri e dal sadismo delirante di brutali p ersecuzioni, che radicano nel cuore dei fratelli oppressi l a ..religione suprema della Patria libera e forte.

28 agosto 1944. 71.

CASA COLONICA CON CA1{PICELLO

La faccenda della «epurazio ne» si fa sempre più difficile. Tutti ne hanno parlato e ne pada no . Da Sfor:.:a a Scocc1marro, da Tupini a Bonomi, è una ridda frenetica di comunicati, di discorsi, di interviste, di riunioni, di cpurato ri. Si ha sempre più nettamente l'impre ssione che siamo dinanzi ad un «diversivo)), poiché essendo g li ital ia ni da epurare alcuni milioni, la fatica supera le capacità degli epuratori. Dura nte venticinque anni non c'è stato, si può dire, italiano che non abbia, o poco o molto, spontaneamente o no, bevuto alla fonte littoria. Arturo T oscanini non è stato, ad esempio, compaçno di lista di Mussolini nelle tcmpestosissime elezioni antisocialiste del 1919? L'attuale ministro della Guerra Alessandro Casati non è stato, per alcuni mesi e in un periodo particolarmente interessante (1924), ministro del Governo di Mussolini? E Bonomi? Se c'è stato uno da epurare, con la candeggina o con altri energici i ngredienti del genere, costui è Bonomi, dal bel nome romantico-cwciato Ivanoe. Biso&na pensare per for za a \Valter Scott. L'attuale Presidente del Consig lio del luogotenente Umberto ha fornicato abbondantemente col fascismo della prima e anche della seconda ora. Nelle . elezioni del 1921 egli fu candidato del b locco nazionale, insieme - orrore Jcon Farinacci.

Chi abbia vaghezza di conoscere gli altri candidati può ttovarH nel Corriere della Sera del 16 aprile 1921, edizione del mattino. E sapete qual'era il contrassegno della lista <lei blocco naziona le ? Una casa colonica con campicello. Niente di più pacifico o rurale che dir si voglfa, e g iacché siamo nella te.rea che vide partorire Mara, niente di più virgiliano. I van oc, allora ministro del Tesoro, p rese parte attiva alla battaglia elettorale e ten ne un discorso a Mantova in una grande adunata, la cui cronaca fu registrata dal Corriere della Sera del 15 aprile. Molte autorità, molta folla e, dice il c ronista, « molti fascisti convenuti dal basso Mantovano per fare una manifestazione di simpatia al ministro». Il quale, dopo il senatore Scalari, parlò « accolto da una calorosa ovazione>) e disse che « il bolscevismo deve cedere il passo alla ragione», che << solo co n l'unione dei partiti medì si può ottenere u na forza cU resistenza all'invasione bolscevica» e che « il blocco o t terrà la vittoria scendendo nell'aspra co ntesa c;ontro il bolscevismo».

Parlarono dopo di lui Scalari e Gtoppi e poi Gino Maffei, che portò l'ades ione completa dei fascisti ~I blocco nazionale. I q uali fasc isti, terminata ]'adunanza, improvvisarono, per la strada, una calorosa dimostrazione di simpatia all'onorevole Bo nomi.

Le elezioni segnarono un trionfo del blocco nazionale e Bonomi, insieme con Farinacci, t ornò alla Camera . Nella seduta del 6 dicembre 1911, egli pronunciò un discorso di interpretazione e di esaltazione del fasci smo.

« Esprimerò con la maggiore fraochezz:i - egli disse - il mio pensiero intorno alle origini del fenomeno fascisu. Esso è n:ito come una reazione antirivol uzionaria Occorre rifarsi agli anni 1919-1920 per intendere come questa reazione abbia potuto sorgere. Fu allora che il socialismo an1ico, il quale poggiava la sua azione sulropcra cli prop:iganda e di organizzazione delle classi lavorat rici, q uel socialismo che io stesso ho propagato come elemento e lievito del la fortuna nuova della Patr ia perché r;ippresenta relev:imento delle classi lavorauici, si t rovò oscurato e travolto da una predicazione d i violenza e nell'attesa messianica del miracolo rivoluzionario. Fu allora che la divisa del soldato italiano, 13. divisa t he s ul Carso, sulle Alpi rappresentò l'imm:tgine della Patria e si coprì di va lo re, venne oltu ggia ta nelle vie, ne lle piaz.1.e; fu allorn che tuui i lutti, i dolori, rutti i disi:gi della guerra venne ro esasperati, arrovent:iti dal gridare in faccia alla Patria a ncora incerta del suo destino la inutilità del s uo sacrificio, la inutilità della vittoria. Fu allora che sorse questa reazione antirivol uzionaria e così sorse il fasc ismo. La sua imperata fortuna, il suo improvviso diffondeni, derivò da questa necessità di vita della società ita liana. Lo Stato, aduggiato, impaurito dalla violenza, aveva quasi smarrito il senso della vita. Bastò che la violenza si imponesse ad un'altra violenza ~ r(hé i sopraggi unti fossero cònsiderati come liberatori. 1'.fa da questa diagno5i dei fatti deriva una illazione politica che voglio affermare in Parlamen to. In tutto questo periodo Io Stato, non per deficienza di uomini, ma per ne<:cssità di cose,, è rimasto pressoché assente, quasi soverchiato. l a sorieti itali:ina, che non poteva riprendere la sua fo rza vitale intorno agli organi dello Stato, invece riprese animo e forza intorno ai Fasci di Comb:ittimento ».

Sarebbe veramente inconcepibile se venissimo accusati di s taccate una fr ase per impiccare un u o m o , specie se si chia ma I vanoe. Qui non si tratta di una frase, ma di u n discorso, del quale avremmo po- ds~!

~~te!~~li:~r!ad:Y,fi~uc~:a~efi~naon;[ ~~~~r:?:C:iJ:;~ agevolazioni concrete a l movimento fascista . Questo g li valse critiche acerbissime negli anni successi vi Piero Gobetti diceva di lu i, nel 19 z4, sul giornale Rivoluzione Liberale:

« Bonomi non ha soltanto la mentalità, ma an{he l'inipotenza del fascista mancato».

Sempre sul giornale di Gobetti, u n collaboratore, Cosimo Giovanucci, cosl rincarava la dose:

« Come ministro della Guerra, B0nom1 fu il docile strumento delle mire della politica g:iolittiana. Fu accusato, atlu verso Un3. abbondante documentazione, d i aver favorito l'organizznione arm1ta del fascismo. Voler scoprire un senso rettilineamente democratico nelrauività d i Bonomi è un voler frodare la verità e la g iuslizia. N on riusciamo a compre nde re per quali virtù taumaturgiche Bonomi dovrebbe aspirare al titolo d i rige neu lore della vita ·politica ita liana ,e orma i acquisito alla storia nostra che egli fu un pessimo socialista, un democratico delle wuliues parlamentari e un men che mediocre uomo di governo» ,

Sempre nella Rivoluziom Liberale, anno 1924, il Gobc: tti muoveva un attacco asperrimo al Bonomi, accusandolo di aver organizzato l e squadre d'azione.

« Che cosa obietterà Bonomi, se noi constatiamo che i fascisti furono orga· nizzat i dalle autorità militari e Bonomi, ministtç> della Guerra, l asciò fare, fo ca. raggiò, lodò, fu il complice necessario e il re~ponsabile principale ? :lì evidente che la figura del Donami - insisteva Gobetti - è quella del fascista mancato Ossia, se ci foss e peri colo di vedere s uccede1e al regime fasci sta una combinazione di cui elemenlo importante fosse Bo nomi, con le sue simpa tie per lo Stato Mag. giore e con la crescente ortodossi.i. monarchica di ex.sovversivo, si passerebbe da uno stato di cose odioso a uno stato di cose spresevolc i>.

Quanto prevedeva il direttore del foglio t o rinese si è ver ificato, sia pure con un ritardo cli venti a n ni, Lo stato d i cose spregevole è scista mancato)) Bonomi, <]Ua ndo, di recente, vi furono a Ro ma, negli ambulacri ministerfal i, vento di fro nda e pronostici dì crisi.

Si dice va una volta in Francia che un puro trova sempre uno più p uro di lui che lo epura. Veramente il compito di Bon omi, dati i suoi peccati fascisti, è del tutto ingrato. Ma, come fu detto al principio di guesta nota, tutto ha !'a.ria del « diversivo» per distrarre il colto e l'mclita; vecchio metodo d i tutte Je democrazie. Manca il pane? Mancano anche i àrcenus o sono troppo rari e costosi ? Ebben e u no spettacolo c'è: è quello di Ivanoe che, se possedesse un residuo di pudo re, dovrebbe epurare se stesso.

In Italia fu sempre difficile stabi lire dove finisce la tragedia e comincia la far sa. A Roma, ogsi, sotto la regia luogo.tenenza di Umb erto, ,o,m,le I vanoc, vanno m sieme,

3 1 agosto 1944.

I Democratici Senza Democrazia

Come i polli d i Renzo, i par t it i antifascisti de'il'Italia in vasa si b eccano tra loro. E Churchill, m a no vrando le fila degli intrig hi politici che si svolgono a Roma, ha tutta l'aria di divertirsi in quest o g ioco, E gli si è voluto togliere il gusto di lanciare u n messaggio agli italiani; messagg io che, è bene dirlo s ubito, non può essere giu nto a segno nemmeno in minima parte, poiché di Churchill g li italiani ri co rdano bene un altro messaggio, quello sulla guerra scientifica, che tante sciagure preannunciò e tanto bene dipinse la natura feroce dell'uomo e della razza dalla quale eg li discende.

D'altra parte Churchill ha voluto evidentemente parlare soltanto a una determinata sottospecie di italiani: quelli che sono ancora diSP?Sti ad accettare promesse e lusinghe dal nemico che ha v oluto ridurre in rov ine la nostra terra. Ecco perché i rappresentanti dell'antifascismo romano si sono gettati avidamente sul messaggio di Churchill per trame alimento alla loro stanca propaganda comiziaiola. Ma, come sempre, ChurchiJI ba alternato la carota al bastone; e g li antifascisti ne sono usciti scornati, soprattutto per due affermazio ni con tenute nel messaggio che li h anno veramente colpiti come due grosse legnate. Churchill ha dichi arato che non il solo fascismo ma tutto il popolo italiano è responsabile d elle sciagure della g uerra e, quindi, tutto il popolo italiano dovrà pagare. «Come?», esclamano gli antifascisti. « Ci ritenete tutti responsabili? Ma se voi in glesi e americani e sovietici avete sempre dichiarato di fare la guerra al fascismo e non al popolo italiano, a cento tiranni fascisti e n o n ai 4 lo diceva da un pezzo che si trattava di puerili menzogne, che il nemico era semplicemente il nemico, che l'Itali a era osteggiata in quanto tale, in quanto massa umana e civile fascista, poiché in realtà gli inglesi ci amavano, gli americani ci adoravano, 1 bolscevichi deliravano per noi. Quella era la trama orrenda parte, e gli aerei nemici hanno subissato di bombe l'Italia e g li italiani, fascisti e no, le navi nemiche hanno vomitato bombe sulle coste italiane senza discrjminazione di bersagli, le orde nemich e hanno ca.1pestato l'Italia senza distinguere le zolle fasciste dalle zolle antifasciste Sono passate s u tutto. L'onore che hanno straziato era ed è l'onore d'Italia, perché l'onore fascista, grazie a Dio, è rimasto sempre in tatto; il sangue che per esso è stato versato a fium i era ed è il sangue degli italiani. E adesso, per bocca di Churchill, lo dicono chiaro, adesso che il gioco è fatto, non hanno nessuna difficoltà a spief;;e \\ 5~~~!~:ci~~l J~t:~as~~~o5~~i~.o' duri di comprendonio.

C'è quafcuno , per esempio il g iornaJe socialista Avanti!, che ancor oggi protesta e dice a Churchill che sarebbe ingiusto far pesare la responsabilità della guerra su tutto il popolo italiano, quasi che fosse possibile convincere Churchill proprio di 9.uello di cui, da buon inglese, non ha mai voluto e non vorrà mat convincersi, perché ogni buon inglese è un implacabile nemico degli italiani in quanto tali

La seconda bastonata, Churchill l'ha data ai suoi servi di Ro ma, quando ha ammonito gli italiani a <( non ricadere nuovamente neg li artig li del sistema fascista totalitario , in 'l.ualsiasi modo esso possa camuffarsi», e a stare in guardia « contro 1 partiti senza scrup oli che corr ono dietro al potere>>. Qui i polli hanno cominciato a beccarsi con furia moltiplicata. Sente ndosi quali più quali meno tutti i n difetto di lesa democrazia, tutti si sono gettati ad accusare qualcuno. I mo- narchici, per bocca del loro quotidiano I talia N11ova (oh I delizie dell'Italia· nuova all'ombra della screditatissima monarchia I), affermano ch e il monito di Churchill si riferisce al Comitato di libe razione nazionale, il quale viene accusato di istit uire « un nuov o oppressivo m onopolio politico )), r ib!~: !~~ t r;e3r\e che Churchill h a voluto mette re in guardia gli italiani. L'Avanti I scrive che bisog na lottare contro gli interess i reaziotlari coalizzati, o ggi come ieri, attorno alia monarch ia, << rompendo la tregua» imposta « dalla volontà degli aHeati ». E l' Unità paventa che il fascismo <( rinasca dalla stessa fonte da cui nacque già una volta>>. La Voce Repubblicann, poi, si lascia addirittura prendere da co nvulsio ni i steriche, e scrive :

I democratici cristiani, attraverso il giornale Il Popolo, affermano , tanto per non sbagliaçe, che l'ammonimento di Churchill è diretto « contro g li intrighi sia di destra che d i sinistra». li C orriere di Ron1a, giornale che si pubblica, come dice eufemistican1ente il corrispon~ente d ella Reuter, Sprigge, « sotto gli auspici alleati )}, vale a di re grazie all'oro angloamericano, se la pren'de··apertamcnte con i comun is ti, rilevando cl1e gli organi comunisti haRno pubblicato jJ messagg io di Churchill in un testo riassunt ivo, o mettendo il passo nel quale :si ammonivano g li italiani a non farsi ciurlare da false demo crazie e a guardarsi dai partiti sen~a scrupoli. Omissione che ha scandalizzato Candidu s, il quale, dime nticandosi d elle b elle frasi su lla libertà di stampa, ha lanciato l'altra s~a il suo Q11()J e$o.. :. contro i comunisti i ta liani, accusandoli di aver « mancato di nguardo >> alla sacra perso na di Chu rchill.

« Il castigo più crudele per l'Italia sarebbe che gli alleati appoggiassero fa monarchia. Poss iamo sopportare tutle le catene, ma non certo q uesta; e se volessero i mporcele, sapremmo spezzarle».

Chi sono, ~unque, i veri democratici nell'Italia invasa ? E chi sono g li autentici reazionari? In verità nessuno è democratico e tu t ti sono re azionari. Non sono democratici neppure i.... democratici, in qu an to il Comitato di li berazione nazionale, che li rapprese nta, v iene accus:i.to, come si è visto, di tendere ad un m onopolio po litico Non son o dem ocratici i monarchici, i quali hanno la nostalgia della dittat ura milit are <li badogliesca memo ria. Non sono certo demo cratici i socialisti e i comunisti, che mirano a instaurare, sott o forma più o meno accentuata, la dittatura bolscevica in Italia. Nessuno dei partiti an t ifascisti f ~ del r,polo.

I p op ol o, nell'Italia invasa, ha fame, ed ha fame soprattutto per colpa degli angloamericani. Ma gli angloame ricani sono i p adro n i e i partiti cosidde tti d emocratici s i profondono in inchini a Churchill, voltando le spalle al popolo. Il p opolo chiede che prevalgano le forze della ricostruzione, ma gli angloamericani vogliono che l'Italia sia d istrutta e i partiti cosiddetti democratici accentuano le distruzioni sul piano materiale e su que llo mocale, perché Churchill le approvi. La loro a nsia distruttiva non ha neppure il p regio della nov ità. Sono tutti reazionari, e si tratta di una reazione che me~lio potrebbe dirsi retroda tazione, in guanto tende a ripottare l'Italia indiet ro di un quarto di secolo, nelle stesse lo tte, nelle stesse r ovine, n elle stesse drammatiche incertezze che caratte rizzarono il periodo del!'altro d opogue na; con la differenza che questa volta i lutti sono enorme mente più vasti. L'unico partito che ha d e lla r ealtà. un concetto esatto - e che peraltro non appartiene alla schiera dei movimenti antifascisti legalizzati - è quello che radio Bari ha definito l'altra sera il « p ar t ito d ella pagnotta}~, a cui aderiscono t utti coloro che nell'Italia i nv asa si sono ormai dichiarati stanchi di chiacchiere e desiderosi solranto di esse re meglio nutriti. Ma il partito della pagnotta è estraneo alla n ostra discussione poiché il messagg io di Churchill non lo interessa. Esso, infatti, attende soltanto u n p ane ; quel pane che gli ang,loamericani avevan o ripetutamente e solennemente promesso agli u aliani e h anno poi, p er una se mplice distrazion e, dime nticato dì porta re 2 settembre 1944.

73

Parola Di Re

Questa guerra senza pietà demolisce con accanimento, oltreché l'opera dell'uomo, la saggezza dei po poli. Saggezza dei popoli furono detti i proverbi; e, infatti, su t alu ne locuzioni proverbiali, riposava fino a ieri gran parte della struttura morale della vita civde Fra le altre primeggiavano quelle relative all e monarchie, ai re. Attraverso i miJlenni le monarchie si erano tra5formate radicalmente, ma erano rimaste, agli occhi dei p opoli , sim il i a se stesse, almeno n elle qualità d ivenute proverbiali : lealtà, coraggio , o nor~. generosità, fede ltà Nel ripercorrere la s toria monumentale c he i p opoli si creano pet i ncoraggìarsi con l'esempio _passato alla gra ndezza, l'uomo fi no ad o ggi ìncontcava pjù m o narchi c he contad ini, più dinastie ch e scuo le filosofi.che, più principi ch e a rtist i Pauicolar me nte in Italia sì era g iunti al punto che il concetto di «buono ». ad esempio, n on p oteva e ssere sep arato dalla figura d i u n re, c he, a vendo un ballo a Porden o ne e un disastro ·in quel di Napo li, d ich iarava solennemente di prefe rire N apoli a Pordenone. Fino a ieri la strada che l'uomo faticosame nte percorre dalla culla alla bara era ingombra di personaggi solenni ch e, in attegg iamento monument ale, gli additavano i confini d el bene e del m ale. In maggior:rnza, ques d pe rsonaggi erano re.

Ora. la guerra si è messa a demolire metodicamente questo /mpressionante apparato di luoghi comun i e la saggezza dei popoli ne n sulta impoverita e ha bisogno urgente di un finanziamento. Il .fatto s ingohuc è che la guerra ha trov aco nei re i collaboratorì ideali per l"opera intrapresa ; si può dire anzi che, n ella circosra112a, i re sono i comp Li ci necessad. Perché ? Perché le mo narchie h a nno ormai defin itivamente perduto quella che Nietzsche chJama la << fo rza plastica», la capacità, cioè, d i « accrescers i dall'intimo d ell' individuale, di rimodellare e r icreare i l passato e ciò che è fuo ri di noi, di risanare le fe rite, d i sostituire ciò che è perduto, di ricostruire forme distrutte, traendole da se stessi» .

« Vi sono uomini - dice Nietzsche nelle sue Considerazioni mlla Jloria·che possiedono c:osì poco tale capacità da soccombere, come dissa ng uati insanabilmente da una piccola ferita, alla prima esperienza, al primo dolore».

Fra questi uomini vi sono oggi i re. Essi crollano malinconicamente dai loro troni di cartapesta in un p rofondo mare ' di fa ngo. Vittorio Savoia ha iniziato la setie, Michele di Romania la continua, E ss i avevano una parola, ed era, natu ralme11.tc, parola di re ; ora l'uno è ammutolito, l'altro balbetta e ambed ue stanno rann icchiati fra le ~:w:esfi~e~. nemici di ieri, ai quali avevano lanciato la più altisonante

La lo ro parola significava fedeltà , sig nificava co raggio, si gnificava ~:1 1P~~s~~r~~~J:~r:: raar~~:a ae~:~

·~~~:: verso la quale al nemico non sarebbe stato possibile fe rire a mor te. Senza avvedersi ch e i re non e rano altro che la caricatura di una istituzio ne, i popoli si adagiavano sui loro proverbi e presta vano fed e a1la parola di re.

E intanto j re, con un occhio a1la lista civile e un altro ai b_agagli d i fami g lia, spendevano quella parola come una banconota fa lsa, dominando il tremito d ella mano che la spendeva. Quello che hanno acquist ato cosl facendo, tutti lo sanno; quello che hanno perduto, si sa ancor meglio.

. Anche i popoli hanno perduto, in questa sporca vicenda, qualche cosa. H anno perduto la fede nei proverbi, cioè nell a propria saggezza. Poco male. N o n vi è inseg namento che non possa essere sosrnuito da un insegna mento più alto, n on vi è saggezza che u na saggezza più profon da no n riesca a cancella re. Vittodo Savoia ha dimostrato come u n re possa insegna re al fig lio la via del disonore; Michele d i Romania come il figlio d i u n re p ossa superare il padre nella fellonia ; ambedue che le dinastie sono u n seminario d1 bassezze morali sen za confine. Questo possono i mparare i popoli dalle recenti imprese d inastiche. E se in materia di locuzioni proverbiali ne nascerà u na revisione che renda g iustizia al marinaio nei confront i d e] re, per modo che una parola di mari naio valga final~ente qualche cosa di più della parola di un re, tutte q ueste turpitudini dfoastiche non saranno state invano.

3 settembre 1944. 74.

Una Conferenza Che Termina In Penombra

I portavoce, g li altoparlanti e gli ufficiosi delle due grandi d emocrazie ans:losassoni tutto hanno m esso in opera per aumentare a d ism isura le u sonanze della recente conferenza di Quebec e perché da essa si pro pagasse una grande g ioia su tut ti i popoli d elle nazion i alleate. Si può anzi affermare che i promotori di essa si erano impegnati a fondo su questo eunto. Nessun partico lare della cronaca è stato risparmiato ag1i ucliton delle varie rad.io u fficia li e a ì lettori di tutte le gazzette che si pubblicano di qua e di là dall'Atlantico. Abbiamo saputo cosl co me Churchill è stato accolto nel Canadà, fra g rand i dimostrazioni cioè e canti di giubilo da parte della folla, fra cui non ma ncavano alcune centinaia di rappresentanti dell'esercito femminile, le cosiddette waa, che malgrado la grafia d ella parola n o n sono «vacche». Oltrem odo pittoresca poi è stata la descrizione della conferenza alla stampa che ha avuto luogo al castello d i Fo ntenac a chiusura del conveg-no. Roosevelt, Churchill e il signor Mackenzie King, primo ministro del Ca nadà, stavano ritti in mezzo alla sala. Fra le loro gambe e i loro bastoni co rreva scodinzolando il cane dì Roosevelt. Attorno agli uomini cli Stato .erano i giornalisti, alcuni dei quali seduti per t erra. altri in g inocchio, come dinanzi a idoli. Da tutti gli angoli della sala fo lgoravano i lampi dei fo tografi. Non mancava niente, come si vede, di tutto il ben noto scenario d elle confer:enze politiche, ciuelle conferenze cosl comuni in tempo di pace e cosl spesso i nutil i.

Questa però era la decima conferenza che aveva luogo tra Roose~ vclt e Churchill in tempo di guerra, e appunto per questo, malgrad o 1a sua esteriorità fosse tan to scrupolosamente curata, mancava ad essa il senso della tragedia spave ntosa che attualmente travolge il mondo. Gli uomini di Stato e i loro segretaci si sono Ser"."iti del solito li nguaggio di chi è soddisfatto· e satollo e crede di poter tenere fina lmente al sicuro tutti i beni che ha accumulato e che sta JX:! accumulare togliendoli agli altri. I giapponesi sono stati chiamati i briganti del P acifico e gente ingorda e colpevole. Churchill ha rivendicato per l'Inghilterra la più larg a parte n ei futuri sviluppi del conflitto nel Pacifico ed ha ammesso che una d ivergenza esisteva in o rigine su questo p unto tra lui e il Presidente americano, il quale esigeva per l'A merica tutto il compito delle operazioni militari contro il Giappone.

Ma poiché egli, come ha detto, si è t rovato sempre d'accordo con Roosevelt, non ha durato troppa fatica per risolvere quest a piccola questione, Ed ha aggiunto :

« Gli Stati Uniti n on possono avere tutto il divertimento per loro; ogni un ità britannica di forze navalì, terr~ tri ed aeree c~e sia possibile inviare nella zona del Pacifico, verrà usata contro il Giappone, quando la Germania, come p otenza militare, sarà stata tolta di mezzo D

La conferenza di Quebec tuttavia si è conclusa ufficia1tTlente nello stile oleografico che si è detto; è terminata poi in pratica i n modo alciuanto strano fra ombre e penombre, Già poco pnma che i lavori fossero esauriti sono g iun ti precipitosamente a Quebec Eden e Ca· doga n. Questi due personaggi, si è spiegato da fonte ufficiale, ave• vano da comunicare a Churchill informazioni urgen tiss ime e di u n genere cosl riservato che dovevano essere recate solo da loro personalmente. La Re11Jer, dopo aver tanto co ntribuito ad avvalorare l'ipo- tesi che la conferenza di Quebec avesse uno scopo soltanto m ilitare, diramava a ques to proposito la seguente n ota assai sintomatica:

« Il sisnificato prettamente militare che era s tato dato finora alla conferenza è in un certo sen so svanito: ora e merge da essa un sis ni6.cato poli tico. l'a rr ivo di Eden ha contribuito a questo cambiamento. Il rapido progresso della guerra in · Europa ha portato gli argomenti pol itici ed economici in primo piano, ed ha fatto sorgere urgenti e delicati problemi. Un nuovo apprezzamento della situazione mondiale si è reso inevitabil e in un momento in cui le difficoltà ò i \"Ìncere la guerra stanno diminuendo e le di fficoltà di vincere la pace stanno al!mentando »

Poche ore dopo questo annuncio, if corrispondente del Dai(y Mail da Quebec dava la seguente inform:i:zione:

« Churchill e Roosevelt contano di p.1rtire al più presto da Quebec f>('r cont inua.re le loro conversazioni altrove in grande segreto. Questo nuovo sviluppo della conferenza dà luogo a voci di ogni genere. Le voci secondo le q ua li Roosevelt e Churchill incontrerebbero Stalin e Ch iang Kai-Shek sono prive d i qua lsfasi fondamento. lo scopo di qut:sta partenza è di cercare la tranqui llità lontano dalla folla vocift:rante, tranqui llità che permetterà loro di conversare in merito a qual· s iasi questione».

Sullo stesso argomento la Re11ter riceveva dal suo corrispondente speciale da Quebec, due g iorni d opo la chiusura ufficiale della con· ferenza, quanto segue :

« La partenza del signor Churchill per destinazione ignota aumenta l'impres· sionc che solt.tnto una fa5e d ell' importante conferenza con Roosevelt sia stat.1 conclusa. G!i ambienti ufficiali si rifiutlno di fare commenti al riguardo. I corrispondenti che hanno a.~sistito alla conferenza del la stampa nella quale Churchi ll e Roosevelt hanno messo in evidenza il carattere delle loro discussioni eran o francamente disillusi».

Tanto nelle informazioni della Reuter, quanto in quelle del D aily Mail, c'è qualche contraddizione. La prima dice che il rapido pro· g-resso della guerra i n Europa ha fatto sorgere urg enti problemi politici; ora è troppo ch iaro che questi rapidi progressi della g uerra negli ultimi g iorni non si sono veri ficati e Ia situazione militare è rimasta su tutti i fronti pressoché stazionaria. Il Dai!J Mail parla della necessità per j due uomini di Stato di conferire lontano d alla folla vociferante, proprio quando tutto il convegno di Quebec è stato organizzato co n un'ampia messinscena e con un fra goroso sfondo corale a scopo di gioia collettiva. Non è difficile concludere che i rapidi progressi di cui parla l'Agenzia britannica si riferiscono alla situazione politica e non a quella militare e che la conferenza d i Quebec, promossa e inscenata secondo una certa formula, ha poi avuto bisogno di una conclusione in tono minore, nella quale si sono discussi argomenti più gravi.

Da questi dettag li si compre nde bene che il convegno aveva in. nanzi tutto un vizio di origine: quello di considerare cioè la ç:uerra europea come definitivamente conclusa. La stampa canadese m fatti non ha esitato a chiamare questa di Quebec la « conferenza della vittoda » e lo stesso Churchill, per ostentare una sua euforia perso- n_ale adequata all'altezza della situazione, ha detto che dalle d iscussioni svoltesi neì corso del conveg no era balzata fuori una vampata, cioè la vampata dell'amtcizia tra le due p otenze: Alquanto significativo tuttavia, perché in contrasto con questa sicurezza, è stato un ammonimento lanciato da radio Londra nel momento stesso in cui la conferenza si iniziava e che suonava cs1ttam ente cosl:

' « A Quebec i due uomini di Stato discuter.1nno deIJ'avvenire della Germania. In questi ultimi tempi molti h:mno aperto gli rxchi. :E: un fatto che i preparativi e i p rogressi della sciC"nza messi a disposizione delle operazioni belliche potrebbero riservare perkolose sorprese in Europa per chi 11011 sia vigile».

Questo vizio di orig:ine che si riferisce alla sicurezza tcoppo a buon mercato ha portato d1 conseguenza alcuni inconven ient i: primo fra tut ti quello di far emergere i p rofo nd i ed .insanabili dissidi fra alleati o g ruppi di alleati, che restano di r egola sopi ti finché dura lo sforzo comune d ella guerra, ma che si rivelano inevitabilmente quando la guerra finisce. Secondo alcune agenzie, la formula con la quale Stal in era stato invitato alla conferenza sarebbe rimasta· in una oscu rità m.isteriosa. Altre agenzie di caratt~re più ufficioso si sono affrettate a d ire che Stalin ha declinato l'invito essendo in quel mome nto troppo oc- si~~ig~:~:i1·T~~ti~~!~ztc~~es~~i t0f;sti;~o~~q~~~ìaYlt~eli: conferenza hanno spiegato che scopo del convegno era essenzialmente quello di preparare la guerra contro il Giappone. Tanto p iù strana appare questa insistenza in quanto da fonte ugualmente ufficiosa era stato fatto sapere che tra i problemi i n discussione vi era anch e questo: u Considerazione del difficile problema diplomatico suscitato dall'atteggiamento intransigente della Russia nei rjs uardi della Polonia e dalla riluttanza sovietica a d iscutere ur,gl'ntemente gli imm~diati scopi bellici )),

Queste parole sono della R mter, la quale se le è fatte mandare dal corrispondente dell'Associazione della stampa canadese. Lo stesso corrisponaente diceva che la cosiddetta resa i ncondizionat a della Germania non si potrà mai avere senza il consenso della Russia, ma che se è giusto che la Russia abbia un gran d esiderio di di stru~gere i tedeschi fino all'ultimo uomo, bisog na pure tener conto dell opportunità di procedere ad un armistizio t empestivo, il quale eviti u n ulteriore ed inutile spreco della gioventù alleata che combatte. Quanto dire> se la logica non è un'opinione, che g-Ii alleati desiderano la vfrtoria della Russia, ma che sarebbero assai più contenti se la Russia si fermasse a tempo.

Non occorre altro per capire che la conferenza di Quebec si è occupata assai più dei problemi relativi a coloro che erano assenti anziché di quelli che ri guardavano coloro che erano presenti. Essa è terminata i n una confusa penombra. Questa penombra però è sufficiente a rischiarare alquanto e a far intravedere tutto un diverso aspetto d ella situazione mondiale, la quale si avvia v erso una fase nuova, caratterizzata da valori e da possibilità imponderabili.

25 settembre 1944,

75.

Nel Gioco Delle Democrazie

Il suo debutto elettorale Roosevelt h a voluto farlo davanti a no. v ccento membri delle Unioni dei lavoratori. Da accorto rappresentante e interprete del mondo plutocratico, e gli non poteva mancare d i fa re atto di graziosa deferenza verso il mondo proletario: La democrazia la forma non trascura ma i di salvarl~, perché l'esperienza d egli affari (e la democrazia per g li affari ha avuto, sempre un debole) insegna che la fo rma aiuta molto a salvare la sostanza, cioè il potere e il profitto. Nella precedente campagna per la terza elezione a p residente della Confederazione Roosevelt fece p erno sulla promessa alle madri nordamericane che nessu n soldato degli Stati Uniti avrebbe varcato l'oceano per andare a combattere in terra straniera. La pro messa fu mantenuta nel modo che tutti san no. Q uest a volta, accingendosi a t ornare munito d e] quarto mandato alla Casa Bianca, promette qualcosa di più : la vittoria e il trionfo dell a democrazia. Se g li dovrà succedere di mancare nuovamente di parola, potrà giustificarsi affermando. e nessuno avrà il diritto di tacciarlo di falso, che la colpa non sarà stata sua.

Roosevelt ha detto testualmente:

1a· vittoria del popolo americano e dei suoi alleati in qut>sla guerra significherà u sai più d'una vittoria contro il fascismo; sarà la vittoria della d emocrazia».

Dunque la coalizione nemica ha scatenato la guerra ~r abbattere il fascismo, per soffocare questa armoniosa e feconda 1dea po litica, nata dalle fo rze ge neratrici d i Roma ; idea che esalta la coscienza na:iionale e r azziale d 'un popolo e delinea una pacificata convivenza sociale, c rea ndo un nuovo tipo d i c iviltà del lavoro, contemperando la dignità e i dir itti della individualità um ana con le es igenze mo derne della vita collettiva .

Staremmo per esclamare : « t ro p po o no re I>}, se Ja valut azione degli avversari si d ovesse fare soltanto s ul loro numero, sull'este nsione d e1 loro territori e sul peso delle ]oro forze e risorse materiali, Se consideriamo invece la qualità ideale dei principi che si co ntrappongono ai nost~i, piuttosto che un sentimento di o nore proviamo un sent imento d1 orgoglio di essere noi, proprio noi, ad aver messo i n circolazione nel mo ndo la chiara e precisa affermazione che l' uomo e i popoli devono aspirare a una libertà individuale e totale, a una indipendenza economica e spiritua le, che li affranchi dalla soggezione capitalistica e dalla schiavitu del gretto e o t tuso funz io nalismo meccanico sovietista.

Siamo du nque noi i veri liberatori. Nel baga~lio dei nostri avver~ sari troviamo u n co ncetto di libertà (quc1la degli a ng losassoni) che è condannato e superato per avere co ndot to, con lo sfrenato arbitrio di sfrutt amento concesso ad alcune nazioni ai danni delle altre e al singolo ai danni dei p iù, alla presente tragedia che insanguina il mondo; e nel bagaglio sovietico un concetto di libertà non meno nefasto (anche se possa ancora apparire al null!smo di menti incolte e alla inarticolata cultura di menti più evolute il toccasana cli tutti i mali di cui soffre il corpo dell'umanità), che vuole privare l'uomo d i tutte le libertà per accentrarle soltanto nello Stato. La forza e l'auto rità dello S tato devono poggiare su una equilibrata e r agionata libertà spirituale civile ed economica dei cittadini e non sulla loro compressione spirituale, civile ed economica, altrimenti lo Stato non sarà p iù il supremo r egolatore di un complesso umano vivo senzient e e pensante, ma una specie di amminis t[ato[e di un immenso cimite ro. Quando Roosevelt afferma che la vittoria degli alleati sarebbe la : per varie ragioni avventate o inesatte. Intanto il fascismo è un'idea nel senso più nobile e attivo del termine; e un'idea cosi ben radicata nella realta effettuale del mondo odierno, scatutita d ai problemi che assillano la nostra civiltà i n quest a svolta della sua storia, non potrebbe morire nemmeno se la sorte delle armi dovesse esserci contraria. Cosa che n oi concediamo solo in via puramente ipotetica. Rinasce- verebbe, co me appare ormai certo dai criteri r egolatori della pace e del d opoguerra, dei quali i maggiori uomini responsabili della politica anglosassone non fanno mistero, nel lievito di diseerazione e di miseria delle nazioni vinte, di malcontento e disagi de1 neutrali e dei minori Paesi, che pur fanno parte della coalizione delle Nazioni Unite, ma saranno inevitabi lmente sacrificati. Questa idea attorno alla quale si polarizzerebbero tut ti g li oppressi e tutti i delusi riesploderebbe alla luce del sole con t anto maggior impeto a~grcssivo ì\uanro più grandi fossero state la compress io ne e la coercizione. Quel o che adesso molti non vedono perché ha nno g li occhi offuscati daUe panzane della r,ropasanda nemica, apparirebbe allora lampante davanti al mo ndo: 11 fascismo è il seg nacolo della rivolta contro l'esosa opprest~.0~ift~~j~c~eJ11ti~~:tt~o=~~:~fo una battuta che farà nascere sotto i baffi georgiani di Stalin un'ombra di sorriso. Innegabile successo umoristico di Roosevelt di far abbozzare il soniso sulle labbra che non ridono mai.

Scalin ha idee no n meno precise del suo alleato d'oltre Atlantico into rno alla democrazia: in casa sua non ammette che quel tanto che è contenuto nella nuova costituzione sovietica, ossia un pizzico di droga per dare sapore alle pozioni che egli manipola per uso esterno Negli altri Paesi, anche Stalin è del parere che sia preferibile instaurarvi regimi democratici: si presta no meglio al gioco dei vari partiti comunisti da lui governati da Mosca; e atlravetso g:iudiziose partecipazioni al potere il gioco diventa a ncora più teddJtizio. Ma Stalin pensa che l'eventuale vittotia sarebbe la sua vittoria, cioè la vittoria del bolscevismo.

Adesso a Roosevelt non rimane che convince re l'ir suto interlocutore di Teheran che sarebbe poi la democrazia a vincere la guerra.

E per convincerlo ci vorrà ben altro che un discorso elettorale. Anche perché l'ultima parola sarà detta altrove, sui campi di battaglia, come opina Churchill, nel 194j. ·

1 ottobre 1944.

PER ANDARE A TIPPERARY....

È sempre stata buona n o rma della Cof;ispondmza R tpubb/ican a non affrettare commenti e giudizi sulle manifestazioni oratorie nemiche, m a attendere dì esse il testo più vicino al vero . Ques ta la ragione per cui ci occupiamo solo oggt del discorso pronu nciato da Winston Churchill alla Camera dei comuni il 28 settembre.

Il primo m inistro britannico ha preso le mosse, come eta logico, dai r ecenti successi conseguiti dagli alleati in alcuni teatri dellatfruerra ai danni della Germania dalla F inlandia, dalla Romania e dalla Bulgaria. J\fontre notava che g ià combattimenti h anno luogo t ra alcuni soldati di queste nazio ni e le truppe del Reich, si augurava, non senza accompagnare il suo aug urio con esortazio ni melliflue, che l'esempio venga imitato al più presto anche da altri. Qual'è la sorte però riservata alle nazioni che tradiscono, se non fosse già ormai a tutti nota, lui stesso ha voluto precisare quando, a conclusione del suo c:ipìto · letto sulla Bulgaria, ha detto :

« Alcuni fra i peggiori criminali di guerra sono bulgari Ora ques to popolo vorrebbe essere trattalo comt cobelligerante. Per quanto riguarda la G ran Bretagna, esso dovrà J;i.vorare a luns,o e in modo non dubbio per meritare il suo riscatto , E quanto più violento sad i l furore con rni piomberà s ui tedeschi, tanto più è possibile che riesca a d istrarre l'attenzione delle nazioni vittoriose dalle sue p recedenti malefatte».

Queste indicazion i di Churchill, d'altra parte, appaiono alquanto ston ate nel m omento stesso ì n cui l' U.R.S.S. procede alla bo lscevizzazione della Bulgaria con parti colare fe rocia. Ancor più stonate esse poi sono quando si consideri che in tut ti questi Paesi che hanno ttaOito succede che la sempre più decisa volontà della Germania a non riv~1~~a~0 l:r~it~a!fo;;~::o;~i;:r;;ea~: r~~~~~~~Pd~tere~~fo:e~

L'argomentazione cavillosa con cui Churchill ha svolto il tema d ella Polonia ha chiaramente i ndicato il suo imbarazzo.

L'Inghilterra. che, d'accordo con gli Stati Uniti, ha provo·cato l' immane catastrofe su l motivo dell'integrità delle frontiere polacche, ora, n el momento in cui c rede di tenere la vittoria, afferma, pe r bocca di Churchill, che queste frontiere dovranno essere modificate a vantaggio d ell'Unione Sovietica. .Ma, poiché il prir:no ministro teme il peggio, n on ha potuto fare a m eno di invocare nelle forme pili untuose e trepjdanti il buon senso e la moderazione del Governo sov ietico. La gigantesca tut!upinatura di cui il mondo ha fatto e sta facendo cosi tragicamente le spese appare in una luce sempre più v iva anche agli occhi dei gonzi; l'ipocrisia britannica resta nel suo carattere abbandonandos i alJa sua abituale acrobazia per cercare di nasconderla ancora e finché sarà possibile

Dalla pagina undici del testo ufficiale che abbiamo sott ' o cchio Churchill s i è occupato dell'Ita lia . Egli ha in cominciato col fare l' e]o-. gio d i B onomi e soprattutto dì Badoglio. Il che è perfettamente comprensibile. Poi ha sviolinato Umberto di Savoia affermando che la di lui considerazione va di giorno in g iorno aumentando. Con questa affermazione Churchill dimostra u na completa superficialità di giudizio, soprattutto nei confront i di Umberto di Savoia e nei riguardi del popo1o italiano. È ormai evidente che la Gran Bretagna, mentre ha gettat o a mare Vittorio Emanuele III, inten de salvare l'istit uto monarchico Essa vuole (< m:: tterlo al sicuro>>, secondo le espressioni del Daily Telegraph del 22 lug lio scorso. Avviso ai repubblicani d e!Je terre invase !

Churchill p o i sarebbe commosso da l fatto che durante il suo viaggio recente in Italia ha notato nelle piccole città e nei vmaggi da lui attraversati un moto di entusiasmo spontaneo e convincente. Anch e qui Churchill ha preso, come suol dirsi, un fischio per un fiasco. ·

Ma uno dei punti più interessanti del discorso churchilliano è quello dedicato all'episodio Carret ta.

« Noi tutti - egli ha <letto - siamo stati impressionati dall'orribile oltraggioso linciaggio che è avvenuto nelle strade di Roma giorni o r so no »,

Che il linciaggio sia stato orrib ile e che abbia gettato un'ombra fosca sulla capitale d'Italia nonché capit ale del mondo cattolico n on v'è alcun dubbio. È una pagina n era che per noi è in diretto collegamento con 1'8 settembre. E d'altra parte, dal momento che gli americani sono a Roma, n essuno de ve meravigliarsi se ven gon o introdotti costumi che d a Lyoch in poi hanno d ato una singoladssima fama alla d emocrazia degli Stati Uniti d ' America.

« Questo vergognoso incidente - ha proseguito Churchill - è stato un fattore sconcertante sulla scena. italiana »

Perfettamente d'accordo. Ma il signor Churchill ·trov erà ancora p iù sconcertante che il ministro Togliatti del Gabinetto Bonomi abbia tessuto in pubblico l'apologia del linciaggio di Donato Carretta. Particolarmente comico poi i[ fatto che Churchill ha creduto di farsi assai bello agli occhi degli italiani, più esattamente dei suoi italiani, affe rmando che, nonostante lo spaventoso episodio d ella Roma i nteralleata, non ha esitato a firmare insieme con Roosevelt la n ota dichiarazione unita. Ora, prop rio in questa dichiarazione è detto esplicitament e che l'Italia dovrà prepararsi a combattere seriamente contro la Germania e il Giappone, e c he tutte le deci sioni le qual i potranno essere prese dagli alleati a suo favore serviranno esclusiva mente a questo· scopo. Proprio come presso a poco Churchill ha detto per Ja Bulgaria, Tutto ciò ha provocato un grande turbamento nei sei partiti dell'Italia bonomiana. Questi partiu, infatti, come hanno subito spiegato i relativi g iornali, credevano di cavarsel a con 1a formuletta della cobelligeranza. Il Tw,po, per esempjo, afferma che ciò doveva bastare. E aggiunge che la guerra contro il Giappone non è universale come quella antinazista, perché, a esempio, l'U.R.S.S. non vi partecipa. Inoltre nota che una tale guerra ai;irebbe pericolosamente sul m orale delle masse italiane. Il Risorgi111enlo Libàllle è su per giù della st essa opinione e osserva che un intervento dell'Italia nella gueua contro il Giappone « sarebbe inopportuno e antimorale ». La stessa stampa, del resto, manifesta il suo malumore perché Churchill nel suo discorso ha detto fra l'altro che nessun accordo può essere fatto con g li i taliani fi no a quando non sia invasa anche l'Italia settentrionale e le <e basi su cui si · appoggerebbe il presunto Governo non siano ingrandite e rinforzate>>. Questa reticenza sembra di cattivo gusto alla stampa ~ricilaaW~~~· nostante le sue smargiassate, non prevede una rapida avanzata di AlCxander nella valle del Po A tale proposito ha detto testualmente :

« In questa zona, al posto delle catene montuose incontriamo una continua interruzione del terreno da parie di corsi d'acqua e di çanali ». ·

Churchill ha poi fatto l'elogio della Francia, che si vanta di aver libe rato e di aver restituito alla sua vera missione; la quale dovrebbe essere sempre quella che dura d a quarant'anni e che consiste nel costituire per l'Inghilterra una ampia testa di ponte sul continente euro-

~~n:~~cis;l~et~:ech~~ch~1t~~~c~; :i:J;o }a~~~a nare alla sua « limitata e declinante» popolazione.

Il primo ministro britannico ha parlato poco dopo della con ferenza di Quebec, la quale, come è noto, era stata chiamata dai fanfaroni d'oltre Atlantico la « conferenza della vittoria>>. Tutti si aspettavano perciò che il suo discorso fosse un definitivo annuncio nello :!::f~n~ed~~Ìa E;:~p~~::~aèa~:~~s:s~o~::0 ~~?: focrsl:r:~i~ ;raa:!; ~ e la conquista di quel Paese, giornali ed emittenti nemici avevano creato un'attesa quasi messianica della prossima fine d ella guerra. A Londra non si parlava più di guerra, ma di do_poguerra immmente, Gli americani, a loro volta, annunciavano che net ristoranti di Nuova York erano in corso le prenotazioni per festeggiare con banchetti e grosse bevute la vittoria e la fine della guerra. Tutto ciò doveva accadere prima della fine di ottobre. Ma Churchill ha adesso annunciato che la guerra potrà continuare anche durante molti mesi del 1945 fo Europa. Dopo di che ci sarebbe il supplemento del Pacifico, cioè della guerra contro il Giappone, alla quale Churchill ha dedicato parecchie pagine del suo d iscorso Un senso di delusione deve essersi impadronito d ell'opinione pubblica anglosassone, che si sente tremendamente colpita nelle sue speranze.

Il cammino per andare a Tip~rary, secondo la vecchia canzone, è lungo. Ma molto più lungo, infinitamente più lungo, è quello per arrivare a Berlino.

3 ottobre 1944.

Cristiani Sinistri

Uno dei più significativi sintomi dello sbandamento morale che pervade le coscienze e gli sp iriti dell'Italia bonomiana è oggi dato dai risultati del congresso della cosiddetta « sinistra cristiana i>, ex-comunismo cattolico.

Com'è noto, questo m ovimento, sorto nel periodo più torbi do della vita italiana, ebbe la sua prima manifestazio ne pubblica in piazza San Pietro, quando un individuo , in abito talare, levò u n cencio rosso dinanzi al Pontefice benedicente. Ne segul una innocua baruffa, durante la quale un ~endarme pontificio afferrò quel l'rete, che a buon diritto riteneva un Jmpostore1 e lo condusse in g uardma. Ma li accadde una curiosa scena: il prete e ra veramente tale; ragion per cui fu rilasdato con ampia formula di assoluzione.

Senonché l incidente valse a porre, come si dice, aU'ordine del giorno il cosiddetto comun ismo cattolico e l'antitesi che corre, o almeno che dovrebbe correre, tra le due qualifiche secondo i dettami della Chiesa solennemente confermati in una non dimenticata enciclica di Papa Pio XI.

Qualche chiarimento ufficioso vi fu, ma nulla che potesse sòmigliare a quell'aperta sconfessione del movimento che a 61 dj logica i1v:~:n?s~~:t~~~~~e~s~~~!th e, come tale, ha avuto ora i suoi crismi nel guazzabuglio di partiti, cli correnti e di idee che t utti insieme costituiscono il caos morale e politico dell'Italia libera sotto il tallone dei dominatori e che allineano, in bell'ordine, ebrei, massoni e senza Dio sotto il patrocinio anglicano, tutti, nessuno escluso~ nemici tradizionali e irriducibili della Chiesa di Roma.

L'ipocrisia più sfro ntata è, or'mai, la caratteristica di questi politicanti cui tutto è lecito sotto la protezione delle baionette angloamericane ; e tale forma mentale ha reso possibile le fiù incredibili asswd ità, come, ad esempio, i l rece nte gesto servile de turpe D e Ruggero, che ha ringraziato il generale Alexander per aver rispettato quei monumenti che le bombe dei liberatori martellano da oltre un anno, seminando ovunque le più sacrileg he distruzioni. Nel quadro di tale sistematica ipccusia dobbiamo scrivere altresl i risultati del congresso d ella sirustra cristiana, in quanto essa h a cambiato nome, ma ha co nservato intatta l'originaria sostanza. Infat ti, in uno d ei punti che, secondo questi cattolici d i nuov o genere, dovrebbero offrire la sicura rjcetta della rinascita, è esplicitamente auspicata una stretta unità di azione con i fartiti socialista e comunista. In altre parolè, pieno connubio tra j diavolo e l'acqua santa, tra sacristia e Con,intern, tra senza Dio e chierici più o meno vaganti alla ricerca del favore popolare.

, Potremmo, a tale proposito, citare un caso di questi giorni, che dimostra, oltretutto, quanto sia, come dire, aleatoria la progettata alleanza: il primate di Lituania e due vescovi sono stati trucidati dai bolscevichi, come prini.o saluto a ll'Europa cattolica. Il risveglio alla realtà di quanti si illudono di poter addomesticare il comun ismo nei riguardi della religione potrebbe, du~1ue, essere assai amaro. Ma vi è dell'altro: questi cattolici vo~lionq 'epurazione più energica e vendicativa; vogliono trascinare dinanzi ai tribunali di guerra e punire, senza indugi, tutti i fasci sti; praticano, insomma, anch'essi la carità cristiana sullo stesso met ro seguito dall'altrettanto cristia.

Fjn qui il lato negativo, comune sino alJa monotonia a tutti i partiti in cui si fraziona l'antifascismo. Ma quando, sia pure solo a chiacchiere, si tenta scendere al pratlCo, anche ì cattolici sinistri vogliono la lot ta contro il latifondo c he il fascismo fermamente attuò in Sicilia, della Repubblica Sociale Italiana; ripudiano la monarchia come espressione: di interessi reazionari e, sentite l'ultima, anch'ess i r itengono che o gni sforzo sarà vano sotto il controllo che gli alleati esercitano sulla vita del Paese e se non saranno modificate le durissime condizioni dell'armistizio.

Qui li volevamo i cristiani sinistri, essi che dicono aver lottato pe r la libertà e che credettero a verla trovata sotto la bandiera dei

Jizzate dalla volontà tirannica degli occupanti e dalle inique clausole di una capi tolazione infamante. Chi l'ha firmata, chi l' ha avallata, chi l'ha accettata quella r esa ignominiosa di un popolo, con la sua potenza m ilitare quasi intatta, nel momento in cui si imponeva a tutti i cittadini, senza distinz.ione d i par tfro, di ideologia, il più alto e il più sacro dovere, l a difesa del suolo d ella Patria? Ch1 ha conseg nato al nemico la nostra terra, le nostre risorse, le nostre conquiste, r aggiunte a prezzo incalcolabile d i lavor o e di sangue ? E chi ha dato l'Italia, mani e piedi legati, in preda alla vendetta del più esoso capitalismo?

I cristiani sinistri dicono persino che e ssi vorrebbero ancora c ombattere contro il nemico. Ma chi è il vero e unico nemico dell'Italia, os.gi, per confessione aperta dei suoi stessi complici, strinse sempre più P~ssi::~ea!%e~~~:gct~ 1!u!is~°c:ft~ s~r~~l~tope~efl~ o~~:: 0::v:rsad difficile, cosl. come è tragicamente assurdo cianciare di libertà su di una terra che, a causa del tradimento, ha perduto .l' indipendenza.

Indipendenza che non si riconquista certo a colpi di ordini del giorno, anche se essi, come quello di cui si tratta, nascondano, tra le parole g rosse e irose, un postumo e inutile at to di contrizione, 6 ottobre 1944

QUANDO D"AUTUNNO CADONO LE FOGLIE

N ell'autunno, cantava un p oeta , molte cose cadono. Ne!Yautu nno 1944 cadono infatti le fo&lie dagli alberi, l'azzurro dai cieli e le esage· rate speranze dal cuore ctegli anglosassoni circa una più che sollecita conclusione della guerra. Bisogna obiet tivamente riconoscere che la rapidità dell'avanzata angloamericana in Francia g iustificava li.no a un certo punto l'euforia di taluni ambienti, i quali, fors e, più che la vitto ria, desiderano la pace. Ma si è esagerato e, scusate la citazione, ben prima di noi Tallerrand opinava che tutto ciò che è esagerato è insignificante. Una volta tanto la propaganda nemica ha ma ncato e ora <leve fare penosamente macch ina indietro. Alcuni eventi di q u este due ultime settimane possono essere considerati favorevoli alla nostra causa. Vogliamo cominciare d all'alleato che per essere tanto lontano non è sempre rigorosamente valutato: parliamo del Giappone, il 9uale sta mettendo in difficoltà sempre più g ravi la Cina di Chiang Kat-Shek. Il che spiega il pessimismo imperante in questo momento a Washington per quanto concerne la Repubblica di Cìungking Ad occidente possiamo segnare a nost ro favore i seguenti p u nti:

1. - L'annientamento della divisione inglese aviotrasportata in Olanda e le conseguenze di carattere strategico che ne sono derivate L o ndra ha accusato il durissimo colpo.

2.. - La fine della rivolta d i Varsavja sulla quale molti contavano; non tanto i sovietici, che hanno schernito i ribeili, quanto Churchill e compagni. L:a responsabilità di una terribile ecatombe cli vite umane e della o rmai t otale distruzione della città r icade su Churchill e sul Governo fanta sma di Londra. Il premitr britannico ha ancora una volta tradito, e nella maniera più ig n obile, la Polonia. La strage di Varsavia è destinata a lasciare tracce profonde n ell'animo dei polacchi e non Ji>UÒ non avere ripercussioni di carattere politico sul p iano dei rappo rti fra gli alleati.

3. - Il discorso di Churchill, il quale ha smontato gli entusiasmi lo ndinesi procrastinando al 1945 la fine della guerra, li pessimismo del recente . discorso di Churchill è stato rinforzato da alcunç dichiarazioni di Sr.imson, trasmesse dalla Roller alle ore 22. e mìnut i 10 del ,- ottobre, nelle quali, dopo aver ammonito che la guerra europea sarà estremamente difficile e amara, ba aggiunto testualmente:

(( Il nemico è in g rado di formare una continua Ìinea difensiva lungo la sua frontiera e ba avuto suffi.dente successo nel reclutare altri uomini e nel rinw1te1e in efficienza le armate che si e rano r itirate per avere forza nell' iniziata Jif~a del vallo occidentale I),

Queste affe[mazioni di Stimson inceneriscono tonnellate e tonnellate di propagan da nemica. Semp re su quest o tema e a guisa di rin-

« Hitler - dice il g iornale inglese - si accinge ad una campagna invernale quanto noi. Se chiedete per quali ragioni ci ferm iamo, vi sono probabilmente tre risposte principali da dare e cioè: 1) mancanza di porti vicini; 2) rinnovata fa. natica resistenza dei tedeschi, costretti a combattere sul loro suolo; 3) il tempo ».

Infatti il giornale inglese parla di cupe, .:Ìlmide settimane non molto d iverse da quelle degli Appennini, sui qual! è caduta fa prima neve.

« Finalmente - dice il Dai/1 Expr,u - in Normandia abbiamo combattuto vicino ai nostri depositi di rifornimento, mentre i tedeschi erano lontani dai loro. O ra la posizione è capovolta ».

La constatazione per quant o la1;alissiana è sempre sintomatica. ~n:o;r~~l~~e pt~::~ i ~i~!rn:eck::i;atu~i riteniamo assolutamente irrealizzabile, di u n'o ccupazione totale del vamente brillanti per gli inglesi, m olti dei quali non d ormono sonni tranquilli, nonostante le intermittenti· sospensioni d elle V . I , da qu ando i sovietici si sono affacciati att raverso la già b o lscevfazata Bulgari a nel 1\.-fediter:raneo a n on molta distanza dal Canale di Suez, ~:t;~~s~nsal~ru~r;n;;ed~1 sr~~~obr~ viene elegantemente si lurata l'idea di u na federazione europea e patrocinato invece un b locco scandi navo occidentale sotto l'egida, naturalmente, di Londra. L'E r:ono111isl mette subito le man i avanti per dire ch e tale blocco non avrebbe alcuna funzione an tirussa, ma il gioco è troppo scopc cto ~ rché qualcuno vi creda e soprattutto vi creda il Cremlino, il q uale Cremlino non p uò non osservare Con qualche curiosità l'attività inglese nell'Adriatico, dalla G recia all' Albania, attività ch e ha un chiaro sig nificato e un n on men o chiaro obiettivo: fare per lo meno atto di presen za per impedire che un altro pezzo j~11!ufalf:-:jd~fg!1a~fcli~!l'altra metà che trovasi g ià sotto l'inseg na

T utti coloro, specie in I talia, che si abbando nano a pessimismi iv~tr::~~s~~i0 }~r~~~r;tnYn%zf.uarda:re un più amp io orizzonte e vi tro -

La serie delle sorprese probabilmente non è finita,

7 ottobre 1944.

La Pagliuzza E La Trave

L'argomento principe d el quale gli uomini della « r esa a discrezione» si servo no contro il fa scismo è, senza dubbio, rappresentato dag li scandali e dalla corruzione che col fascismo avrebbero coinciso in I talia. Ma. si tratta di un fall ace argomento; per essere più precisi di un argomento a boo,nerang, che torna sul capo di eh.i l'ha lanciato. Poiché, a part e la corruzione e g li scandali di cui sono piene oggi le cronache dall'ltalia invasa, è un fatto i ncontestabile che in regime di democrazia, nell'Italia p refascis ta, la vita pubblica fu corrottissima e p ressoché tutti gli uomini di Governo, quale più qu ale meno, ne furono inquinati.

Ri mandando il lettore a quanto sull'argomento hanno scritto, in Italia e fuori, autori non sospetti né sospettabili di fascismo, come Pareto e D e Jouvencl, e altri che diedero alle stampe interi volumi per dimostrare che se una forma di r eggime nto po litico è più propiz ia alla simonia, a lla prevaricazione, al pubblico ladrocinio, questa è proprio quella democratica, sarà opportun o, in questa sede, ricostruire uno dei tanti quadri che la storia p olitico-parlamentare dell'Italia prefascista ci offre a dovizia: q uello delJa Banca Romana

Pe rs_onage;io numero u no, d al punto di vista politico, risulta essere quel Giolitti che durante la « sagra dei pennivendoli )), celebratasi nei quarantacinque giorni del carnevale badogliano, fu definito li personaggio pnncipale, dal punto di vista g iudiziario, fo, n aturalmente, il governatore della Banca, q uel Bernardo Tanlongo, n eosenatore del Regno, che aveva goduto dell'amicizia cli Vittono Emanuele II, di Umberto I, di Margherita d i Savoia, di ministri della real Casa, di membri del Governo e del Parlamento, .6.no a poco tempo p rima del suo arresto sotto le imputazioni cli falso e di pecv lato per o ltre ventotto milioni e di fabbricazio ne e spendita di biglietti falsi.

~:IT!zi~~~c~i~~~:·naE~~infim~ttli:!0 pt le elezioni po1iticte, di aver ordinato di -sottrarre dei documenti all'inchiesta g iudiziada e di aver fatto nominare senatore il governatore della Banca, p ur essendo a conoscenza delle malefatte da questo commesse. a danno del eubblko risparmio.

Il Tanlongo e il suo complice p rincipale, il cassiere della Banca, in un primo tempo si difesero affermando che la Banca Romana era sempre st ata la cassa di quelli che e rano stati al Governo. In un secondo tempo, per le intimidazioni e le promesse cli salvataggio fatte loro dalla cricca dominante (come risultò dai big1iet ti clandestini spediti in carcere dal figlio Tanlongo al padre), i due cercarono di tirare i r emi in barca,

E se giudiziariamente riuscirono a far si che soltanto un deputato in carica fosse incrimin ato, sul terreno morale e politico l a cricca d o minan t e subi una vera e propria d isfatta . D all'inchiesta condotta dalla famosa commissione de1 sette (inchiesta alla quale Giolitti s'era in un p dmo tempo opr.osto e che poi d ovette subire, sotto la press ione degli avven imenti) risultarono deplorati i tre ultimi Pfesid enti del Consiglio, bollati g ruppi interi di parl amentari, alcuni dei quali risu ltarono r esponsabili di gravi scorrettezze, confinanti co l peculato, o di indebita ingerenza neg Li affari interni de lla Banca, o, in6ne, d i r::ela. zioni finanzfarie, sofferenze e rinnovi di oscuro significato, incompatibili con le loro mansioni.

L o stato maggiore della burocrazia no n ne usd immune: direttori ge nerali, capi d1 Gabinetto, capi di divisione, ispettori, dirigenti insomma della grande macchina statale, apparivano mestatori e affaristi, speculatori e v enali, millantatori e in~-olventi. Una vera ecatombe morale, che non lasciava incontaminata neppure la soglia d ella reggia, per jl nome continuamente ripetuto del prefetto di palazzo Rattazzi. Questi, avendo investito tre milioni e mezzo del patrimonio r e~le in azioni della Banca Tiberina, ma no vrò con Giolitti in modo da sai~ vare con la Banca s tessa il rega le peculio, senza rreoccuparsi, ben inteso, di ciò che il salvataggio v eruva a costare a pubblico erario. Non torna conto qui di fare i nomi di tutti coloro che risultarono implicati nello scandalo. Non sono i nomi che interessano, quanto il sistema. Quel sistema politico che il T ocqueville h a definito come il capolavoro della moderna borghesia, come una colossale impresa economica animata da istinti rapaci, ipoteca degli interessi privati sugli interessi pubblici, clientela a maghe fitte di una consorteria che ~:rv~isd~i°'do:t~~ori;~t~f;~

Tuttavia non possiamo non completare il quadro con le pennellate veramente significative della commissione dei sette, nella relazione conclusiva.

« Non sempre - si legge in questa - il G overno tenne co nto delle ac· cura.te, complesse e spesso m;igistrali relazioni fatte da.i suoi ispettori: le considerò come lettera morta Riandando i noltre alla storia della politica b;incari:i. in Italia si riscontr;ino oscilfazioni tra i due poli opposti: la tolle ranza e l'ingerenza. T olleranza, qu:\ndo il Govern o acconsentiva in modo esplicito, oppure col silenzio, che le banche contravvenissero alle leggi e ai regolamenti ; ingerenza, quando prendeva parte diretta a farle devi are dalle p rescrizioni statutarie. Si po· trebbero addurre molti esempi Ji impieghi consigliati, di i mmob ilizzazioni s ug· gerite e raccomandate calorosamente, di prestiti di favore quasi imposti per r:i· g ioni politiche.... Di guisa che fa nazione sconta oggi e sconterà per molto tempo i salvataggi_ormai famosi della Tiberina, dell' Esquilina, del Banco sconti; della Fondiaria».

Tanta purezza e disinteresse n egli uomini politici al Govern o no n poteva non servire da esempio al dipendenti dello Stato. Sempre dalla s tessa relazione, infat ti, si appr~nde : il rag i~nicre generale dello Stato chiede e ottiene (consenziente 11 ministro) uno sconto di centomila lire nell'i nteresse del fi g lio; il capo di Gabinetto del minist ro d egli Interni, scrivendo al Tanlon$o (evidentemente per ottenere favori), si pone quasi a sua d isposizione per il trasferimento dei so ttoprefetti delle provincie dell'Umbria ; _il capo divisi~ n~ del~ ' ammi.nistrazione del fondo per il Cu lto, d edito a speculaz:1001 van e, scnve ripet ute volte al governatore della Banca Romana, su carta intestata d el ministero di Grazia e Giustizia, per ottenere sconti e rinnovazioni, dimostrandosi d isposto a occuparsi di una causa a favore del Tanlongo; il capo di Gabinetto del ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio e un fu nzionario da lui dipen dente, essendone debitori insolve nti, fanno ripetutamente offerte a Tanlongo di servizi inconciliabili con le loro qualità d i ilti funzionari di un ministero cui era d efe r ita la vigilanza su Istitut i di emissione.

E a completare il quadro, ad edificazione degli zelato ri della libertà cli stampa, non pos siamo n o n rilevare che s.pesso tale libertà è dagli i nte ressati intesa come « libertà di vendersi }>, Infatti sempre daUa stessa relazione si apprend e che il T anlongo aveva profuso mezzo milione perché la stampa sostenesse la tesi della p luralità d elle banche di emissione; ed è ancor pi ù inte ressa nte rilevare come la stessa. a utorità giudiz iaria, occupandosi dell'a rs omento, pur avendo accertato . l'impegno assunto da due g iornalisti, che rappresentavano ben dieci giornali politici dell'epoca, di soste ne re, « previo compenso», sui lo ro g iornali la campagna di s tampa per rendere la pubblica opin io ne favorevole alla tesi cara al T anlongo, li assolve. Che d ei giornalisti possano sostenere a pa.~amento, senza incappare nella legge penale, una 'tal e campag na per mfluire sull'opinio n e pubblica nei rig ua rdi di p roblemi di alto interesse nazionale non costituisce reato, è vero, ma qua nta luce get ta sui costumi dell'epoca !

Commenti? Chi ascolta è certo in g rado di farli da sé, p er stabilire in quali occhi stia la pagliuzza e in quali altri la trave.

Solo ci preme rilevare che nessu no fra noi è così ingenuo da sostenere c he dal .2.8 ottobre 1922 tut ti coloro che si sono occupati della cosa pubblica in Italia siano s tati immuni d alla t abe della cori-uzione o, comunque, refrattari al fascino de ll'oro. 1-fa una cosa, però, è certa : con l'avvento del fasci smo al p o tere anche in quest o campo una ventata purificatrice ha risch iarato l'atmosfera; che, per quante spud o rate falsificazio ni e info ndate calunnie siano state architettate contro g li uomini del fascismo, nessuno ha pòtuto e po tcà sostenere nei riguardi del sistema <J.Uanto, co me abbiamo r ilevato, è st ato sccitt o da auto ri n o n fa scisti sul sistema d elle con sorterie in re~ime d emocratico. Tanto è ver o che s i è dovuto ritornare al vecch io ri torne llo della forza contro il consenso, della barbata violen za contro l e pacifiche convivenze e g li accomodanti ibridismi. E chi ben guarda alle evoluzioni della campagn a scandalistica ant ifascista non potrà non chiedersi se, per caso, i moderni farisei della pubblica moralità n o n abbiano voluto, di proposito, ingrandire la pagliuzza nell'occhio altrui per celare la trave nel proprto.

Dalla Commissione degli illeciti arricchimenti all'alto Co m missariato per l'e_rurazio ne, dall'impo tente piccone contro i simboli ai bombardamenti a tappeto contro le opere che avevano cambiato il volto all'Italia, altro n on si scorge che il progressivo intcnsi6carsi di quelJ'odio, di farisaica marca , ch e ha sempre accompagnato, nella storia dell'umanità, il sorgere de lle ribellio m dello spi rito alla schiavi tù della mateda. La consorteria d egli speculatori, perdò, è coerente con se stessa quando, al di là cli tutte le divergenze ideologich e, di tutti i confini politici e d egli stessi fronti di guerra, p roclama la neces~ sità della solidarietà nella lot ta antifascista. Nel fasci smo essa, che del Parlamento ha fatto il tempio di tutte le sue libertà, vede la più temibile e resia contro il tempio e g li i doli che i n esso effett ivamente si vener ano.

Cosl si spiega come, a un certo momento, dall'epurazione contro -i fascisti prevaricatori più o meno presunti, gli ultinù epigoni di un mondo che ha come propri simboli la cassaforte e la pantofola siano mo rente : « È bello morire a11•ombra dei gagliardetti neri », è il più potente solvente di tutti i comp romessi e ·.~ tutti gli scaltri congegni con i quali essi irret iscono la coscienza ~ontemporanea.

11 ottobre 19 44. 80. LO STOLTO

Isolamento

Radio Bari, prendendo lo spunto da recenti accenni di Chu rchill alla ~olitica ita~ia na e dando alle .parole del primo. mi!listr'? britan nico una mter prctaztone abbastanza d ivertente, annunzia at suoi ascoltatori che l'Italia, << p er quanto finor a soggetta alle clausole dell'armistizio, p u ò considerare prossi ma la fine dell'isolamento in cui fu dnchiusa dalla stolta p olitica d el fascismo ». Ecco un'originale not izia che farebbe ridere, se non facesse meditar e sul gra do di abbrutimento intellettua le e morale nel quale si sono r idottì tal uni italiani.

Co ntinua l'inversione d i v alori e di te rmini inventata da radio Lo ndra per mettere a soqquadro il cervello degli ascoltatori, per cui l'invasore diventa liberatore, e chi vuole la Patria grande, forte e rispettata no n è più un patriota, ma un traditore; e colui che l'uccide proditoriamente è, invece, il ver o p atriota e l'eroe. Così la politica di affermazio ne naz ionale e d i avvalorame nto di t utte le nostre posizion i spid tuali, militari ed econo miche attuata nei v enti anni di regime fascista diventa per la rad.io di Dari la « s tolta politica di isolamento del fascismo>),

Dal punto di vista ideologico, l'Italia fascista era isolata dal mondo anglosassone e da quello sovietico, Ciò non poteva in te ressarle né punto né poco, essendo appunto sana i n opposizione al Giano bìtronte del matcriaJismo: plutocrazia e comunismo. In compenso, l'I talia fascista aveva varcato i confini della penisola e attecchi to in molti altri Paesi,_sll;scitando':'i movim~~tì p~litici ~ffini quello italiano, ma con carattensttche stanche e sp1ntuah ambientali. La Germanfa, la Spagna, il Portogallo, la Romania si allinearono sul fronte ideale (li opposizione co ntro la plutocrazia e il comunismo. Altd Paesi, come la Polonia e il Brasile, si mettevano, con qualche i ncer tezza, sulla s tessa strada; in tutti gli altri Paesi, Inghilterra comprcs:i, movi menti similari al fascismo n ascevano e gu adagnavano terreno, con particolare successo nel Belgio e in O landa. Dunsuc l 'Italia stendeva sull 'Europa, e non soltanto sull'Europa, una fi.tta rete di interessi ideali, dì cui essa era il centro irradiatore. Per la prima volta, nel mo ndo perfetto di individualità, socialità e nazionalità.

È poi esatto affermare che l'Italia fosse isolata? Vediamo. L'Italia mussoliniana inaugurò la sua politica,' riattiva ndo le relazio ni co n i con piena consapevolezza dei pror.ri interessi sacrificati a Versaglia e la ferma volontà di rivendicarne 11 rispetto; ma non si irrìgidl in u n conflitto, segui una linea di condotta che mirava ad un assetto p acifico e fiducioso della convivenza europea.

Le ta1;pe di c:iuesta p olitica, ispirata ad una visione superiore d ei rapporti 1nternaz10nali e fondata su un concetto veramente moderno e attuale di giustizia tra i po p oli, so no presenti alla mente di t u tti: il riconoscimen to dcll' U.R.S.S. (l'Italia fa scista precedé t utte le nazioni del m o ndo nel r icon o scimento diplo matico dei so vieti), Locarno , il Patto a quattro , Stresa, Monaco. Si può chiamare isolata una n azione che per ve nti anni è stata il ce ntro diplomatico più viv o e attivo di E uropa, una fucina d i trattative e d i accordi, un vivaio di iniziative politiche inesauribile?

Inoltre l'lcalia fascista provvide anche a ·rompere il proprio isolamento geografico assici.:uandosi prima il possesso integrale ed effettivo della Libia, che portò le nostre b a ndiere fino all'estremo su d dei suoi confini sahariani, poi conquistando l'Etiopia, la quale, u nifi cata con gli antichi possedimenti dell'Eritrea e della Somalia, costitul un grande impero coloniale nel cuore dell'Africa, a cavallo dd Mar Rosso e dell'Oceano Indiano. L'Impero aveva la duplice funzione di sbocco alla nostra potenza demografica e di miniera di molte mater ie prime o ccorrenti alla n ostra industria e di alcuni prodo tti tropicali ugualmente utili all'industria e all'ali mentazione , Ade sso d a radio Bari v e ngon o a parlarci di una prossima cessazione dell'isolamento italiano. In che cosa potreb be co nsistere? N ei rap porti inte rnazionali, l'Italia, come la vogh ooo i barattieri e i tradi·

~~en:fr~t~~neiiia~~ll~~ll~~~r\~::~b edc~~~pdanr'I!:~~r~o~rdio~tad: Londra, da Washington e da M osca; l'isolamento geo g rafi co, perd u te le colonie e l'impero, t ornerebbe ad essere guello che il nostro Paese conobbe appena uscito dalia lotta per l'indipendenza; l'iso la· mento ideologico, quello si, non esisterebbe pìù, perché, una volta fatta la rinuncia ad una propria d o ttrina originale, l'Italia si d.ifanic· rebbc, come già avviene nella parte occupata, nelle fazioni scate nat~ da ideologie straniere. Dopo essere stata campo di battaglia cli eserciti stranieri, diventerebbe sang uinoso teatro di lotte framcide, fra italiani i nfeudati alle democrazie francese e americana, al liberalismo ing lese, al sovietismo moscovita . Gli italiani cesserebbero di pensare co n la p ropria testa, ma si ammazzerebbero allegrame nte fia lo ro in una disputa di d o ttrine di importazione.

Dice radio Bari che l'isolamento nell'Italia regia sta per finire.

R ettifichi amo: è già finito. Non vj sono forse ing lesi, canadesi, neozelandesi, indiani, australiani, statunitensi, negri dell'Africa e dell'Ameri ca, francesi, marocchini, ccc., in Italia? Non vi comanda una Commissione di controllo, la quale, anche se h a .cessato sulla carta di esistere, continua ugua lmente a imperversare come prima e più . dirrima ? Non è forse diventata l'Italia regia il più rumoroso bailamme d e mondo ? Non è più isolata : è un ponte di passag~io, un corridoio d i comodo di tutte le genti e di tutti gli interessi continentali ed e:xtracontinentali. Per tutto e per tutti v'è posto nell'Italia occ upata, fuo rché per gli italia ni e per gli interessi italiani.

16 ottobre 1944.

11 g iornalista americano David Lawrcnce ha scritto sul Ntw York Sun una violenta requisitoria contro Roosevelt e Church ill per la p o litica della resa fo condizionata proclamata a Casablanca. D ice i l

Lawrence:

« I.a responsabilità del prolungamento della guerra in Europa deve r icadere nettamente s ul primo ministro Church ill e sul Presidente Roosevdt. Tutti g li avvertimenti sono stat i continu:1mrnte d ati, in questi u ltimi due anni, su l fatto che il programma del!a guerra psicologica era mal condotto in Gr::in Bret.1gna e negli Stati Uniti; e adesso il mondo a~siste alle conseguenze di quel terribile errore di va lutazione. Se non ci fosse altra via per o ttenere una pace durevole in Europa, s.uebbe compremibi[e che si voll!'ssc adoperare anche quel riieno per se1vire la caus:i. alleata; ma questa fase de lla politica Roosevelt-Churchill non è necessaria per vincere la guerra o la pace ».

D opo altre co nsiderazioni l'artico lista conclude :

« Noi dovremmo proclamare un programma costruttivo e prospettare una possibilit.ì econo/llica per il popolo tedesco».

La quale citazione dello scrittore americano non è da noi fatta per frusti scopi di propaganda e per attribuire al Lawrence una intenzione che non è 1a sua. Egli critica Roosevelt e Churchdl unicame nte perché essi s i sono dimostrati grossolanamente maldestri nel ch iedere alla Germania la resa incond izio nata invece di scalzare con d iabolica abilfrà la posizione politica di Hitler e del nazionalsocialismo, dando ad intendere al popolo tedesco che 1a sua libertà e la sua prosperità dipenderebbero dalla vittoria degli alleati, mentre la vittoda deJle armi germaniche sarebbe in realtà la disfatta del poPolo tedesco. Q uesto infatti è l'accorgimento propagandistico messo m opera co n tanto successo contro il popolo italiano. Ma il L awrcnce diment ica che non era possibile usarlo contro il p opolo tedesco, il ciuale no n avrebbe abboccato per la seconda volta allo stesso amo Esso sa bene, per triste esperienza, di ritrovarsi appunto nelle strette delle presenti calamità per aver creduto e ceduto all'altro ciarlatano che stava allora sulla poltrona dì G iorg io Washington. Diciamo il quacchero \V/oo. drow Wilson . Dunque, il Lawre nce spaccia come novità assoluta un espediente o rmai relegato da venticinque anni tra i ciarpami e i relitti della p rima guerra mondiale.

Cer to, a Casablanca, se Roosevelt e Churchill avessero volut o fare qualcosa per salvare l'Europa e la civiltà, escogitando un'equa forma di conciliazione, avrebbero potuto farlo. In caso di insucce sso ci avrebbero guadagnato almeno moralmente. Non sono c o si d ov iziosi di rettitudine umana e politica da buttar via ogni occasione che po ssa presentarsi loro di dars i un co ntegno morale. Lawrence ri tiene che la incauta decisione di Casablanca abbia un evidente carat tere di criminalità, essendo doVuto a tale decisione, secondo l'opinione del giornalista americano, il prolu ngamento di due e forse di tre anni della guerra. L'affermazio ne h a un q ualche fondamento di v erosimiglianza. Ma il La..vrence, muovendo una simile accusa a Roosevelt e a Churchill, è come se r improverasse ad un bandito, reo di aver trucidato un a famiglia a scopo di rapina , d'aver lasciato l'uscio aperto ne ll'andarsene.

Tuttavia è molto sig nificati vo che su giornali americani si ardisca usare un s imile linguaggio contro il Presidente che sta per scade re, ma è stato sempre scadente e scadente rimarrà anche se i suoi concittadini lo rieleggeranno per la quarta volta. È il primo passo verso l'imman cabi le nemesi. Verr à te m po che qualcuno negli Stati Uniti e in Gran Bretagna av~à il coragg io di ch iamare pubblicamente sul banco degli accusati Ro osevelt e Chu rchill, non più per aver prol u ngato la guerra, ma per averla vo luta e preparata.

I documenti rinvenuti negli archivi di alcunì Paesi occupati dalle forze germaniche e resi a suo tempo di pubblica ragione, sono B a dimo st rare che Roosevelt ha incominciato almeno dal 19n la sua metodica opera dì preparazione della gueua, galvaniz7.ando a ll 'agg ressione la rubizza vecclùaia del conservatorismo inglese, scalzando le irrequietezze senili de!Ja Francia, sobill ando le impa zienze e le meg alomanie dei piccoli Stati europei. Dal canto suo Churchdl, a parte la sua velenosa azione po litica contro ogni p ossibilità di distensione e di accordo continentale, fin o dal 192.~, in una non d imenticata v isione apo calittica della futura guerra m on dia le, vaticinava u na lotta di sterm inio condotta· soprattutto contro le popolazioni civili. P regustava già, prima d'essere chiamato all'a lto posto di resp onsabilità adesso occupato, il tipo di guerra che egli avrebbe preferito e che con innegabile coerenza ha p untualmente attuato

I criminali di guerra numero uno (Roosevelt) e numero due (Churchill) non tralasciano mai di ricordare al mondo che essi sono gli alfieri della giustizia internazionale, una specie di arca ngelo Gabriele bifro nte incaricato da D omineddio cli fare scendere la sua spada tremenda sulla testa di quelli che essi definiscono i massimi responsabili di questa guerra. Gente di scarsa fantasia g li anglosassoni: si ripeto n o con una cadenza in sopportabilmente tedi osa. Essi se ne scusano alleg ando che il ve ro concetto di giustizia è sempre quello: poiché discende d irettamente dalla suprema saggezza di D io, che è unica, immutabile, e terna; ed essi n e sono i depos itari. Tale concetto di giustizia accorda u nicamente agli ang losasso ni il diritto alla v ita, alla p otenza e alla ricchezza; gli altri popoli (cosi avrebbe disposto .la Provvidenza) sarebbero condann at i a ser vire Se non servono e si ribellano è come se r ifiutassero di obbedire e si ribellassero alla stessa volontà d ivina ; deC::~t1!~1~~~~ cilio co atto in un castello olandese. Non è lecito al capo di un popol o che n o n sia inglese o a mericano di difendere il suo popolo, d i lo ttare per assicurargli sp~zio, lavoro e prosperità. Di ta le delitto costui dovreb}>e rispondere n o n soltanto stessi costituito, che « g iudichi e mandi)) senza appello i colpevoli di aver d ifeso la loro patria e i loro popoli cont ro l'in vade nza e le rapi ne anglosass oni. Aute ntico delinq uente chi h a v oluto questa g uerra e l'ha scatenata per il trio n fo della loggia massonica e della b anca ebraica, o ssia Franklin D clano Roosevelt ; e altro n on meno autentico delinquente chi h a sciente mente e scientificamente impresso a questa gue rra un bestiale carattere di strage indiscriminata e di barbara rovina di tutti i valo ri spiritali dell a civiltà, cioè Winston Church ill; ma n essuno, nel campo de ll'Asse, h a m ai detto o pensato finora che dovessero esse re chiamati un giorno alla sbarra e ri spondere della loro at tività criminale. Questa inesplicabile trascuratezza equiv ale al riconoscimento che essi sono nel p ieno e legittimo di ritto di fàre q uello che h anno fatto e fanno, e che « le botte non s i dànno a patti», come d iceva quell'uo mo manesco che fu Benvenuto Cellini.

Noi abbìam o, purtroppo, della giu stizia un'opinione di versa, ma è pericoloso insiste rvi. P o t remmo ritrovarci in una scomoda posizione di inferiorità fisica . A ccettiamo una vol ta tanto anche noi , nei rapporti internazionali, la concezio ne giuridica anglosassone. P.::t· ghiamo con la stessa moneta i no s tri nemici. Anche per no i c i devono essere i criminali di g uerra; anche pe r noi i maggiori responsabili d ell'immane catastrofe che insanguina il mo ndo da oltre cinque a nni dovr anno r ispondere d ei lo ro atti tenebros i o sangu inad d ava nti ad u n tribunale di uomini Siamo d'accordo con L ondra e Washington : nie nte ri nvio dinanzi al t ribu nale della s toria. Siamo certi che ìl suo g iudizio peserà inesorabile su Roosevelt e s u Churchill; ma pe r le sofferenze, miserie e tribolazioni che essi ci hanno inflitto vogliamo vederli con i nostri propri occhi sul banco degli accusati, nella g abbi a degli imputati, e essere noi, proprio noi, a pronunciare la sente nza di condanna. Non è escluso che la nostra mguaribile generosità s i lasci andare all'ultimo momento ad accordare lo ro la seminfermità di mente; e se la caveranno, per u n certo numero d'anni, con l'internamento in un manicomio criminale.

28 ottobre 1944

«UN MENESTRELLO CHE VA DI CORTE IN CORTE»

N el discorso pronunciato recentemente ai Comuni, Churchill non ha esitato, riportiamo testualmente, a paragonarsi ad « un menestrello vagabondo il quale va viaggiando di cotte i n corte », ma semp re con le solitt!' canzoni e con Je stesse tiritere. Il primo ministro b ritan nico non è originale nel trovare le sue immagini. Qualcosa di .simile è g ià stato detto da neutrali e nemici.

d ez!g}~ ~a~fe:::~ti~ c::t~e:~ni0;erltilit~l~fj~ che le sue intenzioni sono state sempre le stesse e cioè quelle di trafficare e di armegg iare disparatamente fra i suoi alleati. Le sue ti ritere, e i suoi ritornelli si .van no a poco a poco alternando, nel senso cioè che sotto la spinta degli avvenimenti d ebbono diventare sempre pi ù sinceri

In questo suo ultimo discorso i nfatti il signor Churchill per una buo na metà si è occupato del bisogno estremo che hanno gfi alleat~ d i mantenersi compatti, perché, se cosl n o n faces sero, la g uerra potrebbe durare all'infinito. Non parlerebbe con tanta intensità e con tanta preoccupazione di questo argomento, se· si sentisse nei suoi ri guardi completamente sicuro

Nella mente affannata del premier deve essersi prodotta u na t erribile confu sio ne. Egli infatti ha detto che a Quebec si so no trovati insieme lui e il Presidente americano e l'uno e l'altro hanno sentito moltissi mo la manca nza d i Stalin. Ora a Mosca egli si è trovato insieme co n Stali n e l'uno e l'altro han no sentito moltissimo la mancanza d el Presidente americano. Churchill alla fine si è accorto che due e due fanno 9uattro e no n tre come l ui spasmodicamente vorrebbe e l'uno di ptù gli appare come un fantasma il quale comincia a da rgli il mal d i mare. P rima d ella fine dell' an no egli ha assicurato che i tre si r iu niran no insieme, come già previsto, a Teheran, pec convincersi che n on sono quatt ro. Ma qui sta il punto.

Quando le due coppie di Quebec e Mosca, ]e qu ali possono da re

Roosevelt cioè sarà costretto a. riconosce re che il fantasma di cui ha ta nta paura è lui stesso. Si tratta infatti d i un fenomeno di sdoppiamento operato dal menestrello nell'entusiasmo d elle sue canzoni. La realtà è du nque un altra.

L'Inghilterra non si occupa d'altro che di preparare la distruzione della Germa nia. Per arrivare a questo risultato accetterebbe anche la fine del mondo. Int anto pe rò, poiché ha bisogno di questo mondo, deve far credere ai suo i abitanti che essa persegue a ttrave rso la guerra e oltre la g uerra una politica costruttiva. Ciò che è stato p ossibile dimostrare fino ad un certo p unto. Oltre di essa la tragica farsa si è i n terrotta e i complici si sono confusi con gli spettatoti.

Le cose che Churchill reduce di Mosca ha detto della Polonia, per la cui integrità territoriale )'Inghilterra ha voluto far credere cli avere scatenato la guerra, raggiungono, pure nel bel mezzo del dramma apocalitico, un parossismo di comicità. Il primo ministro infatti ha à etto testualment~:

« 6 nostro preciso e costante scopo che il p opolo polacco, dopo le sue sofferenze e le sue vicissitudini, trovi nell 'Europa una casa che lo alberghi e un posto per riposare, il quale, per quan to non possa coincidere e corrispondere con le frontiere prebelliche, sia adeguato alle sue m.•cessiH ».

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E poi ha aggiunto, sempre tcstualmenté: struzione dell'Europa, Churchill ha creduto opportuno tacere nei riguardi della Finlandia, dei Paesi scandinavi e della Spag-na. Ha sciorinato invece una serie di argomenti al riguardo della Francia e del recente riconoscimento del Governo provvisorio di De Gaulle da parte degli alleati. Con il rìsultato di confermare tuttavia che detto riconoscimento era indispensabile per tog liere alle nazioni cosiddette unite ogn i responsabilità nel crescen te caos della situazione i nterna fran cese.

« Sono questi i giorni crit ici e sarebbe un gran peccato se si dovesse ' perdere il tempo ne!le indecisioni o in prolungate negoziazioni».

Quanto dire che il polacco non dovrebbe nemmeno avere H diritto di assistere, almeno con le parole, al programma di spoliazione che Stalin intende di realizzare d 'acco rdo con Churchill nei suoi riguardi.

Parl ando della Grecia, egli h a fatto cenno dei riforni menti ·che le democrazie manderanno al suo popolo affamato e si è giovato del tema pet insultare le truppe germaniche di occupazione Ha dichi arato però che tutti conoscono g li invii di viveri mandati dalla Germania ai greci e che questi ultimi si sono trovati in gravissime condizioni di carestia proprio in conseguenza dell'i numa no blocco britannico.

Per quanto si riferisce agli S tat i Uniti, Churchill non ha voluto dichiarare in modo preciso che si trova d'accordo con Roosevelt su tutte le qu·estioni. Evidentemente questa è una squisita attenzione che il ptimo ministro britannico ha voluto riservare al suo amico di Washington nella fase più complessa della lotta ele ttorale. Ma ciò non significa niente. I due uomini di stato nell'euforia dei convegn i hanno sempre dichiarato che finiscono in ogni modo per trovarsi d'accordo.

A Quebec, infatti, Roosevelt ri vendicava per l'America tutti gli onori e tutti gli oneri della gueua del Pacifico; Churchill obie ttò che non era giusto che « in tale piacevole i mpresa l'America avesse tutto il divertimento per sé>>. Anche queste sono sue testuali parole. O ra una potente Botta britannica è in rotta per quell'Oceano, allo scopo di difendere la pericolante potenza navale degli Stati Uniti contro il Giappone.

IL divertimento è cominciato, E il menestrello bisognerà che prepari una nuova canzone.

31 o ttobre 1944.

Parabola Del Tradimento

Radio Roma ha trasmesso un commento redazionale intitolato Gli eJerciti alleati. Si tratta, come è facile supporre, di un commosso e scodinzolante panegirico, Ne r iproduciamo alcuni passi, facendo le più espresse scuse del caso.

D opo aver detto che l'Ese rcito era, nel periodo fascista, semplicemente un eserci to da parata e da spettacoli cinematografici, l'anon imo autore del commento redazionale, che omette di d ire come il capo di St ato Maggiore g enera le fosse Badoglio, si abbandona alle lodi più frenetiche deç li Eserciti ing lese ed ame ricano che calpestano il s uolo dell a Patria. E dice tra l'altro:

« Prima imp ressione è stata quella di un potentissimo Esercito, la cui sola presenza indiretta costringe· il nemico a ripiegare. Macchine di ogni sorta d i qualità. Tra queste macchine il soldato appariva come un prezioso e dignitoso operaio che g uidasse e controllasse il mezzo meccanico Nulla della vecchia tradizione militare abbiamo riscontrato in questo Esercito, ma squadre di lavoratori preziosi e ordinati, ciascuno dei quali esegue il suo lavoro calmo, preciso, con la si.ia coscienza di compiere un preciso dovere, una fatica di fficile. L'Ese rcito alleato è una precisa dimostrazione del come r o rganizuzione alleata sia pronta a combattere la macchina di g uerra dei dittatoti. Di fronle alla macchina prussiana che disprezza il lavoro altrui, sta il concetto americano che si impe rnil. sulla civiltà del lavoro » ,

Perdoniamo p ure al radio commentatore della Roma interalleata tu~:t~~ife°let~!rr:i~~l~de i~te~sdi:~~ 0 Sfr:~~,!~a~~~ ;~~d: ~i\:ms~r:!~u:~ ed esatto> non è il suo forte. Ma se la ca pacità inte llettuale dei t raditori che sono al di là della linea del fu oco si rivela sempre p iù mediocre, sta il fatto che, come diceva Carducci, per scrivere bene, occorre innanzi·tutto pensar bene. Per la stessa ragione scrivere male> s ig nifica innanzi tutto pensar male. E la testa mal costruita del radio commentatore in questione non è riuscita ad evitare di farci sapere che la sua sviolinata o è stata eseguita per commissione o è stata il frutto di una sconcia ed ebbra euforia.

Probabilmente si tratta d ell'una e dell'altra cosa insieme. Il servo, pe tò, che si ing inocchia davanti al padrone e gli bacia i piedi anche men tre quello gli carica le spa lle di scud isciate, resta nella logica di tutti i ·tempi. Egli, cioè, si _contenta di fare lo schiavo finché l'altro si può permettere di fare 11 padrone.

E andiamo pure avanti: un tradito re che p ugn ala l'amico alle spalle rinuncia a1 suo onore, ma s i pro pone di fare il suo interesse. Anche Giuda, secondo la leggenda, tradl il Cristo e si fece dare trenta denari. Si può infine perdere una guerra, poiché la guerra è un gio~o e in tutti 1 giochi si può vince re o perdere. Senonché, come ci inse~nano tutti g li esempi d ella s t oria, d iciamo tutti, si può conservare democratico, perfetta personificazio ne di quello spirito d ella rinuncia e del tradimento che già da lungo te mpo si sta adoperando· per Ja rov ina della Patria nostra, vuole darci un esempio del più abbietto masochismo e della più ripugnante bassezza; Esso, cioè, si commu bve dinanzi alle armi che lo hanno vinto. Considera con voluttà le macchine i cui cingoli vanno straz iando le nostre campagne e le nostre colture, i cannoni di grosso calibro, gli_ apparecchi ultr apo tent i che demoliscono 1e nostre città, polverizzano le nostre opere d 'arte, riducono in brandelli decine di mig liaia di vittime innocenti. Interi quartie ri sono stati demoliti a Roma dall'aviazio ne alleata. Dalle loro rovine emana ancora il fet ore dei cadaveri n o n ricuperati. Il massacro te rrificante continua nelle città. dell 'Italia settentrionale. Due set tim ane fa, a Milano, furono fracellati trecento b am bini dalle bombe alleate mentre erano raccolti nelle loro scuole; la stessa sorte è toccata a parecchie altre centinaia di cittadini innocui.

Ma tutto questo, al radi o c ommentatore amorfo e analfabeta, sembra niente dinanzi alla bellezza d elle m acchine belliche ing lesi e americane. Naturalmente lui non pensa che ad una cosa: e che cioè quelle macchine l'hanno liberato, almeno per il momento, dall' abornto fascismo, e purché il fascismo perisca, tutta l'Italia sia co lpita e precipiti nell'abisso.

Questo e nie nte altro è l'amore d i p atria che esiste dall'altra parte. Avremmo potuto trascurare un simile disgustoso dettag lio della propaganda nemica. Ma occorre che g li italiani sappiano e no n climentichino. li giorno precedente la stampa romana, quella dei sei par titi che dovrebbero andare d ' accordo e che, ape unto per questo, non so no dei p artit i, aveva bru ciato tonnellat e d1 incenso in onore d el ministro Ede n d ì passaggio pe r la -città ete rna. L'uomo nefasto che ha s empre avversato gli Interessi d ell' It alia e che ha svolto nei riguardi di essa u na polit ica d i sopraffazio ne e di ve ndetta, è stato salutato come un amico e un liberatore. Si è esaltata la v isita attuale cont rapponendola _a quella che egli fece nel 1935. Allora egli ve nne tutto umile e se ne andò col cuore gonfio di odio, ma con la coda fra le gambe.

Adesso è venuto da padrone e con la frusta nelle mani. Si è detto che adesso la sua visita è buona e gradita e che l'altra volta che eg li non venne da padrone la colpa fu tutta d el fascismo e che perciò il s ig nor Eden d eve ora ge nerosame nte scusare l'Italia di quello che successe i n quella circostanza

Da u ltimo le emittenti nemiche ci fanno sapere che la G iunta comunale di Roma, nella sua ultima riunione, ha deliberato d al Campidog lio, ripetiamo dal Campidog lio, « di confe rire al Presidente R oosevelt la ci ttadinanza o noraria d i R o ma)>. La decisione, a quanto s i precisa in proposito , vuole significare un atto di riconoscenza per gli aiuti concessi dagli Stati Uniti all'Italia in seguito all'inte ress amento ~er sonale di Roosevelt.

Tutti sanno in che cosa consistano questi aiuti e come piuttosto, secondo quanto ci fa sapere H lugubre « uomo della strada)> che parla alla r adio interalleata di Roma, le popolazioni dell'Italia invasa continuano a correre il rischio di morire di fame. Ma anche se questi aiuti fossero stati di reale portata e avessero giovato a diminuLre le sofferenze degli italiani, il conferimento della cittadinanza romana al P residente Roosevelt, che ha ordinat o i massacri e Je distruzioni che tutti sanno, non avrebbe potuto essere che una bestemmia. Se poi si pensi che ~resto conferimento avvje ne per volontà della masso neria u ni-

::::i:a~i.d:reh:e1ti:n~~ ::f~~ed:t affidato all'Italia nelle presenti circostanze e della depravazione spave ntosa che essa ha dovuto subire.

Tanto schifo, tanto lu rido meretrici o, non p osson o far parte d ell a storia italiana, se l'ltalia, bene inteso, ha anco ra diritto ad una s toria Ma l'anormalità stessa, l'assurdità che sono nell'atteggiamento dei criminali in parola, ci assicurano che ll vero gioco non potrà a ncora dura re a lungo. La forza d elle cose polverizzerà tutta questa degenerazione. La parte sana del popolo italiano, tuttavia, inco minci, sulla base di ques t i fatti, a stabilire le sue valutazioni.

7 novembre 1944.

84.

« CREDO QUIA AllSURDUM »

In uno degli ultimi discorsi d ella vigilia elettorale, Roosevelt ha fatto una delle tante s violinate d'obbligo all'Unione sovietica, iperbolico p rofluv io di fi ori reto rici sui successi dell'Ese rcito rosso, sulle qualità di resiste nza mo rale di quel popolo ai dolo ri e ai disagi d ella g uerra e sulla tenacia di volontà del compagno Stalin. Ma quella tirata elogiativa voleva essere una scaltra in troduzione a qualche altra cosa piuttosto duretta, quas i un aspergere, come direbbe il poeta, « d i so ave licor gli orli d el vaso», ch e prelude la so mministrazione della purga al paziente. Il Presidente, infat ti, ha subito ag-giunto che tali successi non sareb bero stati p oss ibili se la Confederazione nordamericana -e anche l'Inghilterra, osserv iamo noi, per sentimento di giustizia distributiva - non avesse rovesciato nell'U.R.S.S. aeroplani, carri armati, cannoni e munizioni a torrenti.

« La Russia - ha detto Roosevelt - senza gli aiuti degli Stati Uniti sarebbe caduta alla fine del 1942 )),

P oi, con quella discrezio ne tut ta yankee che egli mette in og ni su a frase e in og ni suo gesto, specialmen te se rivolge la parola a stranieri, Roosevelt ha calcato la mano sull' importanza decisiva dei rifornimenti dì generi alimentar.i somminjstrati all'Unione sovietica, senza i quali

Stalin ha accusato il colpo e alla dis tanza di ap~na una settimana, parlando innanzi al SovìU supremo, rimbeccava 1 incauto oratore di . oltre O ceano. La sua risposta ha lo stesso tono e la medesima impostazione tecnica dell'attacco. Una girandola preliminare di complimenti: mirabile l'impresa di sbarco degli alleati in Francia, magnifica la campag na che ne è seguita, apprezzabili l'alleggerimento e le oper az ioni angloamericane i n occidente. ·

« Ma - ba voluto sottolineare Stalin - s~fiza le potenti operazioni offen• sive dell' Eserc ito rosso in estate, le for l e dei no>n:i alleati non sarebbero state in g rado di sopraffare la resistenza germanica così rapidamente co me hanno fotto e di libenue la Francia e i l Belgio».

I punti di vista dei due o ratori sono in stridente contrasto e non spetta a n oi il compito e la fa t ica d i ce rcare di conciliadi. Possiamo però rile va re che j J di saccordo d eriv a d al fatto che Roosevelt e Stalin hanno detto una volta t anto la verità . È i nfatti esatto che senza gli aiuti ame ricani ed ing les i di ma te ri ale bellico e di vi veri sa rebbe stata costretta alla capjtolazione due anni fa, come è esatto industriale, non sarebbe stata in g rado di provvedere con mezzi propri a produrre il materiale occorrente ad alimentare la lotta. Per contro non è men vero che se l'U.R.S.S. non avesse tenuta imfegnata t ant a r,arte delle forze germaniche e n o n. si fosse accollata ne quadro del-

~~~1~!:e:i~f!fti;;r:bt ;;s~in~::isi~o ie:ia &11:rr~;~rcatr: g uardare le coste francesi col bjnocolo. Ragi o nando a lume di n aso parrebbe che la solidarietà politica e la reciproca prestazione degli aiu ti dovesse creare fra i tre magg iori esponenti delle Nazioni Unne - u nit e ma non troppo I - un'atmosfera di rec iproca fiducia e di mutua simpatia. Invece non serve che a stimolare un a mal d iss imulat a impazienza da mortificare la cont roparte, un a fretta davvero strana di presentare ai soci la parcella d ei propri o norari.

D el resto, in un'alleanza dove non es isto no affin ità ideali, ma solo coincidenze· ·accidentali di interessi e dove tutto è calcolo e tornaconto, è vano cercare qualcosa di d iverso da ciò che affio ra n elle acide illusioni di Roosevelt e Stalin.

In due affcrmazfoni i discorsi dei due dittatori coincidono: n ell' esaltazione che ciascuno fa dalla parte sostenuta dal p roprio Paese nel conflitto e per riven dicare il merito esclus ivo di un successo ch e per il momento rimane veramente episodico e non ha n iente a che fare con lo scioglimento finale del la guerra; il 'luale scioglimento riposa ancora sulle g inocch ia d i Giove, se non vogliamo cl.ire che ancora la scienza e la teCn ica abbiano da riservarsi una paro la i mportante n ella faccenda, e la loro parola, particolarmente ingrata a!J'arn- miragl io N eame, riservino anche j cuori disperatissimi dei Kamikaze n ip ponici.

. Dunque Roosevelt ha dichiarato che la tecnica americana ha sbigottito il nemico e stupito il mondo; Stalin che il valore d el soldato sovietico s' è imposto al nemico e ha egualmente stupito il mondo Ora s arà bene rimettere le c ose a po s to . Nes suno vuo le neg are il valore del soldato sovietico, n é sottoval utare la potenza de ll'or g anizzazione industriale americana. Ma Io stupore del mondo non c 'entra, e meno che mai lo sbigottimento del nemico. Questo nemico, s ia in Prussia orientale che nella pia nura un gherese, sul fron te italiano e su l fronte occidentale, è vivo e in piedi, e combatte con raddoppia ta energia contro un avversario di gran lunga superiore jn uomini e mezzi, per guadagnare quel ma rg ine di t empo che gli occorre a ris tabilire l'equilibrio delle forze, anzi a d assicurarsi, per virtù _ di coraggio e di disciplina e risorse g e niali, quella prevalenza m orale e tecnica che gli consentirà d'imporre la propri:1 v o lontà al nemico . Lo ~tupore ~cl m o~d.o, qu.a\u~que sia la pa.rtc d~lJa qu ~le pef!dono g li rnteress1 1dco log1c1, poht1c1 ed eco nom1c1 deglt atton e del neu• traH di questa guetra, va alla German ia e alle schiere assotti.gliate d ell'Asse, che l ottano da sole contro la pi ù potente coalizione militare che la storia abbi:i. mai veduto : u n milia rdo e meno di uomini conti:o centocinquanta milioni all'incirca, i due terzi del globo con le rkch ezze e le risorse di tutte le latitudini contro l 'esiguo spazio delrAsse e d el Tripartito Eppure la santa Alleanza dei popoli poveri n o n s i sbig ottisce, non conta ì nemici, né si lascia atterrire dalla loro potenza ; essa n o n ha della guerra un con cetto computistico: per essa è solo lo spirito che conta. Le macchine e la strabocchevokzza del materiale umano stan no dall'altra parte, d alla nostra le forze imponderabili dello spirito e della coscien2a, il g enio e il coraggio.

V i è chi pensa a questa gue rra come ad un problema contabile, di denaro, di effettivi, di materi ale be llico e di riforn ime nti, e ragiona cosl: gui c' è l'Asse e il Tripar tico e <J UCSto è l'inventario delle lo r~ p ossibilit à : e .1:i stanno i padroni d el mondo co n i forzieri rico lmi d'oro, il gig:rntismo industriale e la stermin ata orda combattente dei lo ro schiavi e liberti. T ira le somme, confro nta i totali e senten zia : vinc~no g li alleati per venti a uno.. :Ma. la p~evisionc è alq u~nto p i~ di fficile cli un oroscopo per una partita di cak10 o u na corsa di cavall i. Tuttavia si deve a codesta aritmetica bambinesca il tradimen to dei Savo ia, quello tentato dai generali tedeschi, tutti i tradimenti e tu tte le d efezion i di quanti hanno disertato n egli ultimi mesi il campo deUa lotta. Nessuno di quei piccoli uo mini che hanno rovinato o tentato di rovinare il proprio Paese, ha sa puto g uardare una spanna p iù in là del proprio naso. Hanno scambi2to i pr? pri rancori, i propr_i interessi, le: proprie delusioni e la propria i nguan bile nostalgia politica e classista con la realtà, la quale non poteva essere da loro p ercep ita co me dato effettuale, perché la realtà n o n si rivela se la luce dello sp ir.i to n on la investe e non le strappi da l se no il su ggellato grido di vemà. La Repubbli ca Sociale I taliana , prima creatura politica sorta in tedr:i~:a " fl~J~:lir,u~lj~~:~, d:li, ~~t~ard~s~~;i;i~ffdim:; i~~ mento :i.l sorgere di movimenti !spirati all 'onore nazionale e alla totda dei veri interessi del popolo in quasi tutti i Paes i pugna lati alle spalle dai loro· r eggi tori. Sant'Agos tino affer ma : « Crrdo quia abs11rd11m est»> perché non avrebbe senso credere in ciò che non sia assurdo: dove arriv a la ragione per la strada provinciale della logica e della dialettic:i., non occorre arrampicarsi per i sentieri impervi della fede. Per Sant'Ago- t o ria. Ma Dio e la vittoria so no due splendenti conquiste dello spiri to.

20 novembre 1944.

Molto Rumore Per Nulla

D opo vent'anni di rigorosa astinenza, gli stracchi e sfiancati ronzinanti d el parlamentarismo nos trano, che aveva portato l'I talia di Vittorio Veneto alla disfatta di Versaglia, all'amnistia ai disertori, all'occupazione delle fabbriche, allo svaligiamento delle botteshe, agli sciope ri cronici, par che annusino, nell'aria v iziata della capi tale occu pa ta dalle variopinte fo rze de ll'i nvasore, il sentore del precluso s tallaggio e scalpitino impazienti di r ioccupare gli stalli d i quell'aula sorda e griB"ia che Mussolini avrebbe potuto trasformare in un bivacco di manipoli se l'incontro con un monarca ip o crita non aves se deviato il co rso d ella rivoluzione fascista.

L'esempio ancora una volta giunge a Roma da Parigi, e la facoltà mi metica dei nostri «democratici» di casa è tale che non sentono neppure il pudore di dìss imubre almeno l'anacronistica impazienza di una ripresa parlamentnre in sedicesimo.

A Roma, a quanto r ife risce il servizio « Notiziario delle Nazioni Unite >I, i partiti coali z;,:ati attorno a Bonomi in nome dell'a ntifascismo sentono il bisogno di un'assemblea consultiva e, vis to che di elezioni pe r il momento non si può parl are, sono all a rice rca d i un espediente per non rimandare o ltre la bramosa v oglia degli ex-onorevoli di ripre ndere il discorso interrotto venti an ni or sono.

« Per risponJere a l crescente int.eresse suscitato nell'opinione pubblica - ti· ferisce r Agenzia di stampa nem ica - d:ii primi dibattiti in seno al Governo, :ii pa rtili e alla stampa su!l'opportunità di dare all' Italia un'assemblea consultiva, il "Notizi:irio delle Nazioni Un ite" ha compi uto un'inchiesta p resso i maggiori esponenti delle varie correnti pol itiche e di pensiero ».

Vediamo quali sono gli i nterpellati cd esaminiamo le loro elucub razioni.

Vi ttorio Emanuele Orlando apre l'elenco degli interv istati. Come Presidente di una Camera dei d eputati deserta ai ospiti, il suo g iudizio sulla riapertura della casa delle chiacchiere n o n poteva mancare. 11 piag n one di Versaglia - riferi sce l'Agenzia alleata - <( attesta il suo culto per l'ist ituto pa rlamentare; ma, data l 'eccezionalità del momento, conviene che bisogni rassegnarsi a servirsi di succedanei e di surrogati. Tale sarebbe, aggiunge, l'assemblea consulti va, Circa il criteno da seguire per la scelta dei suoi componenti, egli rit iene che si debban o scegliere u omini politici che abbiano p er sé l'età e tali qualifiche da essere designat i da un corpo elettorale se anche tale designazione no n sia, come n on può essere, attuale, includendovi senatori 1a cui n om.i na sia stata anch'essa indipendente dall'influenza d eleteria di una a utorità dittatoriale». OrJando esprime anche il parere che il Governo stesso do vrebbe provocare il responso dell'assemblea su tutte le questioni su cui lo rite nga opp ortuno; e p o trebbe, reciprocame nte, u n membro dell'assemblea i nvitare il Governo a mettere all'o rdine del giorno un determinato argomento. N aturalmente al Governo dovrebbe essere riservato il diritto dì non accogliere l'fovito. U na accademia, dunque ; tan to da soddisfare l'ambizione di chi muore dalla voglia di sentirsi chiamare onorevole e di montare in cattedra, Il conte Carlo Sforza, ministro senza portafoglio e alte commissario per le sanzion i contro il fascismo, evidentemente t roppo occu-

F,:!~e~b~::c~:n!~~~a~~e /~~~i~a!f~ 0 J~~~i!eT!t?, psa~~f!fd~vcr~i~:~ eleggere un certo numero di delegati per regione - non moJti, precisa, memore della fo rmula « poca brigata vita beata>) - e ammette che <( quello che più preme è di accentuare il contatto del Governo col Paese i>. Come dire che né Bonomi né i suoi ministri, con o senza portafoglio, o i sedicenti capi di p iù sedicenti partiti, hanno mai avuto dal popolo una qualsiasi anche minima investitura di r a.Ppresentanza, v is to che essi ripetono ·tutti una loro apocrifa -Jegittinutà all'investitura dalle autontà di occupazione.

Alcide De Gasperi, capo della democrazia cristiana, appare favorevole a una specie di Camera consultiva nominata dall'alto; singola re concezione i n un antifascista che proclama se ttimanalmente i l ripudio solenne di ogni criterio dittatorfale.

• Dal1 J'i mpossibilìt/i - egli dice - di procedere a resolari elezioni, inevi t3bile che la nomina debba forma lmente emanare dal Consiglio dei ministri, su designazione dei paititi e delJc o rganizz3zioni sindacaJi, economiche, profes• sionali e culturali».

Come a dire, un'edizione riveduta, scorretta e peggiorata del sistema fascista tanto i nviso, ma che, al momento opportuno, anche a quest i esasperati profession isti dclJ'antifascismo non sembra poi ta nto brutto e d a rigettare in b locco De Gasperi aggiunge:

« .S possibile dare alle deliberazioni della consulta carattere vincolante per j( G overno ».

Di questa opinione invece n on appare l'esponente del partito Jibcrale, certo avvocato l\fanli o Brosio, il quale, dopo aver postulato per l'assemblea consultiva << poteri di iniziativa leç:islativa, facoltà di presentare progetti di legge e di i nterpellanza sull attivhà politica del Governo)), frecisa che « il potere legislativo dovrebbe rimanere esclusivamente a Governo e la consulta g li darebbe pareri obbligatoti ma non vincolanti». Q uanto alla co mposizione della consulta, lo stesso Bros io è del parere che i componenti dovrebbero esse:re indicati dal Comitato di libe razione n azionale, ma che la scelta dovrebbe essere comeletata con altri membri di riconosciuta capacità politica o tecnica, scelti d al Governo, ad esempio fra gli ex-parlamentari antifascisti, o d esignati da enti di importanza nazionale, tra i quali brilla al posto . d'onore l'Assocfazione nazionale partigiani. · ludi cartacei fa capolino i n tutto il suo programma, basato sulle elezioni coi;nunali, provinciali, regionali e nazionali. l\-fa q uanto ai rapporti tra Comitato di liberazione e Gove;no, Nenni è del parere che essi dovrebbero essere di pura e semplice collabo razione.

Emilio Lussu, altro capopartito, coderma « la necessità di istituire al p iù presto l'assemblea consultiva, secondo l'impegno assunto

« l'assemblea deve essere espressione diretta del Paese)), sostiene che il suo carattere dovrebbe essere p olitico parlamentare « con non più di un centin aio di rappresentanti, scelti dal Comitato di liberazi o ne, dagli altri partiti ed, eventualmente, dalle organizzazioni .

L'assemblea, a suo g iudizio, « non dovrebbe avere facoltà di accordare o di negare fiducia al Governo, ma soltanto di criticare la sua opera e di dargli direttive che l'altro potrebbe, tuttavia senza conseguenze, lasciar cadere nd nulla» in vigore laggiù; partirebbe da elezio ni comunali per arrivare a elezioni regionali, che provvederebbero alla designazione dell'assemblea nazionale provvisoria delle terre liberate, con l'incarico di nominare il Governo provvisorio fino all'elezione dell'assemblea cost ituente. Una provvisorietà che si spera possa diventare comodamente stabile, senza colpo ferire. Egli sostiene:

« Solo fa nomina popolare conferirebbe aH':issemblea prestigio e autorità, e potere di controllo su l Governo. Ma in q uesto caso - aggiunge con ferrea logica - s:uebbe difficile chiamarla assemblea consultiva, giacché ne d eriverebbe che Wl organismo nomin.'.ltO dal popolo avrebbe un potere consultivo, ciOC un potere inferiore a quello di un organ ismo, il Gover.èo, che si è nominato da · se stesso».

Preziose ammissioni e giustissime osservazioni, cui sarebbe superAuo aggiungere verbo.

Seguono intervistati minori, come il segretario generale del partito democratico, Enzo Selvaggi, per il quale « i caratteri, i poteri e le competenze della consu lta dovrebbero essere quelli del Pa rlamento», aggiungendo che « dovrebbe essere l'assemblea consultiva nazionale a decidere circa la costituzione di quelle regionali » e non viceversa, come ha invece patrocinato l'esponente <lei repubb licani, e che ~< non dovrePbe esistere alcun rapporto t ra la consulta n azionale, le ~onsulte 1egiona li, il ~mitato centrale o quelli regionali di libe~ ra:uone».

0 e letta attraverso d es ignazioni dei Co nUtati cli liberazio ne, s ia nazio na li sia provinciali»; si dichiara e< contrario all'ammissione di tecnici n ella consulta per l'evidente pericolo di farvi entrare "fascisti travestiti " , perché i tecnici possono essere beniss imo utilizzati d a ciascun ministero, senza che ciò debba r ivestire un carattere politico ». i1%~~e6b!si:~~~~l ir~:!:~~efe0 ~la~~ epir:;1~it;~~ta:e~~:. 1Ìe c~~; funzioni dovrebbero essere di collaborazione e non d i opposizione ». Quanto all a co mposizio ne, si dimostra p ropensa per il mines rrone familiare : i conponenti dovrebbero essere l'espressio ne dei partiti che fanno parte del Comitato di liberazione naziona le e anche di altri partiti, « purché questi r ap p resentino effettivamente importanti co rrenti politiche>).

Infine, d11/cis in fnndo, ecco il p arere di una d onna, Bas t ianin i Mussa Martini, la quale, a nome del comitato di iniziativa dell'Unio ne donne italian e, sostiene che « la d esignazione dd componenti dell'assemblea consultiva dovrebbe venire dal basso e non dall'alto, affinché rappre.

Questo è tutto; e si potrebbe:, alla maniera di Shakes peare, concludere: molto rumo re pe r nulla , p oiché n on altro che nulla p uò apparire questo bizantineg giare di aspiranti parlamentari in una società guasta dal tradimento regio , corrotta dall'esercizio di un'autori tà straniera, che si illude di avere ancora i l mestolo in mano e si agita in un vaniloquio non si sa se pi ù vacuo o più stupido

22 novembri: 1944.

86.

UN NUOVO PAPA?

Il m ondo ha dunque u n nuovo P apa. Questo Papa non ha niente da fare co l Pontefice romano, il quale, ne11 a persona ai Pio X H, ave va avuto forse nelle presenti circost a nze q ualche illusione. Q uesro Papa è Frank lin Dclano Roosevelt, Presidente degli Stati Uniti. E sso è assai più potente di que ll 'altro. Infatti mentre il Papa d i Roma rappresenta dinanzi a Dio soltanto i cat tolici, cioè alcune centi naia di milioni di an ime, quello americano, testè autoproclamatosi i n o cca. sio ne del thank.rg/ving dtry, ossia nel « giorno del rendimento dì g razie», r appresenta o ltre ai cattolici anche i p rotestanti di tutte le sfumature, fili a~~:~~ssi e gli ebrei; qualcosa dunque come oltre un miliardo

Per l' occo rre nza « Papa F ra nklin D elano I » ha lanciato al mo ndo u n messaggio in stile messianico, nd quale ha invocato cd ha invitato l'umanità i nte ra a rivolgere al padre celeste i più commossi ringra· ziamenti per le vittorie conseguite d agli alleati e le più fervide eso rtazioni perché la guerra fi nisca presto a totale vantaggio degli ang losassom. Il nuovo Papa, fra l'altro, cosi si è espresso :

« Jo Franklin Delano, Presidente deg li Stati Uniti d'Amedea, in accordo con la decisione approvata dal Congresso il 26 dicembre 1941, proclamo il g iovedì

23 novembre I944 giorno nazionale della "r~sa di grazie "; e faccio appello al popolo de.gli Stati Uniti affim:hC esso sia celebrato col far convergere ogni sforzo ad affret tare il g iorno della vittoria fin ale e con l'offrire a. Dio la nostra devota gratit udine per la sua bontà verso di noi e ver so i nostri fig li » .

Questa b o ntà d el Dio invocato d al Presidente R oosevelt, natu ralmente, è quella che ha co ncesso ag li aviatori americani e inglesi d i centra re così bene le loro bombe da polverizzare l'abbazia di ~fo ntecassino, innumerevoli chiese in Italia e nel resto d'Europa, inter e città popolose, e di massacrare qu alche ce ntinaio di mig liaia di cittadi ni inermi, fra cui, tanto p er restare ndl'attualità, quei d uece nt o bamb ini sfracellati a Mila no poche settirrinne fa iasieme con le loro maestre. Ma Roose\'elt è il vero criminale di guerra n umero u no ed è troppo logico che rin g razi il s uo d io per la felice riuscita dei s uoi deli tti. N on diversamente facev ano i banditi di altri tempi quando s i recavano in chiesa a implora re qu alche santo perché 1a lo ro g iornata fo sse p ro ficua e, a co leo fat to, per rin g razi are lo s tesso santo d ella sua g rande bo ntà. Se 11 P residente americano v u ()le appende re all' altare de ll a sua divinità q ualche ex-voto, s i rivo lga pu re a noi: gli dare mo le effigi di t ut t e le nostre donne e d i tutt i i n ostri bam bini massacrati mercé la b o ntà del suo dio. A v rà di che i ngombrare il suo altare. E dopo compiuta la cerimonia del voto potrà anc he vendere queste effigi, se egli esige rà che siano in argento e in oro, e realizze rà, secondo il costume ame ricano, un non indi fferente g uadagno.

La co sa più grottesca è che altri po poli e addiritt ura altre r azze si siano associati alla b ella festa ed abbiano celebrato il thank!giving day Tale celebrazione è avvenuta infatti,. oltre che nelle città america ne, a nche a Londra, a Parig i, a Re ims, a J\fosca, a Nuo va D elh i, a Roina. Le emittenti nemiche rico rdano che la « resa di g ra zie » è stata celebrata in altre occasio n i, e per ben diverse ragio ni, da G iorgio Washington e da Abramo Li ncoln. Queste emittenti o metto no d i dice che m quelle circos tarize la <( resa di g razie i> inte ressava so lta nto il popolo americano . Ques ta volta si è v o luto che essa i nte ressasse anche gli altri. P er t ale rag ione la cerimonia più i mpo rtante è q uella ch e h a avut o luog o a Roma.

~ orna dunque, cen tro no n p iù della religio ne cattol ica, ma della n u ova r eligio ne di c ui è Papa F ra nklin Delano I, ha celebrat o giovedì scorso q u esta g rande festa di t utti i credenti del mondo. Non a San Piet ro n aturalmen te (questa basilica o r mai si avvia verso la sua irrimediabile dec:adenza), ma nella chiesa americana episcopale di San P aolo in via Nazionale,

Qui sono convenuti cristiani di t utte le confessioni, co mpresi i cat tolici, nonché ebrei. Erano presenti le autorità militari e civili del Co rpo d ' invas ione. Tra ess i s1 fa not a re che era presente anche il colonnello Paletti, com mi ssario per la regio ne quarta. La re g;ione quarta, per c hi n o n lo sapesse, è quella di Ro ma. R o ma infatu no n è più caput mundi, ma una regio ne Ja q uale J?Orta un numero a mo' dei gal eotti. La cerimo nia è s tata s ontuosa, St so no cantati gli in ni dei q uacqueri. Si è data lettura del messaggio di Roose velt e p o i il co nte Sfo rza, ministro se nza p o r tafoglio del sedice nte Gove rno italiano, ha pronunciato un disco t setto scod inzolan te, nel q uale, fra l'altro, ha detto che gli americani, i quali conoscono o ra assai bene l'Europa, forse per averla massacrata e in buona parte d istr u tta, diverranno una aristocrazia morale.

D opo di che tutti i partecipanti al solenne ri to , fusi, anzi confusi ~;::tr~~1i~~~rfl~!~fi~-cd:s~~~i: r~~:~:t:o~~ ie~~~s~re!\:~ assicurato all'umanità, con la rovina del nostro continente, una g iusta pace.

Tutto ottimamente Soltanto sa remmo cosi indiscre tame nte curi osi dì sapere che cosa abbia pensato in quello stesso momento il santo Padre, guello, naturalmente, ch e sta ancora in Vaticano.

26 novembre 1944, 8 7.

Un Uomo A Mare

L'alto commiss ario per le sanzioni contro il fa scis mo e per la epurazione, il capo del pa rtito d ' azio ne, il ministro sen za p or tafoglio conte Sforza, livido e perfido persecutore dei fascisti nelle terre invase, è un u omo a mare. Lo stanno, i suoi amici, affannosamente sottoponendo alla respirazione artificiale a b ase di comunicati e cli lettere che formeranno uno dei più esilaranti epistolari della politica italiana, ma tutto ciò appare perfettamente inutile e soltanto sconsolato rio: l'uomo è finito. Si può parafrasare il vecchio assioma e dire : Eden locJflo; causa finita.

Nel carosello della cosiddetta crisi che si tr2sc ina a lungo , d a un ordine del giorno all'altro, da una riunione all'altra nel palazzo dei marescialli, da una rnnsultazione all'altra al Quirinale (tutto ciò col semplice obiettivo di distrarre il colt o pubblico che ha fame e l'inclita guarnigione n emica che se ne infischia), t re persone della scuderia a ntifascista appaiono sul p rimo piano. Umberto Carig nano, che h a recitato con molto impegno la sua parte di luogotenente reale ricevendo a:cci~:ar;:~d~~\tl~n~~~i~~ri~\K! ùn~t~~ s~fed~~e~~~n~id~l che i n questo gioco la monarchia è tornata a far parlare d i sé, e questo è già un successo, D ' altra p arte, secondo il B11nd di Bema del 9 novembre, le « correnti monarchiche » si rafforzano e i giornalisti anglosassoni trnvano, ,sempre secondo il B,md, che Umberto Carignano è un « principe assai simpatico». D ove sono fin iti i furori antimona rchici d ei sei partiti antifascisti? Mistero.

U secondo personaggio, I vanoe Bonomi, è il classico tipo del veUe itario: vorrebbe ma non può e quando potrebbe n on vuole. S una « malva>> nel senso più malvagio della parola.

T e rzo tra cotanto senno, il conte Sforza. Vale la p ena ora cli n arrare, con la massima esattezza, secon do il nostro costume, la cronaca del suo cJamoroso infortunio. A ppena sparsa la voce che lo Sforza po teva essere chiamato alla carica di capo del G ov erno o di ministro degli E s teri, veniva diffusa la no tizia che << l'ambasciatore britann ico a Roma aveva fatto sapere che tale n o mina non sarebbe stata g radita a Londra>}.

L'agenzia R euter, in data 30 novembre, si affret tava a comunicare :

Il conte Sforz3. fu autorizzato a rientrare in Italia dietro speciali garanzie assicurnioni d ate daUo stesso Sforza di non inserirs i in nessuna maniera nella politica italiana. O ra il conte Sforza non ha mantenuto tale impegno e il suo comportamento ha dato luogo a r ilievi e p reoccupazioni. Perciò il G overno britannico cons idera questo personagg io n on idoneo a rappresentare l'Italia nei suoi rapporti con le potenze alleate»

Va appena sottolineato H tono acre di ;questo comun icato. N on poteva non man care una eco ai Comu ni i n conseguenza di questo «veto» inglese. È apparso a lla tribuna, per recitare la su a parte, il solito dep u tato labu rist a, ch e ha chiesto i m otiv i del « veto)), anche - h a detto - « non provando alcun inte resse per il conte Sforza in se s tesso )). Il deputato h a creduto d i t rovare l'origine dd «veto» in ce rti atteggiamenti antimona rchici d el conte (si ritorna all'au tunno del 1943), non dimen ticati a Lond ra e nemmeno da V ittorio Emanuele Savoia, rancoroso e vendicativo secondo le t r adizioni dell a sua casata. Nel frattempo u na seconda nota Rmt er ri badiva che Sforza può occupare qualsiasi minfa tero, me n o gli Esteri e meno, bene i nteso, la carica di capo del G overno. PoichC il clamore h a varcato l'oceano, la Renler d à la parola al « po rtavoce >> del Gove rno britan n ico, il quale insiste :

« ti conte Sfo rza non h;1 adempiuto, dopo il suo arrivo in Ita lia, a lle assicurazioni date al Governo b ritannico e a quel lo americano Senza ta li assicurazioni egli no n avrebbe avuto il permesso di rientrare in Italia. Durante H viaggio di ritorno a rrivò in G ran Bretasna il 9 ouobre . Q ui esli ebbe alcune convers:izioni col p rimo m inistro W ìnston C hurchill e col segret:uio ag li Esteri A nthony Eden Q uale risulta to di q ueste conversazion i i corrispondenti diplom:it ici furono in grado d i annunciare che il conte Sforza e ra d esideroso di prestare pieno appogsio :1.l Go\·erno di Badoglio e d i un irsi :1. esso se invit:110 a fa rlo. D op o i l s uo arri vo in It:il ia, il 22 ottobre, il conte Sfor u co nt inuò a d are pubbl ico appoggio a ll o sforzo del maresci:1110 Dadoslio. Quando venne sollecit:i.to, però, nei primi giorni di novemb re, a un irsi a l Governo e ad aiut.:l r!o per renderlo politicamente rappresentativo dei movimenti a ntifascisti, il co nte Sforza si rifiutò, assieme al filosofo liberale Benedetto Croce e ai capi d ei partiti antifascis ti n ell' Italia me ri· d ionale»

È quindi chia ra la natura d egli impegni presi d allo Sforza : lavorare co n Badoglio, non parlare d i rep ubblica, La richiesta di ques t'impegno da parte di Lo ndra d ~finisce gli o b ie t tiv i d ella politica ing lese per quanto con cerne l'Itah~.

F inal mente la questio ne ha provocato u n m te rver1:to d 1 E de n, 11 q uale, « dalla p iù a lta t ribuna del mo ndo)> (cosl venne l'altra volta ch iamata la Camera dei co muni), h a r ibadito che Sforza non p uò esse re ministro degli Esteri perché h a mancato ai .suoi impegn i. D opo aver detto che l'I talia « u na semplice base di operazioni per le truppe inglesi )), Eden ha precisato che, « g iudicando Sforza secondo la no- stra esperienza (di Eden), il conte ha tenuto un contegno sleale nei confronti di Bo nomi, il quale , i n vece, è stato lealissimo». A vendo il solito deputato laburista dichiarato che i partiti antifascisti in Italia aveva no deplorato l'azio ne del ·Fortign Offre, Eden ha r isposto sprezzantemente in questi t ermini:

« Non so nulla di ciò e non me n e curo affatto. Non ba50 la mia azione su quello che un determinato partito in Italia potrebbe o non potrebbe fa re N on è questa la posizione che il ministro deg li Esteri britannico ha pr~o. Ho detto semplicemente che l'attività di questa particolare ~rsona non è t ale da indurci a riporre la. nostra fiducia in lui c.ome ministro degli Esteri. Questo è il punto di vista del Governo e rimane perfettamente indicato anche in seguito a quanto ha detto l'onorevole Devan ».

A questo punto, un altro deputato laburista, e facciamone il nome per ~a storia, tale Thomas, ha tentato di commuovere la Camera dei rispondendo che in tutto quel periodo « Sforza si trovava negli Stati Un iti, dove deve aver trovato molto dura la lotta contro Musso lini)). Allo ra Thomas ha replicato dicendo che Sforza aveva esercitato la lucrativa professio ne di martire d ell 'antifasc ismo anche i n Francia, ma Eden, non meno ironicamente, ha ribattuto che « la lotta c::ntro Mussolini deve essere stata egualmente difficile anche da là ».

L impida è la morale 'della cronaca. La Gran· Bretagna è l'arbitra deUa politica italiana nelle terre invase, fa cioè la sua poli tica per i suoi 6nì europei e imperiali.

Eden ha parlato di Sforza col linguaggio con cui si parla dei servito ri i nfidi , Sforza è oggi, inna nzi al mo ndo, uno squalificato morale, poiché non doveva prendere impegni quali si foss ero se non e ra deciso a mantenerli.

A dire il vero, avremmo preferito che la liquidazio ne di Sforza fosse avvenuta in altro modo o in a lt ra sede, mn poiché non sempre si ha la fac oltà della scelta, ci limitiamo a dire che Sforza, per infinite ragioni, meritava di finire come è finito . B. l'eterno destino, è l'i mmancabile castigo dei traditori.

3 dicembre 1944.

Una Lacrima E Un Fiore

Un giorno, che sembra ormai r elegato negli evi p iù remoti, non uno ma due messia si incontrarono su una nave in pieno Atlantico e annunciarono al mo ndo una Carta, che prese il nome d all'Oceano sul quale era stata elaborata. li taPt-lnm propagandistico fu immenso. Le st ilografiche esaurirono lo 1/ock degli aggettivi, un nuovo vangelo era stato dettato per re ndere felice, finalmente, questo {><>Veto, reietto genere umano, che è costretto a popolate, t ra le minad.i di pianeti dell'universo, qu esta insignificante sfera che si chiama la terra. Cinematografi ci tramandarono la scena d ell'incontro e quella del canto cora le n el quale le voci dei due messia-ladroni avevan o l'aria, a bocca spalancata, di tributare in lingua ing lese, cioè nella li ng ua d d pirati, le lo ro g razie all' Onnipotente, che li rendeva artefici di tanto destino.

. Sono passate alcune decine d i mes i. La guerra ha continuato a svolgersi con alterne vicende nel suo vorticoso, sang uinoso ritmo, e d ella Carta, della famosa Carta, nessuno più si ricordava. Quando all'impr ovviso, quasi p er u n risveglio i ncredibile di pudore, la Carta è rito rnata di attualità. D avanti al ri nnovarsi dei vecchi s istemi di alleanze e controallca nze, le quali, co me n~l caso franco.ru sso, ripetono senza la min ima variazione il g ioco di un: tempo, quello d ella vecchia diplomazia che si riteneva superata, alcuni giornalisti n or damerican i hanno la curiosità di domanda re al Presidente per antonomasia che cos a era accaduto d ella Carta atlan tica.

Questa sce na si è svolta in u na delle riu nioni settimanali che Delano Roosevel t co ncede ai rapprese ntanti della «sua» stampa. C'è da rima nere assoluta mente d i pt1lfa, come dicono gli autentici SU· perstiti ambrosia n i, dava nti alle risposte che il Presidente h a dato alle domand e r ivoltegli da u n gio rnalista, il quale osservava come q ualmente « molta gente pensa che la Carta atlan tica stia perdendo i su o i scopi e la sua efficacia». Ma, prima di t utto , questa Ca rta è mai esistita ? Noi, ingenui (s tavamo per pronunciare un'altra as sai p iù comune parola), noi ab b iamo sempre creduto all'es istenza della Carta. Nient'affatto. Roosevelt ha dichiarato che tale Carta non è mai esistita come d o cumento formale. È stata scritta sulle onde e le o nde l'hanno portata v ia.

Po iché il g iornalista nordamericano, più che sorpreso, appariva esterrefatto, Roosevelt ha voluto dare una spiegazio ne del singo lare fenomen o. Egli ha çlovuto ammettere che in alcuni <<casi» gl i obiet· tivi d e lla Carta atlantica non sono stati raggiunti, ma, h a i nsistito Roosevelt, « essi es istono come esistono gl i obiet tivi d ei d o cu menti che risalgono a molti seco li a d die t ro )>. E d ha citato, ad esempio, i « dieci comandamenti >>; con che egli ha volu to tacitamente paragonarsi al grande profeta del Sinai. Non g li bastava, perché, d opo aver sottolineato che <{ la Catta atlantica>) avtà nella storia i l suo posto come « un grande passo avanti», eg.li ha ricordato che << un p asso avanti» furono anche « i quattordici punt i dì Wilson, che costìtui· scono qu alche cosa che n oi tutti desicfcriamo di vedere attuato».

Questo inaspettato r ichiamo ai famigerati quattordki pu nti d i \\lilson, che l'A medea, per prima, si rifiutò d i applicare, ha un suono s in istro, vorremmo dire sepolcrale. Il Presidente, che a detta dei giornalisti presenti e inter1;ellanti non aveva il suo solito « umore gio· viale>) (difficile l'allegria q uando piovono delle legnate I), perché ha avuto l'i dea poco felice d i evocare dal s uo lontano sepolcro quel Wil· son che mo rl, come tutti sanno, in una casa di salute per malattie nervose ? Forse, pe r con vincere g li asco ltato ti che t utte le trovate p iù o meno <e messianic~~ >> degli .am~ricani. 6niscono (C~rt~ atl~nti~a d i Roosevelt o quattord1c1 p un u d t Wtlson) in colossali m1s t1ficaz1001?

E che il grn ndc passo in avanti di Wilson ha condot to alla seconda g u erra mondiale? Ma che cosa sa reb be la democrazia se n on avesse come suprem o obiettivo della sua attività quello di mistificare e c ioè di illudere e di ingannare i popoli ? Ora che le gi randole sono spente i n fiumi di sang ue ci si viene a di re che la Carta non è mai esistita, che, ciuincli, no n ha mai impegnato n essuno, che ~tt'al più essa h a u n valo re m orale di caratt ere ormai p iù archeo log1co che storico, come i mosa ici comandamenti, e che, quindi, più cambierà, p iù sarà la stessa c osa.

Non per nulla la R ader d el 2.~ dice mbre, nella sua trasmission e delle ore 2. I. 30, ci fa conosce re l'opinione di un memb ro infl uente del partito laburista indipenden te, i1 quale ha dichiarato che « gl i avven imenti in Grecia h:1.nno distrutto l'ultima ill usione che l 'lngh.ilterra stesse combattendo la g uerra per la democraz ia ».

Questo influente signore fa il finto tonto perché nessuno meg lio di lui, inglese e deputato alla Camera dei comu ni , sa che la Gran Bretagna è entrata in guerra soltanto per difendere, conservare, e, ove possibile, allargare il s uo impero, e che per tutto il r esto se ne infisch ia, fedel e, come sempre, alta fo rmula class ica dell'egois mo britann ico: io, p oi i l mio cane e finalmente i l mio prossimo

La Carta atlant ica? Una lacrima, un fiore e a/Jlen.

2:; dicembre 1944.

PALMIRO, OVVEROSIA IL PALADINO DELLA CORON A

Siete immantinente pregati, o voi che benignamente ascoltate, d i crede re che non si t ratta di u n romanzo alla Carolina Invernizio. E chi di noi d'altronde, negli a nni lontani dell'adolescenza, n on ha letto almeno un romanzo della inesauribile, tipo, ad esempio, Rina, ouuerosia l'angelo delle Alpi?

Ma non si tratta di ciò. Il t itolo di questa n ota si riferisce ad uno d ei più bu ffi e p ar adossali episodi della cronaca politica nell'Italia ang lo ame ricana.

Esiste u n generale laggiù, nomato Arnaldo Azzi, il quale, pur essendo comandante regionale in carica , ha scritto, sopra un quotidiano di Roma, i n data 2.4 dicembre u . s., un ar ticolo su La guerra e l' e.rercif(I, nel quale esp rimeva il suo punto di v ista circa « la riorganizzazione morale e materiale delle Forze Armate)), articolo che, secondo un'emittente nemica di Roma, dava luogo ad un vivace dibat~ il generale

Azzi proponeva la sostituzione defia denominazione di <e regio Eserci to italiano 1> con quella <1 democratica )I di « Esercito nazionale italiano», !a dispensa pe r ogni grado dal vincolo del vecchio giuram ento , la sostituzione della marcia reale con l' inno del Piave, 1a sopp ressione della p reghiera al re letta dai cappelJani d urante la t fessa, e altre riforme non meglio specificate nelle trasmissioni delle radio ne miche.

Il risultato d i ques te proposte e del v ivace d ibattito da esse p rovo- cato è stato quello che si poteva prevedere e cioè i! siluramento imme. diato dell'incauto generale. Egli ha creduto, ingenuame nte, di vivere i n un altro ambiente, dive rso da quello nel q uale effettivamente vive.

. evidentemen te i1 gene rale Azzi non considera pi ù il pall adio della nazione. E gli ha semplicemen te d imentìcato che la monarchia, al sud dell'Appennino, esiste an cora, non solo, ma sta rafforzandosi attrave rso 1'::i.zione di elemen ti a lei tradizionalmente d evoti, e militari e civili; che la monarch ia esiste i n quanto il vecchio re non ha minimamente abdicato, ma si è limitato· a confe rire prr;; tempore le sue attribuzioni al figLio; che Costui, sotto la specie di 11.1:0gotenente, prende sempre più sul serio le sue funzioni, parlando e girando; che dei se i p artiti antifascisti, almeno quatt ro sono già nell' orbita della monarchia, mentre i loro rappresentanti mi nistri sono mini stri della regia luogotenenza.

Leggendo quanto sopra, taluno di voi, o lettori, si domanderà: ma come, i partiti monarchici so no quattro ? Finora se n e conoscevano tre, e cioè il cle ricale, il liberale, il democratico (De Gasperi, Solcci, Ruini). E qual è il quarto? Rispondiamo : il quarto è il partito comunista italiano, del qual e si è: assai poco democraticamente autoprocl amato « capo >> Palmiro Togliatti, vicepresidente del Consiglio della regi a luogotenenza, n onché, o rmai, paladino sceso in campo per la conservazione e la difesa delle patde, monarchi che nonché savoine istituzioni. Possibile ? Possibilissimo. Infatti, mentre i giornali di sinistra (socialisti e p artito d 'azione) hanno più o meno acerbamente dep lo rato la misura p resa contro il generale Azzi , tale misura , secondo una radiotrasmissione nemica, è stata pienamente approvata da una dichiarazione che Palmiro ha imposto al suo partito.

Da quanto sopra risulta in maniera irrefutabile che la « li nea polit ica» del partito comunista togliattiano nell'Italia invasa segue queste direttrici di marcia : a) salvare la monarch ia; b) mandare, per il supp lemento di guerra, altre centinaia di migliaia di proletari a farsi scannare per conservare, insieme con la monarchia dei Savoia, quella di Giorg io VI d'Inghilte rra.

V1 è u n'innegabile concomit anza di atteggiamenti fra Churchill e Tog liatti. Il primo ministro inglese ha infatti riI?ctutamente dichiarato :in~~~hii:i\s~~~oìn~~rc:!~!~!1:i sà~ moltissimo sen tirsi appellare «eccellenza)>, Certo è che nelle cronach e politiche d i do man i un capi to lo dovrà e ssere necessariamente riservato al comunista Palmiro, ultimo ma intrepido paladino della Corona.

Palmiro n on si propone assolutamente nulla di diverso Che cosa possano p!!psare i proletari di q uesti funa mbulismi non interessa minimame nte i burocrati del comunismo stipendiato in dolJari da Mosca.

; gcnn3io 1945.

Da Lublino A Londra E Ritor N O

Il Comitato di liberazione nazfonale polacco <li Lublino ha celebrato l'i nizio del nuovo anno autoproclamandosi Governo provvi- con il p ortafoglio d egli Esteri. Quattro p art iti, e cioè i contadini, i lavorat ori, i socialisti, i democ ratici, sono rappresentati riel n uo vo Governo. Il comandante in capo deJ le for ze p olacche ha ordinato che i centoquattro cannoni della guarnigione di L ublino salutassero .l'importante evento con dodic i salve. La radio polacca di Mosca ha trasmesso la dichia razione congiu nta dei 9 uattro partiti , nella quale e d etto che q u esta trasformazione real izza 11 desiderio di tut to il popolo e o lacco. .

Il Presidente Berut ha subito r iassunto in alcune brevi dichiara}!0~~l~n~~o~~~;~:se~~l barbarie occidentale rappresentata dai tedesch i, ha aggiunto:

« La Polonia non potrà mai svolgere un tale compito se il potere viene a ttr ibuito ad agenti ddla reazio ne i (Jua li si nascondorl.o sotto la faccia di pseudosocialist i. So lo una Polonia democratica legata dall' alleanza e dall'amicizia con b. Gran Bretagna alla R ussia sovietica può essere suardiana della pace. Senza l'aiuto dell'Unione sm.·ictica, la Polo nia non sarebbe mai riuscita con le sue sole forze a libera rsi dalla schiavitù hitleriana ».

Berut h a concluso p arlando della particolare am(cizia di Stalin verso la Po lonia ed afferma ndo che tu tta la Polo nia d esidera avere un suo governo sul suolo della Patria e n o n a Londra.

D 'a ltra parte, il primo ministro Moreski è stato ancora più esplicito nei rig uardi del Governo fantasma polacco di Londra. Egli ha d etto :

« Il Governo provvisorio polacco, il qua le esprime la volontà del popolo polacco di sopportare il p eso in tero d d la nnione per la liberazio ne totJ.le del!J. Polonia, informa tutti g li Stati e le persone interessate che non riconoscerà né accord i finanz iari, né altri accorJj concl usi con il Governo emigrato polacco di Londra».

Tutto ciò h a. provocato sorpresa, amarezza e g rande confusione sulla riva del Tamigi.

Il pdmo ministro del Governo polacco a L ondra è m ontato su t u.ne le fu rie cd ha detto che il Governo da lui presieduto è il solo org::ino legale e cost ituzionale il quale abbia diritto di p arlare i n nome della sovranità del popolo polacco, ed ha aggiunto testualme nte:

« Nostro scopo supremo è quello di uggiungere la libertà e l'indipendenza senza che fattori estranei interferiscano nei nostri affari interni. Il nostro com· pilo pili difficile è il regolamento delle relazioni polacco•sovietiche N o i continueremQ i nos tri sforzi per g iungere ad un accordo con la Russia so vietica e per stabilire relazioni timichevoli p er la collaborazione de\ dopoguerra ».

Jno ltre il Governo polacco di Londra ha diramato una dichiaraz ione ufficiale, la quale accusa il Comitato di liberazione nazionale dì aver:e preso i poteri contro la volontà del popolo. La dichiarazione afferma poi che le condizioni d ella nazione polacca non le consen tono di esprimere la sua v o lontà e di manifestare la sua disapprovazione nei n guardi dell'atto illeg-ale da parte del Comitato di Lublino , che cisa che l 'amministrazione de i tenitori polacchi da parte del Comitato è stata p os sibile solo in conseguenza della situazione militare. Essa conclude affermando che la responsabilhà per la direzio ne della lotta deUa Po lonia contro i tedesch i res ta al Governo oolacco di Londra e che d opo la liberazione dell'intero territorio si tèrranno le elezioni per la scelta di un sistema politi co che risponda alla v olo ntà d el popolo. Ce n'è abbastanza. Sappiamo dunque che dal g io rno p rimo di anche de j ure, ma l 'uno esclude l'altro in nome della libertà, di quella libertà cio è per cui tutte le nazioni unite dicono di combattere. Che ne pensa il signor Churchill ? Nel discorso del 14 dicembre scorso egli non poté fare a meno di riconoscere che la Gran Bretagna dichiarò g_uerra alla Germania in adempimento alla garanzia data alla Po lo nia. Questa precisazione era del resto inevitabile. Alcune coscienze, anche se n o n molte, hanno incominciato a t urbarsi nel campo anglosassone pe r questa deviazione sfacciàta delle ragioni essenziali d ella g uerra. v;v~

11;':cJ:;~i~~:eJi

Bretag na a proposito della question e polacca, sentiva il bisogno di dire:

« 11 dichi1razione di Mosca è un ilaterale e fatta sulla base d ella legge del p iù forte. Cionondimeno ci sembra assurdo dovere arrivare al franco r iconoscimento di questo equivoco fatto, alla conclusione cioè che certi amer ican i stanno traendo, per cui la ·g ue rra contro la G e rmania sarebbe stata ora privata di tutto il suo significato morale 1,.

Senza dubbio per questo il signor Churchill nel discorso citato manifestò tutto il suo malumore perché il Governo polacco di Londra non era riuscito a metters i d'accordo con quello di Mosca. Un accordo di questo genere avrebb e calmato tutti gli scrupoli morali delle Nazioni Unite, ma è troppo facile convincere un Governo, sia pure fantasma, a rinunciare ad un buon terzo se n on addirittura ad una metà del territorio nazio n ale. Onde Churchill dichiarò che i polacchi, in compenso del te rritorio perduto, avrebbero avuto rutta l a P russ ia orientale, compresa Danzica, bella ed industriosa città, ed altre terre ancora della Germania. Q ueste terre certo erano popolate d ai tedeschi, ma i molti milioni di abitanti tedeschi sarebbero stati espulsi da quei luoghi. Ciò cost ituirebbe una operazione _ facilissima.

« l:t G ermania - egli ha detto testullmente - ha già per<lutQ sei o sette milioni di uomini nel cor so della guerra, qua lche altro milione lo perde r.i nd le battag lie di primaver.1-cstate. D unq ue avrà il posto per albeq;aie gU esuli delle provincie da dare alla Po lon ia» ,

Questo togliere le terre a una nazione e seminar e gli abitanti in u n altra non costituisce senza dubbio un saggio convincimento di quel nuovo ordine che gli alleati vorrebbero dare all'Europa , ma il sinistco progetto di Churchill è già sorpassato. Quando egli meno se lo aspettava, il Comitato di liberazione n azionale cli Lublino diventa, d'accordo con la Russia sovietica, il Governo provvisorio d ella Polonia. Q uesto G overno, per ora, no n si occupa minimamente d el problema delle frontìere; esso determina un fat to nuovo , il q uale ripete, sotto altea forma, l'episodio della Grecia. Churchill ha accarezzato, aiutato, incitato coine ha potuto il Governo polacco di Londra, Ora questo Governo non serve p iù, Fantasma prima, ancora p iù fantas ma rimane adesso, dopo, cioè, l'occupazione bolscevica di una p arte della Polonia. Il Governo Arczewski h a ancor~ il coraggio di due che l'Inghilterra propone e la Russia dispone.

8 gennaio 1945.

91

Pan E E Sangue

Quando ci fu l'armistizio, i ncredibile mistificazione e supremo inganno d el nemico vero, nonché di quello annidato nell'interno del Paese, si fece credere al popolo siciliano, come a t utto il popolo italiano, che ci sarebbe stata la pace, cioè la fine d ella guerra. E perciò tutti i siciliani e tutti g li ital iani pensarono che se anche avesseco t dovuto esservi conseguenze indirette di u na g uerra che sarebbe continuata su altri fronti, tuttavia non si sarebbero pretes i da loro ulteriori e anzi p iù gravi sacrifici di sa ngue. V iceversa, grazie ai tradito ri complici del nemico, gli italiani cli Sicilia si sono sentiti chiedere la par- · tecipa zione alla guerra contro gli alleati di ieri e al servizio di coloro che hanno scientificamente di strutto ]'isola. È soprattutto per questo che il popolo siciliano, tradito pe r la seconda volta dai cosiddetti liberatori e lo ro complici, insorge con tro le forze del Governo bon omiano e particolarmente co ntro il supremo provveditore di carne da cannone per la Russia, che risponde al n o me di Palmiro T ogliatti, Vicepresidente d el Consiglio della monarch ia di Savoia. Il profondo disagio in cui si dibatte quella popolazione ha un duplice aspetto, polit ico e d economico. L' uno e l'altro sono i n funzione reciproca. I moti di Palermo e di Catania furono determinati soprattutto d alla fame e dall'insufficienza deg li stipendi e dei salari; quelli molto più g ravi che stanno svolgen dosi adesso in alcune parti dell'isola sono una vera e ptaJ?ria ins urrezio ne contro il Governo Bonomi e la sua pol itica, che sp inge si no alle più into llerabili conseguenze il danno e la vergogna del t radimento e della capitolazione.

Quella del separatismo è una gonfiatura d ei circo li governativi toma.ni .. per confondere le idee del popolo sulla vera situazione sid~ liana. P ochi \ìag lietta e azzeccag arbugli della vita provinciale dell'isoJa. foraggiati da lo straniero e senza seguito, costituisco no i quadri di un esercito i l quale n o n esiste che n elle loro malvage i ntenzioni. In realtà., come ha detto giustamente il D uce nel suo recente discor so a Milano, · i siciliani non vog liono separarsi dall'Italia, ma da Bonomi e dalla cricca d ei traditori, i quali hann o aiutato il nemico a invadere il suolo della Patria, perché il nemico, a su a volta, li aiutasse a pre ndere il potere per servirlo. È stato il dramma d egli interessi creati: gli antifascisti hanno chiamato Jo straniero in c~sa n ostra per distru ggere il fascismo, e lo straniero si è valso della criminalità partigiana dì alcuni pessimi italiani, capeggiati d al re e da alcu'n i suoi cortigiani in feluca, in marsina o in cravatta rossa, pe r distruggere il fascismo, suo capitale nemico.

Passata la pazza euforia d el primo momento, della q uale i siciliani ~~~~°ch~tti~:mt~ti~r~\~nt~~~ del1'abbon danza, ma l a po rta da cui e ntravano la guerra, la miseria e la fame, i l seneroso popclo d ell'isola, la cu i coscie nza unitaria è s tata sempre Vlva e operante, per il primo, n ell'Italia invasa, ha d ato i l segnale della riscossa e ha impugnato l e armi. Finché s'è trattato di protestare contro il Governo affamato re, infeudato agli interessi delfa p lutocrazia anglosassone e delle classi capitalistiche paesane., il p opolo siciliano è sceso in piazza e si è abbandonato a pacifiche dim o~ strazioni, represse nel sangue dagli uomini che si arrogano il d iritto di governare l'Italia pe r mandato di Londra, 1fosca e Wash ington e in nome della coalizione antifascista. Ma quando Donami ha chiamato i g iovani e richiamato i soldati anziani alle armi per mandarli a combattere oggi contro 1-a. Germania e domani, come è stato u fficiai· mente annunciato, contro il Giappone, a undicimila chilometri dalla 'loro terra, i siciliani sono insom. Studenti, impiegati, ope rai e contad ini s i sono dati alla campagna, e, costituiti in bande, fottano tenacement e contro j carabinien e le altre forze di P o li zia che il Govern(> di Roma ha incaricato della reP.ressione. I ribelli, che controll ano estese plaghe e ha n no costitu ito 11 loro più i mportante centr o di resi~

frf~r;aro~:ri1m~Ift:~f

0

:: che « non intendono imp ugnare le armi e versare i l proprio sangue a beneficio dello straniero, in g uerre che n on interessano il P aese».

: er~oaia;~~~~.

Questa dichiarazione mette a fuoco il carattere dell'odierna rivolta siciliana. È chiaro che no n si tratt:l di un moto a carattere regionalistico e nemmeno di un fenomeno di collettivo smarrimento della coscienza civica e militare. h , in vece, l 'improvviso irrompere nelle te nebre che si addensano sull'Italia regia d1 una coscienza nuov a 0 meglio del risveglio d ella vecchia coscienza isolana, che vive semPre nell'Italia, la madre augusta che h a espresso dal p roprio seno uno de.i e iU alti intell_etti pohtici, France~co Crispj, il p:1mo ad avere d ella m 1ss1one e funz10ne europea, mediterranea e africana dell'I talia un concetto anticipatore dei tempi.

Gli insorti di Comi so hanno rotto i ponti co n l'Italia del trad imento con gh altri due figuri, Togliatti e D e Gaspeii; hanno proclamato che if popolo sici liano (e tutto il p<>polo de ll'Jtalia invasa è certo dello volentieri, invece, contro le forze r egie di Polizia e contro i reparti angloamerkani ch,e prestano loro man forte. Questo si chiama sentire dell'Italia non ha altro obiettivo : difendere il pane e il sangue dei suoi figli.

17 SC'nnaio 194'.5-.

92.

Truffa In Tre Atti

La « voce della Jugoslavia», trasmessa nel programma dc) se r· ,•izio informazioni del reale Governo jugos lavo di Lond ra, rievoca Woodrnw Wilson, i1 quale, alla. fine dell'alt ra guerra, ebbe una parte decisiva nella creazione dello Stato serbo-croato-sloveno, e nel nome di Wilson s i rivolge a Frànklin Delano Roosevelt; perché, acce ntuando quell'atteggiamento spietatamente antitaliano della po lit ica degli Stati favorire la delimitazione delle future frontiere jug~slave

Dice testualmente la trasmissione ufficia le jugoslava di Lo ndra:

« A lla fine delrattuale guer ra le front iere fra J'Italia e la Jugoslavia dt>b· bono essere mutate, se si vuole riparare a una ingi ustizia e assicurare la pace nel· l'Europa centrale e nelt'Aclri:itico. li Com itato di libe razione nazion:dc e il r eale Governo j ugos la vo di Londra sono pien.:1mente d'accordo su tali a spirazioni ttr· ri toriali dd popolo jugci~l::ivo Si::imo perfe ttamente sicuri che t::i li aspirazion i sar:1nno p ienamente comprese negli Sia t i Uniti d 'America, come già furono comprese a lla fine del l'a ltra guerra d:1t Presid ente Woodrow Wi!son, e che non po tr:inno essere ammesse le m ire i mper ialistiche ita lia ne ai danni de lla Venezia Giulia, abitata in maggioranza da croati e da sloveni &.

Quasi nello stesso momento giunge la notizia da Parigi che un tale Domen ico Russo, autoproclamatos i presidente del Comirato cen• trale italian o di liberazione della Franc ia, h a fatto dichiarazioni alfa stampasu i rapporti franco-italiani. Q ues to signore, nel periodo t ra le due guerre, si spacciava per corrispondente di giornali cattolici al regime. A un certo momento la sua presenza fu giudicata sospetta e fu p regato di girare a l larg o . Ora egli afferma nelle d ichia razio n i in questione che l'accordo tra la Francia e l'Italia è a buon punto. La Francia ri nuncerebbe a ·o g ni ri ve ndicaz ione territoriale sull' I t alia e l'Italia accette rebb e l'abolizione della convenzione del 1896, la quale accocdav:a alcuni privilegi agli italiani residenti in Tunisia.

Nessuno sa i n q uale misura coincida con la realtà la cinuncia d ell a Francia a rivendicazioni territoriali, che, per rife cirsi all'Italia, che n on ha mai t o lto niente a nessuno, sarebbe più esatto chiam are in "altro modo. L'abolizione però della con venzione del 1896 per gli ita· liani di Tunisia sareb be sicu.ca. Essa cos tituisce pertanto un a nuova dimostrazione di quell'ideale di giustizia verso cui tende l'organizza. zione d e mocratica dell'Europa.

Nel suo discorso d el 18 gen n aio, Churchill affe rmò che l'lnghiJ . tena non ha nessun bisogno dell' Italia ca!Ue socia in alcuna combinazione politica, sia in Eu ropa, sia altrov~; E poiché i suoi servi italiani si preoccuparono molto di questa sua d ichiarazione, il pri mo ministro britannico si affrettò a p recisare, in un comunicato ufficiale, che egli aveva detto n on di non aver bisogno dell'Italia, ma soltanto d i no n averne bisogno come socia in qualsiasi combinazione pol itica. I servì ital ian i a queste pa ro le hanno creduto di poter respi ra re~ T ali paro le tuttavia non possono s ignificare altro che l'In ghilterr~ be n lung i dall'associarsi l'Italia in q uals iasi s is temazio ne po litica, avrà bisog no di essa per farsi fornire aella ca rne da cannone o pe r ado perarla in qualche b asso se rvizio. Poch i giorni prima il ministro Eden, ripetendo un'idea già nota, a veva manifestato la decisione di non rest ituire all'Italia le colonie e i pos sedimenti.

Questo il quadro della situazione italia na in Europa come dovrebbe essere secondo le intenzioni degli alleat i e con l'approvazione dei t raditori. Una nuova precisazione al rigua rdo, e non ne mancheranno mai.

Nel frattempo Bonomi rich iama dieci classi alle armi e in t u tta l'Italia invasa s1 organizza una campagna propagandistica per indurre i giovani richiamati, in realtà non tro ppo convinti, a prese nta rs i regolarmente. Le parole più arde ntemente patriottiche vengono usate p er l'occasione Si dice tra l'altro che una nazione non è tale se non ha un esercito , si dice anche che l'Italia non avrà alcun diritto ad assider si nel co nsesso d elle nazio ni eu ropee se n on avrà prima e roicamente e in larga misura combattuto Tutte queste cose non furono dette nei g io rni che p recedettero 1'8 set tembre. Allo ra si cercò di sfruttare

~:~:ir:r7!i l~?tab~~!

1/~:e~~! ~ : : , ~~sstu:r~ ~f~~!~~t:!~n°c~ tfhdi ti nu arla. O ra si riprende il rep ertor io della virtù g uerriera, n onché delle frasi rutilanti, e si vuole che i l popolo italiano torni al combattimento.

M a cori quale programma ? Con quali scopi? L'abbiamo d etto: per rinunciare alla Venezia Giulia, per abolire la convenzione degli italiani in Tunisia, per essere esclusi da osni sistema politico europeo e fornire soldati all'Inghilterra e ali' Amenca contro ti Giappone nell'As ia o rientale, dove queste nazioni devono riconquistare le loro terre o difendere i loro interess i, per perdere le colonie, per contdbuire in fine - e questo è sottinteso - a scacciare e ad assassinare il popolo tedesco.

Una ig nobile truffa i n dive rsi atti è stata ordita contro il p o polo italiano li primo atto fu il ? j luglio , quando g li si disse che il regime camb iava, ma la g uerra continu ava. Il secondo fu 1'8 settemb re, qua ndo f li si di sse ch e c'e ra un armi stizio, ma che esso avrebbe riacquistato si parl a di togli ergli ciualcosa.

È questa ceno la fase più diffidlc. Indurre un popolo verso le soluzioni eroiche dopo averlo trascinato nella vergogna non è troppo comodo. Ma i propa$andi sti bonomiani si sforzano di sollecitare un p o' dappetutto alcun i r esidui di orgoglio nazionale, e, con qualche sfiJat a di t ruppe italiane in div isa straniera e con m olte spiegnioni caticatur:i.li, vogliono che j1 pop o lo abbia l'illusione di avere ancora un esercito. Quest'esercito non esiste nell'Italia invasa; ma, anche se potesse mai esislere, ad esso mancherebbe sempre ciò che rende sacra e rispettata una qualsia si massa di armati che marcia con le bandiere spiegate : l'onore.

31 gennaio 194:S

9}.

BRENNO A )ALTA

H convegno di Crimea , cosl Stalin ha voluto che si chiamasse per la storia, ha suscit~to, come era logico prevedere, una vasta eco nel mon do, eco che non è destinata a rapidamente dileguare.

Quasi tutti gli organi lauda to ri e pubblicitad hanno esal tato a g ran voce il comunicato uscito dopo le conversazioni, ma tuttavia no n mancano qua e là le dissonanze, che sembrano accentuarsi passato il primo periodo del programmat ico imbottimcnto dd cran i, secondo una fras e coniata n el tempo più felice e parlamentare di una democrazia europea.

I fra ncesi levano acute strida perché non fu invitato De Gaulle; ~uf~f:~hàeFi~a~~~i~a:n~~~~~a~~sef:r~fni~a~e:~li~~~e:;~1::rec~t~ che si è effettuata quella ch e in America è stata già chiama ta « la quinta

~i~ìafi~;a!on~~~a~ia ~ t~~;fi:p0ul~ni0 acli:?a~~it~~; E final mente n o n mancano i pacifis ti, i quali considerano la conferenza di Crimea come il preludio di una terza guerra mondiale. Non è il caso di atcardarci su quanto p otrebbe definir si la cronaca di conto rno della conferenza, quantunque anch'essa non manchi di sign ificato. li fauo è che, con una temeraria incoscienza e una fe rocia di netta

~ htm! :~:\nd~:~f~f alla realtà , la condanna d ì morte contro la Germania; n on coiltro Ja Germania in quanto Stato, ma in quan to popolo e raz2a.

Le oss a di Clemenceau devono fremere di gio ia. Il programma di sterminio di venti milio ni di tedeschi cui egli accennò a Versaglia è oggi l'obiettivo deg li alleati, per q uanto non più venti, bensl trenta milioni d i uomini dovrebbe ro, in un modo o nell'altro, scomparire

Se gli alleati vincessero (ma dopo il convegno d i Crimea tale ipo- tesi ci appa[e ancor più remota), essi potrebbero eseg uire la sentenza pro nunciata con un anticipo, forse, troppo impegnativo.

A J alta è stato deciso esattamen te quanto se~ue: z. - L'occupazione per u n termine indeterminato del resto del tenitorio germanico da parte d i truppe russe, i ng lesi, americane, francesi. ..

1. - La mutilazione territo riale della Ger mama, ad est in favore dei polacchi e dei cechi, ad ovest in favore deg\i o landesi, belg i, fran. cesi. C iò realizzerebbe le speran ze dell 'eminenza g rigia della politica este ra brita nnica, il nominato Vansittart, e cioè la Prussia r idotta a dod ic i mi lioni di abitanti.

3, - La divisione della Ger mania in que part i, separate da una h nea doganale. ·

4. - La soppr~ssione di ogni autonomia statale o anche semplicemente amministrativa, in quanto ogni autorità sarebbe concentrata nel Governo militare alleato reside nte a Berlino.

5. - La distruzio ne di ogni industria bellica, il che s ig nifica distru- · :zione di almeno l'ottantacinque p e r cento delle industrie t edesche, poich é, con una inte rpretazione non semplicemen te intenz ionale, tutte le industrie possono essere considerate be lliche. L'economia della Ge rmania si ridurrebbe all'a rtigianato e all'aa;ricoltura, secondo i piani dell'eb reo Morgenthau, mo lto ascoltato cons 1glierc aulico di Roosevelt.

6. - L'annie ntamento del potenziale demografico tedesco attraverso i «compens i », sostitut i delle r~arazioni dì malfamat a memoria. Decine d i milion i di operai tedeschi sare bbero condannati ai lavori forzati nei diversi Paesi d'Europa e ret [ibuiti con un salario di fame

Le riparazion i avverrebbero cosl sotto la voce <(lavoro». ma altre forme di «compe nsi)> n on sono escluse, come altre clausole rimaste segrete e che r enderebbero a ncora più dura, negli ulterio ri dettagli; la eventuale e sperata resa a discrezio ne,

D avanti al programma enu nciato dai gangrters di Jaha, il trattato di Westfalia del 1648, che creò quella che allora fu chiamata« la disperazione dei geografi >> , cioè una Germania polverizzata in trecentovent itrè più o meno autonorrii Stati, appare inse nsato più che crudele, e lo stesso trattato di Versaglia non aveva clausole cosl i ugulatorie coni.e quello di J alta, sbocciato dalla mostruosa immaginazione del più autentico capitalismo alleato dd bolscevismo, co n Giuda quale anello di congiunzione. _

L 'immagine d el mondo che essi, Stalin, Churchill, Roosevelt, vaghegg iano è chiara dinanzi ai nostri occhi: una galera e un cimitero. Un cimiter6 allargato per contenere altri milioni di morti american i e ing les i, che dovranno sacrifica r si per realizzare il piano diabolico dei dittat ori dell'oriente e de ll'occidt!nte, mentre il popolo tedesco, posto nell'alternat iva d i vincere o d i essere sterminato , affronterà }a prova con una d ecisione sovru mana. La Germania è oggi storicamente e moralmente giustificata se p o rrà d a banda ogni scrupo lo e, in quanto minacciata di catastrofe, la provocherà in danno dei suoi nem ici, a incominciare dalla Gran Bretagna, unica responsabi le, nel suo incommens urab ile e cinico egoismo, del sang ue che da s~i a nni viene versato in Europa. I termini del conAitto -han no oggi una precisione suprema : da una parte la potenza della mate ria, dall'altra la potenza d ello spirito, che si esprime in una volontà. Se quest'ultima dovesse soccombere, teneb re fitte avvolgerebbero il mon do e si potrebbe logicamente pensare che nessuna suprema forza divina presiede alle v icende umane .

18 febbraio· 1945 94.

Chiacchiere E Fatti

Nel recente congresso della Confederazione generale del lavoro, svolcosi a Napoli, if segretario confederale e relator e per i problemi della previdenza sociale, Oreste Lizzadri, ha fra l'altro affermato :

« la macchina complessa dell'org aniu:az ione, della previdenza e ddle assi curazionì sociali creata dal fascismo e vantata come una de ll e più g undi con· quiste d el reg ime, si è risolta in un vero inganno per i lavoratori »

Alle chiacchiere del signor L izzadri, subdolamente ing annatrici, il fascismo può rispondere con cifre e fatt i, e i suoi testimo ni si co ntano a m ilioni, poiché i lavoratori ital iani sanno che con i fatti i l fascismo ha sempre dimostrato loro la sua comprensione e il suo appoggio alle classi operaie.

I seguenti dati, la cui esattezza può essere controllata nell'Jcalia fo vasa da chiunque ne abbia vogli a, recandosi, a Roma, presso 1a sede dell' Istituto nazionale fascista della p revidenza sociale, in via Marco J\,fi ngh ett i 17, riassumono concretamen te quanto il fascismo ha r ealizzato in questo settore per i lavoratori italiani.

Nel 1922., dall'allora Cassa p er le assicurazioni sociali, fur ono ecogati, per le J?restazioni ai lavorato ri italian i, complessivamente trentacinque miliom di lire, Nel 1942. , ne i s uoi più ampi compiti, l'Istituto n azion ale fascista de lla previdenza sociale ha erogato per t utto il territorio n azionale o ltre n ove m iliardi di lire. Per i soli assegni familiari furono corrispos ti ai capifamig lia addetti all'indust ria, al comme r~ cio, all'agricoltu ra, al credito e ass icurazione, e ai richiamati alle armi circa sei miliard i di lire.

Se si dovesse ora calcolare la cifra complessiva spettante, p er i soli assegni familiari per il 194,- a tutti i lavoratori italiani, tene ndo conto dell'aumento del trenta per cento operato il 1° luglio 1944 e della recente equiparazione attuata fra gli assegni agli opera i e quelli agli imp iegati, s1 dovrebbero corrispondere circa dieci miliardi d i li re Per la lolta contro la tubercolos i sono stati spesi fino ad oggi circa quattro miliardi di lire; e i sanatori, che prima del Zj luglio d isponevano di ventiduemila posti-letto ed erano cinquantuno, a programmi çassa di integraz ione dei g uadag ni ai lavoratori dell'industria, creata co me mezzo per ripartire tra tutte le imp rese industriali l'o ne re del mantenime nto in efficie nza delle aziende, conse rvan do un mi nimo di salario garantito agli operai che, per circostanze dipende nti dallo stato di ~uerra, erano ve nuti a trovarsi nella necessità di ridurre l'atti- del 1943, la Cassa ha operato nel solo tenitorio della Repubblica ·Sociale Italiana. D al giugno d el 1940 al dicembre del 1944, sono state corrisposte agli impiegati richiamati alle armi oltre 2.800.000.000 lire e ag li operai 654,000.000, più g li assegni famil iari. Le somme corri- nale fascista della previdem:a sociale. ·..-

Particolare trattazione merita inoltre un~ltra affermazione d el Lizzadri c irca la esigua m isut'a d elle pensiorli corrisposte ai lavoratori iln:O:l~~at: ~ait~tirc~iresa~~~~~i il !~~faf~n;g~~~}~d~~T:ry~ responsabilità di tali fatti . Q uando e come è stata introdotta i n Italia l'ass icurazione per l'i nvalidità e la vecchiaia ? Esattamente con decreto del .11 aprile 1919, entrato in v i$orc il 1° lu ~lio 1 9 2.0 . A lu nga distanza qu indi d agli altri Stati europe i e dopo circa un trentennio da che Bismarck fa elargl a l popolo tedesco. E quindi sotto il regime liberale democratico massonico che il lavoratore, « dopo una vita di lavoro e di sacrifici>>, fu abbandonato a se stesso nella sua vecchiaia, E quella triste situazione si sarebbe perpetuata se ciò fosse dipeso dalle o rganizzazioni sindacali sovversive dell'e poca, strette congiunte di quelle attuali, che cercarono con ogn i mezzo di ostacolare ancora con scioperi e manifestazioni di p iazza la tardiva introduzione delle leggi p revidenziali d el 19 19.

Costretto in tale stato, i l p roletariato italiano poteva costituire una mass a di manovra alla me rcé dei mestatori politici, Il fa scismo, crede della tardiva e stentata legislazio ne ingrata alle masse operaie rarché accolta come un'offa che ad essi veniva elargita dal capitalismo, 1/ s~,~;t~ti~ :t:r~i~::if~~01·~;~~o~~ddcleP!:;c:~11:0~~"fr~!e~~era~ tamente dall'impostazione tecnico-finanziaria dettata dalla leg~c isti• tuzionale, Questa, d'altra parte, p oneva come g iust ificato principio una stretta correlazio ne fra il sacrificio contributiv o e la pens ione, marcando cosi il carattere assicurativo e non benefico (sia pure da parte d ello Stato) della prestaz ione. I vantaggi individuali che si sono J;f"fscf:~!ua~m;~ter:ff~~:::sV denti. Abbissato il limite di età dai sessantacinque ai sessanta anni eer l'u omo e dai sessanta ai cinquant acinque per la donna, introdotto il principio della riversibilità delle pensioni a favore d el coniuge e dei fii li superstiti, il salario massimo assicurabile è stato più che raddopp iato, in modo da consentire che la pensio ne massima di u n tempo (che non superava le z404 lire annue a sessantacinque anni di eta e dopo cinquanta di contribu zione continuativa) potesse elevarsi, con quarantasei anni di contribuzione continuativa e a sessanta a nni di età, a lico:i'i·~~ifi~~~fo~:r. per i lavoratori della Repubblica Sociale ltali ana, og ni limite di salario ass ioirabile viene ad essere abolito Cos icché l'operaio, protetto dalla leg islazio ne fa scista, anche q ualo ra r aggiung a il p erio do massimo assicurabile, p otrà ad esempio , co n un salario medio d i li re o tto all'ora, dopo trent'anni di contdbuzione, gode re di una pensione di lire 1 13 1 me nsili, per salire alla cifra di 13 10 al mese ]?CI trentacinque an ni di co ntdbuzione, limiti questi sempre aumentabili per mag gio r perio do cli

~Y"s\ 0ngoli casi non ha sig nificato, sia per la brevità del te mpo decorso dall'entrata i n v igo re dell'assicurazione, agg.cavata dalla d ifficoltà iniziali della su a app licazione (s ì pensi che alla Corte di Cassaz ione si contestò perfino la cost ituzionalità del decreto istitutivo), sia per la limitatezza degli scopi i nizia lmente prefissisi, sia per i l confe ri mento, in circostanze anormali, delle pensioni ai lavorato ri agricoli, in favore dei quali n on si erano neppure v erificate le premesse per la lor o co ncessione. O ggi tutto il comp lesso de1le assicurazioni e di assiste nze che fa capo a1l'Istitu to n azionale fascista d ella pre viden za sociale, lungi d al r appresentare l'o ffa g ettata d al capitalismo a l lavoro , ha ormai svet tato sulla c ima dom inata d alla g iustizia sociale vaticinata d a Mussolini fin d alle ori g ini del fa scismo. N el cl ima n uovo della solu zione realizzat a d alla Re pubblica Sociale Italian a, l' i ns ieme d ella previde nza sociale costit u irà sempre più e sempre meg lio uno d ei m ezzi di dis tribuzione d ei redditi del lavoro. Ciò secondo l'affermazio ne d el Duce che « fi no a ieri il l avo ro era lo strumento del capitale, d a oggi, in Italia, è il capitale Jo strumento del lavoro > )

28 febbraio 1945.

I DO!A ININTELLIGENTI

Da un osped ale d i Ro ma, d o ve era stato ricoverat o per scompensi cardiac i, il generale Roatta tagl ia la co rda. Fugge. Evade, pe r d irla in ling uaggio ca rce rario. .Come? Q uesto lo sanno i su o i complici d i Ro ma, ma non lo d lranno . Chi sono ? Evide nteme nte i s uo i amici. Ma chi e ran o i suo i amici? In q ùal i sfere della popolazione devono essere ricercati i suo i amici? Non ..certo tra i fascisti. D opo le leggi reazionarie dei sd partiti d emocutici, i fas cisti non circo la no p ill: so no o in gakra o nei campi di co nce ntramento, Nono stante ciò essi d evo no esis tere in 9.ualche l uogo e, a nche se reclus i o concentrati, turbano i son n i d i quei gruppi di m intelligenti e aute ntici rradit::1ri venduti ai Governi di Londra, Mosca e Washi ngto n. Comunque .Roatta no n aveva amici t ra i fa scisti, n o n n e ha mai avuto.

Pe r i fascisti Roatta è l'uomo d i Badoglio, il 'più intimo fra gli am ici del maresciallo capitolardo, è u n comflice cfel co lpo d i Stato, è uno dei preparato ri dell'a rmistizio, a nch egli h a aperto le porte d ella Patria al nemico, è v ig liaccamente a nch'egli, t ra 1'8 e il 9 sette m- bre, fuggito da Roma per Pescara. È stato al Governo con Badog lio a Bari, è un uomo, i nsomma, che se dovesse cadere per avventura nel tenitorio dell a Repubblica Sociale I talia oa , avrebbe ciò che i tnditori come lui meritano : u na congrua razione di piombo nella schiena. Signo ri del G overno di Roma: Roatta è vostro, soltanto vostro, ha servito vo i e soltanto voi. Coloro che lo hanno ai utato a fuggire sono nei vostri immediati p araggi e, se volete spinger e lo sguardo u n poco oltre le frontiere, non i ncontre r ete per caso le mister iose iniziali I. S. (Intd!igmce Servire), che spiegano molti avvenimen ti antichi e recenti del la politica mondiale? P oiché, giova ricordarlo, Roatta è p iemontese, anzi savoiardo, legatissimo ;alla dinastfa, ed è noto .ai frantumati paracarri di quel che fu rono. un-~giorno, le bellissime strade itaHa,ne che fra le d ue dinast ie, quella di Londra· e ~uella di Roma, è stato suggell ato un p atto che reca l'avallo di Churchill. Se c'è quindi un « affare )), uno «scandalo)) nel c:iuale i fascisti sono assolutamente estra nei, è la fu~a di Roana, m a per gli inintelligenti b oia di Roma anche la fuga d1 Roatta serve a sca renare nuove pe rsecuzioni contro il fascismo, nonostante che essi lo abbiano le altre volte proclamato esausto e defonto. Infatti il Cons ig lio dei min is tri ha nominato una commissione di quattro ministri, col compito : n) di elaborare rap idamente misure d1 riorga nizzazione dell'alto plinf:i~~~n~e1od;f~t/1 b) di predisporre una legge c he puni sca ogni tentativo di riprendere sotto qualsiasi forma l'attiv ità fascista; e) di stabilire 1c norme g iuridiche per le sanzioni contro i fascisti del n o rd Italia.

Nessuno attenda da noi, fasci s ti del n o rd I talia, una p aro la di protesta contro q ueste minacce e misure di repres sione. Crediamo che esse lascino indifferenti anche i camerati di oltre Appennino. Sono

~:~:\b71i~~~off~:ef:tr:oto:1 ~ a~::b~~r~a~~iu~a°~0 ~:~ ~:o 1 ; ijJ:tr~ a una minoranza esigua, raccolto in una purissima to rre d i avorio fino . Sono t anti che non si riuscirà mai ad estirparli. Anzi per lunghi anni gli a ntifascisti di R oma hanno tuonato che le p ersecuzion i non fanno che i ngagliardi re la. fede dei per seguitati Non cap iscono oggi che, se ciò è v ero per lo ro, lo è anche per il fascismo? E a più fort e ragione, poiché essi non sono che miserabili larve del passato, evocare alla ribalta della storia d a una nefasta capitolazione militare, mentre il fascismo rapprese ntava, rappresenta e rappresenterà sempre più un complesS o di idee destinate a d ominare il futuro dei popoli.

Che gli introduttori del sistema tipicamente bolscevico e slavo del colpo di pistola alla n uca per gli avversarì pensino e p rogettino ab~ basta nza in quadrati e sufficientemente armati per applicare la legge del t aglione.

Ciò che appare veramente come un segn o della pervcrsfone dei cervelli è che misu re del genere siano approvate da un democratico cristiano, da un cattoli co osser vante e praticante, dall'ex-bibliotecario del Vaticano Alcide De Gasperi, oggi_ mi nistro deg li Esteri d ella luogotenenza badogliana e roattiana. Anch'egli, già agneUo del Vaticano, urla con i lupi del Cremlino. Se verrà, come ve rrà , il g iorno d ella grande « battuta>), Alcide non sarà dimenticato . Anche se si ricamuffasse da agnello, sarà trattato da lupo.

9 marzo 1945.

Churchill Il Conservatore

Come al solito noi commenti a mo con alquanto ritardo i l d iscorso ::

\ t~,a~~~;:i~cidr dr~tf;r':t:0 df~an;;rvt~:~: talché il ritardo è pienamente co mpensato dall'esatta conoscenza del testo stesso, cosi come lo ri porta la R euter d elle o re 2 0 del g iorno 1 6 corren te mese A n;lt!tit~~}s~o~s~~!a~~t~n~e i~~:!ral~ t~e~tu~ct1tt~a0 tata, l'impero brita n nico, no n solo nel suo complesso di terr itorl e di razze, ma come una necessità vitale della G ran Bretagna. Poiché d i ;::i:~~i~~o~~atint!e:rr~~m:~~~

Y.~!~c:0 tramontata, Churchill respi nge tale pretesa dichiarando:

« Dopo le prove offerti" dalla stupenda unione di comunità e di razze sparse attorno a l globo come non fu ma i raggiunta e nemmeno sognata da qua lunque impero del passalo, noi non abbiamo da chiedere il consig lio ne.anche dei nostri alle:ici più onorati su come dovremmo comportarci riguardo ai nostri propri affari» .

Co n questa garbata, ma pere n toria presa di posizione, Churchill ha proclamato cbe imp eri11111 el libcrtar sono sempre le g uide dell 'I ni:;hilte rra, e i due termini si con dizionano a vicenda.

Color o che vagheggiano rinunce si disingannino. La G ran Bretag na prenderà ancora , se possibile, altre razze sotto la sua stu penda <e comu nità», ma volontariamente non cederà niente a nessuno : né un uomo, né un soldo, né un villaggio indiano.

Dopo questa premessa, la seconda parte d el discorso non ha part ico lare interesse per noi, meno l'affer mazione second o la quale « noi ing lesi - ha detto Churchill - non abbiamo alcun b iso?no di economie e di governi t otalitari nelle loro varie fo rme ». L alleato Stalin no n può fare a meno di accusare il colpo. Infatti, dopo avere insist ito sulla s ituazio ne parlamentare inglese, sulla coalizio ne di oggi e su quella di doman i, s ulle e lezioni generali da farsi a fine della guerra eu ropea , salvo il supplemento as iatico, Churchill ha rivelato, m un attacco polemico a lle sin istre, la sua immutata psicologia di conservato re

« I nostri am ici socialisti si sooo ufficia lmente impegnat i, con gran disgusto di alcuni dei loro capi, ad un programma per la nazionalizzazione di tutti i mezzi d i produz-ione, di distribu:zione e di scambio Tutte queste sono questioni che il p ubblico b ritannico p uò esaminare a suo agio. Esso le può considerare quand o i noscri sold:i.ti saranno nuovamente in Patria e sistemati nella vita civi le e nel lavoro civile. Allora sarà il momento di esaminare tutte queste proposlc « radica li », che implicano non soltanto la distruzione dell'intero nostro attuale si.sterna di società, di vita e di lavoro, ma Ja cre.u:ionc e l'imposizione di un altro sistema o altri sistemi pres i in prestito da Paesi stranieri e da menti straniere, ma questo n on è il momento. Abbiamo - continua Churchill - un vasto progena sulle assicurazioni sociali ».

Cioè riforme che in Italia sono in vig?re da anni. Ma ~i Churchill ha minimizzato ogni cosa dicendo ch~si tratta di semplici « pezzi di carta 1), di « opuscoli ufficiali» e che se ne parlerà alla stagione dei fiori, cioè in un remoto futuro, p oiché anche per il dopoguerra Church ill non promette più sangue, ma sempre sudore e lacrime.

Nella terza parre del suo discorso Churchill preconizza una politicaNeW:r~~:~~;zt~~=0tt0na1erc~~:c~Wt vittoria> ma agg iunge malinconicamente che « pur con le sue brillanti p rospettive essa appare ai nostri occhi esausti e provati come una liberazio ne anziché un trionfo " ·

Con l a sua dichiarata insofferenza dei controlli statali, con la sua apoloç:ia dell'imperialismo e della privata iniziativa, con le sue stoccate a1 regimi totalitari: di qualsiasi specie, Churchill ha dimostrato di essere il vessillifero del conservatorismo inglese e quindi europeo.

Ciò ~piega molti lati della p olitica britannica nelle faccende del steriana memoria. La sua politica russofila va contro queJle che sono le intime, radicate, immutabili convinzioni del conservatorismo britannico.

Churchill deve nascostamente mordersi le dita per essere di ventato l'alleato dj Stalin. Ah, se p<?tesse cambiare strada I Ma le armate d ello zar rosso sono sull'Oder. Churchill ha perduto l'autobus. Lo r iprenderà forse fra venti anni.

18 marzo 1.945.

LA VOLPE AMERICANA E L'UVA DELLA VITIORIA

Iar/1fi~~~ra1~e!!~: 0 ~ib~fo r~sdi ::o~:t~0div!~~:tcela scritta in data 3I marzo a Roosevelt, e solo adesso resa di pubblico dominio, ce ne fornisce un saggio brillante. In codesta lettera il generale statunitense, più che fare un 'analisi tecnica delle difficoltà attuali delle sue operazioni in Germania, cerca di ficcare gli occhi nel fut uro. Egli sa che il suo principale ha una particolare debolezza per il dono profe tico, e cerca di secondario. Bisog na però rico noscere che lo fa senza abbando narsi troppo a i voli pi ndarici, anzi mettendo nella sua pozione qualche pizzico di pessìmismo per darle ~usto più piccante. .Avendo dina nzi a sé il p roblema davvero non irrile vante di piegare la G ermania, Eisenhowe r. pur lascia ndosi ispirare dalla natura le psico logia amerkana, non può dimentica re le resp onsabilità e le difficoltà che ç li pesano sulla gobba.

Ei se nhower ammette che l'Esercito germanico è un osso duro, e il popolo tedesco è altrettanto du ro. . È tanto convint o d i ciò che egli si vede costrCtto a fare questa mirabo lante dichiarazione: q La vittoria in Europa si avrà p iu ttosto in forza di una ·nostra dichiarazione che dal verificarsi d el definitivo e decisivo collasso dei tedeschi e dalla loro r esa /li, Spiccioliamo in parole p iù trasparen.d la sua sentenza: j 1cdeschi n o n si lasciano buttare giu di morale, i tedesch i non abbasseranno mai le armi; per vincere, n oi dobbiamo semplicemente dich iarare d'ave r vinto . Quanto è squ isitamente americano il ragion amento, e, potrebbe dirs i, infantile, N o n altrimenti si comportano i bambìn i nei loro g ioch i quando un o dice all'altro: tu sei la carrozza e t u il cavallo, io sono il cocchiere. E la miraco losa fa ntasia dell'fofanzia. t r asforma ,'j)Jo farlo un moccioso in carrozza, l'altro in cavallo e il terzo in cocchie re. Cosl per E isenhower. Non importa che la. Germania non pieghi e non si arrenda, imp orta supporre d i aver vinto. La famosa posizione su cui Cartesio fonda t utta la sua dialettica (rogito ergo .rum) diventa nella variante d i Eisenhower: cc Penso di aver vinto, dunque ho v into ». Si potrebbe osservare che altro è il mondo delle. id ee, altro queHo dei fatti, ma il gene rale s tatunitense non bada a simi li sottig liezze. Alle sottig liezze hanno badato i politici e .i giuristi angloamericani, da i <]Uali Eisenhower d eriva la propria sicumera. Sono lo ro che hanno escog itato il perfido cavillo di dichiarare, ad u n certo momento, la guerra terminata e v inta, per poter affibbiare la qua lifica di ba nditi ai soldati tedeschi che non vorranno sottomettersi a quella pretesa realtà, solo compresi della sublime realtà che Ja Pat ria SI difende fino all'ultimo respiro e fi no all' ultima cartuccia, Pe rché è improbabi le che la Ger mania si arrenda? E ise nhower ne dà motivata spiegazio ne al d estinatario della sua lettera:

« La nost ra esperienza sino ad oggi ! che anche quando formazi oni de ll'e n• tità di una divisione vengano accerchiate, i piccoli gruppi seguitano a combattere finché non sono frantwnali. Se t ale modo di comportarsi continuerà, (iò porterà ad una forma di suecriglia che richiederà un n umero cospicuo di t ruppe •.

L'event ualità di un'ins urce zione popolare tedesca v iene appena sfio rata d al generale Eisenhowe r, il q uale evidentemente n on crede in una s imile p ossibilità. Ma egli lasc ia cade re, quas i distrattamen te, quell'ipotesi con l'ar ia cli dare uo sugge rime nto ai tedeschi. D a un moto di piazza potrebbe u scire « un governo o un quals iasi g ruppo in g rado d i assumere il contwUo po litico del Paese e di conclude re la resa ». Ed ecco sorge re allora la legale possibilità di « considerare gli armati che rimanessero in campo non più come soldati di un g ove rno rico nosc iu to, ma co m e b riganti o pira ti». ln tal caso, agg iungecon perfett a ipo crisia meto di sta Ei senhower, « g li uo mini cattuuti non avrebbero diritto al trattame nto previsto dalle leggi di guerra ».

Poi vie ne il punto nevral g ico della 9 uesti a ne. Il po p o lo tede sco .non ha stoffa di tradire la propria Patria e non s arà facile trovare nella grande famig lia g e rmanica chi si pres ti al gioco del nem ico. 1l generale riconosce involontariame nt e l'ades ione co mpatta della G e rmani a al nazionalsocialismo; infatti e g li ammette che finché u n n ucleo la Germania, ma io tut te le zone este rne, compresi i po ni o ccide ntali d ella Francia, della Danimarca e d e lla Norvegia J>.

Per questa incomoJa pre v is ione Eisenhower ha pronto un sicu ro accorgimento. Quale ? Lasciamo che ce lo dica con le sue propde parole.

« Le nostre stazioni di propaganda rico rdino continuamente ai tedeschi che potrebbero ora p rovvedere alle semine per l'al imentazione d el proHimo inverno pi uttosto <.he combattere i>.

È una variazione sul tema d ei rifornime nti alime ntari. Per invitare l'Italia alla resa, radio Londra e radio America lanciarono la grossolana panzana dei galeoni carichi di o g ni grazia di Dio. << Arrendetevistrillarono i mictofoni - e la flotta degli alimenti salperà le ancore r imasto. Alla Germania, Eisenho we r non promette nulla, dice sempl icemente: <e Se il prossimo inve rno volete mangiare, fi o d>ora a seminare le patate » In u n mo do o nell'altro sempre rica tto come piediporco per scalzare la p orta che vieta il passo all'invasore. M a i tedeschi> alla semina d elle patate, preferiscono , in questo mome nto, seminare r er la Ge rman ia un avvenire di g iustizia, di libertà e di lavoro. E all arat ro e all a zappa preferisco no il fucil e e il pugno di fe rro .

9 aprile 1945

LE CONFESSIONI DI PALMIRO •

Gli avvenime nti di questi ultimi g iorni, dominati dall'improvvisa fine di Delano Roosevelt, inseguito e fu lminato dalla g iustizia di D io e dalle maledizioni di m ilio ni di madri in tut to il mo ndo, compresi gli Stat i Uniti, hanno fatto passare in secondo piano i lavori del Consig lio nazionale d el part ito comun ista ita1iano1 di cui si p rocl ama poco demo craticamente «capo » il lu o gotenenziale regio -sabaudo Palrrùro Togliatti.

I lavori hanno avuto luogo nel planetacio fascista di Roma. Ma traditore e capitolardo cd eliminò, come partito ed organizzazione, il fascismo. Dicci mesi sono passati d alla presa di Roma da parte delle truppe alleate. Durante questo ormai abbastanza lungo periodo di tempo, il fascismo è stato proclamato liquidato e defunto centinaia di volte, in centinaia di manifestazioni uffici~li, da parte di tutti i partici della coalizione antifascista. Q uesta reiterata proclamazione è stata accompagnata da una persecU2ione spietata e minuta, che ha riempito prigioni e campi di concentramento per presunti reati commessi vent'anni fa. La legis1azione antifascista di quell'antico e vil issimo servitore della monarchia che risponde al nome di I vanoe Bon omi è un capolavoro di perfidia e di brutalità. Le famose leggi reazionarie di Pelloux erano giochi infa ntili paragonati a quanto è sta to escogitato dai governami del tradimento.

Davanti alla risolu2ione togJiattiana v otata a Roma ci si domanda :

« Ma questo fascismo è mono o è vivo ? Se è vivo, perché lo proclamate morto ? E se è morto, perché lo combattono come se fo sse vivo ? n che vi è un malcontento popolare per la miseria generale e per l'assenza di una vera e propria lotta contro i residui del fascismo>,, conclude con questa sorprendente constatazione:

« Vi rinascita di un movimento fascista, che diventa una minaccia di giorno in giorno più ~eria pc1 la democrazia e per r1tali,1 •.

Incred ibile. Laonde, secondo il .regio ministro Palmiro, l'adesione d el partito comunista al Go ve rno Bo nomi è « condizionata all'effettiva azione e 1otta di Governo per la distruzione del fascismo e per la distruzio ne di ogni possibilità di rinascita fascista >1 (che poco prima s i era annunciata già in atto).

Secondo i comunisti, l'epurazione è una commedia e bisog na fa rne una tragedia. A ciò dovrebbe ro tende re i provvedimenti in corso di g estazione, con i quali, specialmente per i fa scisti dell'Italia del nord, sa rebbero .contemplate sa nzioni estremamente gravi.

Illusione I Essi credono che tutto ciò giovi ad estirpare il fascismo, proprio nel mome nto in cui, nonostante la persecu zione, ne d ebbono constatare la incoercibile vitalità. Essi combattono lo stesso errore che hanno tante volte rimproverato a noi. Ingiustamente, perché li abbiamo lasciati vivere. Ci sa dice ad esempio il Guardasigilli catt olico e cosl poco cristiano Tupini da chi e come e quando fu mai perseguitato aat fascismo? Veramente duro a morire il fascismo, secondo le stesse ammissioni del nem ico. Segno che deve vivere e vivrà, e non solo in Italia.

18 aprile 194~.

99.

Cronaca Anticipata Di Un Discorso Inatteso

· Esaurite le (0rmalità iniziali, dopo i discorsi pronunciati d a.i q uatro «grandi )>, il raJ?presentante d ell'Honduras s1 è alzato chiedendo di padare. Poiché ciò non figurava nell'agenda dei lavori e l'oratore era co mpletamente sconosciuto, si so no notati al tavolo d ei presidenti della conferenza alcuni moviment i di. sorprç.sa; ma poi è stata concess a al rappresentante dell'Honduras la parola. :Ecco il testo quasi stenografico del suo disco rso.

« N on vi sorprenda, sig nori delegati, se dopo le brillanti orazio ni pronunciate dai rappresentanti delle quattro potenze invitami, il delegato di un piccolo. paese del Cent ro America osa rivolgersi a v oi. Ma egli obbedisce alla voce de lla giu stizia, i cui principi d evono dirigere i nost r i pensie ri e le nostre azioni. In questa numerosa, magnifica assemblea di popoli quale n o n si vide mai, n emmeno n elle epoche più felici della Società delle nazioni , mancano alcuni Stati. Non p arlo di quelli che so no s tati vint i e no n hanno, come l'Italia, goduto di un p ieno democratico riscat to; non alludo ai neutra li, che sono rì~ mas ti imrerterriti, prefere ndo l'esclu sio ne da questa as sise al colpo fra di v oi, o signori, che mi sa dare notizie sul destino toccato all'Esto· nia, alla Lettonia, alla Lituania? Che esistessero, nessun dubbio . Erano Stat i picco li, ma di alta civ iltà; erano Stati repubblicani e democratici; esercitavano il diritto di legazione p osit iva e negativ a, cioè mandavano e ricevevano ministri e consoli; o g nuno di essi era razzialmente o mo. geneo sulla base della comune orig ine nordica; disponevano di t re caf> Ìtali, Tallin, Kaunas, Rig a, bene attrezzate per il lo ro co mpito di p nma città dello Stato; il po polo era laborioso, tranquillo e a veva un solo desiderio: v ivere i n p ace co n tutti.

<< Perme ttete, o s ig nori, che vi solleciti la memoria in fatto di dati geo g rafici. L 'Es to nia , ad esempio, aveva una superficie di 47·143 chi_ lometri quadra ti e u na p op olazione di 1. 114. 861 abita nti, secondo il ce nsimento del 1930. La Lettonia aveva una co nsisten za maggio re coi suo i 6J . 791 chilo metri quad rati di superficie e con una popolazione di 1.900,000 abitant i circa. La R epubblica lettone fu riconosciuta dall'Unione · sovietica fin dal 2.7 maggio 192.0. Meno vasta, ma più popolata delle due consorelle baltiche, la Lituania, coi suoi 1.44t.oo abitanti, seco ndo il censimento del 1933, e una superficie di J J.7 80 chilo metri q uadrati. Questi dati territo riali e demografici provano , o sig nori, che queste nazio ni rap p resentavano d efinite entità statali, dotate di una sicura capacità di svilupp o .

« E ffettiv amente, es se n o n potevano met tete in campo masse impone nti di armati, ma questa g ue rra è fatta per dare la libertà a t utti 1 p op o li, g randi e piccoli, .ricch i e p ov eri, co n mo lto passato e con scarsa s to ria.

« Permettete, o signori, che in questa as semblea, abbasta nza lon- tana dallo su:epito delle armi e rivolta a realizzare le condizioni della pacificazione universale, io vi do mancli: che cosa è accaduto delle tre Repubbliche baltiche? Di esse nessuno ha più parlato. Gli eserciti hanno marciato prima da ovest a est, poi da oriente a occidente, dopo di che un silenzio veramente tombafe è disces o su quelle plaghe e

"dispersi., o "caduti"? Sono stati "liberati" o sono stati "inghiottiti" ? Il loro destino è stato "sigillato " dalla ra$ione del più forte o brilla ancora su quelle che furono un giorno libere nazioni la luce vaga di qualche speranza? P oiché se la ragione del più fo rte fosse ancora e sempre la decisiva nel d eterminare il destino dei popoli, lasciatemi dire che era preferibile risparmiarci di venire in questa città che porta abusivamente il nome di San Francesco, il poverello di Assisi, che piegò la ferocia del lupo accanto all'agnello mansueto e innalzò il cantico dell'amore per t utte le cose e per tutte le creature ». Il discorso del rappresen tante della Repubblica dell'Honduras, prq· nunciato in lingua spagnola, è stato ascoltato in silenzio. Molotov, che sedeva al banco d ella presidenza, è rimasto impassibile, q uasi distratto, come se l'argomento riguardasse t utti, meno l'U .R.S.S.

22 aprile 1945.

Indice Dei Nomi A

Absburgo, fa d inastia desii, 2 58, 261.

Acheson Dcan, 302.

Acquarone Pietro, 260, 264, 267,

Agosti, il genera le, 102.

Agostino, Sant', 434.

A lberti, il generale, 100.

AlellanJer H aro ld, 144, 314, 414, 415,

Aligh ie ri Dante, 182, 304.

Alvaro Co rrado, 2S6, 2'>7, 272.

Ambrosia Vittorio, 279, 281.

Amicucci Erma nno, 234.

Ancov, il co lonnello, ·399.

Anfuso Filippo, 9.

Arnewski, 447.

Aristotele, 160.

Arrib4, 367.

/ l!ino (L'), 197.

Attendo lo Muzio, 388

Avanti!, 191 , 403, 404, 436,

À V VhlÌt'e (l'J, 256.

A zafui, 369

Azzi Arnaldo, 443, 44 4. B

Badoglio

Balbi, il conte, 266.

Barella Gustavo, 265

Ba rraru Francesco M.aria, 106, 11 2, 162, 167, 184 .

Basaglia Nino Saverio, 2 11.

Bassi Mario, 108, 140

Bast ianini Mussa Martini, 4}7.

Battag[ini, 149.

Beck J osef, 262

Bedeschi, il comandante, 291.

Bdlond Goffredo, 26,.

Bcne!Ji Sem, 26'5.

Benè-S Edoardo,· 356, 388.

Bergam ini Alberto, 2'6, 2')7, 272.

Bugamin i Carlo, 289, 290, 291, 292.

Berut W lassov Ivan, 445

Bevan Aneurin, 441.

Bevin Ernesto, 347, 348.

Biggini Carlo Alberto, 2'5, 30, 70, 211.

Binatto, 149

Bismarck-, Otto von, 26 1, ; 2,, 4,4.

Bock, il consigliere d ' ambasciata, 184.

Bonaparte Napoleone, 103, 164, 170, 1i2, 261, 3H, 4 26.

Bonino Antonio, 183

Bonomi Jvanoe, 127, 132, 13 3, 377, 378, 379, 382, 383, 3S4, 385, 389, 398, 399, 400, 401, 402, 413, 434 , 43'5, 436, 439, 441, 447, 448, 449, 450, 461.

Bontempelli Ma~~imo, 266.

Borigi Aldo, 119.

Banani Carlo, 86, 224.

B~e Subhas Chandia, 2 1'5, 329, 330, H l.

Botto, il colo nnello, 207.

Broglia Emico, 124

Brosio Manlio, 4n, 436.

Bruno Giord:ino, 326

Bufiarini Guidi Guido, 22, 34, 66.

Bund, 439,

Burzio Filippo, 272, e

Cabclla Gian Gaetano, 92, 190, 19 1, 20 1.

Cadogan Alessandro, 407.

Calla ri Francesco, 266.

Cambacérès Gian Giacomo Rég is, 3B

Campini Dino, 211,

Candidus, 301, 353, 404 .

Canig lia Re nato, 266

Cl.passo Torre Giovanni , 9.

Capelli Ather, 230.

Caputi G iuseppe, 266.

Ca,,mu, l'agenzia, 376.

Carassiti Rino, 266.

Carducci Giosue, 429.

Car lo A lberto, 114, 164, 260, 282.

Carlo Felice, 272.

Cartoni Mario, 96.

Carretta Donato, 413,

Ca rtesio Ren:lto, 4'>9.

Caruso Piet ro, 416.

Casati Alessandro, 389, 400.

CasC"rtano Raffaello, 9.

Castellani Si lvano, 266.

Catano Carlo, 119,

Cnr,alUld e, 303

Cavour, Camillo Benso di, 282.

Cr ciulin Nicola i, 310.

Cel lini Benvenuto, 4 26.

Cencetti, il capitano, 228.

Cc-sare, 1701 299.

Chiang Kai-Shek, 17, 296, 408, 417.

Chilanti Felice, 266.

Chiot Giuscppt", 179.

Churchill W inston, 3,

440, 444, 446, 447, 450, 4 52, 4,6, 457, 4 ,8.

Cianca Alberto, 316.

Ciano Carolina , 208, 209.

Ciano Galeazzo, 16 1, 175, 179, 209.

Cieri, il tenente, 62.

Ciucci Cario, 266.

Civiltà fauhta, 94.

C lark Mark Waync, 286, 303.

Clausewitz, Karl von, 308.

Clemef)ceau Georges, 451.

Clodiu~ Karl, 246.

Colombo Franco, 224, 225.

Colombo Mario, 140,

Colonna, 149.

Co,nùa10 (li) direllivo del/'Un,awe Provh1(iale Lavorato,i dell'fod1ut,;a di A·lihmo (pseudonimo di 1'.fossolini). 61.

Corridoni Filip po, 112.

Corti Mario, 266.

Ctis pi Francesco, 261, 282, 448.

Critiu ( La), 350.

Croce Bened etto, 279, 315, 316, 321, 322, 327, 329, 340, 341, 350, 3~6 440.

Daily Expreu, 302, 346, 418.

D11ily Hera!d, 347.

Daily Mail, 342, 408 o·Andrea Ugo, 266.

Daily i\firrot, 391.

DaiJy Telegraph, 333, 413.

Dall'Oro, il sergente, H7.

Dandolo Emili o, 39.

D'Annunzio Gabriele, 155, 156, 184.

Da Zara, r ammirag lio, 104.

D e Angelis Raul Maria, 266.

De Filippo, i fratelli, 392.

De Gasperi Alcide, 43'.i, 444, 449, 4)7.

D e G.iulle Charles, 17, 136, 356, 394, 428, 451.

D el Grosso Antonio, n.

D ella Torre, 98.

D e Lorenzo, il colonnello, 119.

De Magistris _luigi Filippo, n.

D e N icola Enrico, 351.

De Ruggero, 415.

Diaz del Mora! Antonio, 367

Di Bagno Ferdinando, 266.

Dinale Ottavio, 169.

Dini D ante, 75.

Di Rodinò, 350, 35 1.

Do lfio Giovanni, 212, 234.

E,onomist (The), 352, 418.

Eden Anthony, 17, 128, 241, 262, 280, 338, 393, 407, 408, 430, 440, 441, 4':>0.

Eichendor8", Giuseppe von, 160.

Einaudi Luigi, 272.

Eisenhower Dwigt, 303, 458, 459, 460.

Et.Kailani Rascid Alì, 217.

Engely Giovanni, 266, Epoca, 2 12

Ercole Francesco, 155

Ercoli Ercole (vedi Tog liatti Palmiro).

Erode, 311.

Eschilo, 160

Europeo (L' ), 208, 210.

Eusebio, padre, 221.

Ferri Enrico, 387.

Ferrini Ferruccio, 20, 37.

Fiammingo leone, 354.

Forze (Lt) Armau, 323.

Fossan i Jvanoe, 168, 169.

Francesco G iuseppe, 26 1.

Franco Francisco, 176, 209, 243, 255, 288, 289, 306, 366. .,

Frank lin Beniamino, 298

Fraschetti Armando, 119.

Frassi Pasquino, 119.

Frateschi Alfredo, 119.

Frattarelli, il commissario federale, 62.

G

G ai Pietro, 62.

Gamba Anselo, 108.

Gambara Gastone, 8, 208.

G andhi, 330, 33 L

G aribald i Giuseppe, 88, 261, 270, 282, 302, 372.

G ay Silvio, 22, 30.

Gemelli Bruno, 118, 119.

Gente, 208.

Gentile Giovanni, 75, 76, 34}, 349, 365 .

C iani Giano, 256, 257.

G iannini Amedeo, 246

G iannini Gug lielmo, 266.

Ginnah, 330.

Giolitti Giovanni, 389, 419, 420.

G ioppi, 400.

Giordana, 272

G iorgio, il re di Grecia, 276.

Giorgio, il re d'Inghilterra, 300, 336, 444

Giornale (li) d' Italia, 2':>6.

Giovannini, 272.

Giovanucci Cosimo, 401.

Giuliani Sandro, 75.

Gleive, il rolonnello, 286

Gobetti Piero, 401, 402,

G oebbels Joseph Paul, 134, 1S7, Goering Hermann, 1, 187.

Fabbri, 317.

F:ilqui Enrico, 266.

Farina Amilcare, 21 I.

Fa, inacci Roberto, 179, 400, 401.

F:i~io Michele, 149.

Goethe Wolfgang, 160

Grandi Alessandro, 119, Gravelli Asvero, 202.

Graziani Rodolfo, 8, 10, 20, 29, 38, 41, 66, 86, 97, 98, 100, 101, 102,

103, 11 1, 11 6 , 117, 122 , 128, 142, 1so, r 66, t83, 20s, 206, 20,, 20s. 209.

Grid() di Sp art1:Uo, 192,

Gua ldi Lorenzo, 149.

· Guglielmo II d ' H ohenzollern, 26 1, 426.

G uicciardini F.-aocesco, 288.

La G uardia Fiorello, 88, 89, 241, 301, 355, 356, 3.57, 358, 3 59.

Lava i Pie rre, 174

Lavoro ltaliarto, 256.

Lawtence D avid, 424, 42 5,

Leed, 303.

Legnani Antonìo, 20, 207 legnani, la signora, 20.

Hailè Sellassi~ I, 185, 2H.

H alem, von, il ministro, 116.

H arris L., 348.

Hess Rudolf, 174.

Hidaka Sciuru kuro, 64, 6'5, t 16.

Hiro Hito, 64, 6 5, 215, 220, 222, 329.

H itle r Adotf, 1, 2, 3, 4,' 85, 134 , lenin ( al secol o N i ko laj Vladimir Illiè Ulia oov), 17. l izzadri Oreste, 453, 4 54, l o bbia, 389 l o Cheon P11.ng, 94, 95 .

Lincoln Abramo, 270, 438.

Liveran i Augusto, 183.

Lloyd George, 319, 347.

Loi Renaio, 14 2 longanesi Leo, 266

Longrandi, 149 lussu Emilio, 4 36.

Luigi XVIII, 281.

Horthy N icola, 106,

H ott, van il generale 96, 102

H ull Cordell, 17, 296, 300.

Lyn ch, 4 13.

Jndrio Ugo, 266 l nvernizio ùrolina, 443. li veitia, 299, 305, 306, ns. 3,9.

Italia, 256

Ttalia Nu ova, 404.

Ka nt Emanuele, 160.

Keitel, W ilhdm von, 86

Kesselring AJbert, 188.

Keynes, 310.

King Mackenzie, 407.

Knox, il colonnello, 296

Kociuts ko, 300.

Kun iaki Koiso, 2 20, 2 22.

)anni Ettore, 272 .

J ouvenel, H en ry de, 419.

J ulra, 304.

Maan, il dottor, 333

Machiavelli N iccolò, 182, 288.

Maffei Gino, 400

Magliali Nello, 1 19

Maltoni Rosa, 264

M alvicini Eugenio, 11 9.

Mameli Goffredo, 39, 155

Manara Luciano, 39

M n,uheJJer G1mrdian, 362

Maramaldo, 374.

M arconi Gugliel mo, 175, 176, 182, 356.

Mar esca lchi Giannino, n6.

Margberita, la r egina, 41 9.

Mari, 149.

Mario Angelo, 367

Maroni Giancarlo, 1'5.

Mar x: Karl, 179.

Mar zetti M uio, 108, 109.

Massa, 149

Mayen Charles, 34~.

Mazzaggio Bruno, 31.

Mazzini Giuseppe, 4, 131, 270, 282, 357.

Mazzolini Serafino, 64, 6S.

Medici G iovanni, detto Giovanni delle

Bande N ere, 182

M ele Luciano, 42 2

Menna FeJerìgo, 152.

/U ercury, 302.

Messaggero, 2S6.

Messe G iovanni, 239, 279, 280, 28 1, 282, 283, 289.

Menasoma Ferdinando, 26, 106, 112, 183

Michele, il re di Romania, 406.

M ida , 362, 364.

Mihailovic Drnza, 277.

Milanesi D omenico, 286.

Miserocchi Manlio, 266.

Mollier }.faddalena, 167.

M olotov Vinceslao, 300, 307, 3 10, 46 3.

Afonar chiro ( li), 192

Monicelli Tommaso, 266

Montane lli lndro, 272.

Moresld, il ministro, 44S.

Morgenthau, 310, 452.

.Moron i Edoardo, 22, 2S, 62, 124.

1'.foron i, il tenente, 62.

Moros ini Emilio, 39.

Mugnone, 212.

Musolto, 343.

Musso lini Alessandro, 264.

Mussol ini Anna Maria, 209, 210, 2 I3

Mussolini Arnaldo, 178.

M ussolini Bruno, 171, 213 .

Mussolini Ciano Edda, 208, 210.

M ussolini M ancini Edvige, 2 10.

Mussolini Rachele, 213.

Mussolini Romano, 209, 2 13.

Mussolini Tullio, 210.

Mussolini Vittorio, 209.

Muti Ettore, 28, 39S, 396, 397.

M1ll11al Broadca JJing S)Ilem, 3S6.

Ne w Dea/, 363

N ew Y o,k PoII, 356.

N ew York Sun , 424.

N ew York T imes ( T he), 302,376,446.

Ney, il maresciallo, 291.

Nicchfarelli Nicolò, 106, 162, 18}.

Nicoletti Gioacchino, 186

Nietzsche Federico, 2, 40}, 406.

Nosari Adone, 266. o

O'Brien, il sindacalista, 30l.

Obu,nr, 277.

O liva, l'ammiraglio, 29 1.

Omero, 160.

O modco, 31 6, 32 1, 327, 329.

Onori Onorio, 193

Origene, 329.

Orlando Vittorio Emanuele, 377, 434, 43}. p

Pacciardi Randolfo, 436.

P acelli Eugenio (Pio Xli), 382, 437, 439

P adovan, don, 36'.5.

P andno Giusto, 208, 210.

F a.telo Vilfredo, 4 19.

Par ini Piero, 120, 121

Pasca-zio N icofa, 26<i.

Pasotti, i fratelli, 266.

Pavolini Alessandro, 7, 20, 21, 22, 28, n. 112, 121, 14 2, 16 1, 1s3, 19 0, 2H, 232, 276

Pellegrini· Giampit tro Domen ico, 22, 23, 29, 4 1, 43, 68, 111, 11 7, 122, 143, 146, 212,

Pelloux leone, 461.

Persa.no, l'ammiraglio, 196.

Pesci Cesare, 119.

Nardeschi, 140.

N ardi Vincenzo, 169.

Ntiscimbeni Maria, n .

N asi Nunzio, 389.

N eame, l"ammiraglio, 433

N esrin J uan, 369

Nenni Pietro, 436,

Pesci luigi, 119.

Pétain Henry Philippe, 174, 306.

Petrarca Francesco, 324.

Petrone 1dlia, 266.

Petrov, 30}, 506.

P everelli C arlo, 2S, 71, 124

Phillips William, 393.

Piuolo (I/) , 256.

Pietro, il :re d 'Jugoslavia, 277.

Piker, il generale, 96,

Pini Giorgio, 211.

Pisenti Piero, 22, 4 1, 43,

Pizzi Ezio, 119,

Pizzirani Giuseppe, 116.

Platone, 160.

Plisca, il maggiore, 119.

Pa letti Cha rles, 399, 438.

P o llone Carlo, 149.

Popolo (Il) , 404.

Popolo (Il) di Alewmdria, 92, 190, 191.

Po polo (1/) di Roma, 256.

Popolo (I/J d'Italia, 191, 263 .

Po rcu, il tenente co lonnello, 119.

Potcmkin, l'ambasciatore, 135.

Pratolin i Vasco, 266.

P"wda, 298, 299, 300, 305.

Preziosi Giovanni, 76

Prieto Indalecio, 369 ,

Princivalle A ldo, 84, 100.

Provasoli Ghilardini Rina, 186.

Funi, 192.

Ril hn Rudolf, 180, 184.

Rattani Urbano, 267, 420,

Ra lli Achille (Pio Xl), 176, 41'.5.

Ravetti Matio, 149.

R epubblica ( La) FasriJ ta, 92.

Rt~ga Aldo, 112, 131, 14 2, 223 .

Rtstga, la signora, 142.

Re,11er,

R,ibbentrop, J oachim von, 1n, 186,216, 217, 218, 219, 220, 262, 299.

Ricci Renato, 232.

RiJorgimento (Il), 278.

R horgimento (Il), L ihern/e, 414,

Rivoluzione Liberale, 402.

Roatta Mario, 281, 455, 4'.56.

Rocca Enrico, 2'.56, 2'.57.

Rod:mo Franco, 4H

Romano Ruggero, 183

Romano, il capoprovfacia, 62.

Roosevelt Eleonora, 358, 359.

Roosevelt Frank tin D elano, 91, 104, 120, 137, 253, 2Y5, 269, 2n, 278, 296, 297, 298, 300, 302, 303, 305, 306, 308, 311, H4, 328, 332, 344, 356, 357, 358, 376, 393, 407, 408 , 410, 411, 413, 424, 4n, 426, 421, 428, 431, 432, 433, 437, 438, 4 39, 442, 449, 452, 458, 460 ,

Ruffini Jacopo, 282.

Ruini M:euccio, 444

Russo Domenico, 449,

Russo, 328,

Sacco Michele, 357.

Saffo, 16 1.

Salvemini Gaetano, 389.

Samminiatelli Bino, 266.

S aturday Evenìng Po!I, 363

Savoia, la dinastia dei, 3, 76, 114, 134, 177, 246, 2'.53, 260, 262, 267, 269, 270, 276, 279, 340, 342, 365, 372, 378, 383, 433, 440, 443, 444, 447, 456, 4 60.

Sawarka , .BO.

Scaglione Emilio, 266.

Sca lori, il senatore, 400.

Schoptnhaut r Atturo, 160.

Sel vaggi Enzo, 4.36.

Schustcr Jldefonso, 193.

Scigemilsu Mamo1u, 214, 216,220, 223.

Scoccimarro Mauro, 400.

Scott W altC"r, 400.

Selvaggi Enzo, H6.

Sforza Carlo, 270, 278, 315, 316, 32 1, 327, 329, 339, 340, 341, 342, 343, 350, 35 1, 365, 366, 388, 389, 390, )92, 393, 394, 39>, 400, 4l>, 4l9, 4.40, 4.41.

Sha kespeare Wil liam, 437.

ShinweU, il deputato, 348,

Silenzi Renato, 9.

Si!esius Angelus (al secolo Giovanm & heffier), 160,

Si lvestri Cado, 2 11.

Smith Kinsbury, 302

Smith T ommaso, 256, 2'.57.

Sofia Corrado, 266,

Solaro, il commissario federale, 149.

Soleri }l.farcdlo, 444.

S 0/id11,;dad Ob rera, 368.

Sommavilla, il generale, · 119.

Spaak Paolo Enrico, 136

Spampanato Bruno, 205, 207, 267, 268

Sparzani Giuseppe, 38.

Spengler Osva ldo, 188.

Spet ia Giulio, 266.

Spinelli Giuseppe, 108.

Sprigge Ced i, 302, 327, 328, 337, 3'1, 378, 379, 404.

Stahel , il generale, 205.

St:ilin ViSsarionovil Giuseppe ( al SttOJo DiugaJvili), 17, 18, 40, 104, 120, 135, 159, 173, 176, 17 7, 189, 255, 271, 274, 275; 277, 296, 299, 305,

Tirteo, 155 .

Tito (al secolo J osef Broz), 277, 321, ll)

T ocqueville, 420,

Togliatti Palmiro (Ercoli Ercole), 63, 98, 133, 339,341, 350, 3H, 365, 366, 413, 443, 444, 447, 449, 460, 461.

Tojo Hideki, 215, 216, 330.

Toniolo, 380.

T oscanini Arturo, 348, 349, 400.

Trapassi Pietro, detto M etastasio, 170.

T renti Alberto, 111.

T sçhUdi, von, il genera le, 102.

T upini Umberto, 400, 416, 461.

Sufan;,

Stettinius, 446.

Stevens, il colonnello, 301, 353.

Stimson Enrico Lewis, 417,.4 18.

Su nday Exprns, 301,

Sufier Serrano Ramon, 209.

Sveglia!, 106.

Szabo la.dislao, 106, 108.

Szalasy Ferenc, 221.

Umberto I, 282, 4 19.

Umberto, il principe, 2, 190, 24 3, 244, 263, 278, 1 16, 321, 328, 340, 341 , 373, 400, 402, 406, 413, 439, 444.

Umiltà Urlo, 9

Unfone (L'), 316.

Unùà ( l'J, 404.

Uniu d Preu, 287, 303.

T addei, il tenente, 397

Talarko Vincenzo, 266.

Tallarico, il capitano di vascello, 291.

T alleyrand-Perigord Char les-Maurice de, 417.

Tamara Sonia, 352.

Tamaro Attilio, 205.

Tamburini Antonio, 9,

Tanlong o Bernardo, 419, 420, 421.

Tanlo ngo, il figlio di Berna rdo, 419

Tarchi A ngelo, 41, 43, 72, 111, 124, 183

Tedeschi, 328.

Temfw (II), 414.

Thomas, il d epu tato, 441.

Time; (The) , 279.

Valori Gino, 266.

Vansittart Roberto, 27!,, 452.

Vanzetti Bartolomeo, 3H.

V ittorio Emanuele Il, 282, 389, 41 9.

Vittorio Emanuele III, 1, 2, 11, 12, 15,

, 104,

Vittorio Emanuele, il principe, 316, 340.

Vizzi Benito, 119.

V ore (La) del Popolo, 316.

V oce (La) di Mantova, 66

Vou (La) Repubblirr1n11, 404.

Vy~inskij ·Andrea, 303, 307

W ilson Woodrow, 165, 376, 42 5, 442, 449.

Wolff Karl, 116, 207.

Wallace, 363

W all Stre el Jour,url, 364.

Washing ton Gio rgio, 4 25, 438, White H arry, 310.

Wilson Maytland, 314, 315, 398,

Zamatti Carlo, 31.

Zanaboni Giorgio, 256, 2 57

Zaniboni Tito, 365.

Zappi-Recordati, 168.

Zardi Federico, 266,

Zerbino' P aolo, 183.

:l.ukov Giorgio Konstant.inoviC, 308,

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